NEL principio Iddio creò il cielo e la terra. E la terra era una cosa deserta e vacua; e tenebre erano sopra la faccia dell’abisso. E lo Spirito di Dio si moveva sopra la faccia delle acque. E Iddio disse: Sia la luce. E la luce fu. E Iddio vide che la luce era buona. E Iddio separò la luce dalle tenebre. E Iddio nominò la luce Giorno, e le tenebre Notte. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il primo giorno. Poi Iddio disse: Siavi una distesa tra le acque, la quale separi le acque dalle acque. E Iddio fece quella distesa: e separò le acque che son disotto alla distesa, da quelle che son disopra d’essa. E così fu. E Iddio nominò la distesa Cielo. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il secondo giorno Poi Iddio disse: Sieno tutte le acque, che son sotto al cielo, raccolte in un luogo, ed apparisca l’asciutto. E così fu. E Iddio nominò l’asciutto Terra, e la raccolta delle acque Mari. E Iddio vide che ciò era buono. Poi Iddio disse: Produca la terra erba minuta, erbe che facciano seme, ed alberi fruttiferi che portino frutto, secondo le loro specie; il cui seme sia in esso, sopra la terra. E così fu. La terra adunque produsse erba minuta, erbe che fanno seme, secondo le loro specie, ed alberi che portano frutto, il cui seme è in esso, secondo le loro specie. E Iddio vide che ciò era buono. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il terzo giorno Poi Iddio disse: Sienvi de’ luminari nella distesa del cielo, per far distinzione tra il giorno e la notte: e quelli sieno per segni, e per distinguer le stagioni e i giorni e gli anni. E sieno per luminari nella distesa del cielo, per recar la luce in su la terra. E così fu. Iddio adunque fece i due gran luminari il maggiore per avere il reggimento del giorno, e il minore per avere il reggimento della notte, e le stelle. E Iddio li mise nella distesa del cielo, per recar la luce sopra la terra, e per avere il reggimento del giorno e della notte, e per separar la luce dalle tenebre. E Iddio vide che ciò era buono. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il quarto giorno Poi Iddio disse: Producano le acque copiosamente rettili, che sieno animali viventi; e volino gli uccelli sopra la terra, e per la distesa del cielo. Iddio adunque creò le grandi balene, ed ogni animal vivente che va serpendo; i quali animali le acque produssero copiosamente, secondo le loro specie; ed ogni sorta di uccelli che hanno ale, secondo le loro specie. E Iddio vide che ciò era buono. E Iddio li benedisse, dicendo: Figliate, moltiplicate, ed empiete le acque ne’ mari; moltiplichino parimente gli uccelli sulla terra. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il quinto giorno Poi Iddio disse: Produca la terra animali viventi, secondo le loro specie; bestie domestiche, rettili e fiere della terra, secondo le loro specie. E così fu. Iddio adunque fece le fiere della terra, secondo le loro specie; e gli animali domestici, secondo le loro specie; ed ogni sorta di rettili della terra, secondo le loro specie. E Iddio vide che ciò era buono Poi Iddio disse: Facciamo l’uomo alla nostra immagine, secondo la nostra somiglianza; ed abbia la signoria sopra i pesci del mare, e sopra gli uccelli del cielo, e sopra le bestie, e sopra tutta la terra, e sopra ogni rettile che serpe sopra la terra. Iddio adunque creò l’uomo alla sua immagine; egli lo creò all’immagine di Dio; egli li creò maschio e femmina. E Iddio li benedisse, e disse loro: Fruttate e moltiplicate, ed empiete la terra, e rendetevela soggetta, e signoreggiate sopra i pesci del mare, e sopra gli uccelli del cielo, e sopra ogni bestia che cammina sopra la terra Oltre a ciò, Iddio disse: Ecco, io vi do tutte l’erbe che producono seme, che son sopra tutta la terra; e tutti gli alberi fruttiferi che fanno seme. Queste cose vi saranno per cibo. Ma a tutte le bestie della terra, ed a tutti gli uccelli del cielo, ed a tutti gli animali che serpono sopra la terra, ne’ quali è anima vivente, io do ogni erba verde per mangiarla. E così fu E Iddio vide tutto quello ch’egli avea fatto; ed ecco, era molto buono. Così fu sera, e poi fu mattina, che fu il sesto giorno Così furono compiuti i cieli e la terra, e tutto l’esercito di quelli. Ora, avendo Iddio compiuta nel settimo giorno l’opera sua, la quale egli avea fatta, si riposò nel settimo giorno da ogni sua opera, che egli avea fatta. E Iddio benedisse il settimo giorno, e lo santificò; perciocchè in esso egli s’era riposato da ogni sua opera ch’egli avea creata, per farla TALI furono le origini del cielo e della terra, quando quelle cose furono create, nel giorno che il Signore Iddio fece la terra e il cielo; e ogni albero ed arboscello della campagna, avanti che ne fosse alcuno in su la terra; ed ogni erba della campagna, avanti che ne fosse germogliata alcuna; perciocchè il Signore Iddio non avea ancora fatto piovere in su la terra, e non v’era alcun uomo per lavorar la terra. Or un vapore saliva dalla terra, che adacquava tutta la faccia della terra. E il Signore Iddio formò l’uomo del la polvere della terra, e gli alitò nelle nari un fiato vitale; e l’uomo fu fatto anima vivente Or il Signore Iddio piantò un giardino in Eden, dall’Oriente, e pose quivi l’uomo ch’egli avea formato. E il Signore Iddio fece germogliar dalla terra ogni sorta d’alberi piacevoli a riguardare, e buoni a mangiare; e l’albero della vita, in mezzo del giardino; e l’albero della conoscenza del bene e del male. Ed un fiume usciva di Eden, per adacquare il giardino; e di là si spartiva in quattro capi. Il nome del primo è Pison; questo è quello che circonda tutto il paese di Havila, ove è dell’oro. E l’oro di quel paese è buono; quivi ancora si trovano le perle e la pietra onichina. E il nome del secondo fiume è Ghihon; questo è quello che circonda tutto il paese di Cus. E il nome del terzo fiume è Hiddechel; questo è quello che corre di rincontro all’Assiria. E il quarto fiume è l’Eufrate. Il Signore Iddio adunque prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, per lavorarlo, e per guardarlo E il Signore Iddio comandò all’uomo, dicendo: Mangia pur d’ogni albero del giardino. Ma non mangiar dell’albero della conoscenza del bene e del male; perciocchè, nel giorno che tu ne mangerai per certo tu morrai Il Signore Iddio disse ancora: E’ non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto convenevole a lui. Or il Signore Iddio, avendo formate della terra tutte le bestie della campagna, e tutti gli uccelli del cielo, li menò ad Adamo, acciocchè vedesse qual nome porrebbe a ciascuno di essi; e che qualunque nome Adamo ponesse a ciascuno animale, esso fosse il suo nome. E Adamo pose nome ad ogni animal domestico, ed agli uccelli del cielo, e ad ogni fiera della campagna; ma non si trovava per Adamo aiuto convenevole a lui E il Signore Iddio fece cadere un profondo sonno sopra Adamo, onde egli si addormentò; e Iddio prese una delle coste di esso, e saldò la carne nel luogo di quella. E il Signore Iddio fabbricò una donna della costa che egli avea tolta ad Adamo, e la menò ad Adamo. E Adamo disse: A questa volta pure ecco osso delle mie ossa, e carne della mia carne; costei sarà chiamata femmina d’uomo, conciossiachè costei sia stata tolta dall’uomo. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e si atterrà alla sua moglie, ed essi diverranno una stessa carne. Or amendue, Adamo e la sua moglie, erano ignudi, e non se ne vergognavano OR il serpente era astuto più che qualunque altra bestia della campagna, che il Signore Iddio avesse fatta. Ed esso disse alla donna: Ha pure Iddio detto: Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino? E la donna disse al serpente: Noi possiamo mangiare del frutto degli alberi del giardino. Ma del frutto dell’albero, ch’è in mezzo del giardino, Iddio ha detto: Non ne mangiate, e nol toccate, chè non muoiate. E il serpente disse alla donna: Voi non morreste punto. Ma Iddio sa che, nel giorno che voi ne mangereste, i vostri occhi si aprirebbero; onde sareste come dii, avendo conoscenza del bene e del male La donna adunque, veggendo che il frutto dell’albero era buono a mangiare, e ch’era dilettevole a vedere e che l’albero era desiderabile per avere intelletto, prese del frutto, e ne mangiò, e ne diede ancora al suo marito, acciocchè ne mangiasse seco. Ed egli ne mangiò. Allora gli occhi di amendue loro si apersero, e conobbero ch’erano ignudi; onde cucirono insieme delle foglie di fico, e se ne fecero delle coperte da cignersi attorno. Poi, all’aura del dì, udirono la voce del Signore Iddio che camminava per lo giardino. E Adamo, con la sua moglie, si nascose dal cospetto del Signore Iddio, per mezzo gli alberi del giardino E il Signore Iddio chiamò Adamo, e gli disse: Ove sei? Ed egli disse: Io intesi la tua voce per lo giardino, e temetti, perciocchè io era ignudo; e mi nascosi E Iddio disse: Chi ti ha mostrato che tu fossi ignudo? Hai tu mangiato del frutto dell’albero, del quale io ti avea vietato di mangiare? E Adamo disse: La donna, che tu hai posta meco, è quella che mi ha dato del frutto dell’albero, ed io ne ho mangiato. E il Signore Iddio disse alla donna: Che cosa è questo che tu hai fatto? E la donna rispose: Il serpente mi ha sedotta, ed io ho mangiato di quel frutto Allora il Signore Iddio disse al serpente: Perciocchè tu hai fatto questo, sii maledetto sopra ogni altro animale, e sopra ogni altra bestia della campagna; tu camminerai in sul tuo ventre, e mangerai la polvere tutti i giorni della tua vita. Ed io metterò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di essa; essa progenie ti triterà il capo e tu le ferirai il calcagno Poi disse alla donna: Io accrescerò grandemente i dolori del tuo parto e della tua gravidanza; tu partorirai figliuoli con dolori, e i tuoi desiderii dipenderanno dal tuo marito, ed egli signoreggerà sopra te E ad Adamo disse: Perciocchè tu hai atteso alla voce della tua moglie, ed hai mangiato del frutto dell’albero, del quale io ti avea data questo comandamento: Non mangiarne: la terra sarà maledetta per cagion tua; tu mangerai del frutto di essa con affanno, tutti i giorni della tua vita. Ed ella ti produrrà spine e triboli; e tu mangerai l’erba de’ campi. Tu mangerai il pane col sudor del tuo volto, fin che tu ritorni in terra; conciossiachè tu ne sii stato tolto; perciocchè tu sei polvere, tu ritornerai altresì in polvere E Adamo pose nome Eva alla sua moglie; perciocchè ella è stata madre di tutti i viventi E il Signore Iddio fece delle toniche di pelle ad Adamo ed alla sua moglie; e li vestì Poi il Signore Iddio disse: Ecco, l’uomo è divenuto come uno di noi, avendo conoscenza del bene e del male; ora adunque e’ si convien provvedere che talora egli non istenda la mano, e non prenda ancora del frutto dell’albero della vita, e ne mangi, e viva in perpetuo. Perciò il Signore Iddio mandò l’uomo fuor del giardino di Eden, per lavorar la terra, dalla quale era stato tolto. Così egli cacciò l’uomo, e pose dei Cherubini davanti al giardino di Eden, con una spada fiammeggiante che si vibrava in giro, per guardar la via dell’albero della vita OR Adamo conobbe la sua moglie, ed ella concepette, e partorì Caino, e disse: Io ho acquistato un uomo col Signore. Poi partorì ancora Abele, fratello di esso. Ed Abele fu pastore di pecore, e Caino fu lavorator della terra Or avvenne, in capo di alquanto tempo, che Caino offerse al Signore offerta de’ frutti della terra. Ed Abele offerse anch’esso de’ primogeniti delle sue pecore, e del grasso di esse. E il Signore riguardò ad Abele ed alla sua offerta. Ma non riguardò a Caino, nè alla sua offerta; onde Caino si sdegnò grandemente, e il suo volto fu abbattuto E il Signore disse a Caino: Perchè sei tu sdegnato? e perchè è il tuo volto abbattuto? Se tu fai bene, non vi sarà egli esaltazione? ma altresì, se tu fai male, il peccato giace alla porta. Ora i desiderii di esso dipendono da te, e tu hai la signoria sopra lui E Caino disse ad Abele suo fratello: Andiamo ai campi. Ed avvenne che essendo essi ai campi, Caino si levò contro ad Abele suo fratello, e l’uccise E il Signore disse a Caino: Ov’è Abele tuo fratello? Ed egli disse: Io non so; sono io guardiano del mio fratello? E il Signore gli disse: Che hai fatto? ecco la voce del sangue del tuo fratello grida a me dalla terra. Ora dunque tu sei maledetto, e sarai cacciato dalla terra, che ha aperta la sua bocca per ricevere il sangue del tuo fratello dalla tua mano. Quando tu lavorerai la terra, ella non continuerà più di renderti la sua virtù; e tu sarai vagabondo ed errante sulla terra E Caino disse al Signore: La mia iniquità è più grande che io non posso portare. Ecco, tu mi hai oggi cacciato d’in su la faccia della terra, ed io sarò nascosto dal tuo cospetto, e sarò vagabondo ed errante sulla terra; ed avverrà che chiunque mi troverà mi ucciderà. E il Signore gli disse: Perciò, chiunque ucciderà Caino sarà punito a sette doppi più che Caino. E il Signore pose un segnale in Caino, acciocchè alcuno, trovandolo, non lo uccidesse E Caino si partì dal cospetto del Signore, e dimorò nel paese di Nod, dalla parte orientale di Eden. E Caino conobbe la sua moglie, ed ella concepette, e partorì Enoch. Poi egli si mise ad edificare una città, e la nominò del nome del suo figliuolo Enoch. E ad Enoch nacque Irad; ed Irad generò Mehujael; e Mehujael generò Metusael; e Metusael generò Lamec E Lamec si prese due mogli; il nome dell’una delle quali era Ada, e il nome dell’altra Silla. E Ada partorì Iabal. Esso fu padre di coloro che dimorano in tende, e son mandriani. E il nome del suo fratello fu Iubal. Esso fu padre di tutti coloro che maneggiano la cetera e l’organo. E Silla partorì anch’ella Tubal-cain, il quale ha ammaestrato ogni fabbro di rame e di ferro; e la sorella di Tubal-cain fu Naama E Lamec disse ad Ada e Silla sue mogli: Ascoltate la mia voce, mogli di Lamec; Porgete l’orecchio al mio parlare. Certo io ho ucciso un uomo, dandogli una ferita; Ed un giovane, dandogli una percossa. Se Caino è vendicato a sette doppi, Lamec lo sarà a settanta volte sette doppi E Adamo conobbe ancora la sua moglie; ed ella partorì un figliuolo, e gli pose nome Set; perciocchè, disse ella, Iddio mi ha riposta un’altra progenie in luogo di Abele, che Caino ha ucciso. Ed a Set ancora nacque un figliuolo; ed egli gli pose nome Enos. Allora si cominciò a nominare una parte degli uomini del Nome del Signore QUESTA è la descrizione delle generazioni di Adamo. Nel giorno che Iddio creò l’uomo, egli lo fece alla sua somiglianza. Egli li creò maschio e femmina, e li benedisse, e pose loro nome UOMO, nel giorno che furono creati. Ora Adamo, essendo vivuto centotrent’anni, generò un figliuolo alla sua somiglianza, secondo la sua immagine; e gli pose nome Set. E il tempo che visse Adamo, dopo ch’ebbe generato Set, fu ottocent’anni; e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che visse Adamo fu novecentrent’anni; poi morì E Set, essendo vivuto centocinque anni, generò Enos. E Set, dopo che ebbe generato Enos, visse ottocensette anni, e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che visse Set fu novecendodici anni; poi morì. Ed Enos, essendo vivuto novant’anni, generò Chenan. Ed Enos, dopo ch’ebbe generato Chenan, visse ottocenquindici anni, e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che visse Enos fu novecencinque anni; poi morì. E Chenan, essendo vivuto settant’anni, generò Mahalaleel. E Chenan, dopo ch’ebbe generato Mahalaleel, visse ottocento quaranta anni, e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che Chenan visse fu novecendieci anni; poi morì. E Mahalaleel, essendo vivuto sessantacinque anni, generò Iared. E Mahalaleel, dopo ch’ebbe generato Iared, visse ottocento trenta anni, e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che Mahalaleel visse fu ottocento novanta cinque anni; poi morì. E Iared, essendo vivuto censessantadue anni, generò Enoc. E Iared, dopo ch’ebbe generato Enoc, visse ottocent’anni, e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che Iared visse fu novecento sessantadue anni; poi morì Ed Enoc essendo vivuto sessantacinque anni, generò Metusela. Ed Enoc, dopo ch’ebbe generato Metusela, camminò con Dio per lo spazio di trecent’anni e generò figliuoli e figliuole. Così, tutto il tempo che Enoc visse fu trecento sessanta cinque anni. E dopo che Enoc fu camminato con Dio, non si vide più; perciocchè Iddio lo prese E Metusela, essendo vivuto cento ottantasette anni, generò Lamec. E Metusela, dopo ch’ebbe generato Lamec, visse settecento ottantadue anni, e generò figliuoli e figliuole. Così, tutto il tempo che Metusela visse fu novecento sessantanove anni; poi morì E Lamec, essendo vivuto cento ottantadue anni, generò un figliuolo. E gli pose nome Noè, dicendo: Costui ci consolerà della nostra opera, e della fatica delle nostre mani, la quale portiamo per cagion della terra che il Signore ha maladetta. E Lamec, dopo ch’ebbe generato Noè, visse cinquecento novantacinque anni, e generò figliuoli e figliuole. Così tutto il tempo che Lamec visse fu settecento settantasette anni; poi morì. E Noè, essendo di età di cinquecent’anni, generò Sem, Cam e Iafet OR avvenne che, quando gli uomini cominciarono a moltiplicar sopra la terra, e che furono loro nate delle figliuole, i figliuoli di Dio, veggendo che le figliuole degli uomini erano belle, si presero per mogli quelle che si scelsero d’infra tutte E il Signore disse: Lo Spirito mio non contenderà in perpetuo con gli uomini; perciocchè anche non sono altro che carne; e il termine loro sarà centovent’anni In quel tempo i giganti erano in su la terra, e furono anche dappoi, quando i figliuoli di Dio entrarono dalle figliuole degli uomini, ed esse partorirono loro de’ figliuoli. Costoro son quegli uomini possenti, i quali già anticamente erano uomini famosi. E il Signore, veggendo che la malvagità degli uomini era grande in terra; e che tutte le immaginazioni de’ pensieri del cuor loro non erano altro che male in ogni tempo, ei si pentì d’aver fatto l’uomo in su la terra, e se ne addolorò nel cuor suo. E il Signore disse: Io sterminerò d’in su la terra gli uomini che io ho creati; io sterminerò ogni cosa, dagli uomini fino agli animali, ai rettili ed agli uccelli del cielo; perciocchè io mi pento di averli fatti Ma Noè trovò grazia appo il Signore. Queste son le generazioni di Noè. Noè fu uomo giusto, intiero nelle sue età, e camminò con Dio. E generò tre figliuoli: Sem, Cam e Iafet Ora, la terra si era corrotta nel cospetto di Dio, ed era piena di violenza. E Iddio riguardò la terra, ed ecco era corrotta; poichè ogni carne aveva corrotta la sua via in su la terra E Iddio disse a Noè: Appo me la fine di ogni carne è giunta; perciocchè la terra è ripiena di violenza per cagion di costoro; ed ecco io li farò perire, insieme con la terra. Fatti un’Arca di legno di Gofer; falla a stanze, ed impeciala, di fuori e di dentro, con pece. E questa è la forma della qual tu la farai: la lunghezza di essa sia di trecento cubiti, e la larghezza di cinquanta cubiti, e l’altezza di trenta cubiti. E da’ lume all’Arca; e fa’ il comignolo di essa disopra di un cubito; e metti la porta dell’Arca al lato di essa; falla a tre palchi, basso, secondo e terzo. Ed ecco io farò venir sopra la terra il diluvio delle acque, per far perir di sotto al cielo ogni carne in cui è alito di vita; tutto ciò ch’è in terra morrà. Ma io fermerò il mio patto teco; e tu entrerai nell’Arca, tu, ed i tuoi figliuoli, e la tua moglie, e le mogli de’ tuoi figliuoli teco. E di ogni creatura vivente, di ogni carne, fanne entrar dentro l’Arca due per ciascuna, che saranno maschio e femmina, per conservarli in vita teco. Degli uccelli, secondo le loro specie; delle bestie, secondo le loro specie; e di tutti i rettili, secondo le loro specie; due per ciascuna verranno a te, per esser conservati in vita. E tu, prenditi di ogni cibo che si mangia, ed accoglilo appresso a te; acciocchè sia a te ed a quegli animali per cibo E Noè fece così; egli fece secondo tutto ciò che Iddio gli avea comandato Poi il Signore disse a Noè: Entra tu, e tutta la tua famiglia dentro l’Arca; perciocchè in questa età io ti ho veduto giusto davanti a me. Di ciascuna specie di animali mondi, prendine sette paia, maschio e femmina; e degli animali immondi, un paio, un maschio e la sua femmina. Degli uccelli del cielo, prendine parimente di ciascuna specie sette paia, maschio e femmina; per conservarne in vita la generazione sopra la terra. Perciocchè fra qui e sette dì, io farò piovere in su la terra per lo spazio di quaranta giorni e di quaranta notti, e sterminerò d’in su la terra ogni cosa sussistente che io ho fatta E Noè fece secondo tutto ciò che il Signore gli avea comandato. Or Noè era di età di seicento anni, quando il diluvio fu, e le acque vennero sopra la terra. E Noè, insieme co’ suoi figliuoli, e con la sua moglie, e con le mogli de’ suoi figliuoli, entrò nell’Arca d’innanzi alle acque del diluvio. Degli animali mondi, e degli animali immondi, e degli uccelli, e di tutto ciò che serpe in su la terra, ne vennero delle paia, maschio e femmina, a Noè, dentro l’Arca; come Iddio avea comandato a Noè. Ed avvenne, al termine de’ sette giorni, che le acque del diluvio vennero sopra la terra L’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, nel decimosettimo giorno del mese, in quel giorno tutte le fonti del grande abisso scoppiarono, e le cateratte del cielo furono aperte. E la pioggia fu in su la terra, per lo spazio di quaranta giorni e di quaranta notti In quel giorno stesso Noè entrò nell’Arca, insieme con Sem, Cam e Iafet, suoi figliuoli, e con la sua moglie, e con le tre mogli de’ suoi figliuoli. Essi vi entrarono, ed anche fiere de ogni specie, ed animali domestici di ogni specie, e rettili che serpono sopra la terra di ogni specie, ed uccelli di ogni specie, ed uccelletti di ogni sorta di qualunque ala. In somma, di ogni carne, in cui è alito di vita, ne venne un paio a Noè dentro l’Arca. E gli animali che vennero erano maschio e femmina, come Iddio avea comandato a Noè. Poi il Signore serrò l’Arca sopra esso E il diluvio venne sopra la terra, per lo spazio di quaranta giorni; e le acque crebbero, e sollevarono l’Arca, ed ella fu alzata d’in su la terra. E le acque si rinforzarono, e crebbero grandemente sopra la terra; e l’Arca notava sopra le acque. E le acque si rinforzarono grandissimamente sopra la terra; e tutti gli alti monti, che son sotto tutti i cieli, furono coperti. Le acque avanzarono essi monti, dell’altezza di quindici cubiti. Così i monti furono coperti Ed ogni carne che si muove sopra la terra, degli uccelli, degli animali domestici, delle fiere e di tutti i rettili che serpono sopra la terra, morì, insieme con tutti gli uomini. Tutto ciò che ha fiato d’alito di vita nelle sue nari, d’infra tutto ciò ch’era nell’asciutto, morì. E fu sterminata ogni cosa sussistente, che era sopra la faccia della terra, dagli uomini fino alle bestie, e i rettili, e gli uccelli del cielo; furono, dico, sterminati d’in su la terra; e Noè solo scampò, con quelli ch’erano con lui nell’Arca. E le acque furono alte sopra la terra, per lo spazio di cencinquanta giorni OR Iddio si ricordò di Noè, e di tutte le fiere, e di tutti gli animali domestici ch’erano con lui nell’Arca; e fece passare un vento in su la terra; e le acque si posarono. Ed essendo state le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo serrate, e rattenuta la pioggia del cielo, le acque andarono del continuo ritirandosi d’in su la terra. Al termine adunque di cencinquanta giorni cominciarono a scemare E, nel decimosettimo giorno del settimo mese, l’Arca si fermò sopra le montagne di Ararat. E le acque andarono scemando fino al decimo mese. Nel primo giorno del decimo mese, le sommità de’ monti apparvero E, in capo di quaranta giorni, Noè aperse la finestra dell’Arca, ch’egli avea fatta. E mandò fuori il corvo, il quale usciva del continuo fuori, e tornava, fin che le acque furono asciutte d’in su la terra. Poi mandò d’appresso a sè la colomba, per veder se le acque erano scemate d’in su la faccia della terra. Ma la colomba, non trovando ove posar la pianta del piè, se ne ritornò a lui dentro l’Arca; perciocchè v’erano ancora delle acque sopra la faccia di tutta la terra. Ed egli, stesa la mano, la prese, e l’accolse a sè, dentro l’Arca. Ed egli aspettò sette altri giorni, e di nuovo mandò la colomba fuor dell’Arca. Ed in sul tempo del vespro, la colomba ritornò a lui; ed ecco, avea nel becco una fronde spiccata di un ulivo; onde Noè conobbe che le acque erano scemate d’in su la terra. Ed egli aspettò sette altri giorni, e mandò fuori la colomba, ed essa non ritornò più a lui E, nell’anno seicentunesimo di Noè, nel primo giorno del primo mese, le acque furono asciutte d’in su la terra. E Noè, levato il coperto dell’Arca, vide che la faccia della terra era asciutta. E, nel ventisettesimo giorno del secondo mese, la terra era tutta asciutta E Iddio parlò a Noè, dicendo: Esci fuor dell’Arca, tu, e la tua moglie, ed i tuoi figliuoli, e le mogli de’ tuoi figliuoli teco. Fa uscir fuori teco tutti gli animali che son teco, di qualunque carne, degli uccelli, delle bestie, e di tutti i rettili che serpono sopra la terra; e lascia che scorrano per la terra, e figlino, e moltiplichino in su la terra. E Noè uscì fuori, co’ suoi figliuoli, e con la sua moglie, e con le mogli de’ suoi figliuoli. Tutte le bestie ancora, e tutti i rettili, e tutti gli uccelli, e tutti gli animali che si muovono sopra la terra, secondo le lor generazioni, uscirono fuor dell’Arca E Noè edificò un altare al Signore; e prese d’ogni specie di animali mondi, e d’ogni specie di uccelli mondi, ed offerse olocausti sopra l’altare. E il Signore odorò un odor soave; e disse nel cuor suo: Io non maledirò più la terra per l’uomo; conciossiachè l’immaginazione del cuor dell’uomo sia malvagia fin dalla sua fanciullezza; e non percoterò più ogni cosa vivente, come ho fatto. Da ora innanzi, quanto durerà la terra, sementa e ricolta, freddo e caldo, state e verno, giorno e notte giammai non cesseranno E IDDIO benedisse Noè, e i suoi figliuoli; e disse loro; Fruttate, e moltiplicate, e riempiete la terra. E la paura e lo spavento di voi sia sopra tutte le bestie della terra, e sopra tutti gli uccelli del cielo; essi vi son dati nelle mani, insieme con tutto ciò che serpe sopra la terra, e tutti i pesci del mare. Ogni cosa che si muove, ed ha vita, vi sarà per cibo; io ve le do tutte, come l’erbe verdi. Ma pur non mangiate la carne con l’anima sua, ch’è il suo sangue. E certamente io ridomanderò conto del vostro sangue, per le vostre persone; io ne ridomanderò conto ad ogni bestia, ed agli uomini; io ridomanderò conto della vita dell’uomo a qualunque suo fratello. Il sangue di colui che spanderà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo; perciocchè Iddio ha fatto l’uomo alla sua immagine. Voi dunque fruttate e moltiplicate; generate copiosamente sulla terra, e crescete in essa Poi Iddio parlò a Noè, ed a’ suoi figliuoli con lui, dicendo: E quant’è a me, ecco, io fermo il mio patto con voi, e con la vostra progenie dopo voi; e con ogni animal vivente ch’è con voi, così degli uccelli, come degli animali domestici, e di tutte le fiere della terra, con voi; così con quelle che sono uscite fuor dell’Arca, come con ogni altra bestia della terra. Io fermo il mio patto con voi, che ogni carne non sarà più distrutta per le acque del diluvio, e che non vi sarà più diluvio, per guastar la terra Oltre a ciò, Iddio disse: Questo sarà il segno del patto che io fo fra me e voi e tutti gli animali viventi, che son con voi, in perpetuo per ogni generazione. Io ho messo il mio Arco nella nuvola; ed esso sarà per segno del patto fra me e la terra. Ed avverrà che, quando io avrò coperta la terra di nuvole, l’Arco apparirà nella nuvola. Ed io mi ricorderò del mio patto, ch’è fra me e voi, ed ogni animal vivente, di qualunque carne; e le acque non faranno più diluvio, per distruggere ogni carne. L’Arco adunque sarà nella nuvola, ed io lo riguarderò, per ricordarmi del patto perpetuo, fra Dio ed ogni animal vivente, di qualunque carne ch’è sopra la terra. Così Iddio disse a Noè: Questo è il segno del patto, che io ho fermato fra me ed ogni carne ch’è sopra la terra OR i figliuoli di Noè, che uscirono fuor dell’Arca, furono Sem, Cam e Iafet. E Cam fu padre di Canaan. Questi tre furono figliuoli di Noè; e da essi, sparsi per tutta la terra, ella è stata popolata. E Noè cominciò ad esser lavorator della terra e piantò la vigna. E bevve del vino, e s’inebbriò, e si scoperse in mezzo del suo tabernacolo. E Cam, padre di Canaan, vide le vergogne di suo padre, e lo rapportò fuori a’ suoi due fratelli. Ma Sem e Iafet presero un mantello, e se lo misero amendue in su le spalle; e, camminando a ritroso, copersero le vergogne del padre loro; e le faccie loro erano volte indietro, tal che non videro le vergogne del padre loro E, quando Noè si fu svegliato dal suo vino, seppe ciò che gli avea fatto il suo figliuol minore. E disse: Maledetto sia Canaan; sia servo de’ servi de’ suoi fratelli. Ma disse: Benedetto sia il Signore Iddio di Sem, e sia Canaan lor servo. Iddio allarghi Iafet, ed abiti egli ne’ tabernacoli di Sem; e sia Canaan lor servo E Noè visse dopo il diluvio trecencinquanta anni. E tutto il tempo che Noè visse fu novecencinquento anni; poi morì OR queste sono le generazioni dei figliuoli di Noè: Sem, Cam e Iafet; e ad essi nacquero figliuoli dopo il diluvio. I figliuoli di Iafet furono Gomer, e Magog, e Madai, e Iavan, e Tubal, e Mesec, e Tiras. E i figliuoli di Gomer furono Aschenaz, e Rifat, e Togarma. E i figliuoli di Iavan furono Elisa e Tarsis, Chittim e Dodanim. Da costoro, per le lor famiglie, nelle lor nazioni, è venuto lo spartimento dell’Isole delle genti, nei loro paesi, secondo la lingua di ciascun di essi E i figliuoli di Cam furono Cus, Misraim, e Put, e Canaan. E i figliuoli di Cus furono Seba, ed Havila, e Sabta, e Rama, e Sabteca; ed i figliuoli di Rama furono Seba e Dedan. E Cus generò Nimrod. Esso cominciò ad esser possente sulla terra. Egli fu un potente cacciatore nel cospetto del Signore; perciò si dice: Come Nimrod, potente cacciatore nel cospetto del Signore. E il principio del suo regno fu Babilonia, ed Erec, ed Accad, e Calne, nel paese di Sinear. Di quel paese uscì Assur, ed edificò Ninive, e la città di Rehobot, a Cala; e, fra Ninive e Cala, Resen, la gran città. E Misraim generò Ludim, ed Anamim, e Lehabim, e Naftuhim, e Patrusim, e Casluhim onde sono usciti i Filistei, e Caftorim E Canaan generò Sidon suo primogenito, ed Het; e il Gebuseo, e l’Amorreo, e il Ghirgaseo; e l’Hivveo, e l’Archeo, e il Sineo; e l’Arvadeo, e il Semareo, e l’Hamateo. E poi le famiglie de’ Cananei si sparsero. Ed i confini de’ Cananei furono da Sidon, traendo verso Gherar, fino a Gaza; e traendo verso Sodoma, e Gomorra, ed Adma, e Seboim, fino a Lesa. Questi sono i figliuoli di Cam, secondo le lor famiglie e lingue, ne’ lor paesi e nazioni A Sem ancora, padre di tutti i figliuoli di Eber, e fratel maggiore di Iafet, nacquero figliuoli. I figliuoli di Sem furono Elam, ed Assur, ed Arfacsad, e Lud, ed Aram. E i figliuoli di Aram furono Us, Hul, Gheter, e Mas. Ed Arfacsad generò Sela, e Sela generò Eber. E ad Eber nacquero due figliuoli, il nome dell’uno fu Peleg, perciocchè al suo tempo la terra fu divisa; e il nome dell’altro suo fratello fu Ioctan. E Ioctan generò Almodad, e Selef, ed Asarmavet, e Iera; e Hadoram, ed Huzal, e Dicla; ed Obal, ed Abimael, e Seba; ed Ofir, ed Havila, e Iobab. Tutti costoro furono figliuoli di Ioctan. E le loro abitazioni furono da Mesa, traendo verso Sefar, fino al monte Orientale. Costoro furono i figliuoli di Sem, secondo le lor famiglie e lingue, ne’ lor paesi, per le lor nazioni. Queste son le famiglie de’ figliuoli di Noè secondo le loro generazioni, nelle lor nazioni; e da costoro sono discese le genti divise per la terra, dopo il diluvio OR tutta la terra era d’una favella e di un linguaggio. Ed avvenne che, partendosi gli uomini di Oriente, trovarono una pianura nel paese di Sinear, e quivi si posarono. E dissero l’uno all’altro: Or su, facciamo de’ mattoni, e cociamoli col fuoco. I mattoni adunque furono loro in vece di pietre, e il bitume in vece di malta. Poi dissero: Or su, edifichiamoci una città, ed una torre, la cui sommità giunga fino al cielo, ed acquistiamoci fama; che talora noi non siamo dispersi sopra la faccia di tutta la terra E il Signore discese, per veder la città e la torre che i figliuoli degli uomini edificavano. E il Signore disse: Ecco un medesimo popolo, ed essi tutti hanno un medesimo linguaggio, e questo è il cominciamento del lor lavoro, ed ora tutto ciò che hanno disegnato di fare, non sarà loro divietato. Or su, scendiamo e confondiamo ivi la lor favella; acciocchè l’uno non intenda la favella dell’altro. E il Signore li disperse di là sopra la faccia di tutta la terra; ed essi cessarono di edificar la città. Perciò essa fu nominata Babilonia; perciocchè il Signore confuse quivi la favella di tutta la terra, e disperse coloro di là sopra la faccia di tutta la terra QUESTE sono le generazioni di Sem: Sem, essendo d’età di cent’anni, generò Arfacsad, due anni dopo il diluvio. E Sem, dopo ch’ebbe generato Arfacsad, visse cinquecent’anni, e generò figliuoli e figliuole. Ed Arfacsad, essendo vivuto trentacinque anni, generò Sela. Ed Arfacsad, dopo ch’egli ebbe generato Sela, visse quattrocentotre anni, e generò figliuoli e figliuole. E Sela, essendo vivuto trent’anni, generò Eber. E Sela, dopo ch’ebbe generato Eber, visse quattrocentotre anni, e generò figliuoli e figliuole. Ed Eber, essendo vivuto trentaquattr’anni, generò Peleg. Ed Eber, dopo ch’ebbe generato Peleg, visse quattrocentrenta anni, e generò figliuoli e figliuole. E Peleg, essendo vivuto trent’anni, generò Reu. E Peleg, dopo ch’ebbe generato Reu, visse dugennove anni, e generò figliuoli e figliuole. E Reu, essendo vivuto trentadue anni, generò Serug. E Reu, dopo che ebbe generato Serug, visse dugensette anni, e generò figliuoli e figliuole. E Serug, essendo vivuto trent’anni, generò Nahor. E Serug, dopo che ebbe generato Nahor, visse dugent’anni, e generò figliuoli e figliuole. E Nahor, essendo vivuto ventinove anni, generò Tare. E Nahor, dopo ch’ebbe generato Tare, visse cendiciannove anni, e generò figliuoli e figliuole. E Tare, essendo vivuto settant’anni, generò Abramo, Nahor, e Haran E queste sono le generazioni di Tare: Tare generò Abramo, Nahor e Haran; e Haran generò Lot. Or Haran morì in presenza di Tare suo padre, nel suo natio paese, in Ur de’ Caldei. Ed Abramo e Nahor si presero delle mogli; il nome della moglie di Abramo era Sarai; e il nome della moglie di Nahor, Milca, la quale era figliuola di Haran, padre di Milca e d’Isca. Or Sarai era sterile, e non avea figliuoli. E Tare prese Abramo suo figliuolo, e Lot figliuol del suo figliuolo, cioè di Haran, e Sarai sua nuora, moglie di Abramo suo figliuolo; ed essi uscirono con loro fuori d’Ur de’ Caldei, per andar nel paese di Canaan; e, giunti fino in Charan, dimorarono quivi. E il tempo della vita di Tare fu dugentocinque anni; poi morì in Charan OR il Signore avea detto ad Abramo: Vattene fuor del tuo paese, e del tuo parentado, e della casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò. Ed io ti farò divenire una gran gente, e ti benedirò, e magnificherò il tuo nome; e tu sarai benedizione. Ed io benedirò coloro che ti benediranno, e maledirò coloro che ti malediranno; e tutte le nazioni della terra saranno benedette in te Ed Abramo se ne andò, come il Signore gli avea detto; e Lot andò con lui. Or Abramo era d’età di settantacinque anni quando partì di Charan. Abramo adunque prese Sarai sua moglie, e Lot figliuol del suo fratello, e tutte le lor facoltà che aveano acquistate, e parimente le persone che aveano acquistate in Charan; e si partirono, per andar nel paese di Canaan. E pervennero al paese di Canaan Ed Abramo passò per lo paese, fino al luogo di Sichem, fino alla pianura di More. Ed in quel tempo i Cananei erano nel paese. E il Signore apparve ad Abramo, e gli disse: Io darò questo paese alla tua progenie. Ed Abramo edificò quivi un altare al Signore che gli era apparito. Poi egli si tramutò di là verso il monte, dalla parte orientale di Betel; e tese i suoi padiglioni, avendo dal lato occidentale Betel, e dall’orientale Ai; ed edificò quivi un altare al Signore, ed invocò il Nome del Signore. Poi Abramo si partì, camminando e traendo verso il Mezzodì OR sopravvenne una fame nel paese; ed Abramo scese in Egitto, per dimorarvi, perciocchè la fame era grave nel paese. E, come egli fu presso ad entrare in Egitto, disse a Sarai sua moglie: Ecco, ora io so che tu sei donna di bell’aspetto. Laonde avverrà che, quando gli Egizj ti vedranno, diranno: Costei è moglie di costui; e mi uccideranno, e a te scamperanno la vita. Deh! ‘che tu sei mia sorella; acciocchè per cagion di te mi sia fatto del bene, e per amor tuo la vita mi sia conservata Avvenne adunque che, come Abramo fu venuto in Egitto, gli Egizj riguardarono quella donna, perchè ella era molto bella. Ed i principi di Faraone, vedutala, la commendarono a Faraone; onde quella donna fu presa e menata in casa di Faraone. Ed egli fece del bene ad Abramo, per amor di lei; ed egli n’ebbe pecore, e buoi, ed asini, e servi, e serve, ed asine, e cammelli. Ma il Signore percosse Faraone e la sua casa di gran piaghe, per cagion di Sarai, moglie di Abramo. E Faraone chiamò Abramo, e gli disse: Che cosa è questo che tu mi hai fatto? perchè non mi hai tu dichiarato ch’ella era tua moglie? Perchè dicesti: Ell’è mia sorella? onde io me l’avea presa per moglie; ora dunque, eccoti la tua moglie, prendila, e vattene. E Faraone diede commissione di lui a certi uomini; ed essi accommiatarono lui e la sua moglie e tutto quello ch’era suo Abramo adunque salì di Egitto, con la sua moglie, e con tutto ciò ch’era suo, e con Lot, traendo verso il Mezzodì. Or Abramo era grandemente possente in bestiame, in argento ed in oro. Ed egli, seguendo il suo viaggio, andò dal Mezzodì fino a Betel, fino al luogo dove prima erano stati i suoi padiglioni, fra Betel ed Ai, nel luogo ove era l’altare che egli aveva prima fatto quivi; ed Abramo invocò quivi il nome del Signore OR Lot ancora, che andava con Abramo, avea pecore, e buoi, e padiglioni. E il paese non li poteva portare, abitando amendue insieme; perciocchè le lor facoltà erano grandi, e non potevano dimorare insieme. E nacque contesa fra i pastori del bestiame di Abramo, ed i pastori del bestiame di Lot. Or i Cananei ed i Ferezei abitavano allora nel paese. Ed Abramo disse a Lot: Deh! non siavi contesa fra me e te, nè fra i miei pastori ed i tuoi; conciossiachè noi siamo fratelli. Tutto il paese non è egli davanti a te? deh! separati d’appresso a me; se tu vai a sinistra, io andrò a destra; e se tu vai a destra, io andrò a sinistra E Lot, alzati gli occhi, riguardò tutta la pianura del Giordano, ch’era tutta adacquata; avanti che il Signore avesse distrutto Sodoma e Gomorra, quella era come il giardino del Signore, come il paese di Egitto, fino a Soar. E Lot elesse per sè tutta la pianura del Giordano; ed egli si partì, traendo verso l’Oriente; e così si separarono l’uno dall’altro. Abramo dimorò nel paese di Canaan, e Lot dimorò nelle terre della pianura, e andò tendendo i suoi padiglioni fin che venne a Sodoma. Ora gli uomini di Sodoma erano grandemente scellerati e peccatori contro al Signore E il Signore disse ad Abramo, dopo che Lot si fu separato d’appresso a lui: Alza ora gli occhi tuoi, e riguarda, dal luogo ove tu sei, verso il Settentrione, verso il Mezzodì, verso l’Oriente, e verso l’Occidente. Perciocchè io darò a te ed alla tua progenie, in perpetuo, il paese che tu vedi. E farò che la tua progenie sarà come la polvere della terra; che se alcuno può annoverar la polvere della terra, anche potrassi annoverar la tua progenie. Levati, va’ attorno per lo paese, per largo e per lungo; perciocchè io tel darò. Abramo adunque andò tendendo i suoi padiglioni; e, giunto alle pianure di Mamre, che sono in Hebron, dimorò quivi, e vi edificò un altare al Signore OR avvenne al tempo di Amrafel re di Sinear, d’Arioc re di Ellasar, di Chedor-laomer re di Elam, e di Tideal re de’ Goi, ch’essi fecero guerra contro a Bera re di Sodoma, e contro a Birsa re di Gomorra, e contro a Sineab re di Adma, e contro a Semeeber re di Seboim, e contro al re di Bela, ch’è Soar. Tutti costoro, fatta lega insieme, si adunarono nella Valle di Siddim, ch’è il mar salato. Essi erano stati soggetti a Chedor-laomer, lo spazio di dodici anni, ed al decimoterzo si erano ribellati. E nell’anno decimoquarto, Chedor-laomer e i re ch’erano con lui erano venuti, ed aveano percossi i Rafei in Asterot-carnaim, e gli Zuzei in Ham, e gli Emei nella pianura di Chiriataim, e gli Horei nelle lor montagne di Seir, fino alla pianura di Paran, ch’è presso al deserto. Poi, rivoltisi, erano venuti in Enmispat, ch’è Cades; ed aveano percosso tutto il territorio degli Amalechiti, ed anche gli Amorrei che dimoravano in Hasason-tamar. E il re di Sodoma, e il re di Gomorra, e il re di Adma, e il re di Seboim, e il re di Bela, ch’è Soar, uscirono, ed ordinarono la battaglia nella Valle di Siddim, contro a questi: contro a Chedor-laomer re di Elam, e Tideal re de’ Goi, ed Amrafel re di Sinear, ed Arioc re di Ellasar; quattro re contro a cinque. Or la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; e i re di Sodoma e di Gomorra si misero in fuga, e cascarono dentro que’ pozzi; e coloro che scamparono fuggirono verso il monte. E quei re presero tutte le ricchezze di Sodoma e di Gomorra, e tutta la lor vittuaglia; poi se ne andarono. Presero ancora Lot figliuol del fratello di Abramo, il quale abitava in Sodoma, e la roba di esso; poi se ne andarono Ed alcuno ch’era scampato venne e rapportò la cosa ad Abramo Ebreo, il qual dimorava nelle pianure di Mamre Amorreo, fratello di Escol, e fratello di Aner, i quali erano collegati con Abramo. Ed Abramo, com’ebbe inteso che il suo fratello era menato prigione, armò trecendiciotto de’ suoi allievi nati in casa sua, e perseguì coloro fino in Dan. Ed egli, co’ suoi servitori, li assalì di notte da diverse bande, e li sconfisse, e li perseguì fino in Hoba, ch’è dal lato sinistro di Damasco. E ricoverò tutta la roba; riscosse ancora Lot suo fratello, e la sua roba, ed anche le donne, e il popolo E di poi, come egli se ne ritornava dalla sconfitta di Chedor-laomer e de’ re ch’erano con lui, il re di Sodoma gli uscì incontro nella Valle della pianura, ch’è la Valle del re. E Melchisedec, re di Salem, arrecò pane e vino; or egli era sacerdote dell’Iddio altissimo. E lo benedisse, dicendo: Benedetto sia Abramo, appo l’Iddio altissimo, possessor del cielo e della terra. E benedetto sia l’altissimo Iddio, che ti ha dati i tuoi nemici nelle mani. Ed Abramo gli diede la decima di ogni cosa E il re di Sodoma disse ad Abramo: Dammi le persone, e prendi per te la roba. Ma Abramo rispose al re di Sodoma: Io ho alzata la mano al Signore Iddio altissimo, possessor del cielo e della terra; se, di tutto ciò ch’è tuo, io prendo pure un filo, od una correggia di scarpa; che talora tu non dica: Io ho arricchito Abramo; salvo sol quello che questi fanti hanno mangiato, e la parte degli uomini che sono andati meco, cioè: Aner, Escol e Mamre; essi prenderanno la lor parte DOPO queste cose, la parola del Signore fu indirizzata ad Abramo in visione, dicendo: Non temere, o Abramo, io ti sono scudo; il tuo premio è molto grande Ed Abramo disse: O Signore Iddio, che mi daresti? conciossiachè io viva senza figliuoli, e colui che ha il governo della mia casa è questo Eliezer Damasceno. Abramo disse ancora: Ecco, tu non mi hai data progenie; ed ecco, un servo nato in casa mia sarà mio erede. Ed in quello stante, la parola del Signore gli fu indirizzata, dicendo: Costui non sarà tuo erede; anzi colui che uscirà delle tue viscere sarà tuo erede. Poi lo menò fuori, e gli disse: Riguarda ora verso il cielo, ed annovera le stelle, se pur tu le puoi annoverare. Poi gli disse: Così sarà la tua progenie. Ed esso credette al Signore; e il Signore gl’imputò ciò a giustizia E gli disse: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire di Ur de’ Caldei, per darti questo paese, acciocchè tu lo possegga. Ed Abramo rispose: Signore Iddio, a che conoscerò io che io lo possederò? E il Signore gli disse: Pigliami una giovenca di tre anni, ed una capra di tre anni, ed un montone di tre anni, ed una tortora ed un pippione. Ed egli prese tutte quelle cose, e le partì per lo mezzo, e pose ciascuna metà dirimpetto all’altra; ma non partì gli uccelli. Or certi uccelli discesero sopra quei corpi morti, ed Abramo, sbuffando, li cacciò Ed in sul tramontar del sole, un profondo sonno cadde sopra Abramo; ed ecco, uno spavento ed una grande oscurità cadde sopra lui. E il Signore disse ad Abramo: Sappi pure che la tua progenie dimorerà come straniera in un paese che non sarà suo, e servirà alla gente di quel paese, la quale l’affliggerà; e ciò sarà per lo spazio di quattrocent’anni. Ma altresì io farò giudicio della gente alla quale avrà servito; poi essi se ne usciranno con gran ricchezze. E tu te ne andrai a’ tuoi padri in pace, e sarai seppellito in buona vecchiezza. E nella quarta generazione, essi ritorneranno qua; perciocchè fino ad ora l’iniquità degli Amorrei non è compiuta Ora, come il sole si fu coricato, venne una caligine; ed ecco, un forno fumante, ed un torchio acceso, il qual passò per mezzo quelle parti di quegli animali. In quel giorno il Signore fece patto con Abramo, dicendo: Io ho dato alla tua progenie questo paese, dal fiume di Egitto fino al fiume grande, ch’è il fiume Eufrate; il paese de’ Chenei, e de’ Chenizzei, e de’ Cadmonei; e degl’Hittei, e de’ Ferezei, e de’ Rafei; e degli Amorrei, e de’ Cananei, e de’ Ghirgasei, e de’ Gebusei OR Sarai, moglie di Abramo, non gli partoriva figliuoli; ed avendo una serva egizia, nominata Agar, disse ad Abramo: Ecco, ora il Signore mi ha fatta sterile, tal che non posso far figliuoli; deh! entra dalla mia serva; forse avrò progenie da lei. Ed Abramo acconsentì alla voce di Sarai. Sarai adunque, moglie di Abramo, prese Agar egizia, sua serva, dopo che Abramo fu abitato nel paese di Canaan lo spazio di dieci anni, e la diede ad Abramo suo marito, da essergli per moglie Ed egli entrò da lei, ed ella concepette; e, veggendo che avea conceputo, sprezzò la sua padrona. E Sarai disse ad Abramo: L’ingiuria ch’è fatta a me è sopra te; io ti ho data la mia serva in seno; ed ella, veggendo che ha conceputo, mi sprezza; il Signore giudichi fra me e te. Ed Abramo rispose a Sarai: Ecco, la tua serva è in mano tua; falle come ti piacerà. Sarai adunque l’afflisse; laonde ella se ne fuggì dal suo cospetto E l’Angelo del Signore la trovò presso di una fonte d’acqua, nel deserto, presso della fonte ch’è in su la via di Sur. E le disse: Agar, serva di Sarai, onde vieni? ed ove vai? Ed ella rispose: Io me ne fuggo dal cospetto di Sarai, mia padrona. E l’Angelo del Signore le disse: Ritornatene alla tua padrona, ed umiliati sotto la sua mano L’Angelo del Signore le disse ancora: Io moltiplicherò grandemente la tua progenie; e non si potrà annoverare, per la moltitudine. L’Angelo del Signore le disse oltre a ciò: Ecco, tu sei gravida, e partorirai un figliuolo, al quale poni nome Ismaele; perciocchè il Signore ha udita la tua afflizione. Ed esso sarà un uomo simigliante ad un asino salvatico; la man sua sarà contro a tutti, e la man di tutti contro a lui; ed egli abiterà dirimpetto a tutti i suoi fratelli. Allora Agar chiamò il nome del Signore che parlava con lei: Tu sei l’Iddio della veduta; perciocchè disse: Ho io pur qui ancora veduto, dopo la mia visione? Perciò quel pozzo è stato nominato: Il pozzo del Vivente che mi vede; ecco, egli è fra Cades e Bered Ed Agar partorì un figliuolo ad Abramo; ed Abramo nominò il suo figliuolo, che Agar avea partorito, Ismaele. Ed Abramo era di età d’ottantasei anni, quando Agar gli partorì Ismaele POI, quando Abramo fu d’età di novantanove anni, il Signore gli apparve, e gli disse: Io son l’Iddio Onnipotente; cammina davanti a me, e sii intiero. Ed io stabilirò il mio patto fra me e te; e ti accrescerò grandissimamente. Allora Abramo cadde sopra la sua faccia, e Iddio parlò con lui, dicendo: Quant’è a me, ecco, io fo il mio patto teco: Tu diventerai padre d’una moltitudine di nazioni. E tu non sarai più nominato Abramo; anzi il tuo nome sarà Abrahamo; perciocchè io ti ho costituito padre d’una moltitudine di nazioni. E ti farò moltiplicare grandissimamente, e ti farò divenir nazioni; e re usciranno di te Ed io fermerò il mio patto fra me e te, ed i tuoi discendenti dopo te, per le lor generazioni, per patto perpetuo; per esser l’Iddio tuo, e della tua progenie dopo te. E darò a te, ed a’ tuoi discendenti dopo te, il paese dove tu abiti come forestiere, tutto il paese di Canaan, in possessione perpetua; e sarò loro Dio. Iddio disse ancora ad Abrahamo: Tu altresì, ed i tuoi discendenti dopo te, per le lor generazioni, osservate il mio patto. Questo è il mio patto, che io fo fra me e voi, e la tua progenie dopo te, il quale voi avete ad osservare: Ogni maschio d’infra voi sia circonciso. E voi circonciderete la carne del vostro prepuzio, e ciò sarà per segno del patto fra me a voi. Ed ogni maschio d’infra voi sarà circonciso nell’età di otto giorni per le vostre generazioni; così il servo che sarà nato in casa, come colui che sarà stato comperato con danari d’infra qualunque popolo straniero, che non sarà della tua progenie. Circoncidasi del tutto, così colui che sarà nato in casa tua, come colui che tu avrai comperato co’ tuoi danari; e sia il mio patto nella vostra carne, per patto perpetuo. E quant’è al maschio incirconciso, la carne del cui prepuzio non sarà stata circoncisa, sia una tal persona ricisa dai suoi popoli; ella ha violato il mio patto Oltre a ciò Iddio disse ad Abraham: Quant’è a Sarai, non chiamar più la tua moglie Sarai; perciocchè il suo nome ha ad esser Sara. Ed io la benedirò, ed anche ti darò d’essa un figliuolo; io la benedirò, ed ella diventerà nazioni; e d’essa usciranno re di popoli. Ed Abrahamo cadde sopra la sua faccia, e rise, e disse nel cuor suo: Nascerà egli pure un figliuolo ad un uomo di cent’anni? e Sara, ch’è d’età di novant’anni partorirà ella pure? Ed Abrahamo disse a Dio: Viva pure Ismaele nel tuo cospetto. E Iddio disse: Anzi Sara tua moglie ti partorirà un figliuolo, e tu gli porrai nome Isacco; ed io fermerò il mio patto con lui, per patto perpetuo per la sua progenie dopo lui. E quant’è ad Ismaele ancora, io ti ho esaudito; ecco, io l’ho benedetto, e lo farò moltiplicare e crescer grandissimamente; egli genererà dodici principi, ed io lo farò divenire una gran nazione. Ma io fermerò il mio patto con Isacco, il qual Sara ti partorirà l’anno vegnente, in quest’istessa stagione. E, quando Iddio ebbe finito di parlare con Abrahamo, egli se ne salì d’appresso a lui Ed Abrahamo prese Ismaele suo figliuolo, e tutti coloro che gli erano nati in casa, e tutti coloro ch’egli avea comperati co’ suoi danari, tutti i maschi dei suoi famigliari; e circoncise il prepuzio della lor carne, in quell’istesso giorno, come Iddio gliene avea parlato. Or Abrahamo era d’età di novantanove anni, quando egli circoncise la carne del suo prepuzio. Ed Ismaele suo figliuolo era d’età di tredici anni, quando gli fu circoncisa la carne del suo prepuzio. In quell’istesso giorno fu circonciso Abraham, ed Ismaele suo figliuolo. Furono parimente circoncisi con lui tutti gli uomini della sua casa, così quelli ch’erano nati in casa, come quelli ch’erano stati comperati con danari d’infra gli stranieri POI il Signore gli apparve nelle pianure di Mamre, essendo egli a sedere all’entrata del padiglione, in sul caldo del giorno. Ed egli, alzati gli occhi, riguardò, ed ecco, tre uomini si presentarono a lui; e come egli li ebbe veduti, corse loro incontro dall’entrata del padiglione, e s’inchinò verso terra. E disse: Deh! Signore mio, se io ho trovato grazia appo te, non passare, ti prego, oltre la stanza del tuo servitore. Deh! prendasi un poco d’acqua, e lavatevi i piedi, e vi posate sotto quest’albero. Ed io arrecherò una fetta di pane, e voi vi conforterete il cuore; poi procederete al vostro cammino; conciossiachè per questo siate passati dal vostro servitore. Ed essi dissero: Fa’ così come tu hai detto. Abrahamo adunque se ne andò in fretta nel padiglione a Sara, e le disse: Prendi prestamente tre misure di fior di farina, ed intridila, e fanne delle schiacciate. Abrahamo corse ancora all’armento, e ne prese un vitello tenero e buono, e lo diede al servitore, il qual si affrettò d’apparecchiarlo. Poi prese del burro e del latte, e quel vitello che il servitore avea apparecchiato, e pose queste cose davanti a loro: ed egli si stette presso di loro sotto quell’albero; ed essi mangiarono E gli dissero: Ov’è Sara tua moglie? Ed egli rispose: Eccola nel padiglione. Ed egli gli disse: Io del tutto ritornerò a te, l’anno vegnente, in quest’istessa stagione; ed ecco, Sara tua moglie avrà un figliuolo. Or Sara ascoltava all’uscio del padiglione, dietro al quale essa era. Or Abrahamo e Sara erano vecchi ed attempati; ed era cessato a Sara ciò che sogliono aver le donne. E Sara rise tra sè stessa, dicendo: Avrei io diletto, dopo essere invecchiata? ed oltre a ciò, il mio signore è vecchio. E il Signore disse ad Abrahamo: Perchè ha riso Sara, dicendo: Partorirei io pur certamente, essendo già vecchia? Evvi cosa alcuna difficile al Signore? io ritornerò a te al termine posto, l’anno vegnente, in quest’istessa stagione, e Sara avrà un figliuolo. E Sara negò d’aver riso, dicendo: Io non ho riso; perciocchè ebbe paura. Ma egli le disse: Non dir così, perciocchè tu hai riso POI quegli uomini si levarono di là, e si dirizzarono verso Sodoma; ed Abrahamo andava con loro, per accommiatarli. E il Signore disse: Celerò io ad Abrahamo ciò ch’io son per fare? Conciossiachè Abrahamo abbia pure a diventare una grande e possente nazione; ed in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra. Perciocchè io l’ho conosciuto, io glielo paleserò, acciocchè ordini a’ suoi figliuoli ed alla sua casa, dopo sè, che osservino la via del Signore, per far giustizia e giudicio; acciocchè il Signore faccia avvenire ad Abrahamo quello che gli ha promesso. Il Signore adunque disse: Certo il grido di Sodoma e di Gomorra è grande, e il lor peccato è molto grave. Ora io scenderò, e vedrò se son venuti allo stremo, come il grido n’è pervenuto a me; e se no, io lo saprò. Quegli uomini adunque, partitisi di là, s’inviarono verso Sodoma; ed Abrahamo stette ancora davanti al Signore Ed Abrahamo si accostò, e disse: Faresti tu pur perire il giusto con l’empio? Forse vi son cinquanta uomini giusti dentro a quella città; li faresti tu eziandìo perire? anzi non perdoneresti tu a quel luogo per amor di cinquanta uomini giusti, che vi fosser dentro? Sia lungi da te il fare una cotal cosa, di far morire il giusto con l’empio, e che il giusto sia al par con l’empio. Sia ciò lungi da te; il Giudice di tutta la terra non farebbe egli diritta giustizia? E il Signore disse: Se io trovo dentro alla città di Sodoma cinquanta uomini giusti, io perdonerò a tutto il luogo per amor di essi. Ed Abrahamo rispose, e disse: Ecco, ora io ho pure impreso di parlare al Signore, benchè io sia polvere e cenere. Forse ne mancheranno cinque di quei cinquanta uomini giusti; distruggeresti tu tutta la città per cinque persone? E il Signore disse: Se io ve ne trovo quarantacinque, io non la distruggerò. Ed Abrahamo continuò a parlargli, dicendo: Forse vi se ne troveranno quaranta. E il Signore disse: Per amor di que’ quaranta, io nol farò. Ed Abrahamo disse: Deh! non adirisi il Signore, ed io parlerò: Forse vi se ne troveranno trenta. E il Signore disse: Io nol farò, se ve ne trovo trenta. Ed Abrahamo disse: Ecco, ora io ho impreso di parlare al Signore: Forse vi se ne troveranno venti. E il Signore disse: Per amor di que’ venti, io non la distruggerò. Ed Abrahamo disse: Deh! non adirisi il Signore, ed io parlerò sol questa volta: Forse vi se ne troveranno dieci. E il Signore disse: Per amor di que’ dieci, io non la distruggerò. E quando il Signore ebbe finito di parlare ad Abrahamo, egli se ne andò; ed Abrahamo se ne ritornò al suo luogo OR que’ due Angeli giunsero in Sodoma, in su la sera; e Lot sedeva alla porta di Sodoma; e come egli li vide, si levò per andar loro incontro, e s’inchinò verso terra. E disse: Or su, signori miei, io vi prego, riducetevi in casa del vostro servitore, e statevi questa notte ad albergo, e vi lavate i piedi: poi domattina voi vi leverete, e ve ne andrete al vostro cammino. Ed essi dissero: No; anzi noi staremo questa notte in su la piazza. Ma egli fece loro gran forza, tanto che essi si ridussero appo lui, ed entrarono in casa sua. Ed egli fece loro un convito, e cosse de’ pani azzimi, ed essi mangiarono Avanti che si fossero posti a giacere, gli uomini della città di Sodoma intorniarono la casa, giovani e vecchi, tutto il popolo, fin dalle estremità della città. E chiamarono Lot, e gli dissero: Ove son quegli uomini che son venuti a te questa notte? menaceli fuori, acciocchè noi li conosciamo. E Lot uscì fuori a loro, in su la porta, e si serrò l’uscio dietro. E disse: Deh! fratelli miei, non fate male. Ecco, ora io ho due figliuole che non hanno conosciuto uomo; deh! lasciate che io ve le meni fuori, e fate loro come vi piacerà; solo non fate nulla a questi uomini; perciocchè per questo son venuti all’ombra del mio coperto. Ma essi gli dissero: Fatti in là. Poi dissero: Quest’uno è venuto qua per dimorarvi come straniere, e pur fa il giudice! Ora noi faremo peggio a te che a loro. Fecero adunque gran forza a quell’uomo Lot, e si accostarono per romper l’uscio. E quegli uomini stesero le mani, e ritrassero Lot a loro, dentro alla casa; poi serrarono l’uscio. E percossero d’abbarbaglio gli uomini ch’erano alla porta della casa, dal minore al maggiore; onde essi si stancarono, per trovar la porta E quegli uomini dissero a Lot: Chi de’ tuoi è ancora qui? fa’ uscir di questo luogo generi, figliuoli e figliuole, e chiunque è de’ tuoi in questa città. Perciocchè noi di presente distruggeremo questo luogo; perchè il grido loro è grande nel cospetto del Signore; e il Signore ci ha mandati per distruggerlo. Lot adunque uscì fuori, e parlò a’ suoi generi, che doveano prender le sue figliole, e disse loro: Levatevi, uscite di questo luogo; perciocchè il Signore di presente distruggerà questa città. Ma parve loro ch’egli si facesse beffe E, come l’alba cominciò ad apparire, gli Angeli sollecitarono Lot, dicendo: Levati, prendi la tua moglie, e le tue due figliuole che qui si ritrovano; che talora tu non perisca nell’iniquità della città. Ed egli s’indugiava; ma quegli uomini presero lui, la sua moglie e le sue due figliuole, per la mano perciocchè il Signore voleva risparmiarlo, e lo fecero uscire, e lo misero fuor della città. E quando li ebber fatti uscir fuori, il Signore disse: Scampa sopra l’anima tua; non riguardare indietro, e non fermarti in tutta la pianura; scampa verso il monte, che talora tu non perisca. E Lot disse loro: Deh! no, Signore. Ecco, ora il tuo servitore ha trovato grazia appo te, e tu hai usata gran benignità in ciò che hai fatto verso me, conservando in vita la mia persona; ma io non potrò scampar verso il monte, che il male non mi giunga, onde io morrò. Deh! ecco, questa città è vicina, per rifuggirmici, ed è poca cosa; deh! lascia che io mi salvi là non è ella poca cosa?, e la mia persona resterà in vita. Ed egli gli disse: Ecco, io ti ho esaudito eziandio in questa cosa, per non sovvertir quella città, della quale tu hai parlato. Affrettati, scampa là; perciocchè io non potrò far nulla fin che tu non vi sii arrivato. Perciò quella città è stata nominata Soar. Il sole si levava in su la terra, quando Lot arrivò a Soar E il Signore fece piover dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra, solfo e fuoco, dal Signore. E sovvertì quelle città e tutta la pianura, e tutti gli abitanti di esse città, e le piante della terra Or la moglie di Lot riguardò di dietro a lui, e divenne una statua di sale Ed Abrahamo levatosi la mattina a buon’ora, andò al luogo ove si era fermato davanti al Signore. E, riguardando verso Sodoma e Gomorra e verso tutto il paese della pianura, vide che dalla terra saliva un fumo simile ad un fumo di fornace. Così avvenne che, quando Iddio distrusse le città della pianura, egli si ricordò di Abrahamo, e mandò Lot fuori di mezzo la sovversione, mentre egli sovvertiva le città nelle quali Lot era dimorato POI Lot salì di Soar, e dimorò sul monte, insieme con le sue due figliuole perciocchè egli temeva di dimorare in Soar, e dimorò in una spelonca, egli e le sue due figliuole. E la maggiore disse alla minore: Nostro padre è vecchio, e non vi è più uomo alcuno sulla terra ch’entri da noi, secondo l’usanza di tutta la terra. Vieni, diam da bere del vino a nostro padre, e giaciamoci con lui; e così di nostro padre conserveremo in vita alcuna progenie. Quell’istessa notte adunque diedero a ber del vino al loro padre; e la maggiore venne, e si giacque con suo padre, il quale non si avvide nè quando ella si pose a giacere, nè quando si levò. E il giorno seguente, la maggiore disse alla minore: Ecco, la notte passata io son giaciuta con mio padre; diamogli a ber del vino ancora questa notte; poi va’, e giaciti con lui; così di nostro padre conserveremo in vita alcuna progenie. Quella notte adunque diedero ancora a ber del vino al padre loro, e la minore si levò, e si giacque con lui; ed egli non si avvide nè quando ella si pose a giacere, nè quando si levò. E le due figliuole di Lot concepettero di lor padre. E la maggiore partorì un figliuolo, al quale pose nome Moab. Esso è il padre de’ Moabiti, che son fino ad oggi. E la minore partorì anch’essa un figliuolo, al quale pose nome Ben-ammi. Esso è il padre degli Ammoniti, che son fino ad oggi ED Abrahamo se ne andò di là verso il paese del Mezzodì, e dimorò fra Cades e Sur; ed abitò come forestiere in Gherar. Ed Abrahamo disse della sua moglie Sara: Ell’è mia sorella. Ed Abimelecco, re di Gherar, mandò a torla Ma Iddio venne ad Abimelecco in sogno di notte, e gli disse: Ecco, tu sei morto, per cagion della donna che tu hai tolta, essendo ella maritata ad un marito. Or Abimelecco non se l’era accostato. Ed egli disse: Signore, uccideresti tu tutta una nazione, ed anche giusta? Non mi ha egli detto: Ell’è mia sorella? ed essa ancora ha detto: Egli è mio fratello; io ho fatto questo con integrità del mio cuore, e con innocenza delle mie mani. E Iddio gli disse in sogno: Anch’io so che tu hai fatto questo con integrità del tuo cuore; onde io ancora ti ho impedito di peccar contro a me; perciò non ti ho permesso di toccarla. Ora dunque restituisci la moglie a quest’uomo; perciocchè egli è profeta; ed egli pregherà per te, e tu viverai; ma, se tu non la restituisci, sappi che per certo morrai, tu e tutti i tuoi Ed Abimelecco, levatosi la mattina, chiamò tutti i suoi servitori, e raccontò in lor presenza tutte queste cose; e quegli uomini temettero grandemente. Ed Abimelecco chiamò Abrahamo, e gli disse: Che cosa ci hai tu fatto? e di che ti ho io offeso, che tu abbi fatto venir sopra me, e sopra il mio regno, un gran peccato? Tu hai fatto inverso me cose che non si convengono fare. Abimelecco disse ancora ad Abrahamo: A che hai tu riguardato, facendo questo? Ed Abrahamo disse: Io l’ho fatto, perciocchè io diceva: E’ non vi è pure alcun timor di Dio in questo luogo; e mi uccideranno per cagion della mia moglie. E pure anche certo ella è mia sorella, figliuola di mio padre, ma non già figliuola di mia madre; ed è divenuta mia moglie. Or facendomi Iddio andar qua e là, fuor della casa di mio padre, io le ho detto: Questo è il favor che tu mi farai: dovunque noi giungeremo, di’ di me: Egli è mio fratello Ed Abimelecco prese pecore, buoi, servi e serve, e le diede ad Abrahamo, e gli restituì Sara sua moglie. Ed Abimelecco disse: Ecco, il mio paese è davanti a te, dimora dovunque ti piacerà. Ed a Sara disse: Ecco, io ho donati mille sicli d’argento al tuo fratello; ecco, egli ti è coperta d’occhi appo tutti coloro che son teco. E con tutto ciò, ella fu ripresa. Ed Abrahamo fece orazione a Dio; e Iddio guarì Abimelecco, e la sua moglie, e le sue serve; e poterono partorire. Perciocchè il Signore avea del tutto serrata ogni matrice alla casa di Abimelecco, per cagion di Sara moglie di Abrahamo E IL Signore visitò Sara, come avea detto. E il Signore fece a Sara come ne avea parlato. Ella adunque concepette, e partorì un figliuolo ad Abrahamo, nella vecchiezza di esso, al termine che Iddio gli aveva detto. Ed Abrahamo pose nome Isacco al suo figliuolo che gli era nato, il qual Sara gli avea partorito. Ed Abrahamo circoncise Isacco suo figliuolo, nell’età di otto giorni, come Iddio gli avea comandato. Or Abrahamo era d’età di cent’anni, quando Isacco suo figliuolo gli nacque. E Sara disse: Iddio mi ha fatto di che ridere; chiunque l’intenderà riderà meco. Disse ancora: Chi avrebbe detto ad Abrahamo che Sara allatterebbe figliuoli? conciossiachè io gli abbia partorito un figliuolo nella sua vecchiezza. Poi, essendo il fanciullo cresciuto, fu spoppato; e nel giorno che Isacco fu spoppato, Abrahamo fece un gran convito E Sara vide che il figliuolo di Agar Egizia, il quale ella avea partorito ad Abrahamo, si faceva beffe. Onde ella disse ad Abrahamo: Caccia via questa serva e il suo figliuolo; perciocchè il figliuol di questa serva non ha da essere erede col mio figliuolo Isacco. E ciò dispiacque grandemente ad Abrahamo, per amor del suo figliuolo. Ma Iddio gli disse: Non aver dispiacere per lo fanciullo, nè per la tua serva; acconsenti a Sara in tutto quello ch’ella ti dirà; perciocchè in Isacco ti sarà nominata progenie. Ma pure io farò che anche il figliuolo di questa serva diventerà una nazione; perciocchè egli è tua progenie Abrahamo adunque, levatosi la mattina a buon’ora, prese del pane, ed un bariletto d’acqua, e diede ciò ad Agar, metendoglielo in ispalla; le diede ancora il fanciullo, e la mandò via. Ed ella si partì, e andò errando per lo deserto di Beerseba. Ed essendo l’acqua del bariletto venuta meno, ella gittò il fanciullo sotto un arboscello. Ed ella se ne andò, e si pose a sedere dirimpetto, di lungi intorno ad una tratta d’arco; perciocchè ella diceva: Ch’io non vegga morire il fanciullo; e sedendo così dirimpetto, alzò la voce e pianse. E Iddio udì la voce del fanciullo, e l’Angelo di Dio chiamò Agar dal cielo, e le disse: Che hai, Agar? non temere; perciocchè Iddio ha udita la voce del fanciullo, là dove egli è. Levati, togli il fanciullo, e fortificati ad averne cura; perciocchè io lo farò divenire una gran nazione. E Iddio le aperse gli occhi, ed ella vide un pozzo d’acqua, ed andò, ed empiè il bariletto d’acqua, e diè bere al fanciullo. E Iddio fu con quel fanciullo, ed egli divenne grande, e dimorò nel deserto, e fu tirator d’arco. Ed egli dimorò nel deserto di Paran; e sua madre gli prese una moglie del paese di Egitto OR avvenne in quel tempo che Abimelecco con Picol, capo del suo esercito, parlò ad Abrahamo, dicendo: Iddio è teco in tutto ciò che tu fai. Ora dunque giurami qui per lo Nome di Dio, se tu menti a me, od al mio figliuolo, od al mio nipote; che tu userai la medesima benignità inverso me, ed inverso il paese dove tu sei dimorato come forestiere, la quale io ho usata inverso te. Ed Abrahamo disse: Sì, io il giurerò. Ma Abrahamo si querelò ad Abimelecco, per cagion di un pozzo d’acqua, che i servitori di Abimelecco aveano occupato per forza. Ed Abimelecco disse: Io non so chi abbia fatto questo; nè anche tu me l’hai fatto assapere, ed io non ne ho inteso nulla, se non oggi. Ed Abrahamo prese pecore e buoi, e li diede ad Abimelecco, e fecero amendue lega insieme. Poi Abrahamo mise da parte sette agnelle della greggia. Ed Abimelecco disse ad Abrahamo: Che voglion dire qui queste sette agnelle che tu hai poste da parte? Ed egli disse: Che tu prenderai queste sette agnelle dalla mia mano; acciocchè questo sia per testimonianza che io ho cavato questo pozzo. Perciò egli chiamò quel luogo Beerseba; perchè amendue vi giurarono. Fecero adunque lega insieme in Beerseba. Poi Abimelecco con Picol, capo del suo esercito, si levò, ed essi se ne ritornarono nel paese de’ Filistei Ed Abrahamo piantò un bosco in Beerseba, e quivi invocò il Nome del Signore Iddio eterno. Ed Abrahamo dimorò come forestiere nel paese de’ Filistei molti giorni DOPO queste cose, avvenne che Iddio provò Abrahamo, e gli disse: Abrahamo. Ed egli disse: Eccomi. E Iddio gli disse: Prendi ora il tuo figliuolo, il tuo unico, il qual tu ami, cioè, Isacco; e vattene nella contrada di Moria, ed offeriscilo quivi in olocausto, sopra l’uno di que’ monti, il quale io ti dirò Abrahamo adunque, levatosi la mattina a buon’ora, mise il basto al suo asino, e prese due suoi servitori seco, ed Isacco, suo figliuolo; e schiappate delle legne per l’olocausto, si levò, e se ne andò al luogo il quale Iddio gli avea detto. Al terzo giorno, Abrahamo alzò gli occhi, e vide quel luogo di lontano. E disse a’ suoi servitori: Restate qui con l’asino; ed io e il fanciullo andremo fin colà, ed adoreremo; poi ritorneremo a voi. Ed Abrahamo prese le legne per l’olocausto, e le mise addosso ad Isacco, suo figliuolo; e prese in mano il fuoco e il coltello; e se ne andarono amendue insieme. Ed Isacco disse ad Abrahamo suo padre: Padre mio. Ed egli rispose: Eccomi, figliuol mio. Ed Isacco disse: Ecco il fuoco e le legne; ma dove è l’agnello per l’olocausto? Ed Abrahamo disse: Figliuol mio, Iddio si provvederà d’agnello per l’olocausto. Ed essi se ne andarono amendue insieme. E giunsero al luogo il quale Iddio avea detto ad Abrahamo; ed egli edificò quivi un altare, ed ordinò le legne; e legò Isacco suo figliuolo, e lo mise su l’altare disopra alle legne. Ed Abrahamo stese la mano, e prese il coltello per iscannare il suo figliuolo Ma l’Angelo del Signore gli gridò dal cielo, e disse: Abrahamo, Abrahamo. Ed egli disse: Eccomi. E l’Angelo gli disse: Non metter la mano addosso al fanciullo, e non fargli nulla; perciocchè ora conosco che tu temi Iddio, poichè tu non mi hai dinegato il tuo figliuolo, il tuo unico. Ed Abrahamo alzò gli occhi, e riguardò; ed ecco un montone dietro a lui, rattenuto per le corna ad un cespuglio. Ed Abrahamo andò, e prese quel montone, e l’offerse in olocausto, in luogo del suo figliuolo. Ed Abrahamo nominò quel luogo: Il Signor provvederà. Che è quel che oggi si dice: Nel monte del Signore sarà provveduto E l’Angelo del Signore gridò ad Abrahamo dal cielo, la secondo volta. E disse: Io giuro per me stesso, dice il Signore, che, poichè tu hai fatto questo e non mi hai dinegato il tuo figliuolo, il tuo unico; io del tutto ti benedirò, e farò moltiplicar grandemente la tua progenie, tal che sarà come le stelle del cielo, e come la rena che è in sul lido del mare; e la tua progenie possederà la porta de’ suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie; perciocchè tu hai ubbidito alla mia voce. Poi Abrahamo se ne ritornò a’ suoi servitori. E si levarono, e se ne andarono insieme in Beerseba, ove Abrahamo dimorava E DOPO queste cose, fu rapportato ad Abrahamo: Ecco, Milca ha anch’essa partoriti figliuoli a Nahor, tuo fratello. Questi furono: Us primogenito di esso, e Buz suo fratello, e Chemuel padre di Aram, e Chesed, ed Hazo, e Pildas, ed Idlaf, e Betuel. Or Betuel generò Rebecca. Milca partorì questi otto a Nahor fratello di Abrahamo. E la concubina di esso, il cui nome era Reuma, partorì anch’essa Tebach, e Gaham, e Tahas, e Maaca OR la vita di Sara fu di cenventisette anni. Questi furono gli anni della vita di Sara. E Sara morì in Chiriat-Arba, ch’è Hebron, nel paese di Canaan, ed Abrahamo entrò, per far duolo di Sara, e per piangerla Poi Abrahamo si levò d’appresso al suo morto, e parlò a’ figliuoli di Het, dicendo: Io sono straniere ed avveniticcio appresso di voi; datemi la possessione di una sepoltura appo voi; acciocchè io seppellisca il mio morto, e mel levi d’innanzi. E i figliuoli di Het risposero ad Abrahamo, dicendogli: Signor mio, ascoltaci: Tu sei per mezzo noi un principe divino; seppellisci il tuo morto nella più scelta delle nostre sepolture; niuno di noi ti rifiuterà la sua sepoltura, che tu non vi seppellisca il tuo morto. Ed Abrahamo si levò, e s’inchinò al popolo del paese, a’ figliuoli di Het; e parlò con loro, dicendo: Se voi avete nell’animo che io seppellisca il mio morto, e mel levi d’innanzi, ascoltatemi: Intercedete per me appo Efron, figliuolo di Sohar; che mi dia la spelonca di Macpela, che è sua, la quale è nell’estremità del suo campo; che me la dia per lo suo prezzo intiero, per possession di sepoltura fra voi. Or Efron sedeva per mezzo i figliuoli di Het. Ed Efron Hitteo rispose ad Abrahamo, in presenza de’ figliuoli di Het, di tutti coloro ch’entravano nella porta della sua città, dicendo: No, signor mio; ascoltami: Io ti dono il campo; ti dono ancora la spelonca ch’è in esso; io te ne fo un dono, in presenza de’ figliuoli del mio popolo; seppelliscivi il tuo morto. Ed Abrahamo s’inchinò al popolo del paese; e parlò ad Efron, in presenza del popolo del paese, dicendo: Anzi se così ti piace, ascoltami, ti prego: Io darò i danari del campo; prendili da me, ed io vi seppellirò il mio morto. Ed Efron rispose ad Abrahamo, dicendogli: Signor mio, ascoltami: Fra me e te che cosa è una terra di quattrocento sicli d’argento? seppelliscivi pure il tuo morto Ed Abrahamo acconsentì ad Efron, e gli pagò i danari ch’egli gli avea detto, in presenza de’ figliuoli di Het; cioè quattrocento sicli d’argento, correnti fra’ mercatanti. Così l’acquisto del campo di Efron, il quale è in Macpela, ch’è dirimpetto a Mamre, insieme con la spelonca che è in esso, e con tutti gli alberi ch’erano in esso campo, in tutti i suoi confini attorno attorno, fu fermato ad Abrahamo, in presenza de’ figliuoli di Het, fra tutti coloro ch’entravano nella porta della città di esso. E dopo ciò, Abrahamo seppellì Sara, sua moglie, nella spelonca del campo di Macpela, ch’è dirimpetto a Mamre, ch’è Hebron, nel paese di Canaan. Così l’acquisto di quel campo, e della spelonca ch’è in esso, fu fermato ad Abrahamo, per possession di sepoltura, dai figliuoli di Het OR Abrahamo, essendo vecchio ed attempato, ed avendolo il Signore benedetto in ogni cosa, disse ad un suo servitore, ch’era il più vecchio di casa sua, il quale avea il governo di tutte le cose sue: Deh! metti la tua mano sotto la mia coscia; ed io ti farò giurar per lo Signore Iddio del cielo, ed Iddio della terra, che tu non prenderai al mio figliuolo moglie delle figliuole de’ Cananei, fra’ quali io dimoro. Ma che tu andrai al mio paese, ed al mio parentado, e di esso prenderai moglie al mio figliuolo Isacco. E quel servitore gli disse: Forse non aggradirà a quella donna di venir dietro a me in questo paese; mi converrà egli del tutto rimenare il tuo figliuolo nel paese onde tu sei uscito? Ed Abrahamo gli disse: Guardati che tu non rimeni là il mio figliuolo. Il Signore Iddio del cielo, il qual mi ha preso di casa di mio padre, e del mio natio paese, e mi ha parlato, e mi ha giurato, dicendo: Io darò alla tua progenie questo paese; esso manderà l’Angelo suo davanti a te, e tu prenderai di là moglie al mio figliuolo. E se non aggrada alla donna di venir dietro a te, tu sarai sciolto di questo giuramento che io ti fo fare; sol non rimenar là il mio figliuolo. E il servitore pose la sua mano sotto la coscia di Abrahamo, suo signore, e gli giurò intorno a quest’affare E il servitore prese dieci cammelli, di quei del suo signore, e si partì, portando seco di ogni sorta di beni del suo signore; e, messosi in viaggio, andò in Mesopotamia, alla città di Nahor. E, fatti posare in su le ginocchia i cammelli fuor della città, presso ad un pozzo d’acqua, in su la sera, al tempo ch’escono fuori quelle che vanno ad attigner l’acqua, disse: O Signore Iddio di Abrahamo mio signore, dammi, ti prego, ch’io scontri oggi buono incontro; ed usa benignità inverso Abrahamo mio signore. Ecco, io mi fermerò presso alla fonte d’acqua, e le figliuole della gente della città usciranno per attigner dell’acqua. Avvenga adunque, che la fanciulla, la quale, dicendole io: Deh! abbassa la tua secchia, acciocchè io bea; mi dirà: Bevi, ed anche darò a bere a’ tuoi cammelli; essa sia quella che tu hai preparata ad Isacco, tuo servitore; ed in ciò conoscerò che tu avrai usata benignità verso il mio signore. Ed avvenne che, avanti ch’egli avesse finito di parlare, ecco Rebecca, figliuola di Betuel, figliuol di Milca, moglie di Nahor, fratello di Abrahamo, usciva fuori, avendo la sua secchia in su la spalla. E la fanciulla era di molto bello aspetto, vergine, ed uomo alcuno non l’avea conosciuta. Ed ella scese alla fonte, ed empiè la sua secchia, e se ne ritornava. E quel servitore le corse incontro, e le disse: Deh! dammi a bere un poco d’acqua della tua secchia. Ed ella disse: Bevi, signor mio. E prestamente, calatasi la secchia in mano, gli diè da bere. E, dopo avergli dato da bere a sufficienza, disse: Io ne attignerò eziandio per li tuoi cammelli, finchè abbiano bevuto a sufficienza. E prestamente votò la sua secchia nell’abbeveratoio, e corse di nuovo al pozzo per attignere; e attinse per tutti i cammelli di esso. E quell’uomo stupiva di lei, stando tacito a considerare se il Signore avea fatto prosperare il suo viaggio, o no. E quando i cammelli ebber finito di bere, quell’uomo prese un monile d’oro, di peso d’un mezzo siclo, e gliel mise disopra al naso; e un par di maniglie d’oro di peso di dieci sicli, e gliele mise in su le mani. E le disse: Di chi sei tu figliuola? deh! dichiaramelo. Evvi in casa di tuo padre luogo per albergarci? Ed ella rispose: Io son figliuola di Betuel, figliuolo di Milca; il quale ella partorì a Nahor. Gli disse ancora: E’ vi è strame e pastura assai appo noi, ed anche luogo da albergarvi. E quell’uomo s’inchinò, e adorò il Signore. E disse: Benedetto sia il Signore Iddio di Abrahamo mio signore, il qual non ha dismessa la sua benignità e lealtà inverso il mio signore; e quant’è a me, il Signore mi ha condotto per la diritta via in casa de’ fratelli del mio signore. E la fanciulla corse, e rapportò quelle cose in casa di sua madre Or Rebecca avea un fratello, il cui nome era Labano; costui corse fuori a quell’uomo, alla fonte. Come adunque egli ebbe veduto quel monile, e quelle maniglie nelle mani della sua sorella; e come ebbe intese le parole di Rebecca sua sorella, che dicea: Quell’uomo mi ha così parlato; egli se ne venne a quell’uomo; ed ecco, egli se ne stava presso de’ cammelli, appresso alla fonte. Ed egli gli disse: Entra, benedetto dal Signore; perchè te ne stai fuori? io ho pure apparecchiata la casa, e il luogo per i cammelli. E quell’uomo entrò dentro la casa, e Labano scaricò i cammelli, e diede loro dello strame e della pastura; parimente recò dell’acqua per lavare i piedi a quell’uomo, ed a quelli che erano con lui. Poi gli fu posto avanti da mangiare; ma egli disse: Io non mangerò, finchè io non abbia detto ciò che ho da dire. Ed esso gli disse: Parla. Ed egli disse: Io son servitore di Abrahamo. Ora, il Signore ha grandemente benedetto il mio signore, ed egli è divenuto grande; e il Signore gli ha dato pecore, e buoi, ed oro, ed argento, e servi, e serve, e cammelli, ed asini. E Sara, moglie del mio signore, dopo esser divenuta vecchia gli ha partorito un figliuolo, al quale egli ha dato tutto ciò ch’egli ha. E il mio signore mi ha fatto giurare, dicendo: Non prender moglie al mio figliuolo delle figliuole de’ Cananei, nel cui paese io dimoro. Anzi, va’ alla casa di mio padre, ed alla mia nazione, e prendi moglie al mio figliuolo. Ed io ho detto al mio signore: Forse quella donna non vorrà venirmi dietro. Ed egli mi ha detto: Il Signore, nel cui cospetto io son camminato, manderà il suo Angelo teco, e prospererà il tuo viaggio, e tu prenderai moglie al mio figliuolo, della mia nazione, e della casa di mio padre. Allora sarai sciolto del giuramento che io ti fo fare; quando sarai andato alla mia nazione, se essi non te l’avranno voluta dare, allora sarai sciolto del giuramento che io ti fo fare. Essendo adunque oggi giunto alla fonte, io dissi: Signore Iddio di Abrahamo mio signore, se pur ti piace prosperare il viaggio che io ho impreso; ecco, io mi fermerò presso a questa fontana di acqua; avvenga adunque, che la vergine che uscirà per attignere, la quale, dicendole io: Deh! dammi da bere un poco d’acqua della tua secchia; mi dirà: Bevi pure; ed anche attignerò per i tuoi cammelli; essa sia la moglie che il Signore ha preparata al figliuolo del mio signore. Avanti che io avessi finito di parlare fra me stesso, ecco, Rebecca uscì fuori, avendo la sua secchia in su la spalla; e scese alla fontana, ed attinse. Ed io le dissi: Deh! dammi da bere. Ed ella, calatasi prestamente la sua secchia d’addosso, mi disse: Bevi; ed anche darò da bere a’ tuoi cammelli. Ed io bevvi, ed ella diede ancora da bere a’ cammelli. Ed io la domandai, e le dissi: Di chi sei tu figliuola? Ed ella mi disse: Io son figliuola di Betuel, figliuolo di Nahor, il quale Milca gli partorì. Allora io le posi quel monile disopra al naso, e quelle maniglie in su le mani. E m’inchinai, e adorai il Signore, e benedissi il Signore Iddio d’Abrahamo mio signore, il quale mi avea, per la vera via, condotto a prendere al figliuolo del mio signore la figliuola del fratello di esso. Ora dunque, se voi volete usar benignità e lealtà verso il mio signore, significatemelo; se no, fatemelo assapere, ed io mi rivolgerò a destra o a sinistra. E Labano e Betuel risposero, e dissero: Questa cosa è proceduta dal Signore; noi non possiamo dirti nè mal nè bene. Ecco Rebecca al tuo comando; prendila, e vattene; e sia moglie del figliuol del tuo signore, siccome il Signore ne ha parlato. E quando il servitore di Abrahamo ebbe udite le lor parole, s’inchinò a terra, e adorò il Signore. Poi quel servitore trasse fuori vasellamenti d’argento e d’oro, e vestimenti; e li diede a Rebecca; ed al fratello, ed alla madre di essa donò cose preziose E poi mangiarono e bevvero, egli, e gli uomini ch’erano con lui, ed albergarono quivi quella notte; e la mattina seguente, essendosi levati, egli disse: Rimandatemi al mio signore. E il fratello e la madre di Rebecca dissero: Rimanga la fanciulla con noi alcuni giorni, almeno dieci; poi tu te ne andrai. Ed egli disse loro: Non mi ritardate, poichè il Signore ha fatto prosperare il mio viaggio: datemi commiato, acciocchè io me ne vada al mio signore. Ed essi dissero: Chiamiamo la fanciulla, e domandiamone lei stessa. Chiamarono adunque Rebecca, e le dissero: Vuoi tu andar con quest’uomo? Ed ella rispose: Sì, io vi andrò. Così mandarono Rebecca, lor sorella, e la sua balia, col servitore di Abrahamo, e con la sua gente. E benedissero Rebecca, e le dissero: Tu sei nostra sorella: moltiplica in mille migliaia; e possegga la tua progenie la porta de’ suoi nemici. E Rebecca si levò, insieme con le sue serventi, e montarono sopra i cammelli, e andarono dietro a quell’uomo. E quel servitore prese Rebecca, e se ne andò Or Isacco se ne ritornava di verso il Pozzo del Vivente che mi vede; perciocchè egli abitava nella contrada del mezzodì. Ed era uscito fuori per fare orazione alla campagna, in sul far della sera. E, alzati gli occhi, riguardò, ed ecco de’ cammelli che venivano. Rebecca alzò anch’essa gli occhi, e vide Isacco, e si gittò giù d’in sul cammello. Perciocchè avendo detto a quel servitore: Chi è quell’uomo che ci cammina incontro nel campo? egli le avea detto: Egli è il mio signore. E prese un velo, e se ne coprì. E il servitore raccontò ad Isacco tutte le cose ch’egli avea fatte. E Isacco menò Rebecca nel padiglione di Sara, sua madre; e la prese, ed ella divenne sua moglie, ed egli l’amò. E Isacco si consolò dopo la morte di sua madre ED Abrahamo prese un’altra moglie, il cui nome era Chetura. Ed ella gli partorì Zimran, e Iocsan, e Medan, e Madian, e Isbac, e Sua. E Iocsan generò Seba e Dedan. Ed i figliuoli di Dedan furono Assurim, e Letusim, e Leummim. Ed i figliuoli di Madian furono Efa, ed Efer ed Hanoc, ed Abida, ed Eldaa. Tutti questi furono figliuoli di Chetura. Ed Abrahamo donò tutto il suo avere ad Isacco. Ed a’ figliuoli delle sue concubine diede doni; e mentre era in vita, li mandò via d’appresso al suo figliuolo Isacco, verso il Levante, nel paese Orientale. Or il tempo della vita di Abrahamo fu di centosettanta cinque anni. Poi trapassò, e morì in buona vecchiezza, attempato, e sazio di vita: e fu raccolto a’ suoi popoli. E Isacco ed Ismaele, suoi figliuoli, lo seppellirono nella spelonca di Macpela nel campo di Efron, figliuoli di Sohar Hitteo, ch’è dirimpetto a Mamre; ch’è il campo che Abrahamo avea comperato da’ figliuoli di Het; quivi fu seppellito Abrahamo, e Sara, sua moglie Ora, dopo che Abrahamo fu morto, Iddio benedisse Isacco, suo figliuolo; e Isacco abitò presso del Pozzo del Vivente che mi vede. OR queste sono le generazioni d’Ismaele, figliuolo di Abrahamo, il quale Agar Egizia, serva di Sara, avea partorito ad Abrahamo. E questi sono i nomi de’ figliuoli d’Ismaele secondo i lor nomi nelle lor generazioni: Il primogenito d’Ismaele fu Nebaiot; poi v’era Chedar, ed Adbeel, e Mibsam; e Misma, e Duma, e Massa; ed Hadar, e Tema, e Ietur, e Nafis, e Chedma. Questi furono i figliuoli d’Ismaele, e questi sono i lor nomi, nelle lor villate, e nelle lor castella; e furono dodici principi fra’ lor popoli. E gli anni della vita d’Ismaele furono centrentasette; poi trapassò, e morì, e fu raccolto a’ suoi popoli. Ed i suoi figliuoli abitarono da Havila fin a Sur, ch’è dirimpetto all’Egitto, traendo verso l’Assiria. Il paese di esso gli scadde dirimpetto a tutti i suoi fratelli E QUESTE sono le generazioni d’Isacco, figliuolo di Abrahamo: Abrahamo generò Isacco. Ed Isacco era d’età di quarant’anni, quando prese per moglie Rebecca, figliuola di Betuel, Sirio, da Paddanaram, e sorella di Labano, Sirio. E Isacco fece orazione al Signore per la sua moglie; perciocchè ella era sterile: e il Signore l’esaudì; e Rebecca sua moglie concepette. Ed i figliuoli si urtavano l’un l’altro nel suo seno. Ed ella disse: Se così è, perchè sono io in vita? E andò a domandarne il Signore. E il Signore le disse: Due nazioni sono nel tuo seno; e due popoli diversi usciranno delle tue interiora; e l’un popolo sarà più possente dell’altro, e il maggiore servirà al minore. E quando fu compiuto il termine di essa da partorire, ecco, due gemelli erano nel suo seno. E il primo uscì fuori, ed era rosso, tutto peloso come un mantel velluto; e gli fu posto nome Esaù. Appresso uscì il suo fratello, il quale con la mano teneva il calcagno di Esaù; e gli fu posto nome Giacobbe. Or Isacco era d’età di settant’anni, quando ella li partorì. ED i fanciulli crebbero; ed Esaù fu uomo intendente della caccia, uomo di campagna; ma Giacobbe fu uomo semplice, che se ne stava ne’ padiglioni. E Isacco amava Esaù; perciocchè le selvaggine erano di suo gusto; e Rebecca amava Giacobbe Ora, concendo Giacobbe una minestra, Esaù giunse da’ campi, ed era stanco. Ed Esaù disse a Giacobbe: Deh! dammi a mangiare un po’ di cotesta minestra rossa; perciocchè io sono stanco; perciò egli fu nominato Edom. E Giacobbe gli disse: Vendimi oggi la tua primogenitura. Ed Esaù disse: Ecco, io me ne vo alla morte, che mi gioverà la primogenitura? E Giacobbe disse: Giurami oggi che tu me la vendi. Ed Esaù gliel giurò; e vendette la sua primogenitura a Giacobbe. E Giacobbe diede ad Esaù del pane, ed una minestra di lenticchie. Ed egli mangiò e bevve; poi si levò e se ne andò. Così Esaù sprezzò la primogenitura OR vi fu fame nel paese, oltre alla prima fame ch’era stata al tempo di Abrahamo. E Isacco se ne andò ad Abimelecco, re de’ Filistei, in Gherar. E il Signore gli apparve, e gli disse: Non iscendere in Egitto; dimora nel paese che io ti dirò. Dimora in questo paese, ed io sarò teco, e ti benedirò; perciocchè io darò a te, ed alla tua progenie, tutti questi paesi; ed atterrò ciò che io ho giurato ad Abrahamo tuo padre. E moltiplicherò la tua progenie, talchè sarà come le stelle del cielo; e darò alla tua progenie tutti questi paesi; e tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie. Perciocchè Abrahamo ubbidì alla mia voce ed osservò ciò che io gli avea imposto di osservare, i miei comandamenti, i miei statuti, e le mie leggi E Isacco adunque dimorò in Gherar. E le genti del luogo lo domandarono della sua moglie. Ed egli disse: Ella è mia sorella; perciocchè egli temeva di dire: Ella è mia moglie; che talora le genti del luogo non l’uccidessero per cagion di Rebecca; perciocchè ella era di bell’aspetto. Or avvenne che, dopo ch’egli fu dimorato quivi alquanti giorni, Abimelecco, re de’ Filistei, riguardando per la finestra, vide Isacco, che scherzava con Rebecca, sua moglie. E Abimelecco chiamò Isacco, e gli disse: Ecco, costei è pur tua moglie; come adunque hai tu detto: Ell’è mia sorella? E Isacco gli disse: Perciocchè io diceva: E’ mi convien guardare che io non muoia per cagion d’essa. E Abimelecco gli disse: Che cosa è questo che tu ci hai fatto? per poco alcuno del popolo si sarebbe giaciuto con la tua moglie, e così tu ci avresti fatto venire addosso una gran colpa. E Abimelecco fece un comandamento a tutto il popolo, dicendo: Chiunque toccherà quest’uomo, o la sua moglie, del tutto sarà fatto morire E Isacco seminò in quel paese; e quell’anno trovò cento per uno. E il Signore lo benedisse. E quell’uomo divenne grande, e andò del continuo crescendo, finchè fu sommamente accresciuto. Ed avea gregge di minuto bestiame, ed armenti di grosso, e molta famiglia; e perciò i Filistei lo invidiavano. Laonde turarono, ed empierono di terra tutti i pozzi che i servitori di suo padre aveano cavati al tempo di Abrahamo. E Abimelecco disse ad Isacco: Partiti da noi; perciocchè tu sei divenuto molto più possente di noi. Isacco adunque si partì di là, e tese i padiglioni nella Valle di Gherar, e dimorò quivi. E Isacco cavò di nuovo i pozzi d’acqua, che erano stati cavati al tempo di Abrahamo, suo padre, i quali i Filistei aveano turati dopo la morte di Abrahamo; e pose loro gli stessi nomi che suo padre avea lor posti. E i servitori d’Isacco cavarono in quella valle, e trovarono quivi un pozzo d’acqua viva. Ma i pastori di Gherar contesero co’ pastori d’Isacco, dicendo: Quest’acqua è nostra. Ed esso nominò quel pozzo Esec; perciocchè essi ne aveano mossa briga con lui. Poi cavarono un altro pozzo, e per quello ancora contesero; laonde Isacco nominò quel pozzo Sitna. Allora egli si tramutò di là, e cavò un altro pozzo, per lo quale non contesero; ed egli nominò quel pozzo Rehobot; e disse: Ora ci ha pure il Signore allargati, essendo noi moltiplicati in questo paese. Poi di là salì in Beerseba. E il Signore gli apparve in quella stessa notte, e gli disse: Io son l’Iddio di Abrahamo, tuo padre; non temere; perciocchè io son teco, e ti benedirò, e moltiplicherò la tua progenie, per amor di Abrahamo mio servitore. Ed egli edificò quivi un altare, ed invocò il Nome del Signore, e tese quivi i suoi padiglioni; e i suoi servitori cavarono quivi un pozzo E Abimelecco andò a lui da Gherar, insieme con Ahuzat suo famigliare, e con Picol capo del suo esercito. E Isacco disse loro: Perchè siete voi venuti a me, poichè mi odiate, e mi avete mandato via d’appresso a voi? Ed essi dissero: Noi abbiamo chiaramente veduto che il Signore è teco; laonde abbiamo detto: Siavi ora giuramento fra noi; fra noi e te, e facciamo lega teco: Se giammai tu ci fai alcun male; come ancora noi non ti abbiamo toccato; e non ti abbiam fatto se non bene, e ti abbiamo rimandato in pace; tu che ora sei benedetto dal Signore. Ed egli fece loro un convito; ed essi mangiarono e bevvero. E, levatisi la mattina seguente a buon’ora, giurarono l’uno all’altro. Poi Isacco li accommiatò; ed essi si partirono da lui amichevolmente. In quell’istesso giorno, i servitori d’Isacco vennero, e gli fecero rapporto di un pozzo che aveano cavato; e gli dissero: Noi abbiam trovato dell’acqua. Ed egli pose nome a quel pozzo Siba; perciò quella città è stata nominata Beerseba fino ad oggi Or Esaù, essendo d’età di quarant’anni, prese per moglie Iudit, figliuola di Beeri Hitteo; e Basmat, figliuola di Elon Hitteo. Ed esse furono cagione di amaritudine d’animo a Isacco ed a Rebecca OR avvenne che, essendo già invecchiato Isacco, ed essendo gli occhi suoi scurati, sì che non vedeva, chiamò Esaù suo figliuol maggiore, e gli disse: Figliuol mio. Ed egli gli disse: Eccomi. E Isacco disse: Ecco, ora io sono invecchiato, e non so il giorno della mia morte. Deh! prendi ora i tuoi arnesi, il tuo turcasso e il tuo arco; e vattene fuori a’ campi, e prendimi qualche cacciagione. Ed apparecchiami alcune vivande saporite, quali io le amo, e portamele, che io ne mangi; acciocchè l’anima mia ti benedica avanti che io muoia. Or Rebecca stava ad ascoltare, mentre Isacco parlava ad Esaù, suo figliuolo. Esaù adunque andò a’ campi per prender qualche cacciagione, e portarla a suo padre E Rebecca parlò a Giacobbe suo figliuolo, e gli disse: Ecco, io ho udito che tuo padre parlava ad Esaù, tuo fratello, dicendo: Portami della cacciagione, ed apparecchiami alcun mangiare saporito, acciocchè io ne mangi; ed io ti benedirò nel cospetto del Signore, avanti che io muoia. Ora dunque, figliuol mio, attendi alla mia voce, in ciò che io ti comando. Vattene ora alla greggia, ed arrecami di là due buoni capretti, ed io ne apparecchierò delle vivande saporite a tuo padre, quali egli le ama. E tu le porterai a tuo padre, acciocchè ne mangi, e ti benedica, avanti ch’egli muoia. E Giacobbe disse a Rebecca sua madre: Ecco, Esaù mio fratello è uomo peloso, ed io son uomo senza peli. Per avventura mio padre mi tasterà, e sarò da lui reputato un ingannatore; e così mi farò venire addosso maledizione, e non benedizione. Ma sua madre gli disse: Figliuol mio, la tua maledizione sia sopra me; attendi pure alla mia voce, e va’ ed arrecami que’ capretti. Egli adunque andò, e prese que’ capretti, e li arrecò a sua madre; e sua madre ne apparecchiò delle vivande saporite, quali il padre di esso le amava. Poi Rebecca prese i più bei vestimenti di Esaù suo figliuol maggiore, ch’ella avea appresso di sè in casa, e ne vestì Giacobbe suo figliuol minore. E con le pelli de’ capretti coperse le mani di esso, e il collo ch’era senza peli. E diede in mano a Giacobbe suo figliuolo, quelle vivande saporite, e quel pane che avea apparecchiato Ed egli venne a suo padre, e gli disse: Padre mio. Ed egli disse: Eccomi: chi sei, figliuol mio? E Giacobbe disse a suo padre: Io sono Esaù, tuo primogenito; io ho fatto come tu mi dicesti. Deh! levati, assettati, e mangia della mia cacciagione, acciocchè l’anima tua mi benedica. E Isacco disse al suo figliuolo: Come ne hai tu così presto trovato, figliuol mio? Ed egli rispose: Perciocchè il Signore Iddio tuo me ne ha fatto scontrare. E Isacco disse a Giacobbe: Deh! appressati, figliuol mio, che io ti tasti, per saper se tu sei pure il mio figliuolo Esaù, o no. Giacobbe adunque si appressò ad Isacco suo padre; e come egli l’ebbe tastato, disse: Cotesta voce è la voce di Giacobbe, ma queste mani son le mani di Esaù. E nol riconobbe; perciocchè le sue mani erano pelose, come le mani di Esaù, suo fratello; e lo benedisse. E disse: Sei tu pur desso, figliuol mio Esaù? Ed egli disse: Sì, io son desso. Ed egli disse: Recami della cacciagione del mio figliuolo, acciocchè io ne mangi, e che l’anima mia ti benedica. E Giacobbe gliela recò, e Isacco mangiò. Giacobbe ancora gli recò del vino, ed egli bevve. Poi Isacco suo padre gli disse: Deh! appressati e baciami, figliuol mio. Ed egli si appressò, e lo baciò. E Isacco odorò l’odor dei vestimenti di esso, e lo benedisse; e disse: Ecco l’odor del mio figliuolo, simile all’odor di un campo che il Signore ha benedetto. Iddio adunque ti dia della rugiada del cielo, E delle grassezze della terra, Ed abbondanza di frumento e di mosto. Servanti i popoli, Ed inchininsi a te le nazioni; Sii pardrone de’ tuoi fratelli, Ed inchininsi a te i figliuoli di tua madre; Sieno maledetti coloro che ti malediranno, E benedetti coloro che ti benediranno E come Isacco ebbe finito di benedir Giacobbe, ed essendo appena Giacobbe uscito d’appresso ad Isacco suo padre, Esaù suo fratello giunse dalla sua caccia. E apparecchiò anch’egli delle vivande saporite, e le recò a suo padre, e gli disse: Levisi mio padre, e mangi della cacciagion del suo figliuolo; acciocchè l’anima tua mi benedica. E Isacco suo padre gli disse: Chi sei tu? Ed egli disse: Io sono Esaù tuo figliuolo primogenito. E Isacco sbigottì di un grandissimo sbigottimento, e disse: Or chi è colui che prese della cacciagione e me la recò; talchè, avanti che tu fossi venuto, io mangiai di tutto ciò ch’egli mi presentò, e lo benedissi? ed anche sarà benedetto. Quando Esaù ebbe intese le parole di suo padre, fece un grande ed amarissimo gridare: poi disse a suo padre: Benedici me ancora, padre mio. Ed egli gli disse: Il tuo fratello è venuto con inganno, ed ha tolta la tua benedizione. Ed Esaù disse: Non fu egli pur nominato Giacobbe? egli mi ha frodato già due volte; egli mi tolse già la mia primogenitura; ed ecco, ora mi ha tolta la mia benedizione. Poi disse a suo padre: Non mi hai tu riserbata alcuna benedizione? E Isacco rispose, e disse ad Esaù: Ecco, io l’ho costituito tuo padrone, e gli ho dati tutti i suoi fratelli per servi; e l’ho fornito di frumento e di mosto; ora dunque, che ti farei io, figliuol mio? Ed Esaù disse a suo padre: Hai tu una sola benedizione, padre mio? benedici ancora me, padre mio. E alzò la voce, e pianse. E Isacco suo padre rispose, a gli disse: Ecco, la tua stanza sarà in luoghi grassi di terreno, E per la rugiada del cielo disopra. E tu viverai con la tua spada, E servirai al tuo fratello; Ma egli avverrà che, dopo che tu avrai gemuto, Tu spezzerai il suo giogo d’in sul tuo collo Ed Esaù prese ad odiar Giacobbe, per cagion della benedizione, con la quale suo padre l’avea benedetto; e disse nel suo cuore: I giorni del duolo di mio padre si avvicinano; allora io ucciderò Giacobbe mio fratello. E le parole di Esaù, suo figliuol maggiore, furono rapportate a Rebecca; ed ella mandò a chiamar Giacobbe, suo figliuol minore, e gli disse: Ecco, Esaù tuo fratello si consola intorno a te, ch’egli ti ucciderà. Ora dunque, figliuol mio, attendi alla mia voce; levati, fuggitene in Charan, a Labano, mio fratello. E dimora con lui alquanto tempo, finchè l’ira del tuo fratello sia racquetata; finchè il cruccio del tuo fratello sia racquetato inverso te, e ch’egli abbia dimenticato ciò che tu gli hai fatto; e allora io manderò a farti tornar di là; perchè sarei io orbata di amendue voi in uno stesso giorno? E Rebecca disse ad Isacco: La vita mi è noiosa per cagion di queste Hittee; se Giacobbe prende moglie delle figliuole degli Hittei, quali son queste che son delle donne di questo paese, che mi giova il vivere? ISACCO adunque chiamò Giacobbe, e lo benedisse, e gli comandò, e gli disse: Non prender moglie delle figliuole di Canaan. Levati, vattene in Paddan-aram, alla casa di Betuel, padre di tua madre, e prenditi di là moglie, delle figliuole di Labano, fratello di tua madre. E l’Iddio Onnipotente ti benedica, e ti faccia fruttare, e crescere; talchè tu diventi una raunanza di popoli. E ti dia la benedizione di Abrahamo; a te, ed alla tua progenie teco; acciocchè tu possegga il paese dove sei andato peregrinando, il quale Iddio donò ad Abrahamo. Isacco adunque ne mandò Giacobbe; ed egli si ne andò in Paddan-aram, a Labano, figliuolo di Betuel, Sirio, fratello di Rebecca, madre di Giacobbe e di Esaù Ed Esaù vide che Isacco avea benedetto Giacobbe, e l’avea mandato in Paddan-aram, acciocchè di là si prendesse moglie; e che, benedicendolo, gli avea vietato e detto: Non prender moglie delle figliuole di Canaan; e che Giacobbe avea ubbidito a suo padre ed a sua madre, e se n’era andato in Paddan-aram. Esaù vedeva, oltre a ciò, che le figliuole di Canaan dispiacevano ad Isacco suo padre. Ed egli andò ad Ismaele, e prese per moglie Mahalat, figliuola d’Ismaele, figliuolo di Abrahamo, sorella di Nebaiot; oltre alle sue altre mogli OR Giacobbe partì di Beerseba, ed andando in Charan, capitò in un certo luogo, e vi stette la notte; perciocchè il sole era già tramontato, e prese delle pietre del luogo, e le pose per suo capezzale; e giacque in quel luogo. E sognò; ed ecco una scala rizzata in terra, la cui cima giungeva al cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano per essa. Ed ecco, il Signore stava al disopra di essa. Ed egli disse: Io sono il Signore Iddio di Abrahamo tuo padre, e l’Iddio d’Isacco; io darò a te, ed alla tua progenie, il paese sopra il quale tu giaci. E la tua progenie sarà come la polvere della terra; e tu ti spanderai verso occidente, e verso oriente, e verso settentrione, e verso mezzodì; e tutte le nazioni della terra saranno benedette in te, e nella tua progenie. Ed ecco, io son teco, e ti guarderò dovunque tu andrai, e ti ricondurrò in questo paese; perciocchè io non ti abbandonerò, finchè io abbia fatto ciò che ti ho detto E quando Giacobbe si fu risvegliato dal suo sonno, disse: Per certo il Signore è in questo luogo, ed io nol sapeva. E temette, e disse: Quanto è spaventevole questo luogo! questo luogo non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo. E Giacobbe si levò la mattina a buon’ora, e prese la pietra, la quale avea posta per suo capezzale, e ne fece un piliere, e versò dell’olio sopra la sommità di essa. E pose nome a quel luogo Betel; conciossiachè prima il nome di quella città fosse Luz. E Giacobbe fece un voto, dicendo: Se Iddio è meco, e mi guarda in questo viaggio che io fo, e mi dà del pane da mangiare, e de’ vestimenti da vestirmi; e se io ritorno sano e salvo a casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. E questa pietra, della quale ho fatto un piliere, sarà una casa di Dio, e del tutto io ti darò la decima di tutto quel che tu mi avrai donato POI Giacobbe si mise in cammino, e andò nel paese degli Orientali. E riguardò, ed ecco un pozzo in un campo, e quivi erano tre gregge di pecore, che giacevano appresso di quello; perciocchè di quel pozzo si abbeveravano le gregge; ed una gran pietra era sopra la bocca del pozzo. E quivi si raunavano tutte le gregge, e i pastori rotolavano quella pietra d’in su la bocca del pozzo, e abbeveravano le pecore; e poi tornavano la pietra al suo luogo, in su la bocca del pozzo. E Giacobbe disse loro: Fratelli miei, onde siete voi? Ed essi risposero: Noi siamo di Charan. Ed egli disse loro: Conoscete voi Labano, figliuolo di Nahor? Ed essi dissero: Sì, noi lo conosciamo. Ed egli disse loro: Sta egli bene? Ed essi dissero: Sì, egli sta bene; ed ecco Rachele, sua figliuola, che viene con le pecore. Ed egli disse loro: Ecco, il giorno è ancora alto; non è tempo di raccogliere il bestiame; abbeverate queste pecore, ed andate, e pasturatele. Ma essi dissero: Noi non possiamo, finchè tutte le gregge non sieno adunate, e che si rotoli la pietra d’in su la bocca del pozzo; allora abbevereremo le pecore Mentre egli parlava ancora con loro, Rachele sopraggiunse, con le pecore di suo padre; perciocchè ella era guardiana di pecore. E, quando Giacobbe ebbe veduta Rachele, figliuola di Labano, fratello di sua madre, con le pecore di Labano, fratello di sua madre, egli si fece innanzi, e rotolò quella pietra d’in su la bocca del pozzo, e abbeverò le pecore di Labano, fratello di sua madre. E Giacobbe baciò Rachele, e alzò la sua voce, e pianse. E Giacobbe dichiarò a Rachele come egli era fratello di suo padre; e come egli era figliuolo di Rebecca. Ed ella corse, e lo rapportò a suo padre. E, come Labano ebbe udite le novelle di Giacobbe, figliuolo della sua sorella, gli corse incontro, e l’abbracciò, e lo baciò, e lo menò in casa sua. E Giacobbe raccontò a Labano tutte queste cose. E Labano gli disse: Veramente tu sei mie ossa e mia carne. Ed egli dimorò con lui un mese intiero E Labano gli disse: Perchè tu sei mio fratello, mi serviresti tu gratuitamente? dichiarami qual deve essere il tuo premio. Or Labano avea due figliuole: la maggiore si chiamava Lea, e la minore Rachele. E Lea avea gli occhi teneri; ma Rachele era formosa, e di bello aspetto. E Giacobbe amava Rachele; e disse a Labano: Io ti servirò sett’anni per Rachele, tua figliuola minore. E Labano disse: Meglio è che io la dia a te, che ad un altro uomo; stattene pur meco. E Giacobbe servì per Rachele lo spazio di sette anni; e quelli gli parvero pochi giorni, per l’amore ch’egli le portava. E Giacobbe disse a Labano: Dammi la mia moglie; perciocchè il mio termine è compiuto; e lascia che io entri da lei. E Labano adunò tutte le genti del luogo, e fece un convito. Ma la sera prese Lea, sua figliuola, e la menò a Giacobbe; il quale entrò da lei. E Labano diede Zilpa, sua serva, a Lea, sua figliuola, per serva. Poi, venuta la mattina, ecco, colei era Lea. E Giacobbe disse a Labano: Che cosa è ciò che tu mi hai fatto? non ho io servito appo te per Rachele? perchè dunque mi hai ingannato? E Labano gli disse: E’ non si suol far così appo noi, di dar la minore avanti la maggiore. Fornisci pure la settimana di questa; e poi ti daremo ancora quest’altra, per lo servigio che tu farai in casa mia altri sett’anni. Giacobbe adunque fece così; e fornì la settimana di quella; poi Labano gli diede ancora per moglie Rachele, sua figliluola. E Labano diede Bilha, sua serva, a Rachele, sua figliola, per serva. E Giacobbe entrò eziandio da Rachele, ed anche amò Rachele più che Lea, e servì ancora sett’altri anni appo Labano E il Signore, veggendo che Lea era odiata, aperse la sua matrice; ma Rachele era sterile. E Lea concepette, e partorì un figliuolo, al quale ella pose nome Ruben; perciocchè disse: Il Signore ha pur riguardato alla mia afflizione; ora mi amerà pure il mio marito. Poi concepette di nuovo, e partorì un figliuolo, e disse: Il Signore ha pure inteso che io era odiata, e però mi ha dato ancora questo figliuolo; perciò gli pose nome Simeone. Ed ella concepette ancora, e partorì un figliuolo, e disse: Questa volta pure il mio marito starà congiunto meco; perciocchè io gli ho partoriti tre figliuoli; perciò fu posto nome a quel figliuolo Levi. Ed ella concepette ancora, e partorì un figliuolo, e disse: Questa volta io celebrerò il Signore; perciò pose nome a quel figliuolo Giuda; poi restò di partorire E Rachele, veggendo che non faceva figliuoli a Giacobbe, portò invidia alla sua sorella; e disse a Giacobbe: Dammi de’ figliuoli; altrimenti io son morta. E Giacobbe s’accesse in ira contro a Rachele, e disse: Sono io in luogo di Dio, il qual t’ha dinegato il frutto del ventre? Ed ella disse: Ecco Bilha, mia serva; entra da lei ed ella partorirà sopra le mie ginocchia, ed io ancora avrò progenie da lei. Ed ella diede a Giacobbe Bilha, sua serva, per moglie, ed egli entrò da lei. E Bilha concepette, e partorì un figliuolo a Giacobbe. E Rachele disse: Iddio mi ha fatto ragione, ed ha eziandio ascoltata la mia voce, e mi ha dato un figliuolo; perciò ella gli pose nome Dan. E Bilha, serva di Rachele, concepette ancora, e partorì un secondo figliuolo a Giacobbe. E Rachele disse: Io ho lottate le lotte di Dio con la mia sorella; ed anche ho vinto; perciò pose nome a quel figliuolo Neftali. E Lea, veggendo ch’era restata di partorire, prese Zilpa, sua serva, e la diede a Giacobbe per moglie. E Zilpa, serva di Lea, partorì un figliuolo a Giacobbe. E Lea disse: Buona ventura è giunta; e pose nome a quel figliuolo Gad. Poi Zilpa, serva di Lea, partorì un secondo figliuolo a Giacobbe. E Lea disse: Quest’è per farmi beata; conciossiachè le donne mi chiameranno beata; perciò ella pose nome a quel figliuolo Aser Or Ruben andò fuori al tempo della ricolta de’ grani, e trovò delle mandragole per i campi, e le portò a Lea, sua madre. E Rachele disse a Lea: Deh! dammi delle mandragole del tuo figliuolo. Ed ella le disse: È egli poco che tu mi abbi tolto il mio marito, che tu mi vuoi ancora togliere le mandragole del mio figliuolo? E Rachele disse: Or su, giacciasi egli questa notte teco per le mandragole del tuo figliuolo. E come Giacobbe se ne veniva in su la sera da’ campi, Lea gli uscì incontro, e gli disse: Entra da me; perciocchè io ti ho tolto a prezzo per le mandragole del mio figliuolo. Egli adunque si giacque con lei quella notte. E Iddio esaudì Lea, talchè ella concepette, e partorì il quinto figliuolo a Giacobbe. Ed ella disse: Iddio mi ha dato il mio premio, di ciò che io diedi la mia serva al mio marito; e pose nome a quel figliuolo Issacar. E Lea concepette ancora, e partorì il sesto figliuolo a Giacobbe. E Lea disse: Iddio mi ha dotata d’una buona dote; questa volta il mio marito abiterà meco, poichè io gli ho partoriti sei figliuoli; e pose nome a quel figliuolo Zabulon. Poi partorì una figliuola, e le pose nome Dina. E Iddio si ricordò di Rachele, e l’esaudì, e le aperse la matrice. Ed ella concepette, e partorì un figliuolo; e disse: Iddio ha tolto via il mio obbrobrio. E pose nome a quel figliuolo Giuseppe, dicendo: Il Signore mi aggiunga un altro figliuolo E, dopo che Rachele ebbe partorito Giuseppe, Giacobbe disse a Labano: Dammi licenza, acciocchè io me ne vada al mio luogo, ed al mio paese. Dammi le mie mogli, per le quali io ti ho servito, ed i miei figliuoli; acciocchè io me ne vada; perciocchè tu sai il servigio che io t’ho renduto. E Labano gli disse: Deh! se pure ho trovato grazia appo te: Io ho veduto che il Signore mi ha benedetto per cagion tua. Poi disse: Significami appunto qual salario mi ti converrà dare, ed io te lo darò. Ed egli gli disse: Tu sai come io ti ho servito, e quale è divenuto il tuo bestiame meco. Perciocchè poco era quello che tu avevi, avanti che io venissi; ma ora egli è cresciuto sommamente; e il Signore ti ha benedetto per lo mio governo; ed ora quando mi adopererò io ancora per la mia famiglia? Ed egli disse: Che ti darò io? E Giacobbe disse: Non darmi nulla; se tu mi fai questo, io tornerò a pasturare, ed a guardar le tue pecore. Io passerò oggi per mezzo tutte le tue gregge, levandone, d’infra le pecore, ogni agnello macchiato e vaiolato; e ogni agnello di color fosco; e, d’infra le capre, le vaiolate e le macchiate; e tal sarà da ora innanzi il mio salario. Così da questo dì innanzi, quando tu mi contenderai il mio salario, la mia giustizia risponderà per me nel tuo cospetto; tutto ciò che non sarà macchiato o vaiolato fra le capre, e di color fosco fra le pecore, e sarà trovato appo me, sarà furto. E Labano disse: Ecco, sia come tu hai detto. Ed in quel dì mise da parte i becchi, e i montoni macchiati e vaiolati; e tutte le capre macchiate e vaiolate; e tutte quelle in cui era alcuna macchia bianca; e, d’infra le pecore, tutte quelle ch’erano di color fosco; e le mise tra le mani de’ suoi figliuoli. E frappose il cammino di tre giornate fra sè e Giacobbe. E Giacobbe pasturava il rimanente delle gregge di Labano E Giacobbe prese delle verghe verdi di pioppo, di nocciuolo, e di castagno; e vi fece delle scorzature bianche, scoprendo il bianco ch’era nelle verghe. Poi piantò le verghe ch’egli avea scorzate, dinanzi alle gregge, ne’ canali dell’acqua, e negli abbeveratoi, ove le pecore venivano a bere; e le pecore entravano in calore quando venivano a bere. Le pecore adunque e le capre entravano in calore, vedendo quelle verghe; onde figliavano parti vergati, macchiati, e viaolati. Poi, come Giacobbe avea spartiti gli agnelli, faceva volger gli occhi alle pecore delle gregge di Labano, verso le vaiolate, e verso tutte quelle ch’erano di color fosco; e metteva le sue gregge da parte, e non le metteva di rincontro alle pecore di Labano. E ogni volta che le pecore primaiuole entravano in calore, Giacobbe metteva quelle verghe ne’ canali, alla vista delle pecore e delle capre; acciocchè entrassero in calore, alla vista di quelle verghe. Ma, quando le pecore erano serotine, egli non ve le poneva; e così le pecore serotine erano di Labano, e le primaiuole di Giacobbe. E quell’uomo crebbe sommamente in facoltà, ed ebbe molte gregge, e servi, e serve, e cammelli, ed asini OR egli udì le parole de’ figliuoli di Labano, che dicevano: Giacobbe ha tolto a nostro padre tutto il suo avere; e di quello ch’era di nostra padre, egli ha acquistata tutta questa dovizia. Giacobbe ancora vide che la faccia di Labano non era verso lui qual soleva esser per addietro. E il Signore disse a Giacobbe: Ritornatene al paese de’ tuoi, ed al tuo luogo natio, ed io sarò teco. E Giacobbe mandò a chiamar Rachele e Lea, a’ campi, presso della sua greggia. E disse loro: Io veggo che la faccia di vostro padre non è inverso me qual soleva esser per addietro; e pur l’Iddio di mio padre è stato meco. E voi sapete che ho servito a vostro padre di tutto il mio potere. Ma egli mi ha ingannato, e m’ha cambiato il mio salario dieci volte; ma Iddio non gli ha permesso di farmi alcun danno. Se egli diceva così: Le macchiate saranno il tuo salario, tutta la greggia figliava parti macchiati; e se diceva così: Le vergate saranno il tuo salario, tutta la greggia figliava parti vergati. E Iddio ha tolto il bestiame a vostro padre, e me lo ha dato. Ed avvenne una volta, al tempo che le pecore entrano in calore, che io alzai gli occhi, e vidi in sogno che i becchi ed i montoni che ammontavano le pecore e le capre, erano vergati, macchiati e grandinati. E l’angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe. Ed io dissi: Eccomi. Ed egli disse: Alza ora gli occhi, e vedi tutti i becchi e i montoni, che ammontano le capre e le pecore, come son tutti vergati, macchiati, e grandinati; perciocchè io ho veduto tutto quello che Labano ti fa. Io son l’Iddio di Betel, dove tu ugnesti quel piliere, e dove tu mi facesti quel voto; ora levati, e partiti di questo paese, e ritornatene nel tuo natio paese. E Rachele e Lea risposero, e dissero: Abbiamo noi più alcuna parte od eredità in casa di nostro padre? Non fummo noi da lui reputate straniere, quando egli ci vendette? ed oltre a ciò egli ha tutti mangiati i nostri danari. Conciossiachè tutte queste facoltà che Iddio ha tolte a nostro padre, già fosser nostre e de’ nostri figliuoli; ora dunque fa’ pur tutto quello che Iddio ti ha detto E Giacobbe si levò, e mise i suoi figliuoli e le sue mogli in su de’ cammelli. E ne menò tutto il suo bestiame, e tutte le sue facoltà ch’egli avea acquistate; il bestiame ch’egli avea acquistato in Paddan-aram per venirsene nel paese di Canaan, ad Isacco suo padre. Or Labano se n’era andato a tondere le sue pecore; e Rachele rubò gl’idoli di suo padre. E Giacobbe si partì furtivamente da Labano, Sirio; perciocchè egli non gliel dichiarò; conciossiachè egli se ne fuggisse. Egli adunque se ne fuggì, con tutto quello ch’egli avea; e si levò, e passò il Fiume, e si dirizzò verso il monte di Galaad. E il terzo giorno appresso fu rapportato a Labano, che Giacobbe se n’era fuggito. Allora egli prese seco i suoi fratelli, e lo perseguì per sette giornate di cammino; e lo raggiunse al monte di Galaad. Ma Iddio venne a Labano, Sirio, in sogno di notte, e gli disse: Guardati che tu non venga a parole con Giacobbe, nè in bene, nè in male Labano adunque raggiunse Giacobbe. E Giacobbe avea tesi i suoi padiglioni in sul monte; e Labano, co’ suoi fratelli, tese parimente i suoi nel monte di Galaad. E Labano disse a Giacobbe: Che hai tu fatto, partendoti da me furtivamente, e menandone le mie figliuole come prigioni di guerra? Perchè ti sei fuggito celatamente, e ti sei furtivamente partito da me, e non me l’hai fatto assapere? ed io ti avrei accommiatato con allegrezza e con canti, con tamburi e con cetere. E non mi hai pur permesso di baciare i miei figliuoli e le mie figliuole; ora tu hai stoltamente fatto. E’ sarebbe in mio potere di farvi del male; ma l’Iddio del padre vostro mi parlò la notte passata, dicendo: Guardati che tu non venga a parole con Giacobbe, nè in bene, nè in male. Ora dunque, siitene pure andato, poichè del tutto bramavi la casa di tuo padre; ma, perchè hai tu rubati i miei dii? E Giacobbe rispose, e disse a Labano: Io me ne son così andato, perchè io avea paura; perciocchè io diceva che mi conveniva guardar che talora tu non rapissi le tue figliuole d’appresso a me. Colui, appo il quale tu avrai trovati i tuoi dii, non sia lasciato vivere; riconosci, in presenza de’ nostri fratelli, se vi è nulla del tuo appo me, e prenditelo. Or Giacobbe non sapeva che Rachele avesse rubati quegl’iddii. Labano adunque entrò nel padiglione di Giacobbe, e nel padiglione di Lea, e nel padiglione delle due serve, e non li trovò; ed uscito del padiglione di Lea, entrò nel padiglione di Rachele. Ma Rachele avea presi quegl’idoli, e li avea messi dentro l’arnese d’un cammello, e s’era posta a sedere sopra essi; e Labano frugò tutto il padiglione, e non li trovò. Ed ella disse a suo padre: Non prenda il mio signore sdegno, ch’io non posso levarmi su davanti a te; perciocchè io ho quello che sogliono aver le donne. Egli adunque investigò, ma non trovò quegl’idoli E Giacobbe si adirò, e contese con Labano, e gli parlò, e gli disse: Qual misfatto, o qual peccato ho io commesso, che tu mi abbi così ardentemente perseguito? Poichè tu hai frugate tutte le mie masserizie, che hai tu trovato di tutte le masserizie di casa tua? mettilo qui davanti a’ tuoi e miei fratelli, acciocchè giudichino chi di noi due ha ragione. Già son vent’anni ch’io sono stato teco; le tue pecore e le tue capre non hanno disperduto, ed io non ho mangiati i montoni della tua greggia. Io non ti ho portato ciò ch’era lacerato; io l’ho pagato; tu me lo hai ridomandato: come ancora se alcuna cosa era stata rubata di giorno o di notte. Io mi son portato in maniera che il caldo mi consumava di giorno, e di notte il gelo, e il sonno mi fuggiva dagli occhi. Già son vent’anni ch’io sono in casa tua, io ti ho servito quattordici anni per le tue due figliuole, e sei anni per le tue pecore; e tu mi hai mutato il mio salario dieci volte. Se l’Iddio di mio padre, l’Iddio di Abrahamo, e il terrore d’Isacco, non fosse stato meco, certo tu mi avresti ora rimandato voto. Iddio ha veduta la mia afflizione, e la fatica delle mie mani: e però la notte passata ne ha data la sentenza Labano rispose a Giacobbe, e gli disse: Queste figliuole son mie figliuole, e questi figliuoli son miei figliuoli, e queste pecore son mie pecore, e tutto quello che tu vedi è mio; e che farei io oggi a queste mie figliuole, ovvero a’ lor figliuoli che esse hanno partoriti? Ora dunque, vieni, facciam patto insieme, tu ed io; e sia ciò per testimonianza fra me e te. E Giacobbe prese una pietra, e la rizzò per un piliere. E Giacobbe disse a’ suoi fratelli: Raccogliete delle pietre. Ed essi presero delle pietre, e ne fecero un mucchio, e mangiarono quivi. E Labano chiamò quel mucchio Iegar-sahaduta; e Giacobbe gli pose nome Galed. E Labano disse: Questo mucchio è oggi testimonio fra me e te; perciò fu nominato Galed: ed anche Mispa; perciocchè Labano disse: Il Signore riguardi fra te e me, quando non ci potremo vedere l’un l’altro. Se tu affliggi le mie figliuole, ovvero, se tu prendi altre mogli oltre alle mie figliuole, non un uomo è testimonio fra noi; vedi: Iddio è testimonio fra me e te. Labano, oltre a ciò, disse a Giacobbe: Ecco questo mucchio che io ho ammonticchiato, ed ecco questo piliere fra me e te. Questo mucchio sarà testimonio, e questo piliere ancora sarà testimonio, che nè io non passerò questo mucchio per andare a te, nè tu non passerai questo mucchio e questo piliere, per venire a me, per male. L’Iddio di Abrahamo, e l’Iddio di Nahor, l’Iddio del padre loro, sieno giudici fra noi. Ma Giacobbe giurò per lo terrore d’Isacco, suo padre. E Giacobbe sacrificò un sacrificio in su quel monte, e chiamò i suoi fratelli a mangiar del pane. Essi adunque mangiarono del pane, e dimorarono quella notte in su quel monte. E la mattina, Labano si levò a buon’ora, e baciò le sue figliuole, e i suoi figliuoli, e li benedisse. Poi se ne andò, e ritornò al suo luogo E GIACOBBE andò al suo cammino; ed egli scontrò degli Angeli di Dio. E come Giacobbe li vide, disse: Quest’è un campo di Dio: perciò pose nome a quel luogo Mahanaim E Giacobbe mandò davanti a sè dei messi ad Esaù, suo fratello, nel paese di Seir, territorio di Edom. E diede loro quest’ordine: Dite così ad Esaù, mio signore: Così ha detto il tuo servitore Giacobbe: Io sono stato forestiere appo Labano, e vi son dimorato infino ad ora. Ed ho buoi, ed asini, e pecore, e servi, e serve; e mando significandolo al mio signore, per ritrovar grazia appo te. E i messi se ne ritornarono a Giacobbe, e gli dissero: Noi siamo andati ad Esaù, tuo fratello; ed egli altresì ti viene incontro, menando seco quattrocent’uomini. E Giacobbe temette grandemente, e fu angosciato; e spartì la gente ch’era seco, e le gregge, e gli armenti, e i cammelli in due schiere. E disse: Se Esaù viene ad una delle schiere, e la percuote, l’altra scamperà Poi Giacobbe disse: O Dio di Abrahamo, mio padre, e Dio parimente d’Isacco, mio padre; o Signore, che mi dicesti: Ritorna al tuo paese, ed al tuo luogo natio, ed io ti farò del bene, io son piccolo appo tutte le benignità, e tutta la lealtà che tu hai usata inverso il tuo servitore; perciocchè io passai questo Giordano col mio bastone solo, ed ora son divenuto due schiere. Liberami, ti prego, dalle mani del mio fratello, dalle mani di Esaù; perciocchè io temo di lui, che talora egli non venga, e mi percuota, madre e figliuoli insieme. E pur tu hai detto: Per certo io ti farò del bene, e farò che la tua progenie sarà come la rena del mare, la qual non si può annoverare per la sua moltitudine Ed egli dimorò quivi quella notte; e prese di ciò che gli venne in mano per farne un presente ad Esaù, suo fratello; cioè dugento capre, e venti becchi; dugento pecore, e venti montoni; trenta cammelle allattanti, insieme co’ lor figli; quaranta vacche, e dieci giovenchi; venti asine, e dieci puledri d’asini. E diede ciascuna greggia da parte in mano ai suoi servitori; e disse loro: Passate davanti a me, e fate che vi sia alquanto spazio fra una greggia e l’altra. E diede quest’ordine al primo: Quando Esaù, mio fratello, ti scontrerà, e ti domanderà: Di cui sei tu? e dove vai? e di cui son questi animali che vanno davanti a te? di’: Io son del tuo servitore Giacobbe; quest’è un presente mandato al mio signore Esaù; ed ecco, egli stesso viene dietro a noi. E diede lo stesso ordine al secondo, ed al terzo, ed a tutti que’ servitori che andavano dietro a quelle gregge; dicendo: Parlate ad Esaù in questa maniera, quando voi lo troverete. E ditegli ancora: Ecco il tuo servitore Giacobbe dietro a noi. Perciocchè egli diceva: Io lo placherò col presente che va davanti a me; e poi potrò veder la sua faccia; forse mi farà egli buona accoglienza. Quel presente adunque passò davanti a lui; ed egli dimorò quella notte nel campo. Ed egli si levò di notte, e prese le sue due mogli, e le sue due serve, e i suoi undici figliuoli; e passò il guado di Iabboc. E, dopo che li ebbe presi, ed ebbe loro fatto passare il torrente, fece passare tutto il rimanente delle cose sue E Giacobbe restò solo; ed un uomo lottò con lui fino all’apparir dell’alba. Ed esso, veggendo che non lo potea vincere, gli toccò la giuntura della coscia; e la giuntura della coscia di Giacobbe fu smossa, mentre quell’uomo lottava con lui. E quell’uomo gli disse: Lasciami andare; perciocchè già spunta l’alba. E Giacobbe gli disse: Io non ti lascerò andare, che tu non mi abbi benedetto. E quell’uomo gli disse: Quale è il tuo nome? Ed egli disse: Giacobbe. E quell’uomo gli disse: Tu non sarai più chiamato Giacobbe, anzi Israele; conciossiachè tu sii stato prode e valente con Dio e con gli uomini, ed abbi vinto. E Giacobbe lo domandò, e gli disse: Deh! dichiarami il tuo nome. Ed egli disse: Perchè domandi del mio nome? E quivi lo benedisse. E Giacobbe pose nome a quel luogo Peniel; perciocchè disse: Io ho veduto Iddio a faccia a faccia; e pur la vita mi è stata salvata. E il sole gli si levò come fu passato Peniel; ed egli zoppicava della coscia. Perciò i figliuoli d’Israele non mangiano fino ad oggi del muscolo della commessura dell’anca ch’è sopra la giuntura della coscia; perciocchè quell’uomo toccò la giuntura della coscia di Giacobbe, al muscolo della commessura dell’anca POI Giacobbe alzò gli occhi, e riguardò; ed ecco Esaù veniva, menando seco quattrocent’uomini. Ed egli spartì i fanciulli in tre schiere, sotto Lea, sotto Rachele, e sotto le due serve. E mise le serve e i lor figliuoli davanti; e Lea e i suoi figliuoli appresso; e Rachele e Giuseppe gli ultimi. Ed egli passò davanti a loro, e s’inchinò sette volte a terra, finchè fu presso al suo fratello. Ed Esaù gli corse incontro, e l’abbracciò, e gli si gittò al collo, e lo baciò; ed amendue piansero Ed Esaù alzò gli occhi, e vide quelle donne e que’ fanciulli, e disse: Che ti son costoro? E Giacobbe disse: Sono i fanciulli che Iddio ha donati al tuo servitore. E le serve si accostarono, coi loro figliuoli, e s’inchinarono. Poi Lea si accostò, co’ suoi figliuoli, e s’inchinarono. Poi si accostò Giuseppe e Rachele, e si inchinarono. Ed Esaù disse a Giacobbe: Che vuoi far di tutta quell’oste che io ho scontrata? Ed egli disse: Io l’ho mandata per trovar grazia appo il mio signore. Ed Esaù disse: Io ne ho assai, fratel mio; tienti per te ciò ch’è tuo. Ma Giacobbe disse: Deh! no; se ora io ho trovato grazia appo te, prendi dalla mia mano il mio presente; conciossiachè per ciò io abbia veduta la tua faccia, il che mi è stato come se avessi veduta la faccia di Dio; e tu mi hai gradito. Deh! prendi il mio presente che ti è stato condotto; perciocchè Iddio mi è stato liberal donatore, ed io ho di tutto. E gli fece forza, sì ch’egli lo prese. Poi Esaù disse: Partiamoci, ed andiamocene; ed io ti accompagnerò. Ma Giacobbe gli disse: Ben riconosce il mio signore che questi fanciulli son teneri; ed io ho le mie pecore e le mie vacche pregne; e se sono spinte innanzi pure un giorno, tutta la greggia morrà. Deh! passi il mio signore davanti al suo servitore, ed io mi condurrò pian piano, al passo di questo bestiame ch’è davanti a me, e di questi fanciulli, finchè io arrivi al mio signore in Seir. Ed Esaù disse: Deh! lascia che io faccia restar teco della gente ch’è meco. Ma Giacobbe disse: Perchè questo? lascia che io ottenga questa grazia dal mio signore Esaù adunque in quel dì se ne ritornò verso Seir, per lo suo cammino. E Giacobbe partì, e venne in Succot, e si edificò una casa, e fece delle capanne per lo suo bestiame; perciò pose nome a quel luogo Succot. Poi Giacobbe arrivò sano e salvo nella città di Sichem, nel paese di Canaan, tornando di Paddan-aram; e tese i suoi padiglioni davanti alla città. E comperò da’ figliuoli d’Hemor, padre di Sichem, per cento pezze di moneta, la parte del campo, ove avea tesi i suoi padiglioni. E rizzò un altare, e lo nominò Iddio, l’Iddio d’Israele OR Dina, figliuola di Lea, la quale ella avea partorita a Giacobbe, uscì fuori, per veder le donne del paese. E Sichem, figliuolo d’Hemor, Hivveo, principe del paese, vedutala, la rapì, e si giacque con lei, e la sforzò. E l’animo suo si apprese a Dina, figliuola di Giacobbe; ed amò quella giovane, e la racconsolò. Poi disse ad Hemor, suo padre: Prendimi questa giovane per moglie. E Giacobbe intese che Sichem avea contaminata Dina, sua figliuola; ed essendo i suoi figliuoli a’ campi col suo bestiame, Giacobbe si tacque finchè fosser venuti Ed Hemor, padre di Sichem, venne a Giacobbe, per parlarne con lui. E quando i figliuoli di Giacobbe ebbero inteso il fatto, se ne vennero da’ campi; e quegli uomini furono addolorati, e gravemente adirati, che colui avesse commessa villania in Israele, giacendosi con la figliuola di Giacobbe; il che non si conveniva fare. Ed Hemor parlò con loro, dicendo: Sichem, mio figliuolo, ha posto il suo amore alla figliuola di casa vostra; deh! dategliela per moglie. Ed imparentatevi con noi; dateci le vostre figliuole, e prendetevi le nostre. Ed abitate con noi; e il paese sarà a vostro comando; dimoratevi, e trafficatevi, ed acquistate delle possessioni in esso. Sichem ancora disse al padre ed a’ fratelli di essa: Lasciate che io trovi grazia appo voi; ed io darò ciò che mi direte. Imponetemi pur gran dote e presenti, ed io li darò, secondo che mi direte; e datemi la fanciulla per moglie. E i figliuoli di Giacobbe risposero a Sichem, e ad Hemor suo padre, con inganno, e lo trattennero con parole; perciocchè egli avea contaminata Dina, lor sorella. E disser loro: Noi non possiam far questa cosa, di dar la nostra sorella ad un uomo incirconciso; perciocchè il prepuzio ci è cosa vituperosa. Ma pur vi compiaceremo con questo, che voi siate come noi, circoncidendosi ogni maschio d’infra voi. Allora noi vi daremo le nostre figliuole, e ci prenderemo le vostre, ed abiteremo con voi, e diventeremo uno stesso popolo. Ma se voi non ci acconsentite di circoncidervi, noi prenderemo la nostra fanciulla, e ce ne andremo E le lor parole piacquero ad Hemor, ed a Sichem figliuolo d’Hemor. E quel giovane non indugiò il far questa cosa; perciocchè egli portava affezione alla figliuola di Giacobbe; ed egli era il più onorato di tutta la casa di suo padre. Ed Hemor, e Sichem suo figliuolo, vennero alla porta della città, e parlarono agli uomini della lor città, dicendo: Questi uomini vivono pacificamente con noi, e dimoreranno nel paese, e vi trafficheranno; ed ecco il paese è ampio assai per loro; e noi ci prenderemo le lor figliuole per mogli, e daremo loro le nostre. Ma pure a questi patti ci compiaceranno di abitar con noi, per diventare uno stesso popolo, che ogni maschio d’infra noi sia circonciso, siccome essi son circoncisi. Il lor bestiame, e le lor facoltà, e tutte le lor bestie non saranno elle nostre? compiacciamo pur loro, ed essi abiteranno con noi. E tutti quelli che uscivano per la porta della lor città, acconsentirono loro; e ogni maschio d’infra tutti quelli che uscivano per la porta della lor città, fu circonciso E al terzo giorno, mentre essi erano in dolore, due figliuoli di Giacobbe, Simeone e Levi fratelli di Dina, presa ciascuno la sua spada, assalirono a man salva la città, ed uccisero tutti i maschi. Uccisero ancora Hemor e Sichem suo figliuolo, mettendoli a fil di spada; e presero Dina della casa di Sichem, e se ne uscirono. Dopo che coloro furono uccisi, sopraggiunsero i figliuoli di Giacobbe, e predarono la città; perciocchè la lor sorella era stata contaminata. E presero le lor gregge, e i loro armenti, e i loro asini, e ciò ch’era nella città e per li campi. Così predarono tutte le facoltà de’ Sichemiti, e tutto ciò ch’era nelle case, e menarono prigioni i lor piccoli figliuoli e le lor mogli. E Giacobbe disse a Simeone ed a Levi: Voi mi avete messo in gran turbamento, rendendomi abbominevole agli abitanti di questo paese, a’ Cananei, ed a’ Ferezei; laonde, avendo io poca gente, essi si rauneranno contro a me, e mi percoteranno; e sarò distrutto io e la mia famiglia. Ed essi dissero: Avrebbe egli fatto della nostra sorella come d’una meretrice? E IDDIO disse a Giacobbe: Levati, vattene in Betel, e dimora quivi, e fa’ un altare all’Iddio che ti apparve quando tu fuggivi per tema di Esaù, tuo fratello. E Giacobbe disse alla sua famiglia, ed a tutti coloro ch’erano con lui: Togliete via gl’iddii stranieri che son fra voi, e purificatevi, e cambiatevi i vestimenti. E noi ci leveremo, ed andremo in Betel; ed io farò quivi un altare all’Iddio che mi ha risposto al giorno della mia angoscia, ed è stato meco per lo viaggio che io ho fatto. Ed essi diedero a Giacobbe tutti gl’iddii degli stranieri, ch’erano nelle lor mani, e i monili che aveano agli orecchi; e Giacobbe il nascose sotto la quercia, ch’è vicina a Sichem. Poi si partirono. E il terror di Dio fu sopra le città ch’erano d’intorno a loro; laonde non perseguirono i figliuoli di Giacobbe E Giacobbe, con tutta la gente ch’era con lui, giunse a Luz, ch’è nel paese di Canaan, la quale è Betel. Ed edificò quivi un altare, e nominò quel luogo: L’Iddio di Betel; perciocchè quivi gli apparve Iddio, quando egli si fuggiva per tema del suo fratello. E Debora, balia di Rebecca, morì, e fu seppellita al disotto di Betel, sotto una quercia, la quale Giacobbe nominò: Quercia di pianto. E Iddio apparve ancora a Giacobbe, quando egli veniva di Paddan-aram, e lo benedisse. E Iddio gli disse: Il tuo nome è Giacobbe: tu non sarai più nominato Giacobbe, anzi il tuo nome sarà Israele; e gli pose nome Israele. Oltre a ciò Iddio gli disse: Io son l’Iddio Onnipotente; cresci e moltiplica; una nazione, anzi una raunanza di nazioni, verrà da te, e re usciranno da’ tuoi lombi. Ed io donerò a te, ed alla tua progenie dopo te, il paese che io diedi ad Abrahamo e ad Isacco. Poi Iddio risalì d’appresso a lui, nel luogo stesso dove egli avea parlato con lui. E Giacobbe rizzò un piliere di pietra nel luogo ove Iddio avea parlato con lui; e versò sopra esso una offerta da spandere, e vi sparse su dell’olio. Giacobbe adunque pose nome Betel a quel luogo, dove Iddio avea parlato con lui Poi Giacobbe, co’ suoi, partì di Betel; e, restandovi ancora alquanto spazio di paese per arrivare in Efrata, Rachele partorì, ed ebbe un duro parto. E, mentre penava a partorire, la levatrice le disse: Non temere; perciocchè eccoti ancora un figliuolo. E, come l’anima sua si partiva perciocchè ella morì, ella pose nome a quel figliuolo: Ben-oni; ma suo padre lo nominò Beniamino. E Rachele morì, e fu seppellita nella via d’Efrata, ch’è Bet-lehem. E Giacobbe rizzò una pila sopra la sepoltura di essa. Quest’è la pila della sepoltura di Rachele, che dura infino al dì d’oggi E Israele si partì, e tese i suoi padiglioni di là da Migdal-eder. Ed avvenne, mentre Israele abitava in quel paese, che Ruben andò, e si giacque con Bilha, concubina di suo padre; e Israele lo intese. Or i figliuoli di Giacobbe furono dodici. I figliuoli di Lea furono Ruben, primogenito di Giacobbe, e Simeone e Levi, e Giuda, ed Issacar, e Zabulon. E i figliuoli di Rachele furono Giuseppe e Beniamino. E i figliuoli di Bilha, serva di Rachele, furono Dan e Neftali. E i figliuoli di Zilpa, serva di Lea, furono Gad ed Aser. Questi sono i figliuoli di Giacobbe, i quali gli nacquero in Paddan-aram. E Giacobbe arrivò ad Isacco, suo padre, in Mamre, nella città di Arba, ch’è Hebron, ove Abrahamo ed Isacco erano dimorati. Poi Isacco trapassò, e morì, e fu raccolto a’ suoi popoli, vecchio e sazio di giorni. Ed Esaù e Giacobbe, suoi figliuoli, lo seppellirono OR queste sono le generazioni di Esaù, che è Edom. Esaù prese le sue mogli d’infra le figliuole de’ Cananei; Ada, figliuola di Elon Hitteo; ed Oholibama, figliuola di Ana, e figliuola di Sibon Hivveo; e Basemat, figliuola d’Ismaele, sorella di Nebaiot. E Ada partorì ad Esaù Elifaz; e Basemat partorì Reuel. Ed Oholibama partorì Ieus, e Ialam, e Cora. Questi sono i figliuoli di Esaù, che gli nacquero nel paese di Canaan. Ed Esaù prese le sue mogli, ed i suoi figliuoli, e le sue figliuole, e tutte le persone di casa sua, e le sue gregge, e tutte le sue bestie, e tutte le sue facoltà, che egli avea acquistate nel paese di Canaan; ed andò nel paese, lungi da Giacobbe, suo fratello. Perciocchè le lor facoltà erano troppo grandi, per poter dimorare insieme; e il paese, nel quale abitavano come forestieri, non li poteva comportare per cagion de’ lor bestiami. Ed Esaù abitò nella montagna di Seir. Esaù è Edom E queste sono le generazioni di Esaù, padre degl’Idumei, nella montagna di Seir. Questi sono i nomi de’ figliuoli di Esaù: Elifaz, figliuolo di Ada, moglie di Esaù; e Reuel, figliuolo di Basemat, moglie di Esaù. E i figliuoli di Elifaz furono Teman, Omar, Sefo, Gatam, e Chenaz. E Timna fu concubina d’Elifaz, figliuolo di Esaù, e gli partorì Amalec. Questi furono i figliuoli di Ada moglie di Esaù. E questi furono i figliuoli di Reuel: Nahat, e Zera, e Samma, e Mizza. Questi furono i figliuoli di Basemat, moglie di Esaù. E questi furono i figliuoli d’Oholibama figliuola di Ana, figliuola di Sibon, moglie di Esaù. Ella partorì ad Esaù Ieus, Ialam e Cora. Questi sono i duchi de’ figliuoli di Esaù: de’ figliuoli di Elifaz, primogenito di Esaù, il duca Teman, il duca Omar, il duca Sefo, il duca Chenaz; il duca Cora, il duca Gatam, il duca Amalec. Questi furono i duchi della linea di Elifaz, nel paese degl’Idumei. Essi furono dei figliuoli di Ada. E questi furono i duchi de’ figliuoli di Reuel, figliuolo di Esaù: il duca Nahat, il duca Zera, il duca Samma, il duca Mizza. Questi furono i duchi della linea di Reuel, nel paese degl’Idumei. Questi furono de’ figliuoli di Basemat, moglie di Esaù. E questi furono de’ figliuoli di Oholibama, moglie di Esaù: il duca Ieus, il duca Ialam, il duca Cora. Questi furono i duchi de’ figliuoli di Oholibama, figliuola di Ana, moglie di Esaù. Questi furono i figliuoli di Esaù, che è Edom; e questi furono i duchi d’infra loro Questi furono i figliuoli di Seir Horeo, i quali abitavano in quel paese cioè: Lotan, e Sobal, e Sibon, ed Ana; e Dison, ed Eser, e Disan. Questi furono i duchi degli Horei, figliuoli di Seir, nel paese degl’Idumei. E i figliuoli di Lotan furono Hori, ed Hemam; e la sorella di Lotan fu Timna. E questi furono i figliuoli di Sobal, cioè: Alvan, e Manahat, ed Ebal, e Sefo, ed Onam. E questi furono i figliuoli di Sibon: Aia, ed Ana. Questo Ana fu colui che trovò le acque calde nel deserto, mentre pasturava gli asini di Sibon, suo padre. E questi furono i figliuoli di Ana: Dison, ed Oholibama, figliuola di Ana. E questi furono i figliuoli di Dison: Hemdan, ed Esban, ed Itran, e Cheran. Questi furono i figliuoli di Eser, cioè: Bilhan, e Zaavan, ed Aran. Questi furono i figliuoli di Dison, cioè: Us, ed Aran. Questi furono i duchi degli Horei: il duca Lotan, il duca Sobal, il duca Sibon, il duca Ana; il duca Dison, il duca Eser, il duca Disan. Questi furono i duchi degli Horei, secondo il numero de’ lor duchi nel paese di Seir E questi furono i re, che regnarono nel paese d’Idumea, avanti che re alcuno regnasse sopra i figliuoli d’Israele. Bela, figliuolo di Beor, regnò in Idumea; e il nome della sua città era Dinhaba. E, morto Bela, Iobab, figliuolo di Zera, da Bosra, regnò in luogo suo. E, morto Iobab, Husam, del paese de’ Temaniti, regnò in luogo suo. E, morto Husam, Hadad, figliuolo di Bedad, il qual percosse i Madianiti nel territorio di Moab, regnò in luogo suo; e il nome della sua città era Avit. E, morto Hadad, Samla, da Masreca, regnò in luogo suo. E, morto Samla, Saul, da Rehobot del Fiume, regnò in luogo suo. E, morto Saul, Baal-hanan, figliuolo di Acbor, regnò in luogo suo. E, morto Baal-hanan, figliuolo di Acbor, Hadar regnò in luogo suo; il nome della cui città era Pau e il nome della sua moglie era Mehetabeel, figliuola di Matred, figliuola di Mezahab. E questi sono i nomi de’ duchi di Esaù, per le lor famiglie, secondo i lor luoghi, nominati de’ loro nomi: il duca Timna, il duca Alva, il duca Ietet; il duca Oholibama, il duca Ela, il duca Pinon; il duca Chenaz, il duca Teman, il duca Mibsar; il duca Magdiel, e il duca Iram. Questi furono i duchi degl’Idumei, spartiti secondo le loro abitazioni, nel paese della lor possessione. Così Esaù fu padre degl’Idumei OR Giacobbe abitò nel paese dove suo padre era andato peregrinando, nel paese di Canaan. E le generazioni di Giacobbe furono quelle. Giuseppe, essendo giovane, d’età di diciassette anni, pasturava le gregge, coi suoi fratelli, co’ figliuoli di Bilha, e coi figliuoli di Zilpa, mogli di suo padre. Ed egli rapportava al padre loro la mala fama che andava attorno di loro. Or Israele amava Giuseppe più che tutti gli altri suoi figliuoli; perciocchè gli era nato nella sua vecchiezza, e gli fece una giubba vergata. E i suoi fratelli, veggendo che il padre loro l’amava più che tutti i suoi fratelli, l’odiavano, e non potevano parlar con lui in pace E Giuseppe sognò un sogno, ed egli lo raccontò a’ suoi fratelli; ed essi l’odiarono vie maggiormente. Egli adunque disse loro: Deh! udite questo sogno che io ho sognato. Ecco, noi legavamo i covoni in mezzo di un campo; ed ecco, il mio covone si levò su, ed anche si tenne ritto; ed ecco, i vostri covoni furon d’intorno al mio covone, e gli s’inchinarono. E i suoi fratelli gli dissero: Regneresti tu pur sopra noi? signoreggeresti tu pur sopra noi? Essi adunque l’odiarono vie maggiormente per i suoi sogni, e per le sue parole. Ed egli sognò ancora un altro sogno, e lo raccontò a’ suoi fratelli, dicendo: Ecco, io ho sognato ancora un sogno: ed ecco, il sole, e la luna, ed undici stelle, mi s’inchinavano. Ed egli lo raccontò a suo padre, e a’ suoi fratelli. E suo padre lo sgridò, e gli disse: Quale è questo sogno che tu hai sognato? avremo noi, io, e tua madre, e i tuoi fratelli, pure a venire ad inchinarci a te a terra? E i suoi fratelli gli portavano invidia; ma suo padre riserbava appo sè queste parole Or i suoi fratelli andarono a pasturar le gregge del padre loro in Sichem. Ed Israele disse a Giuseppe: I tuoi fratelli non pasturano essi in Sichem? Vieni, ed io ti manderò a loro. Ed egli disse: Eccomi. Ed esso gli disse: Or va’, e vedi se i tuoi fratelli, e le gregge, stanno bene, e rapportamelo. Così lo mandò dalla valle di Hebron; ed egli venne in Sichem. Ed un uomo lo trovò ch’egli andava errando per li campi; e quell’uomo lo domandò, e gli disse: Che cerchi? Ed egli disse: Io cerco i miei fratelli; deh! insegnami dove essi pasturano. E quell’uomo gli disse: Essi son partiti di qui; perciocchè io li udii che dicevano: Andamocene in Dotain. Giuseppe adunque andò dietro a’ suoi fratelli, e li trovò in Dotain. Ed essi lo videro da lungi; ed avanti che si appressasse a loro, macchinarono contro a lui, per ucciderlo. E dissero l’uno all’altro: Ecco cotesto sognatore viene. Ora dunque venite, ed uccidiamolo; e poi gittiamolo in una di queste fosse; e noi diremo che una mala bestia l’ha divorato; e vedremo che diverranno i suoi sogni. Ma Ruben, udendo questo, lo riscosse dalle lor mani, e disse: Non percotiamolo a morte. Ruben ancora disse loro: Non ispandete il sangue; gittatelo in quella fossa ch’è nel deserto, ma non gli mettete la mano addosso; per riscuoterlo dalle lor mani e per rimenarlo a suo padre E, quando Giuseppe fu venuto a’ suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua giubba, di quella giubba vergata ch’egli avea indosso. Poi lo presero, e lo gittarono in quella fossa: or la fossa era vota, e non vi era acqua alcuna dentro. Poi si assettarono per prender cibo, ed alzarono gli occhi, e videro una carovana d’Ismaeliti che veniva di Galaad, i cui cammelli erano carichi di cose preziose, di balsamo e di mirra; ed essi andavano per portar quelle cose in Egitto. E Giuda disse a’ suoi fratelli: Che guadagno faremo, quando avremo ucciso il nostro fratello, ed avremo occultato il suo sangue? Venite, vendiamolo a cotesti Ismaeliti, e non mettiamogli la mano addosso; perciocchè egli è nostro fratello, nostra carne. E i suoi fratelli gli acconsentirono. E come que’ mercatanti Madianiti passavano, essi trassero e fecero salir Giuseppe fuor di quella fossa, e per venti sicli d’argento lo vendettero a quegl’Ismaeliti; ed essi lo menarono in Egitto. Or Ruben tornò alla fossa, ed ecco, Giuseppe non v’era più; ed egli stracciò i suoi vestimenti. E tornò a’ suoi fratelli, e disse: Il fanciullo non si trova; ed io, dove andrò io? Ed essi presero la giubba di Giuseppe; e scannarono un becco, e tinsero quella col sangue. E mandarono a portar quella giubba vergata al padre loro, ed a dirgli: Noi abbiam trovata questa giubba: riconosci ora se è la giubba del tuo figliuolo, o no. Ed egli la riconobbe, e disse: Questa è la giubba del mio figliuolo; una mala bestia l’ha divorato; Giuseppe per certo è stato lacerato. E Giacobbe stracciò i suoi vestimenti, e si mise un sacco sopra i lombi, e fece cordoglio del suo figliuolo per molti giorni. E tutti i suoi figliuoli, e tutte le sue figliuole, si levarono per consolarlo; ma egli rifiutò di esser consolato, e disse: Certo io scenderò con cordoglio al mio figliuolo nel sepolcro. E suo padre lo pianse. E que’ Madianiti, menato Giuseppe in Egitto, lo vendettero a Potifarre, Eunuco di Faraone, Capitan delle guardie OR avvenne in quel tempo, che Giuda discese d’appresso a’ suoi fratelli, e si ridusse ad albergare in casa di un uomo Adullamita, il cui nome era Hira. E Giuda vide quivi una figliuola di un uomo Cananeo, il nome del quale era Sua; ed egli la prese per moglie, ed entrò da lei. Ed ella concepette e partorì un figliuolo, al quale Giuda pose nome Er. Poi ella concepette ancora, e partorì un figliuolo, e gli pose nome Onan. Ed ella partorì ancora un figliuolo, e gli pose nome Sela; or Giuda era in Chezib, quando ella lo partorì. E Giuda prese una moglie ad Er, suo primogenito, il cui nome era Tamar. Ma Er, primogenito di Giuda, dispiacque al Signore, e il Signore lo fece morire. E Giuda disse ad Onon: Entra dalla moglie del tuo fratello, e sposala per ragion di consanguinità, e suscita progenie al tuo fratello. Ma Onan, sapendo che quella progenie non sarebbe sua, quando entrava dalla moglie del suo fratello, si corrompeva in terra, per non dar progenie al suo fratello. E ciò ch’egli faceva dispiacque al Signore; ed egli fece morire ancora lui. E Giuda disse a Tamar, sua nuora: Stattene vedova in casa di tuo padre, finchè Sela, mio figliuolo, sia divenuto grande; perciocchè egli diceva: E’ si convien provvedere che costui ancora non muoia, come i suoi fratelli. Tamar adunque se ne andò, e dimorò in casa di suo padre E, dopo molti giorni, morì la figliuola di Sua, moglie di Giuda; e, dopo che Giuda si fu consolato, salì in Timna, con Hira Adullamita, suo famigliare amico, a’ tonditori delle sue pecore. Ed e’ fu rapportato a Tamar, e detto: Ecco, il tuo suocero sale in Timna, per tonder le sue pecore. Allora ella si levò d’addosso gli abiti suoi vedovili, e si coperse di un velo, e se ne turò il viso, e si pose a sedere alla porta di Enaim, ch’è in sulla strada, traendo verso Timna; perciocchè vedeva che Sela era divenuto grande, e pure ella non gli era data per moglie. E Giuda la vide, e stimò lei essere una meretrice; conciossiachè ella avesse coperto il viso. E, stornatosi verso lei in su la via, le disse: Deh! permetti che io entri da te perciocchè egli non sapeva ch’ella fosse sua nuora. Ed ella gli disse: Che mi darai, perchè tu entri da me? Ed egli le disse: Io ti manderò un capretto della greggia. Ed ella disse: Mi darai tu un pegno, finchè tu me l’abbi mandato? Ed egli disse: Qual pegno ti darò io? Ed ella disse: Il tuo suggello, e la tua benda, e il tuo bastone che tu hai in mano. Ed egli le diede quelle cose, ed entrò da lei, ed ella concepette di lui. Poi si levò, e se ne andò, e si levò d’addosso il suo velo, e si rivestì i suoi abiti vedovili. E Giuda mandò il capretto per le mani di quell’Adullamita, suo famigliare amico, per ritrarre il pegno da quella donna; ma egli non la trovò. E ne domandò gli uomini del luogo dove era stata, dicendo: Dove è quella meretrice ch’era alla porta di Enaim in sulla strada? Ed essi risposero: Qui non è stata alcuna meretrice. Ed egli se ne ritornò a Giuda, e gli disse: Io non ho trovata colei; ed anche gli uomini di quel luogo mi hanno detto: Qui non è stata alcuna meretrice. E Giuda disse: Tengasi pure il pegno, che talora noi non siamo in isprezzo: ecco, io le ho mandato questo capretto; ma tu non l’hai trovata Or intorno a tre mesi appresso, fu rapportato, e detto a Guida: Tamar, tua nuora, ha fornicato, ed anche ecco, è gravida di fornicazione. E Giuda disse: Menatela fuori, e sia arsa. Come era menata fuori, mandò a dire al suo suocero: Io son gravida di colui al quale appartengono queste cose. Gli mandò ancora a dire: Riconosci ora di cui è questo suggello, e queste bende, e questo bastone. E Giuda riconobbe quelle cose, e disse: Ell’è più giusta di me; conciossiachè ella abbia fatto questo, perciocchè io non l’ho data per moglie a Sela, mio figliuolo. Ed egli non la conobbe più da indi innanzi. Or avvenne che al tempo ch’ella dovea partorire, ecco, avea due gemelli in corpo. E, mentre partoriva, l’uno porse la mano; e la levatrice la prese, e vi legò dello scarlatto sopra, dicendo: Costui è uscito il primo. Ma avvenne ch’egli ritrasse la mano; ed ecco, il suo fratello uscì fuori; e la levatrice disse: Qual rottura hai tu fatta? la rottura sia sopra te; e gli fu posto nome Fares. Poi uscì il suo fratello che avea lo scarlatto sopra la mano; e gli fu posto nome Zara ORA, essendo stato Giuseppe menato in Egitto, Potifarre, Eunuco di Faraone, Capitan delle guardie, uomo Egizio, lo comperò da quegl’Ismaeliti, che l’aveano menato. E il Signore fu con Giuseppe; e fu uomo che andava prosperando; e stette in casa del suo signore Egizio. E il suo signore vide che il Signore era con lui, e che il Signore gli prosperava nelle mani tutto ciò ch’egli faceva. Laonde Giuseppe venne in grazia di esso, e gli serviva; ed egli lo costituì sopra tutta la sua casa, e gli diede in mano tutto ciò ch’egli avea. E da che quell’Egizio l’ebbe costituito sopra la sua casa, e sopra tutto ciò ch’egli avea, il Signore benedisse la casa di esso, per amor di Giuseppe; e la benedizione del Signore fu sopra tutto ciò ch’egli avea in casa, e ne’ campi. Ed egli rimise nelle mani di Giuseppe tutto ciò ch’egli avea, e non tenea ragion con lui di cosa alcuna, salvo del suo mangiare. Or Giuseppe era formoso, e di bell’aspetto Ed avvenne, dopo queste cose, che la moglie del signore di Giuseppe gli pose l’occhio addosso, e gli disse: Giaciti meco. Ma egli il ricusò, e disse alla moglie del suo signore: Ecco, il mio signore non tiene ragione meco di cosa alcuna che sia in casa, e mi ha dato in mano tutto ciò ch’egli ha. Egli stesso non è più grande di me in questa casa, e non mi ha divietato null’altro che te; perciocchè tu sei sua moglie; come dunque farei questo gran male, e peccherei contro a Dio? E, benchè ella gliene parlasse ogni giorno, non però le acconsentì di giacerlesi allato, per esser con lei. Or avvenne un giorno, che, essendo egli entrato in casa per far sue faccende, e non essendovi alcuno della gente di casa ivi in casa; ella, presolo per lo vestimento, gli disse: Giaciti meco. Ma egli, lasciatole il suo vestimento in mano, se ne fuggì, e se ne uscì fuori E, quando ella vide ch’egli le avea lasciato il suo vestimento in mano, e che se ne era fuggito fuori; chiamò la gente di casa sua, e disse loro: Vedete, egli ci ha menato in casa un uomo Ebreo per ischernirci; esso venne a me per giacersi meco; ma io gridai ad alta voce. E come egli udì che io avea alzata la voce, e gridava, lasciò il suo vestimento appresso a me, e se ne fuggì, e se ne uscì fuori. Ed ella ripose il vestimento di Giuseppe appo sè, finchè il signore di esso fosse tornato in casa sua. Poi gli parlò in questa maniera: Quel servo Ebreo che tu ci menasti venne a me per ischernirmi. Ma, come io ebbi alzata la voce, ed ebbi gridato, egli lasciò il suo vestimento appresso a me, e se ne fuggì fuori E quando il signore di Giuseppe ebbe intese le parole che sua moglie gli diceva, cioè: Il tuo servo mi ha fatte cotali cose, si accese nell’ira. E il signore di Giuseppe lo prese, e lo mise nel Torrione, ch’era il luogo dove i prigioni del re erano incarcerati; ed egli fu ivi nel Torrione. E il Signore fu con Giuseppe, e spiegò la sua benignità inverso lui, e lo rendette grazioso al carceriere. E il carceriere diede in mano a Giuseppe tutti i prigioni ch’erano nel Torrione; ed egli faceva tutto ciò che vi si avea a fare. Il carceriere non riguardava a cosa alcuna ch’egli avesse nelle mani; perciocchè il Signore era con lui; e il Signore prosperava tutto quello ch’egli faceva OR, dopo queste cose, avvenne che il coppiere del re di Egitto, e il panattiere, peccarono contro al re di Egitto, lor signore. E Faraone si crucciò gravemente contro a que’ suoi due Eunuchi, cioè: contro al coppier maggiore, e contro al panattier maggiore. E li fece mettere in prigione in casa del Capitan delle guardie, nel Torrione, nello stesso luogo ove Giuseppe era incarcerato. E il Capitan delle guardie commise a Giuseppe d’esser con loro; ed egli li serviva. Ed essi furono un anno in prigione Ed amendue, il coppiere ed il panattiere del re di Egitto, ch’erano incarcerati nel Torrione, sognarono ciascuno un sogno in una stessa notte, conveniente alla interpretazione che ne fu data a ciascun d’essi. E Giuseppe, venuto la mattina a loro, li riguardò; ed ecco, erano conturbati. Ed egli domandò quegli Eunuchi di Faraone, ch’erano seco in prigione, in casa del suo signore, dicendo: Perchè sono oggi le vostre facce meste? Ed essi gli dissero: Noi abbiam sognato ciascuno un sogno, e non vi è alcuno che ce lo interpreti. E Giuseppe disse loro: Le interpretazioni non appartengono esse a Dio? deh! raccontatemeli. E il coppier maggiore raccontò a Giuseppe il suo sogno, e gli disse: E’ mi pareva nel mio sogno di veder davanti a me una vite. E in quella vite erano tre tralci; e parve ch’ella germogliasse, poi che fiorisse, ed in fine che i suoi grappoli maturassero le uve. Ed io avea la coppa di Faraone in mano; e prendeva quelle uve, e le spremeva nella coppa di Faraone, e dava la coppa in mano a Faraone. E Giuseppe gli disse: Quest’è l’interpretazione di cotesto sogno: I tre tralci son tre giorni. Fra qui e tre giorni, Faraone, rivedendo la sua famiglia, ti rassegnerà, e ti rimetterà nel tuo stato; e tu porgerai in mano a Faraone la sua coppa, secondo il tuo primiero ufficio, quando eri suo coppiere. Ma abbi appo te memoria di me, quando avrai del bene; ed usa, ti prego, benignità inverso me, e fa’ menzion di me a Faraone, e fa’ che io esca fuor di questa casa. Perciocchè in verità io sono stato rubato dal paese degli Ebrei; ed anche qui non ho fatto nulla, perchè io dovessi esser messo in questa fossa. E il panattier maggiore, veggendo che Giuseppe avea interpretato il sogno di colui in bene, disse a Giuseppe: A me ancora pareva nel mio sogno di aver tre panieri bianchi in su la testa. E nel più alto paniere vi erano di tutte le vivande di Faraone, di lavoro di fornaio; e gli uccelli le mangiavano di dentro quel paniere d’in sul mio capo. E Giuseppe rispose, e disse: Questa è l’interpretazione di cotesto sogno: I tre panieri son tre giorni. Fra qui e tre giorni, Faraone, rivedendo la sua famiglia, ti casserà e ti torrà il tuo ufficio, e ti farà appiccare ad un legno, e gli uccelli ti mangeranno la carne d’addosso Ed egli avvenne il terzo giorno appresso, ch’era il giorno della natività di Faraone, ch’egli fece un convito a tutti i suoi servitori; e trovò fra’ suoi servitori rassegnati, il coppier maggiore, e il panattier maggiore. Ed egli rimise il coppier maggiore nel suo ufficio di coppiere; ed egli porse la coppa in mano a Faraone. Ma fece appiccare il panattier maggiore, secondo l’interpretazione che Giuseppe avea lor data. E il coppier maggiore non si ricordò di Giuseppe; anzi lo dimenticò ED avvenne, in capo di due anni intieri, che Faraone sognò, e gli pareva di essere presso al fiume. Ed ecco, dal fiume salivano sette vacche di bella apparenza, e grasse, e carnose, e pasturavano nella giuncaia. Poi ecco, dal fiume salivano sette altre vacche di brutta apparenza, e magre, e scarne; e si fermarono presso a quelle altre in su la riva del fiume. E le vacche di brutta apparenza, e magre, e scarne, mangiarono le sette vacche di bella apparenza, e grasse. E Faraone si risvegliò. Poi, raddormentatosi, sognò di nuovo: ed ecco, sette spighe prospere, e belle, salivano da un gambo. Poi ecco, sette altre spighe minute, ed arse dal vento orientale, germogliavano dopo quelle. E le spighe minute tranghiottirono le sette spighe prospere e piene. E Faraone si risvegliò; ed ecco un sogno. E venuta la mattina, lo spirito suo fu conturbato; e mandò a chiamar tutti i Magi ed i Savi d’Egitto, e raccontò loro i suoi sogni; ma non vi fu alcuno che li potesse interpretare a Faraone Allora il coppier maggiore parlò a Faraone, dicendo: Io mi rammemoro oggi i miei falli. Faraone si crucciò già gravemente contro a’ suoi servitori, e mise me e il panattier maggiore in prigione, in casa del Capitan delle guardie. E sognammo egli ed io, in una stessa notte ciascuno un sogno; noi sognammo ciascuno il suo sogno, conveniente all’interpretazione che ne fu data. Or quivi con noi era un giovane Ebreo, servitor del Capitan delle guardie, al quale noi raccontammo i nostri sogni, ed egli ce l’interpretò, dando la interpretazione a ciascuno secondo il suo sogno. Ed avvenne che, secondo l’interpretazione ch’egli ci avea data, Faraone mi rimise nel mio stato, e fece appiccar quell’altro. Allora Faraone mandò a chiamar Giuseppe, il quale prestamente fu tratto fuor della fossa; ed egli si tondè, e si cambiò i vestimenti, e venne a Faraone. E Faraone disse a Giuseppe: Io ho sognato un sogno, e non vi è niuno che l’interpreti; or io ho udito dir di te, che tu intendi i sogni, per interpretarli. E Giuseppe rispose a Faraone, dicendo: V’è altri che me; Iddio risponderà ciò che sarà per la prosperità di Faraone E Faraone disse a Giuseppe: E’ mi pareva nel mio sogno che io stava presso alla riva del fiume. Ed ecco, dal fiume salivano sette vacche, grasse, e carnose, e di bella apparenza, e pasturavano nella giuncaia. Poi ecco, sette altre vacche salivano dietro a quelle, magre, e di bruttissima apparenza, e scarne; io non ne vidi mai di così misere in tutto il paese di Egitto. E le vacche magre, e misere, mangiarono le sette prime vacche grasse. E quelle entrarono loro in corpo; ma pur non se ne riconobbe nulla; conciossiachè fossero di così brutto aspetto, come prima. Ed io mi risvegliai. E’ mi parve ancora, sognando, veder sette spighe piene e belle, che salivano da un gambo. Poi ecco, sette altre spighe aride, minute, arse dal vento orientale, germogliarono dopo quelle. E le spighe minute tranghiottirono le sette spighe belle. Or io ho detti questi sogni a’ Magi; ma non vi è stato alcuno che me li abbia saputi dichiarare. Allora Giuseppe disse a Faraone: Ciò che ha sognato Faraone è una stessa cosa. Iddio ha significato a Faraone ciò ch’egli è per fare. Le sette vacche belle son sette anni; e le sette spighe belle sono altresì sette anni; l’uno e l’altro sogno sono una stessa cosa. Parimente, le sette vacche magre e brutte, che salivano dopo quelle, son sette anni; e le sette spighe vote, arse dal vento orientale, saranno sette anni di fame. Questo è quello che io ho detto a Faraone: Che Iddio ha mostrato a Faraone ciò ch’egli è per fare. Ecco, vengono sette anni di grande abbondanza in tutto il paese di Egitto. Poi, dopo quelli, verranno sette anni di fame; e tutta quella abbondanza sarà dimenticata nel paese di Egitto; e la fame consumerà il paese. E quell’abbondanza non si conoscerà nel paese, per cagion di quella fame che verrà appresso; perciocchè ella sarà molto aspra. E quant’è a ciò che il sogno è stato reiterato per due volte a Faraone, ciò è avvenuto, perchè la cosa è determinata da Dio; e Iddio l’eseguirà tosto Ora dunque provveggasi Faraone di un uomo intendente e savio, il quale egli costituisca sopra il paese di Egitto. Faraone faccia questo: Ordini de’ commissari nel paese; e facciasi dare il quinto della rendita del paese di Egitto, ne’ sette anni dell’abbondanza. E adunino essi tutta la vittuaglia di questi sette buoni anni che vengono, e ammassino il grano sotto la mano di Faraone, per vittuaglia nella città; e lo conservino. E quella vittuaglia sarà per provvisione del paese, ne’ sette anni della fame che saranno nel paese di Egitto; e il paese non sarà distrutto per la fame. E la cosa piacque a Faraone e a tutti i suoi servitori. E Faraone disse a’ suoi servitori: Potremmo noi trovare alcuno pari a costui, ch’è uomo in cui è lo Spirito di Dio? E Faraone disse a Giuseppe: Poichè Iddio ti ha manifestato tutto questo, e’ non vi è alcuno intendente, nè savio, come sei tu. Tu sarai sopra la mia casa, e tutto il mio popolo ti bacerà in bocca; io non sarò più grande di te, salvo che nel trono. Oltre a ciò, Faraone disse a Giuseppe: Vedi, io ti costituisco sopra tutto il paese di Egitto. E Faraone si trasse il suo anello di mano, e lo mise in mano a Giuseppe, e lo fece vestir di vestimenti di bisso, e gli mise una collana d’oro al collo. E lo fece salir sopra il carro della seconda persona del suo regno; e si gridava davanti a lui: Ognuno s’inginocchi; e ch’egli lo costituiva sopra tutto il paese di Egitto. Faraone disse ancora a Giuseppe: Io son Faraone; niuno leverà il piè, nè la mano, in tutto il paese di Egitto, senza te. E Faraone pose nome a Giuseppe Safenatpaanea; e gli diede per moglie Asenat, figliuola di Potifera, Governatore di On. E Giuseppe andò attorno per lo paese di Egitto Or Giuseppe era d’età di trent’anni, quando egli si presentò davanti a Faraone, re di Egitto. Giuseppe adunque si partì dal cospetto di Faraone, e passò per tutto il paese di Egitto. E la terra produsse a menate, ne’ sette anni dell’abbondanza. E Giuseppe adunò tutta la vittuaglia di quei sette anni, che furono nel paese di Egitto, e la ripose nelle città; egli ripose in ciascuna tutta la vittuaglia del contado circonvicino. Giuseppe adunque ammassò grano in grandissima quantità, come la rena del mare; tanto che si rimase di annoverarlo; perciocchè era innumerabile. Ora, avanti che venisse il primo anno della fame, nacquero a Giuseppe due figliuoli; i quali Asenat, figliuola di Potifera, Governatore di On, gli partorì. E Giuseppe pose nome al primogenito Manasse; perciocchè, disse egli, Iddio mi ha fatto dimenticare ogni affanno, e tutta la casa di mio padre. E pose nome al secondo, Efraim; perciocchè, disse egli, Iddio mi ha fatto fruttare nel paese della mia afflizione. Poi, finiti i sette anni dell’abbondanza che fu nel paese di Egitto; cominciarono a venire i sette anni della fame, siccome Giuseppe avea detto; e vi fu fame per tutti i paesi; ma per tutto Egitto vi era del pane. Alla fine tutto il paese di Egitto fu anch’esso affamato, e il popolo gridò a Faraone per del pane. E Faraone disse a tutti gli Egizj: Andate a Giuseppe, e fate ciò ch’egli vi dirà. Ed essendo la fame per tutto il paese, Giuseppe aperse tutti i granai, e ne vendè agli Egizj. E la fame si aggravò nel paese di Egitto. Da ogni paese eziandio si veniva in Egitto a Giuseppe, per comperar del grano; perciocchè la fame si era aggravata per tutta la terra E GIACOBBE, veggendo che vi era del grano da vendere in Egitto, disse a’ suoi figliuoli: Perchè state a riguardarvi l’un l’altro? Poi disse: Ecco, io ho udito che in Egitto v’è del grano da vendere; scendete là, e compratacene di là; e noi viveremo, e non morremo. E dieci de’ fratelli di Giuseppe scesero in Egitto, per comperar del grano di là. Ma Giacobbe non mandò Beniamino, fratello di Giuseppe, co’ suoi fratelli; perciocchè diceva: E’ si convien guardare che talora alcuna mortale sciagura non gl’intervenga. I figliuoli d’Israele adunque giunsero in Egitto, per comperar del grano, per mezzo altri che vi andavano; perciocchè la fame era nel paese di Canaan. Or Giuseppe, ch’era rettor del paese, vendeva il grano a ciascun popolo della terra. I fratelli di Giuseppe adunque, essendo giunti, s’inchinarono a lui, con la faccia verso terra E, come Giuseppe ebbe veduti i suoi fratelli, li riconobbe; ma pur s’infinse strano inverso loro, e parlò loro aspramente, e disse loro: Onde venite voi? Ed essi dissero: Dal paese di Canaan, per comperar della vittuaglia. Giuseppe adunque riconobbe i suoi fratelli, ma essi non riconobber lui. E Giuseppe si ricordò de’ sogni che egli avea sognati di loro, e disse loro: Voi siete spie; voi siete venuti per vedere i luoghi sforniti del paese. Ma essi dissero: No, signor mio, anzi i tuoi servitori son venuti per comperar della vittuaglia. Noi siamo tutti figliuoli di uno stesso uomo; noi siamo uomini leali; i tuoi servitori non furono giammai spie. Ed egli disse loro: No; anzi voi siete venuti per veder i luoghi sforniti del paese. Ed essi dissero: Noi, tuoi servitori, eravamo dodici fratelli, figliuoli di uno stesso uomo, nel paese di Canaan; ed ecco, il minore è oggi con nostro padre, e uno non è più. E Giuseppe disse loro: Quest’è pur quello che io vi ho detto, che voi siete spie. E’ si farà prova di voi in questo: Come vive Faraone, voi non partirete di qui, prima che il vostro fratel minore sia venuto qua. Mandate un di voi a prendere il vostro fratello; e voi restate qui incarcerati, e si farà prova delle vostre parole, se vi è in voi verità; se no, come vive Faraone, voi siete spie. E li serrò in prigione, per tre dì. E al terzo giorno, Giuseppe disse loro: Fate questo, e voi viverete; io temo Iddio. Se voi siete uomini leali uno di voi fratelli rimanga incarcerato nella prigione dove siete stati posti, e voi altri andate, portatene del grano, secondo la necessità delle vostre case. E menatemi il vostro fratel minore, e così le vostre parole saranno verificate, e voi non morrete. Ed essi fecero così E dicevano l’uno all’altro: Certamente noi siamo colpevoli intorno al nostro fratello; perciocchè noi vedemmo l’angoscia dell’anima sua, quando egli ci supplicava, e non l’esaudimmo; perciò è avvenuta questa angoscia a noi. E Ruben rispose loro, dicendo: Non vi diceva io: Non peccate contro al fanciullo? ma voi non mi voleste ascoltare; perciò altresì, ecco, è domandata ragion del suo sangue. Or essi non sapevano che Giuseppe li intendesse; perciocchè fra loro vi era un interprete. E Giuseppe si rivoltò indietro da loro, e pianse. Poi ritornò a loro, e parlò loro, e prese d’infra loro Simeone, il quale egli fece incarcerare in lor presenza. Poi Giuseppe comandò che si empiessero di grano le lor sacca, e che si rimettessero i danari di ciascun d’essi nel suo sacco, e che si desse loro provvisione per lo viaggio. E così fu lor fatto. Ed essi, caricato sopra i loro asini il grano che aveano comperato, si partirono di là. E l’uno di essi, aperto il suo sacco, per dar della pastura al suo asino nell’albergo, vide i suoi danari ch’erano alla bocca del suo sacco. E disse a’ suoi fratelli: I miei danari mi sono stati restituiti; e anche eccoli nel mio sacco. E il cuore isvenne loro, e si spaventarono, dicendo l’uno all’altro: Che cosa è questo che Iddio ci ha fatto? Poi, venuti a Giacobbe, lor padre, nel paese di Canaan, gli raccontarono tutte le cose ch’erano loro intervenute, dicendo: Quell’uomo, che è rettor del paese, ci ha parlato aspramente, e ci ha trattati da spie del paese. E noi gli abbiam detto: Noi siamo uomini leali; noi non fummo giammai spie. Noi eravamo dodici fratelli, figliuoli di nostro padre, e l’uno non è più; e il minore è oggi con nostro padre, nel paese di Canaan. E quell’uomo, rettor del paese, ci ha detto: Per questo conoscerò che voi siete uomini leali: lasciate un di voi fratelli appo me, e prendete quanto vi fa bisogno per la necessità delle vostre casa, e andate. E menatemi il vostro fratel minore; ed io conoscerò che voi non siete spie, anzi uomini leali; ed io vi renderò il vostro fratello, e voi potrete andare attorno trafficando per lo paese. Ora, come essi votavano le lor sacca, ecco, il sacchetto de’ denari di ciascuno era nel suo sacco; ed essi, e il padre loro, videro i sacchetti de’ lor danari, e temettero. E Giacobbe, lor padre, disse loro: Voi mi avete orbato di figliuoli; Giuseppe non è più, Simeone non è più, e ancora volete tormi Beniamino; tutte queste cose son contro a me. E Ruben disse a suo padre: Fa’ morire i miei due figliuoli, se io non te lo riconduco; rimettilo nelle mie mani, ed io te lo ricondurrò. Ma Giacobbe disse: Il mio figliuolo non iscenderà con voi; perciocchè il suo fratello è morto, ed egli è rimasto solo; e, se gli avvenisse alcuna mortale sciagura per lo viaggio che farete, voi fareste scender la mia canutezza con cordoglio nel sepolcro OR la fame era grave nel paese. E, dopo ch’essi ebber finito di mangiare il grano che aveano portato di Egitto, il padre loro disse loro: Tornate a comperarci un poco di vittuaglia. E Giuda gli disse: Quell’uomo ci ha espressamente protestato, e detto: Voi non vedrete la mia faccia, che il vostro fratello non sia con voi. Se tu mandi il nostro fratello con noi, noi scenderemo, e ti compreremo della vittuaglia. Ma, se pur tu non vel mandi, noi non iscenderemo; perciocchè quell’uomo ci ha detto: Voi non vedrete la mia faccia, che il vostro fratello non sia con voi. E Israele disse: Perchè mi avete voi fatto questa offesa, di dichiarare a quell’uomo che avevate ancora un fratello? Ed essi dissero: Quell’uomo ci domandò partitamente di noi, e del nostro parentado, dicendo: Il padre vostro vive egli ancora? avete voi alcun altro fratello? E noi gliene demmo contezza, secondo quelle parole; potevamo noi in alcun modo sapere ch’egli direbbe: Fate venire il vostro fratello? E Giuda disse a Israele, suo padre: Lascia venire il giovane meco, e noi ci leveremo, e andremo, e viveremo, e non morremo, e noi, e tu, e le nostre famiglie. Io te lo sicuro; ridomandalo dalla mia mano; se io non tel riconduco, e non tel rappresento, io sarò colpevole inverso te in perpetuo. Che se non ci fossimo indugiati, certo ora saremmo già ritornati due volte E Israele, lor padre, disse loro: Se pur qui così bisogna fare, fate questo: Prendete delle più isquisite cose di questo paese nelle vostre sacca, e portatene un presente a quell’uomo; un poco di balsamo, e un poco di mele, e degli aromati, e della mirra, e de’ pinocchi, e delle mandorle. E pigliate in mano danari al doppio; riportate eziandio i danari che vi furono rimessi alla bocca de’ vostri sacchi; forse fu errore. E prendete il vostro fratello, e levatevi e ritornate a quell’uomo. E facciavi l’Iddio Onnipotente trovar pietà appo quell’uomo, sì ch’egli vi rilasci il vostro altro fratello, e Beniamino; e se pure io sarò orbato di figliuoli, sialo Quegli uomini adunque presero quel presente; presero eziandio danari al doppio, e Beniamino; e, levatisi, scesero in Egitto, e si presentarono davanti a Giuseppe. E Giuseppe, veggendo Beniamino con loro, disse al suo mastro di casa: Mena questi uomini dentro alla casa, e ammazza delle carni e apparecchiale; perciocchè questi uomini mangeranno meco a meriggio. E colui fece come Giuseppe avea detto, e menò quegli uomini dentro alla casa di Giuseppe. E quegli uomini temettero, perciocchè erano menati dentro alla casa di Giuseppe, e dissero: Noi siamo menati qua entro per que’ danari che ci furono tornati ne’ nostri sacchi la prima volta; acciocchè egli si rivolti addosso a noi, e si avventi contro a noi, e ci prenda per servi, insieme co’ nostri asini. E accostatisi al mastro di casa di Giuseppe, gli parlarono in su l’entrata della casa. E dissero: Ahi, signor mio! certo da principio noi scendemmo per comperar della vittuaglia. Or avvenne, come fummo giunti all’albergo, che, aprendo i nostri sacchi, ecco, i danari di ciascun di noi erano alla bocca del suo sacco; i nostri danari vi erano appunto secondo il lor peso; e noi li abbiamo riportati con noi. Abbiamo, oltre a ciò, portati nelle nostre mani altri danari per comperar della vittuaglia; noi non sappiamo chi mettesse i nostri danari ne’ nostri sacchi. Ed egli disse loro: Datevi pace; non temiate; l’Iddio vostro, e l’Iddio del padre vostro, ha messo un tesoro ne’ vostri sacchi; i vostri danari mi vennero in mano. Poi trasse lor fuori Simeone. E, menatili dentro alla casa di Giuseppe, fece portar dell’acqua, ed essi si lavarono i piedi; ed egli diede della pastura ai loro asini. E aspettando che Giuseppe venisse a meriggio, essi apparecchiarono quel presente; perciocchè aveano inteso che resterebbero quivi a mangiare E quando Giuseppe fu venuto in casa, essi gli porsero quel presente che aveano in mano, dentro alla casa; e gli s’inchinarono fino in terra. E egli li domandò del lor bene stare, e disse: Il padre vostro, quel vecchio di cui mi parlaste, sta egli bene? vive egli ancora? Ed essi dissero: Nostro padre, tuo servitore, sta bene; egli vive ancora. E s’inchinarono, e gli fecero riverenza. E Giuseppe alzò gli occhi, e vide Beniamino, suo fratello, figliuol di sua madre, e disse: È costui il vostro fratel minore, del qual mi parlaste? Poi disse: Iddio ti sia favorevole, figliuol mio. E Giuseppe si ritrasse prestamente; perciocchè le sue viscere si riscaldavano inverso il suo fratello; e cercando luogo per piangere, se n’entrò nella cameretta, e quivi pianse. Poi, lavatosi il viso, uscì fuori, e si fece forza, e disse: Recate le vivande. Furono adunque recate le vivande a lui da parte, a loro da parte, e agli Egizj che mangiavano con lui da parte; conciossiachè gli Egizj non possano mangiare con gli Ebrei; perciocchè ciò è cosa abbominevole agli Egizj. Essi adunque si posero a sedere nel suo cospetto, il primogenito, secondo l’ordine suo di primogenito; e il minore, secondo l’ordine della sua età minore; e quegli uomini, maravigliandosi, si riguardavano l’un l’altro. Ed egli prese de’ messi delle vivande d’appresso a sè, e le mandò loro; e la parte di Beniamino fu cinque volte maggiore di quella di qualunque altro di loro. Ed essi bevvero, e goderono con lui E GIUSEPPE comandò, e disse al suo mastro di casa: Empi le sacca di questi uomini di vittuaglia, quanto essi ne potranno portare; e rimetti i danari di ciascuno di essi alla bocca del suo sacco. Metti eziandio la mia coppa, quella coppa di argento, alla bocca del sacco del minore, insieme co’ danari del suo grano. Ed egli fece come Giuseppe gli avea detto. In su lo schiarir della mattina, quegli uomini furono accommiatati co’ loro asini. Essendo usciti fuor della città, e non essendo ancora lungi, Giuseppe disse al suo mastro di casa: Levati, persegui quegli uomini; e, quando tu li avrai aggiunti, di’ loro: Perchè avete voi renduto mal per bene? Non è quella la coppa, nella quale il mio signore suol bere, per la quale egli suole indovinare? voi avete malvagiamente operato in ciò che avete fatto. Egli adunque li raggiunse, e disse loro quelle parole. Ed essi gli dissero: Perchè dice il mio signore cotali parole? tolga Iddio che i tuoi servitori facciano una cotal cosa. Ecco, noi ti riportammo dal paese di Canaan i danari che avevamo trovati alle bocche delle nostre sacca; come dunque avremmo noi rubato della casa del tuo signore oro od argento? Muoia colui de’ tuoi servitori, appo il quale quella coppa sarà trovata; e oltre a ciò noi saremo servi al mio signore. Ed egli disse: Quantunque ora fosse ragionevole di far secondo le vostre parole, pur nondimeno colui solo appo il quale ella sarà trovata, mi sarà servo, e voi altri sarete sciolti. E ciascun d’essi mise giù il suo sacco in terra, e l’aperse. E il maestro di casa li frugò tutti, cominciando dal sacco del maggiore, e finendo a quel del minore; e la coppa fu ritrovata nel sacco di Beniamino. Allora essi stracciarono i lor vestimenti; e, caricato ciascuno il suo asino, tornarono nella città. E Giuda, co’ suoi fratelli, entrò nella casa di Giuseppe, il quale era ancora quivi; ed essi si gittarono in terra davanti a lui. E Giuseppe disse loro: Quale è questo atto che voi avete fatto? non sapete voi che un par mio per certo indovina? E Giuda disse: Che diremo al mio signore? quali parole useremo? e come ci giustificheremo noi? Iddio ha ritrovata l’iniquità de’ tuoi servitori; ecco, noi siamo servi al mio signore, così noi altri, come colui appo il quale è stata ritrovata la coppa. Ma Giuseppe disse: Tolga Iddio che io faccia questo; colui, appo il quale è stata trovata la coppa, mi sia servo, e voi altri ritornatevene in pace a vostro padre E Giuda gli si accostò, e disse: Ahi! signor mio: deh! lascia che il tuo servitore dica una parola al mio signore, e non accendasi la tua ira contro al tuo servitore; conciossiachè tu sii appunto come Faraone. Il mio signore domandò i suoi servitori, dicendo: Avete voi padre o fratello? Enoi: dicemmo al mio signore: Noi abbiamo un padre vecchio, e un giovane piccol fratello, nato a nostro padre nella sua vecchiezza, e il suo fratello è morto; talchè egli è rimasto solo di sua madre, e suo padre l’ama. Allora tu dicesti a’ tuoi servitori: Menatemelo, ed io porrò l’occhio mio sopra lui. E noi dicemmo al mio signore: Il fanciullo non può lasciar suo padre; perciocchè s’egli lo lasciasse, suo padre morrebbe. E tu dicesti a’ tuoi servitori: Se il vostro fratel minore non iscende con voi, voi non vedrete più la mia faccia. Come dunque fummo ritornati a mio padre, tuo servitore, gli rapportammo le parole del mio signore. Dipoi nostro padre disse: Tornate a comperarci un poco di vittuaglia. E noi dicemmo: Noi non possiamo scender là; ma, se il nostro fratello minore è con noi, noi vi scenderemo; perciocchè noi non possiam veder la faccia di quell’uomo, se il nostro fratel minore non è con noi. E mio padre, tuo servitore, ci disse: Voi sapete che mia moglie mi partorì due figliuoli. L’uno de’ quali, essendosi dipartito d’appresso a me, io ho detto: Certo egli del tutto è stato lacerato; ed io non l’ho veduto fino ad ora. E se voi togliete ancora questo d’appresso a me, e gli avviene alcuna mortal sciagura, voi farete scender la mia canutezza con afflizione nel sepolcro. Ora dunque se, quando io giungerò a mio padre, tuo servitore, il fanciullo, alla cui anima la sua è legata, non è con noi; egli avverrà che, come vedrà che il fanciullo non vi sarà, egli si morrà; e così i tuoi servitori avranno fatto scender la canutezza di nostro padre, tuo servitore, con cordoglio, nel sepolcro. Ora, perciocchè il tuo servitore ha assicurato di questo fanciullo a mio padre, menandonelo d’appresso a lui, dicendo: Se io non te lo riconduco, io sarò colpevole inverso mio padre in perpetuo; deh! lascia ora che il tuo servitore rimanga servo al mio signore, in luogo del fanciullo, e che il fanciullo se ne ritorni co’ suoi fratelli. Perciocchè, come ritornerei io a mio padre, non essendo il fanciullo meco? Io non potrei farlo, che talora io non vedessi l’afflizione che ne avverrebbe a mio padre ALLORA Giuseppe, non potendo più farsi forza in presenza di tutti i circostanti, gridò: Facciasi uscire ognuno fuori d’appresso a me. E niuno restò con lui, quando egli si diede a conoscere a’ suoi fratelli. Ed egli diede un grido con pianto, e gli Egizj lo intesero; que’ della casa di Faraone lo intesero anch’essi. E Giuseppe disse a’ suoi fratelli: Io son Giuseppe; mio padre vive egli ancora? Ma i suoi fratelli non gli potevano rispondere; perciocchè erano tutti sbigottiti della sua presenza. E Giuseppe disse a’ suoi fratelli: Deh! appressatevi a me. Ed essi si appressarono a lui. Ed egli disse: Io son Giuseppe, vostro fratello, il qual voi vendeste per esser menato in Egitto. Ma ora non vi contristate, e non vi rincresca di avermi venduto per esser menato qua; conciossiachè Iddio mi abbia mandato davanti a voi per vostra conservazione. Perciocchè quest’è l’anno secondo della fame dentro del paese; e ve ne saranno ancora cinque, ne’ quali non vi sarà nè aratura, nè mietitura. Ma Iddio mi ha mandato davanti a voi, per far che abbiate alcun rimanente nella terra, e per conservarvelo in vita, per un grande scampo. Ora dunque, non voi mi avete mandato qua, anzi Iddio; ed egli mi ha costituito per padre a Faraone, e per padrone sopra tutta la sua casa, e rettore in tutto il paese di Egitto. Ritornatevene prestamente a mio padre, e ditegli: Così dice il tuo figliuolo Giuseppe: Iddio mi ha costituito rettor di tutto l’Egitto; scendi a me, non restare. E tu dimorerai nella contrada di Gosen, e sarai presso di me, tu, e i tuoi figliuolo, e i figliuoli de’ tuoi figliuoli e le tue gregge, e i tuoi armenti, e tutto ciò ch’è tuo. E io ti sostenterò quivi, perciocchè vi saranno ancora cinque anni di fame; acciocchè talora tu non sofferi necessità, tu, e la tua famiglia, e tutto ciò ch’è tuo. Ed ecco, gli occhi vostri veggono, gli occhi del mio fratello Beniamino anch’essi veggono, che la mia bocca è quella che vi parla. Rapportate adunque a mio padre tutta la gloria, nella quale io sono in Egitto, e tutto ciò che voi avete veduto; e fate prestamente venir qua mio padre. Poi, gittatosi al collo di Beniamino, suo fratello, pianse; Beniamino altresì pianse sopra il collo di esso. Baciò ancora tutti i suoi fratelli, e pianse sopra loro. E, dopo questo, i suoi fratelli parlarono con lui E il grido ne fu udito nella casa di Faraone, e fu detto: I fratelli di Giuseppe son venuti. E la cosa piacque a Faraone ed a’ suoi servitori. E Faraone disse a Giuseppe: Di’ a’ tuoi fratelli: Fate questo: caricate le vostre bestie, e andatevene; e, quando sarete giunti nel paese di Canaan, prendete vostro padre, e le vostre famiglie, e venite a me; ed io vi darò il meglio del paese di Egitto, e voi mangerete il grasso del paese. E a te, Giuseppe, è ordinato questo: fate ciò: prendete de’ carri del paese di Egitto, per le vostre famiglie, e per le vostre mogli; e levate vostro padre, e venitevene. E non vi rincresca di lasciar le vostre masserizie; perciocchè il meglio di tutto il paese di Egitto sarà vostro. E i figliuoli d’Israele fecero così; e Giuseppe diede loro de’ carri secondo il comandamento di Faraone; diede loro ancora provvisione per lo viaggio. Diede eziandio a ciascun d’essi tutti delle mute di vestimenti; e a Beniamino diede trecento sicli di argento, e cinque mute di vestimenti. E a suo padre mandò questo: dieci asini carichi delle migliori cose di Egitto; e dieci asine cariche di grano, e di pane, e di vittuaglia, per suo padre, per lo viaggio. E diede commiato a’ suoi fratelli, ed essi se ne andarono. Ed egli disse loro: Non vi crucciate per cammino Ed essi se ne ritornarono di Egitto; e vennero nel paese di Canaan, a Giacobbe, lor padre. E gli rapportarono la cosa, dicendo: Giuseppe vive ancora; e anche è rettore in tutto il paese di Egitto. E il cuore gli venne meno; perciocchè non credeva loro. Ma essi gli dissero tutte le parole che Giuseppe avea lor dette; ed egli vide i carri, che Giuseppe avea mandati per levarlo; allora lo spirito si ravvivò a Giacobbe, lor padre. E Israele disse: Basta, il mio figliuolo Giuseppe vive ancora; io andrò, e lo vedrò, avanti che io muoia ISRAELE adunque si partì, con tutto ciò ch’egli avea. E, giunto in Beerseba, sacrificò sacrificii all’Iddio d’Isacco suo padre. E Iddio parlò a Israele in visioni di notte, e disse: Giacobbe, Giacobbe. Ed egli disse: Eccomi. E Iddio disse: Io sono Iddio, l’Iddio di tuo padre; non temer di andare in Egitto; perciocchè io ti farò divenir quivi una gran nazione. Io scenderò teco in Egitto; e altresì te ne ricondurrò fuori; e Giuseppe metterà la sua mano sopra gli occhi tuoi E Giacobbe partì di Beerseba; e i figliuoli d’Israele fecero salire Giacobbe, loro padre, e i lor piccoli figliuoli, e le lor mogli, sopra i carri, che Faraone avea mandati per levar Giacobbe. Presero ancora i lor bestiami, e le facoltà che aveano acquistate nel paese di Canaan; e vennero in Egitto, Giacobbe e tutta la sua progenie. Egli menò seco in Egitto i suoi figliuoli, e i figliuoli de’ suoi figliuoli; le sue figliuole, e le figliuole de’ suoi figliuoli, e tutta la sua progenie. E questi sono i nomi de’ figliuoli d’Israele, che vennero in Egitto: Giacobbe, vi venne, co’ suoi figliuoli; il primogenito di Giacobbe fu Ruben. E i figliuoli di Ruben furono Henoc, e Pallu, e Hesron, e Carmi. E i figliuoli di Simeone furono Iemuel, e Iamin, e Ohad, e Iachin, e Sohar, e Saul, figliuolo di una Cananea. E i figliuoli di Levi furono Gherson, e Chehat, e Merari. E i figliuoli di Giuda furono Er, e Onan, e Sela, e Fares, e Zara; or Er, e Onan morirono nel paese di Canaan. E i figliuoli di Fares furono Hesron, e Hamul. E i figliuoli d’Issacar furono Tola, e Puva, e Iob, e Simron. E i figliuoli di Zabulon furono Sered, ed Elon, e Ialeel. Questi sono i figliuoli di Lea, i quali ella partorì a Giacobbe in Paddan-aram, oltre a Dina, figliuola di esso: tutte le persone de’ suoi figliuoli, con le sue figliuole, erano trentatre. E i figliuoli di Gad furono Siflon, e Hagghi, e Suni, ed Esbon, ed Eri, e Arodi, e Areeli. E i figliuoli di Aser furono Imna, e Isua, e Isui, e Beria, e Sera, lor sorella. E i figliuoli di Beria furono Heber, e Malchiel. Questi sono i figliuoli di Zilpa, la quale Labano diede a Lea, sua figliuola; ed ella partorì costoro a Giacobbe, che furono sedici persone. I figliuoli di Rachele, moglie di Giacobbe, furono Giuseppe, e Beniamino. E a Giuseppe, nel paese di Egitto, nacquero Manasse ed Efraim, i quali Asenat, figliuola di Potifera, Governatore di On, gli partorì. E i figliuoli di Beniamino furono Bela, e Becher, e Asbel, e Ghera, e Naaman, ed Ehi, e Ros, e Muppim, e Huppim, e Ard. Questi sono i figliuoli di Rachele, i quali nacquero a Giacobbe: in tutto quattordici persone. E il figliuolo di Dan fu Husim. E i figliuoli di Neftali furono Iaseel, e Guni, e Ieser, e Sillem. Questi sono i figliuoli di Bilha, la quale Labano diede a Rachele, sua figliuola: ed ella partorì costoro a Giacobbe; in tutto sette persone. Tutte le persone che vennero in Egitto, appartenenti a Giacobbe, procedute dalla sua anca, oltre alle mogli de’ figliuoli di Giacobbe, furono in tutto sessantasei. E i figliuoli di Giuseppe, che gli nacquero in Egitto, furono due persone; talchè tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che vennero in Egitto, furono settanta Or Giacobbe mandò davanti a sè Giuda a Giuseppe, per avvisarlo che gli venisse incontro in Gosen. Ed essi giunsero alla contrada di Gosen. E Giuseppe fece mettere i cavalli al suo carro, e andò incontro a Israele, suo padre, in Gosen, e gli si fece vedere, e gli si gittò al collo, e pianse sopra il suo collo, per lungo spazio. E Israele disse a Giuseppe: Muoia io pure questa volta, poichè ho veduta la tua faccia; conciossiachè tu vivi ancora. Poi Giuseppe disse a’ suoi fratelli, e alla famiglia di suo padre: Io andrò, e farò assapere la vostra venuta a Faraone, e gli dirò: I miei fratelli, e la famiglia di mio padre, i quali erano nel paese di Canaan, son venuti a me. E questi uomini son pastori di gregge; conciossiachè sieno sempre stati gente di bestiame; e hanno menate le lor gregge, e i loro armenti, e tutto ciò che hanno. Ora, s’egli avviene che Faraone vi chiami, e vi dica: Qual’è il vostro mestiere? dite: I tuoi servitori, dalla nostra giovanezza infino ad ora, sono sempre stati gente di bestiame, così noi, come i nostri padri; acciocchè dimoriate nella contrada di Gosen: perciocchè ogni pastor di greggia è in abbominio agli Egizj GIUSEPPE adunque venne, e rapportò e disse a Faraone: Mio padre, e i miei fratelli, con le lor gregge, e co’ loro armenti, e con tutto ciò che hanno, son venuti dal paese di Canaan; ed ecco, sono nella contrada di Gosen. Prese eziandio una parte de’ suoi fratelli, cioè cinque, e li presentò davanti a Faraone. E Faraone disse a’ fratelli di Giuseppe: Qual’è il vostro mestiere? Ed essi dissero a Faraone: I tuoi servitori son pastori di gregge, come anche furono i nostri padri. Poi dissero a Faraone: Noi siam venuti per dimorare in questo paese; perciocchè non vi è pastura per le gregge de’ tuoi servitori nel paese di Canaan, conciossiachè la fame vi sia grave; deh! permetti ora che i tuoi servitori dimorino nella contrada di Gosen. E Faraone disse a Giuseppe: Poichè tuo padre, e i tuoi fratelli, son venuti a te; il paese di Egitto è al tuo comando; fa’ abitar tuo padre, e i tuoi fratelli, nel meglio del paese; dimorino pur nella contrada di Gosen, e se tu conosci che fra loro vi sieno degli uomini di valore, costituiscili governatori del mio bestiame. Poi Giuseppe menò Giacobbe, suo padre, a Faraone, e gliel presentò. E Giacobbe benedisse Faraone. E Faraone disse a Giacobbe: Quanti anni hai? E Giacobbe rispose a Faraone: Il tempo degli anni de’ miei pellegrinaggi è centrent’anni; il tempo degli anni della mia vita è stato corto, e malvagio, e non è giunto al tempo degli anni della vita de’ miei padri, ne’ quali andarono peregrinando. Poi Giacobbe, salutato Faraone, se ne uscì fuori dal suo cospetto. E Giuseppe diede a suo padre, e ai suoi fratelli, stanza e possessione nel paese di Egitto, nel meglio del paese, nella contrada di Rameses, come Faraone avea comandato. E Giuseppe sostentò suo padre, e i suoi fratelli, e tutta la casa di suo padre, provvedendo loro di pane, secondo le bocche delle lor famiglie OR in tutta la terra non vi era pane; perciocchè la fame era gravissima; e il paese di Egitto, e di Canaan, si veniva meno per la fame. E Giuseppe raccolse tutti i danari che si ritrovarono nel paese di Egitto, e nel paese di Canaan, per lo grano che la gente di que’ paesi comperava; e Giuseppe portò que’ danari in casa di Faraone. E, quando i danari furono mancati nel paese di Egitto, e nel paese di Canaan, tutti gli Egizj vennero a Giuseppe, dicendo: Dacci del pane, perchè morremmo noi davanti agli occhi tuoi per mancamento di danari? E Giuseppe disse: Datemi il vostro bestiame, ed io vi darò del pane per lo vostro bestiame, se pure i danari son mancati. Ed essi menarono il lor bestiame a Giuseppe; e Giuseppe diede loro del pane per cavalli, e per gregge di pecore, e per armenti di buoi, e per asini. Così li sostentò di pane quell’anno per tutto il lor bestiame. E, passato quell’anno, ritornarono l’anno seguente a lui, e gli dissero: Noi non possiamo celare il nostro bisogno al mio signore; ma i danari son mancati, e i nostri bestiami son pervenuti al mio signore; e’ non ci resta nulla che il mio signore possa pigliare, salvo i nostri corpi, e le nostre terre. Perchè periremmo, e noi, e le nostre terre, davanti agli occhi tuoi? compera noi, e le nostre terre, per del pane; e noi, e le nostre terre, saremo servi a Faraone; e dacci della semenza, acciocchè viviamo, e non muoiamo, e che la terra non sia desolata. Giuseppe adunque acquistò a Faraone tutte le terre di Egitto; perciocchè gli Egizj venderono ciascun la sua possessione; conciossiachè la fame si fosse aggravata sopra loro; e così le terre furono acquistate a Faraone. E Giuseppe trasportò il popolo nelle città, da un capo de’ confini di Egitto infino all’altro. Sol non acquistò le terre de’ sacerdoti; perciocchè vi era una provvisione assegnata da Faraone a’ sacerdoti; onde essi mangiarono la provvisione che Faraone dava loro, e perciò non venderono le lor terre. E Giuseppe disse al popolo: Ecco io ho oggi acquistati a Faraone e voi e le vostre terre; eccovi della semenza: seminate la terra. E al tempo della ricolta, voi darete il quinto di essa a Faraone, e le altre quattro parti saranno vostre, per la sementa de’ campi, e per lo mangiar di voi, e di coloro che son nelle vostre case, e per lo mangiar delle vostre famiglie. Ed essi dissero: Tu ci hai scampata la vita; troviamo pur grazia appo il mio signore, e siamo servi a Faraone. E Giuseppe, per istatuto che dura infino ad oggi, fece una imposta sopra le terre di Egitto, del quinto della rendita, per Faraone; sol le terre de’ sacerdoti non furono di Faraone Così gl’Israeliti abitarono nel paese di Egitto, nella contrada di Gosen, e ne furono fatti possessori, e moltiplicarono, e crebbero grandemente. E Giacobbe visse nel paese di Egitto diciassette anni; e gli anni della vita di Giacobbe furono cenquarantasette. Or avvicinandosi il tempo della morte di Israele, egli chiamò il suo figliuolo Giuseppe, e gli disse: Deh! se io ho trovato grazia appo te, metti ora la tua mano sotto la mia coscia, promettendomi che tu userai inverso me benignità e lealtà; deh! non seppellirmi in Egitto. Anzi, quando io giacerò co’ miei padri, portami fuor di Egitto, e seppelliscimi nella lor sepoltura. E Giuseppe disse: Io farò secondo la tua parola. E Israele disse: Giuramelo. Ed egli gliel giurò. E Israele, inchinatosi verso il capo del letto, adorò ORA, dopo queste cose, fu detto a Giuseppe: Ecco, tuo padre è infermo. Allora egli prese seco i suoi due figliuoli, Manasse ed Efraim. Ed egli fu rapportato, e detto a Giacobbe: Ecco, Giuseppe, tuo figliuolo, viene a te. E Israele, isforzatosi, si mise a sedere in sul letto. E Giacobbe disse a Giuseppe: L’Iddio Onnipotente mi apparve in Luz, nel paese di Canaan, e mi benedisse. E mi disse: Ecco, io ti farò moltiplicare, e ti accrescerò, e ti farò divenir raunanza di popoli; e darò questo paese alla tua progenie dopo te, per possession perpetua. Ora dunque, i tuoi due figliuoli, che ti son nati nel paese di Egitto, prima che io venissi a te in Egitto, son miei; Efraim e Manasse saranno miei, come Ruben e Simeone. Ma i figliuoli che tu genererai dopo loro, saranno tuoi; nella loro eredità saranno nominati del nome de’ lor fratelli. Or, quant’è a me, quando io veniva di Paddan, Rachele morì appresso di me nel paese di Canaan, per cammino, alquanto spazio lungi di Efrata; e io la seppellii quivi nel cammino di Efrata, ch’è Betlehem E Israele, veduti i figliuoli di Giuseppe, disse: Chi son costoro? E Giuseppe disse a suo padre: Sono i miei figliuoli, i quali Iddio mi ha dati qui. E Giacobbe disse: Deh! falli appressare a me, ed io li benedirò. Or gli occhi d’Israele erano gravi per la vecchiezza, talchè egli non potea vedere. E Giuseppe glieli fece appressare. Ed egli li baciò, e li abbracciò. E Israele disse a Giuseppe: Io non pensava di veder mai più la tua faccia; ed ecco, Iddio mi ha fatto vedere eziandio della tua progenie. Poi Giuseppe, fattili levar d’appresso alle ginocchia di esso, s’inchinò con la faccia in terra. E li prese amendue, e pose Efraim alla sua destra, dalla sinistra d’Israele; e Manasse alla sua sinistra, dalla destra d’Israele; e così glieli fece appressare. E Israele porse la sua man destra, e la pose sopra il capo di Efraim, ch’era il minore, e pose la sinistra sopra il capo di Manasse; e, benchè Manasse fosse il primogenito, nondimeno avvedutamente pose così le mani. E benedisse Giuseppe, e disse: Iddio, nel cui cospetto i miei padri, Abrahamo ed Isacco, son camminati; Iddio, che mi ha pasciuto da che io sono al mondo infino a questo giorno; l’Angelo, che mi ha riscosso d’ogni male, benedica questi fanciulli, e sieno nominati del mio nome, e del nome de’ miei padri, Abrahamo ed Isacco; e moltiplichino copiosamente sulla terra. Ora, veggendo Giuseppe che suo padre avea posta la sua man destra sopra il capo di Efraim, ciò gli dispiacque, e prese la mano di suo padre, per rimoverla d’in sul capo di Efraim, e per metterla in sul capo di Manasse. E Giuseppe disse a suo padre: Non così, padre mio; conciossiachè questo sia il primogenito, metti la tua man destra sopra il suo capo. Ma suo padre ricusò di farlo, e disse: Io il so, figliuol mio, io il so; ancora esso diventerà un popolo, e ancora esso sarà grande; ma pure il suo fratel minore sarà più grande di lui, e la progenie di esso sarà una piena di genti. Così in quel giorno li benedisse, dicendo: Israele benedirà altrui, prendendone l’esempio in te; dicendo: Iddio ti faccia esser simile ad Efraim ed a Manasse. E Israele antepose Efraim a Manasse. Poi Israele disse a Giuseppe: Ecco, io muoio, e Iddio sarà con voi, e vi ricondurrà al paese de’ vostri padri. Ed io ti dono una parte sopra i tuoi fratelli, la quale io ho conquistata dalle mani degli Amorrei con la mia spada e col mio arco POI Giacobbe chiamò i suoi figliuoli, e disse: Adunatevi, ed io vi dichiarerò ciò che vi avverrà nel tempo a venire. Adunatevi e ascoltate, figliuoli di Giacobbe! Prestate udienza a Israele, vostro padre. RUBEN, tu sei il mio primogenito, La mia possa, e il principio delle mie forze, Eccellente in dignità, ed eccellente in forza. Tutto ciò è scolato come acqua; non aver la maggioranza! Perciocchè tu salisti in sul letto di tuo padre; Allora che tu contaminasti il mio letto, tutto ciò sparì SIMEONE e LEVI son fratelli; Le loro spade sono arme di violenza. Non entri l’anima mia nel lor consiglio segreto; Non uniscasi la gloria mia alla lor raunanza; Perciocchè nella loro ira hanno uccisi uomini, E hanno a lor voglia spianato il muro. Maledetta sia l’ira loro, perciocchè è stata violenta; E il furor loro, perciocchè è stato aspro; Io li dividerò per Giacobbe, E li spargerò per Israele GIUDA, te celebreranno i tuoi fratelli; La tua mano sarà sopra il collo de’ tuoi nemici; I figliuoli di tuo padre s’inchineranno a te; Giuda è un leoncello; Figliuol mio, tu sei ritornato dalla preda; Quando egli si sarà chinato, e si sarà posto a giacere come un leone, Anzi come un gran leone, chi lo desterà? Lo Scettro non sarà rimosso da Giuda, Nè il Legislatore d’infra i piedi di esso, Finchè non sia venuto colui al quale quello appartiene; E inverso lui sarà l’ubbidienza de’ popoli. Egli lega il suo asinello alla vite, E al tralcio della vite nobile il figlio della sua asina; Egli lava il suo vestimento nel vino, E i suoi panni nel liquor delle uve. Egli ha gli occhi rosseggianti per lo vino, E i denti bianchi per lo latte ZABULON abiterà nel porto de’ mari Egli sarà al porto delle navi; E il suo confine sarà fino a Sidon. ISSACAR è un asino ossuto, Che giace fra due sbarre. E avendo egli veduto che il riposo è cosa buona, E che il paese è ameno, Chinerà la spalla per portar la soma, E diverrà tributario. DAN giudicherà il suo popolo, Come una delle tribù d’Israele. Dan sarà una serpe in su la strada, Un colubro in sul sentiero, Il qual morde i pasturali del cavallo, Onde colui che lo cavalca cade indietro. O Signore, io ho aspettata la tua salute. Quant’è a GAD, schiere lo scorreranno; Ma egli in iscambio scorrerà altri. Dal paese di ASER procederà la grascia della sua vittuaglia, Ed esso produrrà delizie reali. NEFTALI è una cerva sciolta; Egli proferisce belle parole GIUSEPPE è un ramo di una vite fruttifera, Un ramo di una vite fruttifera appresso ad una fonte, I cui rampolli si distendono lungo il muro. E benchè egli sia stato amaramente afflitto, E che degli arcieri l’abbiano saettato e nimicato; Pur è dimorato l’arco suo nella sua forza; E le sue braccia e le sue mani si son rinforzate, Per l’aiuto del Possente di Giacobbe: Quindi egli è stato il pastore, la pietra d’Israele, Ciò è proceduto dall’Iddio di tuo padre, il quale ancora ti aiuterà; E dall’Onnipotente, il quale ancora ti benedirà Delle benedizioni del cielo di sopra, Delle benedizioni dell’abisso che giace disotto, Delle benedizioni delle mammelle e della matrice. Le benedizioni di tuo padre Hanno avanzate le benedizioni de’ miei genitori, E son giunte fino al sommo de’ colli eterni. Esse saranno sopra il capo di Giuseppe, E sopra la sommità del capo di lui, Ch’è stato messo da parte d’infra i suoi fratelli. BENIAMINO è un lupo rapace; La mattina egli divorerà la preda, E in su la sera partirà le spoglie Tutti costoro sono i capi delle dodici tribù d’Israele; e questo è quello che il padre loro disse loro, quando il benedisse, benedicendo ciascuno di essi secondo la sua propria benedizione. Poi comandò, e disse loro: Tosto sarò raccolto al mio popolo; seppellitemi coi miei padri, nella spelonca ch’è nel campo di Efron Hitteo; nella spelonca, ch’è nel campo di Macpela, il quale è dirincontro a Mamre, nel paese di Cannan; la quale spelonca Abrahamo comperò da Efron Hitteo, insieme col campo, per possession di sepoltura. Quivi fu seppellito Abrahamo e Sara, sua moglie; quivi fu seppellito Isacco e Rebecca, sua moglie; quivi ancora ho seppellita Lea. L’acquisto di quel campo, e della spelonca ch’è in esso, fu fatto da’ figliuoli di Het. E, dopo che Giacobbe ebbe finito di dar questi comandamenti a’ suoi figliuoli, ritrasse i piedi dentro al letto, e trapassò, e fu raccolto a’ suoi popoli E GIUSEPPE, gittatosi sopra la faccia di suo padre, pianse sopra lui, e lo baciò. Poi comandò a’ suoi servitori medici, che imbalsamassero suo padre. E i medici imbalsamarono Israele. E quaranta giorni intieri furono posti ad imbalsamarlo; perciocchè tanto tempo appunto si metteva ad imbalsamar coloro che s’imbalsamavano; e gli Egizj lo piansero per settanta giorni. E, dopo che furono passati i giorni del pianto che si fece per lui, Giuseppe parlò alla famiglia di Faraone, dicendo: Deh! se io ho trovata grazia appo voi, parlate, vi prego, a Faraone, e ditegli: Che mio padre mi ha fatto giurare, dicendo: Ecco, io mi muoio; seppelliscimi nella mia sepoltura, la quale io mi ho cavata nel paese di Canaan. Deh! lascia ora dunque che io vada a seppellire mio padre; poi ritornerò. E Faraone disse: Va’, seppellisci tuo padre, come egli ti ha fatto giurare Giuseppe adunque salì, per seppellir suo padre; e con lui andarono tutti gli anziani della casa di Faraone, servitori di esso, e tutti gli anziani del paese di Egitto; e tutta la famiglia di Giuseppe, e i suoi fratelli, e la famiglia di suo padre; sol lasciarono nella contrada di Gosen le lor famiglie, e le lor gregge, e i loro armenti. Con lui andarono eziandio carri e cavalieri; talchè lo stuolo fu grandissimo. E, come furono giunti all’aia di Atad, che era di là dal Giordano, fecero quivi un grande e molto grave lamento. E Giuseppe fece cordoglio di suo padre per sette giorni. Or i Cananei, abitanti di quel paese, veggendo il cordoglio che si faceva nell’aia di Atad, dissero: Quest’è un duolo grave agli Egizj: perciò fu posto nome a quell’aia, Abel-Misraim, ch’è di là dal Giordano. E i figliuoli di Giacobbe gli fecero come egli avea lor comandato. E lo portarono nel paese di Canaan, e lo seppellirono nella spelonca del campo di Macpela, dirimpetto a Mamre, la quale Abrahamo avea comperata, insieme col campo, da Efron Hitteo, per possession di sepoltura. E Giuseppe, dopo ch’ebbe seppellito suo padre, se ne ritornò in Egitto, co’ suoi fratelli, e con tutti coloro che erano andati con lui, per seppellir suo padre Or i fratelli di Giuseppe, veggendo che il padre loro era morto, dissero: Forse Giuseppe ci porterà odio, e nimistà, e non mancherà di renderci tutto il male che gli abbiam fatto. Laonde commisero ad alcuni di andare a Giuseppe, per dirgli; Tuo padre, avanti che morisse, ordinò, e disse: Dite così a Giuseppe: Perdona, ti prego, ora a’ tuoi fratelli il lor misfatto, e il lor peccato; conciossiachè essi ti abbiano fatto del male. Deh! perdona dunque ora a’ servitori dell’Iddio di tuo padre il lor misfatto. E Giuseppe pianse, quando coloro gli parlarono. I suoi fratelli andarono eziandio a lui; e, gittatisi in terra davanti a lui, gli dissero: Eccociti per servi. Ma Giuseppe disse loro: Non temiate; perciocchè, sono io in luogo di Dio? Voi certo avevate pensato del male contro a me; ma Iddio ha pensato di convertir quel male in bene, per far ciò che oggi appare, per conservare in vita una gran gente. Ora dunque, non temiate; io sostenterò voi, e le vostre famiglie. Così li consolò, e li riconfortò E Giuseppe dimorò in Egitto, con la famiglia di suo padre, e visse centodieci anni. E vide ad Efraim figliuoli della terza generazione; i figliuoli di Machir, figliuolo di Manasse, nacquero anch’essi, e furono allevati sopra le ginocchia di Giuseppe. E Giuseppe disse a’ suoi fratelli: Tosto morrò, e Iddio per certo vi visiterà, e vi farà salire fuor di questo paese, nel paese il quale egli giurò ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe. E Giuseppe fece giurare i figliuoli d’Israele, dicendo: Iddio per certo vi visiterà; allora trasportate di qui le mie ossa. Poi Giuseppe morì, essendo di età di centodieci anni; e fu imbalsamato, e posto in un cataletto in Egitto OR questi sono i nomi de’ figliuoli d’Israele, che vennero in Egitto: essi vi vennero con Giacobbe, ciascuno con la sua famiglia. Ruben, Simeone, Levi, e Giuda; Issacar, Zabulon, e Beniamino; Dan, Neftali, Gad, e Aser. E tutte le persone, uscite dell’anca di Giacobbe, erano settanta. Or Giuseppe era già in Egitto. E Giuseppe morì, e tutti i suoi fratelli, e tutta quella generazione. E i figliuoli d’Israele fruttarono e moltiplicarono copiosamente, e crebbero, e divennero grandemente possenti, talchè il paese fu ripieno di essi Or sorse un nuovo re sopra l’Egitto, il qual non avea conosciuto Giuseppe. Costui disse al suo popolo: Ecco, il popolo de’ figliuoli d’Israele è più grande e più possente di noi. Ora procediamo saggiamente intorno ad esso; che talora non moltiplichi; onde, se alcuna guerra avvenisse, egli non si congiunga anche esso co’ nostri nemici, e non guerreggi contro a noi, o se ne vada via dal paese. Furono adunque costituiti sopra il popolo d’Israele commissari d’angherie, per affliggerlo con le lor gravezze. E il popolo edificò a Faraone delle città da magazzini, cioè, Pitom e Raamses. Ma quanto più l’affliggevano, tanto più cresceva, e tanto più moltiplicava fuor di modo; onde gli Egizj portavano gran noia de’ figliuoli d’Israele. E gli Egizj facevano servire i figliuoli d’Israele con asprezza. E li facevano vivere in amaritudine, con dura servitù, adoperandoli intorno all’argilla, e a’ mattoni, e ad ogni servigio de’ campi; tutta la servitù, nella quale li adoperavano, era con asprezza Il re di Egitto disse ancora alle levatrici delle donne Ebree, il nome dell’una delle quali era Sifra, e quel dell’altra Pua: Quando voi ricoglierete i parti delle donne Ebree, e le vedrete in su la seggiola, se il parto è un figliuol maschio, uccidetelo; ma se è una figliuola femmina, lasciatela vivere. Ma quelle levatrici temettero Iddio, e non fecero secondo che il re di Egitto avea loro detto; anzi lasciarono vivere i fanciulli. E il re di Egitto chiamò le levatrici, e disse loro: Perchè avete voi fatto questo, di lasciar vivere i fanciulli? E le levatrici dissero a Faraone: Le donne Ebree non sono come l’Egizie, perciocchè sono vigorose; avanti che la levatrice sia venuta a loro, hanno partorito. E Iddio fece del bene a quelle levatrici; e il popolo crebbe, e divenne grandemente possente. E perchè quelle levatrici temettero Iddio, egli edificò loro delle case. Allora Faraone comandò a tutto il suo popolo, dicendo: Gittate nel fiume ogni figliuol maschio che nascerà, e lasciate vivere tutte le figliuole femmine OR un uomo della famiglia di Levi andò, e prese per moglie una figliuola di Levi. E quella donna concepette, e partorì un figliuolo; e, veggendolo bello, lo tenne nascosto lo spazio di tre mesi. Ma non potendo più tenerlo nascosto, ella prese una cestella fatta di giunchi, e la impiastrò di bitume e di pece; e, postovi dentro il fanciullo, la mise nella giuncaia, in su la riva del fiume. E la sorella del fanciullo se ne stava da lungi, per saper ciò che gli avverrebbe Or la figliuola di Faraone discese per bagnarsi nel fiume; e le sue donzelle passeggiavano su la riva del fiume; ed ella vide quella cestella per mezzo la giuncaia, e mandò una sua servente, e la fece torre. E apertala vide quel bambino; ed ecco, il fanciullo piangeva; ed ella ne ebbe compassione, e disse: Questo fanciullo è de’ figliuoli degli Ebrei. E la sorella di esso disse alla figliuola di Faraone: Andrò io a chiamarti una balia d’infra le donne Ebree, che ti allatti questo fanciullo? E la figliuola di Faraone le disse: Va’. E la fanciulla andò, e chiamò la madre del fanciullo. E la figliuola di Faraone disse: Portane questo fanciullo, e allattamelo, ed io ti darò il tuo salario. E quella donna prese il fanciullo, e lo allattò. E quando il fanciullo fu grande, ella lo menò alla figliuola di Faraone, ed esso le fu in luogo di figliuolo, ed ella gli pose nome Mosè; perciocchè, disse ella, io lo ho tratto fuor delle acque Or in quel tempo, essendo Mosè già divenuto grande, avvenne ch’egli uscì fuori a’ suoi fratelli, e vide le lor gravezze; e vide un Egizio che percuoteva un uomo Ebreo de’ suoi fratelli. E avendo riguardato qua e là, e veduto, che non v’era nissuno, percosse quell’Egizio, e lo nascose nel sabbione. E il giorno seguente egli uscì ancora fuori; ed ecco, due uomini Ebrei contendevano insieme. Ed egli disse a colui che avea il torto: Perchè percuoti il tuo prossimo? E colui gli rispose: Chi ti ha costituito principe e giudice sopra noi? pensi tu di uccider me, come uccidesti quell’Egizio? E Mosè temette, e disse: Per certo la cosa si è saputa. E Faraone udì questa cosa, e cercò Mosè per ucciderlo; ma Mosè se ne fuggì dal cospetto di Faraone, e si fermò nel paese di Madian, ove si pose a sedere presso ad un pozzo Or il sacerdote di Madian avea sette figliuole; le quali vennero, e attinsero dell’acqua, ed empierono gli abbeveratoi, per abbeverar le gregge del lor padre. E i pastori sopraggiunsero, e scacciarono le gregge; ma Mosè si levò, e soccorse quelle fanciulle, e abbeverò le lor gregge. Ed elleno se ne vennero a Reuel, lor padre; ed egli disse loro: Perchè siete voi oggi così presto ritornate? Ed elleno risposero: Un uomo Egizio ci ha riscosse dalle mani de’ pastori, e anche ci ha attinto dell’acqua abbondantemente, ed ha abbeverate le gregge. Ed egli disse alla sue figliuole: E dov’è egli? perchè avete lasciato là quell’uomo? chiamatelo, che prenda cibo. E Mosè acconsentì di dimorar con quell’uomo: ed egli diede a Mosè Sippora, sua figliuola. Ed ella partorì un figliuolo, ed egli gli pose nome Ghersom; perciocchè disse: Io sono stato forestiere in paese strano Or avvenne che in quel mezzo tempo, che fu lungo, il re di Egitto morì; e i figliuoli d’Israele sospirarono per la servitù, e gridarono; e le lor grida, che gittarono per la servitù, salirono a Dio. E Iddio intese i loro stridi, e si ricordò del suo patto con Abrahamo, con Isacco, e con Giacobbe. E Iddio riguardò a’ figliuoli d’Israele, e ne prese conoscenza OR Mosè pasturava la greggia di Ietro, sacerdote di Madian, suo suocero; e guidando la greggia dietro al deserto, pervenne alla montagna di Dio, ad Horeb. E l’Angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco, di mezzo un pruno. Ed egli riguardò, ed ecco, il pruno ardea in fuoco, e pure il pruno non si consumava. E Mosè disse: Or andrò là, e vedrò questa gran visione, per qual cagione il pruno non si bruci. E il Signore vide ch’egli era andato là fuor di via, per veder quella visione. E Iddio lo chiamò di mezzo il pruno, e disse: Mosè, Mosè. Ed egli rispose: Eccomi. E Iddio gli disse: Non appressarti in qua; tratti le scarpe da’ piedi, perciocchè il luogo, sopra il quale tu stai, è terra santa. Poi disse: Io son l’Iddio di tuo padre, l’Iddio di Abrahamo, l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio di Giacobbe. E Mosè si nascose la faccia; perciocchè egli temeva di riguardar verso Iddio E il Signore disse: Ben ho veduta l’afflizion del mio popolo, ch’è in Egitto, ed ho udite le lor grida, per cagion dei loro esattori; perciocchè io ho presa conoscenza delle sue doglie. E sono sceso per riscuoterlo dalle mani degli Egizj, e per farlo salir da quel paese in un paese buono e largo; in un paese stillante latte e miele; nel luogo de’ Cananei, degl’Hittei, degli Amorrei, dei Ferezei, degl’Hivvei, e de’ Gebusei. Ora dunque, ecco, le grida de’ figliuoli d’Israele son pervenute a me, ed anche ho veduta l’oppressione, con la quale gli Egizj li oppressano. Perciò, vieni ora, ed io ti manderò a Faraone, e tu trarrai fuor di Egitto il mio popolo, i figliuoli d’Israele E Mosè disse a Dio: Chi sono io, che io vada a Faraone, e tragga fuor di Egitto i figliuoli d’Israele? E Iddio gli disse! Va’ pure; perciocchè io sarò teco; e questo ti sarà per segno che io ti ho mandato. Quando tu avrai tratto fuor di Egitto il popolo, voi servirete a Dio sopra questo monte. E Mosè disse a Dio: Ecco, quando io sarò venuto a’ figliuoli d’Israele, e avrò lor detto: L’Iddio de’ vostri padri mi ha mandato a voi, se essi mi dicono: Qual’è il suo nome? che dirò io loro? E Iddio disse a Mosè: IO SON COLUI CHE SONO; poi disse: Così dirai ai figliuoli d’Israele: Colui che si chiama IO SONO, m’ha mandato a voi. Iddio disse ancora a Mosè: Così dirai a’ figliuoli d’Israele: Il Signore Iddio de’ padri vostri, l’Iddio di Abrahamo, e l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio di Giacobbe, mi ha mandato a voi; questo è il mio Nome in eterno e questa è la mia ricordanza per ogni età Va’, e raduna gli Anziani d’Israele, e di’ loro: Il Signore Iddio de’ vostri padri, l’Iddio di Abrahamo, d’Isacco, e di Giacobbe, mi è apparito, dicendo: Certamente io vi ho visitati, e ho veduto ciò che vi si fa in Egitto. E ho detto: Io vi trarrò fuor dell’afflizione di Egitto, e vi condurrò nel paese de’ Cananei, degl’Hittei, degli Amorrei, de’ Ferezei, degl’Hivvei, e de’ Gebusei; in un paese stillante latte e miele. Ed essi ubbidiranno alla tua voce; e tu, con gli Anziani d’Israele, entrerai dal re di Egitto, e voi gli direte: Il Signore Iddio degli Ebrei ci ha incontrati; deh! lascia dunque ora che andiamo tre giornate di cammino nel deserto, e che sacrifichiamo al Signore Iddio nostro. Or io so che il re di Egitto non vi concederà l’andare, se non isforzato con potente mano. Ed io stenderò la mia mano, e percuoterò l’Egitto con tutte le mie maravigliose opere, che io farò in mezzo di esso. Dopo ciò egli vi lascerà andare. E allora metterò in grazia questo popolo inverso gli Egizj; e avverrà che, quando voi ve ne andrete, non ve ne andrete vuoti. Anzi, ciascuna donna chiederà alla sua vicina, e alla sua albergatrice, vasellamenti di argento, e vasellamenti di oro, e vestimenti; e voi metterete quelli addosso a’ vostri figliuoli, e alle vostre figliuole; e così spoglierete gli Egizj E Mosè rispose, e disse: Ma ecco, essi non mi crederanno, e non ubbidiranno alla mia voce; perciocchè diranno: Il Signore non ti è apparito. E il Signore gli disse: Che cosa è questa che tu hai in mano? Ed egli rispose: Una bacchetta. E il Signore gli disse: Gittala in terra. Ed egli la gittò in terra; ed ella divenne un serpente; e Mosè fuggì d’innanzi a quello. Ma il Signore disse a Mosè: Stendi la tua mano, e prendilo per la coda. Ed egli stese la mano, e lo prese; ed esso divenne bacchetta nella sua mano. Così farai, disse Iddio, acciocchè credano che il Signore Iddio de’ lor padri, l’Iddio di Abrahamo, l’Iddio d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe, ti è apparito. Il Signore gli disse ancora: Mettiti ora la mano in seno. Ed egli si mise la mano in seno; poi, trattala fuori, ecco, la sua mano era lebbrosa, bianca come neve. Poi gli disse: Rimettiti la mano in seno. Ed egli si rimise la mano in seno; poi, trattasela fuor del seno, ecco, era tornata come l’altra sua carne. Se dunque, disse il Signore, non ti credono, e non ubbidiscono alla tua voce al primo segno, ubbidiranno alla tua voce, al secondo segno. E se egli avviene che non pure a questi due segni credano, e non ubbidiscano alla tua voce; allora prendi dell’acqua del fiume, e spandila in su l’asciutto; e l’acqua che tu avrai presa dal fiume diventerà sangue in su l’asciutto E Mosè disse al Signore: Ahi! Signore, io non son mai per addietro stato uomo ben parlante, non pur da che tu parlasti al tuo servitore; conciossiachè io sia tardo di bocca e di lingua. E il Signore gli disse: Chi ha posta la bocca all’uomo? ovvero, chi fa il mutolo, o il sordo, o colui che ha gli occhi, e gli orecchi aperti, o il cieco? non son desso io, il Signore? Ora dunque va’, ed io sarò con la tua bocca, e t’insegnerò ciò che avrai a dire. E Mosè disse: Ahi! Signore; deh! manda a far questo per colui il qual tu hai a mandare. Allora l’ira del Signore si accese contro a Mosè; ed egli gli disse: Non so io che Aaronne, tuo fratello, Levita, è uomo ben parlante? e anche, ecco, egli se n’esce fuori a incontrarti; e, veggendoti, si rallegrerà nel suo cuore. Parlagli adunque, e mettigli in bocca queste parole, ed io sarò con la tua bocca, e con la sua, e v’insegnerò ciò che avrete a fare. Ed egli parlerà per te al popolo; e così egli ti sarà in luogo di bocca, e tu gli sarai in luogo di Dio. Or prendi questa bacchetta in mano, acciocchè con essa tu faccia que’ segni MOSÈ adunque andò; e, ritornato a Ietro, suo suocero, gli disse: Deh! lascia che io me ne vada, e ritorni a’ miei fratelli che sono in Egitto e vegga se sono ancora vivi. E Ietro gli disse: Vattene in pace. Il Signore disse ancora a Mosè nel paese di Madian: Va’, ritornatene in Egitto; perciocchè tutti coloro che cercavano l’anima tua son morti. Mosè adunque prese la sua moglie e i suoi figliuoli; e, postili sopra degli asini, se ne ritornava in Egitto. Mosè prese ancora la bacchetta di Dio nella sua mano. E il Signore disse a Mosè: Poichè tu te ne vai per ritornare in Egitto, vedi, fa’ davanti a Faraone tutti i miracoli che io ti ho posti in mano; ma io gl’indurerò il cuore, talchè egli non lascerà andare il popolo. E tu dirai a Faraone: Così dice il Signore: Israele è mio figliuolo, il mio primogenito. Or io ti ho detto: Lascia andare il mio figliuolo, acciocchè mi serva; e tu hai ricusato di lasciarlo andare; ecco, io uccido il tuo figliuolo, il tuo primogenito Ora, essendo Mosè per cammino, in un albergo, il Signore l’incontrò, e cercava di farlo morire. E Sippora prese una selce tagliente, e tagliò il prepuzio del suo figliuolo, e lo gittò a’ piedi di Mosè, e disse: Certo tu mi sei uno sposo di sangue. E il Signore lo lasciò. Allora ella disse: Sposo di sangue, per le circoncisioni. E il Signore disse ad Aaronne: Va’ incontro a Mosè verso il deserto. Ed egli andò, e lo scontrò, al Monte di Dio, e lo baciò. E Mosè dichiarò ad Aaronne tutte le parole del Signore, per le quali lo mandava, e tutti i segni che gli avea comandato di fare. Mosè adunque, ed Aaronne, andarono, e adunarono tutti gli Anziani de’ figliuoli d’Israele. E Aaronne annunziò loro tutte le parole che il Signore avea dette a Mosè, e fece que’ segni nel cospetto del popolo. E il popolo credette, e intese che il Signore visitava i figliuoli d’Israele; e ch’egli avea veduta la loro afflizione. Ed essi s’inchinarono, e adorarono POI Mosè ed Aaronne vennero a Faraone, e gli dissero: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Lascia andare il mio popolo, acciocchè mi celebri una festa nel deserto. Ma Faraone disse: Chi è il Signore, che io ubbidisca alla sua voce, per lasciare andare Israele? Io non conosco il Signore, e anche non lascerò andare Israele Ed essi dissero: L’Iddio degli Ebrei ci ha scontrati; deh! lascia che noi andiamo tre giornate di cammino nel deserto, e che sacrifichiamo al Signore Iddio nostro; che talora egli non si avventi sopra noi con pestilenza, o con la spada. E il re di Egitto disse loro: O Mosè ed Aaronne, perchè distraete il popolo dalle sue opere? andate a’ vostri incarichi. Faraone disse ancora: Ecco, ora il popolo del paese è in gran numero; e voi lo fate restare da’ suoi incarichi. E quell’istesso giorno Faraone comandò a’ commissari costituiti sopra il popolo, e a’ rettori d’esso, e disse: Non continuate più a dar della paglia a questo popolo, per fare i mattoni, come avete fatto per addietro; vadano essi medesimi, e raccolgansi della paglia. E pure imponete loro la medesima somma di mattoni che facevano per addietro; non diminuitene nulla; perciocchè essi sono oziosi, e però gridano, dicendo: Andiamo, sacrifichiamo all’Iddio nostro. Sia il lavoro aggravato sopra questi uomini; e lavorino intorno ad esso, e non attendano a parole di menzogna I commissari adunque del popolo, e i rettori di esso, uscirono fuori, e dissero al popolo: Così ha detto Faraone: Io non vi darò più paglia. Andate voi medesimi, e prendetevi della paglia dovunque ne troverete; perciocchè nulla sarà diminuito del vostro lavoro. E il popolo si sparse per tutto il paese di Egitto, per raccoglier della stoppia in luogo di paglia. E i commissari sollecitavano, dicendo: Fornite le vostre opere, giorno per giorno, come quando avevate della paglia. E i rettori dei figliuoli d’Israele, i quali i commissari di Faraone aveano costituiti sopra loro, furono battuti; e fu lor detto: Perchè non avete voi fornito ieri ed oggi la somma de’ mattoni che vi è imposta, come per addietro? E i rettori de’ figliuoli d’Israele vennero, e gridarano a Faraone, dicendo: Perchè fai così a’ tuoi servitori? E’ non si dà paglia a’ tuoi servitori, e pur ci dicono: Fate de’ mattoni; ed ora i tuoi servitori son battuti; e il tuo popolo commette fallo. Ed egli disse: Voi siete oziosi, voi siete oziosi; perciò dite: Andiamo, sacrifichiamo al Signore. Ora dunque andate, lavorate; e’ non vi si darà paglia, e pur renderete la somma de’ mattoni. E i rettori de’ figliuoli d’Israele, veggendoli a mal partito, essendo lor detto: Non diminuite nulla de’ mattoni impostivi giorno per giorno, quando uscirono d’appresso a Faraone, scontrarono Mosè ed Aaronne, che si presentarono davanti a loro. Ed essi dissero loro: Il Signore riguardi a voi, e facciane giudicio; conciossiachè voi abbiate renduto puzzolente l’odor nostro appo Faraone, e appo i suoi servitori, dando loro in mano la spada per ucciderci. E MOSÈ ritornò al Signore, e disse: Signore, perchè hai fatto questo male a questo popolo? perchè mi hai mandato? Conciossiachè dacchè io son venuto a Faraone, per parlargli in nome tuo, egli abbia trattato male questo popolo; e tu non hai punto liberato il tuo popolo Ed il Signore disse a Mosè: Ora vedrai quel ch’io farò a Faraone; perciocchè, sforzato con potente mano, li lascerà andare; anzi, sforzato con potente mano, li caccerà dal suo paese. Oltre a ciò, Iddio parlò a Mosè, e gli disse: Io sono il Signore. E apparvi ad Abrahamo, ad Isacco, ed a Giacobbe, sotto il nome di: Dio Onnipotente; ma non fui conosciuto da loro sotto il mio nome di: Colui che è. E, come io fermai il mio patto con loro, di dar loro il paese di Canaan, il paese de’ lor pellegrinaggi, nel quale dimorarono come forestieri; così ancora ho uditi gli stridi de’ figliuoli d’Israele, i quali gli Egizj tengono in servitù; e mi son ricordato del mio patto. Perciò, di’ ai figliuoli d’Israele: Io sono il Signore; e vi trarrò di sotto alle gravezze degli Egizj, e vi libererò dalla servitù loro, e vi riscuoterò con braccio steso, e con grandi giudicii. E vi prenderò per mio popolo, e sarò vostro Dio; e voi conoscerete ch’io sono il Signore Iddio vostro, che vi traggo di sotto alle gravezze degli Egizj. E vi condurrò nel paese, del quale io ho alzata la mano che io lo darei ad Abrahamo, ad Isacco, ed a Giacobbe; e vel darò per possessione ereditaria. Io sono il Signore. E Mosè parlò in quella stessa maniera a’ figliuoli d’Israele; ma essi non porsero orecchio a Mosè, per l’angoscia dello spirito loro, e per la dura servitù E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Va’, parla a Faraone, re di Egitto, che lasci andare i figliuoli d’Israele dal suo paese. E Mosè parlò nel cospetto del Signore, dicendo: Ecco, i figliuoli di Israele non mi hanno porto orecchio; e come mi porgerebbe orecchio Faraone, essendo io incirconciso di labbra? Ma il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, e comandò loro di andare ai figliuoli d’Israele, e a Faraone, re di Egitto, per trar fuor del paese di Egitto i figliuoli d’Israele QUESTI sono i capi delle famiglie paterne di essi: I figliuoli di Ruben, primogenito di Israele, furono Henoc, e Pallu, e Hesron, e Carmi. Queste son le famiglie de’ Rubeniti. E i figliuoli di Simeone furono Iemuel, e Iamin, e Ohad, e Iachin, e Sohar, e Saul, figliuolo d’una Cananea. Queste son le famiglie de’ Simeoniti. E questi sono i nomi de’ figliuoli di Levi, secondo le lor generazioni: Gherson, e Chehat, e Merari. E gli anni della vita di Levi furono centrentasette. I figliuoli di Gherson furono: Libni, e Simi, divisi per le lor generazioni. E i figliuoli di Chehat furono: Amram, e Ishar, e Hebron, e Uzziel. E gli anni della vita di Chehat furono centrentatre. E i figliuoli di Merari furono Mahali, e Musi. Queste son le famiglie dei Leviti, divise per le lor linee. Or Amram prese Iochebed, sua zia, per moglie; ed essa gli partorì Aaronne e Mosè. E gli anni della vita di Amram furono centrentasette. E i figliuoli di Ishar furono: Core, e Nefeg, e Zicri. E i figliuoli di Uzziel furono: Misael, ed Elsafan, e Zicri. E Aaronne si prese per moglie Eliseba, figliuola di Amminadab, sorella di Nahasson; ed essa gli partorì Nadab, e Abihu, ed Eleazar, e Itamar. E i figliuoli di Core furono: Assir, ed Elcana, e Abiasaf. Queste son le famiglie de’ Coriti. Ed Eleazar, figliuolo di Aaronne si prese per moglie una delle figliuole di Putiel; ed essa gli partorì Finees. Questi sono i capi delle famiglie paterne de’ Leviti per le loro schiatte. Quest’è quell’Aaronne, e quel Mosè, a’ quali il Signore disse: Traete fuor del paese di Egitto i figliuoli d’Israele, per le loro schiere. Essi, cioè Mosè ed Aaronne, furon quelli che parlarono a Faraone, re di Egitto, per trar fuor di Egitto i figliuoli d’Israele. OR nel giorno che il Signore parlò a Mosè, nel paese di Egitto, il Signore gli disse: Io sono il Signore; di’ a Faraone, re di Egitto, tutto ciò che io ti dico. E Mosè disse nel cospetto del Signore: Ecco, io sono incirconciso di labbra; come dunque Faraone mi porgerebbe egli orecchio? E il Signore disse a Mosè: Vedi, io ti ho costituito per essere in luogo di Dio a Faraone; ed Aaronne, tuo fratello, sarà tuo profeta. Tu dirai tutte le cose che io ti avrò comandate; e parli Aaronne, tuo fratello, a Faraone, acciocchè lasci andar dal suo paese i figliuoli d’Israele. Ma io indurerò il cuor di Faraone; e moltiplicherò i miei segni ed i miei prodigi nel paese di Egitto. E pur ancora Faraone non vi porgerà orecchio; ma io metterò la mia mano in sul paese di Egitto e trarrò fuor del paese di Egitto le mie schiere, il mio popolo, i figliuoli d’Israele, con grandi giudicii. E gli Egizj conosceranno che io sono il Signore, quando avrò stesa la mia mano in su l’Egitto, e avrò tratti fuori d’infra loro i figliuoli d’Israele. E Mosè ed Aaronne fecero così; essi fecero intieramente come il Signore avea lor comandato. Ora, Mosè era d’età di ottant’anni, e Aaronne di ottantatrè anni, quando parlarono a Faraone E il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Quando Faraone parlerà a voi, e vi dirà: Fate un prodigio; tu Mosè, di’ ad Aaronne: Prendi la tua bacchetta, e gittala davanti a Faraone; ed ella diverrà un serpente. Mosè adunque ed Aaronne vennero a Faraone, e fecero come il Signore avea comandato. Ed Aaronne gittò la sua bacchetta davanti a Faraone, e davanti ai suoi servitori; ed ella divenne un serpente. Allora Faraone chiamò eziandio i savi e gl’incantatori. E i Magi di Egitto fecero anch’essi il simigliante co’ loro incantesimi. E ciascun d’essi gittò la sua bacchetta, ed esse divennero serpenti; ma la bacchetta di Aaronne tranghiottì le lor bacchette. E il cuore di Faraone s’indurò, e non porse orecchio a Mosè e ad Aaronne; secondo che il Signore ne avea parlato E IL Signore disse a Mosè: Il cuor di Faraone è aggravato; egli ricusa di lasciare andare il popolo. Va’ questa mattina a Faraone; ecco egli uscirà fuori verso l’acqua, e presentati innanzi a lui in su la riva del fiume, e prendi in mano la bacchetta ch’è stata cangiata in serpente. E digli: Il Signore Iddio degli Ebrei mi avea mandato a te, dicendo: Lascia andare il mio popolo, acciocchè mi serva nel deserto; ed ecco, fino a qui tu non hai ubbidito. Così ha detto il Signore: Da questo conoscerai che io sono il Signore: ecco, io darò una percossa con la bacchetta che io ho in mano, in su le acque che son nel fiume, ed esse saranno cangiate in sangue. E il pesce che è nel fiume morrà, e il fiume putirà; e gli Egizj si stancheranno per bere dell’acqua del fiume. E il Signore disse a Mosè: Di’ ad Aaronne: Prendi la tua bacchetta, e stendi la tua mano sopra le acque degli Egizj, sopra i lor fiumi, sopra i lor rivi, sopra i loro stagni, e sopra ogni raccolta delle loro acque; ed esse diverranno sangue; e vi sarà sangue per tutto il paese di Egitto, eziandio ne’ vasi di legno e di pietra. E Mosè ed Aaronne fecero come il Signore avea comandato; e Aaronne alzò la bacchetta, e ne percosse le acque ch’erano nel fiume, nel cospetto di Faraone, e nel cospetto dei suoi servitori; e tutte le acque, ch’erano nel fiume, furono cangiate in sangue. E il pesce, ch’era nel fiume, morì, e il fiume putì, talchè gli Egizj non potevano ber delle acque del fiume: e vi fu sangue per tutto il paese di Egitto. E i magi di Egitto fecero il simigliante co’ loro incantesimi; e il cuor di Faraone s’indurò, e non porse orecchio a Mosè e ad Aaronne, come il Signore ne avea parlato. E Faraone, rivoltosi indietro, se ne venne in casa sua; e non pure a questo pose mente. E tutti gli Egizj, cavando intorno al fiume, cercavano acqua da bere; conciossiachè non potessero ber delle acque del fiume. E sette giorni intieri passarono, dopo che il Signore ebbe percosso il fiume POI il Signore disse a Mosè: Vattene a Faraone, e digli: Così ha detto il Signore: Lascia andare il mio popolo, acciocchè egli mi serva. E se tu ricusi di lasciarlo andare, ecco, io percuoterò con rane tutto il tuo paese. E il fiume produrrà copiosamente rane; le quali saliranno fuori, ed entreranno in casa tua, e nella camera dove tu giaci, e in sul tuo letto, e nelle case dei tuoi servitori, e fra il tuo popolo, e nei tuoi forni, e nelle tue madie. E le rane saliranno contro a te, e contro al tuo popolo, e contro a tutti i tuoi servitori. Poi il Signore disse a Mosè: Di’ ad Aaronne: Stendi la tua mano con la tua bacchetta sopra i fiumi, sopra i rivi, e sopra gli stagni, e fanne salir le rane in sul paese di Egitto. E Aaronne stese la sua mano sopra le acque di Egitto, e le rane salirono, e copersero il paese di Egitto. E i Magi di Egitto fecero il simigliante co’ loro incantesimi; e fecero salir rane in sul paese di Egitto. E Faraone chiamò Mosè ed Aaronne, e disse loro: Pregate il Signore che rimuova da me, e dal mio popolo, queste rane; ed io lascerò andare il popolo, acciocchè sacrifichi al Signore. E Mosè disse a Faraone: Gloriati pur sopra me; per quando pregherò io il Signore per te, e per i tuoi servitori, e per il tuo popolo, ch’egli stermini le rane d’appresso a te, e dalle tue case, e che rimangano solo nel fiume? Ed egli disse: Per domani. E Mosè disse: Sarà fatto secondo la tua parola; acciocchè tu sappi che non vi è alcuno pari all’Iddio nostro. E le rane si partiranno da te, e dalle tue case, e da’ tuoi servitori, e dal tuo popolo; e rimarranno solo nel fiume. E Mosè ed Aaronne uscirono d’appresso a Faraone. E Mosè gridò al Signore intorno al fatto delle rane, ch’egli avea mandate contro a Faraone. E il Signore fece secondo la parola di Mosè; e le rane morirono; e le case, e i cortili, e i campi ne furono liberati. E gli Egizj le raccolsero per mucchi, e la terra ne putì. Ma Faraone, veggendo che vi era dell’alleggerimento, aggravò il suo cuore, e non porse orecchio a Mosè e ad Aaronne, come il Signore ne avea parlato E IL Signore disse a Mosè: Di’ ad Aaronne: Stendi la tua bacchetta, e percuoti la polvere della terra, ed ella diverrà mosconi in tutto il paese di Egitto. Ed essi fecero così; e Aaronne stese la sua mano con la sua bacchetta, e percosse la polvere della terra; e una moltitudine di mosconi venne in su gli uomini, e in su gli animali; tutta la polvere della terra divenne mosconi in tutto il paese di Egitto. E i Magi si adoperarono anch’essi simigliantemente co’ loro incantesimi, per produrre mosconi; ma non poterono. E quella moltitudine di mosconi fu sopra gli uomini, e sopra gli animali. E i Magi dissero a Faraone: Questo è il dito di Dio. Ma il cuor di Faraone s’indurò, e non porse loro orecchio; come il Signore ne avea parlato POI il Signore disse a Mosè: Levati da mattina, e presentati davanti a Faraone; ecco, egli uscirà fuori verso l’acqua; e digli: Così ha detto il Signore: Lascia andare il mio popolo, acciocchè mi serva. Perciocchè, se tu non lasci andare il mio popolo, ecco, io manderò sopra te, sopra i tuoi servitori, sopra il tuo popolo, e sopra le tue case, una mischia d’insetti; e le case degli Egizj, e la terra sopra la quale abitano, saranno ripiene di quella mischia. Ma in quel giorno io lascerò da parte la contrada di Gosen, nella quale sta il mio popolo; talchè non vi sarà alcuna mischia; acciocchè tu conosca che io sono il Signore in mezzo della terra. Ed io metterò una salvaguardia tra il mio popolo e il tuo popolo; domani avverrà questo segno. E il Signore fece così; e venne una gran mischia d’insetti nella casa di Faraone, e nelle case de’ suoi servitori; e la terra fu guasta da questa mischia d’insetti per tutto il paese di Egitto. E Faraone chiamò Mosè ed Aaronne, e disse: Andate, sacrificate al vostro Dio nel paese. Ma Mosè disse: E’ non è convenevole di far così; conciossiachè noi abbiamo a sacrificare al Signore Iddio nostro cose, che gli Egizj abbominano di sacrificare; ecco, se noi sacrificassimo davanti agli occhi degli Egizj ciò ch’essi abbominano di sacrificare, non ci lapiderebbero essi? Lascia che andiamo tre giornate di cammino nel deserto, e noi sacrificheremo al Signore Iddio nostro, secondo ch’egli ci dirà. E Faraone disse: Io vi lascerò andare, acciocchè sacrifichiate al Signore Iddio vostro nel deserto; sol che non andiate più lungi; pregate per me. E Mosè disse: Ecco, io esco di presente d’appresso a te, e pregherò il Signore, e la mischia degl’insetti si partirà domani da Faraone, da’ suoi servitori, e dal suo popolo; ma non continui Faraone a farsi beffe, per non lasciare andare il popolo, per sacrificare al Signore. E Mosè uscì fuori d’appresso a Faraone, e pregò il Signore. E il Signore fece secondo la parola di Mosè; e rimosse quella mischia d’insetti da Faraone, da’ suoi servitori, e dal suo popolo; non ve ne restò pur uno. Ma Faraone ancora questa volta aggravò il suo cuore, e non lasciò andare il popolo E IL Signore disse a Mosè: Entra da Faraone, e digli: Così ha detto il Signore Iddio degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, acciocchè mi serva. Perciocchè se tu ricusi di lasciarlo andare, e se tu lo ritieni ancora; ecco, la mano del Signore sarà sopra il tuo bestiame ch’è per li campi, sopra i cavalli, sopra gli asini, sopra i cammelli, sopra i buoi, e sopra le pecore, con una grandissima mortalità. E il Signore metterà separazione fra il bestiame degl’Israeliti, e il bestiame degli Egizj; e nulla, di tutto quel che appartiene a’ figliuoli d’Israele, morrà. E il Signore pose un termine, dicendo: Domani il Signore farà questa cosa nel paese. E il giorno seguente il Signore fece quello; e ogni bestiame degli Egizj morì, ma del bestiame de’ figliuoli d’Israele non ne morì alcuna bestia. E Faraone mandò a vedere; ed ecco, del bestiame degl’Israeliti non era morta pure una bestia. Ma pure il cuor di Faraone si aggravò e non lasciò andare il popolo E IL Signore disse a Mosè e ad Aaronne: Prendetevi delle menate di faville di fornace, e spargale Mosè verso il cielo, davanti agli occhi di Faraone. E quelle diverranno polvere, che si spargerà sopra tutto il paese di Egitto; onde, sopra gli uomini, e sopra gli animali nasceranno ulcere, dalle quali germoglieranno bolle in tutto il paese di Egitto. Essi adunque presero delle faville di fornace; e, presentatisi davanti a Faraone, Mosè sparse quelle verso il cielo; e da esse nacquero, negli uomini e negli animali, ulcere dalle quali germogliavano bolle. E i Magi non poterono stare in piè davanti a Mosè, per cagion di quell’ulcere; perciocchè quell’ulcere erano sopra i Magi, come sopra tutti gli Egizj. E il Signore indurò il cuor di Faraone; ed egli non porse orecchio a Mosè e ad Aaronne, come il Signore ne avea parlato a Mosè POI il Signore disse a Mosè: Levati da mattina, e presentati a Faraone, e digli: Così ha detto il Signore Iddio degli Ebrei: Lascia andare il mio popolo, acciocchè mi serva. Perciocchè questa volta io manderò tutte le mie piaghe nel tuo cuore, e sopra i tuoi servitori, e sopra il tuo popolo; acciocchè tu conosca che non vi è alcuno pari a me in tutta la terra. Conciossiachè, se io avessi stesa la mano, potrei aver percosso te e il tuo popolo, con la mortalità; e tu saresti stato sterminato d’in su la terra. Ma pur perciò ti ho costituito, acciocchè in te si vegga la mia potenza, e che il mio Nome sia predicato per tutta la terra. Ancora t’innalzi contro al mio popolo, per non lasciarlo andare? Ecco, domani, intorno a quest’ora, io farò piovere una gravissima gragnuola, la cui simile non fu giammai in Egitto, dal giorno che fu fondato, fino ad ora. Ora dunque, manda a fare accogliere tutto il tuo bestiame, e tutto ciò ch’è del tuo per li campi; la gragnuola caderà sopra tutti gli uomini, e sopra gli animali che si troveranno per li campi e non saranno accolti in casa; e morranno. D’infra i servitori di Faraone, chi temette la parola del Signore fece rifuggire i suoi servitori, e il suo bestiame, nelle case. Ma chi non pose mente alla parola del Signore lasciò i suoi servitori, e il suo bestiame, per li campi E il Signore disse a Mosè: Stendi la tua mano verso il cielo, a caderà gragnuola in tutto il paese di Egitto, sopra gli uomini, e sopra gli animali, e sopra tutta l’erba de’ campi, nel paese di Egitto. E Mosè stese la sua bacchetta verso il cielo; e il Signore fece tonare, e cader gragnuola; e il fuoco si avventava verso la terra; e il Signore fece piover gragnuola sopra il paese di Egitto. E vi fu gragnuola e fuoco avviluppato per mezzo essa gragnuola, la quale era molto fiera, la cui pari non fu giammai in tutto il paese degli Egizj, da che essi son divenuti nazione. E la gragnuola percosse, in tutto il paese di Egitto, tutto quello ch’era per li campi, così uomini come animali; percosse ancora tutta l’erba de’ campi, e spezzò tutti gli alberi de’ campi. Sol nella contrada di Gosen, dove erano i figliuoli d’Israele, non vi fu gragnuola. E Faraone mandò a chiamar Mosè ed Aaronne, e disse loro: Questa volta io ho peccato; il Signore è il giusto; ma io e il mio popolo siamo i colpevoli. Pregate il Signore, acciocchè basti, e che non vi sieno più tuoni di Dio, nè gragnuola; ed io vi lascerò andare, e non resterete più. E Mosè gli disse: Come io sarò uscito fuor della città, io spanderò le palme delle mani verso il Signore; e i tuoni cesseranno, e la gragnuola non sarà più; acciocchè tu conosca che la terra e del Signore. Ma io so che nè tu, nè i tuoi servitori, non avrete ancora timore del Signore Iddio. Or il lino e l’orzo furono percossi; perciocchè l’orzo era già in ispiga, mezzo maturo, e il lino in gambo. Ma il grano e la spelta non furono percossi; perciocchè erano più serotini. Mosè adunque uscì fuor della città, d’appresso a Faraone, e sparse le palme delle sue mani verso il Signore; e cessarono i tuoni e la gragnuola; e la pioggia non fu più versata sopra la terra. E Faraone, veggendo ch’era cessata la pioggia, la gragnuola, ed i tuoni, continuò a peccare, e aggravò il cuor suo, egli, e i suoi servitori. E il cuor di Faraone s’indurò, ed egli non lasciò andare i figliuoli d’Israele; come il Signore ne avea parlato per Mosè E IL Signore disse a Mosè: Entra da Faraone; perciocchè io ho aggravato il suo cuore, e il cuore dei suoi servitori, acciocchè io ponga questi miei segni in mezzo del suo paese; e acciocchè tu racconti al tuo figliuolo, e al figliuolo del tuo figliuolo, ciò che io avrò operato in Egitto, e i segni che avrò fatti fra loro; e che voi conosciate che io sono il Signore. Mosè adunque ed Aaronne entrarono da Faraone, e gli dissero: Così ha detto il Signore Iddio degli Ebrei: Fino a quando ricuserai d’umiliarti davanti alla mia faccia? lascia andare il mio popolo, acciocchè mi serva. Perciocchè, se tu ricusi di lasciarlo andare, ecco, io fo venir domane delle locuste nelle tue contrade. Ed esse copriranno la faccia della terra, talchè la terra non si potrà vedere; e mangeranno il rimanente ch’è scampato, quel che vi è restato dalla gragnuola; mangeranno ancora ogni albero che vi germoglia fuori ne’ campi. Ed empieranno le tue case, e le case di tutti i tuoi servitori, e le case di tutti gli Egizj; il che nè i tuoi padri nè i padri de’ tuoi padri, giammai non videro, dal giorno che furono in su la terra, infino ad oggi. Detto questo, egli si rivoltò indietro, e uscì d’appresso a Faraone. E i servitori di Faraone gli dissero: Fino a quando ci sarà costui per laccio? lascia andar questi uomini acciocchè servano al Signore Iddio loro; non sai tu ancora che l’Egitto è perito? Allora Mosè ed Aaronne furono fatti tornare a Faraone; ed egli disse loro: Andate, servite al Signore Iddio vostro; ma chi e chi son coloro che andranno? E Mosè disse: Noi andremo co’ nostri fanciulli, e co’ nostri vecchi; noi andremo co’ nostri figliuoli, e con le nostre figliuole; con le nostre gregge, e co’ nostri armenti; perciocchè abbiamo a celebrare una festa al Signore. Ed egli disse loro: Così sia il Signore con voi, come io vi lascerò andare con le vostre famiglie; guardate, perciocchè il male vi soprastà davanti agli occhi. E’ non sarà così; andate ora voi uomini, e servite al Signore; poichè questo è quel che voi cercate. E Faraone li cacciò dal suo cospetto E il Signore disse a Mosè: Stendi la tua mano sopra il paese di Egitto, per far venir le locuste; ed esse saliranno sopra il paese di Egitto, e mangeranno tutta l’erba della terra; tutto quel che la gragnuola ha lasciato di resto. E Mosè stese la sua bacchetta sopra il paese di Egitto; e il Signore fece venire un vento orientale in sul paese tutto quel giorno, e tutta quella notte; e, come fu mattina, il vento orientale avea portate le locuste. E le locuste salirono sopra tutto il paese di Egitto, e si posarono per tutte le contrade di Egitto, in grandissima moltitudine; avanti quelle non ne furono, e dopo quelle non ne saranno giammai di tali. Ed esse copersero la faccia di tutto il paese, talchè il paese ne fu scurato, e mangiarono tutta l’erba del paese, e tutti i frutti degli alberi, i quali la gragnuola avea lasciati di resto; e non rimase alcun verdume negli alberi, nè nell’erbe dei campi per tutto il paese di Egitto. Allora Faraone fece prestamente chiamar Mosè ed Aaronne, e disse loro: Io ho peccato contro al Signore Iddio vostro, e contro a voi. Ma ora perdonami, ti prego, il mio peccato, sol questa volta; e pregate il Signore Iddio vostro, che rimuova d’addosso a me sol questa morte. E Mosè uscì d’appresso a Faraone, e pregò il Signore. E il Signore voltò il vento in un fortissimo vento occidentale, il qual portò via le locuste, e le affondò nel mar rosso; e’ non vi restò una sola locusta in tutti i confini di Egitto. Ma il Signore indurò il cuor di Faraone; ed egli non lasciò andare i figliuoli d’Israele E IL Signore disse a Mosè: Stendi la tua mano verso il cielo, e verranno tenebre sopra il paese di Egitto, tali che si potranno tastar con le mani. E Mosè stese la sua mano verso il cielo, e vennero tenebre caliginose in tutto il paese di Egitto, per lo spazio di tre giorni. L’uno non vedeva l’altro; e niuno si levò dal suo luogo, per lo spazio di tre giorni; ma tutti i figliuoli d’Israele ebbero luce nelle loro stanze. E Faraone chiamò Mosè, e disse: Andate, servite al Signore; sol le vostre gregge e i vostri armenti saranno fatti restare; le vostre famiglie eziandio andranno con voi. E Mosè disse: Tu ci concederai pure ancora di prender sacrificii ed olocausti, per offerire al Signore Iddio nostro. Anche il nostro bestiame verrà con noi, senza che ne rimanga pure un’unghia; perciocchè di esso noi abbiamo a prendere da servire al Signore Iddio nostro; e noi non sappiamo con che abbiamo a servire al Signore, finchè siamo arrivati là. Ma il Signore indurò il cuor di Faraone, ed egli non volle lasciarli andare. E Faraone disse a Mosè: Vattene d’appresso a me; guardati che tu non vegga mai più la mia faccia; perciocchè nel giorno che tu vedrai la mai faccia, tu morrai. E Mosè disse: Tu hai parlato bene: io non vedrò più la tua faccia E IL Signore disse a Mosè: Io farò venire ancora una piaga sopra Faraone, e sopra l’Egitto; e poi egli vi lascerà andar di qui; quando egli vi lascerà andare, egli del tutto vi scaccerà tutti quanti di qui. Parla ora al popolo, e digli che ciascuno uomo chiegga al suo amico, e ciascuna donna alla sua amica, vasellamenti di argento, e vasellamenti d’oro. E il Signore rendette grazioso il popolo agli Egizj; e anche quell’uomo Mosè era molto grande nel paese di Egitto, appo i servitori di Faraone, ed appo il popolo E Mosè disse: Così ha detto il Signore: In su la mezza notte io uscirò fuori, e passerò per mezzo l’Egitto. E ogni primogenito morrà nel paese di Egitto, dal primogenito di Faraone che siede sopra il suo trono, fino al primogenito della serva che è dietro alle macine; e anche ogni primogenito degli animali. E vi sarà un gran grido per tutto il paese di Egitto, il cui pari non fu, nè sarà giammai più. Ma appresso tutti i figliuoli d’Israele, così fra gli uomini, come fra gli animali, non pure un cane moverà la lingua; acciocchè voi sappiate che il Signore avrà messa separazione fra gli Egizj e gl’Israeliti. Allora tutti questi tuoi servitori scenderanno a me, e s’inchineranno davanti a me, dicendo: Partiti, tu, e il popolo che è al tuo seguito; e, dopo quello, io me ne partirò. E Mosè se ne uscì d’appresso a Faraone, acceso d’ira. Or il Signore aveva detto a Mosè: Faraone non vi porgerà orecchio; acciocchè io moltiplichi i miei prodigi nel paese di Egitto. E Mosè ed Aaronne fecero tutti questi prodigi nel cospetto di Faraone, ma il Signore indurò il cuor di Faraone, ed egli non lasciò andare i figliuoli d’Israele fuori del suo paese OR il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne nel paese di Egitto, dicendo: Questo mese vi sarà il principio de’ mesi; egli vi sarà il primo dei mesi dell’anno. Parlate a tutta la raunanza d’Israele, dicendo; Nel decimo giorno di questo mese, ciascuna casa di padre di famiglia prenda un agnello o un capretto; uno per casa. Ma se la famiglia è minore che non conviene per mangiar quell’agnello o capretto, prendalo il padre della famiglia in compagnia del suo vicino, il più prossimo di casa sua, con un certo numero di persone, il quale voi conterete, facendo ragione su l’agnello o il capretto, secondo che ciascuno può mangiare. Prendete quell’agnello o quel capretto, senza difetto, maschio, di un anno, d’infra le pecore, o d’infra le capre. E tenetelo in guardia fino al quartodecimo giorno di questo mese; e allora tutta la raunanza della comunanza d’Israele lo scanni fra i due vespri. E prendasene del sangue, e mettasene sopra i due stipiti, e sopra il limitar di sopra della porta, nelle case nelle quali si mangerà. E mangisene quella stessa notte la carne arrostita al fuoco, con pani azzimi, e lattughe salvatiche. Non mangiate nulla di esso crudo, o pur lesso nell’acqua; ma arrostito al fuoco, capo, gambe e interiora. E non ne lasciate nulla di resto fino alla mattina; e ciò che sarà restato fino alla mattina, bruciatelo col fuoco. Or mangiatelo in questa maniera: abbiate i lombi cinti, e i vostri calzamenti ne’ piedi, e il vostro bastone in mano, e mangiatelo in fretta. Esso è il Passaggio del Signore. E quella notte io passerò per lo paese di Egitto, e percuoterò ogni primogenito nel paese di Egitto, così d’uomini come di animali; e farò ancora giudicii sopra tutti gl’iddii di Egitto. Io sono il Signore. E quel sangue vi sarà per un segnale, nelle case nelle quali sarete; e quando io vedrò quel sangue, passerò oltre senza toccarvi; e non vi sarà fra voi alcuna piaga a distruzione, mentre io percuoterò il paese di Egitto. E quel giorno vi sarà per una ricordanza, e voi lo celebrerete per festa solenne, al Signore; voi lo celebrerete per festa solenne, per istatuto perpetuo, per le vostre età. Voi mangerete per sette giorni pani azzimi; anzi fin dal primo giorno farete che non vi sia alcun lievito nelle vostre case; perciocchè, se alcuno mangia cosa alcuna lievitata dal primo giorno fino al settimo, quella persona sarà ricisa d’Israele. E nel primo giorno voi avrete santa raunanza; siavi parimente santa raunanza nel settimo giorno; non facciasi alcun’opera in que’ giorni; solo vi si apparecchi quel che ciascuna persona deve mangiare e non altro. Osservate adunque l’osservanza de’ pani azzimi; perciocchè in quel giorno stesso io avrò tratte le vostre schiere fuor del paese di Egitto; perciò osservate quel giorno per le vostre età, per istatuto perpetuo. Mangiate pani azzimi, dal quartodecimo giorno del primo mese al vespro, fino al ventunesimo giorno di esso mese al vespro. Non trovisi alcun lievito nelle vostre case per sette giorni; perciocchè, se alcuno mangia cosa alcuna lievitata, quella persona sarà ricisa dalla raunanza d’Israele; forestiere, o natio del paese, ch’egli si sia. Non mangiate nulla di lievitato; mangiate pani azzimi in tutte le vostre stanze Mosè adunque chiamò tutti gli Anziani d’Israele, e disse loro: Traete fuori, e prendetevi un agnello, o un capretto, per ciascuna delle vostre famiglie, e scannate la Pasqua. Pigliate eziandio un mazzuol d’isopo, e intignetelo nel sangue che sarà nel bacino; e spruzzate di quel sangue che sarà nel bacino il limitar disopra, e i due stipiti delle porte; e non esca alcun di voi fuor dell’uscio della sua casa fino alla mattina. E quando il Signore passerà per percuoter gli Egizj, egli vedrà il sangue sopra il limitare, e sopra i due stipiti; e trapasserà oltre alla porta, e non permetterà al distruttore di entrar nelle vostre case per percuotere. Voi dunque osservate questa cosa, come uno statuto imposto a te e a’ tuoi figliuoli, in perpetuo. E quando voi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come egli ne ha parlato, osservate questo servigio. E quando i vostri figliuoli vi diranno: Che vuol dire questo servigio che voi fate? dite: Quest’è il sacrificio della Pasqua del Signore, il quale trapassò oltre alle case de’ figliuoli d’Israele in Egitto, quando egli percosse gli Egizj, e salvò le nostre case. E il popolo s’inchinò e adorò. E i figliuoli d’Israele andarono, e fecero interamente come il Signore avea comandato a Mosè e ad Aaronne E ALLA mezza notte il Signore percosse tutti i primogeniti nel paese di Egitto, dal primogenito di Faraone, che sedeva sopra il suo trono, fino al primogenito del prigione che era nella carcere; ed anche tutti i primogeniti degli animali. E Faraone si levò di notte, egli, e tutti i suoi servitori, e tutti gli Egizj; e vi fu un gran grido in Egitto; perciocchè non vi era alcuna casa ove non fosse un morto. E Faraone chiamò Mosè ed Aaronne, di notte, e disse: Levatevi, partitevi di mezzo il mio popolo, voi, e i figliuoli d’Israele; e andate, servite al Signore, secondo che avete detto. Pigliate le vostre gregge e i vostri armenti, come avete detto; e andatevene, ed anche beneditemi. E gli Egizj sollecitavano instantemente il popolo, affrettandosi di mandarlo via dal paese; perciocchè dicevano: Noi siam tutti morti. E il popolo tolse la sua pasta, avanti che fosse lievitata, avendo le sue madie involte ne’ suoi vestimenti, in su le spalle. Or i figliuoli d’Israele aveano fatto secondo la parola di Mosè: e aveano chiesto agli Egizj vasellamenti di argento, e vasellamenti d’oro, e vestimenti. E il Signore avea reso grazioso il popolo agli Egizj, onde essi gli aveano prestate quelle cose. Così, spogliarono gli Egizj E i figliuoli d’Israele si partirono di Rameses, e pervennero a Succot, essendo intorno a seicentomila uomini a piè, oltre alle famiglie. Una gran turba ancora di gente mescolata salì con loro; e grandissimo numero di bestiame, minuto e grosso. Ed essi cossero la pasta che aveano portata fuor di Egitto, in focacce azzime; conciossiachè non fosse lievitata; perciocchè, essendo scacciati dagli Egizj, non si erano potuti indugiare, ed anche non si aveano apparecchiata alcuna vivanda. Or la dimora che i figliuoli d’Israele fecero in Egitto fu di quattrocentrenta anni. E al termine di quattrocentrenta anni, lo stesso giorno che quelli finivano, avvenne che tutte le schiere del Signore uscirono fuor del paese di Egitto. Quest’è la notte dell’osservanze, consecrata al Signore, quando egli trasse fuor del paese di Egitto i figliuoli d’Israele; quest’è la notte consecrata al Signore, che si deve celebrare con ogni osservanza da tutti i figliuoli d’Israele, per le loro età E IL Signore disse a Mosè e ad Aaronne: Quest’è lo statuto della Pasqua. Niun forestiere ne mangi. Ma qualunque servo di chi che sia comperato con danari, dopo che tu l’avrai circonciso, ne mangerà. L’avveniticcio e il mercenario non ne mangino. Mangisi in una stessa casa; non portar fuor di casa della carne di essa, e non ne rompete alcun osso. Facciala tutta la raunanza d’Israele. E quando un forestiere dimorerà teco, e vorrà far la Pasqua del Signore, circoncidasi prima ogni maschio di casa sua; e allora accostisi per farla, e sia come colui ch’è natio del paese; ma niuno incirconciso ne mangi. Siavi una stessa legge per colui ch’è natio del paese, e per lo forestiere che dimora per mezzo di voi. E tutti i figliuoli d’Israele fecero interamente come il Signore avea comandato a Mosè e ad Aaronne. E in quello stesso giorno avvenne che il Signore trasse fuor del paese di Egitto i figliuoli d’Israele, per le loro schiere E IL Signore parlò a Mosè, dicendo: Consacrami ogni primogenito, tutto quello che apre la matrice fra i figliuoli d’Israele, così degli uomini come degli animali; esso è mio. E Mosè disse al popolo: Ricordatevi di questo giorno, nel quale siete usciti di Egitto, della casa di servitù; conciossiachè il Signore ve ne abbia tratti fuori con potente mano; perciò non mangisi alcuna cosa lievitata. Oggi voi uscite fuori nel mese di Abib. Quando adunque il Signore ti avrà introdotto, nel paese de’ Cananei, degl’Hittei, degli Amorrei, degl’Hivvei, e de’ Gebusei, ch’egli giurò a’ tuoi padri di darti, ch’è un paese stillante latte e miele, osserva questo servigio in questo mese. Mangia per sette giorni pani azzimi; e nel settimo giorno siavi festa solenne al Signore. Manginsi pani azzimi per sette giorni, e non veggasi appo te cosa lievitata, nè lievito, in tutti i tuoi confini. E in quel giorno dichiara questa cosa a’ tuoi figliuoli, dicendo: Questo si fa per cagion di quello che mi fece il Signore, quando io uscii di Egitto. E ciò ti sia per segnale sopra la tua mano, e per ricordanza fra’ tuoi occhi; acciocchè la Legge del Signore sia nella tua bocca; conciossiachè egli ti abbia tratto fuori di Egitto con potente mano. E osserva questo statuto d’anno in anno, nella sua stagione E quando il Signore ti avrà introdotto nel paese de’ Cananei, come egli ha giurato a te e a’ tuoi padri, e te l’avrà dato; rassegna al Signore tutto ciò che apre la matrice: parimente, d’ogni primo portato del tuo bestiame, i maschi apparterranno al Signore. Ma riscatta ogni primo portato dell’asino, con un agnello, o con un capretto; e se tu non lo riscatti, fiaccagli il collo: riscatta eziandio ogni primogenito dell’uomo d’infra i tuoi figliuoli. E quando per innanzi il tuo figliuolo ti domanderà: Che vuol dir questo? digli: Il Signore ci trasse fuori di Egitto, della casa di servitù, con potenza di mano. E avvenne che, mostrandosi Faraone duro a lasciarci andare, il Signore uccise tutti i primogeniti nel paese di Egitto, da’ primogeniti degli uomini, fino a’ primogeniti delle bestie; perciò io sacrifico al Signore i maschi d’ogni primo portato, e riscatto ogni primogenito de’ miei figliuoli. Ciò adunque ti sarà per segnale sopra la tua mano, e per frontali fra’ tuoi occhi, che il Signore ci ha tratti fuori di Egitto con potenza di mano OR, quando Faraone ebbe lasciato andare il popolo, Iddio, non condusse quello per la via del paese de’ Filistei; benchè quella fosse la più corta; perciocchè Iddio disse: Che talora il popolo non si penta, quando vedrà la guerra, e non se ne ritorni in Egitto. Ma Iddio fece fare un giro al popolo, traendo al deserto, verso il mar rosso. E i figliuoli d’Israele salirono del paese di Egitto in ordinanza. E Mosè prese seco l’ossa di Giuseppe; perciocchè egli avea espressamente fatto giurare i figliuoli d’Israele, dicendo: Iddio per certo vi visiterà; allora trasportate di qui le mie ossa con voi. E gl’Israeliti, partitisi di Succot, si accamparono in Etam all’estremità del deserto. E il Signore camminava davanti a loro; di giorno, in una colonna di nuvola, per guidarli per lo cammino; e di notte, in una colonna di fuoco, per illuminarli; acciocchè camminassero giorno e notte. Egli non rimosse dal cospetto del popolo la colonna della nuvola di giorno, nè la colonna del fuoco di notte E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Di’ a’ figliuoli d’Israele, che si rivolgano, e si accampino dinanzi alla foce d’Hirot, fra Migdol e il mare, dirincontro a Baal-sefon; ponete campo presso al mare, dirimpetto a quel luogo. E Faraone dirà de’ figliuoli d’Israele: Sono intrigati nel paese; il deserto ha lor serrato il passo. Ed io indurerò il cuor di Faraone, talchè egli li perseguiterà, ed io sarò glorificato in Faraone e in tutto il suo esercito; e gli Egizj conosceranno ch’io sono il Signore. Ed essi fecero così. Or fu rapportato al re di Egitto, che il popolo se ne fuggiva; e il cuore di Faraone e de’ suoi servitori si mutò inverso il popolo, e dissero: Che cosa è questo che noi abbiam fatto, di aver lasciato andar gl’Israeliti, per non servirci più? E Faraone fece mettere i cavalli al suo carro, e prese la sua gente seco. E prese seicento carri scelti, e tutti i carri dell’Egitto, sopra tutti i quali vi erano de’ capitani. E il Signore indurò il cuor di Faraone, re di Egitto; ed egli perseguì i figliuoli di Israele, i quali se ne uscivano a mano alzata. Gli Egizj adunque li perseguirono; e tutti i cavalli, e i carri di Faraone, e i suoi cavalieri, e il suo esercito, li raggiunsero, mentre erano accampati presso al mare, in su la foce d’Hirot, dirimpetto a Baal-sefon E quando Faraone fu vicino, i figliuoli d’Israele alzarono gli occhi; ed ecco, gli Egizj venivano dietro a loro; onde temettero grandemente, e gridarono al Signore. E dissero a Mosè: Ci hai tu menati a morire nel deserto, perchè mancassero sepolture in Egitto? che cosa è questo che tu ci hai fatto, di averci fatti uscir di Egitto? Non è egli ciò che noi ti dicevamo in Egitto, dicendo: Lasciaci stare, che serviamo agli Egizj? perciocchè meglio era per noi di servire agli Egizj, che di morir nel deserto. E Mosè disse al popolo: Non temete; fermatevi, e state a vedere la liberazione del Signore, la quale oggi egli vi farà; perciocchè voi non vedrete mai più in eterno quegli Egizj che avete oggi veduti. Il Signore combatterà per voi, e voi ve ne starete queti E il Signore disse a Mosè: Perchè gridi a me? di’ a’ figliuoli d’Israele che camminino. E tu, alza la tua bacchetta, e stendi la tua mano sopra il mare, e fendilo; ed entrino i figliuoli di Israele dentro al mare per l’asciutto. E quant’è a me, ecco, io induro il cuor degli Egizj, ed essi entreranno dietro a loro; ed io sarò glorificato in Faraone, e in tutto il suo esercito, e ne’ suoi carri, e nella sua cavalleria. E gli Egizj sapranno che io sono il Signore, quando io mi sarò glorificato in Faraone, e ne’ suoi carri, e nella sua cavalleria. Allora l’Angelo di Dio che andava davanti al campo degl’Israeliti, si partì, e andò dietro a loro; parimente la colonna della nuvola si partì d’innanzi a loro, e si fermò dietro a loro. E venne fra il campo degli Egizj e il campo degl’Israeliti; e agli uni era nuvola e oscurità; e agli altri illuminava la notte; e l’un campo non si appressò all’altro in tutta quella notte E Mosè stese la sua mano sopra il mare; e il Signore fece con un potente vento orientale ritrarre il mare tutta quella notte; e ridusse il mare in asciutto, e l’acque furono spartite. E i figliuoli d’Israele entrarono in mezzo al mare per l’asciutto; e l’acque erano loro a guisa di muro, a destra e a sinistra. E gli Egizj li perseguirono; e tutti i cavalli di Faraone, e i suoi carri, e i suoi cavalieri, entrarono dietro a loro in mezzo al mare. E avvenne, alla vigilia della mattina, che il Signore, dalla colonna del fuoco e della nuvola, riguardò verso il campo degli Egizj, e lo mise in rotta. E, levate le ruote de’ lor carri, li conduceva pesantemente. E gli Egizj dissero: Fuggiamo d’innanzi agl’Israeliti; perciocchè il Signore combatte per loro contr’agli Egizj. Allora il Signore disse a Mosè: Stendi la tua mano in sul mare, e l’acque ritorneranno sopra gli Egizj, e sopra i lor carri, e sopra i lor cavalieri. Mosè adunque stese la sua mano in sul mare; e, in sul far della mattina, il mare ritornò al suo corso violento; e gli Egizj gli fuggivano incontro; ma il Signore li traboccò in mezzo al mare. E l’acque ritornarono, e coprirono i carri e i cavalieri di tutto l’esercito di Faraone, i quali erano entrati dentro al mare dietro agl’Israeliti; e’ non iscampò di loro neppur uno. Ma i figliuoli d’Israele camminarono per l’asciutto in mezzo al mare, e l’acque erano loro a guisa di muro a destra e a sinistra. Così in quel giorno il Signore salvò gl’Israeliti dalle mani degli Egizj; e gli Israeliti videro gli Egizj morti in sul lito del mare. E Israele vide la gran mano che il Signore avea adoperata contro agli Egizj, e temette il Signore, e credette al Signore e a Mosè suo servitore ALLORA Mosè, co’ figliuoli d’Israele, cantò questo cantico al Signore, e dissero così: Io canterò al Signore, perciocchè egli si è sommamente magnificato; Egli ha traboccato in mare il cavallo, e colui che lo cavalcava. Il Signore è la mia forza e il mio cantico, E mi è stato in salvezza; Quest’è il mio Dio, io lo glorificherò; L’Iddio del padre mio, io l’esalterò. Il Signore è un gran guerriero; Il suo Nome è, il Signore. Egli ha traboccati in mare i carri di Faraone, e il suo esercito; E la scelta de’ suoi capitani è stata sommersa nel mar rosso. Gli abissi li hanno coperti; Essi sono andati a fondo, come una pietra. La tua destra, o Signore, è stata magnificata in forza; La tua destra, o Signore, ha rotto il nemico. E con la tua magnifica grandezza, Tu hai distrutti coloro che s’innalzavano contro a te; Tu hai mandata l’ira tua, Che li ha consumati come stoppia. E, col soffiar delle tue nari, l’acque sono state accumulate; Le correnti si son fermate come un mucchio; Gli abissi si sono assodati nel cuor del mare. Il nemico dicea: Io li perseguirò, io li raggiungerò, Io partirò le spoglie, l’anima mia si sazierà di essi; Io sguainerò la mia spada, la mia mano li sterminerà. Ma tu hai soffiato col tuo vento, e il mare li ha coperti; Essi sono stati affondati come piombo in acque grosse. Chi è pari a te fra gl’iddii, o Signore? Chi è pari a te, magnifico in santità, Reverendo in laudi, facitor di miracoli? Tu hai distesa la tua destra, E la terra li ha tranghiottiti. Tu hai condotto, per la tua benignità, Il popolo che tu hai riscattato; Tu l’hai guidato per la tua forza Verso l’abitacolo della tua santità. I popoli l’hanno inteso, ed hanno tremato; Dolore ha colti gli abitanti della Palestina. Allora sono stati smarriti i principi di Edom; Tremore ha occupati i possenti di Moab; Tutti gli abitanti di Canaan si sono strutti. Spavento e terrore caggia loro addosso; Sieno stupefatti per la grandezza del tuo braccio, come una pietra; Finchè sia passato il tuo popolo, o Signore; Finchè sia passato il popolo che tu hai acquistato. Tu l’introdurrai, e lo pianterai nel Monte della tua eredità; Nel luogo che tu hai preparato per tua stanza, o Signore; Nel Santuario, o Signore, che le tue mani hanno stabilito. Il Signore regnerà in sempiterno. Questo disse Mosè; perciocchè i cavalli di Faraone, co’ suoi carri, e co’ suoi cavalieri, erano entrati nel mare, e il Signore avea fatte ritornar sopra loro le acque del mare; ma i figliuoli d’Israele erano camminati per mezzo il mare per l’asciutto. E Maria profetessa, sorella di Aaronne, prese in mano un tamburo; e tutte le donne uscirono dietro a lei, con tamburi, e con danze. E Maria rispondeva a Mosè e agli altri uomini, dicendo: Cantate al Signore; perciocchè egli si è sommamente magnificato; Egli ha traboccato in mare il cavallo e colui che lo cavalcava POI Mosè fece partir gl’Israeliti dal mar rosso; ed essi procedettero innanzi verso il deserto di Sur; e camminarono tre giornate nel deserto senza trovar acqua. Poi arrivarono a Mara; e non potevano ber dell’acque di Mara; perciocchè erano amare; perciò a quel luogo fu posto nome Mara. E il popolo mormorò contro a Mosè, dicendo; Che berremo? Ed egli gridò al Signore; e il Signore gli mostrò un legno, il quale egli gittò nell’acque, e l’acque divennero dolci. Quivi ordinò il Signore al popolo statuti e leggi; e quivi ancora lo provò. E disse: Se del tutto tu ubbidisci alla voce del Signore Iddio tuo, e fai ciò che gli piace, e porgi gli orecchi a’ suoi comandamenti, e osservi tutti i suoi statuti; io non ti metterò addosso niuna delle infermità, le quali io ho messe sopra l’Egitto; perciocchè io sono il Signore che ti guarisco d’ogni male. Poi vennero in Elim, e quivi erano dodici fontane d’acqua, e settanta palme; e si accamparono quivi presso all’acque POI tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele si partì di Elim, e venne nel deserto di Sin, ch’è fra Elim e Sinai, nel quintodecimo giorno del mese secondo, da che furono usciti di Egitto. E tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele mormorò contro a Mosè, e contro ad Aaronne, nel deserto. E i figliuoli d’Israele dissero loro: Oh! fossimo pur morti per la mano del Signore, nel paese di Egitto, quando sedevamo presso alle pignatte delle carni, quando mangiavamo del pane a sazietà; conciossiachè voi ci abbiate tratti in questo deserto, per far morir di fame tutta questa raunanza. E il Signore disse a Mosè: Ecco, io vi farò piovere del pane dal cielo; e il popolo uscirà, e ne raccoglierà di dì in dì quanto gliene bisognerà per giorno; acciocchè io lo provi, s’egli camminerà nella mia Legge, o no. Ma ogni sesto giorno apparecchino essi ciò che avranno a portare in tavola; e ciò sia il doppio di quello che coglieranno per ciascun giorno. E Mosè ed Aaronne dissero a tutti i figliuoli d’Israele: Questa sera voi conoscerete che il Signore vi ha tratti fuori del paese di Egitto. E domattina voi vedrete la gloria del Signore; conciossiachè egli abbia uditi i vostri mormorii contro al Signore; ma, quant’è a noi, che siamo noi, che voi mormoriate contro a noi? Mosè, oltre a ciò, disse: Ciò avverrà, dandovi il Signore questa sera della carne a mangiare, e domattina del pane a sazietà; perchè il Signore ha intesi i vostri mormorii, co’ quali avete mormorato contro a lui; ma, quant’è a noi, che siamo noi? i vostri mormorii non s’indirizzano contro a noi, anzi contro al Signore. Poi Mosè disse ad Aaronne: Di’ a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele: Appressatevi davanti al Signore; perciocchè egli ha intesi i vostri mormorii. E, come Aaronne parlava a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, essi voltarono la faccia verso il deserto; ed ecco, la gloria del Signore apparve nella nuvola. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Io ho intesi i mormorii dei figliuoli d’Israele; parla loro, dicendo: Fra i due vespri voi mangerete della carne, e domattina sarete saziati di pane; e conoscerete ch’io sono il Signore Iddio vostro E avvenne su la sera che delle quaglie salirono, e coprirono il campo; e la mattina vi fu un suolo di rugiada intorno al campo. E quando quel suolo di rugiada fu sparito, ecco, sopra la faccia del deserto vi era una cosa minuta, tonda, sottile come brina, in su la terra. E quando i figliuoli d’Israele la videro, dissero l’uno all’altro: Questo è del Man; perciocchè non sapevano che cosa fosse. E Mosè disse loro: Quest’è il pane che il Signore vi dà per mangiare. Quest’è quello che il Signore ha comandato: Raccoglietene ciascuno a ragion del suo mangiare, un omer per testa, secondo il numero delle vostre persone; prendane ciascuno per quelli che son nel suo padiglione. E i figliuoli d’Israele fecero così; e ne raccolsero, chi assai, e chi poco. E lo misurarono con l’omer; e chi ne avea raccolto assai non n’ebbe di soverchio; e chi ne avea raccolto poco non n’ebbe di manco; ciascuno ne raccoglieva quanto gliene bisognava per lo suo mangiare. E Mosè disse loro: Niuno ne lasci di resto fino alla mattina. Ma alcuni non ubbidirono a Mosè, e ne lasciarono di resto fino alla mattina, e quello inverminò, e putì; laonde Mosè si adirò contro a loro. Così lo raccoglievano ogni mattina, ciascuno a ragion del suo mangiare; e quando il sole si riscaldava, quello si struggeva E nel sesto giorno raccolsero di quel pane il doppio, cioè: due omer per uno. E tutti i principali della raunanza vennero, e rapportarono la cosa a Mosè. Ed egli disse loro: Quest’è quel che il Signore ha detto: Domani è il Sabato, il riposo sacro al Signore; cuocete oggi quel che avete a cuocere al forno od al fuoco; e riponetevi tutto quello che soprabbonderà, per serbarlo fino a domani. Essi adunque riposero quello fino alla mattina, come Mosè avea comandato; e non putì, e non vi fu alcun vermine. E Mosè disse: Mangiatelo oggi; perciocchè oggi è Sabato al Signore; oggi voi non ne troverete per li campi. Raccoglietene per sei giorni; ma nel settimo giorno è Sabato; in quel dì non ne sarà. Ora, nel settimo giorno avvenne che alcuni del popolo uscirono per raccoglierne, ma non ne trovarono. E il Signore disse a Mosè: Fino a quando ricuserete di osservare i miei comandamenti, e le mie leggi? Vedete che il Signore vi ha ordinato il Sabato; perciò egli vi dà nel sesto giorno del pane per due giorni; stiasene ciascun di voi in casa, non esca alcuno del suo luogo al settimo giorno. Il popolo adunque si riposò nel settimo giorno. E la casa d’Israele chiamò quel pane manna; ed esso era simile a seme di coriandolo, ed era bianco, e il suo sapore era come di frittelle fatte col miele Mosè, oltre a ciò, disse: Quest’è quello che il Signore ha comandato: Empi un omer di manna, acciocchè sia serbata per le vostre età, e che esse veggano il pane, del quale io vi ho cibati nel deserto, dopo avervi tratti fuor del paese di Egitto. Mosè adunque disse ad Aaronne: Piglia un vaso, e mettivi dentro un pieno omer di manna, e riponilo davanti al Signore, acciocchè quella sia serbata per le vostre età. Come il Signore avea comandato a Mosè, Aaronne ripose quella manna davanti alla Testimonianza, per esser serbata. E i figliuoli d’Israele mangiarono la manna lo spazio di quarant’anni, finchè furono arrivati in paese abitato; mangiarono la manna, finchè furono arrivati a’ confini del paese di Canaan. Or un omer è la decima parte di un efa POI tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele si partì dal deserto di Sin, movendosi da un luogo all’altro, secondo il comandamento del Signore: e si accampò in Refidim. Or non vi era acqua per lo bere del popolo. E il popolo contese con Mosè, e disse: Dateci dell’acqua da bere. E Mosè disse loro: Perchè contendete voi meco? e perchè tentate il Signore? Avendo adunque il popolo quivi sete di acqua, mormorò contro a Mosè, e disse: Perchè ci hai fatti salire fuor di Egitto, per far morir di sete, noi, i nostri figliuoli, e i nostri bestiami? E Mosè gridò al Signore, dicendo: Che farò io a questo popolo? tantosto mi lapideranno. E il Signore disse a Mosè: Passa davanti al popolo, e prendi teco degli Anziani d’Israele; piglia eziandio in mano la bacchetta con la quale tu percuotesti il fiume, e va’. Ecco, io starò ivi davanti a te sopra la roccia in Horeb; e tu percuoterai la roccia, e d’essa uscirà acqua, e il popolo berrà. E Mosè fece così alla vista degli Anziani d’Israele. E pose nome a quel luogo Massa, e Meriba, per la contesa de’ figliuoli d’Israele; e perchè essi aveano tentato il Signore, dicendo: Il Signore è egli nel mezzo di noi, o no? ALLORA gli Amalechiti vennero per combattere contro agl’Israeliti, in Refidim. E Mosè, disse a Giosuè: Sceglici degli uomini, ed esci fuori, e combatti contro agli Amalechiti; domani io mi fermerò in su la sommità del colle, avendo la bacchetta di Dio in mano. E Giosuè fece come Mosè gli avea comandato, combattendo contro agli Amalechiti. E Mosè, Aaronne, e Hur, salirono in su la sommità del colle. Or avvenne, che quando Mosè alzava la sua mano, gl’Israeliti vincevano; ma, quando egli la posava, gli Amalechiti vincevano. Or essendo le mani di Mosè pesanti, Aaronne, ed Hur, presero una pietra, e la misero sotto lui, ed egli vi si pose sopra a sedere; ed Aaronne, e Hur, gli sostenevano le mani, l’un di qua, e l’altro di là; e così le sue mani furono ferme fino al tramontar del sole. E Giosuè ruppe gli Amalechiti, e la lor gente, e li mise a fil di spada. E il Signore disse a Mosè: Scrivi questa cosa per ricordanza, nel libro; e metti nell’orecchie di Giosuè che io del tutto spegnerò la memoria di Amalec di sotto al cielo. E Mosè edificò un altare, al quale pose nome: Il Signore è la mia bandiera. E disse: Certo, e’ v’è una mano in sul trono del Signore, che il Signore avrà per ogni età guerra con Amalec OR Ietro, sacerdote di Madian, suocero di Mosè, intese tutto quel che Iddio avea fatto a Mosè, e ad Israele, suo popolo; come il Signore avea tratto Israele fuor di Egitto. E Ietro prese Sippora, moglie di Mosè, dopo ch’egli l’ebbe rimandata; e i due figliuoli di essa; il nome dell’uno de’ quali era Ghersom; perciocchè Mosè, avea detto: Io sono stato forestiere in paese strano. E il nome dell’altro era Eliezer; perciocchè egli avea detto: L’Iddio di mio padre mi è stato in aiuto, e mi ha scampato dalla spada di Faraone. Ietro adunque, suocero di Mosè, venne a Mosè, co’ figliuoli di esso, e con la sua moglie, nel deserto, ove egli era accampato al Monte di Dio. E mandò a dire a Mosè: Io Ietro, tuo suocero, vengo a te, con la tua moglie, e co’ suoi due figliuoli E Mosè uscì incontro al suo suocero; e gli s’inchinò, e lo baciò; e si domandarono l’un l’altro del lor bene stare; poi entrarono nel padiglione. E Mosè raccontò al suo suocero tutto ciò che il Signore avea fatto a Faraone, ed agli Egizj, per amor d’Israele; e tutti i travagli ch’erano loro sopraggiunti per cammino, de’ quali il Signore li avea liberati. E Ietro si rallegrò di tutto il bene che il Signore avea fatto a Israele, avendolo riscosso dalla man degli Egizj. E Ietro disse: Benedetto sia il Signore, il qual vi ha liberati dalla mano degli Egizj, e dalla mano di Faraone; il quale ha riscosso questo popolo di sotto alla man degli Egizj. Ora conosco che il Signore è più grande di tutti gl’iddii; conciossiachè questo sia loro avvenuto, perciocchè erano superbamente proceduti contro a loro. Poi Ietro, suocero di Mosè, prese un olocausto, e de’ sacrificii da offerire a Dio; e Aaronne, e tutti gli Anziani d’Israele, vennero a mangiar col suocero di Mosè, davanti al Signore E il giorno seguente, avvenne che, sedendo Mosè, per render ragion al popolo, e stando il popolo in piè davanti a Mosè, dalla mattina fino alla sera; il suocero di Mosè vide tutto quel che egli faceva al popolo, e disse: Che cosa è questo che tu fai inverso questo popolo? perchè siedi tu solo, e tutto il popolo ti sta in piè davanti, dalla mattina fino alla sera? E Mosè rispose al suo suocero: Io il fo, perchè questo popolo viene a me per domandare Iddio. Quando essi hanno qualche affare, vengono a me, ed io giudico fra l’uno e l’altro, e dichiaro loro gli statuti di Dio, e le sue leggi. Ma il suocero di Mosè, gli disse: Ciò che tu fai non istà bene. Per certo tu verrai meno, e tu, e questo popolo ch’è teco; perciocchè cotesto affare è troppo grave per te; tu non puoi far ciò tutto solo. Attendi ora alla mia voce, io ti consiglierò, e Iddio sarà teco: Sii tu per lo popolo davanti a Dio, e rapporta a Dio gli affari. E ammaestra il popolo intorno agli statuti, e alle leggi; e dichiaragli la via per la quale ha da camminare, e l’opere che ha da fare. E tu scegli d’infra tutto il popolo degli uomini di valore, che temano Iddio; uomini leali che abbiano in odio l’avarizia; e costituiscili sopra il popolo capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine, e capi di diecine. E rendano essi ragione al popolo in ogni tempo; e rapportino a te ogni grande affare; ma giudichino ogni piccolo affare. Così ti sgraverai del carico che hai addosso, ed essi lo porteranno teco. Se tu fai questa cosa, e se Iddio te la comanda, tu potrai durare; e anche tutto questo popolo perverrà in pace al suo luogo. E Mosè acconsentì al dire del suo suocero, e fece tutto ciò ch’egli avea detto. E Mosè scelse di tutto Israele degli uomini di valore, e li costituì capi sopra il popolo; capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine, e capi di diecine. E quelli doveano render ragione al popolo in ogni tempo; essi rapportavano a Mosè gli affari difficili, e giudicavano ogni piccolo affare. Poi Mosè accommiatò il suo suocero, ed egli se ne andò nel suo paese NEL primo giorno del terzo mese, da che i figliuoli d’Israele furono usciti del paese di Egitto, in quell’istesso giorno arrivarono nel deserto di Sinai. Essendo adunque partiti di Refidim, arrivarono nel deserto di Sinai, e si accamparono nel deserto. Ed essendo Israele accampato quivi dirimpetto al monte, Mosè salì a Dio; e il Signore gli gridò dal monte, dicendo: Di’ così alla casa di Giacobbe, e dichiara questo a’ figliuoli d’Israele. Voi avete veduto ciò che ho fatto agli Egizj, e come vi ho portati come sopra ale di aquile, e vi ho menati a me. Ora dunque, se voi del tutto ubbidite alla mia voce, e osservate il mio patto, voi mi sarete un tesoro riposto d’infra tutti i popoli; conciossiachè tutta la terra sia mia. E mi sarete un Reame sacerdotale, e una gente santa. Queste son le parole che tu dirai a’ figliuoli di Israele. Mosè adunque venne, e chiamò gli Anziani del popolo, e propose loro tutte queste parole, che il Signore gli avea comandate. E tutto il popolo rispose ad una, e disse: Noi faremo tutto quello che il Signore ha detto. E Mosè rapportò al Signore le parole del popolo E il Signore disse a Mosè: Ecco, io verrò a te in una folta nuvola, acciocchè il popolo oda quando io parlerò teco, ed anche ti creda in perpetuo. Ora, dopo che Mosè ebbe rapportate le parole del popolo al Signore, il Signore gli disse: Vattene al popolo, e santificalo oggi e domani, e fa’ che lavino i lor vestimenti. E che sieno presti per lo terzo giorno; perciocchè al terzo giorno il Signore scenderà in sul monte di Sinai, nel cospetto di tutto il popolo. E tu poni de’ termini al popolo attorno attorno, dicendo: Guardatevi di salire al monte, o di toccar pur l’estremità di esso: chiunque toccherà il monte del tutto sarà fatto morire. Niuna mano tocchi un tale; anzi del tutto sia lapidato o saettato; o bestia, od uomo che egli si sia, non viva; quando il corno sonerà alla distesa, allora salgano essi verso il monte. E Mosè scese dal monte al popolo, e santificò il popolo, ed essi lavarono i lor vestimenti. Ed egli disse al popolo: Siate presti per lo terzo giorno; non vi accostate a donna E al terzo giorno, come fu mattina, si fecero tuoni e folgori; e vi era una folta nuvola in sul monte, insieme con un suon di tromba molto forte; e tutto il popolo ch’era nel campo tremava. E Mosè fece uscire il popolo fuor del campo, incontro a Dio; e si fermarono appiè del monte. Or il monte di Sinai fumava tutto; perciocchè il Signore era sceso sopra esso in fuoco; e il fumo ne saliva a guisa di fumo di fornace; e tutto il monte tremava forte. E il suon della tromba si andava vie più rinforzando grandemente; e Mosè parlava, e Iddio gli rispondeva per un tuono. Il Signore adunque scese in sul monte di Sinai, sulla sommità del monte, e chiamò Mosè alla sommità del monte. E Mosè vi salì. E il Signore disse a Mosè: Scendi, protesta al popolo, che talora egli non rompa i termini, e non si appressi al Signore per riguardare; onde molti di essi caggiano morti. I sacerdoti eziandio, che si appressano al Signore, si santifichino; che talora il Signore non si avventi sopra loro. E Mosè disse al Signore: Il popolo non può salire al monte Sinai; conciossiachè tu ci abbi protestato, dicendo: Poni de’ termini a questo monte, e santificalo. E il Signore disse a Mosè: Va’, scendi; poi monta tu, ed Aaronne teco; ma i sacerdoti, e il popolo non rompano i termini, per salire al Signore, che talora egli non si avventi sopra loro. E Mosè discese al popolo, e gliel disse ALLORA Iddio pronunziò tutte queste parole, dicendo: Io sono il Signore Iddio tuo, che ti ho tratto fuor del paese di Egitto, della casa di servitù. Non avere altri dii nel mio cospetto. Non farti scultura alcuna, nè immagine alcuna di cosa che sia in cielo di sopra, nè di cosa che sia in terra di sotto, nè di cosa che sia nell’acque di sotto alla terra. Non adorar quelle cose, e non servir loro; perciocchè io, il Signore Iddio tuo, son Dio geloso, che visito l’iniquità de’ padri sopra i figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione di coloro che m’odiano. Ed uso benignità in mille generazioni verso coloro che mi amano, e osservano i miei comandamenti. Non usare il Nome del Signore Iddio tuo in vano; perciocchè il Signore non terrà innocente chi avrà usato il suo Nome in vano. Ricordati del giorno del riposo, per santificarlo. Lavora sei giorni, e fa’ in essi ogni opera tua. Ma il settimo giorno è il riposo al Signore Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, nè tu, nè il tuo figliuolo, nè la tua figliuola, nè il tuo servo, nè la tua serva, nè il tuo bestiame, nè il tuo forestiere ch’è dentro alle tue porte. Perciocchè in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra, e il mare, e tutto ciò ch’è in essi, e si riposò al settimo giorno; perciò, il Signore ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato Onora tuo padre e tua madre; acciocchè i tuoi giorni sieno prolungati sopra la terra, la quale il Signore Iddio tuo ti dà. Non uccidere. Non commettere adulterio. Non furare. Non dir falsa testimonianza contro al tuo prossimo. Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupir la moglie del tuo prossimo; nè il suo servo, nè la sua serva, nè il suo bue, nè il suo asino, nè cosa alcuna che sia del tuo prossimo Or tutto il popolo vedeva i tuoni, e i lampi, e il suon della tromba, e il monte fumante; e veggendo queste cose, tremava, e se ne stava lungi; e disse a Mosè: Parla tu con noi, e noi ascolteremo; e non parli Iddio con noi, chè talora noi non muoiamo. E Mosè disse al popolo: Non temiate; perciocchè Iddio è venuto per provarvi, e affinchè il suo timore sia davanti agli occhi vostri, acciocchè non pecchiate. Il popolo adunque si fermò da lungi; e Mosè si accostò alla caligine; nella quale Iddio era E il Signore disse a Mosè: Di’ così a’ figliuoli d’Israele: Voi avete veduto che io ho parlato a voi dal cielo. Non fate alcun dio meco; non vi fate dii di argento, nè dii d’oro. Fammi un altar di terra, e sacrifica sopra esso i tuoi olocausti, e i tuoi sacrificii da render grazie, le tue pecore, e i tuoi buoi; in qualunque luogo io farò ricordare il mio Nome, io verrò a te, e ti benedirò. E se pur tu mi fai un altar di pietre, non fabbricarlo di pietre conce a scarpello; quando tu vi avrai fatto passar lo scarpello sopra, tu l’avrai contaminate. E non salir per gradi al mio altare; acciocchè non si scuopra la tua nudità sopra esso OR queste sono le leggi giudiciali, le quali tu proporrai loro: Quando tu avrai comperato un servo Ebreo, servati egli sei anni; ma al settimo anno vadasene franco, senza pagar nulla. Se egli è venuto sol col suo corpo, vadasene col suo corpo; se egli avea moglie, vadasene la sua moglie con lui. Se il suo signore gli ha data moglie, la quale gli abbia partoriti figliuoli o figliuole; quella moglie, e i figliuoli di essa, sieno del signore; e vadasene egli col suo corpo. Ma se pure il servo dice: Io amo il mio signore, la mia moglie, e i miei figliuoli; io non me ne voglio andar franco; faccialo il suo signore comparire davanti a’ giudici; poi faccialo appressare all’uscio, o allo stipite della porta, e forigli l’orecchio con una lesina; e servagli colui in perpetuo. E quando alcuno avrà venduta la sua figliuola per serva, non esca ella di casa, come i servi ne escono. Se ella dispiace al suo signore, a cui il padre l’avrà sposata, facciala quello franca; non abbia podestà di venderla a un popolo straniero, dopo averle rotta la fede. E se egli la fa sposare al suo figliuolo, facciale secondo la ragion delle fanciulle. Se egli gliene prende un’altra, non tolgale il nutrimento, nè il vestire, nè la coabitazione. E se egli non le fa queste tre cose, vadasene ella gratuitamente, senza pagar danari alcuni Chi avrà percosso un uomo, sì che egli ne muoia, del tutto sia fatto morire. Ma, quant’è a colui che non l’avrà appostato, anzi Iddio glielo avrà fatto scontrar nelle mani, io ti costituirò un luogo, al quale colui rifugga. Ma, quando alcuno per temerità avrà macchinato contro al suo prossimo, per ucciderlo con inganno, trallo fuori, eziandio d’appresso al mio altare, perchè muoia. Chi avrà battuto suo padre, o sua madre, del tutto sia fatto morire. Parimente, chi avrà rubata una persona, o sia che l’abbia venduta, o che gli sia trovata in mano, del tutto sia fatto morire. Ed anche, chi avrà maledetto suo padre, o sua madre, del tutto sia fatto morire. E quando alcuni contenderanno insieme, e l’uno avrà percosso l’altro con pietra, o col pugno, onde egli non muoia, ma giaccia in letto; se egli si rileva, e cammina fuori in sul suo bastone, colui che l’avrà percosso sia assolto; sol gli paghi ciò ch’egli è stato a bada, e lo faccia medicare fino a compiuta guarigione. E quando alcuno avrà percosso il suo servo, o la sua serva, con un bastone, sì che gli muoia sotto la mano, facciasene del tutto punizione. Ma se pur campa un giorno, o due, non facciasene punizione; perciocchè è suo danaro E quando alcuni, contendendo insieme, avranno percossa una donna gravida, sì che il parto n’esca fuori, ma pur non vi sarà caso di morte; sia colui che l’avrà percossa condannato ad ammenda, secondo che il marito della donna gl’imporrà; e paghila per autorità de’ giudici. Ma, se vi è caso di morte, metti vita per vita; occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piè per piè; arsura per arsura, ferita per ferita, lividore per lividore. E quando alcuno avrà percosso l’occhio del suo servo, o l’occhio della sua serva, e l’avrà guasto; lascilo andar franco per lo suo occhio. Parimente, se ha fatto cadere un dente al suo servo o alla sua serva, lascilo andar franco per lo suo dente. E quando un bue avrà cozzato un uomo o una donna, sì che ne muoia, del tutto sia quel bue lapidato, e non mangisene la carne; e il padrone del bue sia assolto. Ma se il bue per addietro è stato uso di cozzare, e ciò è stato protestato al padron di esso, ed egli non l’ha guardato, e il bue ha ucciso un uomo o una donna, sia il bue lapidato, e anche facciasi morire il padron di esso. Se gli è imposto alcun prezzo di riscatto, paghi il riscatto della sua vita, interamente come gli sarà imposto. Se il bue cozza un figliuolo o una figliuola, facciaglisi secondo questa legge. Se il bue cozza un servo o una serva, paghi il padron del bue trenta sicli di argento al padrone di esso, e sia lapidato il bue. E, se alcuno scuopre una fossa; ovvero, avendo cavata una fossa, non la ricuopre, e vi cade dentro bue od asino; ristorine il danno il padron della fossa, pagandone i danari al padron del bue o dell’asino; e il morto sia suo. E se il bue d’alcuno urta il bue del prossimo di esso, dì che muoia, vendano essi il bue vivo, e partiscanne i danari per metà; partiscano eziandio il morto. Ma, se è notorio che quel bue per addietro fosse uso di cozzare, e il padrone di esso non l’ha guardato, restituisca egli del tutto bue per bue; ma il morto sia suo QUANDO alcuno avrà rubato un bue, o una pecora, o una capra, e l’avrà ammazzata o venduta; paghi cinque buoi per quel bue, e quattro pecore, o capre, per quella pecora, o capra. Se il ladro, colto di notte nello sconficcare è percosso, e muore, non vi è omicidio. Se il sole è levato quando sarà colto, vi è omicidio. Il ladro soddisfaccia del tutto; e se non ha da soddisfare, sia venduto per lo suo furto. Se pure il furto gli è trovato in mano, vivo; o bue, o asino, o pecora che sia, restituiscalo al doppio. Se alcuno fa pascolare un campo, o una vigna; e se manda nel campo altrui il suo bestiame, il quale vi pasturi dentro, soddisfaccia il danno col meglio del suo campo, e col meglio della sua vigna. Quando un fuoco uscirà fuori, e incontrerà delle spine, onde sia consumato grano in bica, o biade, o campo, del tutto soddisfaccia il danno colui che avrà acceso il fuoco Quando alcuno avrà dato al suo prossimo danari, o vasellamenti, a guardare, e quelli saranno rubati dalla casa di colui, se il ladro è trovato, restituiscali al doppio. Se il ladro non si trova, facciasi comparire il padron della casa davanti a’ rettori, per giurare s’egli non ha punto messa la mano sopra la roba del suo prossimo. In ogni causa di misfatto intorno a bue, asino, pecora, capra, vestimento, o a qualunque altra cosa perduta, della quale uno dica: Questa è dessa; venga la causa d’amendue le parti davanti a’ rettori; e colui che i rettori avranno condannato, paghi il doppio al suo prossimo. Quando alcuno avrà dato al suo prossimo, asino, o bue, o pecora, o qualunque altra bestia, a guardare, ed ella muore, o le si fiacca alcun membro, o è rapita, senza che alcuno l’abbia veduto, il giuramento del Signore intervenga fra le due parti, per saper se colui non ha punto messa la mano sopra il bene del suo prossimo; e accetti il padron della bestia quel giuramento, e non sia l’altro obbligato a pagamento. Ma se pur quella bestia gli è stata rubata d’appresso, facciane soddisfazione al padron di essa. Se pur quella bestia è stata lacerata dalle fiere, portila per testimonianza, e non sia obbligato a pagar la bestia. E quando alcuno avrà presa in prestanza una bestia dal suo prossimo, e le si fiaccherà alcun membro, o morrà, e il padrone di essa non sarà presente, del tutto colui paghila. Ma se il padrone è stato presente, non sia colui obbligato a pagarla; se la bestia è stata tolta a vettura, ell’è venuta per lo prezzo della sua vettura E quando alcuno avrà sedotta una vergine, la qual non sia sposata, e sarà giaciuto con lei, del tutto dotila, e prendalasi per moglie. Se pure il padre di essa del tutto ricusa di dargliela, paghi danari, secondo la dote delle vergini. Non lasciar vivere la donna maliosa. Chiunque si congiungerà con una bestia, del tutto sia fatto morire. Chi sacrificherà ad altri dii, fuor che al Signore solo, sia sterminato come anatema. Non far violenza al forestiere, e non opprimerlo; conciossiachè voi siate stati forestieri nel paese di Egitto. Non affliggete alcuna vedova nè orfano. Guardati d’affliggerlo in alcuna maniera, perciocchè, se egli grida a me, io del tutto esaudirò il suo grido. E l’ira mia si accenderà, ed io vi ucciderò con la spada: e le vostre mogli saranno vedove, e i vostri figliuoli orfani Quando tu presterai danari al mio popolo, al povero ch’è appresso a te, non procedere inverso lui a guisa di usuraio: non imponetegli usura. Se pur tu togli in pegno il vestimento del tuo prossimo, rendiglielo infra il tramontar del sole. Perciocchè quello solo è la sua copritura, ed è il suo vestire per coprir la sua pelle; in che giacerebbe egli? se dunque egli avviene che egli gridi a me, io l’esaudirò; perciocchè io son pietoso. Non dir male de’ rettori; e non maledir colui ch’è principe nel tuo popolo. Non indugiare il pagar le primizie della tua vendemmia, nè del gocciolar de’ tuoi olii; dammi il primogenito dei tuoi figliuoli. Fa’ il simigliante del tuo bue, e della tua pecora, e capra; stia il primo portato di esse sette giorni appresso la madre sua, e all’ottavo giorno dammelo. E siatemi uomini santi; e non mangiate carne lacerata dalle fiere per li campi; gittatela a’ cani NON levare un falso grido; non metter mano con l’empio per esser testimonio falso. Non andar dietro a’ grandi per far male; e non dar sentenza in una lite, inchinando a favorire i grandi, per far torto. Non avere altresì rispetto al povero nella sua lite. Se tu incontri il bue del tuo nemico, o l’asino suo smarrito, del tutto riconduciglielo. Se tu vedi l’asino di colui che ti odia giacer sotto il suo carico, mentre tu ti rimani di aiutarlo a farglielo andare oltre, del tutto fa’ con lui sì che possa andare oltre. Non far torto al tuo bisognoso nella sua lite. Allontanati dal parlar falso; e non far morir l’innocente nè il giusto; perciocchè io non assolverò l’empio. E non prender presenti; perciocchè il presente accieca coloro che hanno chiara vista, e sovverte le parole de’ giusti. E non oppressare il forestiere; perciocchè voi sapete in quale stato è l’anima del forestiere, essendo stati forestieri nel paese di Egitto Semina la tua terra sei anni, e ricogli il frutto di essa. Ma ogni settimo anno lasciala vacare, e in abbandono, e mangino i bisognosi del tuo popolo il frutto di essa; e ciò che rimarrà loro, manginlo le bestie della campagna; fa’ il simigliante alla tua vigna ed a’ tuoi ulivi. Sei giorni fa’ le tue faccende; ma al settimo giorno riposati; acciocchè il tuo bue, e il tuo asino, abbiano requie; e il figliuolo della tua serva, e il forestiere possano respirare. E prendete guardia a tutto quello che io vi ho detto; e non ricordate il nome degl’iddii stranieri; non odasi quello nella tua bocca. Celebrami tre feste solenni per anno. Osserva la festa degli azzimi; mangia pani azzimi per sette giorni, come io ti ho comandato, nel tempo ordinato del mese di Abib; conciossiachè in quel mese tu sii uscito fuori di Egitto; e non comparisca alcuno davanti alla mia faccia vuoto. Parimente osserva la festa della mietitura, delle primizie de’ tuoi frutti, di ciò che tu avrai seminato nel tuo campo; e la festa della ricolta, all’uscita dell’anno, quando tu avrai ricolti i tuoi frutti d’in sui campi. Tre volte l’anno comparisca ogni maschio tuo davanti alla faccia del Signore, ch’è l’Eterno. Non sacrificare il sangue del mio sacrificio con pan lievitato; e non sia guardato il grasso dell’agnello della mia solennità la notte fino alla mattina. Porta nella Casa del Signore Iddio tuo le primizie de’ primi frutti della tua terra. Non cuocere il capretto nel latte di sua madre ECCO, io mando un Angelo davanti a te, per guardarti per lo cammino, e per condurti al luogo che io ho preparato. Guardati, per la sua presenza, e ubbidisci alla sua voce, e non irritarlo; perciocchè egli non vi perdonerà i vostri misfatti; conciossiachè il mio Nome sia in lui. Ma se pure tu ubbidisci alla sua voce, e fai tutto quello che io ti dirò, io sarò nemico de’ tuoi nemici, e avversario dei tuoi avversari. Perciocchè l’Angelo mio andrà davanti a te, e t’introdurrà nel paese degli Amorrei, degl’Hittei, dei Ferezei, de’ Cananei, degl’Hivvei, a dei Gebusei; ed io distruggerò que’ popoli. Non adorar gl’iddii loro, e non servir loro; e non far secondo l’opere di quei popoli; anzi distruggi quelli affatto, e del tutto spezza le loro statue. E servite al Signore Iddio vostro, ed egli benedirà il tuo pane, e la tua acqua; ed io torrò via ogni infermità dal mezzo di te. E’ non vi sarà nel tuo paese femmina che sperda, nè sterile; io compierò il numero de’ tuoi giorni. Io manderò davanti a te il mio spavento, e metterò in rotta ogni popolo, nel cui paese tu entrerai, e farò che tutti i tuoi nemici volteran le spalle dinanzi a te. Manderò eziandio davanti a te de’ calabroni, i quali scacceranno gl’Hivvei, i Cananei, e gl’Hittei dal tuo cospetto. Io non li scaccerò dal tuo cospetto in un anno; che talora il paese non divenga deserto, e che le fiere della campagna non moltiplichino contro a te. Io li scaccerò dal tuo cospetto a poco a poco, finchè tu sii cresciuto, e abbi presa la possessione del paese. E io porrò i tuoi confini dal mar rosso fino al mar de’ Filistei; e dal deserto fino al Fiume; perciocchè io darò nelle vostre mani gli abitanti del paese, e tu li scaccerai dinanzi a te. Non far lega alcuna con loro, nè co’ loro iddii. Non abitino essi nel tuo paese, chè talora non ti facciano peccare contro a me; conciossiachè tu serviresti agl’iddii loro; perciocchè quello ti sarebbe in laccio POI disse a Mosè: Sali al Signore, tu, ed Aaronne, e Nadab, e Abihu, e settanta degli Anziani d’Israele, e adorate da lungi. Poi accostisi Mosè solo al Signore, e quegli altri non vi si accostino; e non salga il popolo con lui. E Mosè venne, e raccontò al popolo tutte le parole del Signore, e tutte quelle leggi. E tutto il popolo rispose ad una voce, e disse: Noi faremo tutte le cose che il Signore ha dette. Poi Mosè scrisse tutte le parole del Signore; e, levatosi la mattina, edificò sotto a quel monte un altare, e rizzò dodici pilieri, per le dodici tribù d’Israele. E mandò i ministri de’ figliuoli d’Israele a offerire olocausti, e sacrificare al Signore giovenchi, per sacrificii da render grazie. E Mosè prese la metà del sangue, e lo mise in bacini; e ne sparse l’altra metà sopra l’altare. Poi prese il Libro del Patto, e lo lesse in presenza del popolo. E esso disse: Noi faremo tutto quello che il Signore ha detto, e ubbidiremo. Allora Mosè prese quel sangue, e lo sparse sopra il popolo, e disse: Ecco il sangue del patto che il Signore ha fatto con voi, sopra tutte quelle parole Poi Mosè, ed Aaronne, e Nadab, e Abihu, e settanta degli Anziani d’Israele, salirono. E videro l’Iddio d’Israele; e sotto i piedi di esso vi era come un lavorio di lastre di zaffiro, risomigliante il cielo stesso in chiarezza. Ed egli non avventò la sua mano sopra gli Eletti d’infra i figliuoli d’Israele; anzi videro Iddio, e mangiarono e bevvero E il Signore disse a Mosè: Sali a me in sul monte, e fermati quivi; ed io ti darò delle tavole di pietra, cioè: la Legge, e i comandamenti che io ho scritti, per insegnarli a’ figliuoli d’Israele. Mosè adunque, con Giosuè, suo ministro, si levò; e Mosè salì al monte di Dio. E disse agli Anziani d’Israele: Rimanete qui, aspettandoci, finchè noi ritorniamo a voi; ecco, Aaronne ed Hur sono con voi; chiunque avrà qualche affare, vada a loro. Mosè adunque salì al monte, e la nuvola coperse il monte. E la gloria del Signore si posò in sul monte di Sinai, e la nuvola lo coperse per lo spazio di sei giorni; e al settimo giorno il Signore chiamò Mosè del mezzo della nuvola. E l’aspetto della gloria del Signore era simile a un fuoco consumante, in su la sommità del monte, alla vista de’ figliuoli d’Israele. E Mosè entrò nel mezzo della nuvola, e salì al monte, e dimorò in sul monte quaranta giorni e quaranta notti E IL Signore parlò a Mosè, dicendo: Di’ a’ figliuoli d’Israele, che prendano da farmi un’offerta; prendete quella mia offerta da ogni uomo il cui cuore lo moverà volontariamente. E quest’è l’offerta che voi prenderete da loro: oro, e argento, e rame; e violato, e porpora, e scarlatto, e fin lino, e pel di capra; e pelli di montoni tinte in rosso, e pelli di tassi, e legno di Sittim; olio per la lumiera, aromati per l’olio dell’Unzione, e per lo profumo degli aromati; pietre onichine, e pietre da incastonare, per l’Efod, e per lo Pettorale. E faccianmi essi un Santuario, ed io abiterò nel mezzo di loro. Fatelo interamente secondo il modello del Tabernacolo, e il modello di tutti i suoi arredi, che io ti mostro Facciano adunque un’Arca di legno di Sittim, la cui lunghezza sia di due cubiti e mezzo, e la larghezza di un cubito e mezzo, e l’altezza di un cubito e mezzo. E coprila d’oro puro di dentro e di fuori; e fa’ sopra essa una corona d’oro attorno. E fondile quattro anelli d’oro, e metti quegli anelli a’ quattro cantoni di essa, due da uno de’ lati dell’Arca, e due dall’altro. Fai ancora delle stanghe di legno di Sittim, e coprile d’oro. E metti quelle stanghe dentro agli anelli da’ lati dell’Arca, per portarla con esse. Dimorino le stanghe negli anelli dell’Arca e non ne sieno rimosse. Poi metti nell’Arca la Testimonianza che io ti darò. Fa’ eziandio all’Arca un Coperchio d’oro puro, la cui lunghezza sia di due cubiti e mezzo, e la larghezza di un cubito e mezzo. E fa’ due Cherubini d’oro; falli di lavoro tirato al martello, a’ due capi del Coperchio. Fai adunque un Cherubino da un de’ capi di qua, e un altro dall’altro di là; fate questi Cherubini tirati dal Coperchio stesso, sopra i due capi d’esso. E spandano i Cherubini l’ale in su, facendo con le loro ale una coverta al disopra del Coperchio, e abbiano le lor facce volte l’un verso l’altro; sieno le facce de’ Cherubini volte verso il Coperchio. E metti il Coperchio in su l’Arca disopra, e nell’Arca metti la Testimonianza che io ti darò. Ed io mi troverò quivi presente teco, e parlerò teco d’in sul Coperchio, di mezzo i due Cherubini che saranno sopra l’Arca della Testimonianza; e ti dirò tutte le cose che ti comanderò di proporre a’ figliuoli di Israele Fa’ ancora una Tavola di legno di Sittim, la cui lunghezza sia di due cubiti, e la larghezza di un cubito e l’altezza di un cubito e mezzo. E coprila d’oro puro, e falle una corona d’oro attorno. Falle eziandio attorno una chiusura di un palmo, d’oro puro, e a quella sua chiusura fa’ una corona d’oro attorno attorno. Falle, oltre a ciò, quattro anelli d’oro, e metti quegli anelli a’ quattro canti, che saranno ai quattro piedi di essa. Sieno gli anelli dirincontro alla chiusura, per farvi passar dentro le stanghe, per portar la Tavola. E fa’ le stanghe di legno di Sittim, e coprile d’oro, e con esse portisi la Tavola. Fa’ eziandio i suoi piattelli, le sue scodelle, i suoi nappi, e i suoi bacini, co’ quali si faranno gli spargimenti; fa’ quelle cose d’oro puro. E metti sopra la Tavola il pane del cospetto, il quale sia del continuo nel mio cospetto Fa’ ancora un Candelliere d’oro puro; facciasi di lavoro tirato al martello, così il suo gambo, come i suoi rami; sieno i vasi d’esso, i suoi pomi, e le sue bocce, di un pezzo col Candelliere. E sienvi sei rami procedenti da’ lati di esso; tre de’ rami del Candelliere dall’uno de’ lati di esso, e tre dall’altro. In uno di essi rami sieno tre vasi in forma di mandorla; e un pomo, e una boccia a ciascun vaso; e parimente nell’altro ramo, tre vasi in forma di mandorla; e un pomo e una boccia a ciascun vaso; e così conseguentemente ne’ sei rami del Candelliere. E nel gambo del Candelliere sieno quattro vasi in forma di mandorla, co’ suoi pomi, e con le sue bocce. E ne’ sei rami procedenti dal Candelliere, siavi un pomo sotto i due primi rami di un pezzo col Candelliere; e un pomo sotto i due altri rami, d’un pezzo altresì col Candelliere; e un pomo sotto i due ultimi rami, di un pezzo altresì col Candelliere. Sieno i pomi, e i rami loro di un pezzo col Candelliere; sia tutto il Candelliere di un pezzo, d’oro puro, tirato al martello. Fa’ ancora le sette lampane di esso, e accendansi, e porgano lume verso la parte anteriore del Candelliere. E sieno gli smoccolatoi, e i catinelli di esso d’oro puro. Impiega intorno ad esso, e intorno a tutti questi strumenti, un talento d’oro. E vedi di far tutte queste cose, secondo il modello che ti è mostrato in sul monte FA’ ancora il Padiglione, di dieci teli di fin lino ritorto, di violato, di porpora, e di scarlatto; e fa’ que’ teli lavorati a cherubini di lavoro di disegno. Sia la lunghezza d’un telo di ventotto cubiti, e la larghezza di quattro cubiti; sieno tutti que’ teli di una stessa misura. Sieno cinque teli accoppiati l’uno con l’altro, e cinque altri teli parimente accoppiati l’uno con l’altro. E fa’ de’ lacciuoli di violato all’orlo dell’uno de’ teli, che sarà all’estremità dell’uno degli accoppiamenti; fa’ il simigliante ancora nell’orlo del telo estremo nel secondo accoppiamento. Fa’ cinquanta lacciuoli nell’uno di que’ teli, e parimente cinquanta lacciuoli all’estremità del telo che sarà al secondo accoppiamento; sieno i lacciuoli dirincontro l’uno all’altro. Fa’ ancora cinquanta graffi d’oro, e accoppia que’ teli, l’uno con l’altro con que’ graffi; e così sia il Padiglione giunto in uno Fa’, oltre a ciò, sopra il Padiglione una Tenda a teli di pel di capra; fai undici di que’ teli. Sia la lunghezza di un telo di trenta cubiti, e la larghezza di quattro cubiti; sieno gli undici teli di una stessa misura. E accoppia cinque di que’ teli da parte, e sei da parte; e raddoppia il sesto telo in su la parte anteriore del Tabernacolo. E fa’ cinquanta lacciuoli all’orlo dell’un de’ teli, che sarà l’estremo del primo accoppiamento; e parimente cinquanta lacciuoli all’orlo del telo estremo del secondo accoppiamento. Fa’ ancora cinquanta graffi di rame, e metti i graffi dentro i lacciuoli; e assembra insieme la Tenda, acciocchè sia giunta in uno. E quel soverchio che avanzerà ne’ teli della Tenda, cioè: quel mezzo telo che sarà di soverchio, soprabbondi nella parte di dietro del Tabernacolo. E il cubito di qua, e il cubito di là, che sarà di soverchio nella lunghezza de’ teli della Tenda, soprabbondi ne’ lati del Tabernacolo, di qua e di là, per coprirlo. Fa’ ancora alla Tenda una coverta di pelli di montone, tinte in rosso; e un’altra coverta di pelli di tasso, disopra Fa’, oltre a ciò, delle assi per lo Tabernacolo; falle di legno di Sittim, per metterle ritte. Sia la lunghezza di ciascuna asse di dieci cubiti, e la larghezza di un cubito e mezzo. Abbia ciascuna asse due cardini da incastrare un pezzo nell’altro; fa’ così a tutte le assi del Tabernacolo. Fa’ adunque le assi per lo Tabernacolo; venti assi dal lato Australe, verso il Mezzodì. E fa’ quaranta piedistalli di argento per metter sotto quelle venti assi; due piedistalli sotto ciascuna asse, per li suoi due cardini. E venti assi per l’altro lato del Tabernacolo, verso Aquilone; co’ lor quaranta piedistalli di argento, due piedistalli sotto ciascuna asse. E per lo fondo del Tabernacolo, verso Occidente, fa’ sei assi. Fa’ ancora due assi per li cantoni del Tabernacolo, nel fondo. E sieno quelle a due facce fin da basso; e tutte sieno ben commesse insieme al capo di queste assi con un anello; sieno quelle due assi, che saranno per li due cantoni, fatte di una medesima maniera. Sienvi adunque otto assi, co’ lor piedistalli di argento, in numero di sedici piedistalli; due piedistalli sotto ciascuna asse. Fai ancora cinque sbarre di legno di Sittim, per le assi dell’uno de’ lati del Tabernacolo. Parimente cinque sbarre per le assi dell’altro lato del Tabernacolo; e cinque sbarre per le assi del lato del fondo del Tabernacolo, verso Occidente. E la sbarra di mezzo sia nel mezzo delle assi, e traversi da un capo all’altro. E copri d’oro le assi, e fa’ d’oro i loro anelli, da mettervi dentro le sbarre; copri ancora d’oro le sbarre. Poi rizza il Tabernacolo secondo il modello di esso, che ti è stato mostrato nel monte Fa’ ancora una Cortina di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto; facciasi di lavoro di disegno a Cherubini. E appendila a quattro colonne di legno di Sittim, coperte d’oro, co’ lor capitelli d’oro; e quelle sieno poste sopra quattro piedistalli di argento. E metti la Cortina sotto i graffi; e porta là, dentro della Cortina, l’Arca della Testimonianza; e facciavi quella Cortina separazione fra il luogo Santo e il Santissimo. E metti il Coperchio sopra l’Arca della Testimonianza, nel luogo Santissimo. E metti la Tavola di fuori della Cortina, dal lato Settentrionale; e il Candelliere, dirimpetto alla Tavola, dal lato Australe del Tabernacolo. Fa’ eziandio, per l’entrata del Tabernacolo, un tappeto di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto, di lavoro di ricamatore. E fai cinque colonne di legno di Sittim, per appendervi quel tappeto, e copri le colonne d’oro, e sieno i lor capitelli d’oro; e fondi loro cinque piedistalli di rame FA’, oltre a ciò, un Altare di legno di Sittim, la cui lunghezza sia di cinque cubiti, e la larghezza di cinque cubiti; talchè sia quadrato; e l’altezza di tre cubiti. E fagli delle corna a’ quattro canti, le quali sieno dell’Altare stesso; e coprilo di rame. Fagli eziandio de’ calderoni per raccoglier le sue ceneri, e delle palette, e de’ bacini, e delle forcelle, e delle cazze; fa’ tutti gli stumenti d’esso di rame. Fagli ancora una grata di rame, di lavor reticolato; e fa’ disopra di quella grata quattro anelli di rame, sopra le quattro estremità di essa. E mettila disotto al procinto dell’Altare a basso; e sia quella rete fino a mezzo l’Altare. Fa’ ancora delle stanghe per l’Altare, di legno di Sittim, e coprile di rame. E mettansi quelle stanghe di esso agli anelli; e sieno le stanghe a’ due lati dell’Altare, quando si avrà da portare. Fallo di tavole, vuoto; facciasi come ti è stato mostrato in sul monte Fa’ ancora il Cortile del Tabernacolo; dal lato Australe verso il Mezzodì abbia il Cortile cento cubiti di lunghezza di cortine di fin lino ritorto; abbiane tanto da un lato; con le sue venti colonne, e i lor venti piedistalli di rame; e sieno i capitelli, e i fili delle colonne di argento. Così ancora dal lato Settentrionale per lungo, abbia la lunghezza di cento cubiti di cortine; con lor venti colonne, e i lor venti piedistalli di rame; e sieno i capitelli, e i fili delle colonne di argento. E per largo, dal lato Occidentale, abbia il Cortile cinquanta cubiti di cortine colle lor dieci colonne, e dieci piedistalli. E per largo dal lato Orientale, verso il Levante, abbia il Cortile parimente cinquanta cubiti di cortine; cioè all’un de’ canti quindici cubiti di cortine, colle lor tre colonne, e tre piedistalli; e dall’altro canto, parimente quindici cubiti di cortine, colle lor tre colonne, e tre piedistalli. E all’entrata del Cortile siavi un tappeto di venti cubiti, di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto, di lavoro di ricamatore, colle lor quattro colonne, e quattro piedistalli. Abbiano tutte le colonne del Cortile d’intorno de’ fili di argento; e sieno i lor capitelli di argento, e i lor piedistalli di rame. Sia la lunghezza del Cortile di cento cubiti, e la larghezza, da un lato e dall’altro, di cinquanta cubiti, e l’altezza di cinque cubiti; sieno le cortine di fin lino ritorto, e i piedistalli delle colonne di rame. Sieno di rame tutti gli arredi del Tabernacolo, per qualunque suo servigio, come ancora tutti i suoi piuoli, e tutti i piuoli del Cortile Comanda ancora a’ figliuoli d’Israele che ti portino dell’olio di uliva puro, vergine, per la lumiera, per accendere del continuo le lampane. Mettanle in ordine Aaronne ed i suoi figliuoli, per ardere dalla sera fino alla mattina, davanti al Signore, nel Tabernacolo della convenenza, di fuori della cortina che ha da essere davanti alla Testimonianza. Sia questo uno statuto perpetuo, da osservarsi da’ figliuoli d’Israele per le loro età E TU, fa’ accostare a te, d’infra i figliuoli d’Israele, Aaronne tuo fratello, e i suoi figliuoli con lui, per esercitarmi il sacerdozio; Aaronne, dico, e Nadab, e Abihu, ed Eleazaro, e Itamar, figliuoli di Aaronne. E fa’ ad Aaronne, tuo fratello, de’ vestimenti sacri, a gloria ed ornamento. E parla a tutti gli uomini industriosi, i quali io ho ripieni di spirito d’industria, che facciano i vestimenti di Aaronne, per consacrarlo, acciocchè mi eserciti il sacerdozio. E questi sono i vestimenti che hanno da fare; il Pettorale, e l’Efod, e il Manto, e la Tonica trapunta; la Benda, e la Cintura. Facciano adunque i vestimenti sacri ad Aaronne, tuo fratello, e a’ suoi figliuoli, per esercitarmi il sacerdozio. E prendano di quell’oro, di quel violato, porpora, scarlatto, e fin lino; e facciano l’Efod, d’oro, di violato, di porpora, di scarlatto, e di fin lino ritorto, di lavoro di disegno. Sienvi due omerali che si accoppino insieme da’ due capi di esso; e così sia l’Efod accoppiato. E sia il disegno del fregio che sarà sopra l’Efod, col quale egli si cingerà, del medesimo lavoro, tirato dall’Efod istesso, d’oro, di violato, di porpora, di scarlatto, e di fin lino ritorto. Piglia ancora due pietre onichine, e scolpisci sopra esse i nomi de’ figliuoli d’Israele; sei de’ nomi loro sopra una pietra, e gli altri sei nomi sopra l’altra pietra, secondo le lor nascite. Scolpisci sopra quelle due pietre i nomi de’ figliuoli d’Israele, a lavoro di scultor di pietre, come s’intagliano i suggelli; falle intorniate di castoni d’oro. E metti quelle due pietre sopra gli omerali dell’Efod, acciochè sieno pietre di ricordanza per i figliuoli d’Israele; porti Aaronne i nomi loro davanti al Signore, sopra le sue due spalle, per memoria. E fai de’ castoni d’oro. E due catenelle di oro puro; falle a capi, di lavoro intorcicchiato; e attacca quelle catenelle intorcicchiate a’ castoni Fa’, oltre a ciò, il Pettorale del giudicio, di lavoro di disegno; fallo del lavoro dell’Efod, d’oro, e di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto. Sia quadrato, e doppio; e abbia in lunghezza una spanna, e una spanna in larghezza. E incastra in esso delle pietre preziose in castoni, in quattro ordini; nel primo siavi un sardonio, un topazio, e uno smeraldo. E nel secondo, un carbonchio, uno zaffiro, e un diamante. E nel terzo, un ligurio, un’agata, e un’amatista. E nel quarto un grisolito, una pietra onichina, e un diaspro. Sieno quelle pietre incastrate nei lor castoni d’oro. E sieno quelle pietre in numero di dodici, secondo i nomi de’ figliuoli d’Israele; abbia ciascuna il suo nome intagliato a lavoro d’intagli di suggello; e sieno per le dodici tribù. Fa’ eziandio al Pettorale delle catenelle a capi, di lavoro intorcicchiato, d’oro puro. Fa’ ancora al Pettorale due anelli d’oro, e metti que’ due anelli a due de’ capi del Pettorale. E metti quelle due catenelle d’oro intorcicchiate a que’ due anelli, a’ capi del Pettorale. E attacca i due capi di quelle due catenelle intorcicchiate a que’ due castoni, e metti il Pettorale, e le sue catenelle, sopra i due omerali dell’Efod, in su la parte anteriore di esso. Fa’ ancora due anelli d’oro, e mettili agli altri due capi del Pettorale, all’orlo di esso che sarà allato all’Efod, in dentro. Fa’ parimente due anelli d’oro, e mettili a’ due omerali dell’Efod, al disotto, nella parte anteriore di esso, allato alla giuntura di esso, disopra al fregio lavorato dell’Efod. E giungasi il Pettorale serrato da’ suoi anelli agli anelli dell’Efod, con una bendella di violato, acciocchè stia disopra al fregio lavorato dell’Efod, e non sia il Pettorale rimosso d’in su l’Efod. E porti Aaronne i nomi de’ figliuoli d’Israele nel Pettorale del giudicio, in sul suo cuore, quando egli entrerà nel Santuario, per ricordanza, nel cospetto del Signore, del continuo. E metti Urim e Tummim nel Pettorale del giudicio; sieno in sul cuore di Aaronne, quando egli entrerà nel cospetto del Signore; e porti Aaronne il Giudicio de’ figliuoli d’Israele sopra il suo cuore, del continuo Fa’ ancora il Manto dell’Efod, tutto di violato. E siavi nel mezzo di esso una scollatura da passarvi dentro il capo; abbia quella sua scollatura un orlo d’intorno, di lavoro tessuto; a guisa di scollatura di corazza, acciocchè non si schianti. E fa’ alle fimbrie di esso Manto, attorno attorno, delle melagrane di violato, di porpora, e di scarlatto; e de’ sonagli d’oro per mezzo quelle d’ogni intorno. Un sonaglio di oro, poi una melagrana; un sonaglio di oro, poi una melagrana, alle fimbrie del Manto d’ogn’intorno. Ed abbia Aaronne quel Manto addosso quando farà il servigio divino; e odasi il suono di esso quando egli entrerà nel luogo Santo, nel cospetto del Signore, e quando ne uscirà, acciocchè non muoia. Fa’ ancora una lama d’oro puro, e scolpisci sopra essa, a lavoro d’intagli di suggello: LA SANTITÀ DEL SIGNORE. E metti quella piastra in sur una bendella di violato, sicchè sia sopra la Benda, in su la parte anteriore di essa. E sia in su la fronte di Aaronne: acciocchè Aaronne porti l’iniquità delle sante offerte, le quali i figliuoli d’Israele avranno consacrate in tutte le offerte ch’essi consacrano; e sia in su la fronte di esso del continuo, per renderli grati nel cospetto del Signore. Fa’ ancora la Tonica di fin lino, trapunta; fa’ parimente la Benda di fin lino; e fa’ la Cintura di lavoro di ricamatore Fa’ ancora a’ figliuoli di Aaronne, delle toniche, e delle cinture, e delle mitrie, a gloria ed ornamento. E vesti di questi vestimenti Aaronne, tuo fratello, e i suoi figliuoli; e ungili, e consacrali, e santificali, acciocchè mi esercitino il sacerdozio. Fa’ loro ancora delle mutande line, per coprir la carne delle vergogne; giungano quelle mutande dai lombi fino al disotto delle cosce. E abbianle Aaronne ed i suoi figliuoli addosso, quando entreranno nel Tabernacolo della convenenza; ovvero, quando si accosteranno all’Altare, per fare il servigio nel luogo Santo; acciocchè non portino pena d’iniquità, e non muoiano. Questo è uno statuto perpetuo per lui, e per la sua progenie dopo lui E QUESTO è quello che tu farai loro per consacrarli, acciocchè mi esercitino il sacerdozio. Prendi un giovenco, e due montoni, senza difetto; e de’ pani azzimi, e delle focacce azzime, intrise con olio; e delle schiacciate azzime, unte con olio; fai quelle cose di fior di farina di frumento. E mettile in un paniere, e presentale in esso paniere, col giovenco, e co’ due montoni. E fa’ accostare Aaronne e i suoi figliuoli, all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e lavali con acqua. Poi prendi que’ vestimenti, e fa’ vestire ad Aaronne la Tonica, e il Manto dell’Efod, e l’Efod, e il Pettorale; e cingilo al fregio lavorato dell’Efod. Poi mettigli in sul capo la Benda, e sopra la Benda metti il sacro Diadema. E piglia dell’olio dell’Unzione, e spandiglielo in sul capo, e ungilo. Poi fa’ accostare i suoi figliuoli, e fa’ lor vestire le toniche. E cingi Aaronne e i suoi figliuoli con le cinture; e allaccia loro le mitrie; e sia loro il sacerdozio per istatuto perpetuo. Così consacra Aaronne e i suoi figliuoli. Poi fa’ accostar quel giovenco davanti al Tabernacolo della convenenza, e posino Aaronne e i suoi figliuoli le mani sopra il capo del giovenco. Poi scanna il giovenco davanti al Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E piglia del sangue del giovenco, e col dito mettine sopra le corna dell’Altare, poi spandi tutto il sangue appiè dell’Altare. Prendi ancora tutto i grasso che copre l’interiora, e la rete ch’è sopra il fegato, e i due arnioni, col grasso ch’è sopra essi; e, bruciando quelle cose, fanne profumo sopra l’Altare. Ma brucia col fuoco, fuor del campo, la carne, la pelle, e lo sterco del giovenco; egli è sacrificio per lo peccato. Poi piglia uno de’ montoni; e posino Aaronne e i suoi figliuoli le mani sopra il capo del montone. Poi scanna il montone, e prendine il sangue, e spargilo sopra l’Altare, attorno attorno. Poi taglia il montone a pezzi, e lava le sue interiora, e i suoi piedi, e mettili sopra i pezzi, e sopra il capo di esso. E, bruciando il montone tutto intiero, fanne profumo sopra l’Altare; egli è un olocausto al Signore, egli è un odor soave, un’offerta fatta col fuoco al Signore. Poi prendi l’altro montone; e posino Aaronne e i suoi figliuoli le mani sopra il capo del montone. Poi scanna il montone, e piglia del suo sangue, e mettilo in sul tenerume dell’orecchia destra di Aaronne e de’ suoi figliuoli, e in sul dito grosso della lor man destra, e in sul dito grosso del loro piè destro; poi spargi il sangue sopra l’Altare, attorno attorno. Prendi, oltre a ciò, del sangue che sarà sopra l’Altare, e dell’olio dell’Unzione, e spruzzane Aaronne e i suoi vestimenti; e parimente i suoi figliuoli e i lor vestimenti. Così sarà consacrato egli e i suoi vestimenti; e parimente i suoi figliuoli e i lor vestimenti, con lui. Poi piglia del montone il grasso, e la coda, e il grasso che copre l’interiora, e la rete del fegato, e i due arnioni, e il grasso ch’è sopra essi, e la spalla destra; perciocchè egli è il montone delle consacrazioni. Prendi ancora dal paniere degli azzimi, che sarà davanti al Signore, una fetta di pane, e una focaccia intrisa nell’olio, e una schiacciata. E metti tutte coteste cose sopra le palme delle mani di Aaronne, e sopra le palme delle mani de’ suoi figliuoli, e falle dimenare come offerta dimenata davanti al Signore. Poi prendi quelle cose dalle lor mani; e, bruciandole sopra l’Altare, fanne profumo sopra l’olocausto, per odor soave davanti al Signore. Quest’è un’offerta fatta col fuoco al Signore. Prendi ancora il petto del montone delle consacrazioni, che è per Aaronne, e fallo dimenare davanti al Signore per offerta dimenata. E quello sia per tua parte. Così santifica il petto di offerta dimenata, e la spalla di offerta elevata, che sarà stata dimenata ed elevata, del montone delle consacrazioni e di ciò che è stato offerto per Aaronne, e per li suoi figliuoli. E quello, per istatuto perpetuo, appartenga ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, e prendasi da’ figliuoli d’Israele; conciossiachè sia un’offerta elevata; or le offerte elevate si prenderanno dai figliuoli d’Israele de’ lor sacrificii da render grazie; le loro offerte elevate apparterranno al Signore. E i vestimenti sacri, che sono per Aaronne, saranno per li suoi figliuoli dopo lui, per essere unti, e consacrati, in essi. Vestali per sette giorni il Sacerdote che sarà in luogo di esso, d’infra i suoi figliuoli; il quale entrerà nel Tabernacolo della convenenza, per fare il servigio nel luogo Santo. Poi prendi il montone delle consacrazioni, e cuoci la sua carne in luogo santo. E mangino Aaronne e i suoi figliuoli, all’entrata del Tabernacolo della convenenza, la carne del montone, e il pane che sarà in quel paniere. Mangino, dico, quelle cose, con le quali sarà stato fatto il purgamento del peccato, per consacrarli e per santificarli; e non mangine alcuno straniere; conciossiachè sieno cosa santa. E se pur vi rimarrà della carne delle consacrazioni, e di quel pane, fino alla mattina, brucia col fuoco quello che ne sarà rimasto, e non si mangi; perciocchè è cosa santa. Fa’ adunque ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, interamente com’io ti ho comandato; consacrali per lo spazio di sette giorni. E sacrifica un giovenco per lo peccato, per giorno, per li purgamenti del peccato; e fa’ sacrificio per lo peccato per l’Altare, quando tu farai il purgamento per esso; e ungilo, per consacrarlo. Fa’ il purgamento per l’altare, per sette giorni; e così consacralo, e sia l’Altare una cosa santissima; tutto quello che toccherà l’Altare sia sacro OR questo è quello che tu sacrificherai sopra l’Altare, cioè: due agnelli di un anno, per giorno, del continuo. Sacrificane uno la mattina, e l’altro fra i due vespri. Con la decima parte di un’efa di fior di farina, stemperata con la quarta parte di un hin d’olio vergine, e un’offerta da spandere, di una quarta parte di un hin di vino, per l’uno degli agnelli. E sacrifica l’altro agnello fra i due vespri, facendo con esso la medesima offerta e spargimento, come con quel della mattina; per soave odore, per offerta fatta per fuoco al Signore. Sia questo un olocausto continuo, per le vostre generazioni, e facciasi all’entrata del Tabernacolo della convenenza, davanti al Signore, dove io mi ritroverò con voi, per parlar quivi a te. Io adunque mi ritroverò quivi co’ figliuoli d’Israele, e Israele sarà santificato per la mia gloria. Io santificherò ancora il Tabernacolo della convenenza, e l’Altare; santificherò parimente Aaronne e i suoi figliuoli, acciocchè mi esercitino il sacerdozio. E abiterò nel mezzo de’ figliuoli d’Israele, e sarò loro Dio. E dessi conosceranno ch’io sono il Signore Iddio loro, che li ho tratti fuor del paese di Egitto, per abitar nel mezzo di loro. Io sono il Signore Iddio loro FA’ ancora un Altare da fare i profumi; fallo di legno di Sittim. Sia quadro, di lunghezza d’un cubito, e di larghezza d’un cubito; e sia la sua altezza di due cubiti; sieno le sue corna tirate di esso. E coprilo d’oro puro, il suo coperchio, i suoi lati d’intorno, e le sue corna; e fagli una corona d’oro attorno attorno. Fagli ancora due anelli d’oro disotto a quella sua corona, a’ due suoi cantoni; falli da due dei suoi lati; e sieno per mettervi dentro le stanghe, per portar l’Altare con esse. E fa’ le stanghe di legno di Sittim, e coprile d’oro. E metti quell’Altare davanti alla Cortina, che sarà dirimpetto all’Arca della Testimonianza, davanti al Coperchio che sarà sopra la Testimonianza, dove io mi ritroverò teco. E faccia Aaronne profumo di aromati sopra esso; faccia quel profumo ogni mattina, quando egli avrà acconce le lampane. E faccia Aaronne quel medesimo profumo, quando avrà accese le lampane fra i due vespri. Sia questo un profumo continuo davanti al Signore, per le vostre età. Non offerite sopra esso alcun profumo strano, nè olocausto, nè offerta; e non ispandete alcuno spargimento sopra esso. E faccia Aaronne, una volta l’anno, purgamento de’ peccati sopra le corna di esso; faccia quel purgamento una volta l’anno, per le vostre età, sopra esso, col sangue del sacrificio de’ purgamenti, fatto per lo peccato. Questo Altare sia una cosa santissima al Signore IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Quando tu farai la rassegna de’ figliuoli d’Israele, di coloro d’infra essi che devono essere annoverati, dia ciascuno al Signore il riscatto dell’anima sua, quando saranno annoverati; acciocchè non venga sopra essi alcuna piaga, mentre saranno annoverati. Essi daranno questo: chiunque passa fra gli annoverati, darà un mezzo siclo, a siclo di Santuario, il quale è di venti oboli, per offerta al Signore. Chiunque passa fra gli annoverati, di età da vent’anni in su, darà quell’offerta al Signore. Il ricco non darà più, nè il povero meno di un mezzo siclo, in questa offerta al Signore, per lo riscatto delle anime vostre. E piglia que’ danari de’ riscatti dai figliuoli d’Israele, e impiegali nell’opera del Tabernacolo della convenenza, e sieno per ricordanza per li figliuoli d’Israele, nel cospetto del Signore, per fare il riscatto delle anime vostre IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Fa’, oltre a ciò, una Conca di rame, col suo piè di rame, per lavare; e ponila fra il Tabernacolo della convenenza e l’Altare; e mettivi dentro dell’acqua. E lavinsene Aaronne e i suoi figliuoli le mani ed i piedi. Quando entreranno nel Tabernacolo della convenenza, ovvero quando si accosteranno all’Altare, per fare il servigio divino per far bruciare alcuna offerta fatta col fuoco al Signore, lavinsi con acqua, acciocchè non muoiano. E lavinsi le mani ed i piedi, acciocchè non muoiano. Sia loro questo uno statuto perpetuo; ad Aaronne, dico, e a’ suoi figliuoli, per le loro età Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Prenditi degli aromati eccellenti, della mirra schietta il peso di cinquecento sicli, del cinamomo odoroso la metà, cioè dugencinquanta, e della canna odorosa parimente dugencinquanta; e della cassia cinquecento sicli, a siclo di Santurario; e un hin d’olio di uliva. E fanne l’olio per la sacra Unzione, un unguento composto per arte d’unguentaro. Questo sia l’olio della sacra Unzione. Ungi con esso il Tabernacolo della convenenza, e l’Arca della Testimonianza; e la Tavola, e tutti i suoi strumenti; ed il Candelliere, e tutti i suoi strumenti; e l’Altar de’ profumi; e l’Altar degli olocausti, e tutti i suoi strumenti; e la Conca, e il suo piè. Così consacrerai quelle cose, e saranno cose santissime; tutto quello che le toccherà sia sacro. Ungi parimente Aaronne e i suoi figliuoli, e consacrali acciocchè mi esercitino il sacerdozio. E parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Quest’olio mi sarà un olio di sacra unzione, per le vostre età. Non ungasene la carne di alcun uomo, e non ne fate alcun simigliante, secondo la sua composizione; egli è cosa santa; siavi cosa santa. Chi ne comporrà del simigliante, ovvero chi ne metterà sopra alcuna persona strana, sia riciso da’ suoi popoli. Il Signore disse oltre a ciò a Mosè: Prenditi degli aromati, storace liquida, unghia odorosa, e galbano, e incenso puro; ciascuno aromato a parte a peso uguale. E fanne un profumo una composizione aromatica fatta per arte di profumiere, confettata, pura e santa. E di essa stritolane alquanto minuto minuto, e mettilo davanti alla Testimonianza, nel Tabernacolo della convenenza, dove io mi troverò teco. Siavi questo profumo una cosa santissima. E non fatevi alcun profumo di composizione simigliante a quello che tu avrai fatto. Siati esso una cosa sacra al Signore. Chi ne farà del simigliante, per odorarlo, sia riciso da’ suoi popoli IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Vedi, io ho chiamato per nome Besaleel, figliuol di Uri, figliuol di Hur, della tribù di Giuda. E l’ho ripieno dello spirito di Dio, in industria, e in ingegno, e in sapere, e in ogni artificio; per far disegni da lavorare in oro, e in argento, e in rame; e in arte di pietre da legare, e in arte di lavorar di legno, in qualunque lavorio. Ed ecco, io gli ho aggiunto Oholiab, figliuol di Ahisamac, della tribù di Dan. Io ho oltre a ciò messa industria nell’animo d’ogni uomo industrioso, acciocchè facciano tutte le cose che io ti ho comandate. Il Tabernacolo della convenenza, e l’Arca per la Testimonianza, e il Coperchio che ha da esser sopra essa, e tutti gli arredi del Tabernacolo. E la Tavola, e i suoi strumenti; e il Candelliere puro, e tutti i suoi strumenti; e l’Altar de’ profumi. E l’Altar degli olocausti, e tutti i suoi strumenti; e la Conca, e il suo piede. E i vestimenti del servigio divino, e i vestimenti sacri del Sacerdote Aaronne, e i vestimenti dei suoi figliuoli, per esercitare il sacerdozio. E l’olio dell’Unzione, e il profumo degli aromati per lo Santuario. Facciano interamente com’io ti ho comandato IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: E tu, parla a’ figliuoli di Israele, dicendo: Tuttavia osservate i miei Sabati; perciocchè il Sabato è un segnale fra me e voi, per le vostre età; acciocchè voi conosciate ch’io sono il Signore che vi santifico. Osservate adunque il Sabato; perciocchè egli vi è un giorno santo; chiunque lo profanerà del tutto sia fatto morire; perciocchè qualunque persona farà in esso alcun lavoro, sarà ricisa d’infra i suoi popoli. Lavorisi sei giorni, ma al settimo giorno è il Sabato del riposo, giorno sacro al Signore; chiunque farà lavoro alcuno nel giorno del Sabato, del tutto sia fatto morire. Osservino adunque i figliuoli d’Israele il Sabato, per celebrarlo per le loro età, per patto perpetuo. Esso è un segnale perpetuo fra me e i figliuoli d’Israele; conciossiachè il Signore abbia in sei giorni fatto il cielo e la terra; e nel settimo giorno cessò, e si riposò. E dopo che il Signore ebbe finito di parlar con Mosè in sul monte di Sinai, egli gli diede le due Tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte col dito di Dio OR il popolo, veggendo che Mosè tardava a scender dal monte, si adunò appresso ad Aaronne, e gli disse: Levati, facci degl’iddii che vadano davanti a noi; perciocchè, quant’è a quell’uomo Mosè, che ci ha condotti fuor del paese di Egitto, noi non sappiamo che ne sia stato. Ed Aaronne disse loro: Spiccate i pendenti d’oro che sono alle orecchie delle vostre mogli, de’ vostri figliuoli, e delle vostre figliuole; e portatemeli. E tutto il popolo si spiccò i pendenti d’oro che avea agli orecchi; e li portò ad Aaronne. Ed egli li prese dalle lor mani; e, dopo aver fatto il modello con lo scarpello, ne fece un vitello di getto. E gl’Israeliti dissero: O Israele, questi sono i tuoi dii, che ti hanno tratto fuor del paese di Egitto. Ed Aaronne, veggendo questo, edificò un altare davanti ad esso; e fece fare una grida, dicendo: Domani sarà festa solenne al Signore. E la mattina seguente, i figliuoli di Israele si levarono a buon’ora, e sacrificarono olocausti, e offersero sacrificii da render grazie; e il popolo si assettò per mangiare e per bere; poi si levò per sollazzare E il Signore disse a Mosè: Va’, scendi giù; perciocchè il tuo popolo, che tu hai tratto fuor del paese di Egitto, si è corrotto. Essi si son tosto stornati dalla via che io avea lor comandata; essi si hanno fatto un vitello di getto, e l’hanno adorato, e gli hanno sacrificato, e hanno detto: Questi, o Israele, sono i tuoi dii, che ti hanno tratto fuor del paese di Egitto. Il Signore disse ancora a Mosè: Io ho riguardato questo popolo, ed ecco, egli è un popolo di collo duro. Ora dunque, lasciami fare, e l’ira mia si accenderà contro a loro, e io li consumerò; e io ti farò diventare una gran nazione. Ma Mosè supplicò al Signore Iddio suo, e disse: Perchè si accenderebbe, o Signore, l’ira tua contro al tuo popolo, che tu hai tratto fuor del paese di Egitto, con gran forza e con possente mano? Perchè direbbero gli Egizj: Egli li ha tratti fuori per male, per farli morir su per que’ monti, e per consumarli d’in su la terra? Racqueta il tuo cruccio acceso, e pentiti di questo male inverso il tuo popolo. Ricordati di Abrahamo, d’Isacco e d’Israele, tuoi servitori, ai quali tu giurasti per te stesso; ed a’ quali dicesti: Io moltiplicherò la vostra progenie, come le stelle del cielo; e darò alla vostra progenie tutto questo paese, del quale io ho parlato, acciocchè lo possegga in perpetuo. E il Signore si pentì del male che avea detto di fare al suo popolo E Mosè, rivoltosi, scese dal monte, avendo in mano le due Tavole della Testimonianza, tavole scritte da’ due lati, di qua e di là. E le Tavole erano lavoro di Dio, e la scrittura era scrittura di Dio, intagliata sopra le Tavole. Or Giosuè udì il romor del popolo, mentre gridava, e disse a Mosè: E’ vi è un grido di battaglia nel campo. E Mosè disse: Questo non è punto grido di vittoriosi; nè grido di vinti; io odo un suono di canto. E, come egli fu vicino al campo, vide quel vitello e le danze. E l’ira sua si accese, ed egli gittò le Tavole dalle sue mani, e le spezzò appiè del monte. Poi prese il vitello, che i figliuoli d’Israele aveano fatto, e lo bruciò col fuoco, e lo tritò, finchè fu ridotto in polvere; e sparse quella polvere sopra dell’acqua, e fece bere quell’acqua a’ figliuoli d’Israele E Mosè disse ad Aaronne: Che ti ha fatto questo popolo, che tu gli hai tratto addosso un gran peccato? Ed Aaronne disse: Non accendasi l’ira del mio signore; tu conosci questo popolo, come egli è dato al male. Essi mi dissero: Facci degl’iddii che vadano davanti a noi; perciocchè, quant’è e quell’uomo Mosè, che ci ha tratti fuor del paese di Egitto, noi non sappiamo che ne sia stato. E io dissi loro: Chi ha dell’oro? spiccatevelo d’addosso. Ed essi mi diedero quell’oro, e io lo misi nel fuoco, e n’è uscito questo vitello. E Mosè, veggendo che il popolo era spogliato conciossiachè Aaronne lo avesse spogliato, per essere in vituperio appo i suoi assalitori, si fermò alla porta del campo, e disse: Chi è qui per lo Signore? venga a me. E tutti i figliuoli di Levi si adunarono appresso a lui. Ed egli disse loro: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Ciascun di voi metta la sua spada al fianco; e passate, e ripassate per lo campo, da una porta all’altra, e uccidete ciascuno il suo fratello, il suo amico, e il suo prossimo parente. E i figliuoli di Levi fecero secondo la parola di Mosè; e in quel giorno caddero morti del popolo intorno a tremila uomini. Or Mosè avea lor detto: Consacratevi oggi al Signore; anzi ciascuno si consacri nel suo proprio figliuolo, e nel suo fratello; e ciò affin di attrarre oggi benedizione sopra voi. E IL giorno seguente, Mosè disse al popolo: Voi avete commesso un gran peccato; ma ora io salirò al Signore: forse farò io che vi sia perdonato il vostro peccato. Mosè dunque ritornò al Signore, e disse: Deh! Signore; questo popolo ha commesso un gran peccato, facendosi degl’iddii d’oro. Ma ora, rimetti loro il lor peccato; se no, cancellami ora dal tuo Libro che tu hai scritto. E il Signore disse a Mosè: Io cancellerò dal mio Libro colui che avrà peccato contro a me. Or va’ al presente, conduci il popolo al luogo del quale ti ho parlato; ecco, un mio Angelo andrà davanti a te; e al giorno della mia visitazione, io li punirò del lor peccato. E il Signore percosse il popolo, perciocchè avea fatto il vitello, che Aaronne avea fabbricato Il Signore adunque disse a Mosè: Va’, sali di qui, col popolo che tu hai tratto fuor del paese di Egitto, verso il paese del quale io ho giurato ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe, dicendo: Io lo darò alla tua progenie. Ed io manderò davanti a te un Angelo, e caccerò i Cananei, gli Amorrei, gl’Hittei, i Ferezei, gl’Hivvei, e i Gebusei. Ed esso ti condurrà in un paese stillante latte e miele; perciocchè io non salirò nel mezzo di te; conciossiachè tu sii un popolo di collo duro; che talora io non ti consumi per lo cammino. E il popolo, avendo udita questa dolorosa parola, ne fece cordoglio; e niuno si mise addosso i suoi ornamenti. Perciocchè il Signore avea detto a Mosè: Di’ a’ figliuoli d’Israele: Voi siete un popolo di collo duro; in un momento, se salgo nel mezzo di te, io ti avrò consumato; ora dunque, levati d’addosso i tuoi ornamenti, e io saprò quello che avrò da farti. E i figliuoli d’Israele si trassero i loro ornamenti, dalla montagna di Horeb E Mosè prese il Padiglione, e se lo tese fuor del campo, lungi da esso; e lo nominò: Il Tabernacolo della convenenza; e, chiunque cercava il Signore, usciva fuori al Tabernacolo della convenenza, ch’era fuor del campo. Ora, quando Mosè uscì verso il Padiglione, tutto il popolo si levò, e ciascuno si fermò all’entrata del suo padiglione, e riguardò dietro a Mosè, finchè fosse entrato nel Padiglione. E avvenne, come Mosè entrava nel Tabernacolo, la colonna della nuvola si abbassò, e si fermò all’entrata del Tabernacolo, e il Signore parlò con Mosè. E tutto il popolo, veggendo la colonna della nuvola fermarsi all’entrata del Tabernacolo, si levò, e adorò, ciascuno all’entrata del suo padiglione. Ora, il Signore parlava a Mosè a faccia a faccia, come un uomo parla al suo compagno. Poi Mosè tornò nel campo; ma Giosuè, figliuol di Nun, ministro di Mosè, uomo giovane, non si partì di dentro al Tabernacolo E Mosè disse al Signore: Vedi, tu mi dici: Mena fuori questo popolo; e tu non mi hai fatto conoscere chi tu manderai meco; e pur tu mi hai detto: Io ti ho conosciuto per nome, e anche tu hai trovata grazia davanti agli occhi miei. Ora dunque, se pure ho trovata grazia davanti agli occhi tuoi, fammi, ti prego, conoscere la tua via, e fa’ ch’io ti conosca; acciocchè io trovi grazia davanti agli occhi tuoi; e riguarda che questa nazione è tuo popolo. E il Signore disse: La mia faccia andrà, e io ti darò riposo. Mosè adunque avendo detto al Signore: Se la tua faccia non va con noi, non farci partir di qui; e a che si conoscerà egli ora che io e il tuo popolo abbiamo trovata grazia davanti agli occhi tuoi? non sarà egli quando tu andrai con noi? onde io e il tuo popolo saremo renduti ammirabili sopra qualunque popolo che sia sopra la terra. Il Signore gli disse: Io farò ancora questo che tu dici; conciossiachè tu abbi trovata grazia davanti agli occhi miei, e che io t’abbia conosciuto per nome. E Mosè disse al Signore: Deh! fammi veder la tua gloria. E il Signore gli disse: Io farò passare davanti a te tutta la mia bellezza, e griderò il Nome del Signore davanti a te; e farò grazia a chi vorrò far grazia, e avrò pietà di chi vorrò aver pietà. Ma gli disse: Tu non puoi veder la mia faccia; perciocchè l’uomo non mi può vedere, e vivere. Poi gli disse: Ecco un luogo appresso di me; fermati adunque sopra quel sasso. E quando la mia gloria passerà, io ti metterò nella buca del sasso, e ti coprirò con la mia mano, finchè io sia passato. Poi rimoverò la mia mano, e tu mi vedrai di dietro; ma la mia faccia non si può vedere E IL Signore disse a Mosè: Tagliati due tavole di pietra, simili alle primiere; e io scriverò in su quelle tavole la parole ch’erano in su le primiere che tu spezzasti. E sii presto domattina, e sali la mattina in sul monte di Sinai, e presentati quivi davanti a me, in su la sommità del monte. E non salga teco alcuno, nè anche si vegga alcuno in tutto il monte, nè anche pasturi alcun bestiame, minuto o grosso, dirincontro a questo monte. Mosè adunque tagliò due tavole di pietra, simili alle primiere; e si levò la mattina seguente a buon’ora, e salì in sul monte di Sinai; come il Signore gli avea comandato; e prese in mano quelle due tavole di pietra E il Signore scese nella nuvola, e si fermò quivi con lui, e gridò: Il Nome del Signore. Il Signore adunque passò davanti a lui, e gridò: Il Signore, il Signore, l’Iddio pietoso e misericordioso, lento all’ira, e grande in benignità e verità; che osserva la benignità in mille generazioni; che perdona l’iniquità, il misfatto, e il peccato: il quale altresì non assolve punto il colpevole; anzi fa punizione della iniquità de’ padri sopra i figliuoli, e sopra i figliuoli de’ figliuoli, fino alla terza e alla quarta generazione. E Mosè subito s’inchinò a terra, e adorò. E disse: Deh! Signore; se io ho trovata grazia davanti agli occhi tuoi, venga ora il Signore nel mezzo di noi; questo popolo è veramente un popolo di collo duro; ma tu, perdonaci le nostre iniquità e il nostro peccato, e possedici E il Signore disse: Ecco, io fo patto nel cospetto di tutto il tuo popolo; io farò maraviglie, quali non furono mai create in tutta la terra, nè fra alcuna nazione; e tutto il popolo, nel mezzo del quale tu sei, vedrà l’opera del Signore; conciossiachè quello che io farò teco sia cosa tremenda. Osserva quello che oggi ti comando. Ecco, io scaccerò d’innanzi a te gli Amorrei, e i Cananei, e gl’Hittei e i Ferezei, e gli Hivvei, e i Gebusei. Guardati che tu non faccia lega con gli abitanti del paese, nel qual tu entrerai; che talora essi non ti sieno in laccio nel mezzo di te. Anzi disfate i loro altari, e spezzate le loro statue, e tagliate i lor boschi. Perciocchè tu non hai da adorare altro dio; conciossiachè il nome del Signore sia: Il Geloso; egli è un Dio geloso. Guardati dunque che tu non faccia lega con gli abitanti di quel paese; che talora, quando essi fornicheranno dietro a’ lor dii, e sacrificheranno loro, non ti chiamino, e tu non mangi de’ lor sacrificii. E non prenda delle lor figliuole per li tuoi figliuoli; e ch’esse, fornicando dietro a’ lor dii, non facciano parimente fornicare i tuoi figliuoli dietro agl’iddii loro. Non farti alcun dio di getto Osserva la festa solenne degli Azzimi; mangia azzimi sette giorni, come io ti ho comandato, nel tempo ordinato del mese di Abib; conciossiachè nel mese di Abib tu sii uscito di Egitto. Tutto quello che apre la matrice è mio; e di tutto il tuo bestiame sarà fatta offerta per ricordanza, cioè: dei primi parti del tuo minuto e del tuo grosso bestiame. Ma riscatta con un agnello, o con un capretto, il primogenito dell’asino; e se pur tu non lo riscatti, fiaccagli il collo; riscatta ogni primogenito d’infra i tuoi figliuoli; e non comparisca alcuno davanti a me vuoto. Lavora sei giorni, e riposati al settimo giorno; riposati eziandio nel tempo dell’arare e del mietere. Celebra ancora la festa solenne delle Settimane, ch’è la festa delle primizie della mietitura del grano; e parimente la festa solenne della ricolta de’ frutti, all’uscita dell’anno. Tre volte l’anno comparisca ogni maschio tuo davanti alla faccia del Signore, dell’Eterno Signore Iddio d’Israele. Perciocchè io scaccerò le genti d’innanzi a te, e allargherò i tuoi confini; e quando tu salirai per comparir davanti alla faccia del Signore Iddio tuo, tre volte l’anno, niuno sarà mosso da cupidità per assalire il tuo paese. Scannando il mio sacrificio, non ispandere il sangue di esso con pan lievitato; e non sia il sacrificio della festa della Pasqua guardato la notte infino alla mattina. Porta nella Casa del Signore Iddio tuo le primizie de’ primi frutti della tua terra. Non cuocere il capretto nel latte di sua madre. Poi il Signore disse a Mosè: Scrivi queste parole, perciocchè su queste parole io ho fatto patto teco e con Israele E Mosè stette quivi col Signore quaranta giorni e quaranta notti; senza mangiar pane, nè bere acqua; e il Signore scrisse sopra quelle tavole le parole del patto, le dieci parole. Ora, quando Mosè scese dal monte di Sinai, avendo le due Tavole della Testimonianza in mano, mentre scendeva dal monte, egli non sapeva che la pelle del suo viso era divenuta risplendente, mentre egli parlava col Signore. Ed Aaronne e tutti i figliuoli d’Israele riguardarono Mosè; ed ecco, la pelle del suo viso risplendeva; onde temettero di accostarsi a lui. Ma Mosè il chiamò; ed Aaronne e tutti i principali ritornarono a lui alla raunanza; e Mosè parlò loro. E, dopo questo, tutti i figliuoli d’Israele si accostarono, ed egli comandò loro tutte le cose che il Signore gli avea dette nel monte di Sinai. E quando ebbe finito di parlar con loro, egli si mise un velo in sul viso. E quando Mosè veniva davanti alla faccia del Signore, per parlar con lui, si toglieva il velo, finchè uscisse fuori; poi, come era uscito, diceva a’ figliuoli d’Israele ciò che gli era comandato. E i figliuoli d’Israele, riguardando la faccia di Mosè, vedevano che la pelle del suo viso risplendeva. Poi egli si rimetteva il velo in sul viso, finchè entrasse a parlar col Signore MOSÈ adunque adunò tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, e disse loro: Queste son le cose che il Signore ha comandate che si facciano: Lavorisi sei giorni, e al settimo giorno siavi giorno santo, il Riposo del Sabato consacrato al Signore; chiunque farà in esso opera alcuna sia fatto morire. Non accendete fuoco in alcuna delle vostre stanze nel giorno del Sabato. Poi Mosè disse a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele: Questo è quello che il Signore ha comandato. Pigliate di quello che avete appo voi da fare un’offerta al Signore; chiunque sarà d’animo volenteroso, porti quell’offerta al Signore; oro, e argento, e rame, e violato, e porpora, e scarlatto, e fin lino, e pel di capra, e pelli di montone tinte in rosso, e pelli di tasso, e legno di Sittim, e olio per la lumiera, e aromati per l’olio dell’Unzione, e per lo profumo degli aromati, e pietre onichine, e pietre da legare, per l’Efod, e per lo Pettorale. E tutti gli uomini industriosi che son fra voi vengano, e facciano tutto quello che il Signore ha comandato: il Tabernacolo, la sua tenda, la sua coverta, i suoi graffi, le sue assi, le sue sbarre, le sue colonne, e i suoi piedistalli; l’Arca, e le sue stanghe; il Coperchio, e la Cortina da tender davanti; la Tavola, e le sue stanghe, e tutti i suoi strumenti; e il Pane del cospetto; e il Candelliere della lumiera, e i suoi strumenti, e le sue lampane, e l’olio per la lumiera; e l’Altar de’ profumi, e le sue stanghe; l’olio dell’Unzione, e il profumo degli aromati, e il Tappeto dell’entrata, per l’entrata del Tabernacolo; l’Altar degli olocausti, e la sua grata di rame, e le sue sbarre, e tutti i suoi strumenti; la Conca, e il suo piede; le cortine del Cortile, le sue colonne e i suoi piedistalli; e il Tappeto dell’entrata del Cortile; i piuoli del Tabernacolo, e i piuoli del Cortile, e le lor corde; i vestimenti del servigio, da fare il servigio nel Luogo santo; i vestimenti sacri del Sacerdote Aaronne, e i vestimenti de’ suoi figliuoli, per esercitare il sacerdozio Allora tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele si partì dal cospetto di Mosè. E tutti coloro, il cui cuore li sospinse, e il cui spirito li mosse volenterosamente, vennero, e portarono l’offerta del Signore, per l’opera del Tabernacolo della convenenza, e per ogni servigio di esso, e per li vestimenti sacri. E tutte le persone di cuor volenteroso vennero, uomini e donne; e portarono fibbie, e monili, e anella, e fermagli; ogni sorte di arredi d’oro; oltre a tutti coloro che offersero al Signore offerta d’oro. E ogni uomo, appo cui si trovò violato, o porpora, o scarlatto, o fin lino, o pel di capra, o pelli di montone tinte in rosso, e pelli di tasso, ne portò. Chiunque potè offerire offerta d’argento, e di rame, ne portò per l’offerta del Signore; parimente ciascuno, appo cui si trovò legno di Sittim, per qualunque opera del lavorio, ne portò. E tutte le donne industriose filarono con le lor mani, e portarono il filato del violato, e della porpora, e dello scarlatto, e del fin lino. Tutte le donne ancora, il cui cuore le sospinse ad adoperarsi con industria, filarono il pel di capra. E i principali del popolo portarono pietre onichine, e pietre da legare, per l’Efod, e per lo Pettorale; e aromati, e olio, per la lumiera, e per l’olio dell’Unzione, e per lo profumo degli aromati. Così tutti coloro d’infra i figliuoli d’Israele, così uomini come donne, il cui cuore li mosse volenterosamente a portar ciò che faceva bisogno per tutto il lavorio, che il Signore avea comandato per Mosè che si facesse, portarono offerte volontarie al Signore E MOSÈ disse a’ figliuoli d’Israele: Vedete, il Signore ha chiamato per nome Besaleel, figliuol di Uri, figliuol di Hur, della tribù di Giuda. E l’ha empiuto dello Spirito di Dio, in industria, in ingegno, in sapere, e in ogni artificio; eziandio per far disegni da lavorare in oro, e in argento, e in rame, e in arte di pietre da legare, e in arte di lavorar di legno, per far qualunque lavorio ingegnoso. E anche ha messo nell’animo suo il sapere ammaestrare altrui; e con lui Oholiab, figliuol di Ahisamac, della tribù di Dan. Egli li ha empiuti d’industria, da far qualunque lavorio di fabbro, e di disegnatore, e di ricamatore in violato, in porpora, in iscarlatto, e in fin lino; e di tessitore; e di artefice in qualunque lavorio e disegno Besaleel adunque, e Oholiab, e ogni uomo industrioso, in cui il Signore ha posto industria ed ingegno, da saper lavorare, facciano tutto il lavorio dell’opera del Santuario, secondo tutto quello che il Signore ha comandato. E Mosè chiamò Besaleel, e Oholiab, e ogni uomo industrioso, nel cui animo il Signore avea posta industria; ogni uomo il cui cuore lo sospinse a profferirsi a quell’opera, per farla. Ed essi tolsero d’innanzi a Mosè tutta quella offerta, che i figliuoli d’Israele aveano portata, acciocchè se ne facesse l’opera del lavoro del Santuario. Ma i figliuoli d’Israele portando loro ancora ogni mattina alcuna offerta volontaria; tutti que’ maestri artefici, che facevano tutto il lavorio del Santuario, lasciato ciascuno il suo lavorio che facevano, vennero, e dissero a Mosè: Il popolo porta troppo, vie più che non bisogna per lo lavoro dell’opera, che il Signore ha comandato che si faccia. Laonde Mosè comandò che si facesse andare una grida per lo campo, dicendo: Non faccia più nè uomo nè donna offerta di alcuna roba per lo Santuario. Così si divietò che il popolo non portasse altro. Perciocchè coloro aveano, in quelle robe che si erano già portate, quanto bastava loro per far tutto quel lavorio, e anche ne avanzava COSÌ tutti i maestri artefici, d’infra coloro che facevano il lavorio, fecero il Padiglione di dieci teli di fin lino ritorto, e di violato, e di porpora, e di scarlatto; essi fecero que’ teli lavorati a Cherubini, di lavoro di disegno. La lunghezza di un telo era di ventotto cubiti, e la larghezza di quattro cubiti: tutti que’ teli erano di una stessa misura. E accoppiarono cinque teli l’uno con l’altro; parimente accoppiarono cinque altri teli l’uno con l’altro. E fecero de’ lacciuoli di violato all’orlo dell’un de’ teli, all’estremità dell’uno degli accoppiamenti; fecero ancora il simigliante nell’orlo dell’estremo telo nel secondo accoppiamento. Fecero cinquanta lacciuoli all’uno di que’ teli; e fecero parimente cinquanta lacciuoli all’estremità del telo che era al secondo accoppiamento; que’ lacciuoli erano l’uno dirincontro all’altro. Fecero ancora cinquanta graffi d’oro, e accoppiarono i teli l’uno con l’altro con quei graffi; e così il Padiglione fu giunto in uno Fecero, oltre a ciò, de’ teli di pel di capra, per Tenda sopra il Padiglione. Fecero undici di que’ teli. La lunghezza d’uno di essi era di trenta cubiti, e la larghezza di quattro cubiti; quegli undici teli erano di una stessa misura. E accoppiarono cinque teli da parte, e sei teli da parte. E fecero cinquanta lacciuoli all’orlo del telo estremo dell’uno degli accoppiamenti; e altri cinquanta lacciuoli all’orlo del medesimo telo del secondo accoppiamento. Fecero, oltre a ciò, cinquanta graffi di rame, per giugnere insieme la Tenda, acciocchè fosse giunta in uno. Fecero ancora alla Tenda una coverta di pelli di montone, tinte in rosso; e un’altra coverta di pelli di tasso, di sopra. Poi fecero per lo Tabernacolo le assi di legno di Sittim, da esser ritte. La lunghezza di ciascun’asse era di dieci cubiti, e la larghezza di un cubito e mezzo. E in ciascun’asse v’erano due cardini da incastrar l’un pezzo con l’altro; così fecero a tutte le assi del Tabernacolo. Fecero adunque le assi per lo Tabernacolo; venti assi pel lato Australe, verso il Mezzodì; e quaranta piedistalli di argento, per metter sotto quelle venti assi; due piedistalli sotto ciascun’asse, per li suoi due cardini. E per l’altro lato del Tabernacolo, verso l’Aquilone, venti assi; co’ lor quaranta piedistalli di argento, due piedistalli sotto ciascun’asse. E per lo fondo del Tabernacolo, verso l’Occidente, fecero sei assi. Fecero ancora due assi per li cantoni del Tabernacolo, nel fondo di esso. E quelle erano a due facce fin da basso; e tutte erano ben commesse insieme al capo di ciascuna di queste assi, con un anello; fecero queste due assi ch’erano per li due cantoni, di una medesima maniera. V’erano adunque otto assi, insieme co’ lor sedici piedistalli di argento; due piedistalli sotto ciascun’asse. Fecero, oltre a ciò, cinque sbarre di legno di Sittim, per le assi dell’uno de’ lati del Tabernacolo. Parimente cinque sbarre per le assi dell’altro lato del Tabernacolo; e cinque sbarre per le assi del fondo del Tabernacolo, verso l’Occidente. E fecero la sbarra di mezzo, per traversar per lo mezzo delle assi, da un capo all’altro. E copersero d’oro le assi, e fecero d’oro i loro anelli, per mettervi dentro le sbarre; copersero anche d’oro le sbarre Fecero ancora la Cortina di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto, di lavoro di disegno: la fecero di lavoro di disegno a Cherubini. E fecero per essa quattro colonne di legno di Sittim e le copersero d’oro; e i lor capitelli erano d’oro; e fonderono per quelle colonne quattro piedistalli di argento. Fecero eziandio per l’entrata del Tabernacolo un Tappeto di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto, di lavoro di ricamatore; con le lor cinque colonne, e i lor capitelli; e copersero d’oro i capitelli, e i fili di esse; e fecero loro cinque piedistalli di rame BESALEEL fece ancora l’Arca, di legno di Sittim; la sua lunghezza era di due cubiti e mezzo, e la larghezza di un cubito e mezzo, e l’altezza di un cubito e mezzo. E la coperse d’oro puro, di dentro e di fuori, e le fece una corona d’oro attorno. E le fondè quattro anelli d’oro, e mise quegli anelli a’ quattro piedi di essa, due dall’uno de’ lati di essa, e due dall’altro. Fece ancora delle stanghe di legno di Sittim, e le coperse d’oro. E mise quelle stanghe dentro agli anelli, da’ lati dell’Arca, per portarla. Fece ancora il Coperchio d’oro puro; e la sua lunghezza era di due cubiti e mezzo, e la larghezza di un cubito e mezzo. Fece, oltre a ciò, due Cherubini d’oro; li fece di lavoro tirato al martello, da’ due capi del Coperchio; un Cherubino nell’uno de’ capi di qua, e un altro nell’altro di là; fece que’ Cherubini tirati dal Coperchio stesso, da’ due capi di esso. E i Cherubini spandevano l’ale in su, facendo coverta sopra il Coperchio con le loro ale; e aveano le lor facce volte l’uno verso l’altro; le facce de’ Cherubini erano verso il Coperchio Fece ancora la Tavola, di legno di Sittim; la sua lunghezza era di due cubiti, e la larghezza di un cubito, e l’altezza di un cubito e mezzo. E la coperse d’oro puro, e le fece una corona d’oro attorno. Le fece eziandio attorno una chiusura di larghezza di un palmo, e a quella sua chiusura fece una corona d’oro attorno. E fondè a quella Tavola quattro anelli d’oro, e mise quegli anelli a’ quattro canti, ch’erano a’ quattro piedi di essa Tavola. Quegli anelli erano dirincontro a quella chiusura, per mettervi dentro le stanghe, da portar la Tavola. Fece, oltre a ciò, le stanghe di legno di Sittim, e le coperse d’oro. Fece ancora d’oro puro i vasellamenti che s’aveano a mettere sopra la Tavola, le sue scodelle, e le sue coppe, e i suoi bacini, e i suoi nappi, co’ quali si doveano far gli spargimenti. Fece eziandio il Candelliere, d’oro puro; egli lo fece di lavoro tirato al martello; così il suo gambo, come i suoi rami, i suoi vasi, i suoi pomi, e le sue bocce, erano di un pezzo. E v’erano sei rami procedenti da’ lati di esso; tre rami dall’uno de’ lati di esso, e tre dall’altro. Nell’uno di essi rami v’erano tre vasi in forma di mandorla, un pomo, e una boccia, a ciascun vaso; parimente tre vasi in forma di mandorla, un pomo, e una boccia a ciascun vaso, nell’altro ramo; e così in tutti i sei rami procedenti dal Candelliere. E nel gambo del Candelliere v’erano quattro vasi in forma di mandorla, co’ suoi pomi, e con le sue bocce. E ne’ sei rami procedenti dal Candelliere, v’era un pomo sotto i due primi rami, d’un pezzo col Candelliere; e un pomo sotto i due altri rami, d’un pezzo col Candelliere; e un pomo sotto i due altri rami, d’un pezzo col Candelliere. I pomi de’ rami e i rami loro erano d’un pezzo col Candelliere; tutto il Candelliere era d’un pezzo d’oro puro tirato al martello. Fece ancora le sette lampane d’esso, i suoi smoccolatoi, e i suoi catinelli, d’oro puro. Egli impiegò intorno al Candelliere, e a tutti i suoi strumenti, un talento d’oro Poi fece l’Altar de’ profumi, di legno di Sittim; la sua lunghezza era di un cubito, e la larghezza di un cubito, sì ch’era quadrato; e la sua altezza era di due cubiti; e le sue corna erano tirate d’esso. E lo coperse d’oro puro, il suo coperchio, i suoi lati d’intorno, e le sue corna: gli fece eziandio una corona d’oro attorno. Gli fece ancora due anelli d’oro, disotto a quella sua corona, a’ due suoi cantoni, da due de’ suoi lati, i quali erano per mettervi dentro le stanghe, per portar quell’Altare con esse. E fece quelle stanghe di legno di Sittim, e le coperse d’oro. Poi fece l’olio sacro dell’Unzione, e il profumo degli aromati, puro, di lavoro di profumiere POI fece l’Altar degli olocausti, di legno di Sittim; la sua lunghezza era di cinque cubiti, e la larghezza di cinque cubiti, tal ch’era quadrato, e l’altezza di tre cubiti. E gli fece delle corna a’ suoi quattro canti, le quali erano tirate dall’Altare; e lo coperse di rame. Fece eziandio tutti gli strumenti dell’Altare, i calderoni, e le palette, e i bacini, e le forcelle, e le cazze; egli fece tutti gli strumenti dell’Altare di rame. Fece ancora all’Altare una grata di rame, di lavor reticolato, disotto al procinto dell’Altare, a basso, ed era fino a mezzo l’Altare. E fondè quattro anelli, i quali egli mise a’ quattro canti della grata di rame, per mettervi dentro le stanghe. Fece, oltre a ciò, le stanghe di legno di Sittim, e le coperse di rame. E mise quelle stanghe dentro agli anelli, a’ lati dell’Altare, per portarlo con esse; egli fece l’Altare di tavole, vuoto. Fece ancora di rame la Conca, e il suo piè di rame, degli specchi delle donne, che a certi tempi ordinati venivano a servire nell’entrata del Tabernacolo della convenenza Fece, oltre a ciò, il Cortile; dal lato Australe verso il Mezzodì v’erano cento cubiti di cortine di fin lino ritorto, per lo Cortile, con le lor venti colonne, e i lor venti piedistalli, di rame; ma i capitelli delle colonne, e i lor fili, erano di argento. Così ancora dal lato Settentrionale v’erano cento cubiti di cortine, con le lor venti colonne, e i lor venti piedistalli, di rame; ma i capitelli delle colonne, e i lor fili, erano d’argento. E dal lato Occidentale, v’erano cinquanta cubiti di cortine, con le lor dieci colonne, e i lor dieci piedistalli; e i capitelli delle colonne, e i lor fili, erano di argento. E dal lato Orientale, verso il Levante, v’erano cinquanta cubiti di cortine. Cioè, all’un de’ canti vi erano quindici cubiti di cortine, con le lor tre colonne, e i lor tre piedistalli; e all’altro canto, cioè così di qua, come di là dell’entrata del Cortile, quindici cubiti di cortine, con le lor tre colonne, e i lor tre piedistalli. Tutte le cortine del Cortile d’intorno erano di fin lino ritorto. E i piedistalli e le colonne erano di rame; ma i capitelli delle colonne, e i lor fili erano di argento; tutte le colonne del Cortile aveano i capitelli coperti di argento; ma i lor fili erano di argento. Fece ancora all’entrata del Cortile un tappeto di lavoro di ricamatore, di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto, di venti cubiti di lunghezza, e di cinque cubiti d’altezza, nella larghezza corrispondente alle cortine del Cortile; con le lor quattro colonne, e i lor quattro piedistalli, di rame; ma i lor capitelli erano di argento; esse aveano i lor capitelli coperti di argento, ma i lor fili erano di argento. E fece tutti i piuoli del Tabernacolo, e del Cortile d’intorno, di rame QUESTE son le somme dell’oro, dell’argento, e del rame, impiegato intorno al Tabernacolo della Testimonianza, le quali furono fatte d’ordine di Mosè, per opera de’ Leviti, sotto la condotta d’Itamar, figliuol del Sacerdote Aaronne. Delle quali Besaleel, figliuol di Uri, figliuol di Hur, della tribù di Giuda, fece tutte quelle cose che il Signore avea comandate a Mosè; insieme con Oholiab, figliuol di Ahisamac, della tribù di Dan, e altri fabbri, e disegnatori, e ricamatori in violato, e in porpora, e in iscarlatto, e in fin lino. Tutto l’oro che fu impiegato nell’opera, in tutto il lavorio del Santuario: l’oro di quell’offerta fu ventinove talenti, e settecentrenta sicli, a siclo di Santuario. E l’argento degli annoverati d’infra la raunanza fu cento talenti, e mille settecensettanta cinque sicli, a siclo di Santuario; prendendo un didramma per testa, ch’è la metà d’un siclo, a siclo di Santuario, da chiunque passava fra gli annoverati, dall’età di vent’anni in su, i quali furono seicentotremila cinquecentocinquanta. Di questo argento cento talenti furono per fondere i piedistalli del Santuario, e i piedistalli della Cortina; cento talenti per cento piedistalli, un talento per piedistallo. E con que’ mille settecensettanta cinque sicli, egli fece i capitelli alle colonne, e coperse i lor capitelli; e fece lor de’ fili. E il rame dell’offerta fu settanta talenti, e duemila quattrocento sicli. E d’esso fece i piedistalli dell’entrata del Tabernacolo della convenenza, e l’Altar di rame, e la sua grata di rame; e tutti gli strumenti dell’Altare; e i piedistalli del Cortile, d’intorno, e i piedistalli dell’entrata del Cortile, e tutti i piuoli del Tabernacolo, e tutti i piuoli del Cortile d’intorno POI del violato, e della porpora e dello scarlatto, coloro fecero i vestimenti del servigio, per fare il ministerio nel Santuario; e anche fecero i vestimenti sacri per Aaronne; come il Signore avea comandato a Mosè. Fecero adunque l’Efod d’oro, di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto. E assottigliarono delle piastre d’oro e le tagliarono per fila, per metterle in opera per mezzo il violato, e per mezzo la porpora, e per mezzo lo scarlatto, e per mezzo il fin lino, in lavoro di disegno. E fecero a quello degli omerali che si accoppiavano insieme; e così l’Efod era accoppiato dai suoi due capi. E il disegno del fregio ch’era sopra l’Efod, era tirato dell’Efod istesso, e del medesimo lavoro, d’oro, e di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto; come il Signore avea comandato a Mosè. Lavorarono ancora le pietre onichine, intorniate di castoni d’oro, nelle quali erano scolpiti i nomi de’ figliuoli d’Israele, a lavoro d’intagli di suggello. E le misero sopra gli omerali dell’Efod, per esser pietre di ricordanza per li figliuoli d’Israele; come il Signore avea comandato a Mosè. Fecero, oltre a ciò, il Pettorale, di lavoro di disegno, e dell’istesso lavoro dell’Efod, d’oro, di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di fin lino ritorto. Il Pettorale era quadrato ed essi lo fecero doppio; la sua lunghezza era d’una spanna, e la sua larghezza d’una spanna; ed era doppio. E incastrarono in esso quattro ordini di pietre; nel primo v’era un sardonio, un topazio, e uno smeraldo. E nel second’ordine v’era un carbonchio, uno zaffiro, e un diamante. E nel terz’ordine v’era un ligurio, un’agata, ed un’amatista. E nel quart’ordine v’era un grisolito, una pietra onichina, e un diaspro. Queste pietre erano legate in oro, ciascuna nel suo castone. E quelle pietre erano in numero di dodici, secondo i nomi dei figliuoli d’Israele; in ciascuna d’esse era scolpito, a lavoro d’intagli di suggello, il suo nome, per le dodici tribù. Fecero ancora al Pettorale le catenelle, d’oro puro, a capi, di lavoro intorcicchiato. Fecero, oltre a ciò, due castoni d’oro, e due fibbie d’oro; misero eziandio due anelli a due capi del Pettorale. Poi attaccarono quelle due catenelle d’oro intorcicchiate a que’ due anelli, a’ capi del Pettorale. E i due capi dell’altre due catenelle intorcicchiate li attaccarono a que’ due castoni, i quali essi misero sopra gli omerali dell’Efod, in su la parte anteriore di esso. Fecero ancora due anelli d’oro, i quali misero agli altri due capi del Pettorale, all’orlo di esso, ch’era allato all’Efod, in dentro. Fecero, oltre a ciò, due anelli d’oro, e li misero ai due omerali dell’Efod, disotto, nella parte anteriore di esso, allato alla giuntura d’esso, disopra al fregio lavorato dell’Efod. E serrarono il Pettorale da’ suoi anelli agli anelli dell’Efod, con una bendella di violato; in modo ch’egli era disopra del fregio lavorato dell’Efod, e non poteva esser tolto d’in su l’Efod; come il Signore avea comandato a Mosè. Fecero ancora il Manto dell’Efod, di lavoro tessuto, tutto di violato. E nel mezzo di quel Manto v’era una scollatura, simile a una scollatura di corazza, avendo un orlo attorno, acciocchè non si schiantasse. E alle fimbrie di esso Manto d’intorno, fecero delle melagrane di violato, e di porpora, e di scarlatto, a fila ritorte. Fecero ancora de’ sonagli d’oro puro, e misero que’ sonagli per mezzo quelle melagrane, alle fimbrie del Manto d’intorno, mescolandoli con le melagrane. E mettendo un sonaglio, poi una melagrana; un sonaglio, poi una melagrana, alle fimbrie del Manto d’ogni intorno, per fare il ministerio; come il Signore avea comandato a Mosè. Fecero ancora le toniche di fin lino, di lavoro tessuto, per Aaronne, e per li suoi figliuoli. Fecero parimente la Benda di fin lino, e gli ornamenti delle mitrie, altresì di fin lino; e le mutande line, di fin lino ritorto. Fecero ancora la Cintura, di fin lino ritorto, e di violato, e di porpora, e di scarlatto, di lavoro di ricamatore; come il Signore avea comandato a Mosè. Fecero ancora la lama della sacra corona, d’oro puro; e scrissero sopra essa, in iscrittura d’intagli di suggello: LA SANTITÀ DEL SIGNORE. E misero a quella una bendella di violato, per metterla in su la Benda, disopra; come il Signore avea comandato a Mosè Così fu finito tutto il lavorio del Padiglione, e del Tabernacolo della convenenza; e i figliuoli d’Israele fecero interamente secondo che il Signore avea comandato a Mosè. POI portarono a Mosè la Tenda, il Tabernacolo, e tutti i suoi arredi, i suoi graffi, le sue assi, le sue sbarre, le sue colonne, e i suoi piedistalli; e la coverta delle pelli di montone tinte in rosso, e la coverta delle pelli di tasso, e la Cortina da tendere davanti al Luogo santissimo; l’Arca della Testimonianza, e le sue stanghe; e il Coperchio; la Tavola, e tutti i suoi strumenti; e il pane del cospetto; il Candelliere puro, e le sue lampane da tenere in ordine del continuo; e tutti i suoi strumenti, e l’olio per la lumiera; e l’Altare d’oro, e l’olio dell’Unzione, e il profumo degli aromati, e il Tappeto dell’entrata del Tabernacolo; l’Altar di rame, e la sua grata di rame, le sue sbarre, e tutti i suoi strumenti; la Conca, e il suo piede; le cortine del Cortile, le sue colonne, e i suoi piedistalli; e il Tappeto per l’entrata del Cortile; le funi di esso Cortile, e i suoi piuoli, e tutti gli arredi dell’opera della Tenda del Tabernacolo della convenenza; i vestimenti del servigio, per fare il ministerio nel Santuario; i vestimenti sacri per il Sacerdote Aaronne, e i vestimenti de’ suoi figliuoli, per esercitare il sacerdozio. I figliuoli d’Israele fecero tutto il lavorio, interamente secondo che il Signore avea comandato a Mosè. E Mosè vide tutta l’opera; ed ecco, essi l’aveano fatta come il Signore avea comandato. E Mosè li benedisse E IL Signore parlò a Mosè, dicendo: Nel primo giorno del primo mese rizza la Tenda del Tabernacolo della convenenza. E mettivi dentro l’Arca della Testimonianza, e tendi la Cortina davanti all’Arca. Poi portavi dentro la Tavola, e ordina ciò che deve essere ordinato in quella; portavi parimente il Candelliere, e accendi le sue lampane. E metti l’Altare d’oro per li profumi davanti all’Arca della Testimonianza; metti eziandio il Tappeto all’entrata del Tabernacolo. E metti l’Altare degli olocausti davanti all’entrata della Tenda del Tabernacolo della convenenza. E metti la Conca fra il Tabernacolo della convenenza, e l’Altare; e mettivi dentro dell’acqua. Disponi ancora il Cortile d’intorno, e metti il Tappeto all’entrata del Cortile. Poi piglia l’olio dell’Unzione, e ungine il Tabernacolo, e tutto quello chi vi sarà dentro; e consacralo, con tutti i suoi arredi; e sarà cosa santa. Ungi parimente l’Altar degli olocausti, e tutti i suoi strumenti, e consacra l’Altare; e sarà cosa santissima. Ungi ancora la Conca, e il suo piè, e consacrala. Poi fa’ accostare Aaronne e i suoi figliuoli, all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e lavali con acqua. E fai vestire ad Aaronne i vestimenti sacri, e ungilo, e consacralo; e così amministrimi egli il sacerdozio. Fa’ eziandio accostare i suoi figliuoli, e fa’ lor vestir le toniche. E ungili, come tu avrai unto il padre loro; e così amministrimi il sacerdozio; e la loro Unzione sarà loro per sacerdozio perpetuo, per le lor generazioni E Mosè fece interamente come il Signore gli avea comandato. E nell’anno secondo, nel primo giorno del primo mese, fu rizzato il Tabernacolo. Mosè adunque rizzò il Tabernacolo; e, posati i suoi piedistalli, dispose le sue assi, e vi mise le sbarre, e rizzò le sue colonne. E stese la Tenda sopra il Tabernacolo, e pose la coverta della Tenda sopra essa al disopra; come il Signore gli avea comandato. Poi prese la Testimonianza, e la pose dentro all’Arca; e mise le stanghe all’Arca; e posò il Coperchio in su l’Arca, disopra. E portò l’Arca dentro al Tabernacolo, e mise la Cortina che s’avea da tender davanti, e la tese davanti all’Arca della Testimonianza; come il Signore gli avea comandato. Poi mise la Tavola nel Tabernacolo della convenenza, dal lato settentrionale del Tabernacolo, difuori della Cortina; e mise per ordine sopra essa i pani che si aveano da tenere in ordine davanti al Signore; come il Signore gli avea comandato. Poi mise il Candelliere nel Tabernacolo della convenenza, dirimpetto alla Tavola, dal lato australe del Tabernacolo; e accese le lampane davanti al Signore; come il Signore gli avea comandato. Poi mise l’Altar d’oro nel Tabernacolo della convenenza, davanti alla Cortina; e bruciò sopra esso il profumo degli aromati; come il Signore gli avea comandato. Poi mise il Tappeto all’entrata del Tabernacolo. E pose l’Altar degli olocausti all’entrata della Tenda del Tabernacolo della convenenza; e offerse sopra esso l’olocausto, e l’offerta; come il Signore gli avea comandato. E pose la Conca fra il Tabernacolo della convenenza, e l’Altare; e vi mise dentro dell’acqua, da lavare. E Mosè, ed Aaronne, e i suoi figliuoli, se ne lavarono le mani ed i piedi. Quando entravano nel Tabernacolo della convenenza, e quando si accostavano all’Altare, si lavavano; come il Signore avea comandato a Mosè. Poi rizzò il Cortile d’intorno al Tabernacolo, e all’Altare; e mise il Tappeto all’entrata del Cortile. Così Mosè fornì l’opera E la nuvola coperse il Tabernacolo della convenenza, e la gloria del Signore empiè il Tabernacolo. E Mosè non potè entrare nel Tabernacolo della convenenza; conciossiachè la nuvola si fosse posata sopra esso, e la gloria del Signore empiesse il Tabernacolo. Or, quando la nuvola s’alzava d’in sul Tabernacolo, i figliuoli d’Israele si partivano; ciò avvenne in tutte le lor mosse. E, quando la nuvola non si alzava, non si partivano, fino al giorno ch’ella s’alzava. Perciocchè la nuvola del Signore era di giorno sopra il Tabernacolo, e un fuoco v’era di notte, alla vista di tutta la casa d’Israele, in tutti i lor viaggi OR il Signore chiamò Mosè, e parlò a lui dal Tabernacolo della convenenza, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando alcun di voi offerirà un’offerta al Signore, se quella è di animali, offerite le vostre offerte di buoi, o di pecore, o di capre Se la sua offerta è olocausto di buoi, offerisca quell’animale maschio, senza difetto; offeriscalo all’entrata del Tabernacolo della convenenza; acciocchè quello sia gradito per lui davanti al Signore. E posi la mano in su la testa dell’olocausto; ed esso sarà gradito, per far purgamento del peccato per lui. Poi quel bue sarà scannato davanti al Signore; e i figliuoli di Aaronne, sacerdoti, ne offeriranno il sangue, e lo spanderanno in su l’Altare ch’è all’entrata del Tabernacolo della convenenza, attorno attorno. Poi l’olocausto sarà scorticato, e tagliato a pezzi. E i figliuoli del Sacerdote Aaronne metteranno il fuoco sopra l’Altare, e ordineranno le legne in sul fuoco. E poi i figliuoli di Aaronne, sacerdoti, ordineranno que’ pezzi, il capo, e la corata, sopra le legne, che saranno in sul fuoco, il qual sarà sopra l’Altare. Ma si laveranno l’interiora, e le gambe di quel bue. E il sacerdote farà ardere tutte queste cose sopra l’Altare, in olocausto, in offerta soave fatta per fuoco, di soave odore al Signore E se l’offerta di esso per l’olocausto è del minuto bestiame, di pecore, o di capre, offerisca quell’animale maschio, senza difetto. E scannisi dal lato settentrionale dell’Altare, davanti al Signore; e spandanne e figliuoli d’Aaronne, sacerdoti, il sangue sopra l’Altare, attorno attorno. Poi taglisi a pezzi, i quali, insieme con la testa, e la corata, il sacerdote metterà per ordine sopra le legne che saranno in sul fuoco, il qual sarà sopra l’Altare. Ma lavinsi le interiora, e le gambe, con acqua; e il sacerdote offerirà tutte queste cose, e le farà ardere sopra l’Altare. Quest’è un olocausto un’offerta fatta per fuoco, di soave odore al Signore. E se la sua offerta al Signore è olocausto di uccelli, offerisca la sua offerta di tortole, ovvero di pippioni. E offerisca il sacerdote quell’olocausto sopra l’Altare; e, torcendogli il collo, gli spicchi il capo, e faccialo ardere sopra l’Altare; e spremasene il sangue all’un dei lati dell’Altare. Poi tolgasene il gozzo, e la piuma, e gittinsi quelle cose allato all’Altare, verso Oriente nel luogo delle ceneri. Poi fenda il sacerdote l’uccello per le sue ale, senza partirlo in due; e faccialo ardere sopra l’Altare, sopra le legne che saranno in sul fuoco. Quest’è un olocausto, un’offerta fatta per fuoco, di soave odore al Signore E QUANDO alcuna persona offerirà offerta di panatica, sia la sua offerta fior di farina; e spanda sopra essa dell’olio, e mettavi sopra dell’incenso. E portila a’ figliuoli di Aaronne, sacerdoti; e prenda il sacerdote una piena menata del fior di farina, e dell’olio di essa, insieme con tutto il suo incenso; e faccia bruciar quelle cose, che son la ricordanza di quell’offerta, in su l’Altare. Questa è un’offerta fatta per fuoco, di soave odore al Signore. E sia il rimanente di quell’offerta, di Aaronne e de’ suoi figliuoli; è cosa santissima, d’infra le offerte che si ardono al Signore. E quando tu offerirai, per offerta di panatica, alcuna cosa cotta al forno, offerisci focacce azzime di fior di farina, intrise con olio; o schiacciate azzime, unte con olio. E se la tua offerta è di cose di panatica, cotte in su la teglia, sia di fior di farina, intrisa con olio, senza lievito. Spartiscila in pezzi, e spandi sopra essa dell’olio. Ella è offerta di panatica. E se la tua offerta è di cose di panatica cotte nella padella, facciasi di fior di farina, con olio. E porta al Signore quell’offerta che sarà fatta di quelle cose; e presentala al sacerdote, ed egli rechila in su l’Altare. E levine il sacerdote la ricordanza di essa, e facciala bruciare in su l’Altare, in offerta fatta per fuoco, di soave odore al Signore. E sia il rimanente dell’offerta di Aaronne e de’ suoi figliuoli; è cosa santissima, d’infra le offerte che si ardono al Signore Niuna offerta di panatica, che voi offerirete al Signore, non facciasi con lievito; perciocchè voi non dovete fare ardere alcun lievito, nè alcun miele, in offerta fatta per fuoco al Signore. Ben potrete offerir quelle cose per offerta di primizie al Signore; ma non sieno poste in su l’Altare, per odor soave. E sala ogni tua offerta di panatica con sale; e non lasciar venir meno il sale del patto del Signore d’in su le tue offerte; offerisci del sale sopra ogni tua offerta. E se tu offerisci al Signore offerta di primizie di panatica, offerisci spighe fresche arrostite al fuoco; granelli sfregolati di fior di frumento, per offerta delle tue primizie. E spandi sopra essa dell’olio e dell’incenso; ella è offerta di panatica. E faccia il sacerdote bruciar la ricordanza di essa, insieme con tutto il suo incenso, in offerta fatta per fuoco al Signore E SE l’offerta di alcuno è sacrificio da render grazie, s’egli l’offerisce del grosso bestiame, maschio o femmina che quella bestia sia, offeriscala senza difetto, nel cospetto del Signore. E posi la mano in sul capo della sua offerta; e scannisi quella all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e spandanne i figliuoli di Aaronne, sacerdoti, il sangue in su l’Altare, attorno attorno. Poi offerisca il sacerdote, del sacrificio da render grazie, ciò che si ha da ardere al Signore, cioè: il grasso che copre l’interiora, e tutto il grasso che è sopra l’interiora; e i due arnioni, e il grasso che è sopra essi, e quello che è sopra i fianchi; e levi la rete che è sopra il fegato, insieme con gli arnioni. E i figliuoli di Aaronne faccianla bruciare in su l’Altare, sopra l’olocausto che sarà sopra le legne, le quali saranno in sul fuoco; in offerta fatta per fuoco, di soave odore al Signore E se l’offerta di alcuno, per sacrificio da render grazie al Signore, è del minuto bestiame, maschio o femmina, offeriscala senza difetto. S’egli offerisce per sua offerta una pecora, offeriscala nel cospetto del Signore. E posi la mano in sul capo della sua offerta; e scannisi quella all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e spandanne i figliuoli di Aaronne il sangue in su l’Altare, attorno attorno. E offerisca il sacerdote di quel sacrificio da render grazie, ciò che si ha da ardere al Signore, cioè: il grasso, e la coda intiera, la quale spicchisi appresso della schiena; e il grasso che copre l’interiora, e tutto il grasso che è sopra l’interiora; e i due arnioni, e il grasso che è sopra essi, che è sopra i fianchi; e levi la rete che è sopra il fegato, insieme con gli arnioni. E faccia il sacerdote bruciar quel grasso in su l’Altare, in cibo di offerta fatta per fuoco al Signore. E se l’offerta di alcuno è capra, offeriscala nel cospetto del Signore. E posi la mano sopra il capo di essa, e scannisi davanti al Tabernacolo della convenenza; e spandanne i figliuoli di Aaronne il sangue in su l’Altare, attorno attorno. Poi offeriscane il sacerdote l’offerta che deve esser fatta per fuoco al Signore, cioè: il grasso che copre l’interiora, e tutto il grasso che è sopra l’interiora; e i due arnioni, insieme col grasso che è sopra essi, che è sopra i fianchi; e levi la rete che è sopra il fegato, insieme con gli arnioni. E faccia il sacerdote bruciar queste cose in su l’Altare, in cibo di offerta fatta per fuoco, di soave odore. Ogni grasso appartiene al Signore. Questo sia uno statuto perpetuo, per le vostre generazioni, in tutte le vostre abitazioni. Non mangiate alcun sangue, nè alcun grasso IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Quando alcuna persona avrà peccato per errore, e avrà fatta alcuna di tutte quelle cose che il Signore ha vietate di fare; se il Sacerdote unto è quel che avrà peccato, onde il popolo sia renduto colpevole, offerisca al Signore per lo peccato suo, il quale egli avrà commesso, un giovenco senza difetto per sacrificio per lo peccato. E adduca quel giovenco all’entrata del Tabernacolo della convenenza, davanti al Signore; e posi la mano in sul capo di esso, e scannisi nel cospetto del Signore. Poi prenda il Sacerdote unto, del sangue del giovenco, e portilo dentro al Tabernacolo della convenenza. E intinga il Sacerdote il dito in quel sangue sette volte nel cospetto del Signore, davanti alla Cortina del Santuario. E metta il Sacerdote di quel sangue in su le corna dell’Altar de’ profumi degli aromati, che è nel Tabernacolo della convenenza, nel cospetto del Signore; e spanda tutto il rimanente del sangue del giovenco appiè dell’Altar degli olocausti, che è all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E levi dal giovenco del sacrificio per lo peccato tutto il grasso di esso; il grasso che copre l’interiora, e tutto il grasso che è sopra l’interiora; e i due arnioni, e il grasso che è sopra essi, che è sopra i fianchi; levi parimente con gli arnioni la rete che è sopra il fegato; come queste cose si levano dal bue del sacrificio da render grazie; e facciale il Sacerdote bruciare sopra l’Altar degli olocausti. Ma, quant’è alla pelle del giovenco, e tutta la sua carne, insieme col capo, e con le gambe, e le sue interiora, e il suo sterco, e tutto il giovenco, portilo fuor del campo, in luogo mondo, dove si versano le ceneri; e brucilo col fuoco sopra delle legne; brucisi là dove si versano le ceneri E se tutta la raunanza d’Israele ha peccato per errore, senza ch’ella se ne sia avveduta; e ha fatta alcuna di tutte quelle cose che il Signore ha vietate di fare; onde sia caduta in colpa; quando il peccato, ch’ella avrà commesso, sarà venuto a notizia, offerisca la raunanza un giovenco, per sacrificio per lo peccato, ed adducalo davanti al Tabernacolo della convenenza. E posino gli Anziani della raunanza le lor mani in sul capo di quel giovenco, nel cospetto del Signore; e scannisi quel giovenco davanti al Signore. E porti il Sacerdote unto, del sangue del giovenco, dentro al Tabernacolo della convenenza. E intinga il Sacerdote il dito in quel sangue, e spargane sette volte nel cospetto del Signore, davanti alla Cortina. E metta di esso sangue sopra le corna dell’Altare, che è nel Tabernacolo della convenenza, davanti al Signore; e spanda tutto il rimanente del sangue, appiè dell’Altar degli olocausti, che è all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E levi da quel giovenco tutto il grasso, e faccialo bruciar sopra l’Altare. E faccia di questo giovenco come ha fatto dell’altro giovenco offerto per lo suo peccato. E così farà il purgamento del peccato della raunanza, e le sarà perdonato. Poi porti il giovenco fuor del campo, e brucilo, come ha bruciato il primo giovenco. Esso è sacrificio per lo peccato della raunanza Se alcuno de’ principali ha peccato, e ha, per errore, fatta alcuna di tutte quelle cose, che il Signore Iddio suo ha vietate di fare, onde sia caduto in colpa; quando il suo peccato, ch’egli avrà commesso, gli sarà fatto conoscere, adduca, per la sua offerta, un becco, un maschio d’infra le capre, senza difetto. E posi la mano sopra il capo di quel becco; e scannisi quello nel luogo dove si scannano gli olocausti, davanti al Signore. Esso è sacrificio per lo peccato. E prenda il sacerdote del sangue di questo sacrificio per lo peccato, col dito, e mettalo sopra le corna dell’Altare degli olocausti; e spanda il rimanente del sangue di esso appiè dell’Altare degli olocausti. E faccia bruciar tutto il grasso di quel becco sopra l’Altare, come il grasso del sacrificio da render grazie. E così il sacerdote farà il purgamento del peccato di esso, e gli sarà perdonato E se alcuno del comun popolo ha peccato per errore, e ha fatta alcuna delle cose che il Signore ha vietate di fare, onde sia caduto in colpa; quando il suo peccato, ch’egli avrà commesso, gli sarà fatto conoscere, adduca, per la sua offerta, una femmina d’infra le capre, senza difetto, per sacrificio per lo suo peccato, che egli ha commesso. E posi la mano in sul capo di quel sacrificio per lo peccato; e scannisi quello nel luogo degli olocausti. Poi prenda il sacerdote del sangue di esso col dito, e mettalo in su le corna dell’Altare degli olocausti, e spanda tutto il rimanente del sangue di esso appiè dell’Altare. E levine tutto il grasso, come si leva il grasso del sacrificio da render grazie; e faccia il sacerdote bruciar quel grasso sopra l’Altare, in odor soave al Signore. E così il sacerdote farà il purgamento del peccato di esso, e gli sarà perdonato. E se pur colui adduce una pecora per sua offerta, per sacrificio per lo peccato, adducala femmina, senza difetto. E posi la mano in sul capo del sacrificio per lo peccato; e scannisi quel sacrificio per lo peccato, nel luogo dove si scannano gli olocausti dell’Altare. E levine tutto il grasso, Poi prenda il sacerdote del sangue di quel sacrificio per lo peccato, col dito, e mettalo sopra le corna dell’Altare degli olocausti, e spanda tutto il rimanente del sangue di esso appiè come si leva il grasso della pecora del sacrificio da render grazie; e faccia il sacerdote bruciar quei grassi in su l’Altare, sopra le offerte che si fanno per fuoco al Signore. E così il sacerdote farà il purgamento del peccato di esso, il quale egli avrà commesso, e gli sarà perdonato E QUANDO alcuno avrà peccato, perciocchè avrà udita la voce di una dinunziazione con giuramento di alcuna cosa, onde egli sia testimonio o che l’abbia veduta, o che l’abbia altramente saputa, e non l’avrà dichiarata; egli porterà la sua iniquità. Parimente, quando alcuno avrà toccata alcuna cosa immonda, carogna di fiera immonda, o carogna di animal domestico immondo, o carogna di rettile immondo; avvenga ch’egli l’abbia fatto per ignoranza, pure è immondo, e colpevole. Così, quando egli avrà toccata alcuna immondizia dell’uomo, secondo ogni sua immondizia, per la quale egli è contaminato, benchè egli non l’abbia fatto saputamente, se viene a saperlo, egli è colpevole. Similmente, quando alcuno avrà giurato, profferendo leggermente con le sue labbra di voler male o ben fare, secondo tutte le cose che gli uomini sogliono profferir leggermente con giuramento; ed egli non ne ha più conoscenza; se viene a saperlo, egli è colpevole in una di queste maniere. Quando adunque alcuno sarà colpevole in una di queste maniere, faccia la confession del peccato ch’egli avrà commesso. E adduca al Signore il sacrificio per la sua colpa, per lo peccato ch’egli avrà commesso, cioè: una femmina del minuto bestiame, o pecora, o capra, per lo peccato. E faccia il sacerdote il purgamento del peccato di esso E se pur la possibilità di colui non potrà fornire una pecora, o una capra, adduca al Signore, per sacrificio per la sua colpa, in ciò che avrà peccato, due tortole, o due pippioni; l’uno per sacrificio per lo peccato, e l’altro per olocausto. E portili al sacerdote; ed esso offerisca imprima quello che sarà per lo peccato, e torcendogli il collo, gli spicchi il capo appresso al collo, senza però spartirlo in due. Poi sparga del sangue del sacrificio per lo peccato sopra una delle pareti dell’Altare, e spremasi il rimanente del sangue appiè dell’Altare. Esso è sacrificio per lo peccato. E dell’altro facciane olocausto, secondo ch’è ordinato. E così il sacerdote farà il purgamento del peccato che colui avrà commesso, e gli sarà perdonato. E se colui non può fornire pur due tortole, o due pippioni, porti per sua offerta, per ciò ch’egli avrà peccato, la decima parte d’un efa di fior di farina, per offerta per lo peccato; non mettavi sopra nè olio, nè incenso; perciocchè è un’offerta per lo peccato. Porti adunque quella farina al sacerdote, e prendane il sacerdote una menata piena per la ricordanza di quella; e facciala bruciar sopra l’Altare, in su l’offerte fatte per fuoco al Signore. Ella è un’offerta per lo peccato. E così il sacerdote farà il purgamento per esso del peccato che egli avrà commesso in una di quelle maniere, e gli sarà perdonato. E sia il rimanente di quella farina del sacerdote, come l’offerta di panatica Il Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Quando alcuno avrà misfatto, e peccato per errore, prendendo delle cose consacrate al Signore, adduca al Signore, per sacrificio per la sua colpa, un montone senza difetto, del prezzo di tanti sicli d’argento, a siclo di Santuario, che tu l’avrai tassato per la colpa. E restituisca ciò in che egli avrà peccato, prendendo delle cose consacrate, e sopraggiungavi il quinto, e dialo al sacerdote; e faccia il sacerdote, con quel montone del sacrificio per la colpa, il purgamento del peccato di esso; e gli sarà perdonato. In somma, quando una persona avrà peccato, e avrà fatta alcuna di tutte quelle cose che il Signore ha vietate di fare, benchè egli non l’abbia fatto saputamente, pure è colpevole; e deve portar la sua iniquità. Adduca adunque al sacerdote un montone del prezzo che tu l’avrai tassato per la colpa; e faccia il sacerdote il purgamento dell’errore ch’egli avrà commesso per ignoranza; e gli sarà perdonato. Ciò è colpa; egli del tutto si è renduto colpevole inverso il Signore Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Quando alcuno avrà peccato, e commesso misfatto contro al Signore, avendo mentito al suo prossimo intorno a deposito, o a roba rimessagli nelle mani, o a cosa rapita; ovvero, avendo fatta fraude al suo prossimo; ovvero anche, avendo trovata alcuna cosa perduta, e avendo mentito intorno ad essa, e giurato falsamente; e in qualunque altra cosa, di tutte quelle, le quali l’uomo suol fare, peccando in esse; quando adunque alcuno avrà peccato, e sarà caduto in colpa, restituisca la cosa ch’egli avrà rapita o fraudata; o il deposito che gli sarà stato dato in guardia, o la cosa perduta che egli avrà trovata. Ovvero qualunque altra cosa, della quale egli abbia giurato falsamente; restituiscane il capitale, e sopraggiungavi il quinto; e dialo a colui al quale appartiene, nel giorno stesso del sacrificio per la sua colpa. E adduca al Signore, per sacrificio per la sua colpa, un montone senza difetto, del prezzo che tu l’avrai tassato per la colpa; e menilo al sacerdote. E faccia il sacerdote il purgamento per esso, nel cospetto del Signore, e gli sarà perdonato; qualunque cosa egli abbia fatta di tutte quelle, le quali si soglion fare, onde l’uomo cade in colpa IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Comanda ad Aaronne e ai suoi figliuoli, dicendo: Quest’è la legge dell’olocausto: Stia esso olocausto sopra il fuoco acceso che sarà sopra l’Altare, tutta la notte, fino alla mattina; e arda il fuoco dell’Altare sopra esso del continuo. E vestasi il sacerdote il suo vestimento di lino, e vesta la sua carne delle mutande line; e levi le ceneri, nelle quali il fuoco avrà ridotto l’olocausto, consumandolo sopra l’Altare; e mettale allato all’Altare. Poi spogli i suoi vestimenti, e vestane degli altri, e porti la cenere fuor del campo in luogo mondo. E sia il fuoco che sarà sopra l’Altare, tenuto del continuo acceso in esso; non lascisi giammai spegnere; e accenda il sacerdote ogni mattina delle legne sopra esso, e dispongavi gli olocausti sopra, e bruci sopra esso i grassi de’ sacrificii da render grazie. Arda il fuoco del continuo sopra l’Altare; non lascisi giammai spegnere Ora, quest’è la legge dell’offerta di panatica. Offeriscala uno de’ figliuoli di Aaronne, nel cospetto del Signore, davanti all’Altare. E levine una menata del fior di farina, e dell’olio di essa offerta, insieme con tutto, l’incenso che sarà sopra l’offerta, e faccia bruciar sopra l’Altare la ricordanza di essa, in odor soave, al Signore. E mangino Aaronne e i suoi figliuoli il rimanente di essa; mangisi in azzimi, in luogo sacro, nel Cortile del Tabernacolo della convenenza. Non cuocasi con lievito; io l’ho data loro per lor parte dell’offerte che mi son fatte per fuoco. E cosa santissima, come il sacrificio per lo peccato, e per la colpa. Ogni maschio, d’infra i figliuoli di Aaronne, può mangiare quello, per istatuto perpetuo, per le vostre età, dell’offerte che si fanno per fuoco al Signore. Chiunque toccherà quelle cose sia santo. Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Quest’è l’offerta, che Aaronne e i suoi figliuoli hanno sempre da offerire al Signore, nel giorno che alcun di loro sarà unto, cioè: un’offerta di panatica d’un decimo d’un efa di fior di farina, per offerta perpetua; la metà la mattina, e l’altra metà la sera. Apparecchisi con olio in su la teglia; portala così cotta in su la teglia; e offerisci, per soave odore al Signore, quella offerta cotta in pezzi. E faccia il Sacerdote, che sarà unto in luogo di Aaronne, d’infra i suoi figliuoli, quella offerta per istatuto perpetuo; brucisi tutta intera al Signore. E, generalmente, ogni offerta di panatica del Sacerdote brucisi interamente; non mangisene nulla Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, dicendo: Quest’è la legge del sacrificio per lo peccato: Scannisi il sacrificio per lo peccato davanti al Signore, nell’istesso luogo dove si scannano gli olocausti; è cosa santissima. Mangilo il sacerdote che farà quel sacrificio per lo peccato; mangisi in luogo santo, nel Cortile del Tabernacolo della convenenza. Chiunque toccherà la carne di esso sia santo; e se sprizza del sangue di esso sopra alcun vestimento, lavisi quello sopra che sarà sprizzato, in luogo santo. E spezzisi il vaso di terra, nel quel sarà stato cotto; che se pure è stato cotto in un vaso di rame, strebbisi quello, e sciacquisi con acqua. Ogni maschio d’infra i sacerdoti ne potrà mangiare; è cosa santissima. Ma non mangisi di alcun sacrificio per lo peccato, del cui sangue si deve portar nel Tabernacolo della convenenza, per far purgamento di peccato, nel Santuario; brucisi col fuoco Or quest’è la legge del sacrificio per la colpa; è cosa santissima: Scannisi il sacrificio per la colpa nello stesso luogo dove si scannano gli olocausti; e spargasene il sangue sopra l’Altare, attorno attorno. E offeriscasene tutto il grasso, la coda, e il grasso che copre l’interiora; e i due arnioni, e il grasso che è sopra essi, che è sopra i fianchi; e levisi la rete che è in sul fegato, insieme co’ due arnioni. E faccia il sacerdote bruciar quelle cose sopra l’Altare, per offerta fatta per fuoco al Signore; è sacrificio per la colpa. Ogni maschio d’intra i sacerdoti ne potrà mangiare; mangisi in luogo santo: è cosa santissima. Facciasi al sacrificio per la colpa, come al sacrificio per lo peccato; siavi una stessa legge per l’uno e per l’altro; sia quel sacrificio del sacerdote, il qual con esso avrà fatto il purgamento del peccato. Parimente abbia per sè il sacerdote, che avrà offerto l’olocausto di alcuno, la pelle dell’olocausto ch’egli avrà offerto. Così ancora ogni offerta di panatica che si cuocerà al forno, o si apparecchierà nella padella, o in su la teglia sia del sacerdote che l’offerirà. Ma ogni offerta di panatica, intrisa con olio, o asciutta, sia di tutti i figliuoli di Aaronne indifferentemente E quest’è la legge del sacrificio da render grazie, che si offerirà al Signore. Se alcuno l’offerisce per sacrificio di laude, offerisca, oltre ad esso sacrificio di laude, delle focacce azzime, intrise con olio, e delle schiacciate azzime, unte con olio; e del fior di farina, cotta in su la teglia, in focacce intrise con olio. Offerisca ancora per sua offerta, oltre a quelle focacce, del pan lievitato, insieme col suo sacrificio di laude, da render grazie. E di quel pane lievitato, presentine uno di tutta l’offerta, in offerta elevata al Signore; ed esso sia del sacerdote che avrà sparso il sangue del sacrificio da render grazie. E mangisi la carne del suo sacrificio di laude da render grazie, nel giorno stesso ch’egli avrà fatta la sua offerta; non lascisene nulla di avanzo fino alla mattina. E se il sacrificio ch’egli offerirà è votato, o volontario, mangisi nel giorno stesso ch’egli l’avrà offerto; e se ne rimane alcuna cosa, mangisi il giorno seguente. E brucisi col fuoco quello che sarà rimasto della carne di esso sacrificio fino al terzo giorno. E se pure al terzo giorno si mangia della carne del sacrificio di colui da render grazie, colui che l’avrà offerto non sarà gradito; quello non gli sarà imputato; sarà fracidume; e la persona che ne avrà mangiato porterà la sua iniquità. E di questa carne ciò che avrà toccata qualunque cosa immonda, non mangisi; brucisi col fuoco; quant’è a questa carne, mangine chiunque è mondo. Ma la persona che avrà mangiata della carne del sacrificio da render grazie, offerto al Signore, avendo la sua immondizia addosso, sia ricisa da’ suoi popoli. Parimente la persona, la quale, avendo toccata qualunque cosa immonda, come immondizia d’uomo, o alcun animale immondo, o alcun rettile immondo, mangerà della carne del sacrificio da render grazie, offerta al Signore, sia ricisa da’ suoi popoli. Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Non mangiate alcun grasso, nè di bue, nè di pecora, nè di capra. Ben potrassi adoperare in qualunque altro uso il grasso di una bestia morta da sè, o il grasso di una bestia lacerata dalle fiere; ma non mangiatelo per niuna maniera. Perciocchè, se alcuno mangia del grasso di alcun animale, del quale si offerisce sacrificio fatto per fuoco al Signore, la persona che ne mangerà sarà ricisa da’ suoi popoli. Parimente, non mangiate, in niuna delle vostre abitazioni, alcun sangue, nè di uccelli, nè di bestie. Qualunque persona avrà mangiato alcun sangue, sia ricisa da’ suoi popoli. Il Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Se alcuno offerisce al Signore un suo sacrificio da render grazie, porti egli stesso al Signore la sua offerta del sacrificio da render grazie. Portino le sue mani stesse quelle cose che si hanno da ardere al Signore; porti il grasso, insieme col petto; il petto, per esser dimenato per offerta dimenata, nel cospetto del Signore. E faccia il sacerdote bruciare il grasso sopra l’Altare; e il petto sia di Aaronne e de’ suoi figliuoli. Date ancora al sacerdote, per offerta elevata, la spalla destra de’ vostri sacrificii da render grazie. Sia quella spalla destra di colui de’ figliuoli di Aaronne che avrà offerto il sangue, e il grasso de’ sacrificii da render grazie, per sua parte. Perciocchè io ho preso dai figliuoli d’Israele il petto dell’offerta dimenata, e la spalla dell’offerta elevata, de’ lor sacrificii da render grazie; e ho date al Sacerdote Aaronne, e a’ suoi figliuoli, per istatuto perpetuo, quelle cose che si devono prendere da’ figliuoli d’Israele Quest’è il diritto dell’Unzione di Aaronne, e dell’Unzione dei figliuoli suoi, che si deve torre dell’offerte fatte per fuoco al Signore, il quale è stato loro assegnato nel giorno che il Signore li ha fatti accostare, per esercitargli il sacerdozio. Il quale il Signore ha comandato che sia loro dato da’ figliuoli d’Israele, nel giorno che li ha unti, per istatuto perpetuo, per le lor generazioni. Quest’è la legge dell’olocausto, dell’offerta di panatica, e del sacrificio per lo peccato, e del sacrificio per la colpa, e del sacrificio delle consacrazioni, e del sacrificio da render grazie; la quale il Signore diede a Mosè, in sul monte di Sinai, nel giorno ch’egli comandò nel deserto di Sinai, a’ figliuoli d’Israele, d’offerir le loro offerte al Signore IL Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Prendi Aaronne, e i suoi figliuoli con lui; e i vestimenti, e l’olio dell’Unzione, e il giovenco per lo sacrificio per lo peccato, e i due montoni, e il paniere degli azzimi. E aduna tutta la raunanza, all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E Mosè fece come il Signore gli avea comandato; e la raunanza fu adunata all’entrata del Tabernacolo della convenza. E Mosè disse alla raunanza: Quest’è quello che il Signore ha comandato che si faccia. E Mosè fece accostare Aaronne e i suoi figliuoli, e li lavò con acqua. Poi mise indosso ad Aaronne la Tonica, e lo cinse con la Cintura; poi lo vestì del Manto, e gli mise l’Efod addosso, e lo cinse col fregio lavorato dell’Efod; e così con quello gli serrò le vesti addosso. Poi mise sopra lui il Pettorale, nel quale pose Urim e Tummim. Poi gli mise in capo la Benda; sopra la quale, in su la parte anteriore di essa, mise la lama d’oro, il Diadema di santità; come il Signore avea comandato a Mosè. Poi Mosè prese l’olio dell’Unzione, e unse il Tabernacolo, e tutte le cose che erano in esso; e le consacrò. E ne spruzzò l’Altare per sette volte, e unse l’Altare, e tutti i suoi strumenti; e la Conca, e il suo piede; per consacrar quelle cose. Poi versò dell’olio dell’Unzione in sul capo di Aaronne; e l’unse, per consacrarlo. Poi Mosè fece accostare i figliuoli di Aaronne e li vestì delle toniche, e li cinse con le cinture, e allacciò loro le mitrie; come il Signore gli avea comandato Appresso fece accostare il giovenco del sacrificio per lo peccato; e Aaronne e i suoi figliuoli posarono le mani in sul capo del giovenco del sacrificio per lo peccato. Poi Mosè lo scannò, e ne prese del sangue, e lo mise col dito in su le corna dell’Altare, attorno attorno, e purgò l’Altare; e versò il rimanente del sangue appiè dell’Altare; e così consacrò l’Altare, per far purgamento del peccato sopra esso. Appresso prese tutto il grasso ch’era sopra l’interiora, e la rete del fegato, e i due arnioni, col grasso loro; e Mosè fece bruciar quelle cose sopra l’Altare. Ma bruciò col fuoco fuor del campo il giovenco, e la sua pelle, e la sua carne, e il suo sterco; come il Signore gli avea comandato. Poi fece appressare il montone dell’olocausto; e Aaronne e i suoi figliuoli posarono le mani in sul capo del montone. E Mosè lo scannò, e ne sparse il sangue sopra l’Altare, attorno attorno. Poi tagliò il montone a pezzi; e fece bruciare il capo, e i pezzi, e la corata. E lavò con acqua l’interiora, e le gambe; e così fece bruciar tutto quel montone sopra l’Altare; come olocausto di soave odore, e offerta fatta per fuoco al Signore; come il Signore gli avea comandato. Poi fece appressare il secondo montone, il montone delle consacrazioni; e Aaronne e i suoi figliuoli posarono le mani in sul capo di esso. E Mosè lo scannò, e ne prese del sangue, e lo mise in sul tenerume dell’orecchia destra di Aaronne, e sopra il dito grosso della man destra di esso, e sopra il dito grosso del suo piè destro. Poi fece appressare i figliuoli di Aaronne, e pose di quel sangue in sul tenerume della loro orecchia destra, e sopra il dito grosso della lor mano destra, e sopra il dito grosso del lor piè destro; e sparse il rimanente di quel sangue in su l’Altare, attorno attorno. Poi prese il grasso, e la coda, e tutto il grasso ch’era sopra l’interiora, e la rete del fegato, e i due arnioni, col grasso loro, e la spalla destra. E del paniere degli azzimi, ch’era davanti al Signore, prese una focaccia azzima, e una focaccia di pane fatta con olio, e una schiacciata; e pose quelle sopra que’ grassi, e sopra la spalla destra. Poi mise tutte quelle cose in su le palme delle mani di Aaronne, e in su le palme delle mani de’ suoi figliuoli; e le fece dimenare per offerta dimenata, nel cospetto del Signore. Poi Mosè prese quelle cose d’in su le lor mani, e le fece bruciare sopra l’Altare, sopra l’olocausto; come offerte di consacrazioni, di odor soave, offerta fatta per fuoco al Signore. Poi Mosè prese il petto di quel montone, e lo dimenò per offerta dimenata, nel cospetto del Signore; e Mosè ebbe quello per la sua parte del montone delle consacrazioni; come il Signore gli avea comandato. Oltre a ciò, Mosè prese dell’olio dell’Unzione, e del sangue ch’era sopra l’Altare, e ne spruzzò Aaronne e i suoi vestimenti; e i figliuoli di esso, e i lor vestimenti; e così consacrò Aaronne e i suoi vestimenti; e i suoi figliuoli, e i vestimenti de’ suoi figliuoli E Mosè disse ad Aaronne e a’ suoi figliuoli: Fate cuocere cotesta carne all’entrata del Tabernacolo della convenenza, e quivi mangiatela; insieme col pane ch’è nel paniere dell’offerta delle consacrazioni; come mi è stato comandato, dicendo: Mangino Aaronne e i suoi figliuoli quelle cose. E bruciate col fuoco ciò che rimarrà della carne e del pane. E non vi dipartite dall’entrata del Tabernacolo della convenenza, per sette giorni; finchè non sieno compiuti i giorni delle vostre consacrazioni; conciossiachè abbiate ad esser consacrati nel vostro ufficio per lo spazio di sette giorni. Come si è oggi fatto, così avea il Signore comandato che si facesse, per far purgamento de’ vostri peccati. Dimorate adunque all’entrata del Tabernacolo della convenenza per sette giorni, dì e notte; e osservate ciò che il Signore ha comandato che si osservi; acciocchè non muoiate: perciocchè così mi è stato comandato. E Aaronne e i suoi figliuoli fecero tutte le cose che il Signore avea comandate per Mosè E L’OTTAVO giorno appresso, Mosè chiamò Aaronne e i suoi figliuoli, e gli Anziani d’Israele. E disse ad Aaronne: Prenditi un vitello per sacrificio per lo peccato, e un montone per olocausto; amendue senza difetto; e presentali davanti al Signore. E parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo; Prendete un becco per sacrificio per lo peccato, e un vitello, e un agnello, amendue di un anno, senza difetto, per olocausto; e un bue, e un montone, per sacrificio da render grazie, per sacrificarli davanti al Signore; e una offerta di panatica intrisa con olio; perchè oggi il Signore vi apparirà. Essi adunque presero le cose che Mosè avea comandate, e le addussero davanti al Tabernacolo della convenenza; e tutta la raunanza si accostò, e stette in piè davanti al Signore. E Mosè disse: Fate questo che il Signore ha comandato; e la gloria del Signore v’apparirà. E Mosè disse ad Aaronne: Accostati all’Altare, e fa’ il tuo sacrificio per lo peccato, e il tuo olocausto; e fa’ il purgamento de’ tuoi peccati, e di que’ del popolo; offerisci eziandio l’offerta del popolo, e fa’ il purgamento de lor peccati; come il Signore ha comandato Aaronne adunque si accostò all’Altare, e scannò il vitello del sacrificio per lo peccato ch’era per lui. E i suoi figliuoli gli porsero il sangue; ed egli intinse il dito nel sangue, e lo mise in su le corna dell’Altare; e sparse il rimanente del sangue appiè dell’Altare. E fece bruciare il grasso, e gli arnioni, e la rete del fegato, del sacrificio per lo peccato, sopra l’Altare; come il Signore avea comandato a Mosè. Ma bruciò col fuoco la carne, e la pelle, fuor del campo. Poi scannò l’olocausto, e i suoi figliuoli gliene porsero il sangue, ed egli lo sparse in su l’Altare, attorno attorno. Gli porsero eziandio l’olocausto tagliato a pezzi, insieme col capo; ed egli lo fece bruciar sopra l’Altare. E lavò l’interiora, e le gambe; e le bruciò sopra l’olocausto, sopra l’Altare. Poi offerse l’offerta del popolo; e prese il becco del sacrificio del popolo per lo peccato, e l’offerse per sacrificio per lo peccato, come il vitello precedente. Poi offerse l’olocausto; e ne fece come era ordinato. Poi offerse l’offerta di panatica; e n’empiè la palma della sua mano, e la fece bruciar sopra l’Altare; oltre all’olocausto della mattina. Appresso scannò il bue, e il montone del sacrificio del popolo da render grazie; e i suoi figliuoli gliene porsero il sangue, ed egli lo sparse in su l’Altare, attorno attorno. Gli porsero eziandio i grassi del bue; e del montone la coda, e il grasso che copre l’interiora, e gli arnioni, e la rete del fegato. E posero i grassi in su i petti; ed Aaronne fece bruciar que’ grassi sopra l’Altare. E dimenò, per offerta dimenata, que’ petti, e quella spalla destra davanti al Signore, come Mosè avea comandato. Poi Aaronne alzò le mani verso il popolo, e lo benedisse; e, dopo che ebbe fatto il sacrificio per lo peccato, l’olocausto, e i sacrificii da render grazie, scese giù Or Mosè ed Aaronne erano entrati nel Tabernacolo della convenenza; poi, essendone usciti, aveano benedetto il popolo; e la gloria del Signore era apparita a tutto il popolo. E un fuoco era uscito dal cospetto del Signore, e avea consumato l’olocausto, ed i grassi, sopra l’Altare. E tutto il popolo lo vide, e diede grida di allegrezza, e si gittò in terra sopra la sua faccia OR Nadab ed Abihu, figliuoli di Aaronne, presero ciascuno il suo turibolo, e vi posero dentro del fuoco, e vi misero su dell’incenso; e presentarono davanti al Signore del fuoco strano; il che egli non avea lor comandato. E un fuoco uscì dal cospetto del Signore, il quale li divampò; ed essi morirono davanti al Signore E Mosè disse ad Aaronne: Quest’è pur quello che il Signore ha pronunziato, dicendo: Io sarò santificato ne’ miei più prossimi; e sarò glorificato in presenza di tutto il popolo. E Aaronne tacque. E Mosè chiamò Misael ed Elsafan, figliuoli di Uzziel, zio di Aaronne, e disse loro: Accostatevi; portatene i vostri fratelli d’innanzi al Santuario fuor del campo. Ed essi si accostarono, e li portarono via con le lor toniche, fuor del campo; come Mosè avea detto. E Mosè disse ad Aaronne, e a Eleazar, e a Itamar, suoi figliuoli: Non andate a capo scoperto, e non vi sdrucite i vestimenti; acciocchè non muoiate, e ch’egli non si adiri contro a tutta la raunanza; ma piangano i vostri fratelli, tutta la casa d’Israele, l’arsione che il Signore ha fatta. E non vi dipartite dall’entrata del Tabernacolo della convenenza, che talora non muoiate; perciocchè l’olio dell’Unzione del Signore è sopra voi. Ed essi fecero secondo la parola di Mosè E IL Signore parlò ad Aaronne, dicendo: Non ber vino, nè cervogia, nè tu, nè i tuoi figliuoli, quando avrete ad entrar nel Tabernacolo della convenenza; acciocchè non muoiate. Sia questo uno statuto perpetuo per le vostre generazioni. E ciò per poter discernere tra la cosa santa e la profana; e tra la cosa immonda e la monda; e per insegnare a’ figliuoli d’Israele tutti gli statuti che il Signore ha loro dati per Mosè Poi Mosè parlò ad Aaronne, e a Eleazar, e a Itamar, suoi figliuoli, ch’erano rimasti, dicendo: Pigliate l’offerta di panatica ch’è rimasta dell’offerte fatte per fuoco al Signore, e mangiatela in pani azzimi appresso all’Altare; conciossiachè sia cosa santissima. Mangiatela adunque in luogo santo; perciocchè è la parte ordinata per te, e per i tuoi figliuoli, delle offerte che si fanno per fuoco al Signore; perciocchè così mi è stato comandato. Mangiate ancora il petto dell’offerta dimenata, e la spalla dell’offerta elevata, in luogo mondo, tu, e i tuoi figliuoli, e le tue figliuole, teco; perciocchè quelle sono state date a te, ed ai tuoi figliuoli, per parte vostra de’ sacrificii da render grazie de’ figliuoli d’Israele. Portino essi la spalla dell’offerta elevata, e il petto dell’offerta dimenata, insieme co’ grassi che si hanno da ardere, acciocchè quelle cose sieno dimenate davanti al Signore, per offerta dimenata; e sieno di te, e de’ tuoi figliuoli teco, per istatuto perpetuo; come il Signore ha comandato. Or Mosè cercò, e ricercò il becco del sacrificio per lo peccato; ed ecco, egli era stato bruciato; laonde si adirò gravemente contro ad Eleazar, e contro ad Itamar, figliuoli di Aaronne, ch’erano rimasti, dicendo: Perchè non avete voi mangiato il sacrificio per lo peccato nel luogo santo? conciossiachè sia cosa santissima, e che il Signore ve l’abbia dato per portar l’iniquità della raunanza, per far purgamento de’ peccati di essa, nel cospetto del Signore. Ecco, il sangue di esso non è stato portato dentro al Santuario; per l’innanzi adunque del tutto mangiatelo nel luogo santo, come io ho comandato. E Aaronne disse a Mosè: Ecco, essi hanno oggi offerto il loro sacrificio per lo peccato, e il loro olocausto, davanti al Signore; e cotali cose mi sono avvenute; se dunque io avessi oggi mangiato del sacrificio per lo peccato, sarebbe ciò piaciuto al Signore? E, quando Mosè ebbe udito questo, fu contento POI il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, dicendo loro: Parlate a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Questi son gli animali, de’ quali voi potrete mangiare, d’infra tutte le bestie che son sopra la terra. D’infra le bestie a quattro piedi, voi potrete mangiar di tutte quelle bestie che hanno il piè forcuto, e l’unghia spartita in due, e che ruminano. Ma, fra quelle che hanno il piè forcuto, o che ruminano, non mangiate di queste: del cammello; conciossiachè egli rumini, ma non abbia il piè forcuto; siavi immondo; nè del coniglio; conciossiachè egli rumini, ma non abbia il piè forcuto; siavi immondo; nè della lepre; conciossiachè ella rumini, ma non abbia il piè forcuto; siavi immonda; nè del porco; conciossiachè egli abbia il piè forcuto, e spartito in due, ma non rumini; siavi immondo. Non mangiate della carne loro, e non toccate le lor carogne; sienvi immonde Voi potrete mangiar di queste specie d’infra tutti gli animali acquatici, cioè: di tutti quelli che hanno pennette, e scaglie, nell’acque, così ne’ mari, come nei fiumi. Ma siavi in abbominazione tutto ciò che non ha pennette, nè scaglie, così ne’ mari, come ne’ fiumi, fra tutti i rettili acquatici, e fra tutti gli animali che vivono nelle acque. Sienvi adunque in abbominazione; non mangiate della carne loro, e abbiate in abbominio le lor carogne. In somma, siavi cosa abbominevole ogni animale che nell’acque non ha pennette, nè scaglie. E fra gli uccelli abbiate questi in abbominio; non manginsi; son cosa abbominevole: l’aquila, il girifalco, l’aquila marina; ogni specie di nibbio e di avvoltoio; ogni specie di corvo; l’ulula, la civetta, la folica, e ogni specie di sparviere; il gufo, lo smergo, e l’alocco; il cigno, il pellicano, la pica; la cicogna, e ogni specie di aghirone; l’upupa, e il vipistrello Siavi parimente in abbominio ogni rettile che vola, e cammina a quattro piedi. Ma pur d’infra tutti i rettili che volano, e camminano a quattro piedi, voi potrete mangiar di quelli che hanno garetti disopra a’ piedi, per saltar con essi in su la terra. Di tali potrete mangiar di questi; d’ogni specie di arbe, di ogni specie di soleam, d’ogni specie di argol, e d’ogni specie di agab. Ma siavi in abbominio ogni altro rettile che vola, ed ha quattro piedi. E per queste bestie voi vi renderete immondi; chiunque toccherà il corpo morto loro, sarà immondo infino alla sera. E chiunque avrà portato del lor corpo morto lavi i suoi vestimenti, e sia immondo infino alla sera. Di tutte le bestie domestiche sienvi immonde tutte quelle che hanno l’unghia fessa, ma non spartita in due, e che non ruminano; chiunque avrà toccati tali animali, sia immondo. E di tutte le bestie che camminano a quattro piedi sienvi immonde tutte quelle che camminano sopra le lor branche; chiunque avrà toccato il corpo morto di tali bestie, sia immondo infino alla sera. E chi avrà portato il lor corpo morto lavi i suoi vestimenti, e sia immondo infino alla sera; quelle bestie vi sono immonde. E de’ rettili che van serpendo sopra la terra, sienvi immondi questi, cioè: ogni specie di donnola, e di topo, e di testuggine; e il toporagno, e il cameleone, e la lucertola, e la tarantola, e la talpa. Fra tutti i rettili, sienvi questi immondi; chiunque li avrà toccati, essendo morti, sia immondo infino alla sera. E qualunque cosa, sopra la quale sarà caduto alcuno di que’ rettili, essendo morto, sia immonda; qualunque vasello di legno, o vestimento, o pelle, o sacco, o qualunque altro strumento, col quale si fa alcun servigio; e però sia posto nell’acqua, e sia immondo infino alla sera; poi sia mondo. E se alcun di quei rettili sarà caduto dentro alcun testo, tutto quello che vi sarà dentro sia immondo, e spezzate il testo. Qualunque vivanda si mangia, sopra la quale si mette dell’acqua, sia immonda; e qualunque bevanda si beve, in qualche vaso ella si sia, sia immonda. E ogni cosa, sopra la quale caderà del corpo morto loro, sia immonda; il forno, o il testo da cuocere, sia disfatto; essi sono immondi; però teneteli per immondi. Ma pur la fonte, o il pozzo d’acqua raccolta, sia monda; ma chi avrà tocco il corpo morto loro, sia immondo. Ma, se cade del corpo morto loro sopra qualunque semenza che si semina, sia quella semenza monda. Ma, se è stata messa dell’acqua sopra la semenza, e vi cade sopra del corpo morto loro, siavi quella semenza immonda. E, quando alcuna di quelle bestie che vi son per cibo sarà morta da sè, chi avrà tocco il corpo morto di essa, sia immondo infino alla sera. E chi avrà mangiata della carne morta di essa lavi i suoi vestimenti, e sia immondo infino alla sera; parimente, chi avrà portato il corpo morto di essa lavi i suoi vestimenti, e sia immondo infino alla sera. Ogni rettile che serpe sopra la terra sia immondo; non mangisi. D’infra tutti i rettili che serpono sopra la terra non mangiate niuno di quelli che camminano in sul petto, o sia che camminino a quattro piedi, o che abbiano più piedi; perciocchè son cosa abbominevole Non rendete abbominevoli le vostre persone per niun rettile che serpe; e non vi contaminate con essi, onde siate immondi per essi. Perciocchè io sono il Signore Iddio vostro; santificatevi adunque, e siate santi; conciossiachè io sia santo; e non contaminate le vostre persone con alcun rettile che serpe sopra la terra. Perciocchè io sono il Signore, che vi ho tratti fuor del paese di Egitto, acciocchè io vi sia Dio; siate adunque santi; imperocchè io son santo. Quest’è la legge intorno alle bestie, e agli uccelli, e ad ogni animal vivente che guizza nelle acque, e ad ogni animale che serpe sopra la terra; per discernere fra l’immondo e il mondo; e fra gli animali che si posson mangiare, e quelli che non si devono mangiare IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Quando una donna avrà fatto un figliuolo, e avrà partorito un maschio, sia immonda sette giorni; sia immonda come al tempo che è separata per la sua immondizia. E, nell’ottavo giorno, circoncidasi la carne del prepuzio del fanciullo. Poi stia quella donna trentatrè giorni a purificarsi del sangue; non tocchi alcuna cosa sacra, e non venga al Santuario, finchè non sieno compiuti i giorni della sua purificazione. Ma, se partorisce una femmina, sia immonda lo spazio di due settimane, come al tempo ch’ella è separata per la sua immondizia, poi stia sessantasei giorni a purificarsi del sangue E, quando saranno compiuti i giorni della sua purificazione, per figliuolo, o per figliuola, porti al sacerdote, all’entrata del Tabernacolo della convenenza, un agnello d’un anno, per olocausto; e un pippione, o una tortola, per sacrificio per lo peccato. E offerisca il sacerdote quelle cose davanti al Signore, e faccia il purgamento del peccato di essa; ed ella sarà purificata del suo flusso di sangue. Questa è la legge della donna che partorisce maschio o femmina. E se pur non avrà il modo di fornire un agnello, pigli due tortole, o due pippioni, l’uno per olocausto, l’altro per sacrificio per lo peccato; e faccia il sacerdote il purgamento del peccato di essa; ed ella sarà purificata IL Signore parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Quando nella pelle della carne di alcuno vi sarà tumore, o rogna, o bolla, o tacca tralucente; e ciò diventerà nella pelle della sua carne come piaga di lebbra; sia colui condotto al Sacerdote Aaronne, ovvero ad uno de’ suoi figliuoli sacerdoti. E riguardi il sacerdote la piaga nella pelle della carne di esso; e se il pelo della piaga ha mutato colore, ed è divenuto bianco, e la piaga apparisce più profonda della pelle della carne di esso, è piaga di lebbra; perciò, dopo che il sacerdote l’avrà riguardato, dichiarilo immondo. Ma, se è una tacca tralucente, e bianca, nella pelle della carne di esso, senza apparir più profonda della pelle, e senza che il suo pelo abbia mutato colore, nè sia divenuto bianco; rinchiuda il sacerdote colui che avrà quella piaga, per sette giorni. E se, al settimo giorno, al sacerdote, riguardandolo, parrà che la piaga si sia arrestata, e non si sia allargata nella pelle, rinchiudalo di nuovo per sette giorni. Che se, al settimo giorno, il sacerdote, riguardandolo di nuovo, vede che la piaga si sia ristretta, e non si sia allargata nella pelle, dichiarilo netto; è rogna; e lavi colui i suoi vestimenti; e sarà netto. Ma, se pur quella rogna si è allargata nella pelle, dopo che colui si sarà fatto riguardare al sacerdote, per esser dichiarato netto; e sarà stato riguardato la seconda volta dal sacerdote; e, riguardandolo il sacerdote, ecco, la rogna si è allargata nella pelle; dichiari il sacerdote colui immondo; è lebbra. Quando vi sarà in alcuno piaga di lebbra, sia condotto al sacerdote. E se, riguardandolo il sacerdote, ecco vi è alcun tumore bianco nella pelle, e il pelo di essa ha mutato colore, ed è divenuto bianco, e vi è qualche rimanente di carne viva nel tumore; è lebbra invecchiata nella pelle della carne di colui; perciò, dichiarilo il sacerdote immondo; non rinchiudalo; conciossiachè egli sia immondo. Ma, se la lebbra germoglia largamente nella pelle, e copre tutta la pelle di colui che avrà la piaga, dal capo ai piedi, dovunque il sacerdote potrà vedere con gli occhi; allora, se, riguardandolo il sacerdote, ecco, la lebbra ha coperta tutta la pelle di esso, dichiarilo netto; la piaga è tutta divenuta bianca; egli è netto. Ma, al giorno che apparirà in lui alcuna carne viva, sia immondo. E il sacerdote, avendo veduta la carne viva, dichiarilo immondo; la carne viva è immonda; è lebbra. Che se la carne viva si muta di nuovo, e diviene bianca, venga colui al sacerdote. E se, riguardandolo il sacerdote, ecco, la piaga ha mutato colore, ed è divenuta bianca, dichiari netto colui che avrà la piaga; egli è netto Quando vi sarà stato nella pelle della carne di alcuno ulcera, la qual sia guarita; e poi, nel luogo dell’ulcera nascerà tumor bianco, o tacca tralucente, bianca, rosseggiante; sia mostrato al sacerdote. E se, riguardandolo il sacerdote, ecco, quella apparisce più bassa che la pelle, e il pelo di essa ha mutato colore, ed è divenuto bianco; dichiari colui immondo; è piaga di lebbra, la quale è germogliata nell’ulcera. Ma se, riguardandolo il sacerdote, ecco, non vi è alcun pelo bianco, ed ella non è più bassa che la pelle, ed ella s’è ristretta; rinchiudalo il sacerdote per sette giorni. Ma, se pur quella si è allargata nella pelle, dichiarilo il sacerdote immondo; è piaga di lebbra. Ma, se la tacca tralucente si è arrestata nel suo luogo, e non si è allargata; è la crosta dell’ulcera; perciò, dichiarilo il sacerdote netto. Parimente, quando nella pelle della carne di alcuno vi sarà arsura di fuoco, e in quella parte guarita dell’arsura vi sarà tacca tralucente, bianca, rosseggiante, o sol bianca; e, riguardandola il sacerdote, ecco, il pelo nella tacca ha mutato colore, ed è divenuto bianco, ed essa apparisce più profonda che la pelle; è lebbra ch’è germogliata nell’arsura; perciò, dichiari il sacerdote colui immondo; è piaga di lebbra. Ma se, riguardandola il sacerdote, ecco, non vi è alcun pelo bianco nella tacca, ed ella non è punto più bassa che la pelle, e si è ristretta; rinchiuda il sacerdote colui per sette giorni. Ma se pure, riguardando il sacerdote quella tacca al settimo giorno, ella si è allargata nella pelle; dichiari il sacerdote colui immondo; è piaga di lebbra. Ma, se la tacca si è arrestata nel suo luogo, e non si è allargata nella pelle, anzi si è ristretta; è una sobbollitura di arsura; perciò, dichiarilo il sacerdote netto; conciossiachè sia crosta di arsura. E se un uomo, o una donna, ha alcuna piaga, nel capo, o nella barba; e, riguardando il sacerdote la piaga, ecco, ella apparisce più profonda che la pelle; e vi è in essa alcun pelo giallo sottile; dichiari il sacerdote colui immondo; è tigna, è lebbra di capo, o di barba. Ma se, riguardando il sacerdote quella piaga della tigna, ecco, ella non apparisce più profonda che la pelle, ma non vi è alcun pelo bruno; rinchiuda il sacerdote colui che avrà la piaga della tigna, per sette giorni. E se, riguardando il sacerdote quella piaga al settimo giorno, ecco la tigna non si è allargata, e non vi è nato alcun pelo giallo, e la tigna non apparisce più profonda che la pelle; radasi colui, ma non rada la tigna; poi rinchiudalo il sacerdote di nuovo per sette giorni. E se, riguardando il sacerdote la tigna al settimo giorno, ecco, la tigna non si è allargata nella pelle, e non apparisce punto più profonda della pelle; dichiari il sacerdote colui netto; e lavi egli i suoi vestimenti, e sarà netto. Ma se pure, dopo che sarà stato dichiarato netto, la tigna si allarga nella sua pelle; e, riguardandolo il sacerdote, ecco, la tigna si è allargata nella pelle: non cerchi il sacerdote del pelo giallo; colui è immondo. Ma, se gli pare che la tigna si sia arrestata, e il pelo bruno vi è nato, la tigna è guarita; colui è netto; dichiarilo adunque il sacerdote netto E se un uomo, o una donna, ha alcune tacche tralucenti, bianche, nella pelle della sua carne; e, riguardandolo il sacerdote, ecco, nella pelle della lor carne vi sono delle tacche bianche, tralucenti, raggrinzate; son broffole, che son germogliate nella pelle; quella persona è netta. E se il capo di alcuno è tutto senza peli, egli è calvo; è netto. E s’egli ha la testa pelata dalla parte della faccia, egli è calvo dalla fronte; è netto. Ma, se nel capo tutto senza peli, o calvo dalla fronte, v’è piaga bianca rosseggiante, è lebbra, che germoglia nel capo tutto senza peli, o calvo dalla fronte. Se adunque, riguardandolo il sacerdote, ecco un tumore di piaga bianca rosseggiante nel capo, tutto senza peli, o calvo dalla fronte, simile in vista alla lebbra della pelle della carne; colui è lebbroso; egli è immondo; del tutto dichiarilo il sacerdote immondo; egli ha la sua piaga nel capo. Or abbia il lebbroso, in cui sarà piaga di lebbra, i vestimenti sdruciti, e il capo scoperto, e velisi il labbro disopra; e vada gridando: L’immondo! l’immondo! Sia immondo tutto il tempo che quella piaga sarà in lui; egli è immondo; dimori in disparte, sia la sua stanza fuor del campo E se vi è piaga di lebbra in alcun vestimento di lana o di lino; ovvero in istame, o in trama di lino, o di lana, o in pelle; ovvero in qualunque lavorio di pelle; ed essa piaga è verdeggiante, o rosseggiante, nel vestimento, o nella pelle, o nello stame, o nella trama, o in qualunque cosa fatta di pelle; è piaga di lebbra; sia adunque mostrata al sacerdote. E il sacerdote, dopo averla riguardata, rinchiuda quello in che sarà la piaga, per sette giorni. E se, al settimo giorno, egli vede che la piaga si sia allargata nel vestimento, o nello stame, o nella trama, o nella pelle, in qualunque lavorio s’adoperi pelle; quella piaga è lebbra rodente; quella cosa è immonda. Perciò, faccia bruciar quel vestimento, o quello stame, o quella trama, di lana, o di lino, ovvero qualunque cosa fatta di pelle nella quale sia quella piaga; conciossiachè sia lebbra rodente; brucisi col fuoco. Ma se, riguardandola il sacerdote, ecco, la piaga non si è allargata nel vestimento, nello stame, nella trama, ovvero in qualunque cosa fatta di pelle; comandi che si lavi ciò in che sarà la piaga; e rinchiudalo il sacerdote per sette altri giorni. Ma se, dopo che ciò in che sarà la piaga sarà stato lavato; e, riguardandolo il sacerdote, ecco, la piaga non ha mutato colore, benchè non si sia allargata; quella cosa è immonda; brucisi col fuoco; è una rosura che fa cava, o nel diritto, o nel rovescio di quella cosa. Ma se, riguardandola il sacerdote, ecco, la piaga si è arrestata, dopo essere stata lavata, stracci quella parte, dove sarà la piaga, dal vestimento, o dalla pelle, o dallo stame, o dalla trama. E se apparisce ancora nel vestimento, o nello stame, o nella trama, ovvero in qualunque cosa fatta di pelle; è lebbra germogliante; bruciate col fuoco ciò in che sarà la piaga. Ma il vestimento, o lo stame, o la trama, o qualunque cosa fatta di pelle, dalla quale, dopo che tu l’avrai lavata, la piaga sarà dipartita, lavisi di nuovo; e sarà netta. Quest’è la legge della piaga della lebbra nel vestimento di lana, o di lino, o nello stame, o nella trama, o in qualunque cosa fatta di pelle; per dichiararla o netta, o immonda IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Quest’è la legge intorno al lebbroso, nel giorno della sua purificazione: Sia menato al sacerdote. Ed esca il sacerdote fuor del campo; e se, avendo riguardato colui, ecco, la piaga della lebbra è guarita nel lebbroso; comandi che si prendano, per colui che si purificherà, due uccelletti vivi, mondi, e del legno di cedro, e dello scarlatto, e dell’isopo. Poi comandi il sacerdote, che si scanni l’uno degli uccelletti, versandone il sangue dentro un testo, sopra dell’acqua viva. Ed egli stesso prenda l’uccelletto vivo, e il legno di cedro, e lo scarlatto, e l’isopo; e intinga quelle cose, insieme con l’uccelletto vivo, nel sangue dell’uccelletto scannato sopra l’acqua viva. E spruzzine sette volte colui che si purifica della lebbra; e, dopo averlo così purificato, lascine andar libero l’uccelletto vivo, su per li campi. E colui che si purifica lavi i suoi vestimenti, e radasi tutti i peli, e lavisi con acqua; e sarà netto; poi potrà entrar nel campo; ma dimori sette giorni fuor del suo padiglione. E al settimo giorno radasi tutti i peli, il capo, e la barba, e le ciglia degli occhi; in somma, radasi tutti i peli, e lavi i suoi vestimenti; lavisi parimente con acqua le carni; e sarà netto E l’ottavo giorno appresso, prenda due agnelli senza difetto, e un’agnella d’un anno, senza difetto, e tre decimi di fior di farina stemperata con olio, per offerta di panatica, e un log d’olio. E presenti il sacerdote, che farà la purificazione, colui che si purificherà, insieme con quelle cose, davanti al Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza. Poi prenda il sacerdote l’uno degli agnelli, e offeriscalo per la colpa; insieme col log dell’olio; e dimeni quelle cose per offerta davanti al Signore. Poi scanni l’agnello nel luogo dove si scannano i sacrificii per lo peccato, e gli olocausti, in luogo santo; perciocchè, come il sacrificio per lo peccato appartiene al sacerdote, così ancora gli appartiene il sacrificio per la colpa; è cosa santissima. E prenda il sacerdote del sangue del sacrificio per la colpa, e mettalo in sul tenerume dell’orecchia destra di colui che si purificherà, e in sul dito grosso della sua man destra, e in sul dito grosso del suo piè destro. Poi prenda il sacerdote dell’olio di quel log, e versine sopra la palma della sua man sinistra. E intinga il dito della sua man destra, in quell’olio che sarà sopra la palma della sua man sinistra; e col dito spruzzi di quell’olio sette volte nel cospetto del Signore. E del rimanente dell’olio, ch’egli avrà in su la palma della mano, mettane in sul tenerume dell’orechhia destra di colui che si purificherà; e in sul dito grosso della sua man destra e in sul dito grosso del suo piè destro, sopra il sangue del sacrificio per la colpa. E metta il sacerdote il rimasto dell’olio, ch’egli avrà in mano, in sul capo di colui che si purificherà. E così faccia il sacerdote il purgamento per lui, davanti al Signore. Poi offerisca il sacerdote il sacrificio per lo peccato; e faccia il purgamento per colui che si purificherà della sua immondizia; e poi appresso scanni l’olocausto. E offerisca l’olocausto, insieme con l’offerta di panatica, sopra l’Altare. Così faccia il sacerdote purgamento per colui, ed egli sarà netto Ma, se colui è povero, e non può fornire quelle cose, prenda un agnello per sacrificio per la colpa, per essere offerto in offerta dimenata, per far purgamento per lui; e un decimo di fior di farina intrisa con olio, per offerta di panatica, e un log d’olio; e due tortole, o due pippioni, secondo ch’egli potrà fornire; de’ quali l’uno sarà per sacrificio per lo peccato, e l’altro per olocausto. E porti quelle cose al sacerdote, all’entrata del Tabernacolo della convenenza, davanti al Signore, l’ottavo giorno appresso la sua purificazione. E prenda il sacerdote l’agnello per sacrificio per la colpa, e il log d’olio; e dimenti quelle cose davanti al Signore, in offerta dimenata. Poi scanni l’agnello del sacrificio per la colpa, e prenda del sangue di esso, e mettalo in sul tenerume dell’orecchia destra di colui che si purificherà, e in sul dito grosso della sua man destra, e in sul dito grosso del suo piè destro. Poi versi di quell’olio in su la palma della sua man sinistra. E col dito della sua man destra spruzzi il sacerdote di quell’olio, che egli avrà nella sua man sinistra, sette volte davanti al Signore. Poi metta di quell’olio, ch’egli avrà sopra la palma della sua mano, in sul tenerume dell’orecchia destra di colui che si purificherà, e in sul dito grosso della sua man destra, e in sul dito grosso del suo piè destro, sopra il luogo dove sarà stato posto il sangue del sacrificio per la colpa. Poi metta il sacerdote il rimanente di quell’olio, ch’egli avrà sopra la palma della sua mano, in sul capo di colui che si purificherà, per far purgamento per lui nel cospetto del Signore. Poi sacrifichi l’una di quelle tortole, o l’uno di que’ pippioni, secondo che colui avrà potuto fornire. Di quello ch’egli avrà potuto fornire, o tortole o pippioni, siane uno per sacrificio per lo peccato, e l’altro per olocausto, insieme con l’offerta di panatica. E così il sacerdote faccia il purgamento davanti al Signore per colui che si purificherà. Quest’è la legge intorno a colui, in cui sarà stata piaga di lebbra, il quale non potrà fornire le cose suddette per la sua purificazione IL Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Quando voi sarete entrati nel paese di Canaan, il quale io vi do per possessione, se io mando piaga di lebbra in alcuna casa del paese della vostra possessione; venga colui di cui sarà la casa, e significhilo al sacerdote, dicendo: Egli appare come una piaga di lebbra nella mia casa. Allora comandi il sacerdote che si sgomberi la casa, avanti ch’egli vi entri per riguardar la piaga, acciocchè non sia immondo tutto ciò che sarà in quella casa; dopo questo, entrivi il sacerdote, per riguardar la casa. E se, avendo riguardata la piaga, vedrà che vi sia piaga nelle pareti della casa, fossatelle verdeggianti, o rosseggianti, che appariscano più basse della parete; escasene il sacerdote fuor della casa, all’uscio di essa, e serri la casa per sette giorni. E il settimo giorno appresso, tornivi il sacerdote; e se, riguardandola, ecco, la piaga si è allargata per le pareti della casa; comandi che si cavino le pietre, nelle quali sarà la piaga, e che si gittino fuor della città in luogo immondo. E faccia rader lo smalto della casa di dentro d’ogni intorno, e versisi la polvere dello smalto che si sarà raso, fuor della città, in luogo immondo. Poi prendansi dell’altre pietre, e ficchinsi in luogo di quelle; prendasi ancora dell’altro smalto, e smaltisene la casa. Ma, se la piaga torna a germogliar nella casa, dopo che ne saranno state cavate le pietre, e dopo che la casa sarà stata rasa, e di nuovo smaltata; e il sacerdote, entrandovi, e riguardando, ecco, la piaga si è allargata nella casa; è lebbra rodente nella casa; la casa è immonda. Perciò disfacciasi quella casa, le sue pietre, e il suo legname, e tutto lo smalto di essa; e portinsi quelle cose fuor della città, in luogo immondo. E chi sarà entrato in quella casa, in tutti i giorni ch’ella sarà serrata, sia immondo infino alla sera. E chi sarà giaciuto in quelle casa, lavi i suoi vestimenti; parimente, chi avrà mangiato in essa, lavi i suoi vestimenti. Ma se pure, essendovi entrato il sacerdote, e avendo riguardato, ecco, la piaga non si è allargata nella casa, dopo che è stata smaltata; dichiari quella casa netta; conciossiachè la piaga sia guarita. Poi prenda, per purificar la casa, due uccelletti, e del legno di cedro, e dello scarlatto, e dell’isopo. E scanni l’uno degli uccelletti; versandone il sangue dentro un testo, sopra dell’acqua viva. Poi prenda il legno di cedro e l’isopo, e lo scarlatto, e l’uccelletto vivo, e intinga quelle cose nel sangue dell’uccelletto scannato, e nell’acqua viva; e spruzzi la casa sette volte. E così purifichi la casa col sangue dell’uccelletto, e con l’acqua viva, e con l’uccelletto vivo, e col legno di cedro, e con l’isopo, e con lo scarlatto; poi lascine andar libero l’uccelletto vivo, fuor della città, su per li campi; e così faccia il purgamento per la casa; ed ella sarà netta Quest’è la legge intorno a qualunque piaga di lebbra, o tigna; e intorno alla lebbra di vestimento o di casa; e intorno a tumore, o bolla, o tacca tralucente; per insegnare in qual giorno alcuna cosa è immonda, e in quale è netta. Quest’è la legge intorno alla lebbra IL Signore parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Parlate ai figliuoli d’Israele, e dite loro: Quando ad alcuno colerà la carne, egli è immondo per la sua colagione. E questa sarà la sua immondizia, per la sua colagione; o sia che la sua carne coli a guisa di bava, o che la sua carne rattenga la sua colagione; ciò è la sua immondizia. Sia immondo ogni letto, sopra il quale sarà giaciuto colui che avrà la colagione; sieno parimente immonde tutte le masserizie, sopra le quali egli sarà seduto. E colui che avrà tocco il letto di esso, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. Parimente, chi sarà seduto sopra alcuna delle masserizie, sopra la quale sia seduto colui che avrà la colagione, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. Simigliantemente, chi avrà tocca la carne di colui che avrà la colagione, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. E se colui che avrà la colagione sputa sopra alcuna persona netta, lavi quella persona i suoi vestimenti, e sè stessa, con acqua; e sia immonda infino alla sera. Sia parimente immonda ogni sella, sopra la quale colui che avrà la colagione sarà cavalcato. E chiunque avrà tocca cosa alcuna che sia stata sotto di lui, sia immondo infino alla sera; e chi porterà cotali cose, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. E chiunque sarà stato tocco da colui che avrà la colagione, senza ch’egli abbia prima tuffate le mani nell’acqua; lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. E sia spezzato il testo, il quale colui che avrà la colagione avrà tocco; e ogni vasello di legno sia tuffato nell’acqua. E quando colui che avrà la colagione si purificherà della sua colagione contisi sette giorni per la sua purificazione, e lavi i suoi vestimenti; lavisi parimente le carni con acqua viva; e sarà netto. E l’ottavo giorno, prendasi due tortole, o due pippioni, e venga davanti al Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e rechi quelli al sacerdote. E offeriscali il sacerdote, l’uno in sacrificio per lo peccato, e l’altro in olocausto; e così faccia il sacerdote, davanti al Signore, il purgamento per lui della sua colagione. E quando di alcuno sarà uscito seme genitale, lavisi egli con acqua tutte le carni; e sia immondo infino alla sera. Sia eziandio lavata con acqua ogni vesta, e ogni pelle, sopra la quale sarà seme genitale; e sia immonda infino alla sera. E se un uomo, che abbia la colagione, giace carnalmente con una donna; lavinsi amendue con acqua, e sieno immondi infino alla sera E quando la donna avrà il suo flusso, quando le colerà sangue dalla sua carne, dimori separata sette giorni; e chiunque la toccherà sia immondo infino alla sera. E ogni cosa, sopra la quale ella si sarà giaciuta, mentre sarà separata, sia immonda; sia parimente immonda ogni cosa, sopra la quale si sarà seduta. E chiunque avrà toccato il letto di essa, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. Parimente, chiunque avrà tocca alcuna delle masserizie, sopra la quale ella si sarà seduta, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. Anzi, se alcuna cosa è sopra il letto o sopra alcun arnese, sopra il quale ella sia seduta, quando alcuno toccherà quella cosa, sia immondo infino alla sera. E se pure alcuno giace con lei talchè abbia addosso della di lei immondizia, sia immondo sette giorni; e sia immondo ogni letto, sopra il quale egli sarà giaciuto. Parimente, quando la donna avrà il flusso del sangue più dì, fuor del tempo de’ suoi corsi; ovvero, quando avrà esso flusso oltre al tempo di essi; sia immonda tutto il tempo del flusso della sua immondizia, come al tempo de’ suoi corsi. Siale ogni letto, sopra il quale sarà giaciuta in tutto il tempo del suo flusso, come il letto, sopra il quale giacerà avendo i suoi corsi; sieno parimente tutte le masserizie, sopra le quali ella si sederà, immonde, per l’immondizia de’ suoi corsi. E chiunque avrà tocche quelle cose sia immondo; e lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera. E, quando sarà netta del suo flusso, contisi sette giorni; e poi sarà netta. E l’ottavo giorno prendasi due tortole, o due pippioni; e portili al sacerdote, all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E offeriscane il sacerdote uno in sacrificio per lo peccato, e l’altro in olocausto; e così faccia il sacerdote il purgamento per lei del flusso della sua immondizia, nel cospetto del Signore. Così fate che i figliuoli d’Israele si guardino della loro immondizia; acciocchè non muoiano per la loro immondizia, contaminando il mio Tabernacolo, ch’è nel mezzo di loro. Quest’è la legge intorno a colui del quale esce seme genitale, onde è renduto immondo; e intorno alla donna che ha l’infermità della sua immondizia; e intorno a chiunque ha flusso, maschio, o femmina; e intorno all’uomo che sarà giaciuto con donna immonda E IL Signore parlò a Mosè, dopo che i due figliuoli di Aaronne furon morti, quando, essendosi appressati davanti al Signore, morirono. Il Signore adunque disse a Mosè: Parla ad Aaronne, tuo fratello, che non entri in ogni tempo nel Santuario, dentro della Cortina, davanti al Coperchio, ch’è in su l’Arca, acciocchè non muoia; conciossiachè io apparisca nella nuvola, in sul Coperchio. Entri Aaronne nel Santuario con questo, cioè: con un giovenco per sacrificio per lo peccato, e un montone per olocausto; vestasi la sacra Tonica di lino; e abbia in su la sua carne le mutande line; e sia cinto con la Cintura di lino; e ravvolgasi intorno al capo la Benda di lino; quelli sono i sacri vestimenti; vestali dunque, dopo essersi lavate le carni con acqua E prenda dalla raunanza de’ figliuoli d’Israele, due becchi per sacrificio per lo peccato, e un montone per olocausto. E offerisca Aaronne il giovenco del sacrificio per lo peccato, ch’è per lui; e faccia purgamento per sè, e per la sua casa. Appresso, prenda due becchi, e presentili nel cospetto del Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E tragga Aaronne le sorti sopra que’ due becchi; una sorte per lo Signore, e un’altra per Azazel. E offerisca Aaronne il becco, sopra il quale sarà caduta la sorte per lo Signore; e sacrifichilo per lo peccato. Ma il becco, sopra il quale sarà caduta la sorte per Azazel, sia presentato vivo davanti al Signore, per far purgamento con esso, per mandarlo nel deserto, come per Azazel. Offerisca adunque Aaronne il giovenco del sacrificio per lo peccato ch’è per lui, e faccia purgamento per sè, e per la sua casa. E dopo ch’egli avrà scannato il giovenco del suo sacrificio per lo peccato, ch’è per lui; prenda pieno il turibolo di brace accese d’in su l’Altare, d’innanzi al Signore; e due menate piene del profumo degli aromati polverizzato; e rechilo dentro della Cortina. E metta il profumo sopra il fuoco, davanti al Signore; e copra il vapore del profumo il Coperchio, ch’è sopra la Testimonianza; che talora egli non muoia. Poi prenda del sangue del giovenco, e spruzzine col dito la parte anteriore del Coperchio, verso oriente; spruzzi parimente col dito di quel sangue, sette volte davanti al Coperchio Scanni ancora il becco del sacrificio per lo peccato, ch’è per lo popolo, e portine il sangue dentro della Cortina; e faccia del sangue di esso come avrà fatto del sangue del giovenco; e spruzzine sopra il Coperchio, e davanti al Coperchio. E così purifichi il Santuario, purificandolo dell’immondizie dei figliuoli d’Israele, e de’ loro misfatti, secondo tutti i lor peccati; faccia ancora il simigliante al Tabernacolo della convenenza, il quale è stanziato appresso loro, per le loro immondizie. E non siavi alcun uomo nel Tabernacolo della convenenza, quando esso entrerà nel Santuario, per farvi purgamento, finchè non sia uscito. E, dopo ch’egli avrà fatto il purgamento per sè, per la sua casa, e per tutta la raunanza d’Israele; esca verso l’Altare, ch’è davanti al Signore, e faccia purgamento per esso; e prenda del sangue del giovenco, e del sangue del becco, e mettalo in su le corna dell’Altare, attorno attorno. E col dito spruzzi di quel sangue sette volte sopra l’Altare; e così purifichilo, e santifichilo, dell’immondizie de’ figliuoli d’Israele E, dopo ch’egli avrà compiuto di fare il purgamento del Santuario, e del Tabernacolo della convenenza, e dell’Altare, offerisca il becco vivo. E posi Aaronne le sue due mani sopra il capo del becco vivo, e faccia sopra esso confessione di tutte le iniquità de’ figliuoli d’Israele, e di tutti i misfatti loro, secondo tutti i lor peccati; e metta quelli sopra il capo di quel becco, e mandinelo nel deserto per mano di un uomo apposta. E quel becco porterà sopra sè tutte le loro iniquità, in terra solitaria; e lascilo colui andar per lo deserto. Appresso entri Aaronne nel Tabernacolo della convenenza, e spoglisi i vestimenti lini, i quali egli si avea vestiti entrando nel Santuario; e ripongali quivi. Poi lavisi le carni con acqua, in luogo santo, e rivesta i suoi vestimenti; poi esca e sacrifichi il suo olocausto, e l’olocausto del popolo; e faccia purgamento per sè, e per lo popolo. E bruci il grasso del sacrificio per lo peccato sopra l’Altare. E lavi colui che avrà menato via il becco per Azazel i suoi vestimenti, e le sue carni, con acqua; poi ritorni nel campo. Ma portisi fuor del campo il giovenco del sacrificio per lo peccato, e il becco del sacrificio per lo peccato, il cui sangue sarà stato portato dentro al Santuario, per farvi purgamento; e brucisi la lor pelle, e la lor carne, e il loro sterco, col fuoco. E lavi colui che li avrà bruciati i suoi vestimenti, e le sue carni, con acqua; e poi vengasene nel campo E siavi questo per istatuto perpetuo. Nel settimo mese, nel decimo giorno del mese, affliggete l’anime vostre; e non fate lavoro alcuno, nè colui ch’è natio del paese, nè il forestiere che dimora fra voi. Perciocchè in quel dì si farà purgamento per voi, per purificarvi; voi sarete purificati di tutti i vostri peccati nel cospetto del Signore. Siavi quel giorno riposo di Sabato; e affliggete in esso l’anime vostre, per istatuto perpetuo. E il Sacerdote, che sarà stato unto, e consacrato, per esercitare il sacerdozio, in luogo di suo padre, faccia il purgamento, essendo vestito de’ vestimenti lini, de’ vestimenti sacri. E faccia il purgamento per lo santo Santuario, e per lo Tabernacolo della convenenza, e per l’Altare; faccia parimente il purgamento per li sacerdoti, e per tutto il popolo della raunanza. E siavi questo per istatuto perpetuo, per far purgamento per i figliuoli d’Israele, di tutti i lor peccati, una volta l’anno. E si fece come il Signore avea comandato a Mosè IL Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Parla ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, e a tutti i figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quest’è quello che il Signore ha comandato, dicendo: Se alcuno della casa d’Israele scanna bue, o agnello, o capra, dentro del campo; o anche se lo scanna fuor del campo, e non l’adduce all’entrata del Tabernacolo della convenenza, per offerirne l’offerta al Signore, davanti al Tabernacolo del Signore; ciò sia imputato a colui in ispargimento di sangue; egli ha sparso sangue, e però sia riciso d’infra il suo popolo. Acciocchè i figliuoli d’Israele adducano i lor sacrificii, i quali essi sacrificano per li campi, e li presentino al Signore all’entrata del Tabernacolo della convenenza, dandoli al sacerdote; e li sacrifichino al Signore, per sacrificii da render grazie; e acciocchè il sacerdote spanda il sangue di essi sacrificii sopra l’Altare del Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e faccia bruciare il grasso in soave odore al Signore; e non sacrifichino più i lor sacrificii a’ demoni, dietro ai quali sogliono andar fornicando. Questo sia loro uno statuto perpetuo per le lor generazioni. Di’ loro ancora: Se alcuno della casa d’Israele, o de’ forestieri che dimoreranno fra voi, offerisce olocausto, o sacrificio; e non l’adduce all’entrata del Tabernacolo della convenenza, per sacrificarlo al Signore; sia quell’uomo riciso da’ suoi popoli E SE alcuno della casa d’Israele, o de’ forestieri che dimoreranno fra loro, mangia alcun sangue, io metterò la mia faccia contro a quella persona che avrà mangiato il sangue; e la sterminerò d’infra il suo popolo. Perciocchè la vita della carne è nel sangue; e però vi ho ordinato che sia posto sopra l’Altare, per far purgamento per l’anime vostre; conciossiachè il sangue sia quello con che si fa il purgamento per la persona. Perciò ho detto a’ figliuoli di Israele: Niuno di voi mangi sangue; il forestiere stesso, che dimora fra voi, non mangi sangue. E anche, se alcuno dei figliuoli d’Israele, o de’ forestieri che dimoreranno fra loro, prende a caccia alcuna fiera, o uccello, che si può mangiare, spandane il sangue, e copralo di polvere. Perciocchè esso è la vita di ogni carne; il sangue le è in luogo di anima; e però ho detto a’ figliuoli d’Israele: Non mangiate sangue di alcuna carne; perciocchè il sangue è la vita di ogni carne; chiunque ne mangerà sia sterminato. E qualunque persona avrà mangiata carne di bestia morta da sè, o lacerata dalle fiere, natio, o forestiere, ch’egli sia, lavi i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sia immondo infino alla sera: poi sia netto. E, se non lava i suoi vestimenti, e le sue carni, egli porterà la sua iniquità IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Io sono il Signore Iddio vostro. Non fate secondo l’opere del paese di Egitto, nel quale siete dimorati; non fate altresì secondo l’opere del paese di Canaan, dove io vi conduco; e non procedete secondo i lor costumi. Mettete in opera le mie leggi, e osservate i miei statuti, per camminare in essi. Io sono il Signore Iddio vostro. Osservate, dico, i miei statuti, e le mie leggi; le quali chiunque metterà in opera viverà per esse. Io sono il Signore Niuno si accosti ad alcuna sua carnal parente, per iscoprire le sue vergogne. Io sono il Signore. Non iscoprir le vergogne di tuo padre, nè le vergogne di tua madre: ell’è tua madre; non iscoprir le sue vergogne. Non iscoprir le vergogne della moglie di tuo padre; esse son le vergogne di tuo padre. Non iscoprir le vergogne di tua sorella, figliuola di tuo padre, o figliuola di tua madre, generata in casa, o generata fuori. Non iscoprir le vergogne della figliuola del tuo figliuolo, o della figliuola della tua figliuola; conciossiachè esse sieno le tue vergogne proprie. Non iscoprir le vergogne della figliuola della moglie di tuo padre, generata da tuo padre. Ell’è tua sorella. Non iscoprir le vergogne della sorella di tuo padre. Ell’è la carne di tuo padre. Non iscoprir le vergogne della sorella di tua madre; perciocchè ell’è la carne di tua madre. Non iscoprir le vergogne del fratello di tuo padre; non accostarti alla sua moglie; ell’è tua zia. Non iscoprir le vergogne della tua nuora; ell’è moglie del tuo figliuolo; non iscoprir le sue vergogne. Non iscoprir le vergogne della moglie del tuo fratello; esse son le vergogne del tuo fratello. Non iscoprir le vergogne di una donna, e della sua figliuola insieme; non prender la figliuola del suo figliuolo, nè la figliuola della sua figliuola, per iscoprir le lor vergogne; esse sono una medesima carne; ciò è una scelleratezza. Non prendere eziandio una donna, insieme con la sua sorella; per esser la sua rivale, scoprendo le vergogne della sua sorella, insieme con lei, in vita sua E non accostarti a donna, mentre è appartata per la sua immondizia, per iscoprir le sue vergogne. E non giacer carnalmente con la moglie del tuo prossimo, contaminandoti con essa. E non dar della tua progenie, per farla passar per lo fuoco a Molec; e non profanare il nome dell’Iddio tuo. Io sono il Signore. Non giacer carnalmente con maschio; ciò è cosa abbominevole. Parimente, non congiungerti carnalmente con alcuna bestia, per contaminarti con essa; e non presentisi la donna ad alcuna bestia, per farsi coprire; ciò è confusione. Non vi contaminate in alcuna di queste cose; conciossiachè le genti, che io scaccio dal vostro cospetto, si sieno contaminate in tutte queste cose. E il paese è stato contaminato; onde io visito sopra esso la sua iniquità, e il paese vomita fuori i suoi abitatori. Ma voi, osservate i miei statuti, e le mie leggi; e non fate alcuna di queste cose abbominevoli, nè il natio del paese, nè il forestiere che dimora fra voi; conciossiachè gli uomini di quel paese, che sono stati innanzi a voi, abbiano fatte tutte queste cose abbominevoli; laonde il paese è stato contaminato; acciocchè il paese non vi vomiti fuori, se voi lo contaminerete; come avrà vomitata fuori la gente ch’era innanzi a voi. Perciocchè, se alcuno fa alcuna di queste cose abbominevoli, le persone che avranno ciò fatto saranno sterminate d’infra il lor popolo. Osservate adunque ciò che io comando che si osservi, per non operare secondo alcuno di que’ costumi abbominevoli, che sono stati usati innanzi a voi; e non vi contaminate in essi. Io sono il Signore Iddio vostro IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Siate santi; perciocchè io, il Signore Iddio vostro, son santo. Porti ciascuno riverenza a sua madre, e a suo padre; e osservate i miei Sabati. Io sono il Signore Iddio vostro. Non vi rivolgete agl’idoli, e non vi fate dii di getto. Io sono il Signore Iddio vostro. E quando voi sacrificherete al Signore sacrificio da render grazie, sacrificatelo in maniera ch’egli sia gradito per voi. Mangisi il giorno stesso che voi l’avrete sacrificato, e il giorno seguente; ma ciò che ne sarà avanzato fino al terzo giorno sia bruciato col fuoco. E se pur se ne mangerà il terzo giorno, sarà fracidume; non sarà gradito. E chiunque ne avrà mangiato porterà la sua iniquità; perciocchè egli avrà profanata una cosa sacra al Signore; e però sia quella persona ricisa da’ suoi popoli. E quando voi mieterete la ricolta della vostra terra, non mietere affatto il canto del campo; e non ispigolar le spighe tralasciate dalla tua ricolta. E non racimolar la tua vigna, nè raccoglierne i granelli; lasciali a’ poveri, e ai forestieri. Io sono il Signore Iddio vostro Niuno di voi rubi, nè menta, nè frodi il suo prossimo. E non giurate falsamente per lo mio Nome, sì che tu profani il Nome dell’Iddio tuo. Io sono il Signore. Non oppressare il tuo prossimo, e non rapirgli il suo; il pagamento dell’opera del tuo mercenario non dimori appresso di te la notte, infino alla mattina. Non maledire il sordo, e non porre intoppo davanti al cieco; ma temi l’Iddio tuo. Io sono il Signore. Non fate iniquità in giudicio; non aver riguardo alla qualità del povero; e non portare onore alla qualità del grande; rendi giusto giudicio al tuo prossimo. Non andare sparlando d’altrui fra i tuoi popoli; e non levarti contro al sangue del tuo prossimo. Io sono il Signore. Non odiare il tuo fratello nel tuo cuore; riprendi pure il tuo prossimo, e non caricarti di peccato per lui. Non far vendetta, e non serbare odio a quei del tuo popolo; anzi ama il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore Osservate i miei statuti: Non far coprire la tua bestia da altra di diversa specie; non seminare il tuo campo di diverse specie di semenze; e non portare addosso veste contesta di diverse materie. Se alcuno giace carnalmente con donna, la quale essendo serva, sia stata sposata ad un uomo, senza essere stata riscattata, nè essere stata messa in libertà, sieno amendue castigati di scopatura; non sieno fatti morire; perciocchè colei non è stata messa in libertà. E adduca colui al Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza, un montone per sacrificio per la sua colpa. E faccia il sacerdote, col montone del sacrificio per la colpa, purgamento davanti al Signore, per lui, del peccato ch’egli ha commesso; e il peccato ch’egli ha commesso gli sia perdonato. Ora, quando voi sarete entrati nel paese, e avrete piantato qualche albero fruttifero, toglietegli il prepuzio, cioè il suo frutto; tenete quell’albero per incirconciso per tre anni; non mangisene del frutto. E l’anno quarto sia tutto il frutto suo cosa sacra al Signore, da rendergli lode. Ma l’anno quinto mangiate del suo frutto, cogliendo la sua rendita per voi. Io sono il Signore Iddio vostro. Non mangiate nulla col sangue; non usate augurii, nè pronostichi. Non vi tagliate a tondo i capelli da’ lati del capo; e non vi guastate i canti della barba. Parimente non vi fate alcuna tagliatura nelle carni per un morto, e non vi fate bollatura alcuna addosso. Io sono il Signore. Non contaminar la tua figliuola, recandola a fornicare; e il paese non fornichi, e non si empia di scelleratezze Osservate i miei Sabati; e riverite il mio Santuario. Io sono il Signore. Non vi rivolgete agli spiriti di Pitone, e agl’indovini; e non li domandate, per contaminarvi con essi. Io sono il Signore Iddio vostro. Levati su davanti al canuto, e onora l’aspetto del vecchio; e temi dell’Iddio tuo. Io sono il Signore. E quando alcun forestiere dimorerà con voi nel vostro paese, non gli fate alcun torto. Siavi il forestiere, che dimorerà con voi, come uno di voi che sia natio del paese; amalo come te stesso; conciossiachè voi siate stati forestieri nel paese di Egitto. Io sono il Signore Iddio vostro. Non fate alcuna iniquità in giudicio, nè in misura di spazio, nè in peso, nè in misura di contenenza. Abbiate bilance giuste, pesi giusti, efa giusto, e hin giusto. Io sono il Signore Iddio vostro, che vi ho tratti fuor del paese di Egitto. Osservate adunque tutti i miei statuti e tutte le mie leggi, e mettetele in opera. Io sono il Signore IL Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè dicendo: Di’ ancora a’ figliuoli d’Israele: Chiunque de’ figliuoli d’Israele, o de’ forestieri che dimorano in Israele, avrà dato della sua progenie a Molec, del tutto sia fatto morire; lapidilo il popolo del paese. E io ancora metterò la mia faccia contro a quell’uomo, e lo sterminerò d’infra il suo popolo; perciocchè egli avrà dato della sua progenie a Molec, per contaminare il mio Santuario, e per profanare il mio Nome santo. Che se pure il popolo del paese del tutto chiude gli occhi, per non vedere quell’uomo, quando avrà dato della sua progenie a Molec, per non farlo morire; io metterò la mia faccia contro a quell’uomo, e contro alla sua famiglia; e sterminerò d’infra il lor popolo lui, e tutti coloro che lo seguiranno, in fornicare dietro a Molec. E se alcuna persona si rivolge agli spiriti di Pitone, o agl’indovini, per fornicar dietro a loro, io metterò la mia faccia contro a quella persona, e la sterminerò d’infra il suo popolo. Voi dunque santificatevi, e siate santi; perciocchè io sono il Signore Iddio vostro. E osservate i miei statuti, e metteteli in opera. Io sono il Signore che vi santifico. Se alcuno maledice suo padre, o sua madre, del tutto sia fatto morire; egli ha maledetto suo padre, o sua madre; sia il suo sangue sopra lui E se alcuno commette adulterio con la moglie di un altro, con la moglie del suo prossimo; facciansi morire l’adultero e l’adultera. E se alcuno giace con la moglie di suo padre, egli ha scoperte le vergogne di suo padre; del tutto facciansi morire amendue; sia il lor sangue sopra loro. E se alcuno giace con la sua nuora, del tutto facciansi morire amendue; essi hanno fatta confusione; sia il lor sangue sopra loro. E se alcuno giace carnalmente con maschio, amendue hanno fatta una cosa abbominevole; del tutto facciansi morire; sia il lor sangue sopra loro. E se alcuno prende una donna, e la madre di essa insieme, ciò è scelleratezza; brucinsi col fuoco, e lui e loro; acciocchè non vi sia alcuna scelleratezza nel mezzo di voi. E se alcuno si congiunge carnalmente con una bestia, del tutto sia fatto morire; uccidete ancora la bestia. Parimente, se alcuna donna si accosta ad alcuna bestia, per farsi coprire, uccidi la donna, e la bestia; del tutto facciansi morire; sia il lor sangue sopra loro. E se alcuno prende la sua sorella, figliuola di suo padre, o figliuola di sua madre, e vede le sue vergogne, ed essa vede le vergogne di lui, ciò è cosa vituperosa; sieno adunque amendue sterminati alla vista de’ figliuoli del lor popolo; colui ha scoperte le vergogne della sua sorella; porti la sua iniquità. E se alcuno giace con donna che è nella sua immondizia, e scopre le sue vergogne, egli ha scoperto il flusso di quella donna, ed essa ha scoperto il flusso del suo sangue; perciò sieno amendue sterminati del mezzo del lor popolo. E non iscoprir le vergogne della sorella di tua madre, o della sorella di tuo padre; perciocchè se alcuno scopre la carne loro, amendue porteranno la loro iniquità. E se alcuno giace con la sua zia, egli ha scoperte le vergogne del suo zio; amendue porteranno il lor peccato; sieno fatti morire, e non abbiano figliuoli. Parimente, se alcuno prende la moglie del suo fratello, ciò è cosa brutta; colui ha scoperte le vergogne del suo fratello; sieno senza figliuoli Osservate tutti i miei statuti, e tutte le mie leggi, e metteteli in opera; acciocchè il paese, dove io vi conduco per abitarvi, non vi vomiti fuori. E non procedete secondo i costumi della nazione che io scaccio dal vostro cospetto; perciocchè essi hanno fatte tutte queste cose; onde io li ho avuti in abbominio. E io vi ho detto: Voi possederete la terra loro, e io ve la darò per possederla; terra stillante latte e miele. Io sono il Signore Iddio vostro, che vi ho separati dagli altri popoli. E però mettete differenza fra la bestia monda e l’immonda, e fra l’uccello mondo e l’immondo; e non rendete le vostre persone abbominevoli per quelle bestie, o per quegli uccelli, o per alcun rettile che serpe sopra la terra, i quali io vi ho separati per averli per immondi. E siatemi santi; perciocchè io, il Signore, son santo; e vi ho separati dagli altri popoli, acciocchè siate miei. Se alcuno, uomo o donna, ha lo spirito di Pitone, o è indovino, del tutto sia fatto morire; sia lapidato; sia il sangue di tali persone sopra loro IL Signore disse, oltre a ciò, a Mosè: Parla a’ sacerdoti, figliuoli di Aaronne, e di’ loro: Non contaminisi alcun sacerdote fra’ suoi popoli, per un morto, se non è per alcun suo prossimo carnal parente; per sua madre, per suo padre, per suo figliuolo, per sua figliuola, e per suo fratello; o per una sua sorella germana, che sia vergine, e che non abbia avuto marito; per una tale potrà contaminarsi. Non contaminisi fra’ suoi popoli, come marito, in maniera che si renda immondo. Non dipelinsi il capo, e non radansi i canti della barba, e non facciansi tagliature nelle carni. Sieno santi all’Iddio loro, e non profanino il Nome dell’Iddio loro; conciossiachè essi offeriscano i sacrificii che si fanno per fuoco al Signore, le vivande dell’Iddio loro; perciò sieno santi. Non prendano donna meretrice, nè viziata, nè donna ripudiata dal suo marito; perciocchè son santi all’Iddio loro. Santificali adunque; conciossiachè essi offeriscano le vivande dell’Iddio tuo; sienti santi; perciocchè io, il Signore che vi santifico, son santo. E se la figliuola di un sacerdote si contamina, fornicando, ella contamina suo padre; sia arsa col fuoco Ma il Sacerdote, il sommo fra’ suoi fratelli, sopra il cui capo sarà stato sparso l’olio dell’Unzione, e il quale sarà stato consacrato per vestire i vestimenti sacri, non iscoprasi il capo, e non isdruciscasi i vestimenti. E non entri in luogo dove sia alcun corpo morto; non contaminisi, non pur per suo padre, nè per sua madre. E non esca fuori del Santuario, e non contamini il Santuario dell’Iddio suo; perciocchè il Diadema dell’olio dell’Unzione dell’Iddio suo è sopra lui. Io sono il Signore. E prendasi moglie che sia ancora vergine. Non prenda queste: nè vedova, nè ripudiata, nè viziata, nè meretrice; anzi, prenda per moglie una vergine dei suoi popoli. E non contamini la sua progenie ne’ suoi popoli; perciocchè io sono il Signore, che lo santifico Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla ad Aaronne, e digli: Se alcuno della tua progenie, per le loro età, ha in sè alcun difetto, non s’appressi per offerir le vivande dell’Iddio suo. Perciocchè niun uomo, in cui sia difetto, vi si deve appressare; nè il cieco, nè lo zoppo, nè colui che ha il naso schiacciato, o smisurato. Nè colui che ha rottura nel piè, o rottura nella mano. Nè il gobbo, nè colui che ha panno o albugine nell’occhio, nè colui che ha scabbia, o volatica; nè l’ernioso. Niun uomo adunque, della progenie del Sacerdote Aaronne, in cui sia alcun difetto, s’appressi per offerire i sacrificii fatti per fuoco al Signore; vi è difetto in lui; perciò, non si appressi per offerir le vivande dell’Iddio suo. Ben potrà egli mangiar delle vivande dell’Iddio suo, così delle santissime, come delle sante. Ma non venga alla Cortina, e non si appressi all’Altare; perciocchè vi è in lui difetto; e non contamini i miei luoghi santi; perciocchè io sono il Signore che li santificio. E Mosè disse queste cose ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, e a tutti i figliuoli d’Israele IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Di’ ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, che si astengano dalle cose sacre de’ figliuoli d’Israele, e non profanino il mio Nome nelle cose che mi consacrano. Io sono il Signore. Di’ loro: Se alcuno, di tutta la vostra progenie, nelle vostre generazioni, si appressa alla cose sacre, che i figliuoli di Israele avranno consacrate al Signore, avendo addosso la sua immondizia; quella persona sia ricisa dal mio cospetto. Io sono il Signore. Niuno, della progenie di Aaronne, che sia lebbroso, o che abbia la colagione, non mangi delle cose sacre, finchè non sia netto. Parimente, se alcuno ha toccata qualunque persona immonda per un morto, o se d’alcuno è uscito seme genitale; o se alcuno ha tocco qual si voglia rettile, per lo quale sia renduto immondo; o alcun uomo, per lo quale sia renduto immondo, secondo qualunque sua immondizia; la persona che l’avrà tocco sia immonda infino alla sera, e non mangi delle cose sacre, che prima ella non abbia lavate le sue carni con acqua. E, ciò fatto, dopo che il sole sarà tramontato, sarà netta; e poi potrà mangiar delle cose sacre; perciocchè sono suo cibo. Non mangi il sacerdote alcuna carne di bestia morta da sè, o lacerata dalle fiere, per rendersi immondo. Io sono il Signore. Osservino adunque ciò che io ho comandato che si osservi, e non si carichino di peccato, e non muoiano per esso, se profanano questa mia ordinazione. Io sono il Signore che li santifico E niuno strano non mangi delle cose sacre; il forestiere del sacerdote, nè il suo mercenario, non mangino delle cose sacre. Ma, quando il sacerdote avrà comperata una persona co’ suoi danari, essa ne potrà mangiare; parimente il servo natogli in casa; costoro potranno mangiare del cibo di esso. E la figliuola del sacerdote, se è maritata a uno strano, non mangi dell’offerta delle cose sacre. Ma, se la figliuola del sacerdote è vedova, o ripudiata, senza aver figliuoli, e torna a stare in casa di suo padre, come nella sua fanciullezza; ella potrà mangiar delle vivande di suo padre; ma niuno straniere ne mangi. E se pure alcuno mangia alcuna cosa sacra per errore, sopraggiungavi il quinto, e dialo al sacerdote, insieme con la cosa sacra. Non profanino adunque le cose sacre de’ figliuoli d’Israele, le quali essi avranno offerte al Signore. E non si carichino d’iniquità di colpa, mangiando le cose da essi consacrate; perciocchè io sono il Signore che li santifico IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, e a tutti i figliuoli d’Israele; e di’ loro: Quando alcuno della casa d’Israele, ovvero de’ forestieri che sono in Israele, offerirà la sua offerta, secondo tutti i lor voti, e le loro offerte volontarie, che offeriranno al Signore per olocausto; acciocchè sia gradita per voi, sia un maschio senza difetto, d’infra i buoi, o d’infra le pecore, o d’infra le capre. Non offerite nulla che abbia difetto; perciocchè non sarebbe gradito per voi. Parimente, quando alcuno offerirà al Signore sacrificio da render grazie, o per singolar voto, o per offerta volontaria, sia quello di buoi, o di pecore, o di capre, senza difetto; acciocchè sia gradito; non siavi alcun difetto. Non offerite al Signore bestia alcuna cieca, nè che abbia alcun membro fiaccato, nè monca, nè porrosa, nè rognosa, nè scabbiosa; e non presentatene alcuna tale in su l’Altare al Signore, per offerta che si fa per fuoco. Ben potrai, per offerta volontaria, offerir bue, o pecora, o capra, che abbia alcun membro di manco, o di soverchio; ma per voto non sarebbe gradita. Non offerite al Signore alcun animale che abbia i granelli schiacciati, o infranti, o strappati, o ricisi; e non ne fate di tali nel vostro paese. Nè prendetene alcuni di man degli stranieri, per offerirne cibo al Signore; perciocchè il lor vizio è in essi; v’è in essi difetto; non sarebbero graditi per voi. Il Signore parlò ancora a Mosè dicendo: Quando sarà nato un vitello, o un agnello, o un capretto, stia sette giorni sotto la madre; poi dall’ottavo giorno innanzi, sarà gradito per offerta da ardere al Signore. E non iscannate in uno stesso giorno la vacca, o la pecora, o la capra, col suo figlio. E quando voi sacrificherete al Signore sacrificio di laude, sacrificatelo in maniera ch’egli sia gradito per voi. Mangisi nell’istesso giorno; non ne lasciate nulla di avanzo fino alla mattina seguente. Io sono il Signore. E osservate i miei comandamenti, e metteteli in opera. Io sono il Signore. E non profanate il mio santo Nome; onde io mi santifichi me stesso nel mezzo de’ figliuoli d’Israele. Io sono il Signore che vi santifico; che vi ho tratti fuor del paese di Egitto, per essere vostro Dio. Io sono il Signore IL Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli di Israele, e di’ loro: Quant’è alle feste solenni del Signore, le quali voi bandirete per sante raunanze, queste son le mie feste solenni. Lavorisi sei giorni; ma, al settimo giorno, siavi riposo di Sabato, santa raunanza; non fate in esso lavoro alcuno; quel giorno è il Sabato del Signore, in tutte le vostre abitazioni Queste sono le feste solenni del Signore, sante raunanze, le quali voi bandirete nelle loro stagioni: Nel primo mese, nel quartodecimo giorno del mese, fra i due vespri, è la Pasqua del Signore. E nel quintodecimo giorno dell’istesso mese, è la festa degli azzimi, consacrata al Signore; mangiate per sette giorni pani azzimi. Siavi santa raunanza nel primo giorno, e non fate in esso alcuna opera servile. E offerite offerte da ardere al Signore per sette giorni; e nel settimo giorno siavi santa raunanza; non fate in esso opera alcuna servile. Il Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando voi sarete entrati nel paese, il quale io vi do, e ne mieterete la ricolta; portate al sacerdote una menata delle primizie della vostra ricolta. E dimeni il sacerdote quella menata, davanti al Signore, in favor vostro; offeriscala il sacerdote il giorno appresso quel Sabato. E nel giorno che voi offerirete quella menata, sacrificate un agnello di un anno, senza difetto, in olocausto al Signore. E sia la sua offerta di panatica di due decimi di fior di farina, stemperata con olio, per offerta da ardere al Signore, in odor soave; e la sua offerta da spandere sia della quarta parte di un hin di vino. E non mangiate pane, nè grano arrostito, nè spighe fresche, fino a questo stesso giorno; finchè non abbiate portata l’offerta del vostro Iddio. Quest’è uno statuto perpetuo per le vostre generazioni, in tutte le vostre abitazioni E, dal giorno appresso quel Sabato, dal giorno che voi avrete portata la menata dell’offerta dimenata, contatevi sette settimane compiute. Contatevi cinquanta giorni, fino al giorno appresso la settima settimana; e allora offerite una nuova offerta di panatica al Signore. Portate dalle vostre stanze, per primizie, al Signore, due pani per offerta dimenata, i quali sieno di due decimi di fior di farina, cotti con lievito. E con que’ pani offerite sette agnelli di un anno, senza difetto; e un giovenco, e due montoni; e sieno per olocausto al Signore, insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere; per sacrificii da ardere, di soave odore al Signore. Oltre a ciò, offerite un becco per sacrificio per lo peccato; e due agnelli di un anno per sacrificio da render grazie. E offeriscali il sacerdote in offerta dimenata, davanti al Signore, insieme co’ pani delle primizie, e co’ due agnelli; sieno quelle cose sacre al Signore, per lo sacerdote. E in quell’istesso giorno bandite la festa; esso vi sia giorno di santa raunanza; non fate in esso alcuna opera servile. Quest’è uno statuto perpetuo in tutte le vostre abitazioni, per le vostre generazioni. E, quando voi mieterete la ricolta della vostra terra, non mietere affatto i canti del tuo campo, e non ispigolar le spighe della tua ricolta; lasciale al povero e al forestiere. Io sono il Signore Iddio vostro Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Nel settimo mese, nel primo giorno del mese, celebrate un Sabato una ricordanza con suon di tromba, una santa raunanza. Non fate in quel dì alcuna opera servile; e offerite al Signore offerte da ardere. Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Ma nel decimo giorno di questo settimo mese, ch’è il giorno de’ purgamenti, celebrate una santa raunanza; e affliggete le vostre anime, e offerite offerte da ardere al Signore. E non fate in quel giorno lavoro alcuno; conciossiachè sia il giorno de’ purgamenti, per far purgamento per voi, davanti al Signore Iddio vostro. Perciocchè, ogni persona che non sarà stata afflitta in quel giorno, sarà ricisa da’ suoi popoli. E se alcuna persona fa in quel giorno alcun lavoro, io la farò perire d’infra il suo popolo. Non fate in quel giorno lavoro alcuno. Quest’è uno statuto perpetuo, per le vostre generazioni, in tutte le vostre abitazioni. Siavi quel giorno riposo di Sabato; e affliggete le vostre persone; cominciando al nono dì del mese, in sul vespro; celebrate il vostro Sabato da un vespro all’altro Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: In questo stesso settimo mese, nel quintodecimo giorno del mese, celebrisi al Signore la festa solenne de’ Tabernacoli, per sette giorni. Nel primo giorno siavi santa raunanza; non fate in esso alcuna opera servile. Offerite per sette giorni offerte da ardere al Signore; e nell’ottavo giorno siavi santa raunanza, e offerite offerte da ardere al Signore; quel giorno è giorno di solenne raunanza; non fate in esso opera alcuna servile. Queste sono le feste solenni del Signore, le quali voi bandirete, acciocchè sieno sante raunanze, per offerire al Signore offerte da ardere, olocausti, offerte di panatica, sacrificii, ed offerte da spandere; in ciascun giorno ciò che conviene; oltre a’ Sabati del Signore, e oltre a’ vostri doni, e oltre a tutti i vostri voti, e oltre a tutte le vostre offerte volontarie, che voi presenterete al Signore. Or nel quintodecimo giorno del settimo mese, quando avrete ricolta la rendita della terra, celebrate la festa solenne del Signore per sette giorni; nel primo giorno siavi Sabato, e nell’ottavo giorno parimente siavi Sabato. E nel primo giorno prendetevi del frutto di cedro, de’ rami di palme, delle frasche di mortella, e de’ salci di riviera; e rallegratevi nel cospetto del Signore Iddio vostro per sette giorni. E celebrate quella festa al Signore per sette giorni, ogni anno. Quest’è uno statuto perpetuo per le vostre generazioni; celebratela al settimo mese. Dimorate in tabernacoli per sette giorni; dimori ognuno, che è natio d’Israele, in tabernacoli. Acciocchè le vostre generazioni sappiano che io ho fatto dimorare i figliuoli d’Israele in tabernacoli, quando io li ho tratti fuor del paese di Egitto. Io sono il Signore Iddio vostro. Così Mosè ordinò a’ figliuoli d’Israele le feste solenni del Signore IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Comanda a’ figliuoli d’Israele che ti rechino dell’olio di uliva, puro, vergine, per la lumiera, per tener del continuo le lampane accese. Mettale in ordine Aaronne nel Tabernacolo della convenenza, di fuori della Cortina della Testimonianza, dalla sera infino alla mattina, del continuo, davanti al Signore. Quest’è uno statuto perpetuo per le vostre generazioni. Metta del continuo in ordine le lampane in sul Candelliere puro, davanti al Signore. Piglia, oltre a ciò, del fior di farina, e fanne dodici focacce, e cuocile; sia ciascuna focaccia di due decimi d’efa. E mettile in due ordini, sei per ordine, sopra la Tavola pura, davanti al Signore. E metti dell’incenso puro sopra ciascun ordine; e sia quell’incenso per ricordanza di que’ pani, per offerta che si fa per fuoco al Signore. Mettansi per ordine, ogni giorno di Sabato, del continuo, nel cospetto del Signore, quelle focacce tolte da’ figliuoli d’Israele, per patto perpetuo. E sieno quelle per Aaronne e per i suoi figliuoli; ed essi le mangino in luogo santo; conciossiachè sieno cosa santissima, a lui appartenente dell’offerte che si hanno da ardere al Signore, per istatuto perpetuo OR un uomo, figliuolo di una donna Israelita, ma di padre Egizio, che stava per mezzo i figliuoli d’Israele, uscì fuori; ed egli e un Israelita contesero insieme nel campo. E il figliuolo della donna Israelita bestemmiò il Nome, e lo maledisse; laonde fu condotto a Mosè; or il nome di sua madre era Selomit, figliuola di Dibri, della tribù di Dan; e fu messo in prigione, finchè Mosè avesse dichiarato ciò che se ne avesse a fare, per comandamento del Signore. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Mena quel bestemmiatore fuor del campo; e posino tutti coloro che l’hanno udito le lor mani sopra il capo di esso, e lapidilo tutta la raunanza. E parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Chiunque avrà maledetto il suo Dio, porti il suo peccato. E chi avrà bestemmiato il Nome del Signore, del tutto sia fatto morire; in ogni modo lapidilo tutta la raunanza; sia fatto morire così lo straniere, come colui ch’è natio del paese, quando avrà bestemmiato il Nome. Parimente, chi avrà percossa a morte alcuna persona, del tutto sia fatto morire. E chi avrà percossa alcuna bestia a morte, paghila; animale per animale. E quando alcuno avrà fatta alcuna lesione corporale al suo prossimo, facciaglisi il simigliante di ciò ch’egli avrà fatto. Rottura per rottura, occhio per occhio, dente per dente; facciaglisi tal lesione corporale, quale egli avrà fatta ad altrui. Chi avrà percossa a morte una bestia, paghila; ma chi avrà percosso un uomo a morte, sia fatto morire. Abbiate una stessa ragione; sia il forestiere, come colui ch’è natio del paese; perciocchè io sono il Signore Iddio vostro. E Mosè parlò a’ figliuoli d’Israele; ed essi trassero quel bestemmiatore fuor del campo, e lo lapidarono con pietre. E i figliuoli d’Israele fecero come il Signore avea comandato a Mosè IL Signore parlò ancora a Mosè nel monte di Sinai, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando voi sarete entrati nel paese che io vi do, abbia la terra i suoi riposi, per maniera di Sabato al Signore. Semina il tuo campo sei anni continui, e pota la tua vigna altresì sei anni continui, e ricogli la sua rendita. Ma l’anno settimo siavi riposo di Sabato per la terra; siavi Sabato al Signore; non seminare in esso il tuo campo, e non potar la tua vigna. Non mietere ciò che sarà nato da sè stesso da’ granelli caduti nella tua ricolta; e non vendemmiar le uve della vigna che tu non avrai potata; sia quell’anno anno di riposo per la terra. E ciò che sarà prodotto nell’anno del Sabato della terra sarà per mangiarlo, a te, e al tuo servo, e alla tua serva, e al tuo mercenario, e al tuo avveniticcio, i quali dimoreranno appresso di te, e alle tue bestie domestiche, e alle fiere che saranno nel tuo paese; sia tutta la rendita di quell’anno per mangiare Contati eziandio sette settimane di anni, sette volte sette anni; in maniera che il tempo delle sette settimane di anni ti sia lo spazio di quarantanove anni. E nel settimo mese, nel decimo giorno del mese, fa’ passare un suon di tromba; fate passar la tromba per tutto il vostro paese, nel giorno de’ purgamenti. E santificate l’anno cinquantesimo, e bandite franchigia nel paese, a tutti suoi abitanti; siavi quello il Giubileo; e allora ritorni ciascun di voi nella sua possessione, e alla sua famiglia. Quest’è il Giubileo; celebratelo ogni cinquantesimo anno; non seminate in esso, e non ricogliete ciò che in quell’anno sarà nato da sè stesso, e non vendemmiate le vigne che non saranno state potate. Perciocchè quello è il Giubileo; siavi sacro; mangiate ciò che il campo produrrà tolto dal campo stesso. In quest’anno del Giubileo, ritorni ciascun di voi nella sua possessione. E quando tu farai qualche vendita al tuo prossimo, ovvero qualche compera, niun di voi rapisca il bene del suo fratello. Compera dal tuo prossimo a ragione degli anni scorsi dopo il Giubileo; ed egli facciati la vendita a ragione degli anni della rendita. Secondo che vi saranno più o meno anni, accresci o scema il prezzo di ciò che tu compererai da lui; conciossiachè egli ti venda un certo numero di rendite. E niun di voi rapisca il ben del suo prossimo; anzi abbi timore dell’Iddio tuo; perciocchè io sono il Signore Iddio vostro. Ed eseguite i miei statuti, e osservate le mie leggi, e mettetele in opera; e voi abiterete nel paese in sicurtà. E la terra produrrà i suoi frutti, e voi ne mangerete a sazietà, e abiterete in essa in sicurtà. Che se pur dite: Che mangeremo l’anno settimo, se non seminiamo, e non ricogliamo le nostre rendite? Io comanderò alla mia benedizione che venga sopra voi l’anno sesto, e quell’anno produrrà frutto per tre anni. E nell’anno ottavo voi seminerete, e mangerete del vecchio di quella ricolta, fino all’anno nono; voi mangerete del vecchio, finchè venga la ricolta di quell’anno OR non vendansi le terre assolutamente; conciossiachè la terra sia mia; perciocchè voi siete forestieri, e fittaiuoli appresso di me. Perciò, date luogo di riscatto delle terre in tutto il paese della vostra possessione. Quando il tuo fratello sarà impoverito, e avrà venduto della sua possessione; se il suo prossimo parente, il qual per consanguinità avrà la ragion del riscatto, si presenta, egli potrà riscattar ciò che il suo fratello avrà venduto. Ma, se alcuno, non avendo parente che per consanguinità abbia la ragion del riscatto, ricovera da sè stesso il modo, e trova quanto gli fa bisogno per lo suo riscatto; allora conti le annate dopo la sua vendita, e restituisca il soprappiù a colui a chi avrà fatta la vendita, e rientri nella sua possessione. Ma, s’egli non trova quanto gli fa bisogno per fargli il suo pagamento, resti quello ch’egli avrà venduto in man di colui che l’avrà comperato, fino all’anno del Giubileo; e nel Giubileo escane il comperatore, e rientri colui nella sua possessione. E quando alcuno avrà venduta una casa da abitare, in città murata, siavi podestà di riscatto fino all’anno compiuto dopo la sua vendita; sia il termine del suo riscatto un anno intiero. Ma se non è ricomperata infra il compiersi di un anno intiero, quella casa che è in città murata resterà assolutamente in proprio a colui che l’avrà comperata, e a’ suoi d’età in età; egli non sarà obbligato di uscirne nel Giubileo. Ma le case delle ville, non intorniate di mura, sieno reputate come possessioni di terra; siavi ragion di riscatto per esse, ed escane il comperatore nel Giubileo. Ma, quant’è alle città de’ Leviti, abbiano i Leviti in perpetuo ragion di ricompera in su le case delle città della lor possessione. E colui de’ Leviti, che ricompererà alcuna casa, esca fuori della casa venduta, e della città della possession del venditore, nel Giubileo; perciocchè le case delle città de’ Leviti sono la lor possessione nel mezzo de’ figliuoli d’Israele. Ma non vendansi i campi de’ contorni delle lor città; perciocchè sono loro una possessione perpetua. E quando il tuo fratello sarà impoverito, e le sue facoltà saranno scadute appresso di te, porgigli la mano, forestiere o avveniticcio che egli si sia; acciocchè possa vivere appresso di te. Non prender da lui usura nè profitto; e abbi timore dell’Iddio tuo, e fa’ che il tuo fratello possa vivere appresso di te. Non dargli i tuoi danari ad usura, nè la tua vittuaglia a profitto. Io sono il Signore Iddio vostro, che vi ho tratti fuor del paese di Egitto, per darvi il paese di Canaan, per essere vostro Iddio E quando il tuo fratello sarà impoverito appresso di te, e si sarà venduto a te, non adoperarlo in servitù da schiavo. Stia appresso di te a guisa di mercenario o di avveniticcio; serva appresso di te fino all’anno del Giubileo. E allora egli si partirà d’appresso a te, insieme co’ suoi figliuoli, e se ne ritornerà alla sua famiglia; e rientrerà nella possessione de’ suoi padri. Perciocchè essi sono miei servitori, avendoli io tratti fuor del paese di Egitto; e però non sieno venduti nella maniera degli schiavi. Non signoreggiarlo con asprezza; anzi abbi timore dell’Iddio tuo. Ma, quant’è al tuo servo, e alla tua serva, che hanno ad esser tuoi in proprio, compera servi e serve d’infra le genti che saranno intorno a te. Anche ne potrete comperar de’ figliuoli degli avveniticci che dimoreranno con voi; e delle lor famiglie che saranno appresso di voi, le quali essi avranno generate nel vostro paese; e quelli saranno vostri in proprio. E tali potrete possedere, e lasciare a’ vostri figliuoli dopo voi in proprietà ereditaria; e anche servirvi di loro in perpetuo; ma, quant’è a’ vostri fratelli, figliuoli d’Israele, niuno di voi signoreggi il suo fratello con asprezza. E se il forestiere, o l’avveniticcio che sarà appresso di te, acquista delle facoltà, e il tuo fratello impoverisce appresso a lui, e si vende al forestiere, o all’avveniticcio che sarà appresso di te, o a qualcuno di stirpe di nazione straniera; abbia egli podestà di riscatto, dopo essersi venduto; riscattilo alcuno de’ suoi fratelli. Riscattilo il suo zio, o il figliuol del suo zio, o alcun altro suo carnal parente, della sua famiglia; ovvero, riscattisi egli stesso, se ne trova il modo. E faccia ragione col suo comperatore, dall’anno che gli si sarà venduto fino all’anno del Giubileo, e vadano i danari della sua vendita per lo numero degli anni ch’egli avrà servito; stia con lui come a giornate di mercenario. Se vi sono ancora molti anni fino al Giubileo, restituisca a ragione di essi, de’ danari della sua compera, per suo riscatto. E se vi restano pochi anni fino all’anno del Giubileo, faccia ragione con lui; e restituisca il prezzo del suo riscatto, secondo il numero degli anni che gli restano da servire. Stia con lui a guisa di mercenario annuale; non signoreggilo con asprezza nel tuo cospetto. E se pur non è riscattato in alcuna di queste maniere, egli se ne uscirà l’anno del Giubileo, insieme coi suoi figliuoli. Conciossiachè i figliuoli d’Israele mi sieno servi; sono miei servi, avendoli io tratti fuor del paese di Egitto. Io sono il Signore Iddio vostro NON vi fate idoli, e non vi rizzate scultura, nè statua, e non mettete alcuna pietra effigiata nel vostro paese, per adorarla; perciocchè io sono il Signore Iddio vostro. Osservate i miei Sabati; e riverite il mio Santuario. Io sono il Signore. Se voi camminate ne’ miei statuti, e osservate i miei comandamenti, e li mettete in opera; io vi darò le vostre pioggie nelle loro stagioni, e la terra produrrà la sua rendita, e gli alberi della campagna produrranno i lor frutti. E la trebbiatura vi giungerà infino alla vendemmia, e la vendemmia giungerà infino alla sementa; e voi mangerete il vostro pane a sazietà, e abiterete nel vostro paese in sicurtà. E io farò che vi sarà pace nel paese, e voi vi coricherete, e non vi sarà chi vi spaventi; e farò venir meno le bestie nocive nel paese, e la spada non passerà per lo vostro paese. E voi perseguirete i vostri nemici, ed essi caderanno per la spada davanti a voi. E cinque di voi ne perseguiranno cento, e cento ne perseguiranno diecimila; e i vostri nemici caderanno per la spada davanti a voi. E io mi volgerò verso voi, e vi farò crescere e moltiplicare; e stabilirò il mio patto con voi. E voi mangerete del vecchio, serbato per molto tempo; e trarrete fuori il vecchio, per dar luogo al nuovo. E io farò che il mio Tabernacolo starà nel mezzo di voi; e l’anima mia non vi sdegnerà. E camminerò nel mezzo di voi, e vi sarò Dio, e voi mi sarete popolo. Io sono il Signore Iddio vostro, che vi ho tratti fuor del paese degli Egizj, acciocchè non foste loro servi; e ho spezzate le sbarre del vostro giogo, e vi ho fatti camminare a capo erto Ma, se voi non mi ubbidite, e non mettete in opera tutti questi comandamenti; e se sprezzate i miei statuti, e se l’anima vostra sdegna le mie leggi, per non eseguire tutti i miei comandamenti, per annullare il mio patto; io altresì vi farò queste cose: io manderò contr’a voi lo spavento, la tisichezza, e l’arsura, che vi consumeranno gli occhi, e vi tormenteranno l’anima; e voi seminerete indarno la vostra semenza; perciocchè i vostri nemici la mangeranno. E io metterò la mia faccia contro a voi, e sarete sconfitti da’ vostri nemici, e quelli che vi odieranno, vi signoreggeranno; e voi fuggirete, senza che alcuno vi persegua. E se pur anche, dopo queste cose, voi non mi ubbidite, io continuerò a castigarvi per i vostri peccati sette volte più. E romperò l’alterezza della vostra forza; e farò che il vostro cielo sarà come di ferro, e la vostra terra come di rame. E la vostra forza si consumerà indarno; e la vostra terra non darà la sua rendita, nè gli alberi della campagna i lor frutti. E se voi procedete meco con contrasto, e non volete ubbidirmi, io vi aggiugnerò sette cotanti di piaghe, secondo i vostri peccati. E manderò contro a voi le fiere della campagna, le quali vi orberanno di figliuoli, e diserteranno il vostro bestiame, e vi dipopoleranno, e le vostre strade saranno deserte. E se pur anche per queste cose voi non vi ammendate inverso me, anzi procedete meco con contrasto; io altresì procederò con voi con contrasto e vi percoterò anch’io sette volte più, per i vostri peccati. E farò venir contro a voi la spada, che farà la vendetta del patto; e voi vi ricovererete nelle vostre città; ma io manderò nel mezzo di voi la pestilenza, e sarete dati nelle mani dei nemici. Quando io vi avrò rotto il sostentamento del pane, dieci donne coceranno il vostro pane in uno stesso forno, e vi renderanno il vostro pane a peso; e voi mangerete, e non vi sazierete. E se per questo ancora non mi ubbidite, anzi procedete meco con contrasto; io ancora procederò con voi con ira e con contrasto; e io ancora vi castigherò sette volte più, per i vostri peccati. E mangerete la carne de’ vostri figliuoli, e la carne delle vostre figliuole. E io disfarò i vostri alti luoghi, e distruggerò i vostri idoli, e metterò i vostri corpi morti sopra le carogne dei vostri idoli; e l’anima mia vi avrà in abbominio. E ridurrò le vostre città in desolazione, e diserterò i vostri santuari, e non odorerò i vostri odori soavi. E io stesso desolerò il paese; e i vostri nemici, che abiteranno in esso, ne saranno stupefatti. E, quant’è a voi, io vi disperderò fra le genti, e vi sarò dietro a spada tratta; e il vostro paese sarà deserto, e le vostre città desolate. Allora la terra si compiacerà ne’ suoi Sabati, tutto il tempo ch’ella resterà deserta, e che voi sarete nel paese dei vostri nemici; allora la terra si riposerà, e si compiacerà ne’ suoi Sabati. Ella si riposerà tutto il tempo ch’ella starà deserta di ciò che non si sarà riposata ne’ vostri Sabati, mentre voi sarete dimorati in essa. E, quant’è a quelli che di voi saranno rimasti, io manderò loro un avvilimento di cuore ne’ paesi de’ lor nemici; talchè eziandio il rumor d’una fronde agitata li perseguiterà, e fuggiranno, come d’innanzi alla spada; e caderanno, senza che alcuno li persegua. E traboccheranno l’uno sopra l’altro, come se fuggissero davanti alla spada, senza però che alcuno li perseguiti; e voi non potrete durar davanti a’ vostri nemici. E perirete fra le genti, e il paese de’ vostri nemici vi consumerà. Ma, se pur que’ di voi che saranno rimasti si struggono nel paese de’ lor nemici, per le loro iniquità, e insieme per quelle de’ lor padri; e confessano la loro iniquità, e l’iniquità de’ lor padri, ne’ lor misfatti che avranno commessi contro a me; ed anche in ciò che saranno proceduti meco con contrasto; onde io ancora sarò proceduto con loro con contrasto; e li avrò condotti nel paese de’ lor nemici; se allora il lor cuore incirconciso si umilia, e se di buon grado riconoscono la loro iniquità; io ancora mi ricorderò del mio patto con Giacobbe, e anche del mio patto con Isacco, e anche del mio patto con Abrahamo; mi ricorderò eziandio del paese. Appresso adunque che la terra sarà stata disabitata di essi, e si sarà compiaciuta ne’ suoi Sabati, mentre sarà stata desolata, essendone essi fuori; ed essi di buon grado avranno riconosciuta la loro iniquità, perciocchè avranno sprezzate le mie leggi, e l’anima loro avrà sdegnati i miei statuti; e che nondimeno, mentre saranno stati nel paese de’ lor nemici, io non li avrò riprovati, e non li avrò avuti in abbominio, per ridurli al niente, annullando il mio patto con loro; perciocchè io sono il Signore Iddio loro; io mi ricorderò in favor loro del patto degli antichi loro, i quali io trassi fuor del paese di Egitto, nel cospetto delle genti, per essere loro Dio. Io sono il Signore. Questi sono gli statuti, e le ordinazioni, e le leggi, le quali il Signore stabilì fra sè, e i figliuoli d’Israele, nel monte di Sinai, per mano di Mosè IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando alcuno avrà fatto qualche singolar voto; quando egli avrà fatto voto di persone al Signore, sotto la tua estimazione; l’estimazione che tu farai, d’un maschio di età di venti anni fino a sessant’anni, sia a cinquanta sicli d’argento, a siclo di Santuario. E d’una femmina, sia la tua estimazione a trenta sicli. E se è una persona di età da cinque anni a venti, sia la tua estimazione a venti sicli per lo maschio, e a dieci sicli per la femmina. E se è una persona di età da un mese a cinque anni, sia la tua estimazione a cinque sicli d’argento per lo maschio, e a tre sicli d’argento per la femmina. E se è una persona di età da sessant’anni in su, sia la tua estimazione a quindici sicli per lo maschio, e a dieci sicli per la femmina. E se colui che avrà fatto il voto sarà così povero, che non possa pagar la tua estimazione, presenti la persona votata davanti al Sacerdote, il qual ne faccia l’estimazione; facciala secondo la possibilità di colui che avrà fatto il voto. E se il voto è di bestia della quale si offerisce offerta al Signore, tutto ciò che egli avrà di quella specie donato al Signore sia sacro. Non cambila, e non permutila, buona per cattiva, nè cattiva per buono; e se pur permuta quella bestia con un’altra, così la bestia votata, come la bestia messa in iscambio suo, saranno sacre. E se il voto è di qualunque bestia immonda, della quale non si offerisce offerta al Signore, presenti quella bestia davanti al Sacerdote. E facciane il Sacerdote l’estimazione secondo che sarà buona o cattiva; facciasene secondo l’estimazione, che tu, o Sacerdote, ne avrai fatta. E se pure egli vuol riscattarla, sopraggiunga il quinto del prezzo di essa, oltre alla tua estimazione E quando alcuno avrà consacrata la casa sua, per esser cosa sacra al Signore, apprezzila il Sacerdote, secondo che sarà buona o cattiva; resti fermo il suo prezzo, quale il Sacerdote le avrà posto. E se pur colui che avrà consacrata la sua casa la vuol riscattare, sopraggiunga alla tua estimazione il quinto del prezzo di essa, e sia sua. E se alcuno consacra al Signore dei campi della sua eredità, sia la tua estimazione a ragione della sementa di esso; la sementa d’un omer d’orzo sia estimata a cinquanta sicli di argento. Se egli consacra il suo campo fin dall’anno del Giubileo, stia fermo il prezzo di esso, come tu l’avrai tassato. Ma, se egli lo consacra dopo il Giubileo, faccia il Sacerdote ragion de’ danari col comperatore secondo gli anni che resteranno fino all’anno del Giubileo, e secondo il numero di essi diffalchisi della tua estimazione. E se colui che ha consacrato il campo, pur vuol riscattarlo, sopraggiunga alla tua estimazione il quinto dei danari di essa, e resti il campo suo. Ma, se egli non riscatta il campo, e il campo è venduto ad un altro, non possa più riscattarlo. E quando il comperatore ne uscirà al Giubileo, sia cosa sacra al Signore, come campo d’interdetto; appartenga esso in proprio al Sacerdote. E se alcuno ha consacrato al Signore un campo da sè comperato, il qual non sia de’ campi della sua eredità; faccia il Sacerdote ragione col comperatore della somma della tua estimazione, secondo il tempo che vi sarà fino all’anno del Giubileo; e dia colui in quello stesso giorno il prezzo da te posto; è cosa sacra al Signore. Nell’anno del Giubileo ritorni il campo a colui da chi esso l’avrà comperato, a colui di cui sarà la proprietà del terreno. Or sia ogni tua estimazione a siclo di Santuario; sia il siclo di venti oboli Ma niuno consacri alcun primogenito di bestie, delle quali s’offeriscono i primogeniti al Signore; o vitello, o agnello, o capretto ch’egli sia, già appartiene al Signore. Ma, se è degli animali immondi, riscattilo secondo la tua estimazione, e sopraggiungavi il quinto di essa; e se pur non è riscattato, vendasi secondo il prezzo da te posto. Ma niuna cosa consacrata per interdetto, che l’uomo abbia consacrata al Signore per interdetto, di tutto ciò ch’è suo, così degli uomini, come del bestiame, e de’ campi della sua eredità, non si potrà vendere nè riscattare; ogni interdetto è cosa santissima, appartenente al Signore. Niuno interdetto, consacrato d’infra gli uomini, si possa riscattare; del tutto sia fatto morire. Tutte le decime eziandio della terra così delle semenze della terra, come dei frutti degli alberi, appartengono al Signore; son cosa sacra al Signore. E se pure alcuno vuol riscattar delle sue decime, sopraggiunga il quinto al prezzo di esse. Parimente sia cosa sacra al Signore ogni decima di buoi, e di pecore, e di capre; ogni decimo animale di tutti quelli che passano sotto la verga. Non discernasi tra buono e cattivo; e non permutisi l’un con l’altro; e se pure alcuno permuta l’un con l’altro, quel decimo, e quell’altro messo in suo scambio, saranno cosa sacra; non si potranno riscattare. Questi sono i comandamenti che il Signore diede a Mosè, nel monte di Sinai, per proporli a’ figliuoli d’Israele IL Signore parlò ancora a Mosè, nel deserto di Sinai, nel Tabernacolo della convenenza, nel primo giorno del secondo mese, nell’anno secondo da che i figliuoli d’Israele furono usciti fuor del paese di Egitto, dicendo: Levate la somma di tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, secondo le lor nazioni, e le famiglie de’ padri loro, contando per nome, a testa a testa, ogni maschio, di età da vent’anni in su, tutti coloro che possono andare alla guerra in Israele; annoverateli, tu, ed Aaronne, per le loro schiere. E siavi con voi un uomo di ciascuna tribù, che sia capo della sua casa paterna. E questi sono i nomi di coloro che saranno presenti con voi: Di Ruben, Elisur, figliuolo di Sedeur; Di Simeone, Selumiel, figliuolo di Surisaddai; Di Giuda, Naasson, figliuolo di Amminadab; D’Issacar, Natanael, figliuolo di Suar; Di Zabulon, Eliab, figliuolo di Helon; De’ figliuoli di Giuseppe: di Efraim, Elisama, figliuoli di Ammiud; di Manasse, Gamliel, figliuolo di Pedasur; Di Beniamino, Abidan, figliuolo di Ghidoni; Di Dan, Ahiezer, figliuolo di Ammisaddai; Di Aser, Paghiel, figliuolo di Ocran; Di Gad, Eliasaf, figliuolo di Deuel; Di Neftali, Ahira, figliuolo di Enan. Costoro erano quelli che si chiamavano alla raunanza, principali delle tribù loro paterne, e capi delle migliaia d’Israele Mosè adunque ed Aaronne presero seco questi uomini, ch’erano stati nominati per li nomi loro. E, a’ calendi del secondo mese, adunarono tutta la raunanza; e le generazioni de’ figliuoli d’Israele furono descritte per le lor nazioni, e per le famiglie loro paterne, contandoli per nome dall’età di vent’anni in su, a testa a testa. Come il Signore avea comandato a Mosè, egli li annoverò nel deserto di Sinai. E delle generazioni de’ figliuoli di Ruben, primogenito d’Israele, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome, a testa a testa, d’infra tutti i maschi, dall’età di vent’anni in su, tutti quelli che potevano andare alla guerra; gli annoverati della tribù di Ruben furono quarantaseimila cinquecento. Delle generazioni de’ figliuoli di Simeone, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome, a testa a testa, d’infra tutti i maschi, dall’età di vent’anni in su, tutti quelli che potevano andare alla guerra; gli annoverati della tribù di Simeone furono cinquantanovemila trecento. Delle generazioni de’ figliuoli di Gad, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Gad furono quarantacinquemila seicencinquanta. Delle generazioni de’ figliuoli di Giuda, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Giuda furono settantaquattromila seicento. Delle generazioni de’ figliuoli d’Issacar, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù d’Issacar furono cinquantaquattromila quattrocento. Delle generazioni de’ figliuoli di Zabulon, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Zabulon furono cinquantasettemila quattrocento. De’ figliuoli di Giuseppe; delle generazioni de’ figliuoli di Efraim, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Efraim furono quarantamila cinquecento. Delle generazioni de’ figliuoli di Manasse, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Manasse furono trentaduemila dugento. Delle generazioni de’ figliuoli di Beniaminio, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Beniamino furono trentacinquemila quattrocento. Delle generazioni de’ figliuoli di Dan, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Dan furono sessantaduemila settecento. Delle generazioni de’ figliuoli di Aser, per le lor nazioni, e famiglie paterne; contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Aser furono quarantunmila cinquecento. Delle generazioni de’ figliuoli di Neftali, per le lor nazioni, e famiglie paterne, contati per nome tutti quelli che potevano andare alla guerra, dall’età di vent’anni in su; gli annoverati della tribù di Neftali furono cinquantatremila quattrocento Questi furono gli annoverati, i quali Mosè ed Aaronne annoverarono, insieme co’ principali d’Israele, ch’erano dodici uomini, uno per famiglia paterna. Così, tutti gli annoverati d’infra i figliuoli d’Israele, per le lor famiglie paterne, dall’età di vent’anni in su, che potevano andare alla guerra, furono seicentotremila cinquecencinquanta Ma i Leviti non furono annoverati fra loro secondo la lor tribù paterna; perciocchè il Signore avea detto a Mosè: Sol non annoverar la tribù di Levi, e non levarne la somma per mezzo i figliuoli d’Israele. Ma ordina i Leviti sopra il Tabernacolo della Testimonianza, e sopra tutti i suoi arredi; e sopra tutte le cose ad esso appartenenti; e portino essi il Tabernacolo e tutti i suoi arredi; e facciano i servigi di esso, e accampinvisi attorno. E quando il Tabernacolo si dipartirà, mettanlo giù i Leviti; quando altresì si accamperà, rizzinlo i Leviti; e se alcuno straniere vi si appressa, sia fatto morire. Or accampinsi i figliuoli d’Israele, ciascuno nel suo quartiere, e ciascuno presso alla sua bandiera, per le loro schiere. Ma accampinsi i Leviti intorno al Tabernacolo della Testimonianza; acciocchè non vi sia ira contro alla raunanza de’ figliuoli d’Israele; e facciano i Leviti la funzione del Tabernacolo della Testimonianza. E i figliuoli d’Israele fecero interamente come il Signore avea comandato POI il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Accampinsi i figliuoli d’Israele, ciascuno presso alla sua bandiera, distinti per le insegne delle lor famiglie paterne; accampinsi dirincontro al Tabernacolo della convenenza d’ogn’intorno E quelli che si accamperanno dalla parte anteriore, verso il Levante, sieno que’ della bandiera del campo di Giuda distinti per le loro schiere; e sia il lor capo Naasson, figliuolo di Amminadab. La cui schiera, e gli annoverati, son settantaquattromila seicento. E quelli che si accamperanno presso a lui, sieno la tribù d’Issacar e sia capo de’ figliuoli d’Issacar Natanael, figliuolo di Suar. La cui schiera, e gli annoverati, son cinquantaquattromila quattrocento. E la tribù di Zabulon; e sia capo de’ figliuoli di Zabulon Eliab, figliuolo di Helon. La cui schiera, e gli annoverati, son cinquantasettemila quattrocento. Tutti gli annoverati del campo in Giuda son centottantaseimila quattrocento, distinti per le loro schiere. Questi si moveranno i primi. Sia la bandiera del campo di Ruben, distinta per le sue schiere, verso il Mezzodì; e sia capo de’ figliuoli di Ruben Elisur, figliuolo di Sedeur. La cui schiera, e gli annoverati, son quarantaseimila cinquecento. E quelli che si accamperanno presso a lui sieno la tribù di Simeone; e sia capo de’ figliuoli di Simeone Selumiel, figliuolo di Surisaddai. La cui schiera, e gli annoverati, son cinquantanovemila trecento. E la tribù di Gad; e sia capo de’ figliuoli di Gad Eliasaf, figliuolo di Reuel. La cui schiera, e gli annoverati, son quarantacinquemila seicencinquanta. Tutti gli annoverati del campo di Ruben son cencinquantunmila quattrocencinquanta, distinti per le loro schiere. Questi movansi i secondi. Poi movasi il Tabernacolo della convenenza, essendo l’oste de’ Leviti nel mezzo degli altri campi; come sono accampati, così movansi, ciascuno nel suo ordine, secondo le lor bandiere. Sia la bandiera del campo di Efraim, distinta per le sue schiere, verso il Ponente; e sia capo de’ figliuoli di Efraim Elisama, figliuolo di Ammiud. La cui schiera, e gli annoverati, son quarantamila cinquecento. E presso a lui si accampi la tribù di Manasse; e sia capo de’ figliuoli di Manasse Gamliel, figliuolo di Pedasur. La cui schiera, e gli annoverati, son trentaduemila dugento. E la tribù di Beniamino; e sia capo de’ figliuoli di Beniamino Abidan, figliuolo di Ghidoni. La cui schiera, e gli annoverati, son trentacinquemila quattrocento. Tutti gli annoverati del campo di Efraim son centottomila cento, distinti per le loro schiere. Questi movansi i terzi. Sia la bandiera del campo di Dan, distinta per le sue schiere, verso il Settentrione; e sia capo de’ figliuoli di Dan Ahiezer, figliuolo di Ammisaddai. La cui schiera, e gli annoverati, son sessantaduemila settecento. E quelli che si accamperanno presso a lui sieno la tribù di Aser, e sia capo de’ figliuoli di Aser Paghiel, figliuolo di Ocran. La cui schiera, e gli annoverati, son quarantunmila cinquecento. E la tribù di Neftali; e sia capo de’ figliuoli di Neftali Ahira, figliuolo di Enan. La cui schiera, e gli annoverati, son cinquantatremila quattrocento. Tutti gli annoverati del campo di Dan, son cencinquantasettemila seicento. Questi si movano gli ultimi, distinti per le lor bandiere. Questi sono gli annoverati d’infra i figliuoli d’Israele, per le lor famiglie paterne. Tutti gli annoverati de’ campi, per le loro schiere, furono seicentotremila cinquecencinquanta. Ma i Leviti non furono annoverati per mezzo i figliuoli d’Israele; secondo che il Signore avea comandato a Mosè. E i figliuoli d’Israele fecero interamente come il Signore avea comandato a Mosè; così si accampavano distinti per le lor bandiere, e così si movevano, ciascuno secondo la sua nazione, e secondo la sua famiglia paterna OR queste sono le generazioni di Aaronne e di Mosè, al tempo che il Signore parlò con Mosè, nel monte di Sinai. E questi sono i nomi de’ figliuoli d’Aaronne: Nadab il primogenito, e Abihu, Eleazaro e Itamar. Questi sono i nomi de’ figliuoli d’Aaronne, sacerdoti, i quali furono unti e consacrati, per esercitare il sacerdozio. Or Nadab ed Abihu morirono davanti al Signore, quando offersero fuoco strano nel cospetto del Signore, nel deserto di Sinai; e non ebbero figliuoli; ed Eleazaro e Itamar esercitarono il sacerdozio nella presenza d’Aaronne, lor padre. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Fa’ appressar la tribù di Levi, e falla comparir davanti al Sacerdote Aaronne, acciocchè gli ministrino. E facciano la fazione di esso, e la fazione di tutta la raunanza, davanti al Tabernacolo della convenenza, facendo i servigi del Tabernacolo. E abbiano in guardia tutti gli arredi del Tabernacolo della convenenza; e in somma facciano la fazione de’ figliuoli d’Israele, facendo i servigi del Tabernacolo. Così da’ i Leviti ad Aaronne, e a’ suoi figliuoli; essi gli sono dati in dono d’infra i figliuoli d’Israele. E costituisci Aaronne e i suoi figliuoli, a far la fazione del lor sacerdozio; e se alcuno straniere vi si appressa, sia fatto morire. Oltre a ciò, il Signore parlò a Mosè dicendo: Ecco, io ho presi i Leviti d’infra i figliuoli d’Israele in luogo di tutti i primogeniti che aprono la matrice fra i figliuoli d’Israele; perciò i Leviti saranno miei. Conciossiachè ogni primogenito sia mio; nel giorno che io percossi tutti i primogeniti nel paese di Egitto, io mi consacrai tutti i primogeniti d’Israele, così degli uomini, come degli animali; essi hanno ad esser miei. Io sono il Signore Il Signore parlò ancora a Mosè, nel deserto di Sinai, dicendo: Annovera i figliuoli di Levi, per le lor famiglie paterne, e per le lor nazioni, annovera ogni maschio d’infra loro, dall’età d’un mese in su. E Mosè li annoverò secondo il comandamento del Signore, come gli era stato imposto. Or questi furono i figliuoli di Levi, secondo i lor nomi; Gherson, e Chehat, e Merari. E questi sono i nomi de’ figliuoli di Gherson, distinti per le lor nazioni; Libni e Simei. E i figliuoli di Chehat, distinti per le lor nazioni, furono Amram, e Ishar, e Hebron, e Uzziel. E i figliuoli di Merari, distinti per le lor nazioni, furono Mahali e Musi. Queste sono le nazioni de’ Leviti, distinte per le lor famiglie paterne. Di Gherson fu la nazione de’ Libniti, e la nazione de’ Simeiti. Queste furono le nazioni de’ Ghersoniti. De’ quali gli annoverati, contati tutti i maschi dall’età d’un mese in su, furono settemila cinquecento. Le nazioni de’ Ghersoniti furono dietro al Tabernacolo, verso il Ponente. E il capo della famiglia paterna de’ Ghersoniti fu Eliasaf, figliuolo di Lael. E la fazione de’ figliuoli di Gherson, nel Tabernacolo della convenenza, era il Tabernacolo e la Tenda, la Coverta di essa, e il Tappeto dell’entrata del Tabernacolo della convenenza; e le cortine del Cortile, insieme col Tappeto dell’entrata del Cortile, d’intorno al Padiglione e all’Altare, e le sue corde, per tutti i suoi servigi. E di Chehat fu la nazione degli Amramiti, e la nazione degl’Ishariti, e la nazione degli Hebroniti, e la nazione degli Uzzieliti. Queste sono le nazioni de’ Chehatiti. I quali, contati tutti i maschi, dall’età d’un mese in su, furono ottomila seicento, che facevano la fazione del Santuario. Le nazioni de’ figliuoli di Chehat doveano accamparsi allato al Tabernacolo verso il Mezzodì. E il capo delle famiglie paterne delle nazioni de’ Chehatiti fu Elisafan, figliuolo d’Uzziel. E la lor fazione era l’Arca e la Tavola, e il Candelliere, e gli Altari, e i vasellamenti del Santuario, co’ quali si faceva il ministerio, e la Cortina, e tutti i suoi servigi. Ed Eleazaro, figliuolo del Sacerdote Aaronne, era Capo de’ capi de’ Leviti; essendo Sopraintendente di coloro che facevano la fazione del Santuario. Di Merari fu la nazione de’ Mahaliti, e la nazione de’ Musiti. Queste sono le nazioni de’ Merariti. De’ quali gli annoverati, contati tutti i maschi dall’età d’un mese in su, furono seimila dugento. E il capo delle famiglie paterne delle nazioni de’ Merariti fu Suriel, figliuolo di Abihail. Essi doveano accamparsi allato al Tabernacolo, verso il Settentrione. E il carico della fazione de’ figliuoli di Merari era le assi, e le sbarre, e le colonne, e i piedistalli del Tabernacolo, e tutti i suoi tali arredi, e tutti tali suoi servigi; e le colonne del Cortile d’intorno, e i lor piedistalli, e i lor piuoli, e le lor corde. E quelli che doveano accamparsi davanti alla Tenda, verso il Levante, dalla parte anteriore del Tabernacolo della convenenza, verso l’Oriente, erano Mosè e Aaronne, e i suoi figliuoli; i quali facevano la fazione del Santuario, in vece ed a nome de’ figliuoli d’Israele; in maniera, che se alcuno straniere vi si appressava, dovea esser fatto morire. Tutti gli annoverati d’infra i Leviti, i quali Mosè ed Aaronne, per comandamento del Signore, annoverarono per le lor nazioni, cioè: tutti i maschi, dall’età d’un mese in su, furono ventiduemila POI il Signore disse a Mosè: Annovera tutti i primogeniti maschi d’infra i figliuoli d’Israele, dall’età d’un mese in su; e leva la somma de’ loro nomi. E prendi per me, io sono il Signore, i Leviti, in luogo di tutti i primogeniti d’infra i figliuoli d’Israele; prendi parimente il bestiame de’ Leviti, in luogo di tutti i primogeniti del bestiame dei figliuoli d’Israele. E Mosè annoverò tutti i primogeniti d’infra i figliuoli d’Israele, come il Signore gli avea comandato. E tutti i primogeniti maschi, secondo che furono annoverati, contati per nome, dall’età di un mese in su, furono ventiduemila dugensettantatrè. Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Prendi i Leviti in luogo di tutti i primogeniti d’infra i figliuoli d’Israele; e il bestiame de’ Leviti in luogo del bestiame di essi; e sieno i Leviti miei. Io sono il Signore. E per lo riscatto di que’ dugensettantatrè, de’ primogeniti dei figliuoli d’Israele, che son di avanzo sopra il numero de’ Leviti; prendi cinque sicli per testa, a siclo di Santuario, che è di venti oboli. E da’ ad Aaronne, e a’ suoi figliuoli, i danari del riscatto di coloro che son di avanzo fra’ primogeniti. Mosè adunque prese i danari del riscatto, da coloro ch’erano stati d’avanzo de’ riscattati per i Leviti. Egli prese que’ danari da’ primogeniti de’ figliuoli d’Israele, che furono milletrecensessantacinque sicli, a siclo di Santuario. E Mosè diede i danari del riscatto ad Aaronne, e a’ suoi figliuoli, secondo il comandamento del Signore, come il Signore gli avea imposto IL Signore parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Levate la somma de’ figliuoli di Chehat, d’infra i figliuoli di Levi, per le lor nazioni e famiglie paterne; dall’età di trent’anni in su, fino a cinquanta; cioè: tutti quelli che possono entrare in ufficio, per fare l’opera nel Tabernacolo della convenenza. Questo è il servizio de’ figliuoli di Chehat, nel Tabernacolo della convenenza, nelle cose santissime. Quando il campo si moverà, vengano Aaronne ed i suoi figliuoli, e pongan giù la Cortina che si tende davanti all’Arca, e copre l’Arca della Testimonianza. Poi mettanvi sopra una coverta di pelli di tasso, e stendano disopra un drappo tutto di violato; e mettano le stanghe all’Arca. Poi stendano sopra la Tavola di presenza un drappo di violato; e mettano sopra essa i piattelli, e le scodelle, e le coppe, e i nappi da fare gli spargimenti; sia parimente sopra essa il pane continuo. E stendano sopra quelle cose un drappo di scarlatto, e coprano quello con una coverta di pelli di tasso; poi mettano le stanghe alla Tavola. Poi prendano un drappo di violato, e copranne il Candelliere della lumiera, e le sue lampane, e i suoi smoccalatoi, e i suoi catinelli, e tutti i vaselli dell’olio di esso, co’ quali si fanno i suoi servigi. Poi mettano il Candelliere, con tutti i suoi strumenti, in una coverta di pelli di tasso; e mettanlo sopra un par di stanghe. Poi stendano un drappo di violato sopra l’Altare d’oro; e copranlo con una coverta di pelli di tasso; poi mettano le stanghe all’Altare. Poi prendano tutti gli arredi del servigio, co’ quali si fa il servigio nel Santuario, e mettanli dentro un drappo di violato, e copranli con una coverta di pelli di tasso; e mettanli sopra un par di stanghe. Poi tolgano le ceneri dall’Altare, e stendano sopra esso un drappo di scarlatto. E mettano sopra esso tutti i suoi strumenti, co’ quali si fa il servigio sopra esso, le cazze, le forcelle, le palette, i bacini, e tutti gli altri strumenti dell’Altare; e stendanvi sopra una coverta di pelli di tasso; poi mettano le stanghe all’Altare. E, dopo che Aaronne e i suoi figliuoli avranno finito di coprire il Santuario, e tutti gli arredi di esso, quando il campo si moverà; vengano i figliuoli di Chehat, per portar quelle cose; e non tocchino il Santuario, che non muoiano. Queste son le cose che i figliuoli di Chehat devono portare, del Tabernacolo della convenenza. E abbia Eleazaro, figliuolo del Sacerdote Aaronne, il carico dell’olio della lumiera, e del profumo aromatico, e dell’offerta continua, e dell’olio dell’Unzione; oltre alla sopraintendenza sopra tutto il Tabernacolo, e tutto ciò ch’è in esso, per lo Santuario, e per li suoi arredi. Poi il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Non fate sì che la tribù delle famiglie de’ Chehatiti sia sterminata d’infra i Leviti. Anzi fate loro questo, acciocchè vivano, e non muoiano, quando si accosteranno alle cose santissime: Vengano Aaronne e i suoi figliuoli, e disponganli ciascuno al suo servigio, e a ciò ch’egli ha da portare. Ma non vengano per riguardare, quando si copriranno le cose sante, che non muoiano Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Leva parimente la somma dei figliuoli di Gherson, per le lor famiglie paterne e nazioni. Annoverali, dall’età di trent’anni in su, fino a cinquanta, cioè: tutti quelli che possono entrare in esercizio di ufficio, per servire nel Tabernacolo della convenenza. Questo è il servigio delle famiglie dei Ghersoniti, in ministrare e in portare: Portino i teli della Tenda, e il Tabernacolo della convenenza; la sua Coverta, e la Coverta di pelli di tasso che è disopra, e il Tappeto dell’entrata del Tabernacolo della convenenza; e le cortine del Cortile, e il Tappeto dell’entrata della porta del Cortile, il quale è intorno al Tabernacolo e all’Altare; e le corde di quelle, e tutti gli arredi per lor servigio. E servano essi in tutto ciò che si deve fare intorno a quelle cose. Tutto il servigio de’ figliuoli di Gherson, in tutto ciò che devono portare, e in tutti i servigi che devono fare, sia secondo l’ordine di Aaronne e de’ suoi figliuoli; e voi darete loro il carico di tutto ciò che dovranno portare. Questo è il servigio delle famiglie de’ figliuoli di Gherson, nel Tabernacolo della convenenza; e la fazion loro sarà sotto la sopraintendenza d’Itamar, figliuolo del Sacerdote Aaronne. Annovera eziandio i figliuoli di Merari, per le lor nazioni e famiglie paterne. Annoverali, dall’età di trenta anni in su, fino a cinquanta, cioè: tutti quelli che possono entrare nel servigio del Tabernacolo della convenenza. E questo sia ciò che devono portare per lor fazione, insieme con tutto il servigio che dovranno fare nel Tabernacolo della convenenza, cioè: le assi del Tabernacolo, e le sue sbarre e le sue colonne, e i suoi piedistalli. E le colonne del Cortile d’intorno, e i lor piedistalli, e i lor piuoli, e le lor corde, insieme con tutti i loro arredi, per tutti i lor servigi; e consegnate loro per nome gli arredi che dovranno portare per lor fazione. Questo è il servigio delle famiglie de’ figliuoli di Merari; oltre a tutto il servigio che hanno da fare nel Tabernacolo della convenenza, sotto la sopraintendenza di Itamar, figliuolo del Sacerdote Aaronne Mosè adunque, ed Aaronne, e i principali della raunanza, annoverarono i figliuoli di Chehat, per le lor nazioni e famiglie paterne; dall’età di trent’anni in su, fino a cinquanta, cioè: tutti quelli che potevano entrare in ufficio, per servire nel Tabernacolo della convenenza. E gli annoverati d’infra loro, distinti per le lor nazioni, furono duemila settecencinquanta. Questi sono gli annoverati delle nazioni de’ Chehatiti; che erano tutti quelli che servivano nel Tabernacolo della convenenza, i quali Mosè ed Aaronne annoverarono, per comandamento del Signore, dato per man di Mosè. E gli annoverati d’infra i figliuoli di Gherson, distinti per le lor nazioni e famiglie paterne; dall’età di trent’anni in su, fino a cinquanta; ch’erano tutti quelli che potevano entrare in ufficio, per servire nel Tabernacolo della convenenza; gli annoverati, dico, d’infra loro, distinti per le lor nazioni e famiglie paterne, furono duemila seicentrenta. Questi sono gli annoverati delle nazioni de’ figliuoli di Gherson; ch’erano tutti quelli che servivano nel Tabernacolo della convenenza; i quali Mosè ed Aaronne annoverarono, per comandamento del Signore. E gli annoverati delle nazioni de’ figliuoli di Merari, distinti per le lor nazioni e famiglie paterne; dall’età di trent’anni in su, fino a cinquanta, cioè: tutti quelli che potevano entrare in ufficio, per servire nel Tabernacolo della convenenza; gli annoverati, dico, d’infra loro, distinti per le lor nazioni, furono tremila dugento. Questi sono gli annoverati delle nazioni de’ figliuoli di Merari; i quali Mosè ed Aaronne annoverarono, per comandamento del Signore, dato per man di Mosè. Tutti gli annoverati i quali Mosè, ed Aaronne, e i principali d’Israele, annoverarono, d’infra i Leviti, distinti per le lor nazioni e famiglie paterne; dall’età di trent’anni in su, fino a cinquanta, cioè: tutti quelli che potevano entrare in servigio, così per servire, come per portare, nel Tabernacolo della convenenza; gli annoverati, dico, d’infra loro, furono ottomila cinquecentottanta. Essi gli annoverarono per comandamento del Signore, dato per man di Mosè, ciascuno secondo che dovea servire o portare; e gli annoverati da loro furono quelli che il Signore avea comandati a Mosè POI il Signore parlò a Mosè, dicendo: Comanda a’ figliuoli d’Israele che mandino fuor del campo ogni lebbroso, e ogni uomo che ha la colagione, e ogni uomo immondo per un morto. Mandateli fuori, così maschi, come femmine; mandateli fuor del campo; acciocchè non contaminino il campo loro, nel mezzo del quale io abito. E i figliuoli d’Israele fecero così, e mandarono coloro fuor del campo. Come il Signore avea detto a Mosè, così fecero i figliuoli d’Israele. IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando un uomo o una donna avrà fatto alcuno de’ peccati degli uomini, commettendo misfatto contro al Signore; quella cotal persona è colpevole. Se confessa il suo peccato che avrà commesso, restituisca il capitale di ciò intorno a che avrà misfatto; e vi sopraggiunga il quinto, e dialo a colui contro a cui avrà misfatto. E se colui non ha alcun prossimo parente, che abbia ragione di ricoverar ciò che fu suo, per restituirgli ciò in che il misfatto sarà stato commesso; venendosi ciò a restituire, appartenga al Signore, cioè al sacerdote, oltre al montone de’ purgamenti, col quale il sacerdote farà purgamento per lui. Parimente sia del sacerdote ogni offerta elevata di tutte le cose consacrate da’ figliuoli d’Israele, le quali essi gli presenteranno. E le cose consacrate da chi che sia sieno del sacerdote; sia suo ciò che qualunque persona gli avrà dato OLTRE a ciò, il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando la moglie di alcun si sarà sviata, e avrà commesso misfatto contro a lui; e alcuno sarà giaciuto carnalmente con lei, di nascosto dal marito; ed ella si sarà celatamente contaminata, senza che vi sia alcun testimonio contro a lei nè che sia stata colta in sul fatto; se lo spirito della gelosia entra nel marito, sì ch’egli sia geloso della sua moglie, essendosi ella contaminata; ovvero anche, se lo spirito della gelosia entra in lui, sì che sia geloso della sua moglie, non essendosi ella contaminata; meni quell’uomo la sua moglie al sacerdote, e presenti per lei l’offerta di essa, che sarà la decima parte di un efa di farina d’orzo; non ispandavi sopra olio, e non mettavi sopra incenso; perciocchè è offerta di gelosie, oblazione di rammemorazione, che riduce a memoria iniquità. E faccia il sacerdote appressar quella donna, e facciala stare in piè nel cospetto del Signore. Poi prenda il sacerdote dell’acqua santa in un vasello di terra; prenda eziandio della polvere che sarà sopra il suolo del Tabernacolo, e mettala in quell’acqua. E facendo star quella donna in piè davanti al Signore, scoprale il sacerdote la testa, e mettale in su le palme delle mani l’offerta della rammemorazione, che è l’offerta delle gelosie; e abbia il Sacerdote in mano quell’acqua amara che reca maledizione. E faccia il sacerdote giurar quella donna, e dicale: Se niun uomo è giaciuto teco, e se tu non ti sei sviata per contaminazione, ricevendo un altro in luogo del tuo marito; quest’acqua amara, che reca maledizione, non facciati alcun danno. Ma se tu ti sei sviata, ricevendo un altro in luogo del tuo marito, e ti sei contaminata, e altri che il tuo marito è giaciuto teco carnalmente; allora faccia il sacerdote giurar la donna, con giuramento di esecrazione, e dicale: Il Signore ti metta in maledizione ed esecrazione, nel mezzo del tuo popolo, facendoti cader la coscia, e gonfiare il ventre. Ed entriti nell’interiora quest’acqua che reca maledizione, per farti gonfiare il ventre, e cader la coscia. E la donna dica: Amen, Amen. Poi scriva il sacerdote queste maledizioni in un cartello, e le cancelli con quell’acqua amara. E dia a bere alla donna quell’acqua amara, che reca maledizione, sì che quell’acqua che reca maledizione entri in lei, per acqua amara. Or prenda il sacerdote di man di quella donna l’offerta delle gelosie; e dimenila davanti al Signore; e poi offeriscala sopra l’Altare. Prenda eziandio una menata di quell’offerta, per la sua ricordanza, e brucila sopra l’Altare; e poi dia a bere quell’acqua alla donna. E quando egli gliela avrà data a bere, avverrà che, se ella si è contaminata, e ha commesso misfatto contro al suo marito, quando l’acqua che reca maledizione sarà entrata in lei, per acqua amara, il ventre le gonfierà, e la coscia le caderà; e quella donna sarà in esecrazione in mezzo del suo popolo. Ma, se quella donna non si è contaminata, anzi è pura, ella non avrà male alcuno, e potrà portar figliuoli. Questa è la legge delle gelosie, quando la moglie di alcuno si sarà sviata, ricevendo un altro in luogo del suo marito, e si sarà contaminata. Ovvero, quando lo spirito della gelosia sarà entrato nel marito, ed egli sarà geloso della sua moglie; facciala comparire davanti al Signore, e facciale il Sacerdote tutto quello ch’è ordinato per questa legge. E sia il marito esente di colpa, ma porti la donna la sua iniquità IL Signore parlò, altre a ciò, a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando alcuno, uomo o donna, avrà fatto singolar voto di Nazireo, per farsi Nazireo al Signore; astengasi da vino e da cervogia; non beva alcun aceto, nè di vino, nè di cervogia; nè alcun liquor d’uva; e non mangi alcuna uva, nè fresca nè secca. Tutto il tempo del suo Nazireato non mangi cosa niuna prodotta da vite che fa vino; non pure acini nè fiocini. Tutto il tempo del voto del suo Nazireato non passi il rasoio sopra il suo capo; sia santo, finchè sia compiuto il tempo per lo quale egli si è votato Nazireo al Signore; lasciando crescer la chioma de’ capelli del suo capo. Non vada, in tutto il tempo per lo quale, egli si sarà votato Nazireo al Signore, in alcun luogo ove sia un morto. Non contaminisi per suo padre, nè per sua madre, nè per suo fratello, nè per sua sorella, quando alcuno di loro sarà morto; perciocchè il Nazireato dell’Iddio suo è sopra il suo capo. Sia santo al Signore, tutto il tempo del suo Nazireato. E se alcuno muore appresso di lui di subito improvviso, egli ha contaminato il capo del suo Nazireato; perciò radasi il capo al giorno della sua purificazione; radaselo al settimo giorno. E nell’ottavo giorno porti al sacerdote alla entrata del Tabernacolo della convenenza, due tortole o due pippioni. E sacrifichine il sacerdote uno per lo peccato, e uno per olocausto; e faccia purgamento per lui, di ciò ch’egli avrà peccato intorno al morto; e in quel giorno stesso santifichi il suo capo; e consacri al Signore i giorni del suo Nazireato; e adduca un agnello di un anno per la colpa; e sieno i giorni precedenti tenuti per nulla; conciossiachè il suo Nazireato sia stato contaminato. Or questa è la legge intorno al Nazireo: Nel giorno che il tempo del suo Nazireato sarà compiuto, portilo all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E offerisca la sua offerta al Signore; cioè: un agnello di un anno, senza difetto, per olocausto; e un’agnella di un anno, senza difetto, per lo peccato; e un montone senza difetto, per sacrificio da render grazie; e un paniere di focacce di fior di farina, azzime, intrise con olio, e di schiacciate azzime, unte con olio; insieme con l’offerte di panatica, e da spandere di que’ sacrificii. E offerisca il sacerdote quelle cose nel cospetto del Signore; e sacrifichi il sacrificio per lo peccato, e l’olocausto di esso. Poi offerisca quel montone al Signore, per sacrificio da render grazie, insieme con quel paniere di azzimi; offerisca ancora il sacerdote l’offerta di panatica, e l’offerta da spandere di esso. E facciasi il Nazireo radere il capo del suo Nazireato all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e prenda i capelli del suo Nazireato, e mettali in sul fuoco, che sarà sotto il sacrificio da render grazie. Poi prenda il sacerdote una spalla di quel montone cotta; e una focaccia azzima di quel paniere, e una schiacciata azzima; e mettale in su le palme delle mani del Nazireo, dopo ch’egli avrà fatto radere il suo Nazireato. E dimeni il sacerdote quelle cose per offerta dimenata davanti al Signore; sono cosa sacra, appartenente al sacerdote, siccome ancora il petto dell’offerta dimenata, e la spalla dell’offerta elevata. Dopo questo, il Nazireo potrà ber vino. Questa è la legge del Nazireo che avrà votata la sua offerta al Signore per lo suo Nazireato; oltre a quello ch’egli potrà fornir di più secondo la sua facoltà; faccia secondo il voto ch’egli avrà fatto, oltre alla legge del suo Nazireato Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla ad Aaronne e a’ suoi figliuoli, dicendo: Benedite i figliuoli di Israele in questa maniera, dicendo loro: Il Signore ti benedica e ti guardi. Il Signore faccia risplendere le sua faccia verso te, e ti sia propizio. Alzi il Signore la sua faccia verso te, e ti stabilisca la pace. E mettano il mio Nome sopra i figliuoli d’Israele; e io il benedirò OR nel giorno che Mosè ebbe finito di rizzare il Tabernacolo, e l’ebbe unto e consacrato, con tutti i suoi arredi: e l’Altare, con tutti i suoi strumenti; i principali d’Israele, capi delle case loro paterne, i quali erano i principali delle tribù, ed erano stati sopra le rassegne del popolo, fecero un’offerta. E l’addussero davanti al Signore, cioè: sei carri coperti e dodici buoi; un carro per due di que’ principali, e un bue per uno; e offersero quelli davanti al Tabernacolo. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Prendili da loro, e sieno impiegati nei servigi del Tabernacolo della convenenza, e dalli a’ Leviti; acciocchè se ne servano, ciascuno secondo il suo servigio. Mosè adunque prese que’ carri e quei buoi, e li diede a’ Leviti. A’ figliuoli di Gherson diede due di que’ carri, e quattro di que’ buoi, per servirsene secondo il lor servigio. E a’ figliuoli di Merari diede i quattro altri carri, e gli altri otto buoi, per servirsene secondo il lor servigio; sotto la sopraintendenza d’Itamar, figliuolo del Sacerdote Aaronne. Ma a’ figliuoli di Chehat non ne diede; perciocchè il servigio del Santuario era loro imposto; essi aveano da portare in su le spalle Oltre a ciò, que’ principali fecero una offerta per la dedicazione dell’Altare, nel giorno ch’egli fu unto; e l’offersero davanti all’Altare. E il Signore disse a Mosè: Di questi capi uno per giorno offerisca la sua offerta, per la Dedicazione dell’Altare. E colui che offerse la sua offerta il primo giorno, fu Naasson, figliuolo di Amminadab, della tribù di Giuda. E la sua offerta fu un piattel d’argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Naasson, figliuolo di Amminadab. Il secondo giorno, Natanael, figliuolo di Suar, capo d’Issacar, offerse la sua offerta; che fu: un piattel d’argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Natanael, figliuolo di Suar. Il terzo giorno, Eliab, figliuolo di Helon, capo de’ figliuoli di Zabulon, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Eliab, figliuolo di Helon. Il quarto giorno, Elisur, figliuolo di Sedeur, capo de’ figliuoli di Ruben, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Elisur, figliuolo di Sedeur. Il quinto giorno, Selumiel, figliuolo di Surisaddai, capo de’ figliuoli di Simeone, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Selumiel, figliuolo di Surisaddai. Il sesto giorno, Eliasaf, figliuolo di Deuel, capo de’ figliuoli di Gad, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Eliasaf, figliuolo di Deuel. Il settimo giorno, Elisama, figliuolo di Ammiud, capo de’ figliuoli di Efraim, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Elisama, figliuolo di Ammiud. L’ottavo giorno, Gamliel, figliuolo di Pedasur, capo de’ figliuoli di Manasse, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Gamliel, figliuolo di Pedasur. Il nono giorno, Abidan, figliuolo di Ghidoni, capo de’ figliuoli di Beniamino, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Abidan, figliuolo di Ghidoni. Il decimo giorno, Ahiezer, figliuolo di Ammisaddai, capo de’ figliuoli di Dan, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Ahiezer, figliuolo di Ammisaddai. L’undecimo giorno, Paghiel, figliuolo di Ocran, capo de’ figliuoli di Aser, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato: e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Paghiel, figliuolo di Ocran. Il duodecimo giorno, Ahira, figliuolo di Enan, capo de’ figliuoli di Neftali, offerse la sua offerta; che fu: un piattel di argento, di peso di centrenta sicli; un nappo di argento, di settanta sicli, a siclo di Santuario; amendue pieni di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica; un turibolo d’oro, di dieci sicli, pien di profumo; un giovenco, un montone, un agnello di un anno, per olocausto; un becco, per sacrificio per lo peccato; e, per sacrificio da render grazie, un par di buoi, cinque montoni, cinque becchi, e cinque agnelli di un anno. Questa fu l’offerta di Ahira, figliuolo di Enan. Questa fu l’offerta della Dedicazione dell’Altare, nel giorno ch’esso fu unto, fatta da’ Capi d’Israele, cioè: dodici piattelli di argento, dodici nappi di argento, dodici turiboli d’oro. Ciascun piattello di argento era di peso di centrenta sicli, e ciascun nappo di settanta; tutto l’argento di que’ vasellamenti era di duemila quattrocento sicli, a siclo di Santuario. Ciascuno di que’ dodici turiboli d’oro, pieni di profumo, era di dieci sicli, a siclo di Santuario; tutto l’oro di que’ turiboli era cenventi sicli. Tutti i buoi per olocausto erano dodici giovenchi; con dodici montoni, e dodici agnelli di un anno, e le loro offerte di panatica; vi erano anche dodici becchi, per sacrificio per lo peccato. E tutti i buoi del sacrificio da render grazie erano ventiquattro giovenchi; con sessanta montoni, sessanta becchi, e sessanta agnelli di un anno. Questa fu l’offerta della Dedicazione dell’Altare, dopo che fu unto. Or da indi innanzi, quando Mosè entrava nel Tabernacolo della convenenza, per parlar col Signore, egli udiva la voce che parlava a lui, d’in sul Coperchio ch’era sopra l’Arca della Testimonianza, di mezzo de’ due Cherubini; ed egli parlava a lui IL Signore parlò ancora a Mosè dicendo: Parla ad Aaronne, e digli: Quando tu accenderai le lampane, porgano le sette lampane il lume verso la parte anteriore del Candelliere. E Aaronne fece così; e accese le lampane per maniera che porgevano il lume verso la parte anteriore del Candelliere, come il Signore avea comandato a Mosè. Or tale era il lavoro del Candelliere: egli era tutto d’oro tirato al martello, così il suo gambo, come le sue bocce. Mosè l’avea fatto secondo la forma che il Signore gli avea mostrata IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Prendi i Leviti d’infra i figliuoli d’Israele, e purificali. E fa’ loro così per purificarli: spruzzali d’acqua di purgamento; e facciano passare il rasoio sopra tutta la lor carne, e lavino i lor vestimenti, e purifichinsi. Poi prendano un giovenco con la sua offerta di panatica, che sia fior di farina, stemperata con olio; e tu piglia un altro giovenco per sacrificio per lo peccato. E fa’ appressare i Leviti davanti al Tabernacolo della convenenza, e aduna tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele. E quando tu avrai fatti appessare i Leviti davanti al Signore, posino i figliuoli d’Israele le lor mani sopra i Leviti. E presenti Aaronne i Leviti davanti al Signore, per offerta dimenata da parte de’ figliuoli d’Israele; e sieno per esercitare il ministerio del Signore. Poi posino i Leviti le lor mani sopra la testa di que’ giovenchi; e tu sacrificane l’uno per sacrificio per lo peccato, e l’altro per olocausto, al Signore, per far purgamento per i Leviti. E fa’ stare in piè i Leviti davanti ad Aaronne, e davanti a’ suoi figliuoli, e offeriscili per offerta al Signore. E separa i Leviti d’infra i figliuoli d’Israele, e sieno i Leviti miei. E, dopo questo, vengano i Leviti, per esercitare il ministerio nel Tabernacolo della convenenza. Così li purificherai, e li offerirai per offerta. Conciossiachè del tutto mi sieno appropriati d’infra i figliuoli d’Israele; io me li ho presi in luogo di tutti quelli che aprono la matrice, d’ogni primogenito di ciascuno de’ figliuoli d’Israele. Perciocchè ogni primogenito de’ figliuoli d’Israele, così degli uomini, come delle bestie, è mio; io me li consacrai nel giorno che io percossi tutti i primogeniti nel paese di Egitto. E ho presi i Leviti in luogo di tutti i primogeniti de’ figliuoli d’Israele. E ho dati in dono ad Aaronne e ai suoi figliuoli i Leviti, d’infra i figliuoli d’Israele, per fare il ministerio de’ figliuoli d’Israele, nel Tabernacolo della convenenza, e per fare il purgamento de’ figliuoli d’Israele; acciocchè non vi sia piaga fra’ figliuoli d’Israele, se talora si accostassero al Santuario. E Mosè, ed Aaronne, e tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, fecero a’ Leviti interamente come il Signore avea comandato a Mosè, intorno a loro. E i Leviti si purificarono, e lavarono i lor vestimenti. E Aaronne li presentò per offerta davanti al Signore, e fece purgamento per loro, per purificarli. E, dopo questo, i Leviti vennero per esercitare il lor ministerio nel Tabernacolo della convenenza, davanti ad Aaronne, e a’ suoi figliuoli. E si fece inverso i Leviti, come il Signore avea comandato a Mosè, intorno a loro. Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Questo è quello che appartiene al carico de’ Leviti: I Leviti, dall’età di venticinque anni in su, entrino in ufficio nel ministerio del Tabernacolo della convenenza. Ma, da cinquant’anni in su, ritraggansi dall’esercizio dell’ufficio, e non servano più. Ben potrà un tale servire a’ suoi fratelli nel Tabernacolo della convenenza, a far la lor fazione, ma non faccia più il servigio. Fa’ così a’ Leviti nelle loro fazioni IL Signore parlò ancora a Mosè, nel deserto di Sinai, nel primo mese dell’anno secondo dacchè i figliuoli d’Israele furono usciti del paese di Egitto, dicendo: Facciano i figliuoli d’Israele la Pasqua, nella sua stagione. Fatela nella sua stagione, nel quartodecimo giorno di questo mese, fra’ due vespri; fatela secondo tutti i suoi statuti, e secondo tutti i suoi ordini. E Mosè parlò a’ figliuoli d’Israele, acciocchè facessero la Pasqua. Ed essi fecero la Pasqua nel quartodecimo giorno del primo mese, fra’ due vespri, nel deserto di Sinai. I figliuoli d’Israele fecero interamente come il Signore avea comandato a Mosè. Or vi furono alcuni uomini, i quali, essendo immondi per una persona morta, non poterono far la Pasqua in quel giorno; laonde si presentarono davanti a Mosè e davanti ad Aaronne, in quel giorno stesso. E dissero loro: Noi siamo immondi per una persona morta; perchè saremmo noi divietati di offerir l’offerta al Signore nella sua stagione, fra’ figliuoli d’Israele? E Mosè disse loro: Statevene; e io udirò ciò che il Signore comanderà intorno a voi. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Quando alcun di voi, o delle vostre generazioni, sarà immondo per una persona morta, ovvero sarà in viaggio lontano, non lasci però di far la Pasqua al Signore. Faccianla nel quartodecimo giorno del secondo mese, fra’ due vespri; manginla con azzimi e con lattughe salvatiche. Non lascinne nulla di resto fino alla mattina; e non ne rompano osso alcuno; faccianla secondo tutti gli statuti della Pasqua. Ma, se alcuno è netto, e non è in viaggio, e pur si rimane di far la Pasqua; sia una tal persona ricisa da’ suoi popoli; porti quell’uomo il suo peccato; perciocchè non ha offerta nella sua stagione l’offerta del Signore. E quando alcuno straniere, dimorando con voi, farà la Pasqua del Signore, facciala secondo gli statuti e gli ordini di essa; siavi un medesimo statuto fra voi; così per lo forestiere, come per colui che è natio del paese OR nel giorno che il Tabernacolo fu rizzato, la nuvola coperse il Tabernacolo, di sopra il Padiglione della Testimonianza; e in su la sera era sopra il Tabernacolo in apparenza di fuoco, fino alla mattina. Così era del continuo; la nuvola lo copriva di giorno; e di notte vi era un’apparenza di fuoco. E, secondo che la nuvola si alzava d’in sul Tabernacolo, i figliuoli d’Israele camminavano appresso; e dove la nuvola stanziava, quivi si accampavano i figliuoli d’Israele. Al comandamento del Signore i figliuoli d’Israele si movevano, e altresì al comandamento del Signore si accampavano; e stavano accampati tutto il tempo che la nuvola stanziava sopra il Tabernacolo. E quando la nuvola continuava a star per molti giorni in sul Tabernacolo, allora i figliuoli d’Israele attendevano alle fazioni del servigio del Signore, e non si partivano. O fosse che la nuvola stesse pochi dì in sul Tabernacolo, al comandamento del Signore si accampavano, e altresì al comandamento del Signore si movevano. O fosse che la nuvola vi stesse dalla sera fino alla mattina, e poi si alzasse in su la mattina, essi si movevano; o fosse che, statavi un giorno ed una notte, poi si alzasse, essi parimente si movevano. Per quanto tempo la nuvola continuava a stanziare in sul Tabernacolo, o fossero due dì, o un mese, o un anno, tanto se ne stavano i figliuoli d’Israele accampati, e non si movevano; poi, quando la nuvola si alzava, si movevano. Al comandamento del Signore si accampavano, e al comandamento del Signore si movevano; e al comandamento del Signore, dato per Mosè, attendevano alle fazioni del servigio del Signore IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Fatti due trombe d’argento, di lavoro tirato al martello, e servitene per adunar la raunanza, e per far movere i campi. E quando si sonerà con amendue, adunisi tutta la raunanza appresso di te, all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E quando si sonerà con una solamente, aduninsi appresso di te i principali, i capi delle migliaia d’Israele. E quando voi sonerete con suono squillante, movansi i campi posti verso il levante. E quando voi sonerete con suono squillante la seconda volta, movansi i campi posti verso il mezzodì. Suonisi con suono squillante ogni volta che i campi dovranno moversi. Ma quando voi adunerete la raunanza, sonate, ma non con suono squillante. E suonino i figliuoli di Aaronne, sacerdoti, con quelle trombe; e usatele per istatuto perpetuo, per le vostre generazioni. E quando nel vostro paese voi entrerete in battaglia contro al nemico che vi assalirà, allora sonate con le trombe, con suono squillante, ed e’ sovverrà di voi al Signore Iddio vostro; e sarete salvati da’ vostri nemici. Parimente a’ giorni delle vostre allegrezze, e nelle vostre feste solenni, e nelle vostre calendi, sonate con le trombe, offerendo i vostri olocausti, e i vostri sacrificii da render grazie; ed esse vi saranno per ricordanza nel cospetto dell’Iddio vostro. Io sono il Signore Iddio vostro OR nell’anno secondo, nel secondo mese, nel ventesimo giorno del mese, avvenne che la nuvola si alzò d’in sul Tabernacolo della Testimonianza. E i figliuoli d’Israele si mossero, secondo l’ordine delle lor mosse, dal deserto di Sinai; e la nuvola stanziò nel deserto di Paran. Così si mossero la prima volta, secondo che il Signore avea comandato per Mosè. E la bandiera del campo de’ figliuoli di Giuda si mosse la primiera, distinta per le sue schiere; essendo Naasson figliuolo di Amminadab, capo dell’esercito de’ figliuoli di Giuda; e Natanael, figliuolo di Suar, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli d’Issacar; ed Eliab, figliuolo di Helon, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Zabulon. E, dopo che il Tabernacolo fu posto giù, i figliuoli di Gherson, e i figliuoli di Merari, si mossero, portando il Tabernacolo. Appresso si mosse la bandiera del campo di Ruben, distinta per le sue schiere; essendo Elisur, figliuolo di Sedeur, capo dell’esercito di Ruben; e Selumiel, figliuolo di Surisaddai, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Simeone; ed Eliasaf, figliuolo di Deuel, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Gad. Poi si mossero i Chehatiti, che portavano il Santuario; e mentre essi arrivavano, gli altri rizzavano il Tabernacolo. Appresso si mosse la bandiera del campo de’ figliuoli di Efraim, distinta per le sue schiere; essendo Elisama, figliuolo di Ammiud, capo dell’esercito de’ figliuoli di Efraim; e Gamliel, figliuolo di Pedasur, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Manasse; e Abidan, figliuolo di Ghidoni, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Beniamino. Appresso si mosse la bandiera del campo de’ figliuoli di Dan, distinta per le sue schiere; facendo retroguardia a tutti i campi; essendo Ahiezer, figliuolo di Ammisaddai, capo dell’esercito di Dan; e Paghiel, figliuolo di Ocran, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Aser; e Ahira, figliuolo di Enan, capo dell’esercito della tribù de’ figliuoli di Neftali. Queste erano le mosse de’ figliuoli di Israele, distinti per le loro schiere, quando si movevano Or Mosè disse a Hobab, figliuolo di Reuel, Madianita, suo suocero: Noi ci partiamo per andare al luogo del quale il Signore ha detto: Io vel darò; vieni con noi, e noi ti faremo del bene; conciossiachè il Signore abbia promesso del bene a Israele. Ed egli gli disse: Io non vi andrò; anzi me ne andrò al mio paese, e al mio parentado. Ma Mosè gli disse: Deh! non lasciarci; perciocchè, conoscendo tu i luoghi dove noi abbiamo da accamparci nel deserto, tu ci servirai di occhi. E se tu vieni con noi, quando sarà avvenuto quel bene che il Signore ci vuol fare, noi ti faremo del bene. Così si partirono dal Monte del Signore; e fecero il cammino di tre giornate, andando l’Arca del Patto del Signore davanti a loro tre giornate, per investigar loro un luogo di riposo. E quando si movevano dal luogo ove erano stati accampati, la nuvola del Signore era sopra loro, di giorno. E, quando l’Arca si moveva, Mosè diceva: Levati su, o Signore, e sieno dispersi i tuoi nemici; e quelli che ti odiano fuggiranno per la tua presenza. E, quando ella si posava, diceva: O Signore, riconduci le diecine delle migliaia delle schiere d’Israele OR il popolo mostrò di lamentarsi agli orecchi del Signore, come per disagio sofferto. E il Signore l’udì, e l’ira sua si accese, e il fuoco del Signore si apprese fra esso, e consumò una della estremità del campo. E il popolo sclamò a Mosè. E Mosè pregò il Signore, e il fuoco fu ammorzato. E fu posto nome a quel luogo Tabera; perciocchè il fuoco del Signore si apprese quivi in essi OR la turba della gente accogliticcia ch’era fra il popolo, si mosse a concupiscenza; e i figliuoli d’Israele anch’essi tornarono a piagnere, e dissero: Chi ci darà a mangiar della carne? E’ ci ricorda nel pesce che noi mangiavamo in Egitto per nulla, de’ cocomeri, de’ poponi, de’ porri, delle cipolle, e degli agli. Laddove ora l’anima nostra è arida; e non abbiam nulla; noi non possiamo volger gli occhi sopra altro che sopra la Manna. Or la Manna era simile al seme di coriandolo; e il suo colore simile al color delle perle. E il popolo si spandeva, e la raccoglieva; poi la macinava con le macine, o la pestava nel mortaio; e la coceva in pentole, o ne facea delle focaccie; e il sapore di essa era come il sapor di pastello oliato. E, quando cadeva la rugiada in sul campo di notte, sopra essa cadea ancora la Manna. E Mosè intese che il popolo piagneva per le sue famiglie, ciascuno all’entrata del suo padiglione. E l’ira del Signore si accese gravemente. Ciò dispiacque eziandio a Mosè. Ed egli disse al Signore: Perchè hai tu fatto questo male al tuo servitore? e perchè non ho io trovata grazia appo te, che tu mi abbi posto addosso il carico di tutto questo popolo? Ho io conceputo tutto questo popolo? l’ho io generato, perchè tu mi dica che io lo porti in seno, come il balio porta il fanciullo che poppa, nel paese che tu hai giurato a’ padri loro? Onde avrei io della carne, per darne a tutto questo popolo? conciossiachè egli mi pianga appresso, dicendo: Dacci a mangiar della carne. Io solo non posso regger tutto questo popolo; perciocchè è troppo grave peso per me. E se pur tu mi vuoi fare in cotesta maniera, uccidimi ti prego, se ho trovata grazia appo te; e non fare che io vegga il mio male E il Signore disse a Mosè: Adunami settant’uomini degli Anziani d’Israele, i quali tu conosci, essendo essi Anziani del popolo, e suoi rettori; e menali al Tabernacolo della convenenza; e compariscano quivi teco. E io scenderò, e parlerò quivi teco, e metterò da parte dello Spirito che è sopra te, e lo metterò sopra loro; ed essi porteranno teco il carico del popolo, e tu non lo porterai solo. Or di’ al popolo: Santificatevi per domani, e voi mangerete della carne; conciossiachè voi abbiate pianto agli orecchi del Signore, dicendo: Chi ci darà a mangiar della carne? certo noi stavamo bene in Egitto. Il Signore adunque vi darà della carne, e voi ne mangerete. Voi non ne mangerete sol un giorno, nè due, nè cinque, nè dieci, nè venti; ma fino a un mese intiero, finchè vi esca per le nari, e che l’abbiate in abbominio; poichè voi avete sprezzato il Signore che è nel mezzo di voi, e avete pianto davanti a lui, dicendo: Perchè siamo usciti di Egitto? E Mosè disse: Questo popolo, fra il quale io sono, è di seicentomila uomini a piè; e tu hai detto: Io darò loro della carne, ed essi ne mangeranno un mese intiero. Scanneransi loro pecore e buoi, tantochè ne abbiano a sufficienza? rauneransi loro tutti i pesci del mare, tantochè ne abbiano quanto basti loro? E il Signore disse a Mosè: È forse la mano del Signore raccorciata? ora vedrai se la mia parola ti avverrà o no E Mosè se ne uscì fuori, e rapportò al popolo le parole del Signore; e adunò settant’uomini degli Anziani del popolo, i quali fece stare in piè intorno al Tabernacolo. E il Signore scese nella nuvola, e parlò a lui, e mise da parte dello Spirito, ch’era sopra lui, e lo mise sopra que’ settant’uomini Anziani; e avvenne che, quando lo Spirito si fu posato sopra loro, profetizzarono, e da indi innanzi non restarono. Or due di quegli uomini erano rimasti nel campo; e il nome dell’uno era Eldad, e il nome dell’altro Medad; e lo Spirito si posò sopra loro. Or essi erano d’infra quelli ch’erano stati rassegnati; ma non erano usciti, per andare al Tabernacolo. E profetizzarono dentro al campo. E un giovane corse, e rapportò la cosa a Mosè, dicendo: Eldad, e Medad, profetizzano dentro al campo. Allora Giosuè, figliuolo di Nun, che avea servito a Mosè fin dalla sua giovanezza, fece motto a Mosè, e gli disse: Signore mio Mosè, divietali. Ma Mosè gli disse: Sei tu geloso per me? anzi, fosse pur tutto il popolo del Signore profeta: e avesse pure il Signore messo il suo Spirito sopra loro. Poi Mosè si ricolse nel campo insieme con gli Anziani d’Israele. Mosè si ricolse nel campo insieme con gli Anziani d’Israele E un vento si levò, mosso dal Signore, e trasportò delle quaglie di verso il mare, e le gittò in sul campo, d’intorno a una giornata di cammino di qua, e una giornata di cammino di là, intorno al campo; e n’era l’altezza presso che di due cubiti in su la faccia della terra. E il popolo si levò, e tutto quel giorno, e tutta quella notte, e tutto il dì seguente, raccolse delle quaglie; chi ne raccolse il meno, ne raccolse dieci omer; poi se le distesero al largo intorno al campo. Essi aveano ancora la carne fra’ denti, e non era ancora mancata, quando l’ira del Signore si accese contro al popolo; e il Signore percosse il popolo d’una piaga grandissima. E fu posto nome a quel luogo: Chibrot-taava; perciocchè quivi furono seppelliti que’ del popolo che si erano mossi a concupiscenza. Da Chibrot-taava il popolo partì, traendo in Haserot, e si fermò in Haserot OR Maria ed Aaronne parlarono contro a Mosè, per cagion della moglie Cusita ch’egli avea presa; perciocchè egli avea presa una moglie Cusita. E dissero: Ha veramente il Signore parlato sol per Mosè? non ha egli eziandio parlato per noi? E il Signore udì queste parole. Or quell’uomo Mosè era molto mansueto, più che altro uomo che fosse in su la terra E il Signore disse in quello stante a Mosè, e ad Aaronne, e a Maria: Uscite tutti e tre, e venite al Tabernacolo della convenenza. Ed essi uscirono tutti e tre. E il Signore scese nella colonna della nuvola, e si fermò all’entrata del Tabernacolo; e chiamò Aaronne e Maria. E amendue andarono là. E il Signore disse: Ascoltate ora le mie parole: Se v’è fra voi alcun profeta, io, il Signore, mi do a conoscere a lui in visione, o parlo a lui in sogno. Ma non fo così inverso il mio servitore Mosè, il quale è fedele in tutta la mia casa. Io parlo a bocca a bocca con lui, e a veduta, e non con maniere oscure; ed egli vede la sembianza del Signore; perchè dunque non avete voi temuto di parlar contro al mio servitore, contro a Mosè? E l’ira del Signore si accese contro a loro, ed egli se ne andò E la nuvola si partì d’in sul Tabernacolo; ed ecco, Maria era lebbrosa, bianca come neve; e Aaronne riguardò Maria; ed ecco, era lebbrosa. E Aaronne disse a Mosè: Ahi! Signore mio; deh! non metterci peccato addosso; conciossiachè noi abbiamo follemente fatto, e abbiamo peccato. Deh! non sia ella come un parto morto, la cui carne, quando egli esce del seno di sua madre, è già mezza consumata. E Mosè gridò al Signore, dicendo: Deh! sanala ora, o Dio. E il Signore disse a Mosè: Se suo padre le avesse sputato nel viso, non sarebb’ella tutta vergognosa per sette giorni? Sia rinchiusa fuor del campo sette giorni; poi sia raccolta. Maria adunque fu rinchiusa fuor del campo sette giorni; e il popolo non si mosse, finchè Maria non fu raccolta. POI il popolo si partì di Haserot, e si accampò nel deserto di Paran E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Manda degli uomini, che spiino il paese di Canaan, il quale io dono a’ figliuoli d’Israele; mandate un uomo per tribù de’ lor padri; tutti capi de’ figliuoli d’Israele. Mosè adunque mandò quegli uomini dal deserto di Paran, secondo il comandamento del Signore; e tutti erano capi de’ figliuoli d’Israele. E questi sono i nomi loro: Sammua, figliuolo di Zaccui, della tribù di Ruben; Safat, figliuolo di Hori, della tribù di Simeone; Caleb, figliuolo di Gefunne, della tribù di Giuda; Igheal, figliuolo di Giuseppe, della tribù d’Issacar; Hosea, figliuolo di Nun, della tribù di Efraim; Palti, figliuolo di Rafu, della tribù di Beniamino; Gaddiel, figliuolo di Sodi, della tribù di Zabulon; Gaddi, figliuolo di Susi, dell’altra tribù di Giuseppe, cioè, della tribù di Manasse; Ammiel, figliuolo di Ghemalli, della tribù di Dan; Setur, figliuolo di Micael, della tribù di Aser; Nabi, figliuolo di Vofsi, della tribù di Neftali; Gheuel, figliuolo di Machi, della tribù di Gad. Questi sono i nomi degli uomini, che Mosè mandò per ispiare il paese or Mosè avea posto nome Giosuè, a Hosea, figliuolo di Nun. Mosè adunque li mandò a spiare il paese di Canaan, e disse loro: Andate di qua, dal Mezzodi, poi salite al monte. E vedete qual sia quel paese, e qual sia il popolo che abita in esso, se egli è forte o debole; se egli è in piccolo, o in gran numero. E qual sia la terra nella quale egli abita, se ella è buona o cattiva; e quali sieno le città nelle quali egli abita, se abita in luoghi steccati, o in murati. E qual sia il terreno, se è grasso o magro; e se vi son alberi, o no; e portatevi valentemente, e recate de’ frutti del paese. Or allora era il tempo dell’uve primaticce Essi adunque andarono, e spiarono il paese, dal deserto di Sin fino a Rehob, all’entrata d’Hamat. Poi salirono verso il mezzodì, e vennero fino in Hebron, dove erano Ahiman, Sesai e Talmai, nati da Anac. Or Hebron era stata edificata sette anni innanzi a Soan di Egitto. E, giunti fino al torrente di Escol, tagliarono di là un tralcio con un grappolo d’uva, e lo portarono con una stanga a due; insieme con delle melagrane e dei fichi. E, per cagione di quel grappolo d’uva che i figliuoli d’Israele ne tagliarono, fu posto nome a quel luogo, Nahal-escol. E, in capo di quaranta giorni, tornarono da spiare il paese E andarono a Mosè e ad Aaronne, e a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, nel deserto di Paran, di Cades; ove essendo giunti, rapportarono l’affare a loro, e a tutta la raunanza, e mostrarono loro que’ frutti del paese. E raccontarono il lor viaggio a Mosè, e dissero: Noi arrivammo nel paese nel quale tu ci mandasti; e certo è un paese che stilla latte e miele; ed ecco de’ suoi frutti. Sol vi è questo, che il popolo che abita in esso, è potente, e le città son molto forti e grandi; e anche vi abbiamo veduti i figliuoli di Anac. Gli Amalechiti abitano nella contrada Meridionale; gl’Hittei, i Gebusei, e gli Amorrei abitano nel monte; e i Cananei abitano presso al mare, e lungo il Giordano. E Caleb racquetò il popolo inverso Mosè, e disse: Andiamo pure in quel paese, e conquistiamolo; perciocchè di certo noi lo soggiogheremo. Ma quegli uomini ch’erano andati con lui dissero: Egli non è in poter nostro di salir contro a quel popolo; conciossiachè egli sia troppo potente per noi. E infamarono il paese che aveano spiato appresso i figliuoli d’Israele, dicendo: Il paese per lo quale siam passati, per ispiarlo, è un paese che divora i suoi abitanti; e tutto il popolo che noi abbiamo veduto in esso, sono uomini alti e grandi. Noi vi abbiamo eziandio veduti de’ giganti, i figliuoli di Anac, della schiatta de’ giganti; appetto a’ quali ci pareva di esser locuste; e tali eziandio parevamo loro ALLORA tutta la raunanza alzò la voce, e diede di gran grida, e il popolo pianse quella notte. E tutti i figliuoli d’Israele mormorarono contro a Mosè, e contro ad Aaronne; e tutta la raunanza disse loro: Fossimo pur morti nel paese di Egitto, o fossimo pur morti in questo deserto. E perchè ci mena il Signore in quel paese, acciocchè siamo morti per la spada, e sieno le nostre mogli, e le nostre famiglie, in preda? non sarebb’egli meglio per noi di ritornarcene in Egitto? E dissero l’uno all’altro: Costituiamoci un capo, e ritorniamocene in Egitto Allora Mosè ed Aaronne si gittarono a terra sopra le lor facce, davanti a tutta la raunanza della comunanza de’ figliuoli d’Israele. E Giosuè, figliuolo di Nun, e Caleb, figliuolo di Gefunne, ch’erano stati di quelli che aveano spiato il paese, si stracciarono i vestimenti; e dissero a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele: Il paese, per lo quale siamo passati, per ispiarlo, è un buonissimo paese. Se il Signore ci è favorevole, egli c’introdurrà in quel paese, e cel darà; che è un paese stillante latte e miele. Sol non ribellatevi contro al Signore, e non abbiate paura del popolo di quel paese; conciossiachè essi sieno nostro pane; la loro ombra s’è dipartita d’in su loro; e il Signore è con noi; non abbiatene paura. Allora tutta la raunanza disse di lapidarli; ma la gloria del Signore apparve a tutti i figliuoli d’Israele, nel Tabernacolo della convenenza E il Signore disse a Mosè: Infino a quando mi dispetterà questo popolo? e infino a quando non crederanno essi in me, per tutti i miracoli che io ho fatti nel mezzo di lui? Io lo percoterò di mortalità, e lo disperderò; e io ti farò divenire una nazione più grande, e più potente di lui. E Mosè disse al Signore: Ma gli Egizj l’udiranno; conciossiachè tu abbi tratto fuori questo popolo del mezzo di loro, con la tua forza. E diranno agli abitanti di questo paese, i quali hanno inteso che tu, Signore, sei nel mezzo di questo popolo, e che tu apparisci loro a vista d’occhio, e che la tua nuvola si ferma sopra loro, e che tu cammini davanti a loro in colonna di nuvola di giorno, e in colonna di fuoco di notte; se, dico, tu fai morir questo popolo, come un solo uomo le genti che avranno intesa la tua fama, diranno: Perciocchè il Signore non ha potuto fare entrar cotesto popolo nel paese ch’egli avea lor giurato, egli li ha ammazzati nel deserto. Ora dunque, sia, ti prego, la potenza del Signore magnificata, e fa’ secondo che tu hai parlato, dicendo: Il Signore è lento all’ira, e grande in benignità; egli perdona l’iniquità e il misfatto; ma altresì non assolve punto il colpevole; anzi fa punizione dell’iniquità de’ padri sopra i figliuoli, infino alla terza e alla quarta generazione. Deh! perdona a questo popolo la sua iniquità, secondo la grandezza della tua benignità, e come tu gli hai perdonato dall’Egitto infin a qui E il Signore disse: io gli ho perdonato, secondo la tua parola. Ma pure, come io vivo, e come tutta la terra è ripiena della mia gloria; niuno di quegli uomini che hanno veduta la mia gloria, e i miei miracoli che io ho fatti in Egitto, e nel deserto, e pur m’hanno tentato già dieci volte, e non hanno ubbidito alla mia voce; non vedrà il paese, il quale ho giurato a’ lor padri; niuno di quelli che m’hanno dispettato non lo vedrà. Ma, quant’è a Caleb, mio servitore, perchè in lui è stato un altro spirito, e m’ha seguitato appieno, io l’introdurrò nel paese nel quale egli è andato, e la sua progenie lo possederà. Or gli Amalechiti e i Cananei abitano nella Valle, e però domani voltate faccia, e camminate verso il deserto, traendo verso il mar rosso. Il Signore parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Infino a quando sofferirò io questa malvagia raunanza, che mormora contro a me? io ho uditi i mormorii de’ figliuoli d’Israele, co’ quali mormorano contro a me. Di’ loro: Come io vivo, dice il Signore, io vi farò come voi avete parlato a’ miei orecchi. I vostri corpi caderanno morti in questo deserto; e quant’è a tutti gli annoverati d’infra voi, seconda tutto il vostro numero, dall’età di vent’anni in su, che avete mormorato contro a me; se voi entrate nel paese del quale io alzai la mano che io vi ci stanzierei; salvo Caleb, figliuolo di Gefunne; e Giosuè, figliuolo di Nun. Ma io ci farò entrare i vostri piccoli fanciulli, de’ quali voi avete detto che sarebbero in preda; ed essi conosceranno che cosa è il paese, il quale voi avete sdegnato. Ma di voi i corpi caderanno morti in questo deserto. E i vostri figliuoli andranno pasturando nel deserto, per quarant’anni, e porteranno la pena delle vostre fornicazioni, finchè i vostri corpi morti sieno consumati nel deserto. Voi porterete la pena delle vostre iniquità per quarant’anni, secondo il numero de’ quaranta giorni che siete stati in ispiare il paese, un anno per un giorno; e voi conoscerete come io rompo le mie promesse. Io il Signore ho parlato. Se io non fo questo a tutta questa malvagia raunanza, che si è convenuta contro a me; essi verranno meno in questo deserto, e vi morranno E quegli uomini che Mosè avea mandati per ispiare il paese, i quali, essendo tornati, aveano fatta mormorar tutta la raunanza contro a lui, infamando quel paese; quegli uomini, dico, che aveano sparso un cattivo grido di quel paese, morirono di piaga, davanti al Signore. Ma Giosuè, figliuolo di Nun, e Caleb, figliuolo di Gefunne, restarono in vita, d’infra quelli ch’erano andati per ispiare il paese. Or Mosè riferì quelle parole a tutti i figliuoli d’Israele; e il popolo ne fece un gran cordoglio. E la mattina seguente si levarono, e salirono alla sommità del monte, dicendo: Eccoci; noi saliremo al luogo che il Signore ha detto; perciocchè noi abbiamo peccato. Ma Mosè disse: Perchè trapassate il comandamento del Signore? ciò non prospererà. Non salite; conciossiachè il Signore non sia nel mezzo di voi; che talora, se vi affrontate co’ vostri nemici, non siate sconfitti. Perchè colà davanti a voi son gli Amalechiti, e i Cananei, e voi sarete morti per la spada; perciocchè voi vi siete rivolti di dietro al Signore; ed egli non sarà con voi. Nondimeno essi si attentarono temerariamente di salire alla sommità del monte; ma l’Arca del Patto del Signore, e Mosè non si mossero di mezzo al campo. E gli Amalechiti, e i Cananei, che abitavano in quel monte, scesero giù, e li percossero, e li ruppero, perseguendoli fino in Horma POI il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando voi sarete entrati nel paese, dove avete ad abitare, il quale io vi do; e farete alcun sacrificio da ardere al Signore, come olocausto, o altro sacrificio, per singolar voto, o per ispontanea volontà, o nelle vostre feste solenni, per offerir soave odore, del grosso o del minuto bestiame, al Signore; offerisca colui che farà la sua offerta al Signore, un’offerta di panatica della decima parte d’un efa di fior di farina, stemperata con la quarta parte d’un hin d’olio; e la quarta parte di un hin di vino, per offerta da spandere. Questo offerirai per ciascuno olocausto, o altro sacrificio che sia d’un agnello. E se fai offerta di panatica per un montone, offeriscila di due decimi di fior di farina, stemperata col terzo d’un hin d’olio. E per offerta da spandere, offerisci il terzo d’un hin di vino, in odor soave al Signore. E se tu offerisci al Signore un giovenco per olocausto, o per altro sacrificio, per singolar voto, o per sacrificio da render grazie; offerisci, insieme col giovenco, un’offerta di panatica, di tre decimi di fior di farina, stemperata con la metà d’un hin d’olio. E, per offerta da spandere, offerisci la metà d’un hin di vino; il tutto in offerta da ardere, di soave odore al Signore. Facciasi così per ciascun bue, per ciascun montone, e per ciascuna minuta bestia, pecora o capra. Fate così per ciascuna di quelle bestie, secondo il numero che ne sacrificherete. Chiunque è natio del paese offerisca queste cose in questa maniera, per presentare offerta da ardere, di soave odore, al Signore. E quando alcuno straniere che dimorerà appresso di voi, o qualunque altro sarà fra voi, per le vostre generazioni, farà offerta da ardere, di soave odore al Signore, faccia così come farete voi. Siavi un medesimo statuto per voi, e per lo forestiere che dimora con voi che siete della raunanza. Sia questo uno statuto perpetuo per le vostre generazioni. Davanti al Signore il forestiere sarà come voi. Una medisima legge, e una medesima ragione sarà per voi, e per lo straniere che dimora con voi. Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando voi sarete entrati nel paese, dove io vi conduco; quando voi mangerete del pane del paese, offeritene un’offerta al Signore. Offerite una focaccia per offerta, delle primizie delle vostre paste; offeritela nella medesima maniera, come l’offerta dell’aia. Date al Signore, per le vostre generazioni, un’offerta delle primizie delle vostre paste Ora, quando voi avrete fallito per errore, e non avrete eseguiti tutti questi comandamenti che il Signore ha dati a Mosè; tutto quello che il Signore vi ha comandato per Mosè, fin dal dì che egli vi ha dati comandamenti per le vostre generazioni; se l’errore è stato commesso per inavvertenza della raunanza, offerisca tutta la raunanza per olocausto, in soave odore al Signore, un giovenco, con la sua offerta di panatica e da spandere, secondo l’ordinazione; e un becco per sacrificio per lo peccato. E faccia il sacerdote il purgamento per tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, e sarà loro perdonato; perciocchè è errore, ed essi hanno addotta davanti al Signore la loro offerta da ardere al Signore, e il sacrificio per lo peccato, per l’error loro. Così sarà perdonato a tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, e parimente a’ forestieri che dimoreranno fra loro; perciocchè tutto il popolo ha parte in quell’errore. Ma, se una sola persona ha peccato per errore, offerisca una capra di un anno, per lo peccato. E faccia il sacerdote il purgamento per quella persona che avrà peccato per errore, peccando per errore nel cospetto del Signore; e quando il sacerdote avrà fatto purgamento per essa, le sarà perdonato. Siavi una medesima legge per chiunque avrà fatta alcuna cosa per errore, così se sarà de’ figliuoli d’Israele, natio del paese, come se sarà forestiere, che dimori fra loro Ma la persona, così il natio del paese, come il forestiere, che farà alcun atto a mano alzata, oltraggia il Signore; e però sia una cotal persona ricisa d’infra il suo popolo. Conciossiachè abbia sprezzata la parola del Signore, e abbia rotto il suo comandamento, del tutto sia quella persona ricisa; sia la sua iniquità sopra essa. ORA, essendo i figliuoli d’Israele nel deserto, trovarono un uomo che ricoglieva delle legne in giorno di Sabato. E, coloro che lo trovarono cogliendo delle legne, lo menarono a Mosè, e ad Aaronne, e a tutta la raunanza. E lo misero in prigione; perciocchè non era stato dichiarato ciò che se gli avesse a fare. E il Signore disse a Mosè: Del tutto sia quell’uomo fatto morire; lapidilo tutta la raunanza fuor del campo. E tutta la raunanza lo menò fuor del campo, e lo lapidò, sicchè egli morì; come il Signore avea comandato a Mosè IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro, che si facciano delle fimbrie ai lembi delle lor veste, per le lor generazioni; e mettano sopra quelle fimbrie de’ lor lembi un cordone di violato. E abbiate quel cordone in su le fimbrie, acciocchè, quando lo riguarderete, voi vi ricordiate di tutti i comandamenti del Signore, e li mettiate in opera, e non andiate guatando dietro al vostro cuore, e agli occhi vostri, dietro a’ quali solete andar fornicando. Acciocchè vi ricordiate di mettere in opera tutti i miei comandamenti, e siate santi all’Iddio vostro. Io sono il Signore Iddio vostro, che vi ho tratti fuor del paese di Egitto, per esservi Dio. Io sono il Signore Iddio vostro OR Core, figliuolo d’Ishar, figliuolo di Chehat, figliuolo di Levi; e Datan e Abiram, figliuoli di Eliab; e On, figliuolo di Pelet, avendo presi degli altri seco; si levarono in presenza di Mosè, con dugencinquanta uomini de’ figliuoli d’Israele, ch’erano de’ principali della raunanza, che si solevano chiamare alla raunata del popolo, uomini di nome. E, adunatisi contro a Mosè, e contro ad Aaronne, disser loro: Bastivi; perciocchè tutta la raunanza è santa, e il Signore è nel mezzo di loro; perchè dunque v’innalzate sopra la raunanza del Signore? Quando Mosè ebbe ciò inteso, egli si gittò a terra sopra la sua faccia. E parlò a Core, e a tutto il suo seguito, dicendo: Domattina farà il Signore conoscere chi è suo, e chi è santo, e lo farà accostare a sè; egli farà accostare a sè chi egli avrà eletto. Fate questo: Tu, Core, e tutti voi che siete del suo seguito, prendete de’ turiboli. E domani mettete in essi del fuoco, e ponetevi su del profumo nel cospetto del Signore; e colui che il Signore avrà eletto sarà il Santo. Bastivi, figliuoli di Levi. Mosè, oltre a ciò, disse a Core: Deh! ascoltate, figliuoli di Levi. È egli troppo poco per voi, che l’Iddio d’Israele v’abbia appartati della raunanza d’Israele, per farvi accostare a sè, per fare il servigio del Tabernacolo del Signore, e per presentarvi davanti alla raunanza, per fare il suo ministerio? E ch’egli abbia in effetto fatto accostar te, e tutti i tuoi fratelli, figliuoli di Levi, teco; che voi procacciate ancora il sacerdozio? Perciò, tu, e tutto il tuo seguito, siete quelli che si son convenuti contro al Signore; e che cosa è Aaronne, che voi mormorate contro a lui? Mosè mandò ancora a chiamar Datan e Abiram, figliuoli di Eliab; ma essi dissero: Noi non ci andremo. È egli poca cosa che tu ci abbi tratti fuor di un paese stillante latte e miele, per farci morir nel deserto, che tu vogli eziandio assolutamente fare il principe sopra noi? Ma, lasciamo che tu non ci abbi condotti in un paese stillante latte e miele, avessici data almeno qualche possessione di campi o di vigne! Pensi tu di abbacinar gli occhi di questi uomini? Noi non ci andremo. Allora Mosè si adirò forte, e disse al Signore: Non riguardare alla loro offerta; io non ho preso nulla di quel d’alcun di loro, non pure un asino; e non ho offeso alcun di loro. Poi Mosè disse a Core: Comparite domani, tu, e tutti quelli del tuo seguito, davanti al Signore; Aaronne vi comparirà anch’esso. E prenda ciascun di voi il suo turibolo, e mettavi del profumo, e rechi ciascuno il suo turibolo, davanti al Signore, che saranno dugencinquanta turiboli. Tu ancora, ed Aaronne, abbiate ciascuno il suo turibolo. Essi adunque presero ciascuno il suo turibolo, e postovi del fuoco, vi misero del profumo; e si fermarono all’entrata del Tabernacolo della convenenza. Il simigliante fecero ancora Mosè ed Aaronne. E Core adunò tutta la raunanza contro a loro, all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e la gloria del Signore apparve a tutta la raunanza. E il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Separatevi di mezzo di questa raunanza, e in un momento io li consumerò. Ma essi, gittatisi in terra sopra la faccia, dissero: O Dio, Dio degli spiriti d’ogni carne, quest’uomo solo avendo peccato, ti adireresti tu contro a tutta la raunanza? E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla alla raunanza, dicendo: Ritraetevi d’intorno a’ padiglioni di Core, di Datan, e di Abiram. E Mosè si levò, e andò a Datan, e ad Abiram; e gli Anziani d’Israele andarono dietro a lui. Ed egli parlò alla raunanza, dicendo: Deh! dipartitevi d’appresso a’ padiglioni di cotesti malvagi uomini, e non toccate cosa alcuna loro; che talora non periate per tutti i lor peccati. Ed essi si dipartirono d’appresso a’ padiglioni di Core, di Datan, e di Abiram, d’ogni intorno. Or Datan e Abiram uscirono fuori, e si fermarono all’entrata de’ lor padiglioni, con le lor mogli, i lor figliuoli, e le lor famiglie. E Mosè disse: Da questo conoscerete che il Signore mi ha mandato, per far tutte queste opere; conciossiachè io non l’abbia fatte di mio senno. Se costoro muoiono nella maniera di tutti gli uomini, e son puniti come tutti gli altri uomini, il Signore non mi ha mandato. Ma, se il Signore crea una cosa nuova, tal che la terra apra la sua bocca, e li tranghiottisca, insieme con tutto quello che appartiene loro, sì che scendano vivi nell’inferno, voi conoscerete che questi uomini hanno dispettato il Signore. Ed egli avvenne che, come egli ebbe finito di proferire tutte queste parole, la terra ch’era sotto coloro si fendè, e aperse la sua bocca, e li tranghiottì, insieme con le lor case; e parimente tutte le persone appartenenti a Core, e tutta la roba. E scesero vivi nell’inferno, insieme con tutto quello che apparteneva loro; e la terra li coperse, ed essi perirono d’infra la raunanza. E tutti gl’Israeliti ch’erano intorno a loro fuggirono al grido loro; perciocchè dicevano: Che la terra non ci tranghiottisca Oltre a ciò, un fuoco uscì d’appresso al Signore, il qual consumò que’ dugencinquanta uomini, che offerivano il profumo. Appresso, il Signore parlò a Mosè, dicendo: Di’ a Eleazaro, figliuolo del Sacerdote Aaronne, che raccolga i turiboli di mezzo dell’arsione, spargendone via il fuoco; perciocchè sono sacri. E dei turiboli di costoro che han peccato contro alle lor proprie anime, facciansene delle piastre distese, da coprir l’Altare; perciocchè essi li hanno presentati davanti al Signore, e sono sacri; e sieno per segnale a’ figliuoli d’Israele. E il sacerdote Eleazaro prese que’ turiboli di rame, i quali coloro ch’erano stati arsi aveano presentati; e furono distesi in piastre, per coprir l’Altare, per ricordanza a’ figliuoli d’Israele; acciocchè alcun uomo straniere, che non è della progenie d’Aaronne, non si accosti per far profumo davanti al Signore; e non sia come Core, e come que’ del suo seguito; siccome il Signore avea comandato a Eleazaro, per Mosè E il giorno seguente tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele mormorò contro a Mosè, e contro ad Aaronne, dicendo: Voi avete fatto morire il popolo del Signore. E avvenne che, come la raunanza si adunava contro a Mosè, e contro ad Aaronne, i figliuoli d’Israele riguardarono verso il Tabernacolo della convenenza; ed ecco, la nuvola lo coperse, e la gloria del Signore apparve. E Mosè ed Aaronne vennero davanti al Tabernacolo della convenenza. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Levatevi di mezzo di questa raunanza, e io la consumerò in un momento. Ma essi si gittarono a terra sopra le lor facce. E Mosè disse ad Aaronne: Prendi il turibolo, e mettivi del fuoco d’in su l’Altare, e ponvi del profumo, e va’ prestamente alla raunanza, e fa’ purgamento per loro; perciocchè una grave ira è proceduta d’innanzi al Signore; la piaga è già cominciata. E Aaronne prese il turibolo, come Mosè avea detto, e corse in mezzo della raunanza; ed ecco, la piaga era già cominciata fra il popolo; ed egli mise il profumo in sul turibolo, e fece purgamento per lo popolo. E si fermò fra i vivi e i morti; e la piaga fu arrestata. E i morti per quella piaga furono quattordicimila settecento persone; oltre a quelli ch’erano morti per lo fatto di Core. E la piaga essendo arrestata, Aaronne se ne ritornò a Mosè, all’entrata del Tabernacolo della convenenza POI il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e prendi da loro una verga per ciascuna nazione paterna; dodici verghe, da tutti i capi delle lor nazioni paterne; e scrivi il nome di ciascun d’essi sopra la sua verga. E scrivi il nome di Aaronne sopra la verga di Levi; perciocchè v’ha da essere una verga per ciascun capo di nazione paterna. Poi riponi quelle verghe nel Tabernacolo della convenenza, davanti alla Testimonianza, dove io mi ritrovo con voi. E avverrà che la verga di colui che io avrò eletto germoglierà; e così acqueterò d’attorno a me i mormorii de’ figliuoli d’Israele, co’ quali mormorano contro a voi. Mosè adunque parlò a’ figliuoli d’Israele; e tutti i lor capi gli diedero una verga per ciascun capo delle lor nazioni paterne, che furono dodici verghe; e la verga d’Aaronne era per mezzo le lor verghe. E Mosè ripose quelle verghe davanti al Signore, nel Tabernacolo della Testimonianza E il giorno seguente, essendo Mosè entrato nel Tabernacolo della Testimonianza, ecco, la verga d’Aaronne, ch’era per la nazione di Levi, era germogliata; e avea messe gemme, e prodotti fiori, e maturate delle mandorle. E Mosè trasse fuori tutte quelle verghe d’innanzi al Signore, e le recò a tutti i figliuoli d’Israele; i quali le videro, e ciascuno prese la sua verga. E il Signore disse a Mosè: Riporta la verga d’Aaronne davanti alla Testimonianza; acciocchè sia guardata per segnale a’ ribelli; e così fa’ restar d’attorno a me i lor mormorii; che talora non muoiano. E Mosè fece così; come il Signore gli avea comandato, così fece. E i figliuoli d’Israele dissero a Mosè: Ecco, noi siam morti, noi siam perduti, noi tutti siam perduti. Chiunque si accosta al Tabernacolo del Signore muore; morremo noi tutti quanti? E IL Signore disse ad Aaronne: Tu, e i tuoi figliuoli, e la casa di tuo padre teco, porterete l’iniquità che si commetterà intorno al Santuario; e, parimente, tu, e i tuoi figliuoli, porterete l’iniquità che si commetterà nel vostro sacerdozio. Or fa’ eziandio accostar teco i tuoi fratelli, la tribù di Levi, che è la tribù tua paterna, e sienti aggiunti, e ti ministrino; ma tu, e i tuoi figliuoli teco, state davanti al Tabernacolo della Testimonianza. E facciano essi la fazione che tu ordinerai loro, e la fazione di tutto il Tabernacolo; ma non appressinsi agli arredi del Santuario, nè all’Altare; che talora non muoiano essi, e voi ancora. Sienti adunque aggiunti, e facciano la fazione del Tabernacolo della convenenza, in ogni suo servigio; niuno straniere non si accosti a voi. E voi fate la fazione del Santuario e dell’Altare, acciocchè non vi sia più ira contro a’ figliuoli d’Israele. E, quant’è a me, ecco, io ho presi i vostri fratelli, i Leviti, d’infra i figliuoli d’Israele; essi vi son dati in dono da parte del Signore, per fare i servigi del Tabernacolo della convenenza. Ma tu, e i tuoi figliuoli teco, fate l’ufficio del vostro sacerdozio, in tutte le cose che si devono far nell’Altare, e dentro della Cortina, e fate il servigio; io vi dono il vostro sacerdozio per ministerio dato in dono in proprio; e però facciasi morir lo straniere che vi si accosterà Il Signore parlò ancora ad Aaronne, dicendo: Ecco, io t’ho donate le mie offerte elevate, per una ordinazione da osservarsi; di tutte le cose consacrate da’ figliuoli d’Israele, io dono quelle a te, e a’ tuoi figliuoli, per istatuto perpetuo, in virtù dell’Unzione. Questo sarà tuo delle cose santissime, rimaste del fuoco; tutte le loro offerte delle loro oblazioni di panatica, e di tutti i lor sacrificii per lo peccato, e di tutti lor sacrificii per la colpa, che mi presenteranno per soddisfazione, che son cose santissime, saranno tue, e de’ tuoi figliuoli. Mangiale in luogo santissimo; mangine ogni maschio; sienti cosa santa. Questo ancora sia tuo, cioè: l’offerte elevate di tutte le cose che i figliuoli d’Israele avranno presentate in dono, e di tutte le loro offerte dimenate; io dono quelle a te, e a’ tuoi figliuoli, e alle tue figliuole, teco, per istatuto perpetuo; mangine chiunque sarà netto in casa tua. Io ti dono parimente tutto il fior dell’olio, tutto il fior del mosto, e del frumento, delle lor primizie, che presenteranno al Signore. Sieno tuoi i primi frutti di tutto ciò che nascerà nella lor terra, i quali essi presenteranno al Signore; mangine chiunque sarà netto in casa tua. Sia tua ogni cosa interdetta in Israele. Sia tuo tutto ciò che apre la matrice, d’ogni carne che si offerisce al Signore, così degli uomini come delle bestie; ma del tutto fa’ che si riscatti il primogenito dell’uomo; fa’ parimente che si riscatti il primogenito della bestia immonda. E fa’ riscattare i primogeniti degli uomini che conviene riscattare, dall’età d’un mese, secondo la tua estimazione, che sarà di cinque sicli d’argento, a siclo di Santuario, che è di vent’oboli; ma non lasciar riscattare il primogenito della vacca, nè il primogenito della pecora, nè il primogenito della capra; sono cosa sacra; spandi il sangue loro sopra l’Altare; e brucia il lor grasso, per offerta da ardere, in soave odore al Signore. E sia la lor carne tua, come il petto dell’offerta dimenata, e come la spalla destra. Io dono a te e a’ tuoi figliuoli, e alle tue figliuole, teco, per istatuto perpetuo, tutte le offerte elevate delle cose consacrate, che i figliuoli d’Israele offeriranno al Signore. Questa è una convenzione di sale; perpetua davanti al Signore, per te, e per la tua progenie teco Il Signore disse ancora ad Aaronne: Tu non avrai alcuna eredità nella terra loro, e non avrai parte fra loro. Io son la tua parte, e la tua eredità fra’ figliuoli d’Israele. E a’ figliuoli di Levi: Ecco, io dono tutte le decime in Israele, per eredità, per ricompensa del lor servigio che fanno intorno al Tabernacolo della convenenza. E non accostinsi più i figliuoli d’Israele al Tabernacolo della convenenza; acciocchè non portino peccato, e non muoiano. Ma facciano i Leviti il servigio del Tabernacolo della convenenza; ed essi porteranno la loro iniquità questo è uno statuto perpetuo per le vostre generazioni; ed essi non possederanno alcuna possessione fra’ figliuoli d’Israele; conciossiachè io abbia data a’ Leviti in eredità le decime, delle quali i figliuoli d’Israele offeriranno offerta al Signore. Perciò ho detto di loro, che non posseggano alcuna eredità fra’ figliuoli d’Israele. E il Signore parlò, oltre a ciò, a Mosè, dicendo: Parla ancora a’ Leviti, e di’ loro: Quando voi avrete ricevute da’ figliuoli d’Israele le decime che io vi dono a prender da loro, per vostra eredità, offeritene ancora voi un’offerta al Signore, le decime delle decime. E la vostra offerta vi sarà imputata, come grano tolto dall’aia, e mosto del tino. Così ancora voi offerirete offerta al Signore di tutte le vostre decime che riceverete da’ figliuoli d’Israele; e ne darete l’offerta del Signore al Sacerdote Aaronne. Offerite, di tutte le cose che vi saranno donate, l’offerta del Signore tutta intera; offerite di tutto il meglio di quelle cose la parte che n’ha da essere consacrata. Di’ loro ancora: Quando avrete offerto il meglio di quelle cose, egli sarà imputato a’ Leviti, come rendita d’aia, e rendita di tino. Poi potrete mangiar quelle cose in qualunque luogo, e voi, e le vostre famiglie; perciocchè son vostra mercede, in ricompensa del vostro servigio intorno al Tabernacolo della convenenza. E quando avrete offerto il meglio di quelle cose, voi non porterete peccato per quelle, e non profanerete le cose consacrate dai figliuoli d’Israele, e non morrete IL Signore parlò ancora a Mosè e ad Aaronne, dicendo: Questo è uno statuto e legge che il Signore ha data, dicendo: Di’ a’ figliuoli d’Israele che ti adducano una giovenca rossa intiera, senza difetto, la quale non abbia ancora portato giogo. E datela al Sacerdote Eleazaro, ed esso la meni fuor del campo, e la faccia scannare in sua presenza. E prenda il Sacerdote Eleazaro del sangue di essa col suo dito, e spruzzine verso la parte anteriore del Tabernacolo della convenenza sette volte. Poi brucisi quella giovenca davanti agli occhi di esso; brucisi la sua pelle, la sua carne, il suo sangue, insieme col suo sterco. Poi prenda il Sacerdote del legno di cedro, dell’isopo, e dello scarlatto; le gitti quelle cose in mezzo del fuoco, nel quale si brucerà la giovenca. Appresso lavisi il Sacerdote i vestimenti, e le carni, con acqua; e poi rientri nel campo, e sia immondo infino alla sera. Parimente colui che avrà bruciata la giovenca lavisi i vestimenti, e le carni, con acqua; e sia immondo infino alla sera. E raccolga un uomo netto la cenere della giovenca, e riponga fuor del campo, in un luogo netto; e sia quella cenere guardata per la raunanza de’ figliuoli d’Israele, per farne l’acqua di purificazione; quell’è un sacrificio per lo peccato. E lavisi colui che avrà raccolta la cenere della giovenca i vestimenti, e sia immondo infino alla sera. E sia questo uno statuto perpetuo a’ figliuoli d’Israele, e al forestiere che dimorerà fra loro Chi avrà tocco il corpo morto di qualunque persona, sia immondo per sette giorni. Purifichisi al terzo giorno con quell’acqua, e al settimo giorno sarà netto; ma s’egli non sarà purificato al terzo giorno, nè anche sarà netto al settimo. Chiunque avrà tocco il corpo morto d’una persona che sia morta, e non si sarà purificato; egli ha contaminato il Tabernacolo del Signore; perciò sia quella persona ricisa d’Israele; conciossiachè l’acqua di purificazione non sia stata sparsa sopra lui, egli sarà immondo; la sua immondizia rimarrà da indi innanzi in lui. Questa è la legge, quando un uomo sarà morto in un padiglione: chiunque entrerà nel padiglione, o vi sarà dentro, sia immondo per sette giorni. Parimente sia immondo ogni vasello aperto, sopra il quale non vi sarà coperchio ben commesso. E chiunque per li campi avrà tocco alcuno ucciso con la spada, o un uomo morto da sè, o alcun osso d’uomo, o alcuna sepoltura, sia immondo per sette giorni. E per l’immondo prendasi della cenere del fuoco di quel sacrificio per lo peccato, e mettavisi su dell’acqua viva in un vaso. Poi pigli un uomo che sia netto, dell’isopo, e intingalo in quell’acqua, e spruzzine quel padiglione, e tutti que’ vaselli, e tutte le persone che vi saranno dentro; spruzzine parimente colui che avrà tocco l’osso, o l’uomo ucciso, o l’uomo morto da sè, o la sepoltura. Quell’uomo netto adunque spruzzi l’immondo, al terzo e al settimo giorno; e, avendolo purificato al settimo giorno, lavi colui i suoi vestimenti, e sè stesso, con acqua; e sarà netto la sera. Ma, se alcuno, essendo immondo, non si purifica, sia quella persona ricisa di mezzo la raunanza; conciossiachè abbia contaminato il Santuario del Signore; l’acqua di purificazione non è stata sparsa sopra lui; egli è immondo. E questo sia loro uno statuto perpetuo; e colui che avrà spruzzata l’acqua di purificazione lavisi i vestimenti; e chi avrà toccata l’acqua di purificazione sia immondo infino alla sera. Sia ancora immondo tutto quello che l’immondo avrà tocco; e la persona che avrà tocco lui sia immonda infino alla sera ORA, essendo tutta la raunanza dei figliuoli d’Israele giunta al deserto di Sin, nel primo mese, il popolo si fermò in Cades; e quivi morì, e fu seppellita Maria. Ora, non v’era acqua per la raunanza; laonde si adunarono contro a Mosè e contro ad Aaronne. E il popolo contese con Mosè e disse: Ah! fossimo pur morti, quando morirono i nostri fratelli davanti al Signore! E perchè avete voi menata la raunanza del Signore in questo deserto, acciocchè noi e il nostro bestiame vi muoiamo? E perchè ci avete tratti fuor di Egitto, per menarci in questo cattivo luogo, che non è luogo di sementa, nè di fichi, nè di vigne, nè di melagrane, e non vi è pure acqua da bere? Allora Mosè ed Aaronne se ne vennero d’appresso alla raunanza, all’entrata del Tabernacolo della convenenza, e si gittarono in terra sopra le lor facce; e la gloria del Signore apparve loro. E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Piglia la verga; e tu ed Aaronne, tuo fratello, adunate la raunanza, e parlate a quel sasso, in presenza loro; ed esso darà la sua acqua, e tu farai loro uscir dell’acqua del sasso, e darai da bere alla raunanza e al lor bestiame. Mosè adunque prese la verga d’innanzi al Signore, come egli gli avea comandato. E Mosè ed Aaronne adunarono la raunanza davanti a quel sasso, e dissero loro: Ascoltate ora, o ribelli; vi faremo noi uscir dell’acqua di questo sasso? E Mosè, alzata la mano, percosse il sasso con la sua verga due volte, e ne uscì molt’acqua; e la raunanza e il suo bestiame ne bevve. Poi il Signore disse a Mosè e ad Aaronne: Perciocchè voi non mi avete creduto, per santificarmi in presenza dei figliuoli d’Israele; perciò voi non introdurrete questa raunanza nel paese che io ho lor donato. Quest’è l’acqua della contesa, della quale i figliuoli d’Israele contesero col Signore; ed egli fu santificato fra loro POI Mosè mandò di Cades ambasciatori al re di Edom, a dirgli: Così dice Israele, tuo fratello: Tu sai tutti i travagli che ci sono avvenuti. Come i nostri padri scesero in Egitto, e come noi siamo dimorati in Egitto lungo tempo, e come gli Egizj hanno trattato male noi e i nostri padri. Onde avendo noi gridato al Signore, egli ha uditi i nostri gridi, e ha mandato l’Angelo, e ci ha tratti fuor del paese di Egitto. Or eccoci in Cades, città che è allo stremo de’ tuoi confini. Deh! lascia che passiamo per lo tuo paese; noi non passeremo per campi, nè per vigne, e non berremo alcun’acqua di pozzo; cammineremo per la strada reale, e non ci rivolgeremo nè a destra nè a sinistra, finchè abbiamo passati i tuoi confini. Ma l’Idumeo mandò loro a dire: Non passate per lo mio paese, ch’io non esca incontro a voi a mano armata. E i figliuoli d’Israele gli risposero: Noi cammineremo per la strada pubblica; e, se noi e il nostro bestiame beviamo della tua acqua, noi te ne pagheremo il prezzo; sol una cosa ti chieggiamo, che possiamo passare col nostro seguito. Ma egli disse: Voi non passerete. E l’Idumeo uscì incontro a loro, con molta gente, e con potente mano. L’Idumeo adunque ricusò di dare a Israele il passo per li suoi confini; laonde Israele si rivolse dal suo paese E TUTTA la raunanza de’ figliuoli d’Israele, partitasi di Cades, pervenne al monte di Hor. E il Signore parlò a Mosè e ad Aaronne, al monte di Hor, presso a’ confini del paese di Edom, dicendo: Aaronne sarà raccolto a’ suoi popoli; perciocchè egli non entrerà nel paese che io ho donato a’ figliuoli d’Israele; conciossiachè voi siate stati ribelli al mio comandamento all’acqua della contesa. Prendi Aaronne ed Eleazaro suo figliuolo; e falli salire in sul monte di Hor. E spoglia Aaronne dei suoi vestimenti, e vestine Eleazaro, suo figliuolo; ed Aaronne sarà quivi raccolto, e morrà. E Mosè fece come il Signore gli avea comandato; ed essi salirono in sul monte di Hor, alla vista di tutta la raunanza. E Mosè spogliò Aaronne dei suoi vestimenti, e li fece vestire a Eleazaro, figliuolo di esso; ed Aaronne morì quivi in su la sommità del monte. Poi Mosè ed Eleazaro scesero giù dal monte. E avendo tutta la raunanza veduto che Aaronne era trapassato, tutte le famiglie d’Israele lo piansero per trenta giorni OR avendo il Cananeo, re di Arad, che abitava verso il Mezzodì, inteso che Israele se ne veniva per lo cammino delle spie, combattè contro a Israele, e ne menò alcuni prigioni. Allora Israele votò un voto al Signore, e disse: Se pur tu mi dài questo popolo nelle mani, io distruggerò le lor città nella maniera dell’interdetto. E il Signore esaudì la voce d’Israele, e gli diede nelle mani que’ Cananei; ed egli distrusse loro, e le lor città, nella maniera dell’interdetto; perciò pose nome a quel luogo Horma Poi gl’Israeliti si partirono dal monte di Hor, traendo verso il mar rosso, per circuire il paese di Edom; e l’animo venne meno al popolo per lo cammino. E il popolo parlò contro a Dio, e contro a Mosè, dicendo: Perchè ci avete voi tratti fuor di Egitto, acciocchè muoiamo in questo deserto? conciossiachè non vi sia nè pane alcuno, nè acqua; e l’anima nostra è tutta svogliata di questo pane tanto leggiero. Allora il Signore mandò contro al popolo de’ serpenti ardenti, i quali mordevano il popolo; onde molta gente d’Israele morì. E il popolo venne a Mosè, e disse: Noi abbiamo peccato; conciossiachè abbiamo parlato contro al Signore, e contro a te; prega il Signore che rimova d’addosso a noi i serpenti. E Mosè pregò per lo popolo. E il Signore disse a Mosè: Fatti un serpente ardente, e mettilo sopra un’antenna; e avverrà che chiunque sarà morso, riguardando quello, scamperà. E Mosè fece un serpente di rame, e lo mise sopra una antenna; e avveniva che, se un serpente avea morso alcuno, ed egli riguardava al serpente di rame, egli scampava POI i figliuoli d’Israele si mossero, e si accamparono in Obot. E, partitisi di Obot, si accamparono a’ Poggi di Abarim, nel deserto ch’è dirimpetto al paese di Moab, dal sol levante. Poi si mossero di là, e si accamparono nella valle di Zered. Poi si partirono di là, e si accamparono lungo il fiume di Arnon, che è nel deserto; il quale si sporge innanzi dai confini degli Amorrei; perciocchè Arnon è il confine di Moab, fra Moab e gli Amorrei. Perciò è detto nel Libro delle battaglie del Signore, Vaheb in Suf, e i fiumi di Arnon, e il letto del fiume, che si volge là dove siede Ar, e tocca i confini di Moab. E di là giunsero in Beer Quest’è il pozzo del quale il Signore disse a Mosè: Aduna il popolo, e io darò loro dell’acqua. Allora Israele cantò questo cantico: Sali, o pozzo; cantategli: Pozzo, che i principali hanno cavato; Che i nobili d’infra il popolo hanno tagliato nel sasso, Col Legislatore, avendo in mano i lor bastoni. Poi, dal deserto giunsero in Mattana. E da Mattana in Nahaliel, e da Nahaliel in Bamot. E da Bamot nella valle che è nel territorio di Moab, in capo di Pisga, e riguarda verso il deserto Allora Israele mandò ambasciatori a Sihon, re degli Amorrei, a dirgli: Lascia ch’io passi per lo tuo paese; noi non ci rivolgeremo nè in campi, nè in vigne, e non berremo alcun’acqua di pozzo; noi cammineremo per la strada reale, finchè siamo passati i tuoi confini. Ma Sihon non concedette a Israele di passar per li suoi confini; anzi adunò tutta la sua gente, e uscì fuori incontro a Israele, nel deserto; e venne in Iaas, e combattè con Israele. E Israele lo sconfisse, e lo mise a fil di spada, e conquistò il suo paese, ch’era da Arnon fino a Iabboc, fino al paese de’ figliuoli di Ammon; perciocchè la frontiera de’ figliuoli di Ammon era forte. E Israele prese tutte le città ch’erano in quel paese, e abitò in tutte le città degli Amorrei, cioè in Hesbon, e in tutte le terre del suo territorio. Perciocchè Hesbon era la città di Sihon, re degli Amorrei, il quale era stato il primo che avea guerreggiato contro al re di Moab, e gli avea tolto tutto il suo paese, fino all’Arnon. Perciò dicono i poeti: Venite in Hesbon; Sia riedificata e ristorata la città di Sihon. Perciocchè un fuoco uscì già di Hesbon, E una fiamma della città di Sihon, E consumò Ar di Moab, Gli abitanti di Bamot-Arnon. Guai a te, Moab! O popolo di Chemos, tu sei perito; Esso ha dati i suoi figliuoli ch’erano scampati, E le sue figliuole, in cattività A Sihon, re degli Amorrei. Ma noi li abbiamo sconfitti. Hesbon è perito fino a Dibon; E noi li abbiamo distrutti fino a Nofa, Che arriva fino a Medeba. E Israele abitò nel paese degli Amorrei. Poi Mosè mandò a spiare Iazer: e gli Israeliti presero le terre del suo territorio; e ne cacciarono gli Amorrei che vi erano. Poi, voltatisi, salirono per lo cammino di Basan; e Og, re di Basan, uscì incontro a loro, con tutta la sua gente, in battaglia, in Edrei. E il Signore disse a Mosè: Non temerlo; perciocchè io ti ho dato nelle mani lui, e tutta la sua gente, e il suo paese; e fagli come tu hai fatto a Sihon, re degli Amorrei, che abitava in Hesbon. Gl’Israeliti adunque percossero lui, e i suoi figliuoli, e tutto il suo popolo; talchè non ne lasciarono alcuno in vita; e conquistarono il suo paese POI i figliuoli d’Israele si mossero, e si accamparono nelle campagne di Moab, di là dal Giordano di Gerico. Or avendo Balac, figliuolo di Sippor, veduto tutto ciò che Israele avea fatto agli Amorrei; i Moabiti ebbero grande spavento del popolo; perciocchè era in gran numero; talchè i Moabiti erano in angoscia per tema dei figliuoli d’Israele. Perciò i Moabiti dissero agli Anziani di Madian: Questa gente roderà ora tutto ciò ch’è d’intorno a noi, come il bue rode l’erba verde della campagna. Or Balac, figliuolo di Sippor, era re di Moab, in quel tempo. Ed egli mandò ambasciatori a Balaam, figliuolo di Beor, in Petor, città posta in sul Fiume, ch’era la patria d’esso, per chiamarlo, dicendo: Ecco, un popolo è uscito di Egitto; ecco, egli copre la faccia della terra, ed è stanziato dirimpetto a me; ora dunque vieni, ti prego, e maledicimi questo popolo; perciocchè egli è troppo potente per me; forse potrò fare in maniera che noi lo sconfiggeremo, e che io lo scaccerò dal paese; perciocchè io so che chi tu benedici è benedetto, e maledetto chi tu maledici. E gli Anziani di Moab, e gli Anziani di Madian, andarono, avendo in mano gl’indovinamenti. E, giunti a Balaam, gli rapportarono le parole di Balac. Ed egli disse loro: State qui questa notte; e poi io vi renderò risposta, secondo che il Signore avrà parlato. E i principali di Moab dimorarono con Balaam. E Iddio venne a Balaam, e gli disse: Chi son cotesti uomini che sono appresso di te? E Balaam disse a Dio: Balac, figliuolo di Sippor, re di Moab, ha mandato a dirmi: Ecco un popolo, ch’è uscito di Egitto, e ha coperta la faccia della terra; or vieni, e maledicimelo; forse potrò combattere con lui, e lo scaccerò. E Iddio disse a Balaam: Non andar con loro; non maledire quel popolo; conciossiachè egli sia benedetto. E la mattina seguente, Balaam si levò, e disse a que’ principi di Balac: Andatevene al vostro paese; perciocchè il Signore ha rifiutato di concedermi ch’io vada con voi. E i principi di Moab si levarono, e vennero a Balac, e gli dissero: Balaam ha ricusato di venir con noi E Balac vi mandò di nuovo altri principi, in maggior numero, e più onorati che que’ primi. Ed essi vennero a Balaam, e gli dissero: Così dice Balac, figliuolo di Sippor: Deh! non ritenerti di venire a me; perciocchè io del tutto ti farò grande onore, e farò tutto quello che tu mi dirai; deh! vieni pure, e maledicimi questo popolo. E Balaam rispose, e disse a’ servitori di Balac: Avvegnachè Balac mi desse la sua casa piena d’argento e d’oro, io non potrei trapassare il comandamento del Signore Iddio mio, per far cosa alcuna piccola o grande. Tuttavia statevene, vi prego, qui ancora voi questa notte, e io saprò ciò che il Signore seguiterà a dirmi. E Iddio venne di notte a Balaam, e gli disse: Cotesti uomini sono eglino venuti per chiamarti? levati, vai con loro; tuttavolta, fa’ quello che io ti dirò. Balaam adunque si levò la mattina, e sellò la sua asina, e andò co’ principi di Moab E l’ira di Dio si accese, perciocchè egli andava; e l’Angelo del Signore si presentò in su la strada, per contrariarlo. Or egli cavalcava la sua asina, e avea seco due suoi fanti. E l’asina vide l’Angelo del Signore che stava in su la strada, con la sua spada nuda in mano; e l’asina si rivolse dalla strada, e andava per li campi. E Balaam percosse l’asina, per farla ritornar nella strada. E l’Angelo del Signore si fermò in un sentier di vigne, dove era una chiusura di muro secco di qua e di là. E l’asina, vedendo l’Angelo del Signore, si strinse contro al muro, e stringeva il piè di Balaam al muro; laonde egli da capo la percosse. E l’Angelo del Signore passò di nuovo oltre, e si fermò in un luogo stretto, ove non v’era spazio da volgersi nè a destra nè a sinistra. E l’asina, avendo veduto l’Angelo del Signore, si coricò sotto Balaam; laonde l’ira di Balaam si accese, e percosse l’asina col bastone. Allora il Signore aperse la bocca all’asina; ed ella disse a Balaam: Che t’ho io fatto, che tu mi hai percossa già tre volte? E Balaam disse all’asina: Io t’ho percossa, perchè tu m’hai beffato; avessi pure in mano una spada, che ora ti ucciderei. E l’asina disse a Balaam: Non sono io la tua asina, che sempre hai cavalcata per addietro, fino a questo giorno? sono io mai stata usata di farti così? Ed egli disse: No. Allora il Signore aperse gli occhi a Balaam; ed egli vide l’Angelo del Signore, che stava in su la strada, avendo in mano la sua spada nuda. E Balaam si chinò, e si prostese in terra sopra la sua faccia. E l’Angelo del Signore gli disse: Perchè hai percossa la tua asina già tre volte? Ecco, io sono uscito fuori per contrastarti; perciocchè questo viaggio non è dirittamente ordinato nel mio cospetto. Ma l’asina mi ha veduto; e, veggendomi, si è rivolta già tre volte; forse si è ella rivolta per tema di me; perciocchè già avrei ucciso te, e lei avrei lasciata vivere. E Balaam disse all’Angelo del Signore: Io ho peccato; perciocchè io non sapeva che tu mi stessi contra in questo viaggio; ma ora, se esso ti dispiace, io me ne ritornerò. E l’Angelo del Signore disse a Balaam: Va’ pure con cotesti uomini; ma di’ sol ciò ch’io ti dirò. E Balaam andò co’ principi di Balac E Balac, udito che Balaam veniva, andò ad incontrarlo in una città di Moab, che è in sul confine di Arnon, il quale è all’estremità della frontiera del paese. E Balac disse a Balaam: Non ti avea io mandato instantemente a chiamare? perchè non venivi tu a me? non potrei io pur farti onore? E Balaam rispose a Balac: Ecco, io son venuto a te; ora potrei io in alcuna maniera dir cosa alcuna? Ciò che il Signore mi avrà messo in bocca, quello dirò. E Balaam andò con Balac, e vennero in Chiriat-husot. E Balac sacrificò buoi, e pecore, e ne mandò a Balaam, e a’ principi ch’erano con lui. E la mattina seguente, Balac prese Balaam, e lo menò sopra gli alti luoghi di Baal; e di là gli mostrò una estremità del popolo E Balaam disse a Balac: Edificami qui sette altari, e apparecchiami qui sette giovenchi, e sette montoni. E Balac fece come Balaam avea detto; e Balac e Balaam offersero un giovenco e un montone, sopra ciascuno altare. E Balaam disse a Balac: Fermati presso al tuo olocausto, e io andrò; forse mi si farà il Signore incontro, e ciò ch’egli mi avrà fatto vedere, io tel rapporterò. Ed egli se ne andò sopra un’alta cima di un monte. E Iddio si fece incontro a Balaam; e Balaam gli disse: Io ho ordinati sette altari, e ho offerto un giovenco e un montone, sopra ciascuno altare. Allora il Signore mise la parola in bocca a Balaam, e gli disse: Ritorna a Balac, e parla così. Egli adunque ritornò a Balac; ed ecco, egli si stava presso al suo olocausto, insieme con tutti i principi di Moab. Allora egli prese a proferire la sua sentenza, e disse: Balac, re di Moab, mi ha fatto condurre di Siria, Dalle montagne d’Oriente, Dicendo: Vieni, maledicimi Giacobbe; Vieni pure, scongiura Israele. Come lo maledirò io? Iddio non l’ha maledetto; Come lo scongiurerò io? il Signore non l’ha scongiurato. Quando io lo riguardo dalla sommità delle rupi, E lo miro d’in su i colli, Ecco un popolo che abiterà da parte, E non si acconterà fra l’altre nazioni. Chi annovererà Giacobbe, che è come la polvere? E chi farà il conto pur della quarta parte d’Israele? Muoia la mia persona della morte degli uomini diritti, E sia il mio fine simile al suo. Allora Balac disse a Balaam: Che mi hai tu fatto? io ti avea fatto venir per maledire i miei nemici; ed ecco, tu li hai pur benedetti. Ed egli rispose, e disse: Non prenderei io guardia di dir ciò che il Signore mi ha messo in bocca? E Balac gli disse: Deh! vieni meco in un altro luogo, onde tu lo vedrai; tu ne puoi di qui veder solamente una estremità, tu non lo puoi veder tutto; e maledicimelo di là. E lo condusse al campo di Sofim, nella cima di Pisga; ed edificò sette altari, e offerse un giovenco e un montone, sopra ciascuno altare. E Balaam disse a Balac: Fermati qui presso al tuo olocausto, e io me ne andrò colà allo scontro. E il Signore si fece incontro a Balaam, e gli mise la parola in bocca; e gli disse: Ritorna a Balac, e parla così. Ed egli se ne venne a Balac; ed egli se ne stava presso al suo olocausto, e con lui erano i principi di Moab. E Balac gli disse: Che ha detto il Signore? Ed egli prese a proferir la sua sentenza, e disse: Levati, Balac, e ascolta! Porgimi gli orecchi, figliuolo di Sippor. Iddio non è un uomo, ch’egli menta; Nè un figliuol d’uomo, ch’egli si penta. Avrà egli detta una cosa, e non la farà? Avrà egli parlato, e non atterrà la sua parola? Ecco, io ho ricevuta commissione di benedire; E poi ch’egli ha benedetto, io non posso impedir la sua benedizione. Egli non iscorge iniquità in Giacobbe, E non vede perversità in Israele. Il Signore Iddio suo è con lui, E fra esso v’è un grido di trionfo reale. Iddio, che li ha tratti fuori di Egitto, È loro a guisa di forze di liocorno. Perciocchè non v’è incantamento in Giacobbe, Nè indovinamento in Israele; Infra un anno, intorno a questo tempo, e’ si dirà di Giacobbe e d’Israele: Quali cose ha fatte Iddio! Ecco un popolo che si leverà come un gran leone, E si ergerà come un leone; Egli non si coricherà, finchè non abbia divorata la preda, E bevuto il sangue degli uccisi. Allora Balac disse a Balaam: Non maledirlo, ma pure anche non benedirlo. E Balaam rispose, e disse a Balac: Non ti diss’io, ch’io farei tutto ciò che il Signore direbbe? E Balac disse a Balaam: Deh! vieni, io ti menerò in un altro luogo; forse piacerà a Dio che di là tu mel maledica. Balac adunque menò Balaam in cima di Peor, che riguarda verso il deserto. E Balaam disse a Balac: Edificami qui sette altari, e apparecchiami qui sette giovenchi, e sette montoni. E Balac fece come Balaam avea detto; e offerse un giovenco e un montone, sopra ciascuno altare Or Balaam, veggendo che piaceva al Signore di benedire Israele, non andò più, come l’altre volte, a incontrare augurii; e dirizzò la faccia verso il deserto. E, alzati gli occhi, vide Israele, stanziato a tribù a tribù. Allora lo Spirito di Dio fu sopra lui. Ed egli prese a proferir la sua sentenza, e disse: Così dice Balaam, figliuolo di Beor, Così dice l’uomo che ha l’occhio aperto: Così dice colui che ode le parole di Dio, Che vede la visione dell’Onnipotente, che cade a terra, E a cui gli occhi sono aperti. Quanto son belli i tuoi padiglioni, o Giacobbe! E i tuoi tabernacoli, o Israele! Essi son distesi a guisa di valli; Sono come orti presso a un fiume, Come santali che il Signore ha piantati, Come cedri presso all’acque. Egli verserà dell’acqua delle sue secchie, E il suo seme sarà fra acque copiose, E il suo re sarà innalzato sopra Agag, E il suo regno sarà esaltato. Iddio, che l’ha tratto fuor di Egitto, Gli sarà a guisa di forze di liocorno; Egli consumerà le genti che gli saranno nemiche, E triterà loro le ossa, e le trafiggerà con le sue saette. Quando egli si sarà chinato, e si sarà posto a giacere come un leone, E come un gran leone, chi lo desterà? Coloro che ti benedicono saranno benedetti, E coloro che ti maledicono saranno maledetti Allora l’ira di Balac si accese contro a Balaam; e, battendosi a palme, gli disse: Io t’ho chiamato per maledire i miei nemici; ed ecco, tu li hai pur benedetti già tre volte. Ora dunque, fuggitene al tuo luogo; io avea detto che ti farei grande onore; ma ecco, il Signore ti ha divietato d’essere onorato. E Balaam rispose a Balac: E io non aveva io detto a’ tuoi ambasciatori che tu mi mandasti: Avvegnachè Balac mi desse piena la sua casa d’argento, e d’oro, io non potrei trapassare il comandamento del Signore, per far cosa alcuna, buona o malvagia, di mio senno; ciò che il Signore mi avrà detto, quello dirò? Ora dunque, io me ne vo al mio popolo; vieni, io ti consiglierò; e ti dirò ciò che questo popolo farà al tuo popolo negli ultimi tempi Allora egli prese a proferir la sua sentenza, e disse: Così dice Balaam, figliuolo di Beor; Così dice l’uomo che ha l’occhio aperto: Così dice colui che ode le parole di Dio; E che intende la scienza dell’Altissimo; Che vede la visione dell’Onnipotente, Che cade a terra, e a cui gli occhi sono aperti: Io lo veggo, ma non al presente; Io lo scorgo, ma non di presso. Una stella procederà da Giacobbe, E uno scettro surgerà d’Israele, Il quale trafiggerà i principi di Moab, E distruggerà tutti i figliuoli del fondamento. Ed Edom sarà il conquisto, Seir sarà il conquisto de’ suoi nemici; E Israele farà prodezze. E uno disceso di Giacobbe, signoreggerà E distruggerà chi sarà scampato della città. Poi Balaam riguardò Amalec, e prese a proferir la sua sentenza, e disse: Amalec è una primizia di Gentili, E il suo rimanente sarà ridotto a perdizione. Poi riguardò il Cheneo, e prese a proferir la sua sentenza, e disse: La tua stanza è forte, E tu hai posto il tuo nido nella rupe. Ma pur Cain sarà disertato, Infino a tanto che Assur ti meni in cattività. Poi prese di nuovo a proferir la sua sentenza, e disse: Guai a chi viverà dopo che Iddio avrà innalzato colui! Poi appresso verranno navi dalla costa di Chittim, E affliggeranno Assur, e oppresseranno Eber; Ed essi ancora saranno ridotti a perdizione. Poi Balaam si levò, e se ne andò, e ritornò al suo luogo; e Balac altresì andò a suo cammino OR Israele, stanziato in Sittim, cominciò a fornicar con le figliuole di Moab. Ed esse invitarono il popolo a’ sacrificii de’ loro iddii, e il popolo ne mangiò, e adorò gl’iddii d’esse. E Israele si congiunse con Baal-peor; laonde l’ira del Signore si accese contro a Israele. E il Signore disse a Mosè: Prendi tutti i Capi del popolo, e appiccali al Signore, davanti al sole; e l’ira accesa del Signore si rivolgerà d’Israele. Mosè disse ancora a’ Giudici d’Israele: Uccida ciascun di voi quelli de’ suoi, che si son congiunti con Baal-peor Or in quel mezzo tempo un uomo d’Israele venne, e menò a’ suoi fratelli una donna Madianita, davanti agli occhi di Mosè, e davanti agli occhi di tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, i quali piangevano all’entrata del Tabernacolo della convenenza. E Finees, figliuolo d’Eleazaro, figliuolo del Sacerdote Aaronne, avendo ciò veduto, si levò d’infra la raunanza, e prese in mano una lancia. Ed entrò dietro a quell’uomo Israelita, dentro al lupanare, e li trafisse amendue, l’uomo Israelita, e la donna, per lo ventre d’essa. E la piaga fu arrestata d’in su i figliuoli d’Israele. E i morti di quella piaga furono ventiquattromila. E il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Finees, figliuolo d’Eleazaro, figliuolo del Sacerdote Aaronne, ha acquetata l’ira mia d’in su i figliuoli d’Israele; perchè è stato mosso del mio zelo nel mezzo di loro; laonde io non ho consumati i figliuoli d’Israele nella mia gelosia. Perciò digli ch’io gli do il mio patto di pace. E il patto del Sacerdozio perpetuo sarà suo, e della sua progenie dopo lui; perciocchè egli è stato mosso di zelo per l’Iddio suo, e ha fatto purgamento per li figliuoli d’Israele. Or il nome dell’uomo Israelita ucciso, il quale era stato ucciso con la donna Madianita, era Zimri, figliuolo di Salu, Capo d’una famiglia paterna de’ Simeoniti. E il nome della donna Madianita uccisa era Cozbi, figliuola di Sur, Capo di nazioni, e di famiglia paterna in Madian Poi il Signore parlò a Mosè, dicendo: Fate guerra a’ Madianiti, e percoteteli; conciossiachè essi abbiano fatta guerra a voi, co’ loro inganni, che v’hanno fatti nel fatto di Peor, e nel fatto di Cozbi, figliuola d’un de’ Capi di Madian, lor sorella, ch’è stata uccisa al giorno della piaga avvenuta per cagione di Peor ORA, dopo quella piaga, il Signore disse a Mosè e ad Eleazaro, figliuolo d’Aaronne, Sacerdote: Levate la somma di tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele, annoverando dall’età di vent’anni in su, per le nazioni loro paterne, tutti quelli che possono andare alla guerra in Israele. Mosè adunque, e il Sacerdote Eleazaro, parlarono loro nelle campagne di Moab, presso al Giordano di Gerico, dicendo: Annoverate il popolo, dall’età di vent’anni in su; come il Signore avea comandato a Mosè, e ai figliuoli d’Israele, ch’erano usciti del paese di Egitto Il primogenito d’Israele fu Ruben. I figliuoli di Ruben furono, di Hanoc, la nazione degli Hanochiti; di Pallu, la nazione de’ Palluiti; di Hesron, la nazione degli Hesroniti; di Carmi, la nazione dei Carmiti. Queste sono le nazioni de’ Rubeniti, e gli annoverati fra loro furono quarantatremila settecentrenta. Di Pallu fu figliuolo Eliab. E i figliuoli di Eliab furono Nemuel, Datan e Abiram. Questo è quel Datan e quell’Abiram, d’infra quelli che si chiamavano alla raunata del popolo, i quali si sollevarono contro a Mosè e contro ad Aaronne, quando Core fece la sua massa, ed essi si sollevarono contro al Signore. E la terra aperse la sua bocca, e li tranghiottì; insieme con Core, che morì quando morì quella raunata, quando il fuoco consumò i dugencinquanta uomini, i quali furono per segno. Or i figliuoli di Core non morirono. I figliuoli di Simeone, distinti per le lor nazioni, furono, di Nemuel, la nazione de’ Nemueliti; di Giamin, la nazione de’ Giaminiti; di Giachin, la nazione de’ Giachiniti; di Zera, la nazione de’ Zeraiti; e di Saul, la nazione de’ Sauliti. Queste sono le nazioni de’ Simeoniti, de’ quali gli annoverati furono ventiduemila dugento. I figliuoli di Gad, distinti per le lor nazioni, furono, di Sefon, la nazione dei Sefoniti; d’Hagghi, la nazione degli Hagghiti; di Suni, la nazione de’ Suniti; d’Ozni, la nazione degli Ozniti; di Eri, la nazione degli Eriti; di Arod, la nazione degli Aroditi; e di Areel, la nazione degli Areeliti. Queste sono le nazioni de’ figliuoli di Gad, secondo i loro annoverati, che furono quarantamila cinquecento. I figliuoli di Giuda furono Er e Onan. Ora Er e Onan morirono nel paese di Canaan. E i figliuoli di Giuda, distinti per le lor nazioni, furono, di Sela, la nazione de’ Selaniti; di Fares, la nazione de’ Farsiti; di Zara, la nazione degli Zariti. E i figliuoli di Fares furono, di Hesron, la nazione degli Hesroniti; e di Hamul, la nazione degli Hamuliti. Queste sono le nazioni di Giuda, secondo i loro annoverati, che furono settantaseimila cinquecento. I figliuoli d’Issacar, distinti per le lor nazioni, furono, di Tola, la nazione dei Tolaiti; di Puva, la nazione de’ Puviti; di Giasub, la nazione de’ Giasubiti; e di Simron, la nazione de’ Simroniti. Queste sono le nazioni d’Issacar, secondo i loro annoverati, che furono sessantaquattromila trecento. I figliuoli di Zabulon, distinti per le lor nazioni, furono, di Sered, la nazione de’ Sarditi; di Elon, la nazione degli Eloniti; e di Gialeel, la nazione de’ Gialeeliti. Queste sono le nazioni degli Zabuloniti, secondo i loro annoverati, che furono sessantamila cinquecento. I figliuoli di Giuseppe, distinti per le lor nazioni, furono Manasse ed Efraim. I figliuoli di Manasse furono, di Machir, la nazione de’ Machariti. E Machir generò Galaad, e di Galaad discese la nazione de’ Galaaditi. Questi sono i figliuoli di Galaad: di Iezer, la nazione degl’Iezeriti; di Helec, la nazione degli Helchiti; di Asriel, la nazione degli Asrieliti; di Sechem, la nazione de’ Sechemiti; di Semida, la nazione de’ Semidaiti; e di Hefer, la nazione degli Heferiti. Or Selofad, figliuolo di Hefer, non ebbe figliuoli maschi, ma sol figliuole, i cui nomi erano Mala, Noa, Hogla, Milca, e Tirsa. Queste sono le nazioni di Manasse, delle quali gli annoverati furono cinquantaduemila settecento. Questi sono i figliuoli di Efraim, distinti per le lor nazioni: di Sutela, la nazione de’ Sutelaiti; di Becher, la nazione de’ Bacriti; di Tahan, la nazione de’ Tahaniti. E questi sono i figliuoli di Sutela: di Eran, la nazione degli Eraniti. Queste sono le nazioni de’ figliuoli d’Efraim, secondo i loro annoverati, che furono trentaduemila cinquecento. Questi sono i figliuoli di Giuseppe, distinti per le lor nazioni. I figliuoli di Beniamino, distinti per le lor nazioni, furono, di Bela, la nazione de’ Belaiti; di Asbel, la nazione degli Asbeliti; di Ahiram, la nazione degli Ahiramiti; di Sefusam, la nazione dei Sefusamiti; e di Huppam, la nazione degli Huppamiti. E i figliuoli di Bela furono Ard e Naaman; di Ard discese la nazione degli Arditi; di Naaman, la nazione de’ Naamiti. Questi sono i figliuoli di Beniamino, distinti per le lor nazioni, de’ quali gli annoverati furono quarantacinquemila seicento. Questi sono i figliuoli di Dan, distinti per le lor famiglie: di Suham, discese la nazione de’ Suhamiti. Questa è la nazione de’ Daniti, distinta per le lor famiglie. Tutte le famiglie de’ Suhamiti, secondo i loro annoverati, furono sessantaquattromila quattrocento. I figliuoli di Aser, distinti per le lor nazioni, furono, d’Imna, la nazione degli Imnaiti; d’Isui, la nazione degl’Isuiti; e di Beria, la nazione de’ Beriiti. E de’ figliuoli di Beria, di Heber, la nazione degli Hebriti; di Malchiel, la nazione de’ Malchieliti. E il nome della figliuola di Aser fu Sera. Queste sono le nazioni de’ figliuoli di Aser, secondo i loro annoverati, che furono cinquantatremila quattrocento. I figliuoli di Neftali, distinti per le lor nazioni, furono, di Giaseel, la nazione de’ Giaseeliti; di Guni, la nazione de’ Guniti; di Geser, la nazione de’ Geseriti; e di Sillem, la nazione de’ Sillemiti. Queste sono le nazioni di Neftali, distinte per le lor famiglie; e gli annoverati d’infra loro furono quarantacinquemila quattrocento. Questi sono gli annoverati de’ figliuoli d’Israele, in numero di seicentunmila settecentrenta E il Signore parlò a Mosè, dicendo: Sia il paese spartito tra costoro per eredità, secondo il numero delle persone. Da’ maggiore eredità a chi è in maggior numero, e minore a chi è in minor numero; diasi a ciascuno eredità a ragione de’ suoi annoverati. Ma pure spartiscasi il paese a sorte; e abbiano eredità secondo i nomi delle loro tribù paterne. Spartiscasi l’eredità di ciascuna tribù, grande o piccola, a sorte E questi sono gli annoverati d’infra i Leviti, distinti per le lor nazioni: di Gherson discese la nazione de’ Ghersoniti; di Chehat, la nazione de’ Chehatiti; di Merari, la nazione de’ Merariti. Queste sono le nazioni de’ Leviti: la nazione de’ Libniti, la nazione degli Hebroniti, la nazione de’ Mahaliti, la nazione dei Musiti, e la nazione de’ Coriti. Or Chehat generò Amram. E il nome della moglie di Amram fu Iochebed, che fu figliuola di Levi, la qual gli nacque in Egitto; ed essa partorì ad Amram Aaronne, Mosè, e Maria, lor sorella. E ad Aaronne nacquero Nadab, e Abihu, ed Eleazaro, e Itamar. Or Nadab e Abihu morirono quando presentarono fuoco strano davanti al Signore. E gli annoverati d’infra i Leviti furono ventitremila, tutti maschi, dall’età d’un mese in su; conciossiachè non fossero annoverati fra’ figliuoli d’Israele; perciocchè non era lor data eredità fra’ figliuoli d’Israele Questi sono quelli che furono annoverati da Mosè, e dal Sacerdote Eleazaro, i quali annoverarono i figliuoli d’Israele nelle campagne di Moab, presso al Giordano di Gerico. E fra costoro non vi fu alcuno di quelli ch’erano stati annoverati da Mosè, e dal Sacerdote Aaronne, i quali annoverarono i figliuoli d’Israele nel deserto di Sinai. Conciossiachè il Signore avesse detto di quelli: Del tutto morranno nel deserto. Onde non ne rimase alcuno, salvo Caleb, figliuolo di Gefunne; e Giosuè, figliuolo di Nun OR le figliuole di Selofad, figliuolo di Hefer, figliuolo di Galaad, figliuolo di Machir, figliuolo di Manasse, si accostarono alle nazioni di Manasse, figliuolo di Giuseppe; e i nomi loro erano Mala, Noa, Hogla, Milca, e Tirsa. E si presentarono davanti a Mosè, e davanti al Sacerdote Eleazaro, e davanti a’ Capi, e davanti a tutta la raunanza, all’entrata del Tabernacolo della convenenza, dicendo: Nostro padre è morto nel deserto; egli però non fu fra la raunata di coloro che s’adunarono contro al Signore alla raunata di Core; anzi è morto per suo peccato, e non ha lasciati figliuoli maschi. Perchè verrebbe meno il nome di nostro padre di mezzo della sua nazione, per non avere egli alcun figliuolo maschio? Dacci possessione tra i fratelli di nostro padre. E Mosè rapportò la causa loro davanti al Signore. E il Signore rispose a Mosè, dicendo: Le figliuole di Selofad parlano dirittamente; del tutto da’ loro possession d’eredità tra i fratelli del padre loro; e trasporta in loro la possessione del padre loro. E parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Quando alcuno sarà morto senza figliuol maschio, trasportate l’eredità di esso nella sua figliuola. E s’egli non ha figliuola, date la sua eredità a’ suoi fratelli. E se non ha fratelli, date la sua eredità a’ fratelli di suo padre. E se non vi sono fratelli di suo padre, date la sua eredità al suo prossimo carnal parente, che sia della sua famiglia; ed egli la possegga. E ciò sia uno statuto di ragione a’ figliuoli d’Israele; come il Signore ha comandato a Mosè POI il Signore disse a Mosè: Sali in su questo monte di Abarim, e riguarda il paese ch’io ho donato a’ figliuoli d’Israele. E dopo che tu l’avrai veduto, anche tu sarai raccolto a’ tuoi popoli, come è stato raccolto Aaronne, tuo fratello. Perciocchè voi contravveniste al comandamento ch’io vi diedi nel deserto di Sin, alla contesa della raunanza, che voi non mi santificaste in quell’acqua, nel cospetto del popolo. Quella è l’acqua della contesa di Cades, nel deserto di Sin E Mosè parlò al Signore, dicendo: Costituisca il Signore Iddio degli spiriti d’ogni carne, sopra questa raunanza, un uomo, che vada e che venga davanti a loro, il quale li conduca e riconduca; acciocchè la raunanza del Signore non sia a guisa di pecore senza pastore. E il Signore disse a Mosè: Prenditi Giosuè, figliuolo di Nun, che è uomo in cui è lo Spirito, e posa la tua mano sopra lui. E fallo comparir davanti al Sacerdote Eleazaro, e davanti a tutta la raunanza; e dagli i tuoi ordini in presenza loro. E metti della tua maestà sopra lui; acciocchè tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele gli ubbidisca. E presentisi egli davanti al Sacerdote Eleazaro, e l’addimandi per lo giudicio di Urim, nel cospetto del Signore; vadano e vengano, egli, e tutti i figliuoli d’Israele con lui, e tutta la raunanza, secondo ch’esso dirà. E Mosè fece come il Signore gli avea comandato; e prese Giosuè, e lo fece comparir davanti al Sacerdote Eleazaro, e davanti a tutta la raunanza. E posò le sue mani sopra lui, e gli diede i suoi ordini, come il Signore avea comandato per Mosè IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Comanda a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Prendete guardia alle mie offerte, che son mio cibo; a’ miei sacrificii da ardere, in odor soave a me, per offerirmeli a’ lor tempi. E di’ loro: Quest’è il sacrificio da ardere, che voi avete a offerire al Signore per ciascun giorno, in olocausto continuo, cioè: due agnelli di un anno, senza difetto. Sacrifica l’uno di quegli agnelli la mattina, e l’altro fra’ due vespri. E la decima parte di un efa di fior di farina, stemperata con la quarta parte di un hin d’olio vergine, per offerta di panatica. Quest’è l’olocausto continuo, che è stato offerto nel monte di Sinai, in odor soave, per sacrificio da ardere al Signore. E sia l’offerta da spandere d’esso, la quarta parte di un hin, per ciascun agnello; spandi al Signore l’offerta da spandere, d’ottimo vino, nel luogo santo. Poi fra’ due vespri sacrifica l’altro agnello; fagli la medesima offerta di panatica, e da spandere, quale è quella della mattina; per sacrificio da ardere, d’odor soave al Signore E NEL giorno del Sabato offerite due agnelli di un anno, senza difetto; e due decimi di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica, insieme con le loro offerte da spandere. Quest’è l’olocausto del Sabato, per ciascun Sabato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta da spandere. E ne’ principii de’ vostri mesi, offerite per olocausto al Signore, due giovenchi, e un montone, e sette agnelli di un anno, senza difetto; e tre decimi di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica, per ciascun giovenco; e due decimi di fior di farina, stemperata con olio, per offerta di panatica, per lo montone; e un decimo di fior di farina stemperata con olio, per offerta di panatica, per ciascun agnello; per olocausto, in odor soave, per sacrificio da ardere al Signore. E le loro offerte da spandere sieno la metà di un hin di vino, per ciascun giovenco; il terzo di un hin, per lo montone; e il quarto di un hin, per ciascun agnello. Quest’è l’olocausto delle calendi, per ogni mese dell’anno. Sacrifichisi ancora al Signore un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta da spandere OLTRE a ciò, nel primo mese, nel quartodecimo giorno del mese, è la Pasqua del Signore. E nel quintodecimo giorno del medesimo mese, è festa solenne; manginsi pani azzimi per sette giorni. Nel primo giorno siavi santa raunanza; non fate in esso alcuna opera servile. E offerite per sacrificio da ardere, in olocausto, al Signore, due giovenchi, e un montone, e sette agnelli di un anno, che sieno senza difetto; insieme con la loro offerta di panatica di fior di farina, stemperata con olio; offeritene tre decimi per giovenco, e due decimi per lo montone. Offeriscine ancora un decimo per ciascun di que’ sette agnelli. Offerite, oltre a ciò, un becco, per sacrificio per lo peccato, per far purgamento per voi. Offerite queste cose, oltre all’olocausto della mattina, che è per olocausto continuo. Offerite cotali cose ciascun di que’ sette giorni, per cibo, per sacrificio da ardere, di soave odore al Signore; offeriscasi quello, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta da spandere. E al settimo giorno siavi santa raunanza; non fate in esso alcuna opera servile. Oltre a ciò, al giorno de’ primi frutti, quando voi offerirete nuova offerta di panatica al Signore, al termine delle vostre settimane, siavi santa raunanza; e non fate in quel giorno alcuna opera servile. E offerite per olocausto, in soave odore al Signore, due giovenchi, un montone, e sette agnelli di un anno; insieme con la loro offerta di panatica di fior di farina, stemperata con olio, di tre decimi per giovenco, e di due decimi per lo montone, e di un decimo per ciascuno di que’ sette agnelli. Offerite eziandio un becco, per far purgamento per voi. Offerite, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, quegli animali, con le loro offerte da spandere; e sieno quelli senza difetto E nel settimo mese, alle calendi, siavi santa raunanza; non fate in quel giorno opera alcuna servile; siavi giorno di suon di tromba. E offerite in esso per olocausto, in soave odore al Signore, un giovenco, un montone, e sette agnelli di un anno, senza difetto; insieme con la loro offerta di panatica, di fior di farina, stemperata con olio, di tre decimi per lo giovenco, e di due decimi per lo montone, e di un decimo per ciascuno di que’ sette agnelli; e un becco, per sacrificio per lo peccato, per far purgamento per voi; oltre all’olocausto delle calendi, e la sua offerta di panatica; e oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e le loro offerte da spandere, secondo i loro ordini, in soave odore, in sacrificio da ardere al Signore. Parimente, al decimo giorno di questo settimo mese, siavi santa raunanza; e affliggete l’anime vostre, e non fate alcun lavoro. E offerite al Signore per olocausto, in soave odore, un giovenco, un montone, e sette agnelli di un anno, che sieno senza difetto; insieme con la loro offerta di panatica, di fior di farina, stemperata con olio, di tre decimi per lo giovenco, di due decimi per lo montone, e di un decimo per ciascuno di que’ sette agnelli; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre al sacrificio de’ purgamenti per lo peccato; e oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e le loro offerte da spandere Parimente, al quintodecimo giorno del settimo mese siavi santa raunanza; non fate in esso opera alcuna servile; e celebrate la festa solenne al Signore, per sette giorni. E offerite per olocausto, per sacrificio da ardere in soave odore al Signore, tredici giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, che sieno senza difetto; insieme con la loro offerta di panatica, di fior di farina, stemperata con olio di tre decimi per ciascuno di que’ tredici giovenchi, di due decimi per ciascuno di que’ due montoni, e di un decimo per ciascuno di que’ quattordici agnelli; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e da spandere. E, nel secondo giorno, offerite dodici giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per li giovenchi, per li montoni, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e le loro offerte da spandere. E nel terzo giorno, offerite undici giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per li giovenchi, per li montoni, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e da spandere. E nel quarto giorno, offerite dieci giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per li giovenchi, per li montoni, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e da spandere. E nel quinto giorno, offerite nove giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per li giovenchi, per li montoni, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e da spandere. E nel sesto giorno, offerite otto giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per li giovenchi, per li montoni, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e da spandere. E nel settimo giorno, offerite sette giovenchi, due montoni, e quattordici agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per li giovenchi, per li montoni, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica e da spandere. Nell’ottavo giorno, siavi solenne raunanza; non fate in esso opera alcuna servile; e offerite per olocausto, per sacrificio da ardere, in soave odore al Signore, un giovenco, un montone, sette agnelli di un anno, senza difetto; insieme con le loro offerte di panatica, e da spandere, per lo giovenco, per lo montone, e per gli agnelli, secondo il lor numero, siccome è ordinato; e un becco, per sacrificio per lo peccato, oltre all’olocausto continuo, e la sua offerta di panatica, e da spandere. Offerite queste cose al Signore nelle vostre solennità, oltre a’ vostri voti, e le vostre offerte volontarie, de’ vostri olocausti, delle vostre offerte di panatica, delle vostre offerte da spandere, e dei vostri sacrificii da render grazie. E Mosè parlò a’ figliuoli d’Israele, secondo tutto ciò che il Signore gli avea comandato POI Mosè parlò a’ Capi delle tribù de’ figliuoli d’Israele, dicendo: Questo è quello che il Signore ha comandato: Quando alcuno avrà votato un voto al Signore, ovvero avrà giurata alcuna cosa, obbligandosi per obbligazione sopra l’anima sua, non violi la sua parola; faccia interamente secondo ciò che gli sarà uscito di bocca E quando una femmina avrà votato un voto al Signore, e si sarà obbligata per obbligazione in casa di suo padre, essendo ancor fanciulla; se suo padre ha inteso il suo voto, e la sua obbligazione, con la quale ella si è obbligata sopra l’anima sua, e non ne le fa motto; tutti i voti di essa saranno fermi, e ogni obbligazione, con la quale ella si sarà obbligata sopra l’anima sua, sarà ferma. Ma, se suo padre, nel giorno ch’egli avrà intesi tutti i suoi voti, e le sue obbligazioni, con le quali ella si sarà obbligata sopra l’anima sua, la disdice; que’ voti non saranno fermi, e il Signore le perdonerà; conciossiachè suo padre l’abbia disdetta. E se pure è maritata, avendo ancora sopra sè i suoi voti, o la promessa fatta con le sue labbra, con la quale si sarà obbligata sopra l’anima sua; e il suo marito l’intende, e nel giorno stesso che l’avrà inteso, non ne le fa motto; i voti di essa, e le sue obbligazioni, con le quali si sarà obbligata sopra l’anima sua, saranno ferme. Ma, se nel giorno stesso che il suo marito l’avrà inteso, egli la disdice, egli annulla il suo voto ch’ella avea sopra sè, e la promessa fatta con le sue labbra, con la quale ella si era obbligata sopra l’anima sua; e il Signore le perdonerà. Ma, quant’è al voto della vedova, o della ripudiata, tutto ciò a che si sarà obbligata sopra l’anima sua, sarà fermo contro a lei. E se la donna fa voto, ovvero si obbliga per obbligazione sopra l’anima sua, con giuramento, essendo in casa del suo marito; e il suo marito l’intende, e non ne le fa motto, e non la disdice, sieno fermi tutti i suoi voti; sia parimente ferma ogni obbligazione, con la quale ella si sarà obbligata sopra l’anima sua. Ma se, nel giorno stesso che il suo marito li avrà intesi, egli del tutto li annulla; cosa alcuna che le sia uscita di bocca, o voto, od obbligazione sopra l’anima sua, non sarà ferma; il suo marito ha annullate quelle cose, e il Signore le perdonerà. Il marito di essa ratificherà, o annullerà qualunque voto e qualunque giuramento, col quale ella si sarà obbligata di affliggere l’anima sua. E se pure il suo marito non ne le fa motto d’un giorno all’altro, egli ha ratificati tutti i voti di essa, o qualunque obbligazione ch’ella avea sopra sè; egli li ha ratificati; perciocchè egli non ne le ha fatto motto nel giorno stesso che li ha intesi. Ma se, appresso averli intesi, del tutto li annulla, egli porterà l’iniquità di essa. Questi sono gli statuti, i quali il Signore comandò a Mosè che si osservassero tra marito e moglie, e tra padre e figliuola, mentre ella è ancor fanciulla in casa di suo padre POI il Signore parlò a Mosè, dicendo: Fa’ la vendetta de’ figliuoli d’Israele sopra i Madianiti; e poi tu sarai raccolto a’ tuoi popoli. E Mosè parlò al popolo, dicendo: Mettasi in ordine un certo numero di voi, per andare alla guerra, e vadano contro a Madian, per far la vendetta del Signore sopra Madian. Mandate a questa guerra mille uomini per ciascuna di tutte le tribù d’Israele. Così furono dati mille uomini per ciascuna tribù, d’infra le migliaia d’Israele, che furono in tutto dodicimila uomini in ordine per la guerra. E Mosè mandò alla guerra que’ mille uomini di ciascuna tribù, e con loro Finees, figliuolo del Sacerdote Eleazaro, il quale avea in mano gli arredi del Santuario, e le trombe da sonare Ed essi fecero guerra contro a Madian, siccome il Signore avea comandato a Mosè, e uccisero tutti i maschi. Uccisero ancora fra’ loro uccisi i re di Madian, Evi, e Rechem, e Sur, e Hur, e Reba, i cinque re di Madian; uccisero eziando con la spada Balaam, figliuolo di Beor. E i figliuoli d’Israele ne menarono prigioni le donne di Madian, e i lor piccoli fanciulli; e predarono tutto il lor grosso e minuto bestiame, e tutte le lor facoltà. E bruciarono col fuoco tutte le lor città, nelle loro stanze; e tutte le lor castella. E presero tutte le spoglie e tutta la preda, così degli uomini, come degli animali. E addussero a Mosè e al Sacerdote Eleazaro, e alla raunanza de’ figliuoli d’Israele, i prigioni e la preda, e le spoglie, nel campo, nelle campagne di Moab, che sono lungo il Giordano di Gerico E Mosè, e il Sacerdote Eleazaro e tutti i Capi della raunanza, uscirono loro incontro fuor del campo. E Mosè si adirò gravemente contro a’ condottieri dell’esercito, Capi di migliaia, e Capi di centinaia, che ritornavano da quella guerra. E Mosè disse loro: Avete voi scampata la vita a tutte le femmine? Ecco, esse furono quelle che, secondo la parola di Balaam, servirono a porgere a’ figliuoli d’Israele cagione di misfatto contro al Signore, nel fatto di Peor; onde fu quella piaga nella raunanza del Signore. Ora dunque uccidete tutti i maschi d’infra i piccoli fanciulli; uccidete parimente ogni femmina che ha conosciuto carnalmente uomo. E serbatevi in vita tutte le femmine che son di piccola età, le quali non hanno conosciuto carnalmente uomo. E voi, campeggiate per sette giorni fuor del campo. Ogni persona, così d’infra voi, come d’infra i vostri prigioni, che avrà ucciso alcuno, e avrà tocco alcuno ucciso, purifichisi al terzo, e al settimo giorno. Purificate parimente ogni vestimento, e ogni arnese fatto di pelle, e ogni lavorio fatto di pel di capra, e ogni vasello di legno. E il Sacerdote Eleazaro disse alla gente di guerra, ch’era andata a quella guerra: Questo è lo statuto di legge che il Signore ha comandato a Mosè. Ma fate passar per lo fuoco l’oro, l’argento, il rame, il ferro, lo stagno, e il piombo, e in somma tutto ciò che può portare il fuoco; e così sarà netto; ma pure ancora sia purificato con l’acqua di purificazione; e tutto ciò che non può portare il fuoco, fatelo passar per l’acqua. E lavate i vostri vestimenti al settimo giorno, e sarete netti, e poi potrete entrar nel campo Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Tu, e il Sacerdote Eleazaro, e i Capi delle nazioni paterne della raunanza, levate la somma delle persone che sono state menate prigioni, e del bestiame ch’è stato predato; e partisci la preda per la metà, fra la gente di guerra ch’è andata a questa guerra, e tutta la raunanza. E leva, della gente di guerra, ch’è andata a questa guerra, un tributo per lo Signore, una testa di cinquecento, degli uomini, de’ buoi, degli asini, e delle pecore. Prendete quel tributo della metà che appartiene loro; e dallo al Sacerdote Eleazaro per un’offerta al Signore. E, della metà appartenente ai figliuoli d’Israele, prendi uno, tratto di cinquanta, degli uomini, de’ buoi, degli asini, delle pecore, e in somma di tutto il bestiame; e da’ quelli a’ Leviti che fanno la fazione del Tabernacolo del Signore. E Mosè e il Sacerdote Eleazaro fecero come il Signore avea comandato a Mosè. Or la preda, cioè il rimasto della preda, che la gente ch’era andata a quella guerra avea fatta, fu di seicensettanta cinquemila pecore, e di settantaduemila buoi, e di settantunmila asini. E quanto all’anime umane, le femmine che non aveano carnalmente conosciuto uomo, furono in tutto trentaduemila anime. E la metà, cioè la parte di coloro ch’erano andati a quella guerra, fu di trecentrenta settemila cinquecento pecore, delle quali il tributo per lo Signore fu di seicensettanta cinque pecore; e di trentaseimila buoi, de’ quali il tributo per lo Signore fu di settantadue buoi; e di trentamila cinquecento asini, de’ quali il tributo per lo Signore fu di sessantun asini; e di sedicimila anime umane; delle quali il tributo per lo Signore fu di trentadue anime. E Mosè diede il tributo, levato per offerta al Signore, al Sacerdote Eleazaro, come il Signore gli avea comandato. E della metà appartenente a’ figliuoli d’Israele, secondo che Mosè avea partito per metà, fra loro, e quelli ch’erano andati a quella guerra; or la metà appartenente alla raunanza fu di trecentrenta settemila cinquecento pecore, e di trentaseimila buoi, e di trentamila cinquecento asini, e di sedicimila anime umane; di questa metà, appartenente a’ figliuoli d’Israele, Mosè prese uno, tratto di cinquanta, così degli uomini, come degli animali; e diede quelli a’ Leviti che fanno la fazione del Tabernacolo del Signore; come il Signore avea comandato a Mosè E i condottieri delle migliaia di quell’esercito, Capi di migliaia, e Capi di centinaia, si accostarono a Mosè; e gli dissero: I tuoi servitori hanno fatta la rassegna della gente di guerra ch’era sotto la nostra condotta, e non ne manca pure uno. Perciò noi offeriamo per offerta al Signore, ciascuno ciò che gli è caduto in mano, di vasellamenti d’oro, di cerchielli da gamba, di maniglie, d’anella, e di fermagli, per pagare il riscatto delle nostre persone, davanti al Signore. E Mosè e il Sacerdote Eleazaro presero da loro tutto quell’oro, tutto lavorato in vasellamenti, e monili. E tutto l’oro dell’offerta, che fu offerto al Signore da’ Capi delle migliaia, e da’ Capi delle centinaia, fu di peso di sedicimila settecencinquanta sicli. Ma la gente di guerra guardò per sè ciò che ciascuno avea predato. E Mosè e il Sacerdote Eleazaro presero quell’oro da’ Capi delle migliaia, e delle centinaia, e lo portarono nel Tabernacolo della convenenza, per ricordanza per li figliuoli d’Israele, nel cospetto del Signore OR i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, aveano del bestiame in grandissimo numero: laonde, veggendo che il paese di Iazer, e il paese di Galaad, era luogo da bestiame; vennero, e parlarono a Mosè, e al Sacerdote Eleazaro, e a’ Capi della raunanza, dicendo: Atarot, e Dibon, e Iazer, e Nimra, e Hesbon, ed Eleale, e Sebam, e Nebo, e Beon, che è il paese che il Signore ha percosso davanti alla raunanza d’Israele, è un paese da bestiame, e i tuoi servitori hanno del bestiame. Poi dissero: Se abbiamo trovata grazia appo te, sia dato questo paese a possedere ai tuoi servitori, e non farci passare il Giordano. Ma Mosè rispose a’ figliuoli di Gad, e a’ figliuoli di Ruben: Andrebbero i vostri fratelli alla guerra, e voi ve ne stareste qui? E perchè rendete voi fiacco il cuor de’ figliuoli d’Israele, per non passare al paese, che il Signore ha loro donato? Così fecero i vostri padri, quando io li mandai da Cades-barnea, per vedere il paese. Perciocchè essi salirono fino alla Valle di Escol, e, dopo ch’ebbero veduto il paese, renderono fiacco il cuor de’ figliuoli d’Israele, per non entrar nel paese che il Signore avea loro donato. Laonde, l’ira del Signore si accese in quel giorno, ed egli giurò, dicendo: Se gli uomini, che sono usciti fuor di Egitto, dall’età di vent’anni in su, veggono mai la terra, della quale io ho giurato ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe; conciossiachè non mi abbiano seguitato appieno; salvo Caleb, figliuolo di Gefunne, Chenizzeo, e Giosuè, figliuolo di Nun; perciocchè essi hanno seguitato il Signore appieno. E l’ira del Signore si accese contro a Israele; ed egli li ha fatti andar vagando per lo deserto, lo spazio di quarant’anni, finchè sia stata consumata tutta quella generazione, che avea fatto quel male nel cospetto del Signore. Ed ecco, voi siete sorti in luogo de’ vostri padri, schiatta d’uomini peccatori, per accrescere ancora l’ira del Signore contro a Israele. Perciocchè, se voi vi stornate di dietro a lui, egli seguiterà a lasciarlo nel deserto; e così farete perir tutto questo popolo Ma essi si accostarono a lui, e dissero: Noi edificheremo qui delle mandre per lo nostro bestiame, e delle città per le nostre famiglie. Ma noi ci metteremo in ordine, pronti per andar davanti a’ figliuoli d’Israele, infino a tanto che li abbiamo condotti al luogo loro; e in questo mezzo le nostre famiglie dimoreranno nelle città forti, per tema degli abitanti del paese. Noi non ritorneremo alle case nostre, finchè ciascuno de’ figliuoli d’Israele non sia entrato nella sua eredità. Perciocchè, quant’è a noi, noi non possederemo nulla con loro di là dal Giordano; essendoci la nostra eredità scaduta di qua dal Giordano, verso oriente. E Mosè disse loro: Se voi fate questa cosa, e siete in ordine per andare alla guerra, davanti al Signore; e qualunque di voi è atto alla guerra, passa il Giordano davanti al Signore, finchè egli abbia cacciati i suoi nemici dal suo cospetto; dopo che il paese sarà stato soggiogato al Signore, voi potrete ritornarvene, e sarete fuor di colpa appo il Signore, e appo Israele; e questo paese sarà vostro, per possederlo nel cospetto del Signore. Ma, se non fate così, ecco, voi avrete peccato contro al Signore; e sappiate che il vostro peccato vi ritroverà. Edificatevi delle città per le vostre famiglie, e delle mandre per le vostre gregge, e fate ciò che vi è uscito della bocca. E i figliuoli di Gad, e i figliuoli di Ruben, risposero a Mosè, dicendo: I tuoi servitori faranno come il mio signore comanda. I nostri piccoli fanciulli, le nostre mogli, le nostre gregge, e tutto il nostro bestiame dimoreranno colà nelle città di Galaad. Ma quant’è a’ tuoi servitori chiunque sarà atto alla guerra passerà alla guerra, davanti al Signore, come dice il mio signore E Mosè diede ordine intorno a loro al Sacerdote Eleazaro, e a Giosuè, figliuolo di Nun, e a’ Capi delle nazioni paterne delle tribù de’ figliuoli d’Israele; e disse loro: Se tutti coloro d’infra i figliuoli di Gad, e i figliuoli di Ruben, che sono atti alla guerra, passano con voi il Giordano davanti al Signore, quando il paese vi sarà soggiogato, date loro a possedere il paese di Galaad. Ma, se non passano con voi in arme, abbiano la lor possessione fra voi nel paese di Canaan. E i figliuoli di Gad, e i figliuoli di Ruben, risposero, dicendo: Noi faremo interamente come il Signore ha detto ai tuoi servitori. Noi passeremo in arme nel paese di Canaan, davanti al Signore; sol restici la possessione della nostra eredità di qua dal Giordano. Mosè adunque diede loro, a’ figliuoli di Gad, a’ figliuoli di Ruben, e alla metà della tribù di Manasse, figliuolo di Giuseppe, il regno di Sihon, re degli Amorrei, e il regno di Og, re di Basan, il paese diviso per le sue città, co’ lor confini, le città del paese d’ogni intorno. E i figliuoli di Gad riedificarono Dibon, e Atarot, e Aroer; e Atrotsofan, e Iazer, e Iogbeha; e Betnimra, e Bet-haran, città forti, e fecero ancora delle mandre per le gregge. E i figliuoli di Ruben riedificarono Hesbon, ed Eleale, e Chiriataim; e Nebo, e Baal-meon, mutati i nomi, e Sibma; e posero altri nomi alle città che riedificarono. E i figliuoli di Machir, figliuolo di Manasse, andarono in Galaad, e lo presero, e cacciarono gli Amorrei che vi erano. Mosè adunque diede Galaad a Machir, figliuolo di Manasse; ed egli abitò quivi. Iair anch’egli, figliuolo di Manasse, andò, e prese le villate di quelli, e pose loro nome: Le villate di Iair. Noba parimente andò, e prese Chenat, e le terre del suo territorio; e chiamò quella Noba, del suo nome QUESTE son le mosse de’ figliuoli d’Israele, che uscirono fuor del paese di Egitto, distinti per le loro schiere, sotto la condotta di Mosè e d’Aaronne; Or Mosè scrisse le lor partite secondo ch’essi si mossero per lo comandamento del Signore; queste, dico, son le lor mosse, secondo le lor partite: Essi adunque si partirono di Rameses, nel primo mese, nel quintodecimo giorno del primo mese; i figliuoli d’Israele si partirono il giorno appresso la Pasqua, a mano alzata, alla vista di tutti gli Egizj, mentre gli Egizj seppellivano quelli che il Signore avea percossi fra loro, che erano tutti i primogeniti. Or il Signore avea fatti giudicii sopra i lor dii. I figliuoli d’Israele adunque, partitisi di Rameses, si accamparono in Succot. E, partitisi di Succot, si accamparono in Etam, ch’è nell’estremità del deserto. E, partitisi di Etam, si rivolsero verso la foce di Hirot, ch’è dirincontro a Baal-sefon, e si accamparono dinanzi a Migdol. Poi, partitisi d’innanzi a Hirot, passarono per mezzo il mare, traendo verso il deserto; e, andati tre giornate di cammino per lo deserto di Etam, si accamparono in Mara. E, partitisi di Mara, giunsero in Elim, ove erano dodici fonti d’acqua, e settanta palme; e si accamparono quivi. E, partitisi di Elim, si accamparono presso al mar rosso. E, partitisi dal mar rosso, si accamparono nel deserto di Sin. E, partitisi dal deserto di Sin, si accamparono in Dofca. E, partitisi di Dofca, si accamparono in Alus. E, partitisi di Alus, si accamparono in Refidim, ove non era acqua da bere per lo popolo. E, partitisi di Refidim, si accamparono nel deserto di Sinai. E, partitisi dal deserto di Sinai, si accamparono in Chibrot-taava. E, partitisi di Chibrot-taava, si accamparono in Haserot. E, partitisi di Haserot, si accamparono in Ritma. E, partitisi di Ritma, si accamparono in Rimmon-peres. E, partitisi di Rimmon-peres, si accamparono in Libna. E, partitisi di Libna, si accamparono in Rissa. E, partitisi di Rissa, si accamparono in Chehelata. E, partitisi di Chehelata, si accamparono nel monte di Sefer. E, partitisi dal monte di Sefer, si accamparono in Harada. E, partitisi di Harada, si accamparono in Machelot. E, partitisi di Machelot, si accamparono in Tahat. E, partitisi di Tahat, si accamparono in Tera. E, partitisi di Tera, si accamparono in Mitca. E, partitisi di Mitca, si accamparono in Hasmona. E, partitisi di Hasmona, si accamparono in Moserot. E, partitisi di Moserot, si accamparono in Bene-Iaacan. E, partitisi di Bene-Iaacan, si accamparono in Hor-ghidgad. E, partitisi di Hor-ghidgad, si accamparono in Iotbata. E, partitisi di Iotbata, si accamparono in Abrona. E, partitisi d’Abrona, si accamparono in Esion-gaber. E, partitisi d’Esion-gaber, si accamparono nel deserto di Sin, ch’è Cades. E, partitisi di Cades, si accamparono nel monte di Hor, nell’estremità del paese di Edom. E il sacerdote Aaronne salì in sul monte di Hor, per comandamento del Signore, e morì quivi nell’anno quarantesimo da che i figliuoli d’Israele furono usciti fuor del paese di Egitto, nel quinto mese, alle calendi. Or Aaronne era d’età di cenventitrè anni, quando egli morì nel monte di Hor. Allora il Cananeo, re di Arad, che abitava verso il mezzodì, nel paese di Canaan, intese la venuta de’ figliuoli di Israele. Poi, partitisi dal monte di Hor, si accamparono in Salmona. E, partitisi di Salmona, si accamparono in Funon. E, partitisi di Funon, si accamparono in Obot. E, partitisi di Obot, si accamparono a’ poggi di Abarim, a’ confini di Moab. E, partitisi da’ Poggi, si accamparono in Dibon-Gad. E, partitisi di Dibon-Gad, si accamparono in Almon, verso Diblataim. E, partitisi d’Almon, verso Diblataim, si accamparono nei monti di Abarim, dirimpetto a Nebo. E, partitisi da’ monti di Abarim, si accamparono nelle campagne di Moab, presso al Giordano di Gerico. E si accamparono presso al Giordano, da Betiesimot fino ad Abel-Sittim, nelle campagne di Moab E il Signore parlò a Mosè nelle campagne di Moab, presso al Giordano di Gerico, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando sarete passati il Giordano, e sarete entrati nel paese di Canaan, cacciate d’innanzi a voi tutti gli abitanti del paese, e disfate tutte le loro immagini, e tutte le loro statue di getto, e distruggete tutti i loro alti luoghi. E mettetevi in possession del paese, e abitate in esso; conciossiachè io vi abbia donato il paese, per possederlo. E spartite la possessione del paese a sorte, secondo le vostre nazioni; a quelle che sono in maggior numero date maggior possessione, e minore a quelle che sono in minor numero; in qualunque luogo la sorte d’alcuna gli sarà scaduta quello sia suo; spartitevi la possessione del paese per le vostre tribù paterne. E se voi non iscacciate d’innanzi a voi gli abitanti del paese, que’ di loro che avrete lasciati di resto vi saranno stecchi agli occhi, e spine a’ fianchi, e vi nimicheranno nel paese nel quale abiterete. E avverrà ch’io farò a voi, come io avea proposto di fare a loro IL Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Comanda a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Conciossiachè voi siate ora per entrar nel paese di Canaan, quest’è il paese che vi scaderà per eredità, cioè il paese di Canaan, secondo i suoi confini. E siavi il lato meridionale dal deserto di Sin alle frontiere di Edom; e l’estremità del mar salato sia il vostro confine dal mezzodì verso oriente. E giri questo confine dal mezzodì verso la salita di Acrabbim, e passi a Sin, e arrivino le sue estremità a Cades-barnea, dal mezzodì; e proceda in Hasa-raddar, e passi in Asmon; poi volti questo confine da Asmon verso il Torrente di Egitto, e arrivino le sue estremità al mare. E per confine occidentale siavi il mar grande, e i confini. Questo siavi il confine occidentale. E questo siavi il confine settentrionale: Dal mar grande segnatevi il monte di Hor; dal monte di Hor, segnatevi per confine là dove si entra in Hamat; e arrivino le estremità di questo confine a Sedad; e proceda fino a Zifron, e arrivino le sue estremità in Hasar-enan. Questo sia il vostro confine settentrionale. Poi segnatevi, per confine orientale, da Hasar-enan a Sefam. E scenda questo confine da Sefam in Ribla, dirincontro alla Fonte; poi scenda, e tocchi il lato del mare di Chinneret, verso oriente. Poi scenda al Giordano, e arrivino le sue estremità al mar salato. Questo sia il vostro paese, limitato per li suoi confini d’ogn’intorno. E Mosè comandò, e disse a’ figliuoli di Israele: Quest’è il paese, del quale voi partirete la possessione a sorte; il quale il Signore ha comandato che si dia a nove tribù e mezza; conciossiachè la tribù de’ Rubeniti, secondo le lor nazioni paterne, e la tribù de’ Gaditi, secondo le lor nazioni paterne, e la metà della tribù di Manasse, abbiano ricevuta la loro eredità. Queste due tribù e mezza hanno ricevuta la loro eredità di qua dal Giordano di Gerico, verso oriente Il Signore parlò ancora a Mosè, dicendo: Questi sono i nomi degli uomini che vi partiranno l’eredità del paese: Eleazaro Sacerdote, e Giosuè, figliuolo di Nun. Prendete ancora di ciascuna tribù uno de’ Capi, per far la partizione del paese. E questi sono i nomi degli uomini: Della tribù di Giuda, Caleb, figliuolo di Gefunne; Della tribù de’ figliuoli di Simeone, Samuele, figliuolo di Ammihud; Della tribù di Beniamino, Elidad, figliuolo di Chislon; Della tribù de’ figliuoli di Dan, il Capo, Bucchi, figliuolo di Iogli; De’ figliuoli di Giuseppe, della tribù de’ figliuoli di Manasse, il Capo, Hanniel, figliuolo di Efod; E della tribù de’ figliuoli di Efraim, il Capo, Chemuel, figliuolo di Siftan; E della tribù de’ figliuoli di Zabulon, il Capo, Elisafan, figliuolo di Parnac; E della tribù de’ figliuoli d’Issacar, il Capo, Patiel, figliuolo di Azan; E della tribù de’ figliuoli di Aser, il Capo, Ahihud, figliuolo di Selomi; E della tribù de’ figliuoli di Neftali, il Capo, Pedahel, figliuolo di Ammihud. Questi son quelli, a’ quali il Signore comandò di far la partizone dell’eredità a’ figliuoli d’Israele, nel paese di Canaan IL Signore parlò ancora a Mosè, nelle campagne di Moab, presso al Giordano di Gerico, dicendo: Comanda a’ figliuoli d’Israele che dieno, della possessione della loro eredità, ai Leviti, delle città da abitare, e anche i contorni di esse città. Abbiano adunque le città per abitarvi; e sieno i contorni di esse per li lor bestiami, per le lor facoltà, e per tutte le lor bestie. E sieno i contorni delle città, che voi darete a’ Leviti, ciascuno di mille cubiti d’ogn’intorno, dalle mura della città in fuori. Misurate adunque fuor della città duemila cubiti, per lo lato orientale, e duemila cubiti, per lo lato meridionale, e duemila cubiti, per lo lato occidentale, e duemila cubiti, per lo lato settentrionale, e sia la città nel mezzo. Questo sia loro lo spazio de’ contorni di quelle città. E quant’è alle città, che voi darete a’ Leviti, sienvi imprima le sei città di rifugio, le quali voi costituirete, acciocchè chi avrà ucciso alcuno vi si rifugga; e a quelle sopraggiugnetene quarantadue altre. Tutte le città, che voi darete a’ Leviti, sieno quarantotto città, insieme co’ lor contorni. E di queste città, che voi darete a’ Leviti, dell’eredità dei figliuoli d’Israele, datene più, della tribù che sarà più grande; e meno, di quella che sarà più piccola. Ciascuna tribù dia delle sue città a’ Leviti, a ragion della sua eredità ch’ella possederà Poi il Signore parlò a Mosè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, e di’ loro: Quando voi sarete passati il Giordano, e sarete entrati nel paese di Canaan, assegnate fra voi delle città di rifugio, nelle quali l’ucciditore, che avrà percossa a morte alcuna persona disavvedutamente, si rifugga. E quelle città vi saranno per rifugio d’innanzi a colui che ha la ragione di vendicare il sangue; acciocchè l’ucciditore non muoia, finchè non sia comparito in giudicio davanti alla raunanza. Di quelle città adunque, che voi darete a’ Leviti, sienvene sei di rifugio. Assegnate tre di quelle città di qua dal Giordano; e tre altre, nel paese di Canaan, per esser città di rifugio. Sieno queste sei città per rifugio, a’ figliuoli d’Israele, a’ forestieri, e agli avveniticci che saranno fra loro; acciocchè vi si rifugga chiunque avrà percossa a morte alcuna persona disavvedutamente. Ora, se alcuno percuote un altro con alcuno strumento di ferro, colui è micidiale; del tutto facciasi morire quel micidiale. Parimente, se lo percuote con una pietra da mano della qual possa morire, ed esso muore, egli è micidiale; del tutto facciasi morire quel micidiale. Simigliantemente, se lo percuote con uno strumento di legno da mano, del quale egli possa morire, ed esso muore, egli è micidiale; del tutto facciasi morire quel micidiale. Colui che ha la ragione di vendicare il sangue faccia morire quel micidiale; quando lo scontrerà egli stesso lo potrà uccidere. Così ancora se lo spinge per odio, o gli gitta contro alcuna cosa apposta, onde sia morto; ovvero per nimicizia lo percuote con la mano, ed esso muore, del tutto sia il percotitore fatto morire; egli è micidiale; colui che ha la ragione di vendicare il sangue potrà uccidere quel micidiale, quando lo scontrerà. Ma, s’egli lo spinge, o gli gitta contro impensatamente, senza nimicizia, qualche strumento, ma non apposta; ovvero, senza averlo veduto, gli fa cadere addosso alcuna pietra, della quale egli possa morire, ed esso muore, senza che gli fosse nimico, o procacciasse il suo male; allora giudichi la raunanza fra il percotitore, e colui che ha la ragion di vendicare il sangue, secondo queste leggi; e riscuota l’ucciditore dalle mani di colui che ha la ragione di vendicare il sangue, e faccialo ritornare alla città del suo rifugio, ove si era rifuggito; e dimori egli quivi, fino alla morte del sommo Sacerdote, il qual sarà stato unto con l’olio santo. Ma, se pur l’ucciditore esce fuor de’ confini della città del suo rifugio, ove egli si sarà rifuggito; e colui che ha la ragione di vendicare il sangue, trovandolo fuor de’ confini della città del suo rifugio, l’uccide; egli non è colpevole d’omicidio. Perciocchè colui ha da star nella città del suo rifugio, fino alla morte del sommo Sacerdote; e dopo la morte del sommo Sacerdote, l’ucciditore potrà ritornare alla terra della sua possessione. Sienvi adunque queste cose per istatuto di legge, per le vostre generazioni, in tutte le vostre stanze. Quando alcuno avrà percossa a morte una persona, sia quel micidiale ucciso, in sul dire di più testimoni; ma non possa un solo testimonio render testimonianza contro a una persona a morte. E non prendete prezzo di riscatto per la vita dell’ucciditore, il quale è colpevole, e degno di morte; anzi del tutto sia fatto morire. Parimente non prendete alcun prezzo, per lasciar rifuggire alcuno alla città del suo rifugio; nè per ritornare a dimorar nel paese avanti la morte del Sacerdote. E non profanate il paese, nel quale voi abiterete; conciossiachè il sangue profani il paese; e il paese non può esser purgato del sangue, che sarà stato sparso in esso, se non col sangue di chi l’avrà sparso. Non profanate adunque il paese, nel quale voi dimorerete, in mezzo del quale io abiterò; perciocchè io sono il Signore, che abito per mezzo i figliuoli d’Israele OR i Capi delle famiglie paterne della nazione de’ figliuoli di Galaad, figliuolo di Machir, figliuol di Manasse, delle nazioni de’ figliuoli di Giuseppe, si fecero innanzi, e parlarono in presenza di Mosè, e de’ principali ch’erano Capi delle famiglie paterne de’ figliuoli d’Israele, e dissero: Il Signore ha comandato al mio signore di dare il paese in eredità a’ figliuoli d’Israele, a sorte; e oltr’a ciò, al mio signore è stato comandato dal Signore di dar l’eredità di Selofad, nostro fratello, alle sue figliuole. Ora, se elleno si maritano ad alcuno dell’altre tribù de’ figliuoli d’Israele, la loro eredità sarà ricisa dall’eredità de’ nostri padri, e sarà aggiunta all’eredità della tribù di quelli a’ quali si mariteranno; e così sarà diminuito della sorte della nostra eredità. E anche, quando i figliuoli d’Israele avranno il Giubileo, l’eredità di esse sarà aggiunta all’eredità della tribù di quelli a’ quali si mariteranno; e così la loro eredità sarà ricisa dall’eredità della tribù de’ nostri padri E Mosè diede comandamento a’ figliuoli d’Israele, secondo la parola del Signore, dicendo: La tribù de’ figliuoli di Giuseppe parla dirittamente. Quest’è quello che il Signore ha comandato intorno alle figliuole di Selofad, dicendo: Maritinsi a chi aggraderà loro; ma pur maritinsi in alcuna delle nazioni della tribù del padre loro. E non sia trasportata tra’ figliuoli d’Israele, alcuna eredità di tribù in tribù; anzi attengasi ciascuno de’ figliuoli d’Israele all’eredità della tribù de’ suoi padri. E maritisi ogni fanciulla, che sarà erede, fra le tribù de’ figliuoli d’Israele, a uno della nazione della tribù di suo padre; acciocchè i figliuoli d’Israele posseggano ciascuno l’eredità de’ suoi padri. E non si trasportino le eredità da una tribù all’altra, anzi ciascuna tribù de’ figliuoli d’Israele s’attenga alla sua eredità. Come il Signore avea comandato a Mosè, così fecero le figliuole di Selofad. E Mala, e Tirsa, ed Hogla, e Milca, e Noa, figliuole di Selofad, si maritarono co’ figliuoli de’ loro zii. Così furono maritate a mariti ch’erano delle nazioni de’ figliuoli di Manasse, figliuolo di Giuseppe; e la loro eredità restò nella tribù della nazione del padre loro. Questi sono i comandamenti e le leggi, le quali il Signore diede a’ figliuoli d’Israele, per man di Mosè, nelle campagne di Moab, presso al Giordano di Gerico QUESTE son le parole, le quali Mosè pronunziò a tutto Israele, di qua dal Giordano, nel deserto, nella campagna, dirincontro a Suf, fra Paran, e Tofel, e Laban, e Haserot, e Dizahab. Vi sono undici giornate da Horeb, per la via del monte di Seir, fino a Cades-barnea. Or l’anno quarantesimo, alle calendi dell’undecimo mese, Mosè parlò a’ figliuoli d’Israele, secondo tutto ciò che il Signore gli aveva comandato di dir loro, dopo ch’ebbe sconfitto Sihon, re degli Amorrei, il quale abitava in Hesbon, e. Og, re di Basan, che abitava in Astarot, e in Edrei. Di qua dal Giordano, nel paese di Moab, Mosè imprese a dichiarar questa Legge dicendo: Il Signore Iddio nostro parlò a noi in Horeb, dicendo: Voi siete assai dimorati in questo monte. Mettetevi in cammino, partitevi di qui, ed entrate ne’ monti degli Amorrei, e in tutte le lor vicinanze, nella campagna, nel monte, nella pianura, nella parte meridionale, e nella costa del mare, nel paese de’ Cananei, e nel Libano, fino al gran Fiume, ch’è il fiume Eufrate. Ecco, io ho posto il paese in vostro potere: entrate, e possedete il paese, il quale il Signore giurò a’ vostri padri, ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe, ch’egli lo darebbe loro, e alla lor progenie dopo loro E in quel tempo io vi parlai, dicendo: Io non posso reggervi solo. Il Signore Iddio vostro vi ha moltiplicati, ed ecco, oggi voi siete come le stelle del cielo, in moltitudine. Il Signore Iddio de’ vostri padri vi accresca pure mille volte più, e benedicavi, siccome egli vi ha parlato. Come potrei io portar solo la fatica, e il carico di voi, e le vostre liti? Datemi d’infra le vostre tribù degli uomini savi, e intendenti, e ben riconosciuti, e io ve li costituirò per Capi. E voi mi rispondeste, e diceste: Egli è bene di far ciò che tu dici. Allora io presi de’ principali delle vostre tribù, uomini savi, e ben riconosciuti, e li costituii Capi sopra voi, Capi di migliaia, Capi di centinaia, Capi di cinquantine, Capi di decine, e Ufficiali per le vostre tribù. E in quel tempo comandai, e dissi a’ vostri giudici: Date udienza a’ vostri fratelli negli affari che avranno insieme, e giudicate giustamente fra l’uno uomo e l’altro; fratello, o straniere ch’egli gli sia. Non riguardate alla qualità della persona nel giudicio; ascoltate così il piccolo, come il grande; non temete di alcun uomo; conciossiachè il giudicio appartenga a Dio; e rapportate a me le cose che saranno troppo difficili per voi, ed io le udirò. In quel tempo ancora vi comandai tutte le cose che dovete fare Poi noi ci partimmo di Horeb, e camminammo per tutto quel grande e spaventevole deserto, il qual voi avete veduto, traendo al monte degli Amorrei, come il Signore Iddio nostro ci avea comandato: e arrivammo fino a Cades-barnea. Allora io vi dissi: Voi siete arrivati al monte degli Amorrei, il quale il Signore Iddio nostro ci dona. Vedi, il Signore Iddio tuo ha posto il paese in tuo potere; sali, possedilo, come il Signore Iddio de’ tuoi padri ti ha detto; non temere, e non ispaventarti. E voi vi accostaste tutti a me, e diceste: Lascia che mandiamo davanti a noi degli uomini, che c’investighino il paese, e ci rapportino alcuna cosa del cammino per lo quale abbiamo da salire, e delle città alle quali abbiamo da venire. E la cosa mi aggradì; e io presi dodici uomini di voi, uno per tribù; ed essi si misero in cammino; e, saliti al monte, pervennero fino alla valle di Escol, e spiarono il paese. E presero in mano del frutto di esso, e cel portarono, e fecero la lor relazione, e dissero: Il paese che il Signore Iddio nostro ci dona è buono. Ma voi non voleste salire, e foste ribelli al comandamento del Signore Iddio vostro. E mormoraste nelle vostre tende, e diceste: Perciocchè il Signore ci odia, egli ci ha fatti uscir fuor del paese di Egitto, per darci nelle mani degli Amorrei, per distruggerci. Dove montiamo noi? i nostri fratelli ci hanno fatto struggere il cuore, dicendo: Quella gente è più grande, e di più alta statura di noi; le città vi sono grandi e forti, e arrivano fino al cielo; e anche vi abbiamo veduti i figliuoli degli Anachiti. E io vi dissi: Non vi sgomentate, e non abbiate paura di loro. Il Signore Iddio vostro, che cammina davanti a voi, esso combatterà per voi, secondo tutto ciò ch’egli ha fatto inverso voi, davanti agli occhi vostri in Egitto; e nel deserto, dove tu hai veduto come il Signore Iddio vostro ti ha portato, come un uomo porterebbe il suo figliuolo, per tutto il cammino che avete fatto, finchè siate arrivati in questo luogo. Ma per tutto ciò voi non credeste al Signore Iddio vostro, il quale andava davanti a voi per lo cammino, per investigarvi luogo da accamparvi, in fuoco di notte per illuminarvi nel cammino, per lo quale avevate da camminare, e di giorno nella nuvola. E il Signore udì la voce delle vostre parole, e si adirò gravemente, e giurò, dicendo: Se alcuno di questi uomini, questa malvagia generazione, vedrà quel buon paese che ho giurato di dare a’ vostri padri, salvo Caleb, figliuolo di Gefunne; egli lo vedrà, e a lui, e a’ suoi figliuoli, darò il paese, nel quale è camminato; perciocchè egli ha compiutamente seguitato il Signore. Eziandio contr’a me si adirò il Signore per cagion vostra, dicendo: Nè anche tu vi entrerai. Giosuè, figliuolo di Nun, che ti serve, esso vi entrerà; confortalo; perciocchè esso metterà Israele in possessione di quel paese. E i vostri piccoli figliuoli, de’ quali avete detto che sarebbero in preda, e i vostri figliuoli, i quali oggi non conoscono nè il bene nè il male, essi vi Ma voi, tornate indietro e avviatevi verso il deserto, in direzione del mar Rosso" Allora voi rispondeste, dicendomi: "bbiam peccato contro l’Eterno; noi saliremo e combatteremo, interamente come l’Eterno, l’Iddio nostro, ci ha ordinato" E ognun di voi cinse le armi, e vi metteste temerariamente a salire verso i monti. E l’Eterno mi disse: "i’ loro: Non salite, e non combattete, perché io non sono in mezzo a voi; voi sareste sconfitti davanti ai vostri nemici" Io ve lo dissi, ma voi non mi deste ascolto; anzi foste ribelli all’ordine dell’Eterno, foste presuntuosi, e vi metteste a salire verso i monti. Allora gli Amorei, che abitano quella contrada montuosa, uscirono contro a voi, v’inseguirono come fanno le api, e vi batterono in Seir fino a Horma. E voi tornaste e piangeste davanti all’Eterno; ma l’Eterno non dette ascolto alla vostra voce e non vi porse orecchio. Così rimaneste in Kades molti giorni; e ben sapete quanti giorni vi siete rimasti Poi noi ci rivolgemmo indietro, e andammo verso il deserto, traendo al mar rosso, come il Signore mi avea detto; e circuimmo il monte di Seir, per un lungo tempo. Poi il Signore mi disse: Voi avete assai circuito questo monte; rivolgetevi verso il Settentrione. E comanda al popolo, e digli: Voi siete ora per passar per li confini de’ figliuoli di Esaù, vostri fratelli, i quali dimorano in Seir; ed essi avranno paura di voi; ma però prendetevi gran guardia. Non movete lor guerra; perciocchè io non vi darò nulla del lor paese, non pure un piè di terra; perciocchè io ho dato il monte di Seir per eredità a Esaù. Comperate da loro con danari la vittuaglia che mangerete; comperate eziandio da loro con danari l’acqua che berrete. Conciossiachè il Signore Iddio tuo ti abbia benedetto in tutta l’opera delle tue mani; egli ha avuta cura di te, mentre sei camminato per questo gran deserto; il Signore Iddio tuo è stato teco questi quarant’anni, e tu non hai avuto mancamento di nulla Così noi passammo oltre, lasciati i figliuoli di Esaù, nostri fratelli, i quali abitano nel monte di Seir, fin dalla via della pianura, da Elat, e da Esion-gaber, e ci rivolgemmo, e passammo oltre, traendo verso il deserto di Moab. E il Signore mi disse: Non nimicare i Moabiti, e non mover loro guerra; perciocchè io non ti darò nulla del lor paese a possedere; conciossiachè io abbia dato Ar per eredità a’ figliuoli di Lot. Già abitavano quel paese gli Emei, gente grande, possente, e d’alta statura, come gli Anachiti. Ed erano anch’essi riputati giganti, come gli Anachiti; e i Moabiti li chiamavano Emei. E in Seir già abitavano gli Horei; ma i figliuoli di Esaù li cacciarono, e li distrussero d’innanzi a loro, e abitarono in luogo loro; come ha fatto Israele nel paese della sua eredità, che il Signore gli ha dato. Ora levatevi, passate il torrente di Zered. E noi passammo il torrente di Zered. Or il tempo, nel quale noi siamo camminati da Cades-barnea, finchè siamo passati il torrente di Zered, è stato trentotto anni; finchè sia stata consumata, d’infra il campo, tutta quella generazione, cioè gli uomini di guerra; come il Signore avea loro giurato. La mano del Signore è stata altresì contro a loro, per distruggerli d’infra il campo, finchè sieno stati consumati. E, dopo che tutti quegli uomini di guerra d’infra il popolo furono finiti di morire, il Signore mi parlò, dicendo: Oggi tu sei per passare i confini di Moab, cioè Ar; e tu ti appresserai dirincontro a’ figliuoli di Ammon; non usar contr’a loro alcuna ostilità, e non mover loro guerra; perciocchè io non ti darò nulla del lor paese a possedere; conciossiachè io l’abbia dato a’ figliuoli di Lot, per eredità. Quel paese fu anch’esso già riputato paese di giganti; già vi abitavano i giganti; e gli Ammoniti li chiamavano Zamzummei; gente grande, e possente, e d’alta statura, come gli Anachiti; e il Signore li distrusse d’innanzi agli Ammoniti, onde essi li cacciarono, e abitarono nel luogo loro; come egli avea fatto a’ figliuoli di Esaù, che abitano in Seir, d’innanzi ai quali distrusse gli Horei; onde essi li cacciarono, e sono abitati nel luogo loro sino a questo giorno. I Caftorei anch’essi, usciti di Caftor, distrussero gli Avvei, che dimoravano in Haserim, fino a Gaza, e abitarono nel luogo loro Levatevi, dipartitevi, e passate il torrente di Arnon; vedi, io ti do nelle mani Sihon, re di Hesbon, Amorreo, e il suo paese; comincia a prender possessione, e movigli guerra. Oggi comincerò a mettere spavento e paura di te sopra i popoli, sotto tutto il cielo, talchè udendo il grido di te, tremeranno, e saranno in angoscia per tema di te. Allora io mandai ambasciatori dal deserto di Chedemot, a Sihon, re di Hesbon, per portargli parole di pace, dicendo: Lascia che io passi per lo tuo paese; io camminerò per la strada maestra, senza rivolgermi nè a destra nè a sinistra. Tu mi venderai la vittuaglia ch’io mangerò a prezzo, e a prezzo altresì mi darai l’acqua ch’io berrò; concedimi solo di passare col mio seguito; come mi han fatto i figliuoli di Esaù, che abitano in Seir; e i Moabiti, che abitano in Ar; finchè io sia passato il Giordano, per entrar nel paese che il Signore Iddio nostro ci dà. Ma Sihon, re di Hesbon, non volle lasciarci passar per lo suo paese; perciocchè il Signore Iddio tuo gli avea indurato lo spirito, e ostinato il cuore, per dartelo nelle mani, come oggi appare. E il Signore mi disse: Vedi, io ho cominciato a darti in tuo potere Sihon, e il suo paese; comincia a prender possessione, conquistando il suo paese. Sihon adunque uscì, con tutta la sua gente, in battaglia contro a noi, in Iaas. E il Signore Iddio nostro lo mise in nostro potere, e noi percotemmo lui, e i suoi figliuoli, e tutta la sua gente. E in quel tempo noi prendemmo tutte le sue città, e distruggemmo alla maniera dell’interdetto, in tutte le città, gli uomini, le donne, e i piccoli fanciulli; noi non vi lasciammo alcuno in vita. Sol predammo per noi il bestiame, e le spoglie delle città che avevamo prese. Da Aroer, che è in su la riva del torrente di Arnon, e la città che è nel torrente, fino a Galaad, e’ non vi fu città alcuna così forte, che noi non l’occupassimo; il Signore Iddio nostro le mise tutte in nostro potere. Sol tu non ti appressasti al paese de’ figliuoli di Ammon; cioè a parte alcuna delle contrade che son lungo il torrente di Iabboc, nè alle città del monte, nè ad alcuno di quei luoghi che il Signore Iddio nostro avea vietati Poi noi ci mettemmo in cammino, e salimmo traendo verso Basan; e Og, re di Basan, con tutta la sua gente, uscì in battaglia contro a noi, in Edrei. E il Signore mi disse: Non temerlo; perciocchè io ti do nelle mani lui, e tutta la sua gente, e il suo paese: e fagli come tu facesti a Sihon, re degli Amorrei, che abitava in Hesbon. E il Signore Iddio nostro ci diede nelle mani eziandio Og, re di Basan, e tutta la sua gente; e noi lo percotemmo, per maniera che non gli lasciammo alcuno in vita. E in quel tempo pigliammo tutte le sue città; e non vi fu città alcuna che noi non prendessimo loro; noi prendemmo sessanta città, tutta la contrada di Argob, ch’era il regno di Og, in Basan. Tutte quelle città erano fortificate con alte mura, con porte e sbarre; oltre alle terre non murate, ch’erano in grandissimo numero. E noi le distruggemmo al modo dell’interdetto, come avevamo fatto a Sihon, re di Hesbon; distruggendo al modo dell’interdetto, in tutte le città, gli uomini, le donne, e i fanciulli. Ma predammo per noi tutto il bestiame, e le spoglie delle città. Così pigliammo in quel tempo a’ due re degli Amorrei, ch’erano di qua dal Giordano, questo paese, dal torrente di Arnon, fino al monte di Hermon; i Sidonii chiamano Hermon Sirion, ma gli Amorrei lo chiamano Senir tutte le città della pianura, e tutto Galaad, e tutto Basan, fino a Salca, ed Edrei, le città del regno di Og, in Basan. Conciossiachè Og, re di Basan, fosse rimasto solo delle reliquie de’ giganti; ecco, la sua lettiera, che è una lettiera di ferro, non è ella in Rabbat de’ figliuoli di Ammon? la cui lunghezza è di nove cubiti, e la larghezza di quattro cubiti, a cubito d’uomo E in quel tempo noi prendemmo possessione di questo paese; io diedi a’ Gaditi, e a’ Rubeniti, ciò che è da Aroer, che è in sul torrente di Arnon, e la metà del monte di Galaad, e le sue città. Diedi ancora alla metà della tribù di Manasse il rimanente di Galaad, e tutto Basan, ch’era il regno di Og. Tutta la contrada di Argob, per tutto Basan, si chiamava il paese de’ giganti. Iair, figliuolo di Manasse, prese tutta la contrada di Argob, fino a’ confini de’ Ghesuriti e de’ Maacatiti; e chiamò que’ luoghi del suo nome: Basan delle villate di Iair; il quale nome dura infino a questo giorno. E a Machir diedi Galaad. Ma a’ Rubeniti e a’ Gaditi diedi da Galaad fino al torrente di Arnon, nel mezzo del torrente, e i confini; e fino al torrente di Iabboc, confine de’ figliuoli di Ammon; e la campagna, e il Giordano, e i confini, da Chinneret, fino al mare della pianura, che è il mar salato, sotto Asdot-Pisga, verso Oriente. E in quel tempo io vi comandai, e dissi: Il Signore Iddio vostro vi ha dato questo paese, per possederlo; tutti gli uomini di valore d’infra voi passino in arme, davanti a’ figliuoli d’Israele, vostri fratelli. Sol restino nelle vostre città, ch’io vi ho date, le vostre mogli, e i vostri piccoli figliuoli, e il vostro bestiame, del quale io so che avete assai; finchè il Signore abbia dato riposo a’ vostri fratelli, siccome ha dato a voi, e che abbian presa anch’essi possessione del paese che il Signore Iddio vostro dà loro, di là dal Giordano; poi ve ne ritornerete, ciascuno alla sua possessione, la quale io vi ho data In quel tempo ancora io comandai, e dissi a Giosuè: I tuoi occhi hanno veduto tutto ciò che il Signore Iddio vostro ha fatto a questi due re; così farà il Signore a tutti i regni, dove tu passerai. Non temete di loro; perciocchè il Signore Iddio vostro è quel che combatte per voi. In quel tempo ancora io supplicai al Signore, dicendo: Signore Iddio, tu hai cominciato a mostrare al tuo servitore la tua grandezza, e la tua potente mano; perciocchè, chi è quel Dio nel cielo, o nella terra, che possa fare secondo le tue opere, e secondo le tue potenze? Deh! permetti ch’io passi, e vegga quel buon paese, che è di là dal Giordano, que’ buoni monti, e il Libano. Ma il Signore si era gravemente adirato contro a me, per cagion vostra, e però non mi esaudì. E il Signore mi disse: Bastiti; non parlarmi più di questa cosa. Sali in su la sommità di Pisga, e alza gli occhi verso Occidente, verso Settentrione, verso Mezzodì, e verso Oriente, e riguarda quel paese con gli occhi tuoi; perciocchè tu non passerai questo Giordano. E da’ i tuoi ordini a Giosuè, e confortalo, e inanimalo; conciossiachè esso abbia da passar davanti a questo popolo, e da metterlo in possessione del paese che tu vedrai. E noi ci fermammo in questa valle, dirimpetto a Bet-peor ORA dunque, Israele, attendi agli statuti e alle leggi le quali io t’insegno, acciocchè tu le metta in opera, affinchè voi viviate, ed entriate nel paese, che il Signore Iddio de’ vostri padri vi dà, e lo possediate. Non aggiungete nulla a ciò ch’io vi comando, e non ne diminuite nulla, affine di osservare i comandamenti del Signore Iddio vostro, i quali io vi do. Gli occhi vostri hanno veduto ciò che il Signore fece per cagione di Baal-peor; come il Signore Iddio tuo distrusse d’infra te chiunque era andato dietro a Baal-peor. Ma voi, che vi siete attenuti al Signore Iddio vostro, siete oggi tutti in vita. Ecco, io vi ho insegnati statuti e leggi, siccome il Signore Iddio mio mi ha comandato; acciocchè facciate così nel paese, nel quale voi entrate, per possederlo. Osservateli adunque, e metteteli in opera; conciossiachè questa sia la vostra sapienza e il vostro senno, nel cospetto de’ popoli, i quali, udendo tutti questi statuti, diranno: Questa gran nazione sola è un popolo savio e intendente. Imperocchè quale è la gran nazione, alla quale Iddio sia prossimo, come a noi è il Signore Iddio nostro, ogni volta che noi l’invochiamo? E quale è la gran nazione, che abbia statuti e leggi giuste, siccome è tutta questa Legge, la quale oggi io vi propongo? Sol prenditi guardia, e guarda diligentemente l’anima tua, che tu non dimentichi le cose che gli occhi tuoi hanno vedute; e che giammai, tutti i giorni della tua vita, non si dipartano dal tuo cuore; anzi falle assapere a’ tuoi figliuoli, e a’ figliuoli de’ figliuoli; le cose che tu vedesti in quel giorno che tu comparisti davanti al Signore Iddio tuo, in Horeb, dopo che il Signore mi ebbe detto: Adunami il popolo, e io farò loro intendere le mie parole, acciocchè le imparino, per temermi tutto il tempo che viveranno in su la terra; e le insegnino a’ lor figliuoli. E voi vi appressaste, e vi fermaste sotto il monte, il quale ardeva in fuoco, fino a mezzo il cielo, con oscurità, nuvola e caligine. E il Signore parlò a voi di mezzo al fuoco; voi udiste la voce delle parole, ma dalla voce in fuori, non vedeste alcuna simiglianza. Ed egli vi dichiarò il suo patto, ch’egli vi comandò di mettere in opera; le dieci parole ch’egli scrisse in su due Tavole di pietra. E a me comandò il Signore in quel tempo che io v’insegnassi statuti e leggi, acciocchè voi le metteste in opera nel paese, al quale voi passate per possederlo. Guardatevi adunque diligentemente, sopra l’anime vostre; conciossiachè voi non vedeste alcuna simiglianza nel giorno che il Signore vi parlò in Horeb di mezzo al fuoco; che talora voi non vi corrompiate, e non vi facciate alcuna scultura, nè simiglianza d’alcuna immagine, nè ritratto di maschio o di femmina; nè ritratto d’alcun animale che sia in su la terra; nè ritratto d’alcun uccello che abbia ale, e voli per lo cielo; nè ritratto d’alcuna bestia che serpa in su la terra; nè ritratto d’alcun pesce che sia nell’acque, sotto la terra; e che talora, alzando gli occhi al cielo, e veggendo il sole, e la luna, e le stelle, tutto l’esercito del cielo, tu non sii sospinto ad adorar quelle cose e a servir loro; conciossiachè il Signore Iddio tuo abbia fatto parte di quelle a tutti i popoli sotto tutto il cielo. Ma il Signore ha presi voi; e trattivi fuor della fornace di ferro, di Egitto, acciocchè gli siate un popolo ereditario, come oggi appare. Or il Signore si adirò gravemente contro a me per cagion vostra, e giurò che io non passerei il Giordano, e che io non entrerei nel buon paese che il Signore Iddio tuo ti dà per eredità. Conciossiachè io abbia da morire in questo paese, e non abbia da passare il Giordano; ma voi lo passerete, e possederete quel buon paese. Guardatevi che talora non dimentichiate il patto del Signore Iddio vostro, il quale egli ha fatto con voi, e non vi facciate alcuna scultura nè simiglianza di cosa alcuna; il che il Signore Iddio vostro vi ha vietato. Perciocchè il Signore Iddio tuo è un fuoco consumante, un Dio geloso. Quando avrete generati figliuoli e figliuoli di figliuoli, e sarete invecchiati nel paese, se voi vi corrompete, e fate scultura, o somiglianza di cosa alcuna, e ciò che dispiace al Signore Iddio vostro, per irritarlo; io prendo oggi in testimonio contro a voi il cielo e la terra, che tosto perirete del tutto d’in sul paese, al quale, passato il Giordano, andate per possederlo; voi non prolungherete i vostri giorni sopra esso, anzi del tutto sarete distrutti. E il Signore vi dispergerà fra’ popoli, e resterete in piccol numero fra le nazioni, dove il Signore vi avrà condotti. E quivi servirete a dii che saranno opera di mano d’uomini, di legno, o di pietra, i quali non veggono, e non odono, e non mangiano, e non odorano. Ma pure, se di là voi ricercherete il Signore Iddio vostro, voi lo troverete, quando l’avrete cercato con tutto il cuor vostro, e con tutta l’anima vostra. Quando tu sarai in angoscia, e tutte queste cose ti saranno avvenute, se negli ultimi tempi tu ti converti al Signore Iddio tuo, e ubbidisci alla sua voce; perciocchè il Signore Iddio tuo è un Dio pietoso; egli non ti abbandonerà, e non ti distruggerà, e non dimenticherà il patto fatto co’ tuoi padri il quale egli ha lor giurato. Perciocchè, domanda pure ora dei tempi antichi, che sono stati avanti che tu fossi, dal dì che Iddio creò l’uomo in su la terra, se mai da uno estremo del cielo, infino all’altro, è stato fatto, o si è udito nulla di simile a questa gran cosa; se mai alcun popolo ha udita la voce di Dio parlante di mezzo al fuoco, come l’hai udita tu, ed è restato in vita. Ovvero, se Iddio ha mai fatta una tal prova, di venire a prendersi una nazione d’infra un’altra, con prove, con miracoli, e con prodigi, e con battaglie, e con potente mano, e con braccio disteso, e con grandi spaventi, secondo tutto ciò che il Signore Iddio vostro vi ha fatto in Egitto, davanti agli occhi vostri. A te sono state fatte veder queste cose, acciocchè tu conosca che il Signore è l’Iddio, e che non ve n’è alcun altro fuor che lui. Egli ti ha fatto udir la sua voce dal cielo, per ammaestrarti; e in terra ti ha fatto vedere il suo gran fuoco, e tu hai udite le sue parole di mezzo al fuoco. E per ciò ch’egli ha amati i tuoi padri, egli ha eletta la lor progenie dopo loro, e ti ha tratto fuor di Egitto, con la sua faccia, e con la sua gran forza; per cacciar d’innanzi a te genti più grandi, e più potenti di te, per farti entrar nel lor paese, e per dartelo in eredità, come oggi appare. Conosci adunque oggi, e riduciti al cuore, che il Signore è Iddio, in cielo disopra, e in terra disotto, e che non ve n’è alcun altro. Osserva adunque i suoi statuti e i suoi comandamenti che oggi ti do, acciocchè sia bene a te, e a’ tuoi figliuoli dopo te; e acciocchè tu sempremai prolunghi i tuoi giorni in su la terra che il Signore Iddio tuo ti dà ALLORA Mosè mise da parte di qua dal Giordano, verso il sol levante, tre città, acciocchè vi si rifuggisse l’ucciditore che avesse ucciso il suo prossimo disavvedutamente, non avendolo per addietro odiato; e ch’essendosi rifuggito in una di quelle città, avesse la vita salva. Quelle furono Beser, nel deserto, nella contrada della pianura, del paese de’ Rubeniti; e Ramot in Galaad, di quel de’ Gaditi; e Golan in Basan, di quel de’ Manassiti. OR quest’è la legge, la qual Mosè propose a’ figliuoli d’Israele. Queste son le testimonianze, e gli statuti, e le leggi, le quali Mosè pronunziò a’ figliuoli d’Israele, dopo che furono usciti d’Egitto. Di qua dal Giordano, nella valle, dirincontro a Bet-peor, nel paese di Sihon, re degli Amorrei, che abitava in Hesbon; il qual Mosè, e i figliuoli d’Israele, aveano percosso, dopo che furono usciti d’Egitto; e il cui paese conquistarono, insieme col paese di Og, re di Basan; due re degli Amorrei, i quali erano di qua dal Giordano, verso il Sol levante; da Aroer, che è in su la riva del torrente di Arnon, e fino al monte di Sion, che è Hermon, e tutta la pianura di qua dal Giordano, verso oriente; e fino al mar della pianura, sotto Asdot-Pisga E Mosè chiamò tutto Israele, e disse loro: Ascolta, Israele, gli statuti e le leggi le quali io pronunzio oggi a’ vostri orecchi; imparatele adunque, e osservatele, per metterle in opera. Il Signore Iddio nostro fece patto con noi in Horeb. Il Signore non fece questo patto co’ nostri padri, anzi con noi, che siamo oggi qui e siamo tutti in vita. Il Signore parlò con voi a faccia a faccia, sul monte, di mezzo al fuoco, stando io in quel tempo fra il Signore e voi, per rapportarvi la parola del Signore; conciossiachè voi temeste per quel fuoco, e non saliste in sul monte, dicendo: Io sono il Signore Iddio tuo, che ti ho tratto fuor del paese di Egitto, della casa di servitù. Non avere altri dii nel mio cospetto. Non farti scultura alcuna, nè immagine alcuna di cosa che sia in cielo disopra, nè di cosa che sia in terra disotto, nè di cosa che sia nell’acque disotto alla terra. Non adorar quelle cose, e non servir loro; perciocchè io, il Signore Iddio tuo, sono un Dio geloso, che fo punizione dell’iniquità de’ padri sopra i figliuoli, fino alla terza e alla quarta generazione, inverso quelli che m’odiano; e uso benignità in mille generazioni verso quelli che m’amano, e osservano i miei comandamenti. Non usare il Nome del Signore Iddio tuo in vano; perciocchè il Signore non terrà per innocente chi avrà usato il suo Nome in vano. Osserva il giorno del riposo, per santificarlo, siccome il Signore Iddio tuo ti ha comandato. Lavora sei giorni, e fai ogni opera tua. Ma il settimo giorno è il giorno del riposo al Signore Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, nè tu, nè il tuo figliuolo, nè la tua figliuola, nè il tuo servo, nè la tua serva, nè il tuo bue, nè il tuo asino, nè alcuna tua bestia, nè il tuo forestiere, che è dentro alle tue porte; acciocchè il tuo servo, e la tua serva, si riposino, come tu. E ricordati che tu sei stato servo nel paese di Egitto, e che il Signore Iddio tuo ti ha tratto fuor di là con potente mano, e con braccio disteso; perciò il Signore Iddio tuo ti comanda che tu osservi il giorno del riposo. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Iddio tuo ti ha comandato; acciocchè i tuoi giorni sieno prolungati; e acciocchè ti sia bene in su la terra che il Signore Iddio tuo ti dà. Non uccidere. Non commettere adulterio. Non furare. Non dir falsa testimonianza contro al tuo prossimo. Non concupir la moglie del tuo prossimo; parimente non appetir la casa del tuo prossimo; nè il suo campo, nè il suo servo, nè la sua serva, nè il suo bue, nè il suo asino, nè cosa alcuna che sia del tuo prossimo. Queste parole pronunziò il Signore a tutta la vostra raunanza, sul monte, di mezzo al fuoco, alla nuvola, e alla caligine, ad alta voce; e non le disse altro; e scrisse quelle sopra due Tavole di pietra, le quali egli mi diede Ora, dopo che aveste udita quella voce di mezzo all’oscurità, ardendo il monte in fuoco, voi foste a me, cioè tutti i Capi delle vostre tribù, e i vostri Anziani; e diceste: Ecco, il Signore Iddio nostro ci ha fatta veder la sua gloria, e la sua grandezza, e noi abbiamo udita la sua voce di mezzo al fuoco; oggi abbiamo veduto che, parlando Iddio con l’uomo, esso è rimasto in vita. Ora dunque, perchè morremmo noi? perciocchè questo gran fuoco ci consumerà; se noi seguitiamo a udire ancora la voce del Signore Iddio nostro, noi morremo. Imperocchè, quale è la carne, qual ch’ella sia, che, avendo udita la voce del vivente Iddio, parlante di mezzo al fuoco, come abbiamo udito noi, sia restata in vita? Accostati tu, e ascolta tutto ciò che il Signore Iddio nostro dirà; e tu ci rapporterai tutto ciò che il Signore Iddio nostro ti avrà detto, e noi l’ascolteremo, e lo faremo. E il Signore udì la voce delle vostre parole, mentre parlavate meco. E il Signore mi disse: Io ho udita la voce delle parole di questo popolo, ch’egli ti ha dette; essi hanno ben parlato in tutto ciò che hanno detto. Oh! avessero pur sempre un tal animo per temermi, e per osservar tutti i miei comandamenti, acciocchè fosse bene a loro, e a’ lor figliuoli, in perpetuo! Va’, di’ loro: Ritornate alle vostre tende. Ma tu, resta qui meco, ed io ti dirò tutti i comandamenti, e gli statuti, e le leggi, che tu devi loro insegnare, e ch’essi debbono mettere in opera, nel paese che io do loro, per possederlo. Prendete adunque guardia di far secondo che il Signore Iddio vostro vi ha comandato; non ve ne rivolgete nè a destra nè a sinistra. Camminate per tutta la via che il Signore Iddio vostro vi ha comandata, acciocchè viviate, e vi sia bene, e prolunghiate i vostri giorni, nel paese che voi possederete OR questi sono i comandamenti, gli statuti e le leggi, che il Signore Iddio vostro mi ha comandato di insegnarvi, acciocchè le mettiate in opera, nel paese al quale voi passate per possederlo; acciocchè tu tema il Signore Iddio tuo, osservando tutti i suoi statuti e comandamenti, i quali io ti do; tu, e il tuo figliuolo, e il figliuolo del tuo figliuolo, tutto il tempo della tua vita; e acciocchè i tuoi giorni sieno prolungati. Ascolta adunque o Israele, e osserva di metterli in opera, acciocchè ti sia bene, e acciocchè siate grandemente moltiplicati, nel paese stillante latte e miele, come il Signore Iddio dei tuoi padri ti ha detto Ascolta, Israele: Il Signore Iddio nostro è l’unico Signore; Ama dunque il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, e con tutto il tuo maggior potere. E dimorino queste parole, le quali oggi ti comando, nel tuo cuore; e inculcale a’ tuoi figliuoli, e ragionane quando tu sarai a sedere in casa tua, e quando tu camminerai per via, e quando tu giacerai, e quando tu ti leverai. E legale per segnale, in su la tua mano, e sieno per frontali fra’ tuoi occhi. Scrivile ancora sopra gli stipiti della tua casa, e sopra le tue porte. E quando il Signore Iddio tuo ti avrà introdotto nel paese, del quale egli ha giurato a’ tuoi padri, ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe, ch’egli te lo darebbe, nelle città grandi e belle, le quali tu non hai edificate; e nelle case piene d’ogni bene, le quali tu non hai empiute; e a’ pozzi cavati, che tu non hai cavati; e alle vigne, e agli uliveti, che tu non hai piantati; e tu avrai mangiato, e sarai sazio; guardati che talora tu non dimentichi il Signore, che ti ha tratto fuor del paese di Egitto, della casa di servitù. Temi il Signore Iddio tuo, e a lui servi, e giura per lo suo Nome. Non andate dietro agl’iddii stranieri, d’infra gl’iddii de’ popoli che saranno d’intorno a voi; perciocchè il Signore Iddio tuo è un Dio geloso nel mezzo di te; che talora l’ira del Signore Iddio tuo non si accenda contro a te, e ch’egli non ti distrugga d’in su la terra. Non tentate il Signore Iddio vostro, come voi lo tentaste in Massa Del tutto osservate i comandamenti del Signore Iddio vostro, e le sue testimonianze, e i suoi statuti ch’egli vi ha dati. E fa’ ciò che è diritto e buono negli occhi del Signore; acciocchè ti sia bene, e che tu entri nel buon paese, il quale il Signore ha giurato a’ tuoi padri; e che tu lo possegga. Acciocchè egli cacci d’innanzi a te tutti i tuoi nemici; come il Signore ne ha parlato. Quando il tuo figliuolo per l’innanzi ti domanderà, dicendo: Che voglion dire queste testimonianze, e questi statuti, e queste leggi, che il Signore Iddio nostro vi ha date? Di’ al tuo figliuolo: Noi eravamo servi di Faraone in Egitto; e il Signore ci trasse fuor di Egitto con potente mano. E il Signore fece miracoli, e prodigi grandi e dannosi sopra gli Egizj, e sopra Faraone, e sopra tutta la sua casa, davanti agli occhi nostri. E ci trasse fuor di là, per condurci nel paese il quale egli avea giurato a’ nostri padri, e per darcelo. E il Signore ci comandò di mettere in opera tutti questi statuti, per temere il Signore Iddio nostro, acciocchè ci sia bene in perpetuo, e siamo conservati in vita, come siamo oggi. E ciò ci sarà giustizia, quando noi osserveremo di mettere in opera tutti questi comandamenti, nel cospetto del Signore Iddio nostro, siccome egli ci ha comandato QUANDO il Signore Iddio tuo ti avrà introdotto nel paese, al quale tu vai per possederlo, e avrà stirpate d’innanzi a te molte nazioni, gli Hittei, e i Ghirgasei, e gli Amorrei, e i Cananei, e i Ferezei, e gli Hivvei, e i Gebusei, sette nazioni maggiori e più potenti di te; e il Signore le avrà messe in tuo potere, e tu le avrai sconfitte; del tutto distruggile al modo dell’interdetto; non far patto con loro, e non far loro grazia. E non imparentarti con loro; non dar le tue figliuole a’ lor figliuoli, e non prender le lor figliuole per li tuoi figliuoli. Perciocchè rivolgerebbero i tuoi figliuoli di dietro a me; onde essi servirebbero a dii stranieri; e l’ira del Signore si accenderebbe contro a voi, ed egli vi distruggerebbe subitamente. Anzi fate loro così: Disfate i loro altari, e spezzate le loro statue, e tagliate i lor boschi, e bruciate col fuoco le loro sculture. Perciocchè tu sei un popol santo al Signore Iddio tuo; il Signore Iddio tuo ti ha scelto, acciocchè tu gli sii un popolo peculiare d’infra tutti i popoli che son sopra la faccia della terra. Il Signore non vi ha posta affezione, e non vi ha eletti, perchè foste più grandi che tutti gli altri popoli; conciossiachè eravate in minor numero che alcun di tutti gli altri popoli. Anzi, perchè il Signore vi ha amati, e perchè egli attiene il giuramento fatto a’ vostri padri, egli vi ha tratti fuori con potente mano, e vi ha riscossi della casa di servitù, della man di Faraone, re di Egitto. Conosci adunque che il Signore Iddio tuo è Iddio, l’Iddio verace che osserva il patto e la benignità in mille generazioni, inverso quelli che l’amano, e osservano i suoi comandamenti; e che fa la retribuzione in faccia a quelli che l’odiano, per distruggerli; egli non la prolunga a quelli che l’odiano, anzi la rende loro in faccia. Osserva adunque i comandamenti, e gli statuti, e le leggi, le quali oggi ti do, acciocchè tu le metta in opera E avverrà, perciocchè voi avrete udite queste leggi, e le avrete osservate, e messe in opera, che il Signore Iddio vostro vi osserverà il patto e la benignità ch’egli ha giurata a’ vostri padri. Ed egli ti amerà, e ti benedirà, e ti accrescerà, e benedirà il frutto del tuo seno, e il frutto della tua terra; il tuo frumento, e il tuo mosto, e il tuo olio; i parti delle tue vacche, e le gregge delle tue pecore; nel paese del quale egli giurò a’ tuoi padri, ch’egli te lo darebbe. Tu sarai benedetto sopra tutti i popoli; ei non vi sarà nel mezzo di te, e del tuo bestiame, nè maschio, nè femmina sterile. E il Signore rimoverà da te ogni malattia; e non ti metterà addosso alcuna di quelle malvage infermità di Egitto, delle quali tu hai avuto conoscenza; anzi le metterà addosso a tutti i tuoi nemici. Distruggi adunque tutti i popoli che il Signore Iddio tuo ti dà; l’occhio tuo non li risparmi, e non servire agl’iddii loro; perciocchè ciò ti sarebbe un laccio. Se pur tu dici nel tuo cuore: Queste nazioni sono più grandi di me, come le potrò io scacciare? Non temer di loro; ricordati pur delle cose che il Signore Iddio tuo ha fatte a Faraone, e a tutti gli Egizj; delle gran prove che gli occhi tuoi hanno vedute, e de’ miracoli, e de’ prodigi, e della potente mano, e del braccio steso, col quale il Signore Iddio tuo ti ha tratto fuori; e così farà il Signore Iddio tuo a tutti i popoli, dei quali tu temi. Il Signore Iddio tuo manderà eziandio de’ calabroni contro a loro, finchè quelli che saran rimasti, e quelli che si saran nascosti dal tuo cospetto, sieno periti. Non isgomentarti per cagion di loro; conciossiachè il Signore Iddio tuo, Dio grande e tremendo, sia nel mezzo di te. Or il Signore Iddio tuo stirperà quelle nazioni d’innanzi a te, a poco a poco; tu non le potrai distruggere subitamente; che talora le fiere della campagna non moltiplichino contro a te. E il Signore Iddio tuo le metterà in tuo potere, e le romperà d’una gran rotta, finchè sieno distrutte. E ti darà i re loro nelle mani, e tu farai perire il lor nome di sotto al cielo; niuno potrà starti a fronte, finchè tu le abbia distrutte. Brucia col fuoco le sculture de’ loro dii; non appetir l’argento, nè l’oro che sarà sopra esse, e non prenderlo per te; che talora tu non ne sii allacciato; perciocchè è cosa abbominevole al Signore Iddio tuo. E non recare in casa tua cosa abbominevole, onde tu sii interdetto, come è quella cosa; abbilo del tutto in detestazione, e abbominalo; conciossiachè sia interdetto PRENDETE guardia di mettere in opera tutti i comandamenti che oggi vi do, acciocchè viviate, e cresciate, ed entriate nel paese che il Signore Iddio vostro ha giurato a’ vostri padri, e lo possediate. E ricordati di tutto il cammino, per lo quale il Signore Iddio tuo ti ha condotto questi quarant’anni per lo deserto, per affliggerti, e per isperimentarti, per conoscer ciò che è nel cuor tuo; se tu osserverai i suoi comandamenti o no. Egli adunque ti ha afflitto, e ti ha fatto aver fame; poi ti ha pasciuto di Manna, della quale nè tu nè i tuoi padri avevate avuta conoscenza; per insegnarti che l’uomo non vive di pan solo, ma d’ogni parola procedente dalla bocca del Signore. Il tuo vestimento non ti si è logorato addosso; e il tuo piè non si è calterito in questi quarant’anni. Conosci adunque nel tuo cuore, che il Signore Iddio tuo ti corregge, come un uomo corregge il suo figliuolo. E osserva i comandamenti del Signore Iddio tuo, per camminar nelle sue vie, e per temerlo. Perciocchè il Signore Iddio tuo ti fa entrare in un buon paese, paese di rivi d’acque, di fonti e di gorghi, che sorgono nelle valli e ne’ monti; paese di frumento, e di orzo, e di vigne, e di fichi, e di melagrani; paese d’ulivi da olio, e di miele; paese nel quale tu non mangerai il pane scarsamente, nel quale non ti mancherà nulla; paese, le cui pietre sono ferro, e da’ cui monti tu caverai il rame E quando tu avrai mangiato, e sarai sazio, benedici il Signore Iddio tuo nel buon paese, ch’egli ti avrà dato. Guardati, che talora tu non dimentichi il Signore Iddio tuo, per non osservare i suoi comandamenti, e le sue leggi, e i suoi statuti, i quali oggi ti do. Che talora, dopo che tu avrai mangiato, e sarai sazio, e avrai edificate delle belle case, e vi abiterai dentro; e il tuo grosso e minuto bestiame sarà moltiplicato; e l’argento e l’oro ti sarà aumentato, e ti sarà accresciuta ogni cosa tua; il tuo cuore non s’innalzi e tu non dimentichi il Signore Iddio tuo, il qual ti ha tratto fuor del paese di Egitto, della casa di servitù; il qual ti ha condotto per questo grande e terribile deserto, paese di serpi, di serpenti ardenti, e scorpioni; paese arido, senz’acqua; il quale ti ha fatto uscire acqua della rupe del macigno; il qual ti ha pasciuto nel deserto di Manna, della quale i tuoi padri non aveano avuta conoscenza; per affliggerti, e per provarti, per farti del bene al fine; e non dica nel cuor tuo: La mia possanza, e la forza della mia mano mi ha acquistate queste ricchezze. Anzi ricordati del Signore Iddio tuo; ch’egli è quel che ti dà la forza, per portarti valorosamente; per confermare il suo patto ch’egli ha giurato a’ tuoi padri, come oggi appare. Ma, se pur tu dimentichi il Signore Iddio tuo, e vai dietro ad altri dii, e servi loro, e li adori; io vi protesto oggi che del tutto voi perirete. Come saran perite le nazioni che il Signore fa perire d’innanzi a voi, così perirete; perciocchè non avrete ubbidito alla voce del Signore Iddio vostro ASCOLTA, Israele: oggi tu passi il Giordano, per andare a possedere un paese di genti più grandi e più potenti di te; città grandi e forti, che arrivano fino al cielo, di una gente grande, e d’alta statura, de’ figliuoli degli Anachiti, de’ quali tu hai conoscenza, e de’ quali tu hai udito dire: Chi potrà stare a fronte a’ figliuoli di Anac? Sappi adunque oggi che il Signore Iddio tuo, che passa davanti a te, è un fuoco consumante; esso li distruggerà, ed esso li abbatterà davanti a te; tu li scaccerai, e li distruggerai subitamente, come il Signore ti ha parlato. Non dir nel cuor tuo, quando il Signore li avrà scacciati d’innanzi a te: Il Signore mi ha condotto in questo paese, per possederlo, per la mia giustizia; essendo che il Signore scaccia d’innanzi a te queste genti per la lor malvagità. Tu non entri a possedere il lor paese per la tua giustizia, nè per la dirittura del cuor tuo; conciossiachè il Signore Iddio tuo scacci quelle genti d’innanzi a te, per la lor malvagità, e per attener la parola ch’egli ha giurata a’ tuoi padri, ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe. Sappi adunque che il Signore Iddio tuo non ti dà a posseder questo buon paese, per la tua giustizia; conciossiachè tu sii un popolo di collo duro Ricordati, non dimenticarti come tu hai fatto gravemente adirare il Signore Iddio tuo nel deserto; dal giorno che tu uscisti del paese di Egitto, finchè siete arrivati in questo luogo, voi siete stati ribelli contro al Signore. Eziandio in Horeb faceste gravemente adirare il Signore; talchè il Signore si crucciò contro a voi, per distruggervi; quando io salii in su la montagna, per ricever le Tavole di pietra, le Tavole del Patto che il Signore avea fatto con voi; e dimorai in su la montagna quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane, nè bere acqua; e il Signore mi diede le due Tavole di pietra, scritte col dito di Dio, sopra le quali era scritto, conforme a tutte le parole che il Signore vi avea dette, parlando con voi nella montagna, di mezzo al fuoco, al giorno della raunanza. Avvenne adunque in capo di quaranta giorni, e di quaranta notti, che il Signore mi diede le due Tavole di pietra, le Tavole del Patto; e il Signore mi disse: Levati, scendi prestamente di qui; perciocchè il tuo popolo che tu hai tratto fuor di Egitto, si è corrotto; tosto si sono eglino rivolti dalla via che io avea lor comandata: si sono fatti una statua di getto. Il Signore mi disse ancora: Io ho riguardato questo popolo; ed ecco, egli è un popolo di collo duro. Lasciami fare, e io li distruggerò, e cancellerò il lor nome di sotto al cielo: e ti farò divenire una nazione più potente, e più grande di lui. E io mi mossi, e discesi giù dal monte, il quale ardeva in fuoco, avendo nelle mie due mani le due Tavole del Patto. E io riguardai; ed ecco, voi avevate peccato contro al Signore Iddio vostro; voi vi eravate fatti un vitello di getto; tosto vi eravate stornati dalla via che il Signore vi avea comandata. E io presi quelle due Tavole, e le gittai giù d’in su le mie due mani, e le spezzai in vostra presenza. Poi mi gittai in terra davanti al Signore, come prima, per quaranta giorni e per quaranta notti, senza mangiar pane, nè bere acqua, per tutto il vostro peccato che avevate commesso, facendo ciò che dispiace al Signore, per irritarlo. Conciossiachè io avessi paura, per cagion dell’ira e del cruccio, del quale il Signore era gravemente adirato contro a voi, per distruggervi. E il Signore mi esaudì ancora quella volta. Il Signore si crucciò ancora gravemente contro ad Aaronne, per distruggerlo; ma in quel tempo io pregai eziandio per Aaronne. Poi presi il vostro peccato che avevate fatto, cioè il vitello, e lo bruciai col fuoco, e lo tritai, macinandolo ben bene, finchè fu ridotto in polvere; e ne gittai la polvere nel rivo che scendea giù dal monte. Voi faceste eziandio gravemente adirare il Signore in Tabera, e in Massa, e in Chibrot-taava; parimente, quando il Signore vi mandò da Cades-barnea, dicendo: Salite, possedete il paese che io vi ho dato; voi foste ribelli al comandamento del Signore Iddio vostro, e non gli credeste, e non ubbidiste alla sua voce. Dal giorno che io vi ho conosciuti, voi siete stati ribelli contro al Signore. Io mi gittai adunque in terra davanti al Signore, per que’ quaranta giorni, e quelle quaranta notti, che io stetti così prostrato; perciocchè il Signore avea detto di distruggervi. E pregai il Signore, e dissi: Signore Iddio, non distruggere il tuo popolo e la tua eredità, che tu hai riscossa con la tua grandezza, la quale tu hai tratta fuor di Egitto con man forte. Ricordati de’ tuoi servitori, d’Abrahamo, d’Isacco, e di Giacobbe; non aver riguardo alla durezza di questo popolo, nè alla sua malvagità, nè al suo peccato; che talora que’ del paese, onde tu ci hai tratti fuori, non dicano: Il Signore li ha tratti fuori per farli morire nel deserto, perchè non poteva condurli nel paese ch’egli avea lor promesso, e perchè li odiava. E pure essi sono tuo popolo e tua eredità, la qual tu hai tratta fuori con la tua gran forza, e col tuo braccio steso IN quel tempo il Signore mi disse: Tagliati due Tavole di pietra, simili alle primiere; poi sali a me in sul monte; fatti ancora un’Arca di legno. E io scriverò in su quelle Tavole le parole ch’erano in su le primiere che tu spezzasti; e tu le metterai dentro a quell’Arca. E io feci un’Arca di legno di Sittim, e tagliai due Tavole di pietra, simili alle primiere; poi salii in sul monte, avendo quelle due Tavole in mano. Ed egli scrisse in su quelle Tavole, conforme alla prima scrittura, le dieci parole, che il Signore vi avea pronunziate nel monte, di mezzo al fuoco, al giorno della raunanza. E il Signore me le diede. Allora io mi rivolsi indietro, e discesi giù dal monte, e posi quelle Tavole nell’Arca che io avea fatta, e son restate quivi; come il Signore mi avea comandato. Or i figliuoli d’Israele partirono di Beerot-bene-iaacan, per andare a Mosera; quivi morì Aaronne, e quivi fu seppellito; ed Eleazaro, suo figliuolo, fu sacerdote in luogo suo. Di là partirono, per andare a Gudgod; e di Gudgod, per andare a Iotbat, ch’è un paese di rivi d’acque. In quel tempo il Signore appartò la tribù di Levi, per portar l’Arca del Patto del Signore, per comparir davanti al Signore per ministrargli, e per benedir nel suo Nome, come fa infino al dì d’oggi. Perciò Levi non ha parte, nè possessione co’ suoi fratelli; il Signore è la sua possessione, siccome il Signore Iddio tuo gliene ha parlato. Or essendo io dimorato in sul monte tanto tempo quanto la prima volta, cioè quaranta giorni e quaranta notti, il Signore esaudì la mia voce ancora quella volta, e non ti volle distruggere. E il Signore mi disse: Levati, va’ per camminar davanti al popolo; ed entrino nel paese, del quale ho giurato a’ lor padri che io lo darei loro; e possegganlo Ora dunque, o Israele, che chiede il Signore Iddio tuo da te, se non che tu tema il Signore Iddio tuo, per camminare in tutte le sue vie, e per amarlo, e per servire al Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua? E per osservare i comandamenti del Signore, e i suoi statuti, i quali oggi ti do; acciocchè ti sia bene? Ecco, i cieli e i cieli de’ cieli sono del Signore, e la terra, e tutto quello ch’è in essa. E pure il Signore ha posto affezione solo a’ tuoi padri, per amarli; e ha eletta, d’infra tutti i popoli, la lor progenie dopo loro, cioè voi, come oggi appare. Circoncidete adunque il prepuzio del vostro cuore, e non indurate più il vostro collo. Perciocchè il Signore Iddio vostro è l’Iddio degl’iddii, e il Signore de’ signori; l’Iddio grande, il potente, e il tremendo; il qual non riguarda alla qualità della persona, e non piglia presenti; il quale fa ragione all’orfano e alla vedova; e ama il forestiere, per dargli del pane e de’ vestimenti. Voi dunque altresì amate i forestieri; conciossiachè siate stati forestieri nel paese di Egitto. Temi il Signore Iddio tuo, servigli, e attienti a lui, e giura per lo suo Nome. Egli è la tua laude, e il tuo Dio, il quale ha operate inverso te queste grandi e tremende cose, che gli occhi tuoi hanno vedute. I tuoi padri discesero in Egitto in numero di settanta persone; e ora il Signore Iddio tuo ti ha fatto diventare come le stelle del cielo, in moltitudine AMA adunque il Signore Iddio tuo, e osserva del continuo ciò ch’egli ha comandato che si osservi, e i suoi statuti, e le sue leggi, e i suoi comandamenti. E riconoscete oggi conciossiachè queste cose non sieno state operate inverso i vostri figliuoli, i quali non l’hanno conosciute nè vedute i gastighi del Signore Iddio vostro, la sua grandezza, la sua potente mano, e il suo braccio steso; e i suoi segni, e le sue opere ch’egli ha fatte in mezzo dell’Egitto, sopra Faraone, re di Egitto, e sopra tutto il suo paese; e ciò ch’egli ha fatto all’esercito dell’Egitto, a’ suoi cavalli e a’ suoi carri; come egli fece traboccar l’acque del mar rosso sopra loro quando essi vi perseguivano; e come egli li fece perire fino al dì d’oggi; e ciò ch’egli ha fatto a voi stessi nel deserto, finchè siate pervenuti a questo luogo; e ciò ch’egli ha fatto a Datan e ad Abiram, figliuoli d’Eliab, figliuoli di Ruben; come la terra aperse la sua bocca e li tranghiottì, insieme con le lor case e le lor tende, e tutte le anime viventi ch’aveano a lor seguito, in mezzo di tutto Israele. Conciossiachè gli occhi vostri abbiano vedute tutte le grandi opere del Signore le quali egli ha fatte E osservate tutti i comandamenti i quali oggi vi do; acciocchè siate fortificati ed entriate in possessione del paese al quale voi passate per possederlo; e acciocchè prolunghiate i vostri giorni sopra la terra, la quale il Signore giurò a’ vostri padri di darla loro e alla lor progenie; terra stillante latte e miele. Perciocchè il paese, nel qual tu entri per possederlo, non è come il paese di Egitto, onde voi siete usciti: dove, avendo seminata la tua semenza, tu l’adacquavi col piè come un orto da erbe. Ma il paese, al quale voi passate per possederlo, è un paese di monti e di valli, inaffiato d’acqua secondo che piove dal cielo; un paese, del quale il Signore Iddio tuo ha cura; sopra il quale gli occhi del Signore Iddio tuo sono del continuo, dal principio dell’anno infino al fine. E avverrà, se voi del tutto ubbidite a’ miei comandamenti, i quali oggi vi do, amando il Signore Iddio vostro e servendogli con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra; che io darò al vostro paese la sua pioggia al suo tempo, la pioggia della prima e dell’ultima stagione; e voi ricoglierete il vostro frumento, il vostro mosto e il vostro olio. Farò ancor nascere dell’erba nei vostri campi per lo vostro bestiame; e voi mangerete, e sarete saziati. Guardatevi che talora il vostro cuore non sia sedotto, sì che vi rivoltiate a servire a dii stranieri, e ad adorarli; e che l’ira del Signore non si accenda contro a voi; e ch’egli non serri il cielo, sì che non vi sia pioggia, e che la terra non porti la sua rendita, e che voi non periate subitamente d’in sul buon paese che il Signore vi dà Anzi mettetevi queste mie parole nel cuore e nell’animo, e legatevele per segnale in su le mani, e sienvi per frontali fra gli occhi. E insegnatele a’ vostri figliuoli, ragionandone quando sedete nelle vostre case, e quando camminate per via, e quando giacete, e quando vi levate. Scrivetele ancora sopra gli stipiti delle vostre case, e sopra le vostre porte; acciocchè i vostri giorni, e i giorni de’ vostri figliuoli, sieno moltiplicati sopra la terra, la quale il Signore giurò a’ vostri padri di dar loro, come i giorni del cielo sopra la terra. Perciocchè, se voi del tutto osservate tutti questi comandamenti, i quali io vi do, per metterli in opera, per amare il Signore Iddio vostro, per camminare in tutte le sue vie, e per attenervi a lui; il Signore scaccerà tutte quelle genti dal vostro cospetto; e voi possederete il paese di nazioni più grandi, e più potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del vostro piè calcherà sarà vostro; i vostri confini saranno dal deserto fino al Libano; e dal Fiume, dal fiume Eufrate, fino al mare occidentale. Niuno vi potrà stare a fronte; il Signore Iddio vostro metterà spavento, e tema di voi per tutto il paese, sopra il quale voi camminerete, siccome egli ve ne ha parlato Ecco, io metto oggi davanti a voi benedizione e maledizione; benedizione, se voi ubbidite a’ comandamenti del Signore Iddio vostro, i quali oggi vi do; e maledizione, se non ubbidite a’ comandamenti del Signore Iddio vostro, e se vi rivoltate dalla via che oggi vi comando, per andar dietro a dii stranieri, i quali voi non avete conosciuti. Ora, quando il Signore Iddio tuo ti avrà introdotto nel paese nel quale tu entri per possederlo, pronunzia la benedizione sopra il monte di Gherizim, e la maledizione sopra il monte di Ebal. Non sono essi di là dal Giordano, lungo la strada verso il Ponente, nel paese dei Cananei che abitano nella pianura, dirincontro a Ghilgal, presso alle pianure di More? Conciossiachè adunque voi passiate il Giordano, per entrare a possedere il paese che il Signore Iddio vostro vi dona, e che voi lo possederete, e in esso abiterete; prendete guardia di mettere in opera tutti gli statuti e le leggi che oggi vi propongo QUESTI sono gli statuti e le leggi, i quali voi osserverete, per metterli in opera, nel paese che il Signore Iddio de’ vostri padri vi dà, per possederlo, tutto il tempo che voi viverete in su la terra. Del tutto distruggete tutti i luoghi, ne’ quali quelle nazioni, il cui paese voi possederete, hanno servito agl’iddii loro, sopra gli alti monti, e sopra i colli, e sotto qualunque albero verdeggiante; e disfate i loro altari, e spezzate le loro statue, e bruciate col fuoco i lor boschi, e tagliate a pezzi le sculture de’ lor dii; e sterminate il lor nome da quel luogo. Non fate così inverso il Signore Iddio vostro Anzi ricercatelo nel luogo che il Signore Iddio vostro avrà scelto d’infra tutte le vostre tribù, per sua abitazione, per mettervi il suo Nome; e là andate. E adducete là i vostri olocausti, e i vostri sacrificii, e le vostre decime, e l’offerte delle vostre mani, e i vostri voti, e le vostre offerte volontarie, e i primogeniti del vostro grosso e minuto bestiame. E mangiate quivi davanti al Signore Iddio vostro, e rallegratevi voi e le vostre famiglie, di tutto ciò a che avrete messa la mano, in che il Signore Iddio vostro vi avrà benedetti. Non fate secondo tutto ciò che facciamo qui oggi, facendo ciascuno tutto quello che gli pare e piace. Perciocchè infino ad ora voi non siete pervenuti al riposo, e all’eredità che il Signore Iddio vostro vi dà. Ma, quando voi sarete passati il Giordano, e abiterete nel paese il quale il Signore Iddio vostro vi dà a possedere, e avrete requie da tutti i vostri nemici d’ogn’intorno, e abiterete in sicurtà; allora adducete al luogo, il quale il Signore Iddio vostro avrà eletto, per istanziarvi il suo Nome, tutte le cose che io vi comando: i vostri olocausti, e i vostri sacrificii; le vostre decime, e l’offerte delle vostre mani, e tutta la scelta de’ vostri voti che avrete fatti al Signore. E rallegratevi davanti al Signore Iddio vostro, voi, e i vostri figliuoli, e le vostre figliuole, e i vostri servi, e le vostre serve, e il Levita che sarà dentro alle vostre porte; conciossiachè egli non abbia nè parte, nè possessione fra voi. Guardati d’offerire i tuoi olocausti in qualunque luogo tu vedrai; anzi offerisci i tuoi olocausti nel luogo che il Signore avrà eletto in una delle tue tribù; e quivi fa’ tutto quel che io ti comando. Pur potrai scannare e mangiar carni ad ogni tua voglia, dentro a tutte le tue porte, secondo la benedizione che il Signore Iddio tuo ti avrà mandata: il mondo e l’immondo ne potranno mangiare, come di cavriuolo o di cervo. Sol non mangiate il sangue; spandetelo in terra, come acqua. Tu non potrai mangiare dentro alle tue porte le decime del tuo frumento nè del tuo mosto, nè del tuo olio, nè i primogeniti del tuo grosso e minuto bestiame, nè alcun voto che tu avrai fatto, nè le tue offerte volontarie, nè l’offerte della tua mano. Ma mangia quelle cose davanti al Signore Iddio tuo, nel luogo che il Signore Iddio tuo avrà scelto, tu, e il tuo figliuolo, e la tua figliuola, e il tuo servo, e la tua serva, e il Levita che sarà dentro alle tue porte; e rallegrati davanti al Signore Iddio tuo d’ogni cosa alla quale avrai messa la mano. Guardati che tu non abbandoni il Levita tutto il tempo che sarai in su la tua terra. Quando il Signore Iddio tuo avrà ampliati i tuoi confini, siccome egli te ne ha parlato; se tu dici: Io voglio mangiar delle carne, perchè avrai voglia di mangiarne; mangiane pure a ogni tua voglia. Perciocchè il luogo che il Signore Iddio tuo avrà scelto per mettervi il suo Nome, sarà lontano da te, ammazza pur del tuo grosso e minuto bestiame, che il Signore ti avrà dato, siccome io ti ho comandato, e mangiane dentro alle tue porte a ogni tua voglia. Ma mangiane, come si mangia del cavriuolo e del cervo; mangine l’immondo e il mondo indifferentemente. Solo osserva fermamente di non mangiare il sangue; perciocchè il sangue è l’anima; or non mangiar l’anima con la carne. Non mangiarlo; spandilo in terra come acqua. Non mangiarlo; acciocchè sia bene a te e a’ tuoi figliuoli dopo te, quando avrai fatto ciò che piace al Signore. Ma, quant’è alle tue cose consacrate, che saranno tue, e a’ tuoi voti; prendili, e vientene al luogo che il Signore avrà scelto. Or offerisci i tuoi olocausti tutti intieri, carne e sangue, sopra l’Altare del Signore Iddio tuo; ma quant’è a’ tuoi altri sacrificii, spandasene il sangue sopra l’Altare del Signore Iddio tuo, e mangiane la carne. Osserva, e ascolta tutte queste parole che io ti comando, acciocchè sia bene a te e a’ tuoi figliuoli dopo te, in perpetuo, quando tu avrai fatto ciò ch’è buono e diritto appo il Signore Iddio tuo. Quando il Signore Iddio tuo avrà sterminate d’innanzi a te le genti, nel cui paese tu entri per possederlo; e tu lo possederai e vi abiterai; guardati che talora, dopo ch’esse saranno state distrutte d’innanzi a te, tu non ti allacci a seguitarle; e che tu non ricerchi dei loro dii, dicendo: Come servivano queste nazioni a’ loro dii, acchiocchè anch’io faccia così? Non far così inverso il Signore Iddio tuo; perciocchè quelle nazioni hanno fatto inverso i lor dii tutto ciò ch’è abbominevole al Signore, e ciò ch’egli odia; conciossiachè abbiano eziandio bruciati col fuoco i lor figliuoli e le lor figliuole agl’iddii loro. Prendete guardia di far tutto ciò che io vi comando; non sopraggiugnetevi nulla e non diminuitene nulla QUANDO sorgerà in mezzo di te un profeta, o un sognator di sogni, il quale ti darà alcun miracolo o prodigio e quel miracolo o prodigio che egli ti avrà detto, avverrà, dicendo: Andiamo dietro a dii stranieri, i quali tu non hai conosciuti, e serviamo loro; non attendere alle parole di quel profeta, nè a quel sognator di sogni; perciocchè il Signore Iddio vostro vi prova, per conoscere se amate il Signore Iddio vostro con tutto il vostro cuore, e con tutta l’anima vostra. Andate dietro al Signore Iddio vostro, e lui temete, e osservate i suoi comandamenti, e ubbidite alla sua voce, e a lui servite e a lui v’attenete. E facciasi morir quel profeta, o quel sognator di sogni; conciossiachè egli abbia parlato di rivolta contro al Signore Iddio vostro, che vi ha tratti fuor del paese di Egitto, e vi ha riscossi della casa di servitù; per sospignervi fuor della via, nella quale il Signore Iddio vostro vi ha comandato che camminiate; e così togli via il male del mezzo di te Quando il tuo fratello, figliuolo di tua madre, o il tuo figliuolo, o la tua figliuola, o la moglie del tuo seno, o il tuo famigliare amico, che è come l’anima tua, t’inciterà di segreto, dicendo: Andiamo, e serviamo ad altri dii, i quali non avete conosciuti, nè tu, nè i tuoi padri; d’infra gl’iddii de’ popoli che saranno d’intorno a voi, vicino o lontano da te, da un estremo della terra, fino all’altro estremo; non compiacergli, e non ascoltarlo; l’occhio tuo eziandio non gli perdoni, e non risparmiarlo, e non celarlo. Anzi del tutto uccidilo; sia la tua mano la prima sopra lui, per farlo morire, e poi la mano di tutto il popolo. E lapidalo con pietre, sì che muoia; perciocchè egli ha cercato di sospignerti d’appresso al Signore Iddio tuo, che ti ha tratto fuor del paese di Egitto, della casa di servitù. Acciocchè tutto Israele oda, e tema; e niuno per l’innanzi faccia più in mezzo di te una tal mala cosa Quando tu udirai che si dirà d’una delle tue città, che il Signore Iddio tuo ti dà, per abitarvi; che alcuni uomini scellerati sono usciti del mezzo di te, e hanno incitati gli abitanti della lor città, dicendo: Andiamo, e serviamo ad altri dii, i quali voi non avete conosciuti informati, investiga, e domandane ben bene; e se tu trovi che la cosa sia vera e certa, e che questa cosa abbominevole sia stata fatta nel mezzo di te; del tutto percuoti gli abitanti di quella città, e mettili a fil di spada; distruggila al modo dell’interdetto, insieme con tutti quelli che vi saranno dentro, e il suo bestiame, mettendoli a fil di spada. E raccogli le spoglie della città nel mezzo della sua piazza, e brucia interamente col fuoco la città, e tutte le sue spoglie, al Signore Iddio tuo; e sia quella città in perpetuo un mucchio di ruine, e non sia mai più riedificata. E nulla dell’interdetto ti si attacchi alle mani; acciocchè il Signore si stolga dall’ardor della sua ira, e ti faccia misericordia, e abbia pietà di te, e ti accresca, come egli giurò a’ tuoi padri; quando tu ubbidirai alla voce del Signore Iddio tuo, per osservar tutti i suoi comandamenti, i quali io oggi ti do, per fare ciò ch’è diritto appo il Signore Iddio tuo VOI siete figliuoli del Signore Iddio vostro; non vi fate tagliature addosso, e non vi dipelate fra gli occhi, per alcun morto. Conciossachè tu sii un popolo santo al Signore Iddio tuo; e il Signore ti ha eletto d’infra tutti i popoli che son sopra la terra, per essergli un popolo peculiare. Non mangiar cosa alcuna abbominevole. Queste son le bestie, delle quali voi potrete mangiare: il bue, la pecora, la capra, il cervo, il cavriuolo, la gran capra, la rupicapra, il daino, il bufalo, e la camozza. In somma, voi potrete mangiar d’ogni bestia che ha il piè forcuto, e l’unghia spartita in due, e che rumina. Ma fra quelle che ruminano, o hanno il piè forcuto, e l’unghia spartita, non mangiate del cammello, nè della lepre, nè del coniglio; conciossiachè ruminino, ma non abbiano l’unghia spartita; sienvi immondi; nè del porco; conciossiachè egli abbia l’unghia spartita, ma non rumini; siavi immondo. Non mangiate della carne di questi animali, e non toccate i lor corpi morti. Di tutti gli animali che son nell’acque, voi potrete mangiar di queste specie, cioè: di tutte quelle che hanno pennette e scaglie; ma non mangiate di alcuna che non ha pennette e scaglie; sienvi immondi. Voi potrete mangiar d’ogni uccello mondo. E questi son quelli de’ quali non dovete mangiare, cioè: l’aquila, e il girifalco, e l’aquila marina, ogni specie di falcone, e di nibbio, e d’avoltoio, e ogni specie di corvo, e l’ulula, e la civetta, e la folica, e ogni specie di sparviere, e il gufo, e l’ibis, e il cigno, e il pellicano, e la pica, e lo smergo, e la cicogna, e ogni specie d’aghirone, e l’upupa, e il vipistrello. Siavi parimente immondo ogni rettile volatile; non mangisene. Voi potrete mangiar d’ogni volatile mondo. Non mangiate d’alcuna carne morta da sè; dalla a mangiare al forestiere che sarà dentro alle tue porte, o vendila ad alcuno straniere; perciocchè tu sei un popol santo al Signore Iddio tuo. Non cuocere il capretto nel latte di sua madre DEL tutto leva la decima di tutta la rendita della tua sementa, prodotta dal campo tuo, ogni anno. E mangia davanti al Signore Iddio tuo, nel luogo ch’egli avrà scelto per istanziarvi il suo Nome, le decime del tuo frumento, del tuo mosto, e del tuo olio, e i primi parti del tuo grosso e minuto bestiame; acciocchè tu impari a temere il Signore Iddio tuo del continuo. E se il cammino ti è troppo grande, sì che tu non possa portar quelle decime, per esser quel luogo, che il Signore Iddio tuo avrà scelto per mettervi il suo Nome, troppo lontano da te; perciocchè il Signore ti avrà benedetto; fanne danari, e metti quegli in borsa, e prendili in mano, e va’ al luogo che il Signore tuo avrà scelto; e impiega que’ danari in tutto quello che l’anima tua desidererà, in buoi, in pecore, in vino, e in cervogia, e in somma in qualunque cosa l’anima tua richiederà; e mangia quivi davanti al Signore Iddio tuo, e rallegrati tu e la tua famiglia. E non abbandonare il Levita che sarà dentro alle tue porte; conciossiachè egli non abbia nè parte nè eredità teco. In capo d’ogni terzo anno, leva tutte le decime della tua entrata di quell’anno, e riponle dentro alle tue porte. E venga il Levita conciossiachè egli non abbia nè parte nè eredità teco, e il forestiere, e l’orfano e la vedova, che saranno dentro alle tue porte, e mangino, e sieno saziati; acciocchè il Signore Iddio tuo ti benedica in ogni opera delle tue mani che tu farai IN capo d’ogni settimo anno, celebra l’anno della remissione. E questa sia l’ordinazione della remissione: Rimetta ogni creditore ciò ch’egli avrà dato in presto al suo prossimo; non riscuotalo dal suo prossimo, e dal suo fratello; conciossiachè la remissione del Signore sia stata bandita. Tu potrai riscuotere i tuoi crediti dallo straniere; ma rimetti al tuo fratello ciò ch’egli avrà del tuo. Come che sia, non siavi alcun bisognoso fra te; perciocchè il Signore ti benedirà largamente, nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà, in eredità, per possederlo. Purchè del tutto tu ubbidisca alla voce del Signore Iddio tuo, per osservar di mettere in opera tutti questi comandamenti che io ti do oggi. Quando il Signore Iddio tuo ti avrà benedetto, siccome egli ti ha promesso, tu presterai a molte genti, e tu non prenderai nulla in prestanza; e signoreggerai sopra grandi nazioni, ed esse non signoreggeranno sopra te. QUANDO vi sarà nel mezzo di te alcuno de’ tuoi fratelli, che sia bisognoso in alcuna delle terre dove tu abiterai, nel tuo paese che il Signore Iddio tuo ti dà; non indurare il cuor tuo, e non serrar la mano inverso il tuo fratello bisognoso; anzi del tutto aprigli la mano, e del tutto prestagli quanto gli fia di bisogno per la necessità nella quale si troverà. Guardati, che talora non vi sia nel tuo cuore alcun pensiero scellerato, per dire: L’anno settimo, l’anno della remissione è vicino; e che l’occhio tuo non sia maligno inverso il tuo fratello bisognoso, sì che tu non gli dia nulla; ed egli gridi contro a te al Signore, e vi sia in te peccato. Del tutto dagli ciò che gli fia di bisogno; e non ti dolga il cuore quando tu gliel darai; perciocchè per cagion di questo il Signore Iddio tuo ti benedirà in ogni opera tua, e in ogni cosa alla quale tu metterai la mano. Perciocchè i bisognosi non verranno giammai meno nel paese; perciò io ti comando che tu apra largamente la mano al tuo fratello, al tuo povero, e al tuo bisognoso che sarà nel tuo paese Quando alcuno de’ tuoi fratelli, Ebreo o Ebrea, si sarà venduto a te, servati sei anni, e al settimo anno mandalo in libertà d’appresso a te. E quando tu lo rimanderai in libertà d’appresso a te, non rimandarlo vuoto. Del tutto donagli alcun fornimento della tua greggia, e della tua aia, e del tuo torcolo; dagli di ciò in che il Signore Iddio tuo ti avrà benedetto. E ricordati che tu sei stato servo nel paese di Egitto, e che il Signore Iddio tuo te n’ha riscosso; perciò io ti comando oggi questo. Ma se pure egli ti dice: Io non voglio uscir d’appresso a te; perciocchè egli amerà te e la tua casa, perchè egli starà bene teco; allora prendi una lesina, e foragli l’orecchia contro all’uscio; ed egli ti sarà servo in perpetuo. Fa’ eziandio così alla tua serva. Non ti sia grave il rimandarlo in libertà d’appresso a te; conciossiachè egli t’abbia servito sei anni, che è il doppio dell’allogazione d’un mercenario; e il Signore Iddio tuo ti benedirà in tutto ciò che tu farai CONSACRA al Signore Iddio tuo ogni primogenito maschio che ti nascerà del tuo grosso o minuto bestiame; non lavorar la terra col primogenito della tua vacca, e non tosare il primogenito della tua pecora. Mangialo, tu, e la tua famiglia, davanti al Signore Iddio tuo, ogni anno, nel luogo che il Signore avrà scelto. E se v’è in esso alcun difetto, come s’egli è zoppo, o cieco, o ha alcun cattivo difetto, non sacrificarlo al Signore Iddio tuo. Mangialo dentro alle tue porte; mangine indifferentemente l’immondo e il mondo, come d’un cavriuolo, o d’un cervo. Sol non mangiarne il sangue; spandilo in terra come acqua OSSERVA il mese di Abib, e celebra in esso la Pasqua al Signore Iddio tuo; perciocchè il Signore Iddio tuo ti trasse fuor di Egitto, di notte, nel mese di Abib. E sacrifica, nella Pasqua del Signore Iddio tuo, pecore e buoi, nel luogo che il Signore avrà scelto per istanziarvi il suo Nome. Non mangiar con essa pane lievitato; mangia per sette giorni con essa pani azzimi, pane di afflizione; perciocchè tu uscisti in fretta del paese di Egitto; acciocchè tu ti ricordi del giorno che uscisti del paese di Egitto, tutto il tempo della vita tua. E per sette giorni non veggasi alcun lievito appo te, in tutti i tuoi confini; e della carne che tu avrai ammazzata la sera, nel primo giorno, non restine nulla la notte fino alla mattina. Tu non potrai sacrificar la Pasqua in qualunque tua città, la quale il Signore Iddio tuo ti dà; ma sacrificala nel luogo, che il Signore Iddio tuo avrà scelto per istanziarvi il suo Nome, in su la sera, come il sole tramonterà, nel medesimo tempo che tu uscisti di Egitto. E cuocila, e mangiala nel luogo che il Signore Iddio tuo avrà scelto; poi la mattina seguente tu te ne potrai ritornare, e andare alle tue stanze. Mangia pani azzimi sei giorni; e al settimo giorno siavi solenne raunanza al Signore Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno. Contati sette settimane; da che si sarà cominciato a metter la falce nelle biade, comincia a contar queste sette settimane. E celebra la festa delle Settimane al Signore Iddio tuo, offerendo offerte volontarie di tua mano a sufficienza, le quali tu darai secondo che il Signore Iddio tuo ti avrà benedetto. E rallegrati davanti al Signore Iddio tuo, tu, e il tuo figliuolo, e la tua figliuola, e il tuo servo, e la tua serva, e il Levita che sarà dentro alle tue porte, e il forestiere, e l’orfano, e la vedova, che saranno nel mezzo di te, nel luogo il quale il Signore Iddio tuo avrà scelto per istanziarvi il suo Nome. E ricordati che tu sei stato servo in Egitto, e osserva questi statuti, e mettili in opera. Celebra la festa de’ Tabernacoli per sette giorni, quando tu avrai ricolti i frutti della tua aia e del tuo tino; e rallegrati nella tua festa, tu, e il tuo figliuolo, e la tua figliuola, e il tuo servo, e la tua serva, e il Levita, e il forestiere, e l’orfano, e la vedova, che saranno dentro alle tue porte. Celebra la festa al Signore Iddio tuo, per sette giorni, nel luogo che il Signore avrà scelto; quando il Signore Iddio tuo ti avrà benedetto in tutta la tua rendita, e in tutta l’opera delle tue mani; e del tutto sii lieto. Tre volte l’anno comparisca ogni maschio tuo davanti al Signore Iddio tuo, nel luogo ch’egli avrà scelto, cioè: nella festa de’ Pani azzimi, nella festa delle Settimane, e nella festa de’ Tabernacoli; e niuno comparisca vuoto davanti al Signore. Offerisca ciascuno secondo che potrà donare, secondo la benedizione che il Signore Iddio tuo ti avrà mandata COSTITUISCITI de’ Giudici e degli Ufficiali, in tutte le tue città le quali il Signore Iddio tuo ti dà, per le tribù; e giudichino essi il popolo con giusto giudicio. Non pervertir la ragione; non aver riguardo alla persona, e non prender presenti; perciocchè il presente accieca gli occhi de’ savi, e sovverte le parole de’ giusti. Del tutto va’ dietro alla giustizia, acciocchè tu viva, e possegga il paese che il Signore Iddio tuo ti dà. Non piantarti alcun bosco, di veruno albero presso all’Altar del Signore Iddio tuo, che tu ti avrai fatto. E non rizzarti alcuna statua; il che il Signore Iddio tuo odia Non sacrificare al Signore Iddio tuo bue, pecora, o capra, che abbia difetto, o alcun male; perciocchè è cosa abbominevole al Signore Iddio tuo. Quando si troverà nel mezzo di te, in una delle tue città le quali il Signore Iddio tuo ti dà, uomo, o donna, che faccia ciò che dispiace al Signore Iddio tuo, trasgredendo il suo patto, e che vada, e serva ad altri dii, e li adori; sia pure il sole, o la luna, o cosa alcuna di tutto l’esercito del cielo, il che io non ho comandato; e ciò ti sarà rapportato, e tu l’avrai inteso, informatene diligentemente; e se tu trovi che ciò sia vero e certo, che questa cosa abbominevole sia stata commesso in Israele; trai fuori alle tue porte quell’uomo o quella donna che avrà commesso quell’atto malvagio, e lapidalo con pietre, sì che muoia. Facciasi morir colui che deve morire in sul dire di due o di tre testimoni; non facciasi morire in sul dire d’un sol testimonio. Sia la mano de’ testimoni la prima sopra lui, per farlo morire, e poi la mano di tutto il popolo; e così togli via il male del mezzo di te Quando alcuna causa ti sarà troppo difficile, per dar giudicio fra omicidio ed omicidio, fra lite e lite, fra piaga e piaga, o altre cause di liti nelle tue porte; allora levati, e sali al luogo che il Signore Iddio tuo avrà scelto. E vientene a’ sacerdoti della nazione di Levi, e al Giudice che sarà in que’ tempi, e informati da loro; ed essi ti dichiareranno la sentenza che si deve dare. E fa’ secondo ciò ch’essi t’avranno dichiarato, dal luogo che il Signore avrà scelto; e osserva di fare interamente come ti avranno insegnato. Fa’ secondo la Legge ch’essi ti avranno insegnata, e secondo la ragione che ti avranno detta; non istornarti di ciò che ti avranno detto, nè a destra nè a sinistra. E se alcuno procede superbamente, per non ubbidire al Sacerdote, che sarà in ufficio per ministrare in quel luogo al Signore Iddio tuo, e al Giudice, muoia quell’uomo; e togli via il male d’Israele; acciocchè tutto il popolo oda, e tema, e non proceda superbamente da indi innanzi Quando tu sarai entrato nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà, e lo possederai, e vi abiterai dentro; se tu vieni a dire: Io voglio costituire un re sopra me, come hanno tutte le genti che son d’intorno a me; del tutto costituisci per re sopra te colui che il Signore Iddio tuo avrà eletto; costituisci per re sopra te uno d’infra i tuoi fratelli; tu non potrai costituir sopra te un uomo straniere, che non sia tuo fratello. Ma pur non moltiplichisi egli i cavalli; e non faccia ritornare il popolo in Egitto, per aver moltitudine di cavalli; conciossiachè il Signore vi abbia detto: Non tornate mai più per questa via. Parimente, non moltiplichisi le mogli, acciocchè il suo cuore non si svii; nè anche moltiplichisi grandemente l’argento e l’oro. E, come prima egli sederà sopra il suo trono reale, scrivasi una copia di questa Legge in un libro, d’in su l’esemplare de’ sacerdoti Leviti; e abbialo appresso di sè, e leggavi dentro tutti i giorni della vita sua; acciocchè impari a temere il Signore Iddio suo, per osservar tutte le parole di questa Legge, e questi statuti, per metterli in opera. Acciocchè il cuor suo non s’innalzi sopra i suoi fratelli, e ch’egli non si svii dal comandamento, nè a destra nè a sinistra; affin di prolungare i suoi giorni nel suo regno, egli, e i suoi figliuoli, nel mezzo d’Israele NON abbiano i sacerdoti Leviti, anzi tutta la tribù di Levi, nè parte, nè eredità con Israele; vivano dell’offerte che si fanno per fuoco al Signore, e della sua eredità. Non abbiano, dico, alcuna eredità fra’ lor fratelli; il Signore è la loro eredità, siccome egli ne ha parlato loro. E questo sarà il diritto de’ sacerdoti, il qual prenderanno dal popolo, da quelli che sacrificheranno alcun sacrificio, sia bue, sia pecora, o capra; dieno essi al Sacerdote la spalla, le mascelle e il ventre. Dagli le primizie del tuo frumento, del tuo mosto, del tuo olio, e le primizie del vello delle tue pecore. Conciossiachè il Signore Iddio tuo l’abbia scelto d’infra tutte le tue tribù, acciocchè si presenti per fare il servigio nel Nome del Signore, egli, e i suoi figliuoli, in perpetuo. E quando alcun Levita, partendo d’alcuna delle tue terre, di qualunque luogo d’Israele, dove egli dimorerà, verrà, a ogni sua voglia, al luogo che il Signore avrà scelto; faccia il servigio nel Nome del Signore Iddio suo, come tutti gli altri suoi fratelli Leviti, che stanno quivi davanti al Signore. Mangino la lor parte gli uni come gli altri, per le lor nazioni paterne; oltre a quello ch’egli potrà aver venduto QUANDO tu sarai entrato nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà, non apprendere a fare secondo le abbominazioni di quelle genti. Non trovisi fra te chi faccia passare il suo figliuolo o la sua figliuola per lo fuoco; nè indovino, nè pronosticatore, nè augure, nè malioso; nè incantatore, nè chi domandi lo spirito di Pitone, nè mago, nè negromante. Perciocchè chiunque fa queste cose è in abbominio al Signore; e, per cagione di queste abbominazioni, il Signore Iddio tuo scaccia quelle genti d’innanzi a te. Sii intiero inverso il Signore Iddio tuo. Perciocchè queste genti, il cui paese tu vai a possedere, hanno atteso a’ pronosticatori e agl’indovini; ma, quant’è a te, il Signore Iddio tuo non ti ha date tali cose IL Signore Iddio tuo ti susciterà un Profeta come me, del mezzo di te, de’ tuoi fratelli; esso ascoltate; secondo tutto ciò che tu richiedesti dal Signore Iddio tuo in Horeb, nel giorno della raunanza, dicendo: Ch’io non oda più la voce del Signore Iddio mio, e non vegga più questo gran fuoco, che io non muoia. Onde il Signore mi disse: Bene hanno parlato in ciò che hanno detto. Io susciterò loro un Profeta come te, del mezzo de’ lor fratelli, e metterò le mie parole nella sua bocca, ed egli dirà loro tutto quello ch’io gli avrò comandato. E avverrà che, se alcuno non ascolta le mie parole ch’egli dirà a mio Nome, io gliene ridomanderò conto. Ma altresì, se alcuno presuntuosamente imprende di dire a mio Nome cosa alcuna, ch’io non gli abbia comandata di dire, ovvero parla a nome di dii stranieri, sia fatto morire. E se tu dici nel cuor tuo: Come conosceremo la parola che il Signore non avrà detta? Quando il profeta avrà detta alcuna cosa a Nome del Signore, e quella cosa non sarà, e non avverrà; quella cosa sarà quella che il Signore non avrà detta; quel profeta l’avrà pronunziata per presunzione; non temer di lui QUANDO il Signore Iddio tuo avrà distrutte le nazioni, il cui paese egli ti dà, e tu possederai il lor paese, e abiterai nelle lor città, e nelle lor case; mettiti da parte tre città nel mezzo del tuo paese che il Signore Iddio tuo ti dà per possederlo. Dirizzati il cammino, e partisci in tre le contrade del tuo paese, che il Signore Iddio tuo ti avrà dato a possedere; e sieno quelle città acciocchè chiunque avrà ucciso un altro vi si rifugga. E quest’è il caso dell’ucciditore che vi si potrà rifuggire e salvar la vita sua: quando egli avrà ucciso il suo prossimo disavvedutamente, non avendolo odiato per addietro; come se, essendo andato al bosco col suo prossimo, per tagliar delle legne, egli avventa la mano con la scure per tagliar delle legne, e il ferro si spicca dal manico, e incontra il suo prossimo, sì ch’egli muoia; rifuggasi colui in una di queste città, per salvar la vita sua; che talora colui che avrà la ragione di vendicare il sangue non persegua quell’ucciditore, avendo il cuore infocato, e non lo giunga, in caso che il cammino fosse troppo lungo, e non lo percuota a morte; benchè in lui non vi sia giusta cagione d’esser condannato a morte, non avendo per addietro odiato il suo prossimo. Perciò, io ti comando che tu ti metta da parte tre città. E se il Signore Iddio tuo allarga i tuoi confini, come egli giurò a’ tuoi padri, e ti dà tutto il paese ch’egli disse di dare a’ tuoi padri; perciocchè tu avrai osservati tutti questi comandamenti, i quali oggi ti do, per metterli in opera, amando il Signore Iddio tuo, e camminando nelle sue vie del continuo; sopraggiugniti a queste tre città tre altre; acciocchè non si spanda il sangue dell’innocente in mezzo del tuo paese che il Signore Iddio tuo ti dà in eredità; a che tu non sii colpevole di omicidio. Ma, quando un uomo, odiando il suo prossimo, l’avrà insidiato, e l’avrà assalito, e percosso a morte, sì che muoia; e poi si sarà rifuggito in una di quelle città; mandino gli Anziani della sua città a trarlo di là, e dienlo in man di colui che avrà la ragione di vendicare il sangue, e muoia. L’occhio tuo non lo risparmi; e togli via d’Israele la colpa del sangue innocente; ed e’ ti sarà bene NON rimovere i termini del tuo prossimo, i quali gli antichi hanno posti, nell’eredità che tu possederai nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà a possedere. Non presentisi un testimonio solo contro ad alcuno, per testimoniar di alcuna iniquità o peccato ch’egli abbia commesso; sia il fatto verificato per lo dire di due o di tre testimoni. Quando un testimonio si leverà contro ad alcuno, per testimoniar contr’a lui d’apostasia, presentinsi que’ due uomini, tra cui sarà quella lite, davanti al Signore, nel cospetto de’ Sacerdoti e de’ Giudici che saranno in quel tempo. E se i Giudici, dopo diligente inchiesta, trovano che quel testimonio sia falso testimonio, e che abbia testimoniato il falso contro al suo fratello, fategli come egli avea deliberato di fare al suo fratello; e togli via il male del mezzo di te. Acciocchè gli altri, udendo questo, temano; e che da indi innanzi non si faccia più una tal mala cosa in mezzo di te. L’occhio tuo non lo risparmi; vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piè per piè QUANDO tu uscirai in guerra contro a’ tuoi nemici, e vedrai cavalli e carri, e gente in maggior numero di te, non temer però di loro; conciossiachè il Signore Iddio tuo, che t’ha tratto fuor del paese di Egitto, sia teco. E quando vi appresserete per dar la battaglia, facciasi il Sacerdote innanzi, e parli al popolo, e dicagli: Ascolta, Israele: Voi siete oggi vicini a venire a battaglia co’ vostri nemici; il cuor vostro non s’invilisca; non temiate, e non vi smarrite, nè vi spaventate per tema di loro; perciocchè il Signore Iddio vostro è quel che cammina con voi, per combatter per voi contro a’ vostri nemici, per salvarvi. Parlino eziandio gli Ufficiali al popolo, dicendo: Chi è colui che abbia edificata una casa nuova, e non l’abbia ancora dedicata? vada, e ritorni a casa sua, che talora egli non muoia nella battaglia, e un altro dedichi la sua casa. E chi è colui che abbia piantata una vigna, e non l’abbia ancora cominciata a godere in uso comune? vada, e ritorni a casa sua, che talora egli non muoia nella battaglia, e un altro cominci a goderla. E chi è colui che abbia sposata una moglie, e non l’abbia ancora menata? vada, e ritorni a casa sua, che talora egli non muoia nella battaglia, e un altro la meni. Gli Ufficiali parlino ancora al popolo, e dicano: Chi è timido, e di poco cuore? vada e ritorni a casa sua, acciocchè i suoi fratelli non s’inviliscano di cuore come esso. E, dopo che gli Ufficiali avranno finito di parlare al popolo, ordinino i Capi delle schiere in capo del popolo Quando tu ti accosterai a una città per combatterla, chiamala prima a pace. E se ti dà risposta di pace, e ti apre le porte, tutto il popolo che in essa si troverà, siati tributario e soggetto. Ma, s’ella non fa pace teco, anzi guerreggia contro a te, assediala; e il Signore Iddio tuo te la darà nelle mani; allora metti a fil di spada tutti i maschi. Predati sol le femmine, e i piccoli fanciulli, e il bestiame, e tutto quello che sarà nella città, tutte le spoglie di essa; e mangia della preda de’ tuoi nemici che il Signore Iddio tuo ti avrà data. Fai così a tutte le città che saranno molto lontane da te, che non saranno delle città di queste genti. Ma delle città di questi popoli, le quali il Signore Iddio tuo ti dà per eredità, non iscampar la vita ad alcun’anima vivente; anzi del tutto distruggi que’ popoli al modo dell’interdetto; gli Hittei, e gli Amorrei, e i Cananei, e i Ferizzei, e gli Hivvei, e i Gebusei; come il Signore Iddio tuo ti ha comandato; acciocchè non v’insegnino a far secondo tutte le loro abbominazioni che hanno usate inverso i loro iddii; e che voi non pecchiate contro al Signore Iddio vostro. Quando tu terrai l’assedio a una città lungo tempo, combattendola per pigliarla, non guastar gli alberi di essa, avventando la scure contro a essi; perciocchè d’essi potrai mangiare, e però non tagliarli; perciocchè è forse l’albero della campagna un uomo, per entrar dentro alla fortezza, fuggendo d’innanzi a te? Sol potrai guastare, e tagliar gli alberi che tu conoscerai non essere alberi da mangiare; e ne potrai fabbricar ciò che sarà necessario all’assedio della città che guerreggerà contro a te, fin ch’ella caggia QUANDO si troverà in su la terra che il Signore Iddio tuo ti dà a possedere, un uomo ucciso che giacerà su la campagna, senza che si sappia chi l’abbia ucciso, escano fuori i tuoi Anziani e i tuoi Giudici, e misurino lo spazio che vi sarà fino alle città che saranno d’intorno a colui. Poi prendano gli Anziani della città più vicina dell’ucciso una giovenca, con la quale non si sia lavorata la terra, che non abbia tirato al giogo. E menino gli Anziani di quella città quella giovenca in una valle deserta, nella quale non si lavori nè semini; e taglino quivi il collo alla giovenca nella valle. Vengano ancora i sacerdoti, i figliuoli di Levi; conciossiachè il Signore Iddio tuo li abbia eletti per fare il suo servigio, e per benedire nel Nome del Signore; e, secondo la lor parola, ha da esser giudicata qualunque lite, e qualunque piaga. E lavinsi tutti gli Anziani di quella città, più vicini dell’ucciso, le mani sopra quella giovenca, alla quale sarà stato tagliato il collo nella valle; e protestino, e dicano: Le nostre mani non hanno sparso questo sangue; gli occhi nostri eziandio non l’hanno veduto spandere. O Signore, sii propizio inverso il tuo popolo Israele, il quale tu hai riscattato, e non permettere che vi sia, in mezzo del tuo popolo Israele, colpa di sangue innocente sparso. Così sarà purgato quel sangue, quant’è a loro. E tu avrai tolta via del mezzo di te la colpa del sangue innocente, quando avrai fatto ciò che piace al Signore QUANDO sarai uscito in guerra contro a’ tuoi nemici, e il Signore Iddio tuo te li avrà dati nelle mani, e ne avrai menati de’ prigioni; e vedrai fra i prigioni una donna di bella forma, e le porrai amore, e te la vorrai prender per moglie; menala dentro alla tua casa, e radasi ella il capo, e taglisi le unghie; e levisi d’addosso gli abiti nei quali fu presa, e dimori in casa tua, e pianga suo padre e sua madre un mese intiero; poi potrai entrar da lei, e giacer con lei; ed ella ti sarà moglie. E se avviene ch’ella non ti aggradi più, rimandala a sua volontà; e non venderla per danari in modo alcuno; non farne traffico; conciossiachè tu l’abbi sverginata QUANDO un uomo avrà due mogli, delle quali l’una sia amata, e l’altra odiata; e l’amata e l’odiata gli avranno partoriti figliuoli, e il primogenito sarà dell’odiata; nel giorno ch’egli spartirà l’eredità de’ suoi beni a’ suoi figliuoli, egli non potrà far primogenito il figliuol dell’amata, anteponendolo al figliuol dell’odiata, che sarà il primogenito. Anzi riconoscerà il primogenito, figliuol dell’odiata, per dargli la parte di due, in tutto ciò che si troverà avere; conciossiachè egli sia il principio della sua forza; a lui appartiene la ragione della primogenitura QUANDO alcuno avrà un figliuol ritroso e ribelle, il qual non ubbidisca alla voce di suo padre, nè alla voce di sua madre; e, benchè essi l’abbiano castigato, non però ubbidisca loro; prendanlo suo padre e sua madre, e meninlo fuori agli Anziani della sua città, e alla porta del suo luogo; e dicano agli Anziani della sua città: Questo nostro figliuolo è ritroso e ribelle; egli non vuole ubbidire alla nostra voce; egli è goloso ed ubbriaco. E lapidinlo con pietre tutte le genti della sua città, sì che muoia; e così togli il male del mezzo di te; acciocchè tutto Israele oda, e tema. E QUANDO alcuno sarà reo di alcun fallo capitale, e tu l’avrai appiccato al legno; non dimori il suo corpo morto in sul legno, la notte fino alla mattina; anzi del tutto seppelliscilo in quell’istesso giorno; perciocchè l’appiccato è in esecrazione a Dio; e non contaminare il paese che il Signore Iddio tuo ti dà a possedere SE tu vedi smarriti il bue o la pecora del tuo fratello, non ritrarti indietro da essi; del tutto riconducili al tuo fratello. E se il tuo fratello non ti è vicino, o se tu non lo conosci, raccogli quelli dentro alla tua casa, e dimorino appresso di te, finchè il tuo fratello ne domandi; e allora rendiglieli. E il simigliante del suo asino, e del suo vestimento, e di ogni cosa che il tuo fratello avrà perduta, e che tu avrai trovata; tu non potrai ritrartene indietro. Se tu vedi l’asino del tuo fratello, o il suo bue, caduto nella strada, non ritrartene indietro; del tutto adoperati con lui a rilevarlo LA donna non porti indosso abito d’uomo; l’uomo altresì non vesta roba di donna; perciocchè chiunque fa cotali cose è in abbominio al Signore Iddio tuo. Quando tu scontrerai davanti a te nella via, sopra qualche albero, o sopra la terra, un nido di uccelli, co’ piccoli uccellini, o con le uova dentro; e insieme la madre che covi i piccoli uccellini o le uova; non prender la madre co’ figli; del tutto lasciane andar la madre, e prenditi i figli; acciocchè ti sia bene, e che tu prolunghi i tuoi giorni. Quando tu edificherai una casa nuova, fa’ una sponda al tuo tetto; e non metter sangue sopra la tua casa, in caso che alcuno ne cadesse a basso. Non piantar la tua vigna di diverse specie; acciocchè non sien contaminate la vendemmia, le viti che tu avrai piantate, e la rendita della vigna. Non arar con un bue, e con un asino insieme. Non vestirti vestimento mescolato, tessuto di lana e di lino insieme. Fatti delle fimbrie a’ quattro capi del tuo manto, col qual tu ti ammanti QUANDO alcuno avrà presa una moglie, e sarà entrato da lei, e poi prenderà ad odiarla; e le apporrà cose che daranno cagione che se ne sparli, e metterà fuori mala fama contro a lei, e dirà: Io avea presa questa moglie; ma, essendolemi accostato, non l’ho trovata vergine; allora prendano il padre e la madre della giovane il segnal della virginità di essa, e lo producano davanti agli Anziani della città nella porta; e dica il padre della giovane agli Anziani: Io avea data la mia figliuola per moglie a quest’uomo, ed egli ha preso ad odiarla; ed ecco, egli le ha apposte cose che dànno cagione che se ne sparli, dicendo: Io non ho trovata vergine la tua figliuola; e pure, ecco il segnal della virginità della mia figliuola. E stendano quel panno davanti agli Anziani della città. Allora prendano gli Anziani di quella città quell’uomo, e lo castighino con battitura; e condanninlo in cento sicli di argento d’ammenda, i quali daranno al padre della giovane; perciocchè egli ha messa fuori una mala fama contro ad una vergine d’Israele; e siagli colei moglie, e non possa egli giammai in vita sua mandarla via. Ma se la cosa è vera, che quella giovane non sia stata trovata vergine; tragganla fuori alla porta della casa di suo padre, e lapidinla le genti della sua città con pietre, sì che muoia; perciocchè ha commesso un atto infame in Israele, fornicando in casa di suo padre. E così togli via il male del mezzo di te. QUANDO un uomo sarà trovato giacendo con una donna maritata, muoiano amendue; l’uomo che sarà giaciuto con la donna, e la donna. E così togli via il male d’Israele. Quando una fanciulla vergine sarà sposata a un uomo, e un altro trovandola dentro alla città, sarà giaciuto con lei; menateli amendue fuori alla porta di quella città, e lapidateli con pietre, sì che muoiano; la fanciulla, perchè non avrà gridato, essendo nella città, e l’uomo, perchè avrà violata la pudicizia della moglie del suo prossimo. E così togli via il male del mezzo di te. Ma, se l’uomo trova su per li campi una fanciulla sposa, e la prende a forza, e giace con lei; muoia sol l’uomo che sarà giaciuto con lei. Ma non far nulla alla fanciulla; ella non vi ha colpa degna di morte; perciocchè questo fatto è tale, come se alcuno si levasse contro al suo prossimo, e l’uccidesse. Perciocchè avendo egli trovata quella fanciulla sposa su per li campi, benchè ella abbia gridato, niuno l’ha salvata. Quando alcuno troverà una fanciulla vergine, che non sia sposa, e la prenderà, e giacerà con lei, e saranno trovati; dia l’uomo che sarà giaciuto con la fanciulla cinquanta sicli d’argento al padre di essa, e siagli colei moglie, perciocchè egli l’ha sverginata; non possala rimandar giammai in tempo di vita sua. Non prenda alcuno la moglie di suo padre, e non iscopra il lembo di suo padre NON entri nella raunanza del Signore alcuno che abbia i testicoli infranti o tagliati. Niuno nato di pubblica meretrice entri nella raunanza del Signore; niuno de’ suoi fino alla decima generazione, entri nella raunanza del Signore. L’Ammonita, nè il Moabita, non entri nella raunanza del Signore; niuno dei lor discendenti in perpetuo, fino alla decima generazione, entri nella raunanza del Signore. Perciocchè non vennero incontro a voi con pane e con acqua, nel cammino, quando usciste di Egitto; e perchè essi condussero per prezzo contro a voi Balaam, figliuolo di Beor, di Petor di Mesopotamia, per maledirvi. Ma il Signore Iddio tuo non volle ascoltar Balaam; anzi il Signore Iddio tuo ti rivolse la maledizione in benedizione; perciocchè il Signore Iddio tuo ti ama. Non procacciar giammai, in tempo di vita tua, la pace o il bene loro. Non abbominar l’Idumeo; conciossiachè egli sia tuo fratello; non abbominar l’Egizio; conciossiachè tu sii stato forestiere nel suo paese. La terza generazione de’ figliuoli che nasceranno loro potrà entrar nella raunanza del Signore QUANDO tu uscirai in guerra contro a’ tuoi nemici, guardati d’ogni mala cosa. Se nel mezzo di te vi è alcuno che sia immondo per alcun accidente notturno, esca fuor del campo, e non entri dentro al campo; e in sul far della sera lavisi con acqua; e poi, come il sole sarà tramontato, egli potrà rientrar dentro al campo. Abbi parimente un luogo fuor del campo, al quale tu esca per li tuoi bisogni. E abbi fra i tuoi arredi un piuolo, col quale, quando ti assetterai fuori, tu faccia un buco in terra, e poi ricopri il tuo scremento. Conciossiachè il Signore Iddio tuo cammini nel mezzo del tuo campo, per salvarti, e per mettere in tuo potere i tuoi nemici; perciò sia il tuo campo santo; e fa’ ch’egli non vegga alcuna bruttura in te, onde egli si rivolga indietro da te NON dare il servo che sarà scampato a te d’appresso al suo signore, in man del suo signore. Dimori appresso di te, nel mezzo di te, nel luogo ch’egli avrà scelto, in qualunque delle tue città gli aggraderà; non fargli violenza. Non siavi alcuna meretrice d’infra le figliuole d’Israele; parimente non siavi alcun cinedo d’infra i figliuoli d’Israele. Non recar dentro alla Casa del Signore Iddio tuo, per alcun voto, il guadagno della meretrice, nè il prezzo del cane; perciocchè amendue son cosa abbominevole al Signore Iddio tuo. Non prestare ad usura al tuo fratello, nè danari, nè vittuaglia, nè cosa alcuna che si presta ad usura. Presta ad usura allo straniere, ma non al tuo fratello; acciocchè il Signore Iddio tuo ti benedica in tutto ciò a che metterai la mano, nel paese nel quale tu entri per possederlo. Quando tu avrai votato un voto al Signore Iddio tuo, non indugiar d’adempierlo; perciocchè il Signore Iddio tuo per certo te ne ridomanderebbe conto, e vi sarebbe peccato in te. E se pur tu ti astieni di far voto, non vi sarà peccato in te. Osserva, e fa’ ciò che ti sarà uscito delle labbra, secondo che volontariamente tu avrai votato al Signore Iddio tuo, come avrai pronunziato con la tua bocca. Quando tu entrerai nella vigna del tuo prossimo, potrai a tua voglia mangiarne dell’uve a sazietà; ma non riporne nel tuo vasello. Quando tu entrerai per mezzo le biade del tuo prossimo, potrai svellerne delle spighe con la mano; ma non metter la falce nelle biade del tuo prossimo QUANDO alcuno avrà presa moglie, e sarà abitato con lei; se poi ella non gli aggrada, perchè egli avrà trovata in lei alcuna cosa brutta; scrivale il libello del ripudio, e diaglielo in mano; e così mandila fuor di casa sua. E s’ella, essendo uscita di casa di colui, e andatasene, si marita ad un altro uomo; e quest’ultimo marito prende ad odiarla, e le scrive il libello del ripudio, e glielo dà in mano, e la manda fuor di casa sua; ovvero, quest’ultimo marito, che se l’avea presa per moglie, muore; non possa il suo primiero marito, il qual l’avea mandata via, tornare a prenderla per essergli moglie, dopo che avrà fatto ch’ella si sia contaminata; perchè ciò è cosa abbominevole nel cospetto del Signore; e non far sì che il paese che il Signore Iddio tuo ti dà in eredità, sia reo di peccato Quando alcuno avrà presa novellamente moglie, non vada alla guerra, e non siagli imposto affare alcuno; stia esente in casa sua un anno, e sollazzi la sua moglie ch’egli avrà presa. NON prenda alcuno in pegno macine, non pur la mola disopra; perciocchè egli prenderebbe in pegno la vita del suo prossimo. Quando si troverà alcuno che abbia rubato un uomo d’infra i suoi fratelli, figliuoli d’Israele, e ne abbia fatto traffico, e l’abbia venduto, muoia quel ladro; e togli il mal del mezzo di te. Prendi guardia alla piaga della lebbra, per osservar diligentemente di far secondo tutto ciò che i sacerdoti Leviti vi avranno insegnato; prendete guardia di fare come io ho loro comandato. Ricordati di ciò che il Signore Iddio tuo fece a Maria, nel cammino, dopo che foste usciti di Egitto. Quando tu farai alcun presto al tuo prossimo, non entrare in casa sua, per prender pegno da lui. Stattene fuori, e portiti colui, al qual tu farai il presto, il pegno fuori. E s’egli è povero uomo, non ti porre a giacere, avendo ancora il suo pegno. Del tutto rendigli il pegno, al tramontar del sole; acciocchè egli possa giacer ne’ suoi panni, e ti benedica; e ciò ti sarà giustizia nel cospetto del Signore Iddio tuo Non fraudare il mercenario povero e bisognoso, chi ch’egli si sia de’ tuoi fratelli, o de’ forestieri che saranno nel tuo paese, dentro alle tue porte. Dagli il suo premio al suo giorno, e non tramonti il sole avanti che tu gliel’abbia dato; conciossiachè egli sia povero, e che l’anima sua s’erga a quello; acciocchè egli non gridi contro a te al Signore, e non vi sia in te peccato. Non facciansi morire i padri per li figliuoli, nè i figliuoli per li padri; facciasi morir ciascuno per lo suo proprio peccato. NON pervertire la ragione del forestiere, nè dell’orfano; e non prender in pegno i panni della vedova. E ricordati che tu sei stato servo in Egitto, e che il Signore Iddio tuo te ne ha riscosso; perciò io ti comando che tu faccia questo. Quando tu avrai mietuta la tua ricolta nel tuo campo, e avrai dimenticata alcuna menata nel campo, non tornare indietro per prenderla; sia per lo forestiere, per l’orfano, e per la vedova; acciocchè il Signore Iddio tuo ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando tu avrai scossi i tuoi ulivi, non ricercare a ramo a ramo ciò che vi sarà rimasto dietro a te; sia per lo forestiere, per l’orfano, e per la vedova. Quando tu avrai vendemmiata la tua vigna, non raspollare i grappoli rimasti dietro a te; sieno per lo forestiere, per l’orfano, e per la vedova. E ricordati che tu sei stato servo nel paese di Egitto; per ciò io ti comando che tu faccia questo QUANDO vi sarà lite fra alcuni, ed essi verranno in giudicio, giudichinli i Giudici, e giustifichino il giusto, e condannino il reo. E se il reo ha meritato d’esser battuto, faccialo il giudice gittare in terra, e battere in sua presenza, secondo il merito del suo misfatto, a certo numero di battiture. Facciagli dare quaranta battiture, e non più; che talora, se continuasse a fargli dare una gran battitura oltre a questo numero, il tuo fratello non fosse avvilito nel tuo cospetto. Non metter la museruola in bocca al bue, mentre trebbia QUANDO alcuni fratelli dimoreranno insieme, e un d’essi morrà senza figliuoli, non maritisi la moglie del morto fuori ad un uomo strano; il suo cognato venga da lei, e prendasela per moglie, e sposila per ragion di cognato. E il primogenito ch’ella partorirà, nasca a nome del fratello morto del marito; acciocchè il suo nome non sia spento in Israele. E se non aggrada a quell’uomo di prender la sua cognata, vada la sua cognata alla porta, agli Anziani, e dica: Il mio cognato ricusa di suscitar nome al suo fratello in Israele; egli non vuole sposarmi per ragion di cognato. Allora gli Anziani della sua città lo chiamino, e parlino a lui; e s’egli, presentatosi, dice: E’ non mi aggrada di prenderla; accostiglisi la sua cognata, nel cospetto degli Anziani, e traggagli del piè il suo calzamento, e sputigli nel viso. Poi protesti, e dica: Così sarà fatto all’uomo che non edificherà la casa del suo fratello. E gli sarà posto nome in Israele: La casa dello scalzato. Quando alcuni contenderanno insieme l’un contro all’altro, e la moglie dell’uno si accosterà per liberare il suo marito dalla man di colui che lo percuote, e stenderà la mano, e lo prenderà per le sue vergogne, mozzale la mano; l’occhio tuo non le perdoni NON aver nel tuo sacchetto peso e peso; grande e piccolo. Non avere in casa efa ed efa; grande e piccolo. Abbi peso intiero e giusto; e parimente efa intiero e giusto; acciocchè i tuoi giorni sieno prolungati sopra la terra che il Signore Iddio tuo ti dà. Perciocchè chiunque fa cotali cose, chiunque fa iniquità, è in abbominio al Signore Iddio tuo. RICORDATI di ciò che ti fece Amalec nel cammino, dopo che voi foste usciti di Egitto; come egli ti venne ad incontrare nel cammino, e alla coda percosse tutte le persone deboli che venivano dietro a te, essendo tu stanco e affaticato; e non temette Iddio. Perciò, quando il Signore Iddio tuo ti avrà data requie da tutti i tuoi nemici d’ogn’intorno, nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà in eredità per possederlo; spegni la memoria di Amalec disotto al cielo; non dimenticarlo ORA, quando tu sarai entrato nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà in eredità, e lo possederai, e vi abiterai; prendi delle primizie di tutti i frutti della terra, che tu fai nascer dalla terra che il Signore Iddio tuo di dà; e mettile in un paniere, e va’ al luogo che il Signore Iddio tuo avrà scelto per istanziar quivi il suo Nome. E vieni al Sacerdote che sarà in que’ giorni, e digli: Io fo oggi pubblica riconoscenza al Signore Iddio tuo di ciò che io sono entrato nel paese, del quale il Signore avea giurato a’ nostri padri ch’egli ce lo darebbe. Poi prenda il sacerdote dalla tua mano quel paniere, e ripongalo davanti all’altare del Signore Iddio tuo. Appresso prendi a dire davanti al Signore Iddio tuo: Il padre mio era un misero Siro, e discese in Egitto con poca gente, e dimorò quivi come straniere, e quivi divenne una nazione grande, e potente, e numerosa. E gli Egizj ci trattarono male, e ci afflissero e c’imposero una dura servitù. E noi gridammo al Signore Iddio de’ nostri padri; e il Signore esaudì la vostra voce, e riguardò alla nostra afflizione, e al nostro travaglio, e alla nostra oppressione; e ci trasse fuor di Egitto con potente mano, e con braccio steso, e con grande spavento, e con miracoli, e con prodigi; e ci ha condotti in questo luogo, e ci ha dato questo paese, paese stillante latte e miele. Ora dunque, ecco, io ho recate le primizie de’ frutti della terra, che tu, Signore, m’hai data. E posa quel paniere davanti al Signore Iddio tuo, e adora davanti al Signore Iddio tuo; e rallegrati di tutto il bene, che il Signore Iddio tuo avrà dato a te, e alla tua casa, tu, e il Levita, e il forestiere che sarà nel mezzo di te Quando tu avrai finito di levar tutte le decime della tua entrata, nel terzo anno, che è l’anno delle decime, e le avrai date al Levita, al forestiere, all’orfano, ed alla vedova, ed essi le avranno mangiate dentro alle tue porte, e si saranno saziati; allora di’ nel cospetto del Signore Iddio tuo: Io ho tolto di casa mia ciò ch’è sacro, e anche l’ho dato al Levita, e al forestiere, e all’orfano, e alla vedova, interamente secondo il tuo comandamento che tu mi hai fatto; io non ho trapassati i tuoi comandamenti, e non li ho dimenticati. Io non ne ho mangiato nel mio cordoglio, e non ne ho tolto nulla, per impiegarlo in uso immondo, e non ne ho dato nulla per alcun morto; io ho ubbidito alla voce del Signore Iddio mio; io ho fatto interamente come tu m’hai comandato. Riguarda dall’abitacolo della tua santità, dal cielo, e benedici il tuo popolo Israele, e la terra che tu ci hai data, come tu giurasti a’ nostri padri, terra stillante latte e miele Oggi ti comanda il Signore Iddio tuo di mettere in opera questi statuti e queste leggi; osservale adunque, e mettile in opera, con tutto il cuor tuo, e con tutta l’anima tua. Oggi hai stipulato col Signore, ch’egli ti sarebbe Dio, e che tu cammineresti nelle sue vie, e osserveresti i suoi statuti, e i suoi comandamenti, e le sue leggi, e ubbidiresti alla sua voce. E il Signore altresì ha stipulato con te, che tu gli saresti un popolo peculiare, come egli te ne ha parlato, e che tu osserveresti tutti i suoi comandamenti; e ch’egli ti farebbe eccelso sopra tutte le nazioni ch’egli ha create, e ti metterebbe in laude, in fama, ed in gloria; e che tu saresti un popolo santo al Signore Iddio tuo; come egli ne ha parlato OR Mosè, con gli Anziani d’Israele, comandò e disse al popolo: Osservate tutti i comandamenti i quali oggi vi do. E nel giorno che sarete passati il Giordano, per entrar nel paese che il Signore Iddio vostro vi dà, rizzati delle grandi pietre, e smaltale con calcina. E scrivi sopra esse tutte le parole di questa Legge, dopo che tu sarai passato, per entrar nel paese che il Signore Iddio tuo ti dà, paese stillante latte e miele; siccome il Signore Iddio de’ tuoi padri te ne ha parlato. Quando adunque sarete passati il Giordano, rizzatevi queste pietre, le quali oggi vi comando, nel monte di Ebal; e smaltatele con calcina. Edifica ancora quivi un altare al Signore Iddio tuo, un altar di pietre; non far passare ferro sopra esse. Edifica l’altare del Signore Iddio tuo di pietre intiere; e offerisci sopra esso olocausti al Signore Iddio tuo. Sacrifica ancora quivi sacrificii da render grazie; e mangia, e rallegrati davanti al Signore Iddio tuo. E scrivi sopra quelle pietre tutte le parole di questa Legge chiaramente e bene. Mosè ancora, co’ sacerdoti Leviti, parlò a tutto Israele, dicendo: Attendi, e ascolta, Israele: Oggi tu sei divenuto popolo del Signore Iddio tuo. Ubbidisci adunque alla voce del Signore Iddio tuo, e metti in opera i suoi comandamenti, e i suoi statuti, i quali oggi ti do Mosè ancora in quello stesso giorno comandò, e disse al popolo: Gli uni d’infra voi stieno sopra il monte di Gherizim, per benedire il popolo quando sarete passati il Giordano; cioè, le tribù di Simeone, di Levi, di Giuda, d’Issacar, di Giuseppe, e di Beniamino; e gli altri stieno sopra il monte di Ebal, per pronunziar la maledizione; cioè, le tribù di Ruben, di Gad, di Aser, di Zabulon, di Dan, e di Neftali. E parlino i Leviti, e dicano ad alta voce a tutti gl’Israeliti: Maledetto sia l’uomo che avrà fatta scultura, o statua di getto, che è cosa abbominevole al Signore, opera di man di artefice, e l’avrà riposta in luogo occulto. —E risponda tutto il popolo, e dica: Amen. Maledetto sia chi sprezza suo padre o sua madre. —E dica tutto il popolo: Amen. Maledetto sia chi muove i termini del suo prossimo. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi trasvia il cieco. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi pervertisce la ragione del forestiere, dell’orfano, e della vedova. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi giace con la moglie di suo padre; perciocchè egli scopre il lembo di suo padre. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi si congiugne con alcuna bestia. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi giace con la sua sorella, figliuola di suo padre, o figliuola di sua madre. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi giace con la sua suocera. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi uccide il suo prossimo in occulto. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi prende presente, per far morir l’innocente. —E tutto il popolo dica: Amen. Maledetto sia chi non avrà attenute le parole di questa Legge, per metterle in opera. —E tutto il popolo dica: Amen ORA egli avverrà, se pur tu ubbidisci alla voce del Signore Iddio tuo, per osservar di mettere in opera tutti i suoi comandamenti, i quali oggi ti do, che il Signore ti farà eccelso sopra tutte le nazioni della terra. E tutte queste benedizioni verranno sopra te e ti giugneranno; perciocchè tu avrai ubbidito alla voce del Signore Iddio tuo. Tu sarai benedetto nella città; tu sarai ancora benedetto ne’ campi. Il frutto del tuo seno sarà benedetto, e il frutto della tua terra, e il frutto del tuo bestiame; i parti delle tue vacche e le gregge delle tue pecore. Il tuo paniere sarà benedetto, e la tua madia. Tu sarai benedetto nel tuo entrare, e benedetto nel tuo uscire. Il Signore metterà i tuoi nemici che si saran levati contro a te, in rotta e sconfitta davanti a te; per una via usciranno contro a te, e per sette vie fuggiranno d’innanzi a te. Il Signore ordinerà alla benedizione ch’ella sia teco, ne’ tuoi granai, e in tutto ciò a che metterai la mano; e ti benedirà nella terra che il Signore Iddio tuo ti dà. Il Signore ti stabilirà per essergli un popol santo, come egli ti ha giurato; quando tu osserverai i comandamenti del Signore Iddio tuo, e camminerai nelle sue vie. E tutti i popoli della terra vedranno che voi portate il Nome del Signore; e temeranno di te. E il Signore Iddio tuo ti farà abbondare in beni, nel frutto del tuo seno, nel frutto del tuo bestiame, e nel frutto della tua terra, nel paese del quale egli giurò a’ tuoi padri, ch’egli te lo darebbe. Il Signore ti aprirà il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la sua pioggia al suo tempo, e per benedir tutta l’opera delle tue mani; e tu presterai a molte genti, e non prenderai nulla in presto. Il Signore ti metterà in capo, e non in coda; e non sarai giammai se non al disopra, e non al disotto; quando tu ubbidirai a’ comandamenti del Signore Iddio tuo, i quali oggi ti do, per osservarli, e per metterli in opera; e non ti rivolgerai nè a destra nè a sinistra, d’alcuna delle cose che io ti comando oggi, per andar dietro ad altri dii, per servirli Ma, se tu non ubbidisci alla voce del Signore Iddio tuo, per osservar di mettere in opera tutti i suoi comandamenti, e i suoi statuti, i quali oggi ti do; egli avverrà che tutte queste maledizioni verranno sopra te, e ti giungeranno. Tu sarai maledetto nella città, sarai ancora maledetto ne’ campi. Il tuo paniere sarà maledetto, e la tua madia. Il frutto del tuo seno sarà maledetto, e il frutto della tua terra; i parti delle tue vacche, e le gregge delle tue pecore. Tu sarai maledetto nel tuo entrare, e maledetto nel tuo uscire. Il Signore manderà contro a te la maledizione, la dissipazione, e la perdizione, in ogni cosa alla quale tu metterai la mano, e la qual tu farai; finchè tu sii distrutto, e perito subitamente, per la malvagità dei tuoi fatti; perciocchè tu mi avrai abbandonato. Il Signore farà che la mortalità s’attaccherà a te, finchè ti abbia consumato d’in su la terra, nella qual tu entri per possederla. Il Signore ti percoterà di tisichezza, e d’arsura, e di febbre, e d’infiammazione; d’aridità, e di nebbia, e di rubiggine; che ti perseguiranno, finchè tu sii perito. E il tuo cielo, che sarà sopra il tuo capo, sarà di rame; e la terra, che sarà sotto di te, sarà di ferro. Il Signore manderà alla tua terra, in luogo di pioggia, polvere e cenere, la quale caderà sopra te dal cielo, finchè tu sii sterminato. Il Signore ti metterà in rotta e sconfitta davanti a’ tuoi nemici; per una via tu uscirai contro a loro, e per sette vie fuggirai d’innanzi a loro; e sarai agitato per tutti i regni della terra. E i tuoi corpi morti saranno per pasto a ogni uccello del cielo, e alle bestie della campagna, senza che alcuno le spaventi. Il Signore ti percoterà dell’ulcere di Egitto, di morici, e di scabbia, e di pizzicore, onde tu non potrai guarire. Il Signore ti percoterà di smania, e di cecità, e di sbigottimento di cuore. E andrai a tastone nel mezzodì, come il cieco va a tastone nell’oscurità, e non prospererai nelle tue vie; e del continuo non sarai se non oppressato e rubato; e non vi sarà alcuno che ti salvi. Tu sposerai moglie, e un altro si giacerà con lei; tu edificherai case, ma non vi abiterai dentro; tu pianterai vigne, e non ne coglierai il frutto per uso tuo comune. Il tuo bue sarà ammazzato nel tuo cospetto, e tu non ne mangerai; il tuo asino sarà rapito d’innanzi a te, e non ti sarà renduto; le tue pecore saranno date a’ tuoi nemici, e non vi sarà alcuno che te le riscuota. I tuoi figliuoli e le tue figliuole saranno date ad un popolo straniere; e gli occhi tuoi lo vedranno, e verranno meno del continuo dietro a loro, e non avrai alcuna forza nelle mani. Un popolo che tu non avrai conosciuto mangerà il frutto della tua terra, e tutta la tua fatica; e del continuo non sarai se non oppressato e conquassato. E tu diventerai forsennato per le cose che vedrai con gli occhi. Il Signore ti percoterà d’ulcera maligna in su le ginocchia, e in su le coscie, onde tu non potrai guarire; anzi dalla pianta del piè fino alla sommità della testa. Il Signore farà camminar te e il tuo re che tu avrai costituito sopra te, ad una nazione, le qual nè tu nè i tuoi padri non avrete conosciuta; e quivi servirai a dii stranieri, al legno ed alla pietra. E sarai in istupore, in proverbio, e in favola fra tutti i popoli, dove il Signore ti avrà condotto. Tu recherai sementa assai al campo, e raccoglierai poco; perciocchè le locuste la consumeranno. Tu pianterai vigne, e le lavorerai, e non ne berrai il vino, anzi non pure ne coglierai il frutto; perciocchè i vermini lo mangeranno. Tu avrai degli ulivi in tutte le tue contrade, ma tu non ti ungerai d’olio; perciocchè i tuoi ulivi perderanno il lor frutto. Tu genererai figliuoli e figliuole, ma non saranno tuoi; perciocchè andranno in cattività. I grilli diserteranno tutti i tuoi alberi, e il frutto della tua terra. Il forestiere che sarà nel mezzo di te sarà innalzato ben alto sopra te, e tu sarai abbassato ben basso. Egli presterà a te, e tu non presterai a lui; egli sarà in capo, e tu in coda E tutte queste maledizioni verranno sopra te e ti perseguiranno, e ti giungeranno, finchè tu sii distrutto; perciocchè tu non avrai ubbidito alla voce del Signore Iddio tuo, per osservare i suoi comandamenti, e i suoi statuti, ch’egli ti ha dati. E saranno in te, e nella tua progenie in perpetuo, per segno e per prodigio. Perciocchè tu non avrai servito al Signore Iddio tuo allegramente, e di buon cuore, per l’abbondanza di ogni cosa. E servirai a’ tuoi nemici, che il Signore avrà mandati contro a te, con fame, e con sete, e con nudità, e con mancamento d’ogni cosa; ed essi metteranno un giogo di ferro sopra il tuo collo, finchè t’abbiano distrutto. Il Signore farà muovere una gente contro a te di lontano, dall’estremità della terra, a guisa che vola l’aquila; una gente, della quale tu non intenderai il linguaggio; una gente sfacciata, la qual non avrà riguardo alla persona del vecchio, e non avrà mercè del fanciullo; e mangerà il frutto del tuo bestiame, e il frutto della tua terra, finchè tu sii distrutto; e non ti lascerà di resto nè frumento, nè mosto, nè olio, nè figli delle tue vacche, nè gregge delle tue pecore; finchè t’abbia fatto perire. E ti assedierà in tutte le tue città, finchè le tue alte e forti mura, nelle quali tu ti sarai fidato in tutto il tuo paese, caggiano a terra; anzi ti assedierà dentro a tutte le tue porte, in tutto il tuo paese che il Signore Iddio tuo ti avrà dato. E tu mangerai il frutto del tuo seno, la carne de’ tuoi figliuoli, e delle tue figliuole, che il Signore Iddio tuo ti avrà date, nell’assedio, e nella distretta, della quale i tuoi nemici ti stringeranno. L’occhio del più morbido e delicato uomo fra voi sarà maligno inverso il suo fratello, e inverso la moglie del suo seno, e inverso il rimanente de’ suoi figliuoli ch’egli avrà riserbati; per non dare ad alcun di loro nulla della carne degli altri suoi figliuoli, la quale egli mangerà; perciocchè non gli sarà rimasto nulla nell’assedio, e nella distretta, della quale i tuoi nemici ti stringeranno dentro a tutte le tue porte. L’occhio della più morbida e delicata donna fra voi, la quale non si sarebbe pure attentata di posar la pianta del piede in terra, per delicatezza e morbidezza, sarà maligno inverso il marito del suo seno, e inverso il suo figliuolo, e inverso la sua figliuola; e ciò, per la secondina che le uscirà d’infra le gambe, e per li suoi figliuoli che partorirà; perciocchè ella li mangerà di nascosto per mancamento d’ogni cosa, nell’assedio e nella distretta, della quale il tuo nemico ti stringerà dentro alle tue porte. Se tu non osservi di mettere in opera tutte le parole di questa Legge, che sono scritte in questo Libro, per temer questo Nome glorioso e tremendo, il Signore Iddio tuo, il Signore percoterà te e la tua progenie di battiture strane, grandi e durabili; e di malattie malvage e durabili. E farà ritornar sopra te tutti i languori di Egitto, de’ quali tu hai avuta paura; ed essi si attaccheranno a te. Il Signore ti farà eziandio venire addosso ogni altra infermità e piaga, che non è scritta nel Libro di questa Legge; finchè tu sii distrutto. E voi resterete poca gente, là dove per addietro sarete stati come le stelle del cielo, in moltitudine; perciocchè tu non avrai ubbidito alla voce del Signore Iddio tuo. E avverrà che, siccome il Signore si sarà rallegrato in voi, facendovi del bene, e moltiplicandovi; così si rallegrerà in voi, facendovi perire, e distruggendovi; e sarete divelti d’in su la terra, nella quale tu entri per possederla. E il Signore ti dispergerà fra tutti i popoli, da uno estremo della terra all’altro estremo; e quivi servirai ad altri dii, i quali nè tu, nè i tuoi padri, non avete conosciuti; al legno ed alla pietra. Ancora fra quelle genti non avrai alcuna requie, e la pianta del tuo piè non avrà alcun riposo; e il Signore vi darà quivi un cuor tremante, e consumamento d’occhi, e doglia d’animo. E la tua vita ti starà dirimpetto in pendente; e sarai in ispavento notte e giorno; e non sarai sicuro della tua vita. La mattina tu dirai: Oh! fosse pur sera! e la sera dirai: Oh! fosse pur mattina! per lo spavento del tuo cuore, del quale sarai spaventato, e per le cose che vedrai con gli occhi. E il Signore ti farà ritornare in Egitto, per navi, per far viaggio nel paese, del quale io ti ho detto: Mai più non lo vedrai. E quivi voi vi venderete a’ vostri nemici per servi e per serve, e non vi sarà chi vi comperi QUESTE son le parole del patto, che il Signore comandò a Mosè di fare co’ figliuoli d’Israele nel paese di Moab; oltre al patto ch’egli avea fatto con loro in Horeb. Mosè adunque chiamò tutto Israele, e disse loro: Voi avete veduto tutto quello che il Signore ha fatto davanti agli occhi vostri, nel paese di Egitto, a Faraone, e a tutti i suoi servitori, e a tutto il suo paese; le prove grandi che gli occhi tuoi hanno vedute, que’ miracoli e gran prodigi. Or il Signore, infino a questo giorno, non vi ha dato cuor da conoscere, nè occhi da vedere, nè orecchi da intendere. E io v’ho condotti quarant’anni per lo deserto; i vostri vestimenti non vi si son logorati addosso, e il vostro calzamento non s’è logorato ne’ vostri piedi. Voi non avete mangiato pane, nè bevuto vino, nè cervogia; acciocchè conosceste ch’io sono il Signore Iddio vostro. Alla fine voi siete giunti in questo luogo; e Sihon, re di Hesbon, e Og, re di Basan, sono usciti incontro a noi in battaglia, e noi li abbiamo sconfitti; e abbiam preso il lor paese, e l’abbiam dato in eredità a’ Rubeniti, e a’ Gaditi, e alla mezza tribù di Manasse. Osservate adunque le parole di questo patto, e mettetele in opera; acciocchè facciate prosperar tutto ciò che farete Oggi voi comparite tutti davanti al Signore Iddio vostro, i vostri Capi, le vostre tribù, i vostri Anziani, e i vostri Ufficiali, e tutti gli uomini d’Israele; i vostri piccoli fanciulli, le vostre mogli, e il tuo forestiere che è nel mezzo del tuo campo, fino a colui che ti taglia le legne, e colui che ti attigne l’acqua; per entrar nel patto del Signore Iddio tuo, e nel suo giuramento, il quale il Signore Iddio tuo fa oggi teco; per istabilirti oggi per suo popolo, e acciocchè egli ti sia Dio, com’egli te n’ha parlato, e com’egli giurò a’ tuoi padri, ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe. Or io non fo questo patto, e questo giuramento, con voi soli; anzi, tanto con chi è qui con noi, e comparisce oggi davanti al Signore Iddio nostro, quanto con chi non è oggi qui con noi; perciocchè voi sapete come siamo dimorati nel paese di Egitto, e come siamo passati per mezzo le nazioni, per le quali siete passati. E avete vedute le loro abbominazioni, e i loro idoli di legno, di pietra, d’argento, e d’oro, che sono appresso di loro. Guardatevi, che non sia fra voi uomo, o donna, o famiglia, o tribù, il cui cuore si rivolga oggi indietro dal Signore Iddio nostro, per andare a servire agl’iddii di quelle nazioni; che non vi sia fra voi radice alcuna che produca tosco ed assenzio; e che non avvenga che, avendo alcuno udite le parole di questo giuramento, si benedica nel cuor suo, dicendo: Io avrò pace, benchè io cammini secondo la pravità del mio cuore; per aggiungere ebbrezza alla sete. Il Signore non vorrà perdonargli; anzi allora, l’ira del Signore e la sua gelosia fumeranno contro a quell’uomo; e tutte l’esecrazioni scritte in questo Libro si poseranno sopra lui; e il Signore cancellerà il suo nome disotto al cielo. E il Signore lo separerà d’infra tutte le tribù d’Israele, a male; secondo tutte l’esecrazioni del patto scritto in questo Libro della Legge. Onde la generazione futura, i vostri figliuoli che sorgeranno dopo voi, e il forestiere che verrà di paese lontano diranno, quando vedranno le piaghe di questo paese, e le sue infermità, delle quali il Signore l’avrà afflitto; e che tutta la terra di esso sarà solfo, salsuggine ed arsura; e che non sarà seminata, e che non produrrà nulla, e che non vi crescerà alcuna erba: qual fu la sovversione di Sodoma, di Gomorra, di Adma e di Seboim; le quali il Signore sovvertì nella sua ira, e nel suo cruccio; anzi pur tutte le nazioni diranno: Perchè ha fatto il Signore così a questo paese? quale è l’ardor di questa grand’ira? E si dirà: Perciocchè hanno abbandonato il patto del Signore Iddio de’ lor padri il quale egli avea fatto con loro, quando li ebbe tratti fuor del paese di Egitto; e sono andati, e hanno servito ad altri dii, e li hanno adorati; dii, i quali essi non aveano conosciuti; e i quali il Signore non avea lor dati per parte. Laonde l’ira del Signore si è accesa contro a questo paese, per far venir sopra esso tutte le maledizioni scritte in questo Libro; e il Signore li ha stirpati d’in su la lor terra, con ira, con cruccio e con grande indegnazione; e li ha cacciati in un altro paese come oggi appare. Le cose occulte sono per lo Signore Iddio nostro; ma le rivelate sono per noi, e per li nostri figliuoli, in perpetuo; acciocchè mettiamo in opera tutte le parole di questa Legge OR avverrà che, dopo che tutte queste cose, la benedizione e la maledizione, le quali io ho poste davanti a te, saranno venute sopra te; e tu te le ridurrai a mente fra tutte le genti dove il Signore Iddio ti avrà sospinto; e ti convertirai al Signore Iddio tuo, e ubbidirai alla sua voce, tu, e i tuoi figliuoli, con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, interamente come io ti comando oggi; il Signore Iddio tuo altresì ti ricondurrà di cattività, e avrà pietà di te, e tornerà a raccoglierti d’infra tutti i popoli, fra’ quali il Signore Iddio tuo ti avrà disperso. Avvegnachè tu fossi stato sospinto all’estremità del cielo, pure il Signore Iddio tuo ti raccoglierà di là, e ti prenderà di là. E il Signore Iddio tuo ti condurrà nel paese, che i tuoi padri avranno posseduto, e tu lo possederai; ed egli ti farà del bene, e ti accrescerà più che i tuoi padri. E il Signore Iddio tuo circonciderà il tuo cuore, e il cuore della tua progenie; acciocchè tu ami il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, affinchè tu viva. E il Signore Iddio tuo metterà tutte queste esecrazioni sopra i tuoi nemici, e sopra quelli che ti odieranno, i quali ti avranno perseguitato. Così, quando tu ti sarai convertito, e ubbidirai alla voce del Signore, e metterai in opera tutti i suoi comandamenti, i quali oggi ti do, il Signore Iddio tuo ti farà abbondare in beni, in ogni opera delle tue mani, nel frutto del tuo seno, e nel frutto del tuo bestiame, e nel frutto della tua terra; perciocchè il Signore tornerà a rallegrarsi in te a bene, come si rallegrò ne’ tuoi padri. Perciocchè tu ubbidirai alla voce del Signore Iddio tuo, per osservare i suoi comandamenti, e i suoi statuti, scritti in questo Libro della Legge; dopo che tu ti sarai convertito al Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua Conciossiachè questo comandamento, ch’io ti do oggi, non sia tanto alto che tu nol possa comprendere; e anche non è lontano. Egli non è nel cielo, perchè tu dica: Chi salirà per noi al cielo, e ce lo recherà, e ce lo farà intendere, acciocchè lo mettiamo in opera? Parimente non è oltre mare, perchè tu dica: Chi passerà oltre mare per noi, e ce lo recherà, e ce lo farà intendere, acciocchè lo mettiamo in opera? Anzi questa parola è molto vicina a te; ella è nella tua bocca e nel tuo cuore, per metterla in opera Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene; e la morte e il male. Conciossiachè io ti comandi oggi di amare il Signore Iddio tuo, di camminar nelle sue vie, e di osservare i suoi comandamenti, e i suoi statuti, e le sue leggi; acciocchè tu viva, e cresca; e che il Signore Iddio tuo ti benedica, nel paese dove tu entri per possederlo. Ma, se il cuor tuo si rivolge indietro, e se tu non ubbidisci, anzi sei sospinto ad adorare altri dii, e servir loro, io vi annunzio oggi che del tutto perirete, e che non prolungherete i vostri giorni sopra la terra, per entrar nella quale, e per possederla, voi passate il Giordano. Io prendo oggi in testimonio contr’a voi il cielo e la terra, ch’io ho posta davanti a voi la vita e la morte; la benedizione e la maledizione; eleggete adunque la vita, acciocchè tu viva, tu, e la tua progenie; amando il Signore Iddio tuo, ubbidendo alla sua voce, e attenendovi a lui conciossiachè egli sia la tua vita, e la lunghezza de’ tuoi giorni; per abitare in su la terra, della quale il Signore Iddio vostro giurò a’ tuoi padri, ad Abrahamo, ad Isacco, e a Giacobbe, ch’egli la darebbe loro POI Mosè andò, e tenne questi ragionamenti a tutto Israele, e disse loro: Io sono oggi d’età di centovent’anni; io non posso più andare e venire; oltre a ciò, il Signore mi ha detto: Tu non passerai questo Giordano. Il Signore Iddio tuo sarà quel che passerà davanti a te; esso distruggerà d’innanzi a te queste nazioni, e tu possederai il lor paese; Giosuè sarà quel che passerà davanti a voi, come il Signore ne ha parlato. E il Signore farà a quelle, come ha fatto a Sihon, e ad Og, re degli Amorrei, e al lor paese, i quali egli ha distrutti. E il Signore le metterà in vostro potere, e voi farete loro interamente secondo il comandamento che io v’ho dato. Siate valenti, e fortificatevi; non temete, e non vi spaventate di loro; perciocchè il Signore Iddio vostro è quel che cammina teco; egli non ti lascerà, e non ti abbandonerà. Poi Mosè chiamò Giosuè, e gli disse in presenza di tutto Israele: Sii valente, e fortificati; perciocchè tu sei quel che entrerai con questo popolo nel paese, del quale il Signore giurò a’ lor padri ch’egli lo darebbe loro; e tu lo metterai in possessione di esso. E il Signore è quel che cammina davanti a te; egli sarà teco, egli non ti lascerà, e non ti abbandonerà; non temere, e non ispaventarti POI Mosè scrisse questa legge, e la diede a’ sacerdoti, figliuoli di Levi, i quali portano l’Arca del Patto del Signore; e a tutti gli Anziani d’Israele. E Mosè comandò, e disse loro: In capo d’ogni settimo anno, nel termine dell’anno della remissione, nella festa de’ Tabernacoli; quando tutto Israele sarà venuto per comparir davanti alla faccia del Signore Iddio vostro, nel luogo ch’egli avrà scelto, leggi questa Legge davanti a tutto Israele, sì ch’egli l’oda; avendo raunato il popolo, gli uomini, e le donne, e i piccoli fanciulli, e il tuo forestiere che sarà dentro alle tue porte; acciocchè odano, e imparino, e temano il Signore Iddio vostro, e osservino di mettere in opera tutte le parole di questa Legge; e che i lor figliuoli, i quali non hanno ancora alcuna conoscenza, odano, e imparino a temere il Signore Iddio vostro, tutto il tempo che voi viverete in su la terra, nella quale, passato il Giordano, voi entrate per possederla E IL Signore disse a Mosè: Ecco, il tempo della tua morte è vicino; chiama Giosuè, e presentatevi nel Tabernacolo della convenenza; ed io gli comanderò ciò ch’egli ha da fare. Mosè adunque e Giosuè andarono, e si presentarono nel Tabernacolo della convenenza. E il Signore apparve nel Tabernacolo, nella colonna della nuvola; e la colonna della nuvola si fermò in su l’entrata del Tabernacolo. E il Signore disse a Mosè: Ecco tu sei per giacer in breve co’ tuoi padri; e questo popolo si leverà, e fornicherà dietro agl’iddii stranieri del paese, nel quale egli entra; e mi abbandonerà, e romperà il mio patto che io ho fatto con lui. E in quel giorno l’ira mia si accenderà contro a lui, e io l’abbandonerò, e nasconderò da lui la mia faccia, e sarà consumato; e gran mali ed angosce gli avverranno; e in quel giorno egli dirà: Questi mali non mi sono eglino avvenuti perchè il Signore non è nel mezzo di me? E io nasconderò del tutto la mia faccia in quel giorno, per tutto il male ch’egli avrà fatto; perciocchè si sarà rivolto ad altri dii. Ora dunque, scrivetevi questo Cantico, ed insegnatelo a’ figliuoli d’Israele, mettendolo loro in bocca; acciocchè questo Cantico mi sia per testimonio contro a’ figliuoli d’Israele. Perciocchè io l’introdurrò nella terra, la quale io giurai a’ suoi padri, terra stillante latte e miele; ed egli mangerà, e sarà saziato, e ingrassato; ed egli si rivolgerà ad altri dii, e servirà loro, e mi dispetterà, e romperà il mio patto. Onde, quando gran mali ed angosce gli saranno avvenute, questo Cantico testimonierà contro a lui in faccia; perciocchè non sarà dimenticato per non esser più nella bocca della sua progenie; conciossiachè io conosca la sua natura, ciò ch’egli fa oggi, innanzi ch’io l’abbia introdotto nel paese, ch’io ho giurato Mosè adunque scrisse questo Cantico in quel giorno, e l’insegnò a’ figliuoli d’Israele. Poi il Signore diede comandamenti a Giosuè, figliuolo di Nun, e gli disse: Sii valente, e fortificati; perciocchè tu sei quel che introdurrai i figliuoli d’Israele nel paese che io ho loro giurato; e io sarò teco. E, dopo che Mosè ebbe finito di scrivere compiutamente le parole di questa Legge in un libro, comandò a’ Leviti, che aveano da portar l’Arca del Patto del Signore, e disse loro: Prendete questo Libro della Legge, e mettetelo allato all’Arca del Patto del Signore Iddio vostro; e sia quivi per testimonio contro a te. Perciocchè io conosco la tua ribellione, e il tuo collo duro; ecco oggi, essendo io ancora in vita appresso di voi, voi siete stati ribelli contro al Signore; e quanto più lo sarete dopo la mia morte? Raunate appresso di me tutti gli Anziani delle vostre tribù, e i vostri Ufficiali, e io pronunzierò, in lor presenza, queste parole, e prenderò in testimonio contro a loro il cielo e la terra. Perciocchè io so che, dopo la mia morte, per certo voi vi corromperete, e vi rivolgerete dalla via ch’io v’ho comandata; onde male vi avverrà nel tempo a venire; perciocchè avrete fatto ciò che dispiace al Signore, dispettandolo con l’opera delle vostre mani. Mosè adunque pronunziò da un capo all’altro le parole di questo Cantico, nella presenza di tutta la raunanza di Israele CIELI, porgete gli orecchi, ed io parlerò; Ed ascolti la terra le parole della mia bocca. La mia dottrina stillerà come pioggia, E il mio ragionamento colerà come rugiada; Come pioggia minuta in su l’erbetta, E come pioggia a grosse gocciole in su l’erbe; Perciocchè io celebrerò il Nome del Signore. Magnificate l’Iddio nostro. L’opera della Rocca è compiuta; Conciossiachè tutte le sue vie sieno dirittura; Iddio è verità, senza alcuna iniquità; Egli è giusto e diritto. Esso si è corrotto inverso lui; Il lor vizio non è di figliuoli suoi; Egli è una generazione perversa e storta. Popolo stolto, e non savio, è questa la retribuzione che voi fate al Signore? Non è egli tuo padre, che t’ha acquistato? Non è egli quel che ti ha fatto, e ti ha stabilito? Ricordati de’ giorni antichi; Considera gli anni dell’età addietro; Domandane tuo padre, ed egli te lo dichiarerà; I tuoi vecchi, ed essi te lo diranno. Quando l’Altissimo spartiva l’eredità alle nazioni, Quando egli divideva i figliuoli di Adamo, Egli costituì i confini de’ popoli, Secondo il numero de’ figliuoli d’Israele. Perciocchè la parte del Signore è il suo popolo; Giacobbe è la sorte della sua eredità. Egli lo trovò in una terra di deserto, E in un luogo desolato d’urli di solitudine; Egli l’ha menato attorno, egli l’ha ammaestrato, Egli l’ha conservato come la pupilla dell’occhio suo. Come l’aquila fa muovere la sua nidata, Si dimena sopra i suoi figli, Spande le sue ale, li prende, E li porta sopra le sue penne; Il Signore solo l’ha condotto, E con lui non è stato alcun dio strano. Egli l’ha fatto passare a cavallo sopra gli alti luoghi della terra, Onde egli ha mangiati i frutti de’ campi; E gli ha ancora dato a suggere il miele dalla rupe, E l’olio dal macigno; Il burro delle vacche, e il latte delle pecore, Col grasso degli agnelli, e de’ montoni di Basan, e de’ becchi; Insieme con la grascia del fior di frumento; E tu hai bevuto il vin puro, il sugo dell’uve Ma Iesurun si è ingrassato, e ha ricalcitrato; Tu ti sei ingrassato, ingrossato, e coperto di grasso; Ed egli ha abbandonato Iddio che l’ha fatto, E ha villaneggiata la Rocca della sua salute. Essi l’hanno mosso a gelosia con iddii strani, E l’hanno irritato con abbominazioni. Hanno sacrificato a’ demonii, e non a Dio; A dii, i quali essi non aveano conosciuti, Dii nuovi, venuti di prossimo, De’ quali i vostri padri non aveano avuta paura. Tu hai dimenticata la Rocca che t’ha generato, E hai posto in obblio Iddio che t’ha formato E il Signore l’ha veduto, ed è stato sdegnato, Per lo dispetto fattogli da suoi figliuoli e dalle sue figliuole. E ha detto: Io nasconderò da loro la mia faccia, Io vedrò qual sarà il lor fine; Conciossiachè sieno una generazione perversissima, Figliuoli ne’ quali non v’è alcuna lealtà. Essi m’hanno mosso a gelosia per cose che non sono Dio, E m’hanno provocato a sdegno per le lor vanità; Io altresì li muoverò a gelosia per un popolo che non è popolo, E li provocherò a sdegno per una gente stolta. Perciocchè un fuoco s’è acceso nella mia ira. Ed ha arso fino al luogo più basso sotterra, Ed ha consumata la terra e il suo frutto, Ed ha divampati i fondamenti delle montagne. Io accumulerò sopra loro mali sopra mali, E impiegherò contro a loro tutte le mie saette. Saranno arsi di fame, e divorati da carboncelli, E da pestilenza amarissima; E io manderò contro a loro i denti delle fiere, Insieme col veleno de’ rettili della polvere. La spada dipopolerà di fuori E dentro delle camerette lo spavento; Giovani e fanciulle, Bambini di poppa e uomini canuti Io avrei detto: Io li dispergerò per tutti i canti del mondo, e farò venir meno la memoria di loro fra gli uomini; Se non ch’io temeva del dispetto del nemico; Che talora i loro avversari non insuperbissero; Che talora non dicessero: La nostra mano è stata alta, E il Signore non ha operato tutto questo. Conciossiachè essi sieno una gente perduta di consigli, E non vi sia alcun senno in loro. Oh fossero pur savi, e intendessero queste cose, E considerassero il lor fine! Come ne perseguirebbe uno mille, E ne metterebbero due in fuga diecimila, Se non fosse che la lor Rocca li ha venduti, E il Signore li ha messi nelle mani de’ lor nemici? Conciossiachè la lor rocca non sia come la nostra Rocca, E i nostri nemici ne sieno giudici. Perciocchè la lor vigna è stata tolta dalla vigna di Sodoma, E da’ campi di Gomorra; Le loro uve sono uve di tosco, Hanno i grappi amari. Il lor vino è veleno di dragoni, Crudel veleno d’aspidi. Questo non è egli riposto appo me, E suggellato ne’ miei tesori? A me appartiene di far la vendetta, e la retribuzione, Nel giorno che il piè loro vacillerà; Perciocchè il giorno della lor calamità è vicino, E le cose che son loro apparecchiate si affrettano. Quando il Signore avrà fatto giudicio del suo popolo, Egli si pentirà per l’amor de’ suoi servitori, Quando egli vedrà che ogni forza sarà venuta meno, E che non vi sarà nè serrato, nè lasciato. E dirà: Ove sono i lor dii? La Rocca, nella quale si confidavano? Il grasso de’ sacrificii de’ quali essi mangiavano, E il vino delle cui offerte da spandere essi beveano; Levinsi eglino, e soccorranvi, E sienvi per ricetto Vedete ora, che io, io son desso, E che non v’è alcun Dio meco; Io fo morire, e rimetto in vita; Io ferisco, e guarisco; E non v’è niuno che possa liberar dalla mia mano. Perciocchè io levo la mano al cielo, E dico: Come io vivo in eterno; Se io aguzzo la mia folgorante spada, E prendo in mano il giudicio, Io farò la vendetta sopra i miei nemici, E farò la retribuzione a quelli che m’odiano. Io inebbrierò le mie saette di sangue, E la mia spada divorerà la carne; Io le inebbrierò del sangue degli uccisi e de’ prigioni, Cominciando dal capo; con vendette da nemico. Sclamate d’allegrezza, o nazioni, o suo popolo; Perciocchè egli farà la vendetta del sangue de’ suoi servitori, E farà retribuzion di vendetta a’ suoi avversari, E sarà propizio alla sua terra, al suo popolo Mosè adunque, con Hosea, figliuolo di Nun, venne, e pronunziò tutte le parole di questo Cantico, agli orecchi del popolo. E, dopo che Mosè ebbe finito di pronunziar tutte queste parole a tutto Israele, egli disse loro: Mettete il cuor vostro a tutte le parole, le quali oggi io vi protesto, acciocchè insegniate a’ vostri figliuoli di prender guardia di mettere in opera tutte le parole di questa Legge. Conciossiachè non sia una parola vana, della quale non abbiate a curarvi; anzi è la vita vostra; e per essa prolungherete i vostri giorni sopra la terra, alla quale, passato il Giordano, andate per possederla. E in quell’istesso giorno il Signore parlò a Mosè, dicendo: Sali sopra questo monte di Abarim, al monte di Nebo, che è nel paese di Moab, dirincontro a Gerico, e riguarda il paese di Canaan, il quale io do a possedere a’ figliuoli d’Israele; e muori sopra il monte al qual tu sali, e sii raccolto a’ tuoi popoli; come Aaronne, tuo fratello, è morto sul monte di Hor, ed è stato raccolto a’ suoi popoli. Perciocchè voi commetteste misfatto contro a me, nel mezzo de’ figliuoli d’Israele, alle acque della contesa di Cades, nel deserto di Sin; perchè voi non mi santificaste nel mezzo de’ figliuoli d’Israele. Conciossiachè tu vedrai solamente davanti a te il paese; ma tu non entrerai nel paese ch’io do a’ figliuoli d’Israele OR quest’è la benedizione con la quale Mosè, uomo di Dio, benedisse i figliuoli d’Israele, avanti la sua morte. Disse adunque: Il Signore venne di Sinai, E apparve loro di Seir; Egli risplendè dal monte di Paran, E venne dalle decine delle migliaia de’ santi, Avendo dalla sua destra il fuoco della Legge, per darla loro. Benchè tu ami i popoli, Tutti i santi di esso son nella tua mano; Ed essi stanno fra i tuoi piedi, Affin di ricevere delle tue parole. Mosè ci ha data la Legge, Che è una eredità alla raunanza di Giacobbe. Ed egli è stato Re in Iesurun, Quando si raunavano i Capi del popolo, Insieme con le tribù d’Israele Viva RUBEN, e non muoia; Ma sieno i suoi uomini pochi. E quest’è la benedizion di GIUDA. Mosè adunque disse: Ascolta, o Signore, la voce di Giuda, E riconducilo al suo popolo; Bastingli le sue mani, E siigli in aiuto, per liberarlo da’ suoi nemici Poi disse di LEVI: I tuoi Tummim e Urim sieno al tuo uomo pietoso, Il qual tu provasti in Massa, E col quale tu contendesti alle acque di Meriba; Il quale dice di suo padre e di sua madre: Io non l’ho veduto; E il quale non ha riconosciuti i suoi fratelli, E non ha conosciuti i suoi figliuoli; Perciocchè essi hanno osservate le tue parole, E guardato il tuo patto. Essi insegneranno le tue ordinazioni a Giacobbe, E la tua Legge ad Israele; Essi presenteranno il profumo alle tue nari, E i sacrificii da ardere interamente, sopra il tuo Altare. O Signore, benedici il suo esercito, E gradisci l’opera delle sue mani; Trafiggi le reni a coloro che si solleveranno contro a lui, E a coloro che l’odieranno, sì che non possano risorgere Di BENIAMINO disse: L’amato del Signore abiti in sicurtà con lui; Egli del continuo gli farà riparo, Ed esso abiterà fra le sue spalle. Poi disse di GIUSEPPE: Il suo paese sia benedetto dal Signore, Delle delizie del cielo, della rugiada, e dell’abisso che giace a basso, E delle delizie che il sole fa produrre, E parimente delle delizie che le lune fanno nascere. E del meglio de’ monti antichi, E delle cose preziose de’ colli eterni. E delle delizie della terra, e di tutto ciò ch’ella contiene, E del favor di colui che stava nel pruno; Venga quello sopra il capo di Giuseppe, E sopra la sommità del capo Di colui ch’è stato messo da parte d’infra i suoi fratelli. Egli ha una bravura, come il primogenito di un toro; E le sue corna son come corna di liocorno; Con quello egli cozzerà i popoli tutti quanti, Fino alle stremità della terra. E queste son le decine delle migliaia d’Efraim, E queste son le migliaia di Manasse Poi disse di ZABULON: Rallegrati, Zabulon, nella tua uscita; E tu, ISSACAR, ne’ tuoi tabernacoli. Essi chiameranno i popoli al Monte, E quivi sacrificheranno sacrificii di giustizia; Perciocchè suggeranno la dovizia del mare, E i tesori nascosti della rena. Poi disse di GAD: Benedetto sia colui che allarga Gad; Egli se ne sta come un fiero leone, E lacera braccio e testa. Egli l’ha provveduto delle primizie del paese, Perciocchè ivi era riposta la parte del Legislatore; Ed egli è venuto co’ capi del popolo; Egli ha eseguita la giustizia del Signore, E i suoi giudicii, con Israele Poi disse di DAN: Dan è come un leoncello Che salta di Basan. Poi disse di NEFTALI: Neftali è sazio di benevolenza, E ripieno della benedizione del Signore; Tu avrai possessione dall’Occidente, e dal Mezzodì. Poi disse di ASER: Aser sarà benedetto in figliuoli; Egli sarà l’aggradevole fra i suoi fratelli, E tufferà il suo piè nell’olio. I tuoi calzari saranno ferro e rame; E la tua forza durerà quanto i tuoi giorni O Iesurun, ei non v’è niuno pari a Dio, Ch’è portato, come sopra un carro, Sopra i cieli in tuo aiuto, E nella sua altezza sopra le nuvole, Che son l’abitacolo dell’eterno Dio, E di sotto son le braccia eterne. Egli ha scacciato d’innanzi a te il nemico; E ha detto: Distruggi. Laonde Israele abiterà da parte in sicurtà; L’occhio di Giacobbe sarà verso un paese di frumento e di mosto; I suoi cieli eziandio stilleranno la rugiada. Beato te, Israele. Quale è il popolo pari a te, Salvato dal Signore, Ch’è lo scudo della tua salvezza, E la spada della tua altezza? Laonde i tuoi nemici s’infingeranno inverso te, E tu calcherai i loro alti luoghi POI Mosè salì dalle campagne di Moab, al monte di Nebo, alla sommità di Pisga, che è dirincontro a Gerico. E il Signore gli fece vedere tutto il paese, Galaad, fino a Dan; e tutto Neftali, e il paese di Efraim, e di Manasse, e tutto il paese di Giuda, fino al mare Occidentale; e la contrada Meridionale, e la pianura, e la valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. E il Signore gli disse: Quest’è il paese del quale io giurai ad Abrahamo, a Isacco, e a Giacobbe, dicendo: Io lo darò alla tua progenie; io te l’ho fatto veder con gli occhi, ma tu non vi entrerai E Mosè, servitor del Signore, morì quivi, nel paese di Moab, secondo che il Signore avea detto. E il Signore lo seppellì nella valle, nel paese di Moab, dirimpetto a Bet-peor; e niuno, infino a questo giorno, ha saputo ove fosse la sua sepoltura. Or Mosè era d’età di centovent’anni quando morì; la vista non gli era scemata, e il suo vigore non era fuggito. E i figliuoli d’Israele lo piansero nelle campagne di Moab, per trenta giorni; e così si compierono i giorni del pianto del cordoglio di Mosè E Giosuè, figliuolo di Nun, fu ripieno dello Spirito di sapienza; perciocchè Mosè avea posate le sue mani sopra lui; e i figliuoli d’Israele gli ubbidirono, e fecero come il Signore avea comandato a Mosè. Or non è mai più sorto alcun profeta in Israele, simile a Mosè, il quale il Signore ha conosciuto a faccia a faccia, in tutti i miracoli e prodigi, i quali il Signore lo mandò a fare nel paese d’Egitto, contro a Faraone, e contro a tutti i suoi servitori, e contro a tutto il suo paese, e in tutta quella potente mano, e in tutte quelle gran cose tremende, che Mosè fece davanti agli occhi di tutto Israele OR avvenne dopo la morte di Mosè, servitor del Signore, che il Signore parlò a Giosuè, figliuolo di Nun, ministro di Mosè, dicendo: Mosè, mio servitore, è morto; ora dunque, levati, passa questo Giordano, tu, e tutto questo popolo, per entrar nel paese che io do loro, cioè a’ figli d’Israele. Io vi ho dato ogni luogo, il quale la pianta del vostro piè calcherà, come io ne ho parlato a Mosè. I vostri confini saranno dal deserto fino a quel Libano; e dal gran fiume, il fiume Eufrate, tutto il paese degli Hittei, infino al mar grande, dal Ponente. Niuno potrà starti a fronte tutti i giorni della tua vita; come io sono stato con Mosè, così sarò teco; io non ti lascerò, e non ti abbandonerò. Sii valente, e fortificati: perciocchè tu metterai questo popolo in possessione del paese, del quale io ho giurato a’ lor padri che lo darei loro. Sol sii valente, e fortificati grandemente, per prender guardia di far secondo tutta la Legge, la quale Mosè, mio servitore, ti ha data; non rivolgertene nè a destra nè a sinistra, acciocchè tu prosperi dovunque tu andrai. Questo Libro della Legge non si diparta giammai dalla tua bocca; anzi medita in esso giorno e notte; acciocchè tu prenda guardia di far secondo tutto ciò che in esso è scritto; perciocchè allora renderai felici le tue vie, e allora prospererai. Non te l’ho io comandato? sii pur valente, e fortificati; e non isgomentarti, e non ispaventarti; perciocchè il Signore Iddio tuo sarà teco dovunque tu andrai Allora Giosuè comandò agli Ufficiali del popolo, dicendo: Passate per mezzo il campo, e comandate al popolo, dicendo: Apparecchiatevi della vittuaglia; perciocchè di qui a tre giorni voi avete a passar questo Giordano, per andare a possedere il paese che il Signore Iddio vostro vi dà, acciocchè lo possediate. Giosuè parlò eziandio a’ Rubeniti, e ai Gaditi, e alla mezza tribù di Manasse, dicendo: Ricordatevi di ciò che Mosè, servitor di Dio, vi ha comandato, dicendo: Il Signore Iddio vostro vi ha messi in riposo, e vi ha dato questo paese. Le vostre mogli, i vostri piccoli fanciulli e il vostro bestiame, dimorino nel paese, il quale Mosè vi ha dato di qua dal Giordano; ma voi, quanti siete valenti e forti, passate in armi davanti a’ vostri fratelli, e date loro aiuto; finchè il Signore abbia posti in riposo i vostri fratelli, come voi; e che posseggano anch’essi il paese, il quale il Signore Iddio vostro dà loro; e poi voi ritornerete al paese della vostra possessione, il quale Mosè, servitor del Signore, vi ha dato di qua dal Giordano, dal sol levante, e lo possederete Ed essi risposero a Giosuè, dicendo: Noi faremo tutto quel che tu ci hai comandato, e andremo dovunque tu ci manderai. Noi ti ubbidiremo interamente come abbiamo ubbidito a Mosè; sia pure il Signore Iddio tuo teco, come è stato con Mosè. Chiunque sarà ribello a’ tuoi comandamenti, e non ubbidirà alle tue parole, in qualunque cosa tu gli comanderai, sarà fatto morire; sii pur valente, e fortificati OR Giosuè, figliuolo di Nun, avea mandati segretamente da Sittim due uomini, per ispiare il paese; dicendo loro: Andate, vedete il paese, e Gerico. Essi adunque andarono, ed entrarono in casa d’una meretrice, il cui nome era Rahab, e quivi si posarono. E ciò fu rapportato al re di Gerico, e gli fu detto: Ecco, certi uomini sono entrati là entro questa notte, mandati da’ figliuoli d’Israele, per ispiare il paese. E il re di Gerico mandò a dire a Rahab: Fa’ uscir fuori quegli uomini che son venuti a te, e sono entrati in casa tua; perciocchè essi son venuti per ispiar tutto il paese. Ma la donna avea presi que’ due uomini, e li avea nascosti. Ed ella disse: Egli è vero; quegli uomini erano venuti in casa mia; e io non sapeva onde si fossero. Ma in sul serrar delle porte, nel farsi oscuro, quegli uomini sono usciti fuori; io non so dove sieno andati; perseguiteli prestamente, perciocchè voi li raggiungerete. Or essa li avea fatti salir sul tetto, e li avea nascosti sotto del lino non ancora gramolato, il quale ella avea disteso sopra il tetto. E alcuni uomini li perseguirono per la via del Giordano, infino a’ passi; e tosto che furono usciti quelli che li perseguivano, la porta fu serrata Ora, avanti che quegli uomini si mettessero a giacere, ella salì a loro in sul tetto. E disse loro: Io so che il Signore vi ha dato il paese, e che lo spavento di voi è caduto sopra noi, e che tutti gli abitanti del paese son divenuti tutti fiacchi, per tema di voi. Perciocchè noi abbiamo udito come il Signore seccò le acque del mar rosso d’innanzi a voi, quando voi usciste di Egitto; abbiamo ancora udito ciò che avete fatto a’ due re degli Amorrei, ch’erano di là dal Giordano, a Sihon, e ad Og; i quali voi avete distrutti al modo dell’interdetto. E, avendolo udito, il cuor nostro si è strutto, e l’animo non è più restato fermo in alcuno per tema di voi; conciossiachè il vostro Dio sia Iddio in cielo disopra, e in su la terra disotto. Ora dunque, giuratemi, vi prego, per lo Signore, e datemene un segno verace, che poichè io ho usata benignità inverso voi, voi altresì userete benignità inverso la casa di mio padre; e che salverete la vita a mio padre, e a mia madre, e ai miei fratelli, e alle mie sorelle, e a tutti i loro; e che salverete da morte le nostre persone. E quegli uomini le dissero: Se voi non palesate questo nostro affare, noi esporremo a morte le nostre persone per voi; e quando il Signore ci avrà dato il paese, noi useremo benignità e lealtà inverso te. Allora ella li calò giù dalla finestra con una fune perciocchè la sua casa atteneva al muro della città, ed ella dimorava in sul muro; e disse loro: Andate verso il monte, che talora quelli che vi perseguono non vi scontrino; e quivi state nascosti tre giorni, finchè sieno ritornati quelli che vi perseguono; e poi andrete a vostro cammino. E quegli uomini le dissero; Noi saremo sciolti da questo tuo giuramento, che tu ci hai fatto fare, in questa maniera. Ecco, quando noi entreremo nel paese, tu legherai questa cordella di filo di scarlatto alla finestra, per la quale tu ci avrai calati giù, e accoglierai appo te in questa casa tuo padre, e tua madre, e i tuoi fratelli, e tutta la famiglia di tuo padre. E se alcuno esce fuor dell’uscio di casa tua, il suo sangue sarà sopra il suo capo, e noi non vi avremo colpa; ma il sangue di chiunque sarà teco in casa sarà sopra il nostro capo, se alcuno gli metterà la mano addosso. Se altresì tu palesi questo nostro affare, noi saremo sciolti dal tuo giuramento che tu ci hai fatto fare. Ed ella disse: Egli è ragionevole di fare come voi avete detto. Poi li accommiatò, ed essi se ne andarono. Ed ella legò la cordella dello scarlatto alla finestra E coloro se ne adarono, e, giunti al monte, dimorarono quivi tre giorni; finchè fossero ritornati coloro che li perseguivano; i quali avendoli cercati per tutto il cammino, non li trovarono. E que’ due uomini se ne ritornarono; e scesi giù dal monte, passarono il Giordano, e vennero a Giosuè, figliuolo di Nun, e gli raccontarono tutte le cose ch’erano loro avvenute. E dissero a Giosuè: Certo, il Signore ci ha dato nelle mani tutto quel paese; e anche tutti gli abitanti del paese son divenuti fiacchi per tema di noi E GIOSUÈ si levò la mattina a buon’ora; ed egli e tutti i figliuoli di Israele, partirono di Sittim, e arrivarono infino al Giordano, e quivi si posarono la notte, avanti che passassero. E in capo di tre giorni, gli Ufficiali passarono per mezzo il campo; e comandarono al popolo, dicendo: Come prima vedrete partir l’Arca del Patto del Signore Iddio vostro, e i sacerdoti Leviti che la portano, partitevi ancora voi da’ vostri alloggiamenti, e andate dietro a lei. Pur siavi distanza tra voi ed essa dello spazio d’intorno a duemila cubiti; non accostatevi ad essa, acciocchè voi conosciate la via per la quale avete a camminare; perciocchè per addietro voi non siete passati per questa via. E Giosuè disse al popolo: Santificatevi: perciocchè domani il Signore farà maraviglie nel mezzo di voi. Poi Giosuè parlò a’ sacerdoti, dicendo: Caricatevi in su le spalle l’Arca del Patto, e passate dinanzi al popolo. Essi adunque si caricarono in sul le spalle l’Arca del Patto, e camminarono dinanzi al popolo Ora il Signore avea detto a Giosuè: Oggi comincerò a magnificarti nel cospetto di tutto Israele; acciocchè sappiano che, come io sono stato con Mosè, sarò teco. Tu adunque comanda a’ sacerdoti che portano l’Arca del Patto, dicendo: Quando voi sarete giunti alla riva dell’acque del Giordano, fermatevi nel Giordano. E Giosuè disse a’ figliuoli d’Israele: Accostatevi qua e ascoltate le parole del Signore Iddio vostro. Poi Giosuè disse: Da questo conoscerete che l’Iddio vivente è nel mezzo di voi, e ch’egli del tutto caccerà d’innanzi a voi i Cananei, e gli Hittei, e gli Hivvei, e i Ferizzei, e i Ghirgasei, e gli Amorrei, e i Gebusei. Ecco, l’Arca del Patto del Signore di tutta la terra passerà ora davanti a voi per lo Giordano. Ora dunque, prendetevi dodici uomini delle tribù d’Israele, un uomo per tribù. Ed egli avverrà che, come le piante de’ piedi de’ sacerdoti che portano l’Arca dell’Eterno Signore di tutta la terra, si poseranno nell’acque del Giordano, le acque del Giordano verranno meno; e le acque che scendono di sopra si fermeranno in un mucchio E quando il popolo fu partito dalle sue tende per passare il Giordano, i sacerdoti che portavano l’Arca del Patto camminando davanti al popolo, come quelli che portavano l’Arca furono giunti al Giordano, e i sacerdoti che portavano l’Arca ebber tuffati i piedi nella riva dell’acque or il Giordano è pieno fin sopra tutte le sue rive il tempo della mietitura; le acque che scendevano di sopra si fermarono, e si alzarono in un mucchio, molto lungi, dalla città di Adam, che è allato a Sartan; e quelle che correvano disotto verso il mare della campagna, che è il mar salso, vennero meno, e si scolarono; e il popolo passò dirimpetto a Gerico. E i sacerdoti che portavano l’Arca del Patto del Signore si fermarono ritti nell’asciutto, in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele passava per l’asciutto, finchè tutta la gente ebbe finito di passare il Giordano OR, quando tutta la gente ebbe finito di passare il Giordano perciocchè il Signore avea detto a Giosuè: Pigliatevi dodici uomini del popolo, un uomo di ciascuna tribù; e comandate loro, dicendo: Toglietevi di qui, di mezzo del Giordano, dal luogo dove i piedi de’ sacerdoti stanno fermi, dodici pietre, e portatele di là dal Giordano con voi, e posatele nell’alloggiamento, nel quale voi alloggerete questa notte; Giosuè chiamò i dodici uomini, i quali egli avea ordinati d’infra i figliuoli d’Israele, un uomo di ciascuna tribù, e disse loro: Passate dinanzi all’Arca del Signore Iddio vostro, in mezzo al Giordano, e levisi ciascun di voi in ispalla una pietra, secondo il numero delle tribù de’ figliuoli d’Israele. Acciocchè questo sia un segnale nel mezzo di voi. Quando i vostri figliuoli vi domanderanno nel tempo a venire, dicendo: Che voglion dire queste pietre che avete qui? Voi direte loro: Come l’acque del Giordano vennero meno d’innanzi all’Arca del Patto del Signore, quando ella passò il Giordano; e che queste pietre sono state poste per ricordanza a’ figliuoli d’Israele, in perpetuo. E i figliuoli d’Israele fecero come Giosuè avea comandato; e tolsero, secondo che il Signore avea detto a Giosùe, dodici pietre di mezzo al Giordano, secondo il numero delle tribù de’ figliuoli d’Israele; e le portarono di là dal Giordano con loro, all’alloggiamento, e quivi le posarono. Giosuè ancora rizzò dodici pietre in mezzo al Giordano, nel luogo stesso dove i piedi de’ sacerdoti che portavano l’Arca del Patto s’erano fermati; le quali son restate quivi infino a questo giorno I sacerdoti adunque che portavano l’Arca stettero ritti in mezzo al Giordano, finchè tutte le cose che il Signore avea comandate a Giosuè di dire al popolo furono finite, secondo tutto ciò che Mosè avea comandato a Giosuè; e il popolo si affrettò di passare. E, quando tutto il popolo ebbe finito di passare, l’Arca del Signore passò anche essa, e i sacerdoti si misero dinanzi al popolo. Or i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, e la metà della tribù di Manasse, passarono in armi dinanzi a’ figliuoli d’Israele, secondo che Mosè avea loro detto. Essi passarono, nelle campagne di Gerico, davanti al Signore, alla guerra, in numero d’intorno a quarantamila combattenti. In quel giorno il Signore magnificò Giosuè davanti agli occhi di tutto Israele; ed essi lo temettero, come aveano temuto Mosè, tutti i giorni della sua vita. Or il Signore avea parlato a Giosuè, dicendo: Comanda a’ sacerdoti che portano l’Arca della Testimonianza, che salgano fuor del Giordano. E Giosuè comandò, e disse a’ sacerdoti: Salite fuor del Giordano. E avvenne, che quando i sacerdoti che portavano l’Arca del Patto del Signore furono saliti di mezzo al Giordano, come prima le piante de’ lor piedi ne furono spiccate, e poste in su l’asciutto, le acque del Giordano ritornarono al luogo loro, e corsero come per addietro, sopra tutte le rive di esso. Così il popolo salì fuor del Giordano, nel decimo giorno del primo mese, e si accampò in Ghilgal, dal lato orientale di Gerico E Giosuè rizzò in Ghilgal quelle dodici pietre, che aveano tolte dal Giordano. E disse a’ figliuoli d’Israele in questa maniera: Quando i vostri figliuoli nel tempo a venire domanderanno i lor padri, dicendo: Che voglion dire queste pietre? Voi il farete assapere a’ vostri figliuoli, dicendo: Israele passò questo Giordano per l’asciutto. Conciossiachè il Signore Iddio vostro abbia seccate le acque del Giordano davanti a voi, finchè voi siate passati; siccome il Signore Iddio vostro fece al mar rosso, il quale egli seccò davanti a noi, finchè fossimo passati; acciocchè tutti i popoli della terra sappiano che la mano del Signore è potente; affinchè voi temiate del continuo il Signore Iddio vostro Ora, come tutti re degli Amorrei che erano di qua dal Giordano, verso Ponente, e tutti i re de’ Cananei, ch’erano presso al mare, udirono che il Signore avea seccate le acque del Giordano davanti a’ figliuoli d’Israele, finchè fossero passati; il cuor loro divenne tutto fiacco, e non restò loro più alcun animo, per tema de’ figliuoli d’Israele. IN quel tempo il Signore disse a Giosuè: Fatti de’ coltelli taglienti, e torna di nuovo a circoncidere i figliuoli d’Israele. Giosuè adunque si fece dei coltelli taglienti, e circoncise i figliuoli d’Israele al colle de’ prepuzi. Or questa fu la cagione per la quale Giosuè li circoncise: tutti i maschi del popolo, ch’era uscito di Egitto, cioè, tutti gli uomini di guerra, erano morti nel deserto per lo cammino, dopo essere usciti di Egitto. E, benchè tutto il popolo che uscì d’Egitto fosse circonciso, non però aveano circonciso tutto il popolo ch’era nato nel deserto per lo cammino, dopo che furono usciti d’Egitto. Perciocchè, dopo che i figliuoli d’Israele furono camminati quarant’anni per lo deserto, finchè fosse consumata la gente degli uomini di guerra ch’erano usciti di Egitto, i quali non aveano ubbidito alla voce del Signore, onde il Signore avea lor giurato, che non farebbe lor vedere il paese, del quale avea giurato a’ lor padri, che ce lo darebbe; paese stillante latte e miele; il Signore fece sorgere, in luogo loro, i lor figliuoli, e quelli circoncise Giosuè; perciocchè erano incirconcisi, conciossiachè non fossero stati circoncisi per lo cammino. E, dopo che si fu finito di circoncidere tutta la gente, dimorarono fermi nel campo, finchè fossero guariti. E il Signore disse a Giosuè: Oggi io vi ho tolto d’addosso il vituperio di Egitto. Ed egli pose nome a quel luogo, Ghilgal, il quale dura fino a questo giorno E i figliuoli d’Israele, accampati in Ghilgal, celebrarono la Pasqua nel quartodecimo giorno di quel mese, in su la sera nelle campagne di Gerico. E il giorno seguente la Pasqua, in quello stesso giorno, mangiarono del grano del paese, in pani azzimi, e del grano arrostito. E il giorno appresso ch’ebber mangiato del grano del paese, la manna cessò; e i figliuoli d’Israele non ebbero più manna; anzi quell’anno mangiarono del frutto della terra di Canaan Or avvenne che, mentre Giosuè era presso a Gerico, egli alzò gli occhi, e riguardò, ed ecco, un uomo stava ritto davanti a lui, il quale avea la sua spada tratta in mano. E Giosuè andò a lui, e gli disse: Sei tu de’ nostri, ovvero dei nostri nemici? Ed egli disse: No; anzi io sono il Capo dell’esercito del Signore; pur ora son venuto. E Giosuè cadde sopra la sua faccia in terra, e adorò; e gli disse: Che vuol dire il mio Signore al suo servitore? E il Capo dell’esercito del Signore disse a Giosuè: Tratti le scarpe da’ piedi; perciocchè il luogo, sopra il quale tu stai, è santo. E Giosuè fece così OR Gerico era serrata ed abbarrata, per tema de’ figliuoli d’Israele; niuno ne usciva, e niuno vi entrava. E il Signore disse a Giosuè: Vedi, io ti do nelle mani Gerico, e il suo re, e la sua gente di valore. Voi dunque, quanti siete uomini di guerra, circuite la città, aggirandola una volta. Fa’ così per sei giorni. E sette sacerdoti portino davanti all’Arca sette trombe da sonar suono d’allegrezza; e al settimo giorno circuite la città sette volte, e suonino i sacerdoti con le trombe. E quando soneranno alla distesa col corno da sonar suono d’allegrezza, e voi udirete il suon delle trombe, sclami tutto il popolo con gran grida; e le mura della città caderanno sotto di sè, e il popolo vi salirà dentro, ciascuno dirincontro a sè Allora Giosuè, figliuolo di Nun, chiamò i sacerdoti, e disse loro: Portate l’Arca del Patto sopra le vostre spalle; e sette sacerdoti portino davanti all’Arca del Signore sette trombe da sonar suono d’allegrezza. Disse ancora al popolo: Passate, e circuite la città; e passi la gente di guerra davanti all’Arca del Signore. E quando Giosuè ebbe detto questo al popolo, i sette sacerdoti, portando sette trombe da sonar suono d’allegrezza davanti al Signore, passarono oltre, e sonarono con le trombe; e l’Arca del Patto del Signore andava dietro a loro. E la gente di guerra camminava dinanzi a’ sacerdoti che sonavano con le trombe; ma la retroguardia camminava dietro all’Arca; camminando si sonava con le trombe. Or Giosuè avea comandato al popolo, dicendo; Non isclamate, e non fate udir la vostra voce, e non esca dalla vostra bocca parola alcuna, fino al giorno che io vi dirò: Sclamate; allora sclamate. Così Giosuè fece circuir la città all’Arca del Signore, aggirandola una volta; poi il popolo se ne venne nel campo, e alloggiò nel campo. Poi Giosuè si levò la mattina, e i sacerdoti si caricarono l’Arca del Signore in su le spalle. E sette sacerdoti, portando sette trombe da sonar suono di allegrezza dinanzi all’Arca del Signore, camminavano, e camminando sonavano con le trombe; e la gente di guerra andava dinanzi a loro; e la retroguardia camminava dietro all’Arca del Signore; camminando si sonava con le trombe. E circuirono una volta la città nel secondo giorno, e poi ritornarono nel campo. Così fecero per sei giorni. E al settimo giorno, levatisi la mattina allo spuntar dell’alba, circuirono la città nella medesima maniera sette volte; sol quel giorno circuirono la città sette volte. E la settima volta, come i sacerdoti sonavano con le trombe, Giosuè disse al popolo: Sclamate; perciocchè il Signore vi ha data la città E la città sarà un interdetto consacrato al Signore, insieme con tutto ciò che vi è dentro; sol la meretrice Rahab sarà lasciata in vita, con tutti quelli che saranno in casa con lei; perciocchè ella nascose i messi i quali noi mandammo. Or guardatevi sol dell’interdetto, che talora voi non vi rendiate colpevoli intorno all’interdetto, prendendo alcuna cosa d’esso, e non mettiate il campo di Israele nell’interdetto, e nol turbiate. Ma tutto l’argento, e l’oro, e i vasellamenti di rame e di ferro, saranno consacrati al Signore; essi entreranno nel tesoro del Signore. Il popolo adunque sclamò, e i sacerdoti sonarono con le trombe; e avvenne che, quando il popolo ebbe udito il suon delle trombe, ed ebbe sclamato con gran grida, le mura di Gerico caddero sotto di sè; e il popolo salì dentro alla città, ciascuno dirincontro a sè, e presero la città. E distrussero al modo dell’interdetto tutto quello ch’era dentro della città, uomini e donne, fanciulli e vecchi; fino a’ buoi, alle pecore, ed agli asini; mettendoli a fil di spada. E Giosuè disse a’ due uomini che aveano spiato il paese: Andate in casa di quella donna meretrice, e fatene uscire lei, e tutto ciò che le appartiene, come voi le giuraste. E que’ giovani che aveano spiato il paese entrarono in quella casa, e ne fecero uscir fuori Rahab, e suo padre, e sua madre, e i suoi fratelli, e tutto ciò che le apparteneva; fecero eziandio uscir fuori tutte le famiglie dei suoi, e le misero fuor del campo d’Israele. E i figliuoli d’Israele bruciarono col fuoco la città, e tutto ciò che v’era dentro; sol posero l’argento, e l’oro, e i vasellamenti di rame e di ferro, nel tesoro della Casa del Signore. E Giosuè salvò la vita a Rahab meretrice, e alla famiglia di suo padre, e a tutti i suoi; ed essa è dimorata per mezzo Israele fino a questo giorno; perciocchè avea nascosti i messi che Giosuè avea mandati per ispiar Gerico. E Giosuè in quel tempo fece fare un giuramento, dicendo: Maledetto sia, nel cospetto del Signore, l’uomo il quale imprenderà di riedificar questa città di Gerico; egli la fonderà sopra il suo figliuol maggiore, e poserà le porte d’essa sopra il suo figliuol minore. E il Signore fu con Giosuè, e la fama di esso andò per tutta la terra MA i figliuoli d’Israele commisero misfatto intorno all’interdetto; perciocchè Acan, figliuolo di Carmi, figliuolo di Zabdi, figliuolo di Zera, della tribù di Giuda, prese dell’interdetto; laonde l’ira del Signore si accese contro a’ figliuoli d’Israele. E Giosuè mandò degli uomini da Gerico in Ai, che è vicino di Bet-aven, dal lato Orientale di Betel, e disse loro: Salite e spiate il paese. Ed essi salirono, e spiarono Ai. Poi tornarono a Giosuè, e gli dissero: Tutto il popolo non salga; salgano solo intorno a due o tremila uomini, e percoteranno Ai; non istancar tutto il popolo, facendolo andar là; perciocchè in Ai son poca gente. Così salirono là intorno a tremila uomini del popolo, i quali fuggirono davanti alla gente d’Ai. E la gente d’Ai ne percosse intorno a trentasei uomini, e li perseguirono d’appresso alla porta fino in Sebarim, e li percossero nella scesa; laonde il cuor del popolo si strusse, e divenne come acqua E Giosuè si stracciò i vestimenti, e cadde in su la sua faccia in terra davanti all’Arca del Signore, e stette così infino alla sera, egli, e gli Anziani d’Israele; e si gittarono della polvere in sul capo. E Giosuè disse: Ahi! Signore Iddio, perchè hai pur fatto passare il Giordano a questo popolo, per darci nelle mani degli Amorrei, acciocchè ci distruggano? oh! ci fossimo noi pur contentati di star di là dal Giordano! Ahi! Signore, che dirò io, poichè Israele ha voltate le spalle davanti a’ suoi nemici? I Cananei, e tutti gli abitanti del paese, l’udiranno, e si rauneranno d’ogn’intorno contro a noi, e distruggeranno il nostro nome d’in su la terra: e che farai tu del tuo gran Nome? E il Signore rispose a Giosuè: Levati: perchè sei tu così prostrato sopra la tua faccia? Israele ha peccato, e anche hanno trasgredito il mio patto, che io avea loro comandato, e anche hanno preso dell’interdetto, e anche hanno rubato, e anche hanno mentito, e anche l’hanno posto fra i loro arnesi. Perciò i figliuoli d’Israele non potranno stare a fronte a’ lor nemici, e volteranno le spalle davanti a loro; perchè son divenuti interdetto. Io non sarò più con voi, se non distruggete d’infra voi l’interdetto. Levati, santifica il popolo, e digli: Santificatevi per domani; perciocchè così ha detto il Signore Iddio d’Israele: O Israele, ei v’è fra te dell’interdetto; tu non potrai stare a fronte a’ tuoi nemici, finchè non abbiate tolto l’interdetto del mezzo di voi. Poi domattina vi accosterete, a tribù a tribù; e la tribù che il Signore avrà presa si accosterà a nazione a nazione; e la nazione che il Signore avrà presa si accosterà a famiglia a famiglia; e la famiglia che il Signore avrà presa si accosterà a uomo a uomo. E colui che sarà colto nell’interdetto sarà arso col fuoco, egli, e tutto ciò che è suo; perciocchè egli ha trasgredito il patto del Signore, e ha commessa scelleratezza in Israele Giosuè adunque si levò la mattina a buon’ora, e fece accostare Israele a tribù a tribù; e la tribù di Giuda fu presa. E, fatta accostar la tribù di Giuda, il Signore prese la nazione degli Zariti; poi, fatta accostar la nazione degli Zariti, a uomo a uomo, Zabdi fu preso. Poi, fatta accostar la famiglia di esso, a uomo a uomo, fu preso Acan, figliuolo di Carmi, figliuolo di Zabdi, figliuolo di Zera, della tribù di Giuda. E Giosuè disse ad Acan: Deh! figliuol mio, da’ gloria al Signore Iddio d’Israele, e fagli confessione, e dichiarami ora ciò che tu hai fatto; non celarmelo. E Acan rispose a Giosuè, e gli disse: Certo, io ho peccato contro al Signore Iddio d’Israele, e ho fatto così e così. Avendo veduta fra le spoglie una bella mantellina Babilonica, e dugento sicli d’argento, e un regol d’oro di peso di cinquanta sicli, io m’invaghii di queste cose, e le presi; ed ecco, sono nascoste in terra in mezzo del mio padiglione, e l’argento è sotto la mantellina. Allora Giosuè mandò de’ messi, i quali corsero a quel padiglione; ed ecco, la mantellina era nascosta nel padiglione, e sotto essa era l’argento. Essi adunque presero quelle cose di mezzo del padiglione, e le portarono a Giosuè, e a tutti i figliuoli d’Israele, e le gettarono davanti al Signore. E Giosuè, e tutto Israele con lui, presero Acan, figliuolo di Zera, e l’argento, e la mantellina, e il regol d’oro, e i figliuoli e le figliuole di esso, e i suoi buoi, e i suoi asini, e le sue pecore, e il suo padiglione, e tutto ciò ch’era suo, e li menarono nella valle di Acor. E Giosuè disse ad Acan: Perchè ci hai tu conturbati? il Signore ti conturbi in questo giorno. E tutto Israele lo lapidò con pietre; e, dopo aver lapidati gli altri con pietre, li bruciarono tutti col fuoco. Poi alzarono sopra lui un gran monte di pietre, il qual dura infino a questo giorno. E il Signore s’acquetò della sua ardente ira: per ciò quel luogo è stato nominato: Valle di Acor, fino al dì d’oggi POI il Signore disse a Giosuè: Non temere, e non ispaventarti; prendi teco tutta la gente di guerra, e levati, e sali contro ad Ai; vedi, io ti ho dato nelle mani il re d’Ai, e il suo popolo, e la sua città, e il suo paese. Or fa’ ad Ai, e al suo re, come tu hai fatto a Gerico, e al suo re; sol voi prenderete per voi le spoglie, e il bestiame di essa; metti degli agguati alla città, dalla parte di dietro di essa Giosuè adunque, e tutta la gente di guerra, si levò per salire contro ad Ai; e Giosuè scelse trentamila uomini, valenti e prodi, e li mandò innanzi di notte. E comandò loro, dicendo: Vedete, state agli agguati contro alla città, dalla parte di dietro della città; non vi allontanate molto dalla città, e siate tutti presti. Ed io, e tutto il popolo che resta meco, ci appresseremo alla città, e quando essi usciranno contro a noi, come la prima volta, noi fuggiremo davanti a loro ed essi usciranno dietro a noi, finchè noi li abbiamo tratti fuor della città; perciocchè diranno: Essi fuggono davanti a noi, come la prima volta; e noi fuggiremo davanti a loro. Allora levatevi dagli agguati, e occupate la città; perciocchè il Signore Iddio vostro ve la darà nelle mani. E quando voi avrete presa la città, mettetevi il fuoco; fate secondo la parola del Signore; vedete, io ve l’ho comandato. Così Giosuè li mandò; ed essi andarono agli agguati, e si fermarono fra Betel ed Ai, dal ponente d’Ai; e Giosuè dimorò quella notte per mezzo il popolo. E la mattina levatosi a buon’ora, fece la rassegna del popolo; ed egli con gli Anziani d’Israele salì davanti al popolo, verso Ai. E tutta la gente di guerra ch’era con lui, salì, e si accostò, e giunse dirimpetto alla città, e pose campo dalla parte settentrionale d’Ai; e la valle era tra lui ed Ai. Prese ancora intorno a cinquemila uomini, i quali egli pose in agguati tra Betel ed Ai, dal Ponente della città. E, dopo che tutto il popolo fu disposto, cioè tutto il campo, ch’era dal Settentrione della città, e il suo agguato, ch’era dal Ponente di essa, Giosuè camminò quella notte per lo mezzo della valle. E quando il re d’Ai ebbe ciò veduto, la gente della città si affrettò, e si levò a buon’ora. E il re, e tutto il suo popolo uscì alla campagna a punto preso ad incontrare Israele, per dargli battaglia; or egli non sapeva che vi erano degli agguati dietro alla città contro a lui. Allora Giosuè, e tutto Israele, fecero vista d’essere sconfitti da loro, e fuggirono, traendo al deserto. E tutto il popolo ch’era in Ai, fu adunato a grido, per perseguitarli. Così perseguitarono Giosuè, e furono tratti fuor della città. E non restò alcun uomo dentro ad Ai, nè dentro a Betel, che non uscisse dietro ad Israele; e lasciarono la città aperta, e perseguitarono Israele. Allora il Signore disse a Giosuè: Leva lo stendardo che tu hai in mano, verso Ai; perciocchè io te la darò nelle mani. E Giosuè levò verso la città lo stendardo ch’egli avea in mano. E tosto, come egli ebbe stesa la mano, gli agguati si levarono dal lor luogo, e corsero, ed entrarono nella città, e la presero, e si affrettarono a mettervi il fuoco. E gli uomini d’Ai, rivoltisi indietro, riguardarono; ed ecco, il fumo della città saliva al cielo, e non ebbero spazio per fuggir nè qua nè là; e il popolo che fuggiva verso il deserto si rivoltò contro a quelli che lo perseguitavano. Giosuè adunque, e tutto Israele, veggendo che gli agguati aveano presa la città, e che il fumo di essa saliva, voltarono faccia, e percossero la gente d’Ai. Quegli altri eziandio uscirono fuor della città incontro a loro; e così furono rinchiusi in mezzo d’Israele, essendo gli uni di qua, e gli altri di là; ed essi li sconfissero in modo, che non ne lasciarono alcuno di resto in vita Presero ancora il re di Ai vivo, e lo menarono a Giosuè. E, dopo ch’Israele ebbe finito di uccidere tutti gli abitanti d’Ai nella campagna, nel deserto, dove li aveano perseguitati; e che tutti interamente furono abbattuti a fil di spada, tutto Israele se ne ritornò verso Ai, e la mise a fil di spada. E tutti quelli che caddero morti in quel giorno, così uomini come donne, furono dodicimila persone ch’erano tutta la gente d’Ai. E Giosuè non ritrasse la sua mano, la quale egli avea stesa con lo stendardo, finchè non ebbe distrutti nel modo dell’interdetto tutti gli abitanti d’Ai. Gl’Israeliti predarono sol per loro il bestiame, e le spoglie di quella città, secondo ciò che il Signore avea comandato a Giosuè. E Giosuè bruciò Ai, e la ridusse in un monte di ruine in perpetuo, come è infino al dì d’oggi. Appiccò ancora ad un legno il re d’Ai, il qual vi rimase fino alla sera; ma in sul tramontar del sole, Giosuè comandò che il corpo morto di esso fosse messo giù dal legno; e fu gittato all’entrata della porta della città, e sopra esso fu alzato un gran monte di pietre, il qual dura fino a questo giorno ALLORA Giosuè edificò un altare al Signore Iddio d’Israele, nel monte di Ebal, secondo che Mosè, servitor del Signore, avea comandato a’ figliuoli d’Israele, come è scritto nel Libro della Legge di Mosè; un altare di pietre intiere, sopra le quali non avea fatto passar ferro; e i figliuoli d’Israele offersero sopra esso olocausti al Signore, e sacrificarono sacrificii da render grazie. Scrisse ancora quivi, sopra delle pietre un transunto della Legge di Mosè; la quale egli avea scritta, per esser posta davanti a’ figliuoli d’Israele. E tutto Israele, e i suoi Anziani, e i suoi Ufficiali, Prefetti, e i suoi Giudici, stavano in piè di qua e di là dall’Arca, dirimpetto a’ sacerdoti Leviti, che portavano l’Arca del patto del Signore; tutti dico, così forestieri, come natii d’Israele; l’una metà stava dirimpetto al monte di Gherizim, e l’altra metà dirimpetto al monte di Ebal; come Mosè, servitor del Signore, avea comandato, per benedire il popolo d’Israele la prima volta. E, dopo questo, egli lesse tutte le parole della Legge, le benedizioni e le maledizioni, secondo tutto ciò ch’è scritto nel Libro della Legge. Ei non vi fu parola alcuna, di tutto ciò che Mosè avea comandato, che Giosuè non leggesse davanti a tutta la raunanza d’Israele, eziandio delle donne, e de’ piccoli fanciulli, e de’ forestieri che andavano fra loro ORA, come tutti i re ch’erano di qua dal Giordano, nel monte, e nella pianura, e lungo tutto il lito del mar grande, fin dirimpetto al Libano, l’Hitteo, l’Amorreo, il Cananeo, il Ferizzeo, l’Hivveo, e il Gebuseo, ebbero intese queste cose, si adunarono tutti insieme per guerreggiar con Giosuè, e con Israele, di pari consentimento Ma gli abitanti di Gabaon, avendo udito ciò che Giosuè avea fatto a Gerico e ad Ai, si adoperarono anch’essi, ma con inganno; perciocchè andarono, e fecero provvisione di vittuaglia, e presero de’ sacchi logori, sopra i loro asini, e degli otri di vino logori, ch’erano stati schiantati e poi ricuciti; e de’ calzamenti logori, e risarciti ne’ piedi; e dei vestimenti logori indosso; e tutto il pane della lor provvisione era secco e mucido. E andarono a Giosuè, nel campo, in Ghilgal, e dissero a lui e a’ principali d’Israele: Noi siamo venuti di lontano paese; ora dunque fate patto con noi. E i principali d’Israele dissero a quegli Hivvei: Forse voi abitate nel mezzo di noi; come dunque faremo noi lega con voi? Ma essi dissero a Giosuè: Noi siamo tuoi servitori. E Giosuè disse loro: Chi siete voi, e donde venite? Ed essi gli dissero: I tuoi servitori son venuti di molto lontan paese, alla fama del Signore Iddio tuo; perciocchè noi abbiamo udita la sua fama, e tutto ciò ch’egli ha fatto in Egitto, e tutto ciò ch’egli ha fatto a’ due re degli Amorrei, ch’erano di là dal Giordano; a Sihon, re di Hesbon, e ad Og, re di Basan, che dimorava in Astarot. E i nostri Anziani, e tutti gli abitanti del nostro paese, ci hanno detto: Prendete in mano della provvisione per lo viaggio, e andate incontro a coloro, e dite loro: Noi siamo vostri servitori; fate dunque patto con noi. Quest’è il nostro pane; noi lo prendemmo caldo dalle case nostre per nostra provvisione, nel giorno che partimmo per venire a voi; ma ora, ecco egli è secco, ed è diventato mucido; e questi sono gli otri del vino, i quali noi empiemmo tutti nuovi; ed ecco, sono schiantati; e questi nostri vestimenti, e i nostri calzamenti, si son logorati per lo molto lungo viaggio. E que’ personaggi presero della lor provvisione, e non domandarono la bocca del Signore E Giosuè fece pace con loro, e patteggiò con loro, che li lascerebbe vivere; e i principali della raunanza lo giurarono loro. Ma tre giorni appresso ch’ebbero fatto patto con loro, intesero ch’erano lor vicini, e che abitavano nel mezzo di loro. Perciocchè al terzo giorno, i figliuoli d’Israele si mossero, e vennero alle lor città, ch’erano Gabaon, e Chefira, e Beerot, e Chiriat-iearim. E i figliuoli d’Israele non li percossero; perciocchè i principali della raunanza aveano giurato loro per lo Signore Iddio d’Israele. E tutta la raunanza mormorò contro a’ principali E tutti i principali dissero a tutta la raunanza: Noi abbiamo loro giurato per lo Signore Iddio d’Israele; perciò ora non li possiam toccare. Facciamo loro questo, e lasciamoli vivere; acciocchè non vi sia indegnazione contro a noi, per cagione del giuramento che abbiamo loro fatto. Così i principali dissero loro, che si lascerebbero vivere; ma furono ordinati tagliatori di legne, e attignitori d’acqua, per tutta la raunanza; come i principali dissero loro Giosuè adunque li chiamò, e parlò loro, dicendo: Perchè ci avete voi ingannati, dicendo: Noi siamo d’un paese molto lontan da voi; e pur voi abitate nel mezzo di noi? Ora dunque voi siete maledetti, e giammai non sarà che non vi sieno d’infra voi de’ servi, e de’ tagliatori di legne, e degli attignitori di acqua, per la Casa dell’Iddio mio. Ed essi risposero a Giosuè, e dissero: Noi l’abbiam fatto, perciocchè era stato rapportato per cosa certa a’ tuoi servitori ciò che il Signore Iddio tuo avea comandato a Mosè, suo servitore, di darvi tutto il paese, e di distruggere d’innanzi a voi tutti gli abitanti del paese; laonde noi, temendo grandemente di voi per le nostre persone, abbiamo fatto questa cosa; e ora eccoci nelle tue mani; fa’ inverso noi come ti parrà buono e diritto di farci. Egli adunque fece loro così; e li scampò dalle mani de’ figliuoli d’Israele, sì che non li ammazzarono. E in quel giorno Giosuè li ordinò tagliatori di legne, e attignitori d’acqua, per la raunanza, e per l’Altare del Signore, in qualunque luogo egli eleggerebbe; il che dura fino al dì d’oggi ORA, quando Adonisedec, re di Gerusalemme, ebbe udito che Giosuè avea presa Ai, e l’avea distrutta al modo dell’interdetto; e che Giosuè avea fatto ad Ai e al suo re, come avea fatto a Gerico ed al suo re; e che gli abitanti di Gabaon, aveano fatto pace con gl’Israeliti, e ch’erano nel mezzo di loro; egli e il suo popolo, temettero grandemente; perciocchè Gabaon era città grande, come una delle città reali, ed era più grande che Ai, e tutti i suoi abitanti erano uomini di valore. Perciò Adonisedec, re di Gerusalemme, mandò a dire a Hoham, re di Hebron; ed a Piream, re di Iarmut; ed a Iafia, re di Lachis; e a Debir, re di Eglon: Salite a me, e soccorretemi, e noi percoteremo Gabaon; perciocchè ha fatto pace con Giosuè, e co’ figliuoli d’Israele. E i cinque re degli Amorrei, il re di Gerusalemme, il re di Hebron, il re di Iarmut, il re di Lachis, il re di Eglon, si adunarono, con tutti i loro eserciti, e si posero a campo contro a Gabaon, e combatterono contro ad essa. E i Gabaoniti mandarono a dire a Giosuè, nel campo, in Ghilgal: Non sieno le tue mani rimesse a porgere aiuto a’ tuoi servitori; sali a noi prestamente, e salvaci, e soccorrici; perciocchè tutti i re degli Amorrei, che abitano nel monte, si sono adunati contro a noi E Giosuè salì di Ghilgal, insieme con tutta la gente di guerra e tutti gli uomini di valore. E il Signore disse a Giosuè: Non temer di loro; perciocchè io te li ho dati nelle mani; niuno di loro potrà starti a fronte. E Giosuè venne a loro subito improvviso, essendo camminato tutta la notte da Ghilgal. E il Signore il mise in rotta davanti a Israele, il qual li sconfisse con grande sconfitta, presso a Gabaon; e li perseguitò per la via della salita di Bet-horon, e li percosse fino ad Azeca, ed a Maccheda. E mentre essi fuggivano d’innanzi a Israele, ed erano nella scesa di Bet-horon, il Signore gittò sopra loro dal cielo delle pietre grosse, infino ad Azeca; onde essi morirono. Più furono quelli che furono morti dalle pietre della gragnuola, che quelli che i figliuoli d’Israele uccisero con la spada. Allora Giosuè parlò al Signore nel giorno che il Signore diede gli Amorrei in man de’ figliuoli d’Israele, e disse in presenza d’Israele: Sole, fermati in Gabaon: e tu, luna, nella valle d’Aialon. E il sole si fermò e la luna si arrestò, finchè il popolo si fu vendicato de’ suoi nemici. Questo non è egli scritto nel Libro del Diritto? Il sole adunque si arrestò in mezzo del cielo, e non si affrettò a tramontare, per lo spazio d’intorno ad un giorno intiero. E giammai, nè avanti nè poi, non è stato giorno simile a quello, avendo il Signore esaudita la voce d’un uomo; perciocchè il Signore combatteva per Israele Poi Giosuè, insieme con tutto Israele, ritornò al campo, in Ghilgal. Or, que’ cinque re erano fuggiti, e si erano nascosti nella spelonca, ch’è in Maccheda. Ed essendo stato rapportato a Giosuè: I cinque re si son trovati nascosti nella spelonca ch’è in Maccheda, egli disse: Rotolate delle grosse pietre alla bocca della spelonca, e ordinate presso di essa degli uomini per guardarli. Ma voi non restate; perseguitate i vostri nemici, e uccidete quelli che restano dietro; non lasciate ch’entrino nelle lor città; perciocchè il Signore Iddio vostro ve li ha dati nelle mani. E, dopo che Giosuè, e i figliuoli d’Israele, ebbero finito di sconfiggerli d’una molto grande sconfitta, finchè furono del tutto distrutti, e che quelli di loro che scamparono si furono salvati, entrando nelle città forti, tutto il popolo ritornò a Giosuè nel campo, in Maccheda, in pace; niuno mosse pur la lingua contro ad alcuno de’ figliuoli d’Israele. Allora Giosuè disse: Aprite la bocca della spelonca, e traete fuori di essa quei cinque re, e menateli a me. E così fu fatto. E que’ cinque re furono tratti fuori della spelonca, e menati a Giosuè, cioè: il re di Gerusalemme, il re di Hebron, il re di Iarmut, il re di Lachis, e il re di Eglon. E, dopo che quei re furono tratti fuori, e menati a Giosuè, Giosuè chiamò tutti gli uomini d’Israele, e disse a’ capitani della gente di guerra ch’erano andati con lui: Accostatevi, mettete i piedi sul collo di questi re. Ed essi si accostarono, e misero i piedi sul collo loro. E Giosuè disse loro: Non temete, e non vi spaventate; siate valenti, e fortificatevi; perciocchè così farà il Signore a tutti i vostri nemici contro ai quali voi combattete. Poi Giosuè percosse quei re, e li fece morire, e li appiccò a cinque forche, alle quali stettero appiccati infino alla sera. E in sul tramontar del sole, per comandamento di Giosuè furon messi giù dalle forche, e gittati nella spelonca, nella quale si erano nascosti; e furon poste delle pietre grandi alla bocca della spelonca, le quali vi son restate infino a questo giorno Giosuè prese ancora Maccheda in quel dì, e la percosse, mettendola a fil di spada; e distrusse nel modo dell’interdetto il re di essa insieme con gli abitanti, e ogni anima ch’era dentro; egli non ne lasciò alcuno in vita; e fece al re di Maccheda, come avea fatto al re di Gerico. Poi Giosuè, con tutto Israele, passò di Maccheda in Libna, e la combattè. E il Signore la diede anch’essa, insieme col suo re, nelle mani d’Israele; ed egli la mise a fil di spada, con tutte le anime ch’erano dentro; egli non ne lasciò alcuno in vita; e fece al re di essa, come avea fatto al re di Gerico. Poi Giosuè, con tutto Israele, passò di Libna in Lachis, e si accampò davanti, e la combattè. E il Signore diede Lachis nelle mani d’Israele, ed egli la prese al secondo giorno, e la mise a fil di spada, con tutte le anime ch’erano dentro, interamente come avea fatto a Libna. Allora Horam, re di Ghezer, salì per soccorrer Lachis; ma Giosuè percosse lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcuno in vita. Poi Giosuè, con tutto Israele, passò di Lachis in Eglon, e si accampò davanti, e la comabattè. E la prese in quell’istesso giorno, e la mise a fil di spada; e distrusse in quel dì al modo dell’interdetto tutte le anime ch’erano dentro, interamente come avea fatto a Lachis. Poi Giosuè, con tutto Israele, salì di Eglon in Hebron, e la combattè. E la prese e la mise a fil di spada, insieme col suo re, e con tutte le sue città, e con tutte le anime ch’erano dentro; egli non ne lasciò alcuno in vita, interamente come avea fatto ad Eglon; e la distrusse al modo dell’interdetto, con tutte le anime ch’erano dentro. Poi Giosuè, con tutto Israele, si rivolse verso Debir, e la combattè. E la prese, insieme col suo re, e con tutte le sue città; e le mise a fil di spada; e distrusse al modo dell’interdetto tutte le anime ch’erano dentro; egli non ne lasciò alcuno in vita; egli fece a Debir, e al suo re, come avea fatto a Hebron, e come avea fatto a Libna, e al suo re. Giosuè dunque percosse tutto quel paese, la contrada del monte, e del Mezzodì, e della pianura, e delle pendici dei monti, insieme con tutti i re loro; egli non ne lasciò alcuno in vita; anzi distrusse al modo dell’interdetto ogni anima, come il Signore Iddio d’Israele avea comandato. Così Giosuè li percosse da Cades-barnea fino a Gaza; e tutto il paese di Gosen, fino a Gabaon. E Giosuè prese tutti quei re, e il lor paese ad una volta; perciocchè il Signore Iddio d’Israele combatteva per Israele. Poi Giosuè, con tutto Israele, ritornò al campo, in Ghilgal OR come Iabin, re di Hasor, ebbe intese queste cose, mandò a Iobab, re di Madon, e al re di Simron, e al re di Acsaf; e ai re ch’erano dal Settentrione, nel monte, e nella campagna, dal Mezzodì di Chinneret, e nella pianura, e nelle contrade di Dor, dall’Occidente; al Cananeo, dall’Oriente, e dall’Occidente, e all’Amorreo, e all’Hitteo, e al Ferizzeo, e al Gebuseo, ch’era nel monte, e all’Hivveo, ch’era sotto Hermon, nel paese di Mispa. Ed essi uscirono fuori, con tutti i loro eserciti, ch’erano una gran gente, come la rena ch’è in su la riva del mare, in moltitudine, e con cavalli e carri, in grandissimo numero. E tutti questi re, convenutisi insieme, vennero, e si accamparono insieme presso alle acque di Merom, per combattere contro ad Israele. E il Signore disse a Giosuè: Non temer di loro; perciocchè domani intorno a questo tempo io farò che tutti saranno uccisi nel cospetto d’Israele; taglia i garetti a’ lor cavalli, e abbrucia col fuoco i lor carri. Giosuè adunque, con tutta la gente di guerra, venne di subito improvviso contro a loro alle acque di Merom, e li assaltò. E il Signore li diede nelle mani d’Israele; ed essi li percossero, e li perseguitarono fino a Sidon la gran città, e alle Acque calde, e fino alla valle di Mispa, verso Oriente; e li percossero in modo che non ne lasciarono alcuno in vita. E Giosuè fece loro come il Signore gli avea detto; egli tagliò i garetti a’ lor cavalli, e bruciò i lor carri col fuoco In quel tempo ancora Giosuè, ritornandosene, prese Hasor, e percosse il re di essa con la spada; perciocchè Hasor era stata per addietro il capo di tutti que’ regni. Mise eziandio ogni anima ch’era dentro a fil di spada, distruggendole al modo dell’interdetto; non vi restò alcun’anima; e Giosuè bruciò Hasor col fuoco. Giosuè prese parimente tutte le città di quei re, e tutti i re di esse; e li mise a fil di spada, e li distrusse al modo dell’interdetto; come Mosè, servitor del Signore, avea comandato. Solo Israele non bruciò alcuna delle città ch’erano rimaste in piè, fuor che Hasor sola, la quale Giosuè bruciò. E i figliuoli d’Israele predarono per loro tutte le spoglie di quelle città, e il bestiame; ma misero a fil di spada tutti gli uomini, finchè li ebbero sterminati; non lasciarono alcun’anima in vita Come il Signore avea comandato a Mosè, suo servitore, così comandò Mosè a Giosuè, e così fece Giosuè; egli non tralasciò cosa alcuna di tutto ciò che il Signore avea comandato a Mosè. Giosuè adunque prese tutto quel paese, il monte, e tutta la contrada meridionale, e tutto il paese di Gosen, e la pianura, e la campagna, e il monte d’Israele, e la sua pianura; dal monte Halac, che sale verso Seir, infino a Baal-gad, nella valle del Libano, sotto il monte di Hermon; prese ancora tutti i re di quel paese, e li percosse e li fece morire. Giosuè fece guerra con tutti quei re per un lungo tempo. Ei non vi fu città alcuna che facesse pace co’ figliuoli d’Israele, fuor che gli Hivvei, abitanti di Gabaon: essi presero tutte l’altre per forza d’arme. Perciocchè dal Signore procedeva che coloro induravano il cuor loro, per venire a battaglia con Israele; acciocchè egli li distruggesse al modo dell’interdetto, e non vi fosse grazia alcuna per loro, anzi fossero sterminati; come il Signore avea comandato a Mosè. Giosuè ancora, in quel tempo, venne, e distrusse gli Anachiti del monte di Hebron, di Debir, di Anab, e di tutto il monte di Giuda, e di tutto il monte d’Israele. Giosuè li distrusse al modo dell’interdetto, insieme con le lor città. Non restarono alcuni Anachiti nel paese de’ figliuoli d’Israele; sol ne restarono in Gaza, in Gat, e in Asdod. Giosuè adunque prese tutto il paese, interamente come il Signore avea detto a Mosè, e lo diede in eredità a Israele, secondo i loro spartimenti, a tribù a tribù. E il paese ebbe riposo della guerra OR questi sono i re del paese, i quali i figliuoli d’Israele percossero, e il cui paese possedettero di là dal Giordano, dal sol levante, dal torrente di Arnon fino al monte di Hermon, e tutta la campagna verso Oriente. Cioè: Sihon, re degli Amorrei, che abitava in Hesbon, il qual signoreggiava da Aroer, che è in su la riva del torrente di Arnon, e nella città che è in mezzo del torrente, e nella metà di Galaad, fino al torrente di Iabboc, che è il confine de’ figliuoli di Ammon; e nella campagna, fino al mare di Chinneret, verso Oriente; e infino al mar della campagna, che è il mar salso, altresì verso Oriente, traendo verso Bet-iesimot; e dal lato meridionale, fin sotto le pendici di Pisga; E il paese d’Og, re di Basan, che era del rimanente de’ Rafei, il quale abitava in Astarot, e in Edrei, e signoreggiava nel monte di Hermon, e in Salca, e in tutto Basan, fino a’ confini de’ Ghesuriti, e de’ Maacatiti, e nella metà di Galaad, che era il confine di Sihon, re di Hesbon. Mosè, servitor del Signore, e i figliuoli d’Israele, percossero questi re; e Mosè, servitor del Signore, diede il paese loro a possedere a’ Rubeniti, ed a’ Gaditi, e alla metà della tribù di Manasse E questi sono i re del paese, i quali Giosuè, e i figliuoli d’Israele percossero di qua dal Giordano, verso Occidente, da Baal-gad, nella valle del Libano, infino al monte Halac, che sale verso Seir; il qual paese Giosuè diede a possedere alle tribù d’Israele, secondo i loro spartimenti; cioè, il paese del monte, e della pianura, e della campagna, e delle pendici de’ monti, e del deserto, e della parte meridionale; il paese degli Hittei, degli Amorrei, de’ Cananei, de’ Ferizzei, degli Hivvei, e de’ Gebusei. Un re di Gerico; un re d’Ai, la quale è allato di Betel; un re di Gerusalemme; un re di Hebron; un re di Iarmut; un re di Lachis; un re d’Eglon; un re di Ghezer; un re di Debir; un re di Gheder; un re di Horma; un re di Arad; un re di Libna; un re di Adullam; un re di Maccheda; un re di Betel; un re di Tappua; un re di Hefer; un re di Afec; un re di Lassaron; un re di Madon; un re di Hasor; un re di Simron-meron; un re di Acsaf; un re di Taanac; un re di Meghiddo; un re di Chedes; un re di Iocneam, presso di Carmel; un re di Dor, nella contrada di Dor; un re di Goim, presso di Ghilgal; un re di Tirsa. In tutto trentun re ORA, quando Giosuè fu diventato vecchio ed attempato, il Signore disse: Tu sei diventato vecchio ed attempato, e vi resta ancora molto gran paese a conquistare. Quest’è il paese che resta: tutte le contrade de’ Filistei, e tutto il paese de’ Ghesuriti; da Sihor, che è a fronte all’Egitto, fino a’ confini di Ecron, verso Settentrione, il paese è riputato de’ Cananei; cioè: i cinque principati de’ Filistei, quel di Gaza, quel di Asdod, quel di Ascalon, quel di Gat, e quel di Ecron, e gli Avvei; dal Mezzodì, tutto il paese de’ Cananei, e Meara, che è de’ Sidonii, fino ad Afec, fino a’ confini degli Amorrei; e il paese de’ Ghiblei, e tutto il Libano, dal Sol levante, da Baal-gad, che è sotto il monte di Hermon, fino all’entrata di Hamat; tutti gli abitanti del monte, dal Libano fino alle Acque calde; e tutti i Sidonii. Io li caccerò dal cospetto dei figliuoli d’Israele; spartisci pur questo paese a sorte ad Israele per eredità, come io t’ho comandato Ora dunque spartisci questo paese a nove tribù, e alla metà della tribù di Manasse, in eredità. I Rubeniti, e i Gaditi, con l’altra metà della tribù di Manasse, hanno ricevuta la loro eredità, la quale Mosè ha data loro, di là dal Giordano, verso Oriente; secondo che Mosè, servitor del Signore, l’ha data loro; da Aroer, che è in sulla riva del torrente di Arnon, e la città che è in mezzo del torrente, e tutta la pianura di Medeba, fino a Dibon; e tutte le città di Sihon, re degli Amorrei, il qual regnò in Hesbon, fino a’ confini dei figliuoli di Ammon; e Galaad, e le contrade de’ Ghesuriti, e de’ Maacatiti, e tutto il monte di Hermon, e tutto Basan, fino a Salca; tutto il regno d’Og in Basan, il qual regnò in Astarot, e in Edrei, ed era restato del rimanente dei Rafei; Mosè percosse questi re, e li scacciò. Or i figliuoli d’Israele non cacciarono i Ghesuriti, nè i Maacatiti; anzi i Ghesuriti ed i Maacatiti son dimorati per mezzo Israele fino al dì d’oggi. Solo alla tribù di Levi Mosè non diede alcuna eredità; i sacrificii da ardere del Signore Iddio d’Israele son la sua eredità, come egli ne ha parlato. Mosè adunque diede eredità alla tribù de’ figliuoli di Ruben, secondo le lor nazioni. E i lor confini furono da Aroer, che è in su la riva del torrente di Arnon, e la città che è in mezzo del torrente, e tutta la pianura fino a Medeba; Hesbon, e tutte le sue città che son nella pianura; Dibon, e Bamot-baal, e Bet-baal-meon; e Iasa, e Chedemot, e Mefaat; e Chiriataim, e Sibma, e Seret-sahar, nel monte della valle; e Bet-peor, e Asdot-pisga, e Bet-iesimot; e tutte le città della pianura, e tutto il regno di Sihon, re degli Amorrei, che avea regnato in Hesbon, il qual Mosè percosse, insieme co’ principi di Madian, Evi, e Rechem, e Sur, e Hur, e Reba, ch’erano principi vassalli di Sihon, e abitavano nel paese. I figliuoli d’Israele uccisero ancora con la spada Balaam, figliuolo di Beor, indovino, insieme con gli altri uccisi d’infra i Madianiti. E i confini de’ figliuoli di Ruben furono il Giordano e i confini. Questa fu l’eredità de’ figliuoli di Ruben, secondo le lor nazioni, cioè: quelle città e le lor villate. Mosè diede ancora eredità alla tribù di Gad, a’ figliuoli di Gad, secondo le lor nazioni. E la lor contrada fu Iaser, e tutte le città di Galaad, e la metà del paese de’ figliuoli di Ammon, fino ad Aroer, che è a fronte a Rabba; e da Hesbon fino a Ramatmispe, e Betonim; e da Mahanaim fino a’ confini di Debir; e nella valle, Bet-haram, e Bet-nimra, e Succot, e Safon, il rimanente del regno di Sihon, re di Hesbon; lungo il Giordano e i confini, infino all’estremità del mare di Chinneret, di là dal Giordano, verso Oriente. Questa fu l’eredità dei figliuoli di Gad, secondo le lor nazioni, cioè: quelle città e le lor villate. Mosè diede ancora eredità alla metà della tribù di Manasse: quella fu per la metà della tribù de’ figliuoli di Manasse, secondo le lor nazioni. La lor contrada fu da Mahanaim, tutto Basan, tutto il regno d’Og, re di Basan, e tutte le villate di Iair, che sono in Basan, che sono sessanta terre; e la metà di Galaad, e Astarot, ed Edrei, città del regno d’Og, in Basan. Tutto ciò fu dato a’ figliuoli di Machir, figliuolo di Manasse, cioè: alla metà de’ figliuoli di Machir, secondo le lor nazioni. Queste son le contrade che Mosè diede per eredità, nelle campagne di Moab, di là dal Giordano di Gerico, verso Oriente. Ma egli non diede alcuna eredità ai figliuoli di Levi; il Signore Iddio d’Israele è la loro eredità, come egli ne ha lor parlato OR queste son le terre che i figliuoli d’Israele ebbero per eredità nel paese di Canaan, le quali il Sacerdote Eleazaro, e Giosuè, figliuolo di Nun, e i Capi delle nazioni paterne delle tribù de’ figliuoli d’Israele, diedero loro a possedere. La loro eredità scadde loro a sorte, come il Signore avea comandato per Mosè, cioè: a nove tribù, e ad una mezza tribù. Perciocchè Mosè avea data a due tribù, e ad una mezza tribù, eredità di là dal Giordano; e non avea data alcuna eredità a Levi per mezzo essi. Ma i figliuoli di Giuseppe facevano due tribù, Manasse ed Efraim; e non fu data a’ Leviti alcuna parte nel paese, se non delle città per abitare, insieme co’ lor contorni, per i lor bestiami, e per gli altri lor beni. Come il Signore avea comandato a Mosè, così fecero i figliuoli d’Israele, e spartirono il paese Ora, i figliuoli di Giuda vennero a Giosuè in Ghilgal; e Caleb, figliuolo di Gefunne, Chenizzeo, gli disse: Tu sai ciò che il Signore disse a Mosè, uomo di Dio, intorno a me, e intorno a te, in Cades-barnea. Io era d’età di quarant’anni, quando Mosè, servitor del Signore, mi mandò da Cades-barnea, per ispiare il paese; ed io gli rapportai la cosa, come io l’avea nell’animo. Ora i miei fratelli, ch’erano andati meco, facevano venir meno il cuore al popolo; ma io seguitai appieno il Signore Iddio mio. Laonde Mosè in quel giorno giurò, dicendo: Se la terra, sopra la quale il tuo piede è camminato, non è tua, e dei tuoi figliuoli, per eredità in perpetuo; perciocchè tu hai appieno seguitato il Signore Iddio mio. E ora, ecco, il Signore mi ha conservato in vita, come egli ne avea parlato. Già son quarantacinque anni, da che il Signore disse quello a Mosè, quando Israele andò nel deserto; e ora, ecco, io sono oggi d’età d’ottantacinque anni. Io sono infino ad oggi ancora forte, come io era al giorno che Mosè mi mandò; le mie forze, per la guerra, e per andare e per venire, sono oggi le medesime ch’erano allora. Ora dunque dammi questo monte, del quale il Signore parlò in quel giorno; perciocchè tu udisti in quel giorno che gli Anachiti sono là, e che vi sono delle città grandi e forti; forse il Signore sarà meco, e io li scaccerò, come il Signore ne ha parlato. E Giosuè benedisse Caleb, figliuolo di Gefunne, e gli diede Hebron per eredità. Perciò Caleb, figliuolo di Gefunne, Chenizzeo, ha avuto Hebron per eredità, fino al dì d’oggi; perchè egli avea appieno seguitato il Signore Iddio d’Israele. Ora il nome di Hebron era stato per addietro Chiriat-Arba; il quale Arba era stato un grand’uomo fra gli Anachiti. E il paese ebbe riposo della guerra OR questa fu la sorte della tribù de’ figliuoli di Giuda, per le lor nazioni: L’estremità del lor paese verso il Mezzodì fu il deserto di Sin, a’ confini di Edom, verso il Mezzodì. Così ebbero per confine dal Mezzodì, l’estremità del mar salso, dalla punta che riguarda verso il Mezzodì. E questo confine procedeva verso il Mezzodì, alla salita di Acrabbim, e passava fino a Sin; e dal Mezzodì saliva a Cades-barnea, e passava in Hesron; e di là saliva in Adar, e poi si volgeva verso Carcaa; poi passava verso Asmon, e si stendeva fino al Torrente di Egitto, e questo confine faceva capo al mare. Questo sarà, disse Giosuè, il vostro confine meridionale. E il confine orientale fu il mar salso, fino all’estremità del Giordano. E il confine dal lato settentrionale fu dalla punta di quel mare, la quale è all’estremità del Giordano. E questo confine saliva in Bet-hogla, e passava dal lato settentrionale di Bet-araba, e di là saliva al Sasso di Bohan Rubenita; poi saliva in Debir, dalla valle di Acor; e dal Settentrione riguardava verso Ghilgal, che è dirimpetto alla salita di Adummim, che è dal lato meridionale del torrente; poi questo confine passava alle acque di En-semes, e faceva capo ad En-roghel. Poi questo confine saliva alla valle de’ figliuoli di Hinnom, allato alla città de’ Gebusei, dal Mezzodì, la quale è Gerusalemme; e di là saliva alla sommità del monte, che è dirimpetto alla valle di Hinnom, verso l’Occidente, il quale è all’estremità della valle de’ Rafei, verso il Settentrione. Poi questo confine girava dalla sommità di quel monte, verso la fonte delle acque di Neftoa, e procedeva verso le città del monte di Efron; poi girava verso Baala, che è Chiriat-iearim. Poi questo confine si volgeva da Baala verso Occidente, al monte di Seir, e passava fino allato al monte di Iearim dal Settentrione, nel luogo detto Chesalon; poi scendeva in Bet-semes, e passava in Timna. Poi questo confine procedeva al canto di Ecron, verso il Settentrione, e girava verso Siccheron, e passava al monte Baala, e si stendeva fino a Iabneel, e faceva capo al mare. E il confine dall’Occidente era il mar grande, e i confini. Questi furono i confini de’ figliuoli di Giuda d’ogni intorno, secondo le lor nazioni Or Giosuè avea data a Caleb, figliuolo di Gefunne, una porzione nel mezzo dei figliuoli di Giuda, secondo il comandamento fattogli dal Signore, cioè: Chiriat-Arba, il quale Arba fu padre di Anac; essa è Hebron. E Caleb scacciò di là i tre figliuoli di Anac, Sesai, ed Ahiman, e Talmai, nati di Anac. E di là egli salì agli abitanti di Debir, il cui nome per addietro era stato Chiriat-sefer. E Caleb disse: Chi percoterà Chiriat-sefer, e la prenderà, io gli darò Asca, mia figliuola, per moglie. E Otniel, figliuolo di Chenaz, fratello di Caleb, la prese; e Caleb gli diede Acsa, sua figliuola, per moglie. E quando ella venne a marito, indusse Otniel a domandare un campo a suo padre; poi ella si gittò giù d’in su l’asino; e Caleb le disse: Che hai? Ed ella disse: Fammi un dono; conciossiachè tu m’abbi data una terra asciutta, dammi anche delle fonti d’acque. Ed egli le donò delle fonti ch’erano disopra, e delle fonti ch’erano disotto Quest’è l’eredità della tribù de’ figliuoli di Giuda, secondo le lor nazioni. Nell’estremità della contrada della tribù de’ figliuoli di Giuda, a’ confini di Edom, verso il Mezzodì, v’erano queste città: Cabseel, ed Eder, e Iagur; e China, e Dimona, e Adada; e Chedes, e Hasor, e Itnan; e Zif, e Telem, e Bealot; e Hasor-hadatta e Cheriot Hesron è Hasor; e Amam e Sema, e Molada; e Hasar-gadda, e Hesmon, e Betpelet; e Hasar-sual, e Beerseba, e Biziotia; e Baala, e Iim, ed Esem; ed Eltolad, e Chesil, e Horma; e Siclag, e Madmanna, e Sansanna; e Labaot, e Silhim, e Ain, e Rimmon; in tutto ventinove città, con le lor villate. Nella pianura v’erano queste città: Estaol, e Sorea, e Asna; e Zanoa, ed En-gannim, e Tappua, ed Enam; e Iarmut, e Adullam, e Soco, e Azeca; e Saaraim, e Aditaim, e Ghedera, e Ghederotaim; quattordici città, con le lor villate. Poi Senan, e Hadasa, e Migdal-Gad; e Dilan, e Mispe, e Iocteel; e Lachis, e Boscat, ed Eglon; e Cabbon, e Lamas, e Chitlis; e Ghederot, e Bet-Dagon, e Naama, e Maccheda; sedici città con le lor villate. Poi Libna, ed Eter, e Asan; e Ifta, e Asna, e Nesib; e Cheila, e Aczib, e Maresa; nove città, con le lor villate; poi Ecron, e le terre del suo territorio, e le sue villate; da Ecron, e verso il mare, tutte le città che sono presso di Asdod, con le lor villate. Poi Asdod, e le terre del suo territorio, e le sue villate; Gaza, e le terre del suo territorio, e le sue villate, infino al Torrente di Egitto, e al mar grande, e i confini. E nel monte v’erano queste città: Samir, e Iattir, e Soco; e Danna, e Chiriat-sanna, che è Debir; e Anab, ed Estemo, e Anim; e Gosen, e Holon, e Ghilo; undici città, con le lor villate. Poi Arab, e Duma, ed Esan; e Ianum, e Bet-tappua, e Afeca; e Humta, e Chiriat-Arba, che è Hebron, e Sior; nove città, con le lor villate. Poi Maon, e Carmel, e Zif, e Iuta; e Izreel, e Iocdeam, e Zanoa; e Cain, e Ghibea, e Timna; dieci città, con le lor villate; poi Halhul, e Bet-sur, e Ghedor; e Maarat, e Bet-anot, ed Eltecon; sei città, con le lor villate. Poi Chiriat-baal, che è Chiriat-iearim, e Rabba; due città, con le lor villate. Nel deserto v’erano queste città: Bet-araba, e Middin, e Secaca; e Nibsan, e la Città del sale, ed Enghedi; sei città, con le lor villate. Or i figliuoli di Giuda non poterono scacciare i Gebusei che abitavano in Gerusalemme; perciò i Gebusei son dimorati in Gerusalemme co’ figliuoli di Giuda, infino a questo giorno POI fu tratta la sorte per li figliuoli di Giuseppe, e la lor parte scadde loro dal Giordano di Gerico, presso delle acque di Gerico, verso il Levante, traendo verso il deserto che sale da Gerico per li monti di Betel. E questo confine si stendeva da Betel verso Luz; poi passava lungo i confini degli Archei, fino ad Atarot; poi scendeva verso Occidente, a’ confini de’ Giafletei, fino a’ confini di Bet-horon disotto, e fino a Ghezer; e faceva capo al mare. Così i figliuoli di Giuseppe, Manasse, ed Efraim, ebbero la loro eredità Or il confine de’ figliuoli di Efraim, distinti per le lor nazioni; il confine, dico, della loro eredità, dall’Oriente, fu Atrot-addar, fino a Bet-horon disopra. E questo confine si stendeva dal Settentrione verso l’Occidente, fino a Micmetat; e dall’Oriente si volgeva verso Taanat-Silo, e da quel luogo passava dall’Oriente fino a Ianoa. Poi scendeva da Ianoa in Atarot, e Naarat, e s’incontrava in Gerico, e faceva capo al Giordano. Questo confine andava da Tappua verso Occidente, fino alla valle delle canne, e faceva capo al mare. Questa fu l’eredità della tribù de’ figliuoli di Efraim, secondo le lor nazioni. Oltre alle città che furon messe da parte per li figliuoli di Efraim per mezzo l’eredità de’ figliuoli di Manasse; tutte queste città, dico, con le lor villate. Or essi non iscacciarono i Cananei che abitavano in Ghezer: laonde que’ Cananei son dimorati per mezzo Efraim infino a questo giorno, e sono stati fatti tributari E LA sorte che scadde alla tribù di Manasse quantunque egli fosse il primogenito di Giuseppe, fu questa: Alla nazione di Machir, primogenito di Manasse, padre di Galaad, perchè erano uomini di guerra, scadde Galaad, e Basan. Poi scadde la sorte agli altri figliuoli di Manasse, secondo le lor nazioni, cioè: a’ figliuoli di Abiezer, e a’ figliuoli di Helec, e a’ figliuoli di Asriel, e a’ figliuoli di Sechem, e a’ figliuoli di Hefer, e a’ figliuoli di Semida. Questi furono i figliuoli maschi di Manasse, figliuoli di Giuseppe, distinti per le lor nazioni. Or Selofad, figliuolo di Hefer, figliuolo di Galaad, figliuolo di Machir, figliuolo di Manasse, non ebbe figliuoli, ma sol figliuole; delle quali i nomi sono Mahala, Noa, Hogla, Milca e Tirsa. Ed esse si presentarono davanti al Sacerdote Eleazaro, e davanti a Giosuè, figliuolo di Nun, e davanti a’ principali, dicendo: Il Signore comandò a Mosè di darci eredità per mezzo i nostri fratelli. Giosuè adunque diede loro eredità per mezzo i fratelli di lor padre, secondo il comandamento del Signore. Scaddero adunque dieci parti a Manasse, oltre al paese di Galaad e di Basan, ch’è di là dal Giordano; perciocchè quelle figliuole di Manasse ebbero eredità per mezzo i figliuoli di esso; e il paese di Galaad fu per lo rimanente de’ figliuoli di Manasse E il confine di Manasse, dal lato di Aser, fu Micmetat, che è dirimpetto a Sichem; poi questo confine andava a man destra verso gli abitanti di Entappua. Il paese di Tappua fu di Manasse; ma Tappua, che è a’ confini di Manasse, fu de’ figliuoli di Efraim. Poi quel confine scendeva alla Valle delle canne; le città dal lato meridionale di detta valle furono di Efraim, per mezzo le città di Manasse; ma il confine di Manasse fu dal Settentrione di essa valle, e faceva capo al mare. Quello ch’era verso il Mezzodì fu di Efraim, e quello ch’era verso il Settentrione fu di Manasse; e il mare era il lor confine; e dal Settentrione confinavano con Ascer, e dall’Oriente con Issacar. E Manasse ebbe in quel d’Issacar, e in quel di Aser, Bet-sean, e le terre del suo territorio; e Ibleam, e le terre del suo territorio; e gli abitanti di Dor, e le terre del suo territorio; e gli abitanti di Endor, e le terre del suo territorio; e gli abitanti di Taanac, e le terre del suo territorio; e gli abitanti di Meghiddo, e le terre del suo territorio; che sono tre contrade. Or i figliuoli di Manasse non poterono scacciar gli abitanti di quelle città; anzi i Cananei si misero in cuore di abitare in quel paese. Ma, dopo che i figliuoli d’Israele si furono rinforzati, fecero tributari i Cananei; ma pur non li scacciarono Or i figliuoli di Giuseppe parlarono a Giosuè, dicendo: Perchè mi hai tu data per eredità una sola sorte, ed una sola parte, poichè io sono un gran popolo, secondo che il Signore mi ha benedetto infino ad ora? E Giosuè disse loro: Se tu sei un gran popolo, sali al bosco, e sboscati delle terre nel paese de’ Ferizzei, e dei Rafei, poichè il monte di Efraim è troppo stretto per te. E i figliuoli di Giuseppe dissero: Quel monte non ci basta; e in tutte le città de’ Cananei, che stanno nel paese della pianura, vi sono de’ carri di ferro; quelli che stanno in Bet-sean, e nelle terre del suo territorio, e quelli che stanno nelle valle d’Izreel ne hanno anch’essi. Ma Giosuè parlò alla casa di Giuseppe, ad Efraim, ed a Manasse, dicendo: Tu sei un gran popolo, ed hai gran forze; tu non avrai una sola porzione. Perciocchè il monte sarà tuo, e se quello è un bosco, sboscalo, e sarà tuo, quanto egli si stenderà; perciocchè tu ne scaccerai i Cananei, benchè abbiano dei carri di ferro, e sieno potenti POI tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele si adunò in Silo, e quivi posarono il Tabernacolo della convenenza. Or bene aveano soggiogato il paese; ma restavano ancora fra i figliuoli d’Israele sette tribù, alle quali non era stata assegnata la parte della loro eredità. Laonde Giosuè disse a’ figliuoli d’Israele: Infino a quando starete voi a bada, senza entrare a possedere il paese, il quale il Signore Iddio de’ padri vostri vi ha dato? Ordinatevi tre uomini per tribù, ed io li manderò, acciocchè si levino, e vadano attorno per lo paese, e lo descrivano, secondo l’eredità che hanno da avere; e poi ritorneranno a me. E partiranno il paese in sette parti: Giuda rimarrà ne’ suoi confini dal Mezzodì, e la casa di Giuseppe rimarrà ne’ suoi confini dal Settentrione. Voi dunque fate una descrizione del paese, spartendolo in sette parti, e portatemela qua, e io vi trarrò qui le sorti, nel cospetto del Signore Iddio nostro. Perciocchè i Leviti non hanno da aver parte alcuna per mezzo voi, conciossiachè il sacerdozio del Signore sia la loro eredità; e Gad, e Ruben, e la metà della tribù di Manasse, hanno già ricevuta la loro eredità di là dal Giordano, verso Oriente, la quale Mosè, servitor del Signore, ha data loro. Quegli uomini adunque si levarono, e andarono; e Giosuè comandò a quelli che andavano a descrivere il paese, dicendo: Andate, e camminate attorno per lo paese, e fatene la descrizione; e poi ritornate a me, e io vi trarrò qui le sorti davanti al Signore, in Silo. E quegli uomini andarono, e traversarono il paese, e lo descrissero a città a città in un libro, facendone sette parti; poi ritornarono a Giosuè nel campo in Silo. E Giosuè trasse loro le sorti, in Silo, davanti al Signore, e quivi spartì il paese a’ figliuoli d’Israele, assegnando a ciascuna tribù la sua parte E LA sorte della tribù de’ figliuoli di Beniamino, secondo le lor nazioni, fu tratta fuori; e i confini della lor sorte scaddero fra i figliuoli di Giuda e i figliuoli di Giuseppe. E dal lato settentrionale, il lor confine fu dal Giordano; e quel confine saliva allato a Gerico, dal Settentrione; poi saliva per lo monte, verso l’Occidente, e faceva capo a Bet-aven, verso il deserto. E di là passava verso Luz, allato a Luz che è Betel, verso il Mezzodì; poi scendeva in Atrot-addar, presso al monte, che è dal lato meridionale di Bet-horon disotto. Poi questo confine girava, e si rivolgeva al canto occidentale, verso il Mezzodì, dal monte che è dirimpetto a Bet-horon, dal Mezzodì, e faceva capo a Chiriat-Baal, che è Chiriat-iearim, città de’ figliuoli di Giuda. Questo era il canto occidentale. E il lato meridionale era dall’estremità di Chiriat-iearim; e questo confine si stendeva verso l’Occidente, fino alla fonte delle acque di Neftoa. Poi scendeva all’estremità del monte che è a fronte alla valle de’ figliuoli di Hinnom, che è nella valle de’ Rafei verso il Settentrione; poi scendeva per la valle di Hinnom fino allato alla città de’ Gebusei verso il Mezzodì, e di là scendeva in En-roghel. E dal Settentrione girava, e si stendeva fino ad En-semes; e di là a Ghelilot, che è a fronte alla salita di Adummim; poi scendeva al Sasso di Bohan Rubenita. Poi passava al lato che è dirimpetto alla campagna verso il Settentrione, e scendeva alla campagna. Poi questo confine passava allato a Bet-hogla, verso il Settentrione, e faceva capo alla punta del mar salso, la quale è verso il Settentrione, all’estremità del Giordano, verso il Mezzodì. Questo fu il confine meridionale. E il Giordano faceva confine a Beniamino dal lato orientale. Questa fu l’eredità de’ figliuoli di Beniamino, per li suoi confini d’ogn’intorno, secondo le lor nazioni. E queste città furono date alla tribù de’ figliuoli di Beniamino, secondo le lor nazioni: Gerico, e Bet-Hogla, e la valle di Chesis; e Bet-araba, e Semaraim, e Betel; e Avvim, e Para, ed Ofra; e Chefar-ammonai, ed Ofni, e Gheba; dodici città, con le lor villate; poi Ghibon, e Rama, e Beerot; e Mispe, e Chefira, e Mosa; e Rechem, e Irpeel, e Tareala; e Sela, ed Elef, e la città dei Gebusei, che è Gerusalemme, e Ghibeat, e Chiriat; quattordici città, con le lor villate. Questa fu l’eredità de’ figliuoli di Beniamino, secondo le lor nazioni POI la seconda sorte fu tratta per Simeone, per la tribù de’ figliuoli di Simeone, secondo le lor nazioni; e la loro eredità fu per mezzo l’eredità dei figliuoli di Giuda. Ed ebbero nella loro eredità Beer-seba, e Seba e Molada; e Hasar-sual, e Bala, ed Esem; ed Eltolad, e Betul, e Horma; e Siclag, e Bet-marcabot, e Hasar-susa; e Bet-lebaot, e Saruhem; tredici città, con le lor villate; poi Ain, e Rimmon, ed Eter, e Asan; quattro città, con le lor villate; e tutte le villate ch’erano d’intorno a queste città, fino a Baalat-beer, che è Rama meridionale. Questa fu l’eredità della tribù de’ figliuoli di Simeone, secondo le lor nazioni. L’eredità de’ figliuoli di Simeone fu tolta della parte de’ figliuoli di Giuda; perciocchè la parte de’ figliuoli di Giuda era troppo grande per loro; perciò i figliuoli di Simeone ebbero la loro eredità per mezzo l’eredità di essi POI la terza sorte fu tratta per li figliuoli di Zabulon, secondo le lor nazioni; e il confine della loro eredità fu infino a Sarid. E il lor confine saliva verso il mare, fino a Mareala; e si scontrava in Dabbeset, e giungeva al torrente, che è dirincontro a Iocneam. E da Sarid si volgeva verso il Levante, a’ confini di Chislot-tabor; e si stendeva verso Dabrat, e saliva in Iafia; e di là passava verso il Levante in Ghitta-hefer, e Itta-casin; poi, girando verso Nea, si stendeva fino a Rimmon; poi quel confine si volgeva dal Settentrione verso Hannaton, e faceva capo alla valle d’Iftael; e comprendeva Cattat, e Nahalal, e Simron, e Ideala, e Betlehem; dodici città, con le lor villate. Questa fu l’eredità de’ figliuoli di Zabulon, secondo le lor nazioni, cioè: queste città, con le lor villate LA quarta sorte fu tratta per Issacar, per li figliuoli d’Issacar, secondo le lor nazioni. E della lor contrada fu Izreel, e Chesullot, e Sunem; e Hafaraim, e Sion, e Anaharat; e Rabbit, e Chision, ed Ebes; e Remet, ed Ed-gannim, ed En-hadda, e Bet-passes. E il lor confine si scontrava in Tabor, e in Sahasim, e in Bet-semes; e faceva capo al Giordano: e v’erano sedici città, con le lor villate. Questa fu l’eredità della tribù de’ figliuoli d’Issacar, secondo le lor nazioni, cioè: queste città, con le lor villate POI la quinta sorte fu tratta per la tribù de’ figliuoli di Aser, secondo le lor nazioni. E della lor contrada fu Helcat, e Hali, e Beten, e Acsaf; e Alammelec, e Amead, e Miseal; e il lor confine si scontrava in Carmel, verso il mare e in Sihor-libnat. Poi ritornava verso il Levante in Bet-dagon, e si scontrava in Zabulon, e nella valle d’Iftael, verso il Settentrione, e in Bet-emec, e in Neiel, e faceva capo a Cabul, dalla man sinistra; e comprendeva Ebron, e Rehob, e Hammon, e Cana, fino a Sidon, la gran città. Poi questo confine si volgeva verso Rama infino a Tiro, città forte; e di là si rivolgeva verso Hosa, e faceva capo al mare, dalla costa di Aczib; e comprendeva Umma, e Afec, e Rehob; ventidue città, con le lor villate. Questa fu l’eredità della tribù de’ figliuoli di Aser, secondo le lor nazioni, cioè: queste città con le lor villate LA sesta sorte fu tratta per li figliuoli di Neftali, secondo le lor nazioni. E il lor confine fu da Helef, e da Allon fino in Saanannim; e da Adaminecheb, e Iabneel, fino a Laccum; e faceva capo al Giordano. E questo confine si volgeva dall’Occidente verso Asnot-tabor, e di là procedeva fino a Huccoc; e dal Mezzodì si scontrava in Zabulon, e dall’Occidente in Aser; e da Giuda il Giordano era dal Levante. E le città forti erano Siddim, e Ser, e Hammat, e Raccat, e Chinneret; e Adama, e Rama, e Hasor; e Chedes, ed Edrei, ed En-hasor; e Ireon, e Migda-el, e Horem, e Bet-anat, e Bet-semes; diciannove città, con le lor villate. Questa fu l’eredità della tribù de’ figliuoli di Neftali, secondo le lor nazioni, cioè: queste città, con le lor villate LA settima sorte fu tratta per la tribù de’ figliuoli di Dan, secondo le lor nazioni. E della contrada della loro eredità fu Sorea, ed Estaol, e Irsemes; e Saalabbim, e Aialon, e Itla; ed Elon, e Timnata, ed Ecron; ed Elteche, e Ghibbeton, e Baalat; e Iud, e Bene-berac, e Gat-rimmon; e Meiarcon, e Raccon, con la contrada che è dirimpetto a Iafo. Ora, a’ figliuoli di Dan scaddero i confini troppo piccoli per loro; e però salirono, e combatterono Lesem, e la presero, e la misero a fil di spada, e la possedettero, e abitarono in essa, e le posero nome Dan, del nome di Dan, lor padre. Questa fu l’eredità della tribù de’ figliuoli di Dan, secondo le lor nazioni, cioè: queste città, con le lor villate ORA, dopo che i figliuoli d’Israele ebber finito di prender la possessione del paese, secondo i suoi confini, diedero eredità a Giosuè, figliuolo di Nun, per mezzo loro. Secondo il comandamento del Signore, gli diedero la città ch’egli chiese, cioè: Timnat-sera, nel monte di Efraim; ed egli riedificò la città, e abitò in essa. Queste sono le eredità, le quali il Sacerdote Eleazaro, e Giosuè, figliuolo di Nun, e i capi delle nazioni paterne delle tribù de’ figliuoli d’Israele, spartirono a sorte, in Silo, davanti al Signore, all’entrata del Tabernacolo della convenenza; e così finirono di spartire il paese POI il Signore parlò a Giosuè, dicendo: Parla a’ figliuoli d’Israele, dicendo: Costituitevi le città del rifugio, delle quali io vi parlai per Mosè; acciocchè l’ucciditore, che avrà uccisa una persona per errore, disavvedutamente, si rifugga là; ed esse vi saranno per rifugio da colui che ha la ragione di vendicare il sangue. Un tale adunque si rifuggirà in una di quelle città; e, fermatosi all’entrata della porta della città, dirà agli Anziani della città le sue ragioni; ed essi l’accoglieranno a loro dentro alla città, e gli daranno luogo, ed egli abiterà con loro. E quando colui che ha la ragione di vendicare il sangue lo perseguiterà, essi non gliel daranno nelle mani; perciocchè egli ha ucciso il suo prossimo disavvedutamente, non avendolo per addietro odiato. Ed egli starà in quella città, finchè, alla morte del sommo Sacerdote che sarà a que’ dì, egli comparisca in giudicio davanti alla raunanza; allora l’ucciditore se ne ritornerà, e verrà alla sua città, e alla sua casa; alla città, onde egli sarà fuggito I figliuoli d’Israele adunque consacrarono Chedes in Galilea, nel monte di Neftali; e Sichem nel monte di Efraim; e Chiriat-arba, che è Hebron, nel monte di Giuda. E di là dal Giordano di Gerico, verso Oriente, costituirono Beser, nel deserto, nella pianura, d’infra le terre della tribù di Ruben; e Ramot in Galaad, d’infra le terre della tribù di Gad; e Golan in Basan, d’infra le terre della tribù di Manasse. Queste furono le città assegnate per tutti i figliuoli di Israele, e per li forestieri che dimorano fra loro; acciocchè chiunque avesse uccisa una persona per errore si rifuggisse là, e non morisse per man di colui che ha la ragione di vendicare il sangue; finchè fosse comparito davanti alla raunanza OR i Capi delle nazioni paterne dei Leviti vennero al Sacerdote Eleazaro, e a Giosuè, figliuolo di Nun, e ai Capi delle nazioni paterne delle tribù de’ figliuoli d’Israele; e parlarono loro, in Silo, nel paese di Canaan, dicendo: Il Signore comandò per Mosè, che ci fossero date delle città da abitare, insieme co’ lor contorni per lo nostro bestiame. E i figliuoli d’Israele diedero della loro eredità a’ Leviti, secondo il comandamento del Signore, queste città co’ lor contorni. E la sorte essendo tratta per le nazioni de’ Chehatiti, scaddero a sorte a’ figliuoli del Sacerdote Aaronne, d’infra i Leviti, tredici città della tribù di Giuda, e della tribù di Simeone, e della tribù di Beniamino. E al rimanente de’ figliuoli di Chehat, scaddero a sorte dieci città delle nazioni della tribù di Efraim, e della tribù di Dan, e della mezza tribù di Manasse. E a’ figliuoli di Gherson scaddero a sorte tredici città delle nazioni della tribù d’Issacar, e della tribù di Aser, e della tribù di Neftali, e della mezza tribù di Manasse, in Basan. Ai figliuoli di Merari, secondo le lor nazioni, scaddero dodici città, della tribù di Ruben, e della tribù di Gad, e della tribù di Zabulon. I figliuoli d’Israele adunque diedero queste città, co’ lor contorni, a’ Leviti a sorte; come il Signore avea comandato per Mosè Diedero, dico, della tribù de’ figliuoli di Giuda, e della tribù de’ figliuoli di Simeone, queste città, che saranno nominate per nome; le quali i figliuoli di Aaronne, d’infra le nazioni de’ Chehatiti, d’infra i figliuoli di Levi, ebbero; perciocchè la prima sorte fu per loro. Diedero adunque loro la città di Arba, padre di Anac, che è Hebron, nel monte di Giuda, co’ suoi contorni. Ma diedero il territorio della città, e le sue villate, a Caleb, figliuolo di Gefunne, per sua possessione. Così diedero a’ figliuoli del Sacerdote Aaronne la città del rifugio dell’ucciditore, cioè Hebron e i suoi contorni; e Lebna, e i suoi contorni; e Iattir e i suoi contorni; ed Estemoa e i suoi contorni; e Holon e i suoi contorni; e Debir e i suoi contorni; e Ain e i suoi contorni; e Iutta e i suoi contorni; e Bet-semes e i suoi contorni; nove città di queste due tribù. E della tribù di Beniamino, Ghibon e i suoi contorni; Gheba e i suoi contorni; Anatot e i suoi contorni; e Almon e i suoi contorni; quattro città. Tutte le città de’ figliuoli di Aaronne, sacerdoti, furono tredici città co’ lor contorni. Poi le nazioni de’ figliuoli di Chehat, Leviti, cioè, il rimanente de’ figliuoli di Chehat, ebbero le città della lor sorte della tribù di Efraim. E furono loro date, la città del rifugio dell’ucciditore, cioè: Sichem e i suoi contorni, nel monte di Efraim; e Ghezer e i suoi contorni; e Chibsaim e i suoi contorni; e Bet-horon e i suoi contorni; quattro città; e della tribù di Dan, Elteche e i suoi contorni; Ghibbeton e i suoi contorni; Aialon, e i suoi contorni; Gat-rimmon e i suoi contorni; quattro città. E della mezza tribù di Manasse, Taanac e i suoi contorni; e Gat-rimmon e i suoi contorni; due città. Tutte le città del rimanente delle nazioni de’ figliuoli di Chehat furono dieci, co’ lor contorni. Poi a’ figliuoli di Gherson, ch’erano delle nazioni de’ Leviti, furono date della mezza tribù di Manasse, la città del rifugio dell’ucciditore, cioè: Golan in Basan e i suoi contorni; e Beestera e i suoi contorni; due città. E della tribù d’Issacar, Chision e i suoi contorni; Dabrat e i suoi contorni; Iarmut e i suoi contorni; ed En-gannim e i suoi contorni; quattro città. E della tribù di Aser, Miseal e i suoi contorni; Abdon e i suoi contorni; Helcat e i suoi contorni; e Rehob e i suoi contorni; quattro città. E della tribù di Neftali, la città del rifugio dell’ucciditore, cioè: Chedes in Galilea e i suoi contorni; Hammot-dor e i suoi contorni; e Cartan e i suoi contorni; tre città. Tutte le città dei Ghersoniti, secondo le lor nazioni, furono tredici, co’ lor contorni. Poi alle nazioni de’ figliuoli di Merari, ch’erano il rimanente de’ Leviti, furono date della tribù di Zabulon, Iocneam e i suoi contorni; Carta e i suoi contorni; Dimna e i suoi contorni; Nahalal e i suoi contorni; quattro città. E della tribù di Ruben, Beser e i suoi contorni; e Iasa e i suoi contorni; Chedemot e i suoi contorni; e Mefaat e i suoi contorni; quattro città. E della tribù di Gad, la città del rifugio dell’ucciditore, cioè: Ramot in Galaad e i suoi contorni; e Mahanaim e i suoi contorni; Hesbon e i suoi contorni; Iazer e i suoi contorni; in tutto quattro città. Tutte quelle città furono date a’ figliuoli di Merari, secondo le lor nazioni, ch’erano il rimanente delle nazioni, de’ Leviti; e la lor sorte fu di dodici città. Tutte le città de’ Leviti, per mezzo la possessione de’ figliuoli d’Israele, furono quarantotto, co’ lor contorni. Ciascuna di queste città avea i suoi contorni; e così fu osservato in tutte quelle città Il Signore adunque diede ad Israele tutto il paese ch’egli aveva giurato ai padri loro di dar loro; e i figliuoli d’Israele ne presero la possessione, e abitarono in esso. E il Signore diede loro riposo d’ogn’intorno, interamente come avea giurato a’ lor padri; e niuno, d’infra tutti i lor nemici, potè stare a fronte a loro: il Signore diede loro nelle mani tutti i lor nemici. Ei non cadde a terra pure una parola di tutto il bene che il Signore avea detto alla casa d’Israele; ogni cosa avvenne ALLORA Giosuè chiamò i Rubeniti, e i Gaditi, e la mezza tribù di Manasse, e disse loro: Voi avete osservato tutto ciò che Mosè, servitor del Signore, vi avea comandato; e avete ubbidito alla mia voce, in tutto quello che io vi ho comandato; voi non avete abbandonati i vostri fratelli in questo lungo tempo, infino ad oggi; e avete osservato ciò che il Signore Iddio vostro vi avea comandato d’osservare. Or dunque, poichè il Signore Iddio vostro ha dato riposo a’ vostri fratelli, come egli avea loro detto, ritornatevene, e andate alla vostre stanze nel paese della vostra possessione, la qual Mosè, servitor del Signore, vi diede di là dal Giordano. Sol prendete diligentemente guardia di mettere in opera i comandamenti e la Legge che Mosè, servitor del Signore, vi ha data, per amare il Signore Iddio vostro, e camminare in tutte le sue vie, e osservare i suoi comandamenti, e attenervi a lui, e servirgli con tutto il cuor vostro, e con tutta l’anima vostra. Poi Giosuè li benedisse, e li accommiatò. Ed essi se ne andarono alle loro stanze. Or Mosè avea data eredità alla metà della tribù di Manasse, in Basan; e Giosuè diede eredità all’altra metà co’ lor fratelli, di qua dal Giordano, verso Occidente. Giosuè, oltre a ciò, rimandandoli alle loro stanze, e benedicendoli, disse loro: Poichè voi ritornate alle vostre stanze con gran ricchezze, e con moltissimo bestiame, e con grandissima quantità d’argento, e d’oro, e di rame, e di ferro, e di vestimenti; spartite le spoglie de’ vostri nemici co’ vostri fratelli. I figliuoli di Ruben adunque, e i figliuoli di Gad, e la mezza tribù di Manasse, partitisi d’appresso a’ figliuoli d’Israele, di Silo, che è nel paese di Canaan, se ne ritornarono, per andare al paese di Galaad, nel paese della loro eredità, del quale erano stati messi in possessione, secondo che il Signore avea comandato per Mosè E, arrivati agli argini del Giordano, che sono nel paese di Canaan, i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, e la mezza tribù di Manasse, edificarono quivi un altare, presso al Giordano; un altare grande e ragguardevole. E i figliuoli d’Israele udirono dire: Ecco, i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, e la mezza tribù di Manasse, hanno edificato un altare dirincontro al paese di Canaan, presso agli argini del Giordano, dal lato de’ figliuoli d’Israele. E ciò udito, tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele si adunò in Silo, per salire a far loro guerra. Ma prima i figliuoli d’Israele mandarono a’ figliuoli di Ruben, e a’ figliuoli di Gad, e alla mezza tribù di Manasse, nel paese di Galaad, Finees, figliuolo del Sacerdote Eleazaro; e, con lui, dieci uomini principali, uno per ciascuna casa paterna di tutte le tribù d’Israele; e ciascun di loro era Capo della sua casa paterna fra le migliaia d’Israele. Costoro adunque vennero a’ figliuoli di Ruben, e a’ figliuoli di Gad, e alla mezza tribù di Manasse, nel paese di Galaad, e parlarono con loro, dicendo: Così ha detto tutta la raunanza del Signore: Qual misfatto è questo, che voi avete commesso contro all’Iddio d’Israele, rivoltandovi oggi indietro dal Signore, edificandovi un altare, per ribellarvi oggi contro al Signore? L’iniquità di Peor, della quale infino ad oggi non siamo purgati, e per la quale fu quella piaga sopra la raunanza del Signore, ci pare ella poca cosa, che voi oggi vi rivoltiate indietro dal Signore? onde avverrà che, ribellandovi oggi contro al Signore, domani egli si adirerà contro a tutta la raunanza d’Israele. Che se pure il paese della vostra possessione è immondo, passate al paese della possessione del Signore, nel quale il Tabernacolo del Signore è stanziato; e abbiate possessione fra noi, e non vi ribellate contro al Signore, e non vi rivoltate da noi, edificandovi un altare, oltre all’Altare del Signore Iddio nostro. Acan, figliuolo di Zera, non commise egli misfatto intorno all’interdetto; onde vi fu indegnazione contro a tutta la raunanza d’Israele? e quell’uomo non morì solo per la sua iniquità Ma i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, e la mezza tribù di Manasse, risposero, e dissero a’ Capi delle migliaia d’Israele: Il Signore Iddio degl’iddii, il Signore Iddio degl’iddii, esso il sa; Israele anch’esso il saprà. O Signore se abbiam fatto questo per ribellione, e per commetter misfatto contro a te, non salvarci in questo giorno. Se, edificandoci un altare l’abbiam fatto per rivoltarci indietro dal Signore; ovvero per offerir sopra esso olocausto od offerta; ovvero, per far sopra esso sacrificio da render grazie; il Signore istesso ne domandi conto. E se non l’abbiam fatto per tema di questo, cioè che per l’innanzi i vostri figliuoli potrebbero dire a’ nostri figliuoli: Che avete voi a fare col Signore Iddio d’Israele? Poichè il Signore ha posto un confine tra voi e noi, o figliuoli di Ruben, e figliuoli di Gad, cioè il Giordano; voi non avete parte alcuna nel Signore; laonde i vostri figliuoli farebbero che i nostri figliuoli resterebbero di temere il Signore. Perciò abbiamo detto: Provvediamo ora a noi, edificando questo altare, non per olocausto, nè per sacrificio; anzi, acciocchè sia un testimonio fra noi e voi, e fra le nostre generazioni dopo noi, che noi possiamo fare il servigio del Signore nel suo cospetto, ne’ nostri olocausti, ne’ nostri sacrificii, e nelle nostre offerte da render grazie; e che i vostri figliuoli per l’innanzi non dicano a’ nostri figliuoli: Voi non avete alcuna parte nel Signore. Abbiamo adunque detto: Quando per innanzi diranno così a noi, e alle nostre generazioni, noi diremo loro: Vedete la somiglianza dell’Altare del Signore, che i padri nostri hanno fatta, non per olocausto, nè per sacrificio; anzi acciocchè sia testimonio fra noi e voi. Tolga Iddio da noi che noi ci ribelliamo contro al Signore, e che oggi ci rivoltiamo indietro dal Signore, per edificare un altare per olocausto, per offerta, o per altro sacrificio, oltre all’Altare del Signore Iddio nostro, che è davanti al suo Tabernacolo Quando il Sacerdote Finees, e i principali della raunanza, e i Capi delle migliaia d’Israele, ch’erano con lui, ebbero intese le parole che i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, e i figliuoli di Manasse dissero, la cosa piacque loro. E Finees, figliuolo del Sacerdote Eleazaro, disse a’ figliuoli di Ruben, e a’ figliuoli di Gad, e a’ figliuoli di Manasse: Oggi conosciamo che il Signore è nel mezzo di noi, poichè voi non avete commesso questo misfatto contro al Signore; a tal’ora avete scampati i figliuoli d’Israele dalla man del Signore. E Finees, figliuolo del Sacerdote Eleazaro, e que’ principali, se ne ritornarono d’appresso a’ figliuoli di Ruben, e d’appresso a’ figliuoli di Gad, dal paese di Galaad, nel paese di Canaan, a’ figliuoli d’Israele, e rapportarono loro la cosa. E la cosa piacque a’ figliuoli d’Israele; ed essi benedissero Iddio, e non parlarono più di salire a far guerra a’ figliuoli di Ruben e di Gad, per guastare il paese nel quale essi abitavano. E i figliuoli di Ruben, e i figliuoli di Gad, posero nome a quell’altare: Ed; perciocchè dissero: Esso è testimonio fra noi, che il Signore è l’Iddio ORA, lungo tempo appresso che il Signore ebbe dato riposo a Israele da tutti i suoi nemici d’ogn’intorno, Giosuè, essendo vecchio ed attempato, chiamò tutto Israele, gli Anziani, e i Capi, e i Giudici, e gli Ufficiali di esso, e disse loro: Io sono omai vecchio ed attempato; e voi avete veduto tutto ciò che il Signore Iddio vostro ha fatto a tutte queste genti per cagion vostra; conciossiachè il Signore Iddio vostro sia quel che ha combattuto per voi. Ecco, io vi ho spartito a sorte, per eredità, secondo le vostre tribù, il paese di queste genti che restano, insieme col paese di tutte quelle che io ho sterminate, cioè dal Giordano, infino al mar grande, verso il Ponente. E il Signore Iddio vostro disperderà quelle dal vostro cospetto, e le scaccerà d’innanzi a voi; e voi possederete il lor paese, come il Signore Iddio vostro ve ne ha parlato. Perciò, fortificatevi vie più, per osservare, e per fare tutto quello che è scritto nel Libro della Legge di Mosè; acciocchè non ve ne rivolgiate nè a destra nè a sinistra; e non entriate da queste genti che restano appresso di voi, e non ricordiate il nome de’ loro dii, e non li usiate in giuramenti, e non serviate loro, e non li adoriate. Anzi vi atteniate al Signore Iddio vostro, come avete fatto infino ad oggi. Onde il Signore ha cacciate dal cospetto vostro delle nazioni grandi e potenti; e niuno è potuto starvi a fronte fino ad oggi. Un solo uomo d’infra voi ne perseguiterà mille; perciocchè il Signore Iddio vostro è quel che combatte per voi; come egli ve ne ha parlato Prendetevi adunque diligentemente guardia, sopra le anime vostre, di amare il Signore Iddio vostro. Perciocchè, se pur voi vi rivoltate, e vi congiungete col rimanente di queste genti, che son rimaste appresso di voi, e v’imparentate con loro, ed entrate da loro, ed esse entrano da voi, sappiate di certo che il Signore Iddio vostro non continuerà di scacciar queste genti d’innanzi a voi; anzi esse vi saranno per laccio, ed intoppo, e flagello a’ fianchi, e spine agli occhi, finchè periate d’in su questa buona terra, che il Signore Iddio vostro vi ha data. Or ecco, io me ne vo oggi per la via di tutta la terra; riconoscete adunque con tutto il cuor vostro, e con tutta l’anima vostra, che non pure una di tutte le buone parole che il Signore Iddio vostro vi avea dette, è caduta in terra; ogni cosa vi è avvenuta; non ne è caduta in terra una sola parola. Ma egli avverrà che, come ogni buona parola che il Signore Iddio vostro vi avea detta, vi è avvenuta, così il Signore farà venir sopra voi ogni malvagia parola, finchè vi abbia sterminati d’in su questa buona terra, la quale il Signore Iddio vostro vi ha data; se voi trasgredite il patto del Signore Iddio vostro, il quale egli vi ha comandato, e andate a servire ad altri dii, e li adorate. E l’ira del Signore si accenderà contro a voi, e perirete subitamente d’in su questa buona terra, la quale egli vi ha data GIOSUÈ adunò ancora tutte le tribù d’Israele in Sichem, e chiamò gli Anziani d’Israele, e i Capi, e i Giudici, e gli Ufficiali di esso; ed essi si presentarono davanti a Dio. E Giosuè disse a tutto il popolo: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: I vostri padri, qual fu Tare, padre di Abrahamo, e padre di Nahor, abitarono già anticamente di là dal Fiume, e servirono ad altri dii. Ma io presi vostro padre Abrahamo di là dal Fiume, e lo condussi per tutto il paese di Canaan, e accrebbi la sua progenie, e gli diedi Isacco. E diedi ad Isacco Giacobbe ed Esaù; e diedi ad Esaù il monte di Seir, per possederlo; ma Giacobbe e i suoi figliuoli discesero in Egitto. Poi mandai, Mosè ed Aaronne, e percossi l’Egitto, secondo le opere che io feci nel mezzo di esso; poi ve ne trassi fuori. E, dopo che io ebbi tratti fuor di Egitto i padri vostri, voi arrivaste al mare; e gli Egizj perseguitarono i padri vostri con carri, e con cavalleria, fino al mar rosso. Ed essi gridarono al Signore, ed egli pose una caligine fra voi e gli Egizj; poi fece venire il mare addosso a loro, il qual li coperse; e gli occhi vostri videro ciò che io feci contro agli Egizj. Poi voi dimoraste nel deserto un lungo spazio di tempo. E dipoi io vi condussi nel paese degli Amorrei, che abitavano di là dal Giordano; ed essi vi fecero guerra; ma io ve li diedi nelle mani, e voi prendeste possessione del lor paese, e io li distrussi d’innanzi a voi. Balac eziandio, figliuolo di Sippor, re di Moab, si mosse, e fece guerra a Israele, e mandò a chiamar Balaam, figliuolo di Beor, per maledirvi; ma io non volli ascoltar Balaam; anzi egli vi benedisse espressamente, e io vi liberai dalla mano di esso. Poi voi passaste il Giordano, e arrivaste a Gerico; e gli abitanti di Gerico, e gli Amorrei, e i Ferizzei, e i Cananei, e gli Hittei, e i Ghirgasei, e gli Hivvei, e i Gebusei, guerreggiarono contro a voi; ma io ve li diedi nelle mani. E mandai davanti a voi de’ calabroni, i quali scacciarono coloro d’innanzi a voi, come i due re degli Amorrei; ciò non avvenne per la tua spada, nè per lo tuo arco. E io vi ho dato il paese, intorno al quale non vi siete affaticati; e delle città, le quali non avete edificate, e voi abitate in esse; voi mangiate delle vigne e degli ulivi che non avete piantati. Ora dunque temete il Signore, e servitegli con integrità e con verità; e togliete via gl’iddii, a’ quali i padri vostri servirono di là dal Fiume e in Egitto; e servite al Signore E se pur non vi aggrada di servire al Signore, sceglietevi oggi a cui volete servire; o agl’iddii, a’ quali i padri vostri, che furono di là dal Fiume, servirono, ovvero agl’iddii degli Amorrei, nel cui paese abitate; ma io e la casa mia serviremo al Signore. Allora il popolo rispose, e disse: Tolga Iddio da noi che noi abbandoniamo il Signore, per servire ad altri dii; perciocchè il Signore Iddio nostro è quel che ha tratti noi e i padri nostri fuor del paese di Egitto, della casa di servitù; il quale ancora ha fatti questi gran miracoli nel nostro cospetto, e ci ha guardati per tutto il cammino, per lo quale siamo camminati; e per mezzo tutti i popoli, fra i quali siamo passati. Il Signore ha eziandio scacciati d’innanzi a noi tutti questi popoli, e gli Amorrei che abitavano nel paese. Ancora noi serviremo al Signore; perciocchè egli è il nostro Dio. E Giosuè disse al popolo: Voi non potrete servire al Signore; perciocchè egli è un Dio santo, un Dio geloso; egli non comporterà i vostri misfatti ed i vostri peccati. Perciocchè voi abbandonerete il Signore, e servirete ad altri dii; laonde egli si rivolgerà, e vi farà del male e vi consumerà, dopo avervi fatto del bene. Ma il popolo disse a Giosuè: No; anzi noi serviremo al Signore. E Giosuè disse al popolo: Voi siete testimoni contro a voi stessi, che voi vi avete scelto il Signore, per servirgli. Ed essi dissero: Sì, noi ne siamo testimoni. Ora dunque, soggiunse Giosuè, togliete via gl’iddii degli stranieri che son nel mezzo di voi, e inchinate il cuor vostro al Signore Iddio d’Israele. E il popolo disse a Giosuè: Noi serviremo al Signore Iddio nostro, e ubbidiremo alla sua voce. Così Giosuè fece in quel giorno patto col popolo, e gli ordinò statuti e leggi in Sichem. Poi Giosuè scrisse queste parole nel Libro della Legge di Dio; e prese una gran pietra, e la rizzò quivi sotto la quercia, ch’era nel Santuario del Signore. E Giosuè disse a tutto il popolo: Ecco, questa pietra sarà per testimonianza fra noi; perciocchè ella ha udite tutte le parole che il Signore ci ha dette; laonde sarà per testimonianza contro a voi, se talora voi rinnegate il vostro Dio. Poi Giosuè rimandò il popolo ciascuno alla sua eredità E AVVENNE dopo queste cose, che Giosuè, figliuolo di Nun, servitor del Signore, morì d’età di cendieci anni. E fu seppellito nella contrada della sua eredità, in Timnat-sera, che è nel monte di Efraim, dal Settentrione del monte di Gaas. E Israele servì al Signore tutto il tempo di Giosuè, e tutto il tempo degli Anziani, i quali sopravvissero a Giosuè, e i quali aveano avuta conoscenza di tutte le opere del Signore, ch’egli avea fatte inverso Israele. I figliuoli d’Israele seppellirono ancora le ossa di Giuseppe, le quali aveano portate fuor di Egitto, in Sichem, nella possessione del campo che Giacobbe avea comperata da’ figliuoli di Hemor, padre di Sichem, per cento pezzi d’argento; e i figliuoli di Giuseppe l’ebbero nella loro eredità. Poi morì ancora Eleazaro, figliuolo di Aaronne, e fu seppellito nel colle di Finees, suo figliuolo; il qual luogo gli era stato dato nel monte di Efraim ORA, dopo la morte di Giosuè, i figliuoli d’Israele domandarono il Signore, dicendo: Chi di noi salirà il primo contro a’ Cananei, per far loro guerra? E il Signore disse: Salga Giuda; ecco, io gli ho dato il paese nelle mani. E Giuda disse a Simeone, suo fratello: Sali meco alla mia parte; e noi guerreggeremo contro a’ Cananei; poi, ancora io andrò alla tua parte. E Simeone andò con lui. Giuda adunque salì; e il Signore diede loro nelle mani i Cananei ed i Ferizzei; ed essi li percossero in Bezec, in numero di diecimila. E trovarono Adonibezec in Bezec, e combatterono contro a lui, e percossero i Cananei ed i Ferizzei. E Adonibezec fuggì; ma essi lo perseguitarono, e, presolo, gli tagliarono i diti grossi delle mani e de’ piedi. E Adonibezec disse: Settanta re, che aveano i diti grossi delle mani e de’ piedi tagliati, se ne stavano già sotto la mia tavola, a ricoglier ciò che ne cadea; come io ho fatto, così mi ha Iddio renduto. Ed essi lo menarono in Gerusalemme, e quivi morì. Ora i figliuoli di Giuda aveano combattuta Gerusalemme, e l’aveano presa, e messa a fil di spada; e aveano messa la città a fuoco e fiamma E poi erano scesi per guerreggiar contro a’ Cananei, che abitavano il monte, e nella parte meridionale, e nella pianura. Giuda ancora era andato contro a’ Cananei che abitavano in Hebron, il cui nome per addietro era stato Chiriat-Arba, e avea percosso Sesai, Ahiman e Talmai. E di là era andato contro agli abitanti di Debir, il cui nome per addietro era stato Chiriat-sefer. E Caleb avea detto: Chi percoterà Chiriat-sefer, e la piglierà, io gli darò Acsa, mia figliuola, per moglie. E Otniel, figliuolo di Chenaz, fratel minore di Caleb, l’avea presa; ed egli gli diede Acsa, sua figliuola, per moglie. E quando ella venne a marito, ella l’indusse a domandare un campo a suo padre. Poi ella si gittò giù dall’asino. E Caleb le disse: Che hai? Ed ella gli disse: Fammi un dono; poichè tu m’hai data una terra asciutta, dammi ancora delle fonti d’acque. E Caleb le donò delle fonti ch’erano disopra, e disotto di quella terra. Ora i figliuoli del Cheneo, suocero di Mosè, erano anch’essi saliti co’ figliuoli di Giuda, dalla città delle palme, al deserto di Giuda, che è dal Mezzodì di Arad. Essi adunque andarono, e dimorarono col popolo. Poi Giuda andò con Simeone, suo fratello, e percosse i Cananei che abitavano in Sefat, e distrussero quella città al modo dell’interdetto; onde le fu posto nome Horma. Giuda prese anche Gaza e i suoi confini; Ascalon e i suoi confini; ed Ecron e i suoi confini. E il Signore fu con Giuda; ed essi scacciarono gli abitanti del monte; ma non poterono scacciar gli abitanti della valle; perchè aveano de’ carri di ferro. E diedero Hebron a Caleb, secondo che Mosè avea detto; ed egli ne scacciò i tre figliuoli di Anac Ora i figliuoli di Beniamino non iscacciarono i Gebusei che abitavano in Gerusalemme; anzi i Gebusei son dimorati in Gerusalemme, co’ figliuoli di Beniamino, infino a questo giorno. La casa di Giuseppe salì anch’essa contro a Betel; e il Signore fu con loro. E fecero spiare Betel, il cui nome anticamente era Luz. E quelli ch’erano all’agguato videro un uomo che usciva della città; e gli dissero: Deh! mostraci da qual parte si può entrar nella città, e noi useremo benignità inverso te. Egli adunque mostrò loro la parte per la quale potevano entrar nella città; ed essi la misero a fil di spada; ma lasciarono andar quell’uomo con tutta la sua famiglia. Ed egli se ne andò nel paese degli Hittei, ed edificò una città, e le pose nome Luz; il qual nome le dura infino al dì d’oggi. Manasse anch’esso non iscacciò gli abitanti di Bet-sean, nè delle terre del suo territorio; nè di Taanac, nè delle terre del suo territorio; nè gli abitanti di Dor, nè delle terre del suo territorio; nè gli abitanti d’Ibleam, nè delle terre del suo territorio; nè gli abitanti di Meghiddo, nè delle terre del suo territorio. E i Cananei si misero in cuore di abitare in quel paese. Ben avvenne che, dopo che Israele si fu rinforzato, egli fece tributari i Cananei; ma non li scacciò. Efraim anch’esso non iscacciò i Cananei che abitavano in Ghezer; anzi i Cananei abitarono per mezzo esso in Ghezer. Zabulon non iscacciò gli abitanti di Chitron, nè gli abitanti di Nahalol; anzi i Cananei abitarono per mezzo esso, e furono fatti tributari. Aser non iscacciò gli abitanti di Acco, nè gli abitanti di Sidon, nè di Alab, nè di Aczib, nè di Helba, nè di Afic, nè di Rehob. Anzi Aser abitò per mezzo i Cananei che abitavano nel paese; perciocchè egli non li scacciò. Neftali non iscacciò gli abitanti di Bet-semes, nè gli abitanti di Bet-anat; anzi abitò per mezzo i Cananei che abitavano nel paese; e gli abitanti di Bet-semes, e di Bet-anat, furono loro tributari. E gli Amorrei tennero i figliuoli di Dan ristretti nel monte; perciocchè non li lasciavano scender nella valle. E gli Amorrei si misero in cuore di abitare in Harheres, in Aialon, ed in Saalbim; ma, essendo la potenza di Giuseppe accresciuta, furono fatti tributari. E i confini degli Amorrei erano dalla salita di Acrabbim, dalla Rocca in su ORA l’Angelo del Signore salì di Ghilgal in Bochim, e disse: Io vi ho fatti salir fuori di Egitto, e vi ho condotti nel paese, il quale io avea giurato a’ vostri padri; e ho detto; Io non annullerò giammai in eterno il mio patto con voi. Ma voi altresì non patteggiate con gli abitanti di questo paese; disfate i loro altari; ma voi non avete ubbidito alla mia voce; che cosa è questa che voi avete fatta? Perciò io altresì ho detto: Io non li scaccerò d’innanzi a voi; anzi vi saranno a’ fianchi, e i lor dii vi saranno per laccio. E mentre l’Angelo del Signore diceva queste parole a tutti i figliuoli d’Israele, il popolo alzò la voce, e pianse. Onde posero nome a quel luogo Bochim; e quivi sacrificarono al Signore OR Giosuè rimandò il popolo; e i figliuoli d’Israele se ne andarono ciascuno alla sua eredità, per possedere il paese. E il popolo servì al Signore tutto il tempo di Giosuè, e tutto il tempo degli Anziani che sopravvissero a Giosuè, i quali aveano vedute tutte le grandi opere del Signore, le quali egli avea fatte inverso Israele. Poi Giosuè, figliuolo di Nun, servitor del Signore, morì d’età di cendieci anni; e fu seppellito ne’ confini della sua eredità in Timnat-heres, nel monte d’Efraim, dal Settentrione del monte di Gaas. E tutta quella generazione ancora fu raccolta a’ suoi padri; poi, surse dopo loro un’altra generazione, la quale non avea conosciuto il Signore, nè le opere ch’egli avea fatte inverso Israele. E i figliuoli d’Israele fecero ciò che dispiace al Signore, e servirono a’ Baali. E abbandonarono il Signore Iddio de’ lor padri, il quale li avea tratti fuor del paese di Egitto, e andarono dietro ad altri dii, d’infra gl’iddii de’ popoli ch’erano d’intorno a loro; e li adorarono, e irritarono il Signore. E abbandonarono il Signore, e servirono a Baal e ad Astarot. Laonde l’ira del Signore si accese contro ad Israele, ed egli li diede nelle mani di predatori, i quali li predarono; e li vendè nelle mani de’ lor nemici d’ogni intorno, talchè non poterono più stare a fronte a’ lor nemici. Dovunque uscivano, la mano del Signore era contro a loro in male, come il Signore avea loro detto e giurato; onde furono grandemente distretti. Or il Signore suscitava de’ Giudici, i quali li liberavano dalla mano di quelli che li predavano. Ma non pure a’ lor Giudici ubbidivano; anzi andavano fornicando dietro ad altri dii, e li adoravano; subito si rivolgevano dalla via, per la quale erano camminati i lor padri, ubbidendo a’ comandamenti del Signore; essi non facevano già così. E pure, quando il Signore suscitava loro de’ Giudici, il Signore era col Giudice, e li liberava dalla mano de’ lor nemici, tutto il tempo del Giudice; perciocchè il Signore si pentiva, per li loro sospiri, che gittavano per cagion di coloro che li oppressavano, e tenevano in distretta. Ma, quando il Giudice era morto, tornavano a corrompersi più che i lor padri, andando dietro ad altri dii, per servirli, e per adorarli; non tralasciavano nulla delle loro opere, nè della lor via indurata. Laonde l’ira del Signore si accese contro a Israele; ed egli disse: Perciocchè questa gente ha trasgredito il mio patto, il quale io avea ordinato a’ lor padri, e non hanno ubbidito alla mia voce; io altresì non continuerò di scacciar d’innanzi a loro alcuna delle genti, le quali Giosuè lasciò quando egli morì. Il che fu, per provar per esse Israele se osserverebbero la via del Signore, per camminare in essa, come l’osservarono i padri loro, o no. Il Signore adunque lasciò quelle genti, senza scacciarle così subito; e non le diede nelle mani di Giosuè Ora queste son le genti, che il Signore lasciò per provar con esse Israele, cioè tutti quelli che non aveano avuta conoscenza di tutte le guerra di Canaan; acciocchè almeno le generazioni de’ figliuoli d’Israele sapessero che cosa è la guerra, essendo ammaestrati; quegli almeno che prima non ne aveano conoscenza: I cinque principati de’ Filistei, e tutti i Cananei, i Sidonii, e gli Hivvei che abitavano il monte Libano, dal monte Baal-hermon fino all’entrata di Hamat. Quelli adunque furono per provar con essi Israele; per saper se ubbidirebbero a’ comandamenti del Signore, i quali egli avea dati a’ lor padri, per Mosè. COSÌ i figliuoli d’Israele abitarono per mezzo i Cananei, e gli Hittei, e gli Amorrei, e i Ferizzei, e gli Hivvei, e i Gebusei. E presero le lor figliuole per mogli, e diedero le lor figliuole a’ figliuoli di quelli, e servirono agl’iddii loro. Così i figliuoli d’Israele fecero ciò che dispiace al Signore, e dimenticarono il Signore Iddio loro, e servirono a’ Baali, e a’ boschi Laonde l’ira del Signore si accese contro ad Israele, ed egli li vendè nelle mani di Cusan-risataim, re di Mesopotamia; e i figliuoli d’Israele servirono a Cusan-risataim ott’anni. Poi i figliuoli d’Israele gridarono al Signore, ed egli suscitò loro un liberatore che li liberò, cioè: Otniel, figliuolo di Chenaz, fratel minore di Caleb. E lo Spirito del Signore fu sopra lui, ed egli giudicò Israele, e uscì fuori in battaglia; e il Signore gli diede in mano Cusan-risataim, re di Mesopotamia; e la sua mano si rinforzò contro a Cusan-risataim. E il paese ebbe requie lo spazio di quarant’anni. Poi Otniel, figliuolo di Chenaz, morì E I figliuoli d’Israele continuarono a fare ciò che dispiace al Signore; laonde il Signore fortificò Eglon, re di Moab, contro ad Israele; perciocchè aveano fatto ciò che dispiace al Signore. Ed egli adunò appresso di sè i figliuoli di Ammon, e gli Amalechiti, e andò, e percosse Israele; ed essi occuparono la città delle palme. E i figliuoli d’Israele servirono diciotto anni ad Eglon, re di Moab. Poi i figliuoli d’Israele gridarono al Signore, ed egli suscitò loro un liberatore, cioè: Ehud, figliuolo di Ghera, Beniaminita, il quale era mancino. Or i figliuoli d’Israele mandarono per lui un presente ad Eglon, re di Moab. Ed Ehud si fece un pugnale a due tagli, lungo un cubito; e se lo cinse sotto i vestimenti, in su la coscia destra. E presentò il presente ad Eglon, re di Moab, il quale era uomo molto grasso. Ed avendo compiuto di presentare il presente, accommiatò la gente che avea portato il presente. Ma egli se ne ritornò al re, dalle statue di pietra, che son presso di Ghilgal; e gli disse: Io ho alcuna cosa segreta a dirti. Ed egli gli disse: Taci. Allora tutti quelli che gli stavano d’intorno uscirono fuori d’appresso a lui. Ed Ehud si accostò a lui, che sedeva tutto solo nella sua sala dell’estate; e disse: Io ho da dirti alcuna cosa da parte di Dio. Ed egli si levò d’in sul seggio reale. Ed Ehud, dato della man sinistra al pugnale, lo prese d’in su la coscia destra, e gliel ficcò nel ventre. E quello entrò dietro alla lama infino all’elsa, e il grasso serrò la lama d’intorno, sì ch’egli non potè trargli il pugnale dal ventre; e lo sterco uscì fuori. Ed Ehud uscì verso il portico, e chiuse le porte della sala dietro a sè, e serrò quella con la chiave. E, dopo ch’egli fu uscito, i servitori di Eglon vennero, e videro che le porte della sala erano serrate con la chiave; e dissero: Per certo egli fa i suoi bisogni naturali nella cameretta della sala dell’estate. E tanto aspettarono che ne furono confusi; ed ecco, egli non apriva le porte della sala; laonde presero la chiave, e l’apersero; ed ecco, il lor signore giaceva in terra morto. Ma Ehud scampò, mentre essi indugiavano, e passò le statue di pietra, e si salvò in Seira. E, come egli fu giunto, sonò con la tromba nel monte di Efraim; e i figliuoli d’Israele scesero con lui dal monte, ed egli andava davanti a loro. Ed egli disse loro: Seguitatemi; perciocchè il Signore vi ha dati nelle mani i Moabiti, vostri nemici. Così scesero giù dietro a lui, e occuparono a’ Moabiti i passi del Giordano, e non ne lasciarono passare alcuno. E in quel tempo percossero i Moabiti in numero d’intorno a diecimila uomini, tutti grassi e possenti; e non ne scampò neppur uno. Così in quel giorno Moab fu abbattuto sotto la mano d’Israele; e il paese ebbe riposo ottant’anni E, dopo Ehud, fu Samgar, figliuolo di Anat, il quale percosse i Filistei in numero di seicento, con un pungolo da buoi. Ed egli ancora liberò Israele ORA, dopo che fu morto Ehud, i figliuoli d’Israele seguitarono a far ciò che dispiace al Signore. Laonde il Signore li vendè nelle mani di Iabin, re di Canaan, che regnava in Hasor; il Capo del cui esercito era Sisera; ed egli abitava in Haroset de’ Gentili. E i figliuoli d’Israele gridarono al Signore; perciocchè Iabin avea novecento carri di ferro; e avea già vent’anni oppressato Israele con violenza Or in quel tempo Debora, donna profetessa, moglie di Lappidot, giudicava Israele. Ed essa dimorava sotto la Palma di Debora, fra Rama e Betel, nel monte di Efraim; e i figliuoli d’Israele salivano a lei a giudicio. Or essa mandò a chiamare, da Chedes di Neftali, Barac, figliuolo di Abinoam; e gli disse: Non t’ha il Signore Iddio d’Israele comandato: Va’, fa’ massa di gente nel monte di Tabor, e prendi teco diecimila uomini de’ figliuoli di Neftali, e de’ figliuoli di Zabulon? E io accoglierò contro a te, al torrente di Chison, Sisera, Capo dell’esercito di Iabin insieme co’ suoi carri, e con la massa della sua gente; e io te lo darò nelle mani. E Barac le disse: Se tu vai meco, io andrò; ma, se tu non vai meco, io non andrò. Ed ella disse: Del tutto io andrò teco; ma pur tu non avrai onore nell’impresa che tu fai, quando il Signore avrà venduto Sisera nelle mani di una donna. E Debora si mosse e andò con Barac in Chedes E Barac adunò a grida Zabulon, e Neftali, in Chedes; e salì, e menò seco diecimila uomini. E Debora salì con lui. Or Heber Cheneo, partitosi da’ Chenei, ch’erano de’ discendenti di Hobab, suocero di Mosè, avea tesi i suoi padiglioni fino al querceto di Saanaim, ch’è vicin di Chedes. Allora fu rapportato a Sisera, che Barac, figliuolo di Abinoam, era salito al monte di Tabor. Ed egli adunò tutti i suoi carri, ch’erano in numero di novecento carri di ferro, e tutta la gente che era seco, da Haroset de’ Gentili fino al torrente di Chison. E Debora disse a Barac: Moviti; perciocchè questo è il giorno, nel quale il Signore ha messo Sisera nelle tue mani; il Signore non è egli uscito davanti a te? Allora Barac scese giù dal monte di Tabor, avendo dietro a sè diecimila uomini. E il Signore mise in rotta Sisera, e tutti i carri, e tutto il campo, mettendolo a fil di spada, davanti a Barac. E Sisera scese giù dal carro, e se ne fuggì a piè. E Barac perseguitò i carri, e il campo, fino in Haroset de’ Gentili; e tutto il campo di Sisera fu messo a fil di spada, e non ne scampò pur un uomo E Sisera se ne fuggì a piè verso il padiglione di Iael, moglie di Heber Cheneo; perciocchè v’era pace fra Iabin, re di Hasor, e la casa di Heber Cheneo. E Iael uscì fuori incontro a Sisera; e gli disse: Riduciti, signor mio, riduciti appresso di me; non temere. Egli adunque si ridusse appresso di lei nel padiglione; ed ella lo coprì con una schiavina. Ed egli le disse: Deh! dammi a bere un poco d’acqua; perciocchè io ho sete. Ed ella, aperto un baril di latte, gli diè a bere, poi lo ricoperse. Ed egli le disse: Stattene all’entrata del padiglione; e se alcuno viene, e ti domanda: Evvi alcuno qua entro? di’ di no. Ma Iael, moglie di Heber, prese un piuolo del padiglione; e, messosi un martello in mano, venne a Sisera pianamente, e gli cacciò il piuolo nella tempia, sì ch’esso si ficcò in terra. Or Sisera era profondamente addormentato e stanco. E così egli morì. Ed ecco Barac, che perseguitava Sisera; e Iael gli uscì incontro e gli disse: Vieni, e io ti mostrerò l’uomo che tu cerchi. Ed egli entrò da lei; ed ecco, Sisera giaceva morto col piuolo nella tempia. Così Iddio abbattè in quel giorno Iabin, re di Canaan, davanti a’ figliuoli di Israele. E la mano de’ figliuoli d’Israele si andò del continuo aggravando sopra Iabin, re di Canaan, finchè l’ebbero distrutto ORA in quel giorno, Debora, con Barac, figliuolo di Abinoam, cantò questo Cantico, dicendo: Benedite il Signore: Perciocchè egli ha fatte le vendette in Israele; Perciocchè il popolo vi s’è portato volenterosamente. Ascoltate, o re; e voi principi, porgete le orecchie; Io, io canterò al Signore; Io salmeggerò al Signore Iddio d’Israele. O Signore, quando tu uscisti di Seir, Quando tu camminasti fuor del territorio di Edom, La terra tremò, i cieli eziandio gocciolarono, E le nuvole eziandio stillarono acqua. I monti colarono, per la presenza del Signore; Questo Sinai anch’esso, per la presenza del Signore Iddio d’Israele Al tempo di Samgar, figliuolo di Anat; Al tempo di Iael, le strade maestre erano cessate, E i viandanti andavano per sentieri torti. Le villate in Israele erano venute meno; Erano venute meno, finch’io Debora sursi; Finch’io sursi, per esser madre in Israele. Quando Israele ha scelti nuovi dii, Allora la guerra è stata alle porte; Si vedeva egli alcuno scudo, o lancia, Fra quarantamila uomini in Israele? Il cuor mio è inverso i rettori d’Israele, Che si son portati francamente fra il popolo. Benedite il Signore. Voi, che cavalcate asine bianche, Che sedete in sul luogo del giudicio; E voi, viandanti, ragionate di questo. Essendo lo strepito degli arcieri venuto meno, Per mezzo i luoghi ove si attigne l’acqua, Narrinsi quivi le giustizie del Signore; Le sue giustizie eseguite per le sue villate in Israele. A tal’ora il popolo del Signore è sceso alle porte Destati, destati, Debora; Destati, destati, di’ un Cantico. Levati, Barac; e tu, figliuolo di Abinoam, Mena in cattività i tuoi prigioni. A tal’ora il Signore ha fatto signoreggiare colui ch’era scampato; Egli ha fatto signoreggiare il popolo sopra i magnifici; Egli mi ha fatta signoreggiare sopra i possenti. Da Efraim, da coloro la cui radice è in Amalec, I quali sono dietro a te, o Beniamino, co’ tuoi popoli; E da Machir, e da Zabulon, son discesi i rettori, Conducendo le loro schiere con bacchette da scriba. I principali d’Issacar sono stati anch’essi con Debora, Insieme col popolo d’Issacar. Così Barac è stato mandato nella valle, Con la gente ch’egli conduceva. Fra le fiumane di Ruben Vi sono stati grandi uomini in risoluzione di cuore. Perchè sei tu dimorato fra le sbarre delle stalle, Per udire il belar delle gregge? Fra le fiumane di Ruben, Vi sono stati grandi uomini in deliberazioni di cuore. Galaad è dimorato di là dal Giordano; E perchè è Dan dimorato presso alle navi? Ed è Aser restato presso al lito del mare, E si è rattenuto ne’ suoi porti? Zabulon è un popolo che ha esposta la sua vita alla morte; Così ancora ha fatto Neftali, In alta campagna. I re son venuti, hanno combattuto; A tal’ora i re di Canaan hanno combattuto In Taanac, presso all’acque di Meghiddo; Non hanno fatto alcun guadagno d’argento. Ei s’è combattuto dal cielo; Le stelle hanno combattuto contro a Sisera da’ lor cerchi. Il torrente di Chison li ha strascinati via; Il torrente di Chedumim, il torrente di Chison; Anima mia, tu hai calpestata la forza. Allora i cavalli si tritarono l’unghie, Per lo gran calpestio, calpestio de’ lor destrieri. Maledite Meroz, ha detto l’Angelo del Signore; Maledite pur gli abitanti di essa; Perciocchè non son venuti al soccorso del Signore, co’ prodi Sia benedetta, sopra tutte le donne, Iael, Moglie di Heber Cheneo; Sia benedetta sopra tutte le donne che stanno in padiglioni. Egli chiese dell’acqua, ed ella gli diè del latte; Ella gli porse del fior di latte nella coppa de’ magnifici. Ella diè della man sinistra al piuolo, E della destra al martello de’ lavoranti, E colpì sopra Sisera, e gli passò il capo; Ella gli trafisse, e gli conficcò la tempia. Egli si chinò fra i piedi di essa, Cadde, giacque in terra; Si chinò fra i piedi di essa, cadde; Dove si chinò, quivi cadde deserto. La madre di Sisera riguardava per la finestra; E, mirando per li cancelli, si lagnava, dicendo: Perchè indugia a venire il suo carro? Perchè si muovono lentamente i suoi carri? Le più savie delle sue dame le rispondevano, Ed ella ancora rispondeva a sè stessa: Non hanno essi trovata la preda? non la spartiscono essi? Una fanciulla, due fanciulle per uomo; Le spoglie delle robe di color variato son per Sisera; Le spoglie delle robe di color variato ricamate; Egli ha fatta preda di robe di color variato, ricamate da amendue i lati, Da passarvi il collo. Poi il paese ebbe riposo quarant’anni ORA i figliuoli d’Israele fecero ciò che dispiace al Signore: e il Signore li diede nelle mani de’ Madianiti per sette anni. E la mano de’ Madianiti si rinforzò contro ad Israele; laonde i figliuoli d’Israele si fecero quelle grotte che son ne’ monti; e delle spelonche e delle rocche, per tema de’ Madianiti. E, quando Israele avea seminato, i Madianiti, e gli Amalechiti, e gli Orientali, salivano contro a lui. E, fatto campo sopra gl’Israeliti, guastavano i frutti della terra fino a Gaza; e non lasciavano in Israele nè vittuaglia, nè pecore, nè buoi, nè asini. Perciocchè salivano con le lor gregge, e co’ lor padiglioni, e venivano come locuste in moltitudine; ed erano innumerabili, essi e i lor cammelli; e venivano nel paese per guastarlo. Israele adunque impoverì grandemente, per cagion de’ Madianiti; laonde i figliuoli d’Israele gridarono al Signore E avvenne che, quando i figliuoli di Israele ebbero gridato al Signore, per cagion de’ Madianiti, il Signore mandò loro un uomo profeta, il qual disse loro: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Io vi ho fatti salire fuor di Egitto, e vi ho tratti fuor della casa di servitù; e vi ho riscossi dalla mano degli Egizj, e dalla mano di tutti coloro che vi oppressavano; e li ho scacciati d’innanzi a voi, e vi ho dato il lor paese. Or io vi avea detto: Io sono il Signore Iddio vostro; non temiate gl’iddii degli Amorrei, nel cui paese voi abitate; ma voi non avete ubbidito alla mia voce Poi l’Angelo del Signore venne, e si pose a sedere sotto la quercia ch’è in Ofra, il qual luogo era di Ioas Abiezerita. E Gedeone, figliuolo di esso, batteva il grano nel torchio, per salvarlo d’innanzi a’ Madianiti. E l’Angelo del Signore gli apparve, e gli disse: Il Signore sia teco, valent’uomo. E Gedeone gli disse: Ahi! Signor mio; come è possibile che il Signore sia con noi? perchè dunque ci sarebbero avvenute tutte queste cose? E dove son tutte le sue maraviglie, le quali i nostri padri ci hanno raccontate, dicendo: Il Signore non ci ha egli tratti fuor di Egitto? ma ora il Signore ci ha abbandonati, e ci ha dati nelle mani de’ Madianiti. E il Signore riguardò verso lui, e gli disse: Vai con cotesta tua forza, e tu salverai Israele dalla mano de’ Madianiti: non t’ho io mandato? Ma egli gli disse: Ahi! Signor mio; con che salverei io Israele? ecco, il mio migliaio è il più misero di Manasse, ed io sono il minimo della casa di mio padre. E il Signore gli disse: Perciocchè io sarò teco, e tu percoterai i Madianiti, come se fossero un uomo solo. E Gedeone gli disse: Deh! se io ho trovata grazia appo te, dammi un segno che tu sei desso, tu che parli meco. Deh! non moverti di qui, finch’io venga a te, e ti rechi il mio presente, e te lo metta davanti. Ed egli gli disse: Io rimarrò qui, finchè tu ritorni. Gedeone adunque entrò in casa, e apparecchiò un capretto, e fece de’ pani azzimi d’un efa di farina; poi mise la carne in un canestro, e il brodo in una pentola, e gliel recò sotto la quercia, e gliel presentò. E l’Angelo del Signore gli disse: Piglia questa carne, e questi pani azzimi, e posali in su quel sasso, e spandi il brodo. Ed egli fece così. Allora l’Angelo del Signore distese il bastone ch’egli avea in mano, e toccò con la cima di esso la carne e i pani azzimi; ed ei salì del fuoco dal sasso, che consumò la carne e i pani azzimi. E l’Angelo del Signore se ne andò via dal cospetto di esso. E Gedeone, avendo veduto ch’egli era l’Angelo del Signore, disse: Oimè! Signore Iddio; è egli per questo, ch’io ho veduto l’Angelo del Signore, a faccia a faccia? Ma il Signore gli disse: Abbi pace; non temere, tu non morrai. E Gedeone edificò un altare al Signore, e lo nominò: La pace è del Signore; il qual resta fino ad oggi in Ofra degli Abiezeriti E in quella stessa notte il Signore gli disse: Prendi il giovenco di tuo padre, e il secondo bue di sette anni; e disfai l’altare di Baal, che è di tuo padre, e taglia il bosco che gli è appresso. Ed edifica un altare al Signore Iddio tuo in su la cima di questa rocca, nell’istesso luogo ove tu avevi posto l’apparecchio di quelle vivande; poi prendi quel secondo bue, e offeriscilo in olocausto con le legne del bosco che tu avrai tagliato. Gedeone adunque prese seco dieci uomini, d’infra i suoi servitori, e fece così, come il Signore gli avea detto; e, temendo di farlo di giorno, per cagion della casa di suo padre, e degli uomini della città, lo fece di notte. Ed essendosi gli uomini della città levati la mattina, ecco, l’altare di Baal era stato disfatto, e il bosco che gli era appresso era stato tagliato, e quel secondo bue era stato offerto sopra l’altare ch’era stato edificato. Ed essi dissero l’uno all’altro: Chi ha fatto questo? E avendone domandato, e ricercato, fu detto: Gedeone, figliuol di Ioas, ha fatto questo. E gli uomini della città dissero a Ioas: Mena fuori il tuo figliuolo, e sia fatto morire; conciossiachè egli abbia disfatto l’altare di Baal, ed abbia tagliato il bosco che gli era appresso. Ma Ioas disse a tutti i circostanti: Volete voi difender la causa di Baal? lo volete voi salvare? chi difenderà la sua causa sarà fatto morire, mentre è ancor mattina. Se egli è dio, contenda con Gedeone, poich’egli ha disfatto il suo altare. E in quel giorno Ioas pose nome Ierubbaal a Gedeone, dicendo: Contenda Baal con lui, poich’egli ha disfatto il suo altare Or tutti i Madianiti, e gli Amalechiti, e gli Orientali, adunatisi insieme, passarono il Giordano, e si accamparono nella valle d’Izreel. E lo Spirito del Signore investì Gedeone, ed egli sonò con la tromba; e gli Abiezeriti furono adunati a grida, per seguitarlo. Egli mandò ancora de’ messi per tutto Manasse; ed esso ancora fu adunato a grida per seguitarlo: mandò anche de’ messi in Aser, e in Zabulon, e in Neftali; ed essi salirono ad incontrar quegli altri. E Gedeone disse a Dio: Se pur tu vuoi salvar Israele per la mia mano, come tu hai detto, ecco, io porrò in su l’aia un vello di lana; se la rugiada è in sul vello solo, e tutta la terra è asciutta, io conoscerò che tu salverai Israele per la mia mano, come tu hai detto. Ed egli avvenne così. Ed egli si levò la mattina seguente, e stringendo il vello, spremè della rugiada una piena coppa d’acqua. E Gedeone disse a Dio: L’ira tua non si accenda contro a me, ed io parlerò ancora sol questa volta; deh! permetti ch’io faccia ancora questa sola volta prova col vello; deh! sia il vello solo asciutto, e sia la rugiada sopra tutta la terra. E Iddio fece così in quella notte; e il vello solo fu asciutto, e la rugiada fu sopra tutta la terra IERUBBAAL adunque che è Gedeone, levatosi la mattina, con tutta la gente ch’era con lui, si accampò con essa presso alla fonte di Harod; e il campo de Madianiti gli era dal Settentrione, verso il colle di More, nella valle. E il Signore disse a Gedeone: La gente ch’è teco è troppa, perchè io dia loro Madian nelle mani; che talora Israele non si glorii sopra me, dicendo: La mia mano mi ha salvato. Ora dunque fai una grida, che il popolo oda, dicendo: Chi è pauroso e timido, se ne ritorni prestamente indietro dal monte di Galaad. E se ne ritornarono indietro ventiduemila uomini del popolo; e ne rimasero diecimila. E il Signore disse a Gedeone: La gente è ancora troppa; falli scendere all’acqua, e quivi io te li discernerò; e colui del quale io ti dirò: Costui andrà teco, vada teco; e colui del quale io ti dirò: Costui non andrà teco, non vada teco. Gedeone adunque fece scender la gente all’acqua; e il Signore gli disse: Metti da parte chiunque lambirà l’acqua con la lingua, come lambisce il cane; e altresì chiunque s’inchinerà sopra le ginocchia, per bere. E il numero di coloro che, recatasi l’acqua con la mano alla bocca, la lambirono, fu di trecento uomini; e tutto il rimanente della gente s’inchinò sopra le ginocchia per ber dell’acqua. E il Signore disse a Gedeone: Per questi trecent’uomini, che hanno lambita l’acqua, io vi salverò, e ti darò i Madianiti nelle mani; ma vadasene tutta l’altra gente, ciascuno al luogo suo. E quella gente prese della vittuaglia in mano, e le sue trombe. Gedeone adunque rimandò a casa tutti gli altri Israeliti, ciascuno alle sue stanze, e ritenne seco que’ trecent’uomini. Or il campo de’ Madianiti era disotto di lui nella valle E in quella notte il Signore gli disse: Levati, scendi nel campo; perciocchè io te l’ho dato nelle mani. E se pur tu temi di scendervi, scendi prima tu, con Fura, tuo servitore, verso il campo. E tu udirai ciò che vi si dirà; e poi le tue mani saranno rinforzate, e tu scenderai nel campo. Egli adunque, con Fura, suo servitore, scese all’estremità della gente ch’era in armi nel campo. E i Madianiti, e gli Amalechiti, e tutti gli Orientali, giacevano nella valle, come locuste in moltitudine; e i lor cammelli erano innumerevoli, ed erano in moltitudine come la rena ch’è in sul lito del mare. Giuntovi adunque Gedeone, ecco, uno raccontava un sogno al suo compagno, e gli diceva: Ecco, io ho sognato un sogno. E’ mi parea che una focaccia d’orzo si rotolava verso il campo de’ Madianiti, e giungeva infino a’ padiglioni, e li percoteva, ed essi cadevano; e li riversava sottosopra, e i padiglioni cadevano. E il suo compagno rispose, e disse: Questo non è altro, se non la spada di Gedeone, figliuolo di Ioas, uomo Israelita; Iddio gli ha dati i Madianiti, e tutto il campo, nelle mani. E, quando Gedeone ebbe udito raccontare il sogno, ed ebbe intesa la sua interpretazione, adorò. Poi, ritornato al campo d’Israele, disse: Levatevi; perciocchè il Signore vi ha dato il campo de’ Madianiti nelle mani Poi spartì quei trecent’uomini in tre schiere, e diede a tutti delle trombe in mano, e de’ testi voti, e delle fiaccole dentro ai testi. E disse loro: Riguardate ciò che da me sarà fatto, e fate così voi. Quando adunque io sarò giunto all’estremità del campo, fate così come farò io. E quando io, con tutti quelli che sono meco, sonerò con la tromba, sonate ancora voi con le trombe, intorno a tutto il campo, e dite: Al Signore, ed a Gedeone. Gedeone adunque, e i cent’uomini che erano con lui, vennero all’estremità del campo, al principio della veglia della mezzanotte, come prima furono poste le guardie, e sonarono con le trombe, e spezzarono i testi che aveano nelle mani. Allora le tre schiere sonarono con le trombe, e spezzarono i testi, e tenevano con la man sinistra le fiaccole, e con la destra le trombe per sonare, e gridavano; La spada del Signore, e di Gedeone. E ciascuno di essi stette fermo nel suo luogo, intorno al campo; e tutto il campo discorreva qua e là, sclamando, e fuggendo. Ora, mentre que’ trecent’uomini sonavano con le trombe, il Signore voltò la spada di ciascuno contro al suo compagno, e ciò per tutto il campo. E il campo fuggì fino a Bet-sitta, verso Serera, infino alla ripa d’Abel-mehola, presso a Tabbat E gl’Israeliti furono raunati a grida, di Neftali, e di Aser, e di tutto Manasse, e perseguitarono i Madianiti. E Gedeone mandò de’ messi per tutto il monte d’Efraim, a dire: Scendete giù ad incontrare i Madianiti, e prendete loro i passi delle acque fino a Bet-bara, lungo il Giordano. Tutti gli Efraimiti adunque, adunatisi a grida, presero i passi delle acque fino a Bet-bara, lungo il Giordano. E presero due Capi dei Madianiti, Oreb e Zeeb; e ammazzarono Oreb nel luogo detto: Il sasso d’Oreb; e Zeeb, nel luogo detto: Il torcolo di Zeeb; e, dopo aver perseguitati i Madianiti, portarono le teste di que’ Capi a Gedeone, di qua dal Giordano E GLI uomini di Efraim gli dissero: Che cosa è questo che tu ci hai fatto, di non averci chiamati, quando tu sei andato a combattere contro a Madian? E contesero aspramente con lui. Ma egli disse loro: Che ho io ora fatto al par di voi? il raspollar d’Efraim non vale egli meglio che la vendemmia d’Abiezer? Iddio vi ha dati i Capi de’ Madianiti, Oreb, e Zeeb, nelle mani; e che ho io potuto fare al par di voi? Allora, dopo ch’ebbe loro così parlato, il lor cruccio contro a lui si acquetò Or Gedeone arrivò al Giordano, e, passandolo con que’ trecent’uomini ch’erano con lui, i quali stanchi come erano, pur perseguitavano i Madianiti, disse a que’ di Succot: Deh! date alcuni pezzi di pane alla gente che è al mio seguito; perciocchè sono stanchi, e io perseguito Zeba, e Salmunna, re di Madian. Ma i principali di Succot risposero: Hai tu già in mano le palme di Zeba e di Salmunna, che noi diamo del pane al tuo esercito? E Gedeone rispose: Perciò, quando il Signore mi avrà dato nelle mani Zeba e Salmunna, io vi sminuzzerò le carni con delle spine del deserto, e con triboli. Poi di là egli salì in Penuel, e parlò a que’ di Penuel nella medesima maniera; ed essi gli risposero come que’ di Succot aveano risposto. Ed egli disse parimente a que’ di Penuel: Quando io ritornerò in pace, io disfarò questa torre. Or Zeba e Salmunna, erano in Carcor, co’ lor campi d’intorno a quindicimila uomini, ch’erano tutti quelli ch’erano rimasti di tutto il campo degli Orientali; e i morti erano cenventimila uomini, che potevano trar la spada. E Gedeone salì traendo al paese di coloro che abitano in padiglioni, dal lato orientale di Noba, e di Iogbea; e percosse il campo, il qual se ne stava in sicurtà. E Zeba, e Salmunna, fuggirono; ma egli li perseguitò, e prese i due re di Madian, Zeba, e Salmunna, e mise in rotta tutto il campo. Poi Gedeone, figliuolo di Ioas, se ne ritornò dalla battaglia, dalla salita di Heres. E prese un fanciullo della gente di Succot, e lo domandò; ed egli gli descrisse i principali e gli Anziani di Succot, ch’erano settantasette uomini. Poi Gedeone venne agli uomini di Succot, e disse: Ecco Zeba, e Salmunna, de’ quali per ischerno voi mi diceste: Hai tu già nelle mani le palme di Zeba, e di Salmunna, che noi diamo del pane alla tua gente stanca? Ed egli prese gli Anziani della città, e delle spine del deserto, e de’ triboli, e con essi castigò quegli uomini di Succot. Disfece ancora la torre di Penuel, e uccise gli uomini della città Poi disse a Zeba, ed a Salmunna: Come erano quegli uomini che voi uccideste in Tabor? Ed essi risposero: Come tu appunto; ciascuno di essi pareva nel sembiante un figliuolo di re. Ed egli disse loro: Essi erano miei fratelli, figliuoli di mia madre; come il Signore vive, se voi aveste loro salvata la vita, io non vi ucciderei. Poi disse a Ieter, suo primogenito: Levati, uccidili. Ma il fanciullo non trasse fuori la sua spada; perciocchè avea paura; conciossiachè egli fosse ancor giovanetto. E Zeba, e Salmunna, dissero: Levati su tu, e avventati sopra noi; perciocchè quale è l’uomo tale è la sua forza. Gedeone adunque si levò, e uccise Zeba, e Salmunna, e prese le borchie che i lor cammelli aveano al collo E gl’Israeliti dissero a Gedeone: Signoreggia sopra noi, tu, e il tuo figliuolo, e il figliuolo del tuo figliuolo; conciossiachè tu ci abbi salvati dalla mano de’ Madianiti. Ma Gedeone disse loro: Nè io, nè il mio figliuolo, signoreggeremo sopra voi; il Signore signoreggerà sopra voi. Poi Gedeone disse loro: Io vi farò una richiesta, che ciascun di voi mi dia il monile ch’egli ha predato; perciocchè coloro aveano de’ monili d’oro, perchè erano Ismaeliti. Ed essi dissero: Noi del tutto te li daremo. Steso adunque un ammanto, ciascuno vi gittò il monile ch’egli aveva predato. E il peso dei monili d’oro, che Gedeone avea chiesti, fu di mille settecento sicli d’oro; oltre alle borchie, e alle collane, e a’ vestimenti di porpora, che i re di Madian aveano indosso; e oltre a’ collari che i cammelli loro aveano al collo. E Gedeone fece di quell’oro un Efod, e lo pose in Ofra, sua città; e tutto Israele fornicò quivi dietro ad esso; e ciò fu in laccio a Gedeone e alla sua casa. Così Madian fu depresso davanti a’ figliuoli d’Israle, e non alzò più il capo; e il paese ebbe riposo per quarant’anni, a’ dì di Gedeone E Ierubbaal, figliuolo di Ioas, se ne andò, e dimorò in casa sua. Or Gedeone ebbe settanta figliuoli, ch’erano usciti della sua anca; conciossiachè egli avesse molte mogli. E la sua concubina, ch’era in Sichem, gli partorì anch’essa un figliuolo, al quale egli pose nome Abimelec. Poi Gedeone, figliolo di Ioas, morì in buona vecchiezza, e fu seppellito nella sepoltura di Ioas, suo padre, in Ofra degli Abiezeriti. E, dopo che Gedeone fu morto, i figliuoli d’Israele tornarono a fornicare dietro a’ Baali, e si costituirono Baal-berit per dio. E non si ricordarono del Signore Iddio loro, il quale li avea riscossi dalle mani di tutti i lor nemici d’ogn’intorno; e non usarono benignità inverso la casa di Ierubbaal, cioè, di Gedeone, secondo tutto il bene ch’egli avea operato inverso Israele OR Abimelec, figliuolo di Ierubbaal, andò in Sichem a’ fratelli di sua madre, e parlò loro, e a tutta la famiglia della casa del padre di sua madre, dicendo: Deh! parlate a tutti i Sichemiti, e dite loro: Qual cosa è migliore per voi, che settant’uomini, cioè tutti i figliuoli di Ierubbaal, signoreggino sopra voi, ovvero, che un uomo solo signoreggi sopra voi? ricordatevi ancora che io sono vostre ossa, e vostra carne. E i fratelli di sua madre parlarono di lui a tutti i Sichemiti, e dissero loro tutte quelle parole; e il cuor loro s’inchinò a seguitare Abimelec; perchè dissero: Egli è nostro fratello. E gli diedero settanta sicli d’argento, tolti dal tempio di Baal-berit, co’ quali Abimelec soldò degli uomini da nulla, e vagabondi, i quali lo seguitarono. Ed egli venne in casa di suo padre, in Ofra, e uccise in su una stessa pietra i suoi fratelli, figliuoli di Ierubbaal, ch’erano settant’uomini; ma Giotam, figliuol minore di Ierubbaal, scampò; perchè s’era nascosto. Poi tutti i Sichemiti, e tutta la casa di Millo, si adunarono insieme, e andarono, e costituirono re Abimelec, presso alla quercia dove era rizzato il piliere in Sichem E ciò essendo rapportato a Giotam, egli andò, e si fermò in su la sommità del monte di Gherizim; e alzò la voce, e gridò, e disse loro: Ascoltatemi, Sichemiti, e così vi ascolti Iddio. Gli alberi andarono già per ungere un re che regnasse sopra loro; e dissero all’ulivo: Regna sopra noi. Ma l’ulivo disse loro: Resterei io di produrre il mio olio, il quale Iddio e gli uomini onorano in me, per andar vagando per gli altri alberi? Poi gli alberi dissero al fico: Vieni tu, regna sopra noi. Ma il fico disse loro: Resterei io di produrre la mia dolcezza, e il mio buon frutto, per andar vagando per gli altri alberi? E gli alberi dissero alla vite: Vieni tu, regna sopra noi. Ma la vite disse loro: Resterei io di produrre il mio mosto, che rallegra Iddio e gli uomini, per andar vagando per gli altri alberi? Allora tutti gli alberi dissero al pruno: Vieni tu, regna sopra noi. E il pruno disse agli alberi: Se ciò che voi fate, ungendomi per re sopra voi, è con verità, venite, riparatevi sotto alla mia ombra; se no, esca il fuoco dal pruno, e consumi i cedri del Libano. Ora altresì, se voi siete proceduti con verità e con integrità, costituendo Abimelec re; e se avete operato bene inverso Ierubbaal, e inverso la sua casa; e se voi gli avete renduta la retribuzione delle sue opere conciossiachè mio padre abbia guerreggiato per voi, e abbia cacciato dietro alle spalle ogni riguardo alla sua vita, e vi abbia riscossi dalla mano de’ Madianiti. Ma oggi voi vi siete sollevati contro alla casa di mio padre, e avete uccisi sopra una medesima pietra i suoi figliuoli, in numero di settant’uomini, e avete costituito re sopra i Sichemiti Abimelec, figliuolo della sua serva, perciocchè egli è vostro fratello; se, dico, siete oggi proceduti con verità e con integrità, verso Ierubbaal e verso la sua casa, godete d’Abimelec, e Abimelec goda di voi; se no, esca il fuoco d’Abimelec, e consumi i Sichemiti e la casa di Millo; esca parimente il fuoco de’ Sichemiti e della casa di Millo, e consumi Abimelec. Poi Giotam scampò e se ne fuggì d’innanzi ad Abimelec suo fratello, e andò in Beer, e quivi dimorò E Abimelec signoreggiò sopra Israele tre anni. E Iddio mandò uno spirito maligno fra Abimelec e i Sichemiti; e i Sichemiti ruppero la fede ad Abimelec; acciocchè la violenza fatta a’ settanta figliuoli di Ierubbaal, e il sangue loro, venisse ad esser messo addosso ad Abimelec lor fratello, il quale li avea uccisi; e addosso a’ Sichemiti, i quali aveano tenuta mano con lui a uccidere i suoi fratelli. I Sichemiti adunque gli posero agguati in su le sommità de’ monti, i quali rubavano in su la strada chiunque passava appresso di loro. E ciò fu rapportato ad Abimelec. Poi Gaal, figliuolo di Ebed, e i suoi fratelli, vennero, e passarono in Sichem; e i Sichemiti presero confidenza in lui. E, usciti alla campagna, vendemmiarono le lor vigne, e calcarono le uve, e cantarono delle canzoni. Poi entrarono nel tempio dell’iddio loro, e mangiarono, e bevvero, e maledissero Abimelec. E Gaal, figliuolo di Ebed, disse: Chi è Abimelec, e quale è Sichem, che noi serviamo ad Abimelec? non è egli figliuolo di Ierubbaal? e Zebul non è egli suo commissario? Servite a’ discendenti di Hemor, padre di Sichem. E perchè serviremo noi a costui? Oh! fossemi pur data questa gente sotto la mia condotta, io caccerei Abimelec. Poi disse ad Abimelec: Accresci pure il tuo esercito, e vien fuori. E Zebul, capitano della città, avendo udite le parole di Gaal, figliuolo di Ebed, si accese nell’ira. E cautamente mandò messi ad Abimelec, a dirgli: Ecco, Gaal, figliuolo di Ebed, e i suoi fratelli, son venuti in Sichem; ed ecco, stringono la città contro a te. Ora, dunque, levati di notte, con la gente ch’è teco, e poni agguati nella campagna; e domattina a buon’ora, in sul levar del sole, levati, e fa’ una correria sopra la città; ed ecco, egli e la gente ch’è con lui, uscirà incontro a te, e tu gli farai secondo che ti occorrerà. Abimelec adunque si levò di notte, con tutta la gente ch’era con lui, e stettero agli agguati contro a Sichem, in quattro schiere. Or Gaal, figliuolo di Ebed, uscì fuori, e si fermò in su l’entrata della porta della città; e Abimelec si levò dagli agguati, con la gente ch’era con lui. E Gaal, veduta quella gente, disse a Zebul: Ecco della gente, che scende dalle sommità de’ monti. E Zebul gli disse: Tu vedi l’ombra de’ monti, e ti pare che sieno uomini. E Gaal parlò di nuovo, e disse: Ecco della gente che scende dal bellico del paese, ed una schiera che viene dalla via del querceto degl’indovini. E Zebul gli disse: Dove è ora la tua bocca, con la quale tu dicevi: Chi è Abimelec, che noi gli serviamo? Non è egli questo popolo quello che tu sprezzavi? Deh! esci ora fuori, e combatti con lui. Allora Gaal uscì fuori davanti a’ Sichemiti, e combattè con Abimelec. Ma Abimelec gli diè la caccia, ed egli fuggì d’innanzi a lui, e molti caddero uccisi infino all’entrata della porta. E Abimelec si fermò in Aruma; e Zebul cacciò di Sichem Gaal, e i suoi fratelli; talchè non poterono più stare in Sichem. E il giorno seguente, il popolo di Sichem uscì fuori a’ campi; e ciò fu rapportato ad Abimelec. Ed egli prese la sua gente, e la spartì in tre schiere, e si pose in agguato su per li campi; e, veggendo che il popolo usciva della città, si levò contro ad esso, e lo percosse. Ed Abimelec, con la schiera ch’egli avea seco, corse verso la città, e si fermò all’entrata della porta della città; e le altre due schiere corsero sopra tutti quelli ch’erano per li campi, e li percossero. Ed Abimelec combattè contro alla città tutto quel giorno, e la prese, e uccise il popolo ch’era in essa; poi spianò la città, e vi seminò del sale. E tutti gli abitanti della torre di Sichem, udito ciò, si ridussero nella fortezza del tempio d’El-berit. E fu rapportato ad Abimelec, che tutti gli abitanti della torre di Sichem si erano adunati là. Laonde Abimelec salì in sul monte di Salmon, con tutta la gente ch’era con lui; e prese delle scuri in mano, e tagliò un ramo d’albero; e, toltolo, sel recò in ispalla; poi disse alla gente ch’era con lui: Quello che mi avete veduto fare, fatelo prestamente, come ho fatto io. Tutta la gente adunque tagliò anch’essa de’ rami, ciascuno il suo; poi, andati dietro ad Abimelec, posero quelli intorno alla fortezza, e arsero la fortezza sopra coloro che v’erano dentro; e tutti gli abitanti morirono anch’essi, in numero d’intorno a mille persone, tra uomini e donne Poi Abimelec andò a Tebes, e vi pose campo, e la prese. Ora, nel mezzo della città v’era una torre forte, nella quale tutti gli uomini e le donne, e tutti gli abitanti della città, si rifuggirono; e, serratisi dentro, salirono in sul tetto della torre. Ed Abimelec, venuto fino alla torre, la combattè, e si accostò infino alla porta della torre, per bruciarla col fuoco. Ma una donna gittò giù un pezzo di macina in sul capo di Abimelec, e gli spezzò il teschio. Laonde egli prestamente chiamò il fante che portava le sue armi, e gli disse: Tira fuori la tua spada, e uccidimi, che talora non si dica di me: Una donna l’ha ammazzato. Il suo fante adunque lo trafisse, ed egli morì. E quando gl’Israeliti ebber veduto che Abimelec era morto, se ne andarono ciascuno al suo luogo. Così Iddio fece la retribuzione ad Abimelec, del male ch’egli avea commesso contro a suo padre, uccidendo i suoi settanta fratelli. Iddio fece ancora ritornare in sul capo degli uomini di Sichem tutto il male che aveano commesso; e avvenne loro la maledizione di Giotam, figliuolo di Ierubbaal ORA, dopo Abimelec, surse, per liberare Israele, Tola, figliuolo di Pua, figliuolo di Dodo, uomo d’Issacar, il quale dimorava in Samir, nel monte di Efraim. Ed egli giudicò Israele ventitrè anni; poi morì, e fu seppellito in Samir. E, dopo lui, surse Iair, Galaadita, il quale giudicò Israele ventidue anni. Ed esso ebbe trenta figliuoli, i quali cavalcavano trent’asinelli, e aveano trenta città, che si chiamano fino ad oggi le Villate di Iair, le quali sono nel paese di Galaad. Poi Iair morì, e fu seppellito in Camon E I figliuoli d’Israele continuarono a far ciò che dispiace al Signore, e servirono a’ Baali, e ad Astarot, e agli iddii di Siria, e agl’iddii di Sidon, e agl’iddii di Moab, e agl’iddii de’ figliuoli di Ammon, e agl’iddii de’ Filistei; e abbandonarono il Signore, e non gli servivano più. Laonde l’ira del Signore si accese contro ad Israele; ed egli lo vendè nelle mani de’ Filistei, e nelle mani dei figliuoli di Ammon. E in quell’anno, ch’era il diciottesimo, quelli afflissero ed oppressarono i figliuoli d’Israele, cioè tutti i figliuoli d’Israele ch’erano di là dal Giordano, nel paese degli Amorrei, ch’è in Galaad. E i figliuoli di Ammon passarono il Giordano, per combattere eziandio contro a Giuda, e contro a Beniamino, e contro alla casa di Efraim; onde Israele fu grandemente distretto Allora i figliuoli d’Israele gridarono al Signore, dicendo: Noi abbiamo peccato contro a te; conciossiachè abbiamo abbandonato il nostro Dio, e abbiamo servito a’ Baali. E il Signore disse a’ figliuoli d’Israele: Quando voi avete gridato a me, non vi ho io salvati dalle mani degli Egizi, e degli Amorrei, e de’ figliuoli di Ammon, e de’ Filistei, e de’ Sidonii, e degli Amalechiti, e dei Maoniti, i quali vi oppressavano? Ma voi mi avete abbandonato, ed avete servito ad altri dii; perciò, io non vi libererò più. Andate, e gridate agl’iddii che avete scelti; salvinvi essi al tempo della vostra angoscia. Ma i figliuoli d’Israele dissero al Signore: Noi abbiamo peccato; facci tu tutto quello che ti piacerà; sol ti preghiamo che tu ci liberi oggi. Allora tolsero gl’iddii degli stranieri del mezzo di loro, e servirono al Signore; ed egli si accorò l’animo per lo travaglio d’Israele. Or i figliuoli di Ammon si adunarono a grida, e si accamparono in Galaad. I figliuoli d’Israele si adunarono anch’essi, e si accamparono in Mispa. E il popolo, cioè i principali di Galaad, dissero gli uni agli altri: Chi sarà l’uomo che comincerà a combattere contro a’ figliuoli di Ammon? esso sarà capo a tutti gli abitanti di Galaad OR Iefte Galaadita era un valente uomo, ed era figliuolo d’una meretrice; e Galaad l’avea generato. E la moglie di Galaad gli avea partoriti de’ figliuoli; e quando i figliuoli della moglie furono grandi, cacciarono Iefte, e gli dissero: Tu non avrai eredità nella casa di nostro padre; perciocchè tu sei figliuolo d’una donna straniera. E Iefte se ne fuggì d’innanzi a’ suoi fratelli, e dimorò nel paese di Tob; e presso a lui si adunarono degli uomini da nulla, e uscivano fuori con lui E, dopo alquanto tempo, avvenne che i figliuoli di Ammon fecero guerra ad Israele. E, mentre i figliuoli di Ammon facevano guerra ad Israele, gli Anziani di Galaad andarono a prender Iefte nel paese di Tob. E dissero a Iefte: Vieni, e sii nostro capitano; acciocchè noi combattiamo contro a’ figliuoli di Ammon. Ma Iefte disse agli Anziani di Galaad: Non mi avete voi odiato, e cacciato della casa di mio padre? perchè dunque venite a me, ora che voi siete distretti? E gli Anziani di Galaad dissero a Iefte: Perciò siamo noi ora ritornati a te, acciocchè tu venga con noi, e combatta contro a’ figliuoli di Ammon; e che tu sii capo di tutti gli abitanti di Galaad. E Iefte disse agli Anziani di Galaad: Se voi mi riconducete per combattere contro a’ figliuoli di Ammon, e il Signore li mette in mio potere, sarò io vostro capo? E gli Anziani di Galaad dissero a Iefte: Il Signore attenda a quello che diciamo fra noi, se non facciamo secondo che tu hai detto. Iefte adunque andò con gli Anziani di Galaad; e il popolo lo costituì capo e condottiere sopra sè; e Iefte pronunziò davanti al Signore, in Mispa, tutte le parole ch’egli avea prima dette Poi Iefte mandò ambasciatori al re de’ figliuoli di Ammon, a dirgli: Che v’è egli fra me e te, che tu sei venuto contro a me, per far guerra nel mio paese? E il re de’ figliuoli di Ammon disse agli ambasciatori di Iefte: Io son venuto, perciocchè, quando Israele salì fuor di Egitto, prese il mio paese, dall’Arnon fino a Iabboc, e infino al Giordano; ora dunque rendimi quelle contrade amichevolmente. E Iefte mandò di nuovo ambasciatori al re de’ figliuoli di Ammon, a dirgli: Così dice Iefte: Israele non prese il paese di Moab, nè il paese de’ figliuoli di Ammon. Anzi, dopo che Israele fu salito fuor di Egitto, e fu camminato per lo deserto fino al mar rosso, e fu giunto a Cades, mandò ambasciatori al re di Edom, a dirgli: Deh! lascia che io passi per lo tuo paese; ma il re di Edom nol consentì; mandò eziandio al re di Moab, e anch’egli non volle. Laonde, dopo che Israele fu dimorato in Cades, camminò per lo deserto, e circuì il paese di Edom, e il paese di Moab, e giunse al lato orientale del paese di Moab, e si accampò di là dall’Arnon, e non entrò dentro a’ confini di Moab, consiossiachè l’Arnon sia il confine di Moab. E Israele mandò ambasciatori a Sihon, re degli Amorrei, re di Hesbon, e dirgli: Deh! lascia che noi passiamo per lo tuo paese, finchè siamo giunti al nostro luogo. Ma Sihon non si fidò d’Israele, ch’egli passasse per li suoi confini; anzi adunò tutta la sua gente, e con essa si accampò in Iaas, e combattè con Israele. E il Signore Iddio d’Israele diede Sihon, e tutta la sua gente, nelle mani degl’Israeliti, i quali li percossero, e conquistarono tutto il paese degli Amorrei, che abitavano in quel paese. Conquistarono eziandio tutti i confini degli Amorrei, dall’Arnon fino a Iabboc, e dal deserto fino al Giordano. Ora dunque, avendo il Signore Iddio d’Israele cacciati gli Amorrei d’innanzi ad Israele, suo popolo, possederesti tu il lor paese? Non possederesti tu ciò che Chemos, tuo dio, ti avrebbe dato a possedere? noi altresì possederemo il paese di tutti quelli che il Signore Iddio nostro avrà cacciati d’innanzi a noi. Ed ora vali tu in alcun modo meglio che Balac, figliuolo di Sippor, re di Moab? contese egli con Israele, o fecegli guerra? Essendo Israele dimorato in Hesbon, e nelle terre del suo territorio, e in Aroer, e nelle terre del suo territorio, e in tutte le città che sono lungo l’Arnon, lo spazio di trecent’anni, perchè non le avete voi riscosse in quel tempo? E anche io non t’ho offeso; e tu procedi malvagiamente inverso me, guerreggiando contro a me. Il Signore, che è il Giudice, giudichi oggi fra i figliuoli d’Israele e i figliuoli di Ammon. Ma il re de’ figliuoli di Ammon non attese alle parole, che Iefte gli avea mandato a dire E lo Spirito del Signore fu sopra Iefte, ed egli traversò Galaad e Manasse, e passò in Mispe di Galaad, e di Mispe di Galaad passò a’ figliuoli di Ammon. E Iefte votò un voto al Signore, e disse: Se pur tu mi dài i figliuoli di Ammon nelle mani; quando io ritornerò in pace da’ figliuoli di Ammon, ciò che uscirà dell’uscio di casa mia sarà del Signore, e io l’offerirò in olocausto. Iefte adunque passò a’ figliuoli di Ammon, per combatter con loro; e il Signore li diede nelle mani di esso. Ed egli li percosse d’una grandissima sconfitta, da Aroer fino a Minnit, venti città; e fino alla pianura delle vigne. E così i figliuoli di Ammon furono abbassati dinanzi ai figliuoli d’Israele. Ora, come Iefte ritornava a casa sua in Mispe, ecco, la sua figliuola gli uscì incontro con tamburi, e con flauti; or ella era unica e sola, ed egli non avea altri proceduto da lui, nè figliuolo, nè figliuola. E, come egli la vide, stracciò i suoi vestimenti, e disse: Ahi! figliuola mia; tu mi hai affatto abbattuto, e sei di quelli che mi conturbano; conciossiachè io abbia aperta la mia bocca al Signore, e non possa ritrarmene. Ed ella gli disse: Padre mio, se pur tu hai aperta la bocca al Signore, fammi come t’è uscito di bocca; poichè il Signore ha fatte le tue vendette sopra i figliuoli di Ammon, tuoi nemici. Poi disse a suo padre: Facciamisi questo: Lasciami per due mesi, acciocchè io vada su e giù per li monti, e pianga la mia verginità, con le mie compagne. Ed egli le disse: Va’. Così la lasciò andare per due mesi. Ed ella andò con le sue compagne, e pianse la sua verginità su per li monti. E, al termine di due mesi, ella ritornò a suo padre, ed egli le fece secondo il voto ch’egli avea votato. Or ella non avea conosciuto uomo. E di qui nacque l’usanza in Israele, che le figliuole d’Israele andavano ogni anno a far lamento della figliuola di Iefte Galaadita, quattro giorni dell’anno OR gli Efraimiti, adunatisi a grida, passarono verso il Settentrione, e dissero a Iefte: Perchè sei tu passato per combattere contro a’ figliuoli di Ammon, e non ci hai chiamati per andar teco? noi bruceremo col fuoco la tua casa, e te insieme. E Iefte disse loro: Il mio popolo ed io abbiamo avuta gran contesa co’ figliuoli di Ammon; ed io v’ho chiamati, ma voi non mi avete liberato dalle lor mani. Laonde, veggendo che voi non mi liberavate, io ho messa la mia vita nella palma della mia mano, e son passato agli Ammoniti; e il Signore me li ha dati nelle mani; perchè dunque siete voi oggi saliti a me, per farmi guerra? E Iefte adunò tutti i Galaaditi, e combattè contro ad Efraim; e i Galaaditi percossero Efraim; perciocchè dicevano: Voi siete degli scampati di Efraim; Galaad è in mezzo di Efraim e di Manasse. E i Galaaditi occuparono i passi del Giordano a que’ di Efraim; e quando alcuno di que’ di Efraim che scampavano diceva: Lascia ch’io passi, i Galaaditi gli dicevano: Sei tu di Efraim? E s’egli diceva: No, i Galaaditi gli dicevano: Deh! di’ Scibbolet; ma egli diceva: Sibbolet; e non accertava a profferir dirittamente. Ed essi lo prendevano, e lo scannavano a’ passi del Giordano. Così in quel tempo caddero morti di Efraim quarantaduemila uomini. E Iefte Galaadita giudicò Israele sei anni; poi morì, e fu seppellito nella città di Galaad E, DOPO lui, Ibsan, da Bet-lehem, giudicò Israele. Ed ebbe trenta figliuoli, e mandò fuori trenta figliuole a marito, a menò trenta fanciulle di fuori a’ suoi figliuoli per mogli; e giudicò Israele sett’anni. Poi Ibsan morì, e fu seppellito in Bet-lehem. E, dopo lui, Elon Zabulonita fu Giudice d’Israele; e giudicò Israele dieci anni. Poi Elon Zabulonita morì, e fu seppellito in Aialon, nel paese di Zabulon. E, dopo lui, Abdon, figliuolo di Hillel, Piratonita, giudicò Israele. Ed ebbe quaranta figliuoli, e trenta figliuoli di figliuoli, i quali cavalcavano settant’asinelli; e giudicò Israele ott’anni. Poi Abdon, figliuolo di Hillel, Piratonita, morì, e fu seppellito in Piraton, nel paese di Efraim, nel monte degli Amalechiti POI i figliuoli d’Israele seguitarono a far ciò che dispiace al Signore; laonde il Signore li diede nelle mani de’ Filistei per quarant’anni. Or v’era un uomo da Sorea, della nazione di Dan, chiamato Manoa, la cui moglie era sterile, e non avea mai partorito. E l’Angelo del Signore apparve a questa donna, e le disse: Ecco, ora tu sei sterile, e non hai mai partorito; ma tu concepirai, e partorirai un figliuolo. Ora dunque, guardati pur di non ber vino, nè cervogia, e di non mangiar cosa alcuna immonda. Perciocchè, ecco, tu concepirai, e partorirai un figliuolo, sopra il cui capo non salirà giammai rasoio; perciocchè il fanciullo sarà dal ventre della madre Nazireo a Dio; ed egli comincerà a salvare Israele dalle mani de’ Filistei. E la donna se ne venne al suo marito, e gli disse: Un uomo di Dio è venuto a me, col sembiante simile a quel di un Angelo di Dio, molto tremendo; e io non gli ho domandato onde egli si fosse, ed egli altresì non mi ha dichiarato il suo nome. Ma egli mi ha detto: Ecco, tu concepirai, e partorirai un figliuolo; ora dunque non ber vino, nè cervogia, e non mangiar cosa alcuna immonda; perciocchè il fanciullo sarà Nazireo a Dio, dal ventre della madre, fino al giorno della sua morte Allora Manoa supplicò al Signore, e disse: Ahi! Signore, deh! venga ancora una volta a noi l’uomo di Dio che tu mandasti, e insegnici ciò che abbiamo da fare al fanciullo che ha da nascere. E Iddio esaudì la voce di Manoa; e l’Angelo di Dio venne un’altra volta alla donna, mentre ella sedeva in un campo. Or Manoa, suo marito, non era con lei. Essa adunque corse prestamente a rapportarlo al suo marito, e gli disse: Ecco, quell’uomo, che venne quel giorno a me, mi è apparito. E Manoa si levò, e andò dietro alla sua moglie, e venne a quell’uomo, e gli disse: Sei tu quell’uomo che hai parlato a questa donna? Ed egli rispose: Io son desso. E Manoa disse: Avvengano pure ora le cose che tu hai dette; qual modo s’ha egli da tenere inverso il fanciullo? e che si deve fare intorno a lui? E l’Angelo del Signore disse a Manoa: Guardisi la donna da tutte le cose che io le ho dette. Non mangi di cosa alcuna prodotta dalla vite, e non beva nè vino, nè cervogia, e non mangi cosa alcuna immonda; osservi tutto quello che io le ho comandato E Manoa disse all’Angelo del Signore: Deh! lascia che noi ti riteniamo; e noi apparecchieremo un capretto da porti innanzi. E l’Angelo del Signore disse a Manoa: Avvegnachè tu mi ritenga, non però mangerò del tuo cibo; e, se pur tu fai un olocausto, offeriscilo al Signore. Perciocchè Manoa non sapeva ch’egli fosse l’Angelo del Signore. Poi Manoa disse all’Angelo del Signore: Quale è il tuo nome? acciocchè, quando le cose che tu hai dette saranno avvenute, noi ti onoriamo. E l’Angelo del Signore gli disse: Perchè domandi del mio nome? conciossiachè egli sia incomprensibile. E Manoa prese il capretto e l’offerta, e l’offerse al Signore sopra il sasso. E l’Angelo del Signore fece una cosa maravigliosa alla vista di Manoa e della sua moglie; che fu che, come la fiamma saliva d’in su l’altare al cielo, l’Angelo del Signore salì con la fiamma dell’altare. E Manoa e la sua moglie, veduto ciò, caddero in terra in su le lor facce. E l’Angelo del Signore non apparve più a Manoa, nè alla sua moglie. Allora Manoa conobbe ch’egli era l’Angelo del Signore. E Manoa disse alla sua moglie: Per certo noi morremo; perciocchè abbiamo veduto Iddio. Ma la sua moglie gli disse: Se fosse piaciuto al Signore di farci morire, egli non avrebbe accettato l’olocausto, nè l’offerta dalla nostra mano, e non ci avrebbe fatte veder tutte queste cose; e in un tal tempo egli non ci avrebbe fatte intender cotali cose Poi quella donna partorì un figliuolo, ed essa gli pose nome Sansone. E il fanciullo crebbe, e il Signore lo benedisse. E lo Spirito del Signore cominciò a sospingerlo in Mahane-Dan, fra Sorea ed Estaol OR Sansone discese in Timnat, e vide quivi una donna delle figliuole de’ Filistei. E, ritornato a casa, dichiarò il fatto a suo padre e a sua madre, dicendo: Io ho veduta in Timnat una donna delle figliuole de’ Filistei; ora dunque, prendetemela per moglie. E suo padre e sua madre gli dissero: Non v’è egli alcuna donna fra le figliuole de’ tuoi fratelli, o fra tutto il nostro popolo, che tu vada a prendere una moglie d’infra i Filistei incirconcisi? Ma Sansone disse a suo padre: Prendimi costei; perciocchè ella piace a’ miei occhi. Or suo padre e sua madre non sapevano che questa cosa procedesse dal Signore; perciocchè egli cercava che i Filistei gli dessero cagione. Or in quel tempo i Filistei signoreggiavano sopra Israele. Sansone adunque, con suo padre e con sua madre, discese in Timnat; e, come furono giunti alle vigne di Timnat, ecco, un leoncello veniva ruggendo incontro a lui. E lo Spirito del Signore si avventò sopra Sansone, ed egli lacerò quel leoncello, come se avesse lacerato un capretto, senza aver cosa alcuna in mano; e non dichiarò a suo padre, nè a sua madre, ciò ch’egli avea fatto. Poi discese, e parlò alla donna, ed ella piacque agli occhi di Sansone. E alquanti giorni appresso, tornando per menarla, si torse dalla via, per vedere la carogna del leone; ed ecco, dentro della carogna del leone v’era uno sciame d’api, e del miele. Ed egli ne prese nelle palme delle mani, e ne andava mangiando; e andò a suo padre e a sua madre, e ne diede loro, ed essi ne mangiarono; ma non dichiarò loro che avesse tolto il miele dalla carogna del leone Suo padre adunque discese alla donna; e Sansone fece quivi un convito; perciocchè così solevano fare i giovani. E, come i Filistei l’ebbero veduto, presero trenta compagni per esser con lui. E Sansone disse loro: Io vi proporrò ora un enimma; e se pur voi me lo dichiarate infra i sette giorni del convito, e lo rinvenite, io vi darò trenta panni lini, e trenta mute di vesti; ma, se voi non potete dichiararmelo, mi darete trenta panni lini, e trenta mute di vesti. Ed essi gli dissero: Proponi pure il tuo enimma, che noi l’udiamo. Ed egli disse loro: Da colui che divorava è uscito del cibo, e dal forte è uscita della dolcezza. E per lo spazio di tre giorni essi non poterono dichiarar l’enimma. E, al settimo giorno, dopo ch’ebbero detto alla moglie di Sansone: Induci il tuo marito a dichiararci l’enimma, che talora noi non bruciamo col fuoco te, e la casa di tuo padre; che? ci avete voi chiamati per avere il nostro? e che la moglie di Sansone gli ebbe pianto appresso, e dettogli: Tu mi hai pure in odio, e non mi ami; non hai tu proposto un enimma a’ figliuoli del mio popolo? e tu non me l’hai dichiarato; e ch’egli le ebbe detto: Ecco, io non l’ho dichiarato nè a mio padre, nè a mia madre, e lo dichiarerei a te? e ch’ella gli ebbe pianto appresso per lo spazio de’ sette giorni, che fu loro fatto il convito; al settimo giorno egli glielo dichiarò, perchè lo premeva; ed ella dichiarò l’enimma ai figliuoli del suo popolo. Laonde gli uomini della città dissero a Sansone al settimo giorno, avanti che il sole tramontasse: Che cosa è più dolce che il miele? e chi è più forte che il leone? Ed egli disse loro: Se voi non aveste arato con la mia giovenca, non avreste rinvenuto il mio enimma. E lo Spirito del Signore si avventò sopra lui, ed egli discese in Ascalon, e uccise trenta nomini di quella gente, e prese le loro spoglie, e diede quelle mute di vesti a quelli che aveano dichiarato l’enimma. Ed egli si accese nell’ira, e se ne ritornò alla casa di suo padre. E la moglie di Sansone fu data al compagno di esso, il quale era il suo intimo amico ORA, dopo alquanti giorni, al tempo della ricolta delle biade, Sansone andò a visitare la sua moglie, portandole un capretto, e disse: Io voglio entrar dalla mia moglie, in camera sua; ma il padre di essa non gli permise di entrarvi. E gli disse: Io stimava sicuramente che del tutto tu l’odiavi; e però la diedi al tuo compagno; la sorella sua minore non è ella più bella di lei? deh! prendila in luogo di essa. E Sansone disse loro: Ora non avrò colpa de’ Filistei, quando io farò loro del male. Sansone adunque andò, e prese trecento volpi; prese ancora delle fiaccole; e, volte le code delle volpi l’una contro all’altra, mise una fiaccola nel mezzo fra due code. Poi accese le fiaccole, e cacciò le volpi nelle biade de’ Filistei, ed arse le biade ch’erano in bica, e quelle ch’erano ancora in piè, e le vigne, e gli ulivi. E i Filistei dissero: Chi ha fatto questo? E fu detto: Sansone, genero di quel Timneo; perciocchè egli ha presa la sua moglie, e l’ha data al suo compagno. E i Filistei andarono, ed arsero col fuoco lei, e suo padre. E Sansone disse loro: Fate voi a questo modo? se io non mi vendico di voi; poi resterò. Ed egli li percosse con grande sconfitta, percotendoli con la coscia in su i fianchi. Poi discese, e si fermò nella caverna della rupe di Etam E i Filistei salirono, e si accamparono in Giuda, e si sparsero in Lehi. E gli uomini di Giuda dissero: Perchè siete voi saliti contro a noi? Ed essi dissero: Noi siamo saliti per far prigione Sansone; acciocchè facciamo a lui, come egli ha fatto a noi. E tremila uomini di Giuda discesero nella caverna della rupe di Etam, e dissero a Sansone: Non sai tu che i Filistei signoreggiano sopra noi? Che cosa è dunque questo che tu ci hai fatto? Ed egli disse loro: Come hanno fatto a me, così ho fatto a loro. Ed essi gli dissero: Noi siamo discesi per farti prigione, per darti nelle mani dei Filistei. E Sansone disse loro: Giuratemi che voi non vi avventerete sopra me. Ed essi gli dissero: No; ma ben ti legheremo, e ti daremo nelle mani de’ Filistei; ma non ti faremo già morire. Così lo legarono con due funi nuove, e lo menarono via dalla rupe. Quando egli fu giunto a Lehi, i Filistei gli vennero incontro, con grida d’allegrezza; ma lo Spirito del Signore si avventò sopra lui; e le funi ch’egli avea in su le braccia, diventarono come lino che si arde al fuoco, e i suoi legami si sciolsero d’in su le sue mani. E, trovata una mascella d’asino non ancora secca, vi diè della mano; e, presala, ammazzò con essa mille uomini. Poi Sansone disse: Con una mascella d’asino, un mucchio, due mucchi! Con una mascella d’asino, ho uccisi mille uomini! E, quando ebbe finito di parlare, gittò via di sua mano la mascella; e pose nome a quel luogo Ramat-lehi Poi ebbe gran sete; e gridò al Signore, e disse: Tu hai messa questa gran vittoria in mano al tuo servo; ed ora ho io a morir di sete, e a cader nelle mani degl’incirconcisi? Allora Iddio fendè un sasso concavo ch’era in Lehi; e d’esso uscì dell’acqua, onde Sansone bevve, ed egli tornò in vita; perciò pose nome a quel luogo En-haccore; la qual fonte è in Lehi, fino a questo giorno. Ed egli giudicò Israele al tempo dei Filistei vent’anni OR Sansone andò in Gaza, e vide quivi una meretrice, ed entrò da lei. E fu detto a que’ di Gaza: Sansone è venuto qua. Ed essi l’intorniarono, e gli posero insidie tutta quella notte, stando alla porta della città, e stettero cheti tutta quella notte, dicendo: Aspettiamo fino allo schiarir della mattina; allora l’uccideremo. Ma Sansone, giaciuto fino a mezza notte, in su la mezza notte si levò, e diè di piglio alle reggi delle porte della città, e alla due imposte, e le levò via, insieme con la sbarra; e, recatelesi in ispalla, le portò in su la sommità del monte, ch’è dirimpetto ad Hebron Egli avvenne poi, ch’egli amò una donna, della valle di Sorec, il cui nome era Delila. E i principi de’ Filistei salirono a lei, e le dissero: Lusingalo, e vedi in che consiste quella sua gran forza, e come noi potremmo superarlo, acciocchè lo leghiamo, per domarlo; e ciascun di noi ti donerà mille e cento sicli d’argento. Delila adunque disse a Sansone: Deh! dichiarami in che consiste la tua gran forza, e come tu potresti esser legato, per esser domato. E Sansone le disse: Se io fossi legato di sette ritorte fresche, che non fossero ancora secche, io diventerei fiacco, e sarei come un altr’uomo. E i principi de’ Filistei le portarono sette ritorte fresche, che non erano ancora secche; ed ella lo legò con esse. Or ella avea posto un agguato nella sua camera. Ed ella gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Ed egli ruppe le ritorte, come si rompe un fil di stoppa, quando sente il fuoco. E non fu conosciuto in che consistesse la sua forza. E Delila disse a Sansone: Ecco, tu mi hai beffata, e mi hai dette delle bugie; ora dunque, dichiarami, ti prego, con che tu potresti esser legato. Ed egli le disse: Se io fossi legato ben bene con grosse corde nuove, le quali non fossero ancora state adoperate, io diventerei fiacco, e sarei come un altr’uomo. E Delila prese delle grosse corde nuove, e lo legò; poi gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Or l’agguato era posto nella camera. Ed egli ruppe quelle corde d’in su le sue braccia, come refe. Poi Delila gli disse: Tu mi hai beffata fino ad ora, e mi hai dette delle bugie; dichiarami con che tu potresti esser legato. Ed egli le disse: Se tu tessessi le sette ciocche del mio capo ad un subbio. Ed ella conficcò il subbio con la caviglia, e gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Ed egli, svegliatosi dal suo sonno, se ne andò con la caviglia del telaro, e col subbio. Ed ella gli disse: Come dici: Io t’amo; e pure il tuo cuore non è meco? Già tre volte tu mi hai beffata, e non mi hai dichiarato in che consiste la tua gran forza. Or avvenne che, premendolo essa ogni giorno con le sue parole, e molestandolo, sì ch’egli si ne accorava l’animo fino alla morte, egli le dichiarò tutto il suo cuore, e le disse: Rasoio non salì mai in sul mio capo; perciocchè io son Nazireo a Dio dal seno di mia madre; se io fossi raso, la mia forza si partirebbe da me, e diventerei fiacco, e sarei come qualunque altr’uomo Delila adunque, veduto ch’egli le avea dichiarato tutto il cuor suo, mandò a chiamare i principi de’ Filistei, dicendo: Venite questa volta; perciocchè egli mi ha dichiarato tutto il cuor suo. E i principi de’ Filistei salirono a lei, recando in mano i danari. Ed ella addormentò Sansone sopra le sue ginocchia; poi, chiamato un uomo, gli fece radere le sette ciocche del capo; e così fu la prima a domarlo, e la sua forza si partì da lui. Allora ella gli disse: O Sansone, i Filistei ti sono addosso. Ed egli, risvegliatosi dal suo sonno, disse: Io uscirò come l’altre volte, e mi riscoterò; ma egli non sapeva che il Signore si era partito da lui. E i Filistei lo presero, e gli abbacinarono gli occhi, e lo menarono in Gaza, e lo legarono con due catene di rame. Ed egli se ne stava macinando nella prigione Or i capelli del capo ricominciandogli a crescere, come erano quando fu raso, i principi de’ Filistei si adunarono per fare un gran sacrificio a Dagon, loro dio, e per rallegrarsi; e dissero: Il nostro dio ci ha dato nelle mani Sansone, nostro nemico. Il popolo anch’esso, avendolo veduto, avea lodato il suo dio; perciocchè dicevano: Il nostro dio ci ha dato nelle mani il nostro nemico, e il distruggitore del nostro paese, il quale ha uccisi tanti di noi. E, quando ebbero il cuore allegro, dissero: Chiamate Sansone, acciocchè ci faccia ridere. Sansone adunque fu chiamato dalla prigione, e giocava in presenza loro. Ed essi lo fecero stare in piè fra le colonne. E Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: Lasciami, e fammi toccar le colonne, sopra le quali la casa è posta; acciocchè io mi appoggi ad esse. Or la casa era piena d’uomini e di donne; e tutti i principi de’ Filistei erano quivi; e in sul tetto v’erano intorno a tremila persone, uomini e donne, che stavano a veder Sansone, che giocava. Allora Sansone invocò il Signore, e disse: Signore Iddio, ricordati, ti prego, di me, e fortificami pur questa volta, o Dio; acciocchè ad un tratto io mi vendichi de’ Filistei, per li miei due occhi. Poi, abbracciate le due colonne di mezzo, sopra le quali la casa era posta, pontò, attenendosi ad esse, avendo l’una alla man destra, e l’altra alla sinistra. E disse: Muoia io pur co’ Filistei. E, inchinatosi di forza, la casa cadde addosso a’ principi, e addosso a tutto il popolo che v’era dentro. E più furono quelli che Sansone fece morire alla sua morte, che quelli ch’egli avea fatti morire in vita sua. Poi i suoi fratelli, e tutta la casa di suo padre, vennero, e lo portarono via; e salirono, e lo seppellirono fra Sorea ed Estaol, nella sepoltura di Manoa, suo padre. Or egli giudicò Israele venti anni OR v’era un uomo della montagna di Efraim, il cui nome era Mica. Ed esso disse a sua madre: I mille e cento sicli d’argento che ti erano stati tolti, per li quali tu scongiurasti con maledizioni, le quali eziandio tu proferisti in mia presenza; ecco, sono appresso di me; io li avea presi. E sua madre gli disse: Benedetto sia il mio figliuolo appo il Signore. E, quando egli rendè i mille e cento sicli d’argento a sua madre, ella disse: Io avea del tutto consacrato questo argento al Signore, dispodestandomene per lo mio figliuolo, per farne una scultura, e una statua di getto; ora dunque io te lo renderò. Esso adunque rendè quell’argento a sua madre; ed ella ne prese dugento sicli, e li diede all’orafo; ed egli ne fece una scultura, e una statua di getto, che furono in casa di Mica. Quest’uomo Mica ebbe dunque un tempio, e fece un Efod, e degl’idoli; e consacrò uno de’ suoi figliuoli, il qual gli fu per sacerdote. In quel tempo non v’era alcun re in Israele; ciascuno faceva ciò che gli parea bene Or un certo giovane di Bet-lehem di Giuda, che è della nazione di Giuda, il quale era Levita, ed era dimorato quivi, partitosi di quella città, cioè, di Bet-lehem di Giuda, per dimorare ovunque troverebbe luogo, e procedendo a suo cammino, giunse al monte di Efraim, alla casa di Mica. E Mica gli disse: Onde vieni? E il Levita gli disse: Io son di Bet-lehem di Giuda, e vo a dimorare ovunque troverò luogo. E Mica gli disse: Dimora meco, e siimi per padre, e per sacerdote; e io ti darò dieci sicli d’argento l’anno, e il tuo vestire ordinario, e il tuo nudrimento. E il Levita vi andò. Così quel giovane Levita si convenne di dimorar con quell’uomo, il qual lo tenne come l’uno de’ suoi figliuoli. E Mica consacrò quel Levita; e il giovane gli fu per sacerdote, e stette in casa di Mica. E Mica disse: Ora conosco che il Signore mi farà del bene, poichè io ho un Levita per sacerdote IN quel tempo non v’era re alcuno in Israele; e in que’ dì la tribù di Dan si cercava eredità, da abitare; perciocchè fino a quel dì non le era scaduta sorte fra le tribù d’Israele in eredità. Laonde i figliuoli di Dan mandarono cinque uomini della lor nazione, presi qua e là d’infra loro, uomini di valore, da Sorea e da Estaol, a spiare un certo paese, e ad investigarlo; e dissero loro: Andate, investigate quel paese. Essi adunque, giunti al monte di Efraim, alla casa di Mica, albergarono quivi. Come furono presso alla casa di Mica, riconobbero la voce del giovane Levita; e, ridottisi là, gli dissero: Chi ti ha condotto qua? e che fai qui? e che hai da far qui? Ed egli disse loro: Mica mi ha fatte tali e tali cose, e mi ha condotto per prezzo per essergli sacerdote. Ed essi gli dissero: Deh! domanda Iddio, acciocchè sappiamo se il viaggio che facciamo sarà prospero. E il sacerdote disse loro: Andate in pace; il viaggio che voi fate è davanti al Signore Que’ cinque uomini adunque andarono; e, giunti in Lais, videro il popolo che era in quella città, la quale era situata in luogo sicuro, stare in riposo e in sicurtà, nella maniera de’ Sidonii; non essendovi alcuno nel paese, che desse loro molestia in cosa alcuna; ed erano padroni del loro stato, e lontani da’ Sidonii, e non aveano da far nulla con alcuno. Poi, essendo ritornati a’ lor fratelli, in Sorea ed in Estaol, i lor fratelli dissero loro: Che dite voi? Ed essi dissero; Or su, saliamo contro a quella gente: perciocchè noi abbiamo veduto il paese, ed ecco, egli è grandemente buono: e voi ve ne state a bada? non siate pigri a mettervi in cammino, per andare a prender possessione di quel paese. Quando voi giungerete là consciossiachè Iddio ve l’abbia dato nelle mani, verrete ad un popolo che se ne sta sicuro, e il paese è largo; è un luogo, nel quale non v’è mancamento di cosa alcuna che sia in su la terra. Allora seicent’uomini della nazione de’ Daniti si partirono di là, cioè, di Sorea e di Estaol, in armi. E salirono, e si accamparono in Chiriat-iearim, in Giuda; perciò quel luogo è stato chiamato Mahane-Dan, fino a questo giorno; ed ecco, egli è dietro a Chiriat-iearim. E di là passarono al monte di Efraim, e giunsero alla casa di Mica Allora, i cinque uomini ch’erano andati a spiare il paese di Lais, fecero motto a’ lor fratelli, e dissero loro: Sapete voi che in queste case vi è un Efod, e delle immagini, e una scultura, e una statua di getto? Ora dunque, considerate ciò che avete a fare. Ed essi si ridussero là, e vennero alla casa del giovane Levita, nella casa di Mica, e gli domandarono del suo bene stare. Or i seicent’uomini de’ figliuoli di Dan armati si fermarono all’entrata della porta. Ma que’ cinque uomini, ch’erano andati per ispiar il paese, salirono, ed entrarono là entro, e presero la scultura, e l’Efod, e le immagini, e la statua di getto, mentre il sacerdote era arrestato all’entrata della porta, co’ seicent’uomini armati. Essi adunque, essendo entrati in casa di Mica, e avendo presa la scultura, e l’Efod e le immagini, e la statua di getto, il sacerdote disse loro: Che fate voi? Ed essi gli dissero: Taci; mettiti la mano in su la bocca, e vieni con noi, e siici per padre, e per sacerdote; quale è meglio per te, esser sacerdote a una casa d’un uomo, ovvero esser sacerdote a una tribù, e ad una nazione in Israele? E il sacerdote se ne rallegrò nel suo cuore, e prese l’Efod, e le immagini, e la scultura, e se ne andò fra quella gente. Poi i Daniti si rimisero al lor cammino, avendo posto innanzi a loro i piccoli fanciulli, ed il bestiame, e le robe. Ed essendo già lungi della casa di Mica, gli uomini ch’erano nelle case vicine alla casa di Mica, si adunarono a grida, e seguitarono di presso i figliuoli di Dan. E gridarono a’ figliuoli di Dan. Ed essi, voltando la faccia, dissero a Mica: Che cosa hai, che tu hai adunata la tua gente? Ed egli disse: Voi avete presi i miei dii, che io avea fatti, e il sacerdote, e ve ne siete andati via. Che mi resta egli più? E come dunque mi dite voi: Che hai? Ma i figliuoli di Dan gli dissero: Non far che s’intenda la tua voce appresso di noi; che talora alcuni uomini d’animo iracondo non si avventino sopra voi; e che tu, e que’ di casa tua, perdiate la vita. I figliuoli di Dan adunque seguitarono il lor cammino; e Mica, veggendo ch’erano più forti di lui, rivoltosi indietro, se ne ritornò a casa sua Ed essi, preso quello che Mica avea fatto, e il sacerdote ch’egli avea, giunsero a Lais, ad un popolo che se ne stava in quiete e in sicurtà; e percossero la gente a fil di spada, e arsero la città col fuoco. E non vi fu alcuno che la riscotesse; perciocchè era lungi di Sidon, e gli abitanti non aveano da far nulla con niuno; e la città era nella valle che è nel paese di Bet-rehob. Poi riedificarono la città, e abitarono in essa. E le posero nome Dan, del nome di Dan, lor padre, il qual fu figliuolo d’Israele; in luogo che il nome di quella città prima era Lais. E i figliuoli di Dan si rizzarono la scultura; e Gionatan, figliuolo di Ghersom, figliuolo di Manasse, e i suoi figliuoli dopo di lui, furono sacerdoti della tribù di Dan, infino al giorno che gli abitanti del paese furono menati in cattività. Si rizzarono adunque quella scultura di Mica, ch’egli avea fatta; ed ella vi fu tutto il tempo che la Casa di Dio fu in Silo OR in quel tempo, non essendovi alcun re in Israele, avvenne che un uomo Levita, dimorando nel fondo del monte di Efraim, si prese una donna concubina di Bet-lehem di Giuda. E questa sua concubina fornicò in casa sua, e si partì da lui, e se ne andò a casa di suo padre, in Bet-lehem di Giuda, ove stette lo spazio di quattro mesi. Poi il suo marito si levò, e le andò dietro, per piegare il cuor suo con dolci parole, e per ricondurla; e avea seco il suo servitore, e un paio d’asini. Ed ella lo menò in casa di suo padre; e il padre della giovane, come l’ebbe veduto, gli si fece lietamente incontro. E il suo suocero, padre della giovane, lo ritenne; ed egli dimorò con lui tre giorni; e mangiarono, e bevvero, e albergarono quivi. E, al quarto giorno, si levarono la mattina; e il Levita si mise in ordine per andarsene; ma il padre della giovane disse al suo genero: Confortati il cuore con un boccon di pane, e poi voi ve ne andrete. Così si posero amendue a sedere, e mangiarono, e bevvero insieme; e il padre della giovane disse a quell’uomo: Deh! piacciati star qui questa notte, e il cuor tuo si rallegri. Ma quell’uomo si levò per andarsene; ma pure il suo suocero gli fece forza, talchè egli se ne ritornò, e stette quivi quella notte. E al quinto giorno, egli si levò la mattina per andarsene; e il padre della giovane gli disse: Deh! confortati il cuore. E, postisi amendue a mangiare insieme, indugiarono finchè il giorno fu calato. Allora quell’uomo si levò, per andarsene con la sua concubina, e col suo servitore. Ma il suo suocero, padre della giovane, gli disse: Ecco ora, il giorno vien mancando e fassi sera; deh! state qui questa notte: ecco, il giorno cade; deh! sta’ qui questa notte, e rallegrisi il cuor tuo; e domattina voi vi leverete per andare a vostro cammino, e tu te ne andrai a casa tua. Ma quell’uomo non volle star quivi la notte; anzi si levò, e se ne andò; e giunse fin dirincontro a Iebus, che è Gerusalemme, co’ suoi due asini carichi, e con la sua concubina. Come furono presso a Iebus, il giorno era molto calato; laonde il servitore disse al suo padrone: Deh! vieni, riduciamoci in questa città de’ Gebusei, e alberghiamo in essa. Ma il suo padrone gli disse: Noi non ci ridurremo in alcuna città di stranieri, che non sia de’ figliuoli d’Israele; anzi passeremo fino a Ghibea. Poi disse al suo servitore: Cammina, e arriviamo ad uno di que’ luoghi, e alberghiamo in Ghibea, o in Rama. Essi adunque passarono oltre, e camminarono; e il sole tramontò loro presso a Ghibea, la quale è di Beniamino. Ed essi si rivolsero là, per andare ad albergare in Ghibea. Ed essendo quel Levita entrato nella città, si fermò in su la piazza; e non vi fu alcuno che li accogliesse in casa per passar la notte Ma ecco, un uomo vecchio, che veniva in su la sera dal suo lavoro da’ campi, il quale era della montagna di Efraim, e dimorava in Ghibea; gli abitanti del qual luogo erano Beniaminiti. Ed esso, alzati gli occhi, vide quel viandante nella piazza della città; e gli disse: Ove vai? ed onde vieni? Ed egli gli disse: Noi passiamo da Bet-lehem di Giuda, per andare al fondo della montagna di Efraim; io sono di là, ed era andato fino a Bet-lehem di Giuda; e ora me ne vo alla Casa del Signore; e non vi è alcuno che mi accolga in casa. E pure abbiamo della paglia, e della pastura, per li nostri asini; e anche del pane e del vino, per me, e per la tua servente, e per lo famiglio che è co’ tuoi servitori; noi non abbiamo mancamento di nulla. E quell’uomo vecchio gli disse: Datti pace; lascia pur la cura a me d’ogni tuo bisogno; sol non istar la notte in su la piazza. Ed egli lo menò in casa sua, e diè della pastura agli asini; ed essi si lavarono i piedi, e mangiarono e bevvero Mentre stavano allegramente, ecco, gli uomini di quella città, uomini scellerati, furono attorno alla casa, picchiando all’uscio; e dissero a quell’uomo vecchio, padron della casa: Mena fuori quell’uomo ch’è venuto in casa tua, acciocchè noi lo conosciamo. Ma quell’uomo, padron della casa, uscì fuori a loro, e disse loro: No, fratelli miei; deh! non fate questo male; poichè quest’uomo è venuto in casa mia, non fate questa villania. Ecco, la mia figliuola, ch’è vergine, e la concubina di esso; deh! lasciate che io ve le meni fuori, e usate con esse, e fate loro ciò che vi piacerà; ma non fate questa villania a quest’uomo. Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo; laonde quell’uomo prese la sua concubina, e la menò loro nella strada; ed essi la conobbero, e la straziarono tutta quella notte infino alla mattina; poi, all’apparir dell’alba, la rimandarono. E quella donna se ne venne, in sul far del dì, e cascò alla porta della casa di quell’uomo, nella quale il suo signore era; e stette quivi finchè fosse dì chiaro. E il suo signore si levò la mattina, e aprì l’uscio della casa, e usciva fuori per andarsene a suo cammino; ed ecco, quella donna, sua concubina, giaceva alla porta della casa, con le mani in su la soglia. Ed egli le disse: Levati, e andiamocene. Ma non v’era chi rispondesse. Allora egli la caricò sopra un asino, e si levò, e se ne andò al suo luogo. E, come fu giunto a casa sua, tolse un coltello, e prese la sua concubina, e la tagliò, per le sue ossa, in dodici pezzi, e la mandò per tutte le contrade d’Israele. E chiunque vide ciò, disse: Tal cosa non è giammai stata fatta, nè veduta, dal dì che i figliuoli d’Israele salirono fuor del paese di Egitto, fino a questo giorno; prendete il fatto a cuore, tenetene consiglio e parlamento ALLORA tutti i figliuoli d’Israele uscirono fuori, e la raunanza si adunò, come se non fosse stata che un uomo solo, da Dan fino a Beerseba, e dal paese di Galaad appresso al Signore, in Mispa. E i capi di tutto il popolo, di tutte le tribù d’Israele, comparvero nella raunanza del popolo di Dio, in numero di quattrocentomila uomini a piè, che potevano trar la spada. E i figliuoli di Beniamino udirono che i figliuoli di Israele erano saliti in Mispa. E i figliuoli d’Israele dissero: Dicasi come questo male è stato commesso. E quell’uomo Levita, marito della donna ch’era stata ammazzata, rispose, e disse: Io giunsi in Ghibea, che è di Beniamino, con la mia concubina, per albergarvi la notte. E gli abitanti di Ghibea si levarono, e intorniarono la casa di notte contro a me, avendo intenzione d’ammazzarmi; poi straziarono la mia concubina, tanto ch’ella ne morì. Ed io presi la mia concubina, e la tagliai a pezzi, e la mandai per tutte le contrade dell’eredità d’Israele; conciossiachè quella gente abbia commessa una scelleratezza, e una villania in Israele. Eccovi tutti, figliuoli d’Israele; mettete qui il fatto in deliberazione, e tenetene consiglio. E tutto il popolo si levò, come se non fosse stato che un uomo solo, dicendo: Noi non ce ne andremo ciascuno alla sua stanza, nè ci ritrarremo ciascuno in casa sua. Ma ora, ecco quel che faremo a Ghibea: noi trarremo la sorte contro ad essa. E prenderemo di cent’uomini d’ogni tribù d’Israele dieci, e di mille cento, e di diecimila mille; per far provvisione di vittuaglia per lo popolo, acciocchè vada, e faccia a Ghibea di Beniamino, secondo tutta la villania che ha commessa in Israele. Così tutti gli uomini d’Israele furono adunati contro a quella città, congiunti come se non fossero stati che un uomo solo E le tribù d’Israele mandarono degli uomini per tutte le comunità di Beniamino, a dire: Che male è questo ch’è stato commesso fra voi? Ora dunque, dateci quegli uomini scellerati che sono in Ghibea, e noi li faremo morire, e torremo via il male d’Israele. Ma i figliuoli di Beniamino non vollero attendere alla voce de’ figliuoli d’Israele, lor fratelli. Anzi i figliuoli di Beniamino si adunarono dall’altre città, in Ghibea, per uscire in battaglia contro a’ figliuoli d’Israele. E in quel dì furono annoverati i figliuoli di Beniamino dell’altre città, in numero di ventiseimila uomini, che potevano trar la spada; senza gli abitanti di Ghibea, che furono annoverati, in numero di settecento uomini scelti. Di tutta questa gente, v’erano settecento uomini scelti ch’erano mancini; tutti costoro tiravano pietre con la frombola ad un capello, senza fallire. E que’ d’Israele furono annoverati senza Beniamino, in numero di quattrocentomila uomini, che potevano trar la spada; tutti costoro erano uomini di guerra Poi i figliuoli d’Israele si levarono, e salirono alla Casa di Dio, e domandarono Iddio, e dissero: Chi di noi salirà il primo in battaglia contro a’ figliuoli di Beniamino? E il Signore disse: Giuda sia il primo. I figliuoli d’Israele adunque si levarono la mattina, e posero campo sopra Ghibea. E gl’Israeliti uscirono in battaglia contro a que’ di Beniamino; e ordinarono la battaglia contro a loro presso a Ghibea. Allora i figliuoli di Beniamino uscirono di Ghibea, e in quel dì tagliarono a pezzi, e misero per terra ventiduemila uomini degl’Israeliti. Ma pure il popolo, cioè, que’ d’Israele, prese animo, e ordinò di nuovo la battaglia nel luogo dove l’avea ordinata il primo giorno. Perciocchè i figliuoli d’Israele erano saliti, e aveano pianto davanti al Signore infino alla sera, e aveano domandato il Signore, dicendo: Debbo io di nuovo venire a battaglia co’ figliuoli di Beniamino, mio fratello? E il Signore avea risposto: Salite contro a loro. I figliuoli d’Israele adunque vennero a battaglia contro a’ figliuoli di Beniamino, il secondo giorno. E que’ di Beniamino uscirono loro incontro di Ghibea, il secondo giorno; e tagliarono a pezzi, e misero per terra ancora diciottomila uomini, i quali tutti potevano trar la spada Allora tutti i figliuoli d’Israele, e tutto il popolo, salirono, e vennero alla Casa del Signore, e piansero, e stettero quivi davanti al Signore, e digiunarono quel dì fino alla sera; e offersero olocausti e sacrificii da render grazie, davanti al Signore. E i figliuoli d’Israele domandarono il Signore or in que’ dì l’Arca del patto di Dio era quivi; e Finees, figliuolo d’Eleazaro, figliuolo di Aaronne, in que’ dì si presentava davanti al Signore, dicendo: Uscirò io ancora di nuovo in battaglia contro a’ figliuoli di Beniamino, mio fratello; o me ne rimarrò io? E il Signore disse: Salite; perciocchè domani io ve li darò nelle mani. E Israele pose degli agguati a Ghibea d’ogni intorno. E i figliuoli d’Israele nel terzo giorno salirono contro a’ figliuoli di Beniamino, e ordinarono la battaglia presso a Ghibea, come le altre volte. E i figliuoli di Beniamino uscirono incontro al popolo, e furono tratti fuor della città; e cominciarono, come l’altre volte, a uccidere alcuni del popolo, in su le strade, delle quali l’una sale in Betel, e l’altra sale in Ghibea, nella campagna; che furono intorno a trenta uomini d’Israele. E i figliuoli di Beniamino dissero: Essi sono sconfitti davanti a noi, come per addietro. Ma i figliuoli d’Israele dicevano: Fuggiamo, e tiriamoli fuori della città alle grandi strade. Tutti gl’Israeliti adunque si levarono dal luogo loro, e ordinarono la battaglia in Baal-tamar; e gli agguati d’Israele uscirono del luogo loro, dalla costa di Ghibea. E, nel maggior calore della battaglia, diecimila uomini, scelti di tutto Israele, vennero a dirittura contro a Ghibea; e que’ della città non si avvidero che quel male veniva loro addosso. E il Signore sconfisse Beniamino davanti ad Israele; e in quel giorno i figliuoli d’Israele tagliarono a pezzi venticinquemila e cent’uomini di Beniamino, i quali tutti potevano trar la spada. E i figliuoli di Beniamino videro ch’erano sconfitti. Gl’Israeliti adunque diedero luogo a que’ di Beniamino; perciocchè si confidavano in su gli agguati che aveano posti contro a Ghibea. E gli agguati corsero prestamente sopra Ghibea; ed essendo tratti là, percossero la città, mettendola a fil di spada. Ora, fra la gente d’Israele e gli agguati, v’era un punto preso, cioè: quando accenderebbero un gran fuoco, con fumo. Così, dopo che la gente d’Israele ebbe voltate le spalle nella battaglia e che que’ di Beniamino ebbero cominciato a uccidere della gente d’Israele intorno a trenta uomini perciocchè dicevano: Per certo essi son del tutto sconfitti davanti a noi, come nella precedente battaglia; quando l’incendio cominciò a salir dalla città, in una colonna di fumo, que’ di Beniamino si rivoltarono, ed ecco, l’incendio della città saliva al cielo. E gl’Israeliti voltarono faccia; e i Beniaminiti furono spaventati; perchè vedevano che il male era loro sopraggiunto. E voltarono le spalle davanti agl’Israeliti, traendo verso la via dal deserto; ma la battaglia li perseguiva da presso; e anche quelli che uscivano della città li ammazzavano, avendoli rinchiusi nel mezzo di loro. Gl’Israeliti adunque intorniarono i Beniaminiti, e li perseguitarono, e li calpestarono a loro agio, fin dirincontro a Ghibea, dal sol levante. E caddero morti de’ Beniaminiti diciottomila uomini, tutti uomini di valore. Or i Beniaminiti, voltate le spalle, fuggirono verso il deserto, alla rupe di Rimmon; ma gl’Israeliti ne raspollarono per le grandi strade cinquemila uomini; poi, perseguitandoli da presso fino a Ghideom, ne percossero ancora duemila. Così tutti quelli che in quel giorno caddero morti de’ Beniaminiti, furono venticinquemila uomini, che potevano trar la spada, tutti uomini di valore. E seicent’uomini voltarono le spalle, e se ne fuggirono verso il deserto, alla rupe di Rimmon, ove stettero quattro mesi. Poi gl’Israeliti ritornarono a’ figliuoli di Beniamino, e li percossero, e li misero a fil di spada, così le persone ch’erano nella città, come le bestie, e tutto ciò che si ritrovò; misero eziandio a fuoco e fiamma tutte le città che si ritrovarono OR gl’Israeliti aveano giurato in Mispa, dicendo: Niuno di noi darà la sua figliuola per moglie ad alcun Beniaminita. Poi il popolo venne alla Casa di Dio, e stette quivi fino alla sera davanti a Dio; e alzò la voce, e pianse d’un gran pianto, e disse: Perchè, Signore Iddio d’Israele, è questo avvenuto in Israele, che oggi una tribù d’Israele sia venuta meno? E il giorno seguente, il popolo si levò la mattina, ed edificò quivi un altare, e offerse olocausti, e sacrificii da render grazie. Poi i figliuoli d’Israele dissero: Chi, d’infra tutte le tribù d’Israele, non è salito alla raunanza appresso al Signore? conciossiachè un giuramento grande fosse stato fatto contro a chi non salirebbe in Mispa appresso al Signore, dicendo: Egli del tutto sarà fatto morire. I figliuoli d’Israele adunque, pentendosi di quello che aveano fatto a’ Beniaminiti, lor fratelli, dissero: Oggi è stata ricisa una tribù d’Israele. Che faremo noi inverso quelli che son rimasti, per delle donne? poichè noi abbiamo giurato per lo Signore, che noi non daremo loro delle nostre figliuole per mogli. Poi dissero: Chi è quell’unica comunità, d’infra le tribù d’Israele, che non è salita in Mispa appresso al Signore? Ed ecco, niuno di Iabes di Galaad era venuto nel campo alla raunanza. E fattasi la rassegna del popolo, ecco, quivi non v’era alcuno degli abitanti di Iabes di Galaad; perciò la raunanza vi mandò dodicimila uomini, de’ più valenti, e diede loro ordine, dicendo: Andate, e percotete gli abitanti di Iabes di Galaad a fil di spada, con le donne, e co’ piccoli fanciulli. Or ecco ciò che voi farete: Distruggete al modo dell’interdetto ogni maschio, ed ogni donna che ha conosciuto carnalmente uomo. Ed essi trovarono quattrocento fanciulle vergini d’infra gli abitanti di Iabes di Galaad, le quali non aveano conosciuto carnalmente uomo; ed essi le menarono al campo, in Silo, ch’è nel paese di Canaan. Allora tutta la raunanza mandò a parlare a’ figliuoli di Beniamino, ch’erano nella rupe di Rimmon, e bandirono loro la pace. Ed allora i figliuoli di Beniamino ritornarono, e i figliuoli d’Israele diedero loro le donne che aveano lasciate in vita d’infra le donne di Iabes di Galaad; ma non ve ne fu abbastanza per loro. E il popolo si pentì di quello che avea fatto a Beniamino; perciocchè il Signore avea fatta una rottura nelle tribù d’Israele Laonde gli Anziani della raunanza dissero: Che faremo noi a quelli che restano, per delle donne? poichè le donne sono state distrutte d’infra i Beniaminiti? Poi dissero: Quelli che sono scampati possederanno ciò ch’era di Beniamino, e non sarà spenta una tribù d’Israele. Or noi non possiam dar loro mogli delle nostre figliuole; conciossiachè i figliuoli d’Israele abbiano giurato, dicendo: Maledetto sia chi darà moglie a’ Beniaminiti. Perciò dissero: Ecco, la solennità annuale del Signore si celebra in Silo, nel luogo che è dal Settentrione della Casa di Dio, e dal sol levante della grande strada, che sale dalla Casa di Dio in Sichem, e dal Mezzodì di Lebona. E diedero ordine a’ figliuoli di Beniamino, dicendo: Andate, e ponetevi in agguato nelle vigne. E riguardate; ed ecco, quando le fanciulle di Silo usciranno per far balli, allora uscite delle vigne, e rapitevene ciascuno una per sua moglie, e andatevene al paese di Beniamino. E, quando i lor padri, ovvero i lor fratelli, verranno a noi per litigarne, noi diremo loro: Datele a noi di grazia; perciocchè in quella guerra non abbiamo presa per ciascun di loro la sua donna; conciossiachè voi non le abbiate loro date, onde ora siate colpevoli. I figliuoli di Beniamino adunque fecero così, e tolsero delle mogli secondo il numero loro, d’infra quelle che ballavano, le quali essi rapirono; poi se ne andarono, e ritornarono alla loro eredità; e riedificarono le città e abitarono in esse. E in quel medesimo tempo i figliuoli d’Israele se ne andarono di là ciascuno alla sua tribù, e alla sua nazione, e si ridussero di là ciascuno alla sua eredità. In quel tempo non v’era alcun re in Israele; ciascuno faceva ciò che gli piaceva OR al tempo che i Giudici giudicavano, fu una fame nel paese. E un uomo di Bet-lehem di Giuda andò a dimorare nelle contrade di Moab, con la sua moglie, e con due suoi figliuoli. E il nome di quell’uomo era Elimelec, e il nome della sua moglie Naomi, e i nomi de’ suoi due figliuoli Malon e Chilion; ed erano Efratei, da Bet-lehem di Giuda. Vennero adunque nelle contrade di Moab, e stettero quivi. Or Elimelec, marito di Naomi, morì, ed essa rimase co’ suoi due figliuoli. Ed essi si presero delle mogli Moabite; il nome dell’una era Orpa, e il nome dell’altra Rut; e dimorarono quivi intorno a dieci anni. Poi amendue, Malon e Chilion, morirono anch’essi; e quella donna rimase priva de’ suoi due figliuoli, e del suo marito Allora ella si levò, con le sue nuore, e se ne ritornò dalle contrade di Moab; perciocchè udì, nelle contrade di Moab, che il Signore avea visitato il suo popolo, dandogli del pane. Ella adunque si partì dal luogo ove era stata, con le sue due nuore; ed erano in cammino, per ritornarsene al paese di Giuda. E Naomi disse alle sue due nuore: Andate, ritornatevene ciascuna alla casa di sua madre; il Signore usi inverso voi benignità, come voi l’avete usata inverso quelli che son morti, e inverso me. Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovar riposo nella casa del suo marito. E le baciò. Ed esse, alzata la voce, piansero. E le dissero: Anzi noi ritorneremo teco al tuo popolo. Ma Naomi disse: Figliuole mie, ritornatevene; perchè verreste voi meco? ho io ancora de’ figliuoli in seno, che vi possano esser mariti? Ritornate, figliuole mie, andate; perciocchè io son troppo vecchia, per rimaritarmi; e, benchè io dicessi d’averne speranza, e anche questa notte fossi maritata, e anche partorissi figliuoli, aspettereste voi per ciò finchè fossero diventati grandi? stareste voi per ciò a bada senza maritarvi? No, figliuole mie; benchè ciò mi sia cosa molto più amara che a voi; perciocchè la mano del Signore è stata stesa contro a me. Allora esse alzarono la voce, e piansero di nuovo. E Orpa baciò la sua suocera; ma Rut restò appresso di lei. E Naomi le disse: Ecco, la tua cognata se n’è ritornata al suo popolo, e a’ suoi dii; ritornatene dietro alla tua cognata. Ma Rut rispose: Non pregarmi che io ti lasci, e me ne ritorni indietro da te: perciocchè dove tu andrai, andrò anch’io, e dove tu albergherai, albergherò anch’io; il tuo popolo è il mio popolo, e il tuo Dio è il mio Dio. Dove tu morrai, morrò anch’io, e quivi sarò seppellita. Così mi faccia il Signore, e così mi aggiunga, se altro che la morte fa la separazione fra me a te. Naomi adunque, veggendo ch’ella era ferma d’andar seco, restò di parlargliene Così camminarono amendue, finchè giunsero in Bet-lehem. E, quando vi furono giunte, tutta la città si commosse per cagion loro; e le donne dicevano: E questa Naomi? Ma ella disse loro: Non mi chiamate Naomi, anzi chiamatemi Mara; perciocchè l’Onnipotente mi ha fatto avere di grandi amaritudini. Io me ne andai piena, e il Signore mi ha fatta ritornar vuota. Perchè mi chiamereste Naomi, poichè il Signore ha testimoniato contro a me, e l’Onnipotente mi ha afflitta? Naomi adunque se ne ritornò, con Rut Moabita, sua nuora, rivenendo dalle contrade di Moab. Ed esse arrivarono in Bet-lehem, in sul principio della ricolta degli orzi OR Naomi avea quivi un parente del suo marito Elimelec, uomo possente in facoltà, della nazione di Elimelec; il cui nome era Booz. E Rut Moabita disse a Naomi: Deh! lascia che io vada a’ campi, ed io spigolerò dietro a colui, appo il quale avrò trovata grazia. Ed ella le disse: Va’, figliuola mia. Rut adunque andò, ed entrò in un campo, e spigolò dietro ai mietitori; e per caso si abbattè nella possessione d’un campo di Booz, il quale era della nazione di Elimelec Or ecco, Booz venne di Bet-lehem, e disse a’ mietitori: Il Signore sia con voi. Ed essi gli dissero: Il Signore ti benedica. Poi Booz disse al suo servitore ordinato sopra i mietitori: Di cui è questa giovane? E il servitore ordinato sopra i mietitori rispose e disse: Costei è una giovane Moabita, la quale è tornata con Naomi dalle contrade di Moab. Ed ella ci ha detto: Deh! lasciate che io spigoli, e raccolga delle spighe fra le mannelle, dietro a’ mietitori. E, dopo ch’ella è entrata nel campo, è stata in piè dalla mattina infino ad ora; pur ora è stata un poco in casa. Allora Booz disse a Rut: Intendi, figliuola mia; non andare a spigolare in altro campo, e anche non partirti di qui; anzi stattene qui presso alle mie fanciulle. Abbi gli occhi al campo che si mieterà, e va’ dietro ad esse; non ho io comandato a’ servitori che non ti tocchino? e, se avrai sete, vattene a’ vasi, e bevi di ciò che i servitori avranno attinto. Allora Rut si gittò in su la sua faccia, e s’inchinò a terra, e disse a Booz: Perchè ho io trovato grazia appo te, che tu mi riconosca, essendo io forestiera? E Booz rispose, e le disse: Tutto ciò che tu hai fatto inverso la tua suocera, dopo la morte del tuo marito, mi è stato molto ben rapportato; come tu hai lasciato tuo padre, e tua madre, e il tuo natio paese, e sei venuta ad un popolo, il qual per addietro tu non avevi conosciuto. Il Signore ti faccia la retribuzione delle tue opere, e siati il premio renduto appieno dal Signore Iddio d’Israele, sotto alle cui ale tu ti sei venuta a ricoverare. Ed ella disse: Signor mio, trovi io pur grazia appo te; perciocchè tu mi hai consolata, e hai usate benigne parole inverso la tua servente; benchè io non sia pari ad una delle tue serventi. Poi, nell’ora del mangiare, Booz le disse: Accostati qua, e mangia del pane, e intigni il tuo boccone nell’aceto. Ella dunque si pose a sedere allato a’ mietitori; e Booz le diè del grano arrostito, ed ella mangiò, e fu saziata, e ne serbò di resto. Poi si levò per ispigolare. E Booz diede ordine a’ suoi servitori, dicendo: Lasciate ch’ella spigoli eziandio fra le mannelle, e non le fate vergogna. Lasciatele pure eziandio alquanto de’ covoni; e permettete che lo colga, e non la sgridate Ella adunque spigolò nel campo fino alla sera, e battè ciò che avea ricolto, e v’ebbe intorno ad un efa di orzo. Ed ella sel caricò addosso, e venne nella città. E la sua suocera vide ciò ch’ella avea ricolto. Rut, oltre a ciò, trasse fuori ciò che avea serbato di resto, dopo che fu sazia, e gliel diede. E la sua suocera le disse: Dove hai oggi spigolato? a dove hai lavorato? benedetto sia colui che t’ha riconosciuta. Ed ella dichiarò alla sua suocera appo cui ella avea lavorato, e disse: Il nome di colui appo il quale oggi ho lavorato, è Booz. E Naomi disse alla sua nuora: Benedetto sia egli appresso al Signore; conciossiachè egli non abbia dismessa inverso i viventi la sua benignità, ch’egli avea usata inverso i morti. Poi Naomi le disse: Costui è nostro prossimo parente; ed è di quelli che hanno per consanguinità la ragion del riscatto delle nostre eredità. Rut Moabita, oltre a ciò, le disse: Egli mi ha eziandio detto: Stattene presso a’ miei servitori, finchè abbiano finita tutta la mia mietitura. E Naomi disse a Rut, sua nuora: Egli è bene, figliuola mia, che tu vada con le fanciulle di esso, e che altri non ti scontri in altro campo. Ella dunque se ne stette presso alle fanciulle di Booz, per ispigolare, finchè la ricolta degli orzi e de’ frumenti fu finita. Poi dimorò con la sua suocera E NAOMI, sua suocera, disse: Figliuola mia, non ti procaccerei io riposo, acciocchè ti sia bene? Ora dunque, Booz, con le cui fanciulle tu sei stata, non è egli nostro parente? ecco, egli sventolerà questa notte gli orzi nell’aia. Lavati adunque, e ugniti, e mettiti indosso le tue veste, e scendi all’aia; non far che tu sii scorta da quell’uomo, finchè egli abbia finito di mangiare e di bere. E, quando egli si sarà posto a giacere, sappi il luogo ove egli giacerà, ed entravi, e scoprilo da’ piedi, e ponti quivi a giacere; ed egli ti dichiarerà ciò che tu avrai da fare. E Rut le disse: Io farò tutto quello che tu mi dici Ella adunque scese all’aia, a fece secondo tutto ciò che la suocera le avea ordinato. E Booz mangiò, e bevve, ed ebbe il cuore allegro; e poi se ne venne a giacere da un capo della bica. E Rut venne pianamente, e lo scoperse da’ piedi, e vi si pose a giacere. E in su la mezza notte quell’uomo si spaventò, e si riscosse tutto; ed ecco, una donna gli era coricata a’ piedi. Ed egli le disse: Chi sei? Ed ella disse: Io sono Rut, tua servente; stendi il lembo della tua veste sopra la tua servente; perciocchè tu sei quel che per consanguinità hai la ragione del riscatto sopra me. Ed egli le disse: Benedetta sii tu appo il Signore, figliuola mia; questa tua ultima benignità, la quale tu hai usata, è migliore della primiera, non essendo andata dietro a’ giovani, poveri o ricchi. Ora dunque, figliuola mia, non temere; io ti farò tutto ciò che tu mi dici; perciocchè tutta la porta del mio popolo sa che tu sei donna di valore. Ma pure, benchè sia vero che io abbia la ragione della consanguinità, nondimeno ve n’è ancora un altro che l’ha, il quale è più prossimo di me. Stattene qui questa notte: e domattina, se colui vorrà usar la sua ragione di consanguinità inverso te, bene, faccialo; ma, se non gli piacerà usarla, io userò la mia ragione di consanguinità inverso te: sì, come il Signore è vivente; giaci fino alla mattina Ella adunque giacque a’ piedi di esso fino alla mattina; poi si levò innanzi che uomo si potesse riconoscere l’un l’altro. E Booz disse: Non sappiasi che donna alcuna sia entrata nell’aia. Poi disse a Rut: Porgi il panno lino che tu hai addosso, e tienilo. Ed ella lo tenne, ed egli misurò sei misure d’orzo, e gliele pose addosso; e poi se ne venne nella città. E Rut venne alla sua suocera. Ed ella le disse: Chi sei, figliuola mia? E Rut le dichiarò tutto ciò che quell’uomo le avea fatto. Le disse ancora: Egli mi ha date queste sei misure d’orzo; perciocchè egli mi ha detto: Non tornar vuota alla tua suocera. E Naomi le disse: Rimantene, figliuola mia, finchè tu sappia come la cosa riuscirà; perciocchè quell’uomo non resterà ch’egli non abbia oggi compiuto quest’affare BOOZ adunque salì alla porta, e vi si pose a sedere. Ed ecco, colui che avea la ragione della consanguinità, del quale Booz avea parlato, passò. E Booz gli disse: O tu, tale, vieni qua, e poniti qui a sedere. Ed egli andò, e si pose a sedere. E Booz prese dieci uomini degli Anziani della città, e disse loro: Sedete qui; ed essi si misero a sedere. Poi Booz disse a colui che avea la ragion della consanguinità: Naomi, ch’è ritornata dalle contrade di Moab, ha venduta la possessione del campo, ch’era di Elimelec, nostro fratello; laonde io ho detto di fartene motto, e di dirti che tu l’acquisti in presenza di costoro che seggono qui, e in presenza degli Anziani del mio popolo; se tu la vuoi riscuotere, per ragione di consanguinità, fallo; ma, se tu non la vuoi riscuotere, dichiaramelo, acciocchè io il sappia; perciocchè non v’è alcun altro per riscuoterla, se non tu, ed io dopo te. Allora colui disse: Io la riscuoterò. E Booz gli disse: Nel giorno che tu acquisterai il campo della mano di Naomi, tu l’acquisterai ancora da Rut Moabita, moglie del morto, per suscitare il nome del morto sopra la sua eredità. Ma, colui che avea la ragione della consanguinità, disse: Io non posso usare la ragione della consanguinità per me; che talora io non dissipi la mia eredità; usa tu la mia ragione della consanguinità, per riscuoterla; perciocchè io non posso farlo. Or ab antico v’era questa usanza, che, in caso di riscatto per ragione di consanguinità, e di trasportamento di ragione, per fermar tutto l’affare, l’uomo si traeva la scarpa, e la dava al suo prossimo; e ciò serviva di testimonianza in Israele. Così, dopo che colui che avea la ragione della consanguinità ebbe detto a Booz: Acquistati tu quel campo, egli si trasse la scarpa E Booz disse agli Anziani, e a tutto il popolo: Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato dalla mano di Naomi tutto ciò ch’era di Elimelec, e tutto ciò ch’era di Chilion e di Malon; e che ancora mi ho acquistata per moglie Rut Moabita, moglie di Malon, per suscitare il nome del morto sopra la sua eredità; acciocchè il nome del morto non sia spento d’infra i suoi fratelli, e dalla porta del suo luogo. Voi ne siete oggi testimoni. E tutto il popolo ch’era nella porta, e gli Anziani, dissero: Sì, noi ne siamo testimoni. Il Signore faccia che la moglie, ch’entra in casa tua, sia come Rachele e come Lea, le quali edificarono amendue la casa d’Israele; fatti pur possente in Efrata, e fa’ che il tuo nome sia celebrato in Bet-lehem. E della progenie, che il Signore ti darà di cotesta giovane, sia la casa tua come la casa di Fares, il quale Tamar partorì a Giuda Booz adunque prese Rut, ed ella gli fu moglie: ed egli entrò da lei, e il Signore le fece grazia d’ingravidare; e partorì un figliuolo. E le donne dissero a Naomi: Benedetto sia il Signore, il quale non ha permesso che oggi ti sia mancato uno che avesse la ragione della consanguinità; il cui nome sia celebrato in Israele. E siati esso per ristorarti l’anima, e per sostentar la tua vecchiezza; conciossiachè la tua nuora, la qual ti ama, e ti val meglio che sette figliuoli, abbia partorito questo fanciullo. E Naomi prese il fanciullo, e se lo recò al seno, e gli fu in luogo di balia. E le vicine gli posero nome, quando fu detto: Un figliuolo è nato a Naomi; e lo chiamarono Obed. Esso fu padre d’Isai, padre di Davide. Or queste sono le generazioni di Fares: Fares generò Hesron; ed Hesron generò Ram; e Ram generò Amminadab; e Amminadab generò Naasson; e Naasson generò Salmon; e Salmon generò Booz; e Booz generò Obed; e Obed generò Isai; ed Isai generò Davide OR v’era un uomo di Ramataim-Somfi, del monte di Efraim, il cui nome era Elcana, figliuolo di Ieroham, figliuolo di Elihu, figliuolo di Tohu, figliuolo di Suf, Efrateo. Ed esso avea due mogli: il nome dell’una era Anna, e il nome dell’altra Peninna; e Peninna avea figliuoli, ma Anna non ne avea. Or quell’uomo saliva dalla sua città di anno in anno, per adorare, e per sacrificare al Signore degli eserciti, in Silo; ove erano i due figliuoli di Eli, Hofni e Finees, sacerdoti del Signore. Ed avvenne un giorno che Elcana, avendo sacrificato, diede delle porzioni a Peninna, sua moglie, ed a tutti i figliuoli e figliuole di essa; ma ad Anna ne diede una doppia; perciocchè egli amava Anna, benchè il Signore le avesse serrata la matrice. E la sua avversaria non restava di provocarla a cruccio, per farla turbare; perciocchè il Signore le avea serrata la matrice. Elcana adunque, facendo così ogni anno, una volta, da che Anna fu salita alla Casa del Signore, quell’altra la provocò a sdegno a questo modo; onde ella piangeva, e non mangiava. Ed Elcana, suo marito, le disse: Anna, perchè piangi, e perchè non mangi, e perchè stai di mal’animo? non ti valgo io meglio che dieci figliuoli? Ed Anna, dopo che si fu mangiato, e bevuto in Silo, si levò or il Sacerdote Eli sedeva sopra la seggia, presso ad uno degli stipiti della porta del Tempio del Signore; ed essendo in amaritudine d’animo, pregò il Signore, e piangea dirottamente. Poi votò un voto, dicendo: O Signore degli eserciti, se pur tu riguardi all’afflizione della tua servente, e ti ricordi di me, e non dimentichi la tua servente, e doni alla tua servente progenie di figliuol maschio, io lo donerò al Signore, per tutto il tempo della sua vita; e rasoio non gli salirà giammai in sul capo. Ora, mentre ella moltiplicava in orazioni davanti al Signore, Eli pose mente alla bocca di essa. E Anna parlava entro a sè stessa, e le si movevano sol le labbra, e non si udiva la sua voce; onde Eli reputò che fosse ebbra; e le disse: Infino a quando farai l’ebbra? cacciati il tuo vino d’addosso. Ma Anna rispose, e disse: No, signor mio; io sono una donna tribolata nello spirito, e non ho bevuto nè vino, nè cervogia; anzi spando l’anima mia davanti al Signore. Non agguagliar la tua servente alle ree femmine; perciocchè per la gravezza del mio lamento, e del mio rammarico, io ho parlato infino ad ora. Ed Eli rispose, e disse: Vattene in pace; l’Iddio d’Israele ti conceda la richiesta che tu gli hai fatta. Ed ella gli disse: Trovi la tua servente grazia appo te. Poi quella donna se ne andò al suo cammino, e mangiò; e la sua faccia non fu più quale era prima Poi Elcana, e i suoi, si levarono la mattina, e adorarono davanti al Signore; e se ne ritornarono, e vennero in casa loro, in Rama. Ed Elcana conobbe Anna sua moglie, e il Signore si ricordò di lei. E al termine del tempo, dopo che Anna ebbe conceputo, ella partorì un figliuolo, e gli pose nome Samuele; perciocchè disse ella, io l’ho chiesto al Signore. E quell’uomo Elcana salì con tutta la sua famiglia, per sacrificare al Signore il sacrificio annuale, e il suo voto. Ma Anna non vi salì; perciocchè disse al suo marito: Io non vi salirò, finchè il fanciullo non sia spoppato; allora io lo condurrò, acciocchè sia presentato davanti al Signore, e che dimori quivi in perpetuo. Ed Elcana, suo marito, le disse: Fa’ quello che ti par meglio; rimantene finchè tu l’abbi spoppato; adempia pure il Signore la sua parola. Così quella donna se ne rimase, e allattò il suo figliuolo, finchè l’ebbe spoppato. E, quando l’ebbe spoppato, ella lo menò seco, con tre giovenchi, e un efa di farina, e un barile di vino; e lo menò nella Casa del Signore, in Silo; e il fanciullo era ancora molto piccolo. Ed Elcana ed Anna scannarono un giovenco, e menarono il fanciullo ad Eli. Ed Anna gli disse: Ahi! signor mio; come l’anima tua vive, signor mio, io son quella donna che stava qui appresso di te, per fare orazione al Signore. Io pregai per aver questo fanciullo; e il Signore mi ha conceduta la richiesta che io gli feci. Onde io altresì l’ho prestato al Signore; egli sarà prestato al Signore tutti i giorni ch’egli sarà in vita. Ed essi adorarono quivi il Signore ALLORA Anna orò, e disse: Il cuor mio giubila nel Signore; Il mio corno è innalzato per lo Signore; La mia bocca è allargata contro a’ miei nemici; Perciocchè, o Signore, io mi son rallegrata nella tua salute. Ei non v’è alcun Santo, come il Signore; Perciocchè non v’è alcun altro, fuor che te; E non v’è alcuna Rocca tale, come è il nostro Dio. Non moltiplicate in parole altiere; Non escavi dalla bocca un parlar aspro; Perciocchè il Signore è l’Iddio d’ogni scienza; Ed a lui s’appartiene il pesar le imprese. L’arco de’ possenti è stato rotto, E quelli che vacillavano sono stati cinti di forza. Quelli ch’erano satolli si son messi a servire a prezzo per del pane; E quelli ch’erano affamati nol sono più; La sterile eziandio ha partoriti sette figliuoli; E quella che avea molti figliuoli è divenuta fiacca. Il Signore fa morire, e fa vivere; Egli fa scendere al sepolcro, e ne trae fuori. Il Signore fa impoverire, ed arricchisce; Egli abbassa, ed altresì innalza. Egli rileva il misero dalla polvere, Ed innalza il bisognoso dallo sterco, Per farlo sedere co’ nobili; E fa loro eredare un seggio di gloria; Imperocchè le colonne dalla terra sono del Signore, Ed egli ha posto il mondo sopra esse. Egli guarderà i piedi de’ suoi santi; E gli empi periranno nelle tenebre; Perciocchè l’uomo non vincerà con le sue forze. Quelli che contendono col Signore saranno tritati; Egli tonerà dal cielo sopra loro; Il Signore giudicherà le estremità della terra; E donerà forza al suo Re, E innalzerà il corno del suo Unto Poi Elcana se ne andò a casa sua in Rama; e il fanciullo serviva al Signore, davanti al Sacerdote Eli. OR i figliuoli d’Eli erano uomini scellerati; essi non conoscevano il Signore. E l’usanza di que’ sacerdoti inverso il popolo era tale: Quando qualunque persona faceva qualche sacrificio, il servitore del sacerdote veniva, mentre si coceva la carne, avendo una forcella a tre denti in mano. E, fittala nella caldaia, o nel paiuolo, o nella pentola, o nella pignatta, tutto ciò che la forcella traeva fuori, il sacerdote lo prendeva per sè. Così facevano a tutti gl’Israeliti che venivano là in Silo. Ed anche, avanti che si fosse arso il grasso, il servitore del sacerdote veniva, e diceva a colui che faceva il sacrificio: Dammi della carne, per arrostirla per il sacerdote; perciocchè egli non prenderà da te carne cotta, ma cruda. E se pur quell’uomo gli diceva: Ardasi ora di presente il grasso, poi prendine a tua voglia; egli gli diceva: Anzi pure ora tu ne darai; altrimenti, io ne prenderò a forza. E il peccato di que’ giovani era molto grande nel cospetto del Signore; perciocchè gli uomini sprezzavano le offerte del Signore. Or Samuele, essendo piccol fanciullo, serviva davanti al Signore, cinto d’un Efod di lino. E sua madre gli fece una tonicella, e gliela portò; e il simigliante faceva ogni anno, quando ella saliva, col suo marito, per sacrificare il sacrificio annuale. Or Eli benedisse Elcana, e la sua moglie, e disse: Il Signore ti dia progenie di questa donna, in luogo del presto ch’ella ha fatto al Signore. Ed essi se ne andarono al luogo loro. E invero il Signore visitò Anna; ed ella concepette, e partorì tre figliuoli, e due figliuole. E il fanciullo Samuele crebbe presso il Signore. Or Eli, essendo già molto vecchio, udì tutto ciò che i suoi figliuoli facevano a tutto Israele; e come giacevano con le donne, che a certi tempi venivano a servire all’entrata del Tabernacolo della convenenza. Ed egli disse loro: Perchè fate voi cotali cose? perciocchè io intendo i vostri malvagi fatti; queste cose mi sono riferite da tutto il popolo. Non fate così, figliuoli miei; perciocchè la fama, che mi perviene agli orecchi di voi, non è buona; voi inducete a trasgressione il popolo del Signore. Se un uomo pecca contro ad un altro uomo, Iddio lo giudica; e se un uomo pecca contro al Signore, chi pregherà per lui? Ma essi non attesero alla voce del padre loro; perciocchè il Signore voleva farli morire. Intanto il fanciullo Samuele andava crescendo, e diventando grazioso al Signore ed agli uomini OR un uomo di Dio venne ad Eli, e gli disse: Così ha detto il Signore: Non mi manifestai io pure alla casa di tuo padre, mentre erano in Egitto, mandandoli alla casa di Faraone? Io mi elessi eziandio tuo padre, d’infra tutte le tribù d’Israele, per sacerdote, per offerir sacrificii sopra il mio altare, e per arder profumi, e per portar l’Efod davanti a me; e diedi alla casa di tuo padre tutte le offerte da ardere de’ figliuoli d’Israele. Perchè avete voi dato del calcio a’ miei sacrificii, e alle mie offerte, che io ho comandato che si offeriscano nel mio Tabernacolo? e perchè hai tu portato maggiore onore a’ tuoi figliuoli che a me, per ingrassarvi del meglio delle offerte d’Israele, mio popolo? Perciò, il Signore Iddio d’Israele dice così: Io del tutto avea detto che la tua casa, e la casa di tuo padre, andrebbero e verrebbero davanti a me in perpetuo; ma ora il Signore dice: Ciò sia lungi da me; perciocchè io onorerò quelli che mi onorano, e quelli che mi sprezzano saranno avviliti. Ecco, i giorni vengono, che io riciderò il braccio a te, e alla casa di tuo padre, e farò che non vi sarà alcuno in casa tua che diventi vecchio. E tu vedrai l’afflizione del Tabernacolo, in luogo di tutto il bene che Iddio avea fatto a Israele; e non vi sarà giammai alcuno in casa tua che diventi vecchio. E colui de’ tuoi, il quale io non avrò sterminato d’appresso al mio Altare, sarà per consumarti gli occhi, e accorarti l’anima; e chiunque sarà nato e cresciuto in casa tua morrà in fior d’età. E questo, che avverrà a’ tuoi due figliuoli, Hofni e Finees, che morranno amendue in uno stesso giorno, ti sarà per segno. Ed io mi susciterò un sacerdote leale; esso opererà secondo il mio cuore, e secondo l’anima mia; ed io gli edificherò una casa stabile, ed egli andrà e verrà davanti al mio Unto del continuo. E chiunque rimarrà di casa tua andrà ad inchinarsi a lui per un danaio d’argento, e per una fetta di pane; e dirà: Deh! mettimi a fare alcuno dei servigi del sacerdozio, perchè io abbia da mangiare un boccon di pane OR il giovane fanciullo Samuele serviva al Signore, nella presenza di Eli. E in quel tempo la parola di Dio era rara, e non appariva alcuna visione. Ed avvenne in quel giorno, che Eli, la cui vista cominciava a scemare, talchè egli non poteva più vedere, giacendo nel suo luogo; Samuele, giacendo anch’esso nel Tempio del Signore, ove era l’Arca di Dio, avanti che fossero spente le lampane di Dio; il Signore chiamò Samuele. Ed egli rispose: Eccomi. E corse ad Eli, e gli disse: Eccomi; perciocchè tu m’hai chiamato. Ma Eli gli disse: Io non t’ho chiamato; ritornatene a giacere. Ed egli se ne andò a giacere. E il Signore chiamò di nuovo Samuele. E Samuele si levò, e andò ad Eli, e gli disse: Eccomi; perciocchè tu m’hai chiamato. Ma Eli gli disse: Io non t’ho chiamato, figliuol mio; ritornatene a giacere. Or Samuele non conosceva ancora il Signore, e la parola del Signore non gli era ancora stata rivelata. E il Signore chiamò di nuovo Samuele per la terza volta. Ed egli si levò, e andò ad Eli, e gli disse: Eccomi; perciocchè tu m’hai chiamato. Allora Eli si avvide che il Signore chiamava il fanciullo. Ed Eli disse a Samuele: Vattene a giacere; e, se egli ti chiama, di’: Parla, Signore; perciocchè il tuo servitore ascolta. Samuele adunque se ne andò a giacere nel suo luogo. E il Signore venne, e si presentò a lui, e lo chiamò, come le altre volte: Samuele, Samuele. E Samuele disse: Parla; perciocchè il tuo servitore ascolta E il Signore disse a Samuele: Ecco, io fo una cosa in Israele, la quale chiunque udirà avrà amendue l’orecchie intronate. In quel dì io metterò ad effetto contro ad Eli, da capo a fine, tutto ciò che io ho detto contro alla sua casa. Io gli avea dinunziato ch’io punirei la sua casa in perpetuo, per cagion dell’iniquità, con la quale egli ha saputo che i suoi figliuoli si rendevano maledetti, ed egli non li ha repressi. Perciò adunque, io ho giurato alla casa di Eli: Se mai in perpetuo l’iniquità della casa di Eli è purgata con sacrificio, nè con offerta. Or Samuele stette coricato fino alla mattina; poi aperse le porte della Casa del Signore. Ed egli temeva di dichiarar la visione ad Eli. Ma Eli lo chiamò, e gli disse: Samuele, figliuol mio. Ed egli disse: Eccomi. Ed Eli gli disse: Quale è la parola ch’egli ti ha detta? deh! non celarmela; così ti faccia Iddio, e così ti aggiunga, se tu mi celi cosa alcuna di tutto ciò ch’egli ti ha detto. Samuele adunque gli raccontò tutte quelle parole, e non gli celò nulla. Ed Eli disse: Egli è il Signore; faccia quello che gli parrà bene Or Samuele crebbe, e il Signore fu con lui; ed esso non lasciò cadere in terra alcuna di tutte le sue parole. E tutto Israele, da Dan fino a Beerseba, conobbe che Samuele era ben certificato profeta del Signore. E il Signore continuò d’apparire in Silo; perciocchè il Signore si manifestava a Samuele per la parola del Signore. E la parola di Samuele fu indirizzata a tutto Israele OR Israele uscì in battaglia incontro a’ Filistei, e si accampò presso ad Eben-ezer; e i Filistei si accamparono in Afec. E i Filistei ordinarono la battaglia incontro ad Israele. E, datasi la battaglia, Israele fu sconfitto davanti a’ Filistei; ed essi ne percossero intorno a quattromila uomini in battaglia ordinata, nella campagna. Ed essendo il popolo venuto nel campo, gli Anziani d’Israele dissero: Perchè ci ha il Signore oggi sconfitti davanti a’ Filistei? facciamoci portar da Silo l’Arca del Patto del Signore, e venga egli nel mezzo di noi, e salvici, dalla mano de’ nostri nemici. Il popolo adunque mandò in Silo, e di là fu portata l’Arca del Patto del Signore degli eserciti, che siede sopra i Cherubini; e quivi, con l’Arca del Patto di Dio, erano i due figliuoli di Eli, Hofni e Finees. E, come l’Arca del Patto del Signore arrivò nel campo, tutto Israele sclamò d’allegrezza con gran grida, talchè la terra ne rimbombò. E i Filistei, udita la voce delle grida, dissero: Che vuol dire la voce di queste gran grida nel campo degli Ebrei? Poi seppero che l’Arca del Signore era venuta nel campo. E i Filistei ebbero paura; perciocchè dicevano: Iddio è venuto nel campo. E dissero: Guai a noi! perciocchè tal cosa non è stata per addietro. Guai a noi! chi ci scamperà dalla mano di questo possente dio? questo è l’Iddio che percosse gli Egizj d’una sconfitta intiera nel deserto. O Filistei, rinforzatevi, e portatevi da valenti uomini; che talora non serviate agli Ebrei, come essi hanno servito a voi; portatevi adunque da valenti uomini, e combattete I Filistei adunque combatterono, e gl’Israeliti furono sconfitti, e fuggirono ciascuno alle sue stanze; e la sconfitta fu molto grande, talchè caddero morti degl’Israeliti trentamila uomini a piè. E l’Arca di Dio fu presa e i due figliuoli di Eli, Hofni e Finees, furono morti E un uomo di Beniamino se ne corse dal campo, e giunse in Silo quello stesso giorno, co’ vestimenti stracciati, e con della terra in sul capo. E, come egli giunse, ecco, Eli sedeva in sul seggio, allato alla strada, e stava a riguardare; perciocchè il cuor gli tremava per cagion dell’Arca di Dio. Quell’uomo adunque entrò nella città, portando le novelle, e tutta la città fece un gran grido. Ed Eli, udendo il romor delle grida disse: Che vuol dire il romore di questo tumulto? E quell’uomo andò prestamente ad Eli, e gli raccontò la cosa. Or Eli era d’età di novantotto anni, e la vista gli era venuta meno, talchè egli non poteva vedere. Quell’uomo adunque gli disse: Io son colui che vengo dal campo, e oggi me ne son fuggito dalla battaglia. Ed Eli gli disse: Figliuol mio, come è andato il fatto? E colui che portava le novelle rispose e disse: Israele è fuggito d’innanzi a’ Filistei; ed anche è stata fatta una grande sconfitta del popolo; i tuoi due figliuoli, Hofni e Finees, eziandio son morti, e l’Arca di Dio è stata presa. E, quando egli mentovò l’Arca di Dio, Eli cadde d’in sul seggio a rovescio allato alla porta, e si ruppe la nuca, e morì; perciocchè egli era vecchio e grave. Or egli avea giudicato Israele quarant’anni E la sua nuora, moglie di Finees, essendo gravida, presta a partorire, udì il grido che l’Arca di Dio era presa, e che il suo suocero, e il suo marito erano morti; onde ella si accosciò, e partorì; perciocchè i dolori le sopraggiunsero ad un tratto. E, in quel punto ch’ella moriva, le donne che le stavano d’intorno, le dissero: Non temere; perciocchè tu hai partorito un figliuolo; ma ella non rispose, e non vi mise il cuore. Pur nondimeno pose nome al fanciullo, Icabod, dicendo: La gloria è stata trasportata d’Israele; perciocchè l’Arca di Dio era stata presa, e per cagione del suo suocero e del suo marito. Disse adunque: La gloria è stata trasportata d’Israele; perciocchè l’Arca di Dio è stata presa OR i Filistei, avendo presa l’Arca di Dio, la condussero da Eben-ezer in Asdod. Presero adunque l’Arca di Dio, e la condussero dentro alla casa di Dagon, e la posarono presso a Dagon. E il giorno seguente, essendosi que’ di Asdod levati la mattina, ecco, Dagon giaceva boccone in terra, davanti all’Arca del Signore. Ed essi presero Dagon, e lo riposero nel suo luogo. E la mattina del giorno seguente essendosi levati, ecco Dagon giaceva boccone in terra, davanti all’Arca del Signore; e la testa di Dagon, e amendue le palme delle sue mani erano mozze in su la soglia; e l’imbusto solo di Dagon era rimasto presso a quella. Perciò i sacerdoti di Dagon, nè alcun di quelli ch’entrano nella casa di esso, non calcano la soglia di Dagon, in Asdod, infino a questo giorno Poi la mano del Signore si aggravò sopra quei di Asdod, ed egli li disertò, e li percosse di morici in Asdod, e ne’ confini di essa. E quelli di Asdod, veggendo che così andava la cosa, dissero: L’Arca dell’Iddio d’Israele non dimorerà appresso di noi; perciocchè la sua mano è aspra sopra noi, e sopra Dagon, nostro dio. Perciò, mandarono ad adunare tutti i principi de’ Filistei appresso a loro, e dissero: Che faremo noi dell’Arca dell’Iddio d’Israele? Ed essi dissero: Trasportisi l’Arca dell’Iddio d’Israele in Gat. Così l’Arca dell’Iddio d’Israele fu trasportata in Gat. Ma, poichè fu trasportata in Gat, la mano del Signore fu sopra la città, con gran turbamento; ed egli percosse gli uomini della città, dal maggiore al minore; e vennero loro delle morici nascoste. Perciò mandarono l’Arca di Dio in Ecron; e, come l’Arca di Dio giunse in Ecron, quei di Ecron sclamarono, dicendo: Hanno trasportata l’Arca dell’Iddio d’Israele a me, per far morir me, e il mio popolo. E per questa cagione mandarono a raunare tutti i principi de’ Filistei, e dissero loro: Rimandate l’Arca dell’Iddio d’Israele, e ritorni al suo luogo, e non faccia morir me, e il mio popolo; perciocchè v’era uno spavento di morte per tutta la città; e la mano del Signore era molto aggravata in quel luogo. E gli uomini che non morivano erano percossi di morici; e il grido della città salì infino al cielo ESSENDO adunque l’Arca del Signore stata sette mesi nel territorio de’ Filistei, i Filistei chiamarono i sacerdoti e gl’indovini, dicendo: Che faremo noi dell’Arca del Signore? Dichiarateci in qual maniera noi la dobbiamo rimandare al suo luogo. Ed essi dissero: Se voi rimandate l’Arca dell’Iddio d’Israele, non rimandatela a vuoto; anzi del tutto pagategli un’offerta per la colpa; allora voi sarete guariti, e voi saprete per qual cagione la sua mano non si sarà rimossa da voi. Ed essi dissero: Quale offerta per la colpa gli pagheremo noi? E quelli dissero: Cinque morici d’oro, e cinque topi d’oro, secondo il numero de’ principati de’ Filistei; perciocchè una stessa piaga è stata sopra tutti i Filistei, e sopra i vostri principi. Fate adunque delle forme delle vostre morici e delle forme de’ vostri topi, che guastano il paese; e date gloria all’Iddio d’Israele; forse allevierà egli la sua mano d’in su voi, e d’in su i vostri dii, e d’in sul vostro paese. E perchè indurereste voi il cuor vostro, come gli Egizj e Faraone indurarono il cuor loro? dopo ch’egli li ebbe scherniti, non rimandarono essi gl’Israeliti, ed essi se ne andarono? Ora dunque, fate un carro nuovo, e prendetelo; prendetevi eziandio due vacche lattanti, sopra cui giammai non sia stato posto giogo; poi legate queste vacche al carro, e rimenate i lor figli a casa, indietro da esse; e prendete l’Arca del Signore, e ponetela sopra il carro; e mettete allato ad essa in una cassetta que’ lavori d’oro, che voi gli pagherete per offerta per la colpa; e rimandatela, e vadasene. E state a guardare; se ella sale verso Bet-semes, traendo alle contrade di esso, egli ci avrà fatto questo gran male; se no, noi sapremo che la sua mano non ci ha toccati, anzi che è stato un caso che ci è avvenuto Quegli uomini adunque fecero così, e presero due vacche lattanti, e le legarono al carro, e rinchiusero i lor figli in casa. Poi posero l’Arca del Signore sopra il carro, con la cassetta, e co’ topi d’oro, e con le forme delle lor morici. E le vacche si dirizzarono alla via che trae verso Bet-semes, seguitando una medesima strada, e andavano mugghiando; e non si rivolsero nè a destra nè a sinistra; e i principi de’ Filistei andarono loro dietro fino a’ confini di Bet-semes. Or que’ di Bet-semes segavano la ricolta de’ grani nella valle; e, alzati gli occhi, videro l’Arca, e si rallegrarono di vederla. E il carro, giunto al campo di Giosuè da Bet-semes, si fermò quivi. Or quivi era una gran pietra; e coloro spezzarono il legname del carro, e offersero le vacche in olocausto al Signore. Or i Leviti aveano posta giù l’Arca del Signore, e la cassetta ch’era appresso, nella quale erano que’ lavori d’oro, e l’aveano messa sopra quella gran pietra; e in quel giorno que’ di Bet-semes offersero olocausti, e sacrificarono sacrificii al Signore. E i cinque principati dei Filistei, avendo ciò veduto, se ne ritornarono quell’istesso giorno in Ecron. Or questo è il numero delle morici d’oro, le quali i Filistei pagarono al Signore per offerta per la colpa; per Asdod una, per Gaza una, per Ascalon una, per Gat una, per Ecron una. E i topi d’oro furono secondo il numero di tutte le città de’ Filistei, divise in cinque principati, così città murate, come villate senza mura, fino ad Abel la gran pietra, sopra la quale posarono l’Arca del Signore, la quale è infino ad oggi nel campo di Giosuè da Bet-semes Or il Signore percosse alquanti di que’ di Bet-semes, perchè aveano riguardato dentro all’Arca del Signore; percosse ancora del popolo cinquantamila e settanta uomini. E il popolo fece cordoglio, perciocchè il Signore l’avea percosso di una gran piaga. E que’ di Bet-semes dissero: Chi potrà durare davanti al Signore, a questo Iddio Santo? e a cui salirà egli d’appresso a noi? Mandarono adunque de’ messi agli abitanti di Chiriat-iearim, a dire: I Filistei hanno ricondotta l’Arca del Signore; scendete, e menatela da voi E que’ di Chiriat-iearim vennero, e ne menarono l’Arca del Signore, e la condussero nella casa di Abinadab, sul colle; e consacrarono Eleazaro, figliuolo di esso, per guardar l’Arca del Signore. OR lungo tempo appresso che l’Arca fu posata in Chiriat-iearim, che furono vent’anni, tutta la casa d’Israele si lamentò, gridando dietro al Signore E Samuele parlò a tutta la casa d’Israele, dicendo: Se pur voi vi convertite con tutto il vostro cuore al Signore, togliete del mezzo di voi gl’iddii degli stranieri, ed Astarot; ed addirizzate il cuor vostro al Signore, e servite a lui solo, ed egli vi riscoterà dalla mano de’ Filistei. I figliuoli d’Israele adunque tolsero via i Baali e Astarot; e servirono al solo Signore. Poi Samuele disse: Adunate tutto Israele in Mispa, ed io supplicherò al Signore per voi. Essi adunque si adunarono in Mispa, ed attinsero dell’acqua, e la sparsero davanti al Signore, e digiunarono quel giorno; e quivi dissero; Noi abbiamo peccato contro al Signore. E Samuele giudicò i figliuoli d’Israele in Mispa Ora, quando i Filistei ebbero inteso che i figliuoli d’Israele s’erano adunati in Mispa, i principati de’ Filistei salirono contro ad Israele. Il che come i figliuoli d’Israele ebbero udito, temettero dei Filistei; e dissero a Samuele: Non restar di gridar per noi al Signore Iddio nostro, acciocchè egli ci salvi dalla mano de’ Filistei. E Samuele prese un agnel di latte, e l’offerse tutto intiero in olocausto al Signore. E Samuele gridò al Signore per Israele; e il Signore l’esaudì. Ora, mentre Samuele offeriva quell’olocausto, i Filistei si accostarono in battaglia contro ad Israele; ma il Signore in quel giorno tonò sopra i Filistei con gran tuono, e li mise in rotta; e furono sconfitti davanti ad Israele. E gli Israeliti uscirono di Mispa, e perseguitarono i Filistei, e li percossero fin disotto a Bet-car. Allora Samuele prese una pietra, e la pose fra Mispa e la punta della rupe; e pose nome a quella pietra Eben-ezer; e disse: Il Signore ci ha soccorsi fino a questo luogo E i Filistei furono abbassati, e non continuarono più d’entrar ne’ confini d’Israele. E la mano del Signore fu contro a’ Filistei tutto il tempo di Samuele. E le città, che i Filistei aveano prese ad Israele, ritornarono ad Israele; Israele riscosse dalle mani dei Filistei quelle città da Ecron fino a Gat, insieme co’ lor confini. E vi fu pace tra gl’Israeliti e gli Amorrei. E Samuele giudicò Israele tutto il tempo della vita sua. Ed egli andava d’anno in anno attorno in Betel, e in Ghilgal, e in Mispa, e giudicava Israele in tutti que’ luoghi. Ma il suo ridotto era in Rama; perciocchè quivi era la sua casa, e quivi giudicava Israele; quivi ancora edificò un altare al Signore ORA, quando Samuele fu divenuto vecchio, costituì i suoi figliuoli Giudici ad Israele. E il nome del suo figliuolo primogenito era Ioel, e il nome del suo secondo era Abia; i quali tenevano ragione in Beerseba. Ma i suoi figliuoli non camminarono nelle vie di esso, anzi si rivolsero dietro all’avarizia, e prendevano presenti, e pervertivano la ragione Laonde tutti gli Anziani d’Israele si adunarono insieme, e vennero a Samuele in Rama, e gli dissero: Ecco, tu sei divenuto vecchio, e i tuoi figliuoli non camminano nelle tue vie; ora dunque costituisci sopra noi un re che ci giudichi, come hanno tutte le altre nazioni. E la cosa dispiacque a Samuele, quando dissero: Dacci un re che ci giudichi. Ed egli fece orazione al Signore. E il Signore disse a Samuele: Acconsenti alla voce del popolo, in tutto ciò ch’egli ti dirà; perciocchè essi non hanno sdegnato te, anzi hanno sdegnato me, acciocchè io non regni sopra loro. Secondo tutte le opere che hanno fatte dal dì che io li trassi fuori di Egitto, fino ad oggi, per le quali mi hanno abbandonato, e hanno servito ad altri dii; così fanno ancora a te. Ora dunque acconsenti alla voce loro; ma tuttavia del tutto protesta, e dichiara loro la ragione del re, che regnerà sopra loro. E Samuele rapportò tutte le parole del Signore al popolo, che gli chiedeva un re. E disse: Questa sarà la ragione del re che regnerà sopra voi: Egli piglierà i vostri figliuoli, e li metterà sopra i suoi carri, e fra i suoi cavalieri, ed essi correranno davanti al suo carro. Li prenderà eziandio per constituirseli capitani di migliaia, e capitani di cinquantine; e per arare i suoi campi, e per far la sua ricolta, e per fabbricar le sue armi, e gli arnesi de’ suoi carri. Egli prenderà eziandio le vostre figliuole per profumiere, e cuoche, e panattiere. Piglierà ancora i vostri campi, e le vostre vigne, e i vostri migliori uliveti, e li donerà a’ suoi servitori. Egli torrà eziandio le decime delle vostre semente, e delle vostre vigne, e le donerà a’ suoi ufficiali, e a’ suoi servitori. Piglierà eziandio i vostri servi, e le vostre serve, e il fior de’ vostri giovani, e i vostri asini, e li adopererà al suo lavoro. Egli prenderà la decima delle vostre gregge; e voi gli sarete servi. E in quel giorno voi griderete per cagione del vostro re, che vi avrete eletto; ma il Signore allora non vi esaudirà. Ma il popolo ricusò di ascoltar le parole di Samuele, e disse: No; anzi vi sarà un re sopra noi. E noi ancora saremo come tutte le altre genti; e il nostro re ci giudicherà, e uscirà davanti a noi, e condurrà le nostre guerre. Samuele adunque, avendo udite tutte le parole del popolo, le rapportò agli orecchi del Signore. E il Signore disse a Samuele: Acconsenti alla voce loro, e costituisci loro un re. E Samuele disse agl’Israeliti: Andatevene ciascuno alla sua città OR v’era un uomo di Beniamino, prode e valoroso, il cui nome era Chis, figliuolo di Abiel, figliuolo di Seror, figliuolo di Becorat, figliuolo di Afia, figliuolo di un uomo Beniaminita. Ed esso avea un figliuolo, il cui nome era Saulle, giovane e bello; e non v’era alcuno fra i figliuoli d’Israele più bello di lui; egli era più alto che niuno del popolo dalle spalle in su Or le asine di Chis, padre di Saulle, si smarrirono. E Chis disse a Saulle, suo figliuolo: Deh! piglia teco uno de’ servitori, e levati, e va’ a cercar le asine. Egli adunque passò nel monte di Efraim, e poi nella contrada di Salisa; ma essi non le trovarono; poi passarono nella contrada di Saalim, ma non v’erano; passarono eziandio nel paese de’ Beniaminiti, ma non le trovarono. Quando furono giunti alla contrada di Suf, Saulle disse al suo servitore, ch’egli avea seco: Or su ritorniamcene; che talora mio padre, lasciata la cura delle asine, non sia in sollecitudine di noi. Ma egli gli disse: Ecco ora, un uomo di Dio è in questa città, il quale è uomo onorato; tutto quello ch’egli dice avviene senza fallo; ora andiamvi; forse egli ci farà chiari di ciò perchè ci siam messi in cammino. E Saulle disse al suo servitore: Ma ecco, se noi vi andiamo, che porteremo a quell’uomo? conciossiachè la vittuaglia ci sia venuta meno nelle tasche, e non abbiamo alcun presente da portare all’uomo di Dio; che abbiamo appresso di noi? E il servitore rispose di nuovo a Saulle, e disse: Ecco, io mi trovo in mano un quarto d’un siclo d’argento; io lo darò all’uomo di Dio, ed egli ci farà chiari di ciò perchè ci siam messi in cammino. Anticamente in Israele, quando alcuno andava per domandare Iddio, diceva così: Or andiamo fino al Veggente; perciocchè in quel tempo quel che si chiama oggi profeta, si chiamava il Veggente. E Saulle disse al suo servitore: Ben dici; or andiamo. Essi adunque andarono alla città, nella quale era l’uomo di Dio Mentre essi salivano per la salita della città, trovarono delle fanciulle che uscivano per attigner dell’acqua, e dissero loro: Il Veggente è egli quivi? E quelle risposero loro, e dissero: Egli v’è: eccolo davanti a te, affrettati pure; perciocchè egli è oggi venuto nella città, perchè il popolo fa oggi un sacrificio nell’alto luogo. Quando voi giungerete nella città, voi lo troverete di certo, avanti ch’egli salga all’alto luogo a mangiare; perciocchè il popolo non mangerà, ch’egli non sia venuto; conciossiachè egli abbia da benedire il convito; poi appresso gli invitati mangeranno. Ora dunque salite; perciocchè appunto ora lo troverete. Essi adunque salirono alla città; e, come furono giunti nel mezzo della città, ecco, Samuele usciva loro incontro, per salire all’alto luogo. Or il Signore, un giorno innanzi che Saulle venisse, avea rivelato e detto a Samuele: Domani, a quest’ora, io ti manderò un uomo del paese di Beniamino, il quale tu ungerai per conduttore sopra il mio popolo Israele; ed egli salverà il mio popolo dalla mano de’ Filistei; perciocchè io ho riguardato al mio popolo; conciossiachè il suo grido sia pervenuto a me. E, quando Samuele ebbe veduto Saulle, il Signore gli disse: Ecco quell’uomo, del quale io t’ho parlato; costui signoreggerà sopra il mio popolo E Saulle, accostatosi a Samuele dentro della porta, gli disse: Deh! mostrami ove è la casa del Veggente. E Samuele rispose a Saulle, e disse: Io sono il Veggente; sali davanti a me all’alto luogo, e voi mangerete oggi meco; poi domattina io vi accommiaterò, ed io ti dichiarerò tutto quello che tu hai nel cuore. E intorno alle asine, che ti si smarrirono, oggi ha tre dì, non istarne in pensiero; perciocchè si son trovate. Ma inverso cui è tutto il desiderio d’Israele? non è egli inverso te, e inverso tutta la casa di tuo padre? E Saulle rispose, e disse: Non sono io di Beniamino, ch’è una delle più piccole tribù d’Israele? e la mia nazione non è ella la più piccola di tutte le nazioni della tribù di Beniamino? perchè dunque mi tieni cotali ragionamenti? E Samuele prese Saulle, e il suo servitore, e li menò dentro alla sala, e diede loro luogo in capo di tavola fra gl’invitati, ch’erano intorno a trenta persone. E Samuele disse al cuoco: Reca qua quella parte, la quale io ti diedi, della quale io ti dissi: Riponila appresso di te. Ora il cuoco avea levata una coscia, e ciò ch’è sopra. E Samuele la pose davanti a Saulle, e disse: Ecco quello ch’era stato riserbato; mettilo davanti a te, e mangia; perciocchè t’era stato serbato per questo tempo, quando io dissi: Io ho invitato il popolo. Così Saulle in quel dì mangiò con Samuele. Poi, essendo scesi dall’alto luogo nella città, Samuele parlò con Saulle sopra il tetto. E la mattina seguente si levarono a buon’ora, e all’apparir dell’alba Samuele chiamò Saulle, ch’era salito in sul tetto, dicendo: Levati, ed io ti accommiaterò. E Saulle si levò; e amendue, egli e Samuele, uscirono fuori. Come essi scendevano verso l’estremità della città, Samuele disse a Saulle: Di’ al servitore che passi oltre davanti a noi ed egli passò oltre; ma tu fermati ora, acciocchè io ti faccia intendere la parola di Dio Or Samuele avea preso un piccol vaso d’olio, e lo versò in sul capo di esso, e lo baciò, e disse: Non è egli vero che il Signore ti ha unto per conduttore sopra la sua eredità? Quando oggi tu sarai partito d’appresso a me, tu troverai due uomini presso alla sepoltura di Rachele, a’ confini di Beniamino, in Selsa, i quali ti diranno: Le asine che tu eri andato a cercare, si son trovate; ed ecco, tuo padre ha lasciata la cura delle asine, e sta in pensiero di voi, dicendo: Che farò io intorno al mio figliuolo? E, quando di là tu sarai passato più innanzi, e sarai giunto al querceto di Tabor, tu scontrerai tre uomini che salgono a Dio, alla Casa di Dio, che porteranno, l’uno tre capretti, l’altro tre schiacciate di pane, e il terzo un baril di vino. Ed essi ti domanderanno del tuo bene stare, e ti daranno due pani, i quali tu prenderai di man loro. Poi tu verrai al colle di Dio, ov’è la guernigione de’ Filistei; e avverrà che, come tu entrerai nella città, tu scontrerai una schiera di profeti, che scenderanno giù dall’alto luogo, i quali avranno davanti a sè de’ salteri, de’ tamburi, de’ flauti e delle cetere; e profetizzeranno. Allora lo Spirito di Dio si avventerà sopra te, e tu profetizzerai con loro, e sarai mutato in un altro uomo. E quando questi segni ti saranno avvenuti, fa’ quello che ti occorrerà; perciocchè Iddio è teco. Poi tu scenderai incontro a me in Ghilgal; ed ecco, io verrò a te per offerire olocausti, e per sacrificar sacrificii da render grazie; aspetta sette giorni, finchè io venga a te, ed io ti dichiarerò ciò che tu avrai a fare Ora, come egli ebbe voltate le spalle, per andarsene d’appresso a Samuele, Iddio gli mutò il cuore in un altro, e tutti que’ segni avvennero quello stesso giorno. E, quando essi furono arrivati là al colle, ecco, una schiera di profeti gli veniva incontro; e lo Spirito di Dio si avventò sopra lui, ed egli profetizzò per mezzo loro. Ed avvenne che, quando tutti quelli che l’aveano conosciuto per addietro, ebber veduto ch’egli profetizzava co’ profeti, la gente disse l’una all’altro: Che cosa è questo ch’è avvenuto al figliuolo di Chis? Saulle è egli anch’esso fra i profeti? Ed un uomo di quel luogo rispose, e disse: E chi è il padre loro? Perciò, questo passò in proverbio: Saulle è egli anch’esso fra i profeti? Poi, avendo finito di profetizzare, arrivò all’alto luogo. E lo zio di Saulle disse a lui, e al suo servitore: Ove eravate voi andati? Ed egli disse: A cercar le asine; ma, veggendo che non le trovavamo, ce ne venimmo a Samuele. E lo zio di Saulle gli disse: Deh! dichiarami ciò che vi ha detto Samuele. E Saulle disse al suo zio: Egli ci ha significato per certo che le asine erano ritrovate. Ma non gli dichiarò ciò che Samuele gli avea detto intorno al regno Poi Samuele adunò il popolo a grida, appresso al Signore, in Mispa. E disse a’ figliuoli d’Israele: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Io ho tratto Israele fuori di Egitto, e vi ho riscossi dalla man degli Egizj, e dalla mano di tutti i regni che vi oppressavano. Ma oggi voi avete sdegnato l’Iddio vostro, il qual vi ha salvati di tutti i vostri mali e distrette; e gli avete detto: Che che sia, costituisci un re sopra noi. Ora, dunque, comparite nel cospetto del Signore, per le vostre tribù e migliaia. E Samuele fece accostar tutte le tribù d’Israele, e la tribù di Beniamino fu presa. Poi fece accostar la tribù di Beniamino a nazione a nazione, e la nazione de’ Matriti fu presa; poi fu preso Saulle, figliuolo di Chis; ed egli fu cercato, ma non si trovò. E gl’Israeliti domandarono di nuovo il Signore, dicendo: È quell’uomo già venuto qua? E il Signore disse: Ecco, egli è nascosto fra la salmeria. Ed essi corsero, e lo presero di là; ed egli comparve in mezzo del popolo; ed era dalle spalle in su più alto che niuno del popolo. E Samuele disse a tutto il popolo: Vedete voi colui che il Signore ha eletto? come non vi è alcuno pari a lui fra tutto il popolo? E tutto il popolo sclamò d’allegrezza, e disse: Viva il Re. E Samuele pronunziò al popolo la ragione del regno, e la scrisse in un libro, il quale egli ripose davanti al Signore. Poi Samuele rimandò tutto il popolo, ciascuno a casa sua. Saulle se ne andò anch’esso a casa sua in Ghibea; e la gente di guerra, a cui il Signore toccò il cuore, andò con lui. Ma certi uomini scellerati dissero: Come ci salverebbe costui? E lo sprezzarono, e non gli portarono alcun presente. Ma egli fece vista di non udire OR Nahas Ammonita salì, e pose campo sopra Iabes di Galaad; e tutti que’ di Iabes di Galaad dissero a Nahas: Fa’ patti con noi, e noi ti serviremo. E Nahas Ammonita disse loro: Io farò patti con voi, con questo che io vi cavi a tutti l’occhio destro, e metta questo vituperio sopra tutto Israele. E gli Anziani di Iabes gli dissero: Concedici tregua di sette giorni, acciocchè noi mandiamo messi per tutte le contrade d’Israele; e se niuno ci libera, noi usciremo fuori a te. I messi adunque vennero in Ghibea di Saulle, e dissero quelle parole in presenza del popolo. E tutto il popolo alzò la voce e pianse Or ecco, Saulle se ne veniva da’ campi, dietro a’ suoi buoi, e disse: Che ha il popolo, ch’egli piange? E le parole di que’ di Iabes gli furono raccontate. E lo Spirito del Signore si avventò sopra Saulle, quando egli udì quelle parole, ed egli si accese nell’ira grandemente. E prese un paio di buoi, e li tagliò in pezzi, i quali egli mandò per tutte le contrade d’Israle, per certi messi, dicendo: Chiunque non uscirà dietro a Saulle, e dietro a Samuele, il simigliante si farà a’ suoi buoi. E lo spavento del Signore cadde sopra il popolo; e tutti uscirono fuori, come se non fossero stati che un uomo. E Saulle fece la rassegna di loro in Bezec; e si trovarono trecentomila uomini de’ figliuoli d’Israele, e trentamila di que’ di Giuda. Poi dissero a’ messi ch’erano venuti: Dite così a que’ di Iabes di Galaad: Domani, come il sole si riscalderà, voi sarete liberati. I messi adunque se ne ritornarono, e rapportarono la cosa a que’ di Iabes, i quali se ne rallegrarono. E que’ di Iabes dissero agli Ammoniti: Domani noi usciremo fuori a voi, e voi ci farete interamente come e’ vi parrà. E il giorno seguente Saulle dispose il popolo in tre schiere; e quelle entrarono dentro al campo in su la veglia della mattina, e percossero gli Ammoniti, finchè il dì fu riscaldato. E avvenne che coloro che scamparono furono dispersi qua e là, e non ne rimase di loro due insieme E il popolo disse a Samuele: Chi son coloro che hanno detto: Saulle regnerà egli sopra noi? dateci quegli uomini, e noi li faremo morire. Ma Saulle disse: Ei non si farà morire alcuno in questo giorno; perciocchè oggi il Signore ha fatta liberazione in Israele. E Samuele disse al popolo: Venite, andiamo in Ghilgal, e quivi rinnoviamo il reame. E tutto il popolo andò in Ghilgal, e quivi costituirono re Saulle, davanti al Signore, in Ghilgal; quivi ancora, nel cospetto del Signore, sacrificarono sacrificii da render grazie. E Saulle, e tutti gli uomini d’Israele, si rallegrarono quivi grandemente ALLORA Samuele disse a tutto Israele: Ecco, io ho acconsentito alla vostra voce, in tutto ciò che voi mi avete detto; e ho costituito un re sopra voi. E ora ecco, esso re cammina davanti a voi, ed io son diventato vecchio e canuto; ecco, ancora i miei figliuoli son con voi. Or io son camminato davanti a voi, dalla mia giovanezza fino a questo giorno. Eccomi; testificate contro a me, in presenza del Signore, e in presenza del suo Unto; di cui ho io preso il bue? di cui ho io preso l’asino? e chi ho io oppressato? a cui ho io fatto storsione? dalle cui mani ho io preso alcun prezzo di riscatto per nasconder gli occhi miei da lui? Ed io ve ne farò restituzione. Ma essi dissero: Tu non ci hai oppressati, e non ci hai fatta storsione alcuna, e non hai preso nulla dalle mani d’alcuno. Ed egli disse loro: Il Signore è testimonio contro a voi, il suo Unto è anche esso oggi testimonio, che voi non avete trovato nulla nelle mie mani. E il popolo disse: Sì, egli n’è testimonio Allora Samuele disse al popolo: Il Signore è quello che ordinò Mosè ed Aaronne, e che trasse i padri vostri fuor del paese di Egitto. Ma ora comparite qua, ed io contenderò in giudicio con voi, nel cospetto del Signore, intorno a tutte le opere giuste che il Signore ha fatte inverso voi, e inverso i vostri padri. Dopo che Giacobbe fu venuto in Egitto, i padri vostri gridarono al Signore; e il Signore mandò Mosè ed Aaronne, i quali trassero i padri vostri fuor di Egitto, e li fecero abitare in questo luogo. Ma essi, dimenticando il Signore Iddio loro, egli li vendè in mano di Sisera, capitano dell’esercito d’Hasor, e in mano de’ Filistei, e in mano del re di Moab, i quali guerreggiarono contro a loro. Allora gridarono al Signore, e dissero: Noi abbiam peccato; conciossiachè abbiamo abbandonato il Signore, e abbiam servito a’ Baali e ad Astarot; ma ora riscuotici di mano de’ nostri nemici, e noi ti serviremo. E il Signore mandò Ierubbaal, e Bedan, e Iefte, e Samuele, e vi liberò di mano de’ vostri nemici di ogn’intorno, e voi abitaste in sicurtà. Or voi, avendo veduto che Nahas, re dei figliuoli di Ammon, veniva contro a voi, mi avete detto: No; anzi un re regnerà sopra noi; benchè il Signore Iddio vostro fosse vostro re. Ora dunque, ecco il re che voi avete scelto, il quale avete chiesto; ed ecco, il Signore ha costituito un re sopra voi. Se voi temete il Signore e gli servite, e ubbidite alla sua voce, e non siete ribelli alla bocca del Signore; e voi, e il vostro re, che regna sopra voi, sarete dietro al Signore Iddio vostro. Ma, se voi non ubbidite alla voce del Signore, e siete ribelli alla sua bocca, la mano del Signore sarà contro a voi, come è stata contro a’ vostri padri Fermatevi pure al presente ancora, e vedete questa gran cosa che il Signore farà davanti agli occhi vostri. Non è egli oggi la ricolta de’ grani? io griderò al Signore, ed egli farà tonare e piovere; acciocchè sappiate, e veggiate che il male, il qual voi avete commesso davanti al Signore, chiedendovi un re, è grande. Samuele adunque gridò al Signore; e il Signore fece tonare e piovere in quel giorno; laonde tutto il popolo temette grandemente il Signore e Samuele. E tutto il popolo disse a Samuele: Prega il Signore Iddio tuo per li tuoi servitori, che noi non muoiamo; perciocchè noi abbiamo sopraggiunto a tutti i nostri peccati questo male, d’averci chiesto un re. E Samuele disse al popolo: Non temiate; voi avete commesso tutto questo male; ma pur non vi rivolgete indietro dal Signore, anzi servite al Signore con tutto il cuor vostro. Non vi rivolgete pure indietro; perciocchè voi andreste dietro a cose vane, le quali non possono giovare, nè liberare; perciocchè son cose vane. Imperocchè il Signore, per amor del suo gran Nome, non abbandonerà il suo popolo; conciossiachè sia piaciuto al Signore farvi suo popolo. Tolga anche da me Iddio, che io pecchi contro al Signore, e che io resti di pregar per voi; anzi, io vi ammaestrerò nella buona e diritta via. Sol temete il Signore, e servitegli in verità, con tutto il cuor vostro; perciocchè, guardate le gran cose ch’egli ha operate inverso voi. Ma, se pur voi vi portate malvagiamente, e voi e il vostro re perirete SAULLE avea regnato un anno, quando queste cose avvennero; e poi, dopo aver regnato due anni sopra Israele, scelse tremila uomini d’Israele; de’ quali duemila stettero con lui in Micmas, e nel monte di Betel, e mille con Gionatan, in Ghibea di Beniamino; e rimandò il rimanente del popolo, ciascuno alle sue stanze. E Gionatan percosse la guernigione de’ Filistei ch’era nel colle; e i Filistei l’intesero. E Saulle fece sonar la tromba per tutto il paese, dicendo: Odano gli Ebrei. E tutto Israele udì dire: Saulle ha percossa la guernigione de’ Filistei, ed anche Israele è diventato abbominevole fra i Filistei. E il popolo fu adunato a grida in Ghilgal, per seguitare Saulle. I Filistei si adunarono anch’essi per guerreggiare contro ad Israele, avendo trentamila carri, e seimila cavalieri, e della gente in moltitudine, come la rena che è in sul lito del mare. E salirono, e si accamparono in Micmas, verso l’Oriente di Bet-aven. Ora gl’Israeliti, veggendosi distretti, perciocchè il popolo era oppressato, si nascosero nelle spelonche, e per li greppi de’ monti, e nelle rupi, e nelle rocche, e nelle grotte. E gli altri Ebrei passarono di là dal Giordano al paese di Gad e di Galaad. E Saulle non si moveva di Ghilgal, e tutto il popolo che lo seguitava era impaurito Ed egli aspettò sette giorni, secondo il termine posto da Samuele; e Samuele non veniva in Ghilgal; laonde il popolo si dispergeva d’appresso a Saulle. Allora Saulle disse: Adducetemi l’olocausto, e i sacrificii da render grazie. Ed egli offerse l’olocausto. E, come egli forniva d’offerir l’olocausto, ecco, Samuele arrivò; e Saulle gli uscì incontro, per salutarlo. Ma Samuele gli disse: Che hai fatto? E Saulle gli rispose: Perciocchè io vedeva che il popolo si dispergeva d’appresso a me, e che tu non venivi al termine posto de’ giorni, e che i Filistei erano adunati in Micmas, io dissi: I Filistei verranno ora contro a me in Ghilgal, ed io non ho supplicato al Signore; laonde, dopo essermi rattenuto quant’ho potuto, io ho offerto l’olocausto. Allora Samuele disse a Saulle: Tu hai follemente fatto, non avendo osservato il comandamento del Signore Iddio tuo, il quale egli ti avea dato; perciocchè il Signore avrebbe ora stabilito il tuo regno sopra Israele, in perpetuo. Ma ora il tuo regno non sarà stabile; il Signore s’è cercato un uomo secondo il cuor suo, il quale egli ha ordinato per conduttore sopra il suo popolo; poichè tu non hai osservato quello che il Signore ti avea comandato Poi Samuele si levò, e salì da Ghilgal in Ghibea di Beniamino. E Saulle fece la rassegna della gente che si ritrovava con lui, ch’era d’intorno a seicent’uomini. Or Saulle, e Gionatan suo figliuolo, e il popolo che si ritrovava con loro, se ne stavano in Ghibea di Beniamino; e i Filistei erano accampati in Micmas. E del campo de’ Filistei uscì della gente in tre schiere, da fare il guasto; l’una delle quali si voltò al cammino di Ofra, traendo verso il paese di Saulle; l’altra si voltò alla via di Bet-horon; e la terza si voltò alla via del confine del paese che riguarda su la valle di Seboim, verso il deserto. Or non si trovava alcun fabbro in tutto il paese d’Israele; perciocchè i Filistei aveano detto: Provvediamo che gli Ebrei non facciano spade nè lance. E tutto Israele scendeva a’ Filistei, per aguzzare, chi il suo vomero, chi la sua zappa, chi la sua scure, chi la sua vanga. E si servivano di lime per le vanghe, e per le zappe, e per li tridenti, e per le scuri, e per acconciare fino ad un pungolo. Laonde, al giorno della battaglia, avvenne che non si trovò nè spada, nè lancia, nelle mani d’alcuno del popolo ch’era con Saulle e con Gionatan; sol se ne trovò a Saulle, e a Gionatan, suo figliuolo. Poi la guernigione de’ Filistei uscì fuori verso il passo di Micmas OR avvenne un dì che Gionatan, figliuolo di Saulle, disse al fante che portava le sue armi: Vieni, passiamo alla guernigione de’ Filistei, ch’è di là. E non lo fece assapere a suo padre. E Saulle se ne stava all’estremità del colle, sotto un melagrano ch’era in Migron; e la gente ch’era con lui era d’intorno a seicent’uomini. Ed Ahia, figliuolo di Ahitub, fratello d’Icabod, figliuolo di Finees, figliuolo d’Eli, Sacerdote del Signore, in Silo, portava l’Efod. E il popolo non sapeva che Gionatan fosse andato là. Ora, fra i passi, per li quali Gionatan cercava di passare alla guernigione de’ Filistei, v’era una punta di rupe di qua, e un’altra di là; l’una si chiamava Boses, e l’altra Sene. L’una di queste punte era posta dal lato settentrionale, dirincontro a Micmas; e l’altra dal lato meridionale, dirincontro a Ghibea. E Gionatan disse al fante che portava le sue armi: Vieni, passiamo alla guernigione di questi incirconcisi; forse il Signore opererà per noi; perciocchè niente può impedire il Signore di salvare, o con gente assai, o con poca. E colui che portava le sue armi gli rispose: Fa’ tutto quello che tu hai nell’animo; vacci pure; eccomi teco a tua volontà. E Gionatan disse: Ecco, noi passiamo a quella gente; se, quando noi ci mostreremo loro, ci dicono così: Aspettate, finchè siamo giunti a voi, noi staremo fermi, e non saliremo a loro; ma, se ci dicono così: Salite a noi, noi vi saliremo; perciocchè il Signore ce li avrà dati nelle mani. E ciò ce ne sarà il segno. Così amendue si mostrarono alla guernigione de’ Filistei; e i Filistei dissero: Ecco, gli Ebrei escono fuor delle grotte, nelle quali si erano nascosti. E la gente della guernigione parlò a Gionatan, e a colui che portava le sue armi, e disse loro: Salite a noi, e noi vi faremo assapere qualche cosa. E Gionatan disse a colui che portava le sue armi: Sali dietro a me; perciocchè il Signore li ha dati nelle mani d’Israele. Gionatan adunque salì, aggrappandosi con le mani e co’ piedi; e dietro a lui colui che portava le sue armi. E i Filistei caddero davanti a Gionatan, e colui che portava le sue armi non faceva altro che ammazzarli dietro a lui. E questa fu la prima sconfitta, nella quale Gionatan, e colui che portava le sue armi, percossero intorno a venti uomini, nello spazio d’intorno alla metà d’una bifolca di campo. E vi fu spavento nell’oste, e nella campagna, e fra tutta la gente; la guernigione anch’essa, e quelli che facevano il guasto furono spaventati, e il paese fu commosso; e questo fu come uno spavento mandato da Dio E le guardie di Saulle che stavano alla veletta in Ghibea di Beniamino, riguardarono; ed ecco, la moltitudine era in rotta, e fuggiva a calca. E Saulle disse al popolo ch’era con lui: Deh! fate la rassegna, e vedete chi è partito d’appresso a noi. E, fatta la rassegna ecco, Gionatan, e colui che portava le sue armi, non v’erano. E Saulle disse ad Ahia: Accosta l’Arca di Dio; perciocchè l’Arca di Dio era in quel giorno co’ figliuoli d’Israele. Ma, mentre Saulle parlava ancora al Sacerdote, il tumulto ch’era nel campo de’ Filistei andava crescendo; laonde Saulle disse al Sacerdote: Ritira la tua mano. E Saulle, e tutto il popolo ch’era con lui, adunato a grida, vennero fino al luogo della battaglia; ed ecco, la spada di ciascuno era volta contro al suo compagno, con grandissimo fracasso. Ora i Filistei aveano degli Ebrei con loro, come per addietro, i quali erano saliti, con loro alla guerra, dal paese d’intorno. Costoro si giunsero anch’essi con gl’Israeliti, ch’erano con Saulle e con Gionatan. Tutti gl’Israeliti eziandio che s’erano nascosti nel monte di Efraim, avendo udito che i Filistei fuggivano, li perseguitarono di presso, combattendo. E in quel giorno il Signore salvò Israele: e la battaglia passò oltre a Bet-aven Ora in quel giorno gl’Israeliti furono straccati; perciocchè Saulle fece fare al popolo un giuramento con esecrazione, dicendo: Maledetto sia colui che mangerà cibo alcuno infino alla sera, finchè io mi sia vendicato de’ miei nemici. Perciò niuno del popolo assaggiò alcun cibo. Or tutto il popolo del paese venne in una selva, dove era del miele in su la campagna. E, come fu entrato nella selva, ecco del miele che colava; ma non vi fu alcuno che si recasse la mano alla bocca; perciocchè il popolo temeva del giuramento. Ma Gionatan non avea udito quando suo padre avea fatto giurare il popolo; laonde stese la bacchetta ch’egli avea in mano, e ne intinse la cima in un favo di miele, e si recò la mano alla bocca; e i suoi occhi furono rischiarati. E uno del popolo gli fece motto, e disse: Tuo padre ha fatto espressamente giurare il popolo, dicendo: Maledetto sia colui che mangerà oggi alcun cibo; perciò il popolo è stanco. E Gionatan disse: Mio padre ha turbato il paese; deh! vedete come gli occhi miei sono rischiarati, perchè io ho assaggiato un poco di questo miele. E quanto maggiore sarebbe stata la rotta de’ Filistei, se il popolo avesse mangiato a piena voglia della preda de’ suoi nemici ch’egli ha trovata? perciocchè ora quella non è stata grande. Il popolo adunque, avendo in quel giorno percossi i Filistei da Micmas fino in Aialon, fu grandemente stanco. Onde, voltosi alla preda, prese pecore, e buoi, e vitelli, e li scannò in terra; e il popolo mangiava le carni col sangue. E ciò fu rapportato a Saulle, e gli fu detto: Ecco, il popolo pecca contro al Signore, mangiando le carni col sangue. Ed egli disse: Voi avete misfatto; rotolate ora qua appresso di me una gran pietra. Poi Saulle disse: Andate qua e là fra il popolo, e dite loro che ciascuno meni qua appresso di me il suo bue, e la sua pecora; e qui li scannerete, e mangerete, e non peccherete contro al Signore, mangiandoli col sangue. E ciascuno del popolo menò quella notte il suo bue con la mano, e lo scannò quivi. E Saulle edificò un altare al Signore. Questo fu il primo altare che Saulle edificò al Signore Poi Saulle disse: Scendiamo dietro ai Filistei di notte, e saccheggiamoli fino allo schiarir della mattina, e non ne lasciamo scampare alcuno. E il popolo disse: Fa’ tutto ciò che ti piace. Ma il Sacerdote disse: Accostiamoci qua a Dio. Saulle adunque domandò Iddio, dicendo: Scenderò io dietro a’ Filistei? li darai tu nelle mani d’Israele? Ma il Signore non gli diede alcuna risposta in quel dì. Laonde Saulle disse: Accostatevi qua tutte le comunità del popolo; e sappiate, e vediate in che si è oggi commesso questo peccato. Perciocchè, come il Signore che salva Israele vive, avvegnachè quel peccato si trovi in Gionatan, mio figliuolo, egli del tutto ne morrà. E niuno di tutto il popolo gli rispose. Poi disse a tutto Israele: Voi, state da un lato, ed io e Gionatan, mio figliuolo, staremo dall’altro. E il popolo disse a Saulle: Fa’ ciò che ti piace. E Saulle disse al Signore Iddio d’Israele: Mostra chi è innocente. E Gionatan e Saulle furono presi; e il popolo scampò. Poi Saulle disse: Traete la sorte fra me a Gionatan, mio figliuolo. E Gionatan fu preso. Allora Saulle disse a Gionatan: Dichiarami ciò che tu hai fatto. E Gionatan gliel dichiarò, e disse: Io di vero ho assaggiato con la cima della bacchetta ch’io avea nella mano, un poco di miele; eccomi, ho io da morire? E Saulle disse: Così mi faccia Iddio, e così mi aggiunga, Gionatan, se tu del tutto non muori. Ma il popolo disse a Saulle: Gionatan, che ha fatta questa gran liberazione in Israele, morrebbe egli? tolga Iddio che ciò avvenga. Come il Signore vive, non gli caderà pur un capello di testa in terra; perciocchè egli ha operato oggi con l’aiuto di Dio. Il popolo adunque riscosse Gionatan, sì che non morì. Poi Saulle se ne tornò dalla caccia dei Filistei; e i Filistei se ne andarono al luogo loro COSÌ Saulle, avendo preso il regno sopra Israele, guerreggiò contro a tutti i suoi nemici d’ogn’intorno; contro a Moab, e contro a’ figliuoli di Ammon, e contro ad Edom, e contro ai re di Soba, e contro a’ Filistei; dovunque egli si volgeva, vinceva. Fece ancora un esercito, e percosse Amalec, e riscosse Israele dalla mano di quelli che lo predavano. Ora i figliuoli di Saulle erano Gionatan, ed Isui, e Malchi-sua; e delle sue due figliuole, la primogenita avea nome Merab, e la minore Mical. E il nome della moglie di Saulle era Ahinoam, figliuola di Ahimaas; e il nome del capo del suo esercito era Abner, figliuolo di Ner, zio di Saulle. E Chis, padre di Saulle, e Ner, padre di Abner, erano figliuoli di Abiel. E tutto il tempo di Saulle vi fu aspra guerra contro a’ Filistei; e Saulle accoglieva appresso di sè qualunque uomo prode, e qualunque persona di valore egli vedeva OR Samuele disse a Saulle: Il Signore mi ha mandato per ungerti per re sopra il suo popolo, sopra Israele; ora dunque ascolta la voce delle parole del Signore. Così dice il Signore degli eserciti: Io mi son rammemorato ciò che Amalec fece ad Israele, come egli se gli oppose tra via, quando egli salì fuor di Egitto. Ora va’, e percuoti Amalec, e distruggete al modo dell’interdetto tutto ciò che è suo; e non risparmiarlo; anzi fa’ morire uomini e donne, fanciulli e bambini di poppa, buoi e pecore, cammelli ed asini. Saulle adunque raunò il popolo, e ne fece la rassegna in Telaim, in numero di dugentomila uomini a piè, e di diecimila di Giuda. E Saulle venne fino alla città di Amalec, e pose agguati nella valle. E Saulle disse a’ Chenei: Andate, partitevi, scendete del mezzo degli Amalechiti; che talora io non vi distrugga con loro; avendo pur voi usata benignità inverso tutti i figliuoli d’Israele, quando salirono fuor di Egitto. I Chenei adunque si partirono di mezzo gli Amalechiti. E Saulle percosse gli Amalechiti da Havila fino a Sur, che è a fronte all’Egitto. E prese vivo Agag, re degli Amalechiti; ma distrusse tutto il popolo al modo dell’interdetto, mettendolo a fil di spada. E Saulle, e il popolo, risparmiarono Agag, e il meglio delle pecore, e i buoi appaiati, e i montoni, e tutto ciò ch’era buono; e non vollero distruggere queste cose; ben distrussero ogni cosa vile e cattiva Allora la parola del Signore fu indirizzata a Samuele, dicendo: Io mi pento d’aver costituito re Saulle; perciocchè egli si è rivolto indietro da me, e non ha messe ad esecuzione le mie parole. E Samuele ne fu molto cruccioso, e gridò al Signore tutta quella notte. Poi Samuele si levò la mattina, per andare incontro a Saulle. Ed egli fu rapportato e detto a Samuele: Saulle è venuto in Carmel; ed ecco, egli si ha rizzato un trofeo; poi se n’è ritornato, ed è passato oltre, ed è disceso in Ghilgal. Samuele adunque venne a Saulle. E Saulle disse a Samuele: Sii tu benedetto appo il Signore; io ho messa ad esecuzione la parola del Signore. E Samuele disse: Che belar di pecore dunque è questo che mi viene agli orecchi? e che mugghiar di buoi è questo che io odo? E Saulle disse: Queste bestie sono state menate dal paese degli Amalechiti; perciocchè il popolo ha risparmiato il meglio delle pecore e de’ buoi, per farne sacrificio al Signore Iddio tuo; ma abbiamo distrutto il rimanente al modo dell’interdetto. E Samuele disse a Saulle: Permetti che io ti dichiari ciò che il Signore mi ha detto questa notte. Ed egli gli disse: Parla pure. E Samuele disse: Non è egli così, che, quando tu ti sei reputato piccolo, tu sei stato costituito capo delle tribù d’Israele, e il Signore ti ha unto per re sopra Israele? Ora il Signore ti avea mandato a questa impresa, e ti avea detto: Va’, distruggi que’ peccatori, gli Amalechiti, e fa’ loro guerra finchè sieno consumati. Perchè dunque non hai tu ubbidito alla voce del Signore? anzi ti sei rivolto alla preda, ed hai fatto ciò che dispiace al Signore? E Saulle disse a Samuele: Io ho pure ubbidito alla voce del Signore, e sono andato all’impresa, alla quale il Signore mi ha mandato, e ne ho menato Agag, re di Amalec, ed ho distrutti gli Amalechiti al modo dell’interdetto. Ma il popolo ha preso, d’infra la preda, buoi e pecore, il meglio dell’interdetto, per farne sacrificio al Signore Iddio tuo, in Ghilgal. E Samuele disse: Il Signore ha egli a grado gli olocausti e i sacrificii, come che si ubbidisca alla sua voce? Ecco, ubbidire val meglio che sacrificio; e prestare attenzione val meglio che grasso di montoni. Perciocchè la ribellione è pari al peccato dell’indovinare; e il trasgredire è pari al peccato che si commette intorno agl’idoli ed alle immagini. Perciocchè tu hai sdegnata la parola del Signore, egli altresì ha sdegnato te, acciocchè tu non sii più re Allora Saulle disse a Samuele: Io ho peccato; conciossiachè io abbia trasgredito il comandamento del Signore, e le tue parole; perciocchè io temeva del popolo, onde io acconsentii a ciò ch’egli disse. Ma ora, perdonami, ti prego, il mio peccato, e ritorna meco; ed io adorerò il Signore. E Samuele disse a Saulle: Io non ritornerò teco; perciocchè tu hai sdegnata la parola del Signore, e il Signore altresì ha sdegnato te, acciocchè tu non sii più re sopra Israele. E come Samuele si fu voltato per andarsene, Saulle prese il lembo del manto di esso, il quale si stracciò. E Samuele gli disse: Il Signore ha oggi stracciato d’addosso a te il regno d’Israele, e l’ha dato ad un tuo prossimo, ch’è miglior di te. Ed anche egli, che è la Vittoria d’Israele, non mentirà, e non si pentirà; perciocchè egli non è un uomo, per pentirsi. E Saulle disse: Io ho peccato: deh! onorami ora in presenza degli Anziani del mio popolo, ed in presenza d’Israele, e ritorna meco, ed io adorerò il Signore Iddio tuo. Samuele adunque se ne ritornò dietro a Saulle; e Saulle adorò il Signore Poi Samuele disse: Menatemi qua Agag, re di Amalec; ed Agag se ne andò a lui con dilicatezze. Ed Agag diceva: Certo l’amaritudine della morte è passata. Ma Samuele gli disse: Siccome la tua spada ha orbate le donne di figliuoli, così sarà tua madre orbata di figliuoli fra le donne. E Samuele fece squartare Agag nel cospetto del Signore, in Ghilgal. Poi Samuele se ne andò in Rama. E Saulle salì a casa sua in Ghibea di Saulle. E Samuele non vide più Saulle, fino al giorno della sua morte; benchè Samuele facesse cordoglio di Saulle; ma il Signore s’era pentito d’aver costituito Saulle re sopra Israele E IL Signore disse a Samuele: Infino a quando farai tu cordoglio di Saulle? conciossiachè io l’abbia sdegnato, acciocchè non regni più sopra Israele. Empi il tuo corno d’olio, e va’; io ti manderò ad Isai Betlehemita; perciocchè io mi sono provveduto di un re d’infra i suoi figliuoli. E Samuele disse: Come v’andrò io? se Saulle l’intende, egli mi ucciderà. Ma il Signore gli disse: Prendi teco una giovenca e di’: Io son venuto per far sacrificio al Signore. Ed invita Isai al convito del sacrificio; ed io ti farò assapere ciò che tu avrai a fare, e tu mi ungerai colui ch’io ti dirò. Samuele adunque fece quello che il Signore gli avea detto, e venne in Bet-lehem. E gli Anziani della città furono spaventati al suo incontro, e dissero: La tua venuta è ella per bene? Ed egli disse: Sì, ella è per bene. Io son venuto per sacrificare al Signore: santificatevi, e venite meco al sacrificio. Fece ancora santificare Isai, e i suoi figliuoli, e li invitò al convito del sacrificio Ora, come essi entravano, egli vide Eliab, e disse: Certo, l’Unto del Signore è davanti a lui. Ma il Signore disse a Samuele: Non riguardare al suo aspetto, nè all’altezza della sua statura; perciocchè io l’ho lasciato indietro; conciossiachè il Signore non riguardi a ciò a che l’uomo riguarda; perchè l’uomo riguarda a ciò che è davanti agli occhi, ma il Signore riguarda al cuore. Poi Isai chiamò Abinadab, e lo fece passare davanti a Samuele. Ma egli disse: Nè anche costui ha eletto il Signore. Poi Isai fece passare Samma; ma Samuele disse: Nè anche costui ha eletto il Signore. Ed Isai fece passare i suoi sette figliuoli davanti a Samuele. Ma Samuele disse ad Isai: Il Signore non ha eletti costoro. E Samuele disse ad Isai: I giovani sono eglino tutti passati? Ed Isai disse: Ei vi resta ancora il più piccolo, ma ecco, egli pastura la greggia. E Samuele disse ad Isai: Manda per lui; perciocchè noi non ci metteremo a tavola, ch’egli non sia venuto qua. Egli adunque mandò, e lo fece venire or egli era biondo, di bello sguardo, e di formoso aspetto. E il Signore disse a Samuele: Levati, ungilo; perciocchè costui è desso. Samuele adunque prese il corno dell’olio, e l’unse in mezzo de’ suoi fratelli; e lo Spirito del Signore da quel dì innanzi si avventò sopra Davide. Poi Samuele si levò, e se ne andò in Rama E LO Spirito del Signore si partì da Saulle; e lo spirito malvagio, mandato da Dio, lo turbava. Laonde i servitori di Saulle gli dissero: Ecco, ora lo spirito malvagio di Dio ti turba. Deh! dica il nostro signore a’ suoi servitori che stanno davanti a lui, che cerchino un uomo che sappia sonare con la cetera; e quando lo spirito malvagio di Dio sarà sopra te, egli sonerà con le sue mani, e tu ne sarai sollevato. E Saulle disse a’ suoi servitori: Deh! provvedetemi di un uomo che suoni bene, e menatemelo. Ed uno de’ servitori rispose, e disse: Ecco, io ho veduto un figliuolo di Isai Betlehemita, il quale sa sonare, ed è uomo prode e valente, e guerriero, ed avveduto nel parlare, ed è un bell’uomo, e il Signore è con lui. Saulle adunque mandò de’ messi ad Isai a dirgli: Mandami Davide, tuo figliuolo, che è appresso alla greggia. Ed Isai prese un asino carico di pane, e di un barile di vino, e d’un capretto; e lo mandò a Saulle, per Davide suo figliuolo. E Davide venne a Saulle, e stette davanti a lui. E Saulle l’amò forte, e Davide fu suo scudiere. E Saulle mandò a dire ad Isai: Deh! lascia che Davide stia davanti a me; perciocchè egli mi è in grazia. Ora, quando lo spirito malvagio, mandato da Dio, era sopra Saulle, Davide pigliava la cetera, e ne sonava con la mano; e Saulle n’era sollevato, e ne stava meglio, e lo spirito malvagio si partiva da lui OR i Filistei adunarono i lor campi in battaglia; e, fatta lor massa in Soco, che è di Giuda, si accamparono fra Soco ed Azeca, all’estremità di Dammin. E Saulle e gl’Israeliti si adunarono anch’essi, e si accamparono nella valle di Ela, ed ordinarono la battaglia contro ai Filistei. Ora, mentre i Filistei se ne stavano nell’un de’ monti di qua, e gl’Israeliti nell’altro monte di là, la valle in mezzo fra loro, uscì del campo de’ Filistei un uomo, che si presentò nel mezzo fra i due campi, il cui nome era Goliat, da Gat; alto di sei cubiti, e d’una spanna. E avea in testa un elmo di rame, ed era armato d’una corazza di rame a scaglie, il cui peso era di cinquemila sicli. Avea eziandio delle gambiere di rame in su le gambe, ed uno scudo di rame in mezzo delle spalle. E l’asta della sua lancia era come un subbio di tessitore, e il ferro di essa era di seicento sicli; e colui che portava il suo scudo gli andava davanti. Costui adunque si fermò, e gridò alle schiere ordinate d’Israele, e disse loro: Perchè verreste voi in battaglia ordinata? Non sono io il Filisteo, e voi servitori di Saulle? scegliete un uomo d’infra voi, il quale scenda a me. Se egli, combattendo meco, mi vince e mi percuote, noi vi saremo servi; ma, se io lo vinco e lo percuoto, voi ci sarete servi, e ci servirete. E quel Filisteo diceva: Io ho oggi schernite le schiere d’Israele, dicendo: Datemi un uomo, e noi combatteremo insieme. Ma Saulle e tutti gli Israeliti, avendo udite queste parole del Filisteo, furono spaventati, ed ebbero gran paura Or Davide, figliuolo di quell’uomo Efrateo, da Bet-lehem di Giuda, il cui nome era Isai costui avea otto figliuoli, ed al tempo di Saulle era già vecchio, e passava fra gli uomini onorati; e i tre figliuoli maggiori d’Isai erano andati dietro a Saulle alla guerra; e i nomi dei tre figliuoli di esso ch’erano andati alla guerra, erano Eliab, il primogenito, e Abinadab, il secondo, e Samma, il terzo; e Davide era il minore; e i tre maggiori seguitavano Saulle; Davide, dico, di tempo in tempo tornava d’appresso a Saulle, per pasturar la greggia di suo padre, in Bet-lehem. E quel Filisteo si faceva avanti mattina e sera; e si presentò così quaranta giorni. Ed Isai disse a Davide, suo figliuolo: Or prendi questo efa di grano arrostito, e questi dieci pani, e portali a’ tuoi fratelli; e recali loro prontamente nel campo. Porta eziandio al capitano del lor migliaio questi dieci caci di latte; e visita i tuoi fratelli, per sapere se stanno bene, e prendi da loro qualche contrassegno. Or Saulle, ed essi, e tutti gl’Israeliti erano nella valle di Ela, in battaglia contro a’ Filistei. Davide adunque si levò la mattina, e lasciò la greggia, alla cura del guardiano, e tolse quelle cose, e andò, come Isai gli avea comandato; e giunse al procinto del campo; e l’esercito usciva fuori in ordinanza, e si sonava alla battaglia. E gl’Israeliti ed i Filistei ordinarono la battaglia gli uni incontro agli altri. E Davide, rimessi i vaselli in mano del guardiano della salmeria, corse al luogo dove la battaglia era ordinata; e, giuntovi, domandò i suoi fratelli se stavano bene. Ora, mentre egli parlava con loro, ecco, quell’uomo che si presentava all’abbattimento, il cui nome era Goliat il Filisteo, da Gat, si mosse d’infra le schiere de’ Filistei, e proferì le medesime parole; e Davide l’udì. E tutti gl’Israeliti, quando vedevano quell’uomo, se ne fuggivano dal suo cospetto, ed aveano gran paura. E gl’Israeliti dicevano: Avete voi veduto quell’uomo che si fa avanti? certo, egli si fa avanti per far vituperio ad Israele; perciò, se alcuno lo percuote, il re lo farà grandemente ricco, e gli darà la sua figliuola, e farà franca la casa di suo padre in Israele. E Davide disse agli uomini che erano quivi presenti con lui: Che si farà egli a quell’uomo che avrà percosso questo Filisteo, ed avrà tolto questo vituperio d’addosso ad Israele? perciocchè, chi è questo Filisteo incirconciso ch’egli schernisca le schiere dell’Iddio vivente? E la gente gli disse quelle stesse cose, dicendo: Così si farà a quell’uomo che l’avrà percosso. Ed Eliab, fratel maggiore di Davide, udì ch’egli parlava a quegli uomini; laonde egli si accese nell’ira contro ad esso, e disse: Perchè sei tu venuto qua? ed a cui hai tu lasciate quelle poche pecore nel deserto? io conosco il tuo orgoglio, e la malvagità del tuo cuore; perciocchè tu sei venuto per veder la battaglia. Ma Davide disse: Che cosa ho io ora fatto? queste non sono elleno parole? E, rivoltosi d’appresso a colui ad un altro, egli gli tenne i medesimi ragionamenti. E la gente gli fece la medesima risposta che gli era stata fatta prima E le parole che Davide avea dette, furono udite, e furono rapportate in presenza di Saulle. Ed egli lo fece venire. E Davide disse a Saulle: Non caggia il cuore a niuno per cagion di colui; il tuo servitore andrà, e combatterà contro a questo Filisteo. E Saulle disse a Davide: Tu non potresti andare contro a questo Filisteo, per combattere contro a lui; perciocchè tu sei un fanciullo, ed egli è uomo di guerra fin dalla sua gioventù. E Davide disse a Saulle: Il tuo servitore pasturava la greggia di suo padre; ed un leone, ed un’altra volta un orso venne, e se ne portava via una pecora della greggia. Ed io uscii dietro a lui, e lo percossi, e riscossi la pecora dalla sua gola; ed essendosi esso levato contro a me, io l’afferrai per la barbozza, e lo percossi, e l’ammazzai. Il tuo servitore adunque ha percosso un leone ed un orso; e questo Filisteo incirconciso sarà come uno di essi; perciocchè egli ha schernite le schiere ordinate dell’Iddio vivente. Davide disse ancora: Il Signore che mi ha riscosso dalla branca del leone, e dalla zampa dell’orso, esso mi riscoterà dalla mano di questo Filisteo. E Saulle disse a Davide: Va’, e il Signore sia teco. E Saulle fece armar Davide delle sue armi, e gli mise un elmo di rame in testa, e lo fece armar d’una corazza. Poi Davide cinse la spada di esso sopra le sue armi, e volle camminare con quelle; perciocchè non avea mai provato. E Davide disse a Saulle: Io non posso camminar con queste armi; perciocchè io non ho mai provato. E Davide se le tolse d’addosso E prese il suo bastone in mano, e si scelse dal torrente cinque pietre pulite, e le pose nel suo arnese da pastore, e nella tasca, avendo la sua frombola in mano. E così si accostò al Filisteo. Il Filisteo si mosse anch’esso, e venne accostandosi a Davide; e colui che portava il suo scudo andava davanti a lui. E quando il Filisteo ebbe riguardato, ed ebbe veduto Davide, lo sprezzò; perciocchè egli era giovanetto, e biondo, e di bello sguardo. E il Filisteo disse a Davide: Sono io un cane, che tu vieni contro a me con bastoni? E il Filisteo maledisse Davide per li suoi dii. Il Filisteo, oltre a ciò, disse a Davide: Vieni pure a me, ed io darò la tua carne agli uccelli del cielo, e alle bestie della campagna. Ma Davide disse al Filisteo: Tu vieni contro a me con ispada, e con lancia, e con iscudo; ma io vengo contro a te nel Nome del Signore degli eserciti, dell’Iddio delle schiere ordinate di Israele, il quale tu hai oltraggiato. Oggi il Signore ti darà nella mia mano, ed io ti percoterò, e ti spiccherò il capo; e darò pur oggi i corpi morti del campo de’ Filistei agli uccelli del cielo, ed alle fiere della terra; e tutta la terra conoscerà che Israele ha un Dio. E tutta questa moltitudine conoscerà che il Signore non salva con ispada, nè con lancia; conciossiachè la battaglia sia del Signore, il quale vi darà nelle nostre mani Ora, dopo che il Filisteo si fu mosso, egli veniva accostandosi incontro a Davide. E Davide corse prestamente anch’esso al luogo dell’abbattimento incontro al Filisteo. E Davide mise la mano a quel suo arnese, e ne prese una pietra, e, trattala con la frombola, percosse il Filisteo nella fronte; e la pietra gli si ficcò nella fronte, ed egli cadde boccone a terra. Così Davide, con la frombola e con la pietra, vinse il Filisteo; poi lo percosse, e l’uccise. Or Davide, non avendo spada alcuna in mano, corse, e, fermatosi sopra il Filisteo, prese la spada di esso, e, trattala fuor del fodero, l’ammazzò, e con essa gli spiccò la testa. Ed i Filistei, veduto che il lor valente campione era morto, si misero in fuga. E que’ d’Israele e di Giuda si mossero, e con gran grida perseguitarono i Filistei fin nella valle, e fino alle porte di Ecron. Ed i Filistei caddero uccisi per la via di Saaraim, fino a Gat, e fino ad Ecron. Poi i figliuoli d’Israele se ne ritornarono dalla caccia de’ Filistei, e predarono il lor campo. E Davide prese il capo del Filisteo, e lo portò in Gerusalemme, e pose l’armi di esso nel suo Tabernacolo. Ora, quando Saulle vide che Davide usciva incontro al Filisteo, disse ad Abner, Capo dell’esercito: Abner, di cui è figliuolo questo giovanetto? E Abner rispose: Come vive l’anima tua, o re, io nol so. E il re disse: Domanda di cui è figliuolo questo giovane. E, quando Davide fu ritornato da percuotere il Filisteo, Abner lo prese, e lo menò in presenza di Saulle, avendo egli la testa del Filisteo in mano. E Saulle gli disse: Di chi sei tu figliuolo, o giovanetto? E Davide disse: Io son figliuolo d’Isai Betlehemita, tuo servitore ORA, come egli ebbe finito di parlare a Saulle, l’anima di Gionatan fu legata all’anima di esso, sì che Gionatan l’amò come l’anima sua. Ed in quel giorno, Saulle lo prese appresso di sè, e non gli permise più di ritornare a casa di suo padre. E Gionatan fece lega con Davide; perciocchè egli l’amava come l’anima sua. E Gionatan si spogliò l’ammanto ch’egli avea indosso, e lo diede a Davide, co’ suoi vestimenti, fino alla sua spada, ed al suo arco, ed alla sua cintura. E Davide usciva fuori; dovunque Saulle lo mandava, egli prosperava; laonde Saulle lo costituì sopra un certo numero di gente di guerra; ed egli fu grazioso a tutto il popolo, ed anche a’ servitori di Saulle Or avvenne che, come essi venivano, ritornando Davide da pecuotere il Filisteo, le donne uscirono fuori di tutte le città d’Israele, cantando, e menando danze incontro al re Saulle con tamburi, con allegrezza, e con canti di trionfo. E le donne che giocavano, cantavano a vicenda, e dicevano: Saulle ne ha percossi i suoi mille, E Davide i suoi diecimila. Laonde Saulle si adirò gravemente, e questa cosa gli dispiacque, e disse: Esse ne hanno dati a Davide diecimila, e a me ne hanno sol dati mille; certo non gli manca altro che il reame. E da quel dì innanzi Saulle riguardava Davide di mal occhio. Ora il giorno seguente avvenne che lo spirito malvagio mandato da Dio si avventò sopra Saulle, onde egli facea atti da uomo forsennato in mezzo la casa; e Davide sonava con le sue mani come per addietro, e Saulle avea una lancia in mano. E Saulle lanciò la lancia, e disse: Io conficcherò Davide nella parete. Ma Davide si stornò d’innanzi a lui due volte E Saulle temette per cagion di Davide; perciocchè il Signore era con lui, e si era partito da Saulle. Laonde Saulle lo rimosse d’appresso a sè, e lo costituì capitano di mille uomini; ed egli andava e veniva davanti al popolo. Or Davide prosperava in tutte le sue imprese, e il Signore era con lui. E Saulle, veggendo ch’egli prosperava grandemente, ebbe paura di lui. Ma tutto Israele e Giuda amava Davide; perciocchè egli andava e veniva davanti a loro. E SAULLE disse a Davide: Ecco Merab, mia figliuola maggiore; io te la darò per moglie; siimi pur valoroso, e conduci le guerre del Signore. Or Saulle diceva: Non sia la mia mano sopra lui: ma sia la mano de’ Filistei sopra lui. E Davide disse a Saulle: Chi son io, e quale è la mia vita, e quale è la nazione di mio padre in Israele, che io sia genero del re? Or avvenne che al tempo che Merab, figliuola di Saulle, si dovea dare a Davide, fu data per moglie ad Adriel Meholatita. Ma Mical, figliuola di Saulle, amava Davide; il che fu rapportato a Saulle, e la cosa gli piacque. E Saulle disse: Io gliela darò, acciocchè gli sia per laccio, e che la mano de’ Filistei sia sopra lui. Saulle adunque disse a Davide: Tu sarai oggi mio genero per amendue. E Saulle comandò a’ suoi servitori di parlare in segreto a Davide, e dirgli: Ecco, il re ti gradisce, e tutti i suoi servitori ti amano; ora adunque sii genero del re. I servitori di Saulle adunque ridissero queste parole a Davide. Ma Davide disse: Parvi egli cosa leggiera d’esser genero del re, essendo io uomo povero e vile? Ed i servitori di Saulle gliel rapportarono, dicendo: Davide ha dette tali cose. E Saulle disse: Dite così a Davide: Il re non vuol dote, ma cento prepuzii de’ Filistei, acciocchè sia fatta vendetta de’ suoi nemici. Or Saulle pensava di far cader Davide nelle mani de’ Filistei. I suoi servitori adunque rapportarono queste parole a Davide; e la cosa piacque a Davide, per esser genero del re. Ora, avanti che i giorni fossero compiuti, Davide si levò, ed andò con la sua gente, e percosse dugent’uomini de’ Filistei e portò i lor prepuzii, onde il numero compiuto fu consegnato al re, acciocchè egli potesse esser genero del re. E Saulle gli diede Mical, sua figliuola, per moglie. E Saulle vide e conobbe che il Signore era con Davide; e Mical, figliuola di esso, l’amava. Laonde Saulle continuò di temere di Davide vie maggiormente; e fu sempre suo nemico. Or i capitani de’ Filistei uscirono fuori in guerra; e dacchè furono usciti, Davide prosperò più che tutti gli altri servitori di Saulle; onde il suo nome fu in grande stima E SAULLE parlò a Gionatan, suo figliuolo, ed a tutti i suoi servitori, di far morir Davide. Ma Gionatan, figliuolo di Saulle, voleva gran bene a Davide; laonde Gionatan dichiarò la cosa a Davide, dicendo: Saulle, mio padre, cerca di farti morire; ora dunque guardati, ti prego, domattina, e tienti in alcun luogo occulto, e nasconditi. Ed io, stando allato a mio padre, uscirò fuori al campo ove tu sarai, e parlerò di te a mio padre; e se io scorgo alcuna cosa, io te la farò sapere. Gionatan adunque parlò a Saulle, suo padre, di Davide, in bene; e gli disse: Il re non voglia già peccare contro al suo servitore, contro a Davide; perciocchè egli non ha peccato contro a te; ed anche perchè i suoi fatti ti sono stati grandemente utili; ed egli ha messa la vita sua a rischio, e ha percosso il Filisteo, e il Signore ha operata per lui una gran liberazione a tutto Israele; tu l’hai veduto, e te ne sei rallegrato; perchè dunque peccheresti contro al sangue innocente, facendo morir Davide senza ragione? E Saulle attese alle parole di Gionatan, e giurò: Come il Signore vive, egli non sarà fatto morire. Allora Gionatan chiamò Davide, e gli riferì tutte queste parole. Poi Gionatan menò Davide a Saulle, ed egli stette al suo servigio, come per addietro Or vi fu di nuovo guerra; e Davide uscì, e combattè contro a’ Filistei, e li percosse d’una grande sconfitta, ed essi fuggirono d’innanzi a lui. POI lo spirito malvagio, mandato dal Signore, fu sopra Saulle; ed egli sedeva in casa sua, avendo una lancia in mano; e Davide sonava con la mano. E Saulle cercava di conficcar Davide nella parete con la lancia; ma Davide sfuggì d’innanzi a Saulle, e la lancia diè nella parete. E Davide se ne fuggì, e scampò quella notte E Saulle mandò de’ messi alla casa di Davide, per guardarlo, e per farlo morire la mattina; ma Mical, moglie di Davide, gliel dichiarò, dicendo: Se tu non iscampi la vita tua questa notte, domani tu sarai fatto morire. E Mical calò giù Davide per una finestra; ed egli se ne andò, e se ne fuggì, e scampò. Poi Mical prese una statua, e la pose nel letto, e le mise in capo un cappuccio di pel di capra, e la coperse con una coverta. E Saulle mandò de’ messi per pigliar Davide. Ed ella disse: Egli è malato. E Saulle rimandò i messi per invitar Davide, dicendo: Portatemelo nel letto, acciocchè io lo faccia morire. Ed i messi vennero; ed ecco, una statua era nel letto, sopra il cui capo v’era un cappuccio di pel di capra. E Saulle disse a Mical: Perchè mi hai tu così ingannato, ed hai lasciato andare il mio nemico, sì ch’egli è scampato? E Mical disse a Saulle: Egli mi disse: Lasciami andare; perchè t’ucciderei io? Davide adunque se ne fuggì, e scampò, e venne a Samuele in Rama, e gli raccontò ciò che Saulle gli avea fatto. Poi, egli e Samuele andarono, e stettero in Naiot. E ciò fu rapportato a Saulle, e gli fu detto: Ecco, Davide è in Naiot, ch’è in Rama. E Saulle mandò de’ messi per pigliar Davide, i quali videro una raunanza di profeti che profetizzavano, e Samuele era quivi presente, e presiedeva. E lo Spirito di Dio fu sopra i messi di Saulle, e profetizzarono anch’essi. E ciò essendo rapportato a Saulle, egli vi mandò altri messi; ma profetizzarono anch’essi. E Saulle continuò a mandarvi de’ messi per la terza volta; ma profetizzarono anch’essi. Laonde egli stesso andò in Rama; e, giunto alla gran grotta, ch’è in Secu, domandò, e disse: Ove è Samuele, e Davide? E gli fu detto: Ecco, sono in Naiot, ch’è in Rama. Egli adunque andò là in Naiot, ch’è in Rama; e lo Spirito di Dio fu eziandio sopra lui; talchè, camminando, andava profetizzando, finchè fu arrivato in Naiot, ch’è in Rama. E spogliò anch’egli i suoi vestimenti, e profetizzò anch’egli nella presenza di Samuele, e giacque in terra così spogliato tutto quel giorno, e tutta quella notte. Perciò si disse: È Saulle anch’egli fra i profeti? POI Davide se ne fuggì di Naiot, ch’è in Rama, e venne a Gionatan, e gli disse in faccia: Che ho io fatto? quale è la mia iniquità, e quale è il mio peccato inverso tuo padre, ch’egli cerca di tormi la vita? E Gionatan gli disse: Tolga ciò Iddio; tu non morrai; ecco, mio padre non suol far cosa alcuna, nè piccola nè grande, ch’egli non me ne faccia motto. E perchè mi avrebbe mio padre celato questa cosa? questo non è. Ma Davide replicò, giurando, e disse: Tuo padre sa molto bene che io sono in grazia tua; e perciò egli avrà detto: Gionatan non sappia nulla di questo, che talora egli non se ne conturbi. Ma pure, come vive il Signore, e come l’anima tua vive, non v’è se non un passo fra me e la morte. E Gionatan disse a Davide: Che desidera l’anima tua, ed io tel farò? E Davide disse a Gionatan: Ecco, domani è la nuova luna, nel qual giorno io soglio seder col re a mangiare; lasciami dunque andare, ed io mi nasconderò per la campagna fino alla sera del terzo giorno. Se pur tuo padre domanda di me, di’: Davide mi ha istantemente richiesto di poter andar correndo in Bet-lehem, sua città; perciocchè tutta la sua nazione fa quivi un sacrificio solenne. Se egli allora dice così: Bene sta; e’ va bene per lo tuo servitore; ma, se pur si adira, sappi che il male è determinato da parte sua. Usa adunque benignità inverso il tuo servitore, poichè tu hai fatto entrare il tuo servitore teco in una lega giurata per lo Nome del Signore; e se pur vi è iniquità in me, fammi morir tu; e perchè mi meneresti a tuo padre? E Gionatan gli disse: Tolga ciò Iddio da te; perciocchè, se io so che il male sia determinato da parte di mio padre, per fartelo venire addosso, non te lo farò io sapere? E Davide disse a Gionatan: Chi me lo rapporterà, se pur tuo padre ti fa qualche aspra risposta? E Gionatan disse a Davide: Vieni, usciamo fuori alla campagna. E uscirono amendue fuori alla campagna. Allora Gionatan disse a Davide: O Signore Iddio d’Israele, quando domani, o posdomani, intorno a quest’ora, io avrò tentato mio padre, ed ecco, egli sarà di buon animo inverso Davide, se allora, o Davide, io non mando a fartelo sapere, così faccia il Signore a Gionatan, e così gli aggiunga. Ma, se piace a mio padre farti male, io te lo farò sapere, e ti lascerò andare, e tu te ne andrai in pace; e sia il Signore teco, come egli è stato con mio padre. E se pure io sono ancora in vita, non userai tu inverso me la benignità del Signore, sì che io non muoia? E non farai tu che la tua benignità non venga giammai in perpetuo meno inverso la casa mia, nè anche quando il Signore distruggerà ciascuno de’ nemici di Davide d’in su la terra? Gionatan adunque fece lega con la casa di Davide; ma il Signore domandò conto a’ nemici di Davide. Gionatan ancora scongiurò Davide per l’amore che gli portava; perciocchè egli l’amava come l’anima sua. Poi Gionatan gli disse: Domani è nuova luna; e tu sarai domandato; perciocchè il tuo seggio sarà vuoto. Or aspetta fino al terzo giorno; poi scendi prestamente, e vieni al luogo, nel quale tu ti nascondesti in quel dì d’opera; e dimora presso alla pietra che mostra il cammino. Ed io tirerò tre saette allato ad essa, come se io le tirassi ad un bersaglio. Ed ecco, io manderò il mio garzone, dicendogli: Va’, trova le saette. Allora, se dico al garzone: Ecco, le saette son di qua da te; prendile, e vientene; perciocchè i fatti tuoi staranno bene, e non vi sarà nulla; sì, come vive il Signore. Ma, se io dico al garzone: Ecco, le saette son di là da te; vattene, perciocchè il Signore ti manda via. Ora, intorno al ragionamento che abbiamo tenuto insieme, tu ed io, ecco, il Signore ne è testimonio fra me e te, in perpetuo Davide adunque si nascose nel campo; e, venuto il giorno della nuova luna, il re si pose a sedere a tavola per mangiare. Il re adunque si pose a sedere in su la sua sedia, come l’altre volte, cioè: in su la sedia d’appresso alla parete; e Gionatan si levò, ed Abner si pose a sedere allato a Saulle, e il luogo di Davide era vuoto. E Saulle non disse nulla in quel giorno; perciocchè diceva fra sè stesso: Questo è qualche accidente, onde egli non è netto; di certo egli non è netto. Ora il giorno appresso la nuova luna, ch’era il secondo, il luogo di Davide era ancora vuoto; e Saulle disse a Gionatan, suo figliuolo: Perchè non è venuto il figliuolo d’Isai a mangiare, nè ieri, nè oggi? E Gionatan rispose a Saulle: Davide mi ha istantemente richiesto che io lo lasciassi andare fino in Bet-lehem. E mi ha detto: Deh! lasciami andare; perciocchè noi facciamo un sacrificio della nostra nazione nella città; e il mio fratello istesso mi ha comandato che io ci andassi; ora dunque, se io sono in grazia tua, lascia, ti prego, che io fugga, e visiti i miei fratelli; perciò egli non è venuto alla tavola del re. Allora l’ira di Saulle si accese contro a Gionatan; ed egli gli disse: O figliuolo di madre perversa e ribelle, non so bene io che tu tieni la parte del figliuol d’Isai, a tua vergogna, ed a vergogna della tua vituperosa madre? Perciocchè tutto il tempo che il figliuolo d’Isai viverà in su la terra, non sarai stabilito, nè tu, nè il tuo reame. Ora dunque, manda per esso, e fammelo venire; perciocchè convien ch’egli muoia. E Gionatan rispose a Saulle, suo padre, e gli disse: Perchè sarebbe egli fatto morire? che ha egli fatto? E Saulle lanciò la sua lancia contro a lui, per ferirlo. Allora Gionatan conobbe ch’era cosa determinata da suo padre di far morire Davide. Ed egli si levò da tavola acceso nell’ira; e quel secondo giorno della nuova luna non mangiò cibo alcuno; perciocchè egli era addolorato per cagion di Davide, e perchè suo padre gli avea fatto vituperio La mattina seguente adunque Gionatan uscì fuori alla campagna, al tempo ch’egli avea assegnato a Davide, avendo seco un piccolo garzone. Ed egli disse al suo garzone: Corri, trova ora le saette che io trarrò. E il garzone corse, e Gionatan tirò le saette, per passar di là da esso. E, come il garzone fu giunto al segno, al quale Gionatan avea tratte le saette, Gionatan gridò dietro a lui, e disse: Le saette non sono elleno di là da te? E Gionatan gridava dietro al garzone: Va’ prestamente, affrettati, non restare. E il garzone di Gionatan raccolse le saette, e se ne venne al suo padrone. Così il garzone non seppe nulla del fatto. Davide solo e Gionatan lo sapevano. E Gionatan diede i suoi arnesi a quel suo garzone, e gli disse: Vattene, portali nella città. Come il garzone se ne fu andato, Davide si levò dal lato del Mezzodì; e, gittatosi a terra in su la sua faccia, s’inchinò per tre volte; poi essi si baciarono l’un l’altro, e piansero l’un con l’altro; e Davide fece un grandissimo pianto. Davide adunque si levò su, e se ne andò. E Gionatan se ne ritornò nella città OR Davide venne in Nob, al Sacerdote Ahimelec; ed Ahimelec fu spaventato del suo incontro, e gli disse: Perchè sei tu solo, e non v’è alcuno teco? E Davide disse al Sacerdote Ahimelec: Il re m’ha comandato qualche cosa, e m’ha detto: Niuno sappia nulla di ciò perchè io ti mando, e di ciò che t’ho ordinato. E, quant’è a’ miei fanti, io li ho assegnati a trovarsi in un certo luogo. Ora dunque, che hai a mano? dammi cinque pani, o ciò che tu potrai. E il Sacerdote rispose a Davide, e disse: Io non ho a mano alcun pan comune, ma bene ho del pane sacro; i fanti si sono eglino almen guardati da donne? E Davide rispose al Sacerdote, e gli disse: Anzi le donne sono state appartate da noi dall’altro ieri che io partii; e gli arnesi de’ fanti già erano santi; benchè il nostro viaggio sia per affare che non è sacro; quanto più adunque sarà oggi quel pane tenuto santamente fra i nostri arnesi? Il Sacerdote adunque gli diè del pane sacro; perciocchè quivi non era altro pane che i pani di presenza, ch’erano stati levati d’innanzi al Signore, per mettervi de’ pani caldi, il giorno stesso che quelli si erano levati. Or in quel dì un uomo de’ servitori di Saulle, il cui nome era Doeg, Idumeo, il principale de’ mandriani di Saulle, era quivi rattenuto davanti al Signore. E Davide disse ad Ahimelec: Non hai tu qui a mano alcuna lancia o spada? perciocchè io non ho presa meco nè la mia spada, nè le mie armi; perchè l’affare del re premeva. E il Sacerdote rispose: Io ho la spada di Goliat Filisteo, il qual tu percotesti nella valle di Ela; ecco, ella è involta in un drappo dietro all’Efod; se tu te la vuoi pigliare, pigliala; perciocchè qui non ve n’è alcuna altra, se non quella. E Davide disse: Non ve n’è alcuna pari; dammela Allora Davide si levò, e in quel giorno se ne fuggì d’innanzi a Saulle, e venne ad Achis, re di Gat. E i servitori di Achis gli dissero: Non è costui Davide, re del paese? Non è egli costui, del quale si cantava nelle danze, dicendo: Saulle ne ha percossi i suoi mille, E Davide i suoi diecimila? E Davide si mise queste parole nel cuore, e temette grandemente di Achis, re di Gat. Ed egli si contraffece in lor presenza, e s’infinse pazzo fra le lor mani; e segnava gli usci della porta, e si scombavava la barba. Ed Achis disse a’ suoi servitori: Ecco, voi vedete un uomo insensato; perchè me l’avete voi menato? Mi mancano forse insensati, che voi mi avete menato costui, per far l’insensato appresso di me? entrerebbe costui in casa mia? Or Davide si partì di là, e si salvò nella spelonca di Adullam; il che come i suoi fratelli, e tutta la famiglia di suo padre, ebbero inteso, discesero a lui. E tutte le persone ch’erano in distretta, ed indebitate, e ch’erano in amaritudine d’animo, si adunarono appresso di lui, ed egli fu lor capitano; e si trovarono con lui intorno a quattrocent’uomini. E di là Davide andò in Mispa di Moab; e disse al re di Moab: Deh! lascia che mio padre, e mia madre, vadano e vengano fra voi, finchè io sappia ciò che Iddio farà di me. Egli adunque li menò davanti al re di Moab; ed essi dimorarono con lui tutto il tempo che Davide fu in quella fortezza. Or il profeta Gad disse a Davide: Non dimorare in questa fortezza; vattene, ed entra nel paese di Giuda. Davide adunque si partì di là, e se ne venne nella selva di Heret E SAULLE intese che Davide, con la sua gente, era stato riconosciuto. Or Saulle sedeva in Ghibea, sotto al bosco di diletto, ch’è in Rama, avendo la sua lancia in mano, e tutti i suoi servitori gli stavano d’intorno. E Saulle disse a’ suoi servitori che gli stavano d’intorno: Deh! ascoltate, uomini Beniaminiti: Il figliuolo d’Isai vi darà egli pure a tutti de’ campi e delle vigne? vi costituirà egli tutti capitani di migliaia, e capitani di centinaia? Conciossiachè vi siate tutti congiurati contro a me, e non vi sia alcuno che mi abbia fatto motto come il mio figliuolo ha fatto lega col figliuolo d’Isai; e non vi sia alcun di voi a cui dolga di me, e che mi scopra cosa alcuna; perciocchè il mio figliuolo ha fatto levare contro a me il mio servitore, acciocchè egli m’insidii, come egli fa oggi. Allora Doeg Idumeo, il quale era costituito sopra i servitori di Saulle, rispose, e disse: Io vidi il figliuolo d’Isai ch’era venuto in Nob, ad Ahimelec, figliuolo di Ahitub; il quale domandò il Signore per lui, e gli diè della vittuaglia, e anche gli diede la spada di Goliat Filisteo. Allora il re mandò a chiamare Ahimelec, figliuolo di Ahitub, sacerdote, e tutta la famiglia del padre di esso, cioè: i sacerdoti ch’erano in Nob. Ed essi tutti vennero al re. E Saulle disse: Ascolta ora, figliuolo di Ahitub. Ed Ahimelec rispose: Eccomi, signor mio. E Saulle disse: Perchè vi siete congiurati contro a me, tu e il figliuolo d’Isai? conciossiachè tu gli abbi dato del pane ed una spada, ed abbia domandato Iddio per lui, acciocchè egli si levi contro a me, per pormi insidie, come egli fa oggi. Ed Ahimelec rispose al re, e disse: E chi è, fra tutti i tuoi servitori, pari a Davide, leale, e genero del re, e che va e viene secondo che tu gli comandi, ed è onorato in casa tua? Ho io cominciato oggi a domandare Iddio per lui? tolga ciò Iddio da me; non apponga il re cosa alcuna al suo servitore, nè a tutta la famiglia di mio padre; perciocchè il tuo servitore non sa cosa alcuna, nè piccola nè grande, di tutto questo. E il re disse: Per certo tu morrai, Ahimelec, insieme con tutta la famiglia di tuo padre. E il re disse a’ sergenti che gli stavano d’intorno: Volgetevi, ed uccidete i sacerdoti del Signore; perciocchè anch’essi tengono mano con Davide; ed avendo saputo ch’egli fuggiva, non me l’hanno fatto sapere. Ma i servitori del re non vollero metter le mani ad avventarsi sopra i sacerdoti del Signore. E il re disse a Doeg: Volgiti tu, ed avventati sopra questi sacerdoti. E Doeg Idumeo, rivoltosi, si avventò sopra i sacerdoti, ed uccise in quel dì ottantacinque uomini che portavano l’Efod di lino. Poi Saulle percosse Nob, città de’ sacerdoti, mettendo a fil di spada uomini e donne, fanciulli e bambini di poppa; mise eziandio a fil di spada buoi, asini e pecore Ma pure uno de’ figliuoli di Ahimelec, figliuolo di Ahitub, il cui nome era Ebiatar, scampò, e se ne fuggì dietro a Davide. Ed Ebiatar rapportò a Davide come Saulle avea uccisi i sacerdoti del Signore. E Davide disse ad Ebiatar: Io pensai bene in quel dì, che, essendo quivi Doeg Idumeo, egli per certo rapporterebbe il fatto a Saulle; io sono stato cagione della morte di tutti quelli della famiglia di tuo padre. Dimora meco, non temere; chi cercherà di tormi la vita, cercherà ancora di torla a te: perciocchè tu sarai in buona guardia appresso di me OR egli fu rapportano e detto a Davide: Ecco, i Filistei fanno guerra a Cheila e rubano le aie. E Davide domandò il Signore, dicendo: Andrò io, e percoterò que’ Filistei? E il Signore disse a Davide: Va’, e tu percoterai i Filistei, e libererai Cheila. E la gente di Davide gli disse: Ecco, noi, essendo qui in Guida, abbiamo paura; quanto più, se andiamo in Cheila, ove sono le schiere de’ Filistei? E Davide domandò di nuovo il Signore. E il Signore gli rispose, e disse: Levati, scendi in Cheila; perciocchè io darò i Filistei in man tua. Davide adunque andò, con la sua gente, in Cheila, e combattè contro a’ Filistei, e ne menò il lor bestiame, e li percosse d’una grande sconfitta; e liberò gli abitanti di Cheila. Or avvenne, quando Ebiatar, figliuolo di Ahimelec, fuggì a Davide in Cheila, che l’Efod gli cadde nelle mani E fu rapportato a Saulle, che Davide era venuto in Cheila. E Saulle disse: Iddio me lo ha dato nelle mani; conciossiachè egli si sia venuto a rinchiudere in una città che ha porte e sbarre. Saulle adunque con bando pubblico adunò tutto il popolo, per andare alla guerra, e per iscendere in Cheila, ed assediar Davide e la sua gente. Ma Davide, avendo saputo che Saulle gli macchinava questo male, disse al sacerdote Ebiatar: Accosta l’Efod. Poi Davide disse: O Signore Iddio d’Israele, il tuo servitore ha inteso per certo che Saulle cerca di venire in Cheila, per guastar la città per cagion mia. Que’ di Cheila mi daranno essi nelle sue mani? Saulle scenderà egli, come il tuo servitore ha inteso? Deh! Signore Iddio d’Israele, dichiaralo al tuo servitore. E il Signore rispose: Egli scenderà. Davide disse ancora: Quei di Cheila daranno essi me, e la mia gente, nelle mani di Saulle? E il Signore rispose: Sì, essi ti ci daranno. Davide adunque, e la sua gente, ch’era d’intorno a seicent’uomini, si levarono, e uscirono di Cheila, e andarono qua e là dovunque si abbattevano d’andare. E fu rapportato a Saulle che Davide era scampato di Cheila; laonde egli restò d’uscir fuori E Davide stette nel deserto, in luoghi forti; poi dimorò in un monte nel deserto di Zif. E Saulle lo cercava tutto dì, ma Iddio non glielo diede nelle mani. E Davide stava a mirare, quando Saulle usciva per cercar la sua vita. Ora, mentre Davide era nel deserto di Zif, nelle selva, Gionatan, figliuolo di Saulle, si levò e andò a Davide nella selva, e lo confortò in Dio; e gli disse: Non temere; perchè la mano di Saulle, mio padre, non ti giungerà; e tu regnerai sopra Israele, ed io sarò il secondo dopo te; e anche Saulle, mio padre, sa che così avverrà. Fecero adunque amendue lega insieme davanti al Signore; e Davide dimorò nella selva, e Gionatan se ne andò a casa sua Or gli Zifei salirono a Saulle in Ghibea, dicendo: Davide non si nasconde egli appresso di noi nelle fortezze che son nella selva, nel colle di Hachila ch’è dal lato meridionale del deserto? Ora dunque, o re, vieni pure ad ogni tua volontà; ed a noi starà di metterlo nelle mani del re. E Saulle disse loro: Benedetti siate voi appo il Signore, conciossiachè abbiate avuta compassione di me. Deh! andate, accertatevi ancora, e sappiate, e vedete il luogo dove egli si sarà fermato, e chi ce l’ha veduto; perciocchè mi è stato detto ch’egli usa astuzia in ogni cosa. Vedete adunque, e sappiate in qual luogo egli è, fra tutti i nascondimenti dove egli si suol nascondere; poi tornate a me, sapendo la cosa di certo, ed io andrò con voi; e se pure egli è nel paese, io lo ricercherò per tutte le migliaia di Giuda. Essi adunque si levarono, e andarono in Zif, davanti a Saulle; ma Davide era con la sua gente, nel deserto di Maon, nella pianura ch’è dalla parte meridionale del deserto. E Saulle, con la sua gente, andò per cercarlo. Ma, la cosa essendo stata rapportata a Davide, egli scese dalla rocca, e dimorò ancora nel deserto di Maon. E Saulle, avendolo inteso, perseguitò Davide nel deserto di Maon. E Saulle camminava da uno de’ lati del monte di qua; e Davide e la sua gente dall’altro de’ lati di là. E Davide si affrettava a camminare, per salvarsi d’innanzi a Saulle; ma Saulle e la sua gente intorniavano Davide per pigliarli. Allora un messo venne a Saulle, a dirgli: Affrettati, e vieni; perciocchè i Filistei sono scorsi dentro al paese. Laonde Saulle se ne ritornò indietro da perseguitar Davide, e andò incontro ai Filistei; perciò a quel luogo fu posto nome: Il sasso delle separazioni. POI Davide salì di là, e dimorò nelle fortezze di En-ghedi E, come Saulle fu ritornato di dietro a’ Filistei, gli fu rapportato e detto: Ecco, Davide è nel deserto di En-ghedi. Allora Saulle prese tremila uomini scelti d’infra tutto Israele, e andò per cercar Davide e la sua gente, su per le rupi delle camozze. E, giunto alle mandre delle pecore, in su la via ov’è una spelonca, Saulle entrò per fare i suoi bisogni naturali; e Davide e la sua gente erano assettati nel fondo della spelonca. E la gente di Davide gli disse: Ecco il giorno che il Signore ti ha detto: Ecco io ti do il tuo nemico nelle mani, e tu gli farai come ti piacerà. Allora Davide si levò, e pianamente tagliò il lembo dell’ammanto di Saulle. E, dopo questo, il cuore battè a Davide, perchè egli avea tagliato il lembo dell’ammanto di Saulle. E disse alla sua gente: Tolga il Signore da me che io faccia questo al mio signore, all’Unto del Signore, che io gli metta la mano addosso; conciossiachè egli sia l’Unto del Signore. E Davide, con parole, stolse da ciò la sua gente, e non le permise di levarsi contro a Saulle. E Saulle, levatosi dalla spelonca, se ne andava a suo cammino. E Davide si levò, e uscì fuori della spelonca, e gridò dietro a Saulle, dicendo: O re, mio signore. E Saulle riguardò dietro a sè. E Davide s’inchinò con la faccia verso terra, e si prostese E Davide disse a Saulle: Perchè attendi alle parole delle genti che dicono: Ecco, Davide procaccia il tuo male? Ecco, pur oggi, gli occhi tuoi veggono che il Signore ti avea oggi dato in mano mia, nella spelonca, ed alcuno parlò di ucciderti; ma la mia mano ti ha risparmiato; ed io ho detto: Io non metterò la mano addosso al mio signore; perciocchè egli è l’Unto del Signore. Ora, padre mio, vedi, vedi pure il lembo del tuo ammanto che io ho in mano mia; e poichè, quando io tagliai il lembo del tuo ammanto, non ti uccisi, sappi e vedi che nella mia mano non vi è male, nè misfatto alcuno, e che io non ho peccato contro a te; e pur tu vai a caccia della vita mia, per tormela. Il Signore giudichi fra me e te, e il Signore mi vendichi di te; ma io non metterò la mia mano sopra te. Come dice il proverbio degli antichi: L’empietà proceda dagli empi; ma io non metterò la mia mano sopra te. Dietro a cui è uscito il re di Israele? chi vai tu perseguitando? un can morto, una pulce. Il Signore adunque sia giudice, e giudichi fra me e te, e vegga e mantenga la mia causa, e mi faccia ragione, riscotendomi dalla tua mano E, quando Davide ebbe fornito di dire queste parole a Saulle, Saulle disse: È questa la tua voce, Davide, figliuol mio? E alzò la voce, e pianse. E disse a Davide: Tu sei più giusto di me; perciocchè tu mi hai renduto bene per male; là dove io ti ho renduto male per bene. E tu mi hai oggi fatto conoscere come tu sei sempre proceduto bene inverso me; conciossiachè il Signore mi avesse messo nelle tue mani; e pur tu non mi hai ucciso. E, se alcuno trovasse il suo nemico, lo lascerebbe egli andare benignamente? Il Signore adunque ti renda del bene in iscambio di ciò che tu mi hai oggi fatto. Ed ora, ecco, io so che per certo tu regnerai, e che il regno di Israele sarà fermo nelle tue mani. Ora dunque giurami per lo Signore, che tu non distruggerai la mia progenie dopo me, e che tu non isterminerai il mio nome dalla famiglia di mio padre. E Davide giurò a Saulle. Poi Saulle se ne andò a casa sua. E Davide e la sua gente salirono alla fortezza POI morì Samuele, e tutti gl’Israeliti si adunarono, e ne fecero cordoglio, e lo seppellirono nella sua casa in Rama. E Davide si levò, e andò nel deserto di Paran Or v’era un uomo in Maon, le cui facoltà erano in Carmel, ed era uomo molto possente, ed avea tremila pecore, e mille capre; ed era in Carmel tosando le sue pecore. E il nome di quell’uomo era Nabel, e il nome della sua moglie Abigail, la quale era donna di buon senno e bella; ma quell’uomo era aspro e di male affare, ed era del legnaggio di Caleb. Or Davide intese nel deserto che Nabal tosava le sue pecore. E mandò dieci fanti, e disse loro: Salite in Carmel, ed andate a Nabal, e salutatelo a nome mio. E dite: Possa tu fare il medesimo l’anno vegnente, in questa stessa stagione, essendo tu, e la casa tua, e tutto il tuo, in prospero stato. Ora io ho inteso che tu hai i tonditori; or i tuoi pastori sono stati con noi, e noi non abbiamo fatto loro alcuno oltraggio, e non si è trovato mancar loro nulla, tutto il tempo che sono stati in Carmel. Domandane i tuoi servitori, ed essi te lo diranno. Trovino adunque questi giovani grazia appo te; conciossiachè noi siamo venuti in un buon giorno; deh! da’ a’ tuoi servitori, ed a Davide, tuo figliuolo, ciò che ti verrà a mano. E i servitori di Davide vennero, e parlarono a Nabal, a nome di Davide, secondo tutte quelle parole; poi si tacquero. Ma Nabal rispose a’ servitori di Davide, e disse: Chi è Davide? e chi è il figliuolo d’Isai? oggi molti sono i servi che si dipartono da’ lor signori. Prenderei io il mio pane, e la mia acqua, e le carni che ho ammazzate per li miei tonditori, e le darei ad uomini, de’ quali io non so onde si sieno? Ed i fanti di Davide si rivolsero al lor cammino, e ritornarono, e vennero, e rapportarono a Davide tutte quelle parole. Allora Davide disse alla sua gente: Cingasi ognun di voi la sua spada. Davide si cinse anch’egli la sua; e salirono dietro a Davide intorno a quattrocent’uomini; e dugento ne restarono presso agli arnesi. Or uno de’ servitori rapportò la cosa ad Abigail, moglie di Nabal, dicendo: Ecco, Davide ha mandati de’ messi dal deserto, per salutare il nostro padrone; ed egli li ha scacciati. E pur quella gente ci è stata grandemente buona, e non abbiamo ricevuto alcuno oltraggio, e non ci siamo trovati mancar nulla, in tutto il tempo che siamo andati attorno con loro, mentre eravamo per la campagna. Essi sono stati un muro d’intorno a noi, di notte e di giorno, tutto il tempo che siamo stati con loro, pasturando le gregge. Or dunque sappi, e vedi ciò che tu hai a fare; perciocchè il male è determinato contro al nostro padrone, e contro a tutta la sua casa; ed egli è uomo di tanto male affare, che non se gli può parlare Allora Abigail prese prestamente dugento pani, e due barili di vino, e cinque castroni apparecchiati, e cinque moggi di grano arrostito, e cento mazzuoli d’uva secca, e dugento fiscelle di fichi secchi, e mise tutto ciò sopra degli asini. Poi disse a’ suoi servitori: Passate davanti a me; ecco, io vengo dietro a voi; e non lo fece sapere a Nabal, suo marito. Ora, cavalcando un asino, e scendendo per lo coperto del monte, ecco Davide e la sua gente che le venivano incontro; ed ella si abbattè in loro. Or Davide avea detto: Certo indarno ho io guardato tutto ciò che costui avea nel deserto, talchè non gli è mancato nulla di tutto il suo; ed egli mi ha renduto male per bene. Così faccia Iddio a’ nemici di Davide, e così aggiunga, se, fra qui e domattina, allo schiarir del dì, io lascio in vita di tutto ciò che gli appartiene, anche solo un bambino. E, quando Abigail ebbe veduto Davide, smontò prestamente dall’asino, e si gittò boccone in terra davanti a Davide, e si prostese. E, gittataglisi a’ piedi, disse: Signor mio, sia questa iniquità sopra me; deh! lascia pur che la tua servente parli in tua presenza, e ascolta le parole della tua servente. Deh! non ponga il mio signore mente a quest’uomo tristo, a Nabal; perciocchè egli è tale, quale è il suo nome; il nome suo è Nabal, e follia è appo lui; or io, tua servente, non vidi i fanti del mio signore, i quali tu mandasti. Or dunque, signore mio, come il Signore vive, e l’anima tua vive, il Signore ti ha divietato di venire a spargimento di sangue, e di farti ragione con le tue mani. Or dunque, sieno i tuoi nemici, e quelli che procacciano male al mio signore, simili a Nabal. E ora, ecco questo presente, il quale la tua servente ha portato al mio signore, acciocchè sia dato a’ fanti che sono al seguito del mio signore. Deh! perdona alla tua servente il suo misfatto; conciossiachè il Signore per certo farà una casa stabile al mio signore; perciocchè il mio signore guerreggia le guerre del Signore, e giammai a’ tuoi dì non è stata trovata malvagità alcuna in te. E, benchè gli uomini si sieno mossi per perseguitarti, e per cercar la vita tua, pur la vita del mio signore sarà legata nel fascetto della vita appo il Signore Iddio tuo; ma egli caccerà fuori l’anima de’ tuoi nemici, come di mezzo del cavo d’una frombola. Ed avverrà che, quando il Signore avrà fatto al mio signore secondo tutto ciò ch’egli ti ha promesso di bene, e ti avrà ordinato conduttore sopra Israele, allora il mio signore non avrà questo intoppo, nè questo sturbo d’animo, di avere sparso il sangue senza cagione, e di aversi fatto ragione da sè stesso; e quando il Signore avrà fatto del bene al mio signore, tu ti ricorderai della tua servente E Davide disse ad Abigail: Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele, il quale oggi ti ha mandata ad incontrarmi. Benedetto sia il tuo senno, e benedetta sii tu, che mi hai oggi impedito di venire a spargimento di sangue, e di farmi ragione con le mie mani. Certo, come il Signore Iddio d’Israele, che mi ha impedito di farti alcun male, vive, se tu non ti fossi affrettata a venirmi incontro, non sarebbe restato in vita a Nabal, fra qui e domattina, allo schiarir del dì, pure un piccolo fanciullo. E Davide prese dalla mano di essa ciò che gli avea portato, e le disse: Vattene in pace a casa tua; vedi, io ho esaudita la tua voce, ed ho avuto rispetto a te Ed Abigail venne a Nabal; ed ecco, egli faceva un convito in casa sua, simile ad un convito reale: ed avea il cuore allegro, ed era ebbro fuor di modo; laonde ella non gli dichiarò cosa alcuna, nè piccola nè grande, fino alla mattina allo schiarir del dì. Ma, la mattina seguente, quando Nabal fu disebbriato, la sua moglie gli raccontò tutte queste cose; e il cuore gli si tramortì in corpo, ed egli diventò come una pietra. Ed intorno a dieci giorni appresso, il Signore percosse Nabal, ed egli morì. E, quando Davide ebbe udito che Nabal era morto, disse: Benedetto sia il Signore, il quale mi ha fatto ragione del vituperio fattomi da Nabal, ed ha rattenuto il suo servitore da far male; ed ha fatta ritornare in sul capo di Nabal la sua malvagità. Poi Davide mandò a parlare ad Abigail, per prendersela per moglie. Ed i servitori di Davide vennero ad Abigail, in Carmel, e le parlarono, e le dissero: Davide ci ha mandati a te, per prenderti per sua moglie. Allora ella si levò, e s’inchinò con la faccia verso terra, e disse: Eccoti la tua servente per serva, da lavare i piedi de’ servitori del mio signore. Poi Abigail si levò prestamente, e montò sopra un asino, avendo al suo seguito cinque sue serventi; e andò dietro a’ servitori di Davide, e gli fu moglie. Davide prese ancora Ahinoam, da Izreel; e tutte due gli furono mogli. E Saulle diede Mical, sua figliuola, moglie di Davide, a Palti, figliuolo di Lais, ch’era da Gallim OR gli Zifei vennero a Saulle, in Ghibea, dicendo: Davide non si tiene egli nascosto nel colle di Hachila, a fronte al deserto? E Saulle si levò su, e scese nel deserto di Zif, avendo seco tremila uomini scelti d’Israele, per cercar Davide nel deserto di Zif. E Saulle si accampò nel colle di Hachila, ch’è a fronte al deserto, in su la via. E Davide, dimorando nel deserto, si avvide che Saulle veniva nel deserto per perseguitarlo; e mandò delle spie, e seppe per certo che Saulle era venuto. Allora Davide si levò, e venne al luogo dove Saulle era accampato, e vide il luogo dove giaceva Saulle, ed Abner, figliuolo di Ner, capo dell’esercito di esso. Or Saulle giaceva dentro al recinto, e il popolo era accampato d’intorno a lui E Davide fece motto ad Abimelec Hitteo, e ad Abisai, figliuolo di Seruia, fratello di Ioab, dicendo: Chi scenderà meco a Saulle, nel campo? E Abisai disse: Io scenderò teco. Davide adunque, ed Abisai, vennero di notte al popolo. Ed ecco, Saulle giaceva dormendo dentro al recinto, e la sua lancia era fitta in terra presso a lui dal capo; ed Abner e il popolo giacevano d’intorno a lui. Allora Abisai disse a Davide: Oggi ti ha Iddio messo il tuo nemico nelle mani; ora dunque lascia, ti prego, che io lo conficchi in terra con la lancia d’un sol colpo, e non raddoppierò il colpo. Ma Davide disse ad Abisai: Non ammazzarlo; perciocchè, chi sarà innocente, avendo messa la mano addosso all’Unto del Signore? Davide disse ancora: Come il Signore vive, io nol farò; anzi, o il Signore lo percoterà; ovvero, il suo giorno verrà, e morrà; ovvero, scenderà in battaglia, e perirà. Tolga il Signore da me che io metta la mano addosso all’Unto del Signore; ma ora prendi, ti prego, questa lancia ch’è presso a lui dal capo, e il vaso dell’acqua, e andiamocene. Davide adunque prese la lancia, e il vaso dell’acqua, che era presso a Saulle dal capo di esso; poi se ne andarono amendue; e niuno il vide, e niuno lo scorse, e niuno si risvegliò; perciocchè tutti dormivano; perchè era loro caduto addosso un profondo sonno mandato dal Signore E Davide passò all’altro lato, e si fermò in su la sommità del monte da lungi, talchè vi era un grande spazio fra lui e il campo di Saulle. E gridò al popolo e ad Abner, figliuolo di Ner, dicendo: Non rispondi, Abner? E Abner rispose, e disse: Chi sei tu, che gridi al re? E Davide disse ad Abner: Non sei tu un valent’uomo? e chi è pari a te in Israele? perchè dunque non hai tu guardato il re, tuo signore? perciocchè alcuno del popolo è venuto per ammazzare il re, tuo signore. Questo che tu hai fatto non istà bene; come il Signore vive, voi siete degni di morte; conciossiachè voi non abbiate fatta buona guardia al vostro signore, all’Unto del Signore. Vedi pure ora, dove è la lancia del re, e il vaso dell’acqua ch’era presso a lui dal capo? E Saulle riconobbe la voce di Davide, e disse: È questa la tua voce, figliuol mio Davide? E Davide rispose: Sì, o re, mio signore, è la mia voce. Poi disse: Perchè perseguita il mio signore il suo servitore? perciocchè, che ho io fatto? e qual male vi è egli nella mia mano? Ora dunque, ascolti pure il re, mio signore, le parole del suo servitore. Se pure il Signore è quello che t’incita contro a me, siagli la tua offerta accettevole; ma, se sono gli uomini, sieno essi maledetti davanti al Signore; conciossiachè essi mi abbiano oggi scacciato, acciocchè io non mi tenga congiunto con l’eredità del Signore, dicendo: Va’, servi ad altri dii. Ma ora non caggia il mio sangue in terra senza che il Signore vegga; conciossiachè il re d’Israele sia uscito per cercare una pulce, come se perseguitasse una pernice su per li monti Allora Saulle disse: Io ho peccato; ritornatene, figliuol mio Davide; perciocchè io non ti farò più male alcuno, poichè l’anima mia ti è oggi stata preziosa; ecco, io ho follemente fatto, ed ho molto gravemente errato. E Davide rispose, e disse: Ecco la lancia del re; passi qua uno de’ fanti, e piglila. E renda il Signore a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua lealtà; conciossiachè il Signore ti avesse oggi messo nelle mie mani, e pure io non ho voluto metter la mano sopra l’Unto del Signore. Or ecco, siccome la vita tua è stata oggi in grande stima appo me, così sarà la vita mia in grande stima appo il Signore, ed egli mi riscoterà d’ogni tribolazione. E Saulle disse a Davide: Benedetto sii tu, figliuol mio Davide: per certo tu verrai a capo de’ fatti tuoi, ed anche vincerai. Poi Davide se ne andò a suo cammino, e Saulle ritornò al suo luogo OR Davide disse fra sè stesso: Ecco, un giorno io perirò per le mani di Saulle; non vi è nulla di meglio per me, se non che io scampi affatto nel paese de’ Filistei; talchè Saulle, se pur continua a cercarmi per tutte le contrade d’Israele, perda ogni speranza di me; così scamperò dalla sua mano. Davide adunque si levò, e passò, con seicent’uomini ch’egli avea seco, ad Achis, figliuolo di Maoc, re di Gat. E Davide dimorò con Achis in Gat, insieme con la sua gente, ciascuno con la sua famiglia. Davide vi era con le sue due mogli Ahinoam Izreelita, e Abigail, ch’era stata moglie di Nabal da Carmel. Or egli fu rapportato a Saulle che Davide era fuggito in Gat; laonde egli non continuò più a cercarlo. E Davide disse ad Achis: Deh! se io sono in grazia tua, siami data stanza in una delle città della campagna, acciocchè io vi dimori; e perchè dimorerebbe il tuo servitore teco nella città reale? Ed Achis gli diede in quel dì Siclag; perciò Siclag è restata ai re di Giuda infino a questo giorno. Or lo spazio del tempo che Davide dimorò nelle contrade de’ Filistei, fu un anno e quattro mesi E Davide saliva con la sua gente, e faceva delle correrie nel paese de’ Ghesurei, e de’ Ghirzei, e degli Amalechiti; perciocchè quelle nazioni abitavano nel lor paese, da Sur fino al paese di Egitto. E Davide percoteva il paese, e non lasciava in vita nè uomo, nè donna; e pigliava pecore, e buoi, ed asini, e cammelli e vestimenti; poi se ne ritornava, e veniva ad Achis. E Achis diceva: Dove siete oggi scorsi? E Davide diceva: Sopra la contrada meridionale di Giuda, sopra la contrada meridionale de’ Ierameeliti, e sopra la contrada meridionale de’ Chenei. Ma Davide non lasciava in vita nè uomo, nè donna, per menarli in Gat; perciocchè diceva: Ei si convien provvedere che non facciano alcun rapporto contro a noi, dicendo: Così ha fatto Davide. E tal fu il suo costume tutto il tempo ch’egli dimorò nelle contrade de’ Filistei. Ed Achis credeva a Davide, e diceva: Egli si è renduto del tutto abbominevole ad Israele, suo popolo; per ciò, egli mi sarà servitore in perpetuo OR avvenne in que’ dì che i Filistei adunarono i lor campi in una massa di esercito per guerreggiare contro ad Israele. Ed Achis disse a Davide: Sappi pure che tu e la tua gente uscirete meco alla guerra. E Davide disse ad Achis: Tu conoscerai adunque ciò che il tuo servitore farà. Ed Achis disse a Davide: Ed io adunque ti costituirò guardia della mia persona in perpetuo. Or Samuele era morto, e tutti gl’Israeliti ne aveano fatto cordoglio, e l’aveano seppellito in Rama, nella sua città. Or Saulle avea tolti via dal paese quelli che aveano lo spirito di Pitone e gl’indovini. Essendosi adunque i Filistei adunati, vennero, e si accamparono in Sunem; Saulle adunò anch’egli tutto Israele, e si accamparono in Ghilboa. E Saulle, veduto il campo de’ Filistei, ebbe paura, e il cuor suo fu grandemente spaventato. E Saulle domandò il Signore. Ma il Signore non gli rispose, nè per sogni, nè per Urim, nè per profeti Laonde Saulle disse a’ suoi servitori: Cercatemi una donna che abbia uno spirito di Pitone acciocchè io vada da lei, e la domandi. Ed i suoi servitori gli dissero: Ecco, in En-dor vi è una donna che ha uno spirito di Pitone. E Saulle mutò abito, e si travestì, e se ne andò con due uomini seco. E, giunti a quella donna di notte, Saulle le disse: Deh! indovinami per lo spirito di Pitone, e fammi salir fuori colui che io ti dirò. E quella donna gli disse: Ecco, tu sai ciò che Saulle ha fatto, come egli ha sterminati dal paese quelli che aveano lo spirito di Pitone, e gl’indovini; perchè dunque ti metti a tendere un laccio alla mia vita, per farmi morire? Ma Saulle le giurò per lo Signore, dicendo: Come il Signore vive, niente ti avverrà in pena di questo fatto. La donna adunque gli disse: Chi ti farò io salir fuori? E Saulle disse: Fammi salir fuori Samuele. E, quando la donna ebbe veduto Samuele, sclamò con gran voce, e disse a Saulle: Perchè mi hai ingannata? conciossiachè tu sii Saulle. Ma il re le disse: Non temere; ma pure che hai tu veduto? E la donna disse a Saulle: Io ho veduto un Angelo che sale fuor della terra. Ed egli disse: Qual’è la sua forma? Ed ella disse: Ei sale fuori un uomo vecchio, il quale è avvolto di un mantello. E Saulle riconobbe ch’era Samuele; e s’inchinò con la faccia in terra, e gli fece riverenza E Samuele disse a Saulle: Perchè mi hai tu inquietato, facendomi salir fuori? E Saulle disse: Io son grandemente distretto; perciocchè i Filistei guerreggiano contro a me, e Iddio si è partito da me, e non mi risponde più, nè per profeti, nè per sogni; perciò ti ho chiamato, acciocchè tu mi dichiari ciò che ho da fare. E Samuele disse: E perchè domandi me, poichè il Signore si è partito da te, e ti è diventato nemico? Or il Signore ha fatto come egli ne avea parlato per me; ed ha stracciato il regno d’infra le tue mani, e l’ha dato a Davide, tuo famigliare. Perciocchè tu non ubbidisti alla voce del Signore, e non mettesti ad esecuzione l’ira sua accesa contro ad Amalec; perciò il Signore ti ha oggi fatto questo. E il Signore darà eziandio Israele nelle mani de’ Filistei; e domani, tu, e i tuoi figliuoli, sarete meco; il Signore darà eziandio il campo d’Israele nelle mani de’ Filistei Allora Saulle cadde subitamente di tutta la sua lunghezza a terra, ed ebbe gran paura per le parole di Samuele; ed oltre a ciò, non vi era in lui alcuna forza; perciocchè non avea mangiato alcun cibo in tutto quel giorno, nè in tutta quella notte. E quella donna venne a Saulle, e veggendo ch’egli era forte turbato, gli disse: Ecco, la tua servente ha acconsentito alla tua voce, ed io ho messa la vita mia a rischio, e ho ubbidito alle parole che tu mi hai dette. Ora dunque, ascolta, ti prego, altresì ciò che ti dirà la tua servente; e lascia che io ti metta una fetta di pane davanti, e mangia, e tu avrai un poco di forza, quando tu ti rimetterai in cammino. Ed egli lo rifiutò, e disse: Io non mangerò. Ma i suoi servitori, e anche quella donna, lo strinsero; talchè egli acconsentì al dir loro; e, levatosi da terra, si pose a sedere sopra un letto. Or quella donna avea un vitello stiato in casa, il quale ella prestamente ammazzò; prese eziandio della farina, e l’intrise, e ne cosse de’ pani azzimi; e recò quelle cose davanti a Saulle, e davanti a’ suoi servitori. Ed essi mangiarono; poi si levarono, e andarono via quella stessa notte OR i Filistei adunarono tutti i lor campi in Afec; e gl’Israeliti erano accampati presso alla fonte ch’è in Izreel. E i principati de’ Filistei passarono a cento a cento, e a mille a mille; e Davide, con la sua gente, passò nella retroguardia con Achis. E i capitani de’ Filistei dissero: Che fanno qui questi Ebrei? Ed Achis disse a’ capitani de’ Filistei: Non è costui Davide, servitore di Saulle re d’Israele, il quale è stato meco già un anno e più; ed in cui non ho trovato nulla, dal giorno ch’egli si è rivoltato da parte mia fino ad oggi? Ma i capitani de’ Filistei si adirarono contro a lui, e gli dissero: Rimanda quest’uomo, e ritorni al luogo suo, ove tu l’hai costituito, e non iscenda con noi alla battaglia; che talora non si rivolti contro a noi nella battaglia; perciocchè, con che potrebbe costui racquistarsi la grazia del suo signore? non sarebbe egli con le teste di questi uomini? Non è costui quel Davide, del quale si cantava nelle danze, dicendo: Saulle ne ha percossi i suoi mille, E Davide i suoi diecimila? Allora Achis chiamò Davide, e gli disse: Come il Signore vive, tu sei uomo diritto, e il tuo andare e venire meco nel campo mi è piaciuto; perciocchè io non ho trovato in te alcun male, dal dì che tu venisti a me fino ad oggi; ma tu non piaci a’ principi. Ora dunque, ritornatene, e vattene in pace, e non fare una cosa che dispiacerebbe a’ principi de’ Filistei. E Davide disse ad Achis: Ma pure che ho fatto? e che hai trovato nel tuo servitore, dal dì che io sono stato al tuo servigio infino ad oggi, che io non debba andare a combattere contro a’ nemici del re, mio signore? Ed Achis rispose, e disse a Davide: Io il so; conciossiachè tu mi piaccia, come un angelo di Dio; ma i capitani de’ Filistei hanno detto: Non salga costui con noi alla battaglia. Ora dunque, levati domattina a buon’ora, insieme co’ servitori del tuo signore che son venuti teco; ed in su lo schiarir del dì, levatevi, e andatevene. Davide adunque si levò la mattina seguente a buon’ora, insieme con la sua gente, per andarsene, e per ritornar nel paese de’ Filistei. E i Filistei salirono in Izreel ORA, tre giorni appresso, Davide essendo ritornato in Siclag con la sua gente, trovò che gli Amalechiti erano scorsi verso il Mezzodì, e in Siclag, e che aveano percossa Siclag, e l’aveano arsa col fuoco; ed aveano menate prigioni le donne che vi erano dentro, e tutte le persone dal maggiore al minore; ma non aveano ucciso alcuno, anzi li aveano menati tutti via, e se ne erano andati a lor cammino. Come dunque Davide, con la sua gente, fu venuto nella città, ecco, essa era arsa col fuoco; e le lor mogli, e i lor figliuoli, e le lor figliuole, erano state menate prigioni. Laonde Davide, e la gente ch’era con lui, alzò la voce, e pianse, finchè non ebbero più potere di piangere. Le due mogli di Davide, Ahinoam Izreelita, e Abigail ch’era stata moglie di Nabal da Carmel, erano anch’esse state menate prigioni. E Davide era grandemente distretto; perciocchè il popolo parlava di lapidarlo; perchè tutto il popolo era in amaritudine d’animo, ciascuno per li suoi figliuoli e per le sue figliuole; ma Davide si fortificò nel Signore Iddio suo; e disse al sacerdote Ebiatar, figliuolo di Ahimelec: Deh! accostami l’Efod. Ed Ebiatar accostò l’Efod a Davide. E Davide domandò il Signore, dicendo: Perseguiterò io quegli scherani? li raggiungerò io? E il Signore gli disse: Perseguitali pure; perciocchè per certo tu li raggiungerai, e riscoterai ogni cosa. Davide adunque andò co’ seicent’uomini ch’egli avea seco; e, quando furono giunti al torrente di Besor, una parte di essi restò quivi. E Davide, con quattrocent’uomini, perseguitò coloro; e dugento ne restarono, i quali erano tanto stanchi, che non poterono passare il torrente di Besor. Or essi trovarono un uomo Egizio per la campagna, e lo menarono a Davide, e gli diedero del pane, ed egli mangiò; poi gli diedero a ber dell’acqua. Gli diedero ancora un pezzo d’una massa di fichi secchi, e due grappoli d’uva secca; ed egli mangiò, e lo spirito gli rivenne; perciocchè egli non avea mangiato pane, nè bevuta acqua, da tre giorni, e da tre notti. E Davide gli disse: Di cui sei tu? e d’onde sei tu? Ed egli disse: Io sono un garzone Egizio, servo di un Amalechita; e il mio padrone mi ha lasciato, perciocchè io infermai oggi ha tre giorni. Noi siamo scorsi nella contrada meridionale de’ Cheretei, e nel paese di Giuda, e nella contrada meridionale di Caleb, e abbiamo arsa Siclag col fuoco. E Davide gli disse: Mi condurresti tu a quegli scherani? Ed egli gli disse: Giurami per Iddio che tu non mi farai morire, e che tu non mi darai in mano del mio padrone, ed io ti condurrò a quegli scherani. Colui adunque ve lo condusse; ed ecco, essi erano sparsi senza guardia su per tutta quella contrada, mangiando e bevendo, e facendo festa di tutta la gran preda che aveano portata dal paese de’ Filistei, e dal paese di Giuda. E Davide li percosse dal vespro infino alla sera del giorno seguente; e non ne scampò alcuno, se non quattrocento giovani, i quali montarono sopra de’ cammelli, e fuggirono. E Davide riscosse tutto quello che gli Amalechiti aveano preso; riscosse eziandio le sue due mogli. E non mancò loro alcuno, nè piccolo, nè grande, nè figliuolo, nè figliuola, nè robe, nè cosa veruna che avessero loro presa. Davide ricoverò tutto. Davide prese eziandio tutto il bestiame, piccolo e grosso, il qual fu condotto davanti a quelle gregge. E si diceva: Questa è la preda di Davide Poi Davide venne a que’ dugent’uomini, ch’erano stati tanto stanchi, che non erano potuti andar dietro a lui; onde egli li avea fatti rimanere al torrente di Besor; ed essi uscirono incontro a Davide, e incontro alla gente che era con lui. E Davide, accostatosi a quella gente, li salutò. Ma tutti gli uomini malvagi e scellerati, d’infra coloro ch’erano andati con Davide, si mossero a dire: Poichè essi non son venuti con noi, noi non daremo loro nulla della preda che abbiamo riscossa, se non a ciascuno la sua moglie, e i suoi figliuoli; e se li menino via, e vadano. Ma Davide disse: Non fate così, fratelli miei, di ciò che il Signore ci ha dato; avendoci egli guardati, e avendoci dati nelle mani quegli scherani ch’eran venuti contro a noi. E chi vi acconsentirebbe in questo affare? perciocchè la parte di chi dimora appresso alla salmeria dev’essere uguale a quella di chi scende alla battaglia; essi debbono partir fra loro. E questo è stato osservato da quel dì innanzi; e Davide lo stabilì per istatuto e legge in Israele, che dura infino ad oggi. Poi Davide, essendo tornato in Siclag, mandò di quella preda agli Anziani di Giuda, suoi amici, dicendo: Eccovi un presente della preda de’ nemici del Signore. Egli ne mandò a quelli ch’erano in Betel, ed a quelli che’ erano in Ramot meridionale, e a quelli che erano in Iatir, ed a quelli ch’erano in Aroer, ed a quelli ch’erano in Sifmot, ed a quelli ch’erano in Estemoa, ed a quelli ch’erano in Racal, ed a quelli ch’erano nelle città de’ Ierameeliti, e a quelli ch’erano nelle città de’ Chenei, ed a quelli ch’erano in Horma, e a quelli ch’erano in Corasan, ed a quelli ch’erano in Atac, ed a quelli ch’erano in Hebron, e in tutti gli altri luoghi, ne’ quali Davide era andato e venuto con la sua gente ORA i Filistei combatterono contro ad Israele; e gl’Israeliti fuggirono d’innanzi a’ Filistei, e caddero morti nel monte di Ghilboa. Ed i Filistei perseguitarono di presso Saulle e i suoi figliuoli; e percossero Gionatan, e Abinadab, e Malchi-sua, figliuoli di Saulle. E lo sforzo della battaglia si voltò contro a Saulle, e gli arcieri saettando lo scontrarono; ed egli ebbe gran paura di quegli arcieri. Allora Saulle disse a colui che portava le sue armi: Tira fuori la tua spada, e trafiggimi con essa chè talora questi incirconcisi non vengano, e mi trafiggano, e mi scherniscano. Ma colui che portava le sue armi non volle farlo; perciocchè egli temeva forte. Laonde Saulle prese la spada, e si lasciò cader sopra essa. E colui che portava le armi di Saulle, veduto ch’egli era morto, si lasciò cadere anch’egli sopra la sua spada, e morì con lui. Così in quel dì morirono tutti insieme, Saulle, e i suoi tre figliuoli, e colui che portava le sue armi, e tutti i suoi uomini. E gl’Israeliti che stavano intorno a quella valle, e lungo il Giordano, veduto che que’ d’Israele erano fuggiti e che Saulle ed i suoi figliuoli erano morti, abbandonarono le città, e se ne fuggirono; ed i Filistei vennero, e dimorarono in esse Or il giorno appresso i Filistei vennero per ispogliar gli uccisi; e trovarono Saulle e i suoi tre figliuoli che giacevano in sul monte di Ghilboa. E tagliarono la testa di Saulle, e lo spogliarono delle sue armi, e mandarono nel paese de’ Filistei d’ogn’intorno a portarne le novelle, nè tempii de’ loro idoli, e al popolo; e posero le armi di esso nel tempio di Astarot, e appiccarono il suo corpo alle mura di Bet-san. Ora, avendo gli abitanti di Iabes di Galaad inteso quello che i Filistei aveano fatto a Saulle; tutti gli uomini di valore d’infra loro si levarono, e camminarono tutta la notte, e tolsero via dalle mura di Bet-san il corpo di Saulle, e i corpi de’ suoi figliuoli; e se ne vennero in Iabes, e quivi gli arsero. Poi presero le loro ossa, e le sotterrarono sotto il bosco ch’è in Iabes; e digiunarono sette giorni ORA, dopo la morte di Saulle, Davide, essendo ritornato dalla sconfitta degli Amalechiti, dimorò in Siclag due giorni. Ed al terzo giorno, ecco, un uomo venne dal campo, d’appresso a Saulle, avendo i vestimenti stracciati, e della terra sopra la testa; e, come egli giunse a Davide, si gittò in terra, e gli fece riverenza. E Davide gli disse: Onde vieni? Ed egli gli disse: Io sono scampato dal campo d’Israele. E Davide gli disse: Come è andato il fatto? deh! raccontamelo. Ed egli disse: Il popolo è fuggito dalla battaglia, ed anche molti del popolo son caduti, e morti. Saulle anch’egli, e Gionatan, suo figliuolo, son morti. E Davide disse al giovane che gli raccontava queste cose: Come sai tu che Saulle, e Gionatan, suo figliuolo, sieno morti? E il giovane che gli raccontava queste cose, gli disse: Io mi scontrai a caso nel monte di Ghilboa; ed ecco, Saulle era chinato sopra la sua lancia, e già i carri e la gente a cavallo lo stringevano di presso. Allora egli, voltosi indietro, mi vide, e mi chiamò. Ed io gli dissi: Eccomi. E egli mi disse: Chi sei tu? Ed io gli disse: Io sono Amalechita. Ed egli mi disse: Mettimi, ti prego, il piede addosso, e fammi morire; perciocchè questa armatura di maglia mi ha rattenuto; e tutta la mia vita è ancora in me. Io adunque gli misi il piede addosso, e lo feci morire; perciocchè io sapeva ch’egli non potea vivere, dopo essersi lasciato cadere sopra la sua lancia; poi presi la benda reale ch’egli avea sopra la testa, e la maniglia ch’egli avea al braccio, e le ho recate qua al mio signore Allora Davide prese i suoi vestimenti, e li stracciò. Il simigliante fecero ancora tutti gli uomini ch’erano con lui; e fecero cordoglio, e piansero, e digiunarono infino alla sera, per cagion di Saulle, e di Gionatan, suo figliuolo, e del popolo del Signore, e della casa d’Israele; perciocchè erano caduti per la spada. Poi Davide disse al giovane che gli avea portate le novelle: Onde sei? Ed egli gli disse: Io son figliuolo d’un uomo forestiere Amalechita. E Davide gli disse: Come non hai temuto di metter la mano ad ammazzar l’Unto del Signore? E Davide chiamò uno de’ fanti, e gli disse: Vien qua, avventati sopra lui. E colui lo percosse, ed egli morì. E Davide gli disse: Sia il tuo sangue sopra il tuo capo; perciocchè la tua bocca stessa ha testimoniato contro a te, dicendo: Io ho fatto morir l’Unto del Signore ALLORA Davide fece questo lamento sopra Saulle, e sopra Gionatan, suo figliuolo; e lo pronunziò, per ammaestrare i figliuoli di Giuda a tirar l’arco ecco, esso è scritto nel Libro del Diritto: O gentil paese d’Israele, Sopra i tuoi alti luoghi giacciono gli uccisi; Come son caduti gli uomini valorosi! Nol rapportate in Gat, E non ne recate le novelle nelle piazze di Ascalon; Che talora le figliuole de’ Filistei non se ne rallegrino; Che talora le figliuole degl’incirconcisi non ne facciano festa. O monti di Ghilboa, Sopra voi non sia giammai nè rugiada, nè pioggia, Nè campi da portare offerte; Perciocchè quivi è stato gittato via lo scudo de’ prodi, Lo scudo di Saulle, come se egli non fosse stato unto con olio. L’arco di Gionatan non si rivolgea indietro, Che non avesse sparso il sangue degli uccisi, E trafitto il grasso de’ prodi, E la spada di Saulle non se ne ritornava a vuoto. Saulle e Gionatan, amabili e piacevoli in vita loro, Eziandio nella morte loro non sono stati separati. Erano più veloci che aquile. Più forti che leoni. Figliuole d’Israele, piangete per cagion di Saulle, Il qual faceva ch’eravate vestite di scarlatto in delizie; Il qual faceva che mettevate de’ fregi d’oro in su le vostre robe. Come son caduti i prodi in mezzo della battaglia! E come è stato ucciso Gionatan sopra i tuoi alti luoghi, O paese d’Israele! Gionatan, fratello mio, io son distretto per cagion di te; Tu mi eri molto piacevole; L’amor tuo mi era più singolare che l’amore che si porta alle donne. Come son caduti i prodi, E son periti gli arnesi da guerra! ORA, dopo questo, Davide domandò il Signore, dicendo: Salirò io in alcuna delle città di Giuda? E il Signore gli disse: Sali. E Davide disse: Dove salirò io? E il Signore disse: In Hebron. Davide adunque salì là, con le sue due mogli, Ahinoam Izreelita, ed Abigail ch’era stata moglie di Nabal da Carmel. Davide vi menò eziandio la gente ch’era con lui, ciascuno con la sua famiglia; e dimorarono nella città di Hebron. E que’ di Giuda vennero, e unsero quivi Davide per re sopra la casa di Giuda. Or fu rapportato e detto a Davide: Que’ di Iabes di Galaad son quelli che hanno seppellito Saulle. E Davide mandò de’ messi a que’ di Iabes di Galaad, e fece loro dire: Benedetti siate voi appo il Signore; perciocchè avete usata questa benignità inverso il vostro signore Saulle, d’averlo seppellito. Ora dunque il Signore usi inverso voi benignità e verità; io ancora vi renderò questo bene, che voi avete fatto in questo affare. Perciò sieno ora le vostre mani rinforzate, e portatevi da valenti uomini; perciocchè Saulle, vostro signore, è morto; ma la casa di Giuda mi ha unto per re sopra loro Or Abner, figliuolo di Ner, capo dell’esercito di Saulle, prese Isboset, figliuolo di Saulle, e lo fece passare in Mahanaim. E lo costituì re sopra Galaad, e sopra gli Asurei, e sopra Izreel, e sopra Efraim, e sopra Beniamino, e sopra tutto Israele. Isboset, figliuolo di Saulle, era d’età di quarant’anni, quando cominciò a regnare sopra Israele, e regnò due anni. Ma la casa di Giuda seguitava Davide. E lo spazio del tempo che Davide fu re in Hebron, sopra la casa di Giuda, fu di sett’anni, e di sei mesi. OR Abner, figliuol di Ner, uscì, con la gente d’Isboset, figliuolo di Saulle, di Mahanaim, e venne in Gabaon. Ioab, figliuolo di Seruia, uscì anch’esso con la gente di Davide; e si scontrarono insieme presso allo stagno di Gabaon; e gli uni si fermarono presso allo stagno di qua, e gli altri presso allo stagno di là. Allora Abner disse a Ioab: Deh! levinsi alcuni fanti, ed armeggino in nostra presenza. E Ioab disse: Levinsi pure. Quegli adunque si levarono, e passarono in numero uguale; dodici dalla parte di Beniamino, e d’Isboset, figliuolo di Saulle, e dodici della gente di Davide. E ciascun di loro prese il suo compagno per la testa, e gli ficcò la spada nel fianco; e tutti insieme caddero morti. Per ciò fu quel luogo chiamato. Helcat-hassurim, ch’è in Gabaon. Poi in quel dì vi fu una molto aspra battaglia; ed Abner, con la gente d’Israele fu sconfitto dalla gente di Davide Or quivi erano i tre figliuoli di Seruia, Ioab, ed Abisai ed Asael; ed Asael era leggier di gambe, come un cavriuolo ch’è per la campagna. Ed Asael si mise a perseguitare Abner, e non si torceva di dietro a lui, nè a destra nè a sinistra. Ed Abner rivoltosi indietro, gli disse: Sei tu Asael? Ed egli gli disse: Io son desso. Ed Abner gli disse: Torciti a destra od a sinistra, e pigliati uno di questi fanti, e prenditi le sue spoglie. Ma Asael non volle torcersi di dietro a lui. Ed Abner gli disse di nuovo: Torciti di dietro a me; perchè ti percoterei io, e ti farei cader morto a terra? e come alzerei io poi il viso davanti a Ioab, tuo fratello? Ma egli non volle torcersi; laonde Abner lo ferì nella quinta costa, con la punta di dietro della lancia, talchè la lancia gli usciva per dietro; ed egli cadde quivi, e morì in quello stesso luogo; e chiunque veniva a quel luogo, dove Asael giaceva morto, si fermava. Ma Ioab ed Abisai perseguitarono Abner; e il sole tramontò, quando giunsero al colle di Amma, il quale è dirincontro a Ghia, in su la via del deserto di Gabaon Ed i figliuoli di Beniamino si ricolsero dietro ad Abner; e, schieratisi insieme, si fermarono in su la sommità di un colle. Ed Abner gridò a Ioab, e disse: La spada divorerà ella in perpetuo? non sai tu che vi sarà dell’amaritudine alla fine? infino a quando non comanderai tu alla gente che se ne ritorni dalla caccia dei suoi fratelli? E Ioab disse: Come Iddio vive, se tu non avessi parlato, fin dalla mattina la gente se ne sarebbe ritratta, ciascuno indietro dal suo fratello. Ioab adunque fece sonar con la tromba; e tutto il popolo si fermò, e non perseguitò più gl’Israeliti, e non continuò più a combattere. Ed Abner e la sua gente camminarono tutta quella notte per la campagna; e passarono il Giordano, e traversarono tutta la contrada di Bitron, ed arrivarono in Mahanaim. Ioab se ne ritornò anch’egli di dietro ad Abner; e, adunato tutto il popolo, si trovò che della gente di Davide ne mancavano diciannove, ed Asael. Ma la gente di Davide avea percossi di que’ di Beniamino, e della gente di Abner, trecensessanta uomini, i quali erano morti. Poi tolsero Asael, e lo seppellirono nella sepoltura di suo padre, la quale era in Bet-lehem. E Ioab e la sua gente camminarono tutta quella notte, e giunsero in Hebron in su lo schiarir del giorno Or la guerra fu lunga fra la casa di Saulle e la casa di Davide. Ma Davide si andava fortificando, e la casa di Saulle si andava indebolendo. ED a Davide nacquero figliuoli in Hebron; e il suo primogenito fu Ammon, di Ahinoam Izreelita; e il suo secondo fu Chileab, di Abigail che era stata moglie di Nabal da Carmel; e il terzo fu Absalom, figliuolo di Maaca, figliuola di Talmai, re di Ghesur; e il quarto fu Adonia, figliuolo di Hagghit; e il quinto fu Sefatia, figliuolo di Abital. E il sesto fu Itream, figliuolo di Egla, donna di Davide. Questi nacquero a Davide in Hebron. ORA, mentre durò la guerra fra la casa di Saulle e la casa di Davide, Abner si fece potente nella casa di Saulle Or Saulle avea avuta una concubina, il cui nome era Rispa, figliuola di Aia. E Isboset disse ad Abner: Perchè sei tu entrato dalla concubina di mio padre? Ed Abner si adirò forte per le parole d’Isboset, e disse: Son io la testa di un cane, io che uso oggi benignità inverso la casa di Saulle, tuo padre, ed inverso i suoi fratelli ed amici, contro a Giuda, e non ti ho dato nelle mani di Davide, che tu mi ricerchi oggi per questa donna, come per un misfatto? Così faccia Iddio ad Abner, e così gli aggiunga, se io non fo a Davide, secondo che il Signore gli ha giurato, trasportando il reame fuor della casa di Saulle, e fermando il trono di Davide sopra Israele, e sopra Giuda, da Dan fino in Beerseba. Ed Isboset non potè più risponder nulla ad Abner, per la tema ch’egli avea di lui. Ed Abner mandò in quello stante dei messi a Davide, a dirgli: A cui appartiene il paese? Ed anche per dirgli: Patteggia meco, ed ecco, io mi giugnerò teco, per rivolgere a te tutto Israele. E Davide disse: Bene sta; io patteggerò teco; sol ti chieggio una cosa, cioè, che tu non mi venga davanti, che prima tu non mi rimeni Mical, figliuola di Saulle, quando tu verrai per presentarti a me. Davide ancora mandò ambasciatori a Isboset, figliuolo di Saulle, a dirgli: Dammi Mical, mia moglie, la quale io mi sposai per cento prepuzii de’ Filistei. Ed Isboset mandò a torla d’appresso a Paltiel, figliuolo di Lais, suo marito. E il marito di essa andò con lei, seguitandola e piangendo fino a Bahurim. Poi Abner gli disse: Va’, ritornatene. Ed egli se ne ritornò. Or Abner tenne ragionamento con gli Anziani d’Israele, dicendo: Per addietro voi avete procacciato che Davide fosse re sopra voi; ora dunque, fate, perciocchè il Signore ha parlato intorno a Davide, dicendo: Per la mano di Davide, mio servitore, io salverò il mio popolo Israele dalla mano de’ Filistei, e dalla mano di tutti i loro nemici. Abner parlò eziandio co’ Beniaminiti. Poi andò ancora in Hebron, per fare intendere a Davide tutto ciò che parea buono ad Israele, ed a tutta la casa di Beniamino. Abner adunque venne a Davide in Hebron, avendo seco venti uomini. E Davide fece un convito ad Abner, e agli uomini che erano con lui. Poi Abner disse a Davide: Io mi leverò, ed andrò, e raunerò tutto Israele appresso al re, mio signore, acciocchè patteggino teco, e che tu regni interamente a tua volontà. E Davide diede commiato ad Abner; ed egli se ne andò in pace Or ecco, la gente di Davide e Ioab tornavano d’una correria, e portavano con loro una gran preda. Ed Abner non era più con Davide in Hebron; perciocchè egli gli avea dato commiato, ed egli se n’era andato in pace. E quando Ioab fu ritornato, con tutto l’esercito ch’era con lui, alcuni rapportarono a Ioab il fatto, dicendo: Abner, figliuolo di Ner, è venuto al re, ed egli gli ha dato commiato, ed egli se n’è andato in pace. E Ioab venne al re, e disse: Che hai fatto? ecco, Abner era venuto a te; e perchè l’hai lasciato andare, sì ch’egli se n’è andato liberamente? Conosci tu bene Abner, figliuolo di Ner? Certo, egli è venuto per ingannarti, e per conoscere i tuoi andamenti, e per saper tutto quello che tu fai. E Ioab uscì d’appresso a Davide, e mandò messi dietro ad Abner, i quali lo ricondussero dalla fossa di Sira, senza che Davide ne sapesse nulla. E come Abner fu ritornato in Hebron, Ioab lo tirò da parte dentro della porta, per parlargli in segreto; e quivi lo ferì nella quinta costa, ed egli morì, per cagion del sangue di Asael, fratello di Ioab. E Davide, avendo dipoi udita la cosa, disse: Io e il mio regno siamo innocenti appo il Signore, in perpetuo, del sangue di Abner, figliuolo di Ner. Dimori quello sopra il capo di Ioab, e sopra tutta la casa di suo padre; e non avvenga giammai che nella casa di Ioab manchi uomo che abbia la colagione, o che sia lebbroso, o che si appoggi al bastone, o che muoia di spada, o che abbia mancamento di pane. Così Ioab, e Abisai, suo fratello, uccisero Abner; perciocchè egli avea ammazzato Asael, lor fratello, presso a Gabaon, in battaglia. E Davide disse a Ioab, e a tutto il popolo ch’era seco: Stracciatevi i vestimenti, e cignetevi di sacchi, e fate duolo, andando davanti ad Abner. E il re Davide andava dietro alla bara. Ed Abner fu seppellito in Hebron. E il re alzò la voce, e pianse presso alla sepoltura di Abner; tutto il popolo ancora pianse. E il re fece un lamento sopra Abner, e disse: Abner deve egli esser morto, come muore un uomo da nulla? Le tue mani non erano legate, e i tuoi piedi non erano stati messi ne’ ceppi; Tu sei morto come altri muore per mano d’uomini scellerati. E tutto il popolo da capo fece duolo sopra Abner. Poi tutto il popolo venne per far prender cibo a Davide, mentre era ancora giorno. Ma Davide giurò, e disse: Così mi faccia Iddio, e così aggiunga, se io assaggio pane, o cosa altra veruna, avanti che il sole sia tramontato. E tutto il popolo riconobbe la verità del fatto, e la cosa gli piacque: tutto quello che il re fece aggradì al popolo. E tutto il popolo e tutto Israele, conobbe in quel dì che non era proceduto dal re il far morire Abner, figliuolo di Ner. E il re disse a’ suoi servitori: Non riconoscete voi che un capitano, eziandio grande, è oggi morto in Israele? Ma oggi, benchè io sia unto re, pur non sono ancora bene stabilito; e questi uomini, figliuoli di Seruia, son troppo violenti per me. Faccia il Signore la retribuzione a colui che ha fatto il male, secondo la sua malvagità QUANDO il figliuolo di Saulle ebbe inteso che Abner era morto in Hebron, le mani gli diventarono fiacche, e tutto Israele fu conturbato. Or il figliuolo di Saulle avea due capitani di schiere; il nome dell’uno era Baana, e il nome dell’altro Recab; ed erano figliuoli di Rimmon Beerotita, dei figliuoli di Beniamino; perciocchè anche Beerot è reputata di Beniamino. Ma i Beerotiti se n’erano fuggiti in Ghittaim, ove son dimorati come avveniticci infino a questo giorno. Or Gionatan, figliuolo di Saulle, avea un figliuolo, storpiato dei piedi. Costui essendo d’età di cinque anni, quando la novella di Saulle e di Gionatan venne da Izreel, la sua balia lo tolse, e se ne fuggì; ed avvenne che, come ella si affrettava a fuggire, egli cadde, e diventò zoppo; e il suo nome era Mefiboset. Recab adunque e Baana, figliuoli di Rimmon Beerotita, andarono ed entrarono, in sul caldo del dì, nella casa d’Isboset. Or egli era a giacere, riposandosi di meriggio. E Recab, e Baana, suo fratello, entrarono fin nel mezzo della casa, come per prender del frumento; e lo percossero nella quinta costa; poi scamparono. Essendo adunque entrati in casa d’Isboset, mentre egli giaceva in sul suo letto, nella camera dove egli soleva giacere, lo percossero, e l’uccisero, e gli spiccarono la testa; e la presero, e camminarono per la via della campagna tutta quella notte. E recarono la testa d’Isboset a Davide, in Hebron, e dissero al re: Ecco la testa d’Isboset, figliuolo di Saulle, tuo nemico, il qual cercava di torti la vita. Or il Signore ha oggi conceduta al re, mio signore, intiera vendetta di Saulle e della sua progenie Ma Davide rispose a Recab, ed a Baana, suo fratello, figliuoli di Rimmon Beerotita, e disse loro: Come vive il Signore, il quale ha riscossa l’anima mia d’ogni tribolazione, colui che mi rapportò, e disse: Ecco, Saulle è morto, benchè paresse portar buone novelle, fu da me preso, e fatto morire in Siclag; il che io feci per dargli la mancia per le sue buone novelle. Quanto più debbo io far morire degli uomini scellerati, i quali hanno ucciso un uomo innocente in casa sua, in sul suo letto? ora dunque non vi ridomanderei io ragione del suo sangue, e non vi distruggerei io d’in su la terra? Davide adunque comandò a’ fanti che li uccidessero; il che fecero; e poi mozzarono loro le mani ed i piedi, e li appiccarono presso allo stagno in Hebron. Poi presero la testa d’Isboset, e la seppellirono nella sepoltura di Abner, in Hebron ALLORA tutte le tribù d’Israele vennero a Davide in Hebron, e gli dissero così: Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne. Ed anche per addietro, mentre Saulle era re sopra noi, tu eri quel che conducevi Israele fuori e dentro. E il Signore ti ha detto: Tu pascerai il mio popolo Israele, e sarai il conduttore sopra Israele. Così tutti gli Anziani d’Israele vennero al re, in Hebron; e il re Davide patteggiò con loro in Hebron, in presenza del Signore. Ed essi unsero Davide per re sopra Israele. Davide era d’età di trent’anni, quando cominciò a regnare, e regnò quarant’anni. In Hebron regnò sopra Giuda sette anni e sei mesi; ed in Gerusalemme regnò trentatrè anni sopra tutto Israele e Giuda Ora il re andò, con la sua gente, in Gerusalemme, contro ai Gebusei che abitavano nel paese; ed essi dissero a Davide: Tu non entrerai qua entro, che tu non ne abbia cacciati i ciechi e gli zoppi; volendo dire: Davide non entrerà mai qua entro. Ma Davide prese la fortezza di Sion, che è la città di Davide. E Davide disse in quel dì: Chiunque percoterà i Gebusei, e perverrà fino al canale, ed a que’ ciechi e zoppi, i quali l’anima di Davide odia, sarà capitano: perciò si dice: Nè cieco nè zoppo non entrerà in questa casa. E Davide abitò in quella fortezza, e le pose nome: La Città di Davide. E Davide edificò d’intorno dal terrapieno in dentro. E Davide andava del continuo crescendo, e il Signore Iddio degli eserciti era con lui Ed Hiram, re di Tiro, mandò a Davide ambasciatori, e legname di cedri, e legnaiuoli, e scarpellini, i quali edificarono una casa a Davide. E Davide conobbe che il Signore l’aveva stabilito re sopra Israele, e ch’egli avea innalzato il suo regno, per amor del suo popolo Israele. E Davide prese ancora delle concubine, e delle mogli di Gerusalemme, dopo ch’egli fu venuto di Hebron; e nacquero ancora a Davide altri figliuoli e figliuole. E questi sono i nomi di quelli che gli nacquero in Gerusalemme: Sammua, e Sobab, e Natan, e Salomone; e Ibhar, ed Elisua, e Nefeg, e Iafia; ed Elisama, ed Eliada, ed Elifelet Ora, quando i Filistei ebbero inteso che Davide era stato unto per re sopra Israele, salirono tutti per cercarlo. E Davide, avendolo udito, discese alla fortezza. Ed i Filistei vennero, e si sparsero nella valle de’ Rafei. Allora Davide domandò il Signore, dicendo: Salirò io contro a’ Filistei? me li darai tu nelle mani? E il Signore disse a Davide: Sali; perciocchè io del tutto ti darò i Filistei nelle mani. Davide adunque venne in Baal-perasim, e quivi li percosse; poi disse: Il Signore ha rotti i miei nemici davanti a me a guisa d’un trabocco d’acque; perciò pose nome a quel luogo Baal-perasim. Ed i Filistei lasciarono quivi i loro idoli, i quali Davide e la sua gente tolsero via. Poi i Filistei salirono di nuovo, e si sparsero nella valle de’ Rafei. E Davide domandò il Signore, il quale gli disse: Non salire; gira dietro a loro, e vienli ad incontrare dirincontro a’ gelsi. E quando tu udirai un romor di calpestio sopra le cime de’ gelsi, allora moviti; perciocchè allora il Signore sarà uscito davanti a te, per percuotere il campo de’ Filistei. Davide adunque fece così, come il Signore gli avea comandato; e percosse i Filistei, da Gheba fino in Ghezer OR Davide adunò di nuovo tutti gli uomini scelti d’Israele in numero di trentamila. E Davide, con tutto quel popolo ch’era con lui, si mosse di Baale-Giuda, e andò per trasportar di là l’Arca di Dio, la quale si chiama del Nome del Signore degli eserciti, che siede sopra i Cherubini. E posero l’Arca di Dio sopra un carro nuovo, e la menarono via dalla casa di Abinadab, ch’era in sul colle; ed Uzza, ed Ahio, figliuoli di Abinadab, guidavano il carro nuovo. Così menarono via l’Arca di Dio dalla casa di Abinadab, ch’era in sul colle, accompagnandola; e Ahio andava davanti all’Arca. E Davide e tutta la casa d’Israele facevano festa davanti al Signore, sonando d’ogni sorta di strumenti fatti di legno d’abete, con cetere, e con salteri, e con tamburi, e con sistri, e con cembali Ora, quando furono giunti infino all’aia di Nacon, Uzza stese la mano verso l’Arca di Dio, e la ritenne; perciocchè i buoi l’aveano smossa. E l’ira del Signore si accese contro ad Uzza; e Iddio lo percosse quivi per la sua temerità; ed egli morì quivi presso all’Arca di Dio. E Davide si attristò, per ciò che il Signore avea fatto rottura in Uzza; e chiamò quel luogo Peres-Uzza, il qual nome dura infino a questo giorno. E Davide ebbe in quel dì paura del Signore, e disse: Come entrerebbe l’Arca del Signore appresso di me? E Davide non volle condurre l’Arca del Signore appresso di sè, nella Città di Davide; ma la fece ridurre dentro alla casa di Obed-Edom Ghitteo. E l’Arca del Signore dimorò tre mesi nella casa di Obed-Edom Ghitteo; e il Signore benedisse Obed-Edom, e tutta la sua casa E fu rapportato e detto al re Davide: Il Signore ha benedetta la casa di Obed-Edom, e tutto quello ch’è suo, per cagione dell’Arca di Dio. Laonde Davide andò, e fece portare l’Arca di Dio dalla casa di Obed-Edom nella città di Davide, con allegrezza. E, quando quelli che portavano l’Arca del Signore erano camminati sei passi, Davide sacrificava un bue e un montone grasso. E Davide saltava di tutta forza davanti al Signore, essendo cinto d’un Efod di lino. Così Davide e tutta la casa d’Israele conducevano l’Arca del Signore, con grida di allegrezza, e con suono di trombe. Or avvenne che, come l’Arca del Signore entrava nella città di Davide, Mical, figliuola di Saulle, riguardò dalla finestra, e vide il re Davide che saltava di forza in presenza del Signore; e lo sprezzò nel cuor suo. Condussero adunque l’Arca del Signore, e la posero nel suo luogo, in mezzo d’un padiglione che Davide le avea teso. E Davide offerse olocausti e sacrificii da render grazie, in presenza del Signore. E, quando Davide ebbe finito di offerire olocausti e sacrificii da render grazie, benedisse il popolo nel Nome del Signore degli eserciti. E spartì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d’Israele, così agli uomini come alle donne, una focaccia di pane, ed un pezzo di carne, ed un fiasco di vino per uno. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua Davide ancora se ne ritornò per benedir la sua casa. E Mical, figliuola di Saulle, gli uscì incontro, e disse: Quant’è egli stato oggi onorevole al re d’Israele d’essersi oggi scoperto davanti agli occhi delle serventi de’ suoi servitori, non altrimenti che si scoprirebbe un uomo da nulla! E Davide disse a Mical: Sì, nel cospetto del Signore, il quale ha eletto me, anzi che tuo padre, e che alcuno di tutta la sua famiglia, per costituirmi conduttore sopra il suo popolo, sopra Israele; per ciò farò festa nel cospetto del Signore. E mi avvilirò per ciò ancora più di questo, e mi terrò più basso; e pur sarò onorato appo quelle serventi, delle quali tu hai parlato. E Mical, figliuola di Saulle, non ebbe figliuoli, fino al giorno della sua morte OR avvenne che, abitando il re in casa sua, dopo che il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici d’ogn’intorno, egli disse al profeta Natan: Deh! vedi, io abito in una casa di cedri, e l’Arca di Dio abita in mezzo d’un padiglione. E Natan disse al re: Va’, fa’ tutto quello che tu hai nel cuore; perciocchè il Signore è teco Ma quella stessa notte la parola del Signore fu indirizzata a Natan, dicendo: Va’, e di’ al mio servitore Davide: Così ha detto il Signore: Mi edificheresti tu una casa per mia stanza? Conciossiachè io non sia abitato in casa, dal dì che io trassi fuori di Egitto i figliuoli d’Israele, infino a questo giorno; anzi son camminato qua e là in un padiglione ed in un tabernacolo. Dovunque io son camminato con tutti i figliuoli d’Israele, ho io mai in alcuna maniera parlato di questo ad alcuna delle tribù d’Israele, alla quale io avessi comandato di pascere il mio popolo Israele, dicendo: Perchè non mi avete voi edificata una casa di cedri? Ora dunque, così dirai al mio servitore Davide: Così ha detto il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dalla mandra, di dietro alle pecore, acciocchè tu sii conduttore sopra il mio popolo Israele. E sono stato teco dovunque tu sei camminato, ed ho distrutti tutti i tuoi nemici d’innanzi a te, e ti ho acquistato un nome grande, al pari del nome de’ più grandi che sieno in terra. Ed oltre a ciò, costituirò un luogo al mio popolo Israele, e lo pianterò, ed egli abiterà in casa sua, e non sarà più agitato, e gl’iniqui non l’affliggeranno più come prima; eziandio dal dì che io ordinai de’ Giudici sopra il mio popolo Israele; ed io ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti dichiara ancora ch’egli ti farà una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti, e tu giacerai co’ tuoi padri, io susciterò uno della tua progenie dopo te, il quale sarà uscito delle tue interiora, e stabilirò il suo regno. Egli edificherà una casa al mio Nome, e io farò che il trono del suo regno sarà fermo in perpetuo. Io gli sarò per padre, ed egli mi sarà per figliuolo; e, se pur commette iniquità, io lo castigherò con verga d’uomo, e con battiture di figliuoli d’uomini. Ma la mia benignità non si dipartirà da lui, come io l’ho fatta dipartire da Saulle, il quale io ho rimosso d’innanzi a te. E la tua casa e il tuo regno saranno in perpetuo stabili nel tuo cospetto; il tuo trono sarà fermo in eterno. Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole, e secondo tutta questa visione Allora il re Davide venne, e si fermò davanti al Signore, e disse: Chi sono io, Signore Iddio, e quale è la casa mia, che tu mi abbia fatto pervenire infino a questo grado? E pure anche, o Signore Iddio, ciò ti è paruto poco; onde hai parlato della casa del tuo servitore per un lungo tempo a venire. E pure, o Signore Iddio, è questo una legge d’uomini? E che saprebbe Davide dirti di più? ma, Signore Iddio, tu conosci il tuo servitore. Per amor della tua parola, e secondo il tuo cuore, tu hai operata tutta questa gran cosa, facendo assapere questo al tuo servitore. Perciò, Signore Iddio, tu sei magnificato; imperocchè non vi è niuno pari a te, e non vi è alcun Dio fuor che te, secondo tutte le cose che noi abbiamo udite con le nostre orecchie. E quale è l’unica gente in terra pari al tuo popolo Israele? per lo quale Iddio è andato per riscattarselo per suo popolo, e per acquistarsi un nome, e per operare inverso voi, o Israele, queste cose grandi, ed effetti tremendi, o Dio, verso il tuo paese, per amor del tuo popolo, il qual tu ti hai riscosso di Egitto, dalle genti, e da’ loro dii. E ti hai stabilito il tuo popolo Israele per tuo popolo in perpetuo; e tu, Signore, sei stato loro Dio. Ora dunque, Signore Iddio, attieni in perpetuo la parola che tu hai detta intorno al tuo servitore e alla sua casa, ed opera come tu hai parlato. E sia il tuo Nome magnificato in eterno; e dicasi: Il Signore degli eserciti è Dio sopra Israele; e sia la casa del tuo servitore Davide ferma davanti a te. Perciocchè tu, Signore degli eserciti, Dio d’Israele, hai rivelato e detto al tuo servitore: Io ti edificherò una casa; e però il tuo servitore ha trovato il suo cuore, per farti questa orazione. Ora dunque, Signore Iddio, tu sei Iddio; e le tue parole, con le quali tu hai promesso al tuo servitore questo bene, saranno verità. Ed ora, piacciati benedir la casa del tuo servitore, acciocchè ella duri davanti a te in perpetuo; conciossiachè tu, Signore Iddio, abbi parlato. Sia dunque la casa del tuo servitore benedetta della tua benedizione in perpetuo ORA, dopo queste cose, Davide percosse i Filistei, e li abbassò; e prese Metegamma di mano de’ Filistei. Percosse ancora i Moabiti, e fattili giacere in terra, li misurò con una funicella; e ne misurò due parti per farli morire, e una parte intiera per salvar loro la vita. Ed i Moabiti furono renduti soggetti a Davide, e tributari. Davide, oltre a ciò, percosse Hadadezer, figliuolo di Rehob, re di Soba, andando per ridurre il paese sotto alla sua mano fino al fiume Eufrate. E Davide gli prese mille settecento uomini a cavallo, e ventimila uomini a piè. E Davide tagliò i garetti a’ cavalli di tutti i carri; ma ne riserbò i cavalli di cento carri. Ora i Siri di Damasco erano venuti per soccorrere Hadadezer, re di Soba. E Davide percosse di essi ventiduemila uomini. Poi pose guernigioni nella Siria di Damasco; e i Siri furono renduti soggetti a Davide, e tributari. E il Signore salvava Davide, dovunque egli andava. E Davide prese gli scudi d’oro ch’erano de’ servitori di Hadadezer, e li portò in Gerusalemme. Il re Davide prese ancora grandissima quantità di rame da Beta, e da Berotai, città di Hadadezer Or Toi, re di Hamat, avendo udito che Davide avea sconfitto tutto l’esercito di Hadadezer, mandò al re Davide Ioram, suo figliuolo, per salutarlo, e per benedirlo, di ciò ch’egli avea guerreggiato contro a Hadadezer, e l’avea sconfitto; imperocchè Hadadezer avea guerra aperta con Toi. E Ioram portò seco vasellamenti d’argento, e vasellamenti di oro e vasellamenti di rame. E il re Davide consacrò eziandio quelli al Signore, insieme con l’argento, e con l’oro, che egli avea consacrato della preda di tutte le nazioni ch’egli avea soggiogate; dei Siri, e de’ Moabiti, e de’ figliuoli di Ammon, e de’ Filistei, e degli Amalechiti; e della preda di Hadadezer, figliuolo di Rehob, re di Soba. Davide ancora acquistò fama di ciò che, ritornando dalla rotta de’ Siri, sconfisse diciottomila uomini nella Valle del sale. E pose guernigioni in Idumea; egli ne pose per tutta l’Idumea; e tutti gl’Idumei furono renduti soggetti a Davide; e il Signore salvava Davide, dovunque egli andava Così Davide regnò sopra tutto Israele, facendo ragione e giustizia a tutto il suo popolo. E Ioab, figliuolo di Seruia, era sopra l’esercito; e Iosafat, figliuolo di Ahilud, era Cancelliere; e Sadoc, figliuolo di Ahitub, ed Ahimelec, figliuolo di Ebiatar, erano Sacerdoti; e Seraia era Segretario; e Benaia, figliuolo di Ioiada, era capo dei Cheretei, e de’ Peletei; ed i figliuoli di Davide erano principi E DAVIDE disse: Evvi più alcuno che sia rimasto della casa di Saulle, acciocchè io usi benignità inverso lui per amor di Gionatan? Ora, nella casa di Saulle vi era un servitore, il cui nome era Siba, il qual fu chiamato a Davide. E il re gli disse: Sei tu Siba? Ed egli disse: Tuo servitore. E il re disse: Non vi è egli più alcuno della casa di Saulle, ed io userò inverso lui la benignità di Dio? E Siba disse al re: Vi è ancora un figliuolo di Gionatan, ch’è storpiato de’ piedi. E il re gli disse: Dove è egli? E Siba disse al re: Ecco, egli è in casa di Machir, figliuolo di Ammiel, in Lo-debar. E il re Davide mandò a prenderlo dalla casa di Machir, figliuolo di Ammiel, da Lo-debar. E quando Mefiboset, figliuolo di Saulle, fu venuto a Davide, si gittò in terra sopra la sua faccia, e si prosternò. E Davide disse: Mefiboset. Ed egli disse: Ecco il tuo servitore. E Davide gli disse: Non temere; perciocchè io del tutto userò inverso te benignità, per amor di Gionatan, tuo padre, e ti restituirò tutte le possessioni di Saulle, tuo padre; e, quant’è a te, tu mangerai del continuo alla mia tavola. E Mefiboset s’inchinò, e disse: Che cosa è il tuo servitore, che tu abbia riguardato ad un can morto, qual sono io? Poi il re chiamò Siba, servitore di Saulle, e gli disse: Io ho donato al figliuolo del tuo signore tutto quello che apparteneva a Saulle, ed a tutta la sua casa. Tu adunque, co’ tuoi figliuoli e servitori, lavoragli la terra, e ricogline la rendita; acciocchè il figliuolo del tuo signore abbia di che sostentarsi; ma, quant’è a Mefiboset, figliuolo del tuo signore, egli mangerà del continuo alla mia tavola. Or Siba avea quindici figliuoli e venti servitori. E Siba disse al re: Il tuo servitore farà secondo tutto quello che il re, mio signore, ha comandato al suo servitore. Ma, quant’è a Mefiboset, disse il re, egli mangerà alla mia tavola, come uno de’ figliuoli del re. Or Mefiboset avea un figliuolo piccolo, il cui nome era Mica; e tutti quelli che stavano in casa di Siba erano servitori di Mefiboset. E Mefiboset dimorava in Gerusalemme; perciocchè egli mangiava del continuo alla tavola del re; ed era zoppo de’ due piedi ORA, dopo queste cose, avvenne che il re de’ figliuoli di Ammon morì; ed Hanun, suo figliuolo, regnò in luogo suo. E Davide disse: Io userò benignità inverso Hanun, figliuolo di Nahas come suo padre usò benignità inverso me. E Davide mandò a consolarlo di suo padre, per li suoi servitori. Ma, quando i servitori di Davide furono giunti nel paese de’ figliuoli di Ammon, i principali de’ figliuoli di Ammon dissero ad Hanun, lor signore: Parti che ciò, che Davide ti ha mandati de’ consolatori, sia per onorar tuo padre? non ti ha egli mandati i suoi servitori, per investigar la città, e per ispiarla, e per sovvertirla? Hanun adunque prese i servitori di Davide, e fece lor radere mezza la barba, e tagliare i vestimenti per lo mezzo fino alle natiche; poi li rimandò. Ed essi fecero assaper la cosa al re Davide; ed egli mandò loro incontro; perciocchè quegli uomini erano grandemente confusi. E il re fece lor dire: Dimorate in Gerico, finchè la barba vi sia ricresciuta; poi ve ne ritornerete Or i figliuoli di Ammon, veggendo che si erano renduti abbominevoli a Davide, mandarono ad assoldare ventimila uomini a piè, de’ Siri di Bet-rehob, e dei Siri di Soba; e mille uomini del re di Maaca, e dodicimila di que’ di Tob. E Davide, avendo ciò inteso, mandò contro a loro Ioab, con tutto l’esercito della gente di valore. E gli Ammoniti uscirono in campagna, e ordinarono la battaglia in su l’entrata della porta della città, ed i Siri di Soba e di Rehob, e la gente di Tob e di Maaca, stavano da parte nella campagna. E Ioab, veggendo che la battaglia era volta contro a lui, davanti e dietro, fece una cernita d’infra tutti gli uomini scelti d’Israele, ed ordinò quelli contro a’ Siri. E diede a condurre il rimanente della gente ad Abisai, suo fratello, e l’ordinò contro a’ figliuoli di Ammon; e disse ad Abisai: Se i Siri mi superano, soccorrimi; se i figliuoli di Ammon altresì ti superano, io ti soccorrerò. Fortificati, e portiamoci valorosamente per lo popolo nostro, e per le città del nostro Dio. E faccia il Signore ciò che gli parrà bene. Allora Ioab, con la gente ch’egli avea seco, venne a battaglia contro a Siri; ed essi fuggirono d’innanzi a lui. E gli Ammoniti, veggendo che i Siri erano fuggiti, fuggirono anch’essi d’innanzi ad Abisai, ed entrarono dentro alla città. E Ioab se ne ritornò indietro da’ figliuoli di Ammon, e venne in Gerusalemme E i Siri, veggendo ch’erano stati sconfitti da Israele, si adunarono insieme. E Hadarezer mandò a far venire i Siri di là dal fiume; ed essi vennero in Helam; e Sobac, capo dell’esercito di Hadarezer, li conduceva. Ed essendo ciò rapportato a Davide, egli adunò tutto Israele, e passò il Giordano, e venne in Helam. E i Siri ordinarono la battaglia contro a Davide, e combatterono con lui. Ma i Siri fuggirono d’innanzi a Israele; e Davide uccise de’ Siri la gente di settecento carri, e quarantamila uomini a cavallo; percosse eziandio Sobac, capo del loro esercito; ed egli morì quivi. E tutti i re, vassalli di Hadarezer, veggendo ch’erano stati sconfitti da Israele, fecero pace con Israele, e furono loro soggetti. Ed i Siri temettero di più soccorrere i figliuoli di Ammon OR l’anno seguente, nel tempo che i re sogliono uscire alla guerra, Davide mandò Ioab, con la sua gente, e tutto Israele; ed essi diedero il guasto a’ figliuoli di Ammon, e posero l’assedio a Rabba; ma Davide dimorò in Gerusalemme. Ed avvenne una sera, che Davide, levatosi d’in sul suo letto, e passeggiando sopra il tetto della casa reale, vide d’in sul tetto una donna che si lavava, la quale era bellissima d’aspetto. Ed egli mandò a domandar di quella donna; e gli fu detto: Non è costei Batseba, figliuola di Eliam, moglie di Uria Hitteo? E Davide mandò de’ messi a torla. Ed ella venne a lui, ed egli si giacque con lei. Or ella si purificava della sua immondizia; poi ella ritornò a casa sua. E quella donna ingravidò; e mandò a farlo assapere a Davide, dicendo: Io son gravida E Davide mandò a dire a Ioab: Mandami Uria Hitteo. E Ioab mandò Uria a Davide. E, quando Uria fu venuto a lui, Davide gli domandò del bene stare di Ioab, e del bene stare del popolo; e se la guerra andava bene. Poi Davide disse ad Uria: Scendi a casa tua, e lavati i piedi. Uria adunque uscì fuor della casa reale, e gli fu portato dietro un messo di vivande del re. Ma Uria giacque alla porta della casa del re, con tutti i servitori del suo signore, e non iscese a casa sua. E fu rapportato a Davide, che Uria non era sceso a casa sua. E Davide disse ad Uria: Non vieni tu di viaggio? perchè dunque non sei sceso a casa tua? Ed Uria disse a Davide: L’Arca, ed Israele, e Giuda, sono alloggiati in tende; e Ioab, mio signore, e i servitori del mio signore, sono accampati in su la campagna; ed io entrerei in casa mia, per mangiare e per bere, e per giacer con la mia moglie! Come tu vivi, e come l’anima tua vive, io non farò questa cosa. E Davide disse ad Uria: Stattene qui ancora oggi, e domani io ti accommiaterò. Uria adunque dimorò in Gerusalemme quel giorno, e il giorno seguente. E Davide l’invitò; ed egli mangiò e bevve in presenza di esso, ed egli l’inebbriò; ma pure in su la sera egli uscì fuori per giacer nel suo letto, co’ servitori del suo signore, e non iscese a casa sua E la mattina seguente, Davide scrisse una lettera a Ioab, e gliela mandò per Uria. E nella lettera scrisse in questa maniera: Ponete Uria dirincontro alla più aspra battaglia; poi ritraetevi indietro da lui, acciocchè egli sia percosso, e muoia. Ioab adunque, tenendo l’assedio alla città, pose Uria in un luogo dove sapeva che vi erano uomini di valore. E la gente della città uscì, e combattè contro a Ioab; ed alcuni del popolo, de’ servitori di Davide, caddero morti; Uria Hitteo morì anch’esso. Allora Ioab mandò a fare assapere a Davide tutto ciò ch’era seguito in quella battaglia. E diede quest’ordine al messo: Quando tu avrai finito di raccontare al re tutto ciò ch’è seguito in questa battaglia, se il re monta in ira, e ti dice: Perchè vi siete accostati alla città per combattere? non sapete voi come si suol tirare d’in su le mura? Chi percosse Abimelec, figliuolo di Ierubbeset? non fu egli una donna, che gli gittò addosso un pezzo di macina d’in sul muro, onde egli morì a Tebes? perchè vi siete accostati al muro? Allora digli: Uria Hitteo, tuo servitore, è morto anch’esso. Il messo adunque andò; e, giunto, raccontò a Davide tutto ciò per che Ioab l’avea mandato. E disse a Davide: Essi aveano fatto uno sforzo contro a noi, ed erano usciti fuori a noi alla campagna, e noi li avevamo respinti infino all’entrata della porta. Allora gli arcieri saettarono contro a’ tuoi servitori d’in sul muro; e alcuni de’ servitori del re son morti; Uria Hitteo, tuo servitore, è morto anch’esso. E Davide disse al messo: Di’ così a Ioab: Non dolgati di questo; perciocchè la spada consuma così l’uno come l’altro; rinforza la battaglia contro alla città, e distruggila; e tu confortalo. E la moglie d’Uria udì che Uria, suo marito, era morto, e fece cordoglio del suo marito. E passato il duolo, Davide mandò per lei, e se l’accolse in casa, ed ella gli fu moglie, e gli partorì un figliuolo. Ma questa cosa che Davide avea fatta, dispiacque al Signore E IL Signore mandò Natan a Davide. Ed egli entrò da lui, e gli disse: Vi erano due uomini in una città, l’uno ricco, e l’altro povero. Il ricco avea del minuto e del grosso bestiame, in gran quantità; ma il povero non avea se non una sola piccola agnella, la quale egli avea comperata, e l’avea nudrita, ed ella era cresciuta con lui e coi suoi figliuoli, mangiando de’ bocconi di esso, e bevendo nella sua coppa, e giacendogli in seno; e gli era a guisa di figliuola. Ora, essendo venuto a quell’uomo ricco un viandante in casa, egli risparmiò il suo grosso e minuto bestiame, e non ne prese per apparecchiarlo al viandante che gli era venuto in casa; ma prese l’agnella di quel povero uomo, e l’apparecchiò a colui che gli era venuto in casa. Allora Davide si accese grandemente nell’ira contro a quell’uomo, e disse a Natan: Come vive il Signore, colui che ha fatto questo ha meritata la morte; ed oltre a ciò, conviene che per quella agnella ne paghi quattro; per ammenda di ciò ch’egli ha commesso questo fatto, e ch’egli non ha risparmiata quell’agnella. Allora Natan disse a Davide: Tu sei quell’uomo. Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Io ti ho unto per re sopra Israele, ed io ti ho riscosso dalle mani di Saulle. E ti ho data la casa del tuo signore; ti ho anche date le donne del tuo signore in seno, e ti ho dato la casa d’Israele e di Giuda; e se pure anche questo era poco, io ti avrei aggiunte tali e tali cose. Perchè hai sprezzata la parola del Signore, per far ciò che gli dispiace? tu hai fatto morire con la spada Uria Hitteo, e ti hai presa per moglie la sua moglie, e hai ucciso lui con la spada de’ figliuoli di Ammon. Ora dunque, la spada non si dipartirà giammai in perpetuo dalla tua casa; perciocchè tu mi hai sprezzato, e ti hai presa per moglie la moglie di Uria Hitteo. Così ha detto il Signore: Ecco, io farò sorgere contro a te un male dalla tua casa stessa, e torrò le tue mogli davanti agli occhi tuoi, e le darò ad un tuo prossimo, il qual giacerà con loro al cospetto di questo sole. Perciocchè tu l’hai fatto in occulto, io farò questo davanti a tutto Israele, e davanti al sole. Allora Davide disse a Natan: Io ho peccato contro al Signore. E Natan disse a Davide: Il Signore altresì ha fatto passare il tuo peccato; tu non morrai. Ma pure, perciocchè con questo tu hai del tutto data cagione a’ nemici del Signore di bestemmiarlo, il figliuolo che ti è nato per certo morrà E Natan andò a casa sua. E il Signore percosse il fanciullo che la moglie di Uria avea partorito a Davide; ed egli infermò, fuor di speranza di guarigione. E Davide fece richiesta a Dio per lo fanciullo, e digiunò, e venne, e passò la notte giacendo in terra. E gli Anziani di casa sua gli fecero istanza, per farlo levar di terra; ma egli non volle, e non prese cibo con loro. Ed avvenne al settimo giorno che il fanciullo morì. Ed i servitori di Davide temevano di fargli assapere che il fanciullo era morto; perciocchè dicevano: Ecco, mentre il fanciullo era ancora in vita, noi gli parlammo, ed egli non porse orecchie al nostro dire; come dunque gli diremo noi: Il fanciullo è morto? onde egli si affliggerà. E Davide, veggendo che i suoi servitori bisbigliavano, si avvide che il fanciullo era morto; onde disse a’ suoi servitori: Il fanciullo è egli morto? Ed essi gli dissero: Sì, egli è morto. Allora Davide si levò di terra, e si lavò, e s’unse, e mutò i suoi vestimenti, ed entrò nella Casa del Signore, e adorò; poi venne in casa sua, e chiese che gli fosse messa la tavola con le vivande, e mangiò. E i suoi servitori gli dissero: Che cosa è questo che tu hai fatto? tu hai digiunato, e pianto per lo fanciullo, mentre era ancora in vita; e quando egli è stato morto, tu ti sei levato, ed hai mangiato. Ed egli disse: Io ho digiunato e pianto, mentre il fanciullo era ancora in vita; perciocchè io diceva: Chi sa? forse il Signore mi farà grazia che il fanciullo viverà. Ma ora ch’egli è morto, perchè digiunerei io? potrei io farlo ancora tornare? io me ne vo a lui, ma egli non ritornerà a me. Poi Davide consolò Bat-seba, sua moglie; ed entrò da lei, e giacque con lei; ed ella partorì un figliuolo, al quale egli pose nome Salomone; e il Signore l’amò. Ed egli mandò il profeta Natan, che gli pose nome Iedidia, per cagione del Signore Or Ioab, avendo combattuta Rabba dei figliuoli di Ammon, e presa la città reale, mandò de’ messi a Davide, a dirgli: Io ho combattuta Rabba, e anche ho presa la città delle acque. Ora dunque aduna il rimanente del popolo, e metti campo contro alla città, e prendila; che talora, se io la prendessi, ella non fosse chiamata del mio nome. Davide adunque adunò tutto il popolo, ed andò a Rabba, e la combattè, e la prese. E prese la corona di Melcam d’in sul capo di esso; ed ella pesava un talento d’oro, e vi erano delle pietre preziose; e fu posta in sul capo di Davide. Egli trasse eziandio le spoglie della città, che furono in grandissima quantità. Egli trasse parimente fuori il popolo ch’era in essa, e lo pose sotto delle seghe, e sotto delle trebbie di ferro, e sotto delle scuri di ferro, e lo fece passare per fornaci da mattoni; e così fece a tutte le città de’ figliuoli di Ammon. Poi Davide, con tutto il popolo, se ne ritornò in Gerusalemme ORA, dopo queste cose, avvenne che, avendo Absalom, figliuolo di Davide, una sorella molto bella, il cui nome era Tamar, Amnon figliuolo di Davide, se ne innamorò. Ed Amnon era in grande ansietà, fino ad infermare, per amor di Tamar, sua sorella; perciocchè ella era vergine, e gli parea troppo difficil cosa di farle nulla. Or Amnon avea un famigliare amico, il cui nome era Ionadab, figliuolo di Sima, fratello di Davide; e Ionadab era uomo molto accorto. Ed esso gli disse: Perchè vai tu così dimagrando ogni mattina, o figliuol del re? non me lo dichiarerai tu? Ed Amnon gli disse: Io amo Tamar, sorella di Absalom, mio fratello. E Ionadab gli disse: Mettiti in letto, e fatti infermo: e, quando tuo padre verrà a visitarti, digli: Deh! venga Tamar, mia sorella, e mi dia da mangiare alcuna vivanda, apparecchiandomela in mia presenza; acciocchè, vedutagliela apparecchiare, io la mangi di sua mano. Amnon adunque si mise in letto, e si fece infermo; e il re venne a visitarlo. E Amnon gli disse: Deh! venga Tamar, mia sorella, e facciami un par di frittelle in mia presenza, ed io le mangerò di sua mano. E Davide mandò a dire a Tamar in casa: Or va’ in casa del tuo fratello Amnon, e apparecchiagli qualche vivanda. Tamar adunque andò in casa di Amnon, suo fratello, il quale giaceva in letto; ed ella prese della farina stemperata, e l’intrise, e ne fece delle frittelle in presenza di esso, e le cosse. Poi prese la padella, e le versò davanti a lui; ma egli rifiutò di mangiare, e disse: Fate uscir tutti d’appresso a me. E tutti uscirono d’appresso a lui. Allora Amnon disse a Tamar: Recami questa vivanda nella cameretta, ed io prenderò cibo di tua mano. Tamar adunque prese le frittelle che avea fatte, e le recò ad Amnon suo fratello, nella cameretta, e gliele porse, acciocchè mangiasse. Ma egli la prese, e le disse: Vieni, giaci meco, sorella mia. Ed ella gli disse: No, fratello mio, non violarmi; perciocchè non si deve far così in Israele: non far questa scelleratezza. Ed io, dove caccerei il mio vituperio? e tu saresti reputato uno de’ più scellerati uomini che sieno in Israele; ma ora parlane, ti prego, al re; perciocchè egli non mi ti rifiuterà. Ma egli non volle ascoltar la sua voce; anzi le fece forza, e la violò, e giacque con lei. E poi Amnon l’odiò d’un odio molto grande; perciocchè l’odio che le portava era maggiore che l’amore che le avea portato. Ed egli le disse: Levati, vattene via. Ma ella gli disse: Ei non vi è già cagione di così cacciarmi, che è un male maggiore di quell’altro che tu mi hai fatto. Ma egli non volle ascoltarla. Anzi chiamò un suo fante che lo serviva, e gli disse: Mandisi ora costei fuori d’appresso a me, e serra l’uscio dietro a lei. Or ella avea indosso una giubba ricamata; perciocchè le figliuole del re, vergini, erano vestite di tali ammanti. Il famiglio di Amnon adunque la mise fuori, e serrò l’uscio dietro a lei. E Tamar prese della cenere, e se la mise su la testa, e stracciò la giubba ricamata ch’ella avea indosso, e si pose le mani in sul capo, e andava gridando. Ed Absalom, suo fratello, le disse: Il tuo fratello Amnon è egli stato teco? taci pur ora, sorella mia; egli è tuo fratello, non ti accorare per questa cosa. Tamar adunque dimorò in casa del suo fratello Absalom tutta sconsolata Ora il re Davide intese tutte queste cose, e ne fu grandemente adirato. Ed Absalom non parlava con Amnon nè in male, nè in bene; perciocchè egli odiava Amnon, perchè avea violata Tamar, sua sorella. Or avvenne, in capo di due anni, che avendo Absalom i tonditori in Baal-hasor, che è presso di Efraim, egli invitò tutti i figliuoli del re. E venne anche al re, e gli disse: Ecco, ora il tuo servitore ha i tonditori; deh! venga il re, ed i suoi servitori, col tuo servitore. Ma il re disse ad Absalom: No, figliuol mio; deh! non andiamoci tutti, chè non ti siamo di gravezza. E, benchè gliene facesse istanza, non però volle andarvi; ma lo benedisse. E Absalom disse: Se tu non vieni, venga, ti prego, Amnon, mio fratello, con noi. E il re gli disse: Perchè andrebbe egli teco? Ma Absalom gli fece tanta istanza, che egli mandò con lui Amnon, e tutti i figliuoli del re. E Absalom diede ordine a’ suoi servitori, dicendo: Deh! guardate quando il cuore di Amnon sarà allegro di vino, e che io vi dirò: Percotetelo; allora ammazzatelo, e non temiate; non sono io quello che ve l’ho comandato? confortatevi, e portatevi da valent’uomini. E i servitori di Absalom fecero ad Amnon come Absalom avea comandato. E tutti i figliuoli del re si levarono, e montarono ciascuno sopra il suo mulo, e fuggirono Ora, mentre erano ancora per cammino, il grido venne a Davide, che Absalom avea percossi tutti i figliuoli del re, e che niuno di loro era scampato. Allora il re si levò, e stracciò i suoi vestimenti, e si coricò in terra; e tutti i suoi servitori gli stavano davanti co’ vestimenti stracciati. Ma Ionadab, figliuolo di Sima, fratello di Davide, parlò a Davide, e disse: Il mio signore non dica: Tutti i giovani, figliuoli del re, sono stati uccisi; perciocchè Amnon solo è morto! imperocchè, per lo comandamento di Absalom, è stato eseguito questo, ch’egli avea proposto fin dal giorno che Amnon violò Tamar, sua sorella. Or dunque il re, mio signore, non si metta in cuore questa cosa di dire che tutti i figliuoli del re sieno morti; perciocchè Amnon solo è morto. Or Absalom se ne fuggì. E il fante che stava alla veletta alzò gli occhi, e riguardò; ed ecco, un gran popolo veniva dalla via di dietro, allato al monte. E Ionadab disse al re: Ecco, i figliuoli del re vengono; la cosa sta come il tuo servitore ha detto. E come egli ebbe finito di parlare, ecco, i figliuoli del re arrivarono, ed alzarono la lor voce, e piansero. Il re anch’esso, e tutti i suoi servitori, piansero di un grandissimo pianto. Or Absalom fuggì, e andò a Talmai, figliuolo di Ammihud, re di Ghesur. E Davide ogni giorno facea cordoglio del suo figliuolo. E dopo che Absalom se ne fuggì, e fu andato in Ghesur, e fu quivi dimorato tre anni, il re Davide si struggeva di andare ad Absalom; perciocchè egli era racconsolato intorno ad Amnon, che era morto OR Ioab, figliuolo di Seruia, conoscendo che il cuor del re era inverso Absalom, mandò in Tecoa, e ne fece venire una donna accorta, alla quale disse: Deh! infigniti di far duolo, e vestiti di vestimenti da cordoglio, e non ungerti di olio; anzi sii a guisa di una donna, che già da molti giorni faccia cordoglio di un morto; ed entra dal re, e digli tali e tali cose. E Ioab le mise le parole in bocca. Quella donna Tecoita adunque andò a parlare al re, e si gittò in terra sopra la sua faccia, e si prosternò, e disse: Salvami, o re. E il re le disse: Che hai? Ed ella disse: Certo io sono una donna vedova, e il mio marito è morto. Ora la tua servente avea due figliuoli, i quali vennero a contesa fuori a’ campi; e, non essendovi fra loro chi li spartisse, l’uno percosse l’altro, e l’uccise. Ed ecco, tutto il parentado si è levato contro alla tua servente, dicendo: Dacci colui che ha percosso il suo fratello, acciocchè lo facciamo morire, per la vita del suo fratello ch’egli ha ucciso, e lo sterminiamo; benchè egli sia l’erede; e così spegneranno il carbone acceso che mi è rimasto, senza lasciare al mio marito alcun nome, nè alcun rimanente sopra la faccia della terra. E il re disse alla donna: Vattene a casa tua, ed io darò ordine intorno al fatto tuo. E la donna Tecoita disse al re: O re, mio signore, l’iniquità sia sopra me, e sopra la casa di mio padre; e sia innocente il re e il suo trono. E il re le disse: Se alcuno parla contro a te, fallo venire a me, ed egli non ti toccherà più. Ed ella disse: Deh! mentovi il re il Signore Iddio suo, che tu non lascerai che il vendicatore del sangue passi misura per uccidere; e che non istermineranno il mio figliuolo. Ed egli le disse: Come vive il Signore, non caderà pure un capello del tuo figliuolo a terra. E la donna disse: Deh! lascia che la tua servente dica una parola al re, mio signore. Ed egli le disse: Parla. E la donna disse: Perchè dunque hai tu pensato una cosa simile a questa contro al popolo di Dio? e il re parlando in questa maniera, è in certo modo colpevole, non facendo tornar colui ch’egli ha cacciato. Perciocchè noi per certo morremo, e saremo simili ad acqua sparsa in terra, la qual non si può raccogliere; e Iddio non ha riguardo ad alcuna persona; pensi adunque il re alcun modo, che colui ch’è cacciato non rimanga scacciato da lui. Ed ora ciò che io son venuta per parlare di questa cosa al re, mio signore, è stato perchè il popolo mi ha fatto paura; onde la tua servente ha detto: Ora io parlerò col re; forse il re farà ciò che la sua servente gli dirà. Se il re acconsente di liberar la sua servente dalla mano di colui che vuole sterminar me, e insieme il mio figliuolo, dall’eredità del Signore; la tua servente ha anche detto: Or sarà la parola del re, mio signore, a tranquillità; perciocchè il re, mio signore, è come un angelo di Dio, per udire il bene e il male; e il Signore Iddio tuo sarà teco. E il re rispose, e disse alla donna: Deh! non celarmi ciò che io ti domanderò. E la donna disse: Parli pure il re, mio signore. E il re disse: Non ha Ioab tenuto mano a farti far tutto questo? E la donna rispose, e disse: Come l’anima tua vive, o re, mio signore, ei non si può sfuggire nè a destra, nè a sinistra, di cosa alcuna che il re, mio signore, ha detta; perciocchè Ioab, tuo servitore, è quel che mi ha ordinato questo; ed egli stesso ha poste in bocca alla tua servente tutte queste parole. Ioab, tuo servitore, ha fatto questo per trasformare il negozio; ma il mio signore è savio come un angelo di Dio, per conoscer tutto quello che si fa in terra Allora il re disse a Ioab: Ecco, ora tu hai condotto questo affare; va’ dunque, e fa’ ritornare il giovane Absalom. E Ioab si gittò in terra sopra la sua faccia, e si prosternò, e benedisse il re, e disse: Oggi conosce il tuo servitore che io ho trovata grazia appo te, o re, mio signore; poichè il re ha fatto ciò che il suo servitore gli ha detto. Ioab adunque si levò, e andò in Ghesur, e ne menò Absalom in Gerusalemme. E il re disse: Riducasi a casa sua, e non vegga la mia faccia. Absalom adunque si ridusse a casa sua, e non vide la faccia del re. Ora in tutto Israele non vi era uomo alcuno che fosse pari ad Absalom in eccellente bellezza; non vi era in lui alcun difetto, dalla pianta del piè fino alla sommità del capo. E, quando egli si facea tondere il capo, il che facea ogni anno, perciocchè gli pesava troppo, egli pesava le chiome del suo capo, ed erano di peso di dugento sicli a peso del re. E nacquero ad Absalom tre figliuoli, e una figliuola, il cui nome era Tamar; e fu una bella donna Ed Absalom dimorò in Gerusalemme due anni, senza vedere la faccia del re. Ed Absalom mandò per Ioab, per mandarlo al re. Ma egli non volle venire a lui. Ed Absalom mandò per lui ancora la seconda volta; ma egli non volle venire. Ed Absalom disse a’ suoi servitori: Ecco il campo di Ioab, ch’è presso del mio, dove egli ha dell’orzo; andate, e mettetevi il fuoco. E i servitori di Absalom misero il fuoco in quel campo. E Ioab si levò, e venne ad Absalom in casa, e gli disse: Perchè hanno i tuoi servitori messo il fuoco nel mio campo? Ed Absalom disse a Ioab: Ecco, io ti avea mandato a dire: Vieni qua, ed io ti manderò al re, a dirgli: Perchè sono io venuto di Ghesur? meglio sarebbe per me che io vi fossi ancora; ora dunque fa’ che io vegga la faccia del re; e se in me vi è alcuna iniquità, facciami morire. Ioab adunque venne al re, e gli rapportò la cosa. E il re chiamò Absalom; ed egli venne a lui, e si prosternò in terra davanti a lui sopra la sua faccia. E il re baciò Absalom ORA, dopo queste cose, avvenne che Absalom si fornì di carri e di cavalli; e cinquant’uomini correvano davanti a lui. Ed egli si levava la mattina, e si fermava allato alla via della porta; e se vi era alcuno che avesse qualche piato, per lo quale gli convenisse venire al re per giudicio, Absalom lo chiamava, e gli diceva: Di qual città sei tu? E colui gli rispondeva: Il tuo servitore è di tale e tale tribù d’Israele. Ed Absalom gli diceva: Vedi, le tue ragioni son buone e diritte; ma tu non hai alcuno che ti ascolti da parte del re. E Absalom diceva: Oh! fossi io pur costituito giudice nel paese; acciocchè chiunque avrebbe alcun piato, o affare di giudicio, venisse a me! io gli farei ragione. E, se alcuno gli si accostava per prosternarsi davanti a lui, egli stendeva la mano, e lo prendeva, e lo baciava. E così faceva Absalom a tutti quelli d’Israele che venivano al re per giudicio; e furava il cuore di que’ d’Israele Or avvenne, in capo di quarant’anni, che Absalom disse al re: Deh! lascia che io vada in Hebron, per adempiere un mio voto che io ho fatto al Signore. Perciocchè, mentre io dimorava in Ghesur, in Siria, il tuo servitore fece un voto, dicendo: Se pure il Signore mi riconduce in Gerusalemme, io sacrificherò al Signore. E il re gli disse: Va’ in pace. Egli adunque si levò, e andò in Hebron. Or Absalom avea mandate per tutte le tribù d’Israele delle persone che dessero loro la posta, dicendo: Quando voi udirete il suon della tromba, dite: Absalom è fatto re in Hebron. E con Absalom andarono dugent’uomini di Gerusalemme, ch’erano stati convitati; e vi andarono nella loro semplicità, non sapendo nulla. Ed Absalom, quando fu per sacrificare i sacrificii, mandò per Ahitofel Ghilonita, consigliere di Davide, che venisse da Ghilo, sua città; e la conguira divenne potente, e il popolo andava crescendo di numero appresso di Absalom Ora un messo venne a Davide, dicendo: Il cuor degl’Israeliti è dietro ad Absalom. Allora Davide disse a tutti i suoi servitori ch’erano con lui in Gerusalemme: Levatevi, fuggiamocene; perciocchè noi non potremo scampare d’innanzi ad Absalom; affrettatevi a camminare; chè talora egli di subito non ci raggiunga, e non trabocchi la ruina addosso a noi; e non percuota la città, mettendola a fil di spada. Ed i servitori del re gli dissero: Ecco i tuoi servitori, per fare interamente secondo che al re, mio signore, parrà bene. Il re adunque uscì fuori, e tutta la sua casa lo seguitò. E il re lasciò dieci donne concubine a guardia della casa. E quando il re fu uscito, con tutto il popolo che lo seguitava, si fermarono in una casa remota. E tutti i suoi servitori, con tutti i Cheretei, e tutti i Peletei, camminavano allato a lui; e tutti i Ghittei, ch’erano seicent’uomini, venuti di Gat al suo seguito, passavano davanti al re. E il re disse a Ittai Ghitteo: Perchè andresti ancora tu con noi? ritornatene, e dimora col re; perciocchè tu sei forestiere, e sei per andartene presto al tuo luogo. Pur ieri ci venisti; e ti farei io andar vagando qua e là con noi? ma, quant’è a me, io vo dove potrò; ritornatene, e rimena i tuoi fratelli; benignità e verità dimorino teco. Ma Ittai rispose al re, e disse: Come vive il Signore, e come vive il re, mio signore, dovunque il re, mio signore, sarà, così per morire, come per vivere, il tuo servitore vi sarà ancora. Davide adunque disse ad Ittai: Va’, passa oltre. Così Ittai Ghitteo passò oltre con tutta la sua gente, e tutti i fanciulli ch’egli avea seco. E tutto il popolo del paese piangeva con gran grida, mentre tutta quella gente passava. E il re passò il torrente di Chidron; e tutta la gente passò, traendo verso il deserto Or ecco, quivi era ancora Sadoc, con tutti i Leviti, portando d’Arca del Patto di Dio; ed essi posarono l’Arca di Dio, mentre Ebiatar saliva, finchè tutto il popolo ebbe finito di uscire della città. Ma il re disse a Sadoc: Riporta l’Arca di Dio nella città; se io trovo grazia appo il Signore, egli mi ricondurrà, e me la farà vedere, insieme col suo abitacolo; ma, se pure egli dice così: Io non ti gradisco; eccomi, facciami egli come gli piacerà. Il re disse ancora al sacerdote Sadoc: Non sei tu il veggente? ritornatene in pace nella città, tu, ed Ebiatar, insieme co’ vostri due figliuoli: Ahimaas, tuo figliuolo, e Gionatan, figliuolo di Ebiatar. Vedete, io mi andrò trattenendo nelle campagne del deserto, finchè mi venga rapportata alcuna novella da parte vostra. Sadoc adunque, ed Ebiatar, riportarono l’Arca di Dio in Gerusalemme, e dimorarono quivi. E Davide saliva per la salita degli Ulivi, piangendo, ed avendo il capo coperto, e camminava scalzo. E tutta la gente ch’egli avea seco avea il capo coperto, e saliva piangendo E fu rapportato e detto a Davide: Ahitofel è fra quelli che si son congiurati con Absalom. E Davide disse: Signore, rendi, ti prego, pazzo il consiglio di Ahitofel. Or avvenne che, come Davide fu giunto alla cima del monte, dove egli voleva adorare Iddio, ecco, Husai Archita gli venne incontro, avendo la vesta stracciata, e della terra in su la testa. E Davide gli disse: Se tu passi oltre meco, tu mi sarai di gravezza; ma, se tu te ne ritorni nella città, e dici ad Absalom: Io sarò tuo servitore, o re; ab antico io sono stato servitore di tuo padre, ed ora sarò il tuo; tu mi romperai il consiglio di Ahitofel. E non avrai tu quivi teco i sacerdoti Sadoc ed Ebiatar, a’ quali farai assapere tutto quello che tu intenderai dalla casa del re? Ecco, là son con loro i due lor figlioli, Ahimaas, figliuolo di Sadoc, e Gionatan, figliuolo di Ebiatar; per essi mandatemi a dire tutto quello che avrete udito. Così Husai, famigliare amico di Davide, venne nella città, allora appunto che Absalom entrava in Gerusalemme Ora, quando Davide fu passato un poco di là dalla cima del monte, ecco, Siba, servitore di Mefiboset, gli venne incontro con un paio d’asini carichi, sopra i quali erano dugento pani, e cento mazzuoli d’uve secche, e cento di frutti dalla state, ed un baril di vino. E il re disse a Siba: Che vuoi far di coteste cose? E Siba disse: Gli asini son per la famiglia del re, per cavalcarli; e il pane, e i frutti dalla state, son per li fanti, perchè mangino; e il vino è per quelli che saranno stanchi nel deserto, perchè bevano. E il re disse: E dove è il figliuolo del tuo signore? E Siba disse al re: Ecco, egli è dimorato in Gerusalemme; perciocchè egli ha detto: Oggi la casa d’Israele mi restituirà il reame di mio padre. E il re disse a Siba: Ecco, tutto quello ch’era di Mefiboset è tuo. E Siba disse: Io mi t’inchino, o re, mio signore; trovi io pur grazia appo te Ora, essendo il re Davide giunto a Bahurim, ecco, un uomo della famiglia di Saulle, il cui nome era Simi, figliuolo di Ghera, uscì di là, e andava maledicendo Davide. E tirava delle pietre contro al re Davide, e contro a tutti i suoi servitori; benchè egli avesse a destra ed a sinistra tutta la gente, e tutti gli uomini di valore. E Simi diceva così, maledicendolo: Esci, esci pur fuori, uomo di sangue, ed uomo scellerato; il Signore ti ha fatto ritornare addosso tutto il sangue della casa di Saulle, in luogo del quale tu hai regnato; e il Signore ha dato il regno in mano ad Absalom, tuo figliuolo; ed eccoti nel tuo male; perciocchè tu sei un uomo di sangue. E Abisai, figliuolo di Seruia, disse al re: Perchè maledice questo can morto il re, mio signore? deh! lascia che io vada, e gli tolga il capo. Ma il re rispose: Che ho io da far con voi, figliuoli di Seruia? Maledica pure; e, se il Signore gli ha detto: Maledici Davide, chi dirà: Perchè hai tu fatto così? Davide, oltre a ciò, disse ad Abisai, e a tutti i suoi servitori: Ecco, il mio figliuolo, ch’è uscito delle mie interiora, cerca di tormi la vita; quanto più ora lo può fare un Beniaminita? lasciatelo, ch’egli maledica pure; perciocchè il Signore glielo ha detto. Forse il Signore riguarderà alla mia afflizione, e mi renderà del bene, in luogo della maledizione, della quale costui oggi mi maledice. Davide adunque, con la sua gente, camminava per la via, e Simi andava allato al monte, dirimpetto a lui, maledicendo del continuo, e tirandogli pietre, e levando la polvere. Ora il re, e tutta la gente ch’era con lui, giunsero là tutti stanchi; e quivi presero lena ED Absalom, con tutto il popolo, i principali d’Israele, entrò in Gerusalemme; ed Ahitofel con lui. E quando Husai Archita, famigliare amico di Davide, fu venuto ad Absalom, gli disse: Viva il re, viva il re. Ed Absalom disse ad Husai: È questa la tua benignità inverso il tuo famigliare amico? perchè non sei andato con lui? Ed Husai disse ad Absalom: No; anzi io sarò di colui, il quale il Signore, e questo popolo, e tutti i principali d’Israele, hanno eletto; e dimorerò con lui. E secondamente, a cui servirò io? non servirò io al figliuolo di esso? Come io sono stato al servigio di tuo padre, così anche sarò al tuo. Allora Absalom disse ad Ahitofel: Consigliate ciò che abbiamo a fare. Ed Ahitofel disse ad Absalom: Entra dalle concubine di tuo padre, le quali egli ha lasciate a guardia della casa; acciocchè tutto Israele intenda che tu ti sei renduto abbominevole a tuo padre; e così le mani di tutti coloro che sono teco saranno rinforzate. E fu teso ad Absalom un padiglione in sul tetto; ed Absalom entrò dalle concubine di suo padre, davanti agli occhi di tutto Israele. E in que’ giorni il consiglio che Ahitofel dava era stimato come se si fosse domandato l’oracolo di Dio; di tanta stima era ogni consiglio di Ahitofel, così appresso Davide, come appresso Absalom Poi Ahitofel disse ad Absalom: Deh! lascia che io scelga dodicimila uomini; ed io mi leverò, e perseguirò Davide questa notte; e lo sopraggiungerò, mentre egli è stanco, ed ha le mani fiacche; ed io gli darò lo spavento, e tutta la gente ch’è con lui se ne fuggirà; e io percoterò il re solo; e ridurrò tutto il popolo a te; l’uomo che tu cerchi vale quanto il rivoltar di tutti; tutto il rimanente del popolo non farà più guerra. E questo parere piacque ad Absalom, ed a tutti gli Anziani d’Israele. Ma pur Absalom disse: Deh! chiama ancora Husai Archita, ed intendiamo ciò ch’egli ancora avrà in bocca. Husai adunque venne ad Absalom; ed Absalom gli disse: Ahitofel ha parlato in questa sentenza; faremo noi ciò ch’egli ha detto, o no? parla tu. Ed Husai disse ad Absalom: Il consiglio che Ahitofel ha dato questa volta non è buono. Poi disse: Tu conosci tuo padre, e gli uomini ch’egli ha seco, che sono uomini di valore, e che hanno gli animi inaspriti come un’orsa che abbia perduti i suoi orsacchi in su la campagna; oltre a ciò, tuo padre è uomo di guerra, e non istarà la notte col popolo. Ecco, egli è ora nascosto in una di quelle grotte, o in uno di que’ luoghi; ed avverrà che, se alcuni di coloro caggiono al primo incontro, chiunque l’udirà dirà: La gente che seguitava Absalom è stata sconfitta. Laonde eziandio i più valorosi, che hanno il cuore simile ad un cuor di leone, del tutto si avviliranno; perciocchè tutto Israele sa che tuo padre è uomo prode, e che quelli che son con lui son valorosi. Ma io consiglio che del tutto si aduni appresso di te tutto Israele, da Dan fino in Beerseba, in gran numero, come la rena ch’è in sul lido del mare; e che tu vada in persona alla battaglia. E allora noi andremo contro a lui in qualunque luogo egli si troverà, e ci accamperemo intorno a lui, a guisa che cade la rugiada in su la terra; e non pur uno di tutti gli uomini che son con lui gli resterà. E se pure egli si riduce in alcuna città, tutto Israele vi porterà delle funi, e noi la strascineremo fino al torrente, finchè non vi si trovi pure una petruzza. Ed Absalom, e tutti i principali d’Israele dissero: Il consiglio di Husai Archita è migliore che il consiglio di Ahitofel. Ora il Signore aveva così ordinato, per rompere il consiglio di Ahitofel, ch’era migliore; acciocchè il Signore facesse venire il male sopra Absalom Allora Husai disse a Sadoc, e ad Ebiatar, sacerdoti: Ahitofel ha dato tale e tal consiglio ad Absalom, e agli Anziani d’Israele; ed io l’ho dato tale e tale. Ora dunque, mandate prestamente a farlo intendere a Davide, e a dirgli: Non istar questa notte nelle campagne del deserto; ed anche del tutto passa il Giordano; che talora il re non sia sopraffatto, con tutta la gente ch’è con lui. Or Gionatan ed Ahimaas se ne stavano presso alla fonte di Roghel; e, perciocchè non potevano mostrarsi, nè entrar nella città, una servente andò, e rapportò loro la cosa; ed essi andarono, e la fecero assapere al re Davide. Ed un garzone li vide, e lo rapportò ad Absalom. Ma amendue camminarono prestamente, e vennero in Bahurim, in casa d’un uomo che avea un pozzo nel suo cortile, e vi si calarono dentro. E la donna di casa prese una coverta, e la distese sopra la bocca del pozzo, e vi sparse su del grano infranto; e niuno seppe il fatto. Ed i servitori di Absalom vennero a quella donna in casa, e le dissero: Dove è Ahimaas e Gionatan? Ed ella disse loro: Hanno passato il guado dell’acqua. Ed essi li cercarono; ma, non trovandoli, se ne ritornarono in Gerusalemme. E, dopo che se ne furono andati, quelli salirono fuor del pozzo, e andarono, e rapportarono la cosa a Davide; e gli dissero: Levatevi, e passate prestamente l’acqua; perciocchè Ahitofel ha dato tal consiglio contro a voi Davide adunque si levò, con tutta la gente ch’era con lui, e passò il Giordano; avanti lo schiarir del dì, tutti, fino ad uno, aveano passato il Giordano. Or Ahitofel, veduto che non si era fatto ciò ch’egli avea consigliato, sellò il suo asino, e si levò, e andò a casa sua nella sua città, e diede ordine alla sua casa; e poi si strangolò, e morì, e fu seppellito nella sepoltura di suo padre. E DAVIDE venne in Mahanaim. Poi Absalom passò il Giordano, insieme con tutta la gente d’Israele. Ed Absalom costituì Amasa sopra l’esercito, in luogo di Ioab. Or Amasa era figliuolo d’un uomo Israelita, chiamato Itra, il quale era entrato da Abigail, figliuola di Nahas, sorella di Seruia, madre di Ioab. Ed Israele, con Absalom, si accampò nel paese di Galaad. Ora, quando Davide fu giunto in Mahanaim, Sobi, figliuolo di Nahas, da Rabba de’ figliuoli di Ammon, e Machir, figliuolo di Ammiel, da Lodebar, e Barzillai Galaadita, da Roghelim, portarono a Davide, ed alla gente ch’era con lui, letti, e bacini, e vasellame di terra; e da mangiare, frumento, ed orzo, e farina, e grano arrostito, e fave, e lenti, ed anche delle arrostite; e miele, e butirro, e pecore, e caci di vacca; perciocchè dissero: Questa gente ha patito fame, e stanchezza, e sete, nel deserto Or Davide fece la rassegna della gente ch’era con lui, e costituì sopra loro de’ capitani di migliaia, e dei capitani di centinaia. E Davide mandò il popolo, il terzo sotto la condotta di Ioab, l’altro terzo sotto la condotta di Abisai, figliuolo di Seruia, fratello di Ioab, e l’altro terzo, sotto la condotta d’Ittai Ghitteo. Poi il re disse al popolo: Anch’io del tutto uscirò con voi. Ma il popolo rispose: Tu non uscirai; perciocchè, se pur noi fuggiamo, essi non ne terran conto; ed avvegnachè morisse la metà di noi, che siamo pur ora intorno a diecimila, non ne terrebbero conto; ora dunque meglio è che tu ci dia soccorso dalla città. E il re disse loro: Io farò ciò che vi par bene. Così il re si fermò allato alla porta, mentre tutto il popolo usciva, a centinaia ed a migliaia. E il re comandò, e disse a Ioab, e ad Abisai, e ad Ittai: Trattatemi dolcemente il giovane Absalom. E tutto il popolo udì, quando il re diede questo comandamento a tutti i capitani intorno ad Absalom. Il popolo adunque uscì fuori in campagna incontro ad Israele; e la battaglia si diede nella selva di Efraim. E quivi fu sconfitto il popolo d’Israele dalla gente di Davide; e in quel dì la sconfitta fu grande in quel luogo, cioè, di ventimila uomini. E la battaglia si sparse quivi per tutto il paese; e la selva consumò in quel giorno del popolo assai più che la spada non ne avea consumato Ed Absalom s’incontrò nella gente di Davide. Or egli cavalcava un mulo, e il mulo entrò sotto il folto di una gran quercia, e il capo di Absalom si appese alla quercia, ed egli restò sospeso fra cielo e terra; e il mulo, ch’egli avea sotto di sè, passò oltre. Ed un uomo lo vide, e lo rapportò a Ioab, e disse: Ecco, io ho veduto Absalom appeso ad una quercia. E Ioab disse a colui che gli rapportava questo: Ecco, poichè tu l’hai veduto, perchè non l’hai percosso, e messo per terra in quel luogo stesso? e a me sarebbe stato il darti dieci sicli d’argento e una cintura. Ma quell’uomo disse a Ioab: Quantunque io avessi nelle palme delle mani mille sicli d’argento contanti, non però metterei la mano addosso al figliuolo del re: perciocchè il re ha dato comandamento, udenti noi, a te, e ad Abisai, e ad Ittai, dicendo: Guardate che alcun di voi non metta la mano sopra il giovane Absalom. E se io avessi fatta questa fraude contro alla mia vita, poichè cosa niuna è occulta al re, tu te ne staresti lontan da me. E Ioab rispose: Io non me ne starò così a bada in presenza tua. E prese tre dardi in mano, e li ficcò nel petto di Absalom, ch’era ancora vivo in mezzo della quercia. Poi dieci fanti, scudieri di Ioab, circondarono Absalom, e lo percossero, e l’ammazzarono. Allora Ioab sonò con la tromba, e il popolo se ne ritornò dalla caccia d’Israele; perciocchè Ioab rattenne il popolo. Poi presero Absalom, e lo gittarono nella selva, dentro una gran fossa; e alzarono sopra quella un grandissimo mucchio di pietre; e tutto Israele fuggì, ciascuno alle sue stanze. Or Absalom, mentre era in vita, avea preso il piliere ch’è nella Valle del re, e se l’avea rizzato; perciocchè diceva: Io non ho figliuoli, per conservar la memoria del mio nome; e chiamò quel piliere del suo nome. Laonde infino a questo giorno è stato chiamato: Il piliere di Absalom ED Ahimaas, figliuolo di Sadoc, disse: Deh! ch’io corra, e porti al re queste buone novelle, che il Signore gli ha fatto ragione, liberandolo dalla mano de’ suoi nemici. Ma Ioab gli disse: Tu non saresti oggi portatore di buone novelle; un altro giorno porterai le novelle; ma oggi tu non porteresti buone novelle; perciocchè il figliuolo del re è morto. E Ioab disse ad un Etiopo: Va’, rapporta al re ciò che tu hai veduto. E l’Etiopo s’inchinò a Ioab, e poi si mise a correre. E Ahimaas, figliuolo di Sadoc, disse di nuovo a Ioab: Checchè sia, lascia, ti prego, che ancora io corra dietro all’Etiopo. E Ioab gli disse: Perchè vuoi così correre, figliuol mio, poichè non ti si presenta alcuna buona novella a portare? Ed egli disse: Checchè sia, io correrò. E Ioab gli disse: Corri. Ahimaas adunque si mise a correre per la via della pianura, ed avanzò l’Etiopo. Or Davide sedeva fra le due porte; e la guardia ch’era alla veletta salì in sul tetto della porta, in sul muro, ed alzò gli occhi, e riguardò; ed ecco un uomo che correva tutto solo. E la guardia gridò, e lo fece assapere al re. E il re disse: Se egli è solo, egli porta novelle. E colui si andava del continuo accostando. Poi la guardia vide un altro uomo che correva; e gridò al portinaio, e disse: Ecco un altro uomo che corre tutto solo. E il re disse: Anche costui porta novelle. E la guardia disse: Il correr del primo mi pare il correre di Ahimaas, figliuolo di Sadoc. E il re disse: Costui è uomo da bene; egli deve venire per alcuna buona novella. Allora Ahimaas gridò, e disse al re: Bene stii. E, dopo essersi inchinato in terra davanti al re sopra la sua faccia, disse: Benedetto sia il Signore Iddio tuo, il quale ti ha dati nelle mani quegli uomini che aveano levate le mani loro contro al re, mio signore. E il re disse: Il giovane Absalom è egli sano e salvo? Ed Ahimaas disse: Io vidi una gran calca, quando Ioab mandò il fante del re, e me, tuo servitore; ma io non ho saputo che cosa si fosse. E il re gli disse: Va’ da canto, e fermati là. Egli adunque andò da canto, e si fermò. Ed ecco, l’Etiopo giunse, e disse: Il re, mio signore, riceva queste buone novelle, che il Signore ti ha oggi fatto ragione, liberandoti delle mani di tutti coloro che si erano levati contro a te. E il re disse all’Etiopo: Il giovane Absalom è egli sano e salvo? E l’Etiopo rispose: Sieno i nemici del re, mio signore, e tutti quelli che si levano contro a te per male, come il giovane. Allora il re si conturbò, e salì nella sala della porta, e pianse; e, mentre andava, diceva così: Figliuol mio Absalom! figliuol mio, figliuol mio Absalom! oh! fossi io pur morto in luogo tuo, figliuol mio Absalom, figliuol mio! E fu rapportato a Ioab: Ecco, il re piange, e fa cordoglio di Absalom. E la vittoria tornò in quel dì a tutto il popolo in duolo; perciocchè il popolo udì dire in quel dì: Il re è addolorato del suo figliuolo. E il popolo in quel dì entrò furtivamente nella città, come furtivamente entrerebbe gente che si vergognasse per esser fuggita nella battaglia. E il re si coprì la faccia, e gridava con gran voce: Figliuol mio Absalom, figliuol mio Absalom, figliuol mio! Ma Ioab entrò dal re in casa, e disse: Tu hai oggi svergognato il volto a tutta la tua gente, che ha oggi salvata la vita a te, ed ai tuoi figliuoli, ed alle tue figliuole, ed alle tue mogli, ed alle tue concubine; amando quelli che ti odiano, e odiando quelli che ti amano; perciocchè tu hai oggi dichiarato che capitani e soldati non ti son nulla; perchè io conosco oggi che, se Absalom fosse in vita, e noi tutti fossimo oggi morti, la cosa allora ti piacerebbe. Or dunque levati, esci fuori, e parla alla tua gente graziosamente; perciocchè io giuro per lo Signore, che se tu non esci fuori, non pure un uomo dimorerà teco questa notte; e ciò ti sarà un male peggiore che ogni altro male che ti sia avvenuto dalla tua giovanezza infino ad ora. Allora il re si levò, e si pose a sedere nella porta. E fu rapportato, e detto a tutto il popolo: Ecco, il re siede nella porta. E tutto il popolo venne davanti al re. ORA, essendosene gl’Israeliti fuggiti ciascuno alle sue stanze, tutto il popolo contendeva fra sè stesso in tutte le tribù d’Israele, dicendo: Il re ci ha riscossi dalle mani de’ nostri nemici: egli ancora ci ha salvati dalle mani de’ Filistei; e ora egli è fuggito dal paese per cagione di Absalom. Ed Absalom, il qual noi avevamo unto sopra noi, è morto nella battaglia. Ora dunque, perchè non dite voi nulla di far ritornare il re? E il re Davide mandò a dire a’ sacerdoti Sadoc ed Ebiatar: Parlate agli Anziani di Giuda, dicendo: Perchè sareste voi gli ultimi a ricondurre il re in casa sua? or i ragionamenti di tutto Israele erano pervenuti al re in casa sua. Voi siete miei fratelli, mie ossa, e mia carne; perchè dunque sareste gli ultimi a ricondurre il re? Dite ancora ad Amasa: Non sei tu mie ossa, e mia carne? Così mi faccia Iddio, e così aggiunga, se tu non sei capo dell’esercito davanti a me in perpetuo, in luogo di Ioab. Così egli piegò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come di un uomo solo; laonde essi mandarono a dire al re: Ritornatene con tutta la tua gente. E il re se ritornò, ed arrivò al Giordano. Or que’ di Giuda erano venuti in Ghilgal, per andare incontro al re, per fargli passare il Giordano E Simi, figliuolo di Ghera, Beniaminita, ch’era da Bahurim, si affrettò, e scese con que’ di Giuda incontro al re Davide, avendo seco mille uomini di Beniamino; e Siba, famiglio della casa di Saulle, con quindici suoi figliuoli, e venti suoi servitori; e passarono il Giordano davanti al re. Poi la barca passò, per tragittare la famiglia del re, e per far ciò che piacerebbe al re. E, come il re era per passare il Giordano, Simi, figliuolo di Ghera, gli si gittò ai piedi; e disse al re: Il mio signore non m’imputi a colpa, e non ridurti a memoria il misfatto che il tuo servitore commise al giorno che il re, mio signore, uscì fuor di Gerusalemme, per recarselo a cuore. Perciocchè il tuo servitore conosce che io ho peccato; ed ecco, oggi son venuto il primo, avanti ogni altro della casa di Giuseppe, per iscendere incontro al re, mio signore. Ma Abisai, figliuolo di Seruia, si mosse a dire: Non si farebbe egli morir Simi, perciò ch’egli ha maledetto l’Unto del Signore? E Davide disse: Che ho io da far con voi, figliuoli di Seruia, che oggi mi siate in luogo di Satana? Farebbesi oggi morire alcuno in Israele? perciocchè non conosco io che oggi son re sopra Israele? E il re disse a Simi: Tu non morrai. E il re gliel giurò Poi scese ancora incontro al re Mefiboset, figliuolo di Saulle; il quale non si avea acconci i piedi, nè la barba, nè lavati i vestimenti, dal dì che il re se n’era andato, fino al giorno ch’egli tornò in pace. E quando egli venne in Gerusalemme incontro al re, il re gli disse: Perchè non venisti meco, Mefiboset? Ed egli disse: O re, mio signore, il mio servitore m’ingannò; perciocchè il tuo servitore avea detto: Io mi farò sellar l’asino, e monterò su, ed andrò col re; conciossiachè il tuo servitore sia zoppo. Ed egli ha calunniato il tuo servitore appo il re, mio signore; ma pure il re, mio signore, è come un angelo di Dio; fa’ dunque ciò che ti piacerà. Conciossiachè tutta la casa di mio padre non sia se non d’uomini che hanno meritata la morte appo il re, mio signore; e pur tu avevi posto il tuo servitore fra quelli che mangiano alla tua tavola. E qual diritto ho io ancora, e che ho io da gridare più al re? E il re gli disse: Perchè conteresti più le tue ragioni? Io ho detto: Tu, e Siba, partite le possessioni. E Mefiboset disse al re: Anzi prenda egli pure il tutto, poichè il re, mio signore, è venuto in pace in casa sua Or Barzillai Galaadita era disceso da Roghelim, e passò il Giordano col re, per accompagnarlo fin di là dal Giordano. E Barzillai era molto vecchio, d’età di ottant’anni; ed egli avea nudrito il re, mentre era dimorato in Mahanaim; perciocchè egli era uomo di grandissime facoltà. E il re disse a Barzillai: Tu, vientene meco, ed io ti nudrirò appresso di me in Gerusalemme. Ma Barzillai disse al re: Di che età sono io, per salir col re in Gerusalemme? Io sono omai d’età di ottant’anni; potrei io discernere fra il buono e il cattivo? potrebbe il tuo servitore gustar ciò che mangerebbe o berrebbe? potrei io ancora udir la voce de’ cantatori e delle cantatrici? e perchè sarebbe il tuo servitore più in gravezza al re, mio signore? Il tuo servitore passerà un poco di là dal Giordano col re; e perchè mi farebbe il re una cotal ricompensa? Deh! lascia che il tuo servitore se ne ritorni, e che io muoia nella mia città, presso alla sepoltura di mio padre e di mia madre; ma ecco Chimham, tuo servitore; passi egli col re, mio signore, e fagli ciò che ti piacerà. E il re disse: Vengasene Chimham meco, e io gli farò ciò che ti piacerà; ed a te ancora farò tutto ciò che tu chiederai da me. E quando tutto il popolo ebbe passato il Giordano, e che il re ancora fu passato, il re baciò Barzillai, e lo benedisse. Ed egli se ne ritornò al suo luogo E il re passò in Ghilgal, e Chimham passò con lui. E tutto il popolo di Giuda, e anche parte del popolo d’Israele, ricondussero il re. Or ecco, tutti gli altri Israeliti vennero al re, e gli dissero: Perchè ti hanno i nostri fratelli, gli uomini di Giuda, furtivamente menato via, ed hanno fatto passare il Giordano al re, ed alla sua famiglia, ed a tutta la sua gente con lui? E tutti gli uomini di Giuda risposero agli uomini d’Israele: Perciocchè il re è nostro prossimo; e perchè vi adirate voi per questo? abbiamo noi mangiato cosa alcuna del re? ovvero, ci ha egli fatto alcun dono? E gli uomini d’Israele risposero agli uomini di Giuda, e dissero: Noi abbiamo dieci parti nel re, ed anche inverso Davide noi siamo da più di voi; perchè dunque ci avete voi sprezzati? E non abbiamo noi i primieri parlato fra noi di far ritornare il nostro re? Ma il parlar degli uomini di Giuda fu più aspro che il parlar degli uomini d’Israele Or quivi si trovò a caso un uomo scellerato, il cui nome era Seba, figliuolo di Bicri, Beniaminita, il qual sonò con la tromba, e disse: Noi non abbiamo parte alcuna in Davide, nè ragione d’eredità nel figliuolo d’Isai. O Israele, vadasene ciascuno alle sue stanze. E tutti gli uomini d’Israele si dipartirono d’appresso Davide, e andarono dietro a Seba, figliuolo di Bicri; ma que’ di Giuda si attennero al re loro, accompagnandolo dal Giordano fino in Gerusalemme. Ora, quando il re Davide fu arrivato in casa sua, in Gerusalemme, prese le dieci donne concubine, ch’egli avea lasciate a guardia della casa, e le mise in una casa in custodia; e le nudriva, ma non entrava da loro; e furono così rinchiuse fino al dì della lor morte, in perpetuo vedovatico Poi il re disse ad Amasa: Adunami la gente di Giuda infra tre giorni, e tu ritrovati qui presente. Amasa dunque andò per adunare que’ di Giuda; ma tardò oltre al termine che il re gli avea posto. Laonde Davide disse ad Abisai: Ora Seba, figliuolo di Bicri, ci farà peggio che Absalom; prendi tu la gente del tuo signore, e perseguita Seba; che talora egli non si trovi alcune città forti, e scampi dagli occhi nostri. Così uscirono fuori dietro a lui la gente di Ioab, ed i Cheretei, ed i Peletei, e tutti gli uomini di valore; ed uscirono di Gerusalemme, per perseguitar Seba, figliuolo di Bicri. E come furono presso alla gran pietra ch’è in Gabaon, Amasa venne loro incontro. Or Ioab avea cinto il manto onde era vestito; e sopra esso la cintura della spada ch’era attaccata, pendendo sopra i suoi lombi nel fodero. Ed egli si fece avanti, e quella cadde. E Ioab disse ad Amasa: Stai tu bene, fratel mio? Poi con la man destra prese Amasa per la barba, per baciarlo. E Amasa non si prendeva guardia della spada che Ioab avea in mano. Ed egli lo percosse nella quinta costa, e sparse l’interiora di esso in terra, d’un sol colpo, senza raddoppiarlo. Così egli morì. Poi Ioab, ed Abisai suo fratello, perseguitarono Seba, figliuolo di Bicri. Ed uno de’ fanti di Ioab si fermò presso ad Amasa, e disse: Chi vuol bene a Ioab, e chi è per Davide, vada dietro a Ioab. E Amasa si voltolava nel sangue in mezzo della strada. E quell’uomo, veggendo che tutto il popolo si fermava, strascinò Amasa fuor della strada, in un campo, e gli gittò una vesta addosso, poichè vide che tutti quelli che venivano a lui si arrestavano. Quando egli fu levato via, ciascuno passò dietro a Ioab, per perseguitar Seba, figliuolo di Bicri Ed esso, passato per tutte le tribù d’Israele, venne in Abel, ed in Bet-maaca, con tutti i Beriti, i quali si erano adunati, e l’aveano eziandio seguitato. E tutta la gente ch’era con Ioab, venne e l’assediò in Abel di Bet-maaca; e fecero un argine contro alla città, il quale essendo condotto fino all’antimuro, essi tagliavano il muro, per farlo cadere. Allora una donna savia gridò dalla città: Udite, udite; deh! dite a Ioab: Accostati qua, ed io parlerò teco. E, quando egli si fu accostato a lei, la donna gli disse: Sei tu Ioab? Ed egli disse: Sì, io son desso. Ed ella gli disse: Ascolta le parole della tua servente. Ed egli disse: Io ascolto. Ed ella disse così: Anticamente si soleva dire: Vadasi pure a domandar consiglio in Abel; e come Abel aveva consigliato, così si mandava ad esecuzione. Io sono una delle più pacifiche e leali città d’Israele; tu cerchi di far perire una città, anzi una madre in Israele. Perchè disperderesti l’eredità del Signore? E Ioab rispose, e disse: Tolga Iddio, tolga Iddio da me, che io disperda, e guasti. La cosa non istà così; ma un uomo del monte di Efraim, il cui nome è Seba, figliuolo di Bicri, ha levata la mano contro al re Davide. Datemi lui solo, ed io mi partirò dalla città. E la donna disse a Ioab: Ecco, il suo capo ti sarà gittato d’in sul muro. Quella donna adunque se ne venne a tutto il popolo con la sua saviezza. Ed essi tagliarono la testa a Seba, figliuolo di Bicri, e la gittarono a Ioab. Allora egli fece sonar la tromba, e ognuno si sparse d’appresso alla città, e si ridusse alle sue stanze. E Ioab se ne ritornò in Gerusalemme al re E Ioab restò sopra tutto l’esercito di Israele; e Benaia, figliuolo di Ioiada, era sopra i Cheretei, ed i Peletei; ed Adoram era sopra i tributi; e Iosafat, figliuolo di Ahilud, era Cancelliere; e Seia era Segretario; e Sadoc ed Ebiatar erano Sacerdoti; vi era eziandio Ira Iairita, ch’era Governatore per Davide ORA al tempo di Davide vi fu una fame tre anni continui. E Davide domandò la faccia del Signore. E il Signore disse: Questo è avvenuto per cagion di Saulle, e di quella casa di sangue; perciocchè egli fece morire i Gabaoniti. Allora il re chiamò i Gabaoniti, e disse loro ora i Gabaoniti non erano de’ figliuoli d’Israele, anzi del rimanente degli Amorrei; ed i figliuoli d’Israele aveano loro giurato; ma Saulle, per una certa gelosia ch’egli avea per li figliuoli d’Israele e di Giuda, cercò di farli morire; Davide, dico, disse a’ Gabaoniti: Che vi farò io, e con che purgherò io il torto che vi è stato fatto, acciocchè voi benediciate l’eredità del Signore? Ed i Gabaoniti gli dissero: Noi non abbiam da fare con Saulle, nè con la sua casa, per argento, nè per oro; nè anche abbiam da fare di far morire alcuno in Israele. E il re disse loro: Che chiedete voi che io vi faccia? Ed essi dissero al re: Sienci dati sette uomini de’ figliuoli di colui che ci ha distrutti, ed ha macchinato contro a noi; talchè siamo stati sterminati, sì che non siam potuti durare in alcuna contrada d’Israele; e noi li appiccheremo al Signore in Ghibea di Saulle, eletto del Signore. E il re disse loro: Io ve li darò. E il re risparmiò Mefiboset, figliuolo di Gionatan, figliuolo di Saulle, per cagion del giuramento fatto nel Nome del Signore ch’era stato fra loro; fra Davide, e Gionatan, figliuolo di Saulle. Ma il re prese i due figliuoli di Rispa, figliuola di Aia, i quali ella avea partoriti a Saulle, cioè Armoni e Mefiboset; e i cinque figliuoli di Mical, figliuola di Saulle, i quali ella avea partoriti ad Adriel, figliuolo di Barzillai, Meholatita; e li diede nelle mani de’ Gabaoniti; ed essi li appiccarono in quel monte, davanti al Signore; e tutti e sette morirono insieme. Or furono fatti morire ai primi giorni della mietitura, in sul principio della ricolta degli orzi E Rispa, figliuola di Aia, prese un panno grosso, e se lo stese sopra una pietra, dimorando quivi, dal principio della ricolta, finchè stillò dell’acqua dal cielo sopra essi; e non permetteva che alcuno uccello del cielo si posasse sopra loro di giorno, nè alcuna fiera della campagna di notte. E fu rapportato a Davide ciò che Rispa, figliuola di Aia, concubina di Saulle, avea fatto. E Davide andò, e tolse le ossa di Saulle, e le ossa di Gionatan, suo figliuolo, d’appo quei di Iabes di Galaad, le quali essi aveano furtivamente tolte dalla piazza di Betsan, ove i Filistei li aveano appiccati, al giorno che i Filistei percossero Saulle in Ghilboa. E avendo fatte trasportar di là le ossa di Saulle, e le ossa di Gionatan, suo figliuolo; e le ossa di coloro ch’erano stati appiccati essendo eziandio state raccolte; furono sotterrate con le ossa di Saulle, e di Gionatan, suo figliuolo, nel paese di Beniamino, in Sela, nella sepoltura di Chis, padre di Saulle; e fu fatto tutto ciò che il re avea comandato. E, dopo questo, Iddio fu placato inverso il paese ORA, mentre i Filistei aveano ancora guerra con Israele, Davide, con la sua gente, andò e combattè contro a’ Filistei. Ed essendo Davide stanco, Isbibenob, ch’era de’ discendenti di Rafa il ferro della cui lancia era di peso di trecento sicli, ed era di rame, ed egli avea cinta una spada nuova, propose di percuotere Davide. Ma Abisai, figliuolo di Seruia, lo soccorse, e percosse il Filisteo, e l’uccise. Allora la gente di Davide giurò, dicendo: Tu non uscirai più con noi in battaglia, che talora tu non ispenga la lampana d’Israele. Ora, dopo questo, vi fu ancora guerra contro a’ Filistei, in Gob; ed allora Sibbecai Hussatita percosse Saf, ch’era dei discendenti di Rafa. Vi fu ancora un’altra guerra contro a’ Filistei, in Gob; ed Elhanan, figliuolo di Iaare-oreghim, Bet-lehemita, percosse Goliat Ghitteo; l’asta della cui lancia era come un subbio di tessitore. Vi fu ancora un’altra guerra in Gat; e quivi si trovò un uomo di grande statura, che avea sei dita in ciascuna mano, e in ciascun piede, ventiquattro in tutto; ed era anche esso della progenie di Rafa. Ed egli schernì Israele; ma Gionatan, figliuolo di Sima, fratello di Davide, lo percosse. Questi quattro nacquero in Gat, della schiatta di Rafa; e furono morti per mano di Davide, e per mano de’ suoi servitori E DAVIDE proferì al Signore le parole di questo cantico, al giorno che il Signore l’ebbe riscosso dalla mano di tutti i suoi nemici, e dalla mano di Saulle; e disse: Il Signore è la mia rocca, e la mia fortezza, e il mio liberatore; Egli è l’Iddio della mia rupe, io spererò in lui; Egli è il mio scudo, e il corno della mia salute; Il mio alto ricetto, il mio rifugio; Il mio Salvatore, che mi salva di violenza. Io invocai il Signore, al quale appartiene ogni lode, E fui salvato da’ miei nemici. Perciocchè onde di morte mi aveano intorniato, Torrenti di scellerati mi aveano spaventato. Legami di sepolcro, mi aveano circondato, Lacci di morte mi aveano incontrato. Mentre io era distretto, io invocai il Signore, E gridai all’Iddio mio; Ed egli udì la mia voce dal suo Tempio, E il mio grido pervenne a’ suoi orecchi. Allora la terra fu smossa, e tremò; I fondamenti de’ cieli furono crollati e scossi; Perciocchè egli era acceso nell’ira. Fumo gli saliva per le nari, E fuoco consumante per la bocca; Da lui procedevano brace accese. Ed egli abbassò i cieli, e discese, Avendo una caligine sotto a’ suoi piedi. E cavalcava sopra Cherubini, e volava, Ed appariva sopra le ale del vento. Ed avea poste d’intorno a sè, per tabernacoli, tenebre, Viluppi d’acque, e nubi dell’aria, Dallo splendore che scoppiava davanti a lui, Procedevano brace accese. Il Signore tonò dal cielo, E l’Altissimo mandò fuori la sua voce; Ed avventò saette, e disperse coloro; Folgore, e li mise in rotta. E, per lo sgridare del Signore, E per lo soffiar dell’alito delle sue nari, I canali del mare furon veduti, I fondamenti del mondo furono scoperti. Egli da alto distese la mano, Mi prese, mi trasse fuori di grandi acque. Egli mi riscosse dal mio potente nemico, Da quelli che mi odiavano; perciocchè erano più forti di me. Essi mi erano venuti incontro al giorno della mia calamità; Ma il Signore fu il mio sostegno. E mi trasse fuori in luogo largo; Egli mi liberò; perciocchè egli mi gradisce. Il Signore mi ha fatta la retribuzione secondo la mia giustizia; Egli mi ha renduto secondo la purità delle mie mani. Perciocchè io ho osservate le vie del Signore, E non mi sono empiamente rivolto dall’Iddio mio. Perciocchè io ho tenute davanti agli occhi tutte le sue leggi, E non mi son rivolto da’ suoi statuti. E sono stato intiero inverso lui, E mi son guardato dalla mia iniquità. E il Signore mi ha fatta la retribuzione secondo la mia giustizia, Secondo la purità che io ho guardata davanti agli occhi suoi. Tu ti mostri pietoso inverso il pio, Intiero inverso l’uomo intiero. Puro inverso il puro, E ritroso inverso il perverso; E salvi la gente afflitta, E bassi gli occhi in su gli altieri. Perciocchè tu sei la mia lampana, o Signore; E il Signore allumina le mie tenebre. Perciocchè per te io rompo tutta una schiera; Per l’Iddio mio io salgo sopra il muro. La via di Dio è intiera; La parola del Signore è purgata col fuoco; Egli è scudo a tutti coloro che sperano in lui. Perciocchè, chi è Dio, fuor che il Signore? E chi è Rocca, fuor che l’Iddio nostro? Iddio è la mia forza; e il mio valore; Ed ha renduta spedita e appianata la mia via. Egli rende i miei piedi simili a quelli delle cerve, E mi fa star ritto in su i miei alti luoghi. Egli ammaestra le mie mani alla battaglia, E con le mie braccia un arco di rame è spezzato. Tu mi hai ancora dato lo scudo della tua salvezza, E la tua benignità mi ha accresciuto. Tu hai allargati i miei passi sotto me, E le mie calcagna non son vacillate. Io ho perseguiti i miei nemici, e li ho sterminati; E non me ne son tornato indietro, finchè non li avessi distrutti. Io li ho distrutti, e li ho trafitti, e non son potuti risorgere; E mi son caduti sotto a’ piedi. E tu mi hai cinto di prodezza per la guerra; Tu hai abbassati sotto me quelli che si levavano contro a me. Ed hai fatte voltar le spalle a’ miei nemici, Ed a coloro che mi odiavano, davanti a me; Ed io li ho sterminati. Essi riguardavano in qua ed in là, ma non vi fu chi li salvasse; Riguardarono al Signore, ma egli non rispose loro. Ed io li ho stritolati minuto come polvere della terra; Io li ho calpestati, schiacciati, come il fango delle strade. Tu mi hai ancora scampato dalle brighe del mio popolo; Tu mi hai guardato per esser capo di genti; Il popolo che io non conosceva, mi è divenuto servo. Gli stranieri si sono infinti inverso me; Al solo udire degli orecchi, si son renduti ubbidienti a me. Gli stranieri son divenuti fiacchi, Ed hanno tremato di paura fin dentro i lor ricetti chiusi. Viva il Signore, e benedetta sia la mia Rocca; E sia esaltato Iddio, ch’è la Rocca della mia salvezza. Iddio è quel che mi dà modo di far le mie vendette, E che abbassa i popoli sotto me. Ed è quel che mi trae fuori da’ miei nemici; Tu mi levi ad alto d’infra coloro che mi assaltano, E mi riscuoti dagli uomini violenti. Perciò, o Signore, io ti celebrerò fra le nazioni, E salmeggerò al tuo Nome; Il quale rende magnifiche le vittorie del suo re, Ed usa benignità inverso Davide, suo Unto, E inverso la sua progenie, in sempiterno ORA queste son le ultime parole di Davide: Davide, figliuolo d’Isai, dice; Anzi l’uomo che è stato costituito in alta dignità, L’Unto dell’Iddio di Giacobbe, E il componitore delle soavi canzoni d’Israele, dice: Lo Spirito del Signore ha parlato per me, E la sua parola è stata sopra la mia lingua. L’Iddio d’Israele ha detto; La Rocca d’Israele mi ha parlato, dicendo; Chi signoreggia sopra gli uomini, sia giusto, Signoreggiando nel timor di Dio. Ed egli sarà come la luce della mattina, quando il sole si leva; Di una mattina senza nuvole; Come l’erba che nasce dalla terra per lo sole, e per la pioggia. Benchè la mia casa non sarà così appo Iddio; Perciocchè egli ha fatto meco un patto eterno Perfettamente bene ordinato ed osservato; Conciossiachè tutta la mia salute, e tutto il mio piacere sia, Ch’egli non lo farà rigermogliare. Ma gli uomini scellerati tutti quanti saranno gittati via, Come spine che non si prendono con la mano; Anzi, chi vuol maneggiarle impugna del ferro, od un’asta di lancia; Ovvero, son del tutto bruciate col fuoco in su la pianta QUESTI sono i nomi degli uomini prodi di Davide: Colui che sedeva nel seggio, il Tacmonita, era il principale de’ colonnelli. Esso era Adino Eznita, il quale in una volta andò sopra ottocent’uomini, e li sconfisse. E, dopo lui, era Eleazaro, figliuolo di Dodo, figliuolo di Ahohi. Costui era fra i tre prodi ch’erano con Davide, allora che sfidarono i Filistei, che si erano quivi adunati in battaglia, e che gl’Israeliti si ritrassero. Costui si levò, e percosse i Filistei, finchè la sua mano fu stanca, e restò attaccata alla spada. E il Signore diede una gran vittoria in quel dì; e il popolo ritornò dietro a Eleazaro, solo per ispogliare. E, dopo lui, Samma, figliuolo di Aghe, Hararita. Essendosi i Filistei adunati in una stuolo, in un luogo dove era un campo pieno di lenti, ed essendosi il popolo messo in fuga d’innanzi a’ Filistei, costui si presentò in mezzo del campo, e lo riscosse, e percosse i Filistei. E il Signore diede una gran vittoria. Ora questi tre capi de’ colonnelli vennero a Davide, al tempo della ricolta, nella spelonca di Adullam. Ed allora lo stuolo de’ Filistei era accampato nella valle de’ Rafei. E Davide era allora nella fortezza; ed in quel tempo i Filistei aveano guernigione in Bet-lehem. E Davide fu mosso di desiderio, e disse: Chi mi darà da bere dell’acqua della cisterna di Bet-lehem, ch’è alla porta? E que’ tre prodi penetrarono nel campo de’ Filistei, e attinsero dell’acqua dalla cisterna di Bet-lehem, ch’è alla porta; e la portarono, e la presentarono a Davide; ma egli non volle berne, anzi la sparse al Signore, e disse: Togli da me, Signore, che io faccia questo; berrei io il sangue di questi uomini che sono andati là al rischio della lor vita? E non volle ber quell’acqua. Queste cose fecero que’ tre prodi. Abisai anch’esso, fratello di Ioab, figliuolo di Seruia, era capo fra altri tre. Costui eziandio vibrò la sua lancia contro a trecent’uomini, e li uccise; onde egli acquistò fama fra que’ tre; fra i quali certo egli fu il più illustre, e fu lor capo; ma non pervenne a quegli altri tre. Poi vi era Benaia, figliuolo di Ioiada, figliuol d’un uomo valoroso; il qual Benaia fece di gran prodezze, ed era da Cabseel. Costui percosse i due Ariel di Moab; discese ancora, e percosse un leone in mezzo di una fossa, al tempo della neve. Egli percosse ancora un uomo Egizio, ch’era ragguardevole, ed avea in mano una lancia; ma Benaia discese contro a lui con un bastone, e gli strappò la lancia di mano, e l’uccise con la sua propria lancia. Queste cose fece Banaia, figliuolo di Ioiada, e fu famoso fra quei tre prodi. Egli fu illustre sopra i trenta; ma pure non pervenne a que’ tre. E Davide lo costituì sopra la gente ch’egli avea del continuo a suo comando. Poi vi era Asael, fratello di Ioab, ch’era sopra questi trenta, cioè: Elhanaan, figliuolo di Dodo, da Bet-lehem; Samma Harodita, Elica Harodita; Heles Paltita; Ira, figliuolo d’Icches, Tecoita; Abiezer Anatotita, Mebunnai Husatita; Salmon Ahohita, Maharai Netofatita; Heleb, figliuolo di Baana, Netofatita; Ittai, figliuolo di Ribai, da Ghibea de’ figliuoli di Beniamino; Benaia Piratonita, Hiddai dalle valli di Gaas; Abi-albon Arbatita, Azmavet Barhumita; Elihaba Saalbonita, Gionatan de’ figliuoli di Iasen; Samma Hararita; Ahiam figliuolo di Sarar, Ararita; Elifelet, figliuolo di Ahasbai, figliuolo di un Maacatita; Eliam, figliuolo di Ahitofel, Ghilonita; Hesrai Carmelita, Parai Arbita; Igheal, figliuolo di Natan, da Soba; Bani Gadita; Selec Ammonita; Naarai Beerotita, il quale portava le armi di Ioab, figliuolo di Seruia; Ira Itrita, Gareb Itrita; Uria Hitteo; in tutto trentasette OR l’ira del Signore si accese di nuovo contro ad Israele; ed egli incitò Davide contro ad essi, dicendo: Va’, annovera Israele e Giuda. E il re disse a Ioab, capo dell’esercito ch’era appresso di lui: Or va’ attorno per tutte le tribù d’Israele, da Dan fino in Beerseba, e annoverate il popolo, acciocchè io ne sappia il numero. E Ioab disse al re: Il Signore Iddio tuo accresca il popolo per cento cotanti, e faccia che gli occhi del re, mio signore, il veggano. E perchè vuole questa cosa il re, mio signore? Ma la parola del re prevalse a Ioab, ed a’ capi dell’esercito. Laonde Ioab, ed i capi dell’esercito ch’erano davanti al re, si partirono per annoverare il popolo d’Israele. E passarono il Giordano, e si accamparono in Aroer, a man destra della città che è in mezzo del torrente di Gad, ed appresso di Iazer. Poi vennero in Galaad, e nel paese delle contrade basse, cioè in Hodsi; poi vennero in Dan-Iaan, e ne’ contorni di Sidon. Poi vennero alla fortezza di Tiro, e in tutte le città degli Hivvei e de’ Cananei; poi di là procedettero verso la parte meridionale di Giuda, in Beerseba. Così circuirono tutto il paese, e ritornarono in Gerusalemme in capo di nove mesi e venti giorni. E Ioab diede al re il numero della descrizione del popolo; e d’Israele vi erano ottocentomila uomini valenti che potevano tirar la spada; e di que’ di Giuda cinquecentomila E Davide fu tocco nel cuore, dopo che egli ebbe annoverato il popolo. E Davide disse al Signore: Io ho gravemente peccato in ciò che io ho fatto; ma ora, Signore, rimovi, ti prego, l’iniquità del tuo servitore; perciocchè io ho fatta una gran follia. Ed essendosi Davide levato la mattina, il Signore parlò al profeta Gad, Veggente di Davide, dicendo: Va’, e di’ a Davide: Così ha detto il Signore: Io ti propongo tre cose; eleggitene una, ed io te la farò. Gad adunque venne a Davide, e gli rapportò la cosa, e gli disse: Qual cosa vuoi tu che ti avvenga? o sett’anni di fame nel tuo paese; o che tu fugga per tre mesi davanti a’ tuoi nemici, e ch’essi ti perseguitino; o che per tre giorni vi sia pestilenza nel tuo paese? Ora considera, e vedi ciò che io ho da rispondere a colui che mi ha mandato. Allora Davide disse a Gad: Io son grandemente distretto: deh! caggiamo nelle mani del Signore; perciocchè le sue compassioni son grandi; e ch’io non caggia nelle mani degli uomini. Il Signore adunque mandò una pestilenza in Israele, da quella mattina fino al termine posto; e morirono settantamila uomini del popolo, da Dan fino in Beerseba. E l’Angelo stese la sua mano sopra Gerusalemme, per farvi il guasto; ma il Signore si pentì di quel male, e disse all’Angelo che faceva il guasto fra il popolo: Basta, rallenta ora la tua mano. Or l’Angelo del Signore era presso dell’aia di Arauna Gebuseo. E Davide, avendo veduto l’Angelo che percoteva il popolo, disse al Signore: Ecco, io ho peccato, io ho operato iniquamente; ma queste pecore che hanno fatto? Deh! sia la tua mano sopra me, e sopra la casa di mio padre E Gad venne in quel dì a Davide, e gli disse: Sali, rizza un altare al Signore nell’aia di Arauna Gebuseo. E Davide salì, secondo la parola di Gad, come il Signore avea comandato. E Arauna riguardò, e vide il re e i suoi servitori che venivano a lui. Ed Arauna uscì fuori, e s’inchinò al re con la faccia verso terra. Poi disse: Perchè è venuto il re, mio signore, al suo servitore? E Davide disse: Per comperar de te quest’aia, per edificarvi un altare al Signore; acciocchè questa piaga sia arrestata d’in sul popolo. E Arauna disse a Davide: Il re, mio signore, prenda, ed offerisca ciò che gli piacerà; ecco questi buoi per l’olocausto; e queste trebbie e questi arnesi da buoi per legne. Il re Arauna donò tutte queste cose al re, e gli disse: Il Signore Iddio tuo ti gradisca. Ma il re disse ad Arauna: No; anzi del tutto compererò queste cose da te per prezzo, e non offerirò al Signore Iddio mio olocausti che io abbia avuti in dono. Davide adunque comperò l’aia e i buoi per cinquanta sicli d’argento. E Davide edificò quivi un altare al Signore, e offerì olocausti e sacrificii da render grazie. E il Signore fu placato inverso il paese, e la piaga fu arrestata d’in su Israele ORA il re Davide divenne vecchio e molto attempato; e benchè lo coprissero di panni, non però si riscaldava. Laonde i suoi servitori gli dissero: Cerchisi al re, nostro signore, una fanciulla vergine, la quale stia davanti al re, e lo governi, e ti giaccia in seno; acciocchè il re, mio signore, si riscaldi. Cercarono adunque, per tutte le contrade d’Israele, una bella fanciulla; e trovarono Abisag Sunamita, e la condussero al re. E la fanciulla era bellissima, e governava il re, e lo serviva; ma il re non la conobbe Allora Adonia, figliuolo di Hagghit, s’innalzò, dicendo: Io regnerò; e si fornì di carri e di cavalieri; e cinquant’uomini correvano davanti a lui. Or suo padre non volle contristarlo in vita sua, dicendo: Perchè hai fatta cotesta cosa? Ed oltre a ciò, egli era bellissimo, e sua madre l’avea partorito dopo Absalom. Poi tenne ragionamento con Ioab, figliuolo di Seruia, e col sacerdote Ebiatar; ed essi gli porsero aiuto, e lo seguitarono. Ma il sacerdote Sadoc, e Benaia, figliuolo di Ioiada, e il profeta Natan, e Simi, e Rei, e gli uomini prodi che Davide avea, non furono della parte di Adonia. Or Adonia ammazzò pecore e buoi, ed animali grassi, presso alla pietra di Zohelet, ch’è vicin della fonte di Roghel; e invitò tutti i suoi fratelli, figliuoli del re, e tutti gli uomini di Giuda ch’erano al servigio del re; ma non invitò il profeta Natan, nè Benaia, nè gli uomini prodi, nè Salomone, suo fratello E Natan disse a Batseba, madre di Salomone: Non hai tu udito che Adonia, figliuolo di Hagghit, è stato fatto re, senza che Davide, nostro signore, ne sappia nulla? Ora dunque vieni, e permetti, ti prego, che io ti dia un consiglio, acciocchè tu scampi la vita tua, e la vita di Salomone, tuo figliuolo. Va’, ed entra dal re Davide, e digli: Non hai tu, o re, mio signore, giurato alla tua servente, dicendo: Certo, Salomone, tuo figliuolo, regnerà dopo me, e sederà in sul mio trono? perchè dunque è stato fatto re Adonia? Ecco, mentre tu sarai ancora quivi, parlando col re, io entrerò dopo te, e supplirò le tue parole. Batseba dunque entrò dal re dentro alla camera. Ora il re era molto vecchio, ed Abisag Sunamita lo serviva. E Batseba s’inchinò, e fece riverenza al re. E il re le disse: Che hai? Ed ella gli disse: Signor mio, tu hai giurato alla tua servente per lo Signore Iddio tuo: Certo, Salomone, tuo figliuolo, regnerà dopo me, e sederà in sul mio trono. E pure ecco ora, Adonia è stato fatto re, senza che ora tu, o re, mio signore, ne abbi saputo nulla. Ed ha ammazzati buoi, ed animali grassi, e pecore, in gran numero; ed ha invitati tutti i figliuoli del re, e il sacerdote Ebiatar, e Ioab, capo dell’esercito; ma non ha chiamato il tuo servitore Salomone. Ora gli occhi di tutto Israele son volti verso te, o re, mio signore; acciocchè tu dichiari loro chi ha da sedere in sul trono del re, mio signore, dopo lui. Altrimenti avverrà che, quando il re, mio signore, giacerà co’ suoi padri, io e il mio figliuolo Salomone saremo riputati colpevoli. Or, mentre ella parlava ancora col re, ecco, il profeta Natan sopraggiunse. E ciò fu rapportato al re, dicendo: Ecco il profeta Natan. Ed egli venne alla presenza del re, e gli s’inchinò, con la faccia verso terra. E Natan disse al re: O re, mio signore, hai tu detto: Adonia regnerà dopo me, ed egli sarà quel che sederà sopra il mio trono? Conciossiachè oggi egli sia sceso, ed abbia ammazzati buoi, ed animali grassi, e pecore in gran numero; ed abbia invitati tutti i figliuoli del re, ed i capi dell’esercito, e il sacerdote Ebiatar; ed ecco, mangiano e bevono davanti a lui, ed hanno detto: Viva il re Adonia. Ma egli non ha chiamato me, tuo servitore, nè il sacerdote Sadoc, nè Benaia, figliuolo di Ioiada, nè Salomone, tuo servitore. Questa cosa è ella stata fatta da parte del re, mio signore, senza che tu abbi dichiarato al tuo servitore chi ha da sedere sopra il trono del re, mio signore, dopo lui? E il re Davide rispose, e disse: Chiamatemi Batseba. Ed ella venne davanti al re, e stette in piè in sua presenza. E il re giurò, e disse: Come il Signore, che ha riscossa l’anima mia d’ogni tribolazione, vive, io ti farò oggi, come io ti ho giurato per lo Signore Iddio di Israele, dicendo: Salomone, tuo figliuolo, regnerà dopo me; ed egli sederà in sul mio trono, in luogo mio. E Batseba s’inchinò con la faccia verso terra, e fece riverenza al re, e disse: Possa il re Davide, mio signore, vivere in perpetuo Poi il re Davide disse: Chiamatemi il sacerdote Sadoc, e il profeta Natan, e Benaia, figliuolo di Ioiada. Ed essi vennero in presenza del re. E il re disse loro: Prendete con voi i servitori del vostro signore, e fate montar Salomone, mio figliuolo sopra la mia mula, e menatelo sopra Ghihon. E il sacerdote Sadoc e il profeta Natan unganlo quivi per re sopra Israele. Poi sonate con la tromba, e dite: Viva il re Salomone. Poi ritornatevene dietro a lui, ed egli verrà, e sederà sopra il mio trono, e regnerà in luogo mio; perciocchè io l’ho ordinato per esser conduttore sopra Israele e sopra Giuda. E Benaia, figliuolo di Ioiada, rispose al re, e disse: Amen, così dica il Signore Iddio del re, mio signore. Siccome il Signore è stato col re, mio signore, così sia con Salomone; e magnifichi il suo trono, anche sopra il trono del re Davide, mio signore. Il sacerdote Sadoc adunque, e il profeta Natan e Benaia, figliuolo di Ioiada, e i Cheretei, e i Peletei, scesero, e fecero montare Salomone sopra la mula del re Davide, e lo condussero sopra Ghihon. E il sacerdote Sadoc prese il corno dell’olio del Tabernacolo, ed unse Salomone. Poi si sonò con la tromba, e tutto il popolo disse: Viva il re Salomone. E tutto il popolo ritornò dietro a lui, sonando flauti, e rallegrandosi di una grande allegrezza, talchè la terra si schiantava per le lor grida Or Adonia, e tutti gl’invitati ch’erano con lui, come finivano di mangiare, udirono questo romore. Ioab ancora udì il suon della tromba, e disse: Che vuol dire questo grido della città, che è così commossa? Mentre egli parlava ancora, ecco, Gionatan, figliuolo del sacerdote Ebiatar, giunse. Ed Adonia gli disse: Vien pure; perciocchè tu sei un valent’uomo, e devi recar buone novelle. Ma Gionatan rispose, e disse ad Adonia: Per certo il re Davide, nostro signore, ha costituito re Salomone. E il re ha mandato con lui il sacerdote Sadoc, e il profeta Natan, e Benaia, figliuolo di Ioiada, e i Cheretei, e i Peletei; ed essi l’hanno fatto montare sopra la mula del re. E il sacerdote Sadoc e il profeta Natan l’hanno unto per re in Ghihon; e di là se ne son tornati con allegrezza; e la città se n’è commossa. Quest’è il romore che voi avete udito. Ed anche Salomone si è posto a sedere sopra il trono reale. Ed anche i servitori del re son venuti per benedire il re Davide, nostro signore, dicendo: Iddio renda il nome di Salomone vie più eccellente che il tuo nome, e magnifichi il suo trono vie più che il tuo. E il re ha adorato in sul letto; ed anche ha detto così: Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele, il quale ha oggi stabilito uno che segga sopra il mio trono, davanti agli occhi miei. Allora tutti gl’invitati da Adonia sbigottirono, e si levarono, e andarono, ciascuno a suo cammino. Ed Adonia, temendo di Salomone, si levò, e andò, e impugnò le corna dell’Altare. E ciò fu rapportato a Salomone, dicendo: Ecco, Adonia teme del re Salomone; ed ecco, egli ha impugnate le corna dell’Altare, dicendo: Giurimi oggi il re Salomone, ch’egli non farà morire il suo servitore con la spada. E Salomone disse: Se egli si porta da uomo virtuoso, ei non caderà pur uno de’ suoi capelli a terra; ma, se si trova in lui del male, morrà. E il re Salomone mandò a ritrarlo d’appresso all’Altare. Ed egli venne, e s’inchinò al re Salomone. E Salomone gli disse: Vattene a casa tua ORA, avvicinandosi il tempo della morte di Davide, egli comandò al suo figliuolo Salomone, e gli disse: Io me ne vo per la via di tutta la terra; fortificati, e portati da uomo; e osserva ciò che il Signore Iddio tuo ti ha comandato di osservare; camminando nelle sue vie, ed osservando i suoi statuti, e i suoi comandamenti, e le sue leggi, e le sue testimonianze, siccome è scritto nella Legge di Mosè; acciocchè tu prosperi in tutto quello che tu farai, e in tutto ciò a che tu ti volterai; affinchè il Signore adempia ciò ch’egli mi ha promesso, dicendo: Se i tuoi figliuoli prendono guardia alla via loro, per camminar con lealtà nel mio cospetto, con tutto il cuor loro, e con tutta l’anima loro; non ti verrà giammai meno uomo che segga sopra il trono d’Israele. Oltre a ciò, tu sai quello che mi ha fatto Ioab, figliuolo di Seruia; ciò che egli ha fatto a’ due capi degli eserciti d’Israele, ad Abner, figliuolo di Ner, e ad Amasa, figliuolo di Ieter, i quali egli ha uccisi, spandendo in pace il sangue che si spande in guerra, e mettendo il sangue, che si spande in guerra, nella sua cintura ch’egli avea sopra le reni, e nelle sue scarpe ch’egli avea ne’ piedi. Fanne adunque secondo la tua sapienza, e non lasciare scendere la sua canutezza in pace nel sepolcro. Ma usa benignità inverso i figliuoli di Barzillai Galaadita, e sieno fra quelli che mangeranno alla tua tavola; perciocchè così vennero a me, quando io fuggiva d’innanzi ad Absalom, tuo fratello. Ecco, oltre a ciò, appo te è Simi, figliuolo di Ghera, Beniaminita, da Bahurim, il qual mi maledisse d’una maledizione atroce nel giorno che io andava in Mahanaim. Ma egli mi scese incontro verso il Giordano, ed io gli giurai per lo Signore, che io non lo farei morire con la spada. Ma ora non lasciarlo impunito; perciocchè tu sei uomo savio; considera dunque ciò che tu gli avrai da fare, e fa’ scendere la sua canutezza nel sepolcro per morte sanguinosa. Davide poi giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide. E il tempo che Davide regnò sopra Israele, fu di quarant’anni; egli regnò sette anni in Hebron, e in Gerusalemme regnò trentatrè anni E Salomone sedette sopra il trono di Davide, suo padre; e il suo reame fu grandemente stabilito. OR Adonia, figliuolo di Hagghit, venne a Batseba, madre di Salomone. Ed ella disse: La tua venuta è ella pacifica? Ed egli disse: Sì, è pacifica. Poi disse: Io ho da dirti una parola. Ed ella disse: Parla. Ed egli disse: Tu sai che il regno mi apparteneva, e tutti gl’Israeliti aveano affissate le facce loro sopra me, sperando che io regnerei; ma il reame è stato trasportato, ed è scaduto al mio fratello; perciocchè esso è stato fatto suo dal Signore. Ma ora io ti chieggio sol una cosa, non disdirmela. Ed ella gli disse: Parla pure. Ed egli le disse: Deh! di’ al re Salomone, perciocchè egli non te lo disdirà, ch’egli mi dia Abisag Sunamita per moglie. E Batseba disse: Bene sta, io parlerò per te al re. Batseba dunque venne al re Salomone, per parlargli per Adonia. E il re si levò a incontrarla, e le s’inchinò. Poi si pose a sedere sopra il suo trono, e fece mettere un seggio per sua madre; ed ella si pose a sedere alla man destra di esso. Ed ella disse: Io ho da farti una piccola richiesta, non disdirmela. E il re le disse: Falla pure, madre mia; perciocchè io non te la disdirò. Ed ella disse: Diasi Abisag Sunamita al tuo fratello Adonia per moglie. E il re Salomone rispose, e disse a sua madre: E perchè chiedi tu Abisag Sunamita per Adonia? Chiedi pure anche il reame per lui, poichè egli è mio fratello maggiore; per lui, per lo sacerdote Ebiatar, e per Ioab, figliuolo di Seruia. Ed il re Salomone giurò per lo Signore, dicendo: Così mi faccia Iddio, e così aggiunga, se Adonia non ha parlato di questa cosa contro alla vita sua. Ed ora come vive il Signore, il qual mi ha stabilito, e mi ha fatto sedere sopra il trono di Davide, mio padre; e mi ha fatta una casa, come egli ne avea parlato; Adonia sarà oggi fatto morire. E il re Salomone mandò a farne l’esecuzione per le mani di Benaia, figliuolo di Ioiada, il quale si avventò sopra lui; ed egli morì Poi il re disse al sacerdote Ebiatar: Vattene in Anatot, alla tua possessione; perciocchè tu hai meritata la morte; ma pure oggi non ti farò morire; perchè tu hai portata l’Arca del Signore Iddio davanti a Davide, mio padre, e perchè tu sei stato afflitto in tutto ciò in che mio padre è stato afflitto. Così Salomone depose Ebiatar, per non esser più sacerdote al Signore; per adempiere la parola del Signore, la quale egli avea detta contro alla casa di Eli, in Silo. Ora il grido ne venne fino a Ioab; perciocchè Ioab si era rivolto dietro ad Adonia, benchè non si fosse rivolto dietro ad Absalom. Ed egli si rifuggì nel Tabernacolo del Signore, e impugnò le corna dell’Altare. E fu rapportato al re Salomone che Ioab si era rifuggito al Tabernacolo del Signore, e ch’egli era appresso dell’Altare. E Salomone mandò Benaia, figliuolo di Ioaida, dicendo: Va’, avventati sopra lui. E Benaia entrò nel Tabernacolo del Signore, e disse a Ioab: Così ha detto il re: Esci fuori. Ma egli rispose: No; anzi morrò quì. E Benaia rapportò la cosa al re, dicendo: Così ha detto Ioab, e così mi ha risposto. E il re gli disse: Fa’ come egli ha detto, ed avventati sopra lui; e poi sotterralo; e togli d’addosso a me, e d’addosso alla casa di mio padre, il sangue che Ioab ha sparso senza cagione. E il Signore farà ritornare sopra il suo capo il sangue ch’egli ha sparso; perciocchè egli si è avventato sopra due uomini più giusti e migliori di lui, e li ha uccisi con la spada, senza che Davide, mio padre, ne sapesse nulla, cioè: Abner, figliuolo di Ner, capo dell’esercito d’Israele, ed Amasa, figliuolo di Ieter, capo dell’esercito di Giuda. Ritorni adunque il sangue di coloro in sul capo di Ioab, e in sul capo della sua progenie in perpetuo; ma siavi pace, da parte del Signore, a Davide, ed alla sua progenie, ed alla sua casa, ed al suo trono, in perpetuo. Così Benaia, figliuolo di Ioiada, salì, e si avventò sopra lui, e lo fece morire. Poi fu seppellito nella sua casa nel deserto Ed il re costituì Benaia, figliuolo di Ioiada, sopra l’esercito, in luogo di esso. Il re ordinò eziandio il sacerdote Sadoc, in luogo di Ebiatar. Poi il re mandò a chiamare Simi, e gli disse: Edificati una casa in Gerusalemme, e dimoravi, e non uscirne nè qua, nè là. Perciocchè al giorno che tu ne sarai uscito, e sarai passato il torrente di Chidron, sappi pur che del tutto tu morrai; il tuo sangue sarà sopra la tua testa. E Simi disse al re: La parola è buona; il tuo servitore farà come il re, mio signore, ha detto. E Simi stette in Gerusalemme un lungo spazio di tempo. Ed in capo di tre anni, avvenne che due servi di Simi se ne fuggirono ad Achis, figliuolo di Maaca, re di Gat. E ciò fu rapportato a Simi, e gli fu detto: Ecco, i tuoi servi sono in Gat. E Simi si levò, e sellò il suo asino, e andò in Gat, ad Achis, per cercare i suoi servi; e andò, e ricondusse i suoi servi da Gat. E fu rapportato a Salomone che Simi era andato da Gerusalemme in Gat, ed era ritornato. E il re mandò a chiamar Simi, e gli disse: Non ti avea io fatto giurare per lo Signore, e non ti avea io protestato, dicendo: Al giorno che tu uscirai, e andrai o qua o là, sappi pur che del tutto tu morrai? E tu mi dicesti: La parola che io ho udita è buona. Perchè dunque non hai osservato il giuramento del Signore, e il comandamento che io ti avea fatto? Il re, oltre a ciò, disse a Simi: Tu sai tutto il male che tu hai fatto a Davide, mio padre, del quale il tuo cuore è consapevole; e per ciò il Signore ha fatto ritornare in sul tuo capo il male che tu hai fatto. Ma il re Salomone sarà benedetto, e il trono di Davide sarà stabile davanti al Signore in perpetuo. E, per comandamento del re, Benaia, figliuolo di Ioiada, uscì, e si avventò sopra lui, ed egli morì. Ed il reame fu stabilito nelle mani di Salomone OR Salomone s’imparentò con Faraone, re di Egitto; e prese la figliuola di Faraone, e la menò nella Città di Davide, finchè avesse compiuto di edificare la sua casa, e la Casa del Signore, e le mura di Gerusalemme d’ogn’intorno. Solo il popolo sacrificava sopra gli alti luoghi; perciocchè fino a que’ dì non era stata edificata Casa al Nome del Signore. Ma pur Salomone amò il Signore, camminando negli statuti di Davide, suo padre; solo sacrificava, e faceva profumi sopra gli alti luoghi. IL re andò eziandio in Gabaon, per sacrificar quivi; perciocchè quello era il grande alto luogo. Salomone offerse mille olocausti sopra quell’Altare E il Signore apparve a Salomone, in Gabaon, di notte, in sogno. E Iddio gli disse: Chiedi ciò che tu vuoi che io ti dia. E Salomone disse: Tu hai usata gran benignità inverso Davide, mio padre, tuo servitore, siccome egli è camminato davanti a te in lealtà, ed in giustizia, e in dirittura di cuore verso te; e tu gli hai ancora riserbata questa gran benignità, che tu gli hai dato un figliuolo che siede sopra il suo trono, come oggi appare. Ora dunque, Signore Iddio mio, tu hai costituito re me, tuo servitore, in luogo di Davide, mio padre; ed io sono un piccol fanciullo, e non so nè uscire nè entrare. E il tuo servitore è in mezzo del tuo popolo che tu hai eletto, ch’è un popolo grande, il quale, per la moltitudine, non si può contare, nè annoverare. Da’ dunque al tuo servitore un cuore intendente, per giudicare il tuo popolo, per discernere tra il bene ed il male; perciocchè, chi potrebbe giudicare questo tuo popolo ch’è in così gran numero? E questo piacque al Signore, che Salomone avesse chiesta una tal cosa. E Iddio gli disse: Perciocchè tu hai chiesta questa cosa, e non hai chiesta lunga vita, nè ricchezze, nè la vita de’ tuoi nemici; anzi hai chiesto di avere intelletto per essere intendente a giudicare; ecco, io fo secondo la tua parola; ecco, io ti do un cuor savio ed intendente; talchè nè davanti a te è stato, nè dopo te sorgerà alcuno pari a te. Ed oltre a ciò, io ti do quello che tu non mi hai chiesto, ricchezze e gloria; talchè fra i re non ne fu mai alcun tale, qual tu sarai tutto il tempo della tua vita. E se tu cammini nelle mie vie, per osservare i miei statuti ed i miei comandamenti, come è camminato Davide, tuo padre, io prolungherò il tempo della tua vita. E Salomone si svegliò, ed ecco un sogno. Poi se ne venne in Gerusalemme, e si presentò davanti all’Arca del Patto del Signore, ed offerse olocausti, e sacrificò sacrificii da render grazie; fece eziandio un convito a tutti i suoi servitori Allora due donne meretrici vennero al re, e si presentarono davanti a lui. E l’una di loro disse: Ahi, signor mio! Io, e questa donna, dimoriamo in una stessa casa; or io partorii, stando con lei in quella casa. E il terzo giorno appresso che io ebbi partorito, questa donna partorì anch’essa; e noi stavamo insieme, e non vi era alcun forestiere con noi in casa; non vi era altri che noi due in casa. Ora, la notte passata, il figliuolo di questa donna è morto; perciocchè ella gli era giaciuta addosso. Ed ella s’è levata in mezzo alla notte, ed ha preso il mio figliuolo d’appresso a me, mentre la tua servente dormiva, e se l’ha posto a giacere in seno, e mi ha posto a giacere in seno il suo figliuolo morto. Ora io, levatami la mattina per allattare il mio figliuolo, ho trovato ch’era morto; ma, avendolo la mattina considerato, ecco, egli non era il mio figliuolo che io avea partorito. E l’altra donna disse: No; anzi il vivo è il mio figliuolo, e il morto è il tuo. E quell’altra diceva: No; anzi il morto è il tuo figliuolo, e il vivo è il mio figliuolo. Così parlavano in presenza del re. E il re disse: Costei dice: Questo che è vivo è il mio figliuolo, e il morto è il tuo; e colei dice: No; anzi il morto è il tuo figliuolo, e il vivo è il mio. Allora il re disse: Recatemi una spada. E fu portata una spada davanti al re. Poi il re disse: Spartite il fanciullo vivo in due: e datene la metà all’una, e la metà all’altra. Ma la donna di cui era il fanciullo vivo, disse al re perciocchè le viscere le si commossero inverso il suo figliuolo: Ahi! signor mio; datele il fanciullo vivo, e nol fate punto morire. Ma l’altra disse: Non sia nè a te, nè a me, spartasi. Allora il re diede la sentenza, e disse: Date a costei il fanciullo vivo, e nol fate punto morire; essa è la madre sua. E tutti gl’Israeliti, udito il giudicio che il re avea dato, temettero il re; perciocchè videro che vi era in lui una sapienza di Dio, per giudicare IL re Salomone adunque fu re sopra tutto Israele. E questi erano i principali signori della sua corte: Azaria, figliuolo di Sadoc, era Governatore; Elihoref ed Ahia, figliuoli di Sisa, erano Segretari; Iosafat, figliuolo di Ahilud, era Cancelliere; Benaia, figliuolo di Ioiada, era Capo dell’esercito; e Sadoc ed Ebiatar erano Sacerdoti; ed Azaria, figliuolo di Natan, era sopra i commissari; e Zabud, figliuolo di Natan, era principale Ufficiale, famigliare del re; ed Ahizar era il gran Maestro di casa; e Adoniram, figliuolo di Abda, era sopra i tributi. Or Salomone avea dodici commissari sopra tutto Israele, i quali provvedevano di vittuaglia il re e la sua casa; ciascuno di essi avea la cura di provvedere di vittuaglia un mese dell’anno. E questi erano i nomi loro: Il figliuolo di Ur era commissario nel monte di Efraim. Il figliuolo di Decher, in Macas, ed in Saalbim, ed in Bet-semes, ed in Elon, ed in Bet-hanan. Il figliuolo di Hesed, in Arubbot; del suo ripartimento era Soco, e tutto il paese di Hefer. Il figliuolo di Abinadab, in tutta la contrada di Dor; costui ebbe per moglie Tafat, figliuola di Salomone. Baana, figliuolo di Ahilud, in Taanac, ed in Meghiddo, ed in tutta la contrada di Bet-sean, che è presso di Sartan, disotto ad Izreel, da Bet-sean fino ad Abel-mehola, fin di là da Iocmeam. Il figliuolo di Gheber, in Ramot di Galaad; del suo ripartimento erano le villate di Iair, figliuol di Manasse, che sono in Galaad; ed anche la contrada di Argob che è in Basan; sessanta gran città murate, con isbarre di rame. Ahinadab, figliuolo d’Iddo, in Mahanaim. Ahimaas, in Neftali; ancora costui prese una figliuola di Salomone, cioè: Basmat, per moglie. Baana, figliuolo di Husai, in Aser, ed in Alot. Iosafat, figliuolo di Parua, in Issacar. Simi, figliuolo di Ela, in Beniamino. Gheber, figliuolo di Uri, nel paese di Galaad, che fu il paese di Sihon, re degli Amorrei, e di Og, re di Basan; ed era solo commissario in quel paese Giuda ed Israele erano in gran numero; erano come la rena ch’è in sul lito del mare, in moltitudine; mangiavano, e beveano, e si rallegravano. E Salomone signoreggiava sopra tutti i regni di qua dal Fiume, infino al paese de’ Filistei, ed infino a’ confini di Egitto; essi portavano presenti a Salomone, e furono suoi soggetti tutto il tempo della vita sua. Ora la provvisione della vittuaglia di Salomone, per ciascun giorno, era di trenta cori di fior di farina, e di sessanta cori d’altra farina; di dieci buoi grassi, e di venti buoi di pasco, e di cento montoni, oltre a’ cervi, e cavriuoli, e daini, e pollame di stia. Perciocchè egli signoreggiava in tutto il paese di qua del Fiume, da Tifsa fino in Gaza, sopra tutti i re ch’erano di qua dal Fiume; ed avea pace d’intorno a sè da ogni lato. E Giuda ed Israele dimoravano in sicurtà, ciascuno sotto alla sua vite, e sotto al suo fico, da Dan fino in Beerseba, tutto il tempo di Salomone. Salomone avea ancora quarantamila luoghi da cavalli per li suoi carri, e per dodicimila cavalieri. E que’ commissari, un mese dell’anno per uno, provvedevano di vittuaglia il re Salomone, e tutti quelli che si accostavano alla sua tavola; non lasciavano mancar cosa alcuna. Facevano eziandio venir l’orzo e la paglia, per i cavalli e per i muli, nel luogo dove erano; ciascuno secondo la sua commissione E IDDIO diede sapienza a Salomone, e grandissimo senno, ed un animo capace di tante cose, quant’è la rena ch’è in sul lito del mare. E la sapienza di Salomone fu maggiore che la sapienza di tutti gli Orientali, e che tutta la sapienza degli Egizi; talchè egli era più savio che alcun altro uomo; più ch’Etan Ezrahita, e che Heman, e che Calcol e che Darda, figliuoli di Mahol; e la sua fama andò per tutte le nazioni d’ogn’intorno. Ed egli pronunziò tremila sentenze; ed i suoi cantici furono in numero di mille e cinque. Parlò eziandio degli alberi, dal cedro ch’è nel Libano, fino all’isopo che nasce nella parete; parlò anche delle bestie, e degli uccelli, e de’ rettili, e de’ pesci. E da tutti i popoli, da parte di tutti i re della terra, che aveano udito parlare della sapienza di Salomone, si veniva per udire la sua sapienza OR Hiram, re di Tiro, avendo udito che Salomone era stato unto re, in luogo di suo padre, gli mandò i suoi servitori; perciocchè Hiram era sempre stato amico di Davide. E Salomone mandò a dire ad Hiram: Tu sai che Davide, mio padre, non ha potuto edificare una Casa al Nome del Signore Iddio suo, per le guerre, con le quali i suoi nemici lo tennero intorniato, finchè il Signore li ebbe posti sotto la pianta de’ suoi piedi. Ma ora il Signore Iddio mio mi ha dato riposo d’ogn’intorno; io non ho avversario alcuno, nè sinistro accidente. Perciò, ecco, io delibero di edificare una casa al Nome del Signore Iddio mio, siccome il Signore ne avea parlato a Davide, mio padre, dicendo: Il tuo figliuolo, il quale io metterò sopra il tuo trono, in luogo tuo, sarà quello che edificherà una Casa al mio Nome. Ora dunque comanda che mi si taglino de’ cedri del Libano; e i miei servitori saranno co’ tuoi servitori; ed io ti darò il pagamento de’ tuoi servitori, secondo tutto ciò che tu dirai; perciocchè tu sai che fra noi non vi è alcuno che sappia tagliare il legname, come i Sidonii. E quando Hiram ebbe udite le parole di Salomone, egli si rallegrò grandemente, e disse: Benedetto sia oggi il Signore, che ha dato a Davide un figliuolo savio, per successore sopra cotesto gran popolo. Ed Hiram mandò a dire a Salomone: Io ho inteso ciò che tu mi hai mandato; io farò tutto ciò che tu desideri intorno al legname di cedro, ed al legname di abete. I miei servitori lo condurranno dal Libano infino al mare; ed io lo farò metter per foderi nel mare, fino al luogo che tu mi manderai, e quivi il farò sciogliere, e tu li piglierai; e dal canto tuo tu mi contenterai con darmi della vittuaglia per la mia casa Hiram adunque dava a Salomone del legname di cedro, e del legname di abete, ad ogni sua volontà. E Salomone dava ad Hiram ventimila cori di grano, per lo mangiare di casa sua, e venti cori d’olio vergine; tanto ne dava Salomone ad Hiram ogni anno. Il Signore adunque avendo data sapienza a Salomone, come gliene avea parlato; ed essendovi pace fra Hiram e Salomone, e avendo amendue fatta lega insieme; il re Salomone levò gente da tutto Israele; e la levata fu di trentamila uomini. Ed egli ne mandava nel Libano diecimila per mese, a muta; un mese erano nel Libano, e due mesi in casa; e Adoniram era sopra quella levata. Oltre a ciò, Salomone avea settantamila uomini da portar pesi; ed ottantamila che tagliavano pietre nel monte; oltre a’ capi, e i commissari di Salomone, i quali erano sopra l’opera, in numero di tremila trecento, che, comandavano al popolo che lavorava all’opera. E per comandamento del re, si addussero pietre grandi, pietre fine, per fondar la Casa, e pietre pulite. Così i muratori di Salomone, e i muratori di Hiram, ed i Ghiblei, tagliarono, ed apparecchiarono il legname e le pietre, per edificar la Casa ORA, quattrocentottanta anni da che i figliuoli d’Israele furono usciti del paese di Egitto, l’anno quarto del regno di Salomone sopra Israele, nel mese di Ziv, che è il secondo mese, egli cominciò ad edificar la Casa al Signore. E la Casa che il re Salomone edificò al Signore, avea sessanta cubiti di lunghezza, e venti di larghezza, e trenta di altezza. E vi era un portico davanti alla parte della Casa, che si chiamava il Tempio, il quale avea venti cubiti di lunghezza, al pari della larghezza della Casa; e dieci cubiti di larghezza in fronte della Casa. Fece eziandio alla Casa delle finestre reticolate. Edificò ancora de’ palchi di camere, attenenti al muro della Casa d’ogn’intorno; d’intorno alle mura della Casa, così del luogo detto il Tempio, come dell’altro detto l’Oracolo; avendovi fatto d’ogn’intorno de’ contrafforti. La larghezza del palco da basso era di cinque cubiti, e la larghezza di quel di mezzo di sei, e la larghezza del terzo di sette; perciocchè egli fece delle ritratte alla Casa, di fuori; acciocchè que’ palchi non entrassero dentro alle mura della Casa. Ora, quando la Casa fu edificata, ella fu fabbricata di pietre ch’erano state condotte acconce in perfezione come aveano da essere; talchè nè martello, nè scure, nè alcun altro strumento di ferro, non fu sentito nella Casa, mentre si edificava. La porta de’ contrafforti, ch’erano in mezzo fra que’ palchi, era al lato destro della Casa; e per iscale a lumaca si saliva al palco di mezzo, e di quello al terzo. Egli adunque edificò la Casa, e la compiè; e la coperse di soffitti, e di riquadrature di cedro. E fabbricò quei palchi di camere d’intorno a tutta la Casa, dell’altezza di cinque cubiti ciascuno; intavolò eziandio la Casa di legno di cedro E la parola del Signore fu indirizzata a Salomone, dicendo: Quant’è a questa Casa che tu edifichi, se tu cammini ne’ miei statuti, e metti in opera le mie leggi, ed osservi tutti i miei comandamenti, per camminare in essi; io atterrò fermamente inverso te la mia parola, che io ho detta a Davide, tuo padre; ed abiterò in mezzo de’ figliuoli d’Israele, e non abbandonerò il mio popolo Israele. Salomone adunque edificò la Casa, e la compiè Or egli intavolò le mura della Casa di dentro d’assi di cedro; egli coperse il di dentro di legno, dal suolo della Casa fino al sommo delle pareti, e al coperto; e coperse il suolo della Casa d’assi di abete. Egli intavolò eziandio d’assi di cedro venti cubiti verso il fondo della Casa, dal suolo fino al sommo delle pareti; e fabbricò quello spazio indentro per l’Oracolo, pel Luogo santissimo. E la Casa, cioè il Tempio anteriore, era di quaranta cubiti. E il legno di cedro, ch’era dentro la Casa, era intagliato di coloquintide, e di fiori aperti; ogni cosa era di cedro, non si vedeva alcuna pietra. Dispose eziandio l’Oracolo, dentro della Casa, del fondo, per mettervi l’Arca del Patto del Signore. E le facciate dell’Oracolo erano di venti cubiti di lunghezza, e di venti di larghezza, e di venti di altezza, ed egli lo coperse d’oro finissimo; e coperse di cedro l’Altare. E Salomone coperse la casa di dentro, d’oro finissimo, e fece davanti all’Oracolo delle serrature d’oro; e coperse quello d’oro. Così coperse d’oro interamente tutta la Casa. Coperse eziandio d’oro tutto l’Altare ch’era presso all’Oracolo. E fece due Cherubini di legno di ulivo, dentro all’Oracolo, de’ quali ciascuno era alto dieci cubiti. E l’una delle ale dell’uno de’ Cherubini era lunga cinque cubiti, e l’altra altrettanto; dall’estremità d’una delle ale di esso, fino all’estremità dell’altra, vi erano dieci cubiti. L’altro Cherubino era parimente di dieci cubiti; amendue i Cherubini erano di una stessa misura e scultura. L’altezza d’uno de’ Cherubini era di dieci cubiti, e parimente l’altezza dell’altro. Ed egli mise i Cherubini nel mezzo della parte interiore della Casa; e quelli spandevano le loro ale di Cherubini; talchè l’ala dell’uno toccava l’una delle pareti, e l’ala dell’altro l’altra; e le loro ale, ch’erano verso il mezzo della Casa, si toccavano l’una l’altra. E coperse d’oro i Cherubini. E fece intagliare attorno attorno, in tutte le pareti della Casa, delle figure di rilievo, di Cherubini, e di palme, e di fiori aperti, di dentro, e di fuori. Coperse eziandio d’oro il suolo della Casa, di dentro e di fuori. Ed all’entrata dell’Oracolo fece delle reggi di legno di ulivo; il limitare e gli stipiti erano di una quinta parte. E sopra quelle due reggi di legno di ulivo, fece intagliare delle figure di Cherubini, e di palme, e di fiori aperti, e li coperse d’oro; e distese l’oro sopra i Cherubini, e sopra le palme. Fece ancora all’entrata del Tempio degli stipiti di legno di ulivo, d’una quarta parte; e due reggi di legno di abete, ciascuna delle quali si ripiegava in due. E vi fece intagliare de’ Cherubini, e delle palme, e de’ fiori aperti, e li coperse d’oro apposto sottilmente sopra gl’intagli. Edificò eziandio il cortile di dentro, a tre ordini di pietre pulite, ed un ordine di travatura di cedro. L’anno quarto, nel mese di Ziv, furono posti i fondamenti della Casa del Signore; e l’anno undecimo, nel mese di Bul, che è l’ottavo mese, la Casa fu compiuta, secondo tutto il suo disegno ed i suoi ordini. Così Salomone mise sett’anni ad edificarla POI Salomone, nello spazio di tredici anni, edificò la sua casa, e la compiè interamente. Edificò ancora la casa del Bosco del Libano, di lunghezza di cento cubiti, e di larghezza di cinquanta, e d’altezza di trenta; ed era posta sopra quattro ordini di colonne di cedro, sopra le quali vi era una travatura di cedro. E la casa era coperta di cedro di sopra, cioè sopra i palchi, ch’erano posti sopra quarantacinque colonne, a quindici per ordine. E vi erano tre ordini di finestre, il cui aspetto rispondeva l’uno all’altro triplicatamente. E tutti i vani e gli stipiti erano di figura quadra; e l’uno aspetto era dirincontro all’altro triplicatamente. Fece eziandio il portico a quelle colonne, di lunghezza di cinquanta cubiti, e di larghezza di trenta; e questo portico era davanti a quelle; talchè in fronte di esse vi erano colonne e travatura. Fece ancora il portico del trono, sopra il quale egli teneva ragione, nominato: Il Portico del giudicio; ed esso fu coperto di cedro, dal suolo fino al solaio. E nella sua casa, dove egli dimorava, vi era un altro cortile, dentro del portico, di simil lavoro a questo. Salomone fece ancora una casa per la figliuola di Faraone, la quale egli avea presa per moglie, somigliante a quel portico. Tutte queste fabbriche, di dentro e di fuori, dal fondamento fino agli sporti delle cornici, e di fuori fino al cortil grande, erano di pietre fine, segate con la sega, della medesima misura che le pietre pulite. Il fondamento ancora era di pietre fine, di pietre grandi, di pietre di dieci e di otto cubiti. Parimente al disopra vi erano delle pietre fine, della medesima misura delle pietre pulite; ed una fabbrica di legname di cedro. Similmente il cortile grande d’ogn’intorno era a tre solai di pietre pulite, ed un solaio di travi di cedro; come il cortile di dentro della Casa del Signore, e il portico della Casa ORA il re Salomone mandò a prender di Tiro Hiram, figliuolo di una donna vedova, della tribù di Neftali; ma suo padre era un Tirio, fabbro di rame, e compiuto in industria, ed intendimento, e scienza, da far qualunque lavorio di rame. Ed egli venne al re Salomone, e fece tutto il suo lavorio. E gettò le due colonne di rame, delle quali ciascuna avea di altezza diciotto cubiti; ed un filo di dodici cubiti circondava l’una e l’altra. Fece eziandio due capitelli di rame di getto, per porre in cima delle colonne: de’ quali ciascuno avea cinque cubiti di altezza. I capitelli, ch’erano in cima delle colonne, aveano certe reti di lavoro intralciato di cordoni fatti in forma di catene; erano a sette a sette in ciascun capitello. Ed avendo fatte le colonne, fece ancora due ordini di melegrane d’intorno, presso a ciascuna di quelle reti, per coprire di melegrane i capitelli ch’erano in cima delle colonne. Ed i capitelli ch’erano in cima delle colonne nel portico, erano fatti in forma di gigli, di quattro cubiti. E vi erano delle corone su le due colonne, al disopra, presso al ventre che era all’orlo dell’intralciatura; e vi erano dugento melegrane a più ordini d’ogn’intorno, su la seconda corona. Salomone rizzò le colonne nel portico del Tempio; una a man destra, e le pose nome Iachin; e l’altra a man sinistra, e le pose nome Boaz. E mise il lavoro fatto in forma di giglio in cima delle colonne. E così fu compiuto il lavoro delle colonne. Poi fece il mare di getto, che avea dieci cubiti da una parte dell’orlo all’altra opposta, ed era tondo d’ogn’intorno; ed era alto cinque cubiti, ed un filo di trenta cubiti lo circondava d’ogn’intorno. E disotto all’orlo di esso, d’intorno, vi erano delle figure di rilievo che l’intorniavano, dieci per cubito, circondando il mare attorno attorno. Vi erano due ordini di queste figure di rilievo gettate insieme col mare. Esso era posto sopra dodici buoi, de’ quali tre erano volti verso il Settentrione, e tre verso l’Occidente, e tre verso il Mezzodì, e tre verso l’Oriente; e il mare era al disopra di essi; e tutte le parti di dietro di que’ buoi erano volte indentro. E la spessezza d’esso era di un palmo, e il suo orlo era fatto a guisa dell’orlo di una coppa, a fior di giglio; ed esso conteneva duemila bati. Oltre a ciò, fece dieci basamenti di rame, de’ quali ciascuno avea quattro cubiti di lunghezza, e quattro di larghezza, e tre di altezza. E tale era il lavoro de’ basamenti: vi erano delle aiuole in mezzo di certi orli, fatti a guisa di cornici incastrate; e sopra quelle aiuole, ch’erano in mezzo di quegli orli, vi erano de’ leoni, de’ buoi, e de’ Cherubini; e su quegli orli, disopra, vi era il piè della conca; e disotto ai leoni ed a’ buoi vi erano de’ fregi di basso rilievo. E ciascun basamento avea quattro ruote di rame, e le tavole di rame; e ne’ suoi quattro cantoni vi erano delle spalle; queste spalle erano gettate all’orlo di ciascuno de’ lati dei fregi, per esser sotto la conca. E la bocca del piè era indentro della corona, e rilevata disopra d’un cubito; e questa sua bocca era rotonda, a foggia d’un piè di vaso; ed era di un cubito e mezzo; e sopra questa sua bocca vi erano eziandio degl’intagli, co’ lor compartimenti, quadri, e non rotondi. Ora le quattro ruote eran disotto a quelle aiuole; e i perni delle ruote attenevano al basamento; e l’altezza di ciascuna ruota era di un cubito e mezzo. E le ruote erano fatte a guisa della ruota di un carro; i lor perni, e i lor mozzi, e i lor cerchi, e i lor razzuoli, tutto ciò era di getto. E quant’è alle quattro spalle ch’erano a’ quattro cantoni di ciascun basamento, erano di un medesimo pezzo col basamento. Ed in cima di ciascun basamento vi era un mezzo cubito di altezza, tondo d’intorno; ed in cima del basamento vi erano i suoi spazii ed aiuole, di uno stesso pezzo col basamento. Ed Hiram intagliò sopra le tavole di quegli spazii del basamento, e sopra le sue aiuole, de’ Cherubini, de’ leoni, e delle palme, secondo il vuoto di ciascuna di esse; e d’intorno vi erano de’ fregi. In questa maniera fece i dieci basamenti, i quali tutti erano gettati in un medesimo modo, e di una medesima misura, e di una medesima intagliatura. Poi fece le dieci conche di rame, delle quali ciascuna conteneva quaranta bati, ed era di quattro cubiti; ciascuna conca era posta sopra uno de’ dieci basamenti. E Salomone pose cinque di quei basamenti dal lato destro della Casa, e cinque dal lato sinistro; e pose il mare al lato destro della Casa, verso Oriente, dalla parte meridionale. Ed Hiram fece le conche, e le pale, ed i bacini; e compiè di fare tutto il lavoro che faceva al re Salomone, per la Casa del Signore: le due colonne, e i due vasi de’ capitelli, ch’erano in cima delle colonne, e le due reti, per coprire i due vasi de’ capitelli, ch’erano in cima delle colonne; e le quattrocento melegrane, per le due reti, a due ordini di melegrane, per ciascuna rete, per coprire i due vasi de’ capitelli ch’erano sopra le colonne; e i dieci basamenti, e le dieci conche per metter sopra i basamenti; e il mare, ch’era unico, e i dodici buoi ch’erano sotto il mare; e le caldaie, e le pale, e i bacini. Or tutti questi arredi, i quali Hiram fece al re Salomone, per la Casa del Signore, erano di rame pulito. Il re li fece gettare nella pianura del Giordano, in terra argillosa, fra Succot e Sartan. E Salomone si rimase di pesar tutti questi arredi, per la grandissima moltitudine; il peso del rame non fu ricercato Salomone fece ancora d’oro tutti questi altri arredi, ch’erano per la Casa del Signore. Egli fece d’oro l’Altare, e le Tavole, sopra le quali si mettevano i pani del cospetto. Fece ancora d’oro fine i Candellieri, de’ quali cinque erano a man destra, e cinque a sinistra, davanti all’Oracolo; fece parimente d’oro le bocce, e le lampane, e gli smoccolatoi; fece anche d’oro fino i nappi, e le forcelle, ed i bacini, e le coppe, ed i turiboli; i perni eziandio degli usci della Casa di dentro, cioè del Luogo santissimo, e degli usci dell’altra parte della Casa, cioè del Tempio, erano d’oro. Così fu compiuto tutto il lavorio, che il re Salomone faceva fare per la Casa del Signore. Poi Salomone vi fece portar dentro le cose che Davide, suo padre, avea consacrate: l’argento, e l’oro, ed i vasellamenti; e le pose ne’ tesori della Casa del Signore ALLORA il re Salomone adunò appresso di sè, in Gerusalemme, gli Anziani d’Israele, e tutti i capi delle tribù, i principali delle nazioni paterne de’ figliuoli d’Israele, per trasportar l’Arca del Patto del Signore, dalla Città di Davide, la quale è Sion. Si raunarono ancora appresso del re Salomone tutti gli uomini d’Israele, nel mese di Etanim, che è il settimo mese, nella festa. E tutti gli Anziani d’Israele essendo arrivati, i sacerdoti levarono l’Arca in su le spalle. E trasportarono l’Arca del Signore, e il Tabernacolo della convenenza, e tutti i vasellamenti sacri ch’erano nel Tabernacolo. I Sacerdoti e i Leviti li trasportarono. E il re Salomone, e tutta la raunanza d’Israele che si era adunata appresso di lui, camminavano con lui davanti all’Arca, sacrificando pecore e buoi, in tanto numero che non si potevano nè contare, nè annoverare. Ed i sacerdoti portarono l’Arca del Patto del Signore dentro al suo luogo, nell’Oracolo della Casa, nel Luogo santissimo, sotto alle ale de’ Cherubini; perciocchè i Cherubini spandevano le ale sopra il luogo dell’Arca, e coprivano l’Arca, e le sue stanghe, disopra. E tirarono infuori le stanghe, per tutta la lor lunghezza; ed i capi di esse si vedevano dal Luogo santo, in su la parte anteriore dell’Oracolo, e non si videro più di fuori; anzi son restate quivi fino a questo giorno. Dentro dell’Arca non vi era null’altro, che le due Tavole di pietra, che Mosè vi avea riposte in Horeb, quando il Signore fece patto co’ figliuoli d’Israele, dopo che furono usciti del paese di Egitto. Or avvenne che, dopo che i sacerdoti furono usciti fuori del Luogo santo, una nuvola riempiè la Casa del Signore. Ed i sacerdoti non potevano stare in piè per fare il servigio, per cagione della nuvola; perciocchè la gloria del Signore avea ripiena la Casa del Signore ALLORA Salomone disse: Il Signore ha detto ch’egli abiterebbe nella caligine. Io ti ho pure edificata, o Signore, una Casa per tuo abitacolo, una stanza per tua dimora in perpetuo. Poi il re voltò la faccia, e benedisse tutta la raunanza d’Israele or tutta la raunanza d’Israele stava quivi in piè, e disse: Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele, il quale con la sua bocca parlò a Davide, mio padre, ed ha con la sua mano adempiuto ciò ch’egli avea detto. Cioè: Dal giorno che io trassi fuor di Egitto il mio popolo Israele, io non ho scelta alcuna città d’infra tutte le tribù d’Israele, per edificarvi una Casa, nella quale il mio Nome dimorasse; ma io ho scelto Davide, per istabilirlo sopra il mio popolo Israele. Or Davide mio padre ebbe in cuore di edificare una Casa al Signore Iddio d’Israele. Ma il Signore disse a Davide, mio padre: Quant’è a quello che tu hai avuto in cuore di edificare una Casa al mio Nome, bene hai fatto di averlo avuto in cuore; nondimeno tu non edificherai essa Casa; anzi il tuo figliuolo, che uscirà dei tuoi lombi, sarà quello che edificherà questa Casa al mio Nome. Il Signore adunque ha messa ad effetto la parola ch’egli avea detta; ed io son surto in luogo di Davide, mio padre, e son seduto sopra il trono d’Israele, siccome il Signore ne avea parlato, ed ho edificata questa Casa al Nome del Signore Iddio d’Israele. E quivi ho costituito un luogo per l’Arca, nella quale è il Patto del Signore, ch’egli fece co’ nostri padri, quando li trasse fuor del paese di Egitto Poi Salomone si presentò davanti all’Altare del Signore, in presenza di tutta la raunanza d’Israele, ed aperse le palme delle sue mani verso il cielo, e disse: O Signore Iddio d’Israele, ei non vi è, nè disopra ne’ cieli, nè disotto sopra la terra, alcun dio pari a te, che attieni il patto e la benignità inverso i tuoi servitori, che camminano davanti a te con tutto il cuor loro; che hai attenuto al tuo servitore Davide, mio padre, ciò che tu gli avevi detto; e ciò che tu gli avevi detto con la tua bocca, tu l’hai adempiuto con la tua mano, come oggi appare. Ora dunque, Signore Iddio di Israele, osserva al tuo servitore Davide, mio padre, ciò che tu gli hai detto; cioè: Ei non ti verrà giammai meno, dal mio cospetto, uomo che segga in sul trono d’Israele; purchè i tuoi figliuoli prendano guardia alla via loro, per camminare davanti a me, come tu sei camminato. Ora dunque, o Dio d’Israele, sia, ti prego, verificata la tua parola, che tu hai detta al tuo servitore Davide, mio padre. Ma pure veramente abiterà Iddio in su la terra? Ecco, i cieli, ed i cieli de’ cieli non ti possono capire; quanto meno questa Casa la quale io ho edificata? Tuttavolta, o Signore Iddio mio, riguarda all’orazione del tuo servitore, ed alla sua supplicazione, per ascoltare il grido, e l’orazione la quale il tuo servitore fa oggi nel tuo cospetto; acciocchè gli occhi tuoi sieno aperti, notte e giorno verso questa Casa; verso il luogo del qual tu hai detto: Il mio Nome sarà quivi; per ascoltar l’orazione che il tuo servitore farà, volgendosi verso questo luogo. Esaudisci adunque la supplicazione del tuo servitore, e del tuo popolo Israele, quando ti faranno orazione, volgendosi verso questo luogo; ascoltali dal luogo della tua stanza ne’ cieli; ed ascoltandoli, perdona loro. Quando alcuno avrà peccato contro al suo prossimo, ed esso avrà da lui richiesto il giuramento, per farlo giurare; ed il giuramento sarà venuto davanti al tuo Altare, in questa Casa, porgi le orecchie dal cielo, ed opera, e giudica i tuoi servitori, condannando il colpevole, per fargli ritornare in su la testa ciò che egli avrà fatto; ed assolvendo il giusto, per rendergli secondo la sua giustizia. Quando il tuo popolo Israele sarà stato sconfitto dal nemico, perchè avrà peccato contro a te; se poi si converte a te, e dà gloria al tuo Nome, e ti fa orazione e supplicazione, in questa Casa, esaudiscilo dal cielo, e perdona al tuo popolo Israele il suo peccato, e riconducilo al paese che tu desti a’ suoi padri. Quando il cielo sarà serrato, e non pioverà, perchè i figliuoli d’Israele avranno peccato contro a te; se essi fanno orazione, volgendosi verso questo luogo, e dànno gloria al tuo Nome, e si convertono da’ lor peccati, perciocchè tu li avrai afflitti, esaudiscili dal cielo, e perdona a’ tuoi servitori, ed al tuo popolo Israele, il lor peccato, dopo che tu avrai loro mostrato il buon cammino, per lo quale hanno da camminare; e manda la pioggia in su la terra, la quale tu hai data per eredità al tuo popolo. Quando vi sarà nel paese fame, o pestilenza, od arsura, o rubigine, o locuste, o bruchi; ovvero, quando i nemici strigneranno il tuo popolo, nel paese della sua stanza; ovvero, quando vi sarà qualunque piaga, e qualunque infermità, esaudisci ogni orazione, ed ogni supplicazione, che farà qualunque persona, o tutto il tuo popolo Israele, quando ciascuno di loro avrà conosciuta la piaga del suo cuore, ed avrà aperte le palme delle sue mani verso questa Casa. Esaudiscila dal cielo, stanza della tua abitazione, e perdona, ed opera, e rendi a ciascuno secondo ogni sua via, come tu avrai conosciuto il suo cuore; perciocchè tu solo conosci il cuore di tutti i figliuoli degli uomini; acciocchè essi ti temano tutto il tempo che viveranno in su la terra che tu hai data a’ padri nostri. Esaudisci eziandio il forestiere che non sarà del tuo popolo Israele, e sarà venuto di lontan paese, per cagione del tuo Nome. Perciocchè udiranno parlare del tuo gran Nome, e della tua possente mano, e del tuo braccio steso. Quando adunque un tale sarà venuto, ed avrà fatta orazione in questa Casa, esaudiscila dal cielo, stanza della tua abitazione, e fa’ secondo tutto quello per che quel forestiere ti avrà invocato; acciocchè tutti i popoli della terra conoscano il tuo Nome, per temerti, come il tuo popolo Israele; e per conoscere che questa Casa che io ho edificata, si chiama del tuo Nome. Quando il tuo popolo sarà uscito in guerra contro a’ suoi nemici, per la via per la quale tu lo avrai mandato, e ti avrà fatta, o Signore, orazione volgendosi verso la città che tu hai eletta, e verso la Casa che io ho edificata al tuo Nome, esaudisci dal cielo la sua orazione, e la sua supplicazione, e fagli ragione. Quando avranno peccato contro a te perciocchè non vi è uomo alcuno che non pecchi, e tu ti sarai adirato contro a loro, e li avrai messi in potere dei lor nemici, e quelli che li avranno presi li avranno menati in cattività, in paese nemico, o lontano, o vicino; se nel paese, nel quale saranno stati menati in cattività, si ravveggono, e si convertono, e ti supplicano, nel paese di coloro che li avranno menati in cattività, dicendo: Noi abbiamo peccato, e commessa iniquità, noi siamo colpevoli; se si convertono a te con tutto il cuor loro, e con tutta l’anima loro, nel paese dei loro nemici, che li avranno menati in cattività; e ti fanno orazione, volgendosi verso il paese loro, che tu hai dato a’ lor padri, e verso la città che tu hai eletta, e verso la Casa che io ho edificata al tuo Nome, esaudisci dal cielo, stanza della tua abitazione, la loro orazione, e la lor supplicazione, e fa’ lor ragione. E perdona al tuo popolo che avrà peccato contro a te; e rimetti loro tutti i lor misfatti, che avranno commessi contro a te; e rendi loro misericordiosi quelli che li avranno menati in cattività, acciocchè abbiano pietà di loro; perciocchè essi sono tua gente, e tua eredità, che tu hai tratta fuor di Egitto, di mezzo della fornace di ferro. Sieno gli occhi tuoi aperti alla supplicazione del tuo servitore, ed alla supplicazione del tuo popolo Israele, per esaudirli in tutto ciò per che t’invocheranno. Perciocchè tu li hai messi da parte, per tua eredità, d’infra tutti i popoli della terra, siccome tu ne parlasti per lo tuo servitore Mosè, quando tu traesti fuor di Egitto i padri nostri, o Signore Iddio Ora, quando Salomone ebbe finito di far tutta questa orazione, e supplicazione al Signore, egli si levò su d’innanzi all’Altare del Signore, dove era stato inginocchione, con le palme delle mani aperte verso il cielo. E rizzatosi in piè, benedisse tutta la raunanza d’Israele, ad alta voce, dicendo: Benedetto sia il Signore, il quale ha dato riposo al suo popolo Israele, interamente secondo ch’egli ne avea parlato; e’ non è caduto a terra nulla di tutte le buone parole ch’egli avea pronunziate per Mosè, suo servitore. Il Signore Iddio nostro sia con noi, come è stato co’ padri nostri; il Signore non ci abbandoni, e non ci lasci; per piegare il cuor nostro inverso lui, acciocchè camminiamo in tutte le sue vie, ed osserviamo i suoi comandamenti, ed i suoi statuti, e le sue leggi, ch’egli ha ordinate ai nostri padri. E queste mie parole, con le quali io ho fatta supplicazione nel cospetto del Signore, stieno presso del Signore Iddio nostro, giorno e notte; acciocchè egli mantenga la ragione del suo servitore, e del suo popolo Israele, secondo che occorrerà giorno per giorno; affinchè tutti i popoli della terra conoscano che il Signore è Dio, e che non ve n’è alcun altro. Sia dunque il cuor vostro intiero inverso il Signore Iddio nostro, per camminar ne’ suoi statuti, e per osservare i suoi comandamenti, come fate oggi Poi il re, e tutto Israele con lui, sacrificarono sacrificii davanti al Signore. E Salomone sacrificò, per sacrificio da render grazie, il quale egli fece al Signore, ventiduemila buoi, e cenventimila pecore. Così il re e tutti i figliuoli d’Israele dedicarono la Casa del Signore. In quel giorno il re dedicò il mezzo del Cortile, ch’era davanti alla Casa del Signore; perciocchè sacrificò quivi olocausti ed offerte, e il grasso de’ sacrificii da render grazie; perchè l’Altare di rame ch’era davanti al Signore, era troppo piccolo, per capirvi gli olocausti, e le offerte, e il grasso de’ sacrificii da render grazie. Ed in quel tempo Salomone celebrò la solennità, insieme con tutto Israele, ch’era una gran raunanza, raccolta dall’entrata di Hamat fino al Torrente di Egitto, davanti al Signore Iddio nostro; e quella solennità durò sette giorni, e poi ancora sette altri, che furono quattordici giorni. L’ottavo giorno egli licenziò il popolo; ed essi benedissero il re, e se ne andarono alle loro stanze, allegri e lieti di cuore, per cagione di tutti i beni che il Signore avea fatti a Davide, suo servitore, e ad Israele, suo popolo ORA, dopo che Salomone ebbe finito di edificar la Casa del Signore, e la casa reale, e tutto ciò ch’egli ebbe desiderio e volontà di fare, il Signore, gli apparve la seconda volta, come gli era apparito in Gabaon; e gli disse: Io ho esaudita la tua orazione e la tua supplicazione, che tu hai fatta davanti a me; io ho santificata questa Casa, la quale tu hai edificata per mettervi il mio Nome in perpetuo; e gli occhi miei, e il cuor mio saranno del continuo là. E quant’è a te, se tu cammini nel mio cospetto, come è camminato Davide, tuo padre, in integrità di cuore, ed in dirittura, per far secondo tutto quello che io ti ho comandato; e se tu osservi i miei statuti e le mie leggi; io altresì stabilirò il trono del tuo reame sopra Israele, in perpetuo, come io promisi a Davide, tuo padre, dicendo: Giammai non ti verrà meno uomo che segga in sul trono d’Israele. Ma, se pur voi ed i vostri figliuoli vi rivolgete indietro da me, e non osservate i miei comandamenti e i miei statuti, i quali io vi ho proposti; anzi andate, e servite ad altri dii, e li adorate; io distruggerò Israele d’in su la terra che io gli ho data, e gitterò via dal mio cospetto la Casa, la quale io ho santificata al mio Nome; ed Israele sarà in proverbio ed in favola fra tutti i popoli. E quant’è a questa Casa, che sarà stata eccelsa, chiunque passerà presso di essa stupirà, e sufolerà; e si dirà: Perchè ha fatto il Signore in questo modo a questo paese ed a questa Casa? E si risponderà: Perciocchè hanno abbandonato il Signore Iddio loro, il qual trasse i lor padri fuor del paese di Egitto; e si sono appresi ad altri dii, e li hanno adorati, e hanno loro servito; perciò il Signore ha fatto venire sopra loro tutto questo male ORA in capo de’ venti anni, ne’ quali Salomone edificò le due case, la Casa del Signore, e la casa reale, Hiram, re di Tiro, avendo fatto presente a Salomone di legname di cedro, e d’abete, e d’oro, ad ogni suo piacere, il re Salomone allora gli diede venti città nel paese di Galilea. Ed Hiram uscì di Tiro, per veder le città che Salomone gli avea date; ma non gli piacquero. E disse: Che città son queste che tu mi hai date, fratel mio? E le chiamò: Il paese di Cabul. E questo nome è restato loro fino a questo giorno. Or Hiram avea mandato al re centoventi talenti d’oro Or questa fu la maniera che il re Salomone osservò nella levata della gente, ch’egli fece per edificar la Casa del Signore, e la casa sua, e Millo, e le mura di Gerusalemme, ed Hasor, e Meghiddo, e Ghezer Faraone, re di Egitto, era salito, ed avea preso Ghezer, e l’avea arsa col fuoco, ed avea uccisi i Cananei che abitavano nella città; poi l’avea data per un presente alla sua figliuola, moglie di Salomone; onde Salomone riedificò Ghezer, e Bethoron disotto, e Baalat, e Tadmor, nel deserto del paese, e tutte le città da magazzini di Salomone, e le città dove erano i carri, e dove stava la gente a cavallo; in somma, tutto quello che Salomone ebbe desiderio di edificare in Gerusalemme, e nel Libano, ed in tutto il paese della sua signoria. Egli levò, per esser tributario a fazioni personali, tutto il popolo rimasto degli Amorrei, degli Hittei, dei Ferizzei, degli Hivvei, e dei Gebusei, i quali non erano de’ figliuoli d’Israele; cioè i lor figliuoli rimasti dopo loro nel paese, i quali i figliuoli d’Israele non aveano potuti distruggere; ed è durato infino a questo giorno. Ma Salomone non fece servo alcuno de’ figliuoli d’Israele; anzi essi erano uomini di guerra, e suoi ministri, e suoi colonnelli, e suoi capitani, e capi de’ suoi carri, e della sua cavalleria. Questo fu il numero de’ capi de’ commissari, che furono costituiti sopra l’opera di Salomone, cioè: cinquecencinquanta, i quali comandavano alla gente che lavorava all’opera. Ora la figliuola di Faraone non salì dalla città di Davide nella sua casa, che Salomone le avea edificata, se non allora ch’egli ebbe edificato Millo. E, dopo ch’egli ebbe finito di edificare la Casa, egli offeriva tre volte l’anno olocausti, e sacrificii da render grazie, sopra l’Altare ch’egli avea edificato al Signore; e faceva profumi in su quello ch’era nel cospetto del Signore. Il re Salomone fece ancora un navilio in Esion-gheber, ch’è presso di Elot, in sul lito del mar rosso, nel paese degl’Idumei. Ed Hiram mandò in quel navilio, co’ servitori di Salomone, i suoi servitori marinari, intendenti dell’arte marinaresca. Ed essi, arrivati in Ofir, tolsero di là quattrocenventi talenti d’oro, i quali condussero al re Salomone ORA la regina di Seba, avendo intesa la fama di Salomone nel Nome del Signore, venne per far prova di lui con enimmi. Ed entrò in Gerusalemme con un grandissimo seguito e con cammelli carichi di aromati, e con grandissima quantità d’oro, e di pietre preziose; e venne a Salomone, e parlò con lui di tutto ciò ch’ella avea nel cuore. E Salomone le dichiarò tutto quello ch’ella propose; ei non vi fu cosa alcuna occulta al re, ch’egli non le dichiarasse. Laonde le regina di Seba, veggendo tutta la sapienza di Salomone, e la casa ch’egli avea edificata; e le vivande della sua tavola, e le stanze de’ suoi servitori, e l’ordine del servire de’ suoi ministri, e i lor vestimenti, e i suoi coppieri, e gli olocausti ch’egli offeriva nella Casa del Signore, svenne tutta. E disse al re: Ciò che io avea inteso nel mio paese de’ fatti tuoi, e della tua sapienza, era ben la verità. Ma io non credeva quello che se ne diceva, finchè io non son venuta, e che gli occhi miei non l’hanno veduto; ora ecco, non me n’era stata rapportata la metà; tu sopravanzi in sapienza ed in eccellenza la fama che io ne avea intesa. Beati gli uomini tuoi; beati questi tuoi servitori, che stanno del continuo davanti a te, che odono la tua sapienza. Sia benedetto il Signore Iddio tuo, il quale ti ha gradito, per metterti sopra il trono d’Israele, per l’amor che il Signore porta in eterno ad Israele; e ti ha costituito re, per far ragione e giustizia. Poi ella donò al re centoventi talenti d’oro, e gran quantità d’aromati, e di pietre preziose. Mai più non vennero cotali aromati, in gran quantità, come la regina di Seba ne donò al re Salomone. Il navilio di Hiram, che portava d’Ofir dell’oro, portò anche d’Ofir del legno d’Almugghim, in gran quantità, e delle pietre preziose; ed il re fece di quel legno d’Almugghim delle sponde alla Casa del Signore, ed alla casa reale, e delle cetere, e de’ salteri per li cantori; tal legno d’Almugghim non era mai più venuto, e mai più, fino a quel giorno, non era stato veduto. Il re Salomone altresì donò alla regina di Seba tutto ciò ch’ella ebbe a grado, e che gli chiese; oltre a quello che le donò secondo il poter del re. Poi ella si rimise in cammino; e, co’ suoi servitori, se ne andò al suo paese ORA il peso dell’oro, che veniva ogni anno a Salomone, era di seicensessantasei talenti d’oro; oltre a quello che traeva da’ gabellieri, e dal traffico de’ mercatanti di spezierie, e da tutti i re dell’Arabia, e da’ principali signori del paese. Onde il re Salomone fece fare dugento pavesi d’oro battuto, in ciascuno de’ quali impiegò siecento sicli d’oro; e trecento scudi d’oro battuto, in ciascuno de’ quali impiegò tre mine d’oro. E il re li mise nella casa del bosco del Libano. Il re fece, oltre a ciò, un gran trono d’avorio, il quale egli coperse d’oro fino. Quel trono avea sei gradi, e la parte disopra di esso era rotonda di dietro, e nel luogo del seggio v’erano degli appoggiatoi, di qua e di là, e due leoni erano posti presso di quegli appoggiatoi. V’erano eziandio dodici leoni, posti quivi sopra i sei gradi, di qua e di là. Niun tale trono fu giammai fatto in alcun regno. E tutti i vasellamenti della credenza del re Salomone erano d’oro; parimente tutti i vasellamenti della casa del Bosco del Libano erano d’oro fino; nulla era d’argento; l’argento non era in alcuna stima al tempo di Salomone. Perciocchè il re avea il navilio di Tarsis nel mare, insieme col navilio di Hiram. Il navilio di Tarsis veniva di tre in tre anni una volta, portando oro ed argento, avorio, e scimmie, e pappagalli. Così il re Salomone fu, in ricchezze ed in sapienza, il più grande di tutti i re della terra. E tutta la terra ricercava di veder Salomone, per intender la sua sapienza, la quale Iddio gli avea messa nel cuore. E ciascuno gli portava anno per anno il suo presente, vasellamenti d’oro, e vasellamenti d’argento, e vestimenti, ed arme, ed aromati, e cavalli, e muli. E Salomone adunò carri e cavalieri; ed ebbe mille quattrocento carri, e dodicimila cavalieri, i quali egli stanziò per le città ordinate per li carri, ed appresso di sè in Gerusalemme. Ed il re fece che l’argento era in Gerusalemme in quantità come le pietre; ed i cedri come i sicomori che son per la campagna. Ora, quant’è alla tratta de’ cavalli, e del filo che Salomone avea di Egitto, i fattori del re prendevano il filo a certo prezzo. E due coppie di cavalli erano comperate e tratte fuor di Egitto per seicento sicli d’argento, e ciascun cavallo per cencinquanta. Così, per le mani di que’ fattori, se ne traeva fuori per tutti i re degli Hittei, e per i re della Siria ORA il re Salomone amò, oltre alla figliuola di Faraone, molte donne straniere, Moabite, Ammonite, Idumee, Sidonie, Hittee, delle nazioni delle quali il Signore avea detto a’ figliuoli di Israele: Non entrate da esse, ed esse non entrino da voi; per certo esse faranno rivolgere il cuor vostro dietro ai loro dii; a quelle si congiunse Salomone per amore. Ed ebbe settecento donne principesse, e trecento concubine; e le sue donne sviarono il suo cuore. Al tempo della sua vecchiezza avvenne che le sue donne sviarono il suo cuore dietro ad altri dii; ed il suo cuore non fu intiero inverso il Signore Iddio suo, come era stato il cuor di Davide, suo padre. E Salomone andò dietro ad Astoret, dio de’ Sidonii; e dietro a Milcom, abbominazione degli Ammoniti. Così Salomone fece ciò che dispiace al Signore; e non seguitò il Signore appieno, come avea fatto Davide, suo padre. Allora Salomone edificò un alto luogo a Chemos, abbominazione di Moab, nel monte ch’è dirimpetto a Gerusalemme; ed a Molec, abbominazione de’ figliuoli di Ammon. Il simigliante fece per tutte le sue donne straniere, le quali facevano profumi, e sacrificavano agl’iddii loro Perciò il Signore si adirò contro a Salomone, perchè il suo cuore s’era sviato dal Signore Iddio d’Israele, che gli era apparito due volte. E gli avea fatto comandamento intorno a questo, ch’egli non andasse dietro ad altri dii; ma egli non osservò ciò che il Signore avea comandato. E il Signore disse a Salomone: Perciocchè questo è stato in te, e tu non hai osservato il mio patto, ed i miei statuti, i quali io ti avea imposti; io del tutto straccerò il reame d’addosso a te, e lo darò al tuo servitore. Ma pure, per amor di Davide, tuo padre, io non farò questo a’ tuoi dì; io lo straccerò d’infra le mani del tuo figliuolo. Nondimeno, io non istraccerò tutto il reame; io ne darò una tribù al tuo figliuolo, per amor di Davide, mio servitore; e per amor di Gerusalemme, che io ho eletta IL Signore adunque fece sorgere un avversario a Salomone, cioè Hadad Idumeo, ch’era del sangue reale di Edom. Perciocchè avvenne, quando Davide era in Idumea, allora che Ioab, Capo dell’esercito, salì per far sotterrar gli uccisi, e percosse tutti i maschi d’Idumea perciocchè Ioab, con tutto Israele, dimorò quivi sei mesi, finchè ebbe distrutti tutti i maschi d’Idumea, che Hadad se ne fuggì, con alcuni uomini Idumei, de’ servitori di suo padre, per ridursi in Egitto. Or Hadad era giovanetto. Costoro adunque si partirono di Madian, e vennero in Paran, e presero con loro degli uomini di Paran, e vennero in Egitto a Faraone, re di Egitto, il quale diede ad Hadad una casa, e gli assegnò il suo vitto, ed anche gli diede una terra. Ed Hadad venne molto in grazia di Faraone; ed esso gli diede per moglie la sorella della sua moglie, la sorella della regina Tafnes. E la sorella di Tafnes gli partorì Ghenubat, suo figliuolo, il quale Tafnes allevò nella casa di Faraone; e Ghenubat fu nella casa di Faraone per mezzo i figliuoli di esso. Ora, quando Hadad ebbe inteso in Egitto, che Davide giaceva co’ suoi padri, e che Ioab, capo dell’esercito, era morto, disse a Faraone: Dammi licenza che io me ne vada al mio paese. E Faraone gli disse: Ma che ti manca appresso di me, che ecco tu cerchi di andartene al tuo paese? Ed gli disse: Nulla; ma pur dammi licenza. Iddio fece ancora sorgere un altro avversario a Salomone, cioè: Rezon, figliuolo d’Eliada, il quale se n’era fuggito d’appresso Hadadezer, re di Soba, suo signore. Or egli adunò appresso di sè della gente, e fu capo di scherani, quando Davide uccideva quella gente. Poi egli ed i suoi andarono in Damasco, e dimorarono quivi, e regnarono in Damasco. E Rezon fu avversario ad Israele tutto il tempo di Salomone, oltre al male che fece Hadad; ed infestò Israele, e regnò sopra la Siria GEROBOAMO ancora, figliuolo di Nebat Efrateo, da Sereda, servo di Salomone, il nome della cui madre era Serua, donna vedova, si levò contro al re. E questa fu la cagione, per la quale si levò contro al re: Salomone edificava Millo, e chiudeva la rottura della Città di Davide, suo padre. Or quell’uomo Geroboamo era valente e prode; e Salomone, veggendo il giovane che lavorava, l’ordinò sopra quelli della casa di Giuseppe, che portavano pesi. Ora, essendo in quel tempo Geroboamo uscito fuor di Gerusalemme, il profeta Ahia Silonita lo trovò per la via, vestito d’una vesta nuova; ed erano amendue soli in su la campagna. Ed Ahia prese la vesta nuova ch’egli avea indosso, e la stracciò in dodici pezzi. E disse a Geroboamo: Prenditene dieci pezzi; perciocchè il Signore Iddio d’Israele ha detto così: Ecco, io straccio il reame d’infra le mani di Salomone, e te ne darò dieci tribù. Ed a lui ne resterà una tribù, per amor di Davide, suo padre, e per amor di Gerusalemme, che è la città ch’io ho eletta d’infra tutte le tribù d’Israele. Perciocchè essi mi hanno abbandonato, ed hanno adorato Astoret, dio de’ Sidonii, e Chemos, dio de’ Moabiti, e Milcom, dio de’ figliuoli di Ammon; e non son camminati nelle mie vie, per far ciò che mi piace, e per mettere in opera i miei statuti, e le mie leggi, come fece Davide, padre di Salomone. Ma pure io non torrò dalle mani di lui nulla di tutto il reame; anzi lo manterrò principe tutto il tempo della vita sua, per amor di Davide, mio servitore, che io ho eletto, il quale ha osservati i miei comandamenti ed i miei statuti. Ma io torrò il reame di mano al suo figliuolo, e ne darò a te dieci tribù; ed al suo figliuolo ne darò una tribù; acciocchè vi resti del continuo una lampana a Davide, mio servitore, davanti a me, in Gerusalemme, che è la città, la quale io ho eletta per mettervi il mio Nome. Io adunque ti prenderò, e tu regnerai interamente secondo il desiderio dell’anima tua, e sarai re sopra Israele. Ed avverrà che, se tu ubbidisci a tutto quello che io ti comanderò, e cammini nelle mie vie, e fai ciò che mi piace, osservando i miei statuti ed i miei comandamenti, come ha fatto Davide, mio servitore, io sarò teco, e ti edificherò una casa stabile, come io l’avea edificata a Davide, e ti darò Israele. Ed io affliggerò la progenie di Davide per questo, ma non già in perpetuo. Perciò Salomone cercò di far morire Geroboamo; ma egli si levò, e se ne fuggì in Egitto, a Sisac, re di Egitto, e dimorò in Egitto fino alla morte di Salomone ORA, quant’è al rimanente dei fatti di Salomone, ed a quello ch’egli fece, ed alla sua sapienza; queste cose non sono esse scritte nel Libro dei fatti di Salomone? Ora il tempo che Salomone regnò in Gerusalemme sopra tutto Israele, fu di quarant’anni. Poi Salomone giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide, suo padre; e Roboamo, suo figliuolo, regnò in luogo suo E ROBOAMO andò in Sichem; perciocchè tutto Israele era venuto in Sichem, per costituirlo re. Ora, quando Geroboamo, figliuolo di Nebat, ch’era ancora in Egitto, ove era fuggito d’innanzi al re Salomone, ebbe ciò inteso, egli dimorò ancora in Egitto; ma gl’Israeliti lo mandarono a chiamare. E Geroboamo, e tutta la raunanza d’Israele, vennero, e parlarono a Roboamo, dicendo: Tuo padre ci ha posto addosso un grave giogo; ma tu alleviaci ora dalla dura servitù di tuo padre, e dal suo grave giogo, il quale egli ci ha posto addosso, e noi ti saremo soggetti. Ed egli disse loro: Andatevene fin di qui a tre giorni; poi ritornate a me. E il popolo se ne andò. E il re Roboamo si consigliò co’ vecchi ch’erano stati ministri del re Salomone, suo padre, mentre era in vita; dicendo: Come consigliate che si risponda a questo popolo? Ed essi gli risposero, dicendo: Se oggi tu ti sottometti a questo popolo, e te gli rendi soggetto, e gli dài buona risposta, e buone parole, egli ti sarà soggetto in perpetuo. Ma egli lasciò il consiglio che i vecchi gli aveano dato, e si consigliò co’ giovani, ch’erano stati allevati con lui, ed erano suoi ministri. E disse loro: Che consigliate voi che rispondiamo a questo popolo, che mi ha parlato, dicendo: Alleviaci dal giogo, il qual tuo padre ha posto sopra noi? E i giovani, ch’erano stati allevati con lui, gli risposero, e dissero: Di’ così a questo popolo che t’ha parlato, dicendo: Tuo padre ci ha posto addosso un grave giogo, ma tu alleviacene, e rispondi loro così: Il mio piccol dito è più grosso che i lombi di mio padre. Ora dunque mio padre vi ha caricato addosso un grave giogo, ma io lo farò vie più grave; mio padre vi ha castigati con isferze, ma io vi castigherò con flagelli pungenti. Ora, tre giorni appresso, Geroboamo, con tutto il popolo, venne a Roboamo, secondo che il re avea comandato, dicendo: Ritornate a me di qui a tre dì. E il re rispose aspramente al popolo, e lasciò il consiglio che i vecchi gli aveano dato. E parlò al popolo secondo il consiglio de’ giovani, dicendo: Mio padre vi ha posto addosso un grave giogo, ma io lo farò vie più grave; mio padre vi ha castigati con isferze, ma io vi castigherò con flagelli pungenti. Il re adunque non prestò le orecchie al popolo; perciocchè questo era una occasione procedente dal Signore, per adempier la sua parola, la quale egli avea pronunziata, per Ahia Silonita, a Geroboamo, figliuolo di Nebat E tutto il popolo d’Israele, veduto che il re non gli avea prestato orecchio, rispose al re, e disse: Qual parte abbiamo noi in Davide? noi non abbiamo alcuna ragione di eredità nel figliuolo d’Isai; o Israele, vattene alle tue stanze; provvedi ora, Davide, a casa tua. Ed Israele se ne andò alle sue stanze. Ma, quant’è a’ figliuoli d’Israele, che dimoravano nelle città di Giuda, Roboamo regnò sopra loro. E il re Roboamo mandò a tutti gl’Israeliti Adoram, ch’era sopra i tributi; ma essi lo lapidarono, ed egli morì. E il re Roboamo salì prestamente sopra un carro, per fuggirsene in Gerusalemme. Così gl’Israeliti si ribellarono dalla casa di Davide, e son restati così, fino a questo giorno. E, quando tutto Israele ebbe inteso che Geroboamo era ritornato, lo mandarono a chiamare nella raunanza, e lo costituirono re sopra tutto Israele; niuna tribù seguitò la casa di Davide, fuorchè la tribù di Giuda sola. E Roboamo, giunto in Gerusalemme, raunò tutta la casa di Giuda, e la tribù di Beniamino, in numero di centottantamila uomini scelti, atti alla guerra, per guerreggiar con la casa d’Israele, affine di ridurre il regno sotto l’ubbidienza di Roboamo, figliuolo di Salomone. Ma la parola di Dio fu indirizzata a Semaia, uomo di Dio, dicendo: Di’ a Roboamo, figliuolo di Salomone, re di Giuda, ed a tutta la casa di Giuda, e di Beniamino, ed al rimanente del popolo: Così ha detto il Signore: Non salite, e non combattete co’ figliuoli d’Israele, vostri fratelli; ritornatevene ciascuno a casa sua; perciocchè questa cosa è proceduta da me. Ed essi ubbidirono alla parola del Signore, e si volsero indietro, e se ne andarono, secondo il comandamento del Signore OR Geroboamo edificò Sichem, nel monte di Efraim, e vi dimorò; poi uscì di là, ed edificò Penuel. E Geroboamo disse tra sè stesso: Ora ben potrebbe ritornare il regno alla casa di Davide. Se questo popolo sale, per far sacrificii nella Casa del Signore, in Gerusalemme, il cuor suo si rivolgerà a Roboamo, re di Giuda, suo signore, e mi uccideranno, e ritorneranno a Roboamo, re di Giuda. Laonde il re prese consiglio di far due vitelli d’oro; poi disse al popolo: Voi non avete più bisogno di salire in Gerusalemme; ecco, o Israele, i tuoi dii, che ti hanno tratto fuor del paese di Egitto. E ne mise uno in Betel, e l’altro in Dan. E ciò fu cagione di peccato; e il popolo andava fino in Dan davanti all’uno di essi. Fece eziandio delle case d’alti luoghi, e creò de’ sacerdoti, presi di qua e di là d’infra il popolo, i quali non erano de’ figliuoli di Levi. Geroboamo ancora ordinò una festa solenne, al quintodecimo giorno dell’ottavo mese, simile alla festa chi si celebrava in Giuda; ed offeriva offerte sopra un altare. Così fece in Betel, sacrificando a’ vitelli ch’egli avea fatti; e costituì in Betel i sacerdoti degli alti luoghi ch’egli avea creati. Ora al quintodecimo giorno dell’ottavo mese, del qual mese egli era stato l’inventore di suo senno, egli offerse offerte sopra l’altare ch’egli avea fatto in Betel, e celebrò la festa solenne de’ figliuoli d’Israele; ed offerse offerte sopra l’altare, facendovi profumi ED ecco, un uomo di Dio venne di Giuda in Betel, con la parola del Signore, come Geroboamo stava in piè presso all’altare, per farvi profumi. E gridò contro all’altare, per la parola del Signore, e disse: Altare, altare, così ha detto il Signore: Ecco, egli nascerà un figliuolo alla casa di Davide, il cui nome sarà Giosia, il qual sacrificherà sopra te i sacerdoti degli alti luoghi, che fanno profumi sopra te; e si arderanno sopra te ossami d’uomini. E quello stesso giorno diede un segno, dicendo: Questo è il segno, che il Signore ha parlato: Ecco, l’altare di presente si schianterà, e la cenere che è sopra esso sarà sparsa. E quando il re Geroboamo ebbe udita la parola dell’uomo di Dio, la quale egli avea ad alta voce pronunziata contro all’altare di Betel, distese la sua mano disopra all’altare dicendo: Prendetelo. Ma la mano, ch’egli avea distesa contro al profeta, gli si seccò, ed egli non potè ritrarla a sè. L’altare eziandio si schiantò, e la cenere fu sparsa d’in su l’altare, secondo il segno che l’uomo di Dio avea dato per la parola del Signore. E il re fece motto all’uomo di Dio, e gli disse: Deh! supplica al Signore Iddio tuo, e fa’ orazione per me, che la mia mano mi sia restituita. E l’uomo di Dio supplicò al Signore, e la mano del re gli fu restituita, e divenne come prima. E il re disse all’uomo di Dio: Vientene meco in casa, e ristorati con cibo, ed io ti donerò un presente. Ma l’uomo di Dio disse al re: Avvegnachè tu mi dessi la metà della tua casa, io non andrei teco, e non mangerei pane, nè berrei acqua in questo luogo; perciocchè così mi è stato comandato per la parola del Signore, dicendo: Non mangiar pane, e non bere acqua in quel luogo; e non ritornartene per la medesima via, per la quale tu sarai andato. Così egli se ne andò per un’altra via, e non se ne ritornò per la medesima via, per la quale era venuto in Betel ORA in Betel abitava un profeta vecchio, il cui figliuolo venne, e gli raccontò tutte le opere che l’uomo di Dio avea in quel dì fatte in Betel, e le parole ch’egli avea dette al re; i figliuoli di esso le raccontarono al lor padre. Ed egli disse loro: Per qual via se n’è egli andato? E i suoi figliuoli videro la via, per la quale se n’era andato l’uomo di Dio, ch’era venuto di Giuda. Ed egli disse a’ suoi figliuoli: Sellatemi l’asino. Ed essi gli sellarono l’asino; ed egli vi montò su; e andò dietro all’uomo di Dio, e lo trovò a sedere sotto una quercia, e gli disse: Sei tu l’uomo di Dio che sei venuto di Giuda? Ed egli disse: Sì, lo sono. Ed egli gli disse: Vientene meco in casa mia e prendi cibo. Ma egli disse: Io non posso ritornare indietro, nè venir teco; e non mangerò pane, nè berrò acqua teco, in questo luogo. Perciocchè così mi è stato detto per la parola del Signore: Non mangiar pane, nè bere acqua, in quel luogo; e quando tu te ne andrai, non ritornar per la via, per la quale tu sarai andato. E colui gli disse: Anch’io son profeta, come tu; ed un Angelo mi ha parlato per la parola del Signore, dicendo: Rimenalo teco in casa tua, acciocchè mangi del pane, e beva dell’acqua. Ma egli gli mentiva. Egli adunque se ne ritornò con lui, e mangiò del pane in casa sua, e bevve dell’acqua. Ora, mentre sedevano a tavola, la parola del Signore fu indirizzata al profeta che l’avea fatto ritornare; ed egli gridò all’uomo di Dio ch’era venuto di Giuda, dicendo: Così ha detto il Signore: Perciocchè tu sei stato ribello alla parola del Signore, e non hai osservato il comandamento che il Signore Iddio tuo ti avea fatto; anzi sei ritornato, ed hai mangiato del pane, e bevuto dell’acqua, nel luogo del quale egli ti avea detto: Non mangiarvi pane, nè bervi acqua; il tuo corpo non entrerà nella sepoltura de’ tuoi padri E dopo che il profeta ch’egli avea fatto ritornare, ebbe mangiato del pane, ed ebbe bevuto, egli gli fece sellar l’asino. Ed egli se ne andò, ed un leone lo scontrò per la strada, e l’uccise; e il suo corpo morto giaceva in su la strada, e l’asino se ne stava in piè presso di quel corpo morto, e il leone parimente. Or ecco, certi passanti videro quel corpo morto, che giaceva in su la via, e il leone che gli stava appresso, e vennero, e rapportarono la cosa nella città, nella quale il vecchio profeta abitava. E come il profeta, che l’avea fatto ritornar dal suo cammino, ebbe ciò udito, disse: Egli è l’uomo di Dio, il quale è stato ribello alla parola del Signore; perciò, il Signore l’ha dato al leone, che l’ha lacerato ed ucciso, secondo la parola del Signore ch’egli gli avea detta. Poi parlò a’ suoi figliuoli, dicendo: Sellatemi l’asino. Ed essi gliel sellarono. Ed egli andò, e trovò il corpo morto di colui che giaceva in su la via, e l’asino, e il leone, che stavano in piè presso del corpo morto; il leone non avea divorato il corpo, nè lacerato l’asino. E il profeta levò il corpo dell’uomo di Dio, e lo pose in su l’asino, e lo riportò indietro. E quel profeta vecchio se ne venne nella sua città, per farne cordoglio, e per seppellirlo. E pose il corpo di esso nella sua sepoltura; ed egli e i suoi figliuoli fecero cordoglio di lui, dicendo: Ahi! fratel mio. E dopo che l’ebbe seppellito, disse a’ suoi figliuoli: Quando io sarò morto, seppellitemi nel sepolcro, nel quale l’uomo di Dio è seppellito; mettete le mie ossa presso delle sue ossa. Perchè ciò ch’egli ha gridato, per la parola del Signore, contro all’altare ch’è in Betel, e contr’a tutte le case degli alti luoghi che son nelle città di Samaria, avverrà per certo. Dopo questo fatto, Geroboamo non si rivolse però dalla sua cattiva via; anzi di nuovo fece de’ sacerdoti degli alti luoghi, presi di qua e di là d’infra il popolo; chi voleva si consacrava, ed era dei sacerdoti degli alti luoghi. E Geroboamo fu, in questo, cagion di peccato alla sua casa, fin per essere spenta, e distrutta d’in su la terra IN quel tempo Abia, figliuolo di Geroboamo, infermò. E Geroboamo disse alla sua moglie: Deh! levati, e travestiti, in modo che non si conosca che tu sei moglie di Geroboamo, e vattene in Silo; ecco, quivi è il profeta Ahia, il qual mi predisse che io sarei re sopra questo popolo. E prendi in mano dieci pani, e de’ boccellati, ed un fiasco di miele, e vattene a lui; egli ti dichiarerà ciò che avverrà al fanciullo. E la moglie di Geroboamo fece così; e si levò, e andò in Silo, ed entrò in casa d’Ahia. Or Ahia non poteva più vedere; perciocchè la vista gli era venuta meno per la vecchiezza. E il Signore disse ad Ahia: Ecco, la moglie di Geroboamo viene per domandarti del suo figliuolo; perciocchè egli è infermo; parlale in tale e tale maniera. Ora, quando ella entrerà, ella fingerà d’essere un’altra. Come dunque Ahia udì il suon de’ piedi di essa, ch’entrava per la porta, disse: Entra pure, moglie di Geroboamo; perchè fingi d’essere un’altra? io son pur mandato a te per portarti un duro messaggio Va’, di’ a Geroboamo: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Perciocchè, avendoti io innalzato d’infra il popolo, e costituito conduttore sopra il mio popolo Israele; ed avendo lacerato il regno d’infra le mani della casa di Davide, ed avendolo dato a te; tu non sei stato come il mio servitore Davide, il quale osservò i miei comandamenti, e camminò dietro a me con tutto il suo cuore, per far sol ciò che mi piace; ed hai fatto peggio che tutti coloro che sono stati davanti a te, e sei andato, e ti sei fatti degli altri dii, e delle statue di getto, per dispettarmi; ed hai gittato me dietro alle spalle; per questo, ecco, io fo venire un male sopra la casa di Geroboamo, e distruggerò a Geroboamo fino al piccolo fanciullo, chi è serrato e chi è lasciato in Israele; e andrò dietro alla casa di Geroboamo, per ispazzarla via, come si spazza lo sterco; finchè sia tutta consumata. Colui che sarà morto a Geroboamo dentro alla città, i cani lo mangeranno; e colui che sarà morto per la campagna, gli uccelli del cielo lo mangeranno; perciocchè il Signore ha parlato. Or tu, levati, vattene a casa tua; in quello stante che i tuoi piedi entreranno nella città, il fanciullo morrà. E tutto Israele farà cordoglio di lui, e lo seppellirà; perciocchè costui solo, d’infra quelli che appartengono a Geroboamo, entrerà nel sepolcro; conciossiachè in lui solo, della casa di Geroboamo, sia stato trovato alcun bene appo il Signore Iddio d’Israele. E il Signore si costituirà un re sopra Israele, il qual distruggerà la casa di Geroboamo in quel dì. E che? anzi pure or ora. E il Signore percoterà Israele, sì che sarà come la canna che è dimenata nell’acqua; e divellerà Israele d’in su questa buona terra ch’egli ha data a’ lor padri, e li dispergerà di là dal Fiume; perciocchè hanno fatti i lor boschi, dispettando il Signore. E darà Israele in man de’ suoi nemici, per cagion de’ peccati di Geroboamo, i quali egli ha commessi, ed ha fatti commettere a Israele. E la moglie di Geroboamo si levò, e se ne andò, e venne in Tirsa; e nell’istante ch’ella mise il piè in su la soglia della casa, il fanciullo morì. E fu seppellito, e tutto Israele ne fece duolo, secondo la parola del Signore, ch’egli avea pronunziata per lo profeta Ahia suo servitore. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gerobaomo, le guerre ch’egli fece, e come regnò; ecco, queste cose sono scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele. E il tempo che Geroboamo regnò, fu di ventidue anni; poi giacque co’ suoi padri; e Nadab, suo figliuolo, regnò in luogo suo OR Roboamo, figliuolo di Salomone, regnava in Giuda; egli era di età di quarantun anno, quando cominciò a regnare, e regnò diciassette anni in Gerusalemme, città, la quale il Signore avea eletta d’infra tutte le tribù d’Israele, per mettervi il suo nome. E il nome di sua madre era Naama Ammonita. E Giuda fece anch’egli ciò che dispiace al Signore, e lo provocò a gelosia, più che non aveano fatto i suoi padri, con tutti i lor peccati, che aveano commessi. E si edificarono anch’essi degli alti luoghi, e si fecero delle statue, e de’ boschi, sopra ogni alto colle, e sotto ogni albero verdeggiante. V’erano eziandio de’ cinedi nel paese. Essi fecero secondo tutti i fatti abbominevoli delle genti, le quali il Signore avea scacciate d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. Ed avvenne, l’anno quinto del re Roboamo, che Sisac, re di Egitto, salì contro a Gerusalemme; e prese i tesori della Casa del Signore, ed i tesori della casa reale; prese ogni cosa; prese ancora tutti gli scudi d’oro che Salomone avea fatti. E il re Roboamo fece, in luogo di quelli, degli scudi di rame, e li rimise nelle mani de’ capitani de’ sergenti, che facevano la guardia alla porta della casa reale. E quando il re entrava nella Casa del Signore, i sergenti li portavano; e poi li riportavano nella loggia de’ sergenti. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Roboamo, e tutto ciò ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel Libro delle Croniche dei re di Giuda? Ora vi fu del continuo guerra fra Roboamo e Geroboamo. E Roboamo giacque co’ suoi padri, e fu seppellito con essi nella Città di Davide. E il nome di sua madre era Naama Ammonita. Ed Abiam, suo figliuolo, regnò in luogo suo OR l’anno diciottesimo del re Geroboamo, figliuolo di Nebat, Abiam cominciò a regnare sopra Giuda. Egli regnò tre anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Maaca, figliuola di Abisalom. Ed egli camminò in tutti i peccati di suo padre, ch’egli avea commessi davanti a lui; e il cuor suo non fu intiero inverso il Signore Iddio suo, come era stato il cuore di Davide, suo padre. Ma pure, per amor di Davide, il Signore Iddio suo gli diede una lampana in Gerusalemme, facendo sorgere il suo figliuolo dopo lui, e facendo sussistere Gerusalemme. Perciocchè Davide avea fatto ciò che piace al Signore, e non si era, in tutto il tempo della vita sua, rivolto da qualunque cosa egli gli avea comandata, salvo nel fatto d’Uria Hitteo. Ora, come v’era stata guerra fra Roboamo e Geroboamo, tutto il tempo della vita di esso, così vi fu guerra fra Abiam e Geroboamo. Quant’è al rimanente de’ fatti di Abiam, e tutto ciò ch’egli fece; queste cose non sono elleno scritte nel Libro delle Croniche dei re di Giuda? Ed Abiam giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide; ed Asa, suo figliuolo, regnò in luogo suo OR Asa cominciò a regnare sopra Giuda l’anno ventesimo di Geroboamo, re d’Israele. E regnò in Gerusalemme quarantun anno. E il nome di sua madre era Maaca, figliuola di Abisalom. Ed Asa fece ciò che piace al Signore, come Davide, suo padre; e tolse via i cinedi dal paese; rimosse eziandio tutti gl’idoli, che i suoi padri aveano fatti; rimosse ancora dal governo Maaca, sua madre; perciocchè ella avea fatto un idolo per un bosco. Ed Asa spezzò l’idolo di essa, e l’arse presso al torrente di Chidron. Tuttavolta gli alti luoghi non furono tolti via; ma pure il cuor d’Asa fu intiero inverso il Signore, tutto il tempo della vita sua. Ed egli portò nella Casa del Signore le cose che suo padre avea consacrate, e quelle ancora ch’egli stesso avea consacrate: argento, ed oro, e vasellamenti. Ora vi fu guerra fra Asa e Baasa, re d’Israele, tutto il tempo della vita loro. E Baasa, re d’Israele, salì contro a Giuda, ed edificò Rama, per non lasciare uscire, nè entrare alcuno ad Asa, re di Giuda. Laonde Asa prese tutto l’argento, e l’oro, ch’era rimasto nel tesori della Casa del Signore; prese eziandio i tesori della casa del re, e li diede in mano a’ suoi servitori, e li mandò a Ben-hadad, figliuolo di Tabrimmon, figliuolo di Hesion, re di Siria, il quale abitava in Damasco, dicendo: Siavi lega fra me e te, come è stata fra mio padre e tuo padre; ecco, io ti mando un presente d’argento e d’oro; va’, rompi la lega che tu hai con Baasa, re d’Israele, acciocchè egli si ritragga da me. E Ben-hadad prestò le orecchie al re Asa, e mandò i capitani de’ suoi eserciti contro alle città d’Israele, e percosse Ion, e Dan, ed Abel-bet-maaca, e tutto Chinnerot, insieme con tutto il paese di Neftali. E, quando Baasa ebbe ciò inteso, restò di edificare Rama, e dimorò in Tirsa. Allora il re Asa, con bando pubblico, adunò tutto Giuda, senza eccettuarne alcuno; ed essi portarono via le pietre, e il legname di Rama, la quale Baasa edificava; e con quelle cose il re Asa edificò Ghibea di Beniamino, e Mispa. Ora, quant’è al rimanente di tutti i fatti d’Asa, e tutte le sue prodezze, e tutto ciò ch’egli fece, e le città ch’egli edificò; queste cose non son esse scritte nel Libro delle Croniche dei re di Giuda? Sol avvenne che nel tempo della sua vecchiezza egli infermò de’ piedi. Ed Asa giacque co’ suoi padri, e fu seppellito con essi nella Città di Davide, suo padre; e Giosafat, suo figliuolo, regnò in luogo suo OR Nadab, figliuolo di Geroboamo, cominciò a regnare sopra Israele l’anno secondo d’Asa, re di Giuda, e regnò sopra Israele due anni. E fece ciò che dispiace al Signore, e camminò nella via di suo padre, e nel suo peccato, col quale egli avea fatto peccare Israele. E Baasa, figliuolo di Ahia, della casa d’Issacar, congiurò contro a lui, e lo percosse presso a Ghibbeton de’ Filistei, mentre Nadab, e tutti gl’Israeliti, assediavano Ghibbeton. Baasa adunque l’uccise l’anno terzo d’Asa, re di Giuda, e regnò in luogo suo. E, quando egli fu re, percosse tutta la casa di Geroboamo; egli non lasciò in vita alcuna anima vivente della casa di Geroboamo, finchè l’ebbe distrutta, secondo la parola del Signore, ch’egli avea pronunziata per Ahia Silonita, suo servitore; per li peccati di Geroboamo, ch’egli avea commessi, e avea fatti commettere ad Israele, e per lo dispetto onde egli avea dispettato il Signore Iddio di Israele. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Nadab, e tutto ciò ch’egli fece; queste cose non son esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? Or vi fu guerra fra Asa e Baasa re d’Israele, tutto il tempo della vita loro. L’anno terzo d’Asa, re di Giuda, Baasa, figliuolo d’Ahia, cominciò a regnare sopra tutto Israele, in Tirsa; e regnò ventiquattro anni. E fece ciò che dispiace al Signore, e camminò nella via di Geroboamo, e nel peccato di esso, col quale egli avea fatto peccare Israele Allora la parola del Signore fu indirizzata a Iehu, figliuolo di Hanani, contro a Baasa, dicendo: Perciocchè avendoti io innalzato dalla polvere, ed avendoti posto per conduttore sopra il mio popolo Israele, pur sei camminato nella via di Geroboamo, e hai fatto peccare il mio popolo Israele, per dispettarmi co’ lor peccati; ecco io sarò dietro a Baasa, e dietro alla sua casa, per torla via; e farò che la tua casa sarà come la casa di Geroboamo, figliuolo di Nebat. Colui che sarà morto a Baasa nella città, i cani lo mangeranno; e colui che gli sarà morto per i campi, gli uccelli del cielo lo mangeranno. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Baasa, e ciò ch’egli fece, e le sue prodezze; queste cose non son esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? E Baasa giacque co’ suoi padri, e fu seppellito in Tirsa; ed Ela, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Ora il Signore avea parlato per lo profeta Iehu, figliuolo di Hanani, contro a Baasa, e contro alla sua casa, così per cagione di tutto il male ch’egli avea commesso davanti al Signore, dispettandolo con le opere delle sue mani; dinunziandogli ch’ella sarebbe come la casa di Geroboamo; come anche perciocchè egli l’avea percossa. L’ANNO ventesimosesto d’Asa, re di Giuda, Ela, figliuolo di Baasa, cominciò a regnare sopra Israele, e regnò in Tirsa due anni. E Zimri, suo servitore, capitano della metà de’ suoi carri, congiurò contro a lui. Or egli era in Tirsa, bevendo, ed ebbro, in casa di Arsa, suo mastro di casa in Tirsa. E Zimri venne, e lo percosse, e l’uccise l’anno ventesimosettimo d’Asa, re di Giuda, e regnò in luogo suo. E quando egli fu re, come prima fu assiso sopra il trono di Ela, egli percosse tutta la casa di Baasa; egli non gli lasciò in vita pur un bambino, nè parenti, nè amici. Così Zimri distrusse tutta la casa di Baasa, secondo la parola del Signore, ch’egli avea pronunziata contro a Baasa, per Iehu profeta; per tutti i peccati di Baasa, e di Ela, suo figliuolo, i quali aveano commessi, ed aveano fatti commettere ad Israele, dispettando il Signore Iddio d’Israele con gl’idoli loro. Or, quant’è al rimanente de’ fatti d’Ela, e tutto ciò ch’egli fece; queste cose non son esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? L’anno ventesimosettimo d’Asa, re di Giuda, Zimri cominciò a regnare, e regnò sette giorni in Tirsa. Or il popolo era a campo contro a Ghibbeton de’ Filistei. Ed avendo udito che Zimri avea fatta una congiura, e che avea eziandio percosso il re, tutti gl’Israeliti, quel giorno istesso, costituirono re sopra Israele Omri, capo dell’esercito, nel campo. Ed Omri salì, insieme con tutto Israele, da Ghibbeton, ed assediarono Tirsa. E come Zimri vide che la città era presa, entrò nel palazzo della casa reale, ed arse col fuoco la casa reale sopra sè, e così morì; per i suoi peccati ch’egli avea commessi, facendo ciò che dispiace al Signore, camminando nella via di Geroboamo, e nel peccato di esso, il quale egli avea commesso, facendo peccare Israele. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Zimri, e la congiura ch’egli fece; queste cose non son esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? Allora il popolo d’Israele fu diviso in due parti; l’una seguitava Tibni, figliuolo di Ghinat, per farlo re; e l’altra seguitava Omri. Ma il popolo, che seguitava Omri, fu più forte che quello che seguitava Tibni, figliuolo di Ghinat; e Tibni morì, ed Omri regnò. L’anno trentuno d’Asa, re di Giuda, Omri cominciò a regnare sopra Israele, e regnò dodici anni; in Tirsa regnò sei anni. E comperò il monte di Samaria da Semer, per due talenti di argento, ed edificò una città in quel monte; e chiamò quella città, ch’egli edificò: Samaria, del nome di Semer, ch’era stato signore di quel monte. Ed Omri fece ciò che dispiace al Signore, e fece peggio che tutti quelli ch’erano stati davanti a lui; e camminò in tutte le vie di Geroboamo, figliuolo di Nebat, e nel peccato di esso, col quale egli avea fatto peccare Israele, dispettando il Signore Iddio d’Israele co’ loro idoli. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti d’Omri, e le prodezze ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? Ed Omri giacque co’ suoi padri, e fu seppellito in Samaria; ed Achab, suo figliuolo, regnò in luogo suo ED Achab, figliuolo d’Omri, cominciò a regnare sopra Israele l’anno trentesimottavo d’Asa, re di Giuda; e regnò in Samaria sopra Israele ventidue anni. Ed Achab, figliuolo d’Omri, fece ciò che dispiace al Signore, più che tutti quelli ch’erano stati davanti a lui. Ed avvenne che, come se fosse stata leggier cosa di camminare ne’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, egli prese per moglie Izebel, figliuola d’Et-baal, re de’ Sidonii; e andò, e servì a Baal, e l’adorò; e rizzò un altare a Baal, nella casa di Baal, la quale egli avea edificata in Samaria. Achab fece ancora un bosco. Ed Achab fece vie peggio che tutti i re d’Israele, ch’erano stati davanti a lui, per dispettare il Signore Iddio d’Israele. Nel suo tempo, Hiel, da Betel, riedificò Gerico, e la fondò sopra Abiram, suo primogenito; e posò le porte di essa sopra Segub, suo figliuol minore; secondo la parola del Signore, la quale egli avea pronunziata per Giosuè, figliuolo di Nun ALLORA Elia Tisbita, ch’era di quelli della nuova popolazione di Galaad, disse ad Achab: Come il Signore Iddio d’Israele, al quale io ministro, vive, non vi sarà nè rugiada, nè pioggia, questi anni, se non alla mia parola. Poi la parola del Signore gli fu indirizzata, dicendo: Partiti di qui, e volgiti verso l’Oriente, e nasconditi presso al torrente Cherit, ch’è dirincontro al Giordano. E tu berrai del torrente, ed io ho comandato a’ corvi che ti nudriscano quivi. Egli adunque se ne andò, e fece secondo la parola del Signore, e andò, e dimorò presso al torrente Cherit, ch’è dirincontro al Giordano. E i corvi gli portavano del pane e della carne, mattina e sera; ed egli bevea del torrente. Ora, in capo all’anno, il torrente si seccò; perciocchè non v’era stata alcuna pioggia nel paese Allora la parola del Signore gli fu indirizzata, dicendo: Levati, vattene in Sarepta, città de’ Sidonii, e dimora quivi; ecco, io ho comandato quivi ad una donna vedova che ti nudrisca. Egli adunque si levò, e andò in Sarepta; e, come giunse alla porta della città, ecco, quivi era una donna vedova, che raccoglieva delle legne; ed egli la chiamò, e le disse: Deh! recami un poco d’acqua in un vaso, acciocchè io beva. E come ella andava per recargliela, egli la richiamò, e le disse: Deh! recami ancora una fetta di pane. Ma ella disse: Come il Signore Iddio tuo vive, io non ho pure una focaccia; io non ho altro che una menata di farina in un vaso, ed un poco di olio in un orciuolo; ed ecco, io raccolgo due stecchi, poi me ne andrò, e l’apparecchierò, per me e per lo mio figliuolo, e la mangeremo, e poi morremo. Ed Elia le disse: Non temere; va’, fa’ come tu hai detto; ma pur fammene prima una piccola focaccia, e recamela qua fuori; poi ne farai del pane per te e per lo tuo figliuolo. Perciocchè il Signore Iddio d’Israele ha detto così: Il vaso della farina, nè l’orciuol dell’olio non mancherà, fino al giorno che il Signore manderà della pioggia sopra la terra. Ella dunque andò, e fece come Elia le avea detto; ed ella, ed egli, e la casa di essa, ne mangiarono un anno intiero. Il vaso della farina, nè l’orciuol dell’olio non mancarono, secondo la parola del Signore, ch’egli avea detta per Elia Or avvenne, dopo queste cose, che il figliuolo di quella donna, padrona della casa, infermò; e la sua infermità fu molto grave, talchè egli spirò. Allora ella disse ad Elia: Che ho io a far teco, uomo di Dio? sei tu venuto a me, per far che la mia iniquità sia ricordata, e per far morire il mio figliuolo? Ma egli le disse: Dammi il tuo figliuolo. Ed egli lo prese dal seno di quella donna, e lo portò nella camera nella quale egli stava, e lo coricò sopra il suo letto; e gridò al Signore, e disse: Signore Iddio mio, hai tu pure anche afflitta questa vedova, appo la quale io albergo, facendole morire il suo figliuolo? Poi egli si distese, per tutta la sua lunghezza, sopra il fanciullo per tre volte, e gridò al Signore, e disse: Signore Iddio mio, torni, ti prego, l’anima di questo fanciullo in lui. E il Signore esaudì la voce d’Elia, e l’anima del fanciullo ritornò in lui, ed egli rivisse. Ed Elia prese il fanciullo, e lo portò giù dalla camera in casa, e lo diede a sua madre, e le disse: Vedi, il tuo figliuolo è vivo. Allora la donna disse ad Elia: Ora conosco che tu sei uomo di Dio, e che la parola del Signore, ch’è nella tua bocca, è verità E MOLTO tempo appresso, la parola del Signore fu indirizzata ad Elia, nell’anno terzo, dicendo: Va’, mostrati ad Achab, ed io manderò della pioggia sopra il paese. Elia dunque andò per mostrarsi ad Achab. Or la fame era grave in Samaria. Ed Achab chiamò Abdia, ch’era suo mastro di casa or Abdia temeva grandemente il Signore; e quando Izebel distruggeva i profeti del Signore, Abdia prese cento profeti, e li nascose, cinquanta in una spelonca, e cinquanta in un’altra, e li nudrì di pane e d’acqua; ed Achab disse ad Abdia: Va’ per lo paese, a tutte le fonti dell’acque, ed a tutti i torrenti; forse troveremo dell’erba, e conserveremo in vita i cavalli ed i muli; e non lasceremo che il paese divenga deserto di bestie. Spartirono adunque fra loro il paese, per andare attorno per esso; Achab andò per un cammino da parte, e Abdia per un altro cammino da parte. E mentre Abdia era per cammino, ecco, Elia gli venne incontro. E Abdia, riconosciutolo, si gittò in terra sopra la sua faccia, e disse: Sei tu desso, Elia, mio signore? Ed egli gli rispose: Sì, sono. Va’, di’ al tuo signore: Ecco Elia. Ma egli disse: Qual peccato ho io commesso, che tu voglia dare il tuo servitore nelle mani di Achab, per farmi morire? Come il Signore Iddio tuo vive, non v’è nazione, nè regno, dove il mio signore non abbia mandato a cercarti; ma è stato detto che tu non v’eri; anzi ha scongiurato il regno e la nazione, per sapere se niuno ti avea trovato. E ora tu dici: Va’, di’ al tuo signore: Ecco Elia. Ed avverrà che, quando io sarò partito d’appresso a te, lo Spirito del Signore ti trasporterà in qualche luogo che io non saprò, e quando io sarò venuto ad Achab, per rapportargli questo, egli, non trovandoti, mi ucciderà; e pure il tuo servitore teme il Signore dalla sua giovanezza. Non è egli stato dichiarato al mio signore ciò che io feci, quando Izebel uccideva i profeti del Signore? come io ne nascosi cento, cinquanta in una spelonca, e cinquanta in un’altra, e li nudrii di pane e d’acqua? E ora tu dici: Va’, di’ al tuo signore: Ecco Elia; onde egli mi ucciderà. Ma Elia disse: Come il Signore degli eserciti, al quale io ministro, vive, oggi io mi mostrerò ad Achab. Abdia adunque andò ad incontrare Achab, e gli rapportò la cosa. Ed Achab andò ad incontrare Elia E come Achab ebbe veduto Elia, gli disse: Sei tu qui, tu, che conturbi Israele? Ma egli disse: Io non ho conturbato Israele; anzi tu, e la casa di tuo padre, l’avete conturbato, avendo voi lasciati i comandamenti del Signore, ed essendo tu andato dietro a’ Baali. Ma ora, manda a far adunare appresso di me, in sul monte Carmel, tutto Israele, insieme co’ quattrocencinquanta profeti di Baal, e i quattrocento profeti del bosco, che mangiano alla tavola d’Izebel. E Achab mandò a tutti i figliuoli d’Israele, e adunò que’ profeti in sul monte Carmel Allora Elia si accostò a tutto il popolo, e disse: Infino a quando zoppicherete de’ due lati? Se il Signore è Dio, seguitatelo; se altresì Baal è Dio, seguitate lui. Ma il popolo non gli rispose nulla. Ed Elia disse al popolo: Io son restato solo profeta del Signore, ed i profeti di Baal sono quattrocencinquanta uomini. Or sienci dati due giovenchi, ed eleggansene essi uno, e taglinlo a pezzi, e ponganlo sopra delle legne, senza mettervi fuoco; io altresì appresterò l’altro giovenco, e lo porrò sopra delle legne, e non vi metterò fuoco. Poi invocate il nome de’ vostri dii; ed io invocherò il Nome del Signore. E quel dio che risponderà per fuoco, sia Iddio. E tutto il popolo rispose, e disse: Ben dici. Ed Elia disse a’ profeti di Baal: Sceglietevi uno de’ giovenchi, e apprestatelo i primi; perciocchè voi siete in maggior numero; e invocate il nome de’ vostri dii, ma non vi mettete fuoco. Essi adunque presero il giovenco ch’egli diede loro, e l’apprestarono; poi invocarono il nome di Baal, dalla mattina infino a mezzodì, dicendo: O Baal, rispondici. Ma non v’era nè voce, nè chi rispondesse; ed essi saltavano intorno all’altare che aveano fatto. E in sul mezzodì Elia li beffava, e diceva: Gridate con gran voce, poichè egli è dio; perciocchè egli è in alcun ragionamento, o in procaccio di qualche cosa, o in viaggio; forse anche dorme, e si risveglierà. Essi adunque gridavano con gran voce, e si facevano delle talgliature, secondo il lor costume, con coltelli, e con lancette, fino a spandersi il sangue addosso. E quando il mezzodì fu passato, ed essi ebbero profetizzato fino all’ora che si offerisce l’offerta, non essendovi nè voce, nè chi rispondesse, nè chi attendesse a ciò che facevano, Elia disse a tutto il popolo: Accostatevi a me. E tutto il popolo si accostò a lui. Ed egli racconciò l’altare del Signore ch’era stato disfatto. Poi Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figliuoli di Giacobbe, al quale il Signore avea detto: Il tuo nome sarà Israele. E di quelle pietre edificò un altare al Nome del Signore, e fece d’intorno all’altare un condotto della capacità d’intorno a due staia di semenza. Poi ordinò le legne, e tagliò il giovenco a pezzi, e lo mise sopra le legne. E disse: empiete quattro vasi d’acqua, e spandetela sopra l’olocausto, e sopra le legne. Poi disse: Fatelo la seconda volta. Ed essi lo fecero la seconda volta. Poi disse: Fatelo la terza volta. Ed essi lo fecero la terza volta; talchè l’acqua andava intorno all’altare, ed anche empiè il condotto. E in su l’ora che si offerisce l’offerta, il profeta Elia si accostò, e disse: Signore Iddio d’Abrahamo, d’Isacco, e d’Israele, conoscasi oggi che tu sei Dio in Israele, e che io son tuo servitore, e che per la tua parola io ho fatte tutte queste cose. Rispondimi, Signore, rispondimi; acciocchè questo popolo conosca che tu, Signore, sei l’Iddio, e che tu hai rivolto il cuor loro indietro. Allora cadde fuoco del Signore, e consumò l’olocausto, e le legne, e le pietre, e la polvere, e lambì l’acqua che era nel condotto. E tutto il popolo, avendo ciò veduto, cadde sopra la sua faccia, e disse: Il Signore è l’Iddio, il Signore è l’Iddio. Ed Elia disse loro: Prendete i profeti di Baal, non iscampine alcuno. Ed essi li presero. Ed Elia li fece scendere al torrente Chison, e quivi li scannò Allora Elia disse ad Achab: Sali, mangia, e bevi; perciocchè, ecco il suon d’un romor di pioggia. Ed Achab salì per mangiare e per bere. Ed Elia salì in su la sommità di Carmel; ed inchinatosi a terra, mise la faccia fra le ginocchia; e disse al suo servitore: Deh! sali, e riguarda verso il mare. Ed egli salì, e riguardò, e disse: Ei non vi è nulla. Ed Elia disse: Ritornavi fino a sette volte. Ed alla settima volta il servitore disse: Ecco, una piccola nuvola, come la palma della mano d’un uomo, sale dal mare. Ed Elia disse: Va’, di’ ad Achab: Metti i cavalli al carro, e scendi, chè la pioggia non ti arresti. Ed a poco a poco il cielo si oscurò di nuvoli e di vento, e vi fu una gran pioggia. E Achab montò sopra il suo carro, e se ne andò in Izreel. E la mano del Signore fu sopra Elia; ed egli si cinse i lombi, e corse davanti ad Achab, fino all’entrata d’Izreel OR Achab raccontò ad Izebel tutto quello ch’Elia avea fatto, e tutto il modo ch’egli avea tenuto in uccidere col coltello tutti que’ profeti. Ed Izebel mandò un messo ad Elia, a dirgli: Così mi facciano gl’iddii, e così aggiungano, se domani a quest’ora io non fo alla tua persona, come tu hai fatto alla persona dell’uno di essi. Ed Elia, veggendo questo, si levò, e se ne andò per iscampar la vita sua; e venne in Beerseba, città di Giuda, e lasciò quivi il suo servitore. Ma egli camminò dentro al deserto una giornata di cammino; e venuto ad un ginepro, vi si posò sotto, e chiedeva fra sè stesso di morire, e disse: Basta, Signore, prendi pur ora l’anima mia; perciocchè io non valgo meglio che i miei padri. Ed egli si coricò, e si addormentò sotto il ginepro. Ed ecco, un Angelo lo toccò, e gli disse: Levati, mangia. Ed egli riguardò; ed ecco, dal capo avea una focaccia cotta su le brace, ed una guastada d’acqua. Ed egli mangiò, e bevve; poi tornò a coricarsi. E l’Angelo del Signore tornò, e lo toccò la seconda volta, e disse: Levati, mangia; perciocchè questo cammino è troppo grande per te. Egli adunque si levò, e mangiò, e bevve; e poi per la forza di quel cibo, camminò quaranta giorni e quaranta notti, fino in Horeb, monte di Dio, E quivi entrò in una spelonca, e vi passò la notte. Ed ecco la parola del Signore gli fu indirizzata; ed egli gli disse: Che hai tu a far qui, Elia? Ed egli disse: Io sono stato commosso a gran gelosia per lo Signore Iddio degli eserciti; perciocchè i figliuoli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, han disfatti i tuoi altari, ed hanno uccisi con la spada i tuoi profeti; ed io son restato solo, e pure anche cercano di tormi la vita. Allora il Signore gli disse: Esci fuori, e fermati in sul monte, davanti al Signore. Ed ecco, il Signore passò, e davanti a lui veniva un grande ed impetuoso vento, che schiantava i monti, e spezzava le pietre; ma il Signore non era nel vento. E dopo il vento, veniva un tremuoto; ma il Signore non era nel tremuoto. E dopo il tremuoto, veniva un fuoco; ma il Signore non era nel fuoco. E dopo il fuoco, veniva un suono sommesso e sottile. E come Elia l’ebbe udito, s’involse la faccia nel suo mantello, ed uscì fuori, e si fermò all’entrata della spelonca; ed ecco, una voce gli venne, che gli disse: Che hai tu a far qui, Elia? Ed egli disse: Io sono stato commosso a gran gelosia per lo Signore Iddio degli eserciti; perciocchè i figliuoli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto, han disfatti i tuoi altari, ed hanno uccisi con la spada i tuoi profeti; ed io sono restato solo, e pure anche cercano di tormi la vita. Ma il Signore gli disse: Va’, ritornatene verso il deserto di Damasco, per lo cammino per lo quale sei venuto; e quando tu sarai giunto là, ungi Hazael per re sopra la Siria. Ungi eziandio, per re sopra Israele, Iehu, figliuolo di Nimsi; ungi ancora per profeta, in luogo tuo, Eliseo, figliuolo di Safat, da Abel-Mehola. Ed egli avverrà che, chiunque sarà scampato dalla spada di Hazael, Iehu l’ucciderà; e chiunque sarà scampato dalla spada di Iehu, Eliseo l’ucciderà. Or io ho riserbati in Israele settemila uomini, che son tutti quelli le cui ginocchia non si sono inchinate a Baal, e la cui bocca non l’ha baciato Ed Elia si partì di là, e trovò Eliseo, figliuolo di Safat, il quale arava, avendo davanti a sè dodici paia di buoi; ed egli era col duodecimo. Ed Elia andò da lui, e gli gittò addosso il suo mantello. Ed Eliseo lasciò i buoi, e corse dietro ad Elia, e disse: Deh! lascia che io baci mio padre e mia madre, e poi ti seguiterò. Ed Elia gli disse: Va’, e ritorna; perciocchè, che ti ho io fatto? Ed egli, lasciatolo, se ne ritornò in casa, e prese un paio di buoi, e li ammazzò; e con gli arnesi de’ buoi ne cosse la carne, e la diede al popolo, ed essi mangiarono. Poi si levò, e andò dietro ad Elia, e gli fu ministro OR Ben-hadad, re di Siria, adunò tutto il suo esercito; ed avea seco trentadue re, e cavalli, e carri; poi salì, pose l’assedio a Samaria, e la combattè. E mandò messi ad Achab, re d’Israele, nella città, a dirgli: Così dice Ben-hadad: Il tuo argento ed il tuo oro è mio; mie sono ancora le tue mogli ed i tuoi bei figliuoli. E il re d’Israele rispose, e disse: Egli è come tu dici, o re, mio signore; io son tuo, insieme, con tutto quello ch’è mio. Ed i messi ritornarono, e dissero: Così ha detto Ben-hadad: Anzi io ti avea mandato a dire: Dammi il tuo argento, e il tuo oro, e le tue mogli, ed i tuoi figliuoli; altrimenti, domani a quest’ora io ti manderò i miei servitori, che ricercheranno la tua casa, e le case de’ tuoi servitori, e metteranno nelle mani loro tutto quello che ti è il più caro, e lo porteranno via. Allora il re d’Israele chiamò tutti gli Anziani del paese, e disse: Deh! considerate, e vedete come costui cerca il male; perciocchè egli ha mandato a me per aver le mie mogli, e i miei figliuoli, e l’argento mio, e l’oro mio; ed io non gli ho rifiutato nulla. E tutti gli Anziani e tutto il popolo gli dissero: Non ascoltarlo, e non compiacergli. Egli adunque disse a’ messi di Ben-hadad: Dite al re, mio signore: Io farò tutto quello che tu mandasti a dire la prima volta al tuo servitore; ma questo, io nol posso fare. Ed i messi andarono, e portarono quella risposta a Ben-hadad. E Ben-hadad mandò a dire ad Achab: Così mi facciano gl’iddii, e così aggiungano, se la polvere di Samaria basterà, acciocchè ciascuno della gente, che è al mio seguito, ne abbia pieni i pugni. E il re d’Israele rispose, e disse: Ditegli: Non gloriisi colui che si allaccia l’armi come colui che le dislaccia E quando Ben-hadad ebbe intesa quella risposta, bevendo, insieme con quei re, nelle tende, disse a’ suoi servitori: Mettetevi in ordine. Ed essi si misero in ordine contro alla città. Allora un profeta si accostò ad Achab, re d’Israele, e disse: Così ha detto il Signore: Hai tu veduta tutta questa gran moltitudine? ecco, oggi io la do nelle tue mani; e tu conoscerai che io sono il Signore. Ed Achab disse: Per cui? Ed esso disse: Così ha detto il Signore: Per li fanti de’ governatori delle provincie. E Achab disse: Chi attaccherà la zuffa? Ed esso disse: Tu. Allora egli fece la rassegna de’ fanti de’ governatori delle provincie, e se ne trovò dugentrentadue. E dopo loro, fece la rassegna di tutta la gente di tutti i figliuoli d’Israele, e se ne trovò settemila. Ed essi uscirono in sul mezzodì. Or Bed-hadad beveva, ed era ebbro nelle tende, insieme co’ trentadue re ch’erano venuti a suo soccorso. E i fanti dei governatori delle provincie uscirono i primi; e Ben-hadad mandò alcuni, per vedere che cosa ciò fosse, ed essi gliel rapportarono, dicendo: Alcuni uomini sono usciti di Samaria. Ed egli disse: O per pace o per guerra che sieno usciti, pigliateli vivi. Coloro adunque, cioè i fanti de governatori delle provincie, uscirono della città; poi uscì l’esercito che veniva dietro a loro. E ciascuno di essi percosse il suo uomo; ed i Siri fuggirono, e gl’Israeliti li perseguitarono; e Ben-hadad, re di Siria, scampò sopra un cavallo, con alcuni cavalieri. E il re d’Israele uscì fuori, e percosse i cavalli ed i carri, e fece una grande sconfitta dei Siri Allora quel profeta venne al re d’Israele, e gli disse: Va’, rinforzati, e considera, e vedi ciò che tu avrai da fare; perciocchè di qui ad un anno il re di Siria salirà di nuovo contro a te. Ed i servitori del re di Siria gli dissero: Gl’iddii degl’Israeliti son dii delle montagne, e però ci hanno vinti; ma combattiamo contro a loro nella pianura, e tu vedrai se noi non li vinciamo. Ma fa’ questo: leva ciascuno di quei re dal suo carico, e metti in luogo loro dei capitani; poi leva un esercito pari all’esercito che ti è stato sconfitto, ed altrettanti cavalli e carri; e noi combatteremo contro a loro nella pianura; e tu vedrai se noi non li vinciamo. Ed egli acconsentì al lor dire, e fece così. E l’anno seguente, Ben-hadad fece la rassegna de’ Siri, e salì in Afec, per guerreggiare contro ad Israele. I figliuoli d’Israele fecero parimente la lor rassegna; e provvedutisi di vittuaglia, andarono incontro a’ Siri, e si accamparono dirimpetto a loro, e parevano due piccole gregge di capre; ma i Siri empievano la terra. Allora l’uomo di Dio si accostò al re d’Israele, e gli disse: Così ha detto il Signore: Perciocchè i Siri hanno detto: Il Signore è Dio de’ monti, e non è Dio delle valli, io ti darò nelle mani tutta questa gran moltitudine, e voi conoscerete che io sono il Signore. E stettero accampati gli uni dirincontro agli altri per sette giorni; ed al settimo giorno si diede la battaglia; ed i figliuoli d’Israele percossero in un giorno centomila uomini a piè de’ Siri. E il rimanente fuggì in Afec, dentro alla città, ove il muro cadde sopra ventisettemila uomini ch’erano rimasti. Ben-hadad fuggì anch’esso; e giunto nella città, passava di camera in camera Ed i suoi servitori gli dissero: Ecco ora, noi abbiamo udito dire che i re della casa d’Israele son re benigni; ora dunque lascia che noi ci mettiamo de’ sacchi sopra i lombi, e delle corde al collo, ed usciamo al re d’Israele; forse ti scamperà egli la vita. Essi adunque si cinsero de’ sacchi in su i lombi, e si misero delle corde al collo, e vennero al re di Israele, e dissero: Il tuo servitore Ben-hadad dice così; Deh! che io viva. Ed egli disse: È egli ancora vivo? egli è mio fratello. E quegli uomini presero di ciò buon augurio; e prestamente gli trassero di bocca ciò che si poteva sperar da lui; e gli dissero: È Ben-hadad tuo fratello? Ed egli disse: Andate, e menatelo qua. Ben-hadad adunque venne fuori ad Achab; ed egli lo fece salire sopra il suo carro. E Ben-hadad gli disse: Io ti restituirò le città che mio padre tolse a tuo padre; e tu ti costituirai delle piazze in Damasco, come mio padre se ne avea costituite in Samaria. Ed io, disse Achab, ti lascerò andare con questi patti. Così patteggiò con lui, e lo lasciò andare. Allora un uomo d’infra i figliuoli dei profeti, disse al suo compagno per parola del Signore: Deh! percuotimi. Ma colui ricusò di percuoterlo. Ed egli disse: Perciocchè tu non hai ubbidito alla voce del Signore, ecco, quando tu te ne andrai d’appresso a me, un leone ti ucciderà. E quando egli si fu partito d’appresso a lui, un leone lo scontrò, e l’uccise. Poi egli scontrò un altr’uomo, e gli disse: Deh! percuotimi; e colui lo percosse, e lo ferì. E il profeta andò, e si presentò al re in su la via, essendosi travestito, con una benda in su gli occhi. E come il re passava, egli gridò al re, e disse: Il tuo servitore era passato in mezzo alla battaglia; ed ecco, un uomo venne, e mi menò un uomo, e mi disse: Guarda quest’uomo; se pure egli viene a mancare, la tua persona sarà per la sua, ovvero tu pagherai un talento d’argento. Ora, come il tuo servitore faceva certe sue faccende qua e là, colui non si trovò più. E il re d’Israele gli disse: Tale è la tua sentenza; tu stesso ne hai fatta la decisione. Allora egli prestamente si levò la benda d’in su gli occhi; e il re d’Israele lo riconobbe, ch’egli era uno de’ profeti. Ed egli disse al re: Così ha detto il Signore: Perciocchè tu hai lasciato andarne dalle tue mani l’uomo che io avea messo all’interdetto, la tua persona sarà per la sua, e il tuo popolo per lo suo. E il re d’Israele se ne andò in casa sua, conturbato e sdegnato, e venne in Samaria ORA, dopo queste cose, avvenne che, avendo Nabot Izreelita una vigna, la quale era in Izreel, presso del palazzo di Achab, re di Samaria, Achab parlò a Nabot, dicendo: Dammi la tua vigna, acciocchè io ne faccia un orto da erbe; perciocchè ell’è vicina allato alla mia casa; ed io te ne darò in iscambio una migliore; ovvero, se ti aggrada, io ti darò danari per lo prezzo di essa. Ma Nabot rispose ad Achab: Tolga il Signore da me che io ti dia l’eredità de’ miei padri. Ed Achab se ne venne in casa sua, conturbato e sdegnato, per la parola che Nabot Izreelita gli avea detta, cioè: Io non ti darò l’eredità dei miei padri; e si coricò sopra il suo letto, e rivoltò la faccia indietro, e non prese cibo Allora Izebel, sua moglie, venne a lui, e gli disse: Che cosa è questo, che tu sei così conturbato nello spirito, e non prendi cibo? Ed egli le disse: Perchè io avea parlato a Nabot Izreelita, e gli avea detto: Dammi la tua vigna per danari; ovvero, se così ti aggrada, io te ne darò un’altra in iscambio. Ma egli ha detto: Io non ti darò la mia vigna. Ed Izebel, sua moglie, gli disse: Eserciteresti tu ora il regno sopra Israele? levati, prendi cibo, e sia il cuor tuo lieto; io ti farò avere la vigna di Nabot Izreelita. Ed ella scrisse lettere a nome di Achab, e le suggellò col suggello di esso, e le mandò agli Anziani e a’ principali della città di Nabot, che abitavano con lui. E scrisse in quelle lettere in questa maniera: Bandite il digiuno, e fate stare Nabot in capo del popolo; e fate comparire contro a lui due uomini scellerati, i quali testimonino contro a lui, dicendo: Tu hai bestemmiato Iddio ed il re. Poi menatelo fuori, e lapidatelo, sì che muoia. E la gente della città di Nabot, gli Anziani, e i principali che abitavano nella città di esso, fecero come Izebel avea lor mandato, secondo ch’era scritto nelle lettere che avea lor mandate. E bandirono il digiuno, e fecero star Nabot in capo del popolo. Poi vennero que’ due uomini scellerati, e si presentarono contro a Nabot, e testimoniarono contro a lui, davanti al popolo, dicendo: Nabot ha bestemmiato Iddio ed il re. Laonde coloro lo menarono fuori della città, e lo lapidarono, sì ch’egli morì. Poi mandarono a dire ad Izebel: Nabot è stato lapidato, ed è morto. E quando Izebel ebbe inteso che Nabot era stato lapidato, e ch’era morto, disse ad Achab: Levati, prendi la possessione della vigna di Nabot Izreelita, la quale egli avea ricusato di darti per danari; perciocchè Nabot non vive più, ma è morto. E quando Achab, ebbe udito che Nabot era morto, si levò per iscendere alla vigna di Nabot Izreelita, per prenderne la possessione Allora la parola del Signore fu indirizzata ad Elia Tisbita, dicendo: Levati, scendi incontro ad Achab, re d’Israele, il quale risiede in Samaria; ecco, egli è nella vigna di Nabot, dove egli è sceso, per prenderne la possessione. E parla a lui, dicendo: Così ha detto il Signore: Avresti tu ucciso, e anche possederesti? Poi digli: Come i cani hanno leccato il sangue di Nabot, leccheranno altresì il tuo. Ed Achab disse ad Elia: Mi hai tu trovato, nemico mio? Ed egli gli disse: Si, io ti ho trovato; perciocchè tu ti sei venduto a far ciò che dispiace al Signore. Ecco, dice il Signore, io ti fo venire del male addosso, e torrò via chi verrà dietro a te, e sterminerò ad Achab fino al piccolo bambino, chi è serrato, e chi è abbandonato in Israele; e ridurrò la tua casa come la casa di Geroboamo, figliuolo di Nebat; e come la casa di Baasa, figliuolo di Ahia; perciocchè tu mi hai provocato ad ira, ed hai fatto peccare Israele. Il Signore parlò eziandio contro ad Izebel, dicendo: I cani mangeranno Izebel all’antimuro d’Izreel. Colui della casa di Achab, che morrà dentro alla città, i cani lo mangeranno; e colui che morrà per li campi, gli uccelli lo mangeranno. E veramente non vi era stato ancora alcuno simile ad Achab, il quale si era venduto a far ciò che dispiace al Signore; perciocchè Izebel, sua moglie, l’incitava. Laonde egli fece cose molto abbominevoli, andando dietro agl’idoli, interamente come aveano fatto gli Amorrei, i quali il Signore avea scacciati d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. E quando Achab ebbe udite quelle parole, stracciò i suoi vestimenti, e si mise un sacco sopra le carni e digiunò, e giacque in sacco, e camminava a passo lento. E la parola del Signore fu indirizzata ad Elia Tisbita, dicendo: Hai tu veduto come Achab si è umiliato davanti a me? Perciocchè egli si è umiliato davanti a me, io non farò venir quel male a’ suoi dì; io lo farò venir sopra la casa sua, a’ dì del suo figliuolo ORA i Siri e gl’Israeliti stettero tre anni senza guerra fra loro. Ma l’anno terzo, essendo Giosafat, re di Giuda, sceso al re d’Israele, il re d’Israele disse a’ suoi servitori: Non sapete voi che Ramot di Galaad è nostra? e pur noi non parliamo di ripigliarla dalle mani del re di Siria. Poi disse a Giosafat: Andrai tu meco alla guerra contro a Ramot di Galaad? E Giosafat disse al re d’Israele: Fa’ conto di me come di te, e della mia gente come della tua, e de’ miei cavalli come de’ tuoi. Ma Giosafat disse al re d’Israele: Deh! domanda oggi la parola del Signore. E il re d’Israele adunò i profeti, in numero d’intorno a quattrocent’uomini, e disse loro: Andrò io alla guerra contro a Ramot di Galaad; ovvero, me ne rimarrò io? Ed essi dissero: Vacci; e il Signore la darà nelle mani del re. Ma Giosafat disse: Evvi qui più niun profeta del Signore, il quale noi domandiamo? E il re d’Israele disse a Giosafat: Vi è bene ancora un uomo, per lo quale noi potremmo domandare il Signore; ma io l’odio; perciocchè egli non mi profetizza giammai del bene, anzi del male; egli è Mica, figliuolo di Imla. E Giosafat disse: Il re non dica così. Allora il re d’Israele chiamò un eunuco, e gli disse: Fa’ prestamente venir Mica, figliuolo d’Imla. Ora il re d’Israele, e Giosafat, re di Giuda, sedevano ciascuno sopra il suo seggio, vestiti d’abiti reali, nell’aia che è all’entrata della porta di Samaria, e tutti i profeti profetizzavano in presenza loro. Or Sedechia, figliuolo di Chenaana, si avea fatte delle corna di ferro, e disse: Così ha detto il Signore: Con queste corna tu cozzerai i Siri, finchè tu li abbia consumati. E tutti i profeti profetizzavano in quella medesima maniera, dicendo: Sali contro a Ramot di Galaad, e tu prospererai, e il Signore la darà in mano del re. Ora il messo ch’era andato a chiamar Mica, gli parlò, dicendo: Ecco ora, i profeti tutti ad una voce predicono del bene al re; deh! sia il tuo parlare conforme al parlare dell’uno di essi, e predicigli del bene. Ma Mica disse: Come il Signore vive, io dirò ciò che il Signore mi avrà detto Egli adunque venne al re. E il re gli disse: Mica, andremo noi alla guerra contro a Ramot di Galaad; ovvero, ce ne rimarremo noi? Ed egli gli disse: Va’ pure, e tu prospererai, e il Signore la darà in mano del re. E il re gli disse: Fino a quante volte ti scongiurerò io che tu non mi dica altro che la verità, a nome del Signore? Allora egli gli disse: Io vedeva tutto Israele sparso su per i monti, come pecore che non hanno pastore; e il Signore diceva: Costoro son senza signore; ritornisene ciascuno a casa sua in pace. Allora il re d’Israele disse a Giosafat: Non ti diss’io, ch’egli non mi profetizzerebbe alcun bene, anzi del male? E Mica gli disse: Perciò, ascolta la parola del Signore: Io vedeva il Signore assiso sopra il suo trono, e tutto l’esercito del cielo ch’era presente davanti a lui, a destra ed a sinistra. E il Signore disse: Chi indurrà Achab, acciocchè salga contro a Ramot di Galaad, e vi muoia? E l’uno diceva una cosa, e l’altro un’altra. Allora uscì fuori uno spirito, il quale si presentò davanti al Signore, e disse: Io l’indurrò. E il Signore gli disse: Come? Ed egli disse: Io uscirò fuori, e sarò spirito di menzogna nella bocca di tutti i suoi profeti. E il Signore gli disse: Sì, tu l’indurrai, e anche ne verrai a capo; esci fuori, e fa’ così. Ora dunque, ecco, il Signore ha messo uno spirito di menzogna nella bocca di tutti questi tuoi profeti, e il Signore ha pronunziato del male contro a te. Allora Sedechia, figliuolo di Chenaana, si accostò, e percosse Mica in su la guancia, e disse: Onde si è partito lo Spirito del Signore da me, per parlar teco? E Mica disse: Ecco, tu il vedrai al giorno che tu entrerai di camera in camera per appiattarti. E il re d’Israele disse ad uno: Prendi Mica, e menalo ad Amon, capitano della città, ed a Gioas, figliuolo del re. E di’ loro: Così ha detto il re: Mettete costui in prigione, e cibatelo di pane e d’acqua strettamente, finchè io ritorni in pace. E Mica disse: Se pur tu ritorni in pace, il Signore non avrà parlato per me. Poi disse: Voi, popoli tutti, ascoltate Il re d’Israele adunque salì con Giosafat, re di Giuda, contro a Ramot di Galaad. E il re d’Israele disse a Giosafat: Io mi travestirò, e così entrerò nella battaglia; ma tu, vestiti delle tue vesti. Il re d’Israele adunque si travestì, e così entrò nella battaglia. Ora il re di Siria avea comandato ai suoi capitani de’ carri, ch’erano trentadue: Non combattete contro a piccoli, nè contro a grandi, ma contro al re d’Israele solo. Perciò, quando i capitani de’ carri ebbero veduto Giosafat, dissero: Certo, egli è il re d’Israele; e si voltarono a lui, per combatter contro a lui; ma Giosafat gridò. E quando i capitani de’ carri ebber veduto ch’egli non era il re d’Israele, si rivolsero indietro da lui. Allora qualcuno tirò con l’arco a caso, e ferì il re d’Israele fra le falde e la corazza; laonde egli disse al suo carrettiere: Volta la mano, e menami fuor del campo; perciocchè io son ferito. Ma la battaglia si rinforzò in quel dì; onde il re fu rattenuto nel carro contro a’ Siri, e morì in su la sera; e il sangue della piaga colò nel cavo del carro. E come il sole tramontava, passò un bando per il campo, dicendo: Riducasi ciascuno alla sua città, ed al suo paese. E il re morì, e fu portato in Samaria, e quivi fu seppellito. E il carro fu tuffato nel vivaio di Samaria; le arme vi furono eziandio lavate; ed i cani leccarono il sangue di Achab, secondo la parola del Signore ch’egli avea pronunziata. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Achab, e tutto quello ch’egli fece, e la casa d’avorio ch’egli edificò, e tutte le città ch’egli edificò; queste cose non sono esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? Così Achab giacque co’ suoi padri; ed Achazia, suo figliuolo, regnò in luogo suo OR Giosafat, figliuolo di Asa, avea cominciato a regnare sopra Giuda l’anno quarto di Achab, re d’Israele. E Giosafat era d’età di trentacinque anni, quando cominciò a regnare, e regnò venticinque anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Azuba, figliuola di Silai. Nondimeno gli alti luoghi non furono tolti via; il popolo sacrificava ancora e faceva profumi negli alti luoghi. Oltre a ciò, Giosafat fece pace col re d’Israele. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Giosafat, e le prodezze ch’egli fece, e le guerre ch’egli ebbe; queste cose non son elleno scritte nel Libro delle Croniche dei re di Giuda? Egli tolse ancora via dal paese il rimanente de’ cinedi, ch’erano rimasti al tempo di Asa, suo padre. Or in quel tempo non vi era re in Edom; il Governatore era in luogo del re. Giosafat fece un navilio di Tarsis, per andare in Ofir, per dell’oro; ma non andò; perciocchè le navi si ruppero in Esion-gheber. Allora Achazia, figliuolo di Achab, disse a Giosafat: Vadano i miei servitori co’ tuoi, sopra il navilio; ma Giosafat non volle. E Giosafat giacque co’ suoi padri, e fu seppellito co’ suoi padri nella Città di Davide, suo padre; e Gioram, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Achazia, figliuolo di Achab, cominciò a regnare sopra Israele, in Samaria, l’anno decimosettimo di Giosafat, re di Giuda; e regnò due anni sopra Israele. E fece quello che dispiace al Signore, e camminò per la via di suo padre e di sua madre; e per la via di Geroboamo, figliuolo di Nebat, il quale avea fatto peccare Israele. E servì a Baal, e l’adorò, e dispettò il Signore Iddio d’Israele, interamente come avea fatto suo padre ORA, dopo la morte di Achab, Moab si ribellò da Israele. Ed Achazia cadde giù per un cancello, ch’era nella sua sala in Samaria, onde gli infermò; e mandò de’ messi, e disse loro: Andate, domandate Baal-zebub, dio di Ecron, se io guarirò di questa infermità. Ma l’Angelo del Signore parlò ad Elia Tisbita, dicendo: Levati, sali incontro a’ messi del re di Samaria, e di’ loro: Andate voi per domandar Baal-zebub, dio di Ecron, perchè non vi sia alcun Dio in Israele? Perciò adunque il Signore ha detto così: Tu non iscenderai dal letto, sopra il quale tu sei salito; anzi, per certo tu morrai. Ciò detto, Elia se ne andò. E i messi ritornarono ad Achazia. Ed egli disse loro: Perchè siete ritornati? Ed essi gli dissero: Un uomo ci è venuto incontro, il quale ci ha detto: Andate, ritornate al re che vi ha mandati, e ditegli: Così ha detto il Signore: Mandi tu a domandar Baal-zebub, dio di Ecron, perchè non vi sia Dio alcuno in Israele? perciò, tu non iscenderai dal letto, sopra il quale tu sei salito; anzi, per certo tu morrai. Ed egli disse loro: Quale è il portamento di colui che vi è venuto incontro, e vi ha dette coteste parole? Ed essi gli dissero: Egli è un uomo velloso, ch’è cinto di una cintura di cuoio sopra i lombi. Allora egli disse: Egli è Elia Tisbita E mandò a lui un capitano di cinquant’uomini, con la sua cinquantina. Ed ecco, egli sedeva in su la sommità del monte. E quello gli disse: Uomo di Dio, il re ha detto che tu scenda. Ed Elia rispose, e disse al capitano de’ cinquant’uomini: Se pure io sono uomo di Dio, caggia fuoco dal cielo, e consumi te, e la tua cinquantina. E cadde fuoco dal cielo, e consumò lui, e la sua cinquantina. Ed Achazia mandò di nuovo un altro capitano di cinquant’uomini, con la sua cinquantina. Ed egli parlò ad Elia, e gli disse: Uomo di Dio, così ha detto il re: Scendi prestamente. Ed Elia rispose, e disse loro: Se pure io sono uomo di Dio, caggia fuoco dal cielo, e consumi te, e la tua cinquantina. E il fuoco di Dio cadde dal cielo, e consumò lui, e la sua cinquantina. Ed Achazia mandò di nuovo un terzo capitano di cinquant’uomini, con la sua cinquantina. Ed egli salì ad Elia, e venne, e s’inginocchiò davanti a lui, e lo supplicò, e gli disse: Uomo di Dio, sia, ti prego, la vita mia, e la vita di questi cinquanta tuoi servitori, preziosa davanti agli occhi tuoi. Ecco, il fuoco è caduto dal cielo, ed ha consumati i due primi capitani di cinquant’uomini, con le lor cinquantine; ma ora sia la vita mia preziosa davanti agli occhi tuoi. E l’Angelo del Signore disse ad Elia: Scendi con lui, non temer di lui. Egli adunque si levò, e scese con lui, e andò al re. Ed egli gli disse: Così ha detto il Signore: Perciocchè tu hai mandati messi, per domandar Baal-zebub, dio di Ecron, come se non vi fosse alcun Dio in Israele, per domandar la sua parola, ecco, tu non iscenderai dal letto, sopra il quale tu sei salito; anzi, per certo tu morrai. Ed egli morì, secondo la parola del Signore, che Elia avea pronunziata; e Gioram regnò in luogo suo, l’anno secondo di Gioram, figliuolo di Giosafat, re di Giuda; perciocchè Achazia non avea figliuoli. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Achazia; queste cose non sono esse scritte nel Libro delle Croniche dei re d’Israele? ORA, in sul tempo che il Signore voleva levare Elia in cielo in un turbo, Elia si partì di Ghilgal con Eliseo. Ed Elia disse ad Eliseo: Deh! rimani qui; perciocchè il Signore mi manda fino in Betel. Ma Eliseo rispose: Come il Signore vive, e come l’anima tua vive, io non ti lascerò. Così scesero in Betel. E i figliuoli de’ profeti ch’erano in Betel, vennero ad Eliseo, e gli dissero: Sai tu che il Signore toglie oggi il tuo signore d’appresso a te? Ed egli disse: Anch’io lo so; tacete. Ed Elia gli disse: Eliseo, deh! rimani qui; perciocchè il Signore mi manda in Gerico. Ma egli disse: Come il Signore vive, e come l’anima tua vive, io non ti lascerò. Così se ne vennero in Gerico. E i figliuoli de’ profeti ch’erano in Gerico, si accostarono ad Eliseo, e gli dissero: Sai tu che il Signore toglie oggi il tuo signore d’appresso a te? Ed egli disse: Anch’io lo so; tacete. Ed Elia gli disse: Deh! rimani qui; perciocchè il Signore mi manda verso il Giordano. Ma egli disse: Come il Signore vive, e come l’anima tua vive, io non ti lascerò. Così se ne andarono amendue insieme. E cinquant’uomini, d’infra i figliuoli de’ profeti, andarono, e si fermarono dirimpetto a loro, da lungi; ed amendue si fermarono al Giordano. Allora Elia prese il suo mantello, e lo piegò, e percosse le acque, ed esse si partirono in qua e in là; ed amendue passarono per l’asciutto E, quando furono passati, Elia disse ad Eliseo: Domanda ciò che tu vuoi che io ti faccia, avanti che io sia tolto d’appresso a te. Ed Eliseo disse: Deh! siami data la parte di due del tuo spirito. Ed Elia gli disse: Tu hai domandato una cosa difficile; se tu mi vedi, quando io sarò tolto d’appresso a te, ti sarà fatto così; ma se tu non mi vedi, non ti sarà fatto. Or avvenne che, mentre essi camminavano, e parlavano insieme, ecco un carro di fuoco, e de’ cavalli di fuoco, che li partirono l’uno dall’altro. Ed Elia salì al cielo in un turbo. Ed Eliseo lo vide, e gridò: Padre mio, padre mio, carro d’Israele, e la sua cavalleria. Poi non lo vide più; e prese i suoi vestimenti, e li stracciò in due pezzi APPRESSO levò il mantello d’Elia, che gli era caduto d’addosso, e tornò, e si fermò in su la ripa del Giordano. E prese il mantello d’Elia, che gli era caduto d’addosso, e ne percosse le acque, e disse: Ove è il Signore Iddio d’Elia? Ed avendo anch’egli percosse le acque, esse si partirono in qua ed in là; ed Eliseo passò. Quando i figliuoli de’ profeti che dimoravano in Gerico, l’ebbero veduto, venendo incontro a loro, dissero: Lo spirito di Elia si è posato sopra Eliseo. E gli vennero incontro, e s’inchinarono a terra davanti a lui. E gli dissero: Ecco ora, vi sono appresso i tuoi servitori cinquanta valenti uomini; deh! lascia che vadano, e cerchino il tuo signore; che talora lo Spirito del Signore non l’abbia rapito, e gittato sopra alcuno di que’ monti, ovvero in alcuna di quelle valli. Ma egli disse: Non vi mandate. Ma essi gli fecero forza, tanto ch’egli se ne vergognò e disse: Mandate. Coloro adunque mandarono cinquant’uomini, i quali lo cercarono tre giorni, e non lo trovarono. Poi tornarono a lui in Gerico, ove egli dimorava. Ed egli disse loro: Non vi avea io detto: Non andate? Or la gente della città disse ad Eliseo: Ecco ora, la stanza di questa città è buona, come il mio signore vede; ma le acque sono cattive, onde il paese è dipopolato. Allora egli disse: Recatemi una scodella nuova, e mettetevi dentro del sale. Ed essi gliela recarono. Ed egli uscì fuori alla scaturigine dell’acqua, e vi gittò dentro quel sale, e disse: Così ha detto il Signore: Io rendo queste acque sane; di qui non procederà più nè morte, nè disperdimento. E quelle acque furono rendute sane fino a questo giorno, secondo la parola d’Eliseo, che egli avea pronunziata. Poi di là egli salì in Betel; e, come egli saliva per la via, certi piccoli fanciulli usciron fuori della città, e lo beffavano, e gli dicevano: Sali, calvo; sali, calvo. Ed egli, rivoltosi indietro, li vide, e li maledisse nel Nome del Signore. E due orse uscirono del bosco, e lacerarono quarantadue di que’ fanciulli. Di là egli andò nel monte Carmel, e di là ritornò in Samaria OR l’anno diciottesimo di Giosafat, re di Giuda, Gioram, figliuolo di Achab, cominciò a regnare sopra Israele in Samaria; e regnò dodici anni. E fece ciò che dispiace al Signore; non però come suo padre, e come sua madre; perciocchè tolse via la statua di Baal, che suo padre avea fatta. Ma egli si attenne a’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, per i quali egli avea fatto peccare Israele; egli non se ne rivolse. Or Mesa, re di Moab, nudriva molto minuto bestiame; e pagava per tributo al re d’Israele centomila agnelli, e centomila montoni con la lana. Ma quando Achab fu morto, il re di Moab si ribellò contro al re d’Israele Laonde il re Gioram uscì in quel dì fuor di Samaria, e fece la rassegna di tutto Israele. E, partendo, mandò a dire a Giosafat, re di Giuda: Il re di Moab si è ribellato contro a me; verrai tu meco alla guerra contro a Moab? Ed egli disse: Sì, io vi salirò: fa’ conto di me come di te, della mia gente come della tua, e de’ miei cavalli come dei tuoi. Poi disse: Per qual via saliremo? E Gioram disse: Per la via del deserto di Edom. Il re d’Israele adunque, e il re di Giuda, e il re di Edom, si partirono; e fatto il circuito di sette giornate di cammino, non vi era acqua per lo campo, nè per le bestie di servigio, che menavano con loro. E il re d’Israele disse: Oimè! certamente il Signore ha chiamati insieme questi tre re, per darli in mano di Moab. E Giosafat disse: Non evvi qui alcun profeta del Signore, acciocchè per lui domandiamo il Signore; Ed uno dei servitori del re d’Israele rispose, e disse: Eliseo, figliuolo di Safat, che versava l’acqua sopra le mani d’Elia, è qui. E Giosafat disse: La parola del Signore è con lui. Il re d’Israele adunque, e Giosafat, e il re di Edom, andarono a lui. Ma Eliseo disse al re d’Israele: Che ho io a far teco? vattene a’ profeti di tuo padre, ed a’ profeti di tua madre. E il re d’Israele gli disse: No; perciocchè il Signore ha chiamati insieme questi tre re, per darli in mano di Moab. Ed Eliseo disse: Come il Signore degli eserciti, al quale io ministro, vive, se io non avessi rispetto a Giosafat, re di Giuda, io non ti riguarderei pure, e non ti vorrei vedere. Ora, fatemi venire un sonatore. E come il sonatore sonava, la mano del Signore fu sopra Eliseo; ed egli disse: Così ha detto il Signore: Facciansi in questa valle molte fosse. Perciocchè così ha detto il Signore: Voi non sentirete vento, e non vedrete pioggia, e pur questa valle si empierà d’acqua, della quale berrete, e voi, e le vostre gregge, e le vostre bestie di servigio. E ciò è ancora leggier cosa agli occhi del Signore; perciocchè egli vi darà eziandio Moab nelle mani. E voi disfarete tutte le città murate, e tutte le città principali, ed abbatterete ogni buon albero, e turerete ogni fontana d’acqua, e desolerete con pietre ogni buon campo E la mattina seguente, nell’ora che si offerisce l’offerta, avvenne che, ecco delle acque che venivano di verso Edom; e la terra fu ripiena d’acque. Or tutti i Moabiti, avendo inteso che quei re erano saliti per far loro guerra, si erano adunati a grida, da chiunque si cominciava a cingere la spada in su; e si erano fermati in su le frontiere. E quella mattina si levarono, come il sole dava già sopra quelle acque; e videro davanti a loro da lontano quelle acque rosse come sangue; e dissero: Questo è sangue; per certo quei re si son distrutti, e l’uno ha percosso l’altro. Or dunque, Moabiti, alla preda. Così vennero verso il campo d’Israele; ma gl’Israeliti si levarono, e percossero i Moabiti, ed essi fuggirono d’innanzi a loro; e gl’Israeliti entrarono nel paese de’ Moabiti, sempre percotendoli. E disfecero le città; e ciascuno gittò la sua pietra ne’ migliori campi, e così li empierono di pietre; e turarono ogni fontana d’acqua, e abbatterono ogni buon albero; tanto che in Chir-hareset lasciarono sol le pietre; ma i frombolatori la circondarono, e la percotevano. E il re di Moab, veggendo che la battaglia lo sopraffaceva, prese seco settecento uomini con la spada tratta in mano, per ispuntare della parte del re di Edom; ma non poterono. Allora egli prese il suo figliuolo primogenito, che dovea regnare in luogo suo, e l’offerse in olocausto in sul muro, e vi fu grande indegnazione contro agl’Israeliti. E gli altri si partirono da lui, e ritornarono al paese ORA una donna, delle mogli de’ figliuoli de’ profeti, gridò ad Eliseo, dicendo: Il mio marito, tuo servitore, è morto; e tu sai che il tuo servitore temeva il Signore; ora il suo creditore è venuto per prendersi i miei due figliuoli per servi. Ed Eliseo le disse: Che ti farò io? Dichiarami ciò che tu hai in casa. Ed ella disse: La tua servente non ha nulla in casa, se non un piccolo vaso d’olio. Allora egli le disse: Va’, chiediti di fuori, da tutti i tuoi vicini, dei vasi vuoti: non chiederne pochi. Poi vieni, e serra l’uscio dietro a te, e dietro a’ tuoi figliuoli; e versa di quell’olio in tutti que’ vasi, e fa’ levar via quelli che saran pieni. Ella dunque si partì da lui, e serrò l’uscio dietro a sè, e dietro a’ suoi figliuoli; ed essi le recavano i vasi, ed ella versava. E quando i vasi furono pieni, ella disse ad uno de’ suoi figliuoli: Recami ancora un vaso. Ma egli disse: Non ve n’è più alcuno. Allora l’olio si fermò. Ed ella venne, e dichiarò la cosa all’uomo di Dio. Ed egli le disse: Va’, vendi l’olio, e paga il tuo debito; e tu e i tuoi figliuoli vivete del rimanente Avvenne poi un giorno, ch’Eliseo passò per Sunem, e quivi era una possente donna, la quale lo ritenne con grande instanza a prender cibo; ed ogni volta ch’egli passava per Sunem, egli si riduceva là a prender cibo. E quella donna disse al suo marito: Ecco, ora io conosco che costui che passa tuttodì da noi, è un santo uomo di Dio. Deh! facciamogli una piccola camera a pareti, e mettiamovici un letto, una tavola, una sedia, ed un candelliere; acciocchè, quando egli verrà a noi, si riduca là. Così un giorno, essendo venuto là, egli si ridusse nella camera, e vi giacque; e disse a Ghehazi, suo servitore: Chiama cotesta Sunamita. Ed egli la chiamò. Ed ella si presentò davanti a lui. Ed egli disse a Ghehazi: Or dille: Tu hai presa per noi tutta questa sollecitudine; che si avrebbe egli a fare per te? Hai tu da parlare al re, o al capo dell’esercito? Ma ella disse: Io abito per mezzo il mio popolo. Ed Eliseo disse a Ghehazi: Che si avrebbe egli a fare per lei? Ed egli disse: Io nol so; ma ella non ha alcun figliuolo, e il suo marito è vecchio. Ed egli gli disse: Chiamala. Ed egli la chiamò; ed ella si presentò all’uscio. Ed egli le disse: L’anno vegnente, in questa stessa stagione, tu abbraccerai un figliuolo. Ed ella disse: Non mentire, signor mio, uomo di Dio; non mentire alla tua servente. Quella donna adunque concepette, e partorì un figliuolo, l’anno seguente, in quella stessa stagione, come Eliseo le avea detto Ed essendo il fanciullo divenuto grande, avvenne un giorno che egli uscì fuori a suo padre, appresso dei mietitori. E disse a suo padre: Oimè! il capo, oimè! il capo. E il padre disse al servitore: Portalo a sua madre. Ed egli lo portò, e lo recò a sua madre. Ed essendo dimorato sopra le ginocchia di essa fino a mezzodì, morì. Allora ella salì, e lo coricò sopra il letto dell’uomo di Dio; poi chiuse l’uscio sopra lui, e se ne uscì fuori; e mandò a dire al suo marito: Deh! mandami uno dei servitori, ed una delle asine, acciocchè io corra fino all’uomo di Dio; poi ritornerò. Ed egli le disse: Perchè vai oggi a lui? Egli non è dì di calendi, nè sabato. Ed ella disse: Datti pace. Ed ella fece sellar l’asina, e disse al suo servitore: Guidala, e va’ via; non rattenermi di cavalcare, se non che io te lo dica. Ed ella andò; e venne all’uomo di Dio, nel monte Carmel. E quando l’uomo di Dio l’ebbe veduta dinanzi a sè, disse a Ghehazi, suo servitore: Ecco quella Sunamita. Deh! corrile ora incontro, e dille: Stai tu bene? il tuo marito sta egli bene? il fanciullo sta egli bene? Ed ella disse: Bene. Ma quando fu giunta all’uomo di Dio, al monte, gli prese i piedi. E Ghehazi si appressò, per respingerla indietro. Ma l’uomo di Dio gli disse: Lasciala; perciocchè l’anima sua è in amaritudine, e il Signore me ne ha celata la cagione, e non me l’ha dichiarata. Ed ella disse: Avea io chiesto un figliuolo al mio signore? non ti dissi io: Non ingannarmi? Allora Eliseo disse a Ghehazi: Cingiti i lombi, e prendi il mio bastone in mano, e vattene; se tu trovi chi che sia, non salutarlo; e se egli ti saluta, non rispondergli; e metti il mio bastone in sul viso del fanciullo. Ma la madre del fanciullo disse: Come il Signore vive, e come l’anima tua vive, io non ti lascerò. Egli adunque si levò, e andò dietro a lei. Or Ghehazi era passato davanti a loro, ed avea posto il bastone in sul viso del fanciullo; ma non vi fu nè voce, nè sentimento. Ed egli ritornò incontro ad Eliseo, e gli dichiarò la cosa, e gli disse: Il fanciullo non si è risvegliato. Eliseo adunque entrò nella casa; ed ecco, il fanciullo era morto, coricato in sul letto di esso. Ed egli entrò nella camera, e serrò l’uscio sopra sè, e sopra il fanciullo, e fece orazione al Signore. Poi salì in sul letto, e si coricò sopra il fanciullo, e pose la bocca in su la bocca di esso, e gli occhi in su gli occhi di esso, e le palme delle mani in su le palme delle mani di esso, e si distese di tutta la sua lunghezza sopra lui; e la carne del fanciullo fu riscaldata. Poi, andava di nuovo or qua or là per la casa, e poi risaliva, e si distendeva sopra il fanciullo; alla fine il fanciullo starnutì fino a sette volte, ed aperse gli occhi. Allora Eliseo chiamò Ghehazi, e gli disse: Chiama cotesta Sunamita. Ed egli la chiamò; ed ella venne a lui. Ed egli le disse: Prendi il tuo figliuolo. Ed ella venne, e si gittò a’ piedi di Eliseo, e s’inchinò verso terra; poi prese il suo figliuolo, e se ne uscì fuori Ed Eliseo se ne ritornò in Ghilgal. Or vi era fame nel paese; ed i figliuoli dei profeti sedevano davanti a lui; ed egli disse al suo servitore: Metti la gran caldaia al fuoco, e cuoci della minestra ai figliuoli de’ profeti. E uno di essi uscì fuori a’ campi, per cogliere delle erbe; e, trovata una vite salvatica, ne colse delle zucche salvatiche piena la sua vesta; poi venne, e le minuzzò dentro alla caldaia dove era la minestra; perciocchè essi non sapevano che cosa fosse. Poi fu versato di quella minestra ad alcuni, per mangiarne; ed avvenne che, come ne ebbero mangiato, sclamarono, e dissero: La morte è nella caldaia, o uomo di Dio; e non ne poterono più mangiare. Ma egli disse: Recatemi ora della farina. Ed egli la gittò nella caldaia; poi disse: Versa di quella minestra alla gente, acciocchè mangi. E non vi era più male alcuno nella caldaia. Allora venne un uomo da Baalsalisa, il quale portava all’uomo di Dio del pane di primizie, cioè: venti pani d’orzo, e del grano novello in ispiga. Ed Eliseo disse al suo servitore: Da’ questo a questa gente, che mangi. Ed egli rispose: Come metterei io questo davanti a cent’uomini? Ma egli disse: Dallo a questa gente, che mangi; perciocchè, così ha detto il Signore: Ella mangerà, ed anche ne lascerà di resto. Egli adunque mise quello davanti a coloro, ed essi ne mangiarono, ed anche ne lasciarono di resto, secondo la parola del Signore OR Naaman, capo dell’esercito del re di Siria, era uomo grande appo il suo signore, e molto onorato; perciocchè per lui il Signore avea date delle vittorie a’ Siri; ma quest’uomo, possente e prode, era lebbroso. Or alcune schiere de’ Siri uscirono per fare una correria, e menarono prigione dal paese d’Israele una piccola fanciulla; ed ella, essendo al servigio della moglie di Naaman, disse alla sua signora: Piacesse a Dio che il mio signore fosse appresso del profeta, ch’è in Samaria; egli l’avrebbe tosto liberato dalla sua lebbra. E Naaman venne al suo signore, e gli dichiarò la cosa, dicendo: Quella fanciulla, ch’è del paese d’Israele, ha parlato così e così. E il re di Siria gli disse: Or su, vacci; ed io ne manderò lettere al re d’Israele. Egli adunque andò, e prese in mano dieci talenti d’argento, e seimila sicli d’oro, e dieci mute di vestimenti. E portò le lettere al re d’Israele, il cui tenore era questo: Ora, come queste lettere saranno pervenute a te, sappi che io ti ho mandato Naaman, mio servitore, acciocchè tu lo liberi dalla sua lebbra. E quando il re d’Israele ebbe lette le lettere, stracciò i suoi vestimenti, e disse: Sono io Dio, da far morire, e da tornare in vita, che costui mi manda che io liberi un uomo dalla sua lebbra? ma del certo sappiate ora, e vedete ch’egli cerca occasione contro a me. Ma come Eliseo, uomo di Dio, ebbe inteso che il re d’Israele avea stracciati i suoi vestimenti, gli mandò a dire: Perchè hai stracciati i tuoi vestimenti? venga pur Naaman a me, e conoscerà che vi è un profeta in Israele Naaman adunque venne, co’ suoi cavalli, e col suo carro, e si fermò alla porta della casa di Eliseo. Ed Eliseo mandò a dirgli per un messo: Va’, lavati sette volte nel Giordano, e la carne ti ritornerà sana e netta. Ma Naaman si adirò, e se ne andò, e disse: Ecco, io diceva fra me stesso: Egli del tutto uscirà fuori, e si fermerà, ed invocherà il Nome del Signore Iddio suo, e menerà la mano sopra il luogo, e libererà il lebbroso. Abana e Parpar, fiumi di Damasco, non vagliono essi meglio che tutte le acque d’Israele? non mi potrei io lavare in essi, ed esser nettato? Egli adunque si rivolse indietro, e se ne andava via tutto cruccioso. Ma i suoi servitori si accostarono, e gli fecero motto, e dissero: Padre mio, se il profeta ti avesse detta qualche gran cosa, non l’avresti tu fatta; quanto più devi tu far ciò ch’egli ti ha detto: Lavati, e sarai netto? Egli adunque scese, e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell’uomo di Dio; e la carne gli ritornò simile alla carne di un piccol fanciullo, e fu netto Allora egli ritornò all’uomo di Dio, con tutto il suo seguito, e venne, e si presentò davanti a lui, e disse: Ecco, ora io conosco che non vi è alcun Dio in tutta la terra, se non in Israele; ora dunque, ti prego, prendi un presente dal tuo servitore. Ma Eliseo disse: Come il Signore, al quale io servo, vive, io nol prenderò. E benchè Naaman gli facesse forza di prenderlo, pure lo ricusò. E Naaman disse: Or non potrebbesi egli dare al tuo servitore il carico di due muli di terra? conciossiachè il tuo servitore non sia più per fare olocausto, nè sacrificio, ad altri dii, ma solo al Signore. Il Signore voglia perdonar questa cosa al tuo servitore, se io m’inchino nel tempio di Rimmon, quando il mio signore entrerà in esso per adorare, e si appoggerà sopra la mia mano; il Signore perdoni al tuo servitore questa cosa, se io m’inchino nel tempio di Rimmon. Ed Eliseo gli disse: Vattene in pace. Ed egli si partì da lui. Ed era già camminato un miglio di paese E Ghehazi, servitore di Eliseo, uomo di Dio, disse: Ecco, il mio signore si è astenuto di prendere di mano di questo Naaman Siro ciò ch’egli avea portato; come vive il Signore, io gli correrò dietro, e prenderò da lui qualche cosa. Ghehazi dunque corse dietro a Naaman; e come Naaman vide ch’egli gli correva dietro, si gittò giù dal carro incontro a lui, e disse: Va ogni cosa bene? Ed egli disse: Bene. Il mio signore mi ha mandato a dirti: Ecco, pure ora son venuti a me dal monte di Efraim due giovani, de’ figliuoli de’ profeti; deh! da’ loro un talento d’argento, e due mute di vestimenti. E Naaman disse: Prendi pur due talenti; e gliene fece forza; e fece legare due talenti di argento in due sacchetti, e piegar due mute di vestimenti; e diede queste cose a due suoi servitori, che le portassero davanti a lui. E quando egli fu giunto alla rocca, tolse quelle cose di man di coloro, e le ripose in una casa; poi rimandò quegli uomini, ed essi se ne andarono. Ed egli venne, e si presentò al suo signore. Ed Eliseo gli disse: Onde vieni, Ghehazi? Ed egli rispose: Il tuo servitore non è andato nè qua nè là. Ma egli gli disse: Il cuor mio non era egli andato là, quando quell’uomo ti si voltò incontro d’in sul suo carro? È egli tempo di prender danari, e vestimenti, e ulivi, e vigne, e pecore, e buoi, e servi, e serve? Perciò, la lebbra di Naaman si attaccherà a te, e alla tua progenie, in perpetuo. Ed egli se ne uscì dalla presenza di esso, tutto lebbroso, bianco come neve OR i figliuoli de’ profeti dissero ad Eliseo: Ecco ora, il luogo dove noi sediamo davanti a te è troppo stretto per noi; deh! lascia che andiamo fino al Giordano, e di là prenderemo ciascuno un pezzo di legname, e ci faremo là un luogo da abitarvi. Ed egli disse loro: Andate. E uno di essi disse: Deh! piacciati venire co’ tuoi servitori. Ed egli disse: Io andrò. Egli adunque andò con loro; e giunti al Giordano, si misero a tagliar le legna. E avvenne che uno di essi, abbattendo un pezzo di legname, il ferro della sua scure cadde nell’acqua; onde egli gridò e disse: Ahi! signor mio; anche l’avea io in prestanza. E l’uomo di Dio disse: Ove è caduto? Ed egli gli mostrò il luogo. Allora egli tagliò un legno, e lo gittò là, e fece notare il ferro disopra; e disse a colui: Toglilo. Ed egli distese la mano, e lo prese Or il re di Siria faceva guerra contro ad Israele, e si consigliava co’ suoi servitori, dicendo: Io porrò campo in tale ed in tal luogo. E l’uomo di Dio mandava a dire al re d’Israele: Guardati che tu non passi per quel luogo; perciocchè i Siri vi sono in agguato. E il re d’Israele mandava a quel luogo che gli avea detto l’uomo di Dio, e del quale egli l’avea avvisato, e si guardava di passar per là; e questo avvenne più d’una, e di due volte. E il cuore del re di Siria si conturbò per questo; e chiamò i suoi servitori, e disse loro: Non mi dichiarerete voi chi de’ nostri manda al re d’Israele? Ma uno de’ suoi servitori gli disse: Non ve n’è alcuno, o re, mio signore; ma il profeta Eliseo, che è in Israele, dichiara al re d’Israele le parole stesse che tu dici nella camera nella quale tu giaci Ed egli disse: Andate, e vedete ove egli è, ed io manderò a pigliarlo. E gli fu rapportato, e detto: Eccolo in Dotan. Ed egli vi mandò cavalli, e carri, e un grosso stuolo, il quale giunse là di notte, e intorniò la città. Or la mattina, a buon’ora, il servitore dell’uomo di Dio si levò, ed uscì fuori, e vide lo stuolo che intorniava la città, e i cavalli, e i carri. E quel servitore disse all’uomo di Dio: Ahi! signore mio, come faremo? Ma egli disse: Non temere; perciocchè più sono quelli che son con noi, che quelli che son con loro. Ed Eliseo orò, e disse: Deh! Signore, apri gli occhi di costui, acciocchè vegga. E il Signore aperse gli occhi del servitore, ed egli vide; ed ecco, il monte era pieno di cavalli, e di carri di fuoco, intorno ad Eliseo. Poi i Siri scesero verso Eliseo. Ed egli fece orazione al Signore, e disse: Deh! percuoti questa gente d’abbarbaglio. Ed egli li percosse d’abbarbaglio, secondo la parola di Eliseo. Ed Eliseo disse loro: Questa non è la via, e questa non è la città; venite dietro a me, ed io vi condurrò all’uomo il qual voi cercate. Ed egli li menò in Samaria. E come furono entrati in Samaria, Eliseo disse: O Signore, apri gli occhi di costoro, acciocchè veggano. E il Signore aperse loro gli occhi, e videro ch’erano in mezzo di Samaria. E il re d’Israele, come li ebbe veduti, disse a Eliseo: Percoterò io, percoterò io, padre mio? Ma egli disse: Non percuoterli; percuoti tu coloro che tu hai presi prigioni, con la tua spada, e col tuo arco? Metti loro davanti del pane e dell’acqua, acciocchè mangino e bevano, e poi se ne vadano al lor signore. E il re fece loro un grande apparecchio di vivande; ed essi mangiarono e bevvero; poi li licenziò, ed essi se ne andarono al lor signore. Da quel dì innanzi i Siri non vennero più a schiere, per far correrie nel paese d’Israele OR avvenne, dopo queste cose, che Ben-hadad, re di Siria, adunò tutto il suo esercito, e salì, e pose l’assedio a Samaria. E vi fu gran fame in Samaria; ed ecco, i Siri la tenevano distretta, intanto che la testa di un asino valse ottanta sicli d’argento, e la quarta parte di un cabo di sterco di colombi cinque sicli d’argento. Or avvenne che, passando il re d’Israele su le mura, una donna gli gridò, dicendo: O re, mio signore, salvami. Ed egli disse: Il Signore non ti salva; onde ti darei io salvezza? dall’aia, o dal torcolo? Ma pure il re le disse: Che hai? Ed ella disse: Questa donna mi avea detto: Da’ qua il tuo figliuolo, e mangiamolo oggi, e domani mangeremo il mio. Così abbiamo cotto il mio figliuolo, e l’abbiam mangiato; ma il giorno appresso, quando io le ho detto: Da’ qua il tuo figliuolo, e mangiamolo, ella l’ha nascosto. Quando il re ebbe intese le parole di quella donna, stracciò i suoi vestimenti. Or egli passava su le mura, e il popolo riguardò, ed ecco, il re avea un cilicio di dentro sopra la carne. E il re disse: Così mi faccia Iddio, e così aggiunga, se la testa di Eliseo, figliuolo di Safat, resta oggi sopra lui. Or Eliseo sedeva in casa sua, e gli Anziani sedevano appresso a lui; e il re vi mandò un uomo de’ suoi; ma avanti che il messo fosse venuto a lui, Eliseo disse agli Anziani: Non vedete voi che il figliuolo di quel micidiale ha mandato per tormi la testa? vedete, dopo che il messo sarà venuto, serrate l’uscio; ed impedite, serrando l’uscio di forza, che egli non entri; il suono de’ piedi del suo signore non viene egli dietro a lui? Mentre egli parlava ancora con loro, ecco, il messo scendeva a lui, e disse: Ecco, questo male procede dal Signore, che debbo io più sperare nel Signore? Allora Eliseo disse: Ascoltate la parola del Signore: Così ha detto il Signore: Domani a quest’ora lo staio del fior di farina si avrà per un siclo, e le due staia dell’orzo altresì per un siclo, alla porta di Samaria. Ma il capitano, sopra la cui mano il re si appoggiava, rispose all’uomo di Dio, e disse: Ecco, avvegnachè il Signore facesse delle cateratte nel cielo, questo però potrebbe egli avvenire? Ed Eliseo gli disse: Ecco, tu il vedrai con gli occhi, ma non ne mangerai Or all’entrata della porta vi erano quattro uomini lebbrosi; ed essi dissero l’uno all’altro: Perchè ce ne stiamo qui finchè siamo morti? Se diciamo di entrare nella città, la fame vi è, e noi vi morremo; se stiamo qui, morremo altresì; ora dunque venite, e andiamoci ad arrendere al campo de’ Siri; se ci lasciano in vita, viveremo; e se pur ci fanno morire, morremo. Così si levarono al vespro, per entrare nel campo de’ Siri; e venuti fino allo stremo del campo, ecco, non vi era alcuno. Perciocchè il Signore avea fatto risonar nel campo de’ Siri un romore di carri, e di cavalli, e di un grande esercito; laonde aveano detto l’uno all’altro: Ecco, il re d’Israele ha soldati contro a noi i re degli Hittei, e i re degli Egizj, per venire incontro a noi. E si erano levati, ed erano fuggiti in sul vespro, e aveano lasciati i lor padiglioni, e i lor cavalli, e i loro asini, e il campo, nello stato ch’egli era; ed erano fuggiti chi qua chi là, secondo il volere di ciascuno. Que’ lebbrosi adunque, venuti fino allo stremo del campo, entrarono in una tenda, e mangiarono, e bevvero, e tolsero di là argento, ed oro, e vestimenti, e andarono, e nascosero quelle cose; poi tornarono, ed entrarono in un’altra tenda, e tolsero ancora di là di quelle stesse cose, e andarono, e le nascosero. Ma poi dissero l’uno all’altro: Noi non facciamo bene; questo giorno è un giorno di buone novelle, e noi tacciamo! Se aspettiamo fino allo schiarir del dì, noi riceveremo la pena del nostro fallo; ora dunque venite, e andiamo a rapportar la cosa alla casa del re. Così vennero, e gridarono alle guardie della porta della città, e fecero loro assapere la cosa, dicendo: Noi siamo entrati nel campo dei Siri, ed ecco, non vi è alcuno, nè voce alcuna d’uomo; ma sol vi sono i cavalli, e gli asini legati, e i padiglioni, come erano prima. Allora le guardie della porta gridarono, e fecero assapere la cosa nella casa del re E il re si levò di notte, e disse a’ suoi servitori: Ora io vi dichiarerò quello che i Siri ci hanno fatto; hanno saputo che noi siamo affamati, e per ciò sono usciti del campo, per nascondersi per la campagna, dicendo: Quando saranno usciti della città, noi li prenderemo vivi, ed entreremo nella città. Ma uno de’ servitori del re rispose, e disse: Deh! prendansi cinque di que’ cavalli che son rimasti nella città ecco, sono come tutta la moltitudine d’Israele ch’è rimasta in esso; come tutta la moltitudine d’Israele ch’è perita; e mandiamo a vedere che cosa è. Presero adunque due coppie di cavalli; e il re mandò degli uomini sopra quelli, dietro al campo de’ Siri, dicendo: Andate, e vedete. E coloro andarono dietro a’ Siri, fino al Giordano; ed ecco, tutta la via era piena di vestimenti e d’arnesi, che i Siri aveano gittati via, affrettandosi di fuggire. E que’ messi ritornarono, e rapportarono il fatto al re. Allora il popolo uscì, e predò il campo de’ Siri; e lo staio del fior di farina si ebbe per un siclo, e le due staia dell’orzo altresì per un siclo, secondo la parola del Signore. E il re costituì alla guardia della porta il capitano, sopra la cui mano egli si appoggiava; e il popolo lo calpestò nella porta, onde egli morì, secondo che l’uomo di Dio avea detto, quando parlò al re, allora ch’egli scese a lui. Perciocchè, quando l’uomo di Dio parlò al re, dicendo: Domani, a quest’ora, lo staio del fior di farina si avrà alla porta di Samaria per un siclo, e le due staia dell’orzo altresì per un siclo, quel capitano avea risposto all’uomo di Dio, ed avea detto: Ecco, avvegnachè il Signore facesse delle cateratte nel cielo, questo potrebbe egli però avvenire? Ed egli gli avea detto: Ecco, tu il vedrai con gli occhi tuoi, ma tu non ne mangerai. E così gli avvenne; perciocchè il popolo lo calpestò nella porta, ed egli morì ORA Eliseo parlò a quella donna, il cui figliuolo egli avea tornato in vita, dicendo: Levati, vattene con la tua famiglia, e dimora ove tu potrai; perciocchè il Signore ha chiamata la fame, ed ella è già venuta nel paese per sette anni. Quella donna dunque si levò, e fece come l’uomo di Dio le avea detto, e se ne andò con la sua famiglia, e dimorò nel paese de’ Filistei sette anni. Ed in capo di sette anni, quella donna ritornò dal paese de’ Filistei; poi uscì, per richiamarsi al re della sua casa, e delle sue possessioni. Or il re parlava con Ghehazi, servitor dell’uomo di Dio, dicendo: Deh! raccontami tutte le gran cose ch’Eliseo ha fatte. E mentre egli raccontava al re come egli avea tornato in vita un morto, ecco, la donna, il cui figliuolo Eliseo avea tornato in vita, venne a richiamarsi al re della sua casa, e delle sue possessioni. E Ghehazi disse: O re, mio signore, costei è quella donna, e costui è il suo figliuolo, il quale Eliseo ha tornato in vita. E il re ne domandò la donna, ed ella gli raccontò il fatto. E il re le diede un eunuco, al quale disse: Fa’ restituire a costei tutto quello che le appartiene, e tutti i frutti delle sue possessioni, dal dì ch’ella lasciò il paese, infino ad ora ORA Eliseo venne in Damasco. E Ben-hadad, re di Siria, era infermo, e gli fu rapportato che l’uomo di Dio era venuto là. E il re disse ad Hazael: Prendi in mano un presente, e vattene a trovar l’uomo di Dio, e domanda per lui il Signore, se io guarirò di questa infermità. Hazael adunque andò a trovarlo; e prese un presente in mano, e il carico di quaranta cammelli di tutte le cose le più squisite di Damasco; e venne, e si presentò davanti a lui, e disse: Ben-hadad, re di Siria, tuo figliuolo, mi ha mandato a te, per dirti: Guarirò io di quest’infermità? Ed Eliseo gli disse: Va’, digli: Veramente tu guarirai; ma pure il Signore mi ha fatto vedere che per certo egli morrà. Poi l’uomo di Dio fermò il viso, e l’affissò sopra Hazael, tanto ch’egli n’ebbe vergogna; poi pianse. Ed Hazael disse: Perchè piange il mio signore? Ed egli disse: Perciocchè io so il male che tu farai a’ figliuoli d’Israele; tu metterai a fuoco e fiamma le lor fortezze, ed ucciderai con la spada i lor giovani, e sbatterai i lor fanciulli, e fenderai le lor donne gravide. Ed Hazael disse: Ma che cosa è pure il tuo servitore, che non è altro che un cane, per fare queste gran cose? Ed Eliseo disse: Il Signore mi ha fatto vedere che tu sarai re sopra la Siria. Ed Hazael si partì d’appresso Eliseo, e venne al suo signore. Ed esso gli disse: Che ti ha detto Eliseo? Ed egli disse: Egli mi ha detto che per certo tu guarirai. E il giorno appresso, Hazael prese una coverta da letto, e tuffatala nell’acqua, la distese sopra la faccia di Ben-hadad, onde egli morì; ed Hazael regnò in luogo suo ORA, l’anno quinto di Gioram, figliuolo di Achab, re d’Israele, essendo Giosafat ancora re di Giuda, Gioram, figliuolo di Giosafat, re di Giuda, cominciò a regnare sopra Giuda. Egli era d’età di trentadue anni, quando cominciò a regnare; e regnò ott’anni in Gerusalemme. E camminò per la via dei re d’Israele, come la casa di Achab avea fatto; perciocchè egli avea la figliuola di Achab per moglie; e fece ciò che dispiace al Signore. Ma pure, per amor di Davide, suo servitore, il Signore non volle distruggere Giuda, secondo ch’egli avea detto a Davide, che sempre gli darebbe una lampana accesa d’infra i suoi figliuoli. A’ dì di esso, gl’Idumei si ribellarono dall’ubbidienza di Giuda, e costituirono un re sopra loro. Perciò Gioram passò in Seir, con tutti i carri; e avvenne una notte, ch’egli si levò, e percosse gl’Idumei che l’aveano intorniato, e i capitani de’ carri. E il popolo fuggì alle sue stanze. E nondimeno gl’Idumei son perseverati nella lor ribellione dall’ubbidienza di Giuda, fino a questo giorno. In quello stesso tempo Libna ancora si ribellò. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioram, e tutto quello ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? E Gioram giacque co’ suoi padri, e fu seppellito co’ suoi padri nella Città di Davide. E Achazia, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’anno duodecimo di Gioram, figliuolo di Achab, re d’Israele, Achazia, figliuolo di Gioram, re di Giuda, cominciò a regnare. Achazia era d’età di ventidue anni, quando cominciò a regnare; e regnò un anno in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Atalia, figliuola di Omri, re d’Israele. Ed egli camminò per la via della casa di Achab, e fece quello che dispiace al Signore, come la casa di Achab; perciocchè egli era genero della casa di Achab. Ed egli andò con Gioram, figliuolo di Achab, alla guerra contro ad Hazael, re di Siria, in Ramot di Galaad; ed i Siri ferirono Gioram. E il re Gioram se ne ritornò, per farsi medicare in Izreel delle ferite che i Siri gli aveano date in Rama, quando egli combattè contro ad Hazael, re di Siria. Ed Achazia, figliuolo di Gioram, re di Giuda, scese per visitar Gioram, figliuolo di Achab, in Izreel; perciocchè egli era infermo ALLORA il profeta Eliseo chiamò uno de’ figliuoli de’ profeti, e gli disse: Cingiti i lombi, e prendi quest’orciuolo d’olio in mano, e vattene in Ramot di Galaad; e quando tu sarai giunto là, riguarda ove sarà Iehu, figliuolo di Giosafat, figliuolo di Nimsi; e va’ a lui, e fallo levar su d’infra i suoi fratelli, e menalo in una camera segreta. Poi prendi l’orciuolo dell’olio, e spandiglielo sopra il capo, e digli: Così ha detto il Signore: Io ti ho unto per re sopra Israele. Poi apri l’uscio, e fuggitene senza indugio. Quel giovane adunque, servitor del profeta, andò in Ramot di Galaad. E come egli vi fu giunto, ecco, i capitani dell’esercito sedevano insieme. Ed egli disse: Io ho alcuna cosa a dirti, o capitano. E Iehu gli disse: A cui di tutti non parli tu? Ed egli disse: E te, o capitano. Allora Iehu si levò, ed entrò dentro alla casa; e quel giovane gli versò l’olio in sul capo, e gli disse: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Io ti ho unto per re sopra il popolo del Signore, sopra Israele. E tu percoterai la casa di Achab, tuo signore; ed io farò sopra Izebel la vendetta del sangue de’ profeti, miei servitori, e del sangue di tutti i servitori del Signore. E tutta la casa di Achab perirà, ed io distruggerò chiunque appartiene ad Achab, fino al piccolo fanciullo, e chiunque è serrato, e chiunque è abbandonato in Israele. E ridurrò la casa di Achab come la casa di Geroboamo, figliuolo di Nebat; e come la casa di Baasa, figliuolo di Ahia. E quant’è ad Izebel, i cani la mangeranno nel campo d’Izreel, e non vi sarà alcuno che la seppellisca. Poi egli aperse l’uscio, e se ne fuggì E Iehu uscì fuori a’ servitori del suo signore; ed uno di essi gli disse: Va ogni cosa bene? perchè è venuto a te quell’insensato? Ed egli disse loro: Voi conoscete l’uomo, e quali sieno i suoi ragionamenti. Ma essi dissero: Tu dici il falso; deh! dichiaraci quello ch’egli ti ha detto. Ed egli disse: Egli mi ha dette tali e tali cose, cioè: Così ha detto il Signore: Io ti ho unto per re sopra Israele. Allora ciascuno di essi tolse prestamente il suo mantello, e gliel pose sotto, in cima de’ gradi. Poi sonarono con la tromba, e dissero: Iehu è fatto re. E Iehu, figliuolo di Giosafat, figliuolo di Nimsi, fece una congiura contro a Gioram. Ora Gioram, dopo essere stato a guardare Ramot di Galaad, con tutto Israele, contro ad Hazael, re di Siria, se n’era ritornato, per farsi medicare in Izreel delle ferite che i Siri gli aveano date, quando egli combattè contro ad Hazael, re di Siria. E Iehu disse: Se tale è l’animo vostro, non esca e non iscampi alcuno della città, per andare a portarne le novelle in Izreel Poi Iehu montò a cavallo, e andò in Izreel; perciocchè Gioram giaceva quivi; ed Achazia, re di Giuda, vi era sceso per visitare Gioram. Or la guardia che stava alla veletta sopra la torre in Izreel, veggendo lo stuolo di Iehu che veniva, disse: Io veggo uno stuolo di gente. E Gioram disse: Piglia un uomo a cavallo, e mandalo loro incontro, per domandar se le cose vanno bene. E l’uomo a cavallo andò incontro a Iehu, e disse: Così ha detto il re: Le cose vanno elleno bene? E Iehu disse: Che hai tu da far di saper se le cose van bene? passa dietro a me. E la guardia rapportò la cosa, dicendo: Il messo è pervenuto infino a loro, ma non ritorna. Allora il re mandò un altro uomo a cavallo, il quale, pervenuto a loro, disse: Così ha detto il re: Le cose vanno elleno bene? E Iehu disse: Che hai tu da far di saper se le cose vanno bene? passa dietro a me. E la guardia rapportò la cosa, dicendo: Egli è pervenuto infino a loro, ma non ritorna; e l’andare pare l’andare di Iehu, figliuolo di Nimsi; perciocchè egli cammina con furia. Allora Gioram, re d’Israele, disse: Metti i cavalli al carro. Ed i cavalli furono messi al suo carro. A Gioram, re di Israele, ed Achazia, re di Giuda, uscirono ciascuno sopra il suo carro, incontro a Iehu; e lo trovarono nella possessione di Nabot Izreelita. E come Gioram ebbe veduto Iehu, disse: Le cose vanno elleno bene, Iehu? Ed egli disse: Come possono andar bene, mentre durano le fornicazioni d’Izebel, tua madre, e le sue tante incantagioni? Allora Gioram voltò mano, e si mise a fuggire, e disse ad Achazia: O Achazia, vi è del tradimento. E Iehu impugnò l’arco a piena mano, e ferì Gioram fra le spalle, e la saetta gli passò il cuore; onde gli cadde sopra le ginocchia nel suo carro. E Iehu disse a Bidcar, suo capitano: Piglialo, e gittalo nella possessione del campo di Nabot Izreelita; perciocchè tu dei ricordarti come io, e tu, cavalcando a paro a paro con la gente a cavallo, che andava dietro ad Achab, suo padre, il Signore pronunziò contro a lui questo carico: Se ier sera io non vidi il sangue di Nabot, e il sangue de’ suoi figliuoli; e se non ne fo la punizione in questo stesso campo, dice il Signore. Ora dunque, toglilo, e gittalo in cotesto campo, secondo la parola del Signore. Or Achazia, re di Giuda, vedute queste cose, fuggì verso la casa dell’orto. Ma Iehu lo seguitò, e disse: Percotete ancora lui sopra il carro. Ed essi lo percossero alla salita di Gur, ch’è presso d’Ibleam; poi egli fuggì in Meghiddo, e morì quivi. Ed i suoi servitori lo condussero sopra un carro in Gerusalemme, e lo seppellirono nella sua sepoltura, co’ suoi padri, nella Città di Davide. Or Achazia avea cominciato a regnare sopra Giuda l’anno undecimo di Gioram figliuolo di Achab Poi Iehu venne in Izreel; ed Izebel, avendolo inteso, si lisciò il viso, e si adornò il capo, e stava a riguardar per la finestra. E come Iehu entrava nella porta, ella gli disse: O Zimri, ucciditor del tuo signore, le cose vanno elleno bene? Ed egli alzò il viso verso la finestra, e disse: Chi è quivi di mia parte? chi? Allora due o tre eunuchi riguardarono verso lui. Ed egli disse loro: Gittatela a basso. Ed essi la gittarono a basso; e sprizzò del suo sangue contro al muro, e contro a’ cavalli; e Iehu la calpestò. Poi entrò, e mangiò, e bevve; e disse: Deh! andate a veder quella maledetta, e sotterratela; perciocchè ell’è figliuola di re. Essi adunque andarono per sotterrarla; ma non vi trovarono altro che il teschio, e i piedi, e le palme delle mani. E ritornarono, e lo rapportarono a Iehu. Ed egli disse: Questa è la parola, che il Signore avea pronunziata per Elia Tisbita, suo servitore, dicendo: I cani mangeranno la carne di Izebel nel campo d’Izreel. E il corpo morto d’Izebel sarà come sterco in su la campagna, nel campo d’Izreel; talchè non si potrà dire: Questo è Izebel OR vi erano in Samaria settanta figliuoli di Achab. E Iehu scrisse una lettera, e la mandò in Samaria, agli Anziani principali d’Izreel, ed a’ balii de’ figliuoli di Achab, di tal tenore: Ora, come prima questa lettera sarà pervenuta a voi, che avete in man vostra i figliuoli del vostro signore, e i suoi carri, e cavalli, e città forte, ed armi, considerate, d’infra i figliuoli del vostro signore, quello che più vi aggraderà, e mettetelo sopra il trono di suo padre, e guerreggiate per la casa del vostro signore. Ma essi ebbero grandissima paura, e dissero: Ecco, due re non hanno potuto contrastargli, e come potremo contrastargli noi? Laonde il mastro del palazzo, e il governatore della città, e gli Anziani, e i balii, mandarono a dire a Iehu: Noi siamo tuoi servitori, e faremo tutto quello che tu ci dirai; noi non faremo re alcuno; fa’ tu ciò che ti piace. Ed egli scrisse loro la seconda volta lettere di tal tenore: Se voi siete de’ miei, e volete ubbidire a’ miei comandamenti, togliete le teste a’ figliuoli del vostro signore, e venite domani a quest’ora a me, in Izreel. Or i figliuoli del re erano settanta, ed erano appresso i principali della città, che li allevavano. E quando vennero loro quelle lettere, presero i figliuoli del re, ch’erano settant’uomini, e li ammazzarono; e, poste le lor teste in ceste, le mandarono a Iehu, in Izreel. Ed un messo venne, che gli rapportò il fatto, dicendo: Coloro hanno portate le teste de’ figliuoli del re. Ed egli disse: Mettetele in due mucchi all’entrata della porta, infino a domattina. E la mattina seguente, essendo uscito fuori, egli si fermò, e disse a tutto il popolo: Voi siete giusti; ecco, io ho congiurato contro al mio signore, e l’ho ucciso; ma chi ha uccisi tutti costoro? Or sappiate che nulla della parola del Signore, che egli ha pronunziata contro alla casa di Achab, è caduto a terra; e ch’egli ha fatto ciò che egli avea parlato per Elia, suo servitore. Iehu percosse ancora tutti quelli ch’erano rimasti della casa di Achab, in Izreel, e tutti i suoi grandi, e i suoi amici, e i suoi principali ufficiali, fino a non lasciarne alcuno di resto. Poi si levò, e si partì, e andò in Samaria. E per cammino, essendo presso ad una mandria di pastori, trovò i fratelli di Achazia, re di Giuda, e disse: Chi siete voi? Ed essi dissero: Noi siamo i fratelli di Achazia, re di Giuda; e siamo discesi per salutare i figliuoli del re, ed i figliuoli della regina. Allora Iehu disse a’ suoi: Pigliateli vivi. Ed essi li presero vivi e li ammazzarono presso alla cisterna della mandria. Ed erano quarantadue uomini; e Iehu non ne lasciò scampare alcuno Poi partitosi di là, trovò Ionadab, figliuolo di Recab, che gli veniva incontro. Ed egli lo salutò, e gli disse: È il cuor tuo diritto, come il cuor mio è diritto inverso il tuo? E Ionadab rispose: Sì, lo è. Se così è, disse Iehu, dammi la mano. Ed egli gli diede la mano. E Iehu lo fece salire appresso di sè sopra il carro. Poi gli disse: Vieni meco, e tu vedrai il mio zelo per lo Signore. Egli adunque fu fatto salire in sul carro di esso. E quando Iehu fu giunto in Samaria, percosse tutti quelli ch’erano rimasti in Samaria della casa di Achab, finchè l’ebbe distrutta; secondo la parola del Signore ch’egli avea detta ad Elia. Poi Iehu adunò tutto il popolo, e disse loro: Achab ha poco servito a Baal; Iehu gli servirà molto più. Ora dunque, chiamate a me tutti i profeti di Baal, tutti i suoi ministri, e tutti suoi sacerdoti; non manchine pur uno; perciocchè io ho da fare un gran sacrificio a Baal; chiunque vi mancherà non viverà. Or Iehu facea questo con astuzia, per distruggere i ministri di Baal. E Iehu disse: Santificate una festa solenne a Baal. Ed essi la bandirono. E Iehu mandò per tutto Israele, che tutti i ministri di Baal venissero. Ed essi vennero tutti, e non ne restò pur uno che non venisse. Poi entrarono nel tempio di Baal; e quello fu ripieno da un capo all’altro. Allora Iehu disse al sagrestano: Trai fuori vesti per tutti i ministri di Baal. Ed egli trasse loro fuori le vesti. E Iehu, e Ionadab, figliuolo di Recab, entrarono dentro al tempio di Baal. E Iehu disse a’ ministri di Baal: Ricercate bene, e guardate che talora non vi sia qui fra voi alcuno dei servitori del Signore, ma solo i ministri di Baal. Essi adunque entrarono per far sacrificii e olocausti. Or Iehu avea posti ottanta uomini di fuori; a’ quali disse: Se alcun di costoro, che io vi metto nelle mani, scampa, la vita di colui che l’avrà lasciato scampare, sarà per la vita di esso. E quando quelli ebber finito di far l’olocausto, Iehu disse a’ sergenti, ed a’ capitani: Entrate, percoteteli, non iscampine pur uno. Essi adunque li percossero a fil di spada; e li gittarono via, e andarono nella città del tempio di Baal. E trassero fuori le statue del tempio di Baal, e le bruciarono; e ruppero la statua di Baal, e disfecero il tempio di esso e lo ridussero in laterine e così è restato fino al dì d’oggi. COSÌ Iehu sterminò Baal da Israele Ma pure Iehu non si rivolse da’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, co’ quali egli avea fatto peccare Israele, cioè, da’ vitelli d’oro, ch’erano in Betel, e in Dan. E il Signore disse a Iehu: Perciocchè tu hai bene eseguito ciò che mi piaceva, ed hai fatto alla casa di Achab, secondo tutto quello che io avea nel cuore, i tuoi figliuoli sederanno sopra il trono d’Israele fino alla quarta generazione. Ma Iehu non osservò di camminare con tutto il suo cuore nella Legge del Signore Iddio d’Israele; egli non si rivolse da’ peccati di Geroboamo, co’ quali egli avea fatto peccare Israele. In quel tempo il Signore cominciò a mozzar parte d’Israele. Ed Hazael percosse gl’Israeliti in tutte le lor frontiere; verso il Giordano, dall’Oriente, tutto il paese di Galaad, e quel de’ Gaditi, e de’ Rubeniti, e de’ Manassiti; da Aroer, che è sul torrente di Arnon, e Galaad, e Basan. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Iehu, e tutto quello ch’egli fece, e tutte le sue prodezze; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele? E Iehu giacque coi suoi padri, e fu seppellito in Samaria; e Ioachaz, suo figliuolo, regnò in luogo suo. E il tempo che Iehu regnò sopra Israele in Samaria, fu di ventotto anni OR Atalia, madre di Achazia, veggendo che il suo figliuolo era morto, si levò, e distrusse tutta la progenie reale. Ma Ioseba, figliuola del re Gioram, sorella di Achazia, prese Gioas, figliuolo di Achazia, e lo tolse furtivamente d’infra i figliuoli del re che si uccidevano, e lo mise, con la sua balia, in una delle camere de’ letti; e così fu nascosto d’innanzi ad Atalia, e non fu ucciso. E stette così nascosto con quella, lo spazio di sei anni, nella Casa del Signore; ed in quel mezzo tempo Atalia regnava sopra il paese Ma l’anno settimo, Gioiada mandò a chiamare de’ capi di centinaia per esser capitani e sergenti; e li fece venire a sè nella Casa del Signore, e fece lega con loro, e fece lor giurare nella Casa del Signore; poi mostrò loro il figliuolo del re. E diede loro ordine, dicendo: Quest’è quello che voi farete: La terza parte di voi, cioè quelli ch’entrano in settimana, faccia ancora la guardia alla casa del re; e faccia un’altra terza parte la guardia alla porta di Sur; ed un’altra terza parte alla porta di dietro ai sergenti. Così, voi i primi farete la guardia al corpo del Tempio; e le altre due parti di voi, cioè tutti quelli che escono di settimana, faranno eziandio la guardia alla Casa del Signore per il re. E voi circonderete il re d’ogn’intorno, avendo ciascuno le sue armi in mano; e chiunque entrerà dentro agli ordini, sia fatto morire. Siate eziandio col re, quando egli uscirà, e quando egli entrerà. E que’ capi delle centinaia fecero interamente come il sacerdote Gioiada avea comandato; e ciascun di essi prese i suoi uomini, cioè, quelli ch’entravano in settimana, e quelli che ne uscivano, e vennero al sacerdote Gioiada. E il sacerdote diede a que’ capi delle centinaia le lance e gli scudi ch’erano stati del re Davide, ed erano nella Casa del Signore. Ed i sergenti stettero in piè, ciascuno con le sue armi in mano, dal lato destro della Casa fino al sinistro, presso dell’Altare, e della Casa, d’intorno al re. Allora Gioiada menò fuori il figliuolo del re, e pose sopra lui la benda reale, e gli ornamenti; ed essi lo fecero re, e l’unsero; e tutti, battendo palma a palma, dicevano: Viva il re Or Atalia udì il romore de’ sergenti e del popolo, e se ne venne al popolo, nella Casa del Signore. E riguardò; ed ecco il re, che stava in piè sopra la pila, secondo il costume, e i capitani e i trombettieri erano presso del re, e tutto il popolo del paese era allegro, e sonava con le trombe. Allora Atalia si stracciò le vesti, e gridò: Congiura, congiura. E il sacerdote Gioiada comandò a que’ capi delle centinaia, che aveano la condotta di quell’esercito, e disse loro: Menatela fuor degli ordini; e chiunque la seguiterà sia ucciso con la spada. Perciocchè il sacerdote avea detto: Non facciasi morire nella Casa del Signore. Essi adunque le fecero largo; e come ella se ne ritornava per la via dell’entrata dei cavalli verso la casa del re, fu quivi uccisa E Gioiada trattò patto fra il Signore e il re, e il popolo, ch’essi sarebbero popolo del Signore; parimente fra il re e il popolo. E tutto il popolo del paese entrò nel tempio di Baal, e lo disfece, insieme con gli altari di esso, e spezzò interamente le sue immagini, ed uccise Mattan, sacerdote di Baal, davanti a quegli altari. Poi il sacerdote dispose gli uffici nella Casa del Signore. E prese i capi delle centinaia, e i capitani, e i sergenti, e tutto il popolo del paese, e condussero il re a basso, fuor della Casa del Signore; e vennero nella casa del re, per la via della porta de’ sergenti. E il re sedette sopra il trono reale. E tutto il popolo del paese si rallegrò, e la città fu in quiete, dopo che Atalia fu stata uccisa con la spada, nella casa del re. Gioas era d’età di sett’anni, quando cominciò a regnare L’ANNO settimo di Iehu, Gioas cominciò a regnare, e regnò quarant’anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Sibia, da Beerseba. E Gioas fece quello che piace al Signore, tutto il tempo che il sacerdote Gioiada l’ammaestrò. Nondimeno gli alti luoghi non furono tolti; il popolo sacrificava ancora, e faceva profumi negli altri luoghi E Gioas disse a’ sacerdoti: Prendano i sacerdoti tutti i danari consecrati che son portati nella Casa del Signore, i danari di chiunque passa fra gli annoverati, i danari per le persone, secondo l’estimazione di ciascuno; prendano eziandio, ciascuno dal suo conoscente, tutti i danari che viene in cuore a ciascuno di portar nella Casa del Signore. E ne ristorino le rotture della Casa del Signore, dovunque se ne troverà alcuna. Ma nell’anno ventesimoterzo del re Gioas, i sacerdoti non aveano ancora ristorate le rotture della Casa del Signore. Laonde il re Gioas chiamò il sacerdote Gioiada, e gli altri sacerdoti, e disse loro: Perchè non ristorate voi le rotture della Casa? Ora dunque non prendete più danari da’ vostri conoscenti; anzi, lasciateli per ristorare le rotture della Casa. Ed i sacerdoti acconsentirono di non prender più danari dal popolo, ed altresì di non avere a ristorare le rotture della Casa. E il sacerdote Gioiada prese una cassa, e nel coperchio di essa fece un buco; e la mise presso all’Altare dal lato destro, quando si entra nella Casa del Signore; ed i sacerdoti che stavano alla guardia della soglia della Casa vi mettevano dentro tutti i danari ch’erano portati nella Casa del Signore. E quando vedevano che vi erano danari assai nella cassa, lo scrivano del re, e il sommo sacerdote, venivano, e dopo aver contati i danari che si trovavano nella Casa del Signore, il legavano in sacchetti. Poi davano que’ danari contati in mano a coloro che aveano la cura del lavoro, ch’erano costituiti sopra la Casa del Signore; ed essi li spendevano in legnaiuoli e fabbricatori, che lavoravano nella Casa del Signore; ed in muratori, ed in iscarpellini; e per comperar legnami, e pietre tagliate, per ristorar le rotture della Casa del Signore, ed in tutto ciò che occorreva per ristorar la Casa. Altro non si faceva di que’ danari ch’erano portati nella Casa del Signore, nè vasellamenti d’argento, per la Casa del Signore, nè forcelle, nè bacini, nè trombe, nè alcun altro strumento d’oro o di argento. Anzi erano dati a coloro che aveano la cura dell’opera, i quali con essi ristoravano la Casa del Signore. E non si faceva render contro a quegli uomini, nelle cui mani si davano que’ danari, per darli a quelli che lavoravano all’opera; perciocchè essi lo facevano lealmente. I danari per la colpa, e i danari per lo peccato, non erano portati dentro alla Casa del Signore; quegli erano per li sacerdoti Allora Hazael, re di Siria, salì, e guerreggiò contro a Gat, e la prese; poi voltò la faccia, per salire contro a Gerusalemme. Ma Gioas, re di Giuda, prese tutte le cose consacrate, che Giosafat, Gioram, ed Achazia, suoi padri, re di Giuda, aveano consacrate, e anche quelle che egli stesso avea consacrate, e tutto l’oro che si trovò ne’ tesori della Casa del Signore, e della casa del re; e mandò tutto ciò ad Hazael, re di Siria; ed egli si dipartì da Gerusalemme. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioas, e tutto ciò ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? Ora i suoi servitori si levarono, e fecero una congiura, e percossero Gioas nella casa di Millo, nella scesa di Silla. Iozacar, figliuolo di Simat, e Iozabad, figliuolo di Somer, suoi servitori, lo percossero; ed egli morì, e fu seppellito, co’ suoi padri, nella Città di Davide. Ed Amasia, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’ANNO ventesimoterzo di Gioas, figliuolo di Achazia, re di Giuda, Gioachaz, figliuolo di Iehu, cominciò a regnare sopra Israele, in Samaria; e regnò diciassette anni. E fece quello che dispiace al Signore, e seguitò i peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, co’ quali egli avea fatto peccare Israele; egli non se ne rivolse. Laonde l’ira del Signore si accese contro ad Israele; ed egli li diede nelle mani di Hazael, re di Siria, e nelle mani di Ben-hadad, figliuolo di Hazael, tutto quel tempo. Ma Gioachaz pregò il Signore; e il Signore l’esaudì; perciocchè egli vide l’oppressione d’Israele; conciossiachè il re di Siria li oppressasse. Il Signore adunque diede un liberatore ad Israele; ed essi uscirono di sotto alla mano de’ Siri; ed i figliuoli d’Israele abitarono nelle loro stanze, come per addietro. Ma pur non si rivolsero dai peccati della casa di Geroboamo, coi quali egli avea fatto peccare Israele; Israele camminava in essi; il bosco eziandio rimase in piè in Samaria. Dopo che il Signore non ebbe lasciata di resto a Gioachaz altra gente, che cinquanta cavalieri, e dieci carri, e diecimila pedoni; conciossiachè il re di Siria avesse distrutti gl’Israeliti, e tritandoli, li avesse ridotti ad essere come polvere. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioachaz, e tutto quello ch’egli fece, e la sua prodezza; queste cose non son esse scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele? E Gioachaz giacque coi suoi padri, e fu seppellito in Samaria; e Gioas, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’anno trentesimosettimo di Gioas, re di Giuda, Gioas, figliuolo di Gioachaz, cominciò a regnare sopra Israele, in Samaria; e regnò sedici anni. E fece quello che dispiace al Signore; egli non si rivolse da alcuno de’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, coi quali egli avea fatto peccare Israele; egli camminò in essi. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioas, e tutto quello ch’egli fece, e la sua prodezza, con la quale egli combattè contro ad Amasia, re di Giuda; queste cose non son esse scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele? E Gioas giacque co’ suoi padri, e Geroboamo sedette sopra il suo trono; e Gioas fu seppellito in Samaria coi re d’Israele. OR Eliseo infermò d’una sua infermità, della quale eziandio egli morì. E Gioas, re d’Israele, scese, e pianse sopra la faccia di esso, e disse: Padre mio, padre mio, carro d’Israele, e sua cavalleria. Ed Eliseo gli disse: Portami un arco e delle saette. E Gioas gli portò un arco e delle saette. Ed Eliseo gli disse: Impugna l’arco con la mano. Ed egli impugnò l’arco; ed Eliseo mise le mani sopra le mani del re, e disse: Apri la finestra verso Oriente. E quando egli l’ebbe aperta, Eliseo gli disse: Tira. Ed egli tirò. Ed Eliseo disse: Questa è la saetta della vittoria del Signore; la saetta della vittoria contro a’ Siri; e tu percoterai i Siri in Afec, fino ad una intiera sconfitta. Poi disse: Prendi le saette. E quando le ebbe prese, egli disse al re d’Israele: Percuoti contro alla terra. Ed egli percosse tre volte; poi si arrestò. E l’uomo di Dio si adirò gravemente contro a lui, e gli disse: Ei si conveniva percuotere cinque o sei volte; allora tu avresti percossi i Siri fino ad una intiera distruzione; ma ora, tu non percoterai i Siri se non tre volte Ora Eliseo morì, e fu seppellito. Ed in su la fine dell’anno certe schiere di Moabiti fecero una correria nel paese. Ed avvenne che, come certi seppellivano un uomo, ecco, videro quelle schiere; e gittarono colui nella sepoltura di Eliseo; e colui andò a toccar l’ossa di Eliseo, e tornò in vita, e si rizzò in piè. Avendo adunque Hazael, re di Siria, oppressati gl’Israeliti tutto il tempo di Gioachaz, il Signore fece loro grazia, ed ebbe pietà di loro, e si rivolse verso loro, per amor del suo patto con Abrahamo, Isacco e Giacobbe; e non volle distruggerli, e non li scacciò dal suo cospetto fino a questo tempo. Ed Hazael, re di Siria, morì; e Ben-hadad, suo figliuolo, regnò in luogo suo. E Gioas, figliuolo di Gioachaz, riprese di mano di Ben-hadad, figliuolo di Hazael, le città che Hazael avea prese a Gioachaz, suo padre, in guerra. Gioas lo percosse tre volte, e ricoverò le città d’Israele L’ANNO secondo di Gioas, figliuolo di Gioachaz, re d’Israele, Amasia, figliuolo di Gioas, re di Giuda, cominciò a regnare. Egli era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare, a regnò ventinove anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Gioaddan, da Gerusalemme. Egli fece ciò che piace al Signore; non però come Davide, suo padre; egli fece interamente come avea fatto Gioas, suo padre. Sol gli alti luoghi non furono tolti; il popolo sacrificava ancora, e faceva profumi in su gli alti luoghi. Ora, come il regno fu stabilito nelle sue mani, egli percosse i suoi servitori, che aveano ucciso il re suo padre. Ma non fece morire i figliuoli loro, secondo ch’è scritto nel libro della Legge di Mosè, nella quale il Signore ha comandato che non si facciano morire i padri per li figliuoli, nè i figliuoli per li padri; anzi, che ciascuno sia fatto morire per lo suo proprio peccato. Egli percosse gl’Idumei nella valle del sale, in numero di dodicimila uomini; e prese Sela per forza d’arme, e le pose nome Iocteel, il qual le dura infino ad oggi Allora Amasia mandò messi a Gioas, figliuolo di Gioachaz, figliuolo di Iehu, re d’Israele, a dirgli: Vieni, veggiamoci in faccia l’un l’altro. Ma Gioas, re d’Israele, mandò a dire ad Amasia, re di Giuda: Uno spino ch’era nel Libano, mandò già a dire al cedro del Libano: Da’ la tua figliuola per moglie al mio figliuolo; ma le fiere del Libano, passando, calpestarono quello spino. Tu hai gravemente percossi gl’Idumei, e perciò il tuo cuore ti fa innalzare; godi della tua gloria, e stattene in casa tua; perchè ti rimescoleresti in un male, per lo quale tu, e Giuda teco, cadereste? Ma Amasia non gli diè d’orecchio. Gioas adunque, re d’Israele, salì contro ad Amasia, re di Giuda; ed essi si videro l’un l’altro in faccia in Bet-semes, città di Giuda. E Giuda fu sconfitto da Israele; e ciascuno se ne fuggì alle sue stanze. E Gioas, re d’Israele, prese in Bet-semes Amasia, re di Giuda, figliuolo di Gioas, figliuolo di Achazia; poi venne in Gerusalemme, e fece una rottura nel muro di Gerusalemme, dalla porta di Efraim, infino alla porta del Cantone, lo spazio di quattrocento cubiti. E prese tutto l’oro e l’argento, e tutti i vasellamenti che si trovarono nella Casa del Signore, e nei tesori della casa del re; prese eziandio stadichi; poi se ne ritornò in Samaria Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioas, e la sua prodezza, e come egli combattè con Amasia, re di Giuda; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele? E Gioas giacque co’ suoi padri, e fu seppellito in Samaria, coi re d’Israele, e Geroboamo, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Ed Amasia, figliuolo di Gioas, re di Giuda, visse ancora quindici anni, dopo la morte di Gioas, figliuolo di Gioachaz, re d’Israele. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Amasia; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? Or alcuni fecero una congiura contro a lui, in Gerusalemme; ed egli fuggì in Lachis; ma essi gli mandarono dietro in Lachis, e l’uccisero quivi. E di là fu portato sopra cavalli, e fu seppellito in Gerusalemme, co’ suoi padri, nella Città di Davide. E tutto il popolo di Giuda prese Azaria, il quale era d’età di sedici anni, e lo costituirono re, in luogo di Amasia, suo padre. Egli edificò Elat, avendola racquistata a Giuda, dopo che il re fu giaciuto co’ suoi padri L’anno quintodecimo di Amasia, figliuolo di Gioas, re di Giuda, Geroboamo, figliuolo di Gioas, re d’Israele, cominciò a regnare in Samaria; e regnò quarantun anno. E fece quello che dispiace al Signore; egli non si rivolse da alcuno de’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, coi quali egli avea fatto peccare Israele. Costui ristabilì i confini d’Israele dall’entrata di Hamat, fino al mare della campagna; secondo la parola del Signore Iddio d’Israele, ch’egli avea pronunziata per lo profeta Giona, suo servitore, figliuolo di Amittai, il quale era da Gat-hefer. Perciocchè il Signore vide l’afflizione d’Israele ch’era molto aspra, e che non vi era più nè serrato nè abbandonato, nè chi soccorresse Israele. E il Signore non avea ancora parlato di cancellare il nome d’Israele disotto al cielo; e però egli li salvò per man di Geroboamo, figliuolo di Gioas. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Geroboamo, e tutto quello ch’egli fece, e la sua prodezza, con la quale guerreggiò, e con la quale racquistò ad Israele Damasco ed Hamat, ch’erano state di Giuda; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele? E Geroboamo giacque co’ suoi padri, cioè coi re d’Israele; e Zaccaria, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’ANNO ventesimosettimo di Geroboamo, re d’Israele, Azaria, figliuolo di Amasia, re di Giuda, cominciò a regnare. Egli era d’età di sedici anni, quando cominciò a regnare; e regnò in Gerusalemme cinquantadue anni. E il nome di sua madre era Iecolia, da Gerusalemme. Ed egli fece ciò che piace al Signore, interamente come avea fatto Amasia, suo padre. Sol gli alti luoghi non furono tolti via; il popolo sacrificava ancora, e faceva profumi, sopra gli alti luoghi. Or il Signore percosse il re, ed egli fu lebbroso infin al giorno della sua morte, e dimorò in una casa in disparte; e Iotam, figliuolo del re, era mastro del palazzo, e rendeva ragione al popolo del paese. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Azaria, e tutto quello ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? Ed Azaria giacque co’ suoi padri, e fu seppellito, co’ suoi padri, nella Città di Davide; e Iotam, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’ANNO trentottesimo di Azaria, re di Giuda, Zaccaria, figliuolo di Geroboamo, cominciò a regnare sopra Israele, in Samaria, e regnò sei mesi. E fece quello che dispiace al Signore, come aveano fatto i suoi padri; egli non si rivolse da’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, co’ quali egli avea fatto peccare Israele. Or Sallum, figliuolo di Iabes, congiurò contro a lui, e lo percosse in presenza del popolo, e l’ammazzò, e regnò in luogo suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Zaccaria; ecco, queste cose sono scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele. Questo fu l’adempimento della parola del Signore, ch’egli avea detta a Iehu: I tuoi discendenti sederanno sopra il trono d’Israele, fino alla quarta generazione. E così avvenne. Sallum, figliuolo di Iabes, cominciò a regnare l’anno trentanovesimo di Uzzia, re di Giuda. E quando ebbe regnato un mese intiero in Samaria, Menahem, figliuolo di Gadi, da Tirsa, salì, ed entrò in Samaria, e percosse Sallum, figliuolo di Iabes, in Samaria, e l’uccise, e regnò in luogo suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Sallum, e la congiura ch’egli fece; ecco, queste cose sono scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele. Allora Menahem percosse la città di Tifsa, e tutti quelli ch’erano dentro, ed i suoi confini, da Tirsa; egli la percosse perchè non gli avea aperte le porte, e fendè tutte le donne gravide di essa. L’anno trentanovesimo di Azaria, re di Giuda, Menahem, figliuolo di Gadi, cominciò a regnare sopra Israele, e regnò dieci anni in Samaria. E fece quello che dispiace al Signore; tutto il tempo della vita sua, egli non si rivolse da’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, co’ quali egli avea fatto peccare Israele. Allora Pul, re degli Assiri, venne contro al paese; e Menahem gli diede mille talenti d’argento, acciocchè gli porgesse aiuto, per fermare il regno nelle sue mani. E Menahem levò que’ danari sopra Israele, sopra tutti coloro ch’erano possenti in facoltà, per darli al re degli Assiri; cinquanta sicli d’argento per testa. Così il re degli Assiri se ne ritornò, e non si fermò quivi nel paese. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Menahem, e tutto quello ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele? E Menahem giacque co’ suoi padri; e Pecachia, suo figliuolo, regnò in luogo suo. L’anno cinquantesimo di Azaria, re di Giuda, Pecachia, figliuolo di Menahem, cominciò a regnare sopra Israele in Samaria, e regnò due anni. E fece quello che dispiace al Signore; egli non si rivolse da’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, co’ quali egli avea fatto peccare Israele. E Peca, figliuolo di Remalia, suo capitano, congiurò contro a lui; ed accompagnato da Argob, e da Arie, lo percosse in Samaria, nel palazzo della stanza reale, avendo Peca seco cinquant’uomini Galaaditi. Così l’uccise, e regnò in luogo suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Pecachia, e tutto quello ch’egli fece; ecco, queste cose sono scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele. L’anno cinquantesimosecondo di Azaria, re di Giuda, Peca, figliuolo di Remalia, cominciò a regnare sopra Israele in Samaria, e regnò vent’anni. E fece quello che dispiace al Signore; egli non si rivolse da’ peccati di Geroboamo, figliuolo di Nebat, co’ quali egli avea fatto peccare Israele. A’ dì di Peca, re d’Israele, venne Tiglat-pileser, re degli Assiri, e prese Ion, ed Abel-met-maaca, e Ianoa, e Chedes, ed Hasor, e Galaad, e la Galilea, tutto il paese di Neftali; e menò il popolo in cattività in Assiria. Or Osea, figliuolo di Ela, fece congiura contro a Peca, figliuolo di Remalia, e lo percosse, e l’uccise, e regnò in luogo suo, l’anno ventesimo di Iotam, figliuolo di Uzzia. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Peca, e tutto quello ch’egli fece; ecco, queste cose sono scritte nel libro delle Croniche dei re d’Israele L’ANNO secondo di Peca, figliuolo di Remalia, re d’Israele, Iotam, figliuolo di Uzzia, re di Giuda, cominciò a regnare. Egli era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare; e regnò sedici anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Ierusa, figliuola di Sadoc. Ed egli fece quello che piace al Signore, interamente come avea fatto Uzzia, suo padre. Sol gli alti luoghi non furono tolti via; il popolo sacrificava ancora e faceva profumi, sopra gli alti luoghi. Esso edificò la porta alta della Casa del Signore. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Iotam, e tutto quello ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? In quel tempo il Signore cominciò a mandar contro a Giuda, Resin, re di Siria, e Peca, figliuolo di Remalia. E Iotam, giacque co’ suoi padri, e fu seppellito co’ suoi padri, nella Città di Davide, suo padre. Ed Achaz, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’ANNO diciassettesimo di Peca, figliuolo di Remalia, Achaz, figliuolo di Iotam, re di Giuda, cominciò a regnare. Achaz era d’età di vent’anni, quando cominciò a regnare; e regnò sedici anni in Gerusalemme; e non fece quello che piace al Signore Iddio suo, come avea fatto Davide, suo padre. Ma camminò per la via dei re d’Israele, e fece anche passare il suo figliuolo per lo fuoco, secondo le abbominazioni delle genti, le quali il Signore avea scacciate d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. E sacrificava, e faceva profumi negli alti luoghi, e sopra i colli, e sotto ogni albero verdeggiante Allora Resin, re di Siria, e Peca, figliuolo di Remalia, re d’Israele, salirono in armi contro a Gerusalemme, ed assediarono Achaz; ma non poterono espugnar la città. In quel tempo, Resin, re di Siria, racquistò Elat a’ Siri, e cacciò i Giudei fuor di Elat; così gli Idumei rientrarono in Elat, e vi sono abitati infino ad oggi. E Achaz mandò ambasciatori a Tiglat-pileser, re degli Assiri, a dirgli: Io son tuo servitore, e tuo figliuolo; vieni, e salvami dalle mani del re di Siria, e dalle mani del re d’Israele, i quali si son levati contro a me. E Achaz prese l’argento e l’oro che si trovò nella Casa del Signore, e ne’ tesori della casa reale, e lo mandò in dono al re degli Assiri. E il re degli Assiri gli acconsentì, e salì contro a Damasco, e la prese, e ne menò il popolo in cattività in Chir, e fece morire Resin E il re Achaz andò incontro a Tiglat-pileser, re degli Assiri, in Damasco; e veduto l’altare ch’era in Damasco, il re Achaz mandò al sacerdote Uria il ritratto di quell’altare, e la figura di tutto il suo lavorio. E il sacerdote Uria edificò un altare: egli lo fece interamente secondo quello che il re Achaz gli avea mandato di Damasco; finchè il re Achaz fu tornato di Damasco. E quando il re fu venuto di Damasco, ed ebbe veduto l’altare, si accostò ad esso, e offerse sopra esso sacrificii. Ed arse il suo olocausto, e la sua offerta, e fece la sua offerta da spandere, e sparse il sangue de’ suoi sacrificii da render grazie, sopra quell’altare. E fece levar via l’Altar di rame, ch’era davanti al Signore, d’innanzi alla Casa, acciocchè non fosse fra il suo altare, e la Casa del Signore; e lo mise allato a quell’altro altare, verso il Settentrione. E il re Achaz comandò al sacerdote Uria, dicendo: Ardi sopra l’altar grande l’olocausto della mattina, e l’offerta della sera, e l’olocausto del re, e la sua offerta; e gli olocausti di tutto il popolo del paese, con le loro offerte di panatica, e da spandere; e spandi sopra esso tutto il sangue degli olocausti, e tutto il sangue de’ sacrificii; ma quant’è all’Altar di rame, a me starà il ricercarlo. E il sacerdote Uria fece interamente secondo che il re Achaz gli avea comandato Il re Achaz, oltre a ciò, tagliò a pezzi i basamenti fatti a quadri, e levò le conche d’in su que’ basamenti; mise anche giù il mare d’in su i buoi di rame, che erano sotto di esso, e lo posò sopra il pavimento di pietra. Rimosse eziandio dalla Casa del Signore la Coperta del sabato, ch’era stata edificata nella Casa; e tolse l’entrata di fuori del re, per cagione del re degli Assiri. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Achaz; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? Ed Achaz giacque co’ suoi padri, e fu seppellito co’ suoi padri, nella Città di Davide. Ed Ezechia, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’ANNO duodecimo di Achaz, re di Giuda, Osea, figliuolo di Ela, cominciò a regnare sopra Israele, in Samaria; e regnò nove anni. E fece quello che dispiace al Signore; non però come gli altri re d’Israele, che erano stati davanti a lui. Salmaneser, re degli Assiri, salì contro a lui; ed Osea gli fu fatto soggetto, e gli pagava tributo. Ma il re degli Assiri scoperse una congiura in Osea; perciocchè egli avea mandati ambasciatori a So, re d’Egitto, e non avea pagato il tributo annuale al re degli Assiri; laonde il re degli Assiri lo serrò, e lo mise ne’ ceppi in carcere. E il re degli Assiri salì per tutto il paese, e venne in Samaria, e vi tenne l’assedio tre anni. L’anno nono di Osea, il re degli Assiri prese Samaria, e menò gl’Israeliti in cattività in Assiria; e li fece abitare in Hala, ed in Habor, presso al fiume Gozan, e nelle città di Media Or questo avvenne, perciocchè i figliuoli d’Israele aveano peccato contro al Signore Iddio loro, il quale li avea tratti fuor del paese di Egitto, di sotto alla mano di Faraone, re di Egitto; ed aveano riveriti altri dii; ed erano camminati negli statuti delle genti, le quali il Signore avea scacciate d’innanzi a loro, e negli statuti che i re d’Israele aveano fatti; ed aveano copertamente fatte cose che non erano diritte inverso il Signore Iddio loro, e si aveano edificati degli alti luoghi in tutte le lor città, dalle torri delle guardie, fino alle città forti; e si aveano rizzate statue, e boschi, sopra ogni alto colle, e sotto ogni albero verdeggiante. E quivi aveano fatti profumi in ogni alto luogo, come le genti che il Signore avea trasportate via d’innanzi a loro; ed aveano fatte cose malvage, per dispettare il Signore; ed aveano servito agl’idoli, de’ quali il Signore avea lor detto: Non fate ciò. E benchè il Signore avesse protestato ad Israele, ed a Giuda, per tutti i suoi profeti, e per tutti i veggenti, dicendo: Convertitevi dalle vostre vie malvage, ed osservate i miei comandamenti ed i miei statuti, seguendo tutta la Legge, la quale io ho comandata a’ padri vostri, e la quale io vi ho comandata per li profeti, miei servitori; non però aveano ubbidito; anzi aveano indurato il lor collo, come i padri loro, che non aveano creduto al Signore Iddio loro; ed aveano sprezzati i suoi statuti, e il suo patto, il quale egli avea contratto coi lor padri; e le protestazioni ch’egli avea fatte a loro stessi; ed erano camminati dietro alla vanità, onde si erano invaniti; e dietro alle genti ch’erano d’intorno a loro, delle quali il Signore avea lor comandato, che non facessero come esse; ed aveano lasciati tutti i comandamenti del Signore Iddio loro, e si aveano fatti due vitelli di getto, e de’ boschi; ed aveano adorato tutto l’esercito del cielo, ed aveano servito a Baal; ed aveano fatti passare i lor figliuoli, e le lor figliuole, per lo fuoco; ed aveano atteso a indovinamenti, e ad augurii; e si erano venduti a far ciò che dispiace al Signore, per dispettarlo. Perciò, il Signore si adirò grandemente contro ad Israele, e li rimosse dal suo cospetto, e non vi restò, se non la tribù di Giuda sola. Ma anche Giuda non osservò i comandamenti del Signore Iddio suo; anzi camminò negli statuti di que’ d’Israele, ch’essi aveano fatti. Perciò, il Signore sdegnò tutta la progenie d’Israele, e li afflisse, e li diede in mano di predatori, finchè li ebbe cacciati via dal suo cospetto. Perciocchè, dopo ch’egli ebbe stracciato Israele d’addosso alla casa di Davide, e ch’essi ebbero costituito re Geroboamo, figliuolo di Nebat, Geroboamo sviò Israele di dietro al Signore, e gli fece commettere un gran peccato. Ed i figliuoli d’Israele camminarono in tutti i peccati che Geroboamo avea commessi, e non se ne rivolsero; intanto che il Signore tolse via Israele dal suo cospetto, siccome ne avea parlato per tutti i profeti, suoi servitori; ed Israele fu menato in cattività d’in su la sua terra in Assiria, ove è stato infino ad oggi E IL re degli Assiri fece venir genti di Babilonia, e di Cuta, e di Avva, e di Hamat, e di Sefarvaim; e le fece abitare nelle città di Samaria, in luogo de’ figliuoli d’Israele. Ed esse possedettero Samaria, ed abitarono nelle città di essa. Or da prima che cominciarono ad abitar quivi, quelle genti non riverivano il Signore; laonde il Signore mandò contro a loro de’ leoni, i quali uccidevano molti di loro. Ed egli fu detto al re degli Assiri: Le genti che tu hai tramutate, e fatte abitare nelle città di Samaria, non sanno le leggi dell’Iddio del paese; laonde egli ha mandato contro a loro de’ leoni che le uccidono; perciocchè non sanno le leggi dell’Iddio del paese. Allora il re degli Assiri comandò, e disse: Fatevi andare uno dei sacerdoti che ne avete menati in cattività; a vadasi, ed abitisi là, e quel sacerdote insegni a quelli che vi andranno le leggi dell’Iddio del paese. Così uno dei sacerdoti, ch’erano stati menati in cattività di Samaria, venne, ed abitò in Betel, ed insegnò a coloro in qual maniera doveano riverire il Signore. Nondimeno ciascuna di quelle genti si faceva i suoi dii, e li misero nelle case degli alti luoghi, che i Samaritani aveano fatti; ciascuna nazione li mise nelle sue città, dove abitava. Ed i Babiloni fecero Succot-benot, e i Cutei Nergal, e gli Hamatei Asima; e gli Avvei fecero Nibhaz e Tartac; ed i Sefarvei bruciavano i lor figliuoli col fuoco ad Adrammelec e ad Anammelec, dii di Sefarvaim. E anche riverivano il Signore; e si fecero de’ sacerdoti degli alti luoghi, presi di qua e di là d’infra loro, i quali facevano i lor sacrificii nelle case degli alti luoghi. Essi riverivano il Signore, e insieme servivano a’ lor dii, secondo la maniera delle genti, d’infra le quali erano stati trasportati là. Infino a questo giorno essi fanno secondo i lor costumi antichi; essi non riveriscono il Signore, e non fanno nè secondo i loro statuti e costumi, nè secondo la legge e i comandamenti che il Signore ha dati a’ figliuoli di Giacobbe, al quale pose nome Israele; co’ quali il Signore avea fatto patto, e a’ quali avea comandato, e detto: Non riverite altri dii e non li adorate, e non servite, nè sacrificate loro; anzi riverite il Signore, il quale vi ha tratti fuor del paese di Egitto, con gran forza, e con braccio steso; esso adorate, ed a lui sacrificate. Ed osservate di mettere sempre in opera gli statuti, e gli ordinamenti, e la Legge, e i comandamenti, ch’egli vi ha scritti; e non riverite altri dii. E non dimenticate il patto che io ho fatto con voi; e non riverite altri dii. Ma riverite il Signore Iddio vostro; ed egli vi libererà da tutti i vostri nemici. Ma essi non ubbidirono; anzi fecero secondo il loro costume antico. Così quelle genti riverivano il Signore, e insieme servivano alle loro sculture. I lor figliuoli anch’essi, e i figliuoli de’ lor figliuoli fanno, infino ad oggi, come fecero i lor padri OR l’anno terzo di Osea, figliuolo di Ela, re d’Israele, Ezechia, figliuolo di Achaz, re di Giuda, cominciò a regnare. Egli era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare; e regnò ventinove anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Abi, figliuola di Zaccaria. Egli fece quello che piace al Signore, interamente come avea fatto Davide, suo padre. Egli tolse via gli alti luoghi, e spezzò le statue, e tagliò i boschi, e stritolò il serpente di rame che Mosè avea fatto; perciocchè infino a quel tempo i figliuoli d’Israele gli facevano profumi; e lo chiamò Nehustan. Egli mise la sua confidenza nel Signore Iddio d’Israele; e giammai, nè davanti nè dopo lui, non vi è stato alcuno pari a lui, fra tutti i re di Giuda. E si attenne al Signore, e non si rivolse indietro da lui; anzi osservò i comandamenti ch’egli avea dati a Mosè. Laonde il Signore fu con lui; dovunque egli andava, prosperava. Ed egli si ribellò dal re degli Assiri, e non gli fu più soggetto. Egli percosse i Filistei fino in Gaza, e i confini di essa, dalle torri delle guardie, fino alle città forti OR avvenne l’anno quarto del re Ezechia, ch’era il settimo di Osea, figliuolo di Ela, re d’Israele, che Salmaneser, re degli Assiri, salì contro a Samaria, e l’assediò. Ed in capo di tre anni fu presa; l’anno sesto d’Ezechia, ch’era il nono di Osea, re d’Israele, Samaria fu presa. E il re degli Assiri menò gl’Israeliti in cattività in Assiria, e li fece condurre in Hala, ed in Habor, presso al fiume Gozan, e nelle città di Media; perciocchè non aveano ubbidito alla voce del Signore Iddio loro, ed aveano trasgredito il suo patto; tutto quello che Mosè, servitor di Dio, avea comandato, essi non aveano ubbidito, e non l’aveano messo in opera. Poi l’anno quartodecimo del re Ezechia, Sennacherib, re degli Assiri, salì contro a tutte le città forti di Giuda, e le prese. Ed Ezechia, re di Giuda, mandò a dire al re degli Assiri, in Lachis: Io ho fallito; partiti da me, ed io pagherò quello che tu m’imporrai. E il re degli Assiri impose ad Ezechia, re di Giuda, trecento talenti d’argento, e trenta talenti d’oro. Ed Ezechia diede tutto l’argento, che si trovò nella Casa del Signore, e ne’ tesori della casa reale. In quel tempo Ezechia spiccò dalle reggi del Tempio del Signore e dagli stipiti, le piastre d’oro, con le quali egli stesso li avea coperti, e le diede al re degli Assiri Poi il re degli Assiri mandò al re Ezechia, da Lachis in Gerusalemme, Tartan, e Rab-saris, e Rab-sache, con un grande stuolo. Ed essi salirono, e vennero in Gerusalemme. Ed essendo arrivati, si fermarono presso dell’acquidotto dello stagno disopra, ch’è nella strada del campo del purgator di panni; e gridarono al re. Allora Eliachim, figliuolo di Hilchia, mastro del palazzo, e Sebna, segretario, e Ioa, figliuolo di Asaf, cancelliere, uscirono a loro. E Rab-sache disse loro: Dite pur ora ad Ezechia: Così ha detto il gran re, il re degli Assiri: Quale è questa confidenza che tu hai avuta? Tu dici, ma non sono che parole di labbra, che tu hai consiglio e forza per la guerra. Ora dunque, in cui ti sei tu confidato, che tu ti sei ribellato contro a me? Ecco, ora tu ti sei confidato in quel sostegno di canna rotta, nell’Egitto, sopra il quale se alcuno si appoggia, esso gli entra nella mano, e la fora; tale è Faraone, re di Egitto, a tutti quelli che si confidano in lui. E se voi mi dite: Noi ci confidiamo nel Signore Iddio nostro, non è egli quello, i cui alti luoghi ed altari Ezechia ha tolti via; e ha detto a Giuda ed a Gerusalemme: Voi adorerete solo dinanzi a questo Altare in Gerusalemme? Deh! scommetti ora col mio signore, re degli Assiri; e io ti darò duemila cavalli, se tu puoi dare altrettanti uomini che li cavalchino. E come faresti tu voltar faccia all’uno de’ capitani d’infra i minimi servitori del mio signore? ma tu ti sei confidato nell’Egitto per de’ carri, e della gente a cavallo. Ora, sono io forse salito contro questo luogo, per guastarlo, senza il Signore? Il Signore mi ha detto: Sali contro a quel paese, e guastalo. Allora Eliachim, figliuolo di Hilchia, e Sebna, e Ioa, dissero a Rabsache: Deh! parla a’ tuoi servitori in lingua siriaca, perciocchè noi l’intendiamo; e non parlar con noi in lingua giudaica, udente il popolo ch’è sopra le mura. Ma Rab-sache rispose loro: Il mio signore mi ha egli mandato a dir queste parole al tuo signore, o a te? non mi ha egli mandato a quelli che stanno su le mura, per protestar loro che farà loro mangiare il loro sterco, e bere la loro urina insieme con voi? Poi Rab-sache si rizzò in piè e gridò ad alta voce in lingua giudaica, e parlò, e disse: Ascoltate la parola del gran re, re degli Assiri: Così ha detto il re: Ezechia non v’inganni; perciocchè egli non potrà liberarvi dalla mia mano. E non vi faccia Ezechia confidar nel Signore, dicendo: Il Signore per certo ci libererà, e questa città non sarà data nelle mani del re degli Assiri. Non ascoltate Ezechia; perciocchè il re degli Assiri ha detto così: Fate pace meco, ed uscite a me; e ciascun di voi mangi della sua vite, e del suo fico, e beva dell’acqua della sua cisterna; finchè io venga, e vi meni in un paese simile al vostro; paese di frumento e di mosto; paese di pane e di vigne; paese d’ulivi da olio, e di miele; e voi viverete, e non morrete: e non ascoltate Ezechia; perciocchè egli v’inganna, dicendo: Il Signore ci libererà. Ha pure alcuno degl’iddii delle genti liberato il suo paese dalle mani del re degli Assiri? Dove sono gl’iddii di Hamat e di Arpad? dove gl’iddii di Sefarvaim, di Hena, e d’Ivva? hanno pure essi liberata Samaria dalla mia mano? Quali son quegli dii, d’infra tutti gl’iddii di que’ paesi, che abbiano liberato il lor paese dalla mia mano; che il Signore abbia da liberar Gerusalemme dalla mia mano? E il popolo tacque, e non gli rispose nulla; perciocchè tale era il comandamento del re: Non gli rispondete nulla. Ed Eliachim, figliuolo di Hilchia, mastro del palazzo, e Sebna, segretario, e Ioa, figliuolo di Asaf, cancelliere, vennero al re Ezechia co’ vestimenti stracciati, e gli rapportarono le parole di Rab-sache E QUANDO il re Ezechia ebbe intese queste cose, stracciò i suoi vestimenti, e si coprì di un sacco, ed entrò nella Casa del Signore. E mandò Eliachim, mastro del palazzo, e Sebna, segretario, e i più vecchi de’ sacerdoti, coperti di sacchi, al profeta Isaia, figliuolo di Amos. Ed essi gli dissero: Così ha detto Ezechia: Questo è un giorno d’angoscia, e di rimprovero, e di bestemmia; perciocchè i figliuoli son venuti fino all’apritura della matrice, ma non vi è forza da partorire. Forse che il Signore Iddio tuo avrà intese tutte le parole di Rab-sache, il quale il re degli Assiri, suo signore, ha mandato, per oltraggiar l’Iddio vivente, e per fargli rimprovero, con le parole che il Signore Iddio tuo ha udite; perciò mettiti a fare orazione per lo rimanente che si ritrova. I servitori adunque del re Ezechia vennero ad Isaia. Ed Isaia disse loro: Dite così al vostro signore: Così ha detto il Signore: Non temere per le parole che tu hai udite, con le quali i servitori del re degli Assiri mi hanno oltraggiato. Ecco, io di presente metterò un tale spirito in lui, che, intendendo un certo grido, egli ritornerà al suo paese, ed io lo farò cadere per la spada nel suo paese Or Rab-sache, essendosene ritornato, e andato a trovare il re degli Assiri, che combatteva Libna perciocchè egli avea inteso ch’egli si era partito di Lachis, esso ebbe novelle di Tirhaca, re di Etiopia, che dicevano: Ecco, egli è uscito per darti battaglia. Ed avendo ciò udito, mandò di nuovo messi ad Ezechia, dicendo: Dite così ad Ezechia, re di Giuda: Il tuo Dio nel qual tu ti confidi, non t’inganni, dicendo: Gerusalemme non sarà data in mano del re degli Assiri. Ecco, tu hai inteso quello che i re degli Assiri hanno fatto a tutti i paesi, distruggendoli; e tu scamperesti? Gl’iddii delle genti, che i miei padri distrussero, di Gozan, e di Haran, e di Resef, e de’ figliuoli di Eden, che sono in Telasar, le hanno essi liberate? Dov’è il re di Hamat, e il re di Arpad, e il re della città di Sefarvaim, di Hena e d’Ivva? Quando Ezechia ebbe ricevute quelle lettere, per mano di que’ messi, e le ebbe lette, egli salì alla Casa del Signore, e le spiegò nel cospetto del Signore; e fece orazione davanti al Signore, e disse: O Signore Iddio d’Israele, che siedi sopra i Cherubini, tu solo sei l’Iddio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. O Signore, inchina il tuo orecchio, e odi; o Signore, apri gli occhi tuoi e vedi; ed ascolta le parole di Sennacherib, il quale ha mandato questo, per oltraggiare l’Iddio vivente. Egli è vero, Signore, che i re degli Assiri hanno distrutte quelle genti ed i lor paesi; ed hanno gittati nel fuoco gl’iddii loro; perciocchè essi non erano dii, ma opera di mani d’uomini, pietra e legno; perciò li hanno distrutti. Ma ora, o Signore Iddio nostro, liberaci, ti prego, dalla sua mano, acciocchè tutti i regni della terra conoscano che tu solo Signore, sei Dio Allora Isaia, figliuolo di Amos, mandò a dire ad Ezechia: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Io ho esaudita la tua orazione intorno a Sennacherib, re degli Assiri. Questa è la parola che il Signore ha pronunziata contro a lui: La vergine, figliuola di Sion, ti ha sprezzato, e ti ha beffato; e la figliuola di Gerusalemme ha scossa la testa dietro a te. Chi hai tu schernito ed oltraggiato? e contro a cui hai tu alzata la voce, e levati in alto gli occhi tuoi? contro al Santo d’Israele. Tu hai, per li tuoi messi, schernito il Signore; e hai detto: Con la moltitudine de’ miei carri, io son salito in cima de’ monti, fino al sommo del Libano; io taglierò i suoi più alti cedri, ed i suoi scelti abeti, e perverrò fino alla stanza che è nella sommità di esso, al bosco del suo Carmelo. Io ho cavati pozzi, ed ho bevute acque strane, ed ho asciutti con le piante de’ miei piedi tutti i rivi de’ luoghi assediati. Non hai tu inteso che già da lungo tempo io ho fatto questo, e l’ho formato ab antico? ed ora l’ho fatto venire, ed è stato per desolare, e per ridurre in mucchi di ruine le città forti. E gli abitanti di esse, scemi di forza, sono stati spaventati e confusi; sono stati come l’erba de’ campi, e come la verzura dell’erbetta, e come l’erba de’ tetti, e le biade riarse dal vento, avanti che sieno salite in ispiga. Ma io conosco il tuo stare, e il tuo uscire, e il tuo entrare, e il tuo furore contro a me. Perciocchè tu sei infuriato contro a me, e il tuo strepito è salito a miei orecchi; perciò io ti metterò il mio raffio nelle nari, e il mio freno nelle mascelle, e ti farò ritornare indietro per la via stessa per la quale sei venuto. E questo, o Ezechia, ti sarà per segno: Quest’anno si mangerà quello che sarà nato de’ granelli caduti nella ricolta precedente; e l’anno seguente altresì si mangerà quello che sarà nato da sè stesso; ma l’anno terzo voi seminerete, e ricoglierete; e pianterete vigne, e mangerete del frutto. E quello che sarà restato della casa di Giuda, e sarà scampato, continuerà a far radici disotto, ed a portar frutto disopra. Perciocchè di Gerusalemme uscirà un rimanente, e del monte di Sion un residuo. La gelosia del Signore degli eserciti farà questo. Perciò il Signore ha detto così intorno al re degli Assiri: Egli non entrerà in questa città, e non vi tirerà dentro alcuna saetta, e non verrà all’assalto contro ad essa con iscudi, e non farà alcun argine contro ad essa. Egli se ne ritornerà per la medesima via, per la quale è venuto, e non entrerà in questa città, dice il Signore. Ed io sarò protettore di questa città, per salvarla; per amor di me stesso, e di Davide, mio servitore Or quella stessa notte avvenne che un Angelo del Signore uscì, e percosse centottantacinquemila uomini, nel campo degli Assiri; e quando si furono levati la mattina, ecco, non si vedeva altro che corpi morti. E Sennacherib, re degli Assiri, si partì di là, e se ne andò, e ritornò in Ninive, e vi dimorò. Ed avvenne che, mentre egli adorava nella casa di Nisroc, suo dio, Adrammelec, e Sareser, suoi figliuoli, lo percossero con la spada; e poi scamparono nel paese di Ararat. Ed Esar-haddon, suo figliuolo, regnò in luogo suo IN que’ dì Ezechia infermò mortalmente. E il profeta Isaia, figliuolo di Amos, venne a lui, e gli disse: Così ha detto il Signore: Disponi della tua casa; perciocchè tu sei morto, e non viverai più. Allora Ezechia voltò la faccia verso la parete, e fece orazione al Signore, dicendo: Deh! Signore, ricordati ora che io son camminato nel cospetto tuo in verità, e di cuore intiero; ed ho fatto quello che ti è a grado. Ed Ezechia pianse d’un gran pianto. Ora avvenne che, non essendo ancora Isaia uscito del cortile di mezzo, la parola del Signore gli fu indirizzata, dicendo: Ritornatene, e di’ ad Ezechia, conduttor del mio popolo: Così ha detto il Signore Iddio di Davide, tuo padre: Io ho udita la tua orazione, io ho vedute le tue lagrime; ecco, io ti guarisco; di qui a tre giorni tu salirai alla Casa del Signore. E aggiugnerò quindici anni al tempo della tua vita, libererò te, e questa città, dalla mano del re degli Assiri, e sarò protettor di questa città, per amor di me stesso, e di Davide, mio servitore. Poi Isaia disse: Prendete una massa di fichi secchi. Ed essi la presero, e la misero sopra l’ulcera. Ed egli guarì. Ora Ezechia avea detto ad Isaia: Qual segno mi dai che il Signore mi guarirà, e che io salirò di qui a tre giorni alla Casa del Signore? E Isaia avea detto: Questo sarà il segno che tu avrai da parte del Signore, ch’egli adempierà la parola ch’egli ha pronunziata. Vuoi tu che l’ombra vada innanzi dieci gradi, ovvero che ritorni dieci gradi indietro? Ed Ezechia disse: Egli è leggier cosa che l’ombra dichini per dieci gradi; questo no; anzi ritorni l’ombra dieci gradi indietro. Allora il profeta Isaia gridò al Signore. E il Signore fece ritornar l’ombra indietro per li gradi, per li quali già era discesa nell’orologio di Achaz, cioè, per dieci gradi IN quel tempo Berodac-baladan, figliuolo di Baladan, re di Babilonia, mandò lettere e presenti ad Ezechia; perciocchè egli avea inteso ch’egli era stato infermo. Ed Ezechia diede orecchio a quegli ambasciatori, e mostrò loro tutta la casa delle sue cose preziose, l’argento e l’oro, e gli aromati, e gli olii odoriferi preziosi, e la casa de’ suoi vasellamenti, masserizie, e tutto quello che si ritrovava ne’ suoi tesori. Non vi fu cosa alcuna in casa, nè in tutto il dominio di Ezechia, ch’egli non mostrasse loro. E il profeta Isaia venne al re Ezechia, e gli disse: Che hanno detto quegli uomini? ed onde son venuti a te? Ed Ezechia disse: Son venuti di lontan paese, di Babilonia. E Isaia disse: Che hanno veduto in casa tua? Ed Ezechia disse: Hanno veduto tutto quello ch’è in casa mia; non vi è cosa alcuna ne’ miei tesori, che io non abbia loro mostrata. Ed Isaia disse ad Ezechia: Ascolta la parola del Signore: Ecco, i giorni vengono che tutto quello ch’è in casa tua, e quello che i tuoi padri hanno raunato in tesoro, fino a questo giorno, sarà portato in Babilonia; non ne sarà lasciato di resto cosa veruna, dice il Signore. Ed anche si prenderanno de’ tuoi figliuoli, usciti di te, i quali tu avrai generati, per essere eunuchi nel palazzo del re di Babilonia. Ed Ezechia disse ad Isaia: La parola del Signore, che tu hai pronunziata, è buona. Poi disse: Non vi sarà egli pur pace e sicurtà a’ miei dì? Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Ezechia, e tutta la sua prodezza, e come egli fece lo stagno, e l’acquidotto, e fece venir l’acqua nella città; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? Ed Ezechia giacque co’ suoi padri; e Manasse, suo figliuolo, regnò in luogo suo MANASSE era d’età di dodici anni, quando cominciò a regnare; e regnò cinquantacinque anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Hefsiba. Ed egli fece ciò che dispiace al Signore, secondo le abbominazioni delle genti, che il Signore avea scacciate d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. Ed edificò di nuovo gli alti luoghi, ch’Ezechia, suo padre, avea disfatti; e rizzò altari a Baal, e fece un bosco, come avea fatto Achab, re d’Israele; e adorò tutto l’esercito del cielo, e gli servì. Edificò eziandio degli altari nella Casa del Signore, della quale il Signore avea detto: Io metterò il mio Nome in Gerusalemme; ed edificò quegli altari a tutto l’esercito del cielo, ne’ due cortili della Casa del Signore. E fece passare il suo figliuolo per lo fuoco, ed attese a pronostichi e ad augurii; e ordinò uno spirito di Pitone, e degl’indovini. Egli fece fino allo stremo ciò che dispiace al Signore, per dispettarlo. Mise ancora la statua del bosco, ch’egli avea fatta, nella Casa della quale il Signore avea detto a Davide, ed a Salomone, suo figliuolo: Io metterò il mio Nome in perpetuo in questa Casa, ed in Gerusalemme, che io ho eletta d’infra tutte le tribù d’Israele. E non continuerò più a far vagare il piè de’ figliuoli d’Israele fuor di questo paese, che io ho dato a’ lor padri; pur solamente che osservino di fare secondo tutto quello che io ho lor comandato; e secondo tutta la Legge, che il mio servitore Mosè ha loro data. Ma essi non ubbidirono; anzi Manasse li fece deviare, per far peggio che le genti che il Signore avea distrutte d’innanzi a’ figliuoli d’Israele E il Signore parlò per li profeti, suoi servitori, dicendo: Perciocchè Manasse, re di Giuda, ha commesse queste abbominazioni, facendo peggio che quanto fecer mai gli Amorrei, che furono dinanzi a lui; ed ha fatto eziandio peccar Giuda co’ suoi idoli; perciò così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Ecco, io fo venire un male sopra Gerusalemme, e sopra Giuda, tale che chiunque l’udirà avrà amendue le orecchie intronate. E stenderò sopra Gerusalemme il regolo di Samaria, e la livella della casa di Achab; e fregherò Gerusalemme, come si frega una scodella, la quale, dopo che è fregata, altri la rivolta sotto sopra. E abbandonerò il rimanente della mia eredità, e li darò nelle mani de’ lor nemici; e saranno in preda ed in rapina a tutti i lor nemici. Perciocchè hanno fatto ciò che mi dispiace, e mi hanno dispettato, dal giorno che i padri loro uscirono fuor di Egitto fino al dì d’oggi. Manasse, oltre a ciò, sparse molto sangue innocente, talchè n’empiè Gerusalemme, da un capo all’altro; oltre al peccato suo, col quale egli fece peccar Giuda, facendo ciò che dispiace al Signore. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Manasse, e tutto quello ch’egli fece, e il suo peccato ch’egli commise; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? E Manasse giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nell’orto della sua casa, nell’orto di Uzza. Ed Amon, suo figliuolo, regnò in luogo suo AMON era d’età di ventidue anni quando cominciò a regnare; e regnò due anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Mesullemet, figliuola di Harus, da Iotba. Ed egli fece ciò che dispiace al Signore, come avea fatto Manasse, suo padre; e camminò per tutta la via nella quale era camminato suo padre; e servì agl’idoli, a’ quali avea servito suo padre, e li adorò; e lasciò il Signore, l’Iddio de’ suoi padri, e non camminò per la via del Signore. Ora i servitori del re Amon fecero una congiura contro a lui, e l’uccisero in casa sua. E il popolo del paese percosse tutti quelli che aveano fatta la congiura contro al re Amon; e costituì re Giosia, suo figliuolo, in luogo suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Amon; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? E il popolo lo seppellì nella sua sepoltura, nell’orto di Uzza. E Giosia, suo figliuolo, regnò in luogo suo GIOSIA era d’età di ott’anni, quando cominciò a regnare; e regnò trentun anno in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Iedida, figliuola di Adaia, da Boscat. Ed egli fece quello che piace al Signore, e camminò in tutte le vie di Davide, suo padre; e non se ne stornò nè a destra, nè a sinistra. Or l’anno diciottesimo del re Giosia, avvenne che il re mandò il segretario Safan, figliuolo di Asalia, figliuolo di Mesullam, nella Casa del Signore, dicendo: Sali ad Hilchia, sommo sacerdote, e digli che raccolga la somma dei danari che son portati nella Casa del Signore, i quali, coloro che stanno alla guardia della soglia della Casa, hanno raccolti dal popolo; e sieno dati in mano a coloro che hanno la cura dell’opera, e son costituiti sopra la Casa del Signore; ed essi li dieno a coloro che lavorano all’opera che si ha da far nella Casa del Signore, per ristorar le sue rotture, a’ legnaiuoli, ed a’ fabbricatori, e a’ muratori; e ne comperino legnami e pietre tagliate, per ristorar la Casa. Tuttavolta non si faceva loro render conto de’ danari che si davano loro nelle mani; perciocchè essi procedevano lealmente. Ora il sommo sacerdote Hilchia disse al segretario Safan: Io ho trovato il libro della Legge nella Casa del Signore. Ed Hilchia diede il libro a Safan, il qual lo lesse. E il segretario Safan venne al re, e gli rapportò la cosa, e disse: I tuoi servitori hanno raccolti i danari che si ritrovano nella Casa, e li hanno dati in mano a coloro che hanno la cura dell’opera, e son costituiti sopra la Casa del Signore. Il segretario Safan rapportò eziandio al re, che il sacerdote Hilchia gli avea dato un libro. Ed egli lo lesse in presenza del re E quando il re ebbe udite le parole del libro della Legge, stracciò i suoi vestimenti. Poi comandò al sacerdote Hilchia, e ad Ahicam, figliuolo di Safan, e ad Acbor, figliuolo di Micaia, ed al segretario Safan, e ad Asaia, servitor del re, dicendo: Andate, domandate il Signore per me, e per lo popolo, e per tutto Giuda, intorno alle parole di questo libro ch’è stato trovato; perciocchè grande è l’ira del Signore, ch’è accesa contro a noi; perciocchè i nostri padri non hanno ubbidito alle parole di questo libro, per far tutto ciò che ci è prescritto. E il sacerdote Hilchia, ed Ahicam, ed Acbor, e Safan, ed Asaia, andarono alla profetessa Hulda, moglie di Sallum, figliuolo di Ticva, figliuolo di Harhas, guardiano delle vesti, la quale abitava in Gerusalemme, nel secondo ricinto della città, e parlarono con lei. Ed ella disse loro: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Dite all’uomo che vi ha mandati a me: Così ha detto il Signore: Ecco io fo venir del male sopra questo luogo, e sopra i suoi abitatori: tutte le parole del libro che il re di Giuda ha lette. Perciocchè essi mi hanno abbandonato, ed hanno fatto profumi ad altri dii, per provocarmi con tutte le opere delle lor mani; laonde la mia ira si è accesa contro a questo luogo, e non si spegnerà. Ma dite così al re di Giuda, che vi ha mandati per domandare il Signore: Così ha detto il Signore Iddio di Israele: Quant’è alle parole che tu hai udite; perciocchè il tuo cuore si è ammollito, e tu ti sei umiliato per timor del Signore, quando tu hai inteso ciò che io ho pronunziato contro a questo luogo, e contro a’ suoi abitatori, che sarebbero in desolazione ed in maledizione, ed hai stracciati i tuoi vestimenti, ed hai pianto nel mio cospetto; io altresì ti ho esaudito, dice il Signore. Perciò, ecco, io ti ricoglierò co’ tuoi padri, e tu sarai raccolto nelle tue sepolture in pace; e gli occhi tuoi non vedranno tutto il male che io fo venire sopra questo luogo. Ed essi rapportarono la cosa al re Allora il re mandò a raunare appresso di sè tutti gli Anziani di Giuda e di Gerusalemme. E il re salì nella Casa del Signore, con tutti gli uomini principali di Giuda, e tutti gli abitanti di Gerusalemme, ed i sacerdoti, ed i profeti, e tutto il popolo, dal minore al maggiore; ed egli lesse, in lor presenza, tutte le parole del libro del Patto, il quale era stato trovato nella Casa del Signore. E il re stette in piè sopra la pila, e fece patto davanti al Signore, promettendo di camminare dietro al Signore, e di osservare i suoi comandamenti, e le sue testimonianze, ed i suoi statuti, con tutto il cuore, e con tutta l’anima, per mettere ad effetto le parole del Patto scritte in quel libro. E tutto il popolo se ne stette a quel Patto E il re comandò al sommo Sacerdote Hilchia, ed a’ sacerdoti del secondo ordine, ed a’ guardiani della soglia, che portassero fuor del Tempio del Signore tutti gli arredi ch’erano stati fatti per Baal, e per lo bosco, e per tutto l’esercito del cielo. Ed egli li bruciò fuor di Gerusalemme, nelle campagne di Chidron, e portò la polvere di essi in Betel; e sterminò i Camari, i quali i re di Giuda aveano ordinati, e i quali aveano fatti profumi negli alti luoghi, nelle città di Giuda, e ne’ contorni di Gerusalemme; sterminò eziandio quelli che facevano profumi a Baal, al sole, alla luna, ed ai pianeti, ed a tutto l’esercito del cielo. Fece ancora portar via il bosco fuor della Casa del Signore, alla valle di Chidron, fuor di Gerusalemme, e l’arse in essa, e lo ridusse in polvere, la quale egli gittò sopra le sepolture de’ figliuoli del popolo. Poi disfece le case de’ cinedi, che erano nella Casa del Signore, nelle quali le donne tessevano delle cortine per lo bosco. Oltre a ciò, fece venir tutti i sacerdoti dalle città di Giuda, e contaminò gli alti luoghi, ne’ quali que’ sacerdoti aveano fatti profumi, da Gheba fino in Beerseba; e disfece gli alti luoghi delle porte, e quello ancora ch’era all’entrata della porta di Giosuè, capitano della città, ch’era a man sinistra della porta della città. Or quei sacerdoti degli alti luoghi non salivano più all’Altare del Signore, in Gerusalemme; ma pur mangiavano de’ pani azzimi, per mezzo i lor fratelli. Contaminò eziandio Tofet, ch’era nella valle de’ figliuoli di Hinnom; acciocchè niuno vi facesse più passare il suo figliuolo, o la sua figliuola, per lo fuoco, a Molec. Tolse ancora via i cavalli, che i re di Giuda aveano rizzati al sole, dall’entrata della Casa del Signore, fino alla stanza di Netanmelec, eunuco, la quale era in Parvarim; e bruciò col fuoco i carri del sole. Il re disfece ancora gli altari ch’erano sopra il tetto della sala di Achaz, i quali i re di Giuda aveano fatti; disfece parimente gli altari che Manasse avea fatti ne’ due Cortili della Casa del Signore, e toltili di là, li stritolò, e ne gittò la polvere nel torrente di Chidron. Oltre a ciò, il re contaminò gli alti luoghi, ch’erano dirimpetto a Gerusalemme, da man destra del monte della corruzione, i quali Salomone re d’Israele avea edificati ad Astoret, abbominazione de’ Sidonii; ed a Chemos, abbominazione de’ Moabiti; ed a Milcom, abbominazione de’ figliuoli di Ammon; e spezzò le statue, e tagliò i boschi, ed empiè d’ossa d’uomini i luoghi dove quegli erano. Disfece eziandio l’altare ch’era in Betel, e l’alto luogo ch’avea fatto Geroboamo, figliuolo di Nebat, col quale egli avea fatto peccare Israele; egli disfece e l’altare, e l’alto luogo, e lo ridusse in polvere: ed arse il bosco. Or Giosia, rivoltosi, vide le sepolture ch’erano quivi nel monte; e mandò a torre le ossa di quelle sepolture, e le arse sopra quell’altare, e lo contaminò; secondo la parola del Signore, la quale l’uomo di Dio avea predicata, quando egli annunziò queste cose. E il re disse: Quale è quel monumento che io veggo? E la gente della città gli disse: È la sepoltura dell’uomo di Dio, che venne di Giuda, ed annunziò queste cose che tu hai fatte, contro all’altare di Betel. Ed egli disse: Lasciatela stare, niuno muova le ossa di esso. Così furono conservate le ossa di esso, insieme con le ossa del profeta, ch’era venuto di Samaria. Giosia tolse eziandio via tutte le case degli alti luoghi, ch’erano nelle città di Samaria, le quali i re d’Israele aveano fatte per dispettare il Signore; e fece loro interamente come avea fatto in Betel. E sacrificò sopra gli altari tutti i sacerdoti degli alti luoghi; ch’erano quivi; ed arse ossa d’uomini sopra quelli. Poi se ne ritornò in Gerusalemme. Allora il re comandò a tutto il popolo, dicendo: Fate la Pasqua al Signore Iddio vostro, secondo ch’è scritto in questo libro del Patto. Perciocchè dal tempo de’ Giudici che aveano giudicato Israele, nè in tutto il tempo dei re d’Israele e di Giuda, non era stata celebrata tal Pasqua, qual fu quella che fu celebrata al Signore in Gerusalemme, l’anno diciottesimo del re Giosia. Giosia tolse eziandio via quelli che aveano lo spirito di Pitone, e gl’indovini, e le statue, e gl’idoli, e tutte le abbominazioni che si vedevano nel paese di Giuda, ed in Gerusalemme; per mettere ad effetto le parole della Legge, scritte nel libro che il sacerdote Hilchia avea trovato nella Casa del Signore E davanti a lui non vi era stato re alcuno pari a lui, che si fosse convertito al Signore con tutto il suo cuore, e con tutta l’anima sua, e con tutto il suo maggior potere, secondo tutta la Legge di Mosè; e dopo lui non n’è surto alcuno pari. Ma pure il Signore non si stolse dall’ardore della sua grande ira; perciocchè l’ira sua era accesa contro a Giuda, per tutti i dispetti che Manasse gli avea fatti. Laonde il Signore avea detto: Io torrò via dal mio cospetto anche Giuda, come ho tolto Israele; e rigetterò questa città di Gerusalemme che io avea eletta, e questa Casa della quale io avea detto: Il mio Nome sarà quivi. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Giosia, e tutto quello ch’egli fece; queste cose non sono esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? A’ suoi dì, Faraone Neco, re di Egitto, salì contro al re degli Assiri, verso il fiume Eufrate; e il re Giosia andò incontro a lui; e Faraone l’uccise in Meghiddo, come l’ebbe veduto. Ed i suoi servitori lo misero morto sopra un carro, e lo condussero da Meghiddo in Gerusalemme, e lo seppellirono nel suo sepolcro. E il popolo del paese prese Gioachaz, figliuolo di Giosia, e l’unse, e lo costituì re, in luogo di suo padre GIOACHAZ era d’età di ventitre anni, quando cominciò a regnare; e regnò tre mesi in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Hamutal, figliuola di Geremia da Libna. Ed egli fece ciò che dispiace al Signore, interamente come aveano fatto i suoi padri. E Faraone Neco l’incarcerò in Ribla, nel paese di Hamat, acciocchè non regnasse più in Gerusalemme; ed impose al paese un’ammenda di cento talenti d’argento, e d’un talento d’oro. Poi Faraone Neco costituì re Eliachim, figliuolo di Giosia, in luogo di Giosia, suo padre; e gli mutò il nome in Gioiachim; e prese Gioachaz, e se ne venne in Egitto, dove Gioachaz morì. Or Gioiachim diede quell’argento e quell’oro a Faraone; ma egli tassò il paese, per pagar que’ danari, secondo il comandamento di Faraone; egli trasse quell’argento, e quell’oro, da ciascuno del popolo del paese, secondo ch’egli era tassato, per darlo a Faraone Neco. Gioiachim era d’età vi venticinque anni, quando cominciò a regnare; e regnò undici anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Zebudda, figliuola di Pedaia, da Ruma. Ed egli fece ciò che dispiace al Signore, interamente come aveano fatto i suoi padri A’ dì di esso, Nebucadnesar, re di Babilonia, salì, e Gioiachim gli fu soggetto lo spazio di tre anni; poi si rivoltò, e si ribellò da lui. E il Signore mandò contro a lui delle schiere di Caldei, e delle schiere di Siri, e delle schiere di Moabiti, e delle schiere di Ammoniti, che fecero delle correrie. Ed egli le mandò contro a Giuda, per guastarlo, secondo la parola del Signore, ch’egli avea pronunziata per li profeti, suoi servitori. Certo, questo avvenne a Giuda, secondo la parola del Signore, per torlo via dal suo cospetto, per cagion de’ peccati di Manasse, secondo tutto ciò ch’egli avea fatto; ed anche per lo sangue innocente ch’egli avea sparso, avendo empiuta Gerusalemme di sangue innocente; laonde il Signore non volle dare alcun perdono. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioiachim, e tutto quello ch’egli fece; queste cose non son esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Giuda? E Gioiachim, giacque co’ suoi padri; e Gioiachin, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Ora il re di Egitto non continuò più di uscire del suo paese; perciocchè il re di Babilonia avea preso tutto quello ch’era stato del re di Egitto, dal fiume di Egitto, fino al fiume Eufrate Gioiachin era d’età di diciotto anni, quando cominciò a regnare; e regnò in Gerusalemme tre mesi. E il nome di sua madre era Nehusta, figliuola di Elnatan, da Gerusalemme. Ed egli fece ciò che dispiace al Signore, interamente come avea fatto suo padre. IN quel tempo i servitori del re di Babilonia salirono contro a Gerusalemme, e l’assedio fu posto alla città. E Nebucadnesar, re di Babilonia, venne in persona contro alla città, mentre i suoi servitori l’assediavano. E Gioiachin, re di Giuda, uscì al re di Babilonia, con sua madre, e i suoi servitori, e i suoi capitani, e i suoi principi, e i suoi eunuchi. E il re di Babilonia lo fece prigione, l’anno ottavo del suo regno. E trasse di Gerusalemme tutti i tesori della Casa del Signore, e i tesori della casa del re, e spezzò tutti i vasellamenti d’oro, che Salomone re d’Israele, avea fatti nel Tempio del Signore; come il Signore ne avea parlato. E menò in cattività tutta Gerusalemme, e tutti i principi, e tutti gli uomini di valore, in numero di diecimila prigioni, insieme con tutti i legnaiuoli e ferraiuoli; non vi rimase se non il popolo povero del paese. Così ne menò in cattività in Babilonia Gioiachin, e la madre del re, e le mogli del re, e i suoi eunuchi, e tutti i più possenti del paese; insieme con tutti gli uomini di valore, ch’erano in numero di settemila; ed i legnaiuoli e ferraiuoli, ch’erano mille; tutti uomini valenti, e guerrieri; e il re di Babilonia li menò in cattività in Babilonia. E IL re di Babilonia costituì re, in luogo di Gioiachin, Mattania, zio di esso, e gli mutò il nome in Sedechia. Sedechia era d’età di ventun anno, quando cominciò a regnare; e regnò in Gerusalemme undici anni. E il nome di sua madre era Hamutal, figliuola di Geremia, da Libna. Ed egli fece quello che dispiace al Signore, interamente come avea fatto Gioiachim; perciocchè l’ira del Signore venne fino all’estremo contro a Gerusalemme, e contro a Giuda, finchè egli li ebbe scacciati dal suo cospetto. E Sedechia si ribellò dal re di Babilonia Laonde l’anno nono del suo regno, nel decimo giorno del decimo mese, Nebucadnesar, re di Babilonia, venne contro a Gerusalemme, con tutto il suo esercito, e pose campo contro ad essa; e fabbricarono delle bastie contro ad essa d’ogn’intorno. E la città fu assediata fino all’anno undecimo del re Sedechia. Il nono giorno del quarto mese, essendo la fame grande nella città, talchè non vi era pane per lo popolo del paese; ed essendo stata la città sforzata, tutta la gente di guerra se ne fuggì di notte, per la via della porta fra le due mura, che riguardava verso l’orto del re, essendo i Caldei sopra la città d’ogn’intorno; e il re se ne andò traendo verso il deserto. E l’esercito de’ Caldei lo perseguitò, e l’aggiunse nelle campagne di Gerico; e tutto il suo esercito si disperse d’appresso a lui. E i Caldei presero il re: e lo menarono al re di Babilonia, in Ribla; e quivi fu sentenziato. E i suoi figliuoli furono scannati in sua presenza; e il re di Babilonia fece abbacinar gli occhi a Sedechia, e lo fece legare di due catene di rame, e fu menato in Babilonia Poi, al settimo giorno del quinto mese dell’anno decimonono di Nebucadnesar, re di Babilonia, Nebuzaradan, capitan della guardia, servitore del re di Babilonia, entrò in Gerusalemme. Ed arse la Casa del Signore, e la casa del re, e tutte le altre case di Gerusalemme; in somma, egli arse col fuoco tutte le case grandi. E tutto l’esercito de’ Caldei, ch’era col capitano della guardia, disfece le mura di Gerusalemme d’ogn’intorno. Nebuzaradan, capitano della guardia, menò in cattività il rimanente del popolo ch’era restato nella città, insieme con quelli ch’erano andati ad arrendersi al re di Babilonia, e il rimanente del popolazzo. Ma pure il capitano della guardia lasciò alcuni de’ più miseri del paese, per vignaiuoli e lavoratori. E i Caldei misero in pezzi le colonne di rame, ch’erano nella Casa del Signore, e i basamenti, e il mar di rame, ch’era nella Casa del Signore, e ne portarono il rame in Babilonia. Portarono eziandio via le caldaie, e le palette, e le forcelle, e le cazzuole, e tutti gli strumenti di rame, co’ quali si faceva il servigio. Il capitano della guardia portò eziandio via i turiboli, i bacini; quel ch’era d’oro a parte, e quel ch’era d’argento a parte. Quant’è alle due colonne, al mare, ed a’ basamenti, le quali cose Salomone avea fatte per la Casa del Signore, il peso del rame di tutti que’ lavori era senza fine. Una colonna era alta diciotto cubiti, e sopra essa vi era un capitello di rame, alto tre cubiti; e sopra il capitello d’ogn’intorno vi era una rete, e delle melegrane; tutto era di rame; le medesime cose erano ancora nell’altra colonna, insieme con la sua rete. Il capitano della guardia prese ancora Seraia, primo sacerdote, e Sofonia, secondo sacerdote, e i tre guardiani della soglia. Prese eziandio, e menò via dalla città un eunuco, ch’era commissario della gente di guerra, e cinque uomini de’ famigliari del re, che furono ritrovati nella città, e il principale scrivano di guerra, che faceva le rassegne degli eserciti del popolo del paese, e sessant’uomini principali del popolo del paese, che furono ritrovati nella città. Nebuzaradan adunque, capitano della guardia, li prese, e li condusse al re di Babilonia, in Ribla. E il re di Babilonia li percosse, e li fece morire, in Ribla, nel paese di Hamat. Così Giuda fu menato via dal suo paese in cattività E quant’è al popolo che restò nel paese di Giuda, il quale Nebucadnesar, re di Babilonia, vi lasciò, egli costituì sopra loro Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan. E quando tutti i capitani della gente di guerra: Ismaele, figliuolo di Netania, e Iohanan, figliuolo di Carea, e Seraia, figliuolo di Tanhumet Netofatita, e Iaazania, figliuolo d’un Maacatita, e la lor gente, ebbero inteso che il re di Babilonia avea costituito governatore Ghedalia, vennero a lui in Mispa, con la lor gente. E Ghedalia giurò a loro, e alla lor gente, e disse loro: Non temiate d’esser soggetti a’ Caldei; dimorate nel paese, e servite al re di Babilonia, e starete bene. Ma avvenne che al settimo mese, Ismaele, figliuolo di Netania, figliuolo di Elisama, del sangue reale, venne, avendo dieci uomini seco, e percossero Ghedalia, ed egli morì. Percossero eziandio i Giudei, ed i Caldei, ch’erano con lui in Mispa. E tutto il popolo, dal minore al maggiore, e i capitani della gente di guerra, si levarono, e se ne vennero in Egitto; perciocchè temevano de’ Caldei. Or l’anno trentasettesimo della cattività di Gioiachin, re di Giuda, nel ventisettesimo giorno del duodecimo mese, Evilmerodac, re di Babilonia, l’anno stesso ch’egli cominciò a regnare, facendo la rassegna della sua casa, vi mise Gioiachin, re di Giuda, e lo trasse di prigione; e parlò con lui benignamente, ed innalzò il seggio di esso sopra il seggio degli altri re, ch’erano con lui in Babilonia. Ed egli mutò il suoi vestimenti di prigione, ed egli mangiò del continuo in presenza del re, tutto il tempo della vita sua. E del continuo gli era dato, giorno per giorno, il suo piatto da parte del re, tutto il tempo della vita sua ADAMO, Set, Enos; Chenan, Mahaleel, Iered; Henoc, Metusela, Lemec; Noè, Sem, Cam, e Iafet. I figliuoli di Iafet furono Gomer, e Magog, e Madai, e Iavan, e Tubal, e Mesec, e Tiras. Ed i figliuoli di Gomer furono Aschenaz, e Rifat, e Togarma. Ed i figliuoli di Iavan furono Elisa e Tarsis, Chittim e Dodanim. Ed i figliuoli di Cam furono Cus, e Misraim, e Put, e Canaan. Ed i figliuoli di Cus furono Seba, ed Havila, e Sabta, e Raema, e Sabteca. Ed i figliuoli di Raema furono Seba e Dedan. Or Cus generò Nimrod. Esso fu il primo che si fece potente nella terra. E Misraim generò i Ludei, e gli Anamei, e i Lehabei, ed i Naftuhei; ed i Patrusei, ed i Casluhei da’ quali sono usciti i Filistei, ed i Caftorei. E Canaan generò Sidon, suo primogenito, ed Het, ed i Gebusei, e gli Amorrei, ed i Ghirgasei, e gli Hivvei, e gli Archei, ed i Sinei, e gli Arvadei, e i Semarei, e gli Hamatei. I figliuoli di Sem furono Elam, ed Assur, ed Arfacsad, e Lud, ed Aram, ed Us, ed Hul, e Gheter, e Mesec. Ed Arfacsad generò Sela, e Sela generò Eber. E ad Eber nacquero due figliuoli; il nome dell’uno fu Peleg; perciocchè al suo tempo la terra fu divisa; e il nome del suo fratello fu Ioctan. E Ioctan generò Almodad e Selef, ed Asarmavet, e Iera, ed Hadoram, ed Uzal, e Dicla, ed Ebal, ed Abimael, e Seba, ed Ofir, ed Havila, e Iobab. Tutti costoro furono figliuoli di Ioctan. SEM, Arfacsad, Sela, Eber, Peleg, Reu, Serug, Nahor, Tare, Abramo, che è Abrahamo I figliuoli di Abrahamo furono Isacco, ed Ismaele. Queste sono le lor generazioni. Il primogenito d’Israele fu Nebaiot; poi ebbe Chedar, ed Adbeel, e Mibsam, e Misma, e Duma, e Massa, ed Hadad, e Tema, Ietur, e Nafis, e Chedma. Questi furono i figliuoli d’Ismaele. Ora, quant’è a’ figliuoli di Chetura, concubina di Abrahamo, essa partorì Zimran, e Iocsan, e Medan, e Madian, ed Isbac, e Sua. Ed i figliuoli di Iocsan furono Seba, e Dadan. Ed i figliuoli di Madian furono Efa, ed Efer, ed Hanoc, ed Abida, ed Eldaa. Tutti questi furono figliuoli di Chetura. Ora Abrahamo generò Isacco. Ed i figliuoli d’Isacco furono Esaù ed Israele. I figliuoli di Esaù furono Elifaz, e Reuel, e Ieus, e Ialem, e Cora. I figliuoli di Elifaz furono Teman, ed Omar, e Sefi, e Gatem, e Chenaz, e Timna, ed Amalec. I figliuoli di Reuel furono Nahat, Zera, Samma, e Mizza. Ed i figliuoli di Seir furono Lotan, e Sobal, e Sibon, ed Ana, e Dison, ed Eser, e Disan. Ed i figliuoli di Lotan furono Hori, ed Homam; e la sorella di Lotan fu Timna. I figliuoli di Sobal furono Alian, e Manahat, ed Ebal, e Sefi, ed Onam. Ed i figliuoli di Sibon furono Aia, ed Ana. Il figliuolo di Ana fu Dison. Ed i figliuoli di Dison furono Hamran, ed Esban, ed Itran, e Cheran. I figliuoli di Eser furono Bilham, e Zaavan, e Iaacan. I figliuoli di Disan furono Us, ed Aran. Or questi furono i re, che regnarono nel paese di Edom, avanti che regnasse alcun re sopra i figliuoli d’Israele: Bela, figliuolo di Beor; e il nome della sua città era Dinhaba. Poi, morto Bela, Iobab, figliuolo di Zera, da Bosra, regnò in luogo suo. E, morto Iobab, Husam, del paese de’ Temaniti, regnò in luogo suo. E, morto Husam, Hadad, figliuolo di Bedad, il quale percosse i Madianiti nel territorio di Moab, regnò in luogo suo; e il nome della sua città era Avit. Poi, morto Hadad, Samla, da Masreca, regnò in luogo suo. E, morto Samla, Saul, da Rehobot del Fiume, regnò in luogo suo. E, morto Saul, Baal-hanan, figliuolo di Acbor, regnò in luogo suo. E, morto Baal-hanan, Hadad regnò in luogo suo; e il nome della sua città era Pai; e il nome della sua moglie era Mehetabeel, figliuola di Matred, figliuola di Mezahab. Poi, morto Hadad, vi furono de’ duchi in Edom; il duca Timna, il duca Alia, il duca Ietet, il duca Oholibama, il duca Ela, il duca Pinon, il duca Chenaz, il duca Teman, il duca Mibsar, il duca Magdiel, il duca Iram. Questi furono i duchi di Edom QUESTI furono i figliuoli d’Israele: Ruben, Simeone, Levi e Giuda; Issacar e Zabulon; Dan, Giuseppe e Beniamino; Neftali, Gad ed Aser. I figliuoli di Giuda furono Er, ed Onan, e Sela. Questi tre gli nacquero dalla figliuola di Sua, Cananea. Or Er, primogenito di Giuda, dispiacque al Signore, ed egli lo fece morire. E Tamar, sua nuora, gli partorì Fares e Zara. Tutti i figliuoli di Giuda furono cinque. I figliuoli di Fares furono Hesron ed Hamul. Ed i figliuoli di Zara furono Zimri, ed Etan, ed Heman, e Calcol, e Dara. In tutto cinque. E il figliuolo di Carmi fu Acar, quel che conturbò Israele, che commise misfatto intorno all’interdetto. E il figliuolo di Etan fu Azaria. Ed i figliuoli che nacquero ad Hesron furono Ierameel, e Ram, e Chelubai. E Ram generò Amminadab, ed Amminadab generò Nahasson, capo de’ figliuoli di Giuda. E Nahasson generò Salma, e Salma generò Booz, e Booz generò Obed, ed Obed generò Isai. Ed Isai generò Eliab, suo primogenito, ed Abinadab il secondo, e Sima il terzo, Natanael il quarto, Raddai il quinto, Osem il sesto, Davide il settimo; e le lor sorelle, Seruia ed Abigail. E i figliuoli di Seruia furono tre: Abisai, Ioab, e Asael. Ed Abigail partorì Amasa, il cui padre fu Ieter Ismaelita Or Caleb, figliuolo di Hesron, generò figliuoli con Azuba, sua moglie, e con Ieriot; e questi furono i figliuoli di quella: Ieser, e Sobab, ed Ardon. E, morta Azuba, Caleb prese Efrat, la quale gli partorì Hur. Ed Hur generò Uri, ed Uri generò Besaleel. Poi Hesron entrò da una figliuola di Machir, padre di Galaad, e la prese, essendo egli già d’età di sessant’anni; ed essa gli partorì Segub. E Segub generò Iair, il quale ebbe ventitre terre nel paese di Galaad; e prese a’ Ghesurei, ed a’ Siri, le villate di Iair, e Chenat, con le terre del suo territorio, che sono sessanta terre. Esse furono dei figliuoli di Machir, padre di Galaad. E dopo che fu morto Hesron, in Caleb di Efrata, Abia, moglie di Hesron, gli partorì Ashur, padre di Tecoa. E i figliuoli di Ierameel, primogenito di Hesron, furono Ram, il primogenito; poi Buna, ed Oren, ed Osem, ed Ahia. Or Ierameel ebbe un’altra moglie, il cui nome era Atara, che fu madre di Onam. E i figliuoli di Ram, primogenito di Ierameel, furono Maas, e Iamin, ed Echer. E i figliuoli di Onam furono Sammai, e Iada. E i figliuoli di Sammai furono Nadab ed Abisur. E il nome della moglie di Abisur fu Abihail, la quale gli partorì Aban e Molid. E i figliuoli di Nadab furono Seled ed Appaim. E Seled morì senza figliuoli. E il figliuolo di Appaim fu Isi; e il figliuolo d’Isi fu Sesan; e la figliuola di Sesan fu Alai. E i figliuoli di Iada, fratello di Sammai, furono Ieter e Gionatan; e Ieter morì senza figliuoli. E i figliuoli di Gionatan furono Pelet e Zaza. Questi furono i figliuoli di Ierameel. Or Sesan non ebbe figliuoli maschi, ma una figliuola; ed avendo un servo Egizio, il cui nome era Iarha, gli diede la sua figliuola per moglie, la quale gli partorì Attai. Ed Attai generò Natan, e Natan generò Zabad, e Zabad generò Eflal, ed Eflal generò Obed. Ed Obed generò Iehu, e Iehu generò Azaria, ed Azaria generò Heles, ed Heles generò Elasa, ed Elasa generò Sismai, e Sismai generò Sallum, e Sallum generò Iecamia, e Iecamia generò Elisama. E i figliuoli di Caleb, fratello di Ierameel, furono Mesa, suo primogenito, che fu padre di Zif; poi i figliuoli di Maresa, padre di Hebron. E i figliuoli di Hebron furono Cora, e Tappua, e Rechem, e Sema. E Sema generò Raham, padre di Iorcheam; e Rechem generò Sammai. E il figliuolo di Sammai fu Maon; e Maon fu padre di Bet-sur. Ed Efa, concubina di Caleb, partorì Haran, e Mosa, e Gazez. Ed Haran generò Gazez. E i figliuoli di Iodai furono Reghem, e Iotam, e Ghesan, e Pelet, ed Efo, e Saaf. E Maaca, concubina di Caleb, partorì Sebet e Tirhana. Ella partorì eziandio Saaf, padre di Madman; e Seva, padre di Macbena, e padre di Ghiba; e la figliuola di Caleb fu Acsa. Questi furono i figliuoli di Caleb, figliuolo di Hur, primogenito di Efrat, cioè: Sobal, padre di Chiriat-iearim; Salma, padre di Bet-lehem; Haref, padre di Bet-gader. E Sobal, padre di Chiriat-iearim, ebbe de’ figliuoli, cioè, Roe, padre della metà di Menuhot. E le famiglie di Chiriat-iearim furono gl’Ittei, e i Putei, e i Sumatei, e i Misraei; di questi sono usciti i Soreatei e gli Estaolei. I figliuoli di Salma furono quei di Bet-lehem, e i Netofatiti; quei di Atrot, di Bet-Ioab, e della metà di Menuhot, ed i Sorei. E le famiglie degli Scribi, che abitavano in Iabes, furono i Tiratei, i Simatei, i Sucatei. Questi sono i Chenei, ch’erano usciti di Hamat, padre della casa di Recab OR questi furono i figliuoli di Davide, che gli nacquero in Hebron: il primogenito fu Amnon, d’Ahinoam Izreelita; il secondo, Daniele, di Abigail Carmelita; il terzo, Absalom, figliuolo di Maaca, figliuola di Talmai, re di Ghesur; il quarto, Adonia figliuolo di Hagghit; il quinto, Sefatia, di Abital; il sesto, Itream, di Egla, sua moglie. Questi sei gli nacquero in Hebron, ove regnò sett’anni e sei mesi; poi regnò trentatre anni in Gerusalemme. E questi gli nacquero in Gerusalemme: Sima, e Sobab, e Natan, e Salomone, quattro di Batsua, figliuola di Ammiel; ed Ibhar, ed Elisama, ed Elifelet, e Noga, e Nefeg, e Iafia, ed Elisama, ed Eliada, ed Elifelet; nove in tutto. Tutti questi furono figliuoli di Davide, oltre a’ figliuoli delle concubine; e Tamar, lor sorella E il figliuolo di Salomone fu Roboamo, di cui fu figliuolo Abia, di cui fu figliuolo Asa, di cui fu figliuolo Giosafat, di cui fu figliuolo Gioram, di cui fu figliuolo Achazia, di cui fu figliuolo Gioas, di cui fu figliuolo Amasia, di cui fu figliuolo Azaria, di cui fu figliuolo Giotam, di cui fu figliuolo Achaz, di cui fu figliuolo Ezechia, di cui fu figliuolo Manasse, di cui fu figliuolo Amon, di cui fu figliuolo Giosia. E i figliuoli di Giosia furono Giohanan il primogenito, Gioiachim il secondo, Sedechia il terzo, Sallum il quarto. E il figliuolo di Gioiachim fu Geconia, di cui fu figliuolo Sedechia. E il figliuolo di Geconia prigione fu Sealtiel; di cui furono figliuoli Malchiram, e Pedaia, e Seneassar, e Iecamia, ed Hosama, e Nedabia. Ed i figliuoli di Pedaia furono Zerubbabel e Simi; ed i figliuoli di Zerubbabel furono Mesullam, ed Hanania; e Selomit, lor sorella. Ed i figliuoli di Mesullam furono Hasuba, Ohel, e Berechia, ed Hasadia, e Iusab-hesed; cinque in tutto. Ed i figliuoli di Hanania furono Pelatia ed Isaia; i figliuoli di Refaia, i figliuoli di Arnan, i figliuoli di Obadia, e i figliuoli di Secania. E Semaia fu figliuolo di Secania; ed i figliuoli di Semaia furono Hattus, e Igheal, e Baria, e Nearia, e Sefat; sei in tutto. Ed i figliuoli di Nearia furono Elioenai, ed Ezechia, ed Azricam; tre in tutto. Ed i figliuoli di Elioenai furono Hodaiva, ed Eliasib, e Pelaia, ed Accub, e Iohanan, e Delaia, ed Anani; sette in tutto I FIGLIUOLI di Giuda furono Fares, ed Hesron, e Carmi, ed Hur, e Sobal. E Reaia, figliuolo di Sobal, generò Iahat; e Iahat generò Ahumai e Lahad. Queste son le famiglie de’ Soratei. E questi furono figliuoli del padre di Etam, cioè: Izreel, ed Isma, ed Idbas: e il nome della lor sorella era Haslelponi. E Penuel fu padre di Ghedor, ed Ezer padre di Husa. Questi furono i figliuoli di Hur, promigenito di Efrat, padre di Bet-lehem. Ed Ashur, padre di Tecoa, ebbe due mogli: Helea e Naara. E Naara gli partorì Ahuzzam, e Hefer, e Temeni, ed Ahastari. Questi furono figliuoli di Naara. Ed i figliuoli di Helea furono Seret, Iesohar, Etnan, e Cos, il quale generò Anub, e Sobeba, e le famiglie di Aharhel, figliuolo di Harum. E Iabes fu il più onorato de’ suoi fratelli; or sua madre gli pose nome Iabes, perciocchè disse: Io l’ho partorito con dolore. Or Iabes invocò l’Iddio d’Israele, dicendo: Oh! se pur mi benedicessi, ed allargassi i miei confini, e fosse la tua mano meco, e facessi che io non fossi afflitto d’alcun male! E Iddio fece avvenire ciò ch’egli avea chiesto E Chelub, fratello di Suha, generò Mehir, che fu padre di Eston. Ed Eston generò la famiglia di Rafa, e Pasea, e Tehinna, padre della città di Nahas. Questi furono la gente di Reca. Ed i figliuoli di Chenaz furono Otniel e Seraia. Ed i figliuoli di Otniel furono Hatat, e Meonotai, il quale generò Ofra; e Semia generò Ioab, padre di coloro che abitarono nella valle, detta dei fabbri; perciocchè essi erano fabbri. Ed i figliuoli di Caleb, figliuolo di Gefunne, furono Iru, Ela, e Naam. E il figliuolo di Ela fu Chenaz. Ed i figliuoli di Iehalleleel furono Zif, e Zifa, Tiria, ed Asareel. Ed i figliuoli di Esdra furono Ieter, e Mered, ed Efer, e Ialon; e la moglie di Mered partorì Miriam, e Sammai, ed Isba, padre di Estemoa. E l’altra sua moglie Giudea partorì Iered, padre di Ghedor; ed Heber, padre di Soco; e Iecutiel, padre di Zanoa. Ma quegli altri precedenti furono figliuoli di Bitia, figliuola di Faraone, la quale Mered avea presa per moglie. E questi ultimi furono figliuoli della moglie Giudea, la quale era sorella di Naham, padre de’ Garmei, abitanti in Cheila; e de’ Maacatiti, abitanti in Estemoa. E i figliuoli di Simone furono Amnon e Rinna; Ben-hanan e Tilon. Ed i figliuoli d’Isi furono Zobet e Ben-zohet. I figliuoli di Sela, figliuolo di Giuda, furono Er, padre di Lecha; e Lada, padre di Maresa; e le famiglie della casa di Asbea, la quale esercitava l’arte del bisso; e Iochim, e que’ di Cozeba, e Ioas, e Saraf, i quali signoreggiarono sopra Moab; e Iasubi-lehem. Ma queste cose sono antiche. Essi furono vasellai; ed uomini che stavano ne’ giardini e ne’ parchi; e dimorarono quivi appresso del re per fare il suo lavoro I FIGLIUOLI di Simeone furono Nemuel, e Iamin, Iarib, Zera e Saulle; di cui fu figliuolo Sallum di cui fu figliuolo Mibsam, di cui fu figliuolo Misma. E il figliuolo di Misma fu Hamuel, di cui fu figliuolo Zaccur, di cui fu figliuolo Simi. E Simi ebbe sedici figliuoli e sei figliuole; ma i suoi fratelli non ebbero molti figliuoli; talchè tutta la lor nazione non moltiplicò al pari de’ figliuoli di Giuda. Ed abitarono in Beerseba, ed in Molada, ed in Hasar-sual, ed in Bilha, ed in Esem, ed in Tolad, ed in Betuel, ed in Horma, ed in Siclag, ed in Bet-marcabot, ed in Hasar-susim, ed in Bet-birei ed in Saaraim. Queste furono le lor città mentre regnò Davide. E le lor castella furono Etam, ed Ain; Rimmon, e Tochen, ed Asan, cinque terre; insieme con tutte le loro villate, ch’erano intorno a quelle città, fino a Baal. Queste furono le loro stanze, come essi le spartirono fra loro per le lor nazioni. Or Mesobab, e Iamlec, e Iosa, figliuolo di Amasia; e Ioel, e Iehu, figliuolo di Iosibia, figliuolo di Seraia, figliuolo di Asiel; ed Elioenai, e Iaacoba, e Iesohaia, ed Asaia, ed Adiel, e Iesimiel, e Benaia; e Ziza, figliuolo di Sifi, figliuolo di Allon, figliuolo di Iedaia, figliuolo di Simri, figliuolo di Semaia; costoro furono quelli ch’erano famosi, capi nelle lor famiglie; e le case loro paterne crebbero in grandissimo numero. Laonde andarono dall’entrata di Ghedor, fino alla parte orientale della valle, per cercar paschi per i lor bestiami. E trovarono de’ paschi grassi e buoni, ed un paese largo, quieto e felice; perciocchè quelli che vi abitavano prima eran de’ discendenti di Cam. Costoro adunque, che sono stati descritti per i nomi loro, vennero al tempo di Ezechia, re di Giuda, e percossero le tende di coloro, e gli abitacoli che vi furono ritrovati; e li distrussero a modo dell’interdetto; e così son restati fino a questo giorno, ed abitarono in luogo loro; perciocchè quivi erano paschi per le lor gregge. Oltre a ciò, cinquecento uomini d’infra loro, de’ figliuoli di Simeone, avendo per lor capi Pelatia, e Nearia, e Refaia, ed Uzziel, figliuoli d’Isi, andarono al monte di Seir. E percossero il rimanente degli scampati d’infra gli Amalechiti; e sono abitati quivi infino a questo giorno OR questi furono i figliuoli di Ruben, primogenito d’Israele perciocchè egli era il primogenito; ma dopo ch’ebbe contaminato il letto di suo padre, la sua primogenitura fu data a’ figliuoli di Giuseppe, figliuolo d’Israele; non però per tenere il luogo della primogenitura nella genealogia. Perciocchè Giuda ebbe la maggioranza sopra i suoi fratelli; e di lui sono usciti i conduttori; ma il diritto della primogenitura fu dato a Giuseppe. I figliuoli, dico, di Ruben, primogenito d’Israele, furono Hanoc, e Pallu, Hesron, e Carmi. Il figliuolo di Ioel fu Semaia, di cui fu figliuolo Gog, di cui fu figliuolo Simi, di cui fu figliuolo Mica, di cui fu figliuolo Reaia, di cui fu figliuolo Baal, di cui fu figliuolo Beera, il quale Tilgat-pilneser, re degli Assiri, meno in cattività. Esso fu capo principale de’ Rubeniti. E de’ suoi fratelli, per le lor famiglie, quando la lor genealogia fu composta per le lor generazioni, i capi furono Ieiel, e Zaccaria, e Bela, figliuolo di Azaz, figliuolo di Sema, figliuolo di Ioel. Esso abitò in Aroer, fino a Nebo, ed a Baal-meon. Dipoi egli abitò verso il Levante, dal fiume Eufrate, fino all’entrata del deserto; perciocchè i lor bestiami erano moltiplicati nel paese di Galaad. Laonde, al tempo di Saulle, fecero guerra contro agli Hagareni, i quali caddero uccisi per le lor mani; ed essi abitarono nelle loro stanze, lungo tutta la parte orientale di Galaad. E I figliuoli di Gad abitarono dirimpetto a loro, nel paese di Basan, fino a Salca. Ioel fu il capo principale in Basan, e Safan, il secondo; poi Ianai, poi Safat. E i lor fratelli, secondo le famiglie loro paterne, furono Micael, e Mesullam, e Seba, e Iorai, e Iacan, e Zia, ed Eber; sette in tutto. Questi erano figliuoli di Abihail, figliuolo di Huri, figliuolo di Iaroa, figliuolo di Galaad, figliuolo di Micael, figliuolo di Iesisai, figliuolo di Iado, figliuolo di Buz. Ahi, figliuolo di Abdiel, figliuolo di Guni, fu il capo principale delle famiglie loro paterne. Ed essi abitarono in Galaad, ed in Basan, e nelle terre del suo territorio, ed in tutto il contado di Saron, fino alle sue uscite. La genealogia di tutti costoro fu composta per le lor generazioni al tempo di Giotam, re di Giuda, ed al tempo di Geroboamo, re d’Israele I figliuoli di Ruben, e i Gaditi, e la mezza tribù di Manasse, in numero di quarantaquattromila settecensessanta d’infra gli uomini prodi, che portavano scudo e spada, e tiravano l’arco, ed erano ammaestrati alla guerra, per uscir fuori in battaglia, fecero guerra agli Hagareni, ed a Ietur, ed a Nafis, ed a Nodab. Ed ebbero soccorso contro a loro; talchè gli Hagareni, e tutti quelli che erano con loro furono dati nelle lor mani; perciocchè essi gridarono a Dio nella battaglia, ed egli li esaudì; perciocchè si erano confidati in lui. E presero i lor bestiami, in numero di cinquantamila cammelli, e dugencinquantamila pecore, duemila asini, e centomila anime umane. Perciocchè molti erano caduti uccisi; perchè quella battaglia era da Dio; ed essi abitarono in luogo loro fino al tempo della cattività. I FIGLIUOLI della mezza tribù di Manasse abitarono anch’essi in quel paese; e moltiplicarono da Basan fino a Baal-hermon, ed a Senir, ed alla montagna di Hermon. E questi furono i capi delle lor famiglie paterne: Efer, ed Isi, ed Eliel, ed Azriel, e Geremia, ed Hodavia, e Iadiel, uomini di valore, e famosi, capi delle lor famiglie paterne. Ma essi commisero misfatto contro all’Iddio de’ lor padri, e fornicarono dietro agl’iddii de’ popoli del paese, i quali il Signore avea distrutti d’innanzi a loro. Laonde l’Iddio d’Israele eccitò lo spirito di Pul, re degli Assiri; e lo spirito di Tilgat-pilneser, re degli Assiri, i quali ne menarono in cattività i Rubeniti, e i Gaditi, e la mezza tribù di Manasse; e li condussero in Hala, ed in Habor, ed in Hara, e presso al fiume Gozan, dove son restati fino al dì d’oggi I FIGLIUOLI di Levi furono Ghersom, Chehat, e Merari. Ed i figliuoli di Chehat furono Amram, ed Ishar, ed Hebron, ed Uzziel. Ed i figliuoli di Amram furono Aaronne, e Mosè, e Maria. E i figliuoli di Aaronne furono Nadab, ed Abihu, ed Eleazaro, ed Itamar. Eleazaro generò Finees, e Finees generò Abisua, ed Abisua generò Bucchi, e Bucchi generò Uzzi, ed Uzzi generò Zerahia, e Zerahia generò Meraiot, e Meraiot generò Amaria, e Amaria generò Ahitub, ed Ahitub generò Sadoc, e Sadoc generò Ahimaas, ed Ahimaas generò Azaria, ed Azaria generò Giohanan, e Giohanan generò Azaria che fu quello che fece ufficio di sacerdote nella casa che Salomone avea edificata in Gerusalemme, ed Azaria generò Amaria, ed Amaria generò Ahitub, ed Ahitub generò Sadoc, e Sadoc generò Sallum, e Sallum generò Hilchia, ed Hilchia generò Azaria, ed Azaria generò Seraia, e Seraia generò Iosadac, e Iosadac andò in cattività, quando il Signore fece menare in cattività Giuda e Gerusalemme, per Nebucadnesar. I figliuoli di Levi adunque furono Ghersom, Chehat, e Merari. Or questi sono i nomi de’ figliuoli di Ghersom: Libni, e Simi. Ed i figliuoli di Chehat furono Amram, ed Ishar, Hebron, ed Uzziel. I figliuoli di Merari furono Mahali e Musi. E queste son le famiglie dei Leviti, secondo i lor padri. I figliuoli di Ghersom: d’esso fu figliuolo Libni, di cui fu figliuolo Iahat, di cui fu figliuolo Zimma, di cui fu figliuolo Ioa, di cui fu figliuolo Iddo, di cui fu figliuolo Zera, di cui fu figliuolo Ieotrai. I figliuoli di Chehat: d’esso fu figliuolo Amminadab, di cui fu figliuolo Core, di cui fu figliuolo Assir, di cui fu figliuolo Elcana, di cui fu figliuolo Ebiasaf di cui fu figliuolo Assir, di cui fu figliuolo Tahat, di cui fu figliuolo Uriel, di cui fu figliuolo Uzzia, di cui fu figliuolo Saulle. E i figliuoli di Elcana furono Amasei, ed Ahimot, ed Elcana. I figliuoli di Elcana: d’esso fu figliuolo Sofai, di cui fu figliuolo Nahat, di cui fu figliuolo Eliab, di cui fu figliuolo Ieroham, di cui fu figliuolo Elcana. Ed i figliuoli di Samuele furono Vasni il primogenito, ed Abia. Di Merari fu figliuolo Mahali, di cui fu figliuolo Libni, di cui fu figliuolo Simi, di cui fu figliuolo Uzza, di cui fu figliuolo Sima, di cui fu figliuolo Hagghia, di cui fu figliuolo Asaia Or costoro son quelli che Davide costituì sopra l’ufficio del canto della Casa del Signore, dopo che l’Arca fu posata in luogo fermo. Ed essi esercitarono il lor ministerio nel canto, davanti al padiglione del Tabernacolo della convenenza, finchè Salomone ebbe edificata la Casa del Signore in Gerusalemme; ed essi attendevano al loro ufficio, secondo ch’era loro ordinato. Questi, dico, son quelli che ministravano in ciò co’ lor figliuoli. D’infra i figliuoli dei Chehatiti, Heman cantore, figliuolo di Ioel, figliuolo di Samuele, figliuolo di Elcana, figliuolo di Ieroham, figliuolo di Eliel, figliuolo di Toa, figliuolo di Suf, figliuolo di Elcana, figliuolo di Mahat, figliuolo di Amasai, figliuolo di Elcana, figliuolo di Ioel, figliuolo di Azaria, figliuolo di Sefania, figliuolo di Tahat, figliuolo di Assir, figliuolo di Ebiasaf, figliuolo di Core, figliuolo d’Ishar, figliuolo di Chehat, figliuolo di Levi, figliuolo d’Israele. Poi vi era Asaf, fratello di esso Heman, il quale stava alla sua destra. Or Asaf era figliuolo di Berechia, figliuolo di Sima, figliuolo di Micael, figliuolo di Baaseia, figliuolo di Malchia, figliuolo di Etni, figliuolo di Zera, figliuolo di Adaia, figliuolo di Etan, figliuolo di Zimma, figliuolo di Simi, figliuolo di Iahat, figliuolo di Ghersom, figliuolo di Levi. E i figliuoli di Merari, lor fratelli, stavano a man sinistra, cioè: Etan, figliuolo di Chisi, figliuolo di Abdi, figliuolo di Malluc, figliuolo di Hasabia, figliuolo di Amasia, figliuolo d’Hilchia, figliuolo di Amsi, figliuolo di Bani, figliuolo di Semer, figliuolo di Mahali, figliuolo di Musi, figliuolo di Merari, figliuolo di Levi. E gli altri Leviti, lor fratelli, furono ordinati per fare tutto il servigio del Tabernacolo della Casa di Dio. Ma Aaronne ed i suoi figliuoli ardevano i sacrificii e le offerte sopra l’Altare degli olocausti e sopra l’Altare de’ profumi, secondo tutto ciò che si conveniva fare nel Luogo santissimo, e per far purgamento per Israele, secondo tutto ciò che Mosè, servitor di Dio, avea comandato. E questi furono i figliuoli d’Aaronne: d’esso fu figliuolo Eleazaro, di cui fu figliuolo Finees, di cui fu figliuolo Abisua, di cui fu figliuolo Bucchi, di cui fu figliuolo Uzzi, di cui fu figliuolo Zerahia, di cui fu figliuolo Meraiot, di cui fu figliuolo Amaria, di cui fu figliuolo Ahitub, di cui fu figliuolo Sadoc, di cui fu figliuolo Ahimaas E queste furono le loro abitazioni, secondo le lor magioni, nelle lor contrade. Alla nazione de’ Chehatiti, d’infra i figliuoli d’Aaronne, fu dato perciocchè questa sorte fu per loro Hebron, nel paese di Giuda, insieme col suo contado d’intorno; ma il territorio, e le villate della città, furono date a Caleb, figliuolo di Gefunne. Furono adunque date a’ figliuoli d’Aaronne queste città di Giuda, cioè: Hebron, città del rifugio; e Libna, col suo contado; e Iattir, ed Estemoa, co’ lor contadi; ed Hilen, col suo contado; e Debir, col suo contado; ed Asan, col suo contado; e Betsemes, col suo contado. E della tribù di Beniamino: Gheba, col suo contado; ed Allemet, col suo contado; ed Anatot, col suo contado. Tutte le lor città furono tredici, spartite per le lor nazioni. Ed al rimanente de’ figliuoli di Chehat furono date, a sorte, dieci città delle nazioni di due tribù, e di una mezza tribù, cioè, della metà di Manasse. Ed a’ figliuoli di Ghersom, spartiti per le lor nazioni, furono date tredici città, della tribù d’Issacar, e della tribù di Aser, e della tribù di Neftali, e della tribù di Manasse, in Basan. A’ figliuoli di Merari, spartiti per le lor nazioni, furono date, a sorte, dodici città, della tribù di Ruben, e della tribù di Gad, e della tribù di Zabulon. Così i figliuoli d’Israele diedero a’ Leviti quelle città, co’ lor contadi. E diedero a sorte quelle città che sono state nominate per i nomi loro, della tribù dei figliuoli di Giuda, e della tribù dei figliuoli di Simeone, e della tribù dei figliuoli di Beniamino. E quant’è alle altre nazioni de’ figliuoli di Chehat, le città della lor contrada furono della tribù di Efraim. E fu loro dato, nel monte di Efraim, Sichem, ch’era delle città del rifugio, col suo contado; e Ghezer, col suo contado; e Iocmeam, col suo contado; e Bet-horon, col suo contado; ed Aialon, col suo contado; e Gat-rimmon, col suo contado. E della mezza tribù di Manasse: Aner, col suo contado; e Bilam, col suo contado. Queste città furono date alle nazioni del rimanente de’ figliuoli di Chehat. A’ figliuoli di Ghersom fu dato delle nazioni della mezza tribù di Manasse: Golan in Basan, col suo contado; ed Astarot, col suo contado. E della tribù d’Issacar: Chedes, col suo contado; e Dobrat, col suo contado; e Ramot, col suo contado; ed Anem, col suo contado. E della tribù di Aser: Masal, col suo contado; ed Abdon, col suo contado; ed Huccoc, col suo contado; e Rehob, col suo contado. E della tribù di Neftali: Chedes in Galilea, col suo contado; ed Hammon, col suo contado; e Chiriataim, col suo contado. Al rimanente de’ figliuoli di Merari fu dato della tribù di Zabulon: Rimmono, col suo contado; e Tabor, col suo contado. E, di là dal Giordano di Gerico, dall’Oriente del Giordano, fu lor dato della tribù di Ruben: Beser nel deserto, col suo contado; e Iasa, col suo contado; e Chedemot, col suo contado; e Mefaat, col suo contado. E della tribù di Gad: Ramot in Galaad, col suo contado; e Mahanaim, col suo contado; ed Hesbon, col suo contado; e Iazer, col suo contado ED I figliuoli d’Issacar furono quattro; Tola e Pua, Iasub e Simron. Ed i figliuoli di Tola furono Uzzi, e Refaia, e Ieriel, e Iamai, ed Ibsam, e Samuele, capi delle lor nazioni paterne discese di Tola; ed erano uomini di valore nelle lor generazioni. Il numero loro, al tempo di Davide, fu di ventiduemila seicento. E il figliuolo di Uzzi fu Izrahia; ed i figliuoli d’Izrahia furono Micael, ed Obadia, e Ioel, ed Isia; in tutto cinque capi. Ed aveano con loro, per le lor generazioni, e per le famiglie loro paterne, delle schiere di gente, in numero di trentaseimila uomini; perciocchè essi aveano molte mogli, e molti figliuoli. Ed i lor fratelli, di tutte le altre nazioni d’Issacar, uomini di gran valore, annoverati tutti insieme, secondo le lor generazioni, furono ottantasettemila. I FIGLIUOLI di Beniamino furono Bela, e Becher, e Iediael; tre in tutto. Ed i figliuoli di Bela furono Esbon, ed Uzzi, ed Uzziel, e Ierimot, ed Iri; cinque capi di famiglie paterne, uomini di gran valore. E quando furono annoverati secondo le lor generazioni, il numero loro fu di ventiduemila trentaquattro. Ed i figliuoli di Becher furono Zemira, e Ioas, ed Eliezer, ed Elioenai, ed Omri, e Ieremot, ed Abia, ed Anatot, ed Alemet. Tutti questi furono figliuoli di Becher. Ed essendo annoverati per le lor generazioni, nazioni, e capi delle famiglie paterne, il numero loro fu di ventimila dugent’uomini di valore. E di Iedial fu figliuolo Bilhan. Ed i figliuoli di Bilhan furono Ieus, e Beniamino, ed Ehud, e Chenaana, e Zetan, e Tarsis, ed Ahisahar. Tutti questi furono figliuoli di Iediael, che furono per capi di famiglie paterne, uomini di gran valore, in numero di diciassettemila dugent’uomini, che potevano andare alla guerra. E Suppim, ed Huppim, furono figliuoli d’Ir; ed Husim fu figliuolo di Aher. I figliuoli di Neftali furono Iaoel, e Guni, e Ieser, e Sallum; discendenti di Bilha. DI MANASSE fu figliuolo Asriel, il quale la moglie di Galaad partorì la concubina Sira di Manasse avea partorito Machir, padre di Galaad. E Machir prese per moglie la sorella di Huppim, e di Suppim, il cui nome era Maaca; il nome dell’altro fu Selofad; Selofad ebbe solo figliuole femmine. E Maaca, moglie di Machir, partorì un figliuolo, al quale ella pose nome Peres; poi un altro suo fratello, al quale pose nome Seres, i cui figliuoli furono Ulam e Rechem. E di Ulam fu figliuolo Bedan. Questi furono i figliuoli di Galaad figliuolo di Machir, figliuolo di Manasse. E Molechet, sua sorella, partorì Ishod, ed Abiezer, e Mala. Ed i figliuoli di Semida furono Ahian, e Sechem, e Lichi, ed Aniam E D’EFRAIM fu figliuolo Sutela, di cui fu figliuolo Bered, di cui fu figliuolo Tahad, di cui fu figliuolo Elada, di cui fu figliuolo Tahat, di cui fu figliuolo Zabad, di cui furono figliuoli Sutela, ed Ezer, ed Elad. Ma que’ di Gat, natii del paese, li uccisero; perciocchè erano scesi per predare i lor bestiami. Ed Efraim, lor padre, ne fece cordoglio molti giorni; ed i suoi fratelli vennero a consolarlo. Poi egli entrò dalla sua moglie, la quale concepette, e partorì un figliuolo; ed egli chiamò il nome di esso Beria; perciocchè egli era nato nell’afflizione ch’era avvenuta alla sua casa. E la sua figliuola fu Seera, la quale edificò Bet-horon disopra, e Bet-horon disotto, e Uzzen-Seera. E d’esso Beria fu figliuolo Refa, di cui furono figliuoli Resef e Tela, di cui fu figliuolo Tahan, di cui fu figliuolo Ladan, di cui fu figliuolo Ammihud, di cui fu figliuolo Elisama, di cui fu figliuolo Non, di cui fu figliuolo Giosuè. E la lor possessione, e le loro abitazioni furono Betel, e le terre del suo territorio; e dall’Oriente: Naaran; e dall’Occidente: Ghezer, e le terre del suo territorio; e Sichem, e le terre del suo territorio; ed Aza, e le terre del suo territorio. E nella contrada de’ figliuoli di Manasse: Betsean, e le terre del suo territorio; Tanac, e le terre del suo territorio; Meghiddo, e le terre del suo territorio; Dor, e le terre del suo territorio. In questi luoghi abitarono i figliuoli di Giuseppe, figliuolo d’Israele. I FIGLIUOLI di Aser furono Imna, ed Isua, ed Isui, e Beria, e Sera, lor sorella. Ed i figliuoli di Beria furono Heber, e Malchiel, che fu padre di Birzavit. Ed Heber generò Iaflet, e Somer, ed Hotam; e Sua, lor sorella. Ed i figliuoli di Iaflet furono Pasac, e Bimhal, ed Asvat. Questi furono i figliuoli di Iaflet. Ed i figliuoli di Semer furono Ahi, e Rohega, e Iehubba, ed Aram. Ed i figliuoli di Helem, fratello di esso, furono Sofa, ed Imna, e Seles, ed Amal. I figliuoli di Sofa furono Sua, ed Harnefer, e Sual, e Beri, ed Imra, e Beser, ed Hod, e Samma, e Silsa, ed Itran, e Beera. Ed i figliuoli di Ieter furono Gefunne, e Pispa, ed Ara. Ed i figliuoli di Ulla furono Ara, ed Hanniel, e Risia. Tutti costoro furono figliuoli di Aser, capi di famiglie paterne, uomini scelti, e di gran valore, capi de’ principali. Ed essendo annoverati per le lor generazioni, il numero loro, per andare alla guerra, fu di ventiseimila uomini OR BENIAMINO generò Bela, suo figliuolo primogenito; ed Asbel, il secondo; ed Ara, il terzo; e Noha, il quarto; e Rafa, il quinto. Ed i figliuoli di Bela furono Addar, e Ghera, ed Abihud, ed Abisua, e Naman, ed Ahoa, e Ghera, e Sefufim, ed Huram. Or questi furono i figliuoli di Ehud i quali erano capi di famiglie paterne degli abitanti di Gheba, i quali furono tramutati in Manahat: Naaman, ed Ahia, e Ghera, il qual fu colui che li tramutò. Egli generò eziandio Uzza ed Ahihud. Or Saharaim, dopo ch’esso ebbe rimandati coloro, generò de’ figliuoli nel territorio di Moab or Husim, e Baara, erano sue mogli; generò ancora di Hoses sua moglie: Iobab, e Sibia, e Mesa, e Malcam, e Ieus, e Sochia, e Mirma. Questi furono i suoi figliuoli, capi di famiglie paterne. E generò di Husim: Abitub, ed Elpaal. Ed i figliuoli di Elpaal furono Eber, e Misam, e Semed il quale edificò Ono, e Lod, e le terre del suo territorio; e Beria, e Sema, i quali furono capi di famiglie paterne degli abitanti di Aialon; essi misero in fuga gli abitanti di Gat. Ed Ahio, e Sasac, e Ieremot, e Zebadia, ed Arad, ed Eder, e Micael, ed Ispa, e Ioha, furono figliuoli di Beria. E Zebadia, e Mesullam, e Hizchi, ed Heber, ed Ismerai, ed Izlia, e Iobab, furono figliuoli di Elpaal. E Iachim, e Zicri, e Zabdi, ed Elienai, e Silletai, ed Eliel, ed Adaia, e Beraia, e Simrat, furono figliuoli di Simi. Ed Ispan, ed Eber, ed Eliel, ed Abdon, e Zicri, ed Hanan, ed Hanania, ed Elam, ed Antotia, e Ifdeia, e Peniel, furono figliuoli di Sasac. E Samserai, e Seharia, ed Atalia, e Iaaresia, ed Elia, e Zicri, furono figliuoli di Ieroham. Questi furono i capi principali delle famiglie paterne, secondo le lor generazioni; e questi abitarono in Gerusalemme. Ed in Gabaon abitò il padre di Gabaon; il nome della cui moglie era Maaca. E il suo figliuolo primogenito fu Abdon; poi ebbe Sur, e Chis, e Baal, e Nadab, e Ghedor, ed Ahio, e Zecher, e Miclot, il quale generò Simea. Anche costoro abitarono dirimpetto a’ lor fratelli in Gerusalemme, insieme co’ lor fratelli Or Ner generò Chis, e Chis generò Saulle, e Saulle generò Gionatan, e Malchi-sua, ed Abinadab, ed Esbaal. E il figliuolo di Gionatan fu Merib-baal; e Merib-baal generò Mica. Ed i figliuoli di Mica furono Piton, e Melec, e Taarea, ed Achaz. Ed Achaz generò Ioadda, e Ioadda generò Alemet, ed Azmavet, e Zimri; e Zimri generò Mosa. E Mosa generò Bina, di cui fu figliuolo Rafa, di cui fu figliuolo Elasa, di cui fu figliuolo Asel. Ed Asel ebbe sei figliuoli, i cui nomi son questi: Azricam, e Bocru, ed Ismael, e Searia, ed Obadia, ed Hanan. Tutti questi furono figliuoli di Asel. E i figliuoli di Esec, fratello di esso, furono Ulam, suo primogenito; Ieus, il secondo; ed Elifelet, il terzo. Ed i figliuoli di Ulam furono uomini prodi e valenti, i quali tiravano d’arco; ed ebbero molti figliuoli, e nipoti, fino a cencinquanta. Tutti questi furono de’ figliuoli di Beniamino COSÌ tutti gl’Israeliti furono annoverati per le lor generazioni; ed ecco, sono descritti nel libro dei re d’Israele. Ora, dopo che que’ di Giuda furono stati menati in cattività in Babilonia, per li lor misfatti; e che i primieri abitatori, ch’erano altre volte dimorati nelle lor possessioni, furono ritornati nelle lor città: Israeliti, sacerdoti, Leviti, e Netinei; in Gerusalemme abitarono dei figliuoli di Giuda, e de’ figliuoli di Beniamino, e de’ figliuoli di Efraim e di Manasse: Utai, figliuolo di Ammihud, figliuolo di Omri, figliuolo d’Imri, figliuolo di Bani, de’ figliuoli di Fares, figliuolo di Giuda. E de’ Siloniti: Asaia il primogenito, ed i suoi figliuoli. E de’ figliuoli di Zara: Ieuel, ed i suoi fratelli in numero di seicennovanta. E de’ figliuoli di Beniamino: Sallu, figliuolo di Mesullam, figliuolo di Hodavia, figliuolo di Hassenua; ed Ibnea, figliuolo di Ieroham, ed Ela, figliuolo di Uzzi, figliuolo di Micri; e Mesullam, figliuolo di Sefatia, figliuolo di Reuel, figliuolo d’Ibnia; ed i lor fratelli, spartiti per le lor generazioni, in numero di novecencinquantasei; tutti coloro furono capi di famiglie paterne della casa de’ lor padri. E de’ sacerdoti: Iedaia, e Ioiarib, e Iachin; ed Azaria, figliuolo d’Hilchia, figliuolo di Mesullam, figliuolo di Sadoc, figliuolo di Meraiot, figliuolo di Ahitub, conduttore della Casa di Dio. Ed Adaia, figliuolo di Ieroham, figliuolo di Pashur, figliuolo di Malchia; e Masai, figliuolo di Adiel, figliuolo di Iazera, figliuolo di Mesullam, figliuolo di Messillemit, figliuolo d’Immer; co’ lor fratelli, capi delle lor famiglie paterne, in numero di millesettecensessanta, uomini prodi e valenti, per l’opera del servigio della Casa di Dio E de’ Leviti: Semaia, figliuolo di Hassub, figliuolo di Azricam, figliuolo di Hasabia, de’ figliuoli di Merari. E Bacbaccar, ed Heres, e Galal, e Mattania, figliuolo di Mica, figliuolo di Zicri, figliuolo di Asaf; ed Obaidia, figliuolo di Semaia, figliuolo di Galal, figliuolo di Iedutun; e Berechia, figliuolo di Asa, figliuolo di Elcana, il quale abitò nelle villate de’ Netofatiti. E de’ portinai: Sallum, ed Accub, e Talmon, ed Ahiman, co’ lor fratelli, dei quali fu capo Sallum; e lo è infino ad ora, ed ha la guardia della porta del re, verso Oriente; costoro furono portinai, fra le schiere de’ figliuoli di Levi; come Sallum, figliuolo di Core, figliuolo di Ebiasaf, figliuolo di Core, ed i suoi fratelli Coriti, della casa paterna di esso, nell’opera del ministerio erano stati guardiani della soglia del Tabernacolo; come i lor padri nel campo del Signore, erano stati guardiani dell’entrata; e Finees, figliuolo di Eleazaro, col quale il Signore era, anticamente era stato conduttore sopra loro; e come Zaccaria, figliuolo di Meselemia, era stato portinaio dell’entrata del Tabernacolo della convenenza. Tutti questi sono quelli che furono scelti per portinai nelle soglie, in numero di dugento dodici. Essi furono annoverati per le lor generazioni nelle lor villate. Or Davide, e il veggente Samuele, li aveano stabiliti nell’ufficio loro. Ed essi, e i lor figliuoli, erano costituiti sopra le porte della Casa del Signore, della Casa del Tabernacolo, per far la guardia a vicenda. I portinai erano disposti per li quattro venti: dall’Oriente, dall’Occidente, dal Settentrione, e dal Mezzodì. E i lor fratelli, ch’erano nelle lor villate, aveano da venire a dimorar con essi per sette giorni, di tempo in tempo. Perciocchè quei quattro maggiori portinai Leviti erano del continuo in ufficio, ed aveano la cura delle camere, e tesori della Casa di Dio. E giacevano la notte intorno alla Casa di Dio; perciocchè la guardia ne era loro imposta, ed aveano il carico di aprirla ogni mattina. Ed alcuni di loro aveano la cura dei vasellamenti del servigio; perciocchè si portavano dentro a conto, e si traevano altresì fuori a conto. Ed altri di loro erano costituiti sopra le altre masserizie, e sopra tutti gli arredi sacri, e sopra il fior della farina, e sopra il vino, e sopra l’olio, e sopra l’incenso, e sopra gli aromati. Ma quelli che componevano il profumo degli aromati, erano de’ figliuoli de’ sacerdoti. E d’infra i Leviti, Mattitia, primogenito di Sallum, Corita, avea il carico di ciò che si coceva in su la tegghia. E d’infra i lor fratelli, figliuoli de’ Chehatiti, alcuni aveano la cura de’ pani disposti per ordine, per apparecchiarli ogni sabato. Altri eziandio erano cantori, capi di famiglie paterne de’ Leviti, i quali stavano nelle camere, esenti d’altra cura; perciocchè l’ufficio loro richiedeva che fossero giorno e notte in opera. Questi furono i capi delle famiglie paterne dei Leviti, capi delle lor generazioni. Essi abitarono in Gerusalemme Or in Gabaon abitò Ieiel, padre di Gabaon; ed il nome della sua moglie era Maaca. E il suo figliuolo primogenito fu Abdon; poi ebbe Sur, e Chis, e Baal, e Ner, e Nadab, e Ghedor, ed Ahio, e Zaccaria, e Miclot. E Miclot generò Simeam; ed essi abitarono dirimpetto ai lor fratelli in Gerusalemme, co’ lor fratelli. E Ner generò Chis, e Chis generò Saulle, e Saulle generò Gionatan, e Malchi-sua, ed Abinadab, ed Esbaal. E il figliuolo di Gionatan fu Merib-baal; e Merib-baal generò Mica. Ed i figliuoli di Mica furono Piton, e Melec, e Tarea, ed Achaz, il quale generò Iara. E Iara generò Alemet, ed Azmavet, e Zimri; e Zimri generò Mosa. E Mosa generò Bina, di cui fu figliuolo Refaia, di cui fu figliuolo Elasa, di cui fu figliuolo Asel. Ed Asel ebbe sei figliuoli, i cui nomi sono: Azricam, e Bocru, ed Ismaele, e Searia, ed Obadia, ed Hanan. Questi furono i figliuoli di Asel OR i Filistei combatterono contro ad Israele; e gl’Israeliti fuggirono d’innanzi a’ Filistei, e caddero morti nel monte di Ghilboa. Ed i Filistei perseguitarono di presso Saulle, e i suoi figliuoli; e percossero Gionatan, ed Abinadab, e Malchi-sua, figliuoli di Saulle. E lo sforzo della battaglia si voltò contro a Saulle, e gli arcieri lo scontrarono; ed egli ebbe gran paura degli arcieri. Allora Saulle disse al suo scudiere: Tira fuori la tua spada, e trafiggimi con essa, che talora questi incirconcisi non vengano, e mi scherniscano. Ma il suo scudiere non volle farlo, perciocchè egli temeva forte. Laonde Saulle prese la spada, e si lasciò cadere sopra essa. E lo scudiere di Saulle, veggendo ch’egli era morto, si lasciò cadere anch’egli sopra la sua spada, e morì. Così morì Saulle ed i suoi tre figliuoli, e tutta la gente di casa sua. E tutti gl’Israeliti, che stavano nella valle, veggendo che gl’Israeliti erano fuggiti, e che Saulle ed i suoi figliuoli erano morti, abbandonarono le lor città, e se ne fuggirono; ed i Filistei vennero, ed abitarono in esse Or il giorno appresso, i Filistei vennero per ispogliar gli uccisi, e trovarono Saulle ed i suoi figliuoli che giacevano sopra il monte di Ghilboa. Ed essi lo spogliarono, e gli tolsero la testa e le armi; e mandarono nel paese de’ Filistei d’ogn’intorno a portarne le novelle nei tempii de’ loro idoli, ed al popolo; e posero le armi di Saulle nel tempio de’ loro dii; ed appiccarono il suo teschio nel tempio di Dagon. Or tutti que’ di Iabes di Galaad, avendo inteso tutto quello che i Filistei aveano fatto a Saulle, tutti gli uomini di valore d’infra loro si levarono, e tolsero via il corpo di Saulle, ed i corpi de’ suoi figliuoli, e li portarono in Iabes, e seppellirono le loro ossa sotto la quercia in Iabes, e digiunarono sette giorni. Così morì Saulle per lo suo misfatto ch’egli avea commesso contro al Signore, non avendo osservata la parola del Signore; e anche, perchè avea ricercato lo spirito di Pitone, per domandarlo; e non avea domandato il Signore; perciò egli lo fece morire, e trasportò il reame a Davide, figliuolo d’Isai E TUTTO Israele si adunò appresso di Davide in Hebron, dicendo: Ecco, noi siamo tue ossa, e tua carne. Ed anche per addietro, eziandio mentre Saulle era re, tu eri quel che conducevi Israele fuori e dentro; e il Signore Iddio tuo ti ha detto: Tu pascerai il mio popolo Israele, e sarai il conduttore del mio popolo Israele. Essendo adunque venuti tutti gli Anziani d’Israele al re in Hebron, Davide patteggiò quivi con loro, in presenza del Signore; ed essi unsero Davide per re sopra Israele, secondo la parola del Signore pronunziata per Samuele. Poi Davide andò con tutto Israele in Gerusalemme, che è Gebus; e quivi erano i Gebusei, che abitavano in quel paese. E gli abitanti di Gebus dissero a Davide: Tu non entrerai qua entro. Ma Davide prese la fortezza di Sion, che è la Città di Davide. Or Davide avea detto: Chiunque percoterà il primo i Gebusei sarà Capo e Capitano. E Ioab, figliuolo di Seruia, salì il primo; onde fu fatto Capo. E Davide abitò in quella fortezza; e perciò ella fu chiamata: La Città di Davide. Ed egli edificò la città d’ogn’intorno, dal terrapieno fino a tutto il ricinto; e Ioab rifece il rimanente della città. E Davide andava del continuo crescendo, e il Signore degli eserciti era con lui OR questi sono i principali de’ prodi di Davide, i quali si portarono valorosamente appresso di lui nel suo regno, con tutto Israele, per farlo re, secondo che il Signore avea promesso ad Israele. E questo è il numero de’ prodi di Davide: Iasobam, figliuolo di Hacmoni, Capo de’ colonnelli; costui mosse la sua lancia contro a trecent’uomini, e li uccise a una volta. E dopo lui, era Eleazaro, figliuolo di Dodo, Ahoheo, il quale era di que’ tre prodi. Costui si trovò con Davide in Pasdammim, quando i Filistei si erano quivi adunati in battaglia. Or quivi era un campo pieno d’orzo; ed essendo il popolo fuggito d’innanzi a’ Filistei, essi si presentarono alla battaglia in mezzo del campo, e lo riscossero, e percossero i Filistei; e il Signore diede una gran vittoria. Oltre a ciò, questi tre, ch’erano capi sopra i trenta, andarono alla rocca, a Davide, nella spelonca di Adullam, essendo il campo de’ Filistei posto nella valle de’ Rafei. E Davide era allora nella fortezza, ed i Filistei in quel tempo aveano guernigione in Bet-lehem. E Davide fu mosso da desiderio, e disse: Chi mi darà a bere dell’acqua della cisterna di Bet-lehem, ch’è alla porta? E que’ tre penetrarono nel campo de’ Filistei, ed attinsero dell’acqua della cisterna di Bet-lehem, ch’è alla porta; e la portarono, e la presentarono a Davide; ma egli non ne volle bere, anzi la sparse al Signore, e disse: Tolga ciò l’Iddio mio da me, che io faccia questo; berrei io il sangue di questi uomini che sono andati là al rischio della lor vita? conciossiachè abbiano recata quest’acqua al rischio della lor vita; e non ne volle bere. Queste cose fecero que’ tre uomini prodi. Abisai anch’esso, fratello di Ioab, era il principale fra altri tre. Esso ancora mosse la sua lancia contro a trecent’uomini, e li uccise, e fu famoso fra que’ tre. Fra que’ tre egli era più illustre che i due altri, e fu lor capo; ma pur non arrivò a quegli altri tre. Poi vi era Benaia, figliuolo di Gioiada, figliuolo d’un uomo valoroso; e Benaia avea fatte di gran prodezze, ed era da Cabseel. Egli percosse i due Ariel di Moab; scese ancora, e percosse un leone in mezzo d’una fossa, al tempo della neve. Egli percosse ancora un uomo Egizio, il quale era uomo di grande statura, cioè, di cinque cubiti. Or quell’Egizio avea in mano una lancia simile ad un subbio di tessitore; ma Benaia scese contro a lui con un bastone, e gli strappò la lancia di mano, e l’uccise con la sua propria lancia. Queste cose fece Benaia, figliuolo di Gioiada, e fu famoso fra i tre prodi. Ecco, egli era elevato in dignità sopra i trenta; ma pur non arrivò a quegli altri tre. E Davide lo costituì sopra la gente ch’egli avea del continuo a suo comando. Poi vi erano gli altri prodi degli eserciti, cioè: Asael, fratello di Ioab; Elhanan, figliuolo di Dodo, da Bet-lehem; Sammot Harodita; Heles Pelonita; Ira, figliuolo d’Iches Tecoita; Abiezer Anatotita; Sibbecai Husatita; Ilai Ahohita; Maharai Netofatita; Heled, figliuolo di Baana, Netofatita; Itai, figliuolo di Ribai, da Ghibea de’ figliuoli di Beniamino; Benaia Piratonita; Hurai, delle valli di Gaas; Abiel Arbatita; Azmavet Baharumita; Eliaba Saalbonita; il Ghizonita, de’ figliuoli di Hazem; Gionatan, figliuolo di Saghe, Hararita; Ahiam, figliuolo di Sacar, Hararita; Elifal, figliuolo di Ur; Hefer Mecheratita; Ahia Pelonita; Hesro Carmelita; Naarai, figliuolo di Ezbai; Ioel, fratello di Natan; Mibar, figliuolo di Hagri; Selec Ammonita; Naarai Berotita, scudiere di Ioab, figliuolo di Seruia; Ira Itrita; Gareb Itrita; Uria Hitteo; Zabad, figliuolo di Alai; Adina, figliuolo di Siza, Rubenita, ch’era capo de’ Rubeniti; e ne avea trent’altri seco; Hanan, figliuolo di Maaca; Giosafat Mitnita; Uzzia Asteratita; Sama, e Ieiel, figliuoli di Hotam, Aroerita; Iediael, figliuolo di Simri, e Ioha, suo fratello, Tisita; Eliel Hammahavim; e Ieribai, e Iosavia, figliuoli di Elnaam; Itma Moabita; Eliel, ed Obed, e Iaasiel da Mesobaia OR questi furono quelli che vennero a Davide in Siclag, mentre era ancora rattenuto là, per tema di Saulle, figliuolo di Chis; i quali erano fra gli uomini prodi, buoni combattenti, armati di archi, tiratori di pietre con la frombola, e di saette con l’arco, così della man sinistra, come della destra. De’ fratelli di Saulle, di Beniamino: Ahiezer, capo, e Ioas, figliuoli di Semaa, da Ghibea; e Ieziel, e Pelet, figliuoli di Azmavet; e Beraca, e Iehu Anatotita; ed Ismaia Gabaonita, il più valoroso dei trenta, sopra i quali egli avea il reggimento; e Geremia, e Iahaziel, e Iohanan, e Iozabad Ghederatita; Elusai, e Ierimot, e Bealia, e Semaria, e Sefatia Harufita; Elcana, ed Issia, e Azareel, ed Ioezer, e Iasobam, Coriti; e Ioela, e Zebadia, figliuoli di Ieroham, da Ghedor. Alcuni eziandio de’ Gaditi si appartarono per ridursi appresso a Davide, nella fortezza nel deserto, uomini prodi nelle armi, e guerrieri, armati di rotelle e di scudi; e parevano leoni in faccia, e cavriuoli in su i monti, in velocità. Ezer era il primo, Obadia il secondo, Eliab il terzo, Mismanna il quarto, Geremia il quinto, Attai il sesto, Eliel il settimo, Iohanan l’ottavo, Elzabad il nono, Geremia il decimo, Macbannai l’undecimo. Costoro, d’infra i figliuoli di Gad, furono capitani dell’esercito; il minimo comandava a cent’uomini, il maggiore a mille. Questi furono quelli che passarono il Giordano al primo mese, quando è pieno fin sopra tutte le sue rive; e cacciarono tutti quelli che stavano nelle valli, verso Oriente, e verso Occidente. Vennero ancora de’ figliuoli di Beniamino, e di Giuda, a Davide, nella fortezza. E Davide uscì loro incontro, e parlò loro, e disse: Se voi siete venuti a me da buoni amici, per soccorrermi, l’animo mio sarà inverso voi, per esser in buona unione insieme; ma se siete venuti per tradirmi a’ miei nemici, quantunque non vi sia alcuna violenza nelle mie mani, l’Iddio de’ nostri padri lo vegga, e ne faccia la punizione. Allora lo Spirito investì Amasai, capo di que’ capitani; ed egli disse: Noi siamo tuoi, o Davide, e staremo teco, o figliuolo d’Isai. Pace, pace a te, e pace a quelli che ti soccorrono; conciossiachè l’Iddio tuo ti soccorra. E Davide li accolse, e li costituì fra i capitani delle sue schiere. Alcuni ancora di Manasse andarono ad arrendersi a Davide, quando egli venne co’ Filistei, per combattere contro a Saulle. Ma Davide non diede loro alcun soccorso; perciocchè i principi dei Filistei, per comun consiglio, lo rimandarono, dicendo: Egli si rivolterà a Saulle, suo signore, al rischio delle nostre teste. Quando egli di là andò in Siclag, Adna, e Iozabad, e Iediael, e Micael, e Iozabad, ed Elihu, e Silletai, d’infra i Manassiti, capi di migliaia di Manasse, andarono ad arrendersi a lui. Ed essi diedero soccorso a Davide contro alle schiere che aveano fatta quella correria; perciocchè erano tutti uomini valenti, onde furono fatti capitani nell’esercito. Perciocchè di giorno in giorno venivano genti a Davide, per soccorrerlo, fino a fare un campo grande, come un campo di Dio OR queste son le somme delle schiere di quelli che vennero a Davide in Hebron, in armi per la guerra, per trasportare in lui il reame di Saulle, secondo la parola del Signore: De’ figliuoli di Giuda, che portavano scudo e lancia, vennero seimila ottocento in armi per la guerra. De’ figliuoli di Simeone, valenti e prodi per la guerra, vennero settemila cento. De’ figliuoli di Levi, quattromila seicento; insieme con Gioiada, conduttore de’ discendenti d’Aaronne, ed avea seco tremila settecento uomini; e Sadoc, giovane prode e valoroso, con ventidue de’ principali delle casa di suo padre. E de’ figliuoli di Beniamino, fratelli di Saulle, sol tremila; perciocchè la maggior parte di essi fino allora tenea la parte della casa di Saulle. E de’ figliuoli di Efraim, ventimila ottocent’uomini valorosi, e famosi nelle lor famiglie paterne. E della mezza tribù di Manasse, diciottomila, i quali furono nominatamente deputati per venire a costituir Davide re. E de’ figliuoli d’Issacar, vennero uomini intendenti nella conoscenza dei tempi, per saper ciò che Israele avea da fare; i lor capi erano dugento, e tutti i lor fratelli si reggevano per loro avviso. Di Zabulon vennero, di cuor sincero, cinquantamila uomini guerrieri, in ordine per la guerra, armati di tutte armi, ed ammaestrati a mettersi in ordinanza. E di Neftali, mille capitani, avendo seco trentasettemila uomini, con scudo e lancia. E de’ Daniti, ventottomila seicento in ordine per la guerra. E di Aser, quarantamila uomini guerrieri, ammaestrati ad ordinarsi in battaglia. E di quelli di là dal Giordano, de’ Rubeniti, de’ Gaditi, e della mezza tribù di Manasse, cenventimila uomini armati di tutte armi da combattere. Tutti questi uomini di guerra vennero in ordinanza, di cuore intiero in Hebron, per costituir Davide re sopra tutto Israele. Tutto il rimanente d’Israele ancora era d’uno stesso animo per far Davide re. E quella gente stette quivi tre giorni con Davide, mangiando e bevendo; perciocchè i lor fratelli aveano loro provveduto. Ed anche i lor prossimi parenti, fin da Issacar, e Zabulon, e Neftali, portavano sopra asini, e sopra cammelli, e menavano con muli, e con buoi, pane, ed altra vittuaglia di farina, fichi secchi, ed uve secche, e vino, ed olio; e menavano eziandio buoi, e pecore, in gran quantità; perciocchè vi era allegrezza in Israele POI Davide si consigliò con tutti i conduttori, capi delle migliaia, e delle centinaia. E disse a tutta la raunanza d’Israele: Se vi par bene, e se ciò procede dal Signore Iddio nostro, mandiamo in qua ed in là agli altri nostri fratelli, che sono per tutte le contrade d’Israele, appo i quali sono i sacerdoti e i Leviti, nelle terre, i cui contadi sono loro assegnati, a dir loro che si raunino appresso a noi. E riduciamo appresso di noi l’Arca dell’Iddio nostro; perciocchè noi non l’abbiamo ricercata al tempo di Saulle. E tutta la raunanza disse che si facesse così; perciocchè la cosa piacque a tutto il popolo. Davide adunque adunò tutto Israele, da Sihor di Egitto, fino all’entrata di Hamat, per condurre l’Arca di Dio da Chiriat-iearim. E Davide salì con tutto Israele, verso Baala, in Chiriat-iearim, terra di Giuda, per trasportar di là l’Arca del Signore Iddio, che siede sopra i Cherubini, del cui nome ella è nominata. E l’Arca di Dio fu posta sopra un carro nuovo per condurla via dalla casa di Abinadab. Ed Uzza, ed Ahio guidavano il carro. E Davide, e tutto Israele, festeggiavano a tutto potere davanti a Dio, con canti, e con cetere, e con salteri, e con tamburi, e con cembali, e con trombe Ora, quando furono giunti infino all’aia di Chidon, Uzza stese la mano per rattener l’Arca; perciocchè i buoi l’aveano smossa. E l’ira del Signore si accese contro ad Uzza, ed egli lo percosse, perchè avea stesa la mano sopra l’Arca; ed egli morì quivi davanti a Dio. E Davide si attristò che il Signore avesse fatta rottura in Uzza; perciò chiamò quel luogo Peres-Uzza; il quale nome dura infino ad oggi. E Davide ebbe in quel dì paura di Dio, e disse: Come condurrei io appresso di me l’Arca di Dio? E Davide non ritrasse l’Arca appresso di sè, nella Città di Davide; ma la fece ridurre dentro alla casa di Obed-Edom Ghitteo. E l’Arca di Dio dimorò in casa di Obed-Edom, con la famiglia di esso, lo spazio di tre mesi. E il Signore benedisse la casa di Obed-Edom, e tutto ciò ch’era suo OR Hiram, re di Tiro, mandò a Davide ambasciatori, e legname di cedro, e muratori, e legnaiuoli, per edificargli una casa. E Davide riconobbe che il Signore l’avea stabilito re sopra Israele; perciocchè il suo regno era grandemente innalzato, per amor d’Israele, suo popolo. E Davide prese ancora delle mogli in Gerusalemme, e generò ancora figliuoli e figliuole. E questi sono i nomi de’ figliuoli che gli nacquero in Gerusalemme: Sammua, e Sobab, e Natan, e Salomone, ed Ibhar, ed Elisua, ed Elpelet, e Noga, e Nefeg, e Iafia, ed Elisama, e Beelsada, ed Elifelet Ora, quando i Filistei ebbero inteso che Davide era stato unto re sopra tutto Israele, salirono tutti, per cercar Davide. E Davide, avendo ciò inteso, uscì loro incontro. Ed i Filistei vennero, e si sparsero per la valle de’ Rafei. Allora Davide domandò Iddio, dicendo: Salirò io contro a’ Filistei? e me li darai tu nelle mani? E il Signore gli disse: Sali, ed io te li darò nelle mani. Essi adunque salirono in Baal-perasim, e Davide li percosse quivi, e disse: Iddio ha rotti per mia mano i miei nemici; a guisa d’una inondazione d’acqua; perciò quel luogo fu chiamato Baal-perasim. Ed i Filistei lasciarono quivi i lor dii; e per comandamento di Davide, furono bruciati col fuoco. Or i Filistei si sparsero un’altra volta per quella valle. E Davide domandò di nuovo Iddio. E Iddio gli disse: Non salir dietro a loro; rivolgiti d’incontro a loro, e va’ sopra loro dirincontro a’ gelsi. E quando tu udirai un calpestio sopra le cime de’ gelsi, allora esci fuori in battaglia; perciocchè Iddio sarà uscito davanti a te, per percuotere il campo dei Filistei. E Davide fece come Iddio gli avea comandato; e il campo de’ Filstei fu percosso da Gabaon fino a Ghezer. E la fama di Davide si sparse per tutti i paesi; e il Signore mise spavento di lui in tutte le genti OR Davide si fece delle case nella Città di Davide; ed apparecchiò un luogo per l’Arca di Dio, e le tese un padiglione. Allora Davide disse: Ei non istà ad altri che a’ Leviti di portar l’Arca di Dio; perciocchè il Signore li ha eletti per portar l’Arca di Dio, e per ministrargli in perpetuo. E Davide adunò tutto Israele in Gerusalemme, per trasportar l’Arca del Signore al suo luogo, ch’egli le avea apparecchiato. Davide adunò eziandio i figliuoli d’Aaronne, e i Leviti. De’ figliuoli di Chehat, Uriel era il principale, ed avea seco centoventi dei suoi fratelli. De’ figliuoli di Merari, Asaia era il principale, ed avea seco dugentoventi de’ suoi fratelli. De’ figliuoli di Gherson, Ioel era il principale, ed avea seco centotrenta de’ suoi fratelli. De’ figliuoli di Elisafan, Semaia era il principale, ed avea seco dugento de’ suoi fratelli. De’ figliuoli di Hebron, Eliel era il principale, ed avea seco ottanta de’ suoi fratelli. De’ figliuoli di Uzziel, Amminadab era il principale, ed avea seco cento dodici de’ suoi fratelli. E Davide chiamò Sadoc ed Ebiatar, sacerdoti, e i Leviti Uriel, Asaia, e Ioel, Semaia, Eliel, ed Amminadab. E disse loro: Voi siete i capi delle famiglie paterne de’ Leviti; santificate voi, ed i vostri fratelli; acciocchè trasportiate l’Arca del Signore Iddio d’Israele al luogo che io le ho apparecchiato. Perciocchè voi non ci foste la prima volta, il Signore Iddio nostro fece una rottura fra noi; perciocchè noi non l’avevamo ricercato secondo che si conveniva. I sacerdoti adunque, e i Leviti, si santificarono, per trasportar l’Arca del Signore Iddio d’Israele. E i figliuoli dei Leviti portarono l’Arca di Dio in su le loro spalle, con le stanghe che aveano addosso, come Mosè avea comandato, secondo la parola del Signore. E Davide disse a’ principali d’infra i Leviti che facessero esser quivi presenti i lor fratelli cantori, con istrumenti musicali, salteri, e cetere, e cembali, sonando, ed alzando la voce, con allegrezza. E i Leviti fecero esser quivi presenti Heman, figliuolo di Ioel; e d’infra i fratelli di esso, Asaf, figliuolo di Berechia; e d’infra i figliuoli di Merari, lor fratelli, Etan, figliuolo di Cusaia; e, con loro, i lor fratelli del secondo ordine: Zaccaria, e Ben, e Iaaziel, e Semiramot, e Iehiel, ed Unni, ed Eliab, e Benaia, e Maaseia, e Mattitia, ed Elifelehu, e Micneia, ed Obed-Edom, e Ieiel, portinai. Or questi cantori: Heman, Asaf, ed Etan, sonavano con cembali di rame; e Zaccaria, e Iaaziel, e Semiramot, e Iehiel, ed Unni, ed Eliab, Maaseia, e Benaia, sonavano con salteri sopra Alamot. E Mattitia, ed Elifelehu, e Micneia, ed Obed-Edom, e Ieiel, ed Azaria, sonavano con le cetere sopra Seminit, per li canti di vittoria. E Chenania, principale fra i Leviti, intonava; egli presideva all’intonare, perciocchè egli era uomo intendente. E Berechia, ed Elcana, erano portinai dell’Arca. E Sebania, e Giosafat, e Natanael, ed Amasai, e Zaccaria, e Benaia, ed Eliezer, sacerdoti, sonavano con le trombe davanti all’Arca di Dio; ed Obed-Edom, e Iehia, erano portinai dell’Arca Così Davide, e gli Anziani d’Israele, ed i capi delle migliaia, camminavano trasportando l’Arca del Patto del Signore dalla casa di Obed-Edom, con allegrezza. E quando Iddio dava alleggiamento a’ Leviti che portavano l’Arca del Patto del Signore, si sacrificavano sette giovenchi, e sette montoni. E Davide era ammantato d’un ammanto di bisso; e parimente tutti i Leviti che portavano l’Arca, ed i cantori, e Chenania, capo de’ cantori nell’intonare; e Davide avea indosso un Efod di lino. Così tutto Israele conduceva l’Arca del Patto del Signore, con grida d’allegrezza, con suon di corni, e con trombe, e con cembali, sonando con salteri, e con cetere. Ora, quando l’Arca del Patto del Signore giunse alla Città di Davide, Mical, figliuola di Saulle, riguardò dalla finestra, e vide il re Davide, che saltava, e festeggiava. Ed ella lo sprezzò nel suo cuore Così portarono l’Arca di Dio, e la posarono in mezzo del padiglione che Davide le avea teso; poi offersero olocausti, e sacrificii da render grazie, davanti a Dio. E quando Davide ebbe finito di offerir gli olocausti, e i sacrificii da render grazie, benedisse il popolo nel Nome del Signore. E spartì a tutti gl’Israeliti, così agli uomini, come alle donne, una focaccia di pane, ed un pezzo di carne, ed un fiasco di vino per uno. Ed ordinò d’infra i Leviti, alcuni ministri per rammemorare, e per celebrare, e per lodare il Signore Iddio d’Israele, davanti all’Arca del Signore; Asaf era il capo, e Zaccaria il secondo dopo lui; poi erano Ieiel, e Semiramot, e Iehiel, e Mattitia, ed Eliab, e Benaia, ed Obed-Edom. Or Ieiel sonava con salteri e con cetere; ed Asaf con cembali. E Benaia, e Iahaziel, sacerdoti, sonavano del continuo con trombe, davanti all’Arca del Patto di Dio ALLORA, in quello stesso giorno, Davide diede primieramente questo salmo in mano ad Asaf, ed a’ suoi fratelli, per celebrare il Signore: Celebrate il Signore, predicate il suo Nome, E fate chiari e conti i suoi fatti fra i popoli. Cantate a lui, salmeggiategli, Ragionate di tutte le sue maraviglie. Gloriatevi nel Nome della sua santità; Rallegrisi il cuor di coloro che cercano il Signore. Cercate il Signore, e la sua forza; Ricercate del continuo la sua faccia. Ricordate le sue maraviglie ch’egli ha fatte; I suoi miracoli, e i giudicii della sua bocca; O progenie d’Israele, suo servitore; Figliuoli di Giacobbe, suoi eletti. Egli è il Signore Iddio nostro; I suoi giudicii sono per tutta la terra. Ricordatevi in perpetuo del suo patto, E in mille generazioni della parola ch’egli ha comandata; Del suo patto, ch’egli fece con Abrahamo, E del suo giuramento ch’egli diede ad Isacco. Il quale egli confermò a Giacobbe, per istatuto; E ad Israele, per patto eterno; Dicendo: Io ti darò il paese di Canaan, Per sorte della vostra eredità; Quantunque voi siate in piccol numero, Ben poca gente, e forestieri in esso. E mentre essi andavano qua e là da una gente ad un’altra, E da un regno ad un altro popolo; Non permise che alcuno li oppressasse, Anzi castigò dei re per amor loro, Dicendo: Non toccate i miei Unti, E non fate male a’ miei profeti. Cantate al Signore, o abitanti di tutta la terra, Predicate tuttodì la sua salute. Raccontate la sua gloria fra le genti, Le sue maraviglie fra tutti i popoli. Perciocchè il Signore è grande, e degno di gran laude; Ed è tremendo sopra tutti gl’iddii. Perciocchè tutti gl’iddii de’ popoli sono idoli; Ma il Signore ha fatti i cieli. Maestà e magnificenza sono davanti a lui; Forza e letizia sono nel luogo dove egli abita. O voi, nazioni de’ popoli, rendete al Signore, Rendete al Signore gloria e potenza; Rendete al Signore la gloria dovuta al suo Nome; Recate offerte, e venite davanti a lui; Adorate il Signore nel magnifico santuario. Tremate, o abitanti di tutta la terra, per la sua presenza; Certo il mondo sarà stabilito, senza potere esser più smosso. Rallegrinsi i cieli, e festeggi la terra, E dicasi fra le genti: Il Signore regna. Risuoni il mare, e quello che in esso si contiene; Festeggino le campagne, e tutto quello ch’è in esse. Allora gli alberi delle selve sclameranno di allegrezza, Per la presenza del Signore; Perciocchè egli viene per giudicar la terra. Celebrate il Signore; perciocchè egli è buono; Perciocchè la sua benignità è in eterno. E dite: Salvaci, o Dio della nostra salute, Raccoglici, e riscuotici dalle nazioni; Acciocchè celebriamo il Nome della tua santità, E ci gloriamo nella tua laude. Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele da un secolo all’altro. E tutto il popolo disse: Amen; e lodò il Signore DAVIDE adunque lasciò quivi, davanti all’Arca del Patto del Signore, Asaf e i suoi fratelli, per ministrar del continuo davanti all’Arca, giorno per giorno del continuo. Lasciò ancora Obed-Edom, figliuolo di Iedutun, ed Hosa, co’ lor fratelli, in numero di sessantotto. Lasciò eziandio il sacerdote Sadoc, co’ sacerdoti suoi fratelli, davanti al Tabernacolo del Signore, nell’alto luogo ch’era in Gabaon; per offerir del continuo, sera e mattina, olocausti al Signore sopra l’Altare degli olocausti; e per far tutto quello che è scritto nella Legge del Signore, la quale egli ha data ad Israele. E con loro, erano Heman, e Iedutun, e gli altri ch’erano stati eletti, e nominatamente ordinati per celebrare il Signore perciocchè la sua benignità è in eterno; erano, dico, con loro Heman, e Iedutun, con trombe, e con cembali, per li sonatori, e con altri strumenti della musica di Dio. E i figliuoli di Iedutun aveano la cura della porta. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua. E Davide se ne ritornò per benedire la casa sua OR Davide, abitando in casa sua, disse al profeta Natan: Ecco, io abito in una casa di cedro, e l’Arca del Patto del Signore è sotto un padiglione. E Natan disse a Davide: Fa’ tutto quello che tu hai in cuore; perciocchè Iddio è teco. Ma quella stessa notte la parola del Signore fu indirizzata a Natan, dicendo: Va’, e di’ al mio servitore Davide: Così ha detto il Signore: Tu non sarai quello che mi edificherai la Casa, per abitarvi dentro. Conciossiachè io non sia abitato in casa alcuna, dal dì ch’io trassi Israele fuor di Egitto, fino a questo giorno; anzi sono stato di tabernacolo in tabernacolo, e di padiglione in padiglione. Dovunque io son camminato con tutto Israele, ho io mai parlato ad alcuno de’ Giudici d’Israele, al quale io abbia comandato di pascere il mio popolo, dicendo: Perchè non mi avete voi edificata una Casa di cedro? Ora dunque, così dirai al mio servitore Davide: Così ha detto il Signor degli eserciti: Io ti ho preso dalla mandria, di dietro alla greggia, acciocchè tu sii conduttore del mio popolo Israele; e sono stato teco dovunque tu sei camminato, ed ho distrutti tutti i tuoi nemici d’innanzi a te; e t’ho acquistato un nome pari al nome de’ più grandi che sieno in terra. Ed anche costituirò un luogo al mio popolo Israele, e lo pianterò, ed egli abiterà in casa sua, e non sarà più agitato, e gl’iniqui non continueranno più a consumarlo, come da prima; eziandio dal tempo che io ordinai de’ Giudici sopra il mio popolo Israele; ed io abbasserò tutti i tuoi nemici. Oltre a ciò, io ti dichiaro che il Signore ti edificherà una casa. E quando i tuoi giorni saranno compiuti, per andartene co’ tuoi padri, io farò sorgere uno della tua progenie dopo te, il qual sarà de’ tuoi figliuoli; e stabilirò il suo regno. Esso mi edificherà una Casa, ed io renderò fermo il suo trono in eterno. Io gli sarò padre, ed egli mi sarà figliuolo; ed io non ritrarrò la mia benignità da lui, come l’ho ritratta da colui ch’è stato davanti a te. Ed io lo stabilirò nella mia Casa, e nel mio Regno, in perpetuo; ed il suo trono sarà fermo in eterno. Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole, e secondo tutta questa visione Allora il re Davide venne, si pose a sedere davanti al Signore, e disse: Chi sono io, Signore Iddio? e quale è la casa mia, che tu mi abbi fatto pervenire fino a questo? E pure anche, o Dio, ciò ti è paruto poco; ed hai parlato della casa del tuo servitore per un lungo tempo a venire; e mi hai provveduto di questo grado, come per un ordine di successione umana, o Signore Iddio. Che saprebbe Davide dirti di più, intorno all’onore che tu fai al tuo servitore? ma tu conosci il tuo servitore. Signore, per amor del tuo servitore, e secondo il tuo cuore, tu hai fatto tutto questo grande affare, facendo assapere al tuo servitore queste gran cose. Signore, ei non vi è alcuno pari a te, e non vi è Dio fuor che te, secondo tutto ciò che abbiamo udito con le nostre orecchie. E quale è l’unica gente in terra pari al tuo popolo Israele? per lo quale Iddio è andato, per riscattarselo per suo popolo; per acquistarti, o Dio, fama di cose grandi e tremende, scacciando le nazioni d’innanzi al tuo popolo, che tu hai riscosso di Egitto. E ti hai costituito il popolo Israele per popolo in perpetuo; e tu, Signore, ti sei fatto lor Dio. Ora dunque, o Signore, sia la parola, che tu hai promessa al tuo servitore, ed alla sua casa, ferma in perpetuo; ed opera come tu hai parlato. Sia quella ferma, acciocchè sia magnificato il tuo Nome in eterno; e si dica: Il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, è Dio ad Israele; e sia la casa di Davide, tuo servitore, stabile davanti a te. Imperocchè, tu, Dio mio, hai rivelato al tuo servitore che tu gli edificherai una casa; per ciò, il tuo servitore si è disposto a fare orazione nel tuo cospetto. Ora dunque, Signore, tu sei Dio, ed hai promesso questo bene al tuo servitore. Ora dunque, poichè ti è piaciuto di benedir la casa del tuo servitore, acciocchè sia davanti a te in perpetuo; poichè, dico, tu Signore, l’hai benedetta, sia ella benedetta in eterno ORA, dopo queste cose, Davide percosse i Filistei, e li abbassò; e prese a’ Filistei Gat, e le terre del suo territorio. Egli percosse ancora i Moabiti; onde i Moabiti furono soggetti di Davide, pagando tributo. Davide, oltre a ciò, percosse Hadarezer, re di Soba, verso Hamat, mentre egli andava per istabilire il suo dominio sul fiume Eufrate. E Davide gli prese mille carri, e settemila cavalieri, e ventimila pedoni, e tagliò i garetti a’ cavalli di tutti i carri, salvo di cento ch’egli riserbò. Or i Siri di Damasco erano venuti al soccorso di Hadarezer, re di Soba; e Davide percosse di que’ Siri ventiduemila uomini. Poi Davide pose guernigioni nella Siria Damascena; ed i Siri divennero soggetti di Davide, pagando tributo. E il Signore salvava Davide dovunque egli andava. E Davide prese gli scudi d’oro, che i servitori di Hadarezer portavano; e li portò in Gerusalemme. Davide prese ancora una grandissima quantità di rame da Tibhat, e da Cun, città di Hadarezer; onde Salomone fece il mar di rame, e le colonne, e i vasellamenti di rame Or Tou, re di Hamat, avendo inteso che Davide avea sconfitto tutto l’esercito di Hadarezer, re di Soba, mandò il suo figliuolo Hadoram al re Davide, per salutarlo, e per benedirlo di ciò che egli avea combattuto contro ad Hadarezer, e l’avea sconfitto; perciocchè Hadarezer avea fatta guerra aperta a Tou. Gli mandò ancora ogni sorte di vasellamenti d’oro, e d’argento, e di rame. Il re Davide consacrò ancora al Signore que’ vasellamenti, insieme con l’argento, e con l’oro, ch’egli avea portato da tutte le genti, da Edom, e da’ Moabiti, e dai figliuoli di Ammon, e da’ Filistei, e da Amalec. Oltre a ciò, Abisai, figliuolo di Seruia, sconfisse gl’Idumei nella valle del sale, in numero di diciottomila. E mise guernigioni in Idumea; e tutti gl’Idumei divennero soggetti di Davide. E il Signore salvava Davide dovunque egli andava. Così Davide regnò sopra tutto Israele, facendo ragione e giustizia a tutto il suo popolo. E Ioab, figliuolo di Seruia, era Capo dell’esercito; e Giosafat, figliuolo di Ahilud, era Cancelliere; e Sadoc, figliuolo di Ahitub, ed Abimelec, figliuolo di Ebiatar, erano Sacerdoti; e Sausa era Segretario; e Benaia, figliuolo di Gioiada, era sopra i Cheretei, ed i Peletei; ed i figliuoli di Davide erano i primi appresso del re ORA, dopo queste cose, avvenne che Nahas, re de’ figliuoli di Ammon, morì; e il suo figliuolo regnò in luogo suo. E Davide disse: Io userò benignità inverso Hanum, figliuolo di Nahas; perciocchè suo padre usò benignità inverso me. E Davide mandò ambasciatori, per consolarlo di suo padre. Ma, quando i servitori di Davide furono giunti nel paese de’ figliuoli di Ammon, ad Hanun, per consolarlo, i principali de’ figliuoli di Ammon dissero ad Hanun: Al tuo parere è egli per onorar tuo padre, che Davide ti ha mandati dei consolatori? non sono i suoi servitori venuti a te, per investigare, e per sovvertire, e per ispiare il paese? Per ciò Hanun prese i servitori di Davide, e li fece radere, e tagliar loro i vestimenti a mezzo, fino alle natiche; e così li rimandò. Ed essi se ne andarono, e fecero saper la cosa a Davide per uomini a posta. Ed egli mandò loro incontro; perciocchè quegli uomini erano grandemente confusi. E il re fece lor dire: Dimorate in Gerico, finchè la barba vi sia ricresciuta; poi ve ne ritornerete Ora, i figliuoli di Ammon, veggendo che si erano renduti abbominevoli a Davide, Hanun, ed i figliuoli di Ammon, mandarono mille talenti d’argento per soldar carri e cavalieri di Mesopotamia, e della Siria di Maaca, e di Soba. E soldarono trentaduemila carri, e il re di Maaca, con la sua gente; i quali vennero, e si accamparono davanti a Medeba. I figliuoli di Ammon si adunarono anch’essi dalle lor città, e vennero alla guerra. E Davide, avendo ciò inteso, mandò Ioab, con tutto l’esercito della gente di valore. E i figliuoli di Ammon uscirono, e ordinarono la battaglia in su l’entrata della porta; e i re ch’erano venuti, erano da parte nella campagna. E Ioab, veggendo che la battaglia era volta contro a lui, davanti e dietro, fece una scelta di tutti gli uomini scelti d’Israele, e li ordinò incontro a’ Siri. E diede a condurre il rimanente della gente ad Abisai, suo fratello, e li ordinò in battaglia incontro a’ figliuoli di Ammon; e disse ad Abisai: Se i Siri mi superano, soccorrimi; se altresì i figliuoli di Ammon ti superano, io ti soccorrerò. Fortificati, e portiamoci valorosamente per lo nostro popolo, e per le città del nostro Dio; e faccia il Signore ciò che gli parrà bene. Allora Ioab, con la gente ch’egli avea seco, venne a battaglia contro a’ Siri; ed essi fuggirono d’innanzi a lui. Ed i figliuoli d’Ammon, veggendo che i Siri erano fuggiti, fuggirono anch’essi d’innanzi ad Abisai fratello di Ioab, ed entrarono nella città. E Ioab se ne ritornò in Gerusalemme. E i Siri, veggendo ch’erano stati sconfitti da Israele, mandarono messi, e fecero venire i Siri ch’erano di là dal Fiume; e Sofac, capo dell’esercito di Hadarezer, li conduceva. Ed essendo ciò stato rapportato a Davide, egli adunò tutto Israele, e passò il Giordano, e venne a loro, e ordinò la battaglia contro a loro. E ciò fatto, i Siri combatterono con lui. Ma i Siri fuggirono d’innanzi ad Israele; e Davide uccise la gente di settemila carri de’ Siri, e quarantamila pedoni; ed ammazzò Sofac, capo dell’esercito. Ed i soggetti di Hadarezer, veggendo ch’erano stati sconfitti da Israele, fecero pace con Davide, e gli furono soggetti. Ed i Siri non vollero più soccorrere i figliuoli di Ammon Or avvenne che, in capo dell’anno, al tempo che i re sogliono uscire alla guerra, Ioab condusse fuori l’esercito, e guastò il paese de’ figliuoli di Ammon; poi venne, e pose l’assedio a Rabba; ma Davide dimorò in Gerusalemme; e Ioab percosse Rabba, e la disfece. E Davide prese la corona di Malcam d’in su la testa di esso, e trovò che pesava un talento d’oro, e vi erano delle pietre preziose; e fu posta sopra il capo di Davide. Egli ne portò eziandio le spoglie della città, ch’erano in grandissima quantità. E trasse fuori il popolo, e lo mise in pezzi con seghe, e con trebbie di ferro, e con mannaie. E così fece Davide a tutte le città de’ figliuoli di Ammon. Poi se ne ritornò, con tutto il popolo, in Gerusalemme DOPO queste cose, avvenne che si mosse guerra contro a’ Filistei, in Ghezer. Allora Sibbecai Hussatita percosse Sippai, ch’era della progenie di Rafa; ed i Filistei furono abbassati. Vi fu ancora un’altra guerra contro a’ Filistei, nella quale Elhanan, figliuolo di Iair, percosse Lachmi, fratello di Goliat, Ghitteo, l’asta della cui lancia era come un subbio di tessitore. Vi fu ancora un’altra guerra in Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, il quale aveva sei dita in ciascuna mano, ed in ciascun piè; sì ch’erano in tutto ventiquattro; ed era anch’egli della progenie di Rafa. Ed egli schernì Israele; ma Gionatan, figliuolo di Sima, fratello di Davide, lo percosse. Questi nacquero in Gat, della schiatta di Rafa, e furono morti per mano di Davide, e per mano de’ suoi servitori OR Satana si levò contro ad Israele, ed incitò Davide ad annoverare Israele. E Davide disse a Ioab, ed a’ capi del popolo: Andate, annoverate Israele da Beerseba, fino in Dan; e rapportatemene il numero, acciocchè io lo sappia. E Ioab disse: Il Signore accresca il suo popolo per cento cotanti; non sono essi tutti, o re, mio signore, servitori del mio signore? perchè cerca il mio signore questa cosa? perchè sarebbe questo imputato a colpa ad Israele? Ma la parola del re prevalse a Ioab. Ioab adunque si partì, e andò attorno per tutto Israele; poi tornò in Gerusalemme. E diede a Davide la somma del popolo annoverato; e di tutto Israele vi erano undici volte centomila uomini che potevano trar la spada; e di Giuda, quattrocensettantamila uomini, che potevano trar la spada. Or egli non annoverò Levi, nè Beniamino, fra gli altri; perciocchè il comandamento del re gli era abbominevole Or questa cosa dispiacque a Dio; laonde egli percosse Israele. E Davide disse a Dio: Io ho gravemente peccato d’aver fatta questa cosa; ma ora fa’, ti prego, passar via l’iniquità del tuo servitore; perciocchè io ho fatta una gran follia. E il Signore parlò a Gad, veggente di Davide, dicendo: Va’, e parla a Davide, dicendo: Così ha detto il Signore: Io ti propongo tre cose; eleggitene una, ed io te la farò. Gad adunque venne a Davide, e gli disse: Così ha detto il Signore: Prenditi: o la fame per tre anni; o di non poter durare davanti a’ tuoi nemici per tre mesi, e che la spada de’ tuoi nemici ti aggiunga; ovvero che la spada del Signore, e la pestilenza sia per tre giorni nel paese; e che l’Angelo del Signore faccia il guasto per tutte le contrade d’Israele. Ora dunque, vedi ciò che io ho da rispondere a Colui che mi ha mandato. E Davide rispose a Gad: Io son grandemente distretto: deh! che io caggia nelle mani del Signore; conciossiachè grandissime sieno le sue compassioni; e ch’io non caggia nelle mani degli uomini. Il Signore adunque mandò una pestilenza in Israele, e morirono settantamila uomini d’Israele. Or Iddio mandò l’Angelo in Gerusalemme, per farvi il guasto; ma, come egli era per fare il guasto, il Signore riguardò, e si pentì del male, e disse all’Angelo che distruggeva: Basta; ritrai ora la tua mano. Or l’Angelo del Signore stava in piè presso dell’aia di Ornan Gebuseo. E Davide alzò gli occhi, e vide l’Angelo del Signore che stava in piè fra terra e cielo, avendo in mano la spada tratta, vibrata contro a Gerusalemme. E Davide, e tutti gli Anziani, coperti di sacchi, caddero sopra le lor facce. E Davide disse a Dio: Non sono io quello che ho comandato che si annoverasse il popolo? Io dunque son quello che ho peccato, ed ho del tutto mal fatto; ma queste pecore che cosa hanno fatto? deh! Signore Iddio mio, sia la tua mano contro a me, e contro alla casa di mio padre; e non sia contro al tuo popolo, per percuoterlo di piaga Allora l’Angelo del Signore disse a Gad, che dicesse a Davide di salire all’aia di Ornan Gebuseo, per rizzar quivi un altare al Signore. E Davide salì là, secondo la parola di Gad, ch’egli avea detta a Nome del Signore. Or Ornan, trebbiando del grano, si era rivolto, ed avea veduto l’Angelo; e si era nascosto, co’ suoi quattro figliuoli. E quando Davide fu giunto ad Ornan, Ornan riguardò; ed avendo veduto Davide, uscì fuor dell’aia, e s’inchinò a Davide con la faccia verso terra. E Davide disse ad Ornan: Dammi il luogo di quest’aia; acciocchè io vi edifichi un altare al Signore; dammelo per lo suo giusto prezzo; acciocchè questa piaga sia arrestata d’in sul popolo. Ed Ornan disse a Davide: Prenditelo, e faccia il re, mio signore, ciò che gli piace; vedi, io ti dono questi buoi per olocausti, e queste trebbie per legne, e questo grano per offerta; io ti dono il tutto. Ma il re Davide disse ad Ornan: No; anzi io del tutto comprerò queste cose per giusto prezzo; perciocchè io non voglio presentare al Signore ciò che è tuo, nè offerire olocausto che io abbia avuto in dono. Davide adunque diede ad Ornan per quel luogo il peso di seicento sicli d’oro. E Davide edificò quivi un altare al Signore, ed offerse olocausti, e sacrificii da render grazie, ed invocò il Signore, il quale gli rispose dal cielo col fuoco ch’egli mandò in su l’altar dell’olocausto. E per comandamento del Signore, l’Angelo rimise la sua spada nel fodero. In quel tempo, Davide veggendo che il Signore gli avea risposto nell’aia di Ornan Gebuseo, vi sacrificò. Or il Tabernacolo del Signore che Mosè avea fatto nel deserto, e l’Altare degli olocausti, era in quel tempo nell’alto luogo in Gabaon. E Davide non potè andare davanti a quello, per ricercare Iddio; perciocchè egli era spaventato per la spada dell’Angelo del Signore E DAVIDE disse: Questa è la Casa del Signore Iddio; e questo è il luogo dell’Altare per gli olocausti ad Israele. Poi comandò che si adunassero i forestieri ch’erano nel paese di Israele; ed ordinò gli scarpellini, per tagliar le pietre che si aveano da tagliare, per edificar la Casa di Dio. Davide apparecchiò ancora del ferro in gran quantità, per li chiodi, per gli usci delle porte, e per le spranghe, ed i perni; e del rame, in tanta quantità, che il peso ne era senza fine; e legname di cedro senza numero; perciocchè i Sidonii e i Tirii conducevano legname di cedro in gran quantità a Davide. E Davide diceva: Salomone, mio figliuolo, è fanciullo, e tenero; e la Casa che si deve edificare al Signore, ha da essere sommamente magnifica in fama ed in gloria appo tutti i paesi; ora dunque io gliene farò gli apparecchi. Così Davide, davanti alla sua morte, apparecchiò le materie in gran quantità E chiamò Salomone, suo figliuolo, e gli comandò di edificare una Casa al Signore Iddio d’Israele; e gli disse: Figliuol mio, io avea avuto in cuore di edificare una Casa al Nome del Signore Iddio mio; ma la parola del Signore mi è sopraggiunta, dicendo: Tu hai sparso molto sangue, ed hai fatte di gran guerre; tu non edificherai la Casa al mio Nome; perciocchè tu hai sparso sangue assai in terra nel mio cospetto. Ma ecco, ei ti nascerà un figliuolo, il quale sarà uomo di pace; ed io gli darò riposo da tutti i suoi nemici d’ogn’intorno; perciocchè, come il suo nome sarà Salomone, così al suo tempo io darò pace e quiete ad Israele. Esso edificherà una Casa al mio Nome; ed egli mi sarà figliuolo, ed io gli sarò padre; ed io stabilirò il trono del suo regno sopra Israele in perpetuo. Ora, figliuol mio, sia il Signore teco, e prospera, ed edifica la Casa del Signore Iddio tuo, come egli ti ha promesso. Sol diati il Signore senno e prudenza, quando egli ti costituirà sopra Israele; e ciò, per osservar la Legge del Signore Iddio tuo. Allora tu prospererai, se tu osservi di mettere ad effetto gli statuti e le leggi, che il Signore ha comandato a Mosè di dare ad Israele. Fortificati, e prendi animo; non temere, e non isgomentarti. Or ecco, io, nella mia povertà, ho apparecchiati per la Casa del Signore centomila talenti d’oro, e millemila talenti d’argento; quant’è al rame ed al ferro, il peso n’è senza fine; perciocchè ve n’è in gran quantità; ho eziandio apparecchiato legname e pietre; e tu ve ne potrai aggiugnere ancora più. Tu hai eziandio appresso di te molti lavoranti, scarpellini, ed artefici di pietre, e di legname, ed ogni sorte d’uomini intendenti in ogni lavorio. L’oro, l’argento, il rame, e il ferro è innumerabile. Or mettiti all’opera, e il Signore sarà teco Davide comandò ancora a tutti i capi d’Israele che porgessero aiuto a Salomone, suo figliuolo. E disse loro: Il Signore Iddio vostro non è egli con voi, e non vi ha egli dato riposo d’ogn’intorno? conciossiachè egli mi abbia dati nelle mani gli abitanti del paese; e il paese è stato soggiogato al Signore, ed al suo popolo. Ora dunque recate i cuori, e gli animi vostri, a ricercare il Signore Iddio vostro; e mettetevi ad edificare il Santuario del Signore Iddio, per portar l’Arca del Patto del Signore, e i sacri arredi di Dio, dentro alla Casa che si deve edificare al Nome del Signore DAVIDE adunque, essendo vecchio, e sazio di giorni, costituì Salomone, suo figliuolo, re sopra Israele. E adunò tutti i capi d’Israele, e i sacerdoti, e i Leviti. E i Leviti furono annoverati dall’età di trent’anni in su. E il numero di essi, annoverati gli uomini a testa a testa, fu di trentottomila. D’infra essi ventiquattromila doveano vacare all’opera della Casa del Signore; e seimila doveano esser giudici ed ufficiali; e quattromila, portinai; ed altri quattromila doveano lodare il Signore con gli strumenti che io ho fatti, disse Davide, per lodarlo. E Davide li distribuì in ispartimenti, secondo i figliuoli di Levi: Gherson, Chehat, e Merari. De’ Ghersoniti furono Ladan e Simi. I figliuoli di Ladan furono tre: Iehiel il primo, poi Zetam, poi Ioel. I figliuoli di Simi furono tre: Selomit, ed Haziel, ed Haran. Questi furono i capi delle famiglie paterne de’ Ladaniti. E i figliuoli di Simi furono Iahat, e Zina, e Ieus, e Beria. Questi furono i figliuoli di Simi, in numero di quattro. E Iahat era il primo, e Zina il secondo; ma Ieus, e Beria, perchè non moltiplicarono in figliuoli, furono messi in una medesima descrizione, come una medesima casa paterna. I figliuoli di Chehat furono quattro: Amram, Ishar, Hebron, ed Uzziel. I figliuoli di Amram furono Aaronne e Mosè. Ed Aaronne fu messo da parte, insieme co’ suoi figliuoli, in perpetuo, per santificar le cose santissime, per far profumi davanti al Signore, per ministrargli, e per benedire al nome di esso, in perpetuo. E quant’è a Mosè, uomo di Dio, i suoi figliuoli furono nominati della tribù di Levi. I figliuoli di Mosè furono Ghersom ed Eliezer. De’ figliuoli di Ghersom, Sebuel fu il capo. E de’ figliuoli di Eliezer, Rehabia fu il capo; ed Eliezer non ebbe altri figliuoli; ma i figliuoli di Rehabia moltiplicarono sommamente. De’ figliuoli d’Ishar, Selomit fu il capo. I figliuoli di Hebron furono Ieria il primo, Amaria il secondo, Iahaziel il terzo, e Iecamam il quarto. I figliuoli di Uzziel furono Mica il primo, ed Isia il secondo. I figliuoli di Merari furono Mahali, e Musi. I figliuoli di Mahali furono Eleazaro, e Chis. Ed Eleazaro morì, e non ebbe figliuoli, ma sol figliuole; ed i figliuoli di Chis, lor fratelli, le presero per mogli. I figliuoli di Musi furono tre, Mahali, ed Eder, e Ieremot Questi furono i figliuoli di Levi, secondo le lor famiglie paterne, capi di esse nelle lor descrizioni; essendo annoverati per nome, a testa a testa, quelli che facevano l’opera del servigio della Casa del Signore, dall’età di vent’anni in su. Perciocchè Davide disse: Il Signore Iddio d’Israele ha dato riposo al suo popolo, ed ha presa la sua abitazione in Gerusalemme in perpetuo; ed anche i Leviti non avranno più da portare il Tabernacolo, e tutti i suoi arredi per lo suo servigio. Conciossiachè negli ultimi registri di Davide, le descrizioni de’ figliuoli di Levi fossero fatte dall’età di vent’anni in su; perciocchè il loro ufficio era di stare appresso dei discendenti d’Aaronne, per lo servigio della Casa del Signore, ne’ cortili, e nelle camere; e nel tener nette tutte le cose sacre, e per ogni altra opera del servigio della Casa di Dio; e per li pani, che doveano esser posti per ordine, e per lo fior della farina per le offerte, e per le schiacciate azzime, e per le cose che doveano cuocersi nella padella, ed in su la tegghia; e per ogni sorte di misure; e per presentarsi ogni mattina, per celebrare, e lodare il Signore; e così ogni sera; ed ogni volta che si aveano da offerire olocausti al Signore, ne’ sabati, nelle calendi, nelle feste solenni; in certo numero, secondo ch’era ordinato del continuo, davanti al Signore; e per osservar ciò che si dovea fare nel Tabernacolo della convenenza, e nel santuario, e per lo servigio de’ figliuoli di Aaronne, lor fratelli, per lo ministerio della Casa del Signore OR quant’è a’ figliuoli d’Aaronne, i loro spartimenti furono questi: I figliuoli d’Aaronne furono Nadab, ed Abihu, Eleazaro, ed Itamar. Ed essendo Nadab ed Abihu morti senza figliuoli davanti al padre loro, Eleazaro ed Itamar esercitaroro il sacerdozio. Or Davide li distribuì secondo gli ordini loro nel lor ministerio, essendo Sadoc de’ figliuoli di Eleazaro, ed Ahimelec de’ figliuoli d’Itamar. Ed i figliuoli di Eleazaro si trovarono in più gran numero di capi d’uomini, che i figliuoli di Itamar, quando gli spartimenti furono fatti. De’ figliuoli di Eleazaro vi erano sedici capi di famiglie paterne, e de’ figliuoli d’Itamar otto. E gli spartimenti furono fatti a sorte, gli uni per mezzo gli altri; perciocchè anche i capi del santuario, e della Casa di Dio, erano de’ figliuoli di Eleazaro, e de’ figliuoli d’Itamar. E Semaia, figliuolo di Natanael, Scriba, della tribù di Levi, li descrisse davanti al re, e davanti a’ capi del popolo, ed al sacerdote Sadoc, e ad Ahimelec, figliuolo di Ebiatar, ed a’ capi delle famiglie paterne de’ sacerdoti, e de’ Leviti; una casa paterna si prendeva de’ discendenti di Eleazaro, ed un’altra congiuntamente di que’ d’Itamar. La prima sorte adunque scadde a Ioiarib, la seconda a Iedaia, la terza ad Harim, la quarta a Seorim, la quinta a Malchia, la sesta a Miamin, la settima a Cos, l’ottava ad Abia, la nona a Iesua, la decima a Secania, l’undecima ad Eliasib, la duodecima a Iachim, la tredicesima ad Huppa, la quartadecima a Iesebeab, la quintadecima a Bilga, la sestadecima ad Immer, la diciassettesima ad Hezir, la diciottesima a Pisses, la diciannovesima a Petahia, la ventesima ad Ezechiele, la ventunesima a Iachin, la ventiduesima a Gamul, la ventesimaterza a Delaia, la ventiquattresima a Maazia. Questi furono i loro ordini nel lor ministerio, secondo i quali aveano da venir nella Casa del Signore, secondo che era loro ordinato, sotto la condotta di Aaronne, lor padre; come il Signore Iddio d’Israele gli avea comandato E QUANT’è al rimanente de’ figliuoli di Levi, de’ figliuoli di Amram, vi fu Subael; e de’ figliuoli di Subael, Iedeia. Quant’è a’ figliuoli di Rehabia, Isia fu il capo. Degl’Ishariti, Selomot; de’ figliuoli di Selomot, Iahat. De’ figliuoli di Hebron, Ieria era il primo, Amaria il secondo, Iahaziel il terzo, Iecamam il quarto. De’ figliuoli di Uzziel fu capo Mica; de’ figliuoli di Mica, Samir. Il fratello di Mica fu Isia; de’ figliuoli d’Isia, Zaccaria fu il capo. I figliuoli di Merari furono Mehali, e Musi; e de’ figliuoli di Iaazia, Beno fu il capo. I figliuoli di Merari, per Iaazia, furono Beno, e Soham, e Zaccur, ed Ibri. Di Mahali il capo fu Eleazaro, il quale non ebbe figliuoli. Quant’è a Chis, il capo de’ suoi figliuoli fu Ierameel. E de’ figliuoli di Musi furono i capi Mahali, ed Eder, e Ierimot. Questi furono i figliuoli de’ Leviti, secondo le lor case paterne. E tirarono anch’essi le sorti, al pari de’ figliuoli d’Aaronne, lor fratelli, in presenza del re Davide, e di Sadoc, e d’Ahimelec, e de’ capi delle famiglie paterne de’ sacerdoti, e de’ Leviti; le principali delle case paterne essendo pareggiate ad altre più piccole de’ lor fratelli POI Davide ed i capi dell’esercito fecero, fra i figliuoli di Asaf, e di Heman, e di Iedutun, gli spartimenti del servigio di quelli che aveano da profetizzar con cetere, con salteri, e con cembali; e la lor descrizione fu fatta d’uomini abili all’opera del lor ministerio. I figliuoli di Asaf furono Zaccur, e Iosef, e Netania, ed Asareela, figliuoli di Asaf, il qual profetizzava sotto il re. I figliuoli di Iedutun furono Ghedalia, e Seri, ed Isaia, ed Hasabia, e Mattitia, e Simi, sei in tutto, con cetere, sotto la condotta di Iedutun, lor padre, che profetizzava in celebrare e lodare il Signore. I figliuoli di Heman furono Bucchia, Mattania, Uzziel, Sebuel, e Ierimot, Hanania, Hanani, Eliata, Ghiddalti, Romamtiezer, Iosbecasa, Malloti, Hotir, e Mahaziot. Tutti questi furono figliuoli di Heman, veggente del re, nelle parole di Dio, pertinenti ad innalzare il corno. E Iddio avea dati ad Heman quattordici figliuoli, e tre figliuole. Tutti costoro, sotto la condotta dei lor padri, vacavano alla musica della Casa del Signore, con cembali, salteri, e cetere, per lo ministerio della Casa di Dio; ed Asaf, Iedutun, ed Heman, erano sotto la condotta del re. E il numero loro, co’ lor fratelli, ammaestrati nella musica del Signore, era di dugentottantotto, tutti mastri cantori E si tirarono le sorti delle mute del servigio, i piccoli al par de’ grandi, i mastri al par de’ discepoli. E la prima sorte scadde per Asaf, a Iosef; la seconda a Ghedalia, il quale, coi suoi fratelli, e figliuoli, faceva il numero di dodici; la terza a Zaccur, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la quarta ad Isri, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la quinta a Netania, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la sesta a Bucchia, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la settima a Iesareela, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; l’ottava ad Isaia, il quale, coi suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la nona a Mattania, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la decima a Simi, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; l’undecima ad Azareel, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la duodecima ad Hasabia, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la tredecima a Subael, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la quartadecima a Mattitia, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la quintadecima a Ieremot, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la sestadecima ad Hanania, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la diciassettesima a Iosbecasa, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la diciottesima ad Hanani, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la diciannovesima a Malloti, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la ventesima ad Eliata, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la ventunesima ad Hotir, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la ventiduesima a Ghiddalti, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la ventesimaterza a Mahaziot, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; la ventiquattresima a Romamtiezer, il quale, co’ suoi figliuoli, e fratelli, faceva il numero di dodici; QUANT’è agli spartimenti de’ portinai, d’infra i Coriti vi fu Meselemia, figliuolo di Asaf. E Meselemia ebbe questi figliuoli: Zaccaria il primogenito, Iediael il secondo, Zebadia il terzo, Iatniel il quarto, Elam il quinto, Iohanan il sesto, Elioenai il settimo. Ed Obed-Edom ebbe questi figliuoli: Semaia il primogenito, Iozabed il secondo, Ioa il terzo, Sacar il quarto, Natanael il quinto, Ammiel il sesto, Issacar il settimo, Peulletai l’ottavo; perciocchè Iddio l’avea benedetto. A Semaia ancora, figliuolo di esso, nacquero figliuoli, i quali signoreggiarono sopra la casa del padre loro; perciocchè erano uomini di valore. I figliuoli di Semaia furono Otni, e Refael, ed Obed, ed Elzabad, suoi fratelli, uomini di valore; ed Elihu, e Semachia. Tutti costoro furono de’ figliuoli di Obed-Edom, coi lor figluioli, e i lor fratelli, uomini di valore, e forti per lo servigio, in numero di sessantadue, usciti di Obed-Edom. E i figliuoli, ed i fratelli di Meselemia furono diciotto, uomini di valore. E i figliuoli di Hosa, de’ figliuoli di Merari, furono Simri, il capo perciocchè, benchè egli non fosse il primogenito, pur suo padre lo costituì capo; Hilchia il secondo, Tebalia il terzo, Zaccaria il quarto. Tutti i figliuoli, e i fratelli di Hosa furono tredici. Fra costoro si fecero gli spartimenti de’ portinai, per teste d’uomini, a mute di servigio, al pari de’ lor fratelli, per servir nella Casa del Signore. E trassero le sorti, così per li piccoli, come per li grandi, secondo le lor case paterne, per ciascuna porta. E la sorte per la porta orientale scadde a Selemia. E poi, tratte di nuovo le sorti, la sorte scadde a Zaccaria, savio consigliere, figliuolo di esso, per la porta settentrionale. Ad Obed-Edom scadde la sorte per la porta meridionale; ed a’ suoi figliuoli scadde il luogo delle collette. A Suppim, e ad Hosa, scadde la sorte verso Occidente, insieme con la porta di Sallechet, nella strada della salita. Le mute erano uguali l’una all’altra. Verso Oriente vi erano sei Leviti; e verso Aquilone quattro per giorno; e verso il Mezzodì quattro per giorno; e ne’ luoghi delle collette due per uno. Dal lato di Parbar, verso Occidente, ve n’erano quattro in su la strada, e due in Parbar. Questi furono gli spartimenti de’ portinai fra i figliuoli di Core, ed i figliuoli di Merari E QUANT’è agli altri Leviti, Ahia era sopra i tesori della Casa di Dio, e sopra i tesori delle cose consacrate. Quant’è a’ figliuoli di Ladan, cioè, a’ figliuoli de’ Ghersoniti, discesi di Ladan, vi furono questi capi delle famiglie paterne di Ladan Ghersonita, cioè: Iehieli; ed i figliuoli di Iehieli; e Zetam, e Ioel, suo fratello, i quali ebbero il carico de’ tesori della Casa del Signore. Quant’è agli Amramiti, Ishariti, Hebroniti, ed Uzzieliti. Sebuel, figliuolo di Ghersom, figliuolo di Mosè, era soprantendente sopra i tesori. E quant’è a’ suoi fratelli, dal lato di Eliezer, di cui fu figliuolo Rehabia, di cui fu figliuolo Isaia, di cui fu figliuolo Gioram, di cui fu figliuolo Zicri, di cui fu figliuolo Selomit; questo Selomit, e i suoi fratelli, erano sopra tutti i tesori delle cose sacre, che il re Davide, e i capi delle famiglie paterne, d’infra i capi delle migliaia, e delle centinaia, e i capitani dell’esercito, aveano consacrate, avendole consacrate delle guerre, e delle spoglie, per riparar la Casa del Signore; insieme con tutto quello che il veggente Samuele, e Saulle, figliuolo di Chis, ed Abner, figliuolo di Ner, e Ioab, figliuolo di Seruia, aveano consacrato. Se alcuno consacrava alcuna cosa, quello era messo sotto le mani di Selomit, e de’ suoi fratelli QUANT’è agli Ishariti, Chenania e i suoi figliuoli aveano il carico dell’opera di fuori, sopra Israele, come ufficiali, e giudici. Quant’è agli Hebroniti, Hasabia, e i suoi fratelli uomini di valore, in numero di mille settecento, aveano il carico del reggimento d’Israele di qua dal Giordano, verso Occidente, in ogni opera del Signore, e nel servigio del re. Quant’è agli altri Hebroniti, Ieria fu il capo delle lor generazioni, divise per famiglie paterne. L’anno quarantesimo del regno di Davide furono ricercati, e si trovarono fra essi in Iazer di Galaad degli uomini prodi e valorosi. Poi v’erano i fratelli di esso, uomini di valore, capi di famiglie paterne, in numero di duemila settecento. E il re Davide li costituì sopra i Rubeniti, e sopra i Gaditi, e sopra la mezza tribù di Manasse, in ogni affare di Dio e del re ORA quant’è a’ figliuoli d’Israele, secondo le lor descrizioni per capi di famiglie paterne, e capitani di migliaia, e di centinaia, ed i loro ufficiali, ogni spartimento di coloro che servivano al re secondo tutto l’ordine degli spartimenti, de’ quali ciascuno entrava ed usciva di mese in mese, per tutti i mesi dell’anno era di ventiquattromila uomini. Iasobam, figliuolo di Zabdiel, era sopra il primo spartimento, per lo primo mese; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Egli era il capo sopra tutti i capitani del primo mese; ed era de’ figliuoli di Fares. E sopra lo spartimento del secondo mese era Dodai Ahoheo; e nel suo spartimento, nel quale v’erano ventiquattromila uomini, Miclot era il conduttore. Il capo del terzo esercito, per lo terzo mese, era Benaia, figliuolo di Gioiada, principale ufficiale; ed egli era capitano in capo; e nel suo spartimento vi erano ventiquattromila uomini. Questo Benaia era uomo prode fra i trenta, ed era sopra i trenta; ed Ammizzabad, suo figliuolo, era sopra lo spartimento di esso. Il quarto, per lo quarto mese, era Asael, fratello di Ioab; e, dopo lui, Zebadia, suo figliuolo; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Il quinto capo, per lo quinto mese, era Samhut Israhita; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Il sesto, per lo sesto mese, era Ira, figliuolo d’Icches Tecoita; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Il settimo, per lo settimo mese, era Heles Pelonita, de’ figliuoli di Efraim; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. L’ottavo, per l’ottavo mese, era Sibbecai Husatita, della nazione de’ Zarhiti; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Il nono, per lo nono mese, era Abiezer Anatotita, de’ figliuoli di Beniamino; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Il decimo, per lo decimo mese, era Maharai Netofatita, della nazione dei Zarhiti; e nel suo spartimento vi erano ventiquattromila uomini. L’undecimo, per l’undecimo mese, era Benaia Piratonita, de’ figliuoli di Efraim; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini. Il duodecimo, per lo duodecimo mese, era Heldai Netofatita, della progenie di Otniel; e nel suo spartimento v’erano ventiquattromila uomini OLTRE a ciò, vi erano de’ conduttori sopra le tribù d’Israele; Eliezer, figliuolo di Zicri, era conduttore dei Rubeniti; Sefatia, figliuolo di Maaca, dei Simeoniti; Hasabia, figliuolo di Chemuel, de’ Leviti; Sadoc, degli Aaroniti; Elihu, de’ fratelli di Davide, di que’ di Giuda; Omri, figliuolo di Micael, degl’Issacariti; Ismaia, figliuolo di Obadia, de’ Zabuloniti; Ierimot, figliuolo di Azriel, de’ Neftaliti; Hosea, figliuolo di Azazia, de’ figliuoli di Efraim; Ioel, figliuolo di Pedaia, della mezza tribù di Manasse; Iddo, figliuolo di Zaccaria, dell’altra mezza tribù di Manasse, in Galaad; Iaaziel, figliuolo di Abner, dei Beniaminiti; Azareel, figliuolo di Ieroham, de’ Daniti. Questi furono i capi principali delle tribù d’Israele. E Davide non levò il numero di essi dall’età di vent’anni in giù; perciocchè il Signore avea detto d’accrescere Israele come le stelle del cielo. Ioab, figliuolo di Seruia, avea ben cominciato ad annoverare così il popolo, ma non finì; e per questo vi fu indegnazione contro ad Israele; laonde quella descrizione non fu messa fra le descrizioni poste ne’ registri del re Davide. ED Azmavet, figliuolo di Adiel, era sopra i tesori del re; e Gionatan, figliuolo di Uzzia, era sopra i tesori della campagna, nelle città, nelle villate, e nelle castella; ed Ezri, figliuolo di Chelub, era sopra quelli che lavoravano nella campagna nel lavoro della terra; e Simi Ramatita era sopra le vigne; e Zabdi Sifmita era sopra i cellieri ch’erano nei vignai, e sopra le conserve del vino; e Baal-hanan Ghederita, era sopra gli ulivi, e sopra i fichi, ch’erano nella campagna; e Gioas era sopra i cellieri dell’olio; e Sitrai Saronita era sopra gli armenti che pascevano in Saron; e Safat, figliuolo di Adlai, era sopra gli armenti che pascevano nelle valli; ed Obil Ismaelita era sopra i cammelli; e Iedeia Merenotita era sopra le asine. E Iaziz Hagareno era sopra le gregge del minuto bestiame. Tutti costoro aveano il governo delle facoltà del re Davide. E Gionatan, zio di Davide, uomo intendente e letterato, era consigliere; e Iehiel, figliuolo di Hacmoni, era co’ figliuoli del re; ed Ahitofel era consigliere del re; ed Husai Archita era famigliare del re; e dopo Ahitofel, fu Gioiada, figliuolo di Benaia, ed Ebiatar; e Ioab era capo dell’esercito del re OR Davide adunò in Gerusalemme tutti i capi d’Israele, i capi delle tribù, ed i capitani degli spartimenti che servivano al re, ed anche i capi delle migliaia, e delle centinaia, e quelli che aveano il governo di tutte le facoltà, e del bestiame del re; ed i suoi figliuoli, e gli uomini della sua corte, e gli uomini prodi, ed ogni uomo di valore. E il re Davide si levò in piè, e disse: Ascoltatemi, fratelli miei, e popol mio; io avea in cuore di edificare una Casa di riposo all’Arca del Patto del Signore; ed allo scannello de’ piedi del nostro Dio; ed avea fatto l’apparecchio per edificarla. Ma Iddio mi ha detto: Tu non edificherai la Casa al mio Nome; perciocchè tu sei uomo di guerra, ed hai sparso molto sangue. Ora, come il Signore Iddio d’Israele mi ha eletto d’infra tutta la casa di mio padre, per esser re sopra Israele, in perpetuo conciossiachè egli abbia eletto Giuda per conduttore, e la casa di mio padre, d’infra la casa di Giuda, ed abbia gradito me, d’infra i figliuoli di mio padre, per costituirmi re sopra tutto Israele; così d’infra tutti i miei figliuoli avendomene il Signore dati molti, egli ha eletto Salomone, mio figliuolo, per sedere sopra il trono del regno del Signore, sopra Israele. E mi ha detto: Il tuo figliuolo Salomone edificherà la mia Casa, ed i miei cortili; perciocchè io me l’ho eletto per figliuolo, e io gli sarò padre. E stabilirò il suo regno in perpetuo; purchè egli perseveri fermamente in mettere in opera i miei comandamenti, e le mie leggi, come al dì d’oggi. Ora dunque, davanti agli occhi di tutto Israele, della raunanza del Signore, ed agli orecchi dell’Iddio nostro, io vi protesto che osserviate, e ricerchiate tutti i comandamenti del Signore Iddio vostro; acciocchè possediate questo buon paese, e lo lasciate in eredità a’ vostri figliuoli, dopo voi, in perpetuo. E tu, Salomone, figliuol mio, riconosci l’Iddio di tuo padre, e servigli di cuore intiero, e d’animo volenteroso; perciocchè il Signore ricerca tutti i cuori, e conosce tutte le immaginazioni de’ pensieri; se tu lo cerchi, tu lo troverai; ma, se tu l’abbandoni, egli ti rigetterà in perpetuo. Vedi ora che il Signore ti ha eletto per edificare una Casa per Santuario; fortificati, e mettiti all’opera Allora Davide diede a Salomone, suo figliuolo, il modello del portico, e delle sue case, e delle sue celle, e delle sue sale, e delle sue camere di dentro e del luogo del propiziatorio; ed in somma, il modello di tutto quello ch’egli avea disegno per lo Spirito di fare ne’ cortili della Casa del Signore, ed in tutte le camere d’intorno, per li tesori della Casa di Dio, e per li tesori delle cose consacrate; e per gli spartimenti de’ sacerdoti, e de’ Leviti; e per ogni uso del servigio della Casa del Signore; e per tutti gli arredi del servigio della Casa del Signore. Gli diede ancora dell’oro, secondo il peso di tutti gli arredi di ciascun servigio, che doveano esser d’oro; e dell’argento, secondo il peso di tutti gli arredi di ciascun servigio, che doveano esser d’argento. E il peso che conveniva per li candellieri d’oro, e per le lor lampane d’oro, secondo il peso di ciascun candelliere, e delle sue lampane; e il peso che conveniva per li candellieri d’argento, secondo il peso di ciascun candelliere, e delle sue lampane, secondo il servigio di ciascun candelliere; e il peso dell’oro che conveniva per ciascuna delle tavole de’ pani, che doveano del continuo esser disposti per ordine; e il peso dell’argento che conveniva per le tavole d’argento; e dell’oro puro, per le forcelle, e per li bacini, e per li nappi; e parimente dell’oro a certo peso, per le coppe d’oro, secondo il peso di ciascuna di esse; e dell’argento a certo peso per le coppe d’argento, secondo il peso di ciascuna di esse. Gli diede ancora dell’oro affinato a certo peso per l’Altar de’ profumi; e per la figura del carro, e de’ Cherubini, che aveano da spander le ale, e coprir l’Arca del patto del Signore disopra. Il Signore, disse Davide, mi ha dichiarato, per iscritto di sua mano, che mi è stato recato, tutte queste cose, tutti i lavori di questo modello. Poi disse a Salomone, suo figliuolo: Prendi animo, e fortificati, e mettiti all’opera; non temere, e non isgomentarti; perciocchè il Signore Iddio, l’Iddio mio, sarà teco; egli non ti lascerà, e non ti abbandonerà finchè tu abbia compiuta tutta l’opera del servigio della Casa del Signore. Ed ecco gli spartimenti de’ sacerdoti, e de’ Leviti, per tutto il servigio della Casa di Dio; ed essi saranno teco in tutta l’opera; oltre a tutti quelli che volontariamente s’impiegheranno, secondo la loro industria, in ogni sorte di servigio; insieme co’ capi, e tutto il popolo, ad ogni tuo comando POI il re Davide disse a tutta la raunanza: Iddio ha eletto un solo, Salomone, mio figliuolo, il quale è ancora giovane e tenero; e pur quest’opera è grande; perciocchè questo palazzo non è per un uomo, anzi per lo Signore Iddio. Quant’è a me, io ho fatto, secondo ogni mia possibilità, apparecchio per la Casa dell’Iddio mio: d’oro, per le cose che hanno ad esser d’oro; d’argento, per le cose che hanno ad esser d’argento; di rame, per le cose che hanno ad esser di rame; di ferro, per le cose che hanno ad esser di ferro; e di legname, per le cose che hanno ad esser di legno; di pietre onichine, e di pietre da incastonare, e di pietre variate, e di pietre preziose d’ogni maniera, e di pietre di marmo in gran quantità. Ed anche per l’affezione che io ho alla Casa dell’Iddio mio, del mio tesoro riposto d’oro e d’argento, io dono per la Casa dell’Iddio mio, di soprappiù, oltre a tutto ciò che io ho apparecchiato per la Casa del Santuario: tremila talenti d’oro, d’oro di Ofir, e settemila talenti d’argento affinato, per coprir le pareti delle case; per far d’oro, ciò che deve esser d’oro, e d’argento ciò che deve esser d’argento, e per ogni lavoro che si deve fare dagli artefici. Ora chi è colui che volontariamente si disponga a fare oggi offerta al Signore? Allora i capi principali delle famiglie paterne, ed i capi delle tribù d’Israele, ed i capi delle migliaia, e delle centinaia, insieme con quelli che aveano il governo degli affari del re, offerse volontariamente; e diedero, per lo servigio della Casa di Dio, cinquemila talenti, e diecimila dramme d’oro, e diecimila talenti d’argento, e diciottomila talenti di rame, e centomila talenti di ferro. E chiunque ritrovò appresso di sè delle pietre, le mise del tesoro della Casa del Signore, in mano di Iehiel Ghersonita. E il popolo si rallegrò di ciò che coloro offerivano volontariamente; perciocchè d’un cuore intiero facevano le loro offerte volontarie al Signore. Il re Davide se ne rallegrò anch’egli grandemente POI Davide benedisse il Signore in presenza di tutta la raunanza, e disse: Benedetto sii tu, o Signore Iddio d’Israele, nostro padre, da un secolo all’altro. A te, Signore, appartiene la grandezza, e la potenza, e la gloria, e l’eternità, e la maestà; perciocchè tutto quello ch’è in cielo, ed in terra, è tuo; tuo, Signore, è il regno; e tu sei quel che t’innalzi in capo sopra ogni cosa. Le ricchezze ancora, e la gloria, vengono da te, e tu signoreggi sopra ogni cosa; e in man tua è forza e potenza; in man tua ancora è d’ingrandire, e di fortificar chi che sia. Ora dunque, o Dio nostro, noi ti celebriamo, e lodiamo il tuo Nome glorioso. Perciocchè chi son io, e chi è il mio popolo, che noi abbiamo il potere di offerirti volontariamente cotanto? ma il tutto viene da te, ed avendolo ricevuto di man tua, noi te lo rendiamo. Perciocchè noi siamo forestieri e avveniticci nel tuo cospetto, come furono tutti i nostri padri; i nostri giorni sono sopra la terra come un’ombra, e non vi è speranza alcuna. Signore Iddio nostro, tutta questa abbondanza, che noi abbiamo apparecchiata per edificarti una Casa al tuo Nome santo, viene dalla tua mano, e il tutto appartiene a te. Ed io, o Dio mio, conoscendo che tu provi i cuori, e gradisci la dirittura, ho, nella dirittura del mio cuore, volontariamente offerte tutte queste cose; ed oltre a ciò, ho veduto ora con allegrezza il tuo popolo, che si ritrova, farti la sua offerta volontariamente. O Signore Iddio d’Abrahamo, d’Isacco, e d’Israele, nostri padri, mantieni questo in perpetuo nell’immaginazione de’ pensieri del cuor del tuo popolo, e addirizza il cuor loro a te. Ed a Salomone, mio figliuolo, da’ un cuore intiero, per osservare i tuoi comandamenti, le tue testimonianze, ed i tuoi statuti, e per mettere il tutto in opera, e per edificare il palazzo, del quale io ho fatto l’apparecchio. Poi Davide disse a tutta la raunanza: Or benedite il Signore Iddio vostro. E tutta la raunanza benedisse il Signore Iddio de’ suoi padri, e s’inchinò, e adorò il Signore, e fece riverenza al re. E il giorno seguente sacrificò sacrificii al Signore, e gli offerse olocausti: mille giovenchi, mille montoni, mille agnelli, insieme con le loro offerte da spandere; e de’ sacrificii in gran numero per tutto Israele. E mangiarono, e bevvero in quel dì, nel cospetto del Signore, con grande allegrezza; e di nuovo costituirono re Salomone, figliuolo di Davide, e l’unsero al Signore per conduttore, e Sadoc per sacerdote E Salomone sedette sopra il trono del Signore, per esser re, in luogo di Davide, suo padre, e prosperò, e tutto Israele gli ubbidì. E tutti i capi, e gli uomini prodi, ed anche tutti i figliuoli del re Davide, posero la mano sotto al re Salomone. E il Signore ingrandì sommamente Salomone, nel cospetto di tutto Israele, e mise in lui una maestà reale la cui pari non era stata in alcun re che avesse regnato davanti a lui sopra Israele. Così Davide figliuolo d’Isai, regnò sopra tutto Israele; e il tempo ch’egli regnò sopra Israele fu di quarant’anni. In Hebron egli regnò sett’anni, e in Gerusalemme trentatrè anni; poi morì in buona vecchiezza, sazio di giorni, di ricchezze, e di gloria; e Salomone, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Ora, quant’è a’ fatti del re Davide, primi ed ultimi; ecco, sono scritti nel libro di Samuele veggente, e nel libro del profeta Natan, e nel libro di Gad veggente; insieme con tutto il suo regno, e la sua prodezza, ed i tempi che passarono sopra lui, e sopra Israele, e sopra tutti i regni di que’ paesi OR Salomone, figliuolo di Davide, si fortificò nel suo reame; e il Signore Iddio suo fu con lui, e l’ingrandì sommamente. E Salomone parlò a tutto Israele, ai capi delle migliaia, e delle centinaia, ed ai giudici, ed a tutti i principali di tutto Israele, capi di famiglie paterne. Ed egli, con tutta questa raunanza, andò all’alto luogo ch’era in Gabaon; perciocchè quivi era il Tabernacolo della convenenza di Dio, il qual Mosè, servitor del Signore, avea fatto nel deserto. Ma Davide avea trasportata l’Arca di Dio, da Chiriat-iearim, nel luogo ch’egli le avea apparecchiato; perciocchè egli le avea teso un Tabernacolo in Gerusalemme. L’altar di rame, che Besaleel, figliuolo di Uri, figliuolo di Hur, avea fatto, era eziandio quivi in Gabaon, davanti al Tabernacolo del Signore. E Salomone, e la raunanza, lo ricercò. E Salomone offerse quivi, davanti al Signore, sopra l’altar di rame, ch’era nel Tabernacolo della convenenza, mille olocausti. In quella notte Iddio apparve a Salomone, e gli disse: Chiedi ciò che tu vuoi che io ti dia. E Salomone disse a Dio: Tu hai usata gran benignità inverso Davide, mio padre, avendomi costituito re in luogo suo. Ora, o Signore Iddio, sia verificata la tua parola, che tu hai detta a Davide, mio padre; perciocchè tu mi hai costituito re sopra un popolo, che è in gran numero come la polvere della terra. Dammi ora sapienza, e scienza, per andare e venir davanti a questo popolo; perciocchè, chi potrebbe giudicare questo tuo gran popolo? E Iddio disse a Salomone: Perciocchè tu hai avuto questo in cuore, e non hai chieste ricchezze, nè facoltà, nè gloria, nè la vita de’ tuoi nemici; nè anche hai chiesta lunga vita; anzi hai chiesta sapienza, e scienza, per poter giudicare il mio popolo, sopra il quale io ti ho costituito re, sapienza e scienza ti è data; ed anche ti donerò ricchezze, e facoltà, e gloria, la cui pari i re che sono stati davanti a te non hanno avuta, e non avranno quelli che saranno dopo te Poi Salomone se ne venne in Gerusalemme, dall’alto luogo ch’era in Gabaon, d’innanzi al Tabernacolo della convenenza; e regnò sopra Israele. E SALOMONE adunò carri e cavalieri; ed ebbe mille quattrocento carri, e dodicimila cavalieri, i quali egli stanziò per le città dove teneva i carri, ed appresso del re in Gerusalemme. E il re fece che l’argento e l’oro erano in Gerusalemme in copia come le pietre; ed i cedri come i sicomori, che son per la campagna. Ora, quant’è alla tratta dei cavalli, e del filo, che Salomone avea di Egitto, i fattori del re prendevano il filo a certo prezzo; e comperavano, e traevano fuor di Egitto due coppie di cavalli, per seicento sicli d’argento; e ciascun cavallo, per cencinquanta. E così per le mani di que’ fattori se ne traeva fuori, per tutti i re degli Hittei, e per i re della Siria OR Salomone, avendo deliberato di edificare una Casa al Nome del Signore, e la sua casa reale, annoverò settantamila uomini da portar pesi, e ottantamila da tagliar pietre nel monte, e tremila siecento commissari sopra essi. Poi mandò a dire ad Huram, re di Tiro: Fa’ inverso me come tu facesti inverso Davide, mio padre, al quale tu mandasti cedri, per edificarsi una casa per abitarvi. Ecco, io edifico una Casa al nome del Signore Iddio mio, per consacrargliela, per far profumi di aromati davanti a lui, e per presentargli i pani che hanno da esser del continuo disposti per ordine, e per offerirgli olocausti della mattina e della sera, e de’ sabati, e delle calendi, e delle feste solenni del Signore Iddio nostro, come ciò è imposto in perpetuo ad Israele. Or la Casa, ch’io edifico è grande; perciocchè l’Iddio nostro è grande più che tutti gl’Iddii. E chi avrebbe il potere di edificargli una Casa? conciossiachè i cieli, e i cieli de’ cieli, non lo possano comprendere? e chi son io, che io gli edifichi una Casa, se non che sia per far profumi davanti a lui? Ora dunque, mandami un uomo intendente in lavorare in oro, e in argento, e in rame, e in ferro, e in porpora, e in iscarlatto, e in violato; e che sappia lavorar d’intagli; acciocchè sia con gli uomini industriosi che io ho appresso di me in Giuda, ed in Gerusalemme, i quali Davide, mio padre, avea ordinati. Mandami ancora dal Libano del legname di cedro, di abete, e di algummim, perciocchè io so che i tuoi servitori sanno tagliar il legname del Libano; ed ecco, i miei servitori saranno co’ tuoi; acciocchè mi apparecchino legname in gran quantità; perciocchè la Casa, che io son per edificare, ha da esser maravigliosamente grande. Ed ecco, io darò a’ tuoi servitori, che taglieranno le legne, ventimila cori di grano battuto, e ventimila cori d’orzo, e ventimila bati di vino, e ventimila bati d’olio Ed Huram, re di Tiro, rispose per lettere a Salomone, e gli mandò a dire: Perciocchè il Signore ama il suo popolo, egli ti ha costituito re sopra lui. Huram gli mandò ancora a dire: Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele, il quale ha fatto il cielo e la terra, perchè ha dato al re Davide un figliuolo savio, prudente, e intendente, che ha da edificare una Casa al Signore, ed una casa reale per sè. Ora dunque, io ti mando un uomo industrioso e intendente, il quale è stato di Huram, mio padre; il quale è figliuolo d’una donna delle figliuole di Dan, ma suo padre era Tirio; che sa lavorare in oro ed in argento, in rame, in ferro, in pietre, ed in legname, ed in porpora, in violato, in bisso, ed in iscarlatto; e fare qualunque sorte d’intaglio, e di disegno di qualunque cosa gli sia proposta; acciocchè sia co’ tuoi maestri, e con quei di Davide, tuo padre, mio signore. Ora dunque, mandi il mio signore a’ suoi servitori il grano, e l’orzo, e l’olio, e il vino, ch’egli ha detto. E noi taglieremo dal Libano del legname quanto avrai bisogno, e te lo condurremo per foderi in sul mare, fino a Iafo; e di là tu lo farai trasportare in Gerusalemme. E Salomone fece la rassegna di tutti gli uomini forestieri ch’erano nel paese d’Israele, dopo la descrizione che Davide, suo padre, ne avea fatta; e se ne trovò cencinquantatremila seicento; dei quali egli ordinò settantamila da portar pesi, ed ottantamila da tagliar pietre nel monte; e tremila seicento per esser commissari da far sollecitamente lavorar la gente E SALOMONE cominciò ad edificar la Casa del Signore in Gerusalemme, nel monte Moria, ch’era stato mostrato a Davide, suo padre, nel luogo che Davide avea apparecchiato, cioè, nell’aia di Ornan Gebuseo. Ed egli cominciò ad edificare nel secondo giorno del secondo mese, l’anno quarto del suo regno. Or queste sono le misure della pianta del disegno di Salomone, per edificar la Casa di Dio; la lunghezza era di sessanta cubiti di prima misura; e la larghezza di venti. E il Portico, ch’era in capo della lunghezza della Casa, in fronte della larghezza di essa, era di venti cubiti; e l’altezza era di centoventi cubiti; e Salomone lo coperse di dentro d’oro puro. E coperse la Casa grande di legno di abete; e disopra la coperse d’oro puro, e fece fare sopra essa delle palme, e delle intralciature. Coperse anche la Casa di pietre preziose per ornamento; e quell’oro era oro di Parvaim. Così coperse d’oro la Casa, le travi, gli stipiti, e le pareti, e gli usci di essa; e fece intagliar de’ Cherubini sopra le pareti. Fece eziandio il luogo Santissimo, la cui lunghezza era di venti cubiti, al pari della larghezza della Casa; e la larghezza di venti cubiti; e lo coperse d’oro fino, che ascendeva fino alla somma di seicento talenti. E il peso de’ chiodi ascendeva a cinquanta sicli d’oro. Coperse eziandio d’oro le sale Fece ancora nel luogo Santissimo due Cherubini di lavoro di statuario, e furono coperti d’oro. E le ale de’ Cherubini aveano venti cubiti di lunghezza; una delle ale avea cinque cubiti di lunghezza, e toccava la parete della Casa; e l’altra avea parimente cinque cubiti, e toccava l’ala dell’altro Cherubino. Così anche una delle ale dell’altro Cherubino avea cinque cubiti, e toccava la parete della Casa; e l’altra avea parimente cinque cubiti, e giungeva all’ala dell’altro Cherubino. Le ale di questi Cherubini si spandevano per venti cubiti; ed essi erano in piè, e le facce loro erano volte verso il di dentro dalla Casa. Fece ancora la Cortina di violato, e di porpora, e di scarlatto, e di bisso; e fece far sopra essa de’ Cherubini. E, per metter davanti alla Casa, fece due colonne, che aveano di lunghezza trentacinque cubiti; e i capitelli ch’erano in cima di ciascuna di esse, erano di cinque cubiti. Ora, come egli avea fatte delle intralciature nell’oracolo, così ancora ne mise in cima delle colonne. Fece anche cento melegrane, le quali mise fra quelle intralciature. E rizzò le colonne davanti al Tempio, una a man destra, e l’altra a sinistra; e pose nome a quella ch’era a man destra: Iachin, ed a quella ch’era a sinistra: Boaz FECE ancora un Altare di rame, di lunghezza di venti cubiti, e di larghezza di venti cubiti, e d’altezza di dieci cubiti. Fece ancora il Mar di getto, che avea dieci cubiti da una parte dell’orlo all’altra; ed era tondo d’ogn’intorno, ed era alto cinque cubiti; ed un filo di trenta cubiti lo circondava d’ogn’intorno. E disotto di quell’orlo vi erano delle figure di buoi d’ogn’intorno, che circondavano il Mare d’ogn’intorno, dieci per ciascun cubito; vi erano due ordini di figure di questi buoi, gettati insieme col Mare. Esso era posto sopra dodici buoi, de’ quali tre erano volti verso Settentrione, tre verso Occidente, tre verso Mezzodì, e tre verso Oriente; ed il Mare era disopra essi; e tutte le parti di dietro di que’ buoi erano volte indentro. E la spessezza di esso era di un palmo, e l’orlo suo era fatto a guisa dell’orlo di una tazza, a fior di giglio; ed essendo pieno, conteneva tremila bati. Fece ancora dieci Conche, e ne pose cinque a man destra, e cinque a sinistra, per servirsene a lavare; vi si lavava ciò che si apparecchiava per gli olocausti; ma il Mare era per i sacerdoti, per lavarsi. Fece eziandio dieci Candellieri d’oro, secondo l’ordine loro, e li pose nel Tempio, cinque a man destra, e cinque a sinistra. Fece anche dieci Tavole, le quali pose nel Tempio, cinque a man destra, e cinque a sinistra; fece ancora cento bacini d’oro. Fece ancora il Cortile de’ sacerdoti, ed il Cortile grande, e gli usci de’ Cortili, i quali coperse di rame. E pose il Mare dal lato destro, verso Oriente, dalla parte meridionale Ed Huram fece le caldaie, le palette, ed i bacini; e compiè di fare il lavorio che facea al re Salomone per la Casa di Dio: le due colonne, e i due vasi de’ capitelli, in cima delle colonne; e le due reti, da coprire i due vasi de’ capitelli ch’erano in cima delle colonne; e le quattrocento melegrane per le due reti, a due ordini di melegrane per ciascuna rete, da coprire i due vasi de’ capitelli, ch’erano in cima delle colonne. Fece ancora i basamenti, e le conche per mettere sopra i basamenti; il Mare, ch’era unico; e i dodici buoi, ch’erano sotto esso. Ed Huram, suo padre, fece al re Salomone, per la Casa del Signore, le caldaie, e le palette, e le forcelle, e tutte le altre masserizie pertinenti a quelle, di rame pulito. Il re fece gittar queste cose nella pianura del Giordano, in terra argillosa, fra Succot e Sereda. E Salomone fece tutti questi arredi in grandissimo numero; conciossiachè non si potesse rinvenire il peso del rame. Così Salomone fece tutti gli arredi pertinenti alla Casa di Dio; e fece d’oro fino l’Altar d’oro, e le Tavole, sopra le quali si ponevano i pani di presenza; ed i Candellieri, con le lor lampane, per restare accese davanti all’Oracolo, secondo ch’era ordinato. Fece ancora le bocce, e le lampane, e gli smoccolatoi, d’oro, ch’era oro finissimo. Fece ancora i rampini, e i bacini, e le coppe, e i turiboli, d’oro fino. E quant’è alle porte della Casa, gli usci di dentro, per entrar nel luogo Santissimo, e gli usci della Casa, per entrar nel Tempio, erano d’oro Ora, quando tutto il lavoro, che Salomone faceva fare per la Casa del Signore, fu compiuto, Salomone portò le cose consacrate da Davide, suo padre, e l’argento, e l’oro, e tutti i vasellamenti, ne’ tesori della Casa di Dio. ALLORA Salomone adunò in Gerusalemme gli Anziani d’Israele, e tutti i capi delle tribù, i principali delle famiglie paterne de’ figliuoli d’Israele, per trasportar l’Arca del Patto del Signore dalla città di Davide, che è Sion. E tutti gli uomini principali d’Israele furono adunati appresso del re, alla festa solenne, che è al settimo mese. Quando dunque tutti gli Anziani d’Israele furono venuti, i Leviti levarono l’Arca in su le loro spalle; e trasportarono l’Arca, e il Tabernacolo della convenenza, e tutti i sacri arredi ch’erano nel Tabernacolo. I sacerdoti e i Leviti trasportarono queste cose. Or il re Salomone, e tutta la raunanza degl’Israeliti, che si erano adunati appresso di lui, stavano davanti all’Arca, sacrificando pecore e buoi, in tanto numero, che non si potevano nè contare, nè annoverare. Ed i sacerdoti portarono l’Arca del Patto del Signore nel suo luogo, nell’Oracolo della Casa, nel luogo Santissimo, sotto alle ale de’ Cherubini. E i Cherubini spandevano le ale sopra il luogo dell’Arca, e coprivano l’Arca, e le sue stanghe, disopra. Ed essi tirarono fuori le stanghe per tutta la lor lunghezza; talchè i capi di esse si vedevano fuor dell’Arca, nella parte d’innanzi dell’Oracolo; e non si videro più fuori; e sono restate quivi infino a questo giorno. Dentro all’Arca non vi era nulla, se non le due tavole che Mosè vi avea messe in Horeb, quando il Signore fece patto co’ figliuoli d’Israele, dopo che furono usciti di Egitto Or avvenne che, come i sacerdoti uscivano del luogo Santo conciossiachè tutti i sacerdoti che si ritrovarono si fossero santificati, senza osservare gli spartimenti; ed i Leviti cantori d’infra tutte le lor compagnie, di Asaf, di Heman, e di Iedutun, e i lor fratelli, e i lor figliuoli, vestiti di bisso, con cembali, e con salteri, e con cetere, stessero in piè, dal lato orientale dell’Altare; e con loro da centoventi sacerdoti, che sonavano con le trombe, avvenne, dico, che, come quelli che sonavano con le trombe, e quelli che cantavano, facevano unitamente risonare un medesimo concento, lodando e celebrando il Signore; ed alzavano la voce con le trombe, co’ cembali, e con gli altri strumenti musicali, e con lodi al Signore, dicendo: Ch’egli è buono, e che la sua benignità è in eterno; la Casa del Signore fu ripiena della nuvola della Casa del Signore; talchè i sacerdoti non potevano stare in piè per fare il servigio, per cagione della nuvola; perciocchè la gloria del Signore avea riempiuta la Casa di Dio ALLORA Salomone disse: Il Signore ha detto ch’egli abiterebbe nella caligine. Dunque io ti ho edificata una Casa per abitacolo, ed una stanza per tua abitazione in perpetuo. Poi il re voltò la faccia, e benedisse tutta la raunanza d’Israele, ch’era in piè; e disse: Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele, il quale con la sua bocca parlò a Davide, mio padre, e con le sue mani ha adempiuto ciò ch’egli avea pronunziato, dicendo: Dal giorno che io trassi il mio popolo fuor del paese di Egitto, io non ho scelta alcuna città d’infra tutte le tribù d’Israele, per edificarvi una Casa, nella quale il mio Nome dimorasse; e non ho eletto uomo alcuno per esser conduttore sopra il mio popolo Israele; ma io ho scelta Gerusalemme, acciocchè il mio Nome dimori quivi; ed ho eletto Davide, acciocchè egli governi il mio popolo Israele. E Davide, mio padre, ebbe in cuore di edificare una Casa al nome del Signore Iddio d’Israele. Ma il Signore disse a Davide, mio padre: Quant’è a quello che tu hai avuto in cuore, di edificare una Casa al mio Nome, bene hai fatto di averlo avuto in cuore; nondimeno, tu non edificherai essa Casa; anzi il tuo figliuolo che uscirà de’ tuoi lombi, sarà quel ch’edificherà la Casa al mio Nome. Il Signore adunque ha attenuta la sua parola ch’egli avea pronunziata; ed io sono sorto in luogo di Davide, mio padre, e son seduto sopra il trono d’Israele, come il Signore ne avea parlato; ed ho edificata questa Casa al Nome del Signore Iddio d’Israele; ed ho posta in essa l’Arca nella quale è il Patto del Signore, che egli ha fatto co’ figliuoli d’Israele Poi Salomone si presentò davanti all’Altare del Signore, in presenza di tutta la raunanza d’Israele, e spiegò le palme delle sue mani. Perciocchè Salomone avea fatto un pergamo di rame, lungo cinque cubiti, e largo cinque cubiti, e alto tre cubiti; e l’avea posto in mezzo del Cortile. Egli adunque si presentò sopra esso, e si mise inginocchione in presenza di tutta la raunanza d’Israele, e spiegò le palme delle sue mani verso il cielo, e disse: O Signore Iddio d’Israele, non vi è alcun dio pari a te, nè in cielo, nè in terra, che osservi il patto e la benignità inverso i tuoi servitori, che camminano davanti a te con tutto il cuor loro; che hai attenuto a Davide, mio padre, tuo servitore, ciò che tu gli avevi detto; e ciò che tu avevi pronunziato con la tua bocca, tu l’hai adempiuto con la tua mano, come oggi appare. Ora dunque, o Signore Iddio d’Israele, osserva al tuo servitore Davide, mio padre, ciò che tu gli hai promesso, dicendo: Ei non ti verrà giammai meno, nel mio cospetto, uomo che segga sopra il trono d’Israele; purchè i tuoi figliuoli prendano guardia alla via loro, per camminar nella mia Legge, come tu sei camminato nel mio cospetto. Ora dunque, o Signore Iddio d’Israele, sia verificata la tua parola che tu hai pronunziata a Davide, tuo servitore. Ma pur veramente abiterà Iddio con gli uomini in su la terra? ecco, i cieli, ed i cieli de’ cieli, non ti possono comprendere; quanto meno questa Casa, la quale io ho edificata? Ma pure, o Signore Iddio mio, riguarda alla preghiera, ed alla supplicazione del tuo servitore, per ascoltare il grido, e l’orazione la quale il tuo servitore fa nel tuo cospetto; acciocchè gli occhi tuoi sieno aperti giorno e notte verso questa Casa; verso il luogo nel quale tu hai detto di mettere il tuo Nome; per esaudir l’orazione che il tuo servitore farà, volgendosi verso questo luogo. Esaudisci adunque le supplicazioni del tuo servitore, e del tuo popolo Israele, quando ti faranno orazione, volgendosi verso questo luogo; esaudiscili, dal luogo della tua stanza, dal cielo; ed avendoli esauditi, perdona loro. Quando alcuno avrà peccato contro al suo prossimo, ed esso avrà da lui chiesto il giuramento, per farlo giurare; e il giuramento sarà venuto davanti al tuo Altare in questa Casa, porgi le orecchie dal cielo, ed opera, e giudica i tuoi servitori, per far la retribuzione al colpevole, e fargli ritornare in su la testa ciò ch’egli avrà fatto; e per assolvere il giusto, e rendergli secondo la sua giustizia. E quando il tuo popolo Israele sarà stato sconfitto dal nemico, perchè esso avrà peccato contro a te; se poi egli si converte, e dà gloria al tuo Nome, e ti fa orazione e supplicazione in questa Casa, porgi le orecchie dal cielo, e perdona al tuo popolo Israele il suo peccato, e riconducilo al paese che tu desti a lui ed a’ suoi padri. Quando il cielo sarà serrato, e non vi sarà pioggia, perchè avranno peccato contro a te; se ti fanno orazione volgendosi verso questo luogo, e dànno gloria al tuo Nome, e si convertono dai lor peccati, dopo che tu li avrai afflitti, porgi le orecchie dal cielo, e perdona a’ tuoi servitori, ed al tuo popolo Israele, il lor peccato, dopo che tu avrai loro insegnato il buon cammino, per lo quale hanno da camminare; e manda la pioggia in su la tua terra che tu hai data al tuo popolo per eredità. Quando vi sarà nel paese fame, o pestilenza, od arsura, o rubigine, o locuste, o bruchi; ovvero, quando i nemici del tuo popolo lo stringeranno nel paese della sua stanza; ovvero quando vi sarà qualunque piaga, e qualunque infermità; ascolta ogni orazione, ed ogni supplicazione di qualunque uomo, ovvero di tutto il tuo popolo Israele, quando ciascuno avrà conosciuta la sua piaga, e la sua doglia, ed avrà spiegate le palme delle sue mani verso questa Casa, ascolta dal cielo, stanza della tua abitazione, e perdona, e rendi a ciascuno secondo ogni sua via, secondo che tu avrai conosciuto il suo cuore perciocchè tu solo conosci il cuore de’ figliuoli degli uomini; acciocchè essi ti temano, per camminar nelle tue vie, tutto il tempo che viveranno in su la terra, che tu hai data ai nostri padri. Ascolta eziandio il forestiere che non sarà del tuo popolo Israele, e sarà venuto di lontan paese, per cagione del tuo gran Nome, e della tua man possente, e del tuo braccio steso; quando sarà venuto, ed avrà fatta orazione, volgendosi verso questa Casa; ascoltalo dal cielo, dalla stanza della tua abitazione, e fa’ secondo tutto quello di che quel forestiere ti avrà invocato; acciocchè tutti i popoli della terra conoscano il tuo Nome, per temerti come il tuo popolo Israele, e per conoscere che questa Casa che io ho edificata, si chiama del tuo Nome. Quando il tuo popolo sarà uscito in guerra contro a’ suoi nemici, per la via per la quale tu l’avrai mandato, e ti avrà fatta orazione, volgendosi verso questa città che tu hai eletta, e verso questa Casa che io ho edificata al tuo Nome, esaudisci dal cielo la sua orazione, e la sua supplicazione, e difendi la lor ragione. Quando avranno peccato contro a te conciossiachè non vi sia niun uomo che non pecchi, e tu ti sarai adirato contro a loro, e li avrai messi in poter del nemico; e quelli che li avranno presi, li avranno menati in cattività, in alcun paese, lontano o vicino, se nel paese nel quale saranno stati menati in cattività, si ravveggono, e si convertono, e ti supplicano nel paese della lor cattività, dicendo: Noi abbiamo peccato, noi abbiamo operato iniquamente, e siamo colpevoli; se si convertono a te con tutto il cuor loro, e con tutta l’anima loro, nel paese della lor cattività, dove saranno stati menati prigioni; e fanno orazione, volgendosi verso il lor paese, che tu hai dato a’ lor padri, e verso questa città, che tu hai eletta, e verso questa Casa, che io ho edificata al tuo Nome; esaudisci dal cielo, dalla stanza della tua abitazione, la loro orazione, e le lor supplicazioni, e difendi la lor ragione, e perdona al tuo popolo che avrà peccato contro a te. Ora, o Dio mio, sieno, ti prego, gli occhi tuoi aperti, e le tue orecchie attente all’orazione fatta in questo luogo. Ed ora, o Signore Iddio, levati per entrar nel tuo riposo, tu, e l’Arca della tua forza; o Signore Iddio, sieno i tuoi sacerdoti vestiti di vestimenti di salvezza, e rallegrinsi i tuoi santi del bene. O Signore Iddio, non negare al tuo unto la sua richiesta; ricordati delle benignità promesse a Davide, tuo servitore ORA, quando Salomone ebbe finito di far la sua orazione, il fuoco scese dal cielo, e consumò l’olocausto, e gli altri sacrificii; e la gloria del Signore riempiè la Casa. E i sacerdoti non potevano entrar dentro alla Casa del Signore; perciocchè la gloria del Signore avea riempiuta la Casa del Signore. E tutti i figliuoli d’Israele, avendo veduto scendere il fuoco, e veggendo la gloria del Signore sopra la Casa, si prostesero con la faccia verso terra, sopra il pavimento, e adorarono, e si misero a celebrare il Signore, dicendo: Ch’egli è buono, e che la sua benignità è in eterno. E il re e tutto il popolo sacrificarono sacrificii nel cospetto del Signore. E il re Salomone fece un sacrificio di ventiduemila buoi, e di cenventimila pecore. E così il re e tutto il popolo dedicarono la Casa di Dio. E i sacerdoti stavano quivi facendo i loro ufficii; come anche i Leviti con gli strumenti musicali del Signore, i quali il re Davide avea fatti per celebrare il Signore, dicendo: Che la sua benignità è in eterno; avendo i salmi di Davide in mano; i sacerdoti ancora sonavano con le trombe dirimpetto a loro; e tutto Israele stava in piè. E Salomone consacrò il mezzo del Cortile, ch’era davanti alla Casa del Signore; perciocchè offerse quivi gli olocausti, e i grassi de’ sacrificii da render grazie; perciocchè nell’Altar di rame, che Salomone avea fatto, non potevano capir gli olocausti, e le offerte, ed i grassi. E in quel tempo Salomone celebrò la festa solenne per sette giorni, insieme con tutto Israele, ch’era una grandissima raunanza, raccolta dall’entrar di Hamat fino al torrente di Egitto. E l’ottavo giorno appresso, celebrarono la solenne raunanza; perciocchè per sette giorni aveano celebrata la dedicazione dell’Altare, e per sette altri giorni celebrarono la festa solenne. E nel ventesimoterzo giorno del settimo mese, Salomone rimandò alle sue stanze il popolo allegro e lieto di cuore, per lo bene che il Signore avea fatto a Davide ed a Salomone, ed al suo popolo Israele. ORA, dopo che Salomone ebbe finita la Casa del Signore, e la casa reale, ed ebbe avuta prospera riuscita di tutto ciò che gli venne in cuore di far nella Casa del Signore, e nella sua casa, il Signore gli apparve di notte, e gli disse: Io ho esaudita la tua orazione, e mi ho eletto questo luogo per Casa di sacrificio. Se io serro il cielo, talchè non vi sia pioggia; ovvero, se comando alle locuste di mangiar la terra; ovvero, se mando la pestilenza fra il mio popolo; e il mio popolo, il quale è chiamato del mio Nome, si umilia, e mi fa orazione, e ricerca la mia faccia, e si converte dalle sue vie malvage; io l’esaudirò dal cielo, e gli perdonerò i suoi peccati, e risanerò il suo paese. Ora saranno gli occhi miei aperti, e le mie orecchie attente alle orazioni fatte in questo luogo. Ed ora io ho eletta e santificata questa Casa, acciocchè il mio Nome sia quivi in perpetuo; e gli occhi miei ed il mio cuore saranno del continuo là. E quant’è a te, se tu cammini nel mio cospetto, come è camminato Davide, tuo padre, per far tutto quello che io ti ho comandato, ed osservi i miei statuti e le mie leggi, io altresì stabilirò il trono del tuo reame, come io ho patteggiato con Davide, tuo padre, dicendo: Non ti verrà giammai meno uomo che signoreggi sopra Israele. Ma, se voi vi rivolgete indietro, ed abbandonate i miei statuti, ed i miei comandamenti, i quali io vi ho proposti, e andate a servire ad altri dii, e li adorate; io vi divellerò d’in su la mia terra che io vi ho data, e rigetterò dal mio cospetto questa Casa che io ho consacrata al mio Nome, e la metterò in proverbio ed in favola fra tutti i popoli. E questa Casa che sarà stata eccelsa, sarà in istupore a tutti coloro che passeranno appresso di essa; ed essi diranno: Perchè ha fatto il Signore così a questo paese ed a questa Casa? E si dirà: Perciocchè hanno abbandonato il Signore Iddio de’ lor padri, il quale li trasse fuor del paese di Egitto, e si sono attenuti ad altri dii, e li hanno adorati, ed hanno lor servito: per ciò egli ha fatto venire sopra loro tutto questo male ORA in capo de’ vent’anni, ne’ quali Salomone avea edificata la Casa del Signore e la sua, Salomone riedificò le città che Huram gli avea date, e vi fece abitare de’ figliuoli d’Israele. Poi Salomone andò in Hamat di Soba, e l’occupò. Ed edificò Tadmor nel deserto, insieme con tutte le città da magazzini, le quali egli edificò in Hamat. Riedificò anche Bet-horon disopra, e Bet-horon disotto, città forti di mura, di porte, e di sbarre. Riedificò ancora Baalat, e tutte le città de’ suoi magazzini, e tutte le città dove erano i carri, e quelle dove stavano le genti a cavallo; ed in somma, tutto ciò ch’egli ebbe desiderio di edificare in Gerusalemme, e nel Libano, ed in tutto il paese della sua signoria. E Salomone fece tributario tutto il popolo ch’era rimasto degli Hittei, e degli Amorrei, e de’ Ferizzei, e degli Hivvei, e de’ Gebusei, i quali non erano d’Israele; cioè, de’ figliuoli di coloro che erano rimasti dopo loro nel paese, i quali i figliuoli d’Israele non aveano distrutti; e son rimasti tributari infino a questo giorno. Ma d’infra i figliuoli d’Israele, i quali Salomone non fece servi, per lavorare a’ suoi lavori perciocchè essi erano uomini di guerra, e colonnelli de’ suoi capitani, e capi de’ suoi carri, e della sua cavalleria; costoro furono capi de’ commissari del re Salomone, cioè: dugencinquanta, i quali aveano il reggimento di quella gente. Or Salomone fece salire la figliuola di Faraone dalla città di Davide, nella casa ch’egli le avea edificata; perciocchè disse: La mia moglie non abiterà nella casa di Davide, re d’Israele; perciocchè i luoghi, ne’ quali l’Arca del Signore è entrata, son santi Allora Salomone offerse olocausti al Signore, sopra l’Altar del Signore, il quale egli avea edificato davanti al portico. Egli offeriva eziandio di giorno in giorno ciò che si conveniva offerire secondo il comandamento di Mosè, nei sabati, e nelle calendi, e nelle feste solenni, tre volte l’anno; nella festa degli azzimi, e nella festa delle settimane, e nella festa de’ tabernacoli. E costituì, secondo l’ordine di Davide, suo padre, i sacerdoti nel lor ministerio, secondo i loro spartimenti; ed i Leviti ne’ loro uffici, per lodare il Signore, e per ministrar davanti a’ sacerdoti, secondo che si conveniva fare per ciascun giorno; e i portinai, secondo i loro spartimenti per ciascuna porta; perciocchè tale era stato il comandamento di Davide, uomo di Dio. Ei non si deviò punto dal comandamento del re, intorno a’ sacerdoti, ed a’ Leviti, nè intorno ad alcun’altra cosa, nè intorno a’ tesori. Ora l’apparecchio di tutta l’opera di Salomone era già fatto, dal giorno che la Casa del Signore fu fondata, finchè fu compiuta. E quando la Casa del Signore fu finita, allora Salomone andò in Esion-gheber, ed in Elot, in sul lito del mare, nel paese di Edom. E Huram gli mandò, per i suoi servitori, materie da far navi, e marinari intendenti; i quali andarono, co’ servitori di Salomone, in Ofir, e tolsero di là trecencinquanta talenti d’oro, e li condussero al re Salomone OR la regina di Seba, avendo intesa la fama di Salomone, venne in Gerusalemme, con grandissimo seguito, e con cammelli che portavano aromati, e gran quantità d’oro e di pietre preziose, per far prova di Salomone con enimmi; e venne a Salomone, e parlò con lui di tutto quello che avea nel cuore. E Salomone le dichiarò tutte le cose ch’ella propose; e non vi fu cosa alcuna occulta a Salomone, ch’egli non le dichiarasse. Laonde la regina di Seba, veggendo la sapienza di Salomone, e la casa che egli avea edificata, e le vivande della sua tavola, e le stanze de’ suoi servitori, e l’ordine del servigio de’ suoi ministri, e i lor vestimenti, e i suoi coppieri, e i lor vestimenti; e ciò ch’egli offeriva nella Casa del Signore, svenne tutta. E disse al re: Ciò che io avea inteso nel mio paese de’ fatti tuoi e della tua sapienza, era ben la verità; ma io non credeva ciò che se ne diceva, finchè non son venuta, e che gli occhi miei non l’hanno veduto. Or ecco, non mi era stata rapportata la metà della grandezza della tua sapienza; tu sopravanzi la fama che io ne avea intesa. Beati gli uomini tuoi e beati questi tuoi servitori che stanno del continuo davanti alla tua faccia, e odono la tua sapienza. Benedetto sia il Signore Iddio tuo, il quale ti ha gradito, per metterti sopra il suo trono, per esser re nel Nome del Signore; per l’amore che l’Iddio tuo porta ad Israele, per istabilirlo in perpetuo, egli ti ha costituito re sopra esso, per far ragione e giustizia. Ed ella diede al re centoventi talenti d’oro, e grandissima quantità di aromati e di pietre preziose; e mai più non si videro tali aromati, quali la regina di Seba donò al re Salomone. Oltre a ciò, i servitori di Huram, e i servitori di Salomone che aveano portato di Ofir dell’oro, portarono anche del legno di Algummim, e delle pietre preziose. E il re adoperò quel legno di Algummim negli anditi che conducevano alla Casa del Signore, ed alla casa reale; e in far cetere e salteri per li cantori. Cotal legno non era mai per addietro stato veduto nel paese di Giuda. Il re Salomone altresì diede alla regina di Seba tutto ciò ch’ella ebbe a grado, e che gli chiese, fuor delle cose ch’ella gli avea portate. Poi ella si rimise in cammino, e co’ suoi servitori se ne andò al suo paese ORA il peso dell’oro che veniva a Salomone ogni anno, era di seicensessantasei talenti d’oro, oltre a quello che traeva da’ gabellieri, e ciò che gli portavano i mercatanti. Tutti i re dell’Arabia, ed i signori del paese, portavano anch’essi oro ed argento a Salomone. E il re Salomone fece fare dugento pavesi d’oro battuto, in ciascuno dei quali impiegò seicento sicli d’oro battuto; e trecento scudi d’oro battuto, in ciascuno de’ quali impiegò trecento sicli d’oro. E li mise nella casa del bosco del Libano. Il re fece, oltre a ciò, un gran trono d’avorio, il quale egli coperse d’oro puro. E quel trono avea sei gradi, ed uno scannello, attaccati con oro al trono; e nel luogo del seggio vi erano degli appoggiatoi di qua e di là; e due leoni erano posti presso di quegli appoggiatoi. Vi erano eziandio dodici leoni, posti quivi sopra i sei gradi, di qua e di là. Niuno tale fu mai fatto in alcun regno. E tutti i vasellamenti della credenza del re Salomone erano d’oro; parimente tutti i vasellamenti della casa del bosco del Libano erano d’oro fino; nulla era d’argento; l’argento non era in alcuna stima al tempo di Salomone. Perciocchè il re avea delle navi, che facevano viaggi in Tarsis, co’ servitori di Huram; in tre anni una volta quelle navi di Tarsis venivano; portando oro ed argento, ed avorio, e scimmie, e pappagalli. Così il re Salomone fu, in ricchezze ed in sapienza, il più grande d’ogni altro re della terra. E tutti i re della terra cercavano di veder Salomone, per intender la sapienza di esso, la quale Iddio gli avea messa nel cuore. E ciascun d’essi gli portava anno per anno il suo presente, vasellamenti d’argento, e vasellamenti d’oro, e vestimenti, armature, ed aromati, cavalli, e muli. Salomone avea eziandio quattromila stalle da tener cavalli e carri; e dodicimila cavalieri, i quali egli stanziò per le città ordinate per li carri, ed appresso di sè, in Gerusalemme. Ed egli signoreggiava sopra tutti i re, dal Fiume fino al paese de’ Filistei, e fino al confine di Egitto. E il re fece che l’argento era in moltitudine in Gerusalemme come le pietre, e i cedri come i sicomori che son per la campagna. E si traevano di Egitto, e d’ogni altro paese, cavalli per Salomone. QUANT ‘è al rimanente de’ fatti di Salomone, primi ed ultimi; queste cose non sono esse scritte nel libro del profeta Natan, e nella profezia di Ahia Silonita, e nella visione del veggente Iddo intorno a Geroboamo, figliuolo di Nebat? Or Salomone regnò in Gerusalemme sopra tutto Israele quarant’anni. Poi giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide, suo padre; e Roboamo, suo figliuolo, regnò in luogo suo E ROBOAMO andò in Sichem; perciocchè tutto Israele era ventuo in Sichem, per istabilirlo re. E quando Geroboamo, figliuolo di Nebat, ch’era in Egitto, ove era fuggito d’innanzi al re Salomone, ebbe ciò inteso, egli se ne ritornò di Egitto; perciocchè gl’Israeliti l’aveano mandato a chiamare. Geroboamo adunque, e tutto Israele, vennero, e parlarono a Roboamo, dicendo: Tuo padre ci ha posto addosso un grave giogo; ma tu, alleviaci ora dalla dura servitù di tuo padre, e dal suo grave giogo, il quale egli ci ha posto addosso, e noi ti saremo soggetti. Ed egli disse loro: Di qui a tre giorni ritornate a me. E il popolo se ne andò. E il re Roboamo si consigliò co’ vecchi, ch’erano stati ministri di Salomone, suo padre, mentre era in vita, dicendo: Come consigliate voi che si risponda a questo popolo? Ed essi gli risposero, dicendo: Se tu ti mostri benigno inverso questo popolo, e gli compiaci, e gli dài buone parole, essi ti saranno soggetti in perpetuo. Ma egli, lasciato il consiglio che i vecchi gli aveano dato, si consigliò co’ giovani ch’erano stati allevati con lui, ed erano suoi ministri ordinari; e disse loro: Che consigliate voi che rispondiamo a questo popolo, il qual m’ha parlato, dicendo: Alleviaci dal giogo che tuo padre ha posto sopra noi? Ed i giovani ch’erano stati allevati con lui, gli risposero, dicendo: Di’ così a questo popolo che t’ha parlato, dicendo: Tuo padre ci ha posto addosso un grave giogo; ma tu, alleviacene; di’ loro così: Il mio piccol dito è più grosso che i lombi di mio padre. Ora dunque, mio padre vi ha caricato addosso un grave giogo, ma io lo farò vie più grave; mio padre vi ha gastigati con isferze, ma io vi gastigherò con flagelli pungenti E il terzo giorno appresso, Geroboamo e tutto il popolo, vennero a Roboamo, secondo che il re avea parlato, dicendo; Ritornate a me di qui a tre giorni. E il re Roboamo rispose loro aspramente, e lasciò il consiglio de’ vecchi. E parlò loro secondo il consiglio de’ giovani, dicendo: Mio padre vi ha posto addosso un grave giogo, ma io lo farò vie più grave; mio padre vi ha castigati con isferze, ma io vi castigherò con flagelli pungenti. Il re adunque non acconsentì al popolo; perciocchè questo era cagionato dal Signore Iddio, per adempier la sua parola, la quale egli avea pronunziata, per Ahia Silonita, a Geroboamo, figliuolo di Nebat. E quando tutto il popolo d’Israele ebbe veduto che il re non avea loro acconsentito, rispose al re, dicendo: Qual parte abbiamo noi in Davide? noi non abbiamo alcuna ragione di eredità nel figliuolo d’Isai; o Israele, vadasene ciascuno alle sue stanze; o Davide, provvedi ora alla tua casa. Così tutto Israele se ne andò alle sue stanze. Ma quant’è a’ figliuoli d’Israele che abitavano nelle città di Giuda, Roboamo regnò sopra loro. E il re Roboamo mandò a’ figliuoli d’Israele Hadoram, ch’era sopra i tributi; ma essi lo lapidarono, onde egli morì. Allora il re Roboamo salì prestamente sopra un carro, e se ne fuggì in Gerusalemme. Così Israele si ribellò dalla casa di Davide, ed è rimasto così fino a questo giorno Roboamo adunque essendo giunto in Gerusalemme, raunò la casa di Giuda e di Beniamino in numero di centottantamila uomini di guerra scelti, per combattere contro ad Israele, per ridurre il regno sotto l’ubbidienza di Roboamo. Ma la parola del Signore fu indirizzata a Semaia, uomo di Dio, dicendo: Di’ a Roboamo, figliuolo di Salomone, re di Giuda, ed a tutti gl’Israeliti, che sono in Giuda ed in Beniamino: Così ha detto il Signore: Non salite, e non combattete contro a’ vostri fratelli; ritornatevene ciascuno a casa sua; perciocchè questa cosa è proceduta da me. Ed essi ubbidirono alle parole del Signore, e se ne ritornarono, senza andare contro a Geroboamo. E ROBOAMO abitò in Gerusalemme, ed edificò delle città in Giuda per fortezze. Ed edificò Bet-lehem, ed Etam, e Tecoa, e Bet-sur, e Soco, ed Adullam, e Gat, e Maresa, e Zif, ed Adoraim, e Lachis, ed Azeca, e Sora, ed Aialon, ed Hebron, ch’erano città forti in Giuda ed in Beniamino. Così fortificò queste fortezze, e vi mise de’ capitani, e de’ magazzini di vittuaglia, e d’olio e di vino. E in ciascuna città mise degli scudi e delle lance; e le fortificò grandemente. Così Giuda e Beniamino furono a lui Or i sacerdoti ed i Leviti ch’erano in tutto il paese d’Israele si ridussero appresso di lui da tutte le lor contrade. Perciocchè i Leviti lasciarono i lor contadi, e le lor possessioni, ed andarono in Giuda ed in Gerusalemme; perciocchè Geroboamo ed i suoi figliuoli li scacciarono, acciocchè non esercitassero più il sacerdozio al Signore. E Geroboamo si costituì de’ sacerdoti per gli alti luoghi, e per li demoni, e per li vitelli ch’egli fece. E, dopo que’ Leviti, quelli d’infra tutte le tribù d’Israele che disposero l’animo loro a cercare il Signore Iddio d’Israele, vennero in Gerusalemme, per sacrificare al Signore Iddio de’ lor padri; e fortificarono il regno di Giuda, e rinforzarono Roboamo, figliuolo di Salomone, per lo spazio di tre anni; perciocchè camminarono nella via di Davide e di Salomone, lo spazio di tre anni. Or Roboamo si prese per moglie Mahalat, figliuola di Ierimot, figliuolo di Davide, ed Abihail, figliuola di Eliab, figliuolo d’Isai; la quale gli partorì questi figliuoli, cioè: Ieus, e Semaria, e Zaham. E, dopo lei, prese Maaca, figliuola di Absalom, la quale gli partorì Abia, ed Attai, e Ziza, e Selomit. E Roboamo amò Maaca, figliuola di Absalom, sopra tutte le sue altre mogli e concubine; conciossiachè egli avesse prese diciotto mogli, e sessanta concubine; onde generò ventotto figliuoli, e sessanta figliuole. E Roboamo costituì Abia, figliuolo di Maaca, per capo della sua casa, per principe sopra i suoi fratelli; perciocchè intendeva di farlo re. E prudentemente si avvisò di dispergere tutti i suoi figliuoli per tutte le contrade di Giuda e di Beniamino, per tutte le città forti; ed assegnò loro da vivere abbondantemente, e procacciò loro molte mogli ORA quando il regno di Roboamo fu stabilito e fortificato, egli, insieme con tutto Israele, lasciò la Legge del Signore. Laonde l’anno quinto del re Roboamo, Sisac, re di Egitto, salì contro a Gerusalemme perciocchè essi aveano misfatto contro al Signore, con mille dugento carri, e con sessantamila cavalieri, e popolo senza fine, ch’era venuto con lui di Egitto, Libii, Succhei, ed Etiopi; e prese le città forti di Giuda, e venne fino in Gerusalemme. Allora il profeta Semaia venne a Roboamo, ed a’ capi di Giuda, i quali si erano raccolti in Gerusalemme, d’innanzi a Sisac, e disse loro: Così ha detto il Signore: Voi mi avete abbandonato, ed io altresì vi ho abbandonati in mano di Sisac. Ed i capi d’Israele, e il re, si umiliarono, e dissero: Il Signore è giusto. E il Signore vide che si erano umiliati. E la parola del Signore fu indirizzata a Semaia, dicendo: Essi si sono umiliati; io non li distruggerò, ma fra poco darò loro salvezza; e l’ira mia non si verserà sopra Gerusalemme per mano di Sisac. Nondimeno essi gli saranno servi; e conosceranno la differenza che vi è tra il servirmi, e il servire a’ regni della terra. Sisac adunque, re di Egitto, salì contro a Gerusalemme, e prese i tesori della Casa del Signore, ed i tesori della casa del re; egli prese ogni cosa; prese ancora gli scudi d’oro che Salomone avea fatti. E il re Roboamo fece degli scudi di rame, in luogo di quelli, e li rimise in man de’ capitani de’ sergenti, che facevano la guardia alla porta della casa reale. E quando il re entrava nella Casa del Signore, i sergenti venivano, e li levavano; e poi li riportavano nella loggia de’ sergenti. Così, perchè egli si umiliò, l’ira del Signore si stolse da lui, ed egli non volle fare una intiera distruzione; ed anche certo in Giuda vi erano di buone cose Il re Roboamo adunque si fortificò in Gerusalemme, e regnò; perciocchè egli era d’età di quarantun’anno, quando cominciò a regnare, e regnò diciassette anni in Gerusalemme, città la quale il Signore avea eletta d’infra tutte le tribù d’Israele, per mettervi il suo Nome. E il nome di sua madre era Naama Ammonita. Ed egli fece ciò che è male; perciocchè non dispose l’animo suo a ricercare il Signore. Ora, quant’è a’ fatti di Roboamo, primi ed ultimi, non sono essi scritti nel libro del profeta Semaia, e fra le genealogie d’Iddo veggente? come ancora le guerre che furono del continuo fra Roboamo e Geroboamo? E Roboamo giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide; ed Abia, suo figliuolo, regnò in luogo suo L’ANNO diciottesimo del re Geroboamo, Abia cominciò a regnare sopra Giuda. Egli regnò tre anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Micaia, figliuola di Uriel, da Ghibea. Or vi fu guerra fra Abia e Geroboamo. Ed Abia venne a battaglia con un esercito di quattrocentomila combattenti, tutti uomini scelti. E Geroboamo ordinò la battaglia contro a lui con ottocentomila combattenti, tutti uomini scelti. Ed Abia si levò in piè disopra al monte di Semaraim, che è nelle montagne di Efraim, e disse: O Geroboamo, e tutto Israle, ascoltatemi: Non dovete voi sapere che il Signore Iddio d’Israele ha dato a Davide il regno sopra Israele, in perpetuo? a lui, dico, ed a’ suoi figliuoli, per patto inviolabile? Ma Geroboamo, figliuolo di Nebat, servo di Salomone, figliuolo di Davide, si è levato, e si è ribellato contro al suo signore. E certi uomini da nulla e scellerati, si sono adunati appresso di lui, e si sono fortificati contro a Roboamo, figliuolo di Salomone, il quale essendo giovane, e di cuor molle, non ha contrastato loro valorosamente. Ed ora voi pensate di resistere ostinatamente al regno del Signore, che è fra le mani de’ figliuoli di Davide; perciocchè voi siete una gran moltitudine, ed avete con voi i vitelli d’oro che Geroboamo vi ha fatti per dii. Non avete voi scacciati i sacerdoti del Signore, i figliuoli d’Aaronne, ed i Leviti? e non vi avete voi fatti de’ sacerdoti nella maniera de’ popoli de’ paesi? chiunque si è presentato per consacrarsi con un giovenco, e con sette montoni? e così è divenuto sacerdote di quelli che non son dii. Ma quant’è a noi, il Signore è l’Iddio nostro, e noi non l’abbiamo abbandonato; ed i sacerdoti, che ministrano al Signore, sono figliuoli d’Aaronne; ed i Leviti sono impiegati a questa opera; ed ogni mattina, ed ogni sera ardono gli olocausti al Signore, co’ profumi degli aromati; ed ordinano i pani che si devono ordinare sopra la tavola pura; ed ogni sera accendono il candelliere d’oro con le sue lampane; perciocchè noi osserviamo ciò che il Signore ha ordinato; ma voi avete abbandonato il Signore. Ed ecco, Iddio è con noi in capo, insieme co’ suoi sacerdoti, e con le trombe di suono squillante, per sonar con esse contro a voi. Figliuoli d’Israele, non combattete contro al Signore Iddio de’ padri vostri; perciocchè voi non prosperete In quel mezzo Geroboamo fece volgere un agguato, perchè venisse sopra que’ di Giuda di dietro; talchè Giuda avea gl’Israeliti in fronte, e l’agguato alle spalle. E que’ di Giuda si rivoltarono, e videro ch’erano assaliti da fronte e dalle spalle; laonde gridarono al Signore, e i sacerdoti sonarono con le trombe. La gente di Giuda ancora gittò grida; e, come gittavano quelle grida, Iddio sconfisse Geroboamo e tutto Israele davanti ad Abia ed a Giuda. Ed i figliuoli d’Israele fuggirono d’innanzi a Giuda; e Iddio li diede loro nelle mani. Ed Abia ed il suo popolo li percossero d’una grande sconfitta; e caddero uccisi cinquecentomila uomini scelti d’Israele. Così i figliuoli d’Israele furono in quel tempo abbassati, ed i figliuoli di Giuda si rinforzarono; perciocchè si erano appoggiati sopra il Signore Iddio de’ padri loro. Ed Abia perseguitò Geroboamo, e gli prese alcune città: Betel, e le terre del suo territorio; Iesana, e le terre del suo territorio; ed Efraim, e le terre del suo territorio. E Geroboamo non ebbe più potere alcuno al tempo di Abia; e il Signore lo percosse, ed egli morì. Ed Abia si fortificò, e prese quattordici mogli, e generò ventidue figliuoli, e sedici figliuole. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Abia, e de’ suoi portamenti, e de’ suoi fatti; queste cose sono scritte nelle memorie del profeta Iddio ED Abia giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide; ed Asa, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Al suo tempo il paese ebbe riposo lo spazio di dieci anni. Ed Asa fece ciò che piace ed è grato al Signore Iddio suo. E tolse via gli altari, e gli alti luoghi degli stranieri, e spezzò le statue, e tagliò i boschi; e comandò a Giuda di ricercare il Signore Iddio dei suoi padri, e di mettere ad effetto la sua Legge ed i suoi comandamenti. Tolse eziandio via, da tutte le città di Giuda, gli alti luoghi ed i simulacri; e il regno ebbe riposo mentre egli visse. Ed egli edificò delle città di fortezza in Giuda; perciocchè il paese era in riposo; e in quel tempo non vi fu alcuna guerra contro a lui; perciocchè il Signore gli avea dato riposo. Laonde egli disse a Giuda: Edifichiamo queste città, ed intorniamole di mura, e di torri, e di porte, e di sbarre, mentre siamo padroni del paese; perciocchè noi abbiamo ricercato il Signore Iddio nostro; ed avendolo ricercato, egli ci ha dato riposo d’ogn’intorno. Così le edificarono, e prosperarono. Or Asa avea un esercito di trecentomila uomini di Giuda, che portavano scudo e lancia; e di dugentotrentamila di Beniamino, che portavano scudo e tiravano con l’arco; tutti uomini di valore E Zera Etiopo uscì, contro a loro con un esercito di mille migliaia d’uomini, e di trecento carri; e venne fino in Maresa. Ed Asa uscì incontro a lui; ed essi ordinarono la battaglia nella valle di Sefata, presso di Maresa. Allora Asa gridò al Signore Iddio suo, e disse: O Signore, appo te non vi è alcuna differenza di aiutare, così chi non ha forze alcune, come chi ne ha di grandi; soccorrici, o Signore Iddio nostro; perciocchè noi ci siamo appoggiati sopra te, e nel tuo Nome siamo venuti contro a questa moltitudine; tu sei il Signore Iddio nostro; non lasciare che l’uomo prevalga contro a te. Ed il Signore sconfisse gli Etiopi davanti ad Asa, e davanti a Giuda; e gli Etiopi fuggirono. Ed Asa, e la gente ch’era con lui, li perseguitarono fino in Gherar; e morirono tanti Etiopi ch’essi non si poterono più ristorare; perciocchè furono rotti dal Signore, e dal suo esercito; e ne furono portate spoglie in grandissima quantità. Percossero anche tutte le città ch’erano d’intorno a Gherar; perciocchè lo spavento del Signore era sopra loro; e predarono tutte quelle città; perciocchè vi era dentro una grande preda. Percossero ancora le tende delle mandre, e ne menarono pecore, e cammelli, in gran numero. Poi se ne tornarono in Gerusalemme ALLORA lo Spirito di Dio fu sopra Azaria, figliuolo di Oded; ed egli uscì incontro ad Asa, e gli disse: Ascoltatemi, Asa, e tutto Giuda, e Beniamino; il Signore è stato con voi, mentre voi siete stati con lui; e se voi, lo ricercate, voi lo troverete; ma, se voi l’abbandonate, egli vi abbandonerà. Or Israele è stato un lungo tempo senza il vero Dio, e senza sacerdote che insegnasse, e senza Legge. Ma quando, essendo distretto, egli si è convertito al Signore Iddio d’Israele, e l’ha ricercato, egli l’ha trovato. Or in que’ tempi non vi era pace alcuna per coloro che andavano e che venivano; perciocchè turbamenti erano fra tutti gli abitanti dei paesi. Ed una nazione era conquisa dall’altra nazione, ed una città dall’altra città; perciocchè Iddio li dibatteva con ogni sorte di tribolazioni. Ma voi, confortatevi, e le vostre mani non diventino rimesse; perciocchè vi è premio per l’opera vostra E, quando Asa ebbe udite queste parole, e la profezia del profeta Oded, egli si fortificò, e tolse via le abbominazioni da tutto il paese di Giuda, e di Beniamino, e dalle città ch’egli avea prese del monte di Efraim; e rinnovò l’Altar del Signore, ch’era davanti al portico del Signore. Poi raunò tutto Giuda, e Beniamino, e que’ di Efraim, e di Manasse, e di Simeone, che dimoravano con loro; perciocchè molti si erano rivolti da parte sua, veggendo che il Signore Iddio suo era con lui. Essi adunque si raunarono in Gerusalemme, nel terzo mese dell’anno quintodecimo del regno di Asa. Ed in quel dì sacrificarono al Signore, della preda che aveano menata, settecento buoi, e settemila pecore. E convennero in questo patto di ricercare il Signore Iddio de’ lor padri, con tutto il cuor loro, e con tutta l’anima loro; e che chiunque non ricercherebbe il Signore Iddio d’Israele, fosse fatto morire, piccolo o grande che egli fosse, uomo o donna; e giurarono al Signore con gran voce e grida di allegrezza, con trombe e corni. E tutto Giuda si rallegrò di quel giuramento; perciocchè giurarono con tutto il cuor loro, e cercarono il Signore con tutta la loro affezione, e lo trovarono; e il Signore diede loro riposo d’ogn’intorno. Il re Asa rimosse ancora Maaca, sua madre, dal governo; perciocchè ella avea fatto un idolo per un bosco; ed Asa spezzò l’idolo di essa, e lo tritò, e l’arse nella valle di Chidron. Tuttavolta gli alti luoghi non furono tolti via d’Israele; ma pure il cuor di Asa fu intiero tutto il tempo della sua vita. Ed egli portò nella Casa di Dio le cose che suo padre avea consacrate, e quelle ancora ch’egli stesso avea consacrate; argento, ed oro, e vasellamenti. E non vi fu guerra alcuna fino all’anno trentacinquesimo del regno di Asa L’ANNO trentesimosesto del regno di Asa, Baasa, re d’Israele, salì contro a Giuda, ed edificò Rama, per non lasciar nè uscire nè entrare alcuno ad Asa, re di Giuda. Laonde Asa trasse fuori argento, ed oro, da’ tesori dalla Casa del Signore, e della casa reale, e lo mandò a Benhadad, re di Siria, il quale abitava in Damasco, dicendo: Siavi lega fra me e te come è stata fra tuo padre e mio padre; ecco, io ti mando oro ed argento; va’, rompi la lega che tu hai con Baasa, re d’Israele, acciocchè egli si ritragga da me. E Benhadad acconsentì al re Asa, e mandò i capitani de’ suoi eserciti contro alle città d’Israele; ed essi percossero Ion, e Dan, ed Abel-maim, e tutte le città da magazzini di Neftali. E quando Baasa ebbe ciò inteso, restò d’edificar Rama, e fece cessare il suo lavoro. Allora il re Asa prese tutto il popolo di Giuda; ed essi portarono via le pietre e il legname di Rama, la quale Baasa edificava; ed egli ne edificò Ghibea e Mispa Ed in quel tempo il veggente Hanani venne ad Asa, re di Giuda, e gli disse: Perciocchè tu ti sei appoggiato sopra il re di Siria, e non ti sei appoggiato sopra il Signore Iddio tuo, per ciò l’esercito del re di Siria ti è scampato dalle mani. Gli Etiopi ed i Libii non erano essi un grande esercito, con grandissimo numero di carri e di cavalieri? e pure, perchè tu ti appoggiasti sopra il Signore, egli te li diede nelle mani. Conciossiachè gli occhi del Signore corrano per tutta la terra, per mostrarsi potente in favor di coloro che hanno il cuore intiero inverso lui; tu hai follemente fatto in questa cosa; perciocchè da ora innanzi tu avrai sempre guerre. Ed Asa s’indegnò contro al veggente, e lo fece incarcerare; perciocchè era in gran cruccio contro a lui per ciò. Asa ancora oppressò in quel tempo alcuni del popolo. Or ecco, i fatti di Asa, primi ed ultimi, sono scritti nel libro dei re di Giuda e d’Israele. Ed Asa, l’anno trentanovesimo del suo regno, infermò de’ piedi, e la sua infermità fu strema, e pure ancora nella sua infermità egli non ricercò il Signore, anzi i medici. Ed Asa giacque co’ suoi padri, e morì l’anno quarantunesimo del suo regno; e fu seppellito nella sua sepoltura, la quale egli si avea cavata nella Città di Davide; e fu posto in un cataletto che egli avea empiuto d’aromati, e d’odori composti per arte di profumiere; e gliene fu arsa una grandissima quantità E GIOSAFAT, figliuolo di Asa, regnò in luogo suo, e si fortificò contro ad Israele. E pose delle schiere di gente di guerra per tutte le città forti di Giuda, e mise guernigioni nel paese di Giuda, e nelle città di Efraim, le quali Asa, suo padre, avea prese. E il Signore fu con Giosafat; perciocchè egli camminò nelle primiere vie di Davide, suo padre, e non ricercò i Baali. Anzi ricercò l’Iddio di suo padre, e camminò ne’ suoi comandamenti, e non fece come Israele. Laonde il Signore stabilì il reame nelle mani di esso; e tutto Giuda gli portava presenti talchè egli ebbe gran ricchezze e gloria. Ed egli elevò il cuor suo nelle vie del Signore; tolse ancora via di Giuda gli alti luoghi ed i boschi. E l’anno terzo del suo regno egli mandò d’infra i suoi principali ufficiali, Benhail, ed Obadia, e Zaccaria, e Natanaele, e Micaia; e con loro, questi Leviti: Semaia, e Netania, e Zebadia, e Asael, e Semiramot, e Gionatan, ed Adonia, e Tobia, e Tob-Adonia; e con loro, Elisama, e Gioram, sacerdoti, per ammaestrare il popolo nelle città di Giuda. Ed essi, avendo seco il libro della Legge del Signore, andarono ammaestrando il popolo di Giuda; e circuirono tutte le città di Giuda, ammaestrando il popolo E lo spavento del Signore fu sopra tutti i regni de’ paesi ch’erano d’intorno a Giuda; onde non fecero guerra a Giosafat. Da’ Filistei ancora gli erano portati presenti e tributo di argento; gli Arabi gli adducevano eziandio del minuto bestiame, cioè: settemila settecento montoni, e settemila settecento becchi. E Giosafat andò crescendo sommamente; ed edificò in Giuda castella, e città da magazzini. Ed ebbe di gran beni nelle città di Giuda; e degli uomini di guerra prodi e valenti, in Gerusalemme. E questa è la descrizione di essi, secondo le lor case paterne: Di Giuda, i capi delle migliaia furono il capitano Adna, il quale avea sotto di sè trecentomila uomini prodi e valenti; e dopo lui, il capitano Iohanan, il quale avea sotto di sè dugentottantamila uomini; e dopo lui Amasia, figliuolo di Zicri, il quale si era volontariamente consacrato al Signore, ed avea sotto di sè dugentomila uomini prodi e valenti. E di Beniamino, Eliada, uomo prode e valente, il quale avea sotto di sè dugentomila uomini, armati d’archi e di scudi; e dopo lui, Iozabad, il quale avea sotto di sè centottantamila uomini in ordine per la guerra. Questi erano coloro che servivano al re; oltre a quelli ch’egli avea posti nelle fortezze per tutto il paese di Giuda ORA Giosafat, avendo di gran ricchezze e gloria, s’imparentò con Achab, e in capo di alquanti anni egli andò ad Achab in Samaria. Ed Achab fece ammazzar pecore e buoi, in grandissimo numero, per lui, e per la gente ch’era con lui; e l’indusse ad andar contro a Ramot di Galaad. Ed Achab, re d’Israele, disse a Giosafat, re di Giuda: Andrai tu meco contro a Ramot di Galaad? Ed egli gli disse: Fa’ conto di me come di te, e della mia gente come della tua; noi saremo teco in questa guerra Poi Giosafat disse al re d’Israele: Deh! domanda oggi la parola del Signore. E il re d’Israele adunò i profeti, in numero di quattrocent’uomini, e disse loro: Andremo noi alla guerra contro a Ramot di Galaad, o me ne rimarrò io? Ed essi dissero: Va’; perciocchè Iddio la darà nelle mani del re. Ma Giosafat disse: Non evvi qui più alcun profeta del Signore, il quale domandiamo? E il re d’Israele disse a Giosafat: Ei vi è bene ancora un uomo, per lo quale potremmo domandare il Signore; ma io l’odio; perciocchè egli non mi profetizza giammai in bene, ma sempre in male; egli è Mica, figliuolo d’Imla. E Giosafat disse: Il re non dica così. Allora il re d’Israele chiamò un eunuco, e gli disse: Fa’ prestamente venir Mica, figliuolo di Imla. Or il re d’Israele, e Giosafat, re di Giuda, sedevano ciascuno sopra il suo seggio, vestiti di vestimenti reali, nell’aia ch’è all’entrata della porta di Samaria; e tutti i profeti profetizzavano in presenza loro. E Sedechia, figliuolo di Chenaana, si avea fatte delle corna di ferro, e disse: Così ha detto il Signore: Con queste corna tu cozzerai i Sirii, finchè tu li abbi distrutti. E tutti quei profeti profetizzavano in quella stessa maniera, dicendo: Sali contro a Ramot di Galaad, e tu prospererai; e il Signore la darà nelle mani del re. Or il messo ch’era andato a chiamar Mica, gli parlò, dicendo: Ecco, le parole de’ profeti, come d’una medesima bocca, predicono del bene al re; deh! sia dunque il tuo parlare conforme al parlare dell’uno di essi, predicigli del bene. Ma Mica disse: Come il Signore vive, io dirò ciò che l’Iddio mio mi avrà detto. Egli adunque venne al re. E il re gli disse: Mica, andremo noi alla guerra contro a Ramot di Galaad, o me ne rimarrò io? Ed egli gli disse: Andate pure, e voi prospererete, ed essi vi saranno dati nelle mani. E il re gli disse: Fino a quante volte ti scongiurerò io, che tu non mi dica altro che la verità nel Nome del Signore? Allora egli disse: Io vedeva tutto Israele sparso su per li monti, come pecore che non hanno pastore. E il Signore diceva: Costoro son senza signore; ritornisene ciascuno a casa sua in pace. E il re d’Israele disse a Giosafat: Non ti dissi io ch’egli non mi profetizzerebbe bene alcuno, anzi del male? E Mica disse: Perciò, ascoltate la parola del Signore: Io vedeva il Signore assiso sopra il suo trono, e tutto l’esercito del cielo, che gli stava appresso a destra ed a sinistra. E il Signore diceva: Chi indurrà Achab, re d’Israele, acciocchè salga contro a Ramot di Galaad, e vi muoia? Poi Mica disse: L’uno diceva in una maniera, e l’altro in un’altra. Allora uno spirito uscì fuori, e si presentò davanti al Signore, e disse: Io ce l’indurrò. E il Signore gli disse: Come? Ed egli disse: Io uscirò fuori, e sarò spirito di menzogna nella bocca di tutti i suoi profeti. E il Signore disse: Sì, tu l’indurrai, ed anche ne verrai a capo; esci pur fuori, e fa’ così. Ora dunque, ecco, il Signore ha messo uno spirito di menzogna nella bocca di questi tuoi profeti; ma il Signore ha pronunziato del male contro a te. Allora Sedechia, figliuolo di Chenaana, si fece avanti, e percosse Mica in su la guancia, e disse: Per qual via si è partito lo Spirito del Signore da me, per parlar teco? E Mica disse: Ecco, tu il vedrai al giorno che tu te n’entrerai di camera in camera, per appiattarti. E il re d’Israele disse: Pigliate Mica, e menatelo ad Amon, capitano della città, ed a Gioas, figliuolo del re. E dite loro: Così ha detto il re: Mettete costui in prigione, e cibatelo di pane e d’acqua, strettamente, finchè io ritorni in pace. E Mica disse: Se pur tu ritorni in pace, il Signore non avrà parlato per me. Poi disse: Voi popoli tutti, ascoltate Il re d’Israele adunque, e Giosafat, re di Giuda, salirono contro a Ramot di Galaad. E il re d’Israele disse a Giosafat: Io mi travestirò, e così entrerò nella battaglia; ma tu, vestiti delle tue vesti. Il re d’Israele adunque si travestì, e così entrarono nella battaglia. Or il re di Siria avea comandato ai capitani de’ suoi carri, che non combattessero contro a piccolo, nè contro a grande; me contro al re d’Israele solo. Perciò, quando i capitani de’ carri ebber veduto Giosafat, dissero: Egli è il re d’Israele; e si voltarono a lui, per combattere contro a lui; ma Giosafat gridò, e il Signore l’aiutò, e Iddio indusse coloro a ritrarsi da lui. Quando dunque i capitani de’ carri ebber veduto ch’egli non era il re d’Israele, si rivolsero indietro da lui. Allora qualcuno tirò con l’arco a caso, e ferì il re d’Israele fra le falde e la corazza; laonde egli disse al suo carrettiere: Volta la mano, e menami fuor del campo; perciocchè io son ferito. Ma la battaglia si rinforzò in quel dì, onde il re d’Israele si rattenne nel carro incontro a’ Siri, fino alla sera; e nell’ora del tramontar del sole morì E GIOSAFAT, re di Giuda, ritornò sano e salvo a casa sua in Gerusalemme. Allora il veggente Iehu, figliuolo di Hanani, gli uscì incontro, e gli disse: Si conviene egli dar soccorso ad un empio? Ti si conviene egli amar quelli che odiano il Signore? Perciò dunque vi è ira contro a te da parte del Signore. Ma pure in te si son trovate di buone cose; conciossiachè tu abbi tolti via dal paese i boschi, ed abbi disposto il cuor tuo a ricercare Iddio. E GIOSAFAT, essendo dimorato alquanto tempo in Gerusalemme, andò di nuovo attorno fra il popolo, da Beerseba fino al monte di Efraim, e li ridusse al Signore Iddio de’ lor padri E costituì de’ giudici nel paese, per tutte le città forti di Giuda, di città in città. E disse a’ giudici: Riguardate ciò che voi fate; perciocchè voi non tenete la ragione per un uomo, ma per lo Signore, il quale è con voi negli affari della giustizia. Ora dunque, sia lo spavento del Signore sopra voi; prendete guardia al dover vostro, e mettetelo ed effetto; perciocchè appo il Signore Iddio nostro non vi è alcuna iniquità, nè riguardo alla qualità delle persone, nè prendimento di presenti. Oltre a ciò, Giosafat costituì anche in Gerusalemme alcuni d’infra i Leviti, e d’infra i sacerdoti, e d’infra i capi delle famiglie paterne d’Israele, per tener la ragione del Signore, e per giudicar le liti; e si ricorreva in Gerusalemme. E comandò loro che così facessero nel timor del Signore, con lealtà, e di cuore intiero. Ed in ogni lite, che sarà portata davanti a voi da’ vostri fratelli, che abitano nelle lor città, per giudicar fra omicidio ed omicidio, fra legge e comandamento, e fra statuti e ordinazioni, chiariteli; acciocchè non si rendano colpevoli appo il Signore, onde vi sia ira contro a voi, e contro a’ vostri fratelli; fate così, acciocchè non vi rendiate colpevoli. Or ecco il sommo sacerdote Amaria sarà presidente fra voi in ogni affare del Signore; e Zebadia, figliuolo d’Ismaele, conduttore della Casa di Giuda, in ogni affare del re. Voi avete ancora a vostro comando gli ufficiali Leviti; prendete animo, e adoperatevi, e il Signore sarà co’ buoni ORA, dopo queste cose, avvenne che figliuoli di Moab, e i figliuoli di Ammon, e con loro altri d’infra gli Ammoniti, vennero per far guerra contro a Giosafat. E vennero de’ messi, che rapportarono la cosa a Giosafat, dicendo: Una gran moltitudine di gente di di là dal mare, e di Siria, viene contro a te; ed ecco, essi sono in Hasason-tamar, che è Enghedi. Allora Giosafat ebbe paura, e si dispose a ricercare il Signore, e fece bandire il digiuno a tutto Giuda. E que’ di Giuda si raunarono per ricercare aiuto dal Signore; molti eziandio da tutte le città di Giuda vennero per ricercare il Signore. E Giosafat, stando in piè nella raunanza di Giuda e di Gerusalemme, si presentò nella Casa del Signore, davanti al cortile nuovo, e disse: O Signore Iddio de’ nostri padri, non sei tu Dio nei cieli, e non signoreggi tu sopra tutti i regni delle nazioni? e non hai tu nella tua mano forza, e potenza, talchè niuno ti può contrastare? Non hai tu, o Dio nostro, scacciati gli abitanti di questo paese d’innanzi al tuo popolo Israele? e non hai tu dato esso paese in perpetuo alla progenie d’Abrahamo, il quale ti amò? Laonde essi vi sono abitati, e ti hanno in esso edificato un Santuario per lo tuo Nome, dicendo: Quando ci sopraggiugnerà alcun male, spada di punizione, o pestilenza, o fame, e noi ci presenteremo davanti a questa Casa, e davanti al tuo cospetto consiossiachè il tuo Nome sia in questa Casa, e grideremo a te per la nostra tribolazione; esaudiscine, e salvaci. Or al presente, ecco, i figliuoli di Ammon e di Moab, e que’ del monte di Seir, nel cui paese tu non permettesti ad Israele di entrare, quando veniva fuor del paese di Egitto; anzi se ne rivolse indietro, e non li distrusse; ecco essi ce ne fanno la retribuzione, venendo per iscacciarci dalla tua eredità, la quale tu ci hai data a possedere. O Dio nostro, non farai tu giudicio di loro? conciossiachè non vi sia forza alcuna in noi, per contrastare a questa gran moltitudine che viene contro a noi; e noi non sappiamo ciò che dobbiam fare; ma gli occhi nostri son volti a te. E tutti que’ di Giuda stavano diritti davanti al Signore, insieme co’ lor piccoli fanciulli, con le lor mogli, e co’ lor figliuoli Allora lo Spirito del Signore fu sopra Iahaziel, figliuolo di Zaccaria, figliuolo di Benaia, figliuolo di Ieiel, figliuolo di Mattania Levita, d’infra i figliuoli di Asaf, nel mezzo della raunanza, ed egli disse: Voi tutti uomini di Giuda, ed abitanti di Gerusalemme, e tu re Giosafat, attendete: Così vi dice il Signore: Voi, non temiate, e non vi spaventate, per questa gran moltitudine; perciocchè questa guerra non appartiene a voi, anzi a Dio. Domani andate contro a loro; ecco, essi montano per la salita di Sis, e voi li troverete all’estremità del torrente, dirincontro al deserto di Ieruel. Voi non avrete a combattere in questo fatto; presentatevi pure, e state fermi; e voi vedrete ciò che il Signore farà inverso voi per vostra salvazione; o Giuda, e Gerusalemme, non temiate, e non vi spaventate; domani uscite incontro a loro, e il Signore sarà con voi. Allora Giosafat s’inchinò con la faccia verso terra; e tutto Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme, si gittarono giù davanti al Signore, per adorarlo. Ed i Leviti, d’infra i Chehatiti, e i Coriti, si levarono per lodare il Signore Iddio d’Israele ad altissima voce E la mattina seguente, il popolo si levò a buon’ora, ed uscì fuori verso il deserto di Tecoa; e, mentre usciva, Giosafat si fermò, e disse: Ascoltatemi, o Giuda, e voi abitanti di Gerusalemme; credete al Signore Iddio vostro, e voi sarete assicurati; credete a’ profeti di esso, e voi prospererete. E, tenuto consiglio col popolo, costituì de’ cantori che cantassero al Signore, e lodassero la santa sua Maestà; e camminando dinanzi alla gente di guerra, dicessero: Celebrate il Signore; perciocchè la sua benignità è in eterno. E nel medesimo tempo ch’essi cominciarono il canto di trionfo, e le laudi, il Signore pose agguati fra i figliuoli di Ammon, e i Moabiti, e que’ del monte di Seir, i quali venivano contro a Giuda, ed essi si percossero gli uni gli altri. Ed i figliuoli di Ammon, e i Moabiti, si presentarono in battaglia contro agli abitanti del monte di Seir, per distruggerli, e per disperderli; e quando ebbero finito con gli abitanti di Seir, si aiutarono gli uni gli altri a disfarsi. Ora, quando que’ di Giuda furono giunti fino a Mispa, che riguarda verso il deserto, si voltarono verso quella moltitudine; ed ecco, tutti erano corpi morti, che giacevano per terra, e non n’era scampato alcuno. Allora Giosafat, e la sua gente, vennero per predar le loro spoglie; e fra i lor corpi morti trovarono molte ricchezze, e cari arredi; e ne predarono tante, che non bastavano a portarle; e stettero tre giorni a predar le spoglie; perciocchè erano in gran quantità. Poi, al quarto giorno, si adunarono nella Valle, detta di Benedizione; perciocchè quivi benedissero il Signore; per questa cagione quel luogo è stato chiamato Valle di Benedizione infino a questo giorno. E tutta la gente di Giuda, e di Gerusalemme, e Giosafat in capo di essi, si rimisero in cammino, per ritornarsene in Gerusalemme, con allegrezza; perciocchè il Signore avea loro data allegrezza de’ lor nemici. E, giunti in Gerusalemme, entrarono con salteri, e con cetere, e con trombe, nella Casa del Signore. E lo spavento di Dio fu sopra tutti i regni di que’ paesi, quando intesero che il Signore avea combattuto contro a’ nemici d’Israele. E il regno di Giosafat ebbe quiete; e l’Iddio suo gli diè riposo d’ogn’intorno Così Giosafat regnò sopra Giuda. Egli era di età di trentacinque anni, quando cominciò a regnare, e regnò venticinque anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Azuba, figliuola di Silhi. Ed egli camminò nella via di Asa, suo padre, e non se ne rivolse, facendo ciò che piace al Signore. Nondimeno gli alti luoghi non furono tolti via; non avendo il popolo ancora addirizzato il cuore suo all’Iddio de’ suoi padri. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Giosafat, primi ed ultimi, ecco, sono scritti nel libro di Iehu, figliuolo di Hanani, il quale è stato inserito nel libro dei re d’Israele. Ora, dopo quelle cose, Giosafat, re di Giuda, fece compagnia con Achazia, re d’Israele, le cui opere erano empie. E lo prese in sua compagnia, per far navi, per far viaggi in Tarsis; e fecero le navi in Esion-gheber. Allora Eliezer, figliuolo di Dodava, da Maresa, profetizzò contro a Giosafat, dicendo: Conciossiachè tu abbi fatta compagnia con Achazia, il Signore ha dissipate le tue opere. E le navi furono rotte, e non poterono fare il viaggio in Tarsis POI Giosafat giacque co’ suoi padri, e con essi fu seppellito nella Città di Davide; e Gioram, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Or esso avea de’ fratelli, figliuoli di Giosafat, cioè: Azaria, e Iehiel, e Zaccaria, ed Azaria, e Micael, e Sefatia. Tutti costoro erano figliuoli di Giosafat, re di Israele. E il padre loro avea loro fatti gran doni d’argento, e d’oro, e di robe preziose, con alcune città forti nel paese di Giuda; ma avea dato il regno a Gioram; perciocchè egli era il primogenito. E Gioram, essendo salito al regno di suo padre, si fortificò, ed uccise con la spada tutti i suoi fratelli, ed anche alcuni de’ capi d’Israele. Gioram era d’età di trentadue anni, quando cominciò a regnare; e regnò otto anni in Gerusalemme. E camminò per la via dei re d’Israele, come faceva la casa di Achab; perciocchè egli avea per moglie la figliuola di Achab. Così fece quello che dispiace al Signore. Nondimeno il Signore non volle distruggere la casa di Davide, per amor del patto ch’egli avea fatto con Davide; e secondo ch’egli avea detto, che darebbe a lui ed a’ suoi figliuoli, in perpetuo, una lampana accesa. Al tempo di esso, gl’Idumei si ribellarono dall’ubbidienza di Giuda, e costituirono sopra loro un re. Perciò Gioram passò in Idumea, co’ suoi capitani, e con tutti i suoi carri; ed avvenne che, essendosi egli mosso di notte, percosse gl’Idumei che l’aveano intorniato, ed i capitani de’ carri. Nondimeno gl’Idumei sono perseverati nella lor ribellione dall’ubbidienza di Giuda infino a questo giorno. In quell’istesso tempo Libna si ribellò dall’ubbidienza di Gioram; perciocchè egli avea abbandonato il Signore Iddio de’ suoi padri. Egli fece ancora degli alti luoghi nei monti di Giuda, e fece fornicar gli abitanti di Gerusalemme, e diede lo spianto a Giuda Allora gli venne uno scritto da parte del profeta Elia, di questo tenore: Così ha detto il Signore Iddio di Davide, tuo padre: Perciocchè tu non sei camminato per le vie di Giosafat, tuo padre, nè per le vie di Asa, re di Giuda; anzi sei camminato per la via dei re di Israele, ed hai fatto fornicar Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme, come la casa di Achab ha fatto fornicare Israele; ed oltre a ciò, hai uccisi i tuoi fratelli, la famiglia di tuo padre, i quali erano migliori di te; ecco, il Signore percoterà di una gran piaga il tuo popolo, e i tuoi figliuoli, e le tue mogli, e tutti i tuoi beni. E percoterà la tua persona di grandi infermità, d’infermità d’interiora, talchè le tue interiora usciranno fuori per l’infermità che durerà un anno dopo l’altro. Il Signore adunque eccitò contro a Gioram lo spirito de’ Filistei, e degli Arabi, che son presso agli Etiopi. Ed essi salirono contro a Guida, ed essendo entrati dentro a forza, predarono tutte le ricchezze che furono ritrovate nella casa del re; ed anche ne menarono prigioni i suoi figliuoli, e le sue mogli, talchè non gli restò alcun figliuolo, se non Gioachaz, il più piccolo de’ suoi figliuoli. E dopo tutte queste cose, il Signore lo percosse d’una infermità incurabile nelle interiora. Ed avvenne che, passato un anno dopo l’altro, al tempo che il termine de’ due anni spirava, le interiora gli uscirono fuori, insieme con l’infermità; ed egli morì in gravi dolori; e il suo popolo non arse per lui alcuni aromati, come avea fatto per li suoi padri. Egli era d’età di trentadue anni, quando cominciò a regnare, e regnò otto anni in Gerusalemme, e se ne andò senza esser desiderato; e fu seppellito nella Città di Davide, ma non già nelle sepolture dei re E GLI abitanti di Gerusalemme costituirono re, in luogo suo, Achazia, suo figliuolo minore; perciocchè quelle schiere ch’erano venute in armi con gli Arabi, aveano uccisi tutti i maggiori. Così regnò Achazia, figliuolo di Gioram, re di Giuda. Achazia era d’età di quarantadue anni, quando cominciò a regnare, e regnò un anno in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Atalia, figliuola di Omri. Anch’egli camminò nelle vie della casa di Achab; perciocchè sua madre gli era consigliera a far male. Egli adunque fece ciò che dispiace al Signore, come la casa di Achab; perciocchè, dopo la morte di suo padre, essi furono suoi consiglieri a sua perdizione. Ed anche, seguitando il lor consiglio, andò con Gioram, figliuolo di Achab, re d’Israele, alla guerra contro ad Hazael, re di Siria, in Ramot di Galaad. E i Siri ferirono Gioram. Ed egli se ne ritornò, per farsi medicare in Izreel; perciocchè egli avea delle ferite ch’egli avea ricevute in Rama, mentre egli combatteva con Hazael, re di Siria. Ed Azaria, figliuolo di Gioram re di Giuda, andò a visitare Gioram, figliuolo di Achab, in Izreel; perciocchè egli era infermo. E ciò che egli venne a Gioram, procedette da Dio per la ruina di Achazia; perciocchè, essendo venuto, egli uscì con Gioram contro a Iehu, figliuolo di Nimsi, il quale il Signore avea unto per distruggere la casa di Achab. E quando Iehu faceva la punizione della casa di Achab, trovò i principali di Giuda, e i figliuoli de’ fratelli di Achazia, i quali servivano ad Achazia, e li uccise. E cercò Achazia, ed egli fu preso, essendo nascosto in Samaria, e fu menato a Iehu, ed ucciso; e poi fu seppellito; perciocchè fu detto: Egli è il figliuolo di Giosafat, il quale ricercò il Signore con tutto il suo cuore. E non vi fu alcuno della casa di Achazia che avesse il potere di farsi re ED Atalia, madre di Achazia, avendo veduto che il suo figliuolo era morto, si levò, e distrusse tutta la progenie reale della casa di Giuda. Ma Iosabat, figliuola del re Gioram, prese Gioas, figliuolo di Achazia, e lo tolse furtivamente d’infra i figliuoli del re che si uccidevano; e lo mise, con la sua balia, nella camera de’ letti. Così Iosabat, figliuola del re Gioram, moglie del sacerdote Gioiada, lo nascose d’innanzi ad Atalia; perciocchè era sorella di Achazia; talchè Atalia non lo fece morire. Ed egli stette con loro nascosto nella Casa di Dio lo spazio di sei anni; ed in quel mezzo tempo Atalia regnava sopra il paese Ma l’anno settimo, Gioiada si fortificò, e prese seco questi capi di centinaia, coi quali egli fece lega, cioè: Azaria, figliuolo di Ieroham; ed Ismaele, figliuolo di Iohanan; ed Azaria, figluolo di Obed; e Maaseia, figliuolo di Adaia; ed Elisafat, figliuolo di Zicri. Ed essi andarono attorno per lo paese di Giuda, ed adunarono, da tutte le città di Giuda, i Leviti e i capi delle famiglie paterne d’Israele; e vennero in Gerusalemme. E tutta quella raunanza fece lega col re, nella Casa di Dio. E Gioiada disse loro: Ecco, il figliuol del re regnerà, come il Signore ha promesso a’ figliuoli di Davide. Questo è quello che voi farete: La terza parte di voi, cioè quelli ch’entrano in settimana, così sacerdoti come Leviti, sieno per portinai alle soglie delle porte; e l’altra terza parte alla casa del re; e l’altra terza parte alla porta del fondamento; e tutto il popolo sia ne’ cortili della Casa del Signore. E niuno entri nella Casa del Signore, se non i sacerdoti, ed i ministri d’infra i Leviti; essi entrino, perciocchè sono santificati; ma tutto il popolo osservi ciò che il Signore ha comandato che si osservi. Ed i Leviti circondino il re d’ogn’intorno, avendo ciascuno le sue arme in mano; e sia fatto morire chiunque entrerà nella Casa; e siate col re, quando egli entrerà, e quando uscirà fuori. I Leviti adunque, e tutto Giuda, fecero interamente secondo che il sacerdote Gioiada avea comandato, e presero ciascuno la sua gente, cioè, quelli ch’entravano in settimana e quelli che ne uscivano; perciocchè il sacerdote Gioiada non licenziò gli spartimenti. E il sacerdote Gioiada diede a’ capi di centinaia le lance e gli scudi, e i pavesi, ch’erano stati del re Davide, ed erano nella Casa di Dio. E fece star tutta quella gente, ciascuno con la sua arme in mano, dal lato destro della Casa fino al sinistro, presso dell’Altare, e della Casa, d’intorno al re. Allora il figliuolo del re fu menato fuori, e fu posta sopra lui la benda, e gli ornamenti reali, e fu dichiarato re. E Gioiada ed i suoi figliuoli l’unsero, e dissero: Viva il re Ed Atalia udì il romore del popolo, de’ sergenti, e di quelli che cantavano laudi presso del re; e venne al popolo nella Casa del Signore. E riguardò, ed ecco, il re era in piè, sopra il suo pergolo, all’entrata; e i capitani, e i trombettieri, erano appresso del re, con tutto il popolo del paese, che si rallegrava, e sonava con le trombe; parimente i cantori, con istrumenti musicali; e i mastri del canto di laudi. Allora Atalia si stracciò le vesti, e disse: Congiura, congiura. E il sacerdote Gioiada fece uscir fuori i capi di centinaia, che comandavano a quell’esercito, e disse loro: Menatela fuor degli ordini; e chi le andrà dietro, sia ucciso con la spada. Perciocchè il sacerdote avea detto: Non fatela morire nella Casa del Signore. Essi adunque le fecero far largo; e, come ella se ne veniva nella casa del re, per l’entrata della porta de’ cavalli, fu quivi uccisa. E Gioiada trattò patto fra sè e tutto il popolo, e il re, che sarebbero popolo del Signore. E tutto il popolo entrò nel tempio di Baal, e lo disfece, e spezzò gli altari, e le imagini di esso; ed uccise Mattan, sacerdote di Baal, davanti agli altari. E Gioiada dispose gli ufficii della Casa del Signore fra le mani de’ sacerdoti Leviti, i quali Davide avea costituiti, per certi spartimenti, sopra la Casa del Signore, per offerire olocausti al Signore, secondo ch’è scritto nella Legge di Mosè; e ciò fu fatto con allegrezza, e con cantici, secondo la disposizione di Davide. Costituì, oltre a ciò, i portinai alle porte della Casa del Signore; acciocchè niuno immondo per qualunque cosa vi entrasse. Poi prese i capi delle centinaia, e gli uomini illustri, e quelli che aveano il reggimento del popolo, e tutto il popolo del paese; e condusse il re a basso, fuor della Casa del Signore; e passando per mezzo la porta alta, vennero nella casa del re, e fecero sedere il re sopra il trono reale. E tutto il popolo del paese si rallegrò, e la città fu in quiete, dopo che Atalia fu stata uccisa con la spada GIOAS era d’età di sette anni, quando cominciò a regnare; e regnò quarant’anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Sibia, da Beerseba. E Gioas fece quello che piace al Signore tutto il tempo del sacerdote Gioiada. E Gioiada gli prese due mogli; ed egli generò figliuoli e figliuole. Dopo questo venne in cuore a Gioas di ristorare la Casa del Signore. Perciò adunò i sacerdoti e i Leviti, e disse loro: Andate per le città di Giuda, e raccogliete, anno per anno, da tutto Israele, danari per ristorar la Casa dell’Iddio vostro; e voi sollecitate questo affare. Ma i Leviti non lo sollecitarono. E il re chiamò Gioiada, sommo sacerdote, e gli disse: Perchè non hai tu usata diligenza, che i Leviti portassero da Giuda, e da Gerusalemme, la colta di Mosè, servitor del Signore, e della raunanza d’Israele, per lo Tabernacolo della Testimonianza? Conciossiachè la scellerata Atalia, ed i suoi figliuoli avessero fatte delle rotture nella Casa di Dio; ed anche avessero adoperate per i Baali tutte le cose consacrate della Casa del Signore. Il re adunque comandò che si facesse una cassetta, e che quella si mettesse alla porta della Casa del Signore, di fuori. Poi fu fatta una grida per Giuda ed in Gerusalemme, che si portasse al Signore la colta che Mosè, servitor di Dio, avea fatta sopra Israele nel deserto. E tutti i capi, e tutto il popolo, la portavano allegramente, e la gittavano nella cassetta, finchè fu finita l’opera. Ora, quando la cassetta si portava, per le mani de’ Leviti, a quelli ch’erano deputati del re il che si faceva, quando vedevano che vi erano dentro danari assai, il segretario del re, ed un commessario del sommo sacerdote venivano, e vuotavano la cassetta; poi la riportavano, e la rimettevano nel suo luogo. Così facevano ogni giorno; e raccolsero gran quantità di danari. E il re, e Gioiada, davano que’ danari a quelli che aveano la cura dell’opera che si faceva per lo servigio della Casa del Signore; ed essi ne prezzolavano scarpellini, e legnaiuoli, per rinnovar la Casa del Signore; ed anche fabbri di ferro e di rame, per ristorarla. Coloro adunque che aveano la cura dell’opera, si adoperarono; e l’opera fu ristorata per le lor mani; ed essi rimisero la Casa di Dio nello stato suo, e la rinforzarono. E quando ebber finito, portarono davanti al re, e davanti a Gioiada, il rimanente de’ danari; ed egli li impiegò in arredi per la Casa del Signore, in arredi per fare il servigio, e per offerir sacrificii, ed in coppe, ed altri vasellamenti d’oro e d’argento. E nel tempo di Gioiada, furono del continuo offerti olocausti nella Casa del Signore Or Gioiada, essendo diventato vecchio e sazio di giorni, morì. Egli era d’età di centotrent’anni, quando morì. E fu seppellito nella Città di Davide coi re; perciocchè egli avea fatto bene assai inverso Israele, ed inverso Iddio, e la sua Casa. E dopo che Gioiada fu morto, i capi di Giuda vennero al re, e si prostesero davanti a lui; allora egli attese a loro. Ed essi lasciarono la Casa del Signore Iddio de’ lor padri, e servirono a’ boschi ed agl’idoli; laonde vi fu indegnazione contro a Giuda, e contro a Gerusalemme, per questa lor colpa. E benchè il Signore mandasse loro de’ profeti, per convertirli a sè, e ch’essi protestassero loro, non però prestarono l’orecchio. E lo Spirito di Dio investì Zaccaria, figliuolo del sacerdote Gioiada. Ed egli, stando in piè disopra al popolo, disse loro: Così ha detto Iddio: Perchè trasgredite voi i comandamenti del Signore? Voi non prospererete: perciocchè voi avete abbandonato il Signore, egli altresì vi abbandonerà. Ed essi fecero congiura contro a lui, e lo lapidarono, per comandamento del re, nel cortile della Casa del Signore. E il re Gioas non si ricordò della benignità usata da Gioiada, padre di esso, inverso lui; anzi uccise il suo figliuolo. Ora, mentre egli moriva, disse: Il Signore lo vegga, e ne ridomandi conto. Ed avvenne, in capo all’anno, che l’esercito de’ Siri salì contro a Gioas; e venne in Giuda ed in Gerusalemme; ed ammazzarono d’infra il popolo tutti i capi di esso; e mandarono tutte le spoglie loro al re in Damasco. E benchè l’esercito de’ Siri fosse venuto con poca gente, nondimeno il Signore diede loro nelle mani un esercito grandissimo; perciocchè aveano abbandonato il Signore Iddio de’ padri loro; ed i Siri eseguirono i giudicii sopra Gioas. E, quando si furono partiti da lui, perciocchè l’aveano lasciato in gran languori, i suoi servitori fecero congiura contro a lui, per cagione dell’omicidio de’ figliuoli del sacerdote Gioiada, e l’uccisero in sul suo letto. Così morì, e fu seppellito nella Città di Davide, ma non già nelle sepolture dei re. Ora, questi son quelli che congiurarono contro a lui: Zabad, figliuolo di Simat, donna Ammonita; e Iozabad, figliuolo di Simrit, donna Moabita. Ora, quant’è a’ figliuoli di esso, ed alla gran colta di danari che fu fatta per lui, ed alla fondazione della Casa di Dio; ecco, queste cose sono scritte nella storia del libro dei re. Ed Amasia, suo figliuolo, regnò in luogo suo AMASIA, essendo d’età di venticinque anni, cominciò a regnare, e regnò ventinove anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Ioaddan, da Gerusalemme. Ed egli fece ciò che piace al Signore, non però di cuore intiero. Ora, come egli fu ben fermo nel regno, egli uccise i suoi servitori che aveano percosso il re, suo padre. Ma non fece morire i lor figliuoli; anzi fece come è scritto nella Legge, nel libro di Mosè, nel quale il Signore ha comandato che i padri non muoiano per li figliuoli, nè i figliuoli per li padri; anzi, che ciascuno muoia per lo suo proprio peccato. Poi Amasia adunò que’ di Giuda; e di quelli costituì, secondo le lor famiglie paterne, capi di migliaia, e capi di centinaia, per tutto Giuda e Beniamino; e li annoverò dall’età di vent’anni in su: e trovò ch’erano trecentomila uomini di guerra scelti, che portavano lancia e scudo. Soldò, oltre a ciò, d’Israele centomila uomini di valore, con cento talenti d’argento. Ma un uomo di Dio venne a lui, dicendo: O re, l’esercito d’Israele non vada teco; perciocchè il Signore non è con Israele, nè con tutti i figliuoli di Efraim. Altrimenti, va’ pure, e portati valorosamente nella battaglia; Iddio ti farà cadere davanti al nemico; perciocchè Iddio ha il potere di soccorrere, e di far cadere. Ed Amasia disse all’uomo di Dio: E che deve farsi de’ cento talenti che io ho dati alle schiere d’Israele? E l’uomo di Dio disse: Egli è nel potere del Signore di darti molto più di questo. Amasia dunque separò le schiere ch’erano venute a lui di Efraim, acciocchè se ne andassero al luogo loro; laonde si adirarono gravemente contro a Giuda, e se ne ritornarono alle loro stanze, accesi nell’ira. Ed Amasia si fortificò, e condusse la sua gente; e andò alla valle del sale, e percosse i figliuoli di Seir, in numero di diecimila. I figliuoli di Giuda presero eziandio prigioni diecimila uomini vivi, e li menarono in cima di Sela, e li gittarono a basso dalla rupe; e tutti creparono. Ma le schiere che Amasia avea rimandate, acciocchè non andassero con lui alla guerra, scorsero sopra le città di Giuda, da Samaria, fino in Bet-horon; e percossero tremila uomini di quella, e fecero una gran preda Ed Amasia, ritornando dalla sconfitta degl’Idumei, portò gl’iddii de’ figliuoli di Seir, e se li rizzò per dii, e li adorò, e fece loro profumi. Laonde l’ira del Signore si accese contro ad Amasia; ed egli gli mandò un profeta a dirgli: Perchè hai tu ricercati gl’iddii di un popolo, i quali non hanno salvato il lor proprio popolo dalla tua mano? Ma mentre colui parlava al re, egli gli disse: Sei tu stato dato al re per consigliere? resta; perchè saresti ucciso? Il profeta dunque restò; ma pur disse: Io so che il consiglio di Dio è di perderti, perchè tu hai fatto questo, e non hai ubbidito al mio consiglio Or Amasia, re di Giuda, prese consiglio, e mandò a dire a Gioas, figliuolo di Gioachaz, figliuolo di Iehu re d’Israele: Vieni, veggiamoci l’un l’altro in faccia. E Gioas, re d’Israele, mandò a dire ad Amasia, re di Giuda: Uno spino del Libano mandò già a dire al cedro del Libano: Da’ la tua figliuola per moglie al mio figliuolo; ma le fiere del Libano, passando, calpestarono lo spino. Tu hai detto: Ecco, io ho percossi gl’Idumei; e però il tuo cuore ti ha innalzato per glorificarti; rimantene ora in casa tua; perchè ti rimescoleresti in un male, per lo quale caderesti tu e Giuda teco? Ma Amasia non gli diè d’orecchio; perciocchè quella cosa procedeva da Dio, per dar que’ di Giuda in mano de’ lor nemici; perciocchè aveano ricercati gl’iddii di Edom. Gioas adunque, re d’Israele, salì; ed egli, ed Amasia, re di Giuda, si videro l’un l’altro in faccia, in Bet-semes, città di Giuda. E Giuda fu sconfitto da Israele; e ciascuno fuggì alle sue stanze. E Gioas, re d’Israele, prese prigione Amasia, re di Giuda, figliuolo di Gioas, figliuolo di Gioachaz, in Bet-semes, e lo menò in Gerusalemme; e fece una rottura nel muro di Gerusalemme, dalla porta di Efraim fino alla porta del cantone lo spazio di quattrocento cubiti. E prese tutto l’oro e l’argento, e tutti i vasellamenti che si trovarono nelle Casa di Dio, appo Obed-Edom, e ne’ tesori della Casa del re; prese eziandio stadichi; poi se ne ritornò in Samaria. Ed Amasia, figliuolo di Gioas, re di Giuda, visse quindici anni dopo la morte di Gioas, figliuolo di Gioachaz, re d’Israele. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Amasia, primi ed ultimi; ecco, non sono essi scritti nel libro dei re di Giuda e d’Israele? Ora, dal tempo che Amasia si fu rivolto dal Signore, alcuni fecero una congiura contro a lui in Gerusalemme, ed egli se ne fuggì in Lachis; ma essi mandarono dietro a lui in Lachis, e quivi lo fecero morire. E di là fu portato sopra cavalli, e fu seppellito nella città di Giuda co’ suoi padri ALLORA tutto il popolo di Giuda prese Uzzia, il quale era d’età di sedici anni, e lo costituì re, in luogo di Amasia, suo padre. Egli edificò Elot, e la racquistò a Giuda dopo che il re fu giaciuto co’ suoi padri. Uzzia era d’età di sedici anni quando cominciò a regnare; e regnò cinquantadue anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Iecolia, da Gerusalemme. Ed egli fece ciò che piace al Signore; interamente come avea fatto Amasia, suo padre. E si diede a ricercare Iddio, mentre visse Zaccaria, uomo intendente nelle visioni di Dio; e mentre egli ricercò il Signore, Iddio lo fece prosperare. Ed egli uscì, e fece guerra co’ Filistei, e fece delle rotture nelle mura di Gat, e nelle mura di Iabne, e nelle mura di Asdod; ed edificò delle città nel paese di Asdod, e degli altri Filistei. E Iddio gli diede aiuto contro a’ Filistei, e contro agli Arabi che abitavano in Gurbaal, e contro a’ Maoniti. Gli Ammoniti eziandio davano presenti ad Uzzia; e il suo nome andò fino in Egitto; perciocchè egli si fece sommamente potente. Uzzia edificò ancora delle torri in Gerusaelemme, alla porta del cantone, e alla porta della valle, ed al cantone; e le fortificò. Edificò ancora delle torri nel deserto e vi cavò molti pozzi; perciocchè egli avea gran quantitià di bestiame, come anche nella campagna, e nella pianura; avea eziandio de’ lavoratori, e dei vignaiuoli ne’ monti, ed in Carmel; perciocchè egli amava l’agricoltura. Ed Uzzia avea un esercito di gente di guerra, che andava alla guerra per ischiere, secondo il numero della lor rassegna, fatta per mano di Ieiel segretario, e di Maaseia commessario, sotto la condotta di Hanania, l’uno de’ capitani del re. Tutto il numero de’ capi della gente di valore, distinta per famiglie paterne, era di duemila seicento. Ed essi aveano sotto la lor condotta un esercito di trecensettemila cinquecento prodi e valorosi guerrieri, per soccorrere il re contro al nemico. Ed Uzzia preparò a tutto quell’esercito scudi, e lance, ed elmi, e corazze, ed archi, e frombole a trar pietre. Fece, oltre a ciò, in Gerusalemme degl’ingegni d’arte d’ingegnere, per metterli sopra le torri, e sopra i canti, per trar saette e pietre grosse. E la sua fama andò lungi perciocchè egli fu maravigliosamente soccorso, finchè fu fortificato Ma quando egli fu fortificato, il cuor suo s’innalzò, fino a corrompersi; e commise misfatto contro al Signore Iddio suo, ed entrò nel Tempio del Signore, per far profumo sopra l’altar de’ profumi. Ma il sacerdote Azaria entrò dietro a lui, avendo seco ottanta sacerdoti del Signore, uomini valenti; ed essi si opposero al re Uzzia, e gli dissero: Non istà a te, o Uzzia, il far profumo al Signore; anzi a’ sacerdoti, figliuoli di Aaronne, che son consacrati per far profumi; esci fuori del Santuario; perciocchè tu hai misfatto, e ciò non ti tornerà in gloria da parte del Signore Iddio. Allora Uzzia si adirò, avendo in mano il profumo da incensare; ma mentre si adirava contro a’ sacerdoti, la lebbra gli nacque in su la fronte in presenza dei sacerdoti nella Casa del Signore, d’in su l’altar de’ profumi. E il sommo sacerdote Azaria, e tutti i sacerdoti lo riguardarono, ed ecco, egli era lebbroso nella fronte; ed essi lo fecero prestamente uscir di là; ed egli ancora si gittò fuori per uscire; perciocchè il Signore l’avea percosso. E il re Uzzia fu lebbroso fino al giorno della sua morte, ed abitò così lebbroso in una casa in disparte; perciocchè fu separato della Casa del Signore; e Iotam, suo figliuolo, era mastro del palazzo reale, e rendeva ragione al popolo del paese. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Uzzia, primi ed ultimi, il profeta Isaia, figliuolo di Amos, li ha descritti. Ed Uzzia giacque co’ suoi padri e fu seppellito co’ suoi padri nel campo delle sepolture dei re; perciocchè fu detto: Egli è lebbroso. E Iotam, suo figliuolo, regnò in luogo suo IOTAM era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Ierusa, figliuola di Sadoc. Ed egli fece ciò che piace al Signore, interamente come avea fatto Uzzia, suo padre; se non che non entrò nel Tempio del Signore; nondimeno il popolo era ancora corrotto. Egli edificò la porta alta della Casa del Signore; edificò ancora assai nel muro di Ofel. Edificò eziandio delle città nelle montagne di Giuda, e delle castella, e delle torri ne’ boschi. E combattè contro al re de’ figliuoli di Ammon, e vinse gli Ammoniti. Ed in quell’anno essi gli diedero cento talenti d’argento, e diecimila cori di grano, ed altrettanti d’orzo; cotanto ancora gli pagarono i figliuoli di Ammon il secondo ed il terzo anno. Iotam adunque si fortificò; perciocchè egli avea addirizzate le sue vie nel cospetto del Signore Iddio suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Iotam, e tutte le sue battaglie, e i suoi portamenti; ecco, queste cose sono scritte nel libro dei re d’Israele e di Giuda. Egli era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare, e regnò sedici anni in Gerusalemme. Poi Iotam giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nella Città di Davide. Ed Achaz, suo figliuolo, regnò in luogo suo ACHAZ era d’età di vent’anni, quando cominciò a regnare; e regnò sedici anni in Gerusalemme; e non fece ciò che piace al Signore, come Davide, suo padre. Anzi camminò per le vie dei re d’Israele; ed anche fece delle statue di getto a’ Baali. Ed incensò nella valle del figliuolo di Hinnom, e arse de’ suoi figliuoli col fuoco, seguendo le abbominazioni delle genti, le quali il Signore avea scacciate d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. Egli sacrificava eziandio, e faceva profumi negli alti luoghi, e sopra i colli, e sotto ogni albero verdeggiante. Laonde il Signore Iddio suo lo diede in mano del re de’ Siri; ed essi lo sconfissero, e presero prigione una gran moltitudine della sua gente, e la menarono in Damasco. Egli fu eziandio dato in mano del re d’Israele, il quale lo sconfisse d’una grande sconfitta E Peca, figliuolo di Remalia, uccise in un giorno cenventimila uomini di Giuda, tutti uomini di valore; perciocchè aveano abbandonato il Signore Iddio de’ lor padri. E Zicri, uomo possente di Efraim, uccise Maaseia, figliuolo del re, e Azricam, mastro del palazzo, ed Elcana, la seconda persona dopo il re. E i figliuoli d’Israele menarono prigioni dugentomila persone de’ lor fratelli, tra donne, figliuoli e figliuole; e anche fecero sopra loro una gran preda, la quale conducevano in Samaria. Or quivi era un profeta del Signore, il cui nome era Oded; ed egli uscì incontrò all’esercito, ch’entrava in Samaria; e disse loro: Ecco, il Signore Iddio de’ vostri padri, perchè era adirato contro a Giuda, ve li ha dati nelle mani; e voi ne avete uccisi a furore tanti, che il numero arriva infino al cielo. E pure ancora al presente voi deliberate di sottomettervi per servi, e per serve, i figliuoli di Giuda e di Gerusalemme. Non è egli vero, che già non v’è altro in voi, se non colpe contro al Signore Iddio vostro? Ora dunque, ascoltatemi, e riconducete i prigioni che avete presi d’infra i vostri fratelli; perciocchè v’è ira accesa del Signore contro a voi. Allora certi uomini principali de’ capi de’ figliuoli di Efraim, cioè: Azaria, figliuolo di Iohanan, Berechia, figliuolo di Messillemot, Ezechia, figliuolo di Sallum, ed Amasa, figliuolo di Haldai, si levarono contro a quelli che venivano dalla guerra, e dissero loro: Voi non menerete qua entro questi prigioni; perciocchè ciò che voi pensate fare è per renderci colpevoli appo il Signore, accrescendo il numero de’ nostri peccati e delle nostre colpe; conciossiachè noi siamo grandemente colpevoli, e vi sia ira accesa contro ad Israele. Allora gli uomini di guerra rilasciarono i prigioni e la preda, in presenza dei capi e di tutta la raunanza. E quegli uomini suddetti si levarono, e presero i prigioni, e vestirono delle spoglie tutti que’ di loro ch’erano ignudi; e dopo averli rivestiti e calzati, diedero loro da mangiare e da bere, e li unsero; e ricondussero sopra degli asini quelli d’infra loro che non si potevano reggere; e li menarono in Gerico, città delle palme, appresso i lor fratelli; poi se ne ritornarono in Samaria In quel tempo il re Achaz mandò ai re degli Assiri per soccorso. Or anche gl’Idumei erano venuti, ed aveano percosso Giuda, e ne aveano menati de’ prigioni. Ed anche i Filistei erano scorsi sopra le città della pianura, e della parte meridionale di Giuda, e aveano preso Bet-semes, ed Aialon, e Ghederot, e Soco, e le terre del suo territorio; e Timna, e le terre del suo territorio; e Ghimzo, e le terre del suo territorio; ed abitavano in esse. Perciocchè il Signore avea abbassato Giuda per cagione di Achaz, re d’Israele; perciocchè egli avea cagionato una gran licenza in Giuda, ed avea commesso ogni sorte di misfatti contro al Signore. E Tillegat-pilneser, re degli Assiri, venne a lui; ma egli lo mise in distretta, e non lo fortificò. Perciocchè Achaz prese una parte de’ tesori della Casa del Signore, e della casa del re, e de’ principali del popolo; e li diede al re degli Assiri, il qual però non gli diede alcuno aiuto. Ed al tempo ch’egli era distretto, egli continuava vie più a commetter misfatti contro al Signore; tale era il re Achaz. E sacrificò agl’iddii di Damasco che l’aveano sconfitto, e disse: Poichè gl’iddii dei re di Siria li aiutano, io sacrificherò loro, acciocchè aiutino ancora me. Ma quelli gli furono cagione di far traboccar lui e tutto Israele. Ed Achaz raccolse i vasellamenti della Casa di Dio e li spezzò; e serrò le porte della Casa del Signore, e si fece degli altari per tutti i canti di Gerusalemme. E fece degli alti luoghi in ogni città di Giuda, per far profumi ad altri dii; ed irritò il Signore Iddio de’ suoi padri. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Achaz, e tutti i suoi portamenti, primi ed ultimi, ecco, queste cose sono scritte nel libro dei re di Giuda e d’Israele. Poi Achaz giacque co’ suoi padri, e fu seppellito in Gerusalemme, nella città; ma non fu messo nelle sepolture dei re d’Israele. Ed Ezechia, suo figliuolo, regnò in luogo suo EZECHIA era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare; e regnò ventinove anni in Gerusalemme. E il nome di sua madre era Abia, figliuola di Zaccaria. Ed egli fece ciò che piace al Signore, interamente come avea fatto Davide, suo padre. Nel primo anno del suo regno, nel primo mese, egli aperse le porte della Casa del Signore, e le ristorò; e fece venire i sacerdoti, e i Leviti, e li adunò nella piazza orientale. E disse loro: O Leviti, ascoltatemi: santificatevi ora, e santificate la Casa del Signore Iddio dei vostri padri, e traete fuor del Santuario le cose immonde. Perciocchè i nostri padri hanno misfatto, e fatto ciò che dispiace al Signore Iddio nostro, e l’hanno abbandonato, ed hanno rivolte le facce loro indietro dal Tabernacolo del Signore, e gli hanno volte le spalle. Ed anche hanno serrate le porte del portico, ed hanno spente le lampane, e non hanno fatti profumi, nè offerti olocausti, nel luogo santo, all’Iddio d’Israele. Laonde l’indegnazione del Signore è stata sopra Giuda e sopra Gerusalemme; ed egli li ha dati ad essere agitati, desolati e sufolati come voi vedete con gli occhi. Ed ecco, i nostri padri son caduti per la spada; ed i nostri figliuoli, e le nostre figliuole, e le nostre mogli, sono in cattività per questo. Ora, io ho in cuore di far patto col Signore Iddio d’Israele, acciocchè l’ardore della sua ira si storni da noi. Figliuoli miei, ora non errate; perciocchè il Signore vi ha eletti, per presentarvi davanti a lui per servirgli, e per essergli ministri, e per fargli profumi Allora i Leviti si levarono, cioè: Mahat, figliuolo di Amasai, e Ioel, figliuolo di Azaria, d’infra i figliuoli de’ Chehatiti. E d’infra i figliuoli di Merari: Chis, figliuolo di Abdi, ed Azaria, figliuolo di Iehaleleel. E d’infra i Ghersoniti: Ioa, figliuolo di Zimma, ed Eden, figliuolo di Ioa. E d’infra i figliuoli di Elisafan: Simri, e Ieiel; e d’infra i figliuoli di Asaf: Zaccaria e Mattania. E d’infra i figliuoli di Heman: Iehiel, e Simi; e d’infra i figliuoli di Iedutun: Semaia ed Uzziel. Ed essi adunarono i lor fratelli, e si santificarono, ed entrarono, secondo il comandamento del re, fatto per parole del Signore, per nettare la Casa del Signore. Così i sacerdoti entrarono dentro alla Casa del Signore, per nettarla; e trassero fuori, nel cortile della Casa del Signore, tutte le cose immonde che trovarono nel Tempio del Signore; ed i Leviti le ricevevano per portarle fuori al torrente Chidron. E cominciarono nel primo giorno del primo mese a santificare; e nell’ottavo giorno del medesimo mese vennero al portico del Signore, e santificarono la Casa del Signore, per lo spazio d’otto giorni; e nel sestodecimo giorno del medesimo mese ebbero finito. Poi vennero al re Ezechia dentro in casa, e gli dissero: Noi abbiamo nettata tutta la Casa del Signore, e l’Altar degli olocausti, e tutti i suoi arredi, e la Tavola dove si dispongono i pani, con tutti i suoi strumenti. Abbiamo eziandio ordinati e santificati tutti i vasellamenti, che il re Achaz avea per suo misfatto rimossi, mentre regnava; ed ecco, sono davanti all’Altare del Signore E il re Ezechia, levatosi la mattina, adunò i principali della città, e salì alla Casa del Signore. Ed essi fecero addurre sette giovenchi, e sette montoni, e sette agnelli, e sette becchi per sacrificio per lo peccato, per lo regno, e per lo Santuario, e per Giuda. E il re disse a’ figliuoli d’Aaronne, sacerdoti, che offerissero quelli sopra l’Altare del Signore. Essi adunque scannarono quei buoi; ed i sacerdoti ricevettero il sangue, e lo sparsero sopra l’Altare; poi scannarono i montoni, e ne sparsero il sangue sopra l’Altare. Scannarono eziandio gli agnelli, e ne sparsero il sangue sopra l’Altare. Poi fecero accostare i becchi del sacrificio per lo peccato davanti al re, e davanti alla raunanza, i quali posarono le mani sopra essi. Ed i sacerdoti li scannarono, e sparsero il lor sangue sopra l’altare, come sangue di sacrificio per lo peccato, per fare il purgamento per tutto Israele; perciocchè il re avea detto che si facesse questo olocausto, e questo sacrificio per lo peccato, per tutto Israele. Il re ordinò eziandio de’ Leviti della Casa del Signore, con cembali, con salteri, e con cetere, secondo il comandamento di Davide, e di Gad, veggente del re, e del profeta Natan; perciocchè questo comandamento era stato dato dal Signore per li suoi profeti. I Leviti adunque furono qui presenti con gl’instrumenti di Davide, ed i sacerdoti con le trombe. Allora Ezechia comandò che si offerisse l’olocausto sopra l’Altare. Ed al tempo che si cominciò ad offerir l’olocausto, cominciò ancora il canto del Signore, e le trombe, e gli strumenti di Davide, re d’Israele. E tutta la raunanza adorava, e si cantavano cantici, e le trombe sonavano; tutto ciò finchè l’olocausto fu compiuto. E quando si fu finito di offerir l’olocausto, il re, e tutti quelli che si ritrovarono con lui s’inchinarono, e adorarono. Poi il re Ezechia, e i principali, dissero a’ Leviti, che lodassero il Signore, con le parole di Davide, e del veggente Asaf. Ed essi lo lodarono con somma letizia, e s’inchinarono, e adorarono. Allora Ezechia si mosse a dire: Ora, voi vi siete consacrati al Signore; accostatevi, e presentate i sacrificii, e le offerte di laudi, nella Casa del Signore. Così la raunanza presentò sacrificii, ed offerte di laudi; e chiunque fu di cuor volenteroso offerse olocausti. E il numero degli olocausti che la raunanza presentò fu di settanta buoi, di cento montoni, e di dugent’agnelli; tutto ciò in olocausto al Signore. E le altre bestie consacrate furono seicento buoi, e tremila montoni. Ma i sacerdoti erano pochi, talchè non poterono scorticar tutti gli olocausti; e perciò i Leviti, lor fratelli, aiutarono loro, finchè l’opera fu compiuta, e finchè gli altri sacerdoti si fossero santificati; perciocchè i Leviti furono di cuore più diritto, per santificarsi, che i sacerdoti. Ed anche vi era gran numero d’olocausti, oltre a’ grassi de’ sacrificii da render grazie, ed alle offerte da spandere degli olocausti. E così il servigio della Casa del Signore fu ristabilito. Ed Ezechia, e tutto il popolo, si rallegrò che Iddio avesse così disposto il popolo; perciocchè questa cosa fu fatta subitamente POI Ezechia mandò a dire a tutto Israele, ed a Giuda, ed anche scrisse lettere ad Efraim ed a Manasse, che venissero alla Casa del Signore in Gerusalemme, per celebrar la Pasqua al Signore Iddio d’Israele. Ora, il re, ed i suoi principali ufficiali, e tutta la raunanza, aveano preso consiglio in Gerusalemme, di celebrar la Pasqua nel secondo mese. Conciossiachè non l’avessero potuta celebrare in quel tempo; perciocchè i sacerdoti non si erano santificati in numero sufficiente, ed anche il popolo non era raunato in Gerusalemme. E la cosa piacque al re, ed a tutta la raunanza; e statuirono di far passare un bando per tutto Israele, da Beerseba fino in Dan, che si venisse a celebrar la Pasqua al Signore Iddio d’Israele, in Gerusalemme; perciocchè per l’addietro non l’aveano celebrata con quella frequenza che è scritta. I corrieri adunque andarono, con lettere da parte del re, e de’ suoi principali ufficiali, per tutto Israele e Giuda, dicendo ancora a bocca, secondo il comandamento del re: Figliuoli d’Israele, convertitevi al Signore Iddio d’Abrahamo, d’Isacco, e d’Israele; ed egli si rivolgerà verso il rimanente di voi, che siete scampati delle mani dei re degli Assiri. E non siate come i vostri padri, e come i vostri fratelli, che hanno misfatto contro al Signore Iddio de’ lor padri; laonde egli li ha messi in desolazione come voi vedete. Ora, non indurate il vostro collo, come hanno fatto i vostri padri; porgete le mani al Signore, e venite al suo Santuario, il quale egli ha consacrato in perpetuo, e servite al Signore Iddio vostro; e l’ardor della sua ira si stornerà da voi. Perciocchè, se voi vi convertite al Signore, i vostri fratelli ed i vostri figliuoli troveranno pietà appresso quelli che li hanno menati in cattività; eziandio per ritornare in questo paese, perciocchè il Signore Iddio vostro è pietoso e misericordioso, e non rivolgerà la sua faccia indietro da voi, se voi vi convertite a lui. Que’ corrieri adunque passarono di città in città, nel paese di Efraim e di Manasse, e fino in Zabulon; ma la gente si faceva beffe di loro, e li scherniva. Pur nondimeno alcuni uomini di Aser, e di Manasse, e di Zabulon, si umiliarono, e vennero in Gerusalemme. La mano di Dio fu eziandio in Giuda, per dar loro un medesimo cuore, per far ciò che il re, ed i principali, aveano comandato, per parola del Signore Così si raunò in Gerusalemme un gran popolo, per celebrar la festa degli Azzimi, nel secondo mese; e vi fu una grandissima raunanza. Ed essi si levarono, e tolsero via gli altari ch’erano in Gerusalemme, tolsero eziandio via tutti gli altari da far profumi, e li gittarono nel torrente Chidron. Poi si scannò la Pasqua nel quartodecimo giorno del secondo mese. Or i sacerdoti ed i Leviti si erano vergognati, e s’erano santificati, ed aveano addotti olocausti nella Casa del Signore. Laonde essi si presentarono a fare il loro ufficio, secondo che è loro ordinato per la Legge di Mosè, uomo di Dio; i sacerdoti spandevano il sangue, ricevendolo di man de’ Leviti. Perciocchè molti erano nella raunanza, i quali non si erano santificati; e perciò i Leviti ebbero la cura di scannar gli agnelli della Pasqua per tutti coloro che non erano netti, per santificar quegli agnelli al Signore. Perciocchè una gran parte del popolo, molti di Efraim, e di Manasse, e d’Issacar, e di Zabulon, non si erano purificati; anzi mangiarono la Pasqua altrimenti che non è scritto. Ma Ezechia pregò per loro, dicendo: Il Signore, che è buono, sia placato inverso ciascuno che ha disposto il cuor suo a ricercare Iddio, il Signore Iddio de’ suoi padri; benchè ciò non sia stato secondo la purità del Santuario. E il Signore esaudì Ezechia, e sanò il popolo Così i figliuoli d’Israele, che si ritrovarono in Gerusalemme, celebrarono la festa degli Azzimi per sette giorni con grande allegrezza; e cantando i Leviti ed i sacerdoti laudi per ciascun giorno al Signore, e sonando con gli strumenti della gloria del Signore. Ed Ezechia parlò affettuosamente a tutti i Leviti ch’erano bene intendenti nelle cose del servigio del Signore; ed essi mangiarono de’ sacrificii della festa, sette giorni, sacrificando sacrificii da render grazie, e celebrando il Signore Iddio de’ lor padri. E tutta la raunanza prese consiglio di celebrare altri sette giorni; ed essi li celebrarono con allegrezza. Perciocchè Ezechia, re di Giuda, presentò alla raunanza mille giovenchi, e settemila pecore; i principali presentarono anch’essi alla raunanza mille giovenchi, e diecimila pecore; e molti sacerdoti si erano santificati. E tutta la raunanza di Giuda si rallegrò, come anche i sacerdoti, ed i Leviti, e tutta la raunanza di coloro ch’erano venuti d’Israele, e gli avveniticci ch’erano venuti dal paese d’Israele, ed abitavano in Giuda. E vi fu grande allegrezza in Gerusalemme; perciocchè, dal tempo di Salomone, figliuolo di Davide, re d’Israele, non era avvenuta cosa tale in Gerusalemme. Poi i sacerdoti Leviti si levarono, e benedissero il popolo; e la lor voce fu esaudita, e la loro orazione pervenne fino al cielo, all’abitacolo della santità del Signore Ora, dopo che tutte queste cose furono compiute, tutti gl’Israeliti, che si ritrovarono quivi, uscirono per le città di Giuda, e spezzarono le statue, e tagliarono i boschi, e disfecero gli alti luoghi, e gli altari di tutto Giuda, e Beniamino; il medesimo fecero ancora in Efraim, ed in Manasse, senza lasciarne alcuna cosa di resto. Poi tutti i figliuoli d’Israele ritornarono ciascuno alla sua possessione nelle lor terre. EZECHIA ristabilì ancora gli spartimenti de’ sacerdoti e de’ Leviti, secondo gli spartimenti che n’erano stati fatti; ciascuno secondo il suo ministerio, sacerdoti e Leviti, per offerire olocausti e sacrificii da render grazie; per ministrare, e per celebrare e cantar laudi; e per istare alle porte del campo del Signore. Ordinò eziandio la parte che il re fornirebbe delle sue facoltà per gli olocausti; per gli olocausti della mattina e della sera; e per gli olocausti de’ sabati, delle calendi, e delle feste solenni; come è scritto nella Legge del Signore; e disse al popolo, agli abitanti di Gerusalemme, che dessero a’ sacerdoti ed ai Leviti la parte loro; acciocchè prendessero animo di far ciò che la Legge del Signore comanda. E quando questo comandamento fu divolgato, i figliuoli d’Israele portarono le primizie del frumento, del vino, e dell’olio, e del miele, e d’ogni frutto della campagna, in gran quantità; portarono ancora le decime d’ogni cosa abbondantemente. I figliuoli d’Israele e di Giuda che abitavano nelle città di Giuda, addussero anch’essi le decime del grosso, e del minuto bestiame, e le decime delle cose sacre, consacrate al Signore Iddio loro; e le misero per mucchi. Al terzo mese cominciarono ad accumulare que’ mucchi, ed al settimo mese finirono. Ed Ezechia, ed i principali vennero, e videro que’ mucchi, e benedissero il Signore, ed il suo popolo Israele. Ed Ezechia domandò i sacerdoti, e i Leviti, di que’ mucchi. Ed Azaria, principal sacerdote, della famiglia di Sadoc, gli disse: Da che si è cominciato a portar questa offerta alla Casa del Signore, noi abbiamo mangiato, e siamo stati saziati; e anche n’è rimasto assai; perciocchè il Signore ha benedetto il suo popolo; e quello ch’è avanzato, è questa grande abbondanza Ed Ezechia comandò che mettessero in ordine i cellieri e i granai nella Casa del Signore; ed essi li misero in ordine; e vi portarono dentro fedelmente le offerte, e le decime, e le cose consacrate; e Conania Levita ebbe la soprantendenza di queste cose; e Simi, suo fratello, fu il secondo. E Iehiel, ed Azazia, e Nahat, ed Asael, e Ierimot, e Iozabad, ed Eliel, ed Ismachia, e Mahat e Benaia, erano commessari sotto Conania, e sotto Simi, suo fratello, per ordine del re Ezechia, e di Azaria, conduttore della Casa di Dio. E Core, figliuolo d’Imma, Levita, portinaio verso Oriente, avea la cura delle cose volontariamente offerte a Dio, per fornir le offerte elevate del Signore, e le cose santissime. E sotto lui erano Eden, e Miniamin, e Iesua, e Semaia, ed Amaria, e Secania, nelle città de’ sacerdoti procedenti in lealtà, per fornire a’ lor fratelli piccoli e grandi, secondo i loro spartimenti; cioè, a tutti coloro ch’entravano nella Casa del Signore, secondo il lor ministerio, per le lor mute, conforme a’ loro spartimenti, la lor porzione giorno per giorno; oltre a’ maschi d’infra loro, che furono annoverati per genealogie, dall’età di tre anni in su. Or la descrizione de’ sacerdoti e de’ Leviti, per le lor genealogie, distinti per le lor famiglie paterne, fu fatta dall’età di vent’anni in su, per li loro ufficii, secondo i loro spartimenti. La detta porzione fu eziandio data a tutta la moltitudine di tutte le lor famiglie, mogli, figliuoli e figliuole, descritti per genealogie perciocchè in su la fede di coloro essi si consacravano alle cose sante. Parimente, quant’è a’ sacerdoti, figliuoli d’Aaronne, che stavano ne’ campi de’ contadi delle lor città, in ciascuna città v’erano degli uomini deputati per nome, per dar le porzioni a tutti i maschi d’infra i sacerdoti; ed in somma a chiunque d’infra i Leviti era annoverato per le lor genealogie. Così fece Ezechia per tutto Giuda; e fece ciò che è buono, e diritto, e leale davanti al Signore Iddio suo. E si adoperò con tutto il cuor suo in tutta l’opera ch’egli imprese per lo servigio della Casa di Dio, e nella Legge, e nei comandamenti, ricercando l’Iddio suo; e prosperò DOPO queste cose, e questa fedeltà, Sennacherib, re degli Assiri, venne, ed entrò in Giuda, e pose campo sopra le città forti, e deliberò di sforzarle, per ridurle sotto la sua ubbidienza. Ed Ezechia, veduto che Sennacherib era venuto, e ch’egli volgeva la faccia contro a Gerusalemme, per combatterla; si consigliò co’ suoi principali ufficiali, e co’ suoi uomini di valore, di turar le acque delle fonti ch’erano fuor della città; ed essi gli prestarono aiuto. Ed un gran popolo si adunò, e turarono tutte le fonti, e il torrente che si spande per mezzo la contrada, dicendo: Perchè i re degli Assiri, venendo, troverebbero essi copia d’acque? Egli prese eziandio animo di ristorar tutte le mura rotte, e le alzò fino alle torri; e di fuori edificò un altro muro. Egli fortificò ancora Millo, nella Città di Davide; e fece far dardi e scudi in gran quantità. Ed ordinò capitani di guerra sopra il popolo, e li adunò appresso di sè nella piazza della porta della città, e li confortò, dicendo: Prendete animo, e fortificatevi; non temiate, e non vi spaventate per lo re degli Assiri, nè per tutta la moltitudine che è con lui; perciocchè con noi v’è uno maggiore che con lui. Con lui è il braccio della carne; ma con noi è il Signore Iddio nostro, per aiutarci, e per combatter le nostre battaglie. E il popolo si rassicurò in su le parole di Ezechia, re di Giuda Dopo questo, Sennacherib, re degli Assiri, essendo sopra Lachis con tutte le forze del suo imperio, mandò i suoi servitori in Gerusalemme ad Ezechia, re di Giuda, ed a tutti i Giudei ch’erano in Gerusalemme per dir loro: Così ha detto Sennacherib, re degli Assiri: In che vi confidate voi, per dimorare in Gerusalemme nell’assedio? Ezechia non vi seduce egli, per ridurvi a morir di fame e di sete, dicendo: Il Signore Iddio nostro ci salverà dalla mano del re degli Assiri? Non ha esso Ezechia tolti via gli alti luoghi, e gli altari di esso Signore, e detto a Giuda e a Gerusalemme: Adorate solo davanti ad un Altare, e fate sopra esso ardere i vostri sacrificii? Non sapete voi quello che io ed i miei padri abbiam fatto a tutti i popoli de’ paesi? gl’iddii delle genti dei paesi hanno eglino giammai potuto salvare il lor paese dalla mia mano? Quale, d’infra tutti gl’iddii di quelle genti che i miei padri hanno distrutte, ha potuto salvare il suo popolo dalla mia mano, che l’Iddio vostro ve ne possa salvare? Ora dunque Ezechia non v’inganni, e non vi seduca in questa maniera; e voi non gli prestate fede; perciocchè poichè alcun dio d’alcuna gente, o regno, non ha potuto salvare il suo popolo dalla mia mano, nè dalla mano de’ miei padri, quanto meno vi salverà l’Iddio vostro dalla mia mano? Ed i servitori di esso dissero ancora molte altre cose contro al Signore Iddio, e contro ad Ezechia, suo servitore. Sennacherib scrisse oltre a ciò lettere, per ischernire il Signore Iddio di Israele, e per parlar contro a lui in questa maniera: Siccome gl’iddii delle genti de’ paesi non hanno salvati i lor popoli dalla mia mano, così anche l’Iddio di Ezechia non salverà il suo. Quei servitori gridarono ancora ad alta voce, in lingua giudaica, al popolo di Gerusalemme, ch’era in su le mura, per ispaventarlo, e per conturbarlo; per prendere in questa maniera la città. E parlarono dell’Iddio di Gerusalemme, come degl’iddii de’ popoli della terra, che sono opera di mani d’uomini. Allora il re Ezechia, e il profeta Isaia, figliuolo d’Amos, fecero orazione per queste cose, e gridarono verso il cielo. E il Signore mandò un Angelo, il quale distrusse ogni valente uomo, ed ogni capo e capitano ch’era nel campo del re degli Assiri; laonde egli se ne ritornò svergognato al suo paese. Ed essendo entrato nella casa de’ suoi dii, di quelli che erano usciti delle sue interiora, l’uccisero quivi con la spada. Così il Signore salvò Ezechia, e gli abitanti di Gerusalemme, dalla mano di Sennacherib, re degli Assiri, e dalla mano d’ogni altro; e li sollevò d’ogn’intorno. E molti portavano offerte al Signore in Gerusalemme, e cose preziose ad Ezechia, re di Giuda. E dopo queste cose, egli fu innalzato appresso tutte le nazioni IN que’ giorni, Ezechia infermò fino alla morte; ma egli fece orazione al Signore; ed esso gli parlò, e gli diede un segno. Ma Ezechia non fu riconoscente del beneficio ricevuto; perciocchè il suo cuore s’innalzò; laonde vi fu indegnazione contro a lui, contro a Giuda, e contro a Gerusalemme. Ma pure Ezechia, con gli abitanti di Gerusalemme, si umiliò di ciò che il suo cuore si era innalzato; e per ciò l’indegnazione del Signore non venne sopra loro al tempo d’Ezechia. Ezechia dunque ebbe grandissime ricchezze e gloria; e si fece de’ tesori d’argento, e d’oro, e di pietre preziose, e d’aromati, e di scudi, e d’ogni sorta di cari arredi. Fece ancora de’ magazzini per l’entrata del grano, e del vino, e dell’olio; e delle stalle, per ogni sorta di grosso bestiame; e delle mandre presso di quelle. Si fece eziandio delle città; ed acquistò molto bestiame, minuto e grosso; perciocchè Iddio gli avea date grandissime ricchezze. Ezechia fu eziandio quello che turò la fonte alta delle acque di Ghihon, e condusse quell’acqua per diritto sotto terra, dall’Occidente alla città di Davide. Ed Ezechia prosperò in tutte le sue opere. E in questo stato, essendo lui con gli ambasciatori de’ principi di Babilonia, i quali aveano mandato a lui per informarsi del miracolo ch’era avvenuto in terra, Iddio lo lasciò, per far prova di lui, per conoscer tutto ciò ch’egli avea nel cuor suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Ezechia, e le sue pie opere; ecco, queste cose sono scritte nella visione del profeta Isaia, figliuolo di Amos, e nel libro dei re di Giuda, e d’Israele. Poi Ezechia giacque co’ suoi padri, e fu seppellito nel più alto delle sepolture de’ figliuoli di Davide. E tutto Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme, gli fecero onore alla sua morte. E Manasse, suo figliuolo, regnò in luogo suo MANASSE era d’età di dodici anni, quando cominciò a regnare; e regnò cinquantacinque anni in Gerusalemme. E fece ciò che dispiace al Signore, secondo le abbominazioni delle genti, le quali il Signore avea scacciate d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. E tornò ad edificare gli alti luoghi, i quali Ezechia, suo padre, avea disfatti; e rizzò degli altari a’ Baali, e fece de’ boschi, e adorò tutto l’esercito del cielo, e gli servì. Edificò ancora degli altari nella Casa del Signore, della quale il Signore avea detto: Il mio Nome sarà in Gerusalemme in perpetuo. Ed edificò quegli altari a tutto l’esercito del cielo, ne’ due cortili della Casa del Signore. Egli fece eziandio passare i suoi figliuoli per lo fuoco, nella valle del figliuolo di Hinnom; ed usò pronostichi, ed augurii, ed incantesimi; e ordinò uno spirito di Pitone, e degl’indovini. Egli fece fino al sommo ciò che dispiace al Signore, per dispettarlo. Egli pose eziandio la scultura del simulacro ch’egli avea fatto, nella Casa di Dio, della quale Iddio avea detto a Davide, ed a Salamone, suo figliuolo: Io metterò il mio Nome in perpetuo in questa Casa, ed in Gerusalemme, che io ho eletta d’infra tutte le tribù d’Israele. E non farò più muovere il piè d’Israele d’in su la terra, la quale io ho stabilita a’ vostri padri; pur solamente ch’essi prendano guardia di far tutto quello che io ho loro comandato, secondo tutta la Legge, e gli statuti, e le ordinazioni date per Mosè. Manasse adunque sviò Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme, per far male, più che le genti che il Signore avea distrutte d’innanzi a’ figliuoli d’Israele. E il Signore parlò a Manasse, ed al suo popolo; ma essi non porsero l’orecchio Laonde il Signore fece venire contro a loro i capi dell’esercito del re degli Assiri; i quali presero Manasse in certi greppi, e lo legarono con due catene di rame, e lo menarono in Babilonia. E quando egli fu in distretta, supplicò al Signore Iddio suo, e si umiliò grandemente davanti all’Iddio de’ suoi padri. Ed avendogli fatta orazione, egli fu placato inverso lui, ed esaudì la sua supplicazione, e lo ricondusse in Gerusalemme al suo regno. E Manasse conobbe che il Signore è Dio. E dopo queste cose, Manasse edificò il muro di fuori della Città di Davide, dall’Occidente verso Ghihon, nella valle, fino alla porta de’ pesci, e d’ogn’intorno fino ad Ofel; ed alzò grandemente quel muro; e mise de’ capitani di guerra per tutte le città forti di Giuda; e tolse via dalla Casa del Signore gl’iddii degli stranieri, e il simulacro, e tutti gli altari ch’egli avea edificati nel monte della Casa di Dio ed in Gerusalemme; e li gittò fuori della città. Poi rifece l’Altare del Signore, e sacrificò sopra esso sacrificii da render grazie, e di laude; e comandò a Giuda di servire al Signore Iddio d’Israele. Nondimeno il popolo sacrificava ancora negli alti luoghi; ma pure al Signore Iddio suo. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Manasse, e l’orazione ch’egli fece all’Iddio suo, e le parole de’ veggenti, che gli parlarono a nome del Signore Iddio d’Israele; ecco, queste cose sono scritte nel libro dei re d’Israele. E quant’è alla sua orazione, e come Iddio fu placato inverso lui, e tutto il suo peccato, e il suo misfatto, e i luoghi ne’ quali egli edificò degli alti luoghi, e rizzò boschi e sculture, avanti che si fosse umiliato; ecco, queste cose sono scritte nel libro di Hozai. E Manasse giacque co’ suoi padri, e fu seppellito in casa sua. Ed Amon, suo figliuolo, regnò in luogo suo AMON era d’età di ventidue anni, quando cominciò a regnare; e regnò due anni in Gerusalemme. E fece ciò che dispiace al Signore, come Manasse, suo padre, avea fatto; e sacrificò, e servì a tutte le sculture, che Manasse, suo padre, avea fatte. Ma egli non si umiliò davanti al Signore, come Manasse, suo padre, si era umiliato; anzi esso Amon accrebbe vie più le colpe. Or i suoi servitori fecero una congiura contro a lui, e l’uccisero in casa sua. E il popolo del paese percosse tutti quelli che aveano fatta congiura contro al re Amon; e costituì re, in luogo di esso, Giosia, suo figliuolo GIOSIA era di età di otto anni, quando cominciò a regnare; e regnò trentun’anno in Gerusalemme. E fece ciò che piace al Signore, e camminò nelle vie di Davide, suo padre, e non se ne rivolse, nè a destra, nè a sinistra. E l’anno ottavo del suo regno, essendo egli ancora giovanetto, cominciò a ricercar l’Iddio di Davide, suo padre; e l’anno duodecimo cominciò a nettar Giuda e Gerusalemme degli alti luoghi, e de’ boschi, e delle sculture, e delle statue di getto. E in presenza sua furono disfatti gli altari de’ Baali; ed egli troncò i simulacri ch’erano al disopra di essi; e spezzò, e tritò i boschi e le sculture, e le statue di getto, e ne sparse la polvere sopra le sepolture di coloro che aveano loro sacrificato. Ed arse le ossa de’ sacerdoti sopra gli altari loro; e nettò Gerusalemme e Giuda. Egli fece lo stesso ancora nelle città di Manasse, e di Efraim, e di Simeone, e fino in Neftali, ne’ lor luoghi desolati d’ogn’intorno. E disfece gli altari, e spezzò i boschi e le sculture, fino a stritolarle; e troncò tutti i simulacri in tutto il paese d’Israele; poi se ne ritornò in Gerusalemme E l’anno diciottesimo del suo regno, dopo aver nettato il paese e la Casa, mandò Safan, figliuolo di Asalia; e Maaseia, capitano della città; e Ioa, figliuolo di Ioachaz, segretario, per far ristorar la Casa del Signore Iddio suo. Essi adunque vennero ad Hilchia, sommo sacerdote, e furono loro dati i danari, che erano stati portati nella Casa di Dio; i quali i Leviti, guardiani delle soglie, aveano raccolti da Manasse, e da Efraim, e da tutto il rimanente d’Israele, e da tutto Giuda, e Beniamino; e poi erano ritornati in Gerusalemme. Ed essi li diedero in mano a coloro che aveano la cura dell’opera, i quali erano costituiti sopra la fabbrica della Casa del Signore; e quelli che aveano la cura dell’opera che si faceva nella Casa del Signore davano que’ danari, per racconciare, e per ristorar la Casa. E li davano a’ fabbri, ed a’ muratori; e per comperar pietre tagliate, e legname per le travature, e per fare i palchi alle case, le quali i re di Giuda aveano guaste. Or quegli uomini si adoperavano fedelmente in quell’opera; e sopra essi erano costituiti Iahat, ed Abdia, Leviti, d’infra i figliuoli di Merari; e d’infra i Chehatiti: Zaccaria e Mesullam, per sollecitar l’opera. Tutti i maestri degli strumenti musicali erano eziandio Leviti; come ancora quelli che comandavano a quelli che portavano i pesi; ed essi aveano la cura di sollecitar tutti quelli che lavoravano all’opera in qualunque servigio; gli scrivani eziandio, ed i commessari, e i portinai, erano Leviti Ora, mentre traevano fuori i danari, ch’erano stati portati nella Casa del Signore, il sacerdote Hilchia trovò il libro della Legge del Signore, data per Mosè. Ed Hilchia parlò al segretario Safan, e gli disse: Io ho trovato il libro della Legge nella Casa del Signore. Ed Hilchia diede il libro a Safan. E Safan portò quel libro al re. E, dopo che gli ebbe fatta la sua relazione, dicendo: I tuoi servitori fanno tutto quello ch’è loro stato commesso; ed hanno messi insieme i danari che si sono trovati nella Casa del Signore, e li hanno dati in mano a’ commessari, ed a quelli che fanno l’opera; il segretario Safan rapportò ancora, e disse al re, che il sacerdote Hilchia gli avea dato un libro. E Safan vi lesse dentro in presenza del re. E come il re ebbe udite le parole della Legge, stracciò i suoi vestimenti. Poi comandò ad Hilchia, e ad Ahicam, figliuolo di Safan, e ad Abdon, figliuolo di Mica, ed al segretario Safan, e ad Asaia, servitor del re, dicendo: Andate, domandate il Signore per me, e per lo rimanente d’Israele e di Giuda, intorno alle parole di questo libro ch’è stato ritrovato; perciocchè grande è l’ira del Signore, la quale è versata sopra noi; perciocchè i nostri padri non hanno osservata la parola del Signore, per far secondo tutto ciò ch’è scritto in questo libro. Hilchia adunque, e gli uomini del re, andarono dalla profetessa Hulda, moglie di Sallum, figliuolo di Tochat, figliuolo di Hasra, guardiano delle vesti, la quale abitava in Gerusalemme, nel secondo recinto; e parlarono a lei in quella sentenza. Ed ella disse loro: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Dite all’uomo che vi ha mandati a me: Così ha detto il Signore: Ecco, io fo venir del male sopra questo luogo, e sopra i suoi abitatori; tutte le maledizioni che sono scritte nel libro, ch’è stato letto in presenza del re di Giuda. Perciocchè essi mi hanno abbandonato, ed hanno fatti profumi ad altri dii, per dispettarmi con tutte le opere delle lor mani; laonde l’ira mia si è versata sopra questo luogo, e non si spegnerà. Ma dite così al re di Giuda, che vi ha mandati per domandare il Signore: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Quant’è alle parole che tu hai udite; perciocchè il tuo cuore si è ammollito, e tu ti sei umiliato per timor di Dio, quando tu hai inteso ciò ch’egli ha pronunziato contro a questo luogo, e contro a’ suoi abitatori; e ti sei umiliato nel mio cospetto, ed hai stracciati i tuoi vestimenti, ed hai pianto davanti a me; io altresì ti ho esaudito, dice il Signore. Ecco, io ti raccoglierò coi tuoi padri, e sarai raccolto nelle tue sepolture in pace; e gli occhi tuoi non vedranno tutto il male che io fo venire sopra questo luogo, e sopra i suoi abitatori. Ed essi rapportarono la cosa al re Allora il re mandò a raunar tutti gli Anziani di Giuda e di Gerusalemme. Poi salì nella Casa del Signore, con tutti gli uomini di Giuda, e con gli abitanti di Gerusalemme, insieme co’ sacerdoti, e i Leviti, e con tutto il popolo, dal maggiore al minore. Ed egli lesse, in lor presenza, tutte le parole del libro del Patto, il quale era stato trovato nella Casa del Signore. E il re stette in piè nel luogo suo ordinario, e fece patto nel cospetto del Signore, promettendo di camminare dietro al Signore, e di osservare i suoi comandamenti, e le sue testimonianze, e i suoi statuti, con tutto il cuore, e con tutta l’anima sua; mettendo ad effetto le parole del Patto, scritte in quel libro. E fece promettere il medesimo a tutti quelli che furono ritrovati in Gerusalemme, ed in Beniamino; e gli abitanti di Gerusalemme fecero secondo il Patto di Dio, dell’Iddio dei padri loro. E Giosia tolse via tutte le abbominazioni da tutte le contrade de’ figliuoli d’Israele, e sottopose tutti quelli che si ritrovarono in Israele a servire al Signore Iddio loro. Tutto il tempo della vita di Giosia, essi non si rivolsero indietro dal Signore Iddio de’ lor padri OR Giosia fece la Pasqua al Signore in Gerusalemme; e quella fu scannata nel quartodecimo giorno del primo mese. Ed egli costituì i sacerdoti ne’ loro ufficii; e li confortò al servigio della Casa del Signore. E disse a’ Leviti, che ammaestravano tutto Israele, ed erano consacrati al Signore: Lasciate pur l’Arca santa nella Casa, la quale Salomone, figliuolo di Davide, re d’Israele, ha edificata; voi non avete più a portarla in su le spalle; ora servite al Signore Iddio vostro ed al suo popolo Israele. E disponetevi per le case vostre paterne, secondo i vostri spartimenti, come Davide, re d’Israele, e Salomone, suo figliuolo, hanno ordinato per iscritto. E state nel luogo santo, per ministrare a’ vostri fratelli del popolo, divisi per case paterne; e ad una parte delle case paterne de’ Leviti; e scannate la Pasqua; e dopo esservi santificati, apparecchiatela a’ vostri fratelli; acciocchè la facciano secondo la parola del Signore, data per Mosè. E Giosia presentò al comun popolo, che si trovò quivi, del minuto bestiame, agnelli, e capretti, in numero di trentamila, tutti per la Pasqua; e tremila buoi; i quali erano delle facoltà proprie del re. I suoi principali ufficiali fecero anch’essi liberalmente presenti al popolo, a’ sacerdoti, ed a’ Leviti. Ed Hilchia, e Zaccaria, e Iehiel, conduttori della Casa di Dio, donarono a’ sacerdoti, per la Pasqua, duemila seicento tra agnelli e capretti, e trecento buoi. E Conania, e Semaia, e Natanael, suoi fratelli, ed Hasabia, e Ieiel, e Iozabad, capi de’ Leviti, presentarono a’ Leviti, per la Pasqua, cinquemila tra agnelli e capretti, e cinquecento buoi. Così, essendo il servigio apprestato, i sacerdoti stettero vacando al loro ufficio; ed i Leviti, a’ Loro spartimenti, secondo il comandamento del re. Poi la Pasqua fu scannata; e i sacerdoti ricevendo il sangue dalle mani di coloro che scannavano, lo spandevano; ed i Leviti scorticavano gli animali. E, dandoli al comun popolo, diviso per case paterne, levavano l’olocausto, per offerirlo al Signore, secondo ch’è scritto nel libro di Mosè. Il simigliante facevano ancora dei buoi. E poi cossero la Pasqua al fuoco, secondo ch’è ordinatò; ma cossero le altre vivande consacrate in caldaie, ed in pentole, ed in pignatte; e le mandarono prestamente a tutto il comun popolo. E poi essi apparecchiarono per sè e per li sacerdoti; perciocchè i sacerdoti, figliuoli d’Aaronne, furono occupati infino alla notte in offerir gli olocausti ed i grassi; perciò, i Leviti apparecchiarono per sè, e per li sacerdoti, figliuoli d’Aaronne. I cantori ancora, figliuoli di Asaf, stavano vacando all’ufficio loro, secondo il comandamento di Davide, e di Asaf, e di Heman, e di Iedutun, veggente del re; e i portinai stavano in ciascuna porta; e non accadde loro rimuoversi dal lor ministerio; perciocchè i Leviti, lor fratelli, apparecchiavano loro. Così tutto il servigio del Signore fu in quel dì ordinato, per far la Pasqua, e per offerir gli olocausti sopra l’Altare del Signore, secondo il comandamento del re Giosia. Ed i figliuoli d’Israele, che si ritrovarono, celebrarono in quel tempo la Pasqua, e la festa degli Azzimi, per sette giorni. E giammai non era stata celebrata in Israele Pasqua simile a questa, dal tempo del profeta Samuele; e niuno dei re d’Israele celebrò giammai Pasqua tale, qual celebrò Giosia, insieme co’ sacerdoti, e co’ Leviti, e con tutto Giuda ed Israele, che si ritrovò, e con gli abitanti di Gerusalemme. Questa Pasqua fu celebrata l’anno diciottesimo del regno di Giosia DOPO tutte queste cose, quando Giosia ebbe ristabilito l’ordine della Casa del Signore, Neco, re di Egitto, salì per far guerra in Carchemis, in su l’Eufrate; e Giosia gli andò incontro. Ma Neco gli mandò messi, a dirgli: Che vi è egli fra me e te, re di Giuda? io non sono oggi salito contro a te; anzi contro alla casa che mi fa guerra; e Iddio mi ha detto che mi affrettassi; resta d’opporti a Dio, il quale è meco; acciocchè egli non ti distrugga. Ma Giosia non si volle storre dal suo proponimento di andare contro ad esso; anzi si travestì per dargli battaglia; e non attese alle parole di Neco, procedenti dalla bocca di Dio; e venne nella campagna di Meghiddo, per dargli battaglia. E gli arcieri tirarono al re Giosia. E il re disse a’ suoi servitori: Toglietemi di qui; perciocchè io son gravemente ferito. E i suoi servitori lo tolsero d’in sul carro, e lo misero sopra il suo secondo carro, e lo menarono in Gerusalemme; ed egli morì, e fu seppellito nelle sepolture de’ suoi padri. E tutto Giuda e Gerusalemme fecero cordoglio di Giosia. Geremia fece anch’egli de’ lamenti sopra Giosia. E tutti i cantatori e le cantatrici hanno mentovato Giosia ne’ lor lamenti, fino ad oggi; e li hanno dati a cantare ad Israele per istatuto; ed ecco, sono scritti nelle Lamentazioni. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Giosia, e le sue opere pie, secondo quello ch’è scritto nella Legge del Signore, e i suoi fatti primi ed ultimi; ecco, queste cose sono scritte nel libro dei re d’Israele e di Giuda ALLORA il popolo del paese prese Gioachaz, figliuolo di Giosia; e lo costituì re in Gerusalemme, in luogo di suo padre. Gioachaz era d’età di ventitrè anni, quando cominciò a regnare; e regnò tre mesi in Gerusalemme. E il re di Egitto lo depose in Gerusalemme; ed impose al paese una ammenda di cento talenti d’argento, e d’un talento d’oro. E il re di Egitto costituì re sopra Giuda e Gerusalemme, Eliachim, fratello di Gioachaz, e gli mutò il nome in Gioiachim. Poi Neco prese Gioachaz, fratello di esso, e lo menò in Egitto. Gioiachim era d’età di venticinque anni, quando cominciò a regnare; e regnò undici anni in Gerusalemme; e fece ciò che dispiace al Signore Iddio suo. E Nebucadnesar, re di Babilonia, salì contro a lui, e lo legò con due catene di rame, per menarlo in Babilonia. Nebucadnesar ne portò ancora degli arredi della Casa del Signore, in Babilonia, e li pose nel suo tempio in Babilonia. Ora, quant’è al rimanente de’ fatti di Gioiachim, e le sue abbominazioni ch’egli commise, e ciò che fu trovato in lui; ecco, queste cose sono scritte nel libro dei re d’Israele e di Giuda; e Gioiachin, suo figliuolo, regnò in luogo suo. Gioiachin era d’età di otto anni, quando cominciò a regnare; e regnò tre mesi e dieci giorni in Gerusalemme; e fece ciò che dispiace al Signore. Laonde, in capo dell’anno, il re Nebucadnesar mandò a farlo menare in Babilonia, insieme co’ più cari arredi della Casa del Signore; e costituì re sopra Giuda e Gerusalemme Sedechia, fratello di esso SEDECHIA era d’età di ventun’anno, quando cominciò a regnare; e regnò undici anni in Gerusalemme; e fece ciò che dispiace al Signore Iddio suo, e non si umiliò per lo profeta Geremia, che parlava da parte della bocca del Signore. Ed anch’egli si ribellò dal re Nebucadnesar, che l’avea fatto giurare per lo Nome di Dio; e indurò il suo collo, e fermò l’animo suo, per non convertirsi al Signore Iddio d’Israele. Tutti i capi de’ sacerdoti, e il popolo, commisero anch’essi molti e molti misfatti, secondo tutte le abbominazioni delle genti; e contaminarono la Casa del Signore, la quale egli aveva santificata in Gerusalemme. E il Signore Iddio de’ lor padri mandava ogni mattina ad ammonirli per li suoi messi conciossiachè egli risparmiasse il suo popolo e il suo abitacolo; ma essi si beffavano de’ messi di Dio, e sprezzavano le parole di esso, e schernivano i suoi profeti; talchè l’ira del Signore s’infiammò in tal maniera contro al suo popolo, che non vi fu più rimedio alcuno. Ed egli fece salir contro a loro il re de’ Caldei, il quale uccise i lor giovani con la spada, nella casa del lor santuario, e non risparmiò nè giovane, nè vergine, nè vecchio, nè decrepito; egli li diede tutti in mano di quello; ed insieme tutti gli arredi della Casa di Dio, piccoli e grandi; e i tesori della Casa del Signore, e i tesori del re, e de’ suoi principi. Egli fece portar tutto ciò in Babilonia. E i Caldei arsero la Casa di Dio, e disfecero le mura di Gerusalemme, e bruciarono col fuoco tutti i suoi palazzi, e guastarono tutti i suoi più cari arredi. E il re de’ Caldei menò in cattività in Babilonia quelli ch’erano scampati dalla spada; e furono servi a lui ed a’ suoi figliuoli, finchè il regno di Persia ottenne l’imperio; acciocchè la parola del Signore, pronunziata per la bocca di Geremia, si adempiesse; mentre la terra si compiaceva ne’ suoi sabati; tutto il tempo ch’ella restò desolata, ella si riposò, finchè fossero compiuti settant’anni ORA, nell’anno primo di Ciro, re di Persia acciocchè si adempiesse la parola del Signore, pronunziata per la bocca di Geremia, il Signore eccitò lo spirito di Ciro, re di Persia; ed egli fece andare un bando per tutto il suo regno, eziandio con lettere, dicendo: Così ha detto Ciro, re di Persia: Il Signore Iddio del cielo mi ha dati tutti i regni della terra; egli ancora mi ha imposto di edificargli una Casa in Gerusalemme, che è in Giudea. Chi, d’infra voi è dell’universo suo popolo? il Signore Iddio suo sia con lui, e ritornisene NELL’anno primo di Ciro, re di Persia acciocchè si adempiesse la parola del Signore, pronunziata per la bocca di Geremia, il Signore eccitò lo spirito di Ciro, re di Persia; ed egli fece andare un bando per tutto il suo regno, eziandio con lettere, dicendo: Così ha detto Ciro, re di Persia: Il Signore Iddio del cielo mi ha dati tutti i regni della terra; egli ancora mi ha imposto di edificargli una Casa in Gerusalemme, che è in Giudea. Chi di voi è dell’universo suo popolo? l’Iddio suo sia con lui, e ritornisene in Gerusalemme, ch’è in Giudea, ed edifichi la Casa del Signore Iddio d’Israele, ch’è l’Iddio che abita in Gerusalemme. E se vi è alcuno, in qualunque luogo egli dimori, che sia rimasto indietro, sovvengangli le genti del suo luogo, d’oro, e d’argento, e di facoltà, e di bestie da vettura, con qualche volontaria offerta per la Casa di Dio, che abita in Gerusalemme Allora i capi delle famiglie paterne di Giuda e di Beniamino, e i sacerdoti, e i Leviti, insieme con tutti quelli de’ quali Iddio eccitò lo spirito per ritornarsene, per riedificar la Casa del Signore, che è in Gerusalemme, si misero in cammino. E tutti i lor vicini d’ogn’intorno sovvennero loro di vasellamenti d’argento, d’oro, di facoltà, e di bestie da vettura, e di cose preziose; oltre a tutto quello che fu volontariamente offerto. Il re Ciro trasse eziandio fuori gli arredi della Casa del Signore, i quali Nebucadnesar avea tratti fuor di Gerusalemme, e posti nella Casa del suo dio; Ciro, re di Persia, li trasse fuori per le mani di Mitredat, tesoriere, e li consegnò a conto a Sesbassar, principe di Giuda. E questo era il conto di essi: trenta bacini d’oro, mille bacini di argento, ventinove coltelli, trenta coppe d’oro, e quattrocento dieci coppe d’argento seconde, e mille altri vasellamenti. Tutti questi vasellamenti, con altri d’oro e d’argento, erano in numero di cinquemila quattrocento. Sesbassar il riportò tutti, nel medesimo tempo che quelli ch’erano in cattività furono ricondotti di Babilonia in Gerusalemme OR questi sono gli uomini della provincia, che ritornarono dalla cattività, d’infra la moltitudine che Nebucadnesar, re di Babilonia, avea menata in cattività in Babilonia; e ritornarono in Gerusalemme ed in Giudea, ciascuno alla sua città. I quali vennero con Zorobabel, Iesua, Neemia, Seraia, Reelaia, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvai, Rehum, e Baana. Il numero degli uomini del popolo d’Israele fu questo: I figliuoli di Paros furono due mila censettantadue; i figliuoli di Sefatia trecensettantadue; i figliuoli di Ara settecensettantacinque; i figliuoli di Pahat-Moab, divisi ne’ figliuoli di Iesua, e di Ioab, duemila ottocento-dodici; i figliuoli di Elam mille dugentocinquantaquattro; i figliuoli di Zattu novecenquarantacinque; i figliuoli di Zaccai settecensessanta; i figliuoli di Bani seicenquarantadue; i figliuoli di Bebai seicenventitrè; i figliuoli di Azgad mille dugenventidue; i figliuoli di Adonicam seicensessantasei; i figliuoli di Bigvai duemila cinquantasei; i figliuoli di Adin quattrocencinquantaquattro; i figliuoli di Ater, per Ezechia, novantotto; i figliuoli di Besai trecenventitrè; i figliuoli di Iora centododici; i figliuoli di Hasum dugenventitrè; i figliuoli di Ghibbar novantacinque; i figliuoli di Bet-lehem cenventitrè; gli uomini di Netofa cinquantasei; gli uomini di Anatot cenventotto; gli uomini di Azmavet quarantadue; gli uomini di Chiriat-arim, di Chefira, e di Beerot, settecenquarantatrè; gli uomini di Rama e di Gheba, seicenventuno; gli uomini di Micmas cenventidue; gli uomini di Betel e di Ai dugenventitrè; i figliuoli di Nebo cinquantadue; i figliuoli di Magbis cencinquantasei; i figliuoli d’un altro Elam mille dugencinquantaquattro; i figliuoli di Harim trecenventi; i figliuoli di Lod, di Hadid, e d’Ono, settecenventicinque; i figliuoli di Gerico trecenquarantacinque; i figliuoli di Senaa tremila seicentrenta De’ sacerdoti: i figliuoli di Iedaia, della famiglia di Iesua, novecensettantatrè; i figliuoli d’Immer mille cinquantadue; i figliuoli di Pashur mille dugenquarantasette; i figliuoli di Harim mille diciassette. De’ Leviti: i figliuoli di Iesua, e di Cadmiel, d’infra i figliuoli di Hodavia, settantaquattro. De’ cantori: i figliuoli di Asaf, cenventotto. De’ figliuoli de’ portinai: i figliuoli di Sallum, i figliuoli di Ater, i figliuoli di Talmon, i figliuoli di Accub, i figliuoli di Hatita, i figliuoli di Sobai; in tutto centrentanove. De’ Netinei: i figliuoli di Siha, i figliuoli di Hasufa, i figliuoli di Tabbaot, i figliuoli di Cheros, i figliuoli di Siaha, i figliuoli di Padon. I figliuoli di Lebana, i figliuoli di Hagaba, i figliuoli di Accub, i figliuoli di Hagab, i figliuoli di Samlai, i figliuoli di Hanan, i figliuoli di Ghiddel, i figliuoli di Gahar, i figliuoli di Reaia, i figliuoli di Resin, i figliuoli di Necoda, i figliuoli di Gazam, i figliuoli di Uzza, i figliuoli di Pasea, i figliuoli di Besai, i figliuoli di Asna, i figliuoli di Meunim, i figliuoli di Nefusim, i figliuoli di Bacbuc, i figliuoli di Hacusa, i figliuoli di Harhur, i figliuoli di Baslut, i figliuoli di Mehida, i figliuoli di Harsa, i figliuoli di Barcos, i figliuoli di Sisera, i figliuoli di Tema, i figliuoli di Nesia, i figliuoli di Hatifa. De’ figliuoli de’ servi di Salomone: i figliuoli di Sotai, i figliuoli di Soferet, i figliuoli di Peruda, i figliuoli di Iaala, i figliuoli di Darcon, i figliuoli di Ghiddel, i figliuoli di Sefatia, i figliuoli di Hattil, i figliuoli di Pocheret-hassebaim, i figliuoli di Ami. Tutti i Netinei, e i figliuoli de’ servi di Salomone furono trecennovantadue. Or costoro vennero di Telmela, e di Telharsa, cioè: Cherub, Addan, ed Immer, e non poterono dimostrar la casa loro paterna, nè la lor progenie, se erano d’Israele; come anche i figliuoli di Delaia, i figliuoli di Tobia, i figliuoli di Necoda, in numero di seicencinquantadue. E de’ figliuoli de’ sacerdoti, i figliuoli di Abaia, i figliuoli di Cos, i figliuoli di Barzillai, il quale prese per moglie una delle figliuole di Barzillai Galaadita, e fu nominato del nome loro. Costoro cercarono i lor nomi fra i rassegnati nelle genealogie; ma non furono trovati; laonde furono appartati dal sacerdozio, come persone non consacrate. Ed Hattirsata disse loro che non mangiassero delle cose santissime, finchè si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim Questa raunanza, tutta insieme, era di quarantaduemila trecensessanta; oltre a’ lor servi e serve, in numero di settemila trecentrentasette, fra i quali v’erano dugento cantori e cantatrici. I lor cavalli erano settecentrentasei, i lor muli dugenquarantacinque, i lor cammelli quattrocentrentacinque, gli asini seimila settecenventi. Ed alcuni d’infra i capi delle famiglie paterne, quando furono giunti alla Casa del Signore, che è in Gerusalemme, fecero una offerta volontaria per la Casa di Dio, per rimetterla in piè. E diedero nel tesoro della fabbrica, secondo il lor potere, sessantunmila dramme d’oro, e cinquemila mine d’argento, e cento robe da sacerdoti. E i sacerdoti e i Leviti, e que’ del popolo, e i cantori, e i portinai, e i Netinei, abitarono nelle lor città; tutto Israele eziandio abitò nelle sue città ORA, quando fu giunto il settimo mese, i figliuoli d’Israele abitando nelle lor città, il popolo si adunò di pari consentimento in Gerusalemme. Allora, Iesua, figliuolo di Iosadac, si levò su, co’ sacerdoti, suoi fratelli; e Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, co’ suoi fratelli; e riedificarono l’Altare dell’Iddio d’Israele, per offerire sopra esso gli olocausti, come è scritto nella Legge di Mosè, uomo di Dio. E rizzarono l’Altare sopra la sua pianta; perchè aveano spavento de’ popoli de’ paesi vicini; ed offersero sopra esso olocausti al Signore: gli olocausti della mattina e della sera. Celebrarono eziandio la festa de’ tabernacoli, come è scritto; ed offersero olocausti per ciascun giorno in certo numero, secondo che è ordinato giorno per giorno. E dopo questo offersero l’olocausto continuo, e quelli delle calendi, e di tutte le feste solenni del Signore, le quali sono santificate; e quelli di tutti coloro che offerivano alcuna offerta volontaria al Signore. Dal primo giorno del settimo mese cominciarono ad offerire olocausti al Signore. Or il Tempio del Signore non era ancora fondato. Ed essi diedero danari agli scarpellini, ed a’ legnaiuoli; diedero eziandio vittuaglia, e bevanda, ed olio, a’ Sidonii, e a’ Tirii, per portar legname di cedro dal Libano al mar di Iafo, secondo la concessione che Ciro, re di Persia, avea loro fatta E nell’anno secondo, da che furono giunti alla Casa di Dio in Gerusalemme, nel secondo mese, Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, e Iesua, figliuolo di Iosadac, e il rimanente de’ lor fratelli, sacerdoti, e Leviti, e tutti quelli ch’erano venuti dalla cattività in Gerusalemme, cominciarono a rifare il Tempio; e costituirono de’ Leviti dall’età di vent’anni in su, per sollecitare il lavoro della Casa del Signore. Iesua eziandio, ed i suoi figliuoli e fratelli, e Cadmiel, co’ suoi figliuoli, figliuoli di Giuda, di pari consentimento erano presenti, per sollecitar quelli che lavoravano all’opera della Casa di Dio; come ancora i figliuoli di Henadad, ed i lor figliuoli, e fratelli. Ora, come gli edificatori fondavano il Tempio del Signore, si fecero star quivi presenti i sacerdoti, vestiti delle lor vesti, con trombe; ed i Leviti, figliuoli di Asaf, con cembali per lodare il Signore, secondo l’ordine di Davide, re d’Israele. E cantavano a vicenda, lodando, e celebrando il Signore, dicendo: Ch’egli è buono, che la sua benignità è in eterno sopra Israele. E tutto il popolo gittava gran grida, lodando il Signore, perchè la Casa del Signore si fondava. Ma molti de’ sacerdoti, e dei Leviti, e de’ capi delle famiglie paterne, ch’erano vecchi, e aveano veduta la primiera Casa in piè, avendo questa Casa davanti agli occhi, piangevano con gran grida, mentre molti altri alzavano la voce con grida d’allegrezza. E il popolo non poteva discernere la voce delle grida di allegrezza dalla voce del pianto nel popolo; perciocchè il popolo gittava gran grida, e la voce ne fu udita fin da lungi OR i nemici di Giuda e di Beniamino, avendo inteso che quelli ch’erano stati in cattività, riedificavano il Tempio al Signore Iddio d’Israele, si accostarono a Zorobabel, ed a’ capi delle famiglie paterne, e dissero loro: Lasciate che noi edifichiamo con voi; perciocchè noi desideriamo ricercar l’Iddio vostro, come voi; ed anche noi gli sacrifichiamo dal tempo di Esar-haddon, re degli Assiri, il qual ci ha fatti venir qua. Ma Zorobabel, e Iesua, e gli altri capi delle famiglie paterne d’Israele, risposero loro: Ei non vi si conviene di edificar la Casa all’Iddio nostro con noi; ma noi congiuntamente edificheremo la Casa al Signore Iddio d’Israele, siccome Ciro, re di Persia, ci ha comandato. Ed il popolo del paese rendeva rimesse le mani del popolo di Giuda, e lo spaventava di fabbricare. Oltre a ciò davano pensione a certi consiglieri contro a’ Giudei, per rompere il lor consiglio; e questo durò tutto il tempo di Ciro, re di Persia, e fino al regno di Dario, re di Persia E sotto il regno di Assuero, al principio di esso, scrissero un’accusa contro agli abitanti di Giuda e di Gerusalemme. E poi al tempo di Artaserse, Bislam, Mitredat, Tabeel, e gli altri suoi colleghi, scrissero ad Artaserse, re di Persia; e la scrittura e la lingua della lettera era siriaca. Rehum, presidente del consiglio, e Simsai, segretario, scrissero una lettera al re Artaserse contro a Gerusalemme, di questo tenore. Allora Rehum, presidente del consiglio, e Simsai, segretario, e gli altri lor colleghi, i Dinei, e gli Afarsatchei, i Tarpelei, gli Afarsei, gli Archevei, i Babiloni, i Susanchei, i Dehavei, gli Elamiti, e gli altri popoli, che il grande e glorioso Osnappar avea tramutati di stanza, e fatti abitar nella città di Samaria, e gli altri di di là dal fiume, ecc. scrissero al re Artaserse. Questo è il tenor della lettera che gli mandarono. Al re Artaserse: i tuoi servitori, gli uomini di qua dal fiume, ecc. Il re sappia che i Giudei, che son venuti d’appresso a te a noi, son giunti in Gerusalemme; e che riedificano quella città ribella e malvagia; e rifanno interamente le mura, ed hanno già racconci i fondamenti. Ora sappia il re, che se questa città è riedificata, e se le sue mura son rifatte, essi non pagheranno più tributo, nè taglia, nè gabella; e così quella città recherà danno alle entrate reali. Ora, conciossiachè noi siamo salariati dal palazzo, e non sia cosa conveniente a noi il vedere che il re sia schernito, perciò abbiamo mandato a fare assapere la cosa al re. Acciocchè cerchi nel libro delle memorie de’ suoi predecessori; e tu vi troverai, e conoscerai che questa città è una città ribella, e dannosa ai re ed alle provincie; e che già ab antico vi si fanno dentro congiure; per la qual cagione fu distrutta. Noi facciamo assapere al re, che, se questa città è riedificata, e le sue mura son rifatte, la parte de’ suoi stati ch’è di qua dal fiume, non sarà più sua Il re mandò questa risposta: A Rehum, presidente del consiglio, ed a Simsai, segretario, ed agli altri lor colleghi, abitanti in Samaria; ed a tutti gli altri di di là dal fiume, salute ecc. La lettera, che voi ci avete mandata, è stata spiegata, e letta in presenza mia. E per mio comandamento, si è cercato, e trovato che cotesta città già ab antico si solleva contro ai re; che vi si fanno ribellioni e congiure; e che già vi furono re potenti in Gerusalemme, i quali signoreggiarono in tutto il paese ch’è di là dal fiume; e ch’erano loro pagati tributi, taglie e gabelle. Ora dunque provvedete di far cessare quelle genti, acciocchè cotesta città non si riedifichi, finchè da me sia altrimenti ordinato; e guardatevi di far fallo in questo; perchè si lascerebbe crescere il male in detrimento dei re? Allora, tosto che il tenor delle lettere del re Artaserse fu letto in presenza di Rehum, e di Simsai, segretario, e de’ lor colleghi, essi andarono prestamente in Gerusalemme a’ Giudei, e li fecero cessare a mano armata. In quel tempo fu tralasciata l’opera della Casa di Dio, che è in Gerusalemme, e restò così tralasciata fino all’anno secondo del regno di Dario, re di Persia ALLORA il profeta Aggeo, e Zaccaria, figliuolo d’Iddo, profeti, ch’erano mandati a’ Giudei ch’erano in Giuda e in Gerusalemme, profetizzarono loro a Nome dell’Iddio d’Israele. E Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, e Iesua, figliuolo di Iosadac, si levarono, e ricominciarono ad edificar la Casa di Dio, che è in Gerusalemme; e con loro erano i profeti di Dio, i quali li confortavano In quel tempo venne a loro Tattenai, governatore di qua dal fiume, e Setarboznai, ed i lor colleghi, e dissero loro così: Chi vi ha ordinato di edificar questa Casa, e di rifar queste mura? Allora noi rispondemmo loro sopra ciò, dicendo loro i nomi di quelli ch’edificavano questo edificio. Ora, perciocchè l’occhio dell’Iddio loro era sopra gli Anziani de’ Giudei, coloro non li fecero cessare, finchè la cosa pervenne a Dario; e allora riportarono lettere sopra ciò. Tenor delle lettere, le quali Tattenai, governatore di qua dal fiume, e Setarboznai, ed i suoi colleghi Afarsechei, che erano di qual dal fiume, mandarono al re Dario; nelle quali gli mandarono il fatto. E così era scritto in esse: Al re Dario ogni salute. Il re sappia che noi siamo andati nella provincia della Giudea, alla Casa del grande Iddio, la quale si edifica di pietre pulite; e già i legnami son posti in su le pareti; e questa opera si fa in fretta, e si avanza nelle mani di quella gente. Avendo ciò veduto, abbiamo domandato a quegli Anziani, e abbiam loro detto così: Chi vi ha ordinato di edificar questa Casa, e di rifar queste mura? Abbiamo loro eziandio domandati i nomi di coloro, per farteli assapere: acciocchè ti scrivessimo i nomi di quelli che sono i principali fra loro. Ed essi ci hanno data questa risposta, dicendo: Noi siamo servitori dell’Iddio del cielo e della terra; e riedifichiamo la Casa, la quale era già molti anni innanzi stata edificata; la quale un gran re d’Israele avea già edificata e compiuta. Ma dopo che i nostri padri ebbero provocato ad ira l’Iddio del cielo, egli li diede nelle mani di Nebucadnesar, re di Babilonia, Caldeo, il qual distrusse questa Casa, e menò in cattività il popolo di essa in Babilonia. Ma l’anno primo di Ciro, re di Babilonia, egli ordinò che questa Casa di Dio fosse riedificata. Ed anche il re Ciro trasse fuor del tempio di Babilonia i vasellamenti d’oro e d’argento della Casa di Dio, i quali Nebucadnesar avea tratti fuor del Tempio, ch’era in Gerusalemme, e portati nel tempio di Babilonia; e quelli furon dati ad uno, nominato Sesbassar, il quale Ciro avea costituito governatore. E Ciro gli disse: Prendi questi vasellamenti, e va’, e li riporta al Tempio, che è in Gerusalemme; e sia la Casa di Dio riedificata nel suo luogo. Allora questo Sesbassar venne, e pose i fondamenti della Casa di Dio, che è in Gerusalemme; e da quel tempo infino ad ora ella si edifica, e non è ancora compiuta. Ora dunque, se piace al re, ricerchisi costì nella casa de’ tesori del re, che è in Babilonia, se egli è vero che da Ciro fosse fatto comandamento che questa Casa di Dio fosse riedificata in Gerusalemme; e mandici il re la sua volontà intorno a ciò Allora il re Dario ordinò che si ricercasse nell’archivio, nel luogo dove si riponevano i tesori in Babilonia. E fu trovato in Ecbatana, nel palazzo reale, ch’era nella provincia di Media, un libro, nel quale era scritto: Memoria: L’anno primo del re Ciro, il re Ciro ordinò, intorno alla Casa di Dio in Gerusalemme, ch’essa fosse riedificata, per essere un luogo dove si sacrificassero sacrificii; e che i suoi fondamenti fossero saldi e forti; e che la sua altezza fosse di sessanta cubiti, e la sua lunghezza parimente di sessanta cubiti; e che vi fossero tre ordini di pietre pulite, e un ordine di travatura nuova; e che la spesa fosse fornita dal palazzo del re. Ed anche che gli arredi d’oro e d’argento della Casa di Dio, i quali Nebucadnesar avea tratti fuor del Tempio di Gerusalemme, e portati in Babilonia, fossero restituiti, e portati nel luogo loro, nel Tempio di Gerusalemme, e fossero posti nella Casa di Dio. Ora tu, Tattenai, governatore di là dal fiume, e tu, Setar-boznai, e voi lor colleghi Afarsechei, che siete di là dal fiume, ritraetevi di là; e lasciate continuar l’opera di cotesta Casa di Dio. Riedifichino il governatore de’ Giudei, e gli Anziani loro, cotesta Casa di Dio nel suo luogo. Ed intorno a ciò che voi avete a fare inverso cotesti Anziani de’ Giudei, per riedificar cotesta Casa di Dio, io ordino, che delle entrate del re, che si traggono da’ tributi di di là dal fiume, le spese sieno prontamente fornite a quelle genti; acciocchè non si facciano restare; e che sia loro dato giorno per giorno, senza alcun fallo, ciò che sarà necessario: buoi, e montoni, ed agnelli, per fare olocausti all’Iddio del cielo; e grano, sale, vino, ed olio, secondo che diranno i sacerdoti che sono in Gerusalemme. Acciocchè offeriscano sacrificii di soave adore all’Iddio del cielo; e preghino per la vita del re, e de’ suoi figliuoli. Ed anche da me è fatto un decreto, che, se alcuno fa altrimenti, una trave sia spiccata della sua casa, e sia rizzata, e ch’egli vi sia fatto morir sopra; e che della sua casa sia fatta una latrina, per questa cagione. E Dio, che ha stanziato quivi il suo Nome, distrugga ogni re e popolo che metterà la mano per mutar questo, e per disfar di nuovo cotesta Casa di Dio, che è in Gerusalemme. Io Dario ho fatto questo decreto; sia, senza indugio, messo ad esecuzione Allora Tattenai, governatore di qua dal fiume, e Setar-boznai, ed i lor colleghi, perciocchè il re Dario avea lor mandato un tal comandamento, prontamente l’eseguirono. E gli Anziani de’ Giudei edificarono, ed avanzarono l’opera, secondo la profezia del profeta Aggeo, e di Zaccaria, figliuolo d’Iddo. Essi adunque edificarono, e compierono l’edificio per comandamento dell’Iddio d’Israele, e per ordine di Ciro, di Dario, e di Artaserse, re di Persia. E questa Casa fu finita al terzo giorno del mese di Adar, l’anno sesto del regno del re Dario. E I figliuoli d’Israele, i sacerdoti, i Leviti, e gli altri d’infra quelli ch’erano stati in cattività, celebrarono la dedicazione di questa Casa di Dio con allegrezza. E, per la dedicazione di questa Casa di Dio, offersero cento giovenchi, dugento montoni, e quattrocento agnelli; e per sacrificio per lo peccato per tutto Israele, dodici becchi, secondo il numero delle tribù d’Israele. E costituirono i sacerdoti nelle lor mute, e i Leviti ne’ loro spartimenti, per fare il servigio di Dio, che abita in Gerusalemme, secondo che è scritto nel libro di Mosè. Poi quelli ch’erano stati in cattività fecero la Pasqua al quartodecimo giorno del primo mese; perciocchè i sacerdoti ed i Leviti si erano purificati di pari consentimento, ed erano tutti netti; e scannarono la Pasqua per tutti quelli ch’erano stati in cattività, e per li sacerdoti, lor fratelli, e per sè stessi. Così i figliuoli d’Israele, ch’erano ritornati dalla cattività, e tutti quelli che si erano ridotti a loro, separandosi dalla contaminazione delle genti del paese, per cercare il Signore Iddio d’Israele, mangiarono la Pasqua. E celebrarono la festa degli Azzimi per sette giorni con allegrezza; perciocchè il Signore li avea rallegrati, avendo rivolto verso loro il cuore del re di Assiria, per dar loro aiuto e favore, nell’opera della Casa di Dio, dell’Iddio d’Israele ORA, dopo queste cose, sotto il regno di Artaserse, re di Persia, Esdra, figliuolo di Seraia, figliuolo di Azaria, figliuolo di Hilchia, figliuolo di Sallum, figliuolo di Sadoc, figliuolo di Ahitub, figliuolo di Amaria, figliuolo di Azaria, figliuolo di Meraiot, figliuolo di Zerahia, figliuolo di Uzzi, figliuolo di Bucchi, figliuolo di Abisua, figliuolo di Finees, figliuolo di Eleazaro, figliuolo d’Aaronne, sommo sacerdote; esso Esdra ritornò in Babilonia or egli era scriba, esercitato nella Legge di Mosè, la quale il Signore Iddio d’Israele avea data, e il re gli diede tutto ciò ch’egli domandò, secondo che la mano del Signore Iddio suo era sopra lui. E con lui ritornarono in Gerusalemme de’ figliuoli d’Israele, e de’ sacerdoti, e dei Leviti, e de’ cantori, e de’ portinai, e dei Netinei; l’anno settimo del re Artaserse. Ed egli arrivò in Gerusalemme al quinto mese dell’anno settimo del re. Perciocchè al primo giorno del primo mese fu fermata la dipartita di Babilonia; e al primo giorno del quinto mese egli arrivò in Gerusalemme, secondo che la mano del Signore era buona sopra lui. Conciossiachè Esdra avesse disposto il cuor suo, per ricercar la Legge del Signore, e per eseguirla, e per insegnare gli statuti, e le leggi in Israele Or questo è il tenore delle lettere che il re Artaserse diede ad Esdra sacerdote, e scriba, scriba delle parole de’ comandamenti del Signore, e de’ suoi statuti dati a Israele: Artaserse, re dei re, ad Esdra sacerdote, scriba della Legge dell’Iddio del cielo: compiuta salute, ecc. Da me è stato fatto un decreto, che tutti quelli d’infra il popolo d’Israele, e de’ sacerdoti loro, e de’ Leviti, che nel mio regno si disporranno volontariamente ad andare in Gerusalemme, vadano teco. Perciocchè tu sei mandato dal re, e da’ suoi sette consiglieri, per informarti in Giudea ed in Gerusalemme, intorno alla Legge dell’Iddio tuo, che tu hai in mano; e per portar l’argento e l’oro che il re e i suoi consiglieri hanno volontariamente offerto all’Iddio d’Israele, la cui abitazione è in Gerusalemme; e tutto l’argento e l’oro che tu troverai in tutta la provincia di Babilonia, insieme con le offerte volontarie del popolo, e de’ sacerdoti, le quali faranno per la Casa dell’Iddio loro, che è in Gerusalemme. Acciocchè con que’ danari tu comperi prontamente giovenchi, montoni ed agnelli, insieme con le loro offerte di panatica e da spandere; e che tu li offerisca sopra l’Altare della Casa del vostro Dio, che è in Gerusalemme. E del rimanente dell’oro e dell’argento fatene ciò che parrà a te ed a’ tuoi fratelli, secondo la volontà del vostro Dio. E quant’è agli arredi che ti son dati per lo servigio della Casa dell’Iddio tuo, rimettili nel cospetto dell’Iddio di Gerusalemme. E le altre cose necessarie per la Casa dell’Iddio tuo, le quali ti accaderà fornire, tu le fornirai della camera del re. Ed io Artaserse, il re, ordino a tutti voi tesorieri che siete di là dal fiume, che tutto quello che il sacerdote Esdra, scriba della Legge dell’Iddio del cielo, vi chiederà, sia incontanente fatto, fino a cento talenti d’argento, e fino a cento cori di grano, fino a cento bati di vino, e fino a cento bati d’olio; e del sale senza alcuna prescritta quantità. Tutto ciò che è del comandamento dell’Iddio del cielo, intorno alla sua Casa, sia prontamente fatto; perchè vi sarebbe egli indegnazione contro al regno, al re, ed a’ suoi figliuoli? Vi facciamo, oltre a ciò assapere che niuno abbia podestà d’imporre tributo, taglia, o gabella, ad alcun sacerdote, o Levita, o cantore, o portinaio, o Netineo, od altro ministro di cotesta Casa di Dio. E tu, Esdra, secondo la sapienza dell’Iddio tuo, che tu hai in mano, costituisci rettori, e giudici, i quali rendano ragione a tutto quel popolo che è di là dal fiume, cioè a tutti coloro che hanno conoscenza delle leggi dell’Iddio tuo; e insegnatele a quelli che non le sapranno. E se v’è alcuno che non metta in opera la Legge dell’Iddio tuo, e la legge del re, siane incontanente fatta giustizia, o per morte, o per bando, o per ammenda in danari, o per prigione Benedetto sia il Signore Iddio de’ nostri padri, il quale ha messa una tal cosa nel cuor del re, per onorar la Casa del Signore, che è in Gerusalemme; ed ha fatto che io ho trovata benignità appo il re, ed appo i suoi consiglieri, ed appo tutti i suoi potenti principi. Io dunque, essendomi fortificato, secondo che la mano del Signore Iddio mio era sopra me, adunai i capi d’Israele, acciocchè ritornassero meco OR questi sono i capi delle famiglie paterne, e questa è la descrizione, per le genealogie, di quelli che ritornarono meco di Babilonia, al tempo del regno del re Artaserse: De’ figliuoli di Finees, Ghersom; de’ figliuoli d’Itamar, Daniele; de’ figliuoli di Davide, Hattus: de’ figliuoli di Secania, il quale era de’ figliuoli di Paros, Zaccaria; e con lui, facendo la descrizione della genealogia per maschi, cencinquanta persone; de’ figliuoli di Pahat-Moab, Elioenai, figliuolo di Zerahia, e con lui dugento maschi; de’ figliuoli di Secania, il figliuolo di Iahaziel, e con lui trecento maschi; e de’ figliuoli di Adin, Ebed, figliuolo di Gionatan, e con lui cinquanta maschi; e de’ figliuoli di Elam, Isaia, figliuolo di Atalia, e con lui settanta maschi; e de’ figliuoli di Sefatia, Zebadia, figliuolo di Micael, e con lui ottanta maschi; de’ figliuoli di Ioab, Obadia, figliuolo di Iehiel, e con lui dugendiciotto maschi; e de’ figliuoli di Selomit, il figliuolo di Iosifia, e con lui censessanta maschi; e de’ figliuoli di Bebai, Zaccaria, figliuolo di Bebai, e con lui ventotto maschi; e de’ figliuoli di Azgad, Iohanan, figliuolo di Catan, e con lui cendieci maschi; e de’ figliuoli di Adonicam, gli ultimi, i cui nomi son questi: Elifelet, Iehiel, e Semaia, e con loro sessanta maschi; e de’ figliuoli di Bigvai: Utai, e Zabbud, e con loro sessanta maschi. Ed io li adunai presso del fiume, che corre in Ahava; e quivi stemmo accampati lo spazio di tre giorni. Ed avendo fatta la rassegna del popolo e de’ sacerdoti, non vi trovai alcuno de’ figliuoli di Levi. Perciò, mandai Eliezer, Ariel, Semaia, Elnatan, Iarib, Elnatan, Natan, Zaccaria, e Mesullam, ch’erano capi; e Ioiarib, ed Elnatan, dottori; e comandai loro che andassero ad Iddo, capo nel luogo detto Casifia; ed ordinai loro quello che aveano a dire ad Iddo ed al suo fratello, Netinei, nel luogo di Casifia, per menarci de’ ministri per la Casa dell’Iddio nostro. Ed essi ci menarono, secondo che la mano dell’Iddio nostro era buona sopra noi, un uomo intendente, de’ figliuoli di Mahali, figliuolo di Levi, figliuolo d’Israele, cioè Serebia, insieme co’ suoi figliuoli, e fratelli, in numero di diciotto persone; ed Hasabia, e con lui, Isaia, d’infra i figliuoli di Merari, co’ suoi fratelli, e i lor figliuoli, in numero di venti persone; e de’ Netinei, i quali Davide, ed i capi del popolo aveano costituiti al ministerio de’ Leviti, dugenventi Netinei, che furono tutti nominati per li nomi loro Ed io bandii quivi il digiuno presso del fiume di Ahava, per umiliarci nel cospetto dell’Iddio nostro, per chiedergli prospero viaggio per noi, per le nostre famiglie, e per tutte le nostre facoltà. Perciocchè io mi vergognava di chiedere al re gente d’arme, o cavalieri, per difenderci da’ nemici per lo cammino; conciossiachè noi avessimo detto al re: La mano dell’Iddio nostro è in bene sopra tutti quelli che lo cercano; ma la sua potenza, e la sua ira, è contro a tutti quelli che l’abbandonano. Così noi digiunammo, e facemmo richiesta all’Iddio nostro intorno a ciò, ed egli ci esaudì Allora io misi da parte dodici de’ principali sacerdoti, con Serebia, Hasabia, e dieci de’ lor fratelli. E pesai loro l’argento, e l’oro, ed i vasellamenti, ch’era l’offerta ch’era stata fatta per la Casa dell’Iddio nostro, dal re, da’ suoi consiglieri, e da’ suoi principi, e da tutti gli Israeliti che si ritrovarono. Io adunque pesai loro in mano seicencinquanta talenti d’argento, e di vasellamenti di argento cento talenti, e cento talenti d’oro; e venti coppe d’oro, che pesavano mille dramme; e due vasi d’oricalco fino, preziosi come d’oro. Ed io dissi loro: Voi siete persone sacre al Signore; questi vasellamenti sono anch’essi cosa sacra; e quest’argento, e quest’oro, è una offerta volontaria fatta al Signore Iddio de’ vostri padri. Guardateli vigilantemente, finchè voi li pesiate in presenza de’ principali d’infra i sacerdoti e Leviti; e de’ capi delle famiglie paterne d’Israele, in Gerusalemme, nelle camere della Casa del Signore. I sacerdoti adunque ed i Leviti ricevettero quell’argento, e quell’oro, e quei vasellamenti, a peso, per portar tutto ciò in Gerusalemme, nella Casa dell’Iddio nostro E noi ci partimmo d’appresso al fiume di Ahava al duodecimo giorno del primo mese, per andare in Gerusalemme; e la mano dell’Iddio nostro fu sopra noi, ed egli ci liberò dalle mani dei nemici e degl’insidiatori, per lo cammino. Ed arrivammo in Gerusalemme; e dopo che fummo quivi stati tre giorni, al quarto giorno fu pesato quell’argento, e quell’oro, e que’ vasellamenti, nella Casa dell’Iddio nostro, nelle mani di Meremot, figliuolo di Uria sacerdote, col quale era Eleazaro, figliuolo di Finees; e con loro erano Iozabad, figliuolo di Iesua, e Noadia, figliuolo di Binnui, Leviti. Tutto ciò fu loro dato a conto ed a peso; e il peso di tutto fu scritto in quello stesso tempo. E quelli ch’erano stati in cattività, ed erano ritornati, offersero per olocausto all’Iddio d’Israele, dodici giovenchi per tutto Israele, novantasei montoni, settantasette agnelli, e dodici becchi per lo peccato; tutto ciò fu offerto in olocausto al Signore. Poi diedero i decreti del re a’ satrapi del re, ed a’ governatori di qua dal fiume; ed essi presero a favoreggiare il popolo, e la Casa di Dio ORA, quando queste cose furono finite, i principali del popolo si accostarono a me, dicendo: Il popolo d’Israele, ed i sacerdoti, ed i Leviti, non si son separati da’ popoli di questi paesi, da’ Cananei, dagli Hittei, da’ Ferizzei, da’ Gebusei, dagli Ammoniti, da’ Moabiti, dagli Egizi, e dagli Amorrei, secondo che si conveniva fare, per le loro abbominazioni. Perciocchè hanno prese delle lor figliuole per sè, e per li lor figliuoli; laonde la santa progenie si è mescolata co’ popoli di questi paesi; e i principali del popolo, e i rettori, sono stati i primi a commetter questo misfatto. E quando io ebbi intesa questa cosa, io stracciai la mia vesta, e il mio mantello, e mi strappai i capelli del capo e della barba, e mi posi a sedere tutto sconsolato. Allora tutti quelli che tremavano alle parole dell’Iddio d’Israele si adunarono appresso di me, per lo misfatto di coloro ch’erano stati in cattività; ed io me ne stetti così a sedere tutto sconsolato, infino al tempo dell’offerta della sera Ed al tempo dell’offerta della sera, io mi levai dalla mia afflizione; ed avendo la mia vesta e il mio mantello stracciato, io m’inginocchiai, e spiegai le palme delle mie mani al Signore Iddio mio, e dissi: O Dio mio, io mi vergogno, e son confuso di alzare, o Dio mio, la faccia a te; perciocchè le nostre iniquità sono fin disopra al nostro capo, e le nostre colpe son così grandi che arrivano fino al cielo. Dal tempo de’ nostri padri infino ad oggi, noi siamo in gran colpa; e per le nostre iniquità, noi, i nostri re, i nostri sacerdoti, siamo stati dati nelle mani dei re de’ paesi, per esser messi a fil di spada, menati in cattività, predati, e svergognati, come appare al dì d’oggi. E pure ora, di subito quasi in un momento, ci è stata fatta grazie dall’Iddio nostro, per far che ci restasse alcun rimanente, e per darci un chiodo nel suo santo luogo; acciocchè l’Iddio nostro ci rischiarasse gli occhi, e ci desse un poco di ristoro nella nostra servitù. Conciossiachè noi siamo servi; ma l’Iddio nostro non ci ha abbandonati nella nostra servitù; anzi ha fatto che abbiam trovata benignità appo i re di Persia, per darci qualche ristoro, affin di rimettere in piè la Casa dell’Iddio nostro, e ristorar le sue ruine, e darci un chiuso in Giuda ed in Gerusalemme. Ma ora, o Dio nostro, che diremo noi dopo queste cose? conciossiachè noi abbiamo lasciati i tuoi comandamenti, i quali tu desti per mano de’ tuoi servitori profeti, dicendo: Il paese, nel quale voi entrate per possederlo, è un paese immondo per l’immondizia de’ popoli di que’ paese, nelle loro abbominazioni, delle quali l’hanno riempiuto, da un capo all’altro, con le lor contaminazioni. Ora dunque, non date le vostre figliuole a’ lor figliuoli; e non prendete le lor figliuole per li vostri figliuoli; e non procacciate giammai in perpetuo nè la pace, nè il ben loro; acciocchè siate fortificati, e mangiate i beni del paese, e lasciate quello per eredità a’ vostri figliuoli in perpetuo. Ora, dopo tutte le cose che ci son sopraggiunte per le nostre opere malvage, e per le nostre gran colpe benchè, o Dio nostro, tu ti sii rattenuto disotto della nostra iniquità, e ci abbi dato un tal rimanente, quale è questo, torneremmo noi a rompere i tuoi comandamenti, e ad imparentarci co’ popoli dati a queste abbominazioni? non ti adireresti tu contro a noi fino all’estremo, talchè non vi sarebbe più nè rimanente, nè scampo alcuno? Signore Iddio d’Israele, tu sei giusto; conciossiachè noi siamo rimasti alcun residuo, come si vede al dì d’oggi; eccoci davanti a te con la nostra colpa; perciocchè altrimenti sarebbe impossibile di durare davanti alla tua faccia per questo ORA, mentre Esdra faceva orazione, e confessione, piangendo, e prostrato davanti alla Casa di Dio, una grandissima moltitudine d’Israele, d’uomini, e di donne, e di fanciulli, si adunò appresso di lui; perciocchè il popolo piangeva d’un gran pianto. Allora Secania, figliuolo di Iehiel, dei figliuoli di Elam, parlò ad Esdra, e gli disse: Noi abbiam misfatto contro all’Iddio nostro, avendo menate donne straniere, d’infra i popoli di questo paese; ma ora vi è pure alcuna speranza ad Israele intorno a questo. Ora dunque, patteggiamo con l’Iddio nostro, che noi rimanderemo tutte queste donne, ed i figliuoli nati da esse, secondo il consiglio del Signore, e di coloro che tremano al comandamento dell’Iddio nostro; e siane fatto secondo la Legge. Levati; perciocchè quest’affare ti appartiene, e noi saremo teco; prendi animo, e metti la mano all’opera. Allora Esdra si levò, e fece giurare a’ principali de’ sacerdoti, de’ Leviti, e di tutto Israele, che farebbero secondo quelle parole. Ed essi lo giurarono Poi Esdra si levò d’innanzi alla Casa di Dio, e andò nella camera di Giohanan, figliuolo di Eliasib; ed essendo entrato dentro, non mangiò pane, nè bevve acqua; perciocchè egli faceva cordoglio per lo misfatto di coloro ch’erano stati in cattività. Poi fecero andare un bando per Giuda e per Gerusalemme, che tutti quelli ch’erano stati in cattività si adunassero in Gerusalemme; e che chiunque non verrebbe infra tre giorni, secondo il consiglio preso da’ principali e dagli Anziani, tutti i suoi beni sarebbero messi all’interdetto, ed egli sarebbe separato dalla raunanza di coloro ch’erano stati in cattività. Così tutti gli uomini di Giuda e di Beniamino si adunarono in Gerusalemme infra il terzo giorno; e ciò fu il ventesimo giorno del nono mese; e tutto il popolo si fermò nella piazza della Casa di Dio, tremando, per questa cosa, e per le gran pioggie. Ed il sacerdote Esdra si levò e disse loro: Voi avete misfatto, avendo menate mogli straniere, per accrescer le colpe d’Israele. Ora dunque fate confessione al Signore Iddio de’ vostri padri, e fate la sua volontà, e separatevi da’ popoli del paese, e dalle donne straniere. E tutta la raunanza rispose, e disse ad alta voce: Noi siamo obbligati di fare come tu hai detto. Ma il popolo è in gran numero, e il tempo è grandemente piovoso, e non è possibile di star fuori; e l’opera non è d’uno, nè di due giorni; perciocchè noi siamo molti che abbiamo misfatto in questo. Ora trovinsi insieme i capi nostri, capi di tutta la raunanza; e con loro sieno gli Anziani, ed i giudici di ciascuna città; e che ogni uomo, d’infra tutti quelli che sono nelle nostre città, che ha menata moglie straniera, venga a’ tempi assegnati; e con loro gli Anziani e i giudici di ciascuna città, finchè abbiamo stornato da noi l’ardore dell’ira dell’Iddio nostro per questa cosa Or Gionatan, figliuolo di Asael, e Iahazia, figliuolo di Ticva, furono costituiti sopra questo affare; e Mesullam, e Sabbetai, Leviti, aiutarono loro. E quelli ch’erano stati in cattività fecero così. E il sacerdote Esdra, e i capi delle famiglie paterne, secondo le famiglie loro paterne, tutti nominati per li nomi loro, furono messi da parte; e sedettero al primo giorno del decimo mese, per prender conoscenza del fatto; ed ebbero finito, con tutti quelli che aveano menate mogli straniere, infra il primo giorno del primo mese. E fra i figliuoli de’ sacerdoti, si trovarono questi che aveano menate moglie straniere, cioè, fra i figliuoli di Iesua, figliuolo di Iosadac, e fra i suoi fratelli, Maaseia, ed Eliezer, e Iarib, e Ghedalia; ed essi diedero la mano, promettendo di mandar via le lor mogli; e, come colpevoli, offerse un montone per la lor colpa; e de’ figliuoli d’Immer, Hanani, e Zebadia; e de’ figliuoli di Harim, Maaseia, ed Elia, e Semaia, e Iehiel, ed Uzzia; e de’ figliuoli di Pashur, Elioenai, Maaseia, Ismael, Natanael, Iozabad, ed Elasa. E de’ Leviti, Iozabad, Simi, e Chelaia il quale ancora si chiamava Chelita, Petahia, Giuda, ed Eliezer. E de’ cantori, Eliasib. E de’ portinai, Sallum, e Telem, ed Uri. E degl’Israeliti: de’ figliuoli di Paros, Ramia, ed Izzia, e Malchia, e Miamin, ed Eleazaro, e Malchia, e Benaia; e de’ figliuoli di Elam, Mattania, e Zaccaria, e Iehiel, ed Abdi, e Ieremot, ed Elia; e de’ figliuoli di Zattu, Elioenai, ed Eliasib, e Mattania, e Ieremot, e Zabad, ed Aziza; e de’ figliuoli di Bebai, Iohanan, Hanania, Zabbai, ed Atlai; e de’ figliuoli di Bani, Mesullam, e Malluc, ed Adaia, e Iasub, e Seal, e Ramot; e de’ figliuoli di Pahat-Moab, Adna, e Chelal, e Benaia, e Maaseia, e Mattania, e Besaleel, e Binnui, e Manasse; e de’ figliuoli di Harim, Eliezer, Issia, Malchia, Semaia, Simeone, Beniamino, Malluc, Semaria; de’ figliuoli di Hasum, Mattenai, Mattatta, Zabad, Elifelet, Ieremai, Manasse, Simi; de’ figliuoli di Bani, Maadai, Amram ed Uel, Benaia, Bedia, Cheluhu, Vania, Meremot, Eliasib, Mattania, Mettenai e Iaasai, Bani, Binnui, Simi, Selemia, Natan, Adaia, Machnadbai, Sasai, Sarai, Azreel, Selemia, Semaria, Sallum, Amaria, e Giuseppe; e de’ figliuoli di Nebo, Ieiel, Mattitia, Zabad, Zebina, Iaddau, Ioel, e Benaia. Tutti costoro aveano prese mogli straniere; ed alcuni di loro avevano delle mogli delle quali avevano generati figliuoli IL libro di Neemia, figliuolo di Hacalia. Egli avvenne l’anno ventesimo, al mese di Chisleu, che, essendo io in Susan, stanza reale, arrivò di Giudea Hanani, uno de’ miei fratelli, con alcuni altri uomini di Giuda. Ed io domandai loro dei Giudei, ch’erano scampati, e rimasti della cattività; domandai loro ancora di Gerusalemme. Ed essi mi dissero: Quelli che son rimasti della cattività son là nella provincia, in gran miseria e vituperio; e le mura di Gerusalemme restano rotte, e le sue porte arse col fuoco. E quando io ebbi intese quelle parole, io mi posi a sedere, e piansi, e feci cordoglio per molti giorni; e digiunai, e feci orazione, davanti all’Iddio del cielo, e dissi: Ahi! Signore Iddio del cielo, Dio grande e tremendo, che osservi il patto e la benignità a quelli che t’amano ed osservano i tuoi comandamenti; deh! sia l’orecchia tua attenta, e sieno gli occhi tuoi aperti, per ascoltar l’orazione del tuo servitore, la quale io fo al presente davanti a te, giorno e notte, per li figliuoli d’Israele, tuoi servitori; facendo anche confessione de’ peccati de’ figliuoli d’Israele, i quali abbiamo commessi contro a te; io ancora, e la casa di mio padre, abbiam peccato. Noi ci siamo del tutto corrotti inverso te, e non abbiamo osservati i comandamenti, gli statuti e le leggi, che tu desti a Mosè, tuo servitore. Deh! ricordati della parola che tu ordinasti a Mosè, tuo servitore, di dire: Voi commetterete misfatti, ed io vi dispergerò fra i popoli. Ma se allora voi vi convertite a me, ed osservate i miei comandamenti, e li mettete in opera; avvegnachè voi foste stati scacciati fino all’estremità del cielo, io vi raccoglierò di là, e vi condurrò al luogo, il quale io avrò eletto per istanziarvi il mio nome. Ora, coloro son tuoi servitori, e tuo popolo, il quale tu hai riscosso con la tua gran forza, e con la tua possente mano. Ahi! Signore; deh! sia l’orecchia tua attenta all’orazione del tuo servitore, ed all’orazione degli altri tuoi servitori, i quali hanno buona volontà di temere il tuo Nome; e fa’, ti prego, oggi prosperare il tuo servitore, e fa’ ch’egli trovi pietà appo quest’uomo. Or io era coppiere del re ED avvenne l’anno ventesimo del re Artaserse, nel mese di Nisan, che, essendo stato portato il vino davanti a lui, io presi il vino, e lo porsi al re. Or io non soleva esser mesto nel suo cospetto. E il re mi disse: Perchè è la tua faccia mesta, non essendo tu infermo? questo non è altro se non afflizione di cuore. Ed io ebbi grandissima paura; e dissi al re: Possa il re vivere in perpetuo; come non sarebbe la mia faccia mesta, rimanendo la città, che è il luogo delle sepolture de’ miei padri, distrutta, e le sue porte consumate dal fuoco? E il re mi disse: Che chiedi tu? Allora io pregai l’Iddio del cielo; e dissi al re: Se così piace al re, e se il tuo servitore ti è in grazia, mandami in Giudea, nella città dove sono le sepolture de’ miei padri, acciocchè io la riedifichi. E il re mi disse, ed anche la sua moglie che gli sedeva allato: Quanto tempo metterai alla tua andata, e quando ritornerai? E quando io ebbi detto il tempo al re, egli ebbe a grado di darmi licenza. Poi dissi al re: Se così piace al re, sienmi date lettere a’ governatori di là dal fiume, acciocchè mi lascino passare, finchè io sia giunto in Giudea. Ed anche lettere ad Asaf, guardiano de’ boschi del re, acciocchè mi dia legname per fabbricar le porte del palazzo della Casa di Dio, e per le mura della città, e per la casa nella quale io entrerò. E il re mi diede quelle lettere, secondo che la mano di Dio era buona sopra me Ed io me ne venni a’ governatori di qua dal fiume, e diedi loro le lettere del re or il re avea mandati meco capitani e cavalieri. Quando Samballat Horonita; e Tobia, servo Ammonita, ebbero udite queste cose, ebbero gran dispiacere che fosse venuto alcuno per procacciar del bene a’ figliuoli d’Israele. Poi giunsi in Gerusalemme; ed essendovi stato tre giorni, mi levai di notte, con alcuni pochi uomini, e non dichiarai ad alcuno ciò che l’Iddio mio mi metteva in cuore di fare a Gerusalemme; e non avea meco alcun’altra bestia, che quella che io cavalcava. Io adunque uscii di notte dalla porta della valle, e passai dirincontro alla fontana del dragone, ed alla porta del letame; ed andava considerando le mura di Gerusalemme, come erano rotte, e come le porte di essa erano consumate dal fuoco. E di là io passai alla porta della fontana, e all’acquidotto del re; e non vi era spazio per la mia cavalcatura da passar sotto di me. E risalendo per lo torrente, mentre era ancora notte, io andava considerando le mura; poi rientrai per la porta della valle, e così me ne rivenni. Ora i magistrati non sapevano ove io fossi andato, nè ciò che io facessi; ed io fino allora non l’avea dichiarato nè ai Giudei, nè a’ sacerdoti, nè agli uomini notabili, nè a’ magistrati, nè agli altri che aveano la cura dell’opera. Allora io dissi loro: Voi vedete la miseria nella quale noi siamo, come Gerusalemme è distrutta, e le sue porte sono bruciate col fuoco: venite, riedifichiamo le mura di Gerusalemme, acciocchè non siamo più in vituperio. Ed io dichiarai loro come la mano dell’Iddio mio era buona sopra me; ed anche le parole del re, che egli mi avea dette. Ed essi dissero: Or mettiamoci ad edificare. Così presero animo a far bene. Ma Samballat Horonita, e Tobia, servo Ammonita, e Ghesem Arabo, avendo udito questo, ci beffavano, e ci sprezzavano, e dicevano: Che cosa è questo che voi fate? vi volete voi ribellar contro al re? Ed io risposi, e dissi loro: L’Iddio del cielo è quel che ci farà prosperare; e noi, suoi servitori, ci metteremo ad edificare; ma voi non avete parte, nè diritto, nè memoria alcuna in Gerusalemme ED Eliasib, sommo sacerdote, e i suoi fratelli sacerdoti, si levarono su, ed edificarono la porta delle pecore; essi la santificarono, e posarono le sue porte; e la santificarono, fino alla torre di Cento, e fino alla torre di Hananeel. Ed allato a lui edificarono gli uomini di Gerico; e allato a loro edificò Zaccur, figliuolo d’Imri. Ed i figliuoli di Senaa edificarono la porta de’ pesci; essi le fecero i suoi palchi, e posarono le sue porte, i suoi serrami, e le sue sbarre. Ed allato a loro ristorò Meremot, figliuolo di Uria, figliuolo di Cos; ed allato a loro ristorò Mesullam, figliuolo di Berechia, figliuolo di Mesezabeel; ed allato a loro ristorò Sadoc, figliuolo di Baana. Ed allato a loro ristorarono i Tecoiti; ma i principali d’infra loro non sottomisero il collo al servigio del lor Signore. E Gioiada, figliuolo di Pasea, e Mesullam, figliuolo di Besodia, ristorarono la porta vecchia. Essi le fecero i suoi palchi, e posarono le sue porte, i suoi serrami, e le sue sbarre. Ed allato a loro ristorarono Melatia Gabaonita, e Iadon Merenotita, con que’ di Gabaon, e di Mispa, presso al seggio del governatore di qua dal fiume. Ed allato ad esso ristorò Uzziel, figliuolo di Harhoia, con gli orafi; ed allato a lui ristorò Hanania, ch’era de’ profumieri. E Gerusalemme fu lasciata come era, fino in capo del muro largo. Ed allato a coloro ristorò Refaia, figliuolo di Hur, capitano della metà della contrada di Gerusalemme. Ed allato a loro, e dirimpetto alla sua casa, ristorò Iedaia, figliuolo di Harumaf; ed allato a lui ristorò Hattus, figliuolo di Hasabneia. Malchia, figliuolo di Harim, ed Hassub, figliuolo di Pahat-Moab, ristorarono un doppio spazio, ed anche la torre de’ forni. Ed allato a loro ristorò Sallum, figliuolo di Lohes, capitano dell’altra metà della contrada di Gerusalemme, con le sue figliuole. Ed Hannun, e gli abitanti di Zanoa ristorarono la porta della valle; essi la fabbricarono, e posarono le sue porte, i suoi serrami, e le sue sbarre; ed insieme mille cubiti del muro, fino alla porta del letame. E Malchia, figliuolo di Recab, capitano della contrada di Bet-cherem, ristorò la porta del letame; egli la fabbricò, e pose le sue porte, i suoi serrami, e le sue sbarre. E Sallum, figliuolo di Col-hoze, capitano della contrada di Mispa, ristorò la porta della fonte; egli la fabbricò, e la coperse, e posò le sue porte, i suoi serrami, e le sue sbarre; e insieme il muro dell’acquidotto di Sela, verso l’orto del re, e fino a’ gradi, che scendono dalla Città di Davide. Dopo lui Neemia, figliuolo di Azbuc, capitano della metà della contrada di Betsur, ristorò fin dirimpetto alle sepolture di Davide, e fino allo stagno fatto per arte, e fino alla casa de’ prodi. Dopo lui ristorarono i Leviti, Rehum, figliuolo di Bani; ed allato a lui ristorò Hasabia, capitano della metà della contrada di Cheila, lungo la sua contrada. Dopo lui ristorarono i lor fratelli, Bavvai, figliuolo di Henadad, capitano dell’altra metà della contrada di Cheila. Ed allato a lui Ezer, figliuolo di Iesua, capitano di Mispa, ristorò un doppio spazio, dirimpetto alla salita dell’armeria del cantone. Dopo lui Baruc, figliuolo di Zaccai, s’inanimò, e ristorò doppio spazio, dal cantone fino all’entrata della casa di Eliasib, sommo sacerdote. Dopo lui Meremot, figliuolo di Uria, figliuolo di Cos, ristorò altresì doppio spazio, dall’entrata della casa di Eliasib, fino all’estremità di essa. E dopo lui, ristorarono i sacerdoti che abitavano nella pianura. Dopo loro ristorarono Beniamino, ed Hassub, dirimpetto alla lor casa. Dopo loro, Azaria, figliuolo di Maaseia, figliuolo di Anania, ristorò presso alla sua casa. Dopo lui, Binnui, figliuolo di Henadad, ristorò doppio spazio, dalla casa di Azaria fino alla rivolta, e fino al canto. Palal, figliuolo di Uzai, ristorò dalla rivolta, e dalla torre, che sporgeva infuori dall’alta casa del re, ch’era presso al cortile della prigione. Dopo lui ristorò Pedaia, figliuolo di Paros. E i Netinei che abitavano in Ofel, ristorarono fino allato della porta delle acque, verso Oriente, e la torre sporta in fuori. Dopo loro, i Tecoiti ristorarono doppio spazio, d’allato alla torre grande sporta in fuori, fino al muro di Ofel. I sacerdoti ristorarono d’appresso alla porta de’ cavalli, ciascuno dirincontro alla sua casa. Dopo loro, Sadoc, figliuolo d’Immer, ristorò dirincontro alla sua casa. E dopo lui, ristorò Semaia, figliuolo di Secania, guardiano della porta orientale. Dopo lui, Hanania, figliuolo di Selemia, ed Hanun, sesto figliuolo di Salaf, ristorarono doppio spazio. Dopo loro Mesullam, figliuolo di Berechia, ristorò dirincontro alle sue camere. Dopo lui, Malchia, figliuolo di un orafo, ristorò fino alla casa de’ Netinei, e de’ mercantanti d’aromati, allato alla porta della carcere, e fino all’alta sala del cantone. E fra l’alta sala del cantone, e la porta delle pecore, ristorarono gli orafi, ed i mercantanti di aromati ORA, quando Samballat udì che noi edificavamo il muro, si adirò, e sdegnò grandemente, e si fece beffe de’ Giudei. E disse in presenza de’ suoi fratelli, e della gente di guerra di Samaria: Che fanno cotesti spossati Giudei? Lasceransi fare? permetterassi che sacrifichino? permetterassi oggi che forniscano l’opera? faranno essi risorgere da’ mucchi della polvere le pietre che sono state arse? E Tobia Ammonita, ch’era presso di lui, disse: Avvegnachè edifichino, non ci vuole che una volpe che salga, per rompere il lor muro di pietra. Ascolta, o Dio nostro, come noi siamo in isprezzo; e fa’ ritornare il lor vituperio in sul capo loro, e mettili in isprezzo in un paese di cattività; e non ricoprir la loro iniquità, e non sia il lor peccato cancellato dal tuo cospetto; perciocchè hanno fatto dispetto a quelli che edificavano, stando dirincontro a loro. Noi adunque riedificammo il muro, e tutto il muro fu riparato delle sue rotture fino alla metà; e il popolo avea grande animo a lavorare Ma quando Samballat, e Tobia, e gli Arabi, e gli Ammoniti, e gli Asdodei, ebbero inteso che le mura di Gerusalemme si ristoravano, e che si era cominciato a turar le rotture, n’ebbero grande sdegno; e tutti insieme congiurarono di venire a far guerra, a Gerusalemme, e di dare sturbo a Neemia. Allora noi pregammo l’Iddio nostro, e ponemmo guardie giorno e notte contro a loro, per guardarci da loro. Ed i Giudei dissero: Quelli che portano i pesi sono stanchi, e vi è polvere assai; e noi non potremmo lavorare alla fabbrica del muro. Or i nostri nemici aveano detto: Facciamo sì ch’essi non ne sappian nulla, e che non ci veggano, finchè non siamo entrati per mezzo loro; allora li uccideremo, e faremo cessar l’opera. Ma i Giudei che dimoravano fra loro, venendo a noi, ci dissero per dieci volte: Guardatevi da tutti i luoghi per li quali voi andate e venite a noi. Allora io disposi il popolo, secondo le sue famiglie, con le sue spade, lance, ed archi, nel fondo di que’ luoghi, dietro al muro, e in su i greppi. E dopo ch’ebbi così provveduto, mi levai, e dissi agli uomini notabili, ed ai magistrati, ed al rimanente del popolo: Non temiate di loro; ricordatevi del Signore grande e tremendo; e combattete per li vostri fratelli, per li vostri figliuoli e figliuole, e per le vostre mogli, e per le vostre case. Ora, quando i nostri nemici ebbero inteso che la cosa ci era venuta a notizia, Iddio dissipò il lor consiglio, e tutti noi ritornammo alle mura, ciascuno al suo lavoro E da quel dì innanzi, la metà de’ miei fanti lavorava, e l’altra metà stava in armi, con lance, scudi, archi, e corazze; e i capi erano dietro ad ogni famiglia di Giuda. Una parte di coloro che fabbricavano il muro, e quelli che portavano i pesi, e quelli che li caricavano, con una delle mani lavoravano all’opera, e con l’altra tenevano un’arme. Ed un’altra parte di coloro che fabbricavano aveano ciascuno la sua spada cinta in su le reni, e così fabbricavano. E il trombetta era appresso di me. Ed io dissi agli uomini notabili, ed ai magistrati, ed al rimanente del popolo: Quest’opera è grande, e di gran distesa; e noi siamo sparsi in sul muro, lungi l’uno dall’altro. Dovunque voi udirete il suon della tromba, adunatevi là presso di noi; l’Iddio nostro combatterà per noi. Così noi lavoravamo all’opera; e la metà della gente avea le lance in mano, dallo spuntar dell’alba fino all’apparir delle stelle. In quel tempo ancora io dissi al popolo: Ciascuno dimori la notte dentro a Gerusalemme, col suo servitore; e di notte servanci per la guardia, e di giorno per l’opera. Ed io, ed i miei fratelli, ed i miei servitori, e le guardie che mi seguitavano, non ispogliavamo i nostri vestimenti; ciascuno andava per dell’acqua con le sue armi OR vi fu un gran grido del popolo, e delle lor mogli, contro a’ Giudei lor fratelli. E vi erano di quelli che dicevano: I nostri figliuoli, e le nostre figliuole, e noi siamo in gran numero; facciasi adunque che riceviamo del grano da mangiare, per vivere. Altri vi erano che dicevano: Noi impegnammo i nostri campi, e le nostre vigne, e le nostre case; facciasi adunque che riceviamo del grano in questa carestia. Altri vi erano che dicevano: Noi abbiamo presi in prestanza, sopra i nostri campi, e sopra le nostre vigne, danari, per pagare il tributo del re. Ed ora, benchè la nostra carne sia come la carne de’ nostri fratelli, e i nostri figliuoli sieno come i lor figliuoli; ecco, noi siamo in sul punto di mettere i nostri figliuoli e le nostre figliuole per servi; e già alcune delle nostre figliuole sono in servitù; e noi non abbiamo alcun modo in mano; e i nostri campi e le nostre vigne sono in mano di altri E quando io ebbi udito il grido loro e queste parole, io mi crucciai forte. Ed avendo preso consiglio fra me stesso, sgridai gli uomini notabili ed i magistrati, e dissi loro: Riscotete voi così i debiti, ciascuno dal suo fratello? Ed io adunai contro a loro la gran raunanza. E dissi loro: Noi abbiamo, in quanto è stato in noi, riscattati i nostri fratelli Giudei che erano stati venduti alle genti; e voi vendereste ancora i vostri fratelli; o essi si venderebbero a noi! Allora essi si tacquero, e non sepper che dire. Ed io dissi: Ciò che voi fate non è buono; non dovete voi camminar nel timor dell’Iddio nostro, per tema del vituperio delle genti nostre nemiche? Io ancora, e i miei fratelli, e i miei servitori, abbiamo prestati a costoro danari, e grano; deh! rimettiamo loro questo debito. Deh! rendete loro oggi i lor campi, le lor vigne, i loro uliveti, e le lor case; e rimettete loro la centesima de’ danari, del grano, del vino, e dell’olio, la quale voi riscotete da loro. Ed essi dissero: Noi la renderemo loro, e non domanderemo loro nulla; noi faremo così come tu dici. Allora io chiamai i sacerdoti, e li feci giurare che farebbero così. Oltre a ciò, io scossi il grembo della mia vesta, e dissi: Così scuota Iddio dalla sua propria casa, e dalle sue facoltà, chiunque non metterà questa parola ad effetto; e così sia scosso e vuoto. E tutta la raunanza disse: Così sia. E lodarono il Signore. E il popolo fece secondo quella parola Eziandio dal dì che il re mi ordinò per esser lor governatore nel paese di Giuda, cioè, dall’anno ventesimo del re Artaserse, fino all’anno trentaduesimo, che son dodici anni, io ed i miei fratelli non mangiammo della provvisione assegnata al governatore. Benchè i precedenti governatori ch’erano stati davanti a me, avessero gravato il popolo, e avessero presa quella da lui, in pane ed in vino; e dipoi in quaranta sicli d’argento; e che anche i lor servitori avessero signoreggiato sopra il popolo; ma io non feci così, per lo timor di Dio. Ed anche io ristorai la parte mia in questo lavoro delle mura, e non acquistammo alcuna possessione; e tutti i miei servitori erano quivi adunati per l’opera. Oltre a ciò, cencinquant’uomini de’ Giudei e de’ magistrati, e quelli che venivano a noi dalle genti ch’erano d’intorno a noi, erano alla mia tavola. Or quello che mi si apparecchiava per giorno era un bue e sei montoni scelti; mi si apparecchiava ancora dell’uccellame; e di dieci in dieci giorni queste cose si apparecchiavano con ogni sorta di vini copiosamente; e pure, con tutto ciò, io non domandai la provvisione assegnata al governatore; perciocchè quella servitù sarebbe stata grave a questo popolo. Ricordati, o Dio mio, di me in bene, per tutto quello che io ho fatto inverso questo popolo OR quando Samballat, e Tobia, e Ghesem Arabo, e gli altri nostri nemici, ebbero inteso che io avea riedificate le mura, e che non vi era restata alcuna rottura quantunque fino a quel tempo io non avessi poste le reggi alle porte, Sanballat e Ghesem mi mandarono a dire: Vieni, troviamci insieme in alcuna delle ville della valle di Ono. Or essi macchinavano di farmi del male. Ed io mandai loro de’ messi, per dir loro: Io fo una grande opera, e non posso andarvi; perchè cesserebbe l’opera, tosto che io l’avrei lasciata, e sarei andato da voi? Ed essi mi mandarono a dire la stessa cosa quattro volte; ed io feci loro la medesima risposta. E Sanballat mi mandò il suo servitore a dirmi la medesima cosa la quinta volta; e quel servitore avea una lettera aperta in mano; nella quale era scritto: Ei s’intende fra queste genti, e Gasmu dice, che tu e i Giudei deliberate di ribellarvi; e che perciò tu riedifichi le mura; e secondo ciò che se ne dice, tu diventi lor re. Ed anche, che tu hai costituiti de’ profeti, per predicar di te in Gerusalemme, dicendo: Ei v’è un re in Giuda. Or queste cose perverranno agli orecchi del re; ora dunque, vieni, e prendiamo consiglio insieme. Ma io gli mandai a dire: Queste cose che tu dici non sono; ma tu le fingi da te stesso. Perciocchè essi tutti ci spaventavano, dicendo: Le lor mani si rallenteranno, e lasceranno l’opera, sì che non si farà. Ora dunque, o Dio, fortifica le mie mani Oltre a ciò, essendo io entrato in casa di Semaia, figliuolo di Delaia, figliuolo di Mehetabeel, il quale era rattenuto, egli mi disse: Riduciamoci insieme nella Casa di Dio, dentro al Tempio, e serriamo le porte del Tempio; perciocchè coloro vengono per ucciderti; e per questo effetto arriveranno di notte. Ma io risposi: Un uomo par mio fuggirebbe egli? e qual sarebbe il par mio ch’entrasse nel Tempio, per salvar la sua vita? Io non vi entrerò. Ed io riconobbi che Iddio non l’avea mandato; perciocchè avea pronunziata quella profezia contro a me; e che Tobia e Sanballat gli davano pensione; acciocchè fosse loro pensionario, per fare che io mi spaventassi, e facessi così come egli diceva, e commettessi peccato; onde avessero alcun soggetto di spargere alcuna cattiva fama, per vituperarmi. Ricordati, o Dio mio, di Tobia, e di Sanballat, secondo quest’opere di ciascun di loro. Ricordati anche della profetessa Noadia, e degli altri profeti che hanno cercato di spaventarmi Or le mura furono finite al venticinquesimo giorno di Elul, nello spazio di cinquantadue giorni. E, quando tutti i nostri nemici ebbero ciò inteso, e tutte le nazioni ch’erano d’intorno a noi l’ebber veduto, si videro grandemente scaduti; e riconobbero che quest’opera era stata fatta dall’Iddio nostro. A que’ dì ancora andavano e venivano lettere di molti notabili di Giuda a Tobia, e di esso a loro. Perciocchè molti in Giuda erano in giuramento con lui; conciossiachè egli fosse genero il Secania, figliuolo di Ara; e Iohanan, suo figliuolo, avea presa per moglie la figliuola di Mesullam, figliuolo di Berechia. Ed anche in presenza mia raccontavano le sue virtù, e gli palesavano i miei ragionamenti. E Tobia mandava lettere per ispaventarmi Ora, dopo che le mura furono riedificate, e che io ebbi posate le reggi, e che furono costituiti i portinai, i cantori ed i Leviti ne’ loro ufficii, io commisi la guardia di Gerusalemme ad Hanani, mio fratello; e ad Hanania, mastro del palazzo conciossiachè veramente egli fosse uomo leale, e temesse Iddio più che molti altri; e dissi loro: Non apransi le porte di Gerusalemme, finchè il sole non si cominci a riscaldare; e mentre quelli che avranno fatta la guardia saranno ancora quivi presenti, serrinsi le porte, ed abbarratele voi; ed oltre a ciò, dispongansi le guardie degli abitanti di Gerusalemme, ciascuno alla sua vicenda, e ciascuno dirimpetto alla sua casa. Or la città era ampia e grande, e vi era poco popolo dentro, e le case non erano riedificate E L’IDDIO mio mi mise in cuore d’adunar gli uomini notabili, i magistrati, e il popolo, per descriverli secondo le lor genealogie. Ed io trovai il libro della descrizione di quelli che erano ritornati la prima volta; ed in esso trovai scritto così: Questi son quei della provincia che ritornarono dalla cattività, d’infra i prigioni che Nebucadnesar, re di Babilonia, trasportò; ed i quali se ne rivennero in Gerusalemme, e in Giuda, ciascuno alla sua città; i quali vennero con Zorobabel, Iesua, Neemia, Azaria, Raamia, Nahamani, Mardocheo, Bilsan, Misperet, Bigvai, Nehum, e Baana. Il numero degli uomini del popolo d’Israele, era questo: I figliuoli di Paros erano duemila censettantadue; i figliuoli di Sefatia, trecensettantadue; i figliuoli di Ara, seicencinquantadue; i figliuoli di Pahat-Moab, divisi ne’ figliuoli di Iesua, e di Ioab, duemila ottocendiciotto; i figliuoli di Elam, mille dugencinquantaquattro; i figliuoli di Zattu, ottocenquarantacinque; i figliuoli di Zaccai, settecensessanta; i figliuoli di Binnui, seicenquarantotto; i figliuoli di Bebai, seicenventotto; i figliuoli di Azgad, duemila trecenventidue; i figliuoli di Adonicam, seicensessantasette; i figliuoli di Bigvai, duemila sessantasette; i figliuoli di Adin, seicencinquantacinque; i figliuoli di Ater, per Ezechia, novantotto; i figliuoli di Hasum, trecenventotto; i figliuoli di Besai, trecenventiquattro; i figliuoli di Harif, centododici; i figliuoli di Ghibon, novantacinque; gli uomini di Bet-lehem e di Netofa, centottantotto; gli uomini di Anatot, cenventotto; gli uomini di Bet-azmavet, quarantadue; gli uomini di Chiriat-iearim, di Chefira, e di Beerot, settecenquarantatrè; gli uomini di Rama e di Gheba, seicenventuno; gli uomini di Micmas, cenventidue; gli uomini di Betel e d’Ai, cenventitrè; gli uomini dell’altra Nebo, cinquantadue; i figliuoli d’un altro Elam, mille dugencinquantaquattro; i figliuoli di Harim, trecenventi; i figliuoli di Gerico, trecenquarantacinque; i figliuoli di Lod, di Hadid, e d’Ono, settecenventuno; i figliuoli di Senaa, tremila novecentrenta. De’ sacerdoti: i figliuoli di Iedaia, della famiglia di Iesua, novecensettantatrè; i figliuoli d’Immer, mille cinquantadue; i figliuoli di Pashur, mille dugenquarantasette; i figliuoli di Harim, mille diciassette. De’ Leviti: i figliuoli di Iesua, e di Cadmiel, d’infra i figliuoli di Hodeva, settantaquattro. De’ cantori: i figliuoli di Asaf, cenquarantotto. De’ portinai: i figliuoli di Sallum, i figliuoli di Ater, i figliuoli di Talmon, i figliuoli di Accub, i figliuoli di Hatita, ed i figliuoli di Sobai, centrentotto. De’ Netinei: i figliuoli di Siha, i figliuoli di Hasufa, i figliuoli di Tabbaot, i figliuoli di Cheros, i figliuoli di Sia, i figliuoli di Padon, i figliuoli di Lebana, i figliuoli di Hagaba, i figliuoli di Salmai, i figliuoli di Hanan, i figliuoli di Ghiddel, i figliuoli di Gahar, i figliuoli di Reaia, i figliuoli di Resin, i figliuoli di Necoda, i figliuoli di Gazzam, i figliuoli di Uzza, i figliuoli di Pasea, i figliuoli di Besai, i figliuoli di Meunim, i figliuoli di Nefisesim, i figliuoli di Bacbuc, i figliuoli di Hacufa, i figliuoli di Harhur, i figliuoli di Baslit, i figliuoli di Mehida, i figliuoli di Harsa, i figliuoli di Barcos, i figliuoli di Sisera, i figliuoli di Tema, i figliuoli di Nesia, i figliuoli di Hatifa. De’ figliuoli de’ servi di Salomone: i figliuoli di Sotai, i figliuoli di Soferet, i figliuoli di Perida, i figliuoli di Iaala, i figliuoli di Darcon, i figliuoli di Ghiddel, i figliuoli di Sefatia, i figliuoli di Hattil, i figliuoli di Pocheret-hassebaim, i figliuoli di Amon. Tutti i Netinei, e i figliuoli de’ servi di Salomone, erano trecennovantadue. Or costoro, cioè Cherub, Addon ed Immer, i quali vennero di Tel-mela, e di Tel-harsa, non poterono dimostrar la casa loro paterna, nè la lor progenie se erano Israeliti. Come anche i figliuoli di Delaia, i figliuoli di Tobia, i figliuoli di Necoda, in numero di seicenquarantadue. E de’ sacerdoti, i figliuoli di Habaia, i figliuoli di Cos, i figliuoli di Barzillai, il quale prese per moglie una delle figliuole di Barzillai Galaadita, e si chiamò del nome loro. Costoro cercarono il nome loro scritto fra quelli ch’erano descritti nelle genealogie, ma non furono trovati; laonde furono appartati dal sacerdozio, come persone non consacrate. Ed Hattirsata disse loro che non mangiassero delle cose santissime, finchè si presentasse un sacerdote con Urim e Tummim. Questa raunanza, tutta insieme, era di quarantaduemila trecensessanta; oltre a’ lor servi e serve, ch’erano settemila trecentrentasette, fra i quali v’erano dugenquarantacinque cantori e cantatrici. I lor cavalli erano settecentrentasei; i lor muli dugenquarantacinque; i cammelli quattrocentrentacinque; gli asini seimila settecenventi. Or una parte de’ capi delle famiglie paterne fecero doni per l’opera. Hattirsata diede nel tesoro mille dramme d’oro, cinquanta bacini, e cinquecentrenta robe da sacerdoti. Ed altri dei capi delle famiglie paterne diedero nel tesoro della fabbrica ventimila dramme d’oro, e duemila dugento mine d’argento. E ciò che il rimanente del popolo diede, fu ventimila dramme d’oro, e duemila mine d’argento, e sessantasette robe da sacerdoti. E i sacerdoti, e i Leviti, e i portinai, e i cantori, e que’ del popolo, e i Netinei, e in somma tutto Israele, abitarono nelle lor città; e il settimo mese essendo giunto, i figliuoli d’Israele erano nelle lor città ALLORA tutto il popolo si adunò di pari consentimento nella piazza, che è davanti alla porta delle acque; e dissero ad Esdra, scriba, che portasse il libro della Legge di Mosè, la quale il Signore avea data ad Israele. E nel primo giorno del settimo mese, il sacerdote Esdra portò la Legge davanti alla raunanza, nella quale erano uomini e donne, tutti quelli ch’erano in età di conoscimento, per ascoltare. Ed egli lesse nel Libro, in capo della piazza che è davanti alla porta delle acque, dallo schiarir del giorno fino a mezzodì, in presenza degli uomini, delle donne, e di coloro ch’erano in età di conoscimento; e gli orecchi di tutto il popolo erano intenti al libro della Legge. Ed Esdra, scriba, stava in piè sopra un pergamo di legname, ch’era stato fatto per questo; ed appresso a lui a man destra stavano Mattitia, e Sema, ed Anaia, ed Uria, ed Hilchia, e Maaseia; e dalla sinistra, Pedaia, e Misael, e Malchia, ed Hasum, ed Hasbedana, e Zaccaria, e Mesullam. Esdra dunque aperse il libro, alla vista di tutto il popolo; perciocchè egli era disopra a tutto il popolo; e come egli l’ebbe aperto, tutto il popolo si levò in piè. Poi Esdra benedisse il Signore, il grande Iddio. E tutto il popolo rispose: Amen, Amen, alzando le mani; poi s’inchinarono, e adorarono il Signore, con le facce verso terra. E Iesua, Bani, Serebia, Iamin, Accub, Sabbetai, Hodia, Maaseia, Chelita, Azaria, Iozabad, Hanan, Pelaia, e gli altri Leviti, dichiaravano al popolo la Legge, stando il popolo nel suo luogo. E leggevano nel libro della Legge di Dio distintamente, e chiaramente; e, sponendone il sentimento, davano ad intendere ciò che si leggeva Or Neemia, che è Hattirsata, e il sacerdote Esdra, scriba, e i Leviti che ammaestravano il popolo, dissero a tutto il popolo: Questo giorno è sacro all’Iddio nostro; non fate cordoglio, e non piangete; conciossiachè tutto il popolo piangesse, udendo le parole della Legge. Poi Neemia disse loro: Andate, mangiate vivande grasse, e bevete vini dolci, e mandate delle porzioni a quelli che non hanno nulla d’apparecchiato; perciocchè questo giorno è sacro al Signore nostro, e non vi contristate; conciossiachè l’allegrezza del Signore sia la vostra forza. E i Leviti facevano far silenzio a tutto il popolo, dicendo: Tacete; perciocchè questo giorno è sacro; e non vi contristate. E tutto il popolo se ne andò per mangiare, e per bere, e per mandar messi di vivande, e per far gran festa; perciocchè aveano intese le parole ch’erano loro state dichiarate E nel secondo giorno del mese, i capi delle famiglie paterne di tutto il popolo, ed i sacerdoti, ed i Leviti, si adunarono appresso d’Esdra, scriba, per essere ammaestrati nelle parole della Legge; e trovarono scritto nella Legge, che il Signore avea comandato per Mosè, che i figliuoli d’Israele dimorassero in tabernacoli nella festa solenne, al settimo mese; e che questo si dovea bandire. Fecero adunque andare un bando per tutte le città loro, e in Gerusalemme; dicendo: Uscite fuori al monte, e portatene rami di ulivo, e d’altri alberi oliosi, e di mirto, e di palma, e d’altri alberi folti, per far tabernacoli, come è scritto. Il popolo adunque uscì fuori, e portò de’ rami, e si fecero de’ tabernacoli, ciascuno sopra il suo tetto, e ne’ lor cortili, e ne’ cortili della Casa di Dio, e nella piazza della porta delle acque, e nella piazza della porta di Efraim. E così tutta la raunanza di coloro ch’erano ritornati dalla cattività fece de’ tabernacoli, e vi dimorò; perciocchè, dal tempo di Giosuè, figliuolo di Nun, infino a quel giorno, i figliuoli d’Israele, non aveano fatto nulla di simigliante; e vi fu grandissima allegrezza. Ed Esdra lesse nel libro della Legge di Dio per ciascun giorno, dal primo giorno fino all’ultimo; e si celebrò la festa per lo spazio di sette giorni, e nell’ottavo giorno vi fu raunanza solenne, secondo ch’egli è ordinato ED al ventiquattresimo giorno dell’istesso mese, i figliuoli d’Israele si adunarono con digiuno, e con sacchi, e con terra sparsa sopra loro. E la progenie d’Israele si separò da tutti gli stranieri, e si presentarono, e fecero confessione de’ lor peccati, e dell’iniquità de’ lor padri. Ed essendosi rizzati in piè nel luogo stesso ove ciascuno si ritrovava, si lesse nel libro della Legge del Signore Iddio loro, una quarta parte del giorno; ed un’altra quarta parte fecero confessione, e adorarono il Signore Iddio loro E Iesua, Bani, Cadmiel, Sebania, Bunni, Serebia, Bani, e Chenani, si levarono in piè sopra il palco de’ Leviti, e gridarono ad alta voce al Signore Iddio loro. E i Leviti Iesua, Cadmiel, Bani, Hasabneia, Serebia, Hodia, Sebania, e Petahia, dissero: Levatevi, benedite il Signore Iddio vostro da un secolo all’altro; e benedicasi, o Dio, il Nome tuo glorioso, ed esaltato sopra ogni benedizione e laude. Tu solo sei il Signore; tu hai fatti i cieli, i cieli de’ cieli, e tutto il loro esercito; la terra, e tutto quello che è sopra essa; i mari, e tutto quello che è in essi; e tu vivifichi tutte queste cose, e l’esercito del cielo ti adora. Tu sei il Signore Iddio, ch’eleggesti Abramo, e lo traesti fuori di Ur de’ Caldei, e gli ponesti nome Abrahamo. E trovasti il cuor suo fedele davanti a te, e facesti patto con lui, promettendogli di dare alla sua progenie il paese de’ Cananei, degli Hittei, degli Amorrei, de’ Ferizzei, de’ Gebusei, e de’ Ghirgasei; e tu hai messe ad effetto le tue parole; perciocchè tu sei giusto. E riguardasti all’afflizione de’ nostri padri in Egitto, ed esaudisti il lor grido al mar rosso. E facesti miracoli e prodigi sopra Faraone, e sopra i suoi servitori, e sopra tutto il popolo del suo paese; perciocchè tu conoscesti ch’erano superbamente proceduti contro a loro; e ti acquistasti un tal Nome quale è al dì d’oggi. E fendesti il mare davanti a loro, talchè passarono per mezzo il mare per l’asciutto; e gittasti a fondo coloro che li perseguitavano, come una pietra in acque forti. E li conducesti di giorno con una colonna di nuvola, e di notte con una colonna di fuoco, per illuminarli nella via per la quale aveano da camminare. E scendesti in sul monte di Sinai, e parlasti con loro dal cielo, e desti loro ordinazioni diritte, e leggi veraci, statuti, e comandamenti buoni. Ed insegnasti loro il tuo santo sabato, e desti loro comandamenti, statuti, e leggi per Mosè, tuo servitore. E desti loro dal cielo del pane per la fame loro, e facesti loro salire dell’acqua dalla rupe per la lor sete; e dicesti loro ch’entrassero per possedere il paese, del quale tu avevi alzata la mano che tu il daresti loro. Ma essi e i padri nostri procedettero superbamente, e indurarono il lor collo, e non ubbidirono a’ tuoi comandamenti; e ricusarono di ubbidire, e non si ricordarono delle tue maraviglie, che tu avevi operate inverso loro; e indurarono il lor collo; e nella lor ribellione si vollero costituire un capo per ritornare alla lor servitù. Ma tu che sei l’Iddio de’ perdoni, pietoso, misericordioso, lento all’ira, e di gran benignità, non li abbandonasti. Eziandio, quando essi si fecero un vitello di getto, e dissero: Questo è l’Iddio tuo che ti ha tratto fuor di Egitto; e ti fecero di gran dispetti, tu pure, per le tue gran misericordie, non li abbandonasti nel deserto; la colonna della nuvola non si dipartì d’in su loro di giorno, per condurli per lo cammino; nè la colonna del fuoco di notte, per alluminarli nella via, per la quale aveano da camminare. E desti loro il tuo buono Spirito, per dar loro intelletto; e non ritraesti la tua manna dalla lor bocca, e desti loro dell’acqua per la lor sete. E li sostentasti quarant’anni nel deserto, e non mancò loro nulla; i lor vestimenti non si logorarono, e i lor piedi non si calterirono. E desti loro regni e popoli; e li dividesti per contrade; ed essi possedettero il paese di Sihon, cioè, il paese del re di Hesbon, e il paese di Og, re di Basan. E moltiplicasti i lor figliuoli, come le stelle del cielo, e li introducesti nel paese, del quale tu avevi detto a’ lor padri, ch’essi vi entrerebbero, per possederlo. E così i lor figliuoli vi entrarono, e possedettero quel paese; e tu abbassasti davanti a loro i Cananei, abitanti del paese, e li desti nelle lor mani, insieme con i re loro, e co’ popoli del paese, per far di loro a lor volontà. Talchè presero delle città forti, ed un paese grasso; e possedettero case piene d’ogni bene, pozzi cavati, vigne, uliveti, ed alberi fruttiferi, in abbondanza; e mangiarono, e si saziarono, e s’ingrassarono, e vissero in delizie per li tuoi gran beni. Ma essi ti provocarono ad ira, e si ribellarono contro a te, e gittarono la tua Legge dietro alle spalle, e uccisero i tuoi profeti che protestavano loro, per convertirli a te; e ti fecero di gran dispetti. Laonde tu li desti nelle mani de’ lor nemici, i quali li afflissero; ma al tempo della loro afflizione, avendo essi gridato a te, tu li esaudisti dal cielo; e, secondo le tue gran misericordie, desti loro de’ liberatori, i quali li liberarono di mano de’ lor nemici. Ma quando aveano riposo, tornavano a far male nel tuo cospetto; laonde tu li abbandonavi nelle mani de’ lor nemici, i quali si rendevano lor padroni; poi, quando tornavano a gridare a te, tu li esaudivi dal cielo; e così, secondo le tue misericordie, tu li hai più volte salvati. Ed hai loro protestato, per convertirli alla tua Legge; ma essi sono superbamente proceduti, e non hanno ubbidito a’ tuoi comandamenti, ed hanno peccato contro alle tue leggi, per le quali, chi le metterà ad effetto viverà; e sono stati restii a porger la spalla, ed hanno indurato il lor collo, e non hanno ubbidito. E benchè tu indugiassi inverso loro per molti anni, e protestassi loro per lo tuo Spirito, per lo ministerio de’ tuoi profeti, non però porsero gli orecchi; laonde tu li desti nelle mani de’ popoli de’ paesi. E pure, per le tue gran misericordie, tu non ne hai fatta una final distruzione, e non li hai abbandonati; perciocchè, tu sei un Dio pietoso e misericordioso. Ora dunque, o Dio nostro, Dio grande, forte e tremendo, che osservi il patto e la benignità, non sia reputato piccolo appo te tutto il travaglio che è avvenuto a noi, a’ nostri re, a’ nostri principi, a’ nostri sacerdoti, a’ nostri profeti, a’ nostri padri, e a tutto il tuo popolo, dal tempo dei re degli Assiri, fino ad oggi. Ora tu sei giusto in tutto quello che ci è avvenuto; perciocchè tu hai operato fedelmente; ma noi siamo proceduti empiamente. Nè i nostri re, nè i nostri principi, nè i nostri sacerdoti, nè i nostri padri, non hanno messa in opera la tua Legge, e non hanno atteso a’ tuoi comandamenti, nè alle tue testimonianze, con le quali tu hai loro protestato. E non ti hanno servito nel lor regno, e ne’ gran beni, che tu avevi loro dati, nè in quell’ampio e grasso paese, che tu avevi messo in lor potere; e non si son convertiti dalle loro opere malvage. Ecco, oggi noi siamo servi; ecco, siamo servi nel paese che tu desti a’ nostri padri, per mangiarne i frutti ed i beni. Ed esso produce in abbondanza per li re che tu hai costituiti sopra noi, per li nostri peccati, e i quali signoreggiano sopra i nostri corpi, e sopra le nostre bestie, a lor volontà; onde noi siamo in gran distretta. PER tutto ciò adunque noi facciamo un patto stabile, e lo scriviamo; e i nostri capi, e i nostri Leviti, e i nostri sacerdoti hanno cura di suggellarlo Or quelli che aveano la cura d’apporre i suggelli furono Neemia, Hattirsata, figliuolo di Hacalia, e Sedechia, Seraia, Azaria, Geremia, Pashur, Amaria, Malchia, Hattus, Sebania, Malluc, Harim, Meremot, Obadia, Daniele, Ghinneton, Baruc, Mesullam, Abia, Miamin, Maazia, Bilgai, e Semaia; costoro erano i sacerdoti. E i Leviti furono: Iesua, figliuolo di Azania; e Binnui, de’ figliuoli di Henadad; e Cadmiel; e i lor fratelli: Sebania, Hodia, Chelita, Pelaia, Hanan, Mica, Rehob, Hasabia, Zaccur, Serebia, Sebania, Hodia, Bani, Beninu. I capi del popolo furono: Paros, Pahat-Moab, Elam, Zattu, Bani, Bunni, Azgad, Bebai, Adonia, Bigvai, Adin Ater, Ezechia, Azzur, Hodia, Hasum, Besai, Harif, Anatot, Nebai, Magpias, Mesullam, Hezir, Mesezabeel, Sadoc, Iaddua, Pelatia, Hanan, Anania, Hosea, Hanania, Hassub, Lohes, Pilha, Sobec, Rehum, Hasabna, Maaseia, Ahia, Hanan, Anan, Malluc, Harim, Baana. E il rimanente del popolo, sacerdoti, Leviti, portinai, cantori, Netinei, e tutti quelli che si erano separati da’ popoli de’ paesi, per la Legge di Dio, le lor mogli i lor figliuoli, e le lor figliuole, tutti quelli che aveano senno e conoscimento, si attennero a’ lor fratelli, i più notabili d’infra loro; e convennero per giuramento ed esecrazione, di camminar nella Legge di Dio, la quale fu data per Mosè, servitor di Dio; e di osservare, e di mettere in opera tutti i comandamenti del Signore Iddio nostro, e le sue leggi, ed i suoi statuti. E che noi non daremmo le nostre figliuole a’ popoli del paese, e che non prenderemmo le lor figliuole per li nostri figliuoli; e che noi non prenderemmo nulla in giorno di sabato, o in altro giorno sacro, da’ popoli del paese, che portano merci, e ogni sorta di derrate al giorno del sabato, per venderle; e che noi lasceremmo vacar la terra ogni settimo anno; ed in quello rilasceremmo ogni riscossa di debiti Noi imponemmo eziandio a noi stessi per legge, di pagare ogni anno la terza parte d’un siclo per testa, per lo servigio della Casa dell’Iddio nostro; per li pani che si doveano disporre per ordine, e per l’offerta continua, e per l’olocausto continuo; e per quelli de’ sabati, delle calendi, e delle feste solenni: e per le cose sante, e per li sacrificii per lo peccato, per fare il purgamento, de’ peccati per Israele, e per ogni altra cosa che si conveniva fare nella Casa dell’Iddio nostro. Noi tirammo eziandio le sorti fra i sacerdoti, i Leviti, e il popolo, per l’offerta delle legne; acciocchè a’ tempi assegnati anno per anno, per le case nostre paterne, ne fossero portate alla Casa dell’Iddio nostro, per ardere sopra l’Altar del Signore Iddio nostro, come è scritto nella Legge. Noi ordinammo ancora di portare ogni anno, nella Casa del Signore, le primizie della nostra terra, e le primizie d’ogni frutto di qualunque albero; e i primogeniti de’ nostri figliuoli, e delle nostre bestie da vettura, secondo che è scritto nella Legge; e di menare alla Casa del nostro Iddio, a’ sacerdoti che fanno il servigio nella Casa dell’Iddio nostro, i primogeniti del nostro grosso e minuto bestiame; ed anche di portar le primizie della nostra pasta, e le nostre offerte, così de’ frutti di qualunque albero, come dell’olio e del vino, a’ sacerdoti, nelle camere della Casa dell’Iddio nostro; e di pagar la decima della rendita della nostra terra a’ Leviti; e che i Leviti leverebbero le decime in tutte le città dove noi lavoreremmo la terra; e che un sacerdote, figliuolo d’Aaronne, sarebbe co’ Leviti, quando si leverebbe la decima da’ Leviti; e che i Leviti porterebbero le decime delle decime nella Casa dell’Iddio nostro, nelle camere, nel luogo de’ magazzini conciossiachè i figliuoli d’Israele, e i figliuoli di Levi, abbiano da portar le offerte del frumento, e del vino, e dell’olio, nelle camere, ove sono gli arredi del santuario, e i sacerdoti che fanno il servigio, e i portinai, e i cantori; e che noi non abbandoneremmo la Casa dell’Iddio nostro OR i principali del popolo abitarono in Gerusalemme; e il rimanente del popolo tirò le sorti, per trarre delle dieci parti del popolo una, che abitasse in Gerusalemme, città santa; e le altre nove, nelle altre città. E il popolo benedisse tutti coloro che volontariamente si presentarono ad abitare in Gerusalemme. Or costoro sono i principali della provincia, i quali abitarono in Gerusalemme; gli altri, Israeliti, sacerdoti, Leviti, Netinei, e figliuoli de’ servi di Salomone, essendosi ridotti ad abitar nelle città di Giuda, ciascuno nella sua possessione, per le lor città. In Gerusalemme adunque abitarono de’ figliuoli di Giuda, e de’ figliuoli di Beniamino. De’ figliuoli di Giuda: Ataia, figliuolo di Uzzia, figliuolo di Zaccaria, figliuolo di Amaria, figliuolo di Sefatia, figliuolo di Mahalaleel, d’infra i figliuoli di Fares; e Maaseia, figliuolo di Baruc, figliuolo di Col-hoze, figliuolo di Hazaia, figliuolo di Adaia, figliuolo di Ioiarib, figliuolo di Zaccaria, figliuolo di Siloni; tutti i figliuoli di Fares che abitarono in Gerusalemme, furono quattrocensessantotto uomini di valore. E d’infra i figliuoli di Beniamino, costoro: Sallu, figliuolo di Mesullam, figliuolo di Ioed, figliuolo di Pedaia, figliuolo di Colaia, figliuolo di Maaseia, figliuolo d’Itiel, figliuolo d’Isaia; e dopo lui, Gabbai, e Sallai; in tutto novecenventotto. E Ioel, figliuolo di Zicri, era costituito sopra loro; e Giuda, figliuolo di Senua, era la seconda persona ordinata sopra la città. De’ sacerdoti: Iedaia, figliuolo di Ioiarib, Iachin, Seraia, figliuolo di Hilchia, figliuolo di Mesullam, figliuolo di Sadoc, figliuolo di Meraiot, figliuolo di Ahitub, conduttore della Casa di Dio; co’ lor fratelli che facevano l’opera della Casa, in numero di ottocenventidue; ed Adaia, figliuolo di Ieroham, figliuolo di Pelalia, figliuolo di Amsi, figliuolo di Zaccaria, figliuolo di Pashur, figliuolo di Malchia; co’ suoi fratelli, capi di famiglie paterne, in numero di dugenquarantadue; ed Amassai, figliuolo di Azareel, figliuolo di Azai, figliuolo di Messillemot, figliuolo d’Immer; co’ lor fratelli, uomini di valore, in numero di cenventotto; e Zabdiel, figliuolo di Ghedolim, era costituito sopra loro. E de’ Leviti: Semaia, figliuolo di Hassub, figliuolo di Azricam, figliuolo di Hasabia, figliuolo di Buni; e Sabbetai, e Iozabad, d’infra i capi de’ Leviti, erano ordinati sopra l’opera di fuori della Casa di Dio. E Mattania, figliuolo di Mica, figliuolo di Zabdi, figliuolo di Asaf, era il capo dei cantori, il quale intonava le laudi nel tempo dell’orazione; e Bacbuchia, il secondo d’infra i fratelli di quello; ed Abda, figliuolo di Sammua, figliuolo di Galal, figliuolo di Iedutun. Tutti i Leviti che abitarono nella città santa, erano dugentottantaquattro. E de’ portinai: Accub, Talmon, co’ lor fratelli, che facevano la guardia alle porte; in numero di censettantadue E il rimanente degl’Israeliti, de’ sacerdoti, e de’ Leviti, abitò per tutte le città di Giuda, ciascuno nella sua possessione. Ma i Netinei abitarono in Ofel; e Siha, e Ghispa, erano sopra i Netinei. E colui che avea la soprantendenza sopra i Leviti, in Gerusalemme, era Uzzi, figliuolo di Bani, figliuolo di Hasabia, figliuolo di Mattania, figliuolo di Mica. E i cantori, de’ figliuoli di Asaf, doveano esser del continuo presenti all’opera della Casa di Dio. Perciocchè v’era per li cantori ordine del re, e vi era una provvisione assegnata per loro, giorno per giorno. E Petahia, figliuolo di Mesezabeel, de’ figliuoli di Zera, figliuolo di Giuda, era commessario del re, in ogni affare del re col popolo. Ora, quant’è alle villate, co’ lor contadi, quelli ch’erano de’ figliuoli di Giuda abitarono in Chiriat-Arba, e nelle terre del suo territorio; e in Dibon, e nelle terre del suo territorio; e in Iecabseel, e nelle sue villate; e in Iesua, e in Molada, e in Bet-pelet, e in Hasarsual, e in Beerseba, e ne’ luoghi del suo territorio; e in Siclag, e in Mecona, e ne’ luoghi del suo territorio; e in Enrimmon, e in Sorea, e in Iarmut, in Zanoa, in Adullam, e nelle lor villate; in Lachis, e nel suo contado; in Azeca, e ne’ luoghi del suo territorio. E presero le loro stanze da Beerseba fino alla valle di Hinnom. E i figliuoli di Beniamino abitarono da Gheba, in Micmas, in Aia, ed in Betel, e ne’ luoghi del suo territorio; in Anatot, in Nob, in Anania, in Hasor, in Rama, in Ghittaim, in Hadid, in Seboim, in Neballat, in Lod, ed in Ono, valle de’ fabbri. E i Leviti furono spartiti fra Guida e Beniamino OR questi sono i sacerdoti e i Leviti, che salirono con Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, e con Iesua: Seraia, Geremia, Esdra, Amaria, Malluc, Hattus, Secania, Rehum, Meremot, Iddo, Ghinnetoi, Abia, Miamin, Maadia, Bilga, Semaaia, Ioiarib, Iedaia, Sallu, Amoc, Hilchia, Iedaia. Questi erano i capi de’ sacerdoti, co’ lor fratelli, al tempo di Iesua. E i Leviti erano Iesua, Binnui, Cadmiel, Serebia, Giuda, e Mattania; il quale, co’ suoi fratelli, avea la cura di cantar le laudi. E Bacbuchia, ed Unni, lor fratelli, erano contraposti a loro nelle mute del lor servigio. Or Iesua generò Ioiachim, e Ioiachim generò Eliasib, ed Eliasib generò Ioiada, e Ioiada generò Gionatan, e Gionatan generò Iaddua. Ed al tempo di Ioiachim, i sacerdoti, capi delle famiglie paterne, erano questi: per Seraia, Meraia; per Geremia, Hanania; per Esdra, Mesullam; per Amaria, Iohanan; per Melicu, Gionatan; per Sebania, Giuseppe; per Harim, Adna; per Meraiot, Helcai; per Iddo, Zaccaria; per Ghinneton, Mesullam; per Abia, Zicri; per Miniamin, e per Moadia, Piltai; per Bilga, Sammua, per Semaia, Gionatan; per Ioiarib, Mattenai; per Iedaia, Uzzi; per Sallai, Callai; per Amoc, Eber; per Hilchia, Hasabia; per Iedaia, Natanaele. Quant’è a’ Leviti, furono descritti per li capi delle famiglie paterne, al tempo di Eliasib, di Ioiada, di Iohanan, e di Iaddua, insieme co’ sacerdoti, fino al regno di Dario Persiano. I figliuoli di Levi sono descritti per li capi delle famiglie paterne, nel libro delle Croniche, fino al tempo di Iohanan, figliuolo di Eliasib. Ed i capi de’ Leviti furono Hasabia, Serebia, e Iesua, figliuoli di Cadmiel; e i lor fratelli, appaiati con loro, per lodare, e per celebrare Iddio, secondo l’ordine di Davide, uomo di Dio, l’una muta essendo appaiata con l’altra. Mattania, Bacbuchia, Obadia, Mesullam, Talmon, Accub, facevano la guardia alla soglia delle porte, in qualità di portinai. Costoro furono al tempo di Ioiachim, figliuolo di Iesua, figliuolo di Iosadac; ed al tempo del governatore Neemia, e del sacerdote Esdra, scriba OR nella dedicazione delle mura di Gerusalemme, si ricercarono i Leviti da tutti i luoghi loro, per farli venire in Gerusalemme, per far la dedicazione con allegrezza, con laudi, e cantici, con cembali, e salteri, e cetere. E furono adunati i figliuoli de’ cantori, così dalla pianura d’intorno a Gerusalemme, come dalle villate de’ Netofatiti; e da Bet-ghilgal, e da’ contadi di Gheba, e d’Azmavet; perciocchè i cantori si aveano edificate delle ville d’intorno a Gerusalemme. E i sacerdoti e i Leviti si purificarono; ed anche purificarono il popolo, e le porte, e le mura. Poi io feci salire sopra il muro i capi di Giuda, ed ordinai due grandi schiere, che cantavano le laudi di Dio; e l’una di quelle processioni trasse a man destra, disopra il muro, verso la porta del letame. Ed appresso quelli camminava Hosaia, e la metà de’ capi di Giuda, ed Azaria, Esdra, Mesullam, Giuda, Beniamino, Semaia, e Geremia; e de’ figliuoli de’ sacerdoti, con le trombe: Zaccaria, figliuolo di Gionatan, figliuolo di Semaia, figliuolo di Mattania, figliuolo di Micaia, figliuolo di Zaccur, figliuolo di Asaf; co’ suoi fratelli, Semaia, Azareel, Milalai, Ghilalai, Maai, Natanaele, Giuda, ed Hanani, con gli strumenti musicali di Davide, uomo di Dio, ed Esdra, scriba, camminava davanti a loro. Ed essendo giunti alla porta della fonte, salirono al diritto davanti a loro a’ gradi della Città di Davide, per la salita del muro, disopra alla casa di Davide; e pervennero fino alla porta delle acque, verso Oriente. E la seconda schiera di quelli che cantavano le laudi di Dio camminava dal lato opposto, ed io appresso ad essa, con l’altra metà del popolo, sopra il muro, disopra alla torre de’ forni, fino al muro largo; e disopra alla porta di Efraim, e disopra alla porta vecchia, ed alla porta de’ pesci, ed alla torre di Hananeel, ed alla torre di Cento, fino alla porta delle pecore; e quella schiera si fermò alla porta della carcere. Poi quelle due schiere di quelli che cantavano le laudi di Dio si fermarono nella Casa di Dio; ed io ancora, con la metà de’ magistrati, e i sacerdoti Eliachim, Maaseia, Miniamin, Micaia, Elioenai, Zaccaria, ed Hanania, con le trombe; e Maaseia, e Semaia, ed Eleazaro, ed Uzzi, e Iohanan, e Malchia, ed Elam, ed Ezer. I cantori cantavano anch’essi ad alta voce, ed Israhia era il sopraintendente. E in quel giorno il popolo sacrificò di gran sacrificii, e si rallegrò; perciocchè Iddio gli avea data gran letizia; le donne eziandio, ed i fanciulli, si rallegrarono; talchè l’allegrezza di Gerusalemme fu udita fin da lungi IN quel giorno ancora furono costituiti uomini sopra le camere dei magazzini delle offerte, primizie, e decime, per raccogliere in esse, dal contado della città, le porzioni assegnate per la Legge a’ sacerdoti, ed a’ Leviti; perciocchè Giuda ebbe una grande allegrezza per cagione de’ sacerdoti e dei Leviti che stavano al loro ufficio; ed aveano osservato ciò che l’Iddio loro avea loro comandato d’osservare, e l’osservanza della purificazione. Come ancora i cantori, e i portinai, secondo il comandamento di Davide, e di Salomone, suo figliuolo; perciocchè anticamente, al tempo di Davide, e di Asaf, erano stati costituiti i capi de’ cantori, e la musica da lodare, e celebrare Iddio. E però, al tempo di Zorobabel, e al tempo di Neemia, tutto Israele dava le porzioni assegnate a’ cantori, ed a’ portinai, giorno per giorno; così le consacravano a’ Leviti, e i Leviti le consacravano ai figliuoli d’Aaronne IN quel tempo si lesse nel libro di Mosè, in presenza del popolo; e fu trovato scritto in esso, che gli Ammoniti ed i Moabiti non debbono giammai in perpetuo entrare nella raunanza di Dio; perciocchè non vennero incontro a’ figliuoli d’Israele con pane ed acqua; e prezzolarono contro a loro Balaam, per maledirli; benchè l’Iddio nostro avesse convertita quella maledizione in benedizione. Perciò, quando il popolo ebbe intesa quella legge, separò d’Israele ogni mischianza. Ora, avanti questo, il sacerdote Eliasib, costituito sopra le camere della Casa dell’Iddio nostro, essendo parente di Tobia, gli avea acconcia una gran camera ove anticamente si riponevano le offerte, l’incenso, ed i vasellamenti, e le decime del frumento, del vino, e dell’olio, ordinate per li Leviti, per li cantori, e per li portinai, e le porzioni, che se ne levavano per li sacerdoti. Ora, mentre si facevano tutte queste cose, io non era in Gerusalemme; perciocchè l’anno trentaduesimo di Artaserse, re di Babilonia, io me ne venni al re. Ma in capo d’un anno, io ottenni licenza dal re. E giunto in Gerusalemme, intesi il male ch’Eliasib avea fatto intorno a Tobia, avendogli acconcia una camera ne’ cortili della Casa di Dio. E la cosa mi dispiacque grandemente, ed io gittai fuor della camera tutte le masserizie della casa di Tobia. E per mio comandamento, quelle camere furono purificate; poi io vi riportai dentro i vasellamenti della Casa di Dio, e le offerte, e l’incenso Io seppi ancora che le porzioni de’ Leviti non erano loro state date; laonde i Leviti e i cantori che facevano il servigio, se n’erano fuggiti, ciascuno alla sua possessione. Ed io contesi co’ magistrati, e dissi loro: Perchè si è egli abbandonata la Casa di Dio? Poi raunai i Leviti, e li rimisi ne’ loro ufficii. E tutto Giuda portò le decime del frumento, del vino, e dell’olio, nei magazzini. Sopra i quali io costituii soprastante Selemia, sacerdote, e Sadoc, scriba; e d’infra i Leviti, Pedaia; e sotto loro, Hanan, figliuolo di Zaccur, figliuolo di Mattania; perciocchè erano reputati uomini leali; e la lor cura era di distribuir le porzioni a’ lor fratelli. O Dio mio, ricordati di me per questo; e non iscancellar le opere pie fatte da me intorno alla Casa dell’Iddio mio, ed intorno alle cose che vi si devono osservare In que’ giorni io vidi de’ Giudei che calcavano ne’ torcoli in giorno di sabato, ed altri che portavano de’ fasci di biade, e le aveano caricate sopra asini, ed anche vino, uve, e fichi, e qualunque altra soma; e portavano quelle cose in Gerusalemme in giorno di sabato. Ed io protestai loro nel giorno che si vendevano le vittuaglie, che non dovessero più farlo. I Tiri ancora, che dimoravano in Gerusalemme, adducevano pesce, ed ogni altra derrata, e vendevano quelle cose a’ figliuoli di Giuda in giorno di sabato, e ciò dentro a Gerusalemme. Laonde io contesi con gli uomini notabili di Giuda, e dissi loro: Quale è questo male, che voi fate, profanando il giorno del sabato? I vostri padri non fecero essi così, onde l’Iddio nostro ha fatto venir sopra noi, e sopra questa città, tutto questo male? e pure anche voi accrescete l’ira, che è accesa contro ad Israele, profanando il sabato? Perciò, il giorno avanti il sabato, come prima le ombre cadevano sopra le porte di Gerusalemme, per mio comandamento le porte erano serrate; ed io ordinai che non si aprissero fino al giorno d’appresso il sabato; e feci stare alcuni dei miei fanti alle porte, acciocchè non entrasse alcuna soma nel giorno del sabato. Ed i merciai, e coloro che vendevano ogni sorta di derrata, stettero la notte fuor di Gerusalemme, una, e due volte. Ma io protestai loro che nol facessero più, e dissi loro: Perchè state voi la notte dirincontro alle mura? Se voi tornate a farlo, io vi metterò la mano addosso. Da quel tempo innanzi non vennero più nel giorno del sabato. Io dissi ancora a’ Leviti che si purificassero, e venissero a guardar le porte, per santificare il giorno del sabato. Ricordati anche di questo, o Dio mio, in mio favore, e perdonami, secondo la grandezza della tua benignità In que’ giorni io vidi ancora de’ Giudei, che aveano menate mogli Asdodee, Ammonite, e Moabite. E la metà dei lor figliuoli parlava asdodeo, e non sapeva parlar giudaico; anzi parlavano il linguaggio di un popolo e di un altro. Ed io contesi con loro, e li maledissi, e ne percossi alcuni, e divelsi loro i capelli; poi li feci giurare per lo Nome di Dio, che non darebbero le lor figliuole a’ figliuoli di que’ popoli, e che non prenderebbero delle lor figliuole, nè per li lor figliuoli, nè per sè stessi. Salomone, dissi io, re d’Israele, non peccò egli in questo, benchè fra molte nazioni non sia stato re pari a lui, e ch’egli fosse amato dall’Iddio suo, e che Iddio l’avesse costituito re sopra tutto Israele? E pur le donne straniere lo fecero peccare. Ed acconsentiremo noi a voi di far tutto questo gran male, di commetter misfatto contro all’Iddio nostro, menando mogli straniere? Or eziandio uno de’ figliuoli di Gioiada, figliuolo di Eliasib, sommo sacerdote, era genero di Samballat Horonita; laonde lo scacciai d’appresso a me. Ricordati di loro, o Dio mio; conciossiachè abbiano contaminato il sacerdozio, e il patto del sacerdozio, e de’ Leviti. Io dunque li nettai da ogni persona straniera; e ristabilii le mute de’ sacerdoti e de’ Leviti, ciascuno secondo il suo ufficio. Ed anche ordinai ciò che si conveniva fare intorno all’offerta delle legne a’ tempi assegnati, ed intorno alle primizie. Ricordati, o Dio mio, di me in bene ORA avvenne al tempo di Assuero, ch’era quell’Assuero che regnava dall’India fino in Etiopia, sopra cenventisette provincie, che in quel tempo, sedendo il re Assuero sopra il suo trono reale, ch’era in Susan, stanza reale, l’anno terzo del suo regno, egli fece un convito a tutti i suoi principi e servitori, avendo davanti a sè l’esercito di Persia e di Media, i baroni, e i governatori delle provincie; facendo mostra delle ricchezze, e della gloria del suo regno, e dell’eccellenza, e magnificenza della sua grandezza, e ciò per molti giorni, cioè, per centottanta giorni. E in capo di que’ giorni, il re fece un altro convito, per sette giorni, nel cortile dell’orto del palazzo reale, a tutto il popolo che si ritrovò in Susan, stanza reale, dal maggiore al minore. Quivi erano veli bianchi e violati, appesi con anelli d’argento, e funi di bisso, e di scarlatto, e colonne di marmo; i letti erano d’oro e d’argento, sopra un lastrico di porfido, e di marmo bianco, di mischio, e di granito. E si presentava a bere in vasellamenti d’oro, i quali si mutavano di tempo in tempo; e vi era del vino reale in abbondanza, secondo il potere di quel re. E il bere era secondo questa legge, che niuno costringeva a bere; perciocchè il re avea imposto a tutti i suoi maestri di casa, che ciascuno facesse a sua volontà. La regina Vasti fece anch’essa un convito alle donne, nella casa reale del re Assuero Al settimo giorno, il re avendo il cuore allegro di vino, disse a Mehuman, a Bizta, ad Harbona, a Bigta, ad Abagta, a Zetar, ed a Carcas, i sette eunuchi che erano i ministri ordinari del re Assuero; che menassero la regina Vasti in presenza del re, con la corona reale, per mostrare a’ popoli ed a’ signori la sua bellezza; perciocchè ella era bella di aspetto. Ma la regina Vasti ricusò di venire alla parola del re, recatale per gli eunuchi; laonde il re si crucciò forte, e la sua ira si accese in lui. E il re disse a’ savi, che aveano conoscenza de’ tempi perciocchè così erano proposti gli affari del re a tutti coloro ch’erano intendenti delle leggi, e della ragione; ed allora erano appresso di lui Carsenar, Setar, Admata, Tarsis, Meres, Marsena, e Memucan, sette principali signori di Persia e di Media, i quali vedevano la faccia del re, ed aveano i primi seggi nel regno: Che conviensi egli fare, secondo la legge, alla regina Vasti, perciocchè non ha fatto il comandamento del re Assuero, recatole per gli eunuchi? Allora Memucan disse in presenza del re e de’ principi: La regina Vasti non ha misfatto solo contro al re, ma eziandio contro a tutti i principi, e contro a tutti i popoli, che sono in tutte le provincie del re Assuero; perciocchè quello che la regina ha fatto si spargerà fra tutte le donne, per far loro sprezzare i lor mariti; quando si dirà: Il re Assuero avea comandato che si facesse venire la regina Vasti in presenza sua, e pure ella non ci è venuta. E fin da questo giorno le dame di Persia e di Media che avranno intese le parole della regina, ardiranno parlare a’ principi del re; e vi sarà troppo grande sprezzo ed indegnazione. Se così par bene al re, sia bandito un decreto reale da parte sua, e sia scritto fra le leggi di Persia e di Media, talchè sia irrevocabile: Che Vasti non verrà più in presenza del re Assuero; e che il re darà la dignità reale di essa ad una sua compagna, migliore di lei. E il decreto che il re avrà fatto, sarà inteso per tutto il suo regno, benchè egli sia grande; e tutte le donne renderanno onore a’ lor mariti, dal maggiore al minore. E la cosa piacque al re ed a’ principi; e il re fece come Memucan avea detto: E ne mandò lettere a tutte le sue provincie, a ciascuna provincia, secondo la sua maniera di scrivere, ed a ciascun popolo, secondo il suo linguaggio; acciocchè ogni uomo fosse signore in casa sua, e parlasse secondo il linguaggio del suo popolo DOPO queste cose, quando l’ira del re Assuero fu racquetata, egli si ricordò di Vasti, e di quello che ella avea fatto, e del decreto ch’era stato fatto contro a lei. Laonde i servitori del re che gli ministravano, dissero: Cerchinsi al re delle fanciulle vergini le più belle. Ed ordini il re de’ commessari per tutte le provincie del suo reame, i quali adunino tutte le fanciulle vergini, le più belle, in Susan, stanza reale, nell’ostello delle femmine, sotto la cura di Hegai, eunuco del re, guardiano delle femmine; e sieno lor date le cose richieste ad abbellirsi. E sia la giovane che piacerà al re, fatta regina, in luogo di Vasti. E la cosa piacque al re, ed egli fece così. Or vi era in Susan, stanza reale, un uomo Giudeo, il cui nome era Mardocheo, figliuolo di Iair, figliuolo di Simi, figliuolo di Chis, Beniaminita; il quale era stato menato in cattività da Gerusalemme fra i prigioni, che furono menati in cattività con Ieconia, re di Giuda, il quale Nebucadnesar, re di Babilonia, avea menato in cattività. Ed egli allevava Hadassa, la quale è Ester, figliuola del suo zio; perciocchè ella non avea nè padre nè madre; e la fanciulla era formosa, e bella di aspetto; e dopo la morte di suo padre e di sua madre, Mardocheo se l’avea presa per figliuola. E, quando la parola del re, e il suo decreto fu inteso, molte fanciulle essendo raunate in Susan, stanza reale, sotto la cura di Hegai, Ester fu anch’essa assunta nella casa del re, sotto la cura di Hegai, guardiano delle femmine. E la fanciulla piacque ad Hegai, ed acquistò la sua grazia; laonde egli prestamente le diede le cose che si richiedevano per abbellirsi, e i suoi alimenti; le diede ancora le sette più ragguardevoli donzelle della casa del re; poi la tramutò, insieme con le sue donzelle, nella più bella parte dell’ostello delle femmine. Ora Ester non dichiarò il suo popolo, nè il suo parentado; perciocchè Mardocheo le avea divietato di dichiararlo. E Mardocheo passeggiava ogni dì davanti al cortile dell’ostello delle femmine, per sapere se Ester stava bene, e ciò che si farebbe di lei. Ora, quando veniva la volta a ciascuna fanciulla di entrare dal re Assuero, al termine che si era fatto inverso essa, ciò ch’era ordinato intorno alla femmine, cioè, di dodici mesi conciossiachè così si compiesse il tempo de’ loro abbellimenti: sei mesi con olio di mirra, e sei mesi con odori, e con altre cose da abbellir femmine; allora la fanciulla, entrando in questo stato dal re, tutto ciò che diceva le era dato, per portarlo addosso, dall’ostello delle femmine fino alla casa del re. Ella entrava la sera, e la mattina ritornava nel secondo ostello delle femmine, sotto la cura di Saasgaz, eunuco del re, guardiano delle concubine; ella non entrava più dal re, se non che il re la volesse, e che fosse chiamata per nome. Così, quando fu venuta la volta ad Ester, figliuola di Abihail, zio di Mardocheo, il quale se l’avea presa per figliuola, di entrar dal re, ella non chiese nulla se non ciò che Hegai, eunuco del re, guardiano delle femmine, direbbe. Ed Ester acquistò la grazia di chiunque la vide. Ester adunque fu menata al re Assuero, nel palazzo reale di esso, al decimo mese, che è il mese di Tebet, l’anno settimo del regno di esso. E il re amò Ester sopra tutte le altre femmine; ed ella acquistò la sua grazia e benevolenza, più che tutte le altre vergini; laonde egli le pose la corona reale in sul capo, e la costituì regina in luogo di Vasti. E il re fece un gran convito a tutti i suoi baroni e servitori, cioè, il convito delle nozze di Ester; e sgravò le provincie, e fece presenti secondo il poter reale. Ora, mentre le vergini si adunavano la seconda volta, Mardocheo sedeva alla porta del re. Ester non dichiarò il suo parentado, nè il suo popolo, secondo che Mardocheo le avea divietato; ed ella faceva ciò che Mardocheo diceva, come quando era allevata appresso di lui IN que’ dì, sedendo Mardocheo alla porta del re, due eunuchi del re, d’infra i guardiani della soglia, Bigtan e Teres, per alcuno sdegno, cercavano di metter la mano addosso al re Assuero. Il che essendo venuto a notizia a Mardocheo, egli lo fece assapere alla regina Ester; ed Ester lo disse al re da parte di Mardocheo. Ed essendo fatta inquisizione del fatto, fu trovato che così era; laonde amendue furono appiccati ad un legno; e ciò fu scritto nel libro delle Croniche, in presenza del re DOPO queste cose, il re Assuero ingrandì Haman, figliuolo di Hammedata, Agageo, e l’innalzò, e pose il suo seggio disopra a tutti i principi ch’erano con lui. E tutti i servitori del re ch’erano alla porta del re s’inchinavano, e adoravano Haman; perciocchè il re avea comandato che si facesse così inverso lui. Ma Mardocheo non s’inchinava, e non lo adorava. Ed i servitori del re ch’erano alla porta del re, dissero a Mardocheo: Perchè trapassi il comandamento del re? Ora, come essi glielo dicessero ogni giorno, ed egli non desse loro orecchie, essi lo rapportarono ad Haman, per vedere se le parole di Mardocheo sarebbero costanti; perciocchè egli avea lor dichiarato ch’egli era Giudeo. Haman adunque vide che Mardocheo non s’inchinava, e non l’adorava, e fu ripieno di furore. Ma egli sdegnava di metter la mano sopra Mardocheo solo; anzi, perchè gli era stato dichiarato il popolo di Mardocheo, cercava di distruggere tutti i Giudei, popolo di Mardocheo, ch’erano in tutto il regno di Assuero E nel primo mese, che è il mese di Nisan, nell’anno duodecimo del re Assuero, fu tirata Pur, cioè la sorte, davanti ad Haman, per ciascun giorno, e per ciascun mese; e la sorte cadde sul duodecimo mese che è il mese di Adar. Ed Haman disse al re Assuero: Ei v’è un popolo sparso e diviso fra gli altri popoli, in tutte le provincie del tuo regno, le cui leggi son differenti da quelle di ogni altro popolo; ed esso non osserva le leggi del re; talchè non è spediente al re di lasciarlo vivere. Se così par bene al re, scrivasi che sia distrutto; ed io pagherò, in mano di coloro che fanno le faccende del re, diecimila talenti di argento, per portarli ne’ tesori del re. Allora il re si trasse il suo anello di mano, e lo diede ad Haman, figliuolo di Hammedata, Agageo, nemico de’ Giudei. E il re disse ad Haman: Quell’argento ti è rimesso in dono; e pur sia fatto a quel popolo come ti parrà bene. E nel tredicesimo giorno del primo mese, furono chiamati i segretari del re, e furono scritte lettere, interamente come Haman comandò, a’ satrapi del re, e a’ governatori di ciascuna provincia, ed a’ principi di ciascun popolo; a ciascuna provincia, secondo la sua maniera di scrivere, ed a ciascun popolo, secondo il suo linguaggio. E quelle furono scritte a nome del re Assuero, e suggellate con l’anello del re. E furono mandate, per man de’ corrieri, a tutte le provincie del re, per far distruggere, uccidere, e sterminare tutti i Giudei, fanciulli, vecchi, piccoli figliuoli, e femmine, in un medesimo giorno, cioè, nel tredicesimo giorno del duodecimo mese, ch’è il mese di Adar, e per predar le loro spoglie. Il tenore delle lettere era, che si bandisse un decreto in ciascuna provincia, sì che fosse palese a tutti i popoli; acciocchè fosser presti per quel giorno. I corrieri, sollecitati dal comandamento del re, si misero in cammino; e il decreto fu bandito in Susan, stanza reale. E il re, ed Haman, sedevano bevendo, mentre la città di Susan era in gran perplessità ORA Mardocheo, avendo saputo tutto quello che si era fatto, si stracciò i vestimenti, e si vestì di un sacco, con cenere; ed uscì fuori per mezzo la città gridando di un grande e amaro grido. E venne fin davanti alla porta del re; perciocchè non era lecito di entrar dentro alla porta del re con vestimento di sacco. Parimente in ogni provincia, dovunque pervenne la parola del re, e il suo decreto, i Giudei fecero gran cordoglio, con digiuno, e con pianto, e con lamenti; e molti si coricavano in su sacchi, ed in su la cenere. Or le serventi di Ester, ed i suoi eunuchi, vennero, e gliel rapportarono; e la regina ne fu grandemente dolente, e mandò vestimenti per far rivestir Mardocheo, e per torgli d’addosso il suo sacco; ma egli non li accettò Allora Ester chiamò Hatac, uno degli eunuchi del re, i quali egli avea ordinati per essere al servigio di essa; e lo mandò a Mardocheo, con comandamento di sapere che cosa fosse, e perchè. Hatac adunque uscì fuori a Mardocheo, in su la piazza della città, ch’era davanti alla porta del re. E Mardocheo gli dichiarò tutto quello che gli era avvenuto, e quanta fosse la somma de’ danari che Haman avea detto di pagare al tesoro del re, contro a’ Giudei, acciocchè fossero distrutti; e gli diede la copia della patente del decreto, il quale era stato bandito in Susan, per distruggere i Giudei; acciocchè lo mostrasse ed Ester, e le dichiarasse il fatto, e le ordinasse di entrar dal re, per domandargli grazia, e per fargli richiesta per lo suo popolo. Ed Hatac se ne ritornò, e rapportò ad Ester le parole di Mardocheo. Ed Ester disse ad Hatac, e gli comandò di andare a dire a Mardocheo: Tutti i servitori del re, e il popolo delle provincie di esso, sanno che chi che sia, uomo o donna, entra dal re, nel cortile di dentro, senza esser chiamato, non vi è che una legge per lui, ch’egli sia fatto morire; salvo colui, verso cui il re stende la verga d’oro: quello ha la vita salva; or io non sono stata chiamata, per entrar dal re, già son trenta giorni. E quando le parole di Ester furono rapportate a Mardocheo, egli disse che si rispondesse ad Ester: Non immaginarti nell’animo tuo che tu, d’infra tutti i Giudei, scampi per esser nella casa del re. Perciocchè, se pur tu ti taci in questo tempo, alleggiamento e scampo sorgerà a’ Giudei da qualche altro luogo; ma tu e la casa di tuo padre perirete; e chi sa se tu sei pervenuta ad esser regina per un cotal tempo? Allora Ester comandò che si rispondesse a Mardocheo: Va’, aduna tutti i Giudei che si ritrovano in Susan, e digiunate per me, e non mangiate, nè bevete di tre dì, nè di giorno, nè di notte; io ancora, insieme con le mie serventi, digiunerò simigliantemente; e poi appresso entrerò dal re, benchè ciò non sia secondo la legge; e se pur perisco, perirò. Mardocheo adunque si partì, e fece interamente come Ester gli avea ordinato Al terzo giorno adunque, Ester si vestì alla reale, e si presentò nel cortile didentro del palazzo del re, dirimpetto al palazzo del re; e il re sedeva sopra il soglio reale, nel palazzo reale, dirincontro alla porta del palazzo. E come il re ebbe veduta la regina Ester, in piè nel cortile, ella guadagnò la sua grazia; e il re stese verso Ester la verga d’oro ch’egli avea in mano; ed Ester si accostò, e toccò la cima della verga. E il re le disse: Che hai, o regina Ester? e quale è la tua richiesta? fosse pur fino alla metà del regno, ti sarà data. Ed Ester disse: Se piace al re, venga oggi il re con Haman al convito che io gli ho apparecchiato. E il re disse: Fate prestamente venire Haman, per far ciò che Ester ha detto. Il re adunque venne con Haman al convito che Ester avea apparecchiato. E il re disse ad Ester, nel convito del vino: Quale è la tua richiesta? e ti sarà conceduta; e quale è la tua domanda? fosse pur fino alla metà del regno, sarà fatta. Ed Ester rispose, e disse: La mia richiesta, e domanda, è: Che se io ho trovata grazia appo il re, e se piace al re di concedermi la mia richiesta, e di far la mia domanda, il re venga con Haman ad un altro convito che io farò loro; e domani, io farò secondo la parola del re ED Haman uscì in quel dì fuori, allegro, e col cuor lieto. Ma quando vide Mardocheo alla porta del re, il qual non si levava, nè si moveva per lui, fu ripieno di furore contro a lui. Ma pur si rattenne, e venne in casa sua, e mandò a far venire i suoi amici, e Zeres, sua moglie. Ed Haman raccontò loro la sua gloria, e le sue ricchezze, e la moltitudine de’ suoi figliuoli; ed in quanti modi il re l’avea ingrandito, e come egli l’avea innalzato sopra i principi, e sopra i servitori del re. Poi soggiunse: Eziandio la regina Ester non ha fatto venir col re, al convito ch’ella ha fatto, altri che me, ed anche per domani son da lei invitato col re. Ma tutto questo non mi contenta, mentre io veggo quel Giudeo Mardocheo sedere alla porta del re. E Zeres, sua moglie, e tutti i suoi amici, gli dissero: Apprestisi un legno alto cinquanta cubiti; e domattina di’ al re che vi si appicchi Mardocheo; poi va’ col re allegro al convito. E ciò piacque ad Haman, e fece apprestare il legno In quella notte, avendo il re smarrito il sonno, comandò che si portasse il libro delle memorie de’ giornali; e quelle furono lette in presenza del re. Ed in esse fu trovato scritto, che Mardocheo avea rivelata l’impresa di Bigtana, e di Teres, due eunuchi del re, de’ guardiani della soglia, i quali cercavano di metter la mano addosso al re Assuero. Allora il re disse: In qual maniera è stato Mardocheo onorato e magnificato per questo? E i famigli del re che gli ministravano dissero: Non gli è stato fatto nulla E il re disse: Chi è nel cortile? Or Haman era venuto nel cortile difuori del palazzo del re, per dire al re che comandasse che Mardocheo fosse appiccato al legno ch’egli avea apprestato per lui. Ed i famigli del re gli dissero: Ecco Haman, che sta aspettando nel cortile. E il re disse: Fate ch’egli entri. Haman adunque entrò, e il re gli disse: Che si converrebbe egli fare ad un uomo che il re volesse onorare? Ed Haman disse fra sè stesso: A cui vorrebbe il re fare onore, se non a me? Ed Haman disse al re: Se il re volesse onorare alcuno, si converrebbero recare i vestimenti reali, de’ quali il re si veste, e menare il cavallo, il quale il re cavalca, e metter la benda reale sopra la testa di esso. E que’ vestimenti, e quel cavallo, si converrebbero dare in mano di un personaggio d’infra i principi del re, d’infra i baroni; e colui il quale il re volesse onorare, dovrebbe esser vestito di que’ vestimenti, e farsi cavalcar quel cavallo per le strade della città; e si converrebbe gridar davanti a lui: Così deve farsi a colui, il quale il re vuole onorare. Allora il re disse ad Haman: Prendi prestamente i vestimenti, e il cavallo, come tu hai detto, e fa’ così a Mardocheo, quel Giudeo che siede alla porta del re; non tralasciar nulla di tutto ciò che tu hai detto. Haman adunque prese i vestimenti, e il cavallo, e vestì Mardocheo, e lo fece cavalcar per le strade della città; e gridava davanti a lui: Così deve farsi a colui che il re vuole onorare Poi Mardocheo ritornò alla porta del re; ed Haman si ritrasse ratto in casa sua, dolente, e col capo coperto. Ed Haman raccontò a Zeres, sua moglie, ed a tutti i suoi amici, tutto ciò che gli era avvenuto. E i suoi savi, e Zeres, sua moglie, gli dissero: Se Mardocheo, davanti al quale tu sei cominciato a scadere, è del legnaggio de’ Giudei, tu non potrai sopraffarlo; anzi del tutto tu caderai davanti a lui. MENTRE costoro parlavano ancora con lui, giunsero degli eunuchi del re, e ne menarono prestamente Haman al convito che Ester avea apparecchiato Il re adunque venne con Haman, al convito con la regina Ester. E il re disse ad Ester ancora in questo secondo giorno, nel convito del vino: Quale è la tua richiesta, o regina Ester? e ti sarà conceduta; e quale è la tua domanda? fosse pur fino alla metà del regno, sarà fatta. Allora la regina Ester rispose, e disse: Se io ho trovata grazia appo te, o re, e se così piace al re, siami donata la mia vita alla mia richiesta, e il mio popolo alla mia domanda. Perciocchè io e il mio popolo siamo stati venduti per esser distrutti, uccisi e sterminati. Ora, se fossimo stati venduti per servi e per serve, io mi sarei taciuta; ma ora io ne parlo, perciocchè il nemico non ristora punto il danno del re. E il re Assuero disse alla regina Ester: Chi è, e ove è colui che è stato tanto presuntuoso di far cotesto? Ed Ester disse: L’avversario e il nemico è questo malvagio Haman. Allora Haman fu spaventato per la presenza del re e della regina E il re si levò dal convito del vino tutto adirato, e se ne andò nell’orto del palazzo; ma Haman si fermò per far richiesta alla regina Ester per la sua vita; perciocchè vedeva che il male era determinato contro a lui da parte del re. Poi il re ritornò dall’orto del palazzo nella casa del convito del vino. Or Haman s’era gittato in sul letto, sopra il quale era Ester. E il re disse: Sforzerebbe egli pure ancora la regina appresso di me in casa? Come quella parola fu uscita della bocca del re, la faccia di Haman fu coperta. Ed Harbona, uno degli eunuchi, ministri ordinari del re, disse: Ecco ancora il legno che Haman avea apprestato per Mardocheo, il quale diede quel buono avviso al re, è rizzato nella casa di Haman, alto cinquanta cubiti. E il re disse: Appiccatevelo su. Haman adunque fu appiccato al legno ch’egli avea apprestato per Mardocheo. E l’ira del re si acquetò In quello stesso giorno il re Assuero donò alla regina Ester la casa di Haman, nemico de’ Giudei. E Mardocheo venne davanti al re; perciocchè Ester gli avea dichiarato ciò ch’egli le era. E il re si trasse il suo anello, il quale egli avea tolto ad Haman, e lo diede a Mardocheo. Ed Ester costituì Mardocheo sopra la casa di Haman POI Ester parlò di nuovo in presenza del re, e gli si gittò a’ piedi; e piangendo, lo supplicava di far che la malvagità di Haman Agageo, e la sua macchinazione contro a’ Giudei, non avesse effetto. E il re stese la verga d’oro verso Ester. Ed Ester si levò, e si tenne in piè davanti al re; e disse: Se così piace al re, e se io ho trovata grazia appo lui, e se la cosa gli pare convenevole, e se io gli sono a grado, scrivasi per rivocar le lettere della macchinazione di Haman, figliuol di Hammedata, Agageo; le quali egli avea scritte per distruggere i Giudei, che sono per tutte le provincie del re. Perciocchè, come potrei io vivere, veggendo il male che avverrebbe al mio popolo? anzi, come potrei io vivere, veggendo la distruzione del mio parentado? E il re Assuero disse alla regina Ester, ed a Mardocheo Giudeo: Ecco, io ho donata ad Ester la casa di Haman, ed egli è stato appiccato al legno; perciocchè egli avea voluto metter la mano sopra i Giudei. Or voi scrivete lettere a’ Giudei, nella maniera che vi parrà meglio, a nome del re; e suggellatele con l’anello del re; perciocchè quello ch’è scritto a nome del re, ed è suggellato col suo anello, non si può rivocare. Ed in quell’istesso tempo, al ventesimoterzo giorno del terzo mese, che è il mese di Sivan, furono scritte lettere, interamente come ordinò Mardocheo, ai Giudei, ed a’ satrapi, ed a’ governatori, ed a’ principi delle provincie, ch’erano dall’India fino in Etiopia, in numero di cenventisette provincie; a ciascuna provincia, secondo la sua maniera di scrivere, e a ciascun popolo, secondo il suo linguaggio; ed a’ Giudei, secondo la lor maniera di scrivere, e secondo il lor linguaggio. Mardocheo adunque scrisse lettere a nome del re Assuero, e le suggellò con l’anello del re, e le mandò per corrieri a cavallo, che cavalcano dromedari, muli corsieri, nati di cavalle; il cui tenore era: Che il re concedeva ai Giudei ch’erano in ciascuna città, di raunarsi, e di stare alla difesa della lor vita, per distruggere, per uccidere, e per isterminare ogni moltitudine di gente armata di qualunque popolo, o provincia, che li assalisse; insieme co’ piccoli figliuoli, e le mogli; e per predar le loro spoglie; e ciò in un medesimo giorno, per tutte le provincie del re Assuero, cioè, nel tredicesimo giorno del duodecimo mese, che è il mese di Adar. In quelle lettere si conteneva ancora, che si bandisse un decreto per ciascuna provincia, sì che fosse palese a tutti i popoli: Che i Giudei stessero presti per quel giorno, per vendicarsi de’ lor nemici. Così i corrieri, cavalcando dromedari, e muli corsieri, si misero in cammino, affrettati, e sollecitati per lo comandamento del re. Il decreto fu eziandio bandito in Susan, stanza reale E Mardocheo uscì d’innanzi al re, con un vestimento reale di color violato e bianco, e con una gran corona d’oro, e con un ammanto di bisso e di scarlatto; e la città di Susan ne giubilò, e se ne rallegrò. E per li Giudei vi fu serenità, e allegrezza, e letizia, ed onore. Parimente, in ciascuna provincia, ed in ciascuna città, dovunque la parola del re e il suo decreto pervenne, vi fu allegrezza e letizia per li Giudei, conviti, e giorni lieti; e molti d’infra i popoli della terra si facevano Giudei; perciocchè lo spavento de’ Giudei era caduto sopra loro NEL duodecimo mese adunque, che è il mese di Adar, nel tredicesimo giorno del mese, nel quale scadeva l’esecuzione della parola del re e del suo decreto; nel medesimo giorno che i nemici de’ Giudei speravano di averli in lor potere ma la cosa si rivolse in contrario; conciossiachè i Giudei avessero in lor potere i lor nemici, i Giudei si raunarono nelle lor città, per tutte le provincie del re Assuero, per metter le mani adosso a coloro che tenterebbero di far loro male; e niuno potè loro stare a fronte; perciocchè lo spavento de’ Giudei era caduto sopra tutti i popoli. E tutti i principi delle provincie, ed i satrapi, ed i governatori, e coloro che facevano le faccende del re, favorivano i Giudei; perciocchè lo spavento di Mardocheo era caduto sopra loro. Conciossiachè Mardocheo fosse grande nella casa del re, e la sua fama si spargesse per tutte le provincie; perchè quell’uomo Mardocheo diventava ogni dì vie più grande. I Giudei adunque percossero tutti i lor nemici, mettendoli a fil di spada, e facendone uccisione e distruzione; e fecero inverso i lor nemici a lor volontà. Ed in Susan, stanza reale, i Giudei uccisero e distrussero cinquecent’uomini; uccisero ancora Parsandata, e Dalfon, ed Aspata, e Porata, ed Adalia, ed Aridata, e Parmasta, ed Arisai, ed Aridai, e Vaizata, dieci figliuoli di Haman, figliuolo di Hammedata, nemico de’ Giudei; ma non misero le mani alla preda. In quel giorno il numero di coloro ch’erano stati uccisi in Susan, stanza reale, fu rapportato in presenza del re. E il re disse alla regina Ester: In Susan, stanza reale, i Giudei hanno uccisi, e distrutti cinquecent’uomini, e i dieci figliuoli di Haman; che avranno essi fatto nelle altre provincie del re? Ma pure, che chiedi tu ancora? e ti sarà conceduto; e che domandi tu ancora? e sarà fatto. Ed Ester disse: Se così piace al re, sia ancora domani conceduto a’ Giudei, che sono in Susan, di fare come era stato ordinato che oggi si facesse; e sieno i dieci figliuoli di Haman appiccati al legno. E il re ordinò che così fosse fatto; e il decreto ne fu bandito in Susan; e i dieci figliuoli di Haman furono appiccati. E i Giudei ch’erano in Susan, si adunarono ancora nel quartodecimo giorno del mese di Adar, ed uccisero in Susan trecent’uomini; ma non misero le mani alla preda. Gli altri Giudei ch’erano nelle provincie del re, si adunarono anch’essi, e stettero alla difesa della lor vita; ed ebbero riposo de’ lor nemici, avendone uccisi settantacinquemila, senza però metter le mani alla preda. Questo avvenne al tredicesimo giorno del mese di Adar; poi al quartodecimo dell’istesso mese si riposarono, e celebrarono quel giorno, come giorno di conviti e di letizia. Ma i Giudei ch’erano in Susan, si raunarono al tredicesimo ed al quartodecimo di quel mese; poi al quintodecimo si riposarono, e celebrarono quel giorno, come giorno di conviti e di letizia. Perciò, i Giudei delle villate che abitano nelle terre non murate, celebrano il quartodecimo giorno del mese di Adar, con allegrezza, e con conviti, e con festa, e con mandar messi di vivande gli uni agli altri E MARDOCHEO scrisse queste cose, e ne mandò lettere a tutti i Giudei ch’erano per tutte le provincie del re Assuero, presso, e lungi; ordinando loro per istatuto che celebrassero il quartodecimo, e il quintodecimo giorno del mese di Adar, ogni anno; ch’erano i giorni, ne’ quali i Giudei ebber riposo de’ lor nemici; e il mese che fu loro convertito di dolore in letizia, e di duolo in festa; acciocchè li celebrassero, come giorni di conviti e di allegrezza, e da mandarsi messi di vivande gli uni agli altri, e doni a’ bisognosi. E i Giudei accettarono di far ciò che aveano cominciato, e ciò che Mardocheo avea loro scritto. Perciocchè Haman, figliuolo di Hammedata, Agageo, nemico di tutti i Giudei, avea fatta una macchinazione contro a’ Giudei, per distruggerli; e avea tirata Pur, cioè la sorte, per isconfiggerli, e per distruggerli. Ma dopo ch’Ester fu venuta in presenza del re, egli ordinò con lettere, che la scellerata macchinazione che Haman avea fatta contro a’ Giudei, fosse rivolta in sul capo di lui stesso; e ch’egli co’ suoi figliuoli, fosse appiccato al legno. Perciò que’ giorni furono chiamati Purim, dal nome di Pur; perciò ancora, secondo tutte le parole di quelle lettere, e secondo quello che aveano veduto intorno a ciò, e quello ch’era pervenuto fino a loro, i Giudei costituirono, e presero sopra sè, e sopra la lor progenie, e sopra tutti quelli che si aggiungerebbero con loro, per istatuto immutabile, di celebrar que’ due giorni, secondo che n’era stato scritto; e ciò, al tempo loro, ogni anno; e che la memoria di que’ giorni sarebbe celebrata, e che sarebbero solennizzati in ogni età, in ogni famiglia, provincia, e città; e che que’ giorni di Purim non trapasserebbero mai, senza esser celebrati fra i Giudei, e che la lor memoria non verrebbe mai meno appo la loro posterità. E la regina Ester, figliuola di Abihail, insieme con Mardocheo Giudeo, scrisse, con ogni instanza, per la seconda volta, per confermar le prime lettere intorno a’ giorni di Purim. E Mardocheo ne mandò le lettere a tutti i Giudei, per le cenventisette provincie del regno di Assuero, con parole amorevoli e sincere. Per fermar l’osservanza di que’ giorni di Purim a’ lor tempi; siccome Mardocheo Giudeo, e le regina Ester, aveano loro ordinato; e come eglino stessi aveano preso sopra sè, e sopra la lor posterità; insieme co’ digiuni e con le grida che vi si devono usare. Così il comandamento di Ester confermò l’osservanza di que’ giorni di Purim. E ciò fu scritto nel libro POI il re Assuero impose un tributo alla terra ed alle isole del mare. Ora, quant’è a tutti i fatti della sua potenza e forza; e alla dichiarazione della grandezza di Mardocheo, della quale quel re l’ingrandì; queste cose non son esse scritte nel libro delle Croniche dei re di Media e di Persia? Perciocchè Mardocheo Giudeo fu la seconda persona dopo il re Assuero, e grande appo i Giudei, e grato alla moltitudine de’ suoi fratelli, procacciando il bene del suo popolo, e parlando amorevolmente a tutto il suo legnaggio V’ERA nel paese di Us, un uomo, il cui nome era Giobbe; e quell’uomo era intiero e diritto, e temeva Iddio, e si ritraeva dal male. E gli erano nati sette figliuoli, e tre figliuole. E il suo bestiame era di settemila pecore, e di tremila cammelli, e di cinquecento paia di buoi, e di cinquecento asine, con una molto gran famiglia. E quell’uomo era il più grande di tutti gli orientali Or i suoi figliuoli andavano, e facevano conviti in casa di ciascun di loro, al suo giorno; e mandavano a chiamare le lor tre sorelle, per mangiare, e per bere con loro. E quando aveano compiuta la volta de’ giorni del convito, Giobbe mandava a santificarli; poi si levava la mattina, ed offeriva olocausti, secondo il numero di essi tutti; perciocchè Giobbe diceva: I miei figliuoli avranno forse peccato, ed avranno parlato male di Dio nei cuori loro. Così faceva sempre Giobbe Or avvenne un dì, che i figliuoli di Dio vennero a presentarsi dinanzi al Signore; e Satana venne anch’egli per mezzo loro. E il Signore disse a Satana: Onde vieni? E Satana rispose al Signore, e disse: Da aggirar la terra, e da passeggiar per essa. E il Signore disse a Satana: Hai tu posto mente al mio servitore Giobbe? come nella terra non vi è uomo intiero e diritto, e che tema Iddio, e si ritragga dal male, come esso? E Satana rispose al Signore, e disse: Giobbe teme egli Iddio indarno? Non hai tu intorniato, come di un riparo, lui, e la casa sua, ed ogni cosa sua? Tu hai benedetta l’opera delle sue mani, e il suo bestiame è sommamente moltiplicato nella terra. Ma stendi pur ora la tua mano, e tocca tutte le cose sue, e vedrai se non ti maledice in faccia. E il Signore disse a Satana: Ecco, tutto quello ch’egli ha è in mano tua; sol non metter la mano sopra lui. E Satana si partì dal cospetto del Signore Ed avvenne un dì, mentre i figliuoli e le figliuole di Giobbe mangiavano, e bevevano del vino in casa del lor fratel maggiore, che un messo venne a Giobbe, e gli disse: I buoi aravano, e le asine pasturavano allato ad essi; ed i Sabei sono scorsi, e li hanno rapiti, ed hanno messi a fil di spada i servitori; ed io tutto solo sono scampato per rapportartelo. Mentre costui parlava ancora, ne venne un altro, che disse: Il fuoco di Dio è caduto dal cielo, e si è appreso al minuto bestiame, ed a’ servitori, e li ha consumati; ed io tutto solvo sono scampato per rapportartelo. Mentre costui parlava ancora, ne venne un altro, che disse: De’ Caldei, in tre schiere, sono scorsi sopra i cammelli, e li hanno rapiti, ed hanno messi a fil di spada i servitori; ed io tutto solo sono scampato per rapportartelo. Mentre costui parlava, ne venne un altro, che disse: I tuoi figliuoli e le tue figliuole mangiavano e bevevano del vino in casa del lor fratel maggiore; ed ecco, un gran vento è venuto di là dal deserto, il quale ha dato ne’ quattro canti della casa, ed ella è caduta sopra i giovani, onde son morti; ed io tutto solo sono scampato per rapportartelo Allora Giobbe si levò, e stracciò il suo mantello, e si tondè il capo, e si gittò a terra, e adorò. E disse: Io sono uscito ignudo del seno di mia madre, ignudo altresì ritornerò là. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il Nome del Signore. In tutto ciò Giobbe non peccò, e non attribuì a Dio nulla di mal fatto Or avvenne un dì, che i figliuoli di Dio vennero a presentarsi davanti al Signore; e Satana venne anch’egli per mezzo loro a presentarsi davanti al Signore. E il Signore disse a Satana: Onde vieni? E Satana rispose al Signore, e disse: Da aggirar la terra, e da passeggiar per essa. E il Signore disse a Satana: Hai tu posto mente al mio servitore Giobbe? come nella terra non vi è uomo intiero e diritto, che tema Iddio, e si ritragga dal male, come esso? ed anche persevera egli nella sua integrità, benchè tu mi abbi incitato contro a lui, per distruggerlo senza cagione. E Satana rispose al Signore, e disse: Pelle per pelle; ma l’uomo darà tutto ciò ch’egli ha per la sua vita. Ma ora, stendi pur la mano, e tocca le sue ossa, e la sua carne; e vedrai se non ti maledice in faccia. E il Signore disse a Satana: Eccolo in man tua; sol guardati di toccar la sua vita E Satana, partitosi dal cospetto del Signore, percosse Giobbe d’un’ulcera maligna, dalla pianta del piè infino alla sommità del capo. Ed egli si prese un testo per grattarsi, ed era assiso per mezzo le ceneri. E la sua moglie gli disse: Ancora perseveri tu nella tua integrità? benedici Iddio, e muori. Ma egli le disse: Tu parli come una d’infra le donne stolte; sì avremmo noi ricevuto da Dio il bene, e non riceveremmo il male? In tutto ciò Giobbe non peccò con le sue labbra OR tre amici di Giobbe: Elifaz Temanita, Bildad Suhita, e Sofar Naamatita, avendo udito tutto questo male che gli era sopraggiunto, se ne vennero, ciascuno dal suo luogo; e si trovarono insieme, per venire a condolersi con lui, ed a consolarlo. E levati gli occhi da lungi, nol riconobbero; e alzarono la voce, e piansero; e ciascun di loro stracciò il suo mantello, e si sparsero della polvere in su la testa, gittandola verso il cielo. E sedettero con lui in terra per sette giorni, e per sette notti; e niuno gli disse alcuna parola; perciocchè vedevano che la doglia era molto grande DOPO questo, Giobbe aprì la sua bocca, e maledisse il suo giorno. E prese a dire: Possa perire il giorno nel quale io nacqui, E la notte che fu detto: Un maschio è nato. Quel giorno sia tenebroso; Iddio non ne abbia cura da alto, E non risplenda la luce sopra esso. Tenebre, ed ombra di morte rendanlo immondo; La nuvola dimori sopra esso; Queste cose rendanlo spaventevole, quali sono i giorni più acerbi. Caligine ingombri quella notte; Non rallegrisi fra i giorni dell’anno, Non sia annoverata fra i mesi. Ecco, quella notte sia solitaria, Non facciansi in essa canti alcuni. Maledicanla coloro che maledicono i giorni, I quali son sempre apparecchiati a far nuovi lamenti. Oscurinsi le stelle del suo vespro; Aspetti la luce, ma non ne venga alcuna, E non vegga le palpebre dell’alba; Perciocchè non serrò gli usci del seno di mia madre, E non fece sì che gli occhi miei non vedessero l’affanno Perchè non morii io dalla matrice? Perchè non trapassai come prima uscii del seno? Perchè mi furono pòrte le ginocchia? Perchè le mammelle, acciocchè io poppassi? Conciossiachè ora giacerei, e mi riposerei; Io dormirei, e pezzo fa sarei in riposo, Con i re, e con i consiglieri della terra, I quali edificavano i luoghi deserti; Ovvero co’ principi, che aveano dell’oro, Ed empievano le lor case d’argento; Ovvero anche del tutto non sarei stato, come un abortivo nascosto, Come il feto che non ha veduta la luce. Quivi cessano gli empi di travagliare altrui, E quivi si riposano gli stanchi. Parimente i prigioni hanno requie, E non odono più la voce del sollecitator delle opere. Quivi è il piccolo e il grande; E il servo franco del suo signore Perchè dà egli la luce al miserabile, E la vita a coloro che sono in amaritudine d’animo? I quali aspettano la morte, e pure ella non viene; E la ricercano più che tesori nascosti; E si rallegrano, fino a festeggiarne, E gioiscono, quando hanno trovato il sepolcro. Perchè dà egli la luce all’uomo, la cui via è nascosta, E il quale Iddio ha assiepato d’ogn’intorno? Conciossiachè, avanti che io prenda il mio cibo, il mio sospiro venga, E i miei ruggiti si versino come acqua. Perchè ciò di che io avea spavento mi è avvenuto, E mi è sopraggiunto quello di che avea paura. Io non ho avuta tranquillità, nè riposo, nè quiete; Ed è venuto il turbamento ED Elifaz Temanita rispose, e disse: Se noi imprendiamo a parlarti, ti sarà egli molesto? Ma pur chi potrebbe rattener le parole? Ecco, tu correggevi molti, E rinforzavi le mani rimesse. I tuoi ragionamenti ridirizzavano quelli che vacillavano, E tu raffermavi le ginocchia che piegavano. Ma ora che il male ti è avvenuto, tu te ne affanni; Ora ch’è giunto fino a te, tu ne sei smarrito. La tua pietà non è ella stata la tua speranza, E l’integrità delle tue vie la tua aspettazione? Deh! rammemorati, quale innocente perì mai, Ed ove furono gli uomini diritti mai distrutti? Siccome io ho veduto che quelli che arano l’iniquità, E seminano la perversità, la mietono. Essi periscono per l’alito di Dio, E son consumati dal soffiar delle sue nari. Il ruggito del leone, e il grido del fier leone son ribattuti; E i denti de’ leoncelli sono stritolati. Il vecchio leone perisce per mancamento di preda, E i figli della leonessa son dissipati Or mi è stata di nascosto significata una parola, E l’orecchio mio ne ha ritenuto un poco. Fra le immaginazioni delle visioni notturne, Quando il più profondo sonno cade sopra gli uomini, Mi è venuto uno spavento ed un tremito, Che ha spaventate tutte quante le mie ossa. Ed uno spirito è passato davanti a me, Che mi ha fatto arricciare i peli della mia carne; Egli si è fermato, ed io non ho riconosciuto il suo aspetto; Una sembianza è stata davanti agli occhi miei, Ed io ho udita una voce sommessa che diceva: L’uomo sarebbe egli giustificato da Dio? L’uomo sarebbe egli giudicato puro dal suo fattore? Ecco, egli non si fida ne’ suoi servitori, E scorge della temerità ne’ suoi Angeli. Quanto più in coloro che abitano in case di fango, Il cui fondamento è nella polvere, E che son ridotti in polvere, esposti a’ vermi? Dalla mattina alla sera sono stritolati, E periscono in perpetuo, senza che alcuno vi ponga mente. L’eccellenza ch’era in loro non si diparte ella? Muoiono, ma non con sapienza Grida pure, vi sarà egli alcuno che ti risponda? Ed a cui d’infra i santi ti rivolgerai tu? Conciossiachè il cruccio uccida il pazzo, E lo sdegno faccia morir lo stolto. Io ho veduto il pazzo che si radicava; Ma incontanente ho maledetto il suo abitacolo. I suoi figliuoli son lungi dalla salvezza, E sono oppressati nella porta, senza che alcuno li riscuota. L’affamato divora la ricolta di esso, E la rapisce di mezzo le spine; E i ladroni trangugiano le sue facoltà Perciocchè la sventura non ispunta dalla polvere, E il dolore non germoglia dalla terra; Benchè l’uomo nasca per soffrire, Come le faville delle brace per volare in alto. Ma quant’è a me, io ricercherei pure Iddio, Ed addirizzerei il mio ragionamento a Dio; Il quale fa cose sì grandi, che non si posson investigare; E tante cose maravigliose, che non si possono annoverare; Che manda la pioggia in su la terra, E le acque in su le campagne; Che innalza i bassi, E fa che quelli ch’erano in duolo sono esaltati per salvazione; Che disperde i pensieri degli astuti, E fa che le lor mani non possono far nulla di bene ordinato. Egli soprapprende i savi nella loro astuzia, E fa che il consiglio de’ perversi va in ruina. Di giorno scontrano tenebre, E in pien mezzodì vanno a tentone come di notte. Ma egli salva il bisognoso dalla spada, Dalla gola loro, e dalla mano del possente. E vi è qualche speranza per lo misero; Ma l’iniquità ha la bocca turata Ecco, beato è l’uomo, il quale Iddio castiga; E però non disdegnar la correzione dell’Onnipotente. Perciocchè egli è quel che manda la doglia e altresì la fascia; Egli è quel che fa la piaga, e le sue mani altresì guariscono. In sei afflizioni egli ti libererà, Ed in sette il male non ti toccherà. In tempo di fame egli ti riscoterà dalla morte, E in tempo di guerra dalla spada. Al tempo del flagello della lingua tu sarai nascosto; E non temerai la desolazione, quando verrà. Tu riderai del guasto e della carestia; E non temerai delle fiere della terra. Perciocchè tu avrai patto eziandio con le pietre de’ campi; E le fiere della campagna ti saranno rendute pacifiche. E tu conoscerai per prova che il tuo padiglione non sarà se non pace, E governerai la tua casa, e nulla ti verrà fallito. E riconoscerai che la tua progenie sarà molta, E che i tuoi discendenti saranno come l’erba della terra. Tu entrerai in estrema vecchiezza nel sepolcro, Come la bica delle biade è accumulata al suo tempo. Ecco ciò noi ti diciamo; noi l’abbiamo investigato; egli è così; Ascoltalo, e riconoscilo E GIOBBE rispose e disse: Fosse pur lo sdegno mio ben pesato, E fosse parimente la mia calamità levata in una bilancia! Perciocchè ora sarebbe trovata più pesante che la rena del mare; E però le mie parole vanno all’estremo. Perchè le saette dell’Onnipotente sono dentro di me, E lo spirito mio ne beve il veleno; Gli spaventi di Dio sono ordinati in battaglia contro a me. L’asino salvatico raglia egli presso all’erba? Il bue mugghia egli presso alla sua pastura? Una cosa insipida si mangia ella senza sale? Evvi sapore nella chiara ch’è intorno al torlo dell’uovo? Le cose che l’anima mia avrebbe ricusate pur di toccare Sono ora i miei dolorosi cibi Oh! venisse pur quel ch’io chieggio, e concedessemi Iddio quel ch’io aspetto! E piacesse a Dio di tritarmi, Di sciorre la sua mano, e di disfarmi! Questa sarebbe pure ancora la mia consolazione, Benchè io arda di dolore, e ch’egli non mi risparmi, Che io non ho nascoste le parole del Santo. Quale è la mia forza, per isperare? E quale è il termine che mi è posto, per prolungar l’aspettazione dell’anima mia? La mia forza è ella come la forza delle pietre? La mia carne è ella di rame? Non è egli così che io non ho più alcun ristoro in me? E che ogni modo di sussistere è cacciato lontan da me? Benignità dovrebbe essere usata dall’amico inverso colui ch’è tutto strutto; Ma esso ha abbandonato il timor dell’Onnipotente, I miei fratelli mi hanno fallito, a guisa di un ruscello, Come rapidi torrenti che trapassano via; I quali sono scuri per lo ghiaccio; E sopra cui la neve si ammonzicchia; Ma poi, al tempo che corrono, vengono meno, Quando sentono il caldo, spariscono dal luogo loro. I sentieri del corso loro si contorcono, Essi si riducono a nulla, e si perdono. Le schiere de’ viandanti di Tema li riguardavano, Le carovane di Seba ne aveano presa speranza; Ma si vergognano di esservisi fidati; Essendo giunti fin là, sono confusi. Perciocchè ora voi siete venuti a niente; Avete veduta la ruina, ed avete avuta paura Vi ho io detto: Datemi, E fate presenti delle vostre facoltà per me? E liberatemi di man del nemico, E riscuotetemi di man de’ violenti? Insegnatemi, ed io mi tacerò; E ammaestratemi, se pure ho errato in qualche cosa. Quanto son potenti le parole di dirittura! E che potrà in esse riprendere alcun di voi? Stimate voi che parlare sia convincere? E che i ragionamenti di un uomo che ha perduta ogni speranza non sieno altro che vento? E pure ancora voi vi gittate addosso all’orfano, E cercate di far traboccare il vostro amico. Ora dunque piacciavi riguardare a me, E se io mento in vostra presenza. Deh! ravvedetevi; che non siavi iniquità; Da capo, il dico, ravvedetevi, io son giusto in questo affare. Evvi egli iniquità nella mia lingua? Il mio palato non sa egli discerner le cose perverse? Non ha l’uomo un termine della sua milizia in su la terra? E non sono i suoi giorni simili a quelli di un mercenario? Come il servo aspira all’ombra, E il mercenario aspetta il premio della sua opera; Così mi sono stati dati per eredità de’ mesi molesti; E mi sono state assegnate per parte mia notti penose. Se mi son posto a giacere, dico: Quando mi leverò? Quando sarà passata la notte? E mi stanco di dimenarmi fino all’alba. La mia carne è rivestita di vermini, e di gromma di terra; La mia pelle si schianta, e si disfa. I miei giorni son passati via più leggermente che la spola del tessitore, E son venuti meno senza speranza Ricordati che la mia vita è un vento, Che l’occhio mio non tornerà più a vedere il bene. L’occhio di chi mi vede non mi riguarderà più; Se tu rivolgi gli occhi verso me, io non sarò più. Come la nuvola si dilegua, e se ne va via; Così chi scende nel sepolcro non ne salirà più fuori. Egli non ritornerà più a casa sua, E il luogo suo non lo riconoscerà più. Io altresì non ratterrò la mia bocca; Io parlerò nell’angoscia del mio spirito, Io mi lamenterò nell’amaritudine dell’anima mia. Sono io un mare, o una balena, Che tu mi ponga guardia attorno? Quando io dico: La mia lettiera mi darà alleggiamento, Il mio letto solleverà parte del mio lamento; Allora tu mi sgomenti con sogni, E mi spaventi con visioni. Talchè io nell’animo sceglierei innanzi di essere strangolato, E innanzi vorrei la morte che le mie ossa. Io son tutto strutto; io non viverò in perpetuo; Cessati da me; conciossiachè i miei giorni non sieno altro che vanità Che cosa è l’uomo, che tu ne faccia sì grande stima, Che tu ponga mente ad esso? E che tu lo visiti ogni mattina, E ad ogni momento l’esamini? Fino a quando non ti rivolgerai indietro da me, E non mi darai alcuna posa, Tanto che io possa inghiottir la mia saliva? Io ho peccato; che opererò inverso te, o Guardiano degli uomini? Perchè mi hai posto per tuo bersaglio, E perchè sono io grave a me stesso? E perchè non perdoni il mio misfatto, E non rimuovi la mia iniquità? Conciossiachè di presente giacerò nella polvere; E, se poi tu mi ricerchi, io non sarò più E BILDAD Suhita rispose, e disse: Infino a quando proferirai tali ragionamenti, E saranno le parole della tua bocca come un vento impetuoso? Iddio pervertirebbe egli il giudicio? L’Onnipotente pervertirebbe egli la giustizia? Se i tuoi figliuoli hanno peccato contro a lui, Egli altresì li ha dati in mano del lor misfatto. Ma quant’è a te, se tu ricerchi Iddio, E chiedi grazia all’Onnipotente; Se tu sei puro e diritto, Certamente egli si risveglierà di presente in favor tuo, E farà prosperare il tuo giusto abitacolo. E la tua condizione di prima sarà stata piccola, E l’ultima diventerà grandissima Perciocchè domanda pur le età primiere, E disponti ad informarti da’ padri loro; Imperocchè, quant’è a noi, siamo sol da ieri in qua, E non abbiamo intendimento; Perchè i nostri giorni son come un’ombra sopra la terra; Non insegnerannoti essi, e non parlerannoti, E non trarranno essi fuori ragionamenti dal cuor loro? Il giunco sorgerà egli senza pantano? L’erba de’ prati crescerà ella senz’acqua? E pure, mentre è ancor verde, e non è ancora segata, Si secca avanti ogni altra erba. Tali son le vie di tutti quelli che dimenticano Iddio, E così perirà la speranza dell’ipocrita; La cui speranza sarà troncata, E la cui confidanza sarà una casa di ragnolo. Egli si appoggerà in su la casa sua, ma quella non istarà ferma; Egli si atterrà ad essa, ma ella non istarà in piè. Egli è verdeggiante al sole, E i suoi rami si spandono fuori in sul giardino, nel quale è piantato; Le sue radici s’intralciano presso alla fonte, Egli mira la casa di pietra. Ma, se alcuno lo manderà in ruina, divellendolo dal luogo suo, Questo lo rinnegherà dicendo: Io non ti vidi giammai. Ecco, tale è l’allegrezza della sua via, E dalla polvere ne germoglieranno altri Ecco, Iddio non disdegna l’uomo intiero; Ma altresì non presta la mano a’ maligni. Ancora empierà egli la tua bocca di riso, E le tue labbra di giubilo. Quelli che ti odiano saranno vestiti di vergogna; Ma il tabernacolo degli empi non sarà più E GIOBBE rispose e disse: Veramente io so ch’egli è così; E come si giustificherebbe l’uomo appo Iddio? Se Iddio vuol litigar con lui, Egli non gli potrà rispondere d’infra mille articoli ad un solo. Egli è savio di cuore, e potente di forza; Chi si è mai indurato contro a lui, ed è prosperato? Contro a lui, che spianta i monti, Senza che si possa sapere come egli li abbia rivolti sottosopra nella sua ira; Che crolla la terra, e la smuove dal luogo suo; E da cui le colonne di essa sono scosse; Che parla al sole, ed esso non si leva; Che tiene suggellate le stelle; Che distende tutto solo i cieli, E calca le sommità del mare; Che ha fatto i segni del Carro, dell’Orione, delle Gallinelle, E quelli che sono in fondo all’Austro; Che fa cose tanto grandi, che non si possono investigare; E tante cose maravigliose che non si possono annoverare. Ecco, egli passerà davanti a me, ed io nol vedrò; Ripasserà, ed io non lo scorgerò. Ecco, egli rapirà, e chi gli farà far restituzione? Chi gli dirà: Che fai? Iddio non raffrena l’ira sua; Sotto lui sono atterrati i bravi campioni Quanto meno gli risponderei io, Ed userei parole scelte contro a lui? Io, che quantunque fossi giusto, non risponderei, Anzi chiederei grazia al mio Giudice. Se io grido, ed egli mi risponde, Pur non potrò credere ch’egli abbia ascoltata la mia voce; Conciossiachè egli mi abbia conquiso con un turbo, E mi abbia date di molte battiture senza cagione. Egli non mi permette pur di respirare; Perciocchè egli mi sazia di amaritudini. Se si tratta di forza, ecco, egli è potente; Se di giudicio, chi mi citerà? Benchè io sia giusto, la mia bocca mi condannerà; Quantunque io sia intiero, ella mi dichiarerà perverso. Benchè io sia intiero, io non riconoscerò me stesso; Io avrò a sdegno la vita mia Egli è tutt’uno; perciò ho detto: Egli distrugge ugualmente l’uomo intiero e l’empio. Se è un flagello, egli uccide in un momento; Ma egli si beffa della prova degl’innocenti. La terra è data in mano all’empio, Il qual copre la faccia de’ giudici di essa. Ora, se Iddio non fa questo, chi è egli dunque? Ma i miei giorni sono stati più leggieri che un corriero; Son fuggiti via, non hanno goduto il bene; Son trascorsi come saette, Come un’aquila che vola frettolosa al pasto. Se io dico: Io dimenticherò il mio lamento, Io lascerò il mio cruccio, e mi rinforzerò; Io sono spaventato di tutti i miei tormenti, Io so che tu non mi reputerai innocente. Io sarò reo; Perchè adunque mi affaticherei in vano? Quando io mi fossi lavato con acque di neve, E nettatomi le mani col sapone; Allora pure tu mi tufferesti in una fossa, E i miei vestimenti mi avrebbero in abbominio. Perciocchè egli non è un uomo, come son io, perchè io gli risponda, E perchè noi veniamo insieme a giudicio. Ei non v’è niuno che possa dar sentenza fra noi, Che possa metter la mano sopra amendue noi. Ma rimuova egli pur la sua verga d’addosso a me, E non mi conturbi il suo spavento. Allora io parlerò, e non avrò paura di lui; Perciocchè in questo stato io non sono in me stesso L’anima mia si annoia della mia vita. Io mi lascerò scorrere addosso il mio lamento; Io parlerò nell’amaritudine dell’anima mia. Io dirò a Dio: Non condannarmi; Fammi assapere perchè tu litighi meco. Ti par egli ben fatto di oppressare, Di sdegnar l’opera delle tue mani, E di risplendere sopra il consiglio degli empi? Hai tu occhi di carne? Vedi tu come vede l’uomo? Sono i tuoi giorni come i giorni dell’uomo mortale? Sono i tuoi anni come l’età umana? Che tu faccia inchiesta della mia iniquità, E prenda informazione del mio peccato? A te si appartiene di conoscere che io non son reo; E non vi è niuno che riscuota dalla tua mano Le tue mani mi hanno formato e composto; E tu mi distruggi tutto quanto d’ogn’intorno. Deh! ricordati che tu mi hai formato come dell’argilla; E tu mi fai ritornare in polvere. Non mi hai tu colato come latte, E fatto rappigliar come un cacio? Tu mi hai vestito di pelle e di carne E mi hai contesto d’ossa e di nervi. Tu mi hai data la vita, ed hai usata benignità inverso me; E la tua cura ha guardato lo spirito mio. E pur tu avevi riposte queste cose nel cuor tuo; Io conosco che questo era appo te Se io ho peccato, tu mi hai notato, E non mi hai assolto della mia iniquità. Se io sono stato reo, guai a me; E se son giusto, non però alzo il capo, Essendo sazio d’ignominia, e veggendo la mia afflizione; E se pur l’alzo, tu mi cacci a giusa di fiero leone, E torni a dimostrarti maraviglioso contro a me. Tu mi produci in faccia nuovi testimoni tuoi; Tu accresci la tua indegnazione contro a me; Eserciti a muta sono sopra me. Perchè dunque mi hai tratto fuor della matrice? Io vi sarei spirato, e l’occhio d’alcuno non mi avrebbe veduto. Io sarei stato come se non avessi giammai avuto essere; Io sarei stato portato dal seno alla sepoltura. I miei giorni non sono eglino poca cosa? cessa dunque, E rimanti da me, sì che io mi rinforzi un poco; Avanti che io me ne vada alla terra delle tenebre, Dell’ombra della morte, onde mai non tornerò; Alla terra d’oscurità simile a caligine; D’ombra di morte, ove non è ordine alcuno; E la quale, quando fa chiaro, è simile a caligine E SOFAR Naamatita rispose e disse: Non risponderebbesi egli ad un uomo di tante parole? Ed un uomo loquace sarebbe egli per ciò reputato giusto? Faranno le tue ciancie tacer gli uomini? Ti farai tu beffe, senza che alcuno ti faccia vergogna? Or tu hai detto: La mia maniera di vita è pura, Ed io sono stato netto davanti agli occhi tuoi. Ma volesse pure Iddio parlare, Ed aprir le sue labbra teco; E dichiararti i segreti della sapienza; Perciocchè sono doppi; E tu conosceresti che Iddio ti fa portar pena minore Che la tua iniquità non merita di ragione Potresti tu trovar modo d’investigare Iddio? Potresti tu trovar l’Onnipotente in perfezione? Queste cose sono le altezze de’ cieli, che ci faresti? Son più profonde che l’inferno, come le conosceresti? La lor distesa è più lunga che la terra, E la lor larghezza è più grande che il mare. Se Iddio sovverte, ovvero s’egli serra, E raccoglie, chi ne lo storrà? Perciocchè egli conosce gli uomini vani; E veggendo l’iniquità, non vi porrebbe egli mente? Ma l’uomo è scemo di senno, e temerario di cuore; E nasce simile a un puledro di un asino salvatico Se tu addirizzi il cuor tuo, E spieghi le palme delle tue mani a lui; Se vi è iniquità nella tua mano, e tu l’allontani da te, E non lasci dimorare alcuna perversità ne’ tuoi tabernacoli; Allora certamente tu alzerai la faccia netta di macchia, E sarai stabilito, e non avrai paura di nulla; Perciocchè tu dimenticherai gli affanni, E te ne ricorderai come d’acque trascorse; E ti si leverà un tempo più chiaro che il mezzodì; Tu risplenderai, tu sarai simile alla mattina; E sarai in sicurtà; perciocchè vi sarà che sperare; E pianterai il tuo padiglione, e giacerai sicuramente; E ti coricherai, e niuno ti spaventerà; E molti ti supplicheranno. Ma gli occhi degli empi verranno meno, Ed ogni rifugio sarà perduto per loro; E la loro unica speranza sarà di render lo spirito E GIOBBE rispose, e disse: Sì, veramente voi siete tutt’un popolo, E la sapienza morrà con voi. Anch’io ho senno come voi; Io non sono da men di voi; Ed appo cui non sono cotali cose? Io son quell’uomo ch’è schernito dal suo amico; Ma un tale invoca Iddio, ed egli gli risponderà; L’uomo giusto ed intiero è schernito. Colui che sta per isdrucciolare col piè, E, per estimazione di chi è felice, un tizzone sprezzato I tabernacoli de’ ladroni prosperano, E v’è ogni sicurtà per quelli che dispettano Iddio, Nelle cui mani egli fa cadere ciò che desiderano. E in vero, domandane pur le bestie, ed esse tu l’insegneranno; E gli uccelli del cielo, ed essi te lo dichiareranno; Ovvero, ragionane con la terra, ed essa te l’insegnerà; I pesci del mare eziandio te lo racconteranno. Fra tutte queste creature, Quale è quella che non sappia che la mano del Signore fa questo? Nella cui mano è l’anima d’ogni uomo vivente, E lo spirito d’ogni carne umana. L’orecchio non prova egli le parole, Come il palato assapora le vivande? Ne’ vecchi è la sapienza, E nella grande età è la prudenza. Appo lui è la sapienza e la forza; A lui appartiene il consiglio e l’intelligenza. Ecco, se egli ruina, la cosa non può esser riedificata; Se serra alcuno, non gli può essere aperto. Ecco, se egli rattiene le acque, elle si seccano; E se le lascia scorrere, rivoltano la terra sottosopra. Appo lui è forza e ragione; A lui appartiene chi erra, e chi fa errare. Egli ne mena i consiglieri spogliati, E fa impazzare i giudici. Egli scioglie il legame dei re, E stringe la cinghia sopra i lor propri lombi. Egli ne mena i rettori spogliati, E sovverte i possenti. Egli toglie la favella agli eloquenti, E leva il senno a’ vecchi. Egli spande lo sprezzo sopra i nobili, E rallenta la cintura de’ possenti. Egli rivela le cose profonde, traendole fuor delle tenebre; E mette fuori alla luce l’ombra della morte. Egli accresce le nazioni, ed altesì le distrugge; Egli sparge le genti, ed altresì le riduce insieme. Egli toglie il senno a’ capi de’ popoli della terra, E li fa andar vagando per luoghi deserti, ove non ha via alcuna. Vanno a tentone per le tenebre, senza luce alcuna: Ed egli li fa andare errando come un uomo ebbro Ecco, l’occhio mio ha vedute tutte queste cose, L’orecchio mio le ha udite, e le ha intese. Quanto sapete voi, so anch’io; Io non son da men di voi. E pure io parlerò all’Onnipotente; Io avrò a grado di venire a ragione con lui. Ma certo, quant’è a voi, voi siete rappezzatori di menzogna; Voi siete medici da nulla tutti quanti. Oh! vi taceste pur del tutto, Ciò vi sarebbe reputato in saviezza! Deh! ascoltate la difesa della mia ragione, Ed attendete agli argomenti delle mie labbra. Convienvisi in favor di Dio parlar perversamente, E per rispetto suo parlar frodolentemente? Convienvisi aver riguardo alla qualità sua? Convienvisi litigar per Iddio? Sarebbe egli ben per voi ch’egli vi esaminasse? Gabberestelo voi come si gabba un uomo? Egli del certo vi arguirà, Se di nascosto avete riguardo alla qualità delle persone. La sua altezza non vi sgomenterà ella? Lo spavento di lui non vi caderà egli addosso? I vostri detti memorandi son simili a cenere; Ed i vostri sublimi ragionamenti a mucchi di fango Tacetevi, e lasciatemi stare, ed io parlerò; E passimi addosso che che sia. Perchè mi strappo io la carne co’ denti, E perchè tengo l’anima mia nella palma della mia mano? Ecco, uccidami egli pure; sì spererò in lui; Ma tuttavia difenderò le mie vie nel suo cospetto. Ed egli stesso mi sarà in salvazione; Perciocchè l’ipocrita non gli verrà davanti. Ascoltate attentamente il mio ragionamento; Ed entrivi negli orecchi la mia dichiarazione. Ecco ora, quando io avrò esposta per ordine la mia ragione, Io so che sarò trovato giusto. Chi è colui che voglia litigar meco? Conciossiachè di presente mi tacerò, e spirerò. Sol non farmi due cose, Ed allora io non mi nasconderò dal tuo cospetto. Allontana la tua mano d’addosso a me, E non mi spaventi il tuo terrore. E poi chiama, ed io risponderò; Ovvero, io parlerò, e tu rispondimi Quante iniquità e peccati ho io? Mostrami il mio misfatto, e il mio peccato. Perchè nascondi la tua faccia, E mi reputi tuo nemico? Stritolerai tu una fronda sospinta? O perseguiterai tu della stoppia secca? Che tu mi sentenzii a pene amare, E mi faccia eredar l’iniquità della mia fanciullezza! E metta i miei piedi ne’ ceppi, E spii tutti i miei sentieri, E stampi le tue pedate in su le radici de’ miei piedi! Onde costui si disfa come del legno intarlato, Come un vestimento roso dalle tignuole L’uomo nato di donna È di breve età, e pieno di travagli. Egli esce fuori come un fiore, e poi è reciso; E fugge come l’ombra, e non istà fermo. E pur tu apri gli occhi tuoi sopra un tale, E mi fai venire a giudicio teco! Chi può trarre una cosa monda da una immonda? Niuno. Poichè i suoi giorni son determinati, E che il numero de’ suoi mesi è appo te, E che tu gli hai posti i suoi termini, I quali egli non può trapassare, Rivolgiti d’addosso a lui, sì ch’egli abbia alcuna posa, Infino a tanto che di buona voglia egli fornisca la sua giornata, come un mercenario Perciocchè quantunque un albero sia tagliato, Pur vi è speranza per lui, ch’egli si rinnoverà ancora, E che i suoi rampolli non mancheranno. Benchè la sua radice sia invecchiata nella terra, E il suo tronco sia morto nella polvere; Pur nondimeno, tosto ch’egli sentirà l’acqua, rigermoglierà, E produrrà rami come una pianta novella. Ma l’uomo muore, e si fiacca; E quando l’uomo è trapassato, ov’è egli? Le acque se ne vanno via dal mare, E i fiumi si seccano, e si asciugano; Così, quando l’uomo giace in terra, egli non risorge; Finchè non vi sieno più cieli, i morti non si risveglieranno, E non si desteranno dal sonno loro. Oh! nascondessimi tu pur sottera, Ed occultassimi, finchè l’ira tua fosse racquetata; E ponessimi alcun termine, dopo il quale tu ti ricordassi di me! Se l’uomo muore, può egli tornare in vita? Aspetterò io tutti i giorni del tempo determinato della mia vita, Finchè mi venga mutamento di condizione? E che tu mi chiami, e che io ti risponda, E che tu desideri l’opera delle tue mani? Perciocchè ora tu conti i miei passi, E non riserbi nulla a punir del mio peccato. I miei misfatti son suggellati in un sacchetto, Tu l’hai cucito sopra le mie iniquità. Ma certo, come un monte cadendo scoscende, Ed una rupe è divelta dal suo luogo; E le acque rodono le pietre, E i lor diluvi inondano la polvere dalla terra; Così tu fai perir la speranza dell’uomo. Tu lo sopraffai in eterno, ed egli se ne va; Tu gli fai mutar faccia, e lo mandi via. Se poi i suoi figliuoli sono in onore, egli nol sa; Se altresì sono abbassati, egli non vi pon mente. La sua carne si duole sol di lui, E l’anima sua fa cordoglio sol di lui ED Elifaz Temanita rispose e disse: Deve un uomo savio pronunziare opinioni vane, Ed empiersi il ventre di vento orientale? Ed argomentar con parole inutili, E con ragionamenti onde non può trarre alcun vantaggio? Sì certo, tu annulli il timor di Dio, Ed impedisci l’orazione che deve farsi davanti a lui. Perciocchè la tua bocca dimostra la tua iniquità, Poichè tu hai scelto il parlar de’ frodolenti. La tua bocca ti condanna, e non io; E le tue labbra testificano contro a te. Sei tu il primiero uomo che sia nato nel mondo? O sei tu stato formato avanti i colli? Hai tu udito il segreto di Dio, E ne hai tu sottratta a te la sapienza? Che sai tu, che noi non sappiamo? Che intendi tu, che non sia appo noi? Fra noi vi è eziandio alcun canuto, alcun molto vecchio, Più attempato che tuo padre. Son le consolazioni di Dio troppo poca cosa per te? Hai tu alcuna cosa riposta appo te? Perchè ti trasporta il cuor tuo? E perchè ammiccano gli occhi tuoi, Che tu rivolga il tuo soffio, E proferisca della tua bocca parole contro a Dio? Che cosa è l’uomo, ch’egli sia puro? E che cosa è chi è nato di donna, ch’egli sia giusto? Ecco, egli non si fida ne’ suoi santi, Ed i cieli non son puri nel suo cospetto; Quanto più abbominevole e puzzolente È l’uomo, che beve l’iniquità come acqua? Io ti dichiarerò, ascoltami pure, E ti racconterò ciò che io ho veduto; Il che i savi hanno narrato, E non l’hanno celato, avendolo ricevuto da’ padri loro; A’ quali soli la terra fu data, E per mezzo i cui paesi non passò mai straniero. L’empio è tormentato tutti i giorni della sua vita; Ed al violento è riposto un piccol numero d’anni. Egli ha negli orecchi un romor di spaventi; In tempo di pace il guastatore gli sopraggiunge. Egli non si fida punto di potere uscir delle tenebre; Egli sta sempre in guato, aspettando la spada. Egli va tapinando per cercar dove sia del pane; Egli sa che ha in mano tutto presto il giorno delle tenebre. Angoscia e tribolazione lo spaventano; Lo sopraffanno come un re apparecchiato alla battaglia. Perciocchè egli ha distesa la sua mano contro a Dio, E si è rinforzato contro all’Onnipotente; E gli è corso col collo fermo, Co’ suoi spessi e rilevati scudi; Perciocchè egli ha coperto il suo viso di grasso, Ed ha fatte delle pieghe sopra i suoi fianchi; Ed è abitato in città desolate, in case disabitate, Ch’erano preste ad esser ridotte in monti di ruine. Egli non arricchirà, e le sue facoltà non saranno stabili, E il suo colmo non si spanderà nella terra. Egli non si dipartirà giammai dalle tenebre, La fiamma seccherà i suoi rampolli, Ed egli sarà portato via dal soffio della bocca di Dio. Non confidisi già nella vanità, dalla quale è sedotto; Perciocchè egli muterà stato, e sarà ridotto al niente. Questo mutamento si compierà fuor del suo tempo, E i suoi rami non verdeggeranno. Il suo agresto sarà rapito come quel d’una vigna, E le sue gemme saranno sbattute come quelle di un ulivo. Perciocchè la raunanza de’ profani sarà deserta, E il fuoco divorerà i tabernacoli di quelli che prendon presenti; I quali concepiscono perversità, e partoriscono iniquità, E il cui ventre macchina fraude E GIOBBE rispose e disse: Io ho più volte udite le stesse cose; Voi tutti siete consolatori molesti. Finiranno mai le parole di vento? Ovvero, di che ti fai forte, che tu replichi ancora? Se l’anima vostra fosse nello stato dell’anima mia, Anch’io potrei parlar come voi, Mettere insieme parole contro a voi, E scuotervi il capo contra. Ma anzi io vi conforterei con la mia bocca, E la consolazione delle mie labbra rallenterebbe il vostro dolore Se io parlo, il mio dolore non però si rallenta; E se io resto di parlare, quanto se ne partirà egli da me? Certo, egli ora mi ha straccato; E tu mi hai, o Dio, diserta tutta la mia brigata. E mi hai fatto diventar tutto grinzo, Il che è un testimonio del mio male; La mia magrezza si leva contro a me, e mi testifica contra in faccia. L’ira sua mi ha lacerato, ed egli procede contro a me da avversario; Egli digrigna i denti contro a me; Il mio nemico appunta i suoi occhi in me. Hanno aperta la bocca contro a me, Mi hanno battuto in su le guance per vituperio, Si sono adunati insieme contro a me. Iddio mi ha messo in poter del perverso, E mi ha fatto cader nelle mani degli empi. Io era in istato tranquillo, ed egli mi ha rotto; E presomi per lo collo, mi ha tritato, E mi ha rizzato per suo bersaglio. I suoi arcieri mi hanno intorniato; Egli mi trafigge le reni, e non mi risparmia punto; Egli mi ha sparso in terra il mio fiele. Egli mi rompe di rottura sopra rottura, Egli mi corre addosso come un possente uomo. Io ho cucito un sacco sopra la mia pelle, Ed ho lordato il mio splendore nella polvere. La mia faccia è sucida di piangere, E l’ombra della morte è in su le mie palpebre; Quantunque non vi sia violenza nelle mie mani, E la mia orazione sia pura. O terra, non nascondere il sangue sparso da me; E se così è, il mio grido non abbia luogo. Eziandio ora, ecco, il mio testimonio è ne’ cieli; Il mio testimonio è ne’ luoghi sovrani. O miei oratori, o amici miei, L’occhio mio si volge lagrimando a Dio. Oh! potesse pur l’uomo piatire con Dio, Come un uomo col suo compagno! Perciocchè i miei brevi anni se ne vanno forniti; Ed io me ne vo per un sentiero, onde non tornerò più Il mio spirito si dissolve, I miei giorni sono spenti, I sepolcri mi aspettano. Non ho io appresso di me degli schernitori? E l’occhio mio non dev’egli sopportare le loro provocazioni? Deh! metti pegno, dammi sicurtà per piatir teco; Chi sarà colui che mi toccherà nella mano? Perciocchè, quant’è a costoro, tu hai nascosto il senno al cuor loro, E però tu non li innalzerai. Di chi parla fra gli amici per lusinga Anche gli occhi de’ figliuoli saranno consumati. Egli mi ha posto per servir di proverbio a’ popoli, Ed io sono pubblicamente menato attorno in sul tamburo. E l’occhio mio è tutto raggrinzato di sdegno, E tutte le mie membra son simili ad un’ombra. Gli uomini diritti stupiranno di questo, E l’innocente se ne commoverà per cagion dell’ipocrita. Ma pure il giusto si atterrà alla sua via, E colui ch’è puro di mani vie più si raffermerà Or ravvedetevi pure voi tutti, e poi venite; Non troverò io alcun savio fra voi? I miei giorni son passati via; I miei disegni, i proponimenti del mio cuore son rotti. La notte mi è cangiata in giorno, La luce è di presso seguita dalle tenebre. Se io mi trattengo di speranza, il sepolcro sarà la mia casa, Io farò il mio letto nelle tenebre. Già ho gridato alla fossa: Tu sei mio padre; Ed a’ vermini: Voi siete la madre, e la sorella mia. Ed ove è ora la mia speranza? Sì, la mia speranza? chi la potrà vedere? Le mie speranze scenderanno nel fondo del sepolcro; Conciossiachè il riposo di tutti ugualmente sia nella polvere E BILDAD Suhita rispose, e disse: Fino a quando non metterete fine a’ ragionamenti? Intendete prima, e poi parleremo insieme. Perchè siamo noi riputati per bestie? E perchè ci avete voi a schifo? O tu, che laceri l’anima tua nel tuo cruccio, Sarà la terra abbandonata per cagion tua, E saranno le roccie trasportate dal luogo loro? Sì, la luce degli empi sarà spenta, E niuna favilla del fuoco loro rilucerà. La luce sarà oscurata nel lor tabernacolo. E la lor lampana sarà spenta intorno a loro. I lor fieri passi saran ristretti, E il lor proprio consiglio li traboccherà abbasso; Perciocchè essi si gitteranno nel laccio co’ piedi loro, E cammineranno sopra la rete. Il laccio prenderà loro il calcagno, Il ladrone farà loro forza e violenza. La fune sarà loro nascosta in terra, E la trappola in sul sentiero Spaventi li conturberanno d’ogn’intorno, E li faranno fuggire in rotta. La lor forza sarà affamata, E la calamità sarà loro apparecchiata allato. Il primogenito della morte divorerà le membra della lor pelle; Divorerà le membra loro. La lor confidanza sarà divelta dal lor tabernacolo; E ciò li farà camminare al re degli spaventi. Abiteranno ne’ lor tabernacoli che non saranno più loro; Ei si spargerà del solfo in su le loro stanze. Disotto le lor radici si seccheranno, E disopra i lor rami saranno tagliati. La lor memoria perirà d’in su la terra, E non avranno nome alcuno sopra le piazze. Saranno spinti dalla luce nelle tenebre, E saranno cacciati fuor del mondo. Non avranno figliuoli, nè nipoti fra il lor popolo, Nè alcuno che sopravviva loro nelle loro abitazioni. La posterità stupirà del lor giorno, Come gli antenati ne avranno avuto orrore. Certo tali saranno gli abitacoli de’ perversi, E tal sarà il luogo di coloro che non conoscono Iddio E GIOBBE rispose, e disse: Infino a quando addoglierete voi l’anima mia, E mi triterete con parole? Già dieci volte voi mi avete fatta onta; Non vi vergognate voi di procedere così stranamente meco? Ma pure, sia così certamente che io abbia fallito, Il mio fallo dimorerà meco. Se pur volete innalzarvi sopra a me, E volete rimproverarmi il mio vituperio, Sappiate ora che Iddio mi ha sovvertito, E ch’egli mi ha intorniato della sua rete. Ecco, io grido violenza, e non sono esaudito; Io sclamo, e non mi si fa ragione Egli ha abbarrata la mia via sì che io non posso passare; Ed ha poste le tenebre sopra i miei sentieri. Egli mi ha spogliato della mia gloria, E mi ha tolta la corona del mio capo. Egli mi ha disfatto d’ogn’intorno, sì che io me ne vo via; Ed ha fatta dileguar la mia speranza, come quella di un albero; Ed ha accesa la sua ira contro a me, E mi ha reputato per uno de’ suoi nemici. Le sue schiere son venute tutte insieme, E si hanno spianata la via contro a me, E si sono accampate intorno al mio tabernacolo. Egli ha allontanati d’appresso a me i miei fratelli; I miei conoscenti si son del tutto alienati da me. I miei prossimi se ne son rimasti, Ed i miei conoscenti mi hanno dimenticato. I miei famigliari, e le mie serventi, mi tengono per istraniero; Io paio loro un forestiere. Io chiamo il mio servitore, ed egli non risponde, Quantunque io lo preghi di mia bocca. Il mio fiato è divenuto stranio alla mia moglie, Benchè io la supplichi per li figliuoli del mio ventre. Fino a’ piccoli fanciulli mi disdegnano; Se io mi levo, sparlano di me. Tutti i miei consiglieri segreti mi abbominano; E quelli che io amava si son rivolti contro a me. Le mie ossa sono attaccate alla mia pelle ed alla mia carne; E non mi è rimasto altro di salvo che la pelle d’intorno a’ miei denti. Abbiate pietà di me, abbiate pietà di me, o voi amici miei; Perciocchè la mano del Signore mi ha toccato. Perchè mi perseguitate voi come Iddio, E non vi saziate della mia carne? Oh! fosser pur ora scritti i miei ragionamenti! Oh! fosser pure stampati in un libro! Oh! fossero in sempiterno intagliati con uno scarpello di ferro E con del piombo, sopra un sasso! Ora, quant’è a me, io so che il mio Redentore vive, E che nell’ultimo giorno egli si leverà sopra la polvere; E quantunque, dopo la mia pelle, questo corpo sia roso, Pur vedrò con la carne mia Iddio; Il quale io vedrò, gli occhi miei lo vedranno, e non un altro; Le mie reni si consumano in me. Anzi dovreste dire: Perchè lo perseguitiamo noi? Poichè la radice della parola si ritrova in me. Temiate della spada; Perciocchè il supplicio dell’iniquità è la spada; Acciocchè sappiate che vi è un giudicio E SOFAR Naamatita rispose, e disse: Perciò i miei pensamenti m’incitano a rispondere, E perciò questa mia fretta è in me. Io ho udita la mia vituperosa riprensione; Ma lo spirito mio mi spinge a rispondere del mio intendimento. Non sai tu questo, che è stato d’ogni tempo, Da che l’uomo fu posto sopra la terra; Che il trionfo degli empi è di breve durata, E che la letizia dell’ipocrita è sol per un momento? Avvegnachè la sua altezza salisse fino al cielo, E il suo capo giungesse infino alle nuvole; Pur perirà egli in perpetuo, come lo sterco suo; Quelli che l’avranno veduto, diranno: Ove è egli? Egli se ne volerà via come un sogno, e non sarà più ritrovato, E si dileguerà come una visione notturna. L’occhio che l’avrà veduto nol vedrà più, E il suo luogo nol mirerà più I suoi figliuoli procacceranno il favor de’ poveri, E le sue mani restituiranno quel ch’egli avrà rapito per violenza. Le sue ossa saranno ripiene degli eccessi della sua gioventù, I quali giaceranno con lui in su la polvere. Se il male gli è stato dolce nella bocca, Se egli l’ha nascosto sotto la sua lingua; Se l’ha riserbato, e non l’ha gittato fuori; Anzi l’ha ritenuto in mezzo del suo palato; Il suo cibo gli si cangerà nelle sue viscere, E diverrà veleno d’aspido nelle sue interiora. Egli avrà trangugiate le ricchezze, ma egli le vomiterà; Iddio gliele caccerà fuor del ventre. Egli avrà succiato il veleno dell’aspido, La lingua della vipera l’ucciderà. Egli non vedrà i ruscelli, I fiumi, i torrenti del miele e del burro. Egli renderà ciò che con fatica avrà acquistato, e non l’inghiottirà; Pari alla potenza sua sarà il suo mutamento, e non ne goderà. Perciocchè egli ha oppressato altrui, egli lascerà dietro a sè de’ bisognosi; Perciocchè egli ha rapita la casa altrui, egli non edificherà la sua. Perciocchè egli non ha mai sentito riposo nel suo ventre, Non potrà salvar nulla delle sue più care cose. Nulla gli rimarrà da mangiare, E però egli non avrà più speranza ne’ suoi beni. Quando egli sarà ripieno a sufficienza, allora sarà distretto; Tutte le mani de’ miseri gli verranno contra Quando egli sarà per empiersi il ventre, Iddio gli manderà addosso l’ardore della sua ira, E la farà piovere sopra lui, e sopra il suo cibo. Quando egli fuggirà dalle armi di ferro, Un arco di rame lo trafiggerà. Come prima la saetta sarà tratta fuori, La punta gli passerà per mezzo il fiele, Dopo esser uscita del suo turcasso; Spaventi gli saranno addosso. Tutte le tenebre saran nascoste ne’ suoi nascondimenti; Un fuoco non soffiato lo divorerà; Chi sopravviverà nel suo tabernacolo, capiterà male. I cieli scopriranno la sua iniquità, E la terra si leverà contro a lui. La rendita della sua casa sarà trasportata ad altri; Ogni cosa sua scorrerà via, nel giorno dell’ira di esso, Questa è la parte assegnata da Dio all’uomo empio, E l’eredità ch’egli riceve da Dio per le sue parole E GIOBBE rispose, e disse: Date udienza al mio ragionamento, E ciò mi sarà in vece delle vostre consolazioni. Comportatemi che io parli; E poichè avrò parlato, beffatevi pure. Quant’è a me, il mio lamento si addirizza egli ad un uomo? E perchè non sarebbe distretto lo spirito mio? Riguardate a me, e stupite, E mettetevi la mano in su la bocca. Io stesso, quando me ne ricordo, sono tutto attonito, E la carne mia ne prende orrore Perchè vivono gli empi? Perchè invecchiano, ed anche son forti e vigorosi? La lor progenie è stabilita nel lor cospetto, insieme con loro; E i lor discendenti son davanti agli occhi loro. Le case loro non sono se non pace, senza spavento; E la verga di Dio non è sopra loro. I lor tori ammontano, e non fallano; Le lor vacche figliano, e non isperdono. Essi mandano fuori i lor fanciulletti come pecore; E i lor figliuoli van saltellando. Essi alzano la voce col tamburo e con la cetera; E si rallegrano al suon dell’organo. Logorano la loro età in piacere, E poi in un momento scendono nel sepolcro. Quantunque abbiano detto a Dio: Dipartiti da noi; Perciocchè noi non prendiam piacere nella conoscenza delle tue vie. Che è l’Onnipotente, che noi gli serviamo? E che profitto faremo se lo preghiamo? Ecco, il ben loro non è egli nelle lor mani? Sia il consiglio degli empi lungi da me Quante volte avviene egli che la lampana degli empi sia spenta, E che la lor ruina venga loro addosso, E che Iddio dia loro tormenti nella sua ira per lor parte? E che sieno come paglia al vento, E come pula che il turbo invola? E che Iddio riserbi a’ lor figliuoli la violenza da loro usata; O che egli la renda a loro stessi, e ch’essi lo sentano? E che gli occhi loro veggano la lor ruina, E ch’essi bevano dell’ira dell’Onnipotente? Perciocchè del rimanente, quale affezione avranno essi alle lor case, Da che il numero de’ lor mesi sarà stato troncato? Potrebbesi insegnar scienza a Dio? Conciossiachè egli sia quel che giudica gli eccelsi. Colui muore nel colmo della felicità, In compiuta pace e tranquillità. Le sue secchie son piene di latte, E le sue ossa sono abbeverate di midolla. E costui muore, essendo in amaritudine d’animo, E non avendo giammai mangiato con diletto. Amendue giacciono nella polvere, E i vermini li coprono Ecco, io conosco i vostri pensamenti, E i malvagi discorsi che voi fate contro a me a torto. Perciocchè voi direte: Ove è la casa del magnifico? Ed ove sono i padiglioni ove abitavano gli empi? Non vi siete voi giammai informati da coloro che fanno viaggi? Voi non disdirete già i segnali ch’essi ne dànno; Che il malvagio è riparato al giorno della ruina, Quando le ire sono sparse. Chi gli rappresenterà la sua via in faccia? E chi gli farà la retribuzione di ciò ch’egli ha fatto? Poi appresso egli è portato ne’ sepolcri, E non attende più ad altro che all’avello. I cespi della valle gli son dolci; Ed egli si tira dietro tutti gli uomini, Siccome davanti a lui ne son iti innumerabili. Come dunque mi consolate voi vanamente? Conciossiachè nelle vostre repliche vi sia sempre della prevaricazione ED Elifaz Temanita rispose e disse: L’uomo può egli fare alcun profitto a Dio? Anzi a sè stesso fa profitto l’uomo intendente. L’Onnipotente riceve egli alcun diletto, se tu sei giusto? O alcun guadagno, se tu cammini in integrità? Ti castiga egli per paura che abbia di te? O viene egli teco a giudicio? La tua malvagità non è essa grande? E le tue iniquità non son esse senza fine? Conciossiachè tu abbi preso pegno da’ tuoi fratelli senza cagione, Ed abbi spogliati gl’ignudi de’ lor vestimenti. Tu non hai pur dato a bere dell’acqua allo stanco, Ed hai rifiutato il pane all’affamato. Ma la terra è stata per l’uomo possente, E l’uomo di rispetto è abitato in essa. Tu hai rimandate le vedove a vuoto, E le braccia degli orfani son da te state fiaccate. Perciò tu hai de’ lacci d’intorno, Ed uno spavento di subito ti ha conturbato. Tu hai eziandio delle tenebre d’intorno, sì che tu non puoi vedere; Ed una piena d’acque ti ha coperto. Iddio non è egli nell’alto de’ cieli? Riguarda il sommo delle stelle, come sono eccelse. E pur tu hai detto: Che cosa conosce Iddio? Giudicherà egli per mezzo la caligine? Le nuvole gli sono un nascondimento, ed egli non vede nulla, E passeggia per lo giro del cielo Hai tu posto mente al cammino Che gli uomini iniqui hanno tenuto d’ogni tempo? I quali sono stati ricisi fuor di tempo, E il cui fondamento è scorso come un fiume; I quali dicevano a Dio: Dipartiti da noi. E che avea loro fatto l’Onnipotente? Egli avea loro ripiene le case di beni; Per ciò, sia lungi da me il consiglio degli empi. I giusti vedranno queste cose, e se ne rallegreranno; E l’innocente si befferà di coloro. Se la nostra sostanza non è stata distrutta, Pure ha il fuoco consumato il lor rimanente Deh! fa’ conoscenza con Dio, e rappacificati con lui; Per questo mezzo ti avverrà il bene. Deh! ricevi la legge dalla sua bocca, E riponi le sue parole nel cuor tuo. Se tu ti converti all’Onnipotente, tu sarai ristabilito, Se tu allontani dal tuo tabernacolo l’iniquità; E metterai l’oro in su la polvere, E l’oro di Ofir in su le selci de’ fiumi. E l’Onnipotente sarà il tuo oro, E il tuo argento, e le tue forze. Perciocchè allora tu prenderai diletto nell’Onnipotente, Ed alzerai la tua faccia a Dio. Tu gli supplicherai, ed egli ti esaudirà, E tu gli pagherai i tuoi voti. Quando avrai determinato di fare alcuna cosa, Ella ti riuscirà sicuramente, E la luce risplenderà sopra le tue vie. Quando quelle saranno abbassate, allora dirai: Esaltazione; E Iddio salverà l’uomo con gli occhi chini. Egli lo libererà, quantunque non sia innocente; Anzi sarà liberato per la purità delle tue mani E GIOBBE rispose, e disse: Ancor oggi il mio lamento è ribellione; Benchè la mia piaga sia aggravata sopra i miei sospiri. Oh! sapessi io pure ove trovare Iddio! Io andrei infino al suo trono; Io sporrei per ordine la mia ragione nel suo cospetto, Ed empierei la mia bocca di argomenti; Io saprei le parole ch’egli mi risponderebbe, E intenderei ciò ch’egli mi direbbe. Contenderebbe egli meco con grandezza di forza? No; anzi egli avrebbe riguardo a me. Ivi l’uomo diritto verrebbe a ragione con lui, Ed io sarei in perpetuo liberato dal mio giudice Ecco, se io vo innanzi, egli non vi è; Se indietro, io non lo scorgo; Se a man sinistra, quando egli opera, io nol veggo; Se a man destra, egli si nasconde, ed io non posso vederlo. Quando egli avrà conosciuta la mia via, E mi avrà esaminato, io uscirò fuori come oro. Il mio piè si è attenuto alle sue pedate; Io ho guardata la sua via, e non me ne son rivolto. Ed anche non ho rimosso d’innanzi a me il comandamento delle sue labbra; Io ho riposte appo me le parole della sua bocca, Più caramente che la mia provvisione ordinaria Ma, se egli è in un proponimento, chi ne lo storrà? Se l’anima sua desidera di fare una cosa, egli la farà. Egli certo compierà ciò ch’egli ha statuito di me; E molte tali cose sono appo lui. Perciò io sono smarrito per cagion di lui; Se io ci penso, io ho spavento di lui. Certo Iddio mi ha fatto struggere il cuore, E l’Onnipotente mi ha conturbato. Perchè non sono io stato troncato, per non veder le tenebre? E perchè ha egli nascosta l’oscurità d’innanzi a me? Perchè non dirassi che i tempi sono occultati dall’Onnipotente, E che quelli che lo conoscono, non veggono i suoi giorni? Gli empi muovono i termini, Rapiscono le gregge, e le pasturano; Menano via l’asino degli orfani; Prendono in pegno il bue della vedova; Fanno torcere i bisognosi dalla via, I poveri della terra si nascondono tutti. Ecco, son simili ad asini salvatici nel deserto: Escono al lor mestiere, si levano la mattina per andare alla preda; La campagna è il lor pane, per li lor fantini. Mietono il campo, E vendemmiano la vigna che non è loro. Fanno passar la notte agl’ignudi senza vestimenti, Sì che non hanno con che coprirsi al freddo. Sono bagnati dalle acque che traboccano da’ monti; E per mancamento di ricetto, abbracciano i sassi. Rapiscono l’orfano dalla poppa, E prendono pegno dal povero. Fanno andar gl’ignudi senza vestimenti; E quelli che portano loro le manelle delle biade soffrono fame. Quelli che spremono loro l’olio intra i lor muri, E quelli che calcano ne’ torcoli soffrono sete. Gli uomini gemono dalla città E l’anima de’ feriti a morte sclama; E pure Iddio non appone loro alcun fallo Essi son di quelli che son ribelli alla luce, Non conoscono le sue vie, E non si fermano ne’ suoi sentieri. Il micidiale si leva allo schiarir del dì Uccide il povero, e il bisognoso; E poi la notte opera da ladro. Parimente l’occhio dell’adultero osserva la sera, Dicendo: L’occhio di alcuno non mi scorgerà; E si nasconde la faccia. Di notte sconficcano le case, Che si aveano segnate di giorno; Non conoscono la luce, Perciocchè la mattina è ad essi tutti ombra di morte; Se alcuno li riconosce, hanno spaventi dell’ombra della morte Fuggono leggermente, come in su le acque; La lor parte è maledetta nella terra, Non riguardano alla via delle vigne. La secchezza e il caldo involano le acque della neve; Così il sepolcro invola quelli che hanno peccato. La matrice li dimentica, I vermini son loro dolci, Non son più ricordati; Anzi i perversi son rotti come un legno. E benchè tormentino la sterile che non partorisce, E non facciano alcun bene alla vedova; E traggano giù i possenti con la lor forza; E, quando si levano, altri non si assicuri della vita; Pur nondimeno Iddio dà loro a che potersi sicuramente appoggiare, E gli occhi suoi sono sopra le lor vie. Per un poco di tempo sono innalzati, poi non son più; Sono abbattuti, e trapassano come tutti gli altri, E son ricisi come la sommità d’una spiga. Se ora egli non è così, chi mi dimentirà, E metterà al niente il mio ragionamento? E BILDAD Suhita rispose, e disse: La signoria, e lo spavento, è con lui; Egli fa in pace ciò che gli piace ne’ suoi cieli altissimi. Le sue schiere si posson esse annoverare? E sopra cui non si leva la sua luce? Ma come sarà giusto l’uomo appo Iddio? E come sarà puro colui ch’è nato di donna? Ecco, fino alla luna non sarà pura, e non risplenderà; E le stelle non saranno pure nel suo cospetto. Quanto meno l’uomo, che è un verme, E il figliuol dell’uomo, che è un vermicello? E GIOBBE rispose, e disse: O quanto hai tu bene aiutato il debole, Ed hai salvato il braccio fiacco! O quanto hai tu ben consigliato colui che è privo di sapienza, E gli hai largamente dimostrata la ragione! A cui hai tu tenuti questi ragionamenti? E lo spirito di cui è uscito di te? I giganti sono stati formati da Dio, E gli animali che stanno nelle acque sono stati formati sotto esse. L’inferno è ignudo davanti a lui, E non vi è copritura alcuna al luogo della perdizione. Egli distende l’Aquilone in sul vuoto, Egli tiene sospesa la terra in su niente. Egli serra le acque nelle sue nuvole, E non però si schiantano le nubi sotto esse. Egli tavola la superficie del suo trono, Egli spande la sua nuvola sopra esso. Egli ha con la sesta posto un certo termine intorno alle acque, Il qual durerà infino alla fine della luce e delle tenebre. Le colonne de’ cieli sono scrollate, Ed attonite, quando egli le sgrida. Egli ha fesso il mare con la sua forza, E col suo senno ha trafitto Rahab. Egli ha col suo Spirito adorni i cieli; La sua mano ha formato il serpente guizzante. Ecco, queste cose son solo alcune particelle delle sue vie; E quanto poco è quel che noi ne abbiamo udito? E chi potrà intendere il tuono delle sue potenze? E GIOBBE riprese il suo ragionamento, e disse: Come Iddio che mi ha tolta la mia ragione, E l’Onnipotente che ha data amaritudine all’anima mia, vive; Mentre il mio fiato sarà in me, E l’alito di Dio sarà nelle mie nari, Le mie labbra giammai non parleranno perversamente, E la mia lingua giammai non ragionerà frodolentemente. Tolga, Iddio che giammai, finchè io muoia, consenta che voi abbiate ragione; Io non mi lascerò toglier la mia integrità. Io ho presa in mano la difesa della mia giustizia, io non la lascerò; Il cuor mio non mi farà vergogna giammai in tempo di vita mia Il mio nemico sia come l’empio, E chi si leva contro a me come il perverso. Perciocchè qual sarà la speranza dell’ipocrita, Quando, dopo ch’egli avrà ben guadagnato, Iddio gli strapperà fuori l’anima? Iddio ascolterà egli il suo grido, Quando tribolazione gli sarà sopraggiunta? Prenderà egli il suo diletto nell’Onnipotente? Invocherà egli Iddio in ogni tempo? Io vi ammaestrerò intorno alla mano di Dio; Io non vi celerò le cose che sono appo l’Onnipotente. Ecco, voi tutti avete vedute queste cose; E perchè v’invanite così in vanità? Questa è la porzione dell’uomo empio, appo Iddio; E l’eredità che i violenti ricevono dall’Onnipotente. Se i suoi figliuoli moltiplicano, ciò è per la spada; E i suoi discendenti non saranno satollati di pane. Quelli che gli saranno sopravvivuti saranno sepolti nella morte stessa, E le sue vedove non ne piangeranno. Avvegnachè avesse accumulato dell’argento come della polvere, E messi insieme de’ vestimenti come del fango; Egli li avrà messi insieme, ma il giusto se ne vestirà, E l’innocente spartirà l’argento. Egli avrà edificato, ma la sua casa sarà come la tignuola, E come la capanna che fa il guardiano de’ frutti. Avvegnachè sia stato ricco, giacerà, e non sarà raccolto; Aprirà gli occhi, ma non vi sarà nulla. Spaventi lo coglieranno come acque, Il turbo l’involerà di notte. Il vento orientale lo porterà via, ed egli se ne andrà; E, tempestando, lo caccerà dal luogo suo. Iddio adunque gli traboccherà addosso queste cose, e non lo risparmierà; Egli fuggirà senza restare, essendo perseguito dalla mano di esso. Altri si batterà a palme sopra lui, E ciascuno zuffolerà contro a lui dal suo luogo Certo l’argento ha la sua miniera, E l’oro un luogo dove è fuso. Il ferro si trae dalla polvere, E la pietra liquefatta rende del rame. L’uomo ha posto un termine alle tenebre, E investiga ogni cosa infino al fine; Le pietre che son nell’oscurità e nell’ombra della morte; Ove i torrenti che il piè avea dimenticati scoppiano fuori, E impediscono che niuno vi stia appresso; Poi scemano, e se ne vanno per opera degli uomini. La terra, che produce il pane, Disotto è rivolta sottosopra, e pare tutta fuoco. Le pietre di essa sono il luogo degli zaffiri, E vi è della polvere d’oro. Niuno uccello rapace ne sa il sentiero, E l’occhio dell’avvoltoio non riguardò mai là. I leoncini della leonessa non calcarono giammai que’ luoghi, Il leone non vi passò giammai. L’uomo mette la mano a’ macigni; Egli rivolta sottosopra i monti fin dalla radice. Egli fa de’ condotti a’ rivi per mezzo le rupi; E l’occhio suo vede ogni cosa preziosa. Egli tura i fiumi che non gocciolino, E trae fuori in luce le cose nascoste. Ma la sapienza, onde si trarrà ella? E dov’è il luogo dell’intelligenza? L’uomo non conosce il prezzo di essa; Ella non si trova nella terra de’ viventi L’abisso dice: Ella non è in me; E il mare dice: Ella non è appresso di me. Ei non si può dare oro per essa, Nè può pesarsi argento per lo prezzo suo. Ella non può essere apprezzata ad oro di Ofir, Nè ad onice prezioso, nè a zaffiro. Nè l’oro, nè il diamante, non posson pareggiarla di prezzo; Ed alcun vasellamento d’oro fino non può darsi in iscambio di essa. Appo lei non si fa menzione di coralli, nè di perle; La valuta della sapienza è maggiore che quella delle gemme. Il topazio di Etiopia non la può pareggiar di prezzo; Ella non può essere apprezzata ad oro puro Onde viene adunque la sapienza? E dove è il luogo dell’intelligenza? Conciossiachè ella sia nascosta agli occhi d’ogni vivente, Ed occulta agli uccelli del cielo. Il luogo della perdizione e la morte dicono: Noi abbiamo con gli orecchi solo udita la fama di essa. Iddio solo intende la via di essa, E conosce il suo luogo. Perciocchè egli riguarda fino all’estremità della terra, Egli vede sotto tutti i cieli. Quando egli dava il peso al vento, E pesava le acque a certa misura; Quando egli poneva il suo ordine alla pioggia, E la via a’ lampi de’ tuoni; Allora egli la vedeva, e la contava; Egli l’ordinava, ed anche l’investigava. Ma egli ha detto all’uomo: Ecco, il timor del Signore è la sapienza; E il ritrarsi dal male è l’intelligenza E GIOBBE riprese il suo ragionamento, e disse: Oh! fossi io pure come a’ mesi di prima, Come al tempo che Iddio mi guardava! Quando egli faceva rilucere la sua lampana sopra il mio capo, E quando io camminava al suo lume, per mezzo le tenebre; Come io era al tempo della mia giovanezza, Mentre il consiglio di Dio governava il mio tabernacolo; Mentre l’Onnipotente era ancora meco, E i miei famigli mi erano d’intorno; Mentre io lavava i miei passi nel burro, E le rocce versavano presso di me de’ ruscelli d’olio Quando io andava fuori alla porta per la città, O mi faceva porre il mio seggio in su la piazza, I fanciulli, veggendomi, si nascondevano; E i vecchi si levavano, e stavano in piè; I principali si rattenevano di parlare, E si mettevano la mano in su la bocca; La voce de’ rettori era celata, E la lor lingua era attaccata al lor palato; L’orecchio che mi udiva mi celebrava beato; L’occhio che mi vedeva mi rendeva testimonianza; Perciocchè io liberava il povero che gridava, E l’orfano che non avea chi l’aiutasse. La benedizione di chi periva veniva sopra me; Ed io faceva cantare il cuor della vedova. Io mi vestiva di giustizia, ed ella altresì mi rivestiva; La mia dirittura mi era come un ammanto, e come una benda. Io era occhi al cieco, E piedi allo zoppo. Io era padre a’ bisognosi, E investigava la causa che mi era sconosciuta. E rompeva i mascellari al perverso, E gli faceva gittar la preda d’infra i denti Onde io diceva: Io morrò nel mio nido, E moltiplicherò i miei giorni come la rena. La mia radice era aperta alle acque, E la rugiada era tutta la notte in su i miei rami. La mia gloria si rinnovava in me, E il mio arco si rinforzava in mano mia. Altri mi ascoltava, ed aspettava che io avessi parlato; E taceva al mio consiglio. Dopo che io avea parlato, niuno replicava; E i miei ragionamenti stillavano sopra loro. Essi mi aspettavano come la pioggia, Ed aprivano la bocca, come dietro alla pioggia della stagione della ricolta. Se io rideva verso loro, essi nol credevano, E non facevano scader la chiarezza della mia faccia. Se mi piaceva d’andar con loro, io sedeva in capo, Ed abitava con loro come un re fra le sue schiere, E come una persona che consola quelli che fanno cordoglio Ma ora, quelli che son minori d’età di me si ridono di me, I cui padri io non avrei degnato mettere Co’ cani della mia greggia. Ed anche, che mi avrebbe giovato la forza delle lor mani? La vecchiezza era perduta per loro. Di bisogno e di fame, Vivevano in disparte, e solitari; Fuggivano in luoghi aridi, tenebrosi, desolati, e deserti. Coglievano la malva presso agli arboscelli, E le radici de’ ginepri, per iscaldarsi. Erano scacciati d’infra la gente; Ei si gridava dietro a loro, come dietro ad un ladro. Dimoravano ne’ dirupi delle valli, Nelle grotte della terra e delle rocce. Ruggivano fra gli arboscelli; Si adunavano sotto a’ cardi. Erano gente da nulla, senza nome, Scacciata dal paese. Ed ora io son la lor canzone, E il soggetto de’ lor ragionamenti. Essi mi abbominano, si allontanano da me, E non si rattengono di sputarmi nel viso. Perciocchè Iddio ha sciolto il mio legame, e mi ha afflitto; Laonde essi hanno scosso il freno, per non riverir più la mia faccia. I giovanetti si levano contro a me dalla man destra, mi spingono i piedi, E si appianano le vie contro a me, per traboccarmi in ruina; Hanno tagliato il mio cammino, si avanzano alla mia perdizione, Niuno li aiuta; Sono entrati come per una larga rottura, Si sono rotolati sotto le ruine Spaventi si son volti contro a me, Perseguitano l’anima mia come il vento; E la mia salvezza è passata via come una nuvola. Ed ora l’anima mia si versa sopra me, I giorni dell’afflizione mi hanno aggiunto. Di notte egli mi trafigge l’ossa addosso; E le mie arterie non hanno alcuna posa. La mia vesta è tutta cangiata, per la quantità della marcia delle piaghe, E mi stringe come la scollatura del mio saio. Egli mi ha gittato nel fango, E paio polvere e cenere. Io grido a te, e tu non mi rispondi; Io mi presento davanti a te, e tu non poni mente a me. Tu ti sei mutato in crudele inverso me; Tu mi contrasti con la forza delle tue mani. Tu mi hai levato ad alto; tu mi fai cavalcar sopra il vento, E fai struggere in me ogni virtù. Io so certamente che tu mi ridurrai alla morte, Ed alla casa assegnata ad ogni vivente. Pur non istenderà egli la mano nell’avello; Quelli che vi son dentro gridano essi, quando egli distrugge? Non piangeva io per cagion di colui che menava dura vita? L’anima mia non si addolorava ella per i bisognosi? Perchè, avendo io sperato il bene, il mal sia venuto? Ed avendo aspettata la luce, sia giunta la caligine? Le mie interiora bollono, e non hanno alcuna posa; I giorni dell’afflizione mi hanno incontrato. Io vo bruno attorno, non già del sole; Io mi levo in pien popolo, e grido. Io son diventato fratello degli sciacalli, E compagno delle ulule. La mia pelle mi si è imbrunita addosso, E le mie ossa son calcinate d’arsura. E la mia cetera si è mutata in duolo, E il mio organo in voce di pianto Io avea fatto patto con gli occhi miei; Come dunque avrei io mirata la vergine? E pur quale è la parte che Iddio mi ha mandata da alto? E quale è l’eredità che l’Onnipotente mi ha data da’ luoghi sovrani? La ruina non è ella per lo perverso, E gli accidenti strani per gli operatori d’iniquità? Non vede egli le mie vie? E non conta egli tutti i miei passi? Se io son proceduto con falsità, E se il mio piè si è affrettato alla fraude, Pesimi pure Iddio con bilance giuste, E conoscerà la mia integrità. Se i miei passi si sono stornati dalla diritta via, E se il mio cuore è ito dietro agli occhi miei, E se alcuna macchia mi è rimasta attaccata alla mano; Semini pure io, e un altro se lo mangi; E sieno diradicati i miei rampolli Se il mio cuore è stato allettato dietro ad alcuna donna, E se io sono stato all’agguato all’uscio del mio prossimo; Macini pur la mia moglie ad un altro, E chininsi altri addosso a lei. Perciocchè quello è una scelleratezza, Ed una iniquità da giudici. Conciossiachè quello sarebbe stato un fuoco Che mi avrebbe consumato fino a perdizione, E avrebbe diradicata tutta la mia rendita. Se io ho disdegnato di comparire in giudicio col mio servitore, E con la mia servente, Quando hanno litigato meco; E che farei io, quando Iddio si leverà? E quando egli ne farà inchiesta, che gli risponderei? Colui che mi ha fatto nel seno non ha egli fatto ancora lui? Non è egli un medesimo che ci ha formati nella matrice? Se io ho rifiutato a’ poveri ciò che desideravano, Ed ho fatti venir meno gli occhi della vedova; E se ho mangiato tutto solo il mio boccone, E se l’orfano non ne ha eziandio mangiato; Conciossiachè dalla mia fanciullezza esso sia stato allevato meco, Come appresso un padre; Ed io abbia dal ventre di mia madre avuta cura della vedova; Se ho veduto che alcuno perisse per mancamento di vestimento, E che il bisognoso non avesse nulla da coprirsi; Se le sue reni non mi hanno benedetto, E se egli non si è riscaldato con la lana delle mie pecore; Se io ho levata la mano contro all’orfano, Perchè io vedeva chi mi avrebbe aiutato nella porta; Caggiami la paletta della spalla, E sia il mio braccio rotto, e divelto dalla sua canna. Perciocchè io avea spavento della ruina mandata da Dio, E che io non potrei durar per la sua altezza Se ho posto l’oro per mia speranza; E se ho detto all’oro fino: Tu sei la mia confidanza; Se mi son rallegrato perchè le mie facoltà fosser grandi, E perchè la mia mano avesse acquistato assai; Se ho riguardato il sole, quando risplendeva; E la luna facendo il suo corso, chiara e lucente; E se il mio cuore è stato di nascosto sedotto, E la mia bocca ha baciata la mia mano; Questa ancora è una iniquità da giudici; Conciossiachè io avrei rinnegato l’Iddio disopra. Se mi son rallegrato della calamità del mio nemico, Se mi son commosso di allegrezza, quando male gli era sopraggiunto, Io che non pure ho recato il mio palato a peccare, Per chieder la sua morte con maledizione; Se la gente del mio tabernacolo non ha detto: Chi ci darà della sua carne? Noi non ce ne potremmo giammai satollare…. Il forestiere non è restato la notte in su la strada; Io ho aperto il mio uscio al viandante Se io ho coperto il mio misfatto, come fanno gli uomini, Per nasconder la mia iniquità nel mio seno… Quantunque io potessi spaventare una gran moltitudine, Pure i più vili della gente mi facevano paura, Ed io mi taceva, e non usciva fuor della porta. Oh! avessi io pure chi mi ascoltasse! Ecco, il mio desiderio è Che l’Onnipotente mi risponda, O che colui che litiga meco mi faccia una scritta; Se io non la porto in su la spalla, E non me la lego attorno a guisa di bende. Io gli renderei conto di tutti i miei passi, Io mi accosterei a lui come un capitano. Se la mia terra grida contro a me, E se parimente i suoi solchi piangono; Se ho mangiati i suoi frutti senza pagamento, E se ho fatto sospirar l’anima de’ suoi padroni; In luogo del grano nascami il tribolo, E il loglio in luogo dell’orzo. Qui finiscono i ragionamenti di Giobbe ORA essendo que’ tre uomini restati di rispondere a Giobbe, perchè gli pareva di esser giusto; Elihu, figliuolo di Baracheel, Buzita, della nazione di Ram, si accese nell’ira contro a Giobbe, perchè giustificava sè stesso anzi che Iddio; e contro a’ tre amici di esso, perciocchè non aveano trovata alcuna replica, e pure aveano condannato Giobbe. Ora Elihu avea aspettato che Giobbe avesse parlato; perciocchè egli ed i suoi amici erano più attempati di lui. Ma, veggendo che non vi era replica alcuna nella bocca di que’ tre uomini, egli si accese nell’ira Ed Elihu, figliuolo di Baracheel, Buzita, parlò, e disse: Io son giovane, e voi siete molto attempati; Perciò io ho avuta paura, ed ho temuto Di dichiararvi il mio parere. Io diceva: L’età parlerà, E la moltitudine degli anni farà conoscere la sapienza. Certo lo spirito è negli uomini, Ma l’inspirazione dell’Onnipotente li fa intendere. I maggiori non son sempre savi; E i vecchi non intendono sempre la dirittura. Perciò io ho detto: Ascoltatemi; Ed io ancora dichiarerò il mio parere. Ecco, io ho aspettate le vostre parole, Io ho pòrto l’orecchio alle vostre considerazioni, Finchè voi aveste ricercati de’ ragionamenti. Ma avendo posto mente a voi, Ecco, non vi è alcun di voi che convinca Giobbe, Che risponda a’ suoi ragionamenti; Che talora non diciate: Noi abbiamo trovata la sapienza; Scaccilo ora Iddio, e non un uomo. Or egli non ha ordinati i suoi ragionamenti contro a me; Io altresì non gli risponderò secondo le vostre parole Essi si sono sgomentati, non hanno più risposto; Le parole sono state loro tolte di bocca. Io dunque ho aspettato; ma perciocchè non parlano più, Perchè restano e non rispondono più; Io ancora risponderò per la parte mia; Io ancora dichiarerò il mio parere; Perciocchè io son pieno di parole, Lo spirito del mio ventre mi stringe. Ecco, il mio ventre è come un vino che non ha spiraglio, E schianterebbesi come barili nuovi. Io parlerò adunque, ed avrò alcuna respirazione; Io aprirò le mie labbra, e risponderò. Già non mi avvenga di aver riguardo alla qualità della persona di alcuno; Io non m’infingerò parlando ad un uomo. Perciocchè io non so infingermi; Altrimenti, colui che mi ha fatto di subito mi torrebbe via Ora dunque, Giobbe, ascolta, ti prego, i miei ragionamenti, E porgi gli orecchi a tutte le mie parole. Ecco, ora io ho aperta la mia bocca, La mia lingua parla nel mio palato. Le mie parole saranno secondo la dirittura del mio cuore; E le mie labbra proferiranno scienza pura. Lo Spirito di Dio mi ha fatto, E l’alito dell’Onnipotente mi ha data la vita. Se tu puoi, rispondimi; Mettiti in ordine contro a me, e presentati pure. Ecco, io sono a Dio, come tu; Anch’io sono stato tratto dal fango. Ecco, il mio spavento non ti sgomenterà, E la mia mano non ti sarà grave addosso Tu hai pur detto, udendolo io, Ed io ho intesa la voce delle parole: Io son puro, senza misfatto; Io son netto, e non vi è iniquità in me; Ecco, egli trova delle occasioni contro a me; Egli mi reputa per suo nemico; Egli ha messi i miei piedi ne’ ceppi, Egli spia tutti i miei sentieri. Ecco, in questo tu non sei stato giusto; io ti risponderò; Perciocchè Iddio è vie maggiore che l’uomo. Perchè hai tu conteso con lui, Perchè egli non dichiara tutte le sue ragioni? Egli è ben vero, che talora Iddio parla una volta, E due, a chi non vi ha atteso. In sogno, in vision notturna, Quando il più profondo sonno cade in su gli uomini, Quando essi son tutti sonnacchiosi sopra i lor letti; Allora egli apre loro l’orecchio, E suggella il lor castigo; Per istorre l’uomo dalle opere sue, E per far che la superbia dell’uomo non apparisca più; Per iscampar l’anima sua dalla fossa, E far che la sua vita non passi per la spada Ma talora altresì l’uomo è castigato con dolori sopra il suo letto, E tutte le sue ossa di grave malattia; E la sua vita gli fa abbominare il cibo, E l’anima sua la vivanda desiderabile; La sua carne è consumata, talchè non apparisce più; E le sue ossa, che prima non si vedevano, spuntano fuori; E l’anima sua si accosta alla fossa, E la vita sua a’ mali mortali. Ma se allora vi è appresso di lui alcun messo, un parlatore, Uno d’infra mille, Per dichiarare all’uomo il suo dovere; Iddio gli farà grazia, e dirà: Riscuotilo, che non iscenda alla fossa; Io ho trovato il riscatto. La sua carne diventerà morbida, più che non è in fanciullezza; Egli ritornerà a’ dì della sua giovanezza. Egli supplicherà a Dio, ed egli gli sarà placato, E gli farà veder la sua faccia con giubilo, E renderà all’uomo la sua giustizia. Ed esso poi si volgerà verso gli uomini, e dirà: Io avea peccato, ed avea pervertita la dirittura, E ciò non mi ha punto giovato. Così Iddio riscoterà l’anima sua, che non passi nella fossa, E la vita sua vedrà la luce Ecco, Iddio opera tutte queste cose Due e tre volte inverso l’uomo; Per ritrarre l’anima sua dalla fossa, Acciocchè sia illuminata della luce de’ viventi. Attendi, o Giobbe, ascoltami; Taci, ed io parlerò. Se tu hai alcuna cosa da dire, rispondimi; Parla, perciocchè io desidero giustificarti. Se no, ascoltami tu; Taci, ed io t’insegnerò la sapienza ED Elihu proseguì a parlare, e disse: Voi savi, udite i miei ragionamenti; E voi intendenti, porgetemi l’orecchio. Perciocchè l’orecchio esamina i ragionamenti, Come il palato assapora ciò che si deve mangiare. Proponiamoci la dirittura, Giudichiamo fra noi che cosa sia bene. Conciossiachè Giobbe abbia detto: Io son giusto; Iddio mi ha tolta la mia ragione. Mentirei io intorno alla mia ragione? La saetta, con la quale son ferito, è dolorosissima, Senza che vi sia misfatto in me. Quale è l’uomo simile a Giobbe, Che beve lo scherno come acqua? E che cammina in compagnia con gli operatori d’iniquità, E va con gli uomini empi? Perciocchè egli ha detto: L’uomo non fa niun profitto Di rendersi grato a Dio Perciò, uomini di senno, ascoltatemi; Tolga Iddio che vi sia empietà in Dio, O perversità nell’Onnipotente. Perciocchè egli rende all’uomo secondo l’opera sua, E fa trovare a ciascuno secondo la sua via. Sì veramente Iddio non opera empiamente, E l’Onnipotente non perverte la ragione. Chi gli ha commesso il governo della terra? E chi gli ha imposta la cura del mondo tutto intiero? Se egli ponesse mente all’uomo, Egli ritrarrebbe a sè il suo alito, ed il suo soffio; Ogni carne insieme trapasserebbe, E l’uomo ritornerebbe nella polvere Se pur tu hai del senno, ascolta questo; Porgi l’orecchio alla voce de’ miei ragionamenti. Di vero, colui che odia la dirittura signoreggerebbe egli? E condannerai tu colui che è sommamente giusto? Direbbesi egli ad un re: Scellerato? E a’ principi: Empio? Quanto meno a colui che non ha riguardo alla qualità de’ principi, Ed appo cui non è riconosciuto il possente, Per essere antiposto al povero, Perchè essi tutti sono opera delle sue mani? Essi muoiono in un momento, E di mezza notte tutto un popolo è conquassato, e perisce; E il potente è tolto via senza opera di mani. Perciocchè gli occhi suoi son sopra le vie dell’uomo, Ed egli vede tutti i passi di esso. Non vi è oscurità, nè ombra di morte alcuna, Ove si possan nascondere gli operatori d’iniquità. Perciocchè Iddio non ha più riguardo all’uomo, Quando esso è per venire in giudicio davanti a lui. Egli fiacca i possenti incomprensibilmente, E ne costituisce altri in luogo loro. Perciò, conoscendo egli le opere loro, Nel girar d’una notte son fiaccati, Egli li sbatte come empi, In luogo di molti spettatori; Perciocchè si son rivolti indietro da lui, E non hanno considerate tutte le sue vie; Facendo pervenire infino a lui il grido del povero, E facendogli udire lo strido degli afflitti. Se egli rimanda in pace, chi condannerà? E se nasconde la sua faccia, chi lo riguarderà? O sia una nazione intiera, o un uomo solo; Acciocchè l’uomo profano non regni più E che il popolo non sia più tenuto ne’ lacci Certo ei ti si conveniva indirizzarti a Dio, dicendo: Io ho portato la pena; io non peccherò più. Se vi è alcuna cosa, oltre a ciò che io veggo, mostramelo; Se io ho operato perversamente, io non continuerò più. Vorresti tu, ch’egli ti facesse la retribuzione di ciò ch’è proceduto da te? Sei tu che rifiuti ed eleggi, non già io; Di’ pure ciò che tu sai. Gli uomini di senno diranno meco, E l’uomo savio mi acconsentirà, Che Giobbe non parla con conoscimento, E che le sue parole non sono con intendimento. O padre mio, sia pur Giobbe provato infino all’ultimo, Per cagione delle sue repliche, simili a quelle degli uomini iniqui. Perciocchè altrimenti egli aggiungerà misfatto al suo peccato, Si batterà a palme fra noi, E moltiplicherà le parole sue contro a Dio ED Elihu proseguì il suo ragionamento, e disse: Hai tu stimato che ciò convenga alla ragione, Della quale tu hai detto: La mia giustizia è da Dio, Di dire: Che mi gioverà ella? Che profitto ne avrò più che del mio peccato? Io ti risponderò, Ed a’ tuoi compagni teco. Riguarda i cieli, e vedi; E mira le nuvole, quanto sono più alte di te. Se tu pecchi, che cosa opererai tu contro a lui? E se i tuoi misfatti son moltiplicati, che gli farai tu? Se tu sei giusto, che cosa gli darai? Ovvero che prenderà egli dalla tua mano? Come la tua malvagità può nuocer solo ad un uomo simile a te, Così anche la tua giustizia non può giovare se non ad un figliuolo d’uomo Gli oppressati gridano per la grandezza dell’oppressione, E dànno alte strida per la violenza de’ grandi; Ma niuno dice: Ove è Dio, mio fattore, Il quale dà materia di cantar di notte? Il qual ci ammaestra più che le bestie della terra, E ci rende savi più che gli uccelli del cielo? Quivi adunque gridano, ed egli non li esaudisce, Per la superbia de’ malvagi. Certamente Iddio non esaudisce la vanità, E l’Onnipotente non la riguarda Quanto meno esaudirà egli te, che dici che tu nol riguardi? Giudicati nel suo cospetto, e poi aspettalo. Certo ora quello che l’ira sua ti ha imposto di castigo è come nulla; Ed egli non ha preso conoscenza della moltitudine de’ tuoi peccati molto innanzi. Giobbe adunque indarno apre la sua bocca, Ed accumula parole senza conoscimento ED Elihu proseguì, e disse: Aspettami un poco, ed io ti mostrerò Che vi sono ancora altri ragionamenti per Iddio. Io prenderò il mio discorso da lungi, Ed attribuirò giustizia al mio Fattore. Perciocchè di vero il mio parlare non è con menzogna; Tu hai appresso di te uno che è intiero nelle sue opinioni Ecco, Iddio è potente, ma non però disdegna alcuno; Potente, ma di forza congiunta con sapienza. Egli non lascia viver l’empio, E fa ragione agli afflitti. Egli non rimuove gli occhi suoi d’addosso a’ giusti; Anzi li fa sedere sopra il trono coi re; Egli ve li fa sedere in perpetuo; onde sono esaltati. E se pur son messi ne’ ceppi, E son prigioni ne’ legami dell’afflizione; Egli dichiara loro i lor fatti, E come i lor misfatti sono accresciuti. Ovvero, apre loro l’orecchio, per far loro ricevere correzione; E dice loro che si convertano dall’iniquità. Se ubbidiscono, e gli servono, Finiscono i giorni loro in beni, E gli anni loro in diletti. Ma se non ubbidiscono, passano per la spada, E muoiono per mancamento d’intendimento. Ma i profani di cuore accrescono l’ira, E non gridano, quando egli li mette ne’ legami; La lor persona morrà in giovanezza, E la lor vita fra i cinedi Ma egli libera gli afflitti nella loro afflizione, Ed apre loro l’orecchio nell’oppressione. Ancora te avrebbe egli ritratto dall’afflizione, E messo in luogo largo, fuori di ogni distretta; E la tua mensa tranquilla sarebbe ripiena di vivande grasse. Ma tu sei venuto al colmo del giudicio di un empio; Il giudicio e la giustizia ti tengono preso. Perciocchè egli è in ira, guarda che talora egli non ti atterri con battiture; E con niun riscatto, benchè grande, non ti possa scampare. Farà egli alcuna stima delle tue ricchezze? Egli non farà stima dell’oro, nè di tutta la tua gran potenza. Non ansar dietro a quella notte, Nella quale i popoli periscono a fondo. Guardati che tu non ti rivolga alla vanità; Conciossiachè per l’afflizione tu abbi eletto quello. Ecco, Iddio è eccelso nella sua potenza; Chi è il dottore convenevole a lui? Chi gli ha ordinato come egli deve procedere? E chi gli può dire: Tu hai operato perversamente? Ricordati di magnificar le opere sue, Le quali gli uomini contemplano. Ogni uomo le vede, E gli uomini le mirano da lungi. Ecco, Iddio è grande, e noi nol possiamo conoscere; E il numero de’ suoi anni è infinito. Perciocchè egli rattiene le acque che non istillino; Ed altresì, al levar della sua nuvola, quelle versano la pioggia; La quale le nuvole stillano, E gocciolano in su gli uomini copiosamente. Oltre a ciò, potrà alcuno intender le distese delle nubi, Ed i rimbombanti scoppi del suo tabernacolo? Ecco, egli spande sopra esso la sua luce, E copre le radici del mare. Perciocchè, per queste cose egli giudica i popoli, Ed altresì dona il cibo abbondevolmente. Egli nasconde la fiamma nelle palme delle sue mani, E le ordina quello che deve incontrare. Egli le dichiara la sua volontà se deve incontrar bestiame, Ovvero anche cadere sopra alcuna pianta Il cuor mi trema eziandio di questo, E si muove dal luogo suo. Udite pure il suo tremendo tuono, E il mormorare ch’esce dalla sua bocca. Egli lo lancia sotto tutti i cieli, E la sua fiamma sopra le estremità della terra; Dopo la quale rugge il tuono; egli tuona con la voce della sua altezza, E non indugia quelle cose, dopo che la sua voce è stata udita. Iddio tuona maravigliosamente con la sua voce; Egli fa cose tanto grandi, che noi non possiam comprenderle Perciocchè egli dice alla neve: Cadi in su la terra; E parimente al nembo della pioggia, al nembo delle sue forti piogge. Egli rinchiude ogni uomo in casa, Come per riconoscer tutti i suoi lavoratori. E le fiere se n’entrano ne’ lor nascondimenti, E dimorano ne’ lor ricetti. La tempesta viene dall’Austro, E il freddo dal Settentrione. Iddio, col suo soffio, produce il ghiaccio, E fa che le acque che si diffondevano diventano come di metallo. Egli stanca eziandio le nuvole in adacquar la terra, E disperge le nubi con la sua luce. Ed esse si rivolgono in molti giri, secondo gli ordini suoi Intorno a ciò che hanno a fare, Secondo tutto quello ch’egli comanda loro di fare In su la faccia del mondo, nella terra; Facendole venire, o per castigo, O per la sua terra, o per alcun beneficio Porgi l’orecchio a questo, o Giobbe; Fermati, e considera le maraviglie di Dio. Sai tu, come Iddio dispone di esse, E come egli fa risplender la luce della sua nuvola? Intendi tu come le nuvole son bilanciate? Conosci tu le maraviglie di colui che è perfetto in ogni scienza? Come i tuoi vestimenti son caldi, Quando egli acqueta l’Austro in su la terra? Hai tu con lui distesi i cieli, I quali son sodi, come uno specchio di metallo? Insegnaci ciò che noi gli diremo; Poichè, per cagione delle nostre tenebre, noi non possiam bene ordinare i nostri ragionamenti. Gli sarebbe egli rapportato quando io avessi parlato? Se vi fosse alcuno che ne parlasse, certo egli sarebbe abissato Ecco pure gli uomini non possono riguardare il sole, Quando egli risplende nel cielo, Dopo che il vento è passato, e l’ha spazzato; E che dal Settentrione è venuta la dorata serenità; Or Iddio ha intorno a sè una tremenda maestà. Egli è l’Onnipotente, noi non possiam trovarlo; Egli è grande in forza, Ed in giudicio, ed in grandezza di giustizia; Egli non oppressa alcuno; Perciò gli uomini lo temono; Alcun uomo, benchè savio di cuore, no ‘l può vedere ALLORA il Signore rispose a Giobbe da un turbo, e disse: Chi è costui, che oscura il consiglio Con ragionamenti senza scienza? Deh! cigniti i lombi come un valente uomo, Ed io ti farò delle domande, e tu insegnami Ove eri, quando io fondava la terra? Dichiaralo, se hai conoscimento ed intelletto. Chi ha disposte le misure di essa, se tu il sai? Ovvero chi ha steso il regolo sopra essa? Sopra che sono state fondate le sue basi? Ovvero, chi pose la sua pietra angolare? Quando le stelle della mattina cantavano tutte insieme, E tutti i figliuoli di Dio giubilavano? E chi rinchiuse il mare con porte Quando fu tratto fuori, ed uscì della matrice? Quando io posi le nuvole per suo vestimento, E la caligine per sue fasce, E determinai sopra esso il mio statuto, E gli posi attorno sbarre e porte, E dissi: Tu verrai fin qua, e non passerai più innanzi; E qui si fermerà l’alterezza delle tue onde? Hai tu, da che tu sei in vita, comandato alla mattina? Ed hai tu mostrato all’alba il suo luogo? Per occupar l’estremità della terra, E far che gli empi se ne dileguino? E far che la terra si muti in diverse forme, come argilla stampata; E che quelle si appresentino alla vista come un vestimento? E che la luce di queste cose sia divietata agli empi, E che il braccio altiero sia rotto? Sei tu entrato infino a’ gorghi del mare, E sei tu passeggiato nel fondo dell’abisso? Le porte della morte ti son esse scoperte, Ed hai tu vedute le porte dell’ombra della morte? Hai tu compresa la larghezza della terra? Dichiaralo, se tu la conosci tutta. Quale è la via del luogo ove dimora la luce? E dov’è il luogo delle tenebre? Perchè tu vada a prendere essa luce, e la meni al termine del suo corso, E conosca i sentieri della sua casa? Sì, tu il sai; perciocchè allora nascesti, E il numero de’ tuoi giorni è grande. Sei tu entrato dentro a’ tesori della neve, Ed hai tu vedute le conserve della gragnuola, La quale io riserbo per lo tempo del nemico, Per lo giorno dell’incontro, e della battaglia? Per qual via scoppia la fiamma, E il vento orientale si spande egli in su la terra? Chi ha fatti de’ condotti alla piena delle acque, E delle vie a’ lampi de’ tuoni? Per far piovere in su la terra, ove non è niuno; E in sul deserto, nel quale non abita uomo alcuno? Per satollare il luogo desolato e deserto; E per farvi germogliar l’erba pullulante? La pioggia ha ella un padre? Ovvero, chi ha generate le stille della rugiada? Del cui ventre è uscito il ghiaccio, E chi ha generata la brina del cielo? Chi fa che le acque si nascondano, e divengano come una pietra; E che la superficie dell’abisso si rapprenda? Puoi tu legare le delizie delle Gallinelle, Ovvero sciogliere le attrazioni dell’Orione? Puoi tu fare uscire i segni settentrionali al tempo loro, E condur fuori Arturo co’ suoi figli? Conosci tu gli ordini costituiti de’ cieli? Hai tu stabilito il lor reggimento sopra la terra? Puoi tu, alzando la tua voce alla nuvola, Far che una piena d’acqua ti copra? Puoi tu mandare i folgori, Sì che vadano e ti dicano: Eccoci? Chi ha messa la sapienza nell’interior dell’uomo? Ovvero chi ha dato il senno alla mente di esso? Chi annovera le nuvole con sapienza? E chi posa i barili del cielo; Dopo che la polvere è stata stemperata, come un metallo fonduto; E le zolle si son rigiunte? Andrai tu a cacciar preda per il leone? E satollerai tu la brama de’ leoncelli? Quando si appiattano ne’ lor ricetti, E giaccion nelle lor caverne, stando in guato. Chi apparecchia al corvo il suo pasto, Quando i suoi figli gridano a Dio, E vagano per mancamento di cibo? Sai tu il tempo che le camozze delle rocce figliano? Hai tu osservato quando le cerve partoriscono? Annoveri tu i mesi del termine del lor portato, E sai tu il tempo che devono figliare? Elle si chinano, fanno scoppiar fuori il lor feto, Si alleviano delle lor doglie. I lor figli son gagliardi, crescono per le biade, Escono fuori, e non ritornano più a quelle. Chi ne ha mandato libero l’asino salvatico, E chi ha sciolti i suoi legami? A cui io ho ordinato il deserto per casa; E per abitazioni, i luoghi salsugginosi. Egli si beffa dello strepito della città; Egli non ode gli schiamazzi del sollecitator delle opere. I monti, ch’egli va spiando, sono il suo pasco; Ed egli va ricercando qualunque verdura. Il liocorno ti vorrà egli servire? Si riparerà egli presso alla tua mangiatoia? Legherai tu il liocorno con la sua fune, per farlo arare al solco? Erpicherà egli le valli dietro a te? Ti fiderai tu in lui, perchè la sua forza è grande? E gli rimetterai tu il tuo lavoro? Ti fiderai tu in lui ch’egli ti renda la ricolta della tua sementa, E ch’egli te l’accolga nella tua aia? Le ale de’ paoni son esse vaghe per opera tua? Od ha da te lo struzzolo le penne e la piuma? Fai tu ch’egli abbandoni le sue uova in su la terra, E che le lasci scaldare in su la polvere? E che dimentichi che il piè d’alcuno le schiaccerà, Ovvero che le fiere della campagna le calpesteranno? Egli è spietato inverso i suoi figli, come se non fosser suoi; Indarno è la sua fatica, egli è senza tema; Perciocchè Iddio l’ha privo di senno, E non l’ha fatto partecipe d’intendimento. Quando egli si solleva in alto, Egli si beffa del cavallo, e di colui che lo cavalca Hai tu data la forza al cavallo? Hai tu adorna la sua gola di fremito? Lo spaventerai tu come una locusta? Il suo magnifico nitrire è spaventevole. Egli raspa nella valle, si rallegra della sua forza, Esce ad incontrare le armi. Egli si beffa della paura, e non si spaventa, E non si volge indietro per la spada. Il turcasso, e la folgorante lancia, E lo spuntone gli risuonano addosso. D’impazienza e di stizza pare ch’egli voglia trangugiar la terra; E non può credere che sia il suon della tromba. Come prima la tromba ha sonato, egli dice: Aha, Aha; Da lontano annasa la battaglia, Lo schiamazzo de’ capitani; e le grida È per il tuo senno che lo sparviere vola? Che spiega le sue ali verso il mezzodì? L’aquila si leva ella ad alto per lo tuo comandamento? E fai tu ch’ella faccia il suo nido in luoghi elevati? Ella dimora e si ripara nelle rupi, Nelle punte delle rocce, ed in luoghi inaccessibili. Di là ella spia il pasto, Gli occhi suoi mirano da lontano. I suoi aquilini ancora sorbiscono il sangue, E dove sono corpi morti, quivi ella si ritrova Poi il Signore parlò a Giobbe, e disse: Colui che litiga con l’Onnipotente lo correggerà egli? Colui che arguisce Iddio risponda a questo. E Giobbe rispose al Signore, e disse: Ecco, io sono avvilito; che ti risponderei io? Io metto la mia mano in su la bocca. Io ho parlato una volta, ma non replicherò più; Anzi due, ma non continuerò più E il Signore parlò di nuovo a Giobbe dal turbo, e disse: Cingiti ora i lombi, come un valente uomo; Io ti farò delle domande, e tu insegnami. Annullerai tu pure il mio giudicio, E mi condannerai tu per giustificarti? Hai tu un braccio simile a quel di Dio? O tuoni tu con la voce come egli? Adornati pur di magnificenza e di altezza; E vestiti di maestà e di gloria. Spandi i furori dell’ira tua, E riguarda ogni altiero, ed abbassalo; Riguarda ogni altiero, ed atterralo; E trita gli empi, e spronfondali; Nascondili tutti nella polvere, E tura loro la faccia in grotte; Allora anch’io ti darò questa lode, Che la tua destra ti può salvare Ecco l’ippopotamo, il quale io ho fatto teco; Egli mangia l’erba come il bue. Ecco, la sua forza è ne’ lombi, E la sua possa nei muscoli del suo ventre. Egli rizza la sua coda come un cedro; Ed i nervi delle sue coscie sono intralciati. Le sue ossa son come sbarre di rame, Come mazze di ferro. Egli è la principale delle opere di Dio; Sol colui che l’ha fatto può accostargli la sua spada. Perchè i monti gli producono il pasco, Tutte le bestie della campagna vi scherzano. Egli giace sotto gli alberi ombrosi, In ricetti di canne e di paludi. Gli alberi ombrosi lo coprono con l’ombra loro; I salci de’ torrenti l’intorniano. Ecco, egli può far forza ad un fiume, sì che non corra; Egli si fida di potersi attrarre il Giordano nella gola. Prenderallo alcuno alla sua vista? Foreragli egli il naso, per mettervi de’ lacci? Trarrai tu fuori il leviatan con l’amo, O con una fune che tu gli avrai calata sotto alla lingua? Gli metterai tu un uncino al muso? Gli forerai tu le mascelle con una spina? Userà egli molti preghi teco? Ti parlerà egli con lusinghe? Patteggerà egli teco, Che tu lo prenda per servo in perpetuo? Scherzerai tu con lui, come con un uccello? E lo legherai tu con un filo, per darlo alle tue fanciulle? I compagni ne faranno essi un convito? Lo spartiranno essi fra i mercatanti? Gli empirai tu la pelle di roncigli, E la testa di raffi da pescare? Pongli pur la mano addosso, Tu non ricorderai mai più la guerra. Ecco, la speranza di pigliarlo è fallace; Anzi l’uomo non sarà egli atterrato, solo a vederlo? Non vi è alcuno così feroce, che ardisca risvegliarlo; E chi potrà presentarsi davanti a me? Chi mi ha prevenuto in darmi cosa alcuna? ed io gliela renderò; Quello che è sotto tutti i cieli è mio. Io non tacerò le membra di quello, Nè ciò ch’è delle sue forze, nè la grazia della sua disposizione. Chi scoprirà il disopra della sua coverta? Chi verrà a lui con le sue doppie redini? Chi aprirà gli usci del suo muso? Lo spavento è d’intorno a’ suoi denti. I suoi forti scudi sono una cosa superba; Son serrati strettamente come con un suggello. L’uno si attiene all’altro, Talchè il vento non può entrar per entro. Sono attaccati gli uni agli altri, ed accoppiati insieme, E non possono spiccarsi l’uno dall’altro. I suoi starnuti fanno sfavillar della luce, E i suoi occhi son simili alle palpebre dell’alba. Della sua gola escono fiaccole, Scintille di fuoco ne sprizzano. Delle sue nari esce un fumo, Come d’una pignatta bollente, o d’una caldaia. L’alito suo accende i carboni, E fiamma esce della sua bocca. La possa alberga nel suo collo, E la doglia tresca davanti a lui. Le polpe della sua carne son compresse; Egli ha la carne addosso soda, e non tremola punto. Il cuor suo è sodo come una pietra, E massiccio come un pezzo della macina disotto. I più forti e valenti hanno paura di lui, quando egli si alza; E si purgano de’ lor peccati, per lo gran fracasso. Nè la spada di chi l’aggiungerà potrà durare, Nè l’asta, nè lo spuntone, nè la corazza: Egli reputa il ferro per paglia, E il rame per legno intarlato. La saetta non lo farà fuggire; Le pietre della frombola si mutano inverso lui in istoppia. Gli ordigni son da lui riputati stoppia; Ed egli si beffa del vibrare dello spuntone. Egli ha sotto di sè de’ testi pungenti; Egli striscia come una trebbia di ferro in sul pantano. Egli fa bollire il profondo mare come una caldaia; Egli rende il mare simile a una composizione d’unguentaro. Egli fa rilucere dietro a sè un sentiero, E l’abisso pare canuto. Non vi è alcuno animale in su la terra che gli possa essere assomigliato, Che sia stato fatto per esser senza paura. Egli riguarda ogni cosa eccelsa, Ed è re sopra tutte le più fiere belve E GIOBBE rispose al Signore, e disse: Io so che tu puoi tutto; E che cosa niuna che tu abbia deliberata, non può essere impedita. Chi è costui, che oscura il consiglio senza scienza? Perciò, io ho dichiarata la mia opinione, Ma io non intendeva ciò ch’io diceva; Son cose maravigliose sopra la mia capacità, Ed io non le posso comprendere. Deh! ascolta, ed io parlerò; Ed io ti farò delle domande, e tu insegnami. Io avea con gli orecchi udito parlar di te; Ma ora l’occhio mio ti ha veduto. Perciò io riprovo ciò che ho detto, e me ne pento In su la polvere, ed in su la cenere Ora, dopo che il Signore ebbe dette queste cose a Giobbe, egli disse ancora ad Elifaz Temanita: L’ira mia è accesa contro a te, e contro a’ due tuoi compagni; perciocchè voi non mi avete parlato dirittamente, come Giobbe, mio servitore. Ora dunque, pigliatevi sette giovenchi, e sette montoni, e andate al mio servitore Giobbe, ed offerite olocausto per voi; e faccia Giobbe, mio servitore, orazione per voi; perciocchè certamente io avrò riguardo a lui, per non farvi portar la pena della vostra stoltizia; conciossiachè voi non mi abbiate parlato dirittamente, come Giobbe, mio servitore. Ed Elifaz Temanita, e Bildad Suhita, e Sofar Naamatita, andarono, e fecero come il Signore avea loro detto. E il Signore esaudì Giobbe E il Signore trasse Giobbe della sua cattività, dopo ch’egli ebbe fatta orazione per li suoi amici; e il Signore accrebbe a Giobbe al doppio tutto quello ch’egli avea avuto per l’addietro. E tutti i suoi fratelli, e tutte le sue sorelle, e tutti i suoi conoscenti di prima, vennero a lui, e mangiarono con lui in casa sua, e si condolsero con lui, e lo consolarono di tutto il male che il Signore avea fatto venir sopra lui; e ciascuno di essi gli donò una pezza di moneta, ed un monile d’oro. E il Signore benedisse lo stato ultimo di Giobbe, più che il primiero; talchè egli ebbe quattordicimila pecore, e seimila cammelli, e mille paia di buoi, e mille asine. Ed ebbe sette figliuoli e tre figliuole. E pose nome alla prima Gemima, e alla seconda Chesia, e alla terza Cheren-happuc. E non si trovarono in tutto quel paese donne alcune belle come le figliuole di Giobbe; e il lor padre diede loro eredità per mezzo i lor fratelli. E dopo queste cose, Giobbe visse cenquarant’anni, e vide i suoi figliuoli, e i figliuoli de’ suoi figliuoli, infino alla quarta generazione. Poi morì vecchio, e sazio di giorni BEATO l’uomo che non è camminato nel consiglio degli empi, E non si è fermato nella via de’ peccatori, E non è seduto nella sedia degli schernitori. Anzi il cui diletto è nella Legge del Signore, E medita in essa giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato presso a ruscelli d’acque, Il quale rende il suo frutto nella sua stagione, E le cui frondi non appassano; E tutto quello ch’egli farà, prospererà Così non saranno già gli empi; Anzi saranno come pula sospinta dal vento. Perciò gli empi non istaranno ritti nel giudicio, Nè i peccatori nella raunanza de’ giusti. Perciocchè il Signore conosce la via de’ giusti; Ma la via degli empi perirà PERCHÈ tumultuano le genti, E mormorano i popoli cose vane? I re della terra si ritrovano, Ed i principi consigliano insieme, Contro al Signore, e contro al suo Unto; Dicendo: Rompiamo i lor legami, E gettiam via da noi le lor funi. Colui che siede ne’ cieli ne riderà; Il Signore si befferà di loro. Allora parlerà loro nella sua ira, E li renderà smarriti nel suo cruccio acceso; E dirà: Pur nondimeno ho io consacrato il mio Re Sopra Sion, monte della mia santità Io spiegherò il decreto; Il Signore mi ha detto: Tu sei il mio figliuolo; Oggi io t’ho generato. Chiedimi, ed io ti darò per eredità le genti, Ed i confini della terra per tua possessione. Tu le fiaccherai con una verga di ferro; Tu le triterai come un testo di vasellaio Ora dunque, o re, siate savi; Giudici della terra, ricevete correzione. Servite al Signore con timore, E gioite con tremore. Baciate il figliuolo, che talora egli non si adiri, E che voi non periate nella vostra via, Quando l’ira sua si sarà pure un poco accesa. Beati tutti coloro che si confidano in lui Salmo di Davide, composto quando egli fuggi’ per cagione d’Absalom, suo figliuolo O SIGNORE, in quanto gran numero sono i miei nemici! Molti si levano contro a me. Molti dicono dell’anima mia: Non v’è salute alcuna appo Iddio per lui. Sela. Ma, Signore, tu sei uno scudo d’intorno a me; Tu sei la mia gloria, e quel che mi sollevi il capo Io ho colla mia voce gridato al Signore, Ed egli mi ha risposto dal monte della sua santità. Sela. Io mi son coricato, e ho dormito; Poi mi son risvegliato; perciocchè il Signore mi sostiene. Io non temerei di migliaia di popolo, Quando si fossero accampate contro a me d’ogn’intorno. Levati, Signore; salvami, Dio mio; perciocchè tu hai percossa la mascella di tutti i miei nemici; Tu hai rotti i denti degli empi. Il salvare appartiene al Signore; La tua benedizione è sopra il tuo popolo. Sela Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, in su Neghinot QUANDO io grido, rispondimi, o Dio della mia giustizia; Quando io sono stato distretto, tu mi hai messo in largo; Abbi pietà di me, ed esaudisci la mia orazione. O uomini principali, infino a quando sarà la mia gloria in vituperio? Infino a quando amerete vanità, E andrete dietro a menzogna? Sela. Or sappiate che il Signore si ha eletto un pietoso; Il Signore mi esaudirà quando io griderò a lui. Tremate, e non peccate; Ragionate nel cuor vostro, sopra i vostri letti, e restate. Sela. Sacrificate sacrificii di giustizia, E confidatevi nel Signore Molti dicono: Chi ci farà veder del bene? O Signore, alza la luce del tuo volto sopra noi. Tu mi hai data maggiore allegrezza nel cuore, che non hanno quelli Nel tempo che il lor frumento, e il lor mosto è moltiplicato. Io mi coricherò in pace, ed in pace ancora dormirò; Perciocchè tu solo, Signore, mi fai abitare sicuramente Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, in su Nehilot PORGI l’orecchio alle mie parole, o Signore; Intendi la mia meditazione. Re mio, e Dio mio, attendi alla voce del mio grido; Perciocchè io t’indirizzo la mia orazione. Signore, ascolta da mattina la mia voce; Da mattina io ti spiego i miei desii, e sto aspettando. Perciocchè tu non sei un Dio che prenda piacere nell’empietà; Il malvagio non può dimorar teco. Gl’insensati non possono comparir davanti agli occhi tuoi; Tu odii tutti gli operatori d’iniquità. Tu farai perire tutti quelli che parlano con menzogna; Il Signore abbomina l’uomo di sangue e di frode Ma io, per la grandezza della tua benignità, entrerò nella tua Casa, E adorerò verso il Tempio della tua santità, nel tuo timore. Signore, guidami per la tua giustizia, per cagion de’ miei insidiatori; Addirizza davanti a me la tua via. Perciocchè nella bocca loro non v’è dirittura alcuna; L’interior loro non è altro che malizie; La lor gola è un sepolcro aperto, Lusingano colla lor lingua. Condannali, o Dio; Scadano da’ lor consigli; Scacciali per la moltitudine de’ lor misfatti; Perciocchè si son ribellati contro a te. E rallegrinsi tutti quelli che si confidano in te, E cantino in eterno, e sii lor protettore; E festeggino in te Quelli che amano il tuo Nome. Perciocchè tu, Signore, benedirai il giusto; Tu l’intornierai di benevolenza, come d’uno scudo Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, in Neghinot, sopra Seminit SIGNORE, non correggermi nella tua ira, E non gastigarmi nel tuo cruccio. Abbi pietà di me, o Signore; perciocchè io son tutto fiacco; Sanami, Signore; perciocchè le mie ossa son tutte smarrite. L’anima mia eziandio è grandemente smarrita; E tu, Signore, infino a quando? Rivolgiti, o Signore; riscuoti l’anima mia; Salvami, per amor della tua benignità. Perciocchè nella morte non v’è memoria di te; Chi ti celebrerà nel sepolcro? Io mi affanno ne’ miei sospiri; Io allago tutta notte il mio letto, E bagno la mia lettiera colle mie lagrime. L’occhio mio è consumato di fastidio; Egli è invecchiato per cagione di tutti i miei nemici Ritraetevi da me, voi tutti operatori d’iniquità; Perciocchè il Signore ha udita la voce del mio pianto. Il Signore ha udita la mia supplicazione; Il Signore ha accettata la mia orazione. Tutti i miei nemici sieno confusi, e grandemente smarriti; Voltin le spalle, e sieno svergognati in un momento Siggaion di Davide, il quale egli canto’ al Signore, sopra le parole di Cus Beniaminita SIGNORE Iddio mio, io mi confido in te; Salvami da tutti quelli che mi perseguitano, e riscuotimi; Che talora il mio nemico non rapisca l’anima mia come un leone; E non la laceri, senza che vi sia alcuno che mi riscuota. Signore Iddio mio, se ho fatto questo, Se vi è perversità nelle mie mani; Se ho renduto mal per bene a chi viveva in pace meco Io, che ho riscosso colui che mi era nemico senza cagione, Perseguiti pure il nemico l’anima mia, e l’aggiunga, E calpesti la vita mia, mettendola per terra; E stanzi la mia gloria nella polvere. Sela. Levati, Signore, nell’ira tua; Innalzati contro a’ furori de’ miei nemici, E destati in mio favore; tu hai ordinato il giudicio. E circonditi la raunanza de’ popoli; E torna poi in luogo elevato di sopra ad essa. Il Signore giudicherà i popoli; Signore, giudicami; Giudica di me secondo la mia giustizia, e la mia integrità. Deh! venga meno la malvagità de’ malvagi, E stabilisci l’uomo giusto; Conciossiachè tu sii l’Iddio giusto, che provi i cuori e le reni Il mio scudo è in Dio, Che salva quelli che son diritti di cuore. Iddio è giusto giudice, E un Dio che si adira ogni giorno. Se il mio nemico non si converte, egli aguzzerà la sua spada; Già ha teso l’arco suo, e l’ha preparato. Egli ha apparecchiate arme mortali; Egli adopererà le sue saette contro agli ardenti persecutori. Ecco, il mio nemico partorisce iniquità; Egli ha conceputo affanno, e partorirà inganno. Egli ha cavata una fossa, e l’ha affondata; Ma egli stesso è caduto nella fossa ch’egli ha fatta. Il travaglio ch’egli dà altrui gli ritornerà sopra la testa, E la sua violenza gli scenderà sopra la sommità del capo. Io loderò il Signore, secondo la sua giustizia; E salmeggerò il Nome del Signore Altissimo Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Ghittit QUANT’è magnifico il nome tuo per tutta la terra, O Signore, Signor nostro, Che hai posta la tua maestà sopra i cieli! Per la bocca de’ piccoli fanciulli, e di quelli che poppano, Tu hai fondata la tua gloria, per cagione de’ tuoi nemici, Per far restare il nemico e il vendicatore Quando io veggo i tuoi cieli, che sono opera delle tue dita; La luna e le stelle che tu hai disposte; Io dico: Che cosa è l’uomo, che tu ne abbi memoria? E che cosa è il figliuolo dell’uomo, che tu ne prenda cura? E che tu l’abbi fatto poco minor degli Angeli, E l’abbi coronato di gloria e d’onore? E che tu lo faccia signoreggiare sopra le opere delle tue mani, Ed abbi posto ogni cosa sotto i suoi piedi? Pecore e buoi tutti quanti, Ed anche le fiere della campagna, Gli uccelli del cielo, e i pesci del mare, Che guizzano per li sentieri del mare. O Signore, Signor nostro, Quanto è magnifico il Nome tuo in tutta la terra! Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Almut-labben IO celebrerò, o Signore, con tutto il mio cuore; Io narrerò tutte le tue maraviglie. Io mi rallegrerò, e festeggerò in te; Io salmeggerò il tuo Nome, o Altissimo; Perciocchè i miei nemici hanno volte le spalle; Son caduti, e periti d’innanzi alla tua faccia. Conciossiachè tu mi abbi fatta ragione e diritto; Tu ti sei posto a sedere sopra il trono, come giusto giudice. Tu hai sgridate le nazioni, tu hai distrutto l’empio, Tu hai cancellato il loro nome in sempiterno. O nemico, le desolazioni sono finite in perpetuo, E tu hai disfatte le città. È pur perita la memoria di esse. Ma il Signore siede in eterno; Egli ha fermato il suo trono per far giudicio. Ed egli giudicherà il mondo in giustizia, Egli renderà giudicio a’ popoli in dirittura. E il Signore sarà un alto ricetto al misero; Un alto ricetto a’ tempi ch’egli sarà in distretta. Laonde, o Signore, quelli che conoscono il Nome tuo si confideranno in te; Perciocchè tu non abbandoni quelli che ti cercano Salmeggiate al Signore che abita in Sion; Raccontate fra i popoli i suoi fatti. Perciocchè egli ridomanda ragione del sangue, egli se ne ricorda; Egli non dimentica il grido de’ poveri afflitti. Abbi pietà di me, o Signore, Tu che mi tiri in alto dalle porte della morte, Vedi l’afflizione che io soffero da quelli che m’odiano; Acciocchè io racconti tutte le tue lodi Nelle porte della figliuola di Sion, E festeggi della tua liberazione. Le genti sono state affondate nella fossa che avevano fatta; Il lor piè è stato preso nella rete che avevano nascosta. Il Signore è stato conosciuto per lo giudicio ch’egli ha fatto; L’empio è stato allacciato per l’opera delle sue proprie mani. Higgaion; Sela. Gli empi, tutte le genti che dimenticano Iddio, Andranno in volta nell’inferno. Perciocchè il povero non sarà dimenticato in sempiterno; La speranza de’ poveri non perirà in perpetuo. Levati, o Signore; non lasciar che l’uomo si rinforzi; Sieno giudicate le genti davanti alla tua faccia. Signore, metti spavento in loro; Fa’ che le genti conoscano, che non sono altro che uomini. Sela O SIGNORE, perchè te ne stai lontano? Perchè ti nascondi a’ tempi che siamo in distretta? L’empio colla sua superbia persegue il povero afflitto; Ma saranno presi nelle macchinazioni che hanno fatte. Perciocchè l’empio si gloria de’ desiderii dell’anima sua; E benedice l’avaro, e dispetta il Signore. L’empio, secondo l’alterezza del suo volto, non si cura di nulla; Tutti i suoi pensieri sono, che non vi è Dio. Le sue vie son profane in ogni tempo; I tuoi giudicii gli sono una cosa troppo alta, per averli davanti a sè; Egli soffia contro a tutti i suoi nemici. Egli dice nel suo cuore: Io non sarò giammai smosso; Egli dice, che in veruna età non caderà in alcun male. La sua bocca è piena di esecrazione, e di frodi, e d’inganno; Sotto la lingua sua vi è perversità ed iniquità. Egli sta negli agguati per le ville; Egli uccide l’innocente in luoghi nascosti; I suoi occhi spiano il povero. Egli insidia il povero nel suo nascondimento, Come il leone nella sua spelonca; Egli l’insidia per predarlo; Egli preda il povero, traendolo nella sua rete. Egli se ne sta quatto e chino; E molti poveri caggiono nelle sue unghie. Egli dice nel cuor suo: Iddio l’ha dimenticato; Egli ha nascosta la sua faccia, egli giammai non lo vedrà Levati, Signore; o Dio, alza la tua mano; Non dimenticare i poveri afflitti. Perchè l’empio dispetta egli Iddio? Perchè dice egli nel cuor suo, che tu non ne ridomanderai ragione? Tu l’hai pur veduto; perciocchè tu riguardi l’oltraggio e il dispetto, Per prendere il fatto in mano. Il povero si rimette in te; Tu sei l’aiutatore dell’orfano. Fiacca il braccio dell’empio; E poi, se tu ricerchi l’empietà del malvagio, non la troverai più. Il Signore è re in sempiterno; Le genti son perite dalla sua terra. O Signore, tu esaudisci il desiderio degli umili; Tu raffermi il cuor loro, le tue orecchie sono attente a loro; Per far ragione all’orfano e al povero; Acciocchè l’uomo di terra non continui più ad usar violenza Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici IO mi confido nel Signore; Come dite voi all’anima mia: Fuggite al vostro monte, come un uccelletto? Certo, ecco gli empi hanno teso l’arco, Hanno accoccate le lor saette in su la corda, Per tirarle contro a’ diritti di cuore, in luogo scuro. Quando i fondamenti son ruinati, Che ha fatto il giusto? Il Signore è nel Tempio della sua santità; Il trono del Signore è ne’ cieli; I suoi occhi veggono, Le sue palpebre esaminano i figliuoli degli uomini. Il Signore esamina il giusto, e l’empio; E l’anima sua odia colui che ama la violenza. Egli farà piovere in su gli empi Brace, e fuoco, e solfo, E vento tempestoso, per la porzione del lor calice. Perciocchè il Signore è giusto; egli ama la giustizia; La sua faccia riguarda l’uomo diritto Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Seminit SALVA, Signore; perciocchè gli uomini pii son venuti meno, Ed i veraci son mancati fra i figliuoli degli uomini. Ciascuno parla con menzogna col suo prossimo, Con labbra lusinghiere; Parlano con un cuor doppio. Il Signore ricida tutte le labbra lusinghiere, La lingua che parla altieramente; Di coloro che dicono: Noi sarem padroni colle nostre lingue; Le nostre labbra sono appo noi; Chi è signore sopra noi? Per la desolazione de’ poveri afflitti, per le strida de’ bisognosi, Ora mi leverò, dice il Signore; Io metterò in salvo quelli contro a cui coloro parlano audacemente. Le parole del Signore son parole pure, Argento affinato nel fornello di terra, Purgato per sette volte. Tu, Signore, guarda coloro; Preservali da questa generazione in perpetuo. Gli empi vanno attorno, Quando i più vili d’infra i figliuoli degli uomini sono innalzati Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici INFINO a quando, o Signore? mi dimenticherai tu in perpetuo? Infino a quando nasconderai la tua faccia da me? Infino a quando non farò altro tuttodì che consigliar nell’animo, Ed affannarmi nel cuore? Infino a quando s’innalzerà il mio nemico sopra me? Riguarda, rispondimi, Signore Iddio mio; Illumina gli occhi miei, Che talora io non dorma il sonno della morte; Che il mio nemico non dica: Io l’ho vinto; E che i miei nemici non festeggino, se io caggio. Ora, quant’è a me, io mi confido nella tua benignità; Il mio cuore giubilerà nella tua liberazione; Io canterò al Signore, perciocchè egli mi avrà fatta la mia retribuzione Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici LO stolto ha detto nel suo cuore: Non vi è Dio. Si son corrotti, son divenuti abbominevoli nelle loro opere; Non vi è alcuno che faccia bene. Il Signore ha riguardato dal cielo in su i figliuoli degli uomini, Per veder se vi fosse alcuno che avesse intelletto, Che cercasse Iddio. Tutti son guasti, tutti quanti son divenuti puzzolenti; Non vi è alcuno che faccia bene, Non pur uno Tutti questi operatori d’iniquità son essi senza intelletto? Essi mangiano il mio popolo, come se mangiassero del pane, E non invocano il Signore. Là saranno spaventati di grande spavento; Perciocchè Iddio è colla gente giusta. Fate voi onta al consiglio del povero afflitto, Perciocchè il Signore è la sua confidanza? Oh! venga pur da Sion la salute d’Israele! Quando il Signore ritrarrà di cattività il suo popolo, Giacobbe festeggerà, Israele si rallegrerà Salmo di Davide O SIGNORE, chi dimorerà nel tuo tabernacolo? Chi abiterà nel monte della tua santità? Colui che cammina in integrità, e fa ciò che è giusto, E parla il vero di cuore; Che non dice male colla sua lingua, E non fa male alcuno al suo compagno, E non leva alcun vituperio contro al suo prossimo; Appo cui è sprezzato chi deve esser riprovato, E che onora quelli che temono il Signore; E il quale, se ha giurato alcuna cosa, Benchè sia a suo danno, non però la ritratta; Il quale non dà i suoi danari ad usura. E non prende presenti contro all’innocente. Chi fa queste cose non sarà giammai smosso Orazione di Davide GUARDAMI, o Dio; perciocchè io mi confido in te. Io ho detto all’Eterno: Tu sei il mio Signore; Io non ho bene all’infuori di te. Tutta la mia affezione è inverso i santi che sono in terra, E inverso gli uomini onorati. I tormenti di coloro che corrono dietro ad altri dii, saran moltiplicati; Io non farò le loro offerte da spandere, che son di sangue; E non mi recherò nelle labbra i nomi loro. Il Signore è la porzione della mia parte, e il mio calice; Tu, Signore, mantieni quello che mi è scaduto in sorte. La sorte mi è scaduta in luoghi dilettevoli; Una bella eredità mi è pur toccata. Io benedirò il Signore, il qual mi consiglia; Eziandio le notti le mie reni mi ammaestrano Io ho sempre posto il Signore davanti agli occhi miei; Perciocchè egli è alla mia destra, io non sarò giammai smosso. Perciò il mio cuore si rallegra, e la mia lingua festeggia; Anzi pur la mia carne abiterà in sicurtà. Perciocchè tu non lascerai l’anima mia nel sepolcro, E non permetterai che il tuo Santo senta la corruzione della fossa. Tu mi mostrerai il sentier della vita; Sazietà d’ogni gioia è col tuo volto; Ogni diletto è nella tua destra in sempiterno Mictam di Davide O SIGNORE, ascolta la giustizia, attendi al mio grido, Porgi l’orecchio alla mia orazione, che io ti fo senza labbra di frode. Proceda il mio giudicio dalla tua presenza; Gli occhi tuoi veggano le diritture. Tu hai provato il mio cuore, tu l’hai visitato di notte; Tu mi hai messo al cimento, e non hai trovato nulla; La mia bocca non trapassa il mio pensiero. Nelle opere degli uomini, per la parola della tue labbra, Io mi son guardato dalle vie de’ violenti. Sostieni i miei passi ne’ tuoi sentieri, Acciocchè i miei piedi non vacillino. Io t’invoco, o Dio, perciocchè tu mi esaudisci; Inchina a me il tuo orecchio, ascolta le mie parole. Dimostra maravigliose le tue benignità, O tu, che, con la tua destra, salvi quelli che si confidano in te, Da quelli che si levano contro a loro Guardami come la pupilla dell’occhio, Nascondimi sotto l’ombra delle tue ale, D’innanzi agli empi che mi disertano; E d’innanzi a’ miei mortali nemici che mi circondano. Son tutti massicci di grasso, Parlano altieramente colla lor bocca. Ora c’intorniano, seguitandoci alla traccia; Mirano con gli occhi, per atterrarci; Somigliano un leone che brama di lacerare; E un leoncello che dimora in nascondimenti. Levati, o Signore, va’ loro incontro per affrontarli; abbattili; Riscuoti l’anima mia dall’empio colla tua spada; O Signore, riscuotila colla tua mano dagli uomini, dagli uomini del mondo, La cui parte è in questa vita, E il cui ventre tu empi delle tue conserve; Onde i lor figliuoli son saziati, E lasciano il lor rimanente a’ lor piccoli fanciulli. Quant’è a me, per giustizia vedrò la tua faccia; Io sarò saziato della tua sembianza, quando io mi risveglierò Salmo di Davide, servitor del Signore, il qual pronunzio’ le parole di questo cantico al Signore, nel giorno che il Signore l’ebbe riscosso dalla mano di tutti I suoi nemici, e dalla mano di Saulle; dato al capo de’ Musici. Egli adunque disse: O SIGNORE, mia forza, io ti amerò affettuosamente. Il Signore è la mia rocca, e la mia fortezza, e il mio liberatore, Il mio Dio, la mia rupe; io spererò in lui; Il mio scudo, e il corno della mia salute, il mio alto ricetto. Io invocai il Signore, a cui si deve ogni lode; E fui salvato da’ miei nemici. Doglie di morte mi avevano circondato, E torrenti di scellerati mi avevano spaventato. Legami di sepolcro mi avevano intorniato, Lacci di morte mi avevano incontrato. Nella mia distretta io invocai il Signore, E gridai all’Iddio mio; Ed egli udì la mia voce dal suo Tempio, E il mio grido pervenne davanti a lui a’ suoi orecchi. Allora la terra fu scossa, e tremò; E i fondamenti de’ monti furono smossi E scrollati; perciocchè egli era acceso nell’ira. Un fumo gli saliva per le nari, Ed un fuoco consumante per la bocca; Da lui procedevano brace accese. Ed egli abbassò i cieli, e discese; E vi era una caligine sotto a’ suoi piedi. E cavalcava sopra Cherubini, e volava; Ed era portato a volo sopra l’ale del vento. Egli aveva poste delle tenebre per suo nascondimento; Egli avea d’intorno a sè il suo padiglione, Oscurità d’acque, nubi dell’aria. Le sue nubi si dileguarono per lo splendore che scoppiava davanti a lui, Con gragnuola e brace accese. E il Signore tuonò nel cielo, E l’Altissimo diede fuori la sua voce, Con gragnuola e brace accese. Ed avventò le sue saette, e disperse coloro; Egli lanciò folgori, e li mise in rotta. E per lo tuo sgridare, o Signore, E per lo soffiar del vento delle tue nari, I canali delle acque apparvero, E i fondamenti del mondo furono scoperti. Egli da alto distese la mano e mi prese, E mi trasse, fuori di grandi acque. Egli mi riscosse dal mio potente nemico, E da quelli che mi odiavano; perciocchè erano più forti di me. Essi erano venuti incontro a me nel giorno della mia calamità; Ma il Signore fu il mio sostegno; E mi trasse fuori al largo; Egli mi liberò, perciocchè egli mi gradisce Il Signore mi ha fatta retribuzione secondo la mia giustizia; Egli mi ha renduto secondo la purità delle mie mani; Perciocchè io ho osservate le vie del Signore, E non mi sono empiamente rivolto dall’Iddio mio; Perciocchè io ho tenute davanti a me tutte le sue leggi, E non ho rimossi d’innanzi a me i suoi statuti. E sono stato intiero inverso lui, E mi son guardato dalla mia iniquità. E il Signore mi ha renduto secondo la mia giustizia, Secondo la purità delle mie mani nel suo cospetto. Tu ti mostri pietoso inverso l’uomo pio, Intiero inverso l’uomo intiero. Tu ti mostri puro col puro, E procedi ritrosamente col perverso; Perciocchè tu sei quel che salvi la gente afflitta, Ed abbassi gli occhi altieri; Perciocchè tu sei quel che fai risplendere la mia lampana; Il Signore Iddio mio allumina le mie tenebre; Perciocchè per la tua virtù io rompo tutta una schiera; E per la virtù dell’Iddio mio salgo sopra il muro. La via di Dio è intiera; La parola del Signore è purgata col fuoco; Egli è lo scudo di tutti coloro che sperano in lui. Perciocchè chi è Dio, fuor che il Signore? E chi è Rocca, fuor che l’Iddio nostro? Iddio è quel che mi cinge di prodezza, E che ha appianata la mia via. Egli rende i miei piedi simili a quelli delle cerve, E mi fa star ritto in su i miei alti luoghi. Egli ammaestra le mie mani alla battaglia; E colle mie braccia un arco di rame è rotto. Tu mi hai ancora dato lo scudo della tua salvezza; E la tua destra mi ha sostenuto, E la tua benignità mi ha accresciuto. Tu hai allargati i miei passi sotto di me; E le mie calcagna non son vacillate. Io ho perseguitati i miei nemici, e li ho aggiunti; E non me ne son tornato indietro, finchè non li abbia distrutti. Io li ho rotti, e non son potuti risorgere; Mi son caduti sotto i piedi. E tu mi hai cinto di prodezza per la guerra; Ed hai abbattuti sotto di me quelli che si levavano contro a me. Ed hai fatto voltar le spalle a’ miei nemici davanti a me; Ed io ho distrutti quelli che mi odiavano. Essi gridarono, ma non vi fu chi li salvasse; Gridarono al Signore, ma egli non rispose loro. Ed io li ho tritati, come polvere esposta al vento; Io li ho spazzati via, come il fango delle strade. Tu mi hai scampato dalle brighe del popolo; Tu mi hai costituito capo di nazioni; Il popolo che io non conosceva mi è stato sottoposto. Al solo udir degli orecchi si son ridotti sotto la mia ubbidienza; Gli stranieri si sono infinti inverso me. Gli stranieri son divenuti fiacchi, Ed hanno tremato di paura, fin dentro a’ lor ripari. Viva il Signore, e benedetta sia la mia Rocca; E sia esaltato l’Iddio della mia salute; Iddio che mi dà il modo di far le mie vendette, E che mi sottomette i popoli. Che mi scampa da’ miei nemici, Ed anche mi solleva d’infra quelli che mi assaltano, E mi riscuote dall’uomo violento. Perciò, o Signore, io ti celebrerò fra le genti, E salmeggerò al tuo Nome; Il quale rende magnifiche le vittorie del suo re, Ed usa benignità inverso Davide suo unto, E inverso la sua progenie in perpetuo Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici I CIELI raccontano la gloria di Dio; E la distesa annunzia l’opera delle sue mani. Un giorno dietro all’altro quelli sgorgano parole; Una notte dietro all’altra dichiarano scienza. Non hanno favella, nè parole; La lor voce non si ode; Ma la lor linea esce fuori per tutta la terra, E le lor parole vanno infino all’estremità del mondo. Iddio ha posto in essi un tabernacolo al sole; Ed egli esce fuori, come uno sposo dalla sua camera di nozze; Egli gioisce, come un uomo prode a correr l’aringo. La sua uscita è da una estremità de’ cieli, E il suo giro arriva infino all’altra estremità; E niente è nascosto al suo calore La Legge del Signore è perfetta, ella ristora l’anima; La testimonianza del Signore è verace, e rende savio il semplice. Gli statuti del Signore son diritti, e rallegrano il cuore; Il comandamento del Signore è puro, ed illumina gli occhi. Il timor del Signore è puro, e dimora in eterno; I giudicii del Signore son verità, tutti quanti son giusti; Sono più desiderabili che oro, anzi più che gran quantità d’oro finissimo; E più dolci che miele, anzi che quello che stilla da’ favi. Il tuo servitore è eziandio avvisato per essi; Vi è gran mercede in osservarli. Chi conosce i suoi errori? Purgami di quelli che mi sono occulti. Rattieni eziandio il tuo servitore dalle superbie, E fa’ che non signoreggino in me; Allora io sarò intiero, e purgato di gran misfatto. Sieno grate nel tuo cospetto le parole della mia bocca, E la meditazione del cuor mio, O Signore, mia Rocca, e mio Redentore Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici IL Signore ti risponda nel giorno che tu sarai in distretta; Leviti ad alto in salvo il Nome dell’Iddio di Giacobbe; Manditi soccorso dal Santuario, E sostengati da Sion; Ricordisi di tutte le tue offerte, E riduca in cenere il tuo olocausto. Sela. Diati ciò che è secondo il cuor tuo, E adempia ogni tuo consiglio. Noi canteremo di allegrezza per la tua vittoria, Ed alzeremo bandiere nel Nome dell’Iddio nostro. Il Signore adempia tutte le tue domande Ora so, che il Signore ha salvato il suo unto; Egli gli risponderà dal cielo della sua santità; La vittoria della sua destra è con gran potenza. Gli uni si fidano in carri, e gli altri in cavalli; Ma noi ricorderemo il Nome del Signore Iddio nostro. Quelli sono andati in giù, e son caduti; Ma noi siamo restati in piè, e ci siam rizzati. Salva, Signore; Rispondaci il re nel giorno che noi grideremo Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici SIGNORE, il re si rallegrerà nella tua forza; E quanto festeggerà egli grandemente della tua vittoria! Tu gli hai dato il desio del suo cuore, E non gli hai rifiutato quel ch’egli ha pronunziato colle sue labbra. Sela. Perciocchè tu gli sei venuto incontro con benedizioni di beni; Tu gli hai posta in sul capo una corona d’oro finissimo. Egli ti aveva chiesta vita. E tu gli hai dato lunghezza di giorni in perpetuo. La sua gloria è grande per la tua vittoria; Tu hai messa sopra lui maestà e magnificenza; Perciocchè tu l’hai posto in benedizioni in perpetuo; Tu l’hai rallegrato di letizia col tuo volto Perciocchè il re si confida nel Signore, E nella benignità dell’Altissimo, egli non sarà giammai smosso. La tua mano troverà tutti i tuoi nemici; La tua destra troverà quelli che t’odiano. Tu li renderai simili ad un forno ardente, Al tempo della tua ira; Il Signore li abisserà nel suo cruccio, E il fuoco li divorerà. Tu farai perire il frutto loro d’in sulla terra, E la lor progenie d’infra i figliuoli degli uomini; Perciocchè hanno ordito del male contro a te, Ed hanno divisata una malizia, della quale però non potranno venire a capo. Perciocchè tu li metterai per tuo bersaglio; Tu tirerai diritto colle corde de’ tuoi archi contro alla lor faccia. Innalzati, Signore, colla tua forza; Noi canteremo, e salmeggeremo la tua potenza Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Aielet-hassahar DIO mio, Dio mio, perchè mi hai lasciato? Perchè stai lontano dalla mia salute, e dalle parole del mio ruggire? O Dio mio, io grido di giorno, e tu non rispondi; Di notte ancora, e non ho posa alcuna. E pur tu sei il Santo, Il Permanente, le lodi d’Israele. I nostri padri si son confidati in te; Si son confidati in te, e tu li hai liberati. Gridarono a te, e furon liberati; In te si confidarono, e non furon confusi. Ma io sono un verme, e non un uomo; Il vituperio degli uomini, e lo sprezzato fra il popolo. Chiunque mi vede, si beffa di me, Mi stende il labbro, e scuote il capo; Dicendo: Egli si rimette nel Signore; liberilo dunque; Riscuotalo, poichè egli lo gradisce. Certo, tu sei quel che mi hai tratto fuor del seno; Tu mi hai affidato da che io era alle mammelle di mia madre. Io fui gettato sopra te dalla matrice; Tu sei il mio Dio fin dal seno di mia madre Non allontanarti da me; perciocchè l’angoscia è vicina, E non vi è alcuno che mi aiuti. Grandi tori mi hanno circondato; Possenti tori di Basan mi hanno intorniato; Hanno aperta la lor gola contro a me, Come un leone rapace e ruggente. Io mi scolo come acqua, E tutte le mie ossa si scommettono; Il mio cuore è come cera, E si strugge nel mezzo delle mie interiora. Il mio vigore è asciutto come un testo, E la mia lingua è attaccata alla mia gola; Tu mi hai posto nella polvere della morte. Perciocchè cani mi hanno circondato; Uno stuolo di maligni mi ha intorniato; Essi mi hanno forate le mani ed i piedi. Io posso contar tutte le mie ossa; Essi mi riguardano, e mi considerano. Si spartiscono fra loro i miei vestimenti, E tranno la sorte sopra la mia vesta. Tu dunque, Signore, non allontanarti; Tu che sei la mia forza, affrettati a soccorrermi. Riscuoti l’anima mia dalla spada, L’unica mia dalla branca del cane. Salvami dalla gola del leone, Ed esaudiscimi, liberandomi dalle corna de’ liocorni Io racconterò il tuo Nome a’ miei fratelli; Io ti loderò in mezzo della raunanza. Voi che temete il Signore, lodatelo; Glorificatelo voi, tutta la progenie di Giacobbe; E voi tutta la generazione d’Israele, abbiate timor di lui. Perciocchè egli non ha sprezzata, nè disdegnata l’afflizione dell’afflitto; E non ha nascosta la sua faccia da lui; E quando ha gridato a lui, l’ha esaudito. Da te io ho l’argomento della mia lode in grande raunanza; Io adempirò i miei voti in presenza di quelli che ti temono. I mansueti mangeranno, e saranno saziati; Que’ che cercano il Signore lo loderanno; Il vostro cuore viverà in perpetuo. Tutte le estremità della terra ne avranno memoria, E si convertiranno al Signore; E tutte le nazioni delle genti adoreranno nel suo cospetto. Perciocchè al Signore appartiene il regno; Ed egli è quel che signoreggia sopra le genti. Tutti i grassi della terra mangeranno ed adoreranno; Parimente tutti quelli che scendono nella polvere, E che non possono mantenersi in vita, s’inchineranno davanti a lui. La lor posterità gli servirà; Ella sarà annoverata per generazione al Signore. Essi verranno, ed annunzieranno la sua giustizia; Ed alla gente che ha da nascere ciò ch’egli avrà operato Salmo di Davide IL Signore è il mio pastore: nulla mi mancherà. Egli mi fa giacere in paschi erbosi, Mi guida lungo le acque chete. Egli mi ristora l’anima; Egli mi conduce per sentieri di giustizia, Per amor del suo Nome. Avvegnachè io camminassi nella valle dell’ombra della morte, Io non temerei male alcuno; perciocchè tu sei meco; La tua bacchetta, e la tua verga mi consolano. Tu apparecchi davanti a me la mensa, al cospetto de’ miei nemici; Tu ungi il mio capo con olio; la mia coppa trabocca. Per certo, beni e benignità mi accompagneranno Tutti i giorni della mia vita; Ed io abiterò nella Casa del Signore Per lunghi giorni Salmo di Davide AL Signore appartiene la terra, e tutto quello che è in essa; Il mondo, ed i suoi abitanti. Perciocchè egli l’ha fondata sopra i mari, E l’ha fermata sopra i fiumi Chi salirà al monte del Signore? E chi starà nel luogo suo santo? L’uomo innocente di mani, e puro di cuore; Il qual non eleva l’animo a vanità, e non giura con frode. Un tale riceverà benedizione dal Signore, E giustizia dall’Iddio della sua salute. Tale è la generazione di quelli che lo ricercano; Tale è Giacobbe che cerca la tua faccia, o Dio. Sela O porte, alzate i vostri capi; E voi, porte eterne, alzatevi; E il Re di gloria entrerà. Chi è questo Re di gloria? Egli è il Signore forte e possente; Il Signore poderoso in battaglia. O porte, alzate i vostri capi; Alzatevi, o porte eterne; E il Re di gloria entrerà. Chi è questo Re di gloria? Egli è il Signor degli eserciti; Esso è il Re di gloria. Sela Salmo di Davide O SIGNORE, io levo l’anima mia a te. Dio mio, io mi confido in te; fa’ che io non sia confuso, E che i miei nemici non facciano festa di me. Ed anche che niuno di quelli che sperano in te sia confuso; Sien confusi quelli che si portano dislealmente senza cagione. Signore, fammi conoscere le tue vie; Insegnami i tuoi sentieri. Inviami nella tua verità, ed ammaestrami; Perciocchè tu sei l’Iddio della mia salute; Io ti attendo tuttodì. Ricordati, Signore, delle tue compassioni, e delle tue benignità; Perciocchè sono ab eterno. Non ridurti a memoria i peccati della mia giovanezza, Nè i miei misfatti; Secondo la tua benignità, ricordati di me, O Signore, per amore della tua bontà Il Signore è buono e diritto; Perciò egli insegnerà la via a’ peccatori. Egli invierà i mansueti nella dirittura, Ed insegnerà la sua via agli umili. Tutte le vie del Signore son benignità e verità, Inverso quelli che guardano il suo patto e le sue testimonianze. O Signore, per amor del tuo Nome, Perdonami la mia iniquità; perciocchè ella è grande. Chi è l’uomo che tema il Signore? Egli gl’insegnerà la via ch’egli deve eleggere. L’anima sua dimorerà per mezzo i beni, E la sua progenie erederà la terra. Il Signore dà a conoscere il suo consiglio ed il suo patto A quelli che lo temono I miei occhi son del continuo verso il Signore; Perciocchè egli trarrà i miei piedi della rete. Riguarda a me, ed abbi pietà di me; Perciocchè io son solo ed afflitto. Le angosce del mio cuore si sono aumentate; Trammi delle mie distrette. Vedi la mia afflizione ed il mio affanno; E perdonami tutti i miei peccati. Vedi i miei nemici; perciocchè son molti, E mi odiano d’un odio pieno di violenza. Guarda l’anima mia, e riscuotimi; Fa’ che io non sia confuso; perciocchè io mi confido in te. L’integrità e la dirittura mi guardino; Perciocchè io ho sperato in te. O Dio, riscuoti Israele da tutte le sue tribolazioni Salmo di Davide GIUDICIAMI, Signore; perciocchè io son camminato nella mia integrità; E mi son confidato nel Signore; io non sarò smosso. Provami, Signore, e sperimentami; Metti al cimento le mie reni ed il mio cuore. Perciocchè io ho davanti agli occhi la tua benignità, E son camminato nella tua verità. Io non son seduto con uomini bugiardi, E non sono andato co’ dissimulati. Io odio la raunanza de’ maligni, E non son seduto con gli empi Io lavo le mie mani nell’innocenza, E circuisco il tuo Altare, o Signore; Facendo risonar voce di lode, E raccontando tutte le tue maraviglie. O Signore, io amo l’abitacolo della tua Casa, E il luogo del tabernacolo della tua gloria. Non metter l’anima mia in un fascio co’ peccatori, Nè la mia vita con gli uomini di sangue; Nelle cui mani è scelleratezza, E la cui destra è piena di presenti. Ma io camminerò nella mia integrità; Riscuotimi, ed abbi pietà di me. Il mio piè sta fermo e ritto in luogo piano. Io benedirò il Signore nelle raunanze Salmo di Davide IL Signore è la mia luce e la mia salute; Di chi temerò? Il Signore è la forza della mia vita; Di chi avrò paura? Quando i maligni mi hanno assalito per divorar la mia carne, Eglino stessi, i miei nemici ed avversari, son traboccati e caduti. Avvegnachè tutto un campo si accampasse contro a me, Il mio cuore non avrebbe però paura; Benchè una battaglia si levasse contro a me, Io avrei confidanza in questo. Io ho chiesta una cosa al Signore, quella procaccerò: Che io dimori nella Casa del Signore tutti i giorni della mia vita, Per mirar la bellezza del Signore, E visitare il suo Tempio. Perciocchè egli mi nasconderà nel suo tabernacolo, Nel giorno dell’avversità; Egli mi occulterà nel nascondimento del suo padiglione; Egli mi leverà ad alto sopra una roccia. Anzi pure ora il mio capo s’innalzerà sopra i miei nemici Che son d’intorno a me; Ed io sacrificherò nel suo tabernacolo sacrificii con giubilo; Io canterò, e salmeggerò al Signore Signore, ascolta la mia voce, colla quale io grido; Ed abbi pietà di me, e rispondimi. Il mio cuore mi dice da parte tua: Cercate la mia faccia. Io cerco la tua faccia, o Signore. Non nascondere il tuo volto da me, Non rigettare in ira il tuo servitore; Tu sei stato il mio aiuto; non lasciarmi, e non abbandonarmi, O Dio della mia salute. Quantunque mio padre e mia madre mi avessero abbandonato, Pure il Signore mi accoglierà. O Signore, insegnami la tua via, E giudami per un sentiero piano, Per cagione de’ miei nemici. Non darmi alle voglie de’ miei nemici; Perciocchè son surti contro a me falsi testimoni, Ed uomini che audacemente parlano di violenza. Oh! se non avessi creduto di vedere i beni del Signore, Nella terra de’ viventi! Attendi il Signore, Fortificati; ed egli conforterà il tuo cuore; Spera pur nel Signore Salmo di Davide IO grido a te, Signore; Rocca mia, non tacere, senza rispondermi; Che talora, se tu ti taci, Io non sia renduto simile a quelli che scendono nella fossa. Ascolta la voce delle mie supplicazioni, mentre io grido a te, Mentre io levo le mani verso l’oracolo della tua santità. Non istrascinarmi con gli empi, e con gli operatori d’iniquità, I quali parlano di pace co’ lor prossimi, Ma hanno della malizia nel cuore. Rendi loro secondo le loro opere, e secondo le malvagità de’ lor fatti; Rendi loro secondo le opere delle lor mani; Da’ loro la lor retribuzione. Perciocchè non considerano i fatti del Signore, Nè l’opere delle sue mani, Egli li distruggerà, e non li edificherà Benedetto sia il Signore; Perciocchè egli ha udita la voce delle mie supplicazioni. Il Signore è la mia forza ed il mio scudo; In lui si è confidato il mio cuore, ed io sono stato soccorso; Onde il mio cuore festeggia Ed io lo celebrerò co’ miei cantici. Il Signore è la forza del suo popolo, Ed è la fortezza delle salvazioni del suo unto. Salva il tuo popolo, e benedici la tua eredità; E pascili, e innalzali in perpetuo Salmo di Davide DATE al Signore, o figliuoli de’ potenti, Date al Signore gloria e forza. Date al Signore la gloria dovuta al suo Nome; Adorate il Signore nel magnifico santuario. La voce del Signore è sopra le acque; L’Iddio di gloria tuona; Il Signore è sopra le grandi acque. La voce del Signore è con potenza; La voce del Signore è con magnificenza. La voce del Signore rompe i cedri; E il Signore spezza i cedri del Libano; E li fa saltellar come un vitello; Il Libano stesso, e Sirion, come il figlio d’un liocorno. La voce del Signore sparge, a guisa di schegge, fiamme di fuoco. La voce del Signore fa tremare il deserto; Il Signore fa tremare il deserto di Cades. La voce del Signore fa partorir le cerve, E sfronda le selve; Ma intanto ciascuna predica la sua gloria nel suo Tempio. Il Signore nel diluvio siede; Anzi il Signore siede re in eterno. Il Signore darà forza al suo popolo; Il Signore benedirà il suo popolo in pace Salmo di canto di Davide, sopra la dedicazione della sua casa SIGNORE, io ti esalterò; perciocchè tu mi hai tratto ad alto, E non hai rallegrati di me i miei nemici. Signore Iddio mio, Io ho gridato a te, e tu mi hai sanato. Signore, tu hai fatta salir l’anima mia fuor del sepolcro; Tu mi hai salvata la vita, acciocchè io non iscendessi nella fossa. Salmeggiate al Signore voi suoi santi; E celebrate la memoria della sua santità. Perciocchè l’ira sua dura solo un momento; Ma la sua benevolenza dura tutta una vita; La sera appo noi alberga il pianto, Ma la mattina vi è giubilo Quant’è a me, nella mia quiete, io diceva: Io non sarò giammai smosso. Signore, tu avevi, per lo tuo favore, stanziata la fortezza nel mio monte; Ma tosto che tu hai nascosta la tua faccia, io sono stato smarrito. Io ho gridato a te, Signore, Ed ho supplicato al Signore, Dicendo: Che utilità avrai nel mio sangue, Se io scendo nella fossa? La polvere ti celebrerà ella? Predicherà ella la tua verità? Ascolta, Signore, ed abbi pietà di me; Signore, siimi in aiuto. Tu hai mutato il mio duolo in festa; Tu hai sciolto il mio cilicio, e mi hai cinto di allegrezza; Acciocchè la mia gloria ti salmeggi, e non si taccia. Signore Iddio mio, io ti celebrerò in eterno Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici SIGNORE, io mi son confidato in te; Fa’ che io non sia giammai confuso; Liberami per la tua giustizia. Inchina a me il tuo orecchio, affrettati a liberarmi; Siimi una rocca forte, e un luogo di fortezza, Per salvarmi. Perciocchè tu sei la mia rocca e la mia fortezza; E, per amor del tuo Nome, guidami, e conducimi. Trammi fuor della rete che mi è stata tesa di nascosto; Poichè tu sei la mia fortezza. Io rimetto il mio spirito nelle tue mani; Tu mi hai riscattato, o Signore Iddio di verità. Io odio quelli che attendono alle vanità di menzogna; Ma io mi confido nel Signore. Io festeggerò, e mi rallegrerò della tua benignità; Perciocchè tu avrai veduta la mia afflizione, Ed avrai presa conoscenza delle tribolazioni dell’anima mia; E non mi avrai messo in mano del nemico; Ed avrai fatto star ritti i miei piedi al largo Abbi mercè di me, Signore; perciocchè io sono in distretta; L’occhio mio, l’anima mia, e il ventre mio, son consumati di cordoglio. Perciocchè la mia vita si vien meno di noia, Ed i miei anni di sospirare; Le mie forze sono scadute per le mie pene, E le mie ossa son consumate. Per cagione di tutti i miei nemici, io sono stato in gran vituperio Eziandio a’ miei vicini, e in ispavento a’ miei conoscenti; Quelli che mi veggono fuori se ne fuggono lontano da me. Io sono stato dimenticato dal cuor loro come un morto; Io son simile ad un vaso perduto. Perciocchè io ho udito il vituperio di molti; Spavento è d’ogn’intorno, Mentre prendono insieme consiglio contro a me, E macchinano di tormi la vita. Ma io, o Signore, mi confido in te; Io ho detto: Tu sei l’Iddio mio. I miei tempi son nella tua mano; Riscuotimi dalla mano de’ miei nemici, e da quelli che mi perseguitano. Fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo servitore; Salvami per la tua benignità. O Signore, fa’ che io non sia confuso; perciocchè io t’invoco; Sieno confusi gli empi; Abbian la bocca turata, e sieno posti nel sepolcro. Ammutoliscano le labbra bugiarde, Le quali parlano duramente contro al giusto, Con alterezza, e con isprezzo Quanto grandi sono i tuoi beni Che tu hai riposti a quelli che ti temono; E che tu fai in presenza de’ figliuoli degli uomini, Inverso quelli che si confidano in te! Tu li nascondi, nel nascondimento della tua faccia, Dalle superbie degli uomini; Tu li occulti in un tabernacolo, lungi dalle brighe delle lingue. Benedetto sia il Signore; Perciocchè egli ha renduta ammirabile la sua benignità inverso me, Come se io fossi stato in una città di fortezza. Ora, quant’è a me, nel mio smarrimento, dissi: Io son riciso d’innanzi al tuo cospetto Ma pur tu hai udita la voce delle mie supplicazioni, Quando io ho gridato a te. Amate il Signore, voi suoi santi tutti; Il Signore guarda i fedeli, E rende la retribuzione a colmo a quelli che procedono alteramente. Confortatevi, voi tutti che sperate nel Signore; Ed egli fortificherà il vostro cuore Maschil di Davide BEATO colui la cui trasgressione è rimessa, E il cui peccato è coperto! Beato l’uomo a cui il Signore non imputa iniquità, E nel cui spirito non vi è frode alcuna! Mentre io mi son taciuto, le mie ossa si sono invecchiate, Nel mio ruggire di tutto dì. Perciocchè giorno e notte la tua mano era aggravata sopra me, L’umor mio era divenuto simile ad arsure di state. Sela. Io ti ho dichiarato il mio peccato, non ho coperta la mia iniquità, Io ho detto: Io confesserò le mie trasgressioni al Signore; E tu hai rimessa l’iniquità del mio peccato. Sela. Perciò ogni uomo pio ti farà orazione Nel tempo che tu puoi esser trovato; Nel tempo di diluvio di grandi acque, esse non pur perverranno a lui Tu sei il mio ricetto, tu mi guarderai di distretta, Tu mi circonderai di canti di liberazione. Sela. Io voglio ammaestrarti ed insegnarti la via, Per la quale devi camminare; E consigliarti, avendo l’occhio sopra te. Non siate come il cavallo, nè come il mulo, che sono senza intelletto; La cui bocca conviene frenare con morso e con freno, Altrimenti non si accosterebbero a te. Molti dolori avverranno all’empio; Ma benignità intornierà colui che si confida nel Signore. Rallegratevi nel Signore, e fate festa, o giusti; E giubilate, voi tutti che siete diritti di cuore VOI giusti, giubilate nel Signore; La lode è decevole agli uomini diritti. Celebrate il Signore colla cetera; Salmeggiategli col saltero e col decacordo. Cantategli un nuovo cantico, Sonate maestrevolmente con giubilo. Perciocchè la parola del Signore è diritta; E tutte le sue opere son fatte con verità. Egli ama la giustizia e la dirittura; La terra è piena della benignità del Signore. I cieli sono stati fatti per la parola del Signore, E tutto il loro esercito per lo soffio della sua bocca. Egli ha adunate le acque del mare come in un mucchio; Egli ha riposti gli abissi come in tesori. Tutta la terra tema del Signore; Abbianne spavento tutti gli abitanti del mondo. Perciocchè egli disse la parola, e la cosa fu; Egli comandò, e la cosa surse. Il Signore dissipa il consiglio delle genti, Ed annulla i pensieri de’ popoli. Il consiglio del Signore dimora in eterno; I pensieri del suo cuore dimorano per ogni età Beata la gente di cui il Signore è l’Iddio; Beato il popolo, il quale egli ha eletto per sua eredità. Il Signore riguarda dal cielo, Egli vede tutti i figliuoli degli uomini. Egli mira, dalla stanza del suo seggio, Tutti gli abitanti della terra. Egli è quel che ha formato il cuor di essi tutti, Che considera tutte le loro opere. Il re non è salvato per grandezza di esercito; L’uomo prode non iscampa per grandezza di forza. Il cavallo è cosa fallace per salvare, E non può liberare colla grandezza della sua possa. Ecco, l’occhio del Signore è inverso quelli che lo temono; Inverso quelli che sperano nella sua benignità; Per riscuoter l’anima loro dalla morte, E per conservarli in vita in tempo di fame. L’anima nostra attende il Signore; Egli è il nostro aiuto, e il nostro scudo. Certo, il nostro cuore si rallegrerà in lui; Perciocchè noi ci siam confidati nel Nome della sua santità. La tua benignità, o Signore, sia sopra noi, Siccome noi abbiamo sperato in te Salmo di Davide, intorno a ciò ch’egli si contraffece davanti ad Abimelec; onde esso lo cacciò via, ed egli se ne andò IO benedirò il Signore in ogni tempo; La sua lode sarà sempre nella mia bocca. L’anima mia si glorierà nel Signore; Gli umili l’udiranno, e si rallegreranno. Magnificate meco il Signore, Ed esaltiamo tutti insieme il suo Nome. Io ho cercato il Signore, ed egli mi ha risposto, E mi ha liberato da tutti i miei spaventi. Quelli che hanno riguardato a lui sono stati illuminati, E le lor facce non sono state svergognate. Questo povero afflitto ha gridato, e il Signore l’ha esaudito, E l’ha salvato da tutte le sue distrette. Gli Angeli del Signore sono accampati intorno a quelli che lo temono, E li liberano. Gustate, e vedete quanto il Signore è buono; Beato l’uomo che spera in lui. Temete il Signore, voi suoi santi; Poichè nulla manca a quelli che lo temono. I leoncelli soffrono necessità e fame; Ma quelli che cercano il Signore non hanno mancamento di alcun bene Venite, figliuoli, ascoltatemi; Io v’insegnerò il timor del Signore. Quale è l’uomo che abbia voglia di vivere, Che ami lunghezza di giorni per veder del bene? Guarda la tua lingua dal male, E le tue labbra da parlar frode. Ritratti dal male, e fa’ il bene; Cerca la pace, e procacciala. Gli occhi del Signore son verso i giusti, E le sue orecchie sono attente al grido loro. La faccia del Signore è contro a quelli che fanno male, Per isterminare la lor memoria d’in su la terra. I giusti gridano, e il Signore li esaudisce, E li libera da tutte le lor distrette. Il Signore è presso di quelli che hanno il cuor rotto, E salva quelli che hanno lo spirito contrito. Molte son le afflizioni del giusto; Ma il Signore lo libererà da tutte. Egli guarda tutte le ossa di esso: E niuno ne può esser rotto. La malvagità farà morire il malvagio, E quelli che odiano il giusto saran distrutti. Il Signore riscatta l’anima de’ suoi servitori; E niuno di quelli che sperano in lui sarà distrutto Salmo di Davide O SIGNORE, contendi con quelli che contendono meco; Guerreggia con quelli che guerreggiano meco. Prendi lo scudo e la targa; E levati in mio aiuto. E trai fuori la lancia, e serra il passo a quelli che mi perseguitano; Di’ all’anima mia: Io son la tua salute. Sien confusi e svergognati quelli che cercano l’anima mia; Voltin le spalle, e sieno svergognati Quelli che macchinano del male contro a me. Sien come pula al vento, E caccili l’Angelo del Signore. Sia la via loro tutta tenebre, e sdruccioli; E perseguali l’Angelo del Signore. Perciocchè senza cagione hanno fatta una fossa nascosta, Per tendervi la lor rete; Senza cagione l’hanno cavata all’anima mia. Venga loro una sprovveduta ruina, E sieno presi colla lor propria rete che hanno tesa di nascosto, E cadano nella ruina che mi hanno apparecchiata. Allora l’anima mia festeggerà nel Signore, E si rallegrerà nella sua salute. Tutte le ossa mie diranno: O Signore, chi è pari a te, Che riscuoti il povero afflitto da chi è più forte di lui; Il povero afflitto, e il bisognoso, da chi lo spoglia? Falsi testimoni si levano; Mi domandano cose, delle quali non so nulla. Mi rendono male per bene; Rendono sconforto all’anima mia. E pure io, quando essi erano infermi, mi vestiva d’un cilicio. Ed affliggeva l’anima mia col digiuno, E la mia orazione mi ritornava in seno. Io andava attorno, come se fosse stato per un mio amico, ovver fratello; Io andava chino, e vestito a bruno, Come uno che faccia cordoglio di sua madre. Ma quando io son zoppicato, essi se ne son rallegrati, E si sono adunati insieme; Gente da nulla si è adunata contro a me, senza che io lo sapessi; Mi hanno lacerato, senza mai restare; Insieme con profani beffatori giocolari, Digrignando i denti contro di me O Signore, infino a quando vedrai queste cose? Ritrai l’anima mia dalle ruine loro, L’unica mia d’infra i leoncelli. Io ti celebrerò in gran raunanza; Io ti loderò in mezzo d’un gran popolo. Non rallegrinsi di me quelli che mi son nemici a torto; Non ammicchino con gli occhi quelli che mi odiano senza cagione. Perciocchè non parlano giammai di pace; Anzi macchinano frodi contro a’ pacifici della terra. Ed allargano la lor bocca contro a me, E dicono: Eia, Eia! l’occhio nostro ha pur veduto quello che desideravamo. O Signore, tu hai vedute queste cose; non tacere; O Signore, non allontanarti da me. Risvegliati, e destati, per farmi ragione; Dio mio, e Signor mio, risvegliati per difendere la mia causa. O Signore Iddio mio, giudicami secondo la tua giustizia, E fa’ ch’essi non si rallegrino di me; E non dicano nel cuor loro: Ehi! anima nostra; E non dicano: Noi l’abbiamo trangugiato. Sieno svergognati e confusi tutti quanti Quelli che si rallegrano del mio male; Sieno vestiti di vergogna e di vituperio Quelli che si magnificano contro a me. Cantino, e rallegrinsi Quelli che hanno buona affezione alla mia giustizia; E dicano del continuo: Magnificato sia il Signore, Che vuole la pace del suo servitore. E la mia lingua risonerà la tua giustizia E la tua laude, tuttodì Salmo di Davide, servitore del Signore dato al capo de’ Musici IL misfatto dell’empio mi dice dentro al cuore, Ch’egli non ha timore alcuno di Dio davanti agli occhi. Perciocchè egli si lusinga appo sè stesso, Per venire a capo della sua iniquità, che è pur da odiare. Le parole della sua bocca sono iniquità e frode; Egli non ha più intelletto da far bene. Egli divisa iniquità sopra il suo letto; Egli si ferma nella via che non è buona, Egli non abborre il male O Signore, la tua benignità arriva infino al cielo, E la tua verità infino alle nuvole. La tua giustizia è simile a monti altissimi; I tuoi giudicii sono un grande abisso. O Signore, tu conservi uomini e bestie. O Dio, quanto preziosa è la tua benignità! Perciò i figliuoli degli uomini si riducono sotto l’ombra delle tue ale; Son saziati del grasso della tua Casa; Tu li abbeveri del torrente delle tue delizie. Perciocchè appo te è la fonte della vita; E per la tua luce noi veggiamo la luce. Stendi la tua benignità inverso quelli che ti conoscono, E la tua giustizia inverso quelli che son diritti di cuore. Non vengami addosso il piè del superbo; E la mano degli empi non mi smuova. Ecco là, gli operatori d’iniquità son caduti; Sono stati sospinti, e non son potuti risorgere Salmo di Davide NON crucciarti per cagion de’ maligni; Non portare invidia a quelli che operano perversamente; Perciocchè saran di subito ricisi come fieno, E si appasseranno come erbetta verde. Confidati nel Signore, e fa’ bene; Tu abiterai nella terra, e vi pasturerai in confidanza. E prendi il tuo diletto nel Signore, Ed egli ti darà le domande del tuo cuore. Rimetti la tua via nel Signore; E confidati in lui, ed egli farà ciò che bisogna; E produrrà fuori la tua giustizia, come la luce; E la tua dirittura, come il mezzodì Attendi il Signore in silenzio; Non crucciarti per colui che prospera nella sua via, Per l’uomo che opera scelleratezza. Rimanti dell’ira, e lascia il cruccio; Non isdegnarti, sì veramente, che tu venga a far male. Perciocchè i maligni saranno sterminati; Ma coloro che sperano nel Signore possederanno la terra. Fra breve spazio l’empio non sarà più; E se tu poni mente al suo luogo, egli non vi sarà più. Ma i mansueti possederanno la terra, E gioiranno in gran pace. L’empio fa delle macchinazioni contro al giusto, E digrigna i denti contro a lui. Il Signore si riderà di lui; Perciocchè egli vede che il suo giorno viene. Gli empi hanno tratta la spada, Ed hanno teso il loro arco, Per abbattere il povero afflitto ed il bisognoso; Per ammazzar quelli che camminano dirittamente. La loro spada entrerà loro nel cuore, E gli archi loro saranno rotti. Meglio vale il poco del giusto, Che l’abbondanza di molti empi. Perciocchè le braccia degli empi saranno rotte; Ma il Signore sostiene i giusti. Il Signore conosce i giorni degli uomini intieri; E la loro eredità sarà in eterno. Essi non saran confusi nel tempo dell’avversità; E saranno saziati nel tempo della fame. Ma gli empi periranno; Ed i nemici del Signore, come grasso d’agnelli, Saranno consumati, e andranno in fumo L’empio prende in prestanza, e non rende; Ma il giusto largisce, e dona. Perciocchè i benedetti dal Signore erederanno la terra; Ma i maledetti da lui saranno sterminati. I passi dell’uomo, la cui via il Signore gradisce, Son da lui addirizzati. Se cade, non è però atterrato; Perciocchè il Signore gli sostiene la mano. Io sono stato fanciullo, e sono eziandio divenuto vecchio, E non ho veduto il giusto abbandonato, Nè la sua progenie accattare il pane. Egli tuttodì dona e presta; E la sua progenie è in benedizione. Ritratti dal male, e fa’ il bene; E tu sarai stanziato in eterno. Perciocchè il Signore ama la dirittura, E non abbandonerà i suoi santi; Essi saranno conservati in eterno; Ma la progenie degli empi sarà sterminata. I giusti erederanno la terra; Ed abiteranno in perpetuo sopra essa. La bocca del giusto risuona sapienza, E la sua lingua pronunzia dirittura. La Legge dell’Iddio suo è nel suo cuore; I suoi passi non vacilleranno. L’empio spia il giusto, E cerca di ucciderlo. Il Signore non glielo lascerà nelle mani, E non permetterà che sia condannato, quando sarà giudicato Aspetta il Signore, e guarda la sua via, Ed egli t’innalzerà, acciocchè tu eredi la terra; Quando gli empi saranno sterminati, tu lo vedrai. Io ho veduto l’empio possente, E che si distendeva come un verde lauro; Ma egli è passato via; ed ecco, egli non è più; Ed io l’ho cercato, e non si è ritrovato. Guarda l’integrità, e riguarda alla dirittura; Perciocchè vi è mercede per l’uomo di pace. Ma i trasgressori saranno distrutti tutti quanti; Ogni mercede è ricisa agli empi. Ma la salute de’ giusti è dal Signore; Egli è la lor fortezza nel tempo dell’afflizione; Ed il Signore li aiuta e li libera; Li libera dagli empi, e li salva; Perciocchè hanno sperato in lui Salmo di Davide, da rammemorare SIGNORE, non correggermi nella tua indegnazione; E non castigarmi nel tuo cruccio. Perciocchè le tue saette son discese in me, E la tua mano mi si è calata addosso. Egli non vi è nulla di sano nella mia carne, per cagione della tua ira; Le mie ossa non hanno requie alcuna, per cagion del mio peccato. Perciocchè le mie iniquità trapassano il mio capo; Sono a guisa di grave peso, son pesanti più che io non posso portare. Le mie posteme putono, e colano, Per la mia follia. Io son tutto travolto e piegato; Io vo attorno tuttodì vestito a bruno; Perciocchè i miei fianchi son pieni d’infiammagione; E non vi è nulla di sano nella mia carne. Io son tutto fiacco e trito; Io ruggisco per il fremito del mio cuore. Signore, ogni mio desiderio è nel tuo cospetto; Ed i miei sospiri non ti sono occulti. Il mio cuore è agitato, la mia forza mi lascia; La luce stessa de’ miei occhi non è più appo me. I miei amici ed i miei compagni se ne stanno di rincontro alla mia piaga; Ed i miei prossimi si fermano da lungi E questi che cercano l’anima mia mi tendono delle reti; E quelli che procacciano il mio male parlano di malizie, E ragionano di frodi tuttodì. Ma io, come se fossi sordo, non ascolto; E son come un mutolo che non apre la bocca. E son come un uomo che non ode; E come uno che non ha replica alcuna in bocca. Perciocchè, o Signore, io ti aspetto, Tu risponderai, o Signore Iddio mio. Perciocchè io ho detto: Fa’ che non si rallegrino di me; Quando il mio piè vacilla, essi s’innalzano contro a me. Mentre son tutto presto a cadere, E la mia doglia è davanti a me del continuo; Mentre io dichiaro la mia iniquità, E sono angosciato per lo mio peccato; I miei nemici vivono, e si fortificano; E quelli che mi odiano a torto s’ingrandiscono. Quelli, dico, che mi rendono mal per bene; Che mi sono avversari, in iscambio di ciò che ho loro procacciato del bene. Signore, non abbandonarmi; Dio mio, non allontanarti da me. Affrettati al mio aiuto, O Signore, mia salute Salmo di Davide, dato a Iedutun capo de’ Musici IO aveva detto: Io prenderò guardia alle mie vie, Che io non pecchi colla mia lingua; Io guarderò la mia bocca con un frenello, Mentre l’empio sarà davanti a me. Io sono stato mutolo e cheto; Ho eziandio taciuto il bene; Ma la mia doglia si è inasprita. Il mio cuore si è riscaldato dentro di me; Un fuoco si è acceso, mentre io ravvolgeva questo nell’animo mio; Onde io ho parlato colla mia lingua, dicendo: O Signore, fammi conoscere il mio fine, E quale è il termine de’ miei dì; Fa’ ch’io sappia quanto io ho da vivere ancora in questo mondo. Ecco tu hai ridotti i miei dì alla misura di un palmo, E il tempo della mia vita è come niente appo te; Certo, ogni uomo, quantunque sia in piè, è tutta vanità. Sela. Certo l’uomo va e viene in figura; Certo in vano si travagliano tutti, E adunano de’ beni senza sapere chi li raccorrà Ma ora, Signore, che aspetto io? La mia speranza è in te. Liberami da tutti i miei misfatti; Non farmi essere il vituperio dello stolto. Io ammutolisco, io non aprirò la bocca; Perciocchè tu hai fatto questo. Toglimi d’addosso la tua piaga; Io mi vengo meno, per la guerra che tu mi fai colla tua mano. Se tu castighi alcuno con castigamenti d’iniquità, Tu fai struggere tutto ciò che vi è di bello e d’eccellente in lui, Come una tignuola; certo, ogni uomo è vanità. Sela. Signore, ascolta la mia orazione, e porgi l’orecchio al mio grido, E non esser sordo alle mie lagrime; Perciocchè io son forestiere appo te, Ed avveniticcio, come tutti i miei padri. Cessati da me, acciocchè io mi rinforzi, Innanzi che io me ne vada, e non sia più Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici IO ho lungamente e pazientemente aspettato il Signore; Ed egli si è inchinato a me, ed ha ascoltato il mio grido; E mi ha tratto fuor di una fossa ruinosa, Di un fango pantanoso; Ed ha rizzati i miei piedi sopra una roccia, Ed ha fermati i miei passi. Ed ha messo nella mia bocca un nuovo cantico Per lode dell’Iddio nostro; Molti vedranno questo, e temeranno, E si confideranno nel Signore. Beato l’uomo che ha posto il Signore per sua confidanza; E non riguarda a’ possenti superbi, Nè a quelli che si rivolgono dietro a menzogna. Signore Iddio mio, tu fai grandi le tue maraviglie; E i tuoi pensieri inverso noi Non ponno per alcuna maniera esserti spiegati per ordine; Se io imprendo di narrarli e di parlarne, Son tanti che io non posso annoverarli Tu non prendi piacere in sacrificio, nè in offerta; Tu mi hai forate le orecchie; Tu non hai chiesto, olocausto, nè sacrificio per lo peccato. Allora io ho detto: Eccomi venuto; Egli è scritto di me nel volume del Libro. Dio mio, io prendo piacere in far la tua volontà; E la tua Legge è nel mezzo delle mie interiora. Io ho predicata la tua giustizia in gran raunanza; Ecco io non ho rattenute le mie labbra; Tu lo sai, Signore. Io non ho nascosta la tua giustizia dentro al mio cuore; Io ho narrata la tua verità e la tua salute; Io non ho celata la tua benignità, nè la tua verità, In gran raunanza Tu, Signore, non rattenere inverso me le tue compassioni; Guardinmi del continuo la tua benignità e la tua verità. Perciocchè mali innumerabili mi hanno circondato; Le mie iniquità mi hanno giunto, E pur non le posso vedere; Sono in maggior numero che i capelli del mio capo, Onde il cuor mi vien meno. Piacciati, Signore, liberarmi; Signore, affrettati in mio aiuto. Quelli che cercano l’anima mia, per farla perire, Sieno confusi, e svergognati tutti quanti; Quelli che prendono piacere nel mio male, Voltino le spalle, e sieno svergognati. Quelli che mi dicono: Eia, eia! Sieno distrutti, per ricompensa del vituperio che mi fanno. Rallegrinsi, e gioiscano in te tutti quelli chi ti cercano; Quelli che amano la tua salute dicano del continuo: Magnificato sia il Signore. Quanto è a me, io son povero, e bisognoso; Ma pure il Signore ha cura di me; Tu sei il mio aiuto e il mio liberatore; O Dio mio, non tardare Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici BEATO colui che si porta saviamente inverso il povero e misero; Il Signore lo libererà nel giorno dell’avversità. Il Signore lo guarderà, e lo manterrà in vita; Egli sarà reso beato in terra; E tu non lo darai, o Dio, alla voglia de’ suoi nemici. Il Signore lo sosterrà, quando sarà nel letto d’infermità; Quando sarà in malattia, tu gli rivolterai tutto il suo letto. Io ho detto: Signore, abbi pietà di me; Sana l’anima mia; perciocchè io ho peccato contro a te I miei nemici tengono malvagi ragionamenti di me, dicendo: Quando morrà egli mai? e quando sarà perito il suo nome? E se alcun di loro viene a vedermi, parla con menzogna; Il suo cuore accoglie iniquità; E quando egli è uscito fuori, ne ragiona. Tutti quelli che mi odiano bisbigliano insieme contro a me; Pensano del male di me; Dicendo: Alcun maligno male gli è attaccato addosso; Egli non si rileverà giammai del male onde egli giace. Eziandio l’uomo col quale io viveva in buona pace, Sul quale io mi confidava, che mangiava il mio pane, Ha alzato il calcagno contro a me. Ma tu, Signore, abbi pietà di me, e rilevami; Ed io farò loro la lor retribuzione. Da questo conosco che tu mi gradisci, Che il mio nemico non trionfa di me. Anzi tu mi hai sostenuto nella mia integrità, E mi hai stabilito nel tuo cospetto in perpetuo. Benedetto sia il Signore, l’Iddio d’Israele, Da un secolo infino all’altro secolo. Amen, Amen Maschil de’ figliuoli di Core, dato al capo de’ Musici COME il cervo agogna i rivi dell’acque, Così l’anima mia agogna te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, dell’Iddio vivente. Quando verrò, e comparirò io nel cospetto di Dio? Le mie lagrime sono il mio cibo giorno e notte, Mentre mi è detto tuttodì: Dove è il tuo Dio? Io mi verso addosso l’anima mia Quando mi riduco in memoria queste cose; Che io passava in ischiera, E camminava con essa infino alla Casa di Dio, Con voce di canto e di lode, la moltitudine facendo festa. Anima mia, perchè ti abbatti, e ti commovi in me? Aspetta Iddio; perciocchè ancora lo celebrerò; Il suo aspetto è compiuta salvezza O Dio mio, l’anima mia si abbatte in me; Perciò mi ricordo di te dal paese del Giordano, E da’ monti di Hermon, dal monte Misar. Un abisso chiama l’altro abisso, al suon de’ tuoi canali; Tutti i tuoi flutti e le tue onde mi son passate addosso. Il Signore di giorno manderà la sua benignità, E di notte io avrò appo me i suoi cantici, Ed orazione all’Iddio della mia vita. Io dirò a Dio, mia Rocca: Perchè mi hai tu dimenticato? Perchè vo io attorno vestito a bruno, Per l’oppression del nemico? I miei nemici mi fanno onta, trafiggendomi fino all’ossa, Mentre mi dicono tuttodì: Dove è il tuo Dio? Anima mia, perchè ti abbatti, e perchè ti commovi in me? Aspetta Iddio; perciocchè ancora lo celebrerò; Egli è la compiuta salvezza della mia faccia, e il mio Dio O DIO, fammi ragione, e dibatti la mia lite; Liberami dalla gente spietata, dall’uomo frodolente ed iniquo. Perciocchè tu sei l’Iddio della mia fortezza; perchè mi hai scacciato? Perchè vo io attorno vestito a bruno, Per l’oppression del nemico? Manda la tua luce, e la tua verità; guidinmi esse, Ed introducanmi al monte della tua santità, e ne’ tuoi tabernacoli. Allora verrò all’Altare di Dio, all’Iddio dell’allegrezza del mio giubilo; E ti celebrerò colla cetera, o Dio, Dio mio. Perchè ti abbatti, anima mia? e perchè ti commovi in me? Aspetta Iddio; perciocchè ancora lo celebrerò; Egli è la compiuta salvezza della mia faccia, e il mio Dio Maschil, dato al capo de’ Musici, de’ figliuoli di Core. O DIO, noi abbiamo udite colle nostre orecchie, I nostri padri ci hanno raccontate Le opere che tu operasti a’ dì loro, A’ dì antichi. Tu, colla tua mano, scacciasti le genti, e piantasti i nostri padri; Tu disertasti le nazioni, e propagginasti i nostri padri. Perciocchè essi non conquistarono il paese colla loro spada, E il braccio loro non li salvò; Anzi la tua destra, e il tuo braccio, e la luce del tuo volto; Perciocchè tu li gradivi. Tu, o Dio, sei lo stesso mio Re; Ordina le salvazioni di Giacobbe. Per te noi cozzeremo i nostri nemici; Nel tuo Nome noi calpesteremo coloro che si levano contro a noi. Perciocchè io non mi confido nel mio arco, E la mia spada non mi salverà. Anzi tu ci salverai da’ nostri nemici, E renderai confusi quelli che ci odiano. Noi ci glorieremo tuttodì in Dio, E celebreremo il tuo Nome in perpetuo. Sela E pure tu ci hai scacciati, e ci hai svergognati; E non esci più co’ nostri eserciti. Tu ci hai fatto voltar le spalle dinanzi al nemico; E quelli che ci odiano ci hanno predati. Tu ci hai ridotti ad esser come pecore da mangiare; E ci hai dispersi fra le genti. Tu hai venduto il tuo popolo senza danari, E non hai fatto alcuno avanzo de’ lor prezzi. Tu ci hai posti in vituperio appresso i nostri vicini, In beffa, e in ischerno a quelli che stanno d’intorno a noi. Tu ci hai messi ad essere proverbiati fra le genti, Ed hai fatto che ci è scosso il capo contro fra i popoli. Il mio vituperio è tuttodì davanti a me, E la vergogna della mia faccia mi ha coperto, Per la voce del vituperatore e dell’oltraggiatore; Per cagione del nemico e del vendicatore Tutto questo ci è avvenuto, e non però ti abbiamo dimenticato, E non ci siam portati dislealmente contro al tuo patto. Il cuor nostro non si è rivolto indietro, E i nostri passi non si sono sviati da’ tuoi sentieri; Quantunque tu ci abbi tritati, e messi in luogo di sciacalli; E ci abbi coperti d’ombra di morte. Se noi avessimo dimenticato il Nome dell’Iddio nostro, Ed avessimo stese le mani ad alcun dio strano, Iddio non ne farebbe egli inchiesta? Conciossiachè egli conosca i segreti del cuore. Anzi, per cagion tua siamo uccisi tuttodì, Siam reputati come pecore da macello. Risvegliati; perchè dormi, Signore? Destati, non iscacciarci in perpetuo. Perchè nascondi la tua faccia? Perchè dimentichi la nostra afflizione e la nostra oppressione? Conciossiachè la nostra anima sia abbassata fin nella polvere, E il nostro ventre sia attaccato alla terra. Levati in nostro aiuto, E riscuotici, per amor della tua benignità Maschil, cantico d’amori, dato al capo de’ Musici, de’ figliuoli di Core, sopra Sosannim IL mio cuore sgorga un buon ragionamento; Io recito al Re le mie opere; La mia lingua sarà come la penna di un veloce scrittore. Tu sei più bello che alcuno de’ figliuoli degli uomini; Grazia è sparsa sulle tue labbra; Perciò Iddio ti ha benedetto in eterno. O prode, cingiti la tua spada al fianco, Che è la tua gloria, e la tua magnificenza; E prospera nella tua gloria, Cavalca in su la parola di verità, e di mansuetudine, e di giustizia; E la tua destra ti farà vedere opere tremende. Le tue saette sono acute; I popoli caderanno sotto a te; Esse entreranno nel cuor de’ nemici del Re O Dio, il tuo trono è in sempiterno; Lo scettro del tuo regno è uno scettro di dirittura. Tu hai amata la giustizia, ed hai odiata l’empietà; Perciò Iddio, l’Iddio tuo, ti ha unto. D’olio di letizia sopra i tuoi consorti. Tutti i tuoi vestimenti son mirra, aloe, e cassia, Che spandono il loro odore da’ palazzi d’avorio, Dal luogo ove ti è dato diletto. Figliuole di re sono fra i tuoi onori; La Sposa è alla tua man destra, adorna d’oro di Ofir Ascolta, fanciulla, e riguarda, e porgi l’orecchio; E dimentica il tuo popolo, e la casa di tuo padre; E il Re porrà amore alla tua bellezza; Adoralo adunque, perciocchè egli è il tuo Signore. E la figliuola di Tiro, E i ricchi fra i popoli ti supplicheranno con presenti. La figliuola del Re è tutta gloriosa dentro; La sua vesta è tutta trapunta d’oro. Ella sarà condotta al Re in vesti ricamate, Avendo dietro a sè le vergini sue compagne, Che ti saranno eziandio addotte, o Re. Ti saranno condotte con letizia, e con gioia; Ed entreranno nel palazzo del Re. I tuoi figliuoli saranno in luogo de’ tuoi padri; Tu li costituirai principi per tutta la terra. Io pubblicherò la memoria del tuo Nome, per ogni età; Perciò, ti celebreranno i popoli in sempiterno Cantico, dato al capo de’ Musici, de’ figliuoli di Core, sopra Alamot. IDDIO è nostro ricetto, e forza, Ed aiuto prontissimo nelle distrette. Perciò noi non temeremo, quantunque la terra si tramutasse di luogo, E i monti smossi fosser sospinti in mezzo del mare; E le acque di esso romoreggiassero, e s’intorbidassero; E i monti fossero scrollati dall’alterezza di esso. Sela. Il fiume, i ruscelli di Dio rallegreranno la sua Città. Il luogo santo degli abitacoli dell’Altissimo. Iddio è nel mezzo di lei, ella non sarà smossa; Iddio la soccorrerà allo schiarir della mattina Le genti romoreggiarono, i regni si commossero; Egli diede fuori la sua voce, la terra si strusse. Il Signore degli eserciti è con noi; L’Iddio di Giacobbe è il nostro alto ricetto. Sela. Venite, mirate i fatti del Signore; Come egli ha operate cose stupende nella terra. Egli ha fatte restar le guerre infino all’estremità della terra; Egli ha rotti gli archi, e messe in pezzi le lance, Ed arsi i carri col fuoco. Restate, e conoscete che io son Dio; Io sarò esaltato fra le genti, Io sarò esaltato nella terra. Il Signore degli eserciti è con noi; L’Iddio di Giacobbe è il nostro alto ricetto. Sela Salmo, dato al capo de’ Musici, de’ figliuoli di Core. BATTETEVI a palme, o popoli tutti; Giubilate a Dio con voce di trionfo. Perciocchè il Signore è l’Altissimo, il Tremendo, Gran Re sopra tutta la terra. Egli ridurrà i popoli sotto noi, E la nazioni sotto i nostri piedi. Egli ci ha scelta la nostra eredità, La gloria di Giacobbe, il quale egli ama. Sela Iddio è salito con giubilo, Il Signore è salito con suono di trombe. Salmeggiate a Dio, salmeggiate; Salmeggiate al Re nostro, salmeggiate. Perciocchè Iddio è Re di tutta la terra; Salmeggiate maestrevolmente Iddio regna sopra le genti: Iddio siede sopra il trono della sua santità. I principi de’ popoli si son raunati insieme; Il popolo dell’Iddio d’Abrahamo, Perciocchè a Dio appartengono gli scudi della terra; Egli è grandemente esaltato Cantico di Salmo de’ figliuoli di Core. IL Signore è grande, e molto glorioso Nella Città dell’Iddio nostro, nel monte della sua santità. Il monte di Sion, il fondo verso il Settentrione, La Città del gran Re È in bella contrada, è la gioia di tutta la terra. Iddio è riconosciuto ne’ palazzi di essa, per alta fortezza. Perciocchè ecco, i re si erano adunati, Ed erano tutti insieme passati oltre. Come prima la videro, furono attoniti, Si smarrirono, si affrettarono a fuggire. Tremore li colse quivi; Doglia, come di donna che partorisce. Furono rotti come per lo vento orientale Che rompe le navi di Tarsis Come avevamo udito, così abbiam veduto, Nella Città del Signor degli eserciti, Nella Città dell’Iddio nostro; Iddio la stabilirà in perpetuo. Sela. O Dio, noi abbiamo, chetamente aspettata la tua benignità Dentro al tuo Tempio. O Dio, quale è il tuo Nome, Tale è la tua lode, infino all’estremità della terra; La tua destra è piena di giustizia. Il monte di Sion si rallegrerà, Le figliuole di Giuda festeggeranno, per li tuoi giudicii. Circuite Sion, e andate attorno a lei, Contate le sue torri. Ponete mente alle bastie, Mirate l’altezza de’ suoi palazzi; Acciocchè lo raccontiate all’età a venire. Perciocchè questo Dio è il nostro Dio in sempiterno; Egli ci guiderà infino alla morte Salmo, dato al capo de’ Musici, de’ figliuoli di Core. UDITE questo, popoli tutti; Porgete gli orecchi, voi tutti gli abitanti del mondo; E plebei, e nobili, E ricchi, e bisognosi tutti insieme. La mia bocca proferirà cose di gran sapienza; E il ragionamento del mio cuore sarà di cose di grande intendimento. Io inchinerò il mio orecchio alle sentenze; Io spiegherò sopra la cetera i miei detti notevoli. Perchè temerò ne’ giorni dell’avversità Quando l’iniquità che mi è alle calcagna m’intornierà? Ve ne son molti che si confidano ne’ lor beni, E si gloriano della grandezza delle lor ricchezze. Niuno però può riscuotere il suo fratello, Nè dare a Dio il prezzo del suo riscatto. E il riscatto della lor propria anima non può trovarsi, E il modo ne mancherà in perpetuo; Per fare che continuino a vivere in perpetuo, E che non veggano la fossa; Conciossiachè veggano che i savi muoiono, E che parimente i pazzi, e gli stolti periscono, E lasciano i lor beni ad altri. Il loro intimo pensiero è che le lor case dimoreranno in eterno, E che le loro abitazioni dureranno per ogni età; Impongono i nomi loro a delle terre. E pur l’uomo che è in onore non vi dimora sempre; Anzi è renduto simile alle bestie che periscono. Questa lor via è loro una pazzia; E pure i lor discendenti si compiacciono a seguire i lor precetti. Sela. Saranno posti sotterra, come pecore; La morte li pasturerà; E gli uomini diritti signoreggeranno sopra loro in quella mattina; E il sepolcro consumerà la lor bella apparenza, Che sarà portata via dal suo abitacolo Ma Iddio riscuoterà l’anima mia dal sepolcro; Non temere, quando alcuno sarà arricchito, Quando la gloria della sua casa sarà accresciuta. Perciocchè, quando egli morrà non torrà seco nulla; La sua gloria non gli scenderà dietro. Benchè egli abbia benedetta l’anima sua in vita sua; E tali ti lodino, se tu ti dài piacere, e buon tempo; Quella verrà là ove è la generazion de’ suoi padri; Giammai in eterno non vedranno la luce. L’uomo che è in istato onorevole, e non ha intelletto, È simile alle bestie che periscono Salmo di Asaf. IL Signore, l’Iddio degl’iddii, ha parlato, ed ha gridato alla terra, Dal sol Levante, infino al Ponente. Iddio è apparito in gloria, Da Sion, luogo di compiuta bellezza. L’Iddio nostro verrà, e non se ne starà cheto; Egli avrà davanti a sè un fuoco divorante, E d’intorno a sè una forte tempesta. Egli griderà da alto al cielo, Ed alla terra, per giudicare il suo popolo; E dirà: Adunatemi i miei santi, I quali han fatto meco patto con sacrificio. E i cieli racconteranno la sua giustizia; Perciocchè egli è Iddio Giudice. Sela Ascolta, popol mio, ed io parlerò; Ascolta, Israele, ed io ti farò le mie protestazioni. Io sono Iddio, l’Iddio tuo. Io non ti riprenderò per li tuoi sacrificii, Nè per li tuoi olocausti che mi sono continuamente presentati. Io non prenderò giovenchi dalla tua casa, Nè becchi dalle tue mandre. Perciocchè mie sono tutte le bestie delle selve; Mio è tutto il bestiame che è in mille monti. Io conosco tutti gli uccelli de’ monti; E le fiere della campagna sono a mio comando. Se io avessi fame, io non te lo direi; Perciocchè il mondo, e tutto quello ch’è in esso, è mio. Mangio io carne di tori, O bevo io sangue di becchi? Sacrifica lode a Dio, E paga all’Altissimo i tuoi voti. E invocami nel giorno della distretta, Ed io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai Ma all’empio Iddio ha detto: Che hai tu da far a raccontare i miei statuti, Ed a recarti il mio patto in bocca? Conciossiachè tu odii correzione, E getti dietro a te le mie parole. Se tu vedi un ladro, tu prendi piacere d’essere in sua compagnia; E la tua parte è con gli adulteri. Tu metti la tua bocca al male, E la tua lingua congegna frode. Tu siedi, e parli contro al tuo fratello, E metti biasimo sopra il figliuol di tua madre. Tu hai fatte queste cose, ed io mi sono taciuto; E tu hai pensato, che del tutto io era simile a te. Io ti arguirò, e te le spiegherò in su gli occhi. Deh! intendete questo, voi che dimenticate Iddio; Che talora io non rapisca, e non vi sia alcuno che riscuota. Chi sacrifica lode mi glorifica, E chi addirizza la sua via, Io gli mostrerò la salute di Dio Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici; intorno a ciò che il profeta Natan venne a lui, dopo ch’egli fu entrato da Bat-seba. ABBI pietà di me, o Dio, secondo la tua benignità; Secondo la moltitudine delle tue compassioni, cancella i miei misfatti. Lavami molto e molto della mia iniquità, E nettami del mio peccato. Perciocchè io conosco i miei misfatti, E il mio peccato è del continuo davanti a me. Io ho peccato contro a te solo, Ed ho fatto quello che ti dispiace; Io lo confesso, acciocchè tu sii riconosciuto giusto nelle tue parole, E puro ne’ tuoi guidicii. Ecco, io sono stato formato in iniquità; E la madre mia mi ha conceputo in peccato. Ecco, ti è piaciuto insegnarmi verità nell’interiore, E sapienza nel di dentro Purgami con isopo, e sarò netto; Lavami, e sarò più bianco che neve. Fammi udire gioia ed allegrezza; Fa’ che le ossa che tu hai tritate, festeggino. Nascondi la tua faccia da’ miei peccati, E cancella tutte le mie iniquità. O Dio, crea in me un cuor puro, E rinnovella dentro di me uno spirito diritto. Non rigettarmi dalla tua faccia; E non togliermi lo Spirito tuo santo. Rendimi l’allegrezza della tua salute; E fa’ che lo Spirito volontario mi sostenga. Io insegnerò le tue vie a’ trasgressori; E i peccatori si convertiranno a te Liberami dal sangue, o Dio, Dio della mia salute; La mia lingua canterà con giubilo la tua giustizia. Signore, aprimi le labbra; E la mia bocca racconterà la tua lode. Perciocchè tu non prendi piacere in sacrificio; Altrimenti io l’avrei offerto; Tu non gradisci olocausto. I sacrificii di Dio sono lo spirito rotto; O Dio, tu non isprezzi il cuor rotto e contrito. Fa’ del bene a Sion per la tua benevolenza; Edifica le mura di Gerusalemme. Allora prenderai piacere in sacrificii di giustizia, In olocausti, e in offerte da ardere interamente; Allora si offeriranno giovenchi sul tuo Altare Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici; intorno a ciò che Doeg Idumeo era venuto a rapportare a Saulle che Davide era entrato in casa di Ahimelec. O POSSENTE uomo, perchè ti glorii del male? La benignità del Signore dura sempre. La tua lingua divisa malizie; Ella è come un rasoio affilato, o tu, operatore d’inganni. Tu hai amato il male più che il bene; La menzogna più che il parlare dirittamente. Tu hai amate tutte le parole di ruina, O lingua frodolente. Iddio altresì ti distruggerà in eterno; Egli ti atterrerà, e ti divellerà dal tuo tabernacolo, E ti diradicherà dalla terra de’ viventi. Sela E i giusti lo vedranno, e temeranno; E si rideranno di lui, dicendo: Ecco l’uomo che non aveva posto Iddio per sua fortezza; Anzi si confidava nella grandezza delle sue ricchezze, E si fortificava nella sua malizia. Ma io sarò come un ulivo verdeggiante nella Casa di Dio; Io mi confido nella benignità di Dio in sempiterno. O Signore, io ti celebrerò in eterno; perciocchè tu avrai operato; E spererò nel tuo Nome, perciocchè è buono, Ed è presente a’ tuoi santi Maschil di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Mahalat LO stolto ha detto nel suo cuore: Non vi è Dio. Si son corrotti, e resi abbominevoli in perversità; Non vi è niuno che faccia bene. Iddio ha riguardato dal cielo sopra i figliuoli degli uomini. Per vedere se vi fosse alcuno che avesse intelletto, Che cercasse Iddio. Tutti son corrotti, tutti son divenuti puzzolenti; Non vi è niuno che faccia bene, Non pur uno. Non hanno essi alcuno intendimento, questi operatori d’iniquità, Che mangiano il mio popolo, come se mangiassero del pane, E non invocano Iddio? Là saranno spaventati di grande spavento, Ove però non sarà cagion di spavento; Perciocchè il Signore dissipa le ossa di coloro Che si accampano contro a te, o Sion; Tu li hai svergognati; perciocchè Iddio li sdegna. Oh! vengano pur da Sion le salvazioni d’Israele! Quando Iddio trarrà di cattività il suo popolo, Giacobbe festeggerà, Israele si rallegrerà Maschil di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Neghinot. Intorno a ciò che gli Zifei vennero a dire a Saulle: Davide non si nasconde egli appresso di noi? O DIO, salvami per lo tuo Nome, E fammi ragione per la tua potenza. O Dio, ascolta la mia orazione; Porgi gli orecchi alle parole della mia bocca. Perciocchè degli uomini stranieri si son levati contro a me; E degli uomini violenti cercano l’anima mia, I quali non pongono Iddio davanti agli occhi loro. Sela Ecco, Iddio è il mio aiutatore; Il Signore è fra quelli che sostengono l’anima mia. Egli renderà il male a’ miei nemici. Distruggili per la tua verità. Io ti farò sacrificio d’animo volonteroso; Signore, io celebrerò il tuo Nome, perciocchè è buono. Perciocchè esso mi ha tratto fuori d’ogni distretta; E l’occhio mio ha veduto ne’ miei nemici ciò che io desiderava Maschil di Davide, dato al capo de’ Musici sopra Neghinot O DIO, porgi l’orecchio alla mia orazione; E non nasconderti dalla mia supplicazione. Attendi a me, e rispondimi; Io mi lagno nella mia orazione, e romoreggio; Per lo gridar del nemico, per l’oppressione dell’empio; Perciocchè essi mi traboccano addosso delle calamità, E mi nimicano con ira. Il mio cuore è angosciato dentro di me; E spaventi mortali mi sono caduti addosso. Paura e tremito mi è sopraggiunto; E terrore mi ha coperto. Onde io ho detto: Oh! avessi io delle ale, come le colombe! Io me ne volerei, e mi riparerei in alcun luogo. Ecco, io me ne fuggirei lontano; Io dimorerei nel deserto. Sela. Io mi affretterei di scampare Dal vento impetuoso e dal turbo Disperdili, Signore; dividi le lor lingue; Perciocchè io ho vedute violenze e risse nella città. Essa n’è circondata d’intorno alle sue mura, giorno e notte; E in mezzo ad essa vi è iniquità ed ingiuria. Dentro di essa non vi è altro che malizie; Frodi ed inganni non si muovono dalle sue piazze. Perciocchè non è stato un mio nemico che mi ha fatto vituperio; Altrimenti, io l’avrei comportato; Non è stato uno che mi avesse in odio che si è levato contro a me; Altrimenti, io mi sarei nascosto da lui. Anzi, sei stato tu, ch’eri, secondo la mia estimazione, Il mio conduttore, ed il mio famigliare. Che comunicavamo dolcemente insieme i nostri segreti, E andavamo di compagnia nella Casa di Dio. Metta loro la morte la mano addosso, Scendano sotterra tutti vivi; Perciocchè nel mezzo di loro, nelle lor dimore, non vi è altro che malvagità Quant’è a me, io griderò a Dio, E il Signore mi salverà. La sera, la mattina, e in sul mezzodì, io orerò e romoreggerò; Ed egli udirà la mia voce. Egli riscuoterà l’anima mia dall’assalto che mi è dato, E la metterà in pace; Perciocchè essi son contro a me in gran numero. Iddio mi udirà, e li abbatterà; Egli, dico, che dimora in ogni eternità; Sela. Perciocchè giammai non si mutano, E non temono Iddio. Hanno messa la mano addosso a quelli che vivevano in buona pace con loro; Hanno rotto il lor patto. Le lor bocche son più dolci che burro; Ma ne’ cuori loro vi è guerra; Le lor parole son più morbide che olio, Ma son tante coltellate. Rimetti nel Signore il tuo peso, ed egli ti sosterrà; Egli non permetterà giammai che il giusto caggia. Ma tu, o Dio, farai scender coloro nel pozzo della perdizione; Gli uomini di sangue e di frode Non compieranno a mezzo i giorni loro; Ma io mi confiderò in te Mictam di Davide, intorno a ciò che I Filistei lo presero a Gat; dato al capo de’ Musici, in su Ionat-elem-rehochim. ABBI pietà di me, o Dio; Perciocchè gli uomini a gola aperta sono dietro a me; I miei assalitori mi stringono tuttodì. I miei nemici son dietro a me a gola aperta tuttodì; Perciocchè gran numero di gente mi assale da alto. Nel giorno che io temerò, Io mi confiderò in te. Coll’aiuto di Dio, io loderò la sua parola; Io mi confido in Dio, Io non temerò cosa che mi possa far la carne. Tuttodì fanno dolorose le mie parole; Tutti i lor pensieri son contro a me a male. Si radunano insieme, stanno in agguato; spiano le mie pedate, Come aspettando di coglier l’anima mia. In vano sarebbe il salvar loro la vita; O Dio, trabocca i popoli nella tua ira Tu hai contate le mie fughe; Riponi le mie lagrime ne’ tuoi barili; Non sono elleno nel tuo registro? Allora i miei nemici volteranno le spalle, nel giorno che io griderò; Questo so io, che Iddio è per me. Con l’aiuto di Dio, io loderò la sua parola; Con l’aiuto del Signore, io loderò la sua parola. Io mi confido in Dio; Io non temerò cosa che mi possa far l’uomo. Io ho sopra me i voti che io ti ho fatti, o Dio; Io ti renderò lodi. Conciossiachè tu abbi riscossa l’anima mia dalla morte; Non hai tu guardati i miei piedi di ruina, Acciocchè io cammini nel cospetto di Dio nella luce de’ viventi? Mictam di Davide, intorno a ciò ch’egli se ne fuggi’ nella spelonca, d’innanzi a Saulle; dato al capo de’ Musici sopra Al-tashet. ABBI pietà di me, o Dio; abbi pietà di me; Perciocchè l’anima mia si confida in te, Ed io ho la mia speranza nell’ombra delle tue ale, Finchè sieno passate le calamità. Io griderò all’Iddio altissimo; A Dio che dà compimento a’ fatti miei. Egli manderà dal cielo a salvarmi; Egli renderà confuso colui ch’è dietro a me a gola aperta. Sela. Iddio manderà la sua benignità, e la sua verità. L’anima mia è in mezzo a’ leoni; Io giaccio fra uomini incendiari, I cui denti son lance, e saette, E la cui lingua è spada acuta. Innalzati, o Dio, sopra i cieli; Innalzisi la tua gloria sopra tutta la terra. Essi avevano apparecchiata una rete a’ miei passi, Già tiravano a basso l’anima mia; Avevano cavata una fossa davanti a me; Ma essi vi sono caduti dentro. Sela Il mio cuore è disposto, o Dio; il mio cuore è disposto; Io canterò, e salmeggerò. Gloria mia, destati; destati, saltero, e cetera; Io mi risveglierò all’alba. Io ti celebrerò, o Signore, fra i popoli; Io ti salmeggerò fra le nazioni; Perciocchè la tua benignità è grande infino al cielo, E la tua verità infino alle nuvole. Innalzati, o Dio, sopra i cieli; Innalzisi la tua gloria sopra tutta la terra Mictam di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Al-tashet. DI vero, parlate voi giustamente? Giudicate voi dirittamente, o figliuoli di uomini? Anzi voi fabbricate perversità nel cuor vostro; Voi bilanciate la violenza delle vostre mani in terra. Questi empi sono stati alienati fin dalla matrice; Questi parlatori di menzogna sono stati sviati fin dal seno della madre. Hanno del veleno simile al veleno del serpente; Sono come l’aspido sordo, che si tura le orecchie; Il qual non ascolta la voce degl’incantatori, Nè di chi è saputo in fare incantagioni O Dio, stritola loro i denti nella lor bocca; O Signore, rompi i mascellari de’ leoncelli. Struggansi come acque, e vadansene via; Tiri Iddio le sue saette, e in uno stante sieno ricisi. Trapassino, come una lumaca che si disfa; Come l’abortivo di una donna, non veggano il sole. Avanti che le vostre pignatte sentano il fuoco del pruno, Porti via la bufera il verde ed il secco. Il giusto si rallegrerà, quando avrà veduta la vendetta; Egli bagnerà i suoi piedi nel sangue dell’empio. E ciascuno dirà: Certo egli vi è frutto pel giusto; Vi è pure un Dio giudice in terra Mictam di Davide, intorno a ciò che Saulle mando’ a guardar la sua casa, per ucciderlo; dato al capo de’ Musici, sopra Al-tashet. DIO mio, riscuotimi da’ miei nemici; Levami ad alto d’infra quelli che si levano contro a me. Riscuotimi dagli operatori d’iniquità, E salvami dagli uomini di sangue. Perciocchè, ecco, han posti agguati all’anima mia; Uomini possenti si son raunati contro a me; Senza che vi sia in me, nè misfatto, nè peccato, o Signore. Benchè, non vi sia iniquità in me, pur corrono, e si apparecchiano; Destati per venire ad incontrarmi, e vedi. Tu, dico, Signore Iddio degli eserciti, Dio d’Israele, Risvegliati per visitar tutte le genti; Non far grazia a tutti quelli che perfidamente operano iniquità. Sela. La sera vanno e vengono; romoreggiano come cani, E circuiscono la città. Ecco, sgorgano parole colla lor bocca; Hanno de’ coltelli nelle lor labbra; perciocchè dicono: Chi ci ode? Ma tu, Signore, ti riderai di loro; Tu ti befferai di tutte le genti. Io mi guarderò dalla lor forza, riducendomi a te; Perciocchè tu, o Dio, sei il mio alto ricetto. L’Iddio mio benigno mi verrà ad incontrare; Iddio mi farà veder ne’ miei nemici quello che io desidero. Non ucciderli già; che talora il mio popolo non lo dimentichi; Falli, per la tua potenza, andar vagando; ed abbattili, O Signore, scudo nostro; Per lo peccato della lor bocca, per le parole delle lor labbra; E sieno colti per l’orgoglio loro, E perciocchè tengono ragionamenti di esecrazioni e di menzogne. Distruggili nel tuo furore; distruggili sì che non sieno più; E sappiano, che Iddio signoreggia in Giacobbe, Anzi fino alle estremità della terra. Sela. Vadano pure, e vengano la sera; romoreggino come cani, E circuiscano la città. Andranno tapinando per trovar da mangiare; Avvegnachè non sieno sazii, pur passeranno così la notte. Ma io canterò la tua potenza, E la mattina loderò ad alta voce la tua benignità; Perciocchè tu mi sei stato alto ricetto E rifugio, nel giorno che sono stato distretto. O mia forza, io ti salmeggerò; Perciocchè Iddio è il mio alto ricetto, l’Iddio mio benigno Mictam di Davide, da insegnare; dato al capo de’ Musici, sopra Susan-edut; intorno a ciò ch’egli diede il guasto alla Siria di Soba; e che Ioab, ritornando, sconfisse gl’Idumei nella valle del Sale; in numero di dodici mila O DIO, tu ci hai scacciati, tu ci hai dissipati, Tu ti sei adirato; e poi, tu ti sei rivolto a noi. Tu hai scrollata la terra, e l’hai schiantata; Ristora le sue rotture; perciocchè è smossa. Tu hai fatte sentire al tuo popolo cose dure; Tu ci hai dato a bere del vino di stordimento. Ma ora, tu hai dato a quelli che ti temono una bandiera, Per alzarla, per amor della tua verità. Sela. Acciocchè la tua diletta gente sia liberata, Salvami colla tua destra, e rispondimi Iddio ha parlato per la sua santità: Io trionferò, Io spartirò Sichem, e misurerò la valle di Succot. Mio è Galaad, e mio è Manasse, Ed Efraim è la forza del mio capo; Giuda è il mio legislatore; Moab è la caldaia del mio lavatoio; Io getterò le mie scarpe sopra Edom; O Palestina, fammi delle acclamazioni. Chi mi condurrà nella città della fortezza? Chi mi menerà fino in Edom? Non sarai desso tu, o Dio, che ci avevi scacciati? E non uscivi più fuori, o Dio, co’ nostri eserciti? Dacci aiuto, per uscir di distretta; Perciocchè il soccorso degli uomini è vanità. In Dio noi faremo prodezze; Ed egli calpesterà i nostri nemici Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici sopra Neghinot. O DIO, ascolta il mio grido; Attendi alla mia orazione. Io grido a te dall’estremità della terra, mentre il mio cuore spasima; Conducimi in su la rocca, che è troppo alta da salirvi da me. Perciocchè tu mi sei stato un ricetto, Una torre di fortezza d’innanzi al nemico. Io dimorerò nel tuo tabernacolo per molti secoli; Io mi riparerò nel nascondimento delle tue ale. Sela Perciocchè tu, o Dio, hai esauditi i miei voti; Tu mi hai data l’eredità di quelli che temono il tuo Nome. Aggiungi giorni sopra giorni al re; Sieno gli anni suoi a guisa di molte età. Dimori in perpetuo nel cospetto di Dio; Ordina benignità e verità che lo guardino. Così salmeggerò il tuo Nome in perpetuo, Per adempiere ogni giorno i miei voti Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra i figliuoli di Iedutun. L’ANIMA mia si acqueta in Dio solo; Da lui procede la mia salute. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza, Il mio alto ricetto; io non sarò giammai grandemente smosso. Infino a quando vi avventerete sopra un uomo? Voi stessi sarete uccisi tutti quanti; E sarete simili ad una parete chinata, E ad un muricciuolo sospinto. Essi non consigliano d’altro che di sospinger giù quest’uomo dalla sua altezza; Prendono piacere in menzogna; Benedicono colla lor bocca, Ma maledicono nel loro interiore. Sela. Anima mia, acquetati in Dio solo; Perciocchè la mia speranza pende da lui. Egli solo è la mia rocca e la mia salvezza; Egli è il mio alto ricetto, io non sarò giammai smosso. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; In Dio è la mia forte rocca, il mio ricetto Confidatevi in lui, o popolo, in ogni tempo; Spandete i vostri cuori nel suo cospetto; Iddio è la nostra speranza. Sela. Gli uomini volgari non sono altro che vanità, E i nobili altro che menzogna; Se fosser messi in bilance, Tutti insieme sarebbero più leggieri che la vanità stessa. Non vi confidate in oppressione, Nè in rapina; non datevi alla vanità; Se le ricchezze abbondano, Non vi mettete il cuore. Iddio ha parlato una volta, E due volte ho udito lo stesso; Che ogni forza appartiene a Dio; E che a te, Signore, appartiene la benignità; Perciocchè tu renderai la retribuzione a ciascuno secondo le sue opere Salmo di Davide, composto quando egli era nel deserto di Giuda. O DIO, tu sei l’Iddio mio, io ti cerco; L’anima mia è assetata di te; la mia carne ti brama In terra arida ed asciutta, senz’acqua. Così ti ho io mirato nel santuario, Riguardando la tua forza, e la tua gloria Perciocchè la tua benignità è cosa buona più che la vita, Le mie labbra ti loderanno. Così ti benedirò in vita mia; Io alzerò le mie mani nel tuo Nome. L’anima mia è saziata come di grasso e di midolla; E la mia bocca ti loderà con labbra giubilanti. Quando io mi ricordo di te sul mio letto. Io medito di te nelle veglie della notte Perciocchè tu mi sei stato in aiuto, Io giubilo all’ombra delle tue ale. L’anima mia è attaccata dietro a te; La tua destra mi sostiene. Ma quelli che cercano l’anima mia, per disertarla, Entreranno nelle più basse parti della terra. Saranno atterrati per la spada; Saranno la parte delle volpi. Ma il re si rallegrerà in Dio; Chiunque giura per lui, si glorierà; Perciocchè la bocca di quelli che parlano falsamente sarà turata Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici O DIO, ascolta la mia voce, mentre io fo la mia orazione; Guarda la vita mia dallo spavento del nemico. Nascondimi dal consiglio de’ maligni, E dalla turba degli operatori d’iniquità; I quali hanno aguzzata la lor lingua come una spada; E in luogo di saette, hanno tratte parole amare; Per saettar l’uomo intiero in luoghi nascosti; Di subito improvviso lo saettano, e non hanno timore alcuno. Fermano fra loro pensieri malvagi; Divisano di tender di nascosto lacci, Dicono: Chi li vedrà? Investigano malizie; ricercano tutto ciò che si può investigare; E quanto può l’interior dell’uomo, ed un cuor cupo Ma Iddio li saetterà; Le lor ferite saranno come di saetta subitanea. E le lor lingue saranno traboccate sopra loro; Chiunque li vedrà fuggirà. E tutti gli uomini temeranno, E racconteranno l’opera di Dio; E considereranno quello ch’egli avrà fatto. Il giusto si rallegrerà nel Signore, e spererà in lui; E tutti quelli che son diritti di cuore, si glorieranno Salmo di cantico di Davide, dato al capo de’ Musici O DIO, lode ti aspetta in Sion; E quivi ti saran pagati i voti. O tu ch’esaudisci i preghi, Ogni carne verrà a te. Cose inique mi avevano sopraffatto; Ma tu purghi le nostre trasgressioni. Beato colui che tu avrai eletto, ed avrai fatto accostare a te. Acciocchè abiti ne’ tuoi cortili! Noi saremo saziati de’ beni della tua Casa, Delle cose sante del tuo Tempio. O Dio della nostra salute, Confidanza di tutte le estremità le più lontane della terra e del mare, Rispondici, per la tua giustizia, in maniere tremende Esso, colla sua potenza, ferma i monti; Egli è cinto di forza. Egli acqueta il romor de’ mari, lo strepito delle sue onde, E il tumulto de’ popoli. Onde quelli che abitano nella estremità della terra temono de’ tuoi miracoli: Tu fai giubilare i luoghi, onde esce la mattina e la sera. Tu visiti la terra, e l’abbeveri; Tu l’arricchisci grandemente; I ruscelli di Dio son pieni d’acqua; Tu apparecchi agli uomini il lor frumento, dopo che tu l’hai così preparata. Tu adacqui le sue porche; tu pareggi i suoi solchi; Tu la stempri colle stille della tua pioggia; tu benedici i suoi germogli; Tu coroni de’ tuoi beni l’annata; E le tue orbite stillano grasso. Le mandrie del deserto stillano; E i colli son cinti di gioia. Le pianure son rivestite di gregge, E le valli coperte di biade; Dànno voci di allegrezza, ed anche cantano Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici DATE voci di allegrezza a Dio, Voi tutti gli abitanti della terra; Salmeggiate la gloria del suo Nome; Rendete la sua lode gloriosa. Dite a Dio: O quanto son tremende le tue opere! Per la grandezza della tua forza, i tuoi nemici ti s’infingono. Tutta la terra ti adora, e ti salmeggia; Salmeggia il tuo Nome. Sela. Venite, e vedete i fatti di Dio; Egli è tremendo in opere, sopra i figliuoli degli uomini. Egli convertì già il mare in asciutto; Il suo popolo passò il fiume a piè; Quivi noi ci rallegrammo in lui. Egli, colla sua potenza, signoreggia in eterno; I suoi occhi riguardano le genti; I ribelli non s’innalzeranno. Sela Voi popoli, benedite il nostro Dio; E fate risonare il suono della sua lode. Egli è quel che ha rimessa in vita l’anima nostra; E non ha permesso che i nostri piedi cadessero. Perciocchè, o Dio, tu ci hai provati; Tu ci hai posti al cimento, come si pone l’argento. Tu ci avevi fatti entrar nella rete; Tu avevi posto uno strettoio a’ nostri lombi. Tu avevi fatto cavalcar gli uomini in sul nostro capo; Eravamo entrati nel fuoco e nell’acqua; Ma tu ci hai tratti fuori in luogo di refrigerio Io entrerò nella tua Casa con olocausti; Io ti pagherò i miei voti; I quali le mie labbra han proferiti, E la mia bocca ha pronunziati, mentre io era distretto. Io ti offerirò olocausti di bestie grasse, Con profumo di montoni; Io sacrificherò buoi e becchi. Sela. Venite, voi tutti che temete Iddio, ed udite; Io vi racconterò quello ch’egli ha fatto all’anima mia. Io gridai a lui colla mia bocca, Ed egli fu esaltato sotto la mia lingua. Se io avessi mirato ad alcuna iniquità nel mio cuore, Il Signore non mi avrebbe ascoltato; Ma certo Iddio mi ha ascoltato, Egli ha atteso alla voce della mia orazione. Benedetto sia Iddio Che non ha rigettata la mia orazione, Nè ritratta da me la sua benignità Salmo di cantico, dato al capo de’ Musici sopra Neghinot. IDDIO abbia mercè di noi, e ci benedica; Iddio faccia risplendere il suo volto verso noi. Sela. Acciocchè la tua via si conosca in terra, E la tua salute fra tutte le genti. I popoli ti celebreranno, o Dio; I popoli tutti quanti ti celebreranno. Le nazioni si rallegreranno, e giubileranno; Perciocchè tu giudicherai i popoli dirittamente, E condurrai le nazioni nella terra. Sela. I popoli ti celebreranno, o Dio; I popoli tutti quanti ti celebreranno. La terra produrrà il suo frutto; Iddio, l’Iddio nostro ci benedirà. Iddio ci benedirà; E tutte le estremità della terra lo temeranno Salmo di cantico di Davide, dato al capo de’ Musici LEVISI Iddio, e i suoi nemici saranno dispersi; E quelli che l’odiano fuggiranno d’innanzi al suo cospetto. Tu li dissiperai come si dissipa il fumo; Gli empi periranno per la presenza di Dio, Come la cera è strutta per lo fuoco. Ma i giusti si rallegreranno, e trionferanno nel cospetto di Dio; E gioiranno con letizia. Cantate a Dio, salmeggiate il suo Nome, Rilevate le strade a colui che cavalca per luoghi deserti; Egli si chiama per nome: Il Signore; e festeggiate davanti a lui. Egli è il padre degli orfani, e il giudice delle vedove; Iddio nell’abitacolo della sua santità; Iddio, che fa abitare in famiglia quelli ch’erano soli; Che trae fuori quelli ch’erano prigioni ne’ ceppi; Ma fa’ che i ribelli dimorano in terra deserta O Dio, quando tu uscisti davanti al tuo popolo, Quando tu camminasti per lo deserto; Sela. La terra tremò, i cieli eziandio gocciolarono, per la presenza di Dio; Sinai stesso, per la presenza di Dio, dell’Iddio d’Israele. O Dio, tu spandi la pioggia delle liberalità sopra la tua eredità; E, quando è travagliata, tu la ristori. In essa dimora il tuo stuolo; O Dio, per la tua bontà, tu l’hai apparecchiata per i poveri afflitti. Il Signore ha dato materia di parlare; Quelle che hanno recate le buone novelle, sono state una grande schiera. Fuggiti, fuggiti se ne sono i re degli eserciti; E quelle che dimoravano in casa hanno spartite le spoglie. Quando giacerete in mezzo agli ovili, Sarete come le ale di una colomba, coperta d’argento, Le cui penne son gialle d’oro. Dopo che l’Onnipotente ebbe dispersi i re in quella, La terra fu come quando è nevicato in Salmon O monte di Dio, o monte di Basan, O monte di molti gioghi, o monte di Basan! Perchè saltellate voi, o monti di molti gioghi? Iddio desidera questo monte per sua stanza; Anzi il Signore abiterà quivi in perpetuo. La cavalleria di Dio cammina a doppie decine di migliaia, A doppie migliaia; Il Signore è fra essi; Sinai è nel santuario. Tu sei salito in alto, tu ne hai menato in cattività numero di prigioni; Tu hai presi doni d’infra gli uomini, Eziandio ribelli, per far ora una ferma dimora, o Signore Iddio. Benedetto sia il Signore, il quale ogni giorno ci colma di beni; Egli è l’Iddio della nostra salute. Sela. Iddio è l’Iddio nostro, per salvarci; Ed al Signore Iddio appartengono le uscite della morte. Certo Iddio trafiggerà il capo de’ suoi nemici. La sommità del capo irsuto di chi cammina ne’ suoi peccati Il Signore ha detto: Io ti trarrò di Basan, Ti trarrò dal fondo del mare; Acciocchè il tuo piè, e la lingua de’ tuoi cani Si affondi nel sangue de’ nemici, e del capo stesso. O Dio, le tue andature si son vedute; Le andature dell’Iddio, e Re mio, nel luogo santo. Cantori andavano innanzi, e sonatori dietro; E nel mezzo vergini che sonavano tamburi, dicendo: Benedite Iddio nelle raunanze; Benedite il Signore, voi che siete della fonte d’Israele. Ivi era il piccolo Beniamino, che ha signoreggiato sopra essi; I capi di Giuda, colle loro schiere; I capi di Zabulon, i capi di Neftali. L’Iddio tuo ha ordinata la tua fortezza; Rinforza, o Dio, ciò che tu hai operato inverso noi. Rinforzalo dal tuo Tempio, di sopra a Gerusalemme; Fa’ che i re ti portino presenti. Disperdi le fiere delle giuncaie, La raunanza de’ possenti tori, e i giovenchi d’infra i popoli, I quali si prostrano con monete d’argento; Dissipa i popoli che si dilettano in guerre. Vengano gran signori di Egitto; Accorrano gli Etiopi a Dio, colle mani piene O regni della terra, cantate a Dio; Salmeggiate al Signore; Sela. A colui che cavalca sopra i cieli de’ cieli eterni; Ecco, egli tuona potentemente colla sua voce. Date gloria a Dio; La sua magnificenza è sopra Israele, e la sua gloria ne’ cieli. O Dio, tu sei tremendo da’ tuoi santuari; L’Iddio d’Israele è quel che dà valore e forze al popolo. Benedetto sia Iddio Salmo di Davide, dato al capo de’ Musici, sopra Sosannim. SALVAMI, o Dio; Perciocchè le acque son pervenute infino all’anima. Io sono affondato in un profondo pantano, Ove non vi è luogo da fermare il piè; Io son giunto alle profondità dell’acqua, e la corrente m’inonda. Io sono stanco di gridare, io ho la gola asciutta; Gli occhi mi son venuti meno, aspettando l’Iddio mio. Quelli che mi odiano senza cagione Sono in maggior numero che i capelli del mio capo; Quelli che mi disertano, e che mi sono nemici a torto, si fortificano; Ecco là, io ho renduto ciò che non aveva rapito. O Dio, tu conosci la mia follia; E le mie colpe non ti sono occulte. O Signore, Dio degli eserciti, Quelli che sperano in te non sieno confusi per cagion di me; Quelli che ti cercano non sieno svergognati per me, O Dio d’Israele. Perciocchè per l’amor di te io soffro vituperio; Vergogna mi ha coperta la faccia. Io son divenuto strano a’ miei fratelli, E forestiere a’ figliuoli di mia madre. Perciocchè lo zelo della tua Casa mi ha roso; E i vituperii di quelli che ti fanno vituperio mi caggiono addosso. Io ho pianto, affliggendo l’anima mia col digiuno; Ma ciò mi è tornato in grande obbrobrio. Ancora ho fatto d’un sacco il mio vestimento; Ma son loro stato in proverbio. Quelli che seggono nella porta ragionano di me; E le canzoni de’ bevitori di cervogia ne parlano Ma quant’è a me, o Signore, la mia orazione s’indirizza a te; Egli vi è un tempo di benevolenza; O Dio, per la grandezza della tua benignità, E per la verità della tua salute, rispondimi. Tirami fuor del pantano, che io non vi affondi, E che io sia riscosso da quelli che mi hanno in odio, Dalle profondità delle acque; Che la corrente delle acque non m’inondi, E che il gorgo non mi tranghiotta, E che il pozzo non turi sopra me la sua bocca. Rispondimi, o Signore; perciocchè la tua benignità è buona; Secondo la grandezza delle tue compassioni riguarda verso me. E non nascondere il tuo volto dal tuo servo; Perciocchè io son distretto; affrettati, rispondimi. Accostati all’anima mia, riscattala; Riscuotimi, per cagion de’ miei nemici. Tu conosci il vituperio, l’onta, e la vergogna che mi è fatta; Tutti i miei nemici son davanti a te. Il vituperio mi ha rotto il cuore, e io son tutto dolente; Ed ho aspettato che alcuno si condolesse meco, ma non vi è stato alcuno; Ed ho aspettati de’ consolatori, ma non ne ho trovati. Hanno, oltre a ciò, messo del veleno nella mia vivanda; E, nella mia sete, mi hanno dato a bere dell’aceto Sia la lor mensa un laccio teso davanti a loro; E le lor prosperità sieno loro una trappola. Gli occhi loro sieno oscurati, sì che non possano vedere; E fa’ loro del continuo vacillare i lombi. Spandi l’ira tua sopra loro, E colgali l’ardor del tuo cruccio. Sieno desolati i lor palazzi; Ne’ lor tabernacoli non vi sia alcuno abitatore. Perciocchè hanno perseguitato colui che tu hai percosso, E fatte le lor favole del dolore di coloro che tu hai feriti. Aggiugni loro iniquità sopra iniquità; E non abbiano giammai entrata alla tua giustizia. Sieno cancellati dal libro della vita; E non sieno scritti co’ giusti. Ora, quant’è a me, io sono afflitto e addolorato; La tua salute, o Dio, mi levi ad alto Io loderò il Nome di Dio con cantici, E lo magnificherò con lode. E ciò sarà più accettevole al Signore, che bue, Che giovenco con corna ed unghie. I mansueti, vedendo ciò, si rallegreranno; Ed il cuor vostro viverà, o voi che cercate Iddio. Perciocchè il Signore esaudisce i bisognosi, E non isprezza i suoi prigioni. Lodinlo i cieli e la terra; I mari, e tutto ciò che in essi guizza. Perciocchè Iddio salverà Sion, ed edificherà le città di Giuda; E coloro vi abiteranno, e possederanno Sion per eredità. E la progenie de’ suoi servitori l’erederà; E quelli che amano il suo Nome abiteranno in essa Salmo di Davide, da rammemorare; dato al capo de’ Musici O DIO, affrettati a liberarmi; O Signore, affrettati in mio aiuto. Quelli che cercano l’anima mia sien confusi e svergognati; Quelli che prendono piacere nel mio male voltin le spalle, E sieno svergognati. Quelli che dicono: Eia, eia! Voltin le spalle, per ricompensa del vituperio che mi fanno. Rallegrinsi, e gioiscano in te Tutti quelli che ti cercano; E quelli che amano la tua salute Dicano del continuo: Magnificato sia Iddio. Ora, quant’è a me, io son povero e bisognoso; O Dio, affrettati a venire a me; Tu sei il mio aiuto, ed il mio liberatore; O Signore, non tardare SIGNORE, io mi son confidato in te, Fa’ ch’io non sia giammai confuso. Riscuotimi, e liberami, per la tua giustizia; Inchina a me il tuo orecchio, e salvami. Siimi una rocca di dimora, Nella quale io entri sempre; Tu hai ordinata la mia salute; Perciocchè tu sei la mia rupe e la mia fortezza. O Dio mio, liberami dalla man dell’empio, Dalla mano del perverso e del violento. Perciocchè tu sei la mia speranza, o Signore Iddio; La mia confidanza fin dalla mia fanciullezza. Tu sei stato il mio sostegno fin dal seno di mia madre; Tu sei quel che mi hai tratto fuori delle interiora di essa; Per te ho avuto del continuo di che lodarti. Io sono stato a molti come un mostro; Ma tu sei il mio forte ricetto. Sia la mia bocca ripiena della tua lode, E della tua gloria tuttodì. Non rigettarmi al tempo della vecchiezza; Ora, che le forze mi mancano, non abbandonarmi. Perciocchè i miei nemici tengono ragionamenti contro a me, E quelli che spiano l’anima mia prendono insieme consiglio. Dicendo: Iddio l’ha abbandonato; Perseguitatelo, e prendetelo; perciocchè non vi è alcuno che lo riscuota. O Dio, non allontanarti da me; Dio mio, affrettati in mio aiuto. Sieno confusi, e vengano meno gli avversari dell’anima mia; Quelli che procacciano il mio male sieno coperti di onta e di vituperio Ma io spererò del continuo, E sopraggiungerò ancora altre lodi a tutte le tue. La mia bocca racconterà tuttodì la tua giustizia, e la tua salute; Benchè io non ne sappia il gran numero. Io entrerò nelle prodezze del Signore Iddio; Io ricorderò la giustizia di te solo. O Dio, tu mi hai ammaestrato dalla mia fanciullezza; Ed io, infino ad ora, ho annunziate le tue maraviglie. Non abbandonarmi ancora, o Dio, fino alla vecchiezza, anzi fino alla canutezza; Finchè io abbia annunziato il tuo braccio a questa generazione, E la tua potenza a tutti quelli che verranno appresso. E la tua giustizia, o Dio, esalterò sommamente: Perciocchè tu hai fatte cose grandi. O Dio, chi è pari a te? Perciocchè, avendomi fatto sentir molte tribolazioni e mali, Tu mi hai di nuovo resa la vita, E mi hai di nuovo tratto fuor degli abissi della terra. Tu hai accresciuta la mia grandezza, E ti sei rivolto, e mi hai consolato. Io altresì, collo strumento del saltero, celebrerò te, E la tua verità, o Dio mio; Io ti salmeggerò colla cetera, o Santo d’Israele. Le mie labbra giubileranno, quando io ti salmeggerò; E insieme l’anima mia, la quale tu hai riscattata. La mia lingua ancora ragionerà tuttodì della tua giustizia; Perciocchè sono stati svergognati, perchè sono stati confusi quelli che procacciavano il mio male Salmo per Salomone O DIO, da’ i tuoi giudicii al re, E la tua giustizia al figliuolo del re Ed egli giudicherà il tuo popolo in giustizia, Ed i tuoi poveri afflitti in dirittura. I monti produrranno pace al popolo; E i colli saranno pieni di giustizia. Egli farà ragione a’ poveri afflitti d’infra il popolo; Egli salverà i figliuoli del misero, E fiaccherà l’oppressore. Essi ti temeranno per ogni età, Mentre dureranno il sole e la luna. Egli scenderà come pioggia sopra erba segata; Come pioggia minuta che adacqua la terra. Il giusto fiorirà a’ dì d’esso, E vi sarà abbondanza di pace, finchè non vi sia più luna. Ed egli signoreggerà da un mare all’altro, E dal fiume fino alle estremità della terra. Quelli che abitano ne’ deserti s’inchineranno davanti a lui, Ed i suoi nemici leccheranno la polvere. I re di Tarsis e delle isole gli pagheranno tributo; I re di Etiopia e di Arabia gli porteranno doni. E tutti i re l’adoreranno, Tutte le nazioni gli serviranno. Perciocchè egli libererà il bisognoso che grida, E il povero afflitto, e colui che non ha alcuno che lo aiuti. Egli avrà compassione del misero e del bisognoso, E salverà le persone de’ poveri. Egli riscoterà la vita loro da frode e da violenza; E il sangue loro sarà prezioso davanti a lui. Così egli viverà, ed altri gli darà dell’oro di Etiopia; E pregherà per lui del continuo, e tuttodì lo benedirà. Essendo seminata in terra, sulla sommità de’ monti, pure una menata di frumento, Quello ch’essa produrrà farà romore come il Libano; E gli abitanti delle città fioriranno come l’erba della terra. Il suo nome durerà in eterno, Il suo nome sarà perpetuato di generazione in generazione, Mentre vi sarà sole; E tutte le nazioni saranno benedette in lui, E lo celebreranno beato Benedetto sia il Signore Iddio, l’Iddio d’Israele, Il qual solo fa maraviglie. Benedetto sia ancora eternamente il Nome suo glorioso; E sia tutta la terra ripiena della sua gloria. Amen, Amen. Qui finiscono le orazioni di Davide, figliuolo d’Isai Salmo di Asaf CERTAMENTE Iddio è buono ad Israele, A quelli che son puri di cuore. Ora, quant’è a me, quasi che incapparono i miei piedi; Come nulla mancò che i miei passi non isdrucciolassero. Perciocchè io portava invidia agl’insensati, Veggendo la prosperità degli empi. Perciocchè non vi sono alcuni legami alla lor morte; E la lor forza è prosperosa. Quando gli altri uomini sono in travagli, essi non vi son punto; E non ricevono battiture col rimanente degli uomini. Perciò, la superbia li cinge a guisa di collana; La violenza li involge come un vestimento. Gli occhi escono loro fuori per lo grasso; Avanzano le immaginazioni del cuor loro. Son dissoluti, e per malizia ragionano di oppressare; Parlano da alto. Mettono la lor bocca dentro al cielo, E la lor lingua passeggia per la terra. Perciò, il popolo di Dio riviene a questo, Veggendo che l’acqua gli è spremuta a bere a pien calice, E dice: Come può essere che Iddio sappia ogni cosa, E che vi sia conoscimento nell’Altissimo? Ecco, costoro son empi, e pur godono pace e tranquillità in perpetuo; Ed accrescono le lor facoltà. Indarno adunque in vero ho nettato il mio cuore, Ed ho lavate le mie mani nell’innocenza. Poichè son battuto tuttodì, Ed ogni mattina il mio gastigamento si rinnuova Se io dico: Io ragionerò così; Ecco, io son disleale inverso la generazione de’ tuoi figliuoli. Io ho adunque pensato di volere intender questo; Ma la cosa mi è parsa molto molesta. Infino a tanto che sono entrato ne’ santuari di Dio; Ed ho considerato il fine di coloro. Certo, tu li metti in isdruccioli; Tu li trabocchi in ruine. Come sono eglino stati distrutti in un momento! Come son venuti meno, e sono stati consumati per casi spaventevoli! Son come un sogno, dopo che l’uomo si è destato; O Signore, quando tu ti risveglierai, tu sprezzerai la lor vana apparenza Quando il mio cuore era inacerbito, Ed io era punto nelle reni; Io era insensato, e non aveva conoscimento; Io era inverso te simile alle bestie. Ma pure io sono stato del continuo teco; Tu mi hai preso per la man destra. Tu mi condurrai per lo tuo consiglio, E poi mi riceverai in gloria; Chi è per me in cielo, fuor che te? Io non voglio altri che te in terra. La mia carne ed il mio cuore erano venuti meno: Ma Iddio è la rocca del mio cuore, e la mia parte in eterno. Perciocchè, ecco, quelli che si allontanano da te periranno; Tu distruggerai ogni uomo che fornicando si svia da te. Ma quant’è a me, egli mi è buono di accostarmi a Dio; Io ho posta nel Signore Iddio la mia confidanza, Per raccontar tutte le opere sue Maschil di Asaf O DIO, perchè ci hai scacciati in perpetuo? Perchè fuma l’ira tua contro alla greggia del tuo pasco? Ricordati della tua raunanza, la quale tu acquistasti anticamente; Della tribù della tua eredità che tu riscotesti; Del monte di Sion, nel quale tu abitasti. Muovi i passi verso le ruine perpetue, Verso tutto il male che i nemici han fatto nel luogo santo. I tuoi nemici han ruggito in mezzo del tuo Tempio; Vi hanno poste le loro insegne per segnali. Ciò sarà noto; come chi, levando ad alto delle scuri, Le avventa contro a un cespo di legne; Così ora hanno essi, con iscuri e martelli, Fracassati tutti quanti gl’intagli di quello. Hanno messi a fuoco e fiamma i tuoi santuari, Hanno profanato il tabernacolo del tuo Nome, gettandolo per terra. Hanno detto nel cuor loro: Prediamoli tutti quanti; Hanno arsi tutti i luoghi delle raunanze di Dio in terra. Noi non veggiam più i nostri segni; Non vi è più profeta, E non abbiam con noi alcuno che sappia infino a quando. Infino a quando, o Dio, oltraggerà l’avversario? Il nemico dispetterà egli il tuo Nome in perpetuo? Perchè ritiri la tua mano e la tua destra? Non lasciare ch’ella ti dimori più dentro al seno Ora Iddio già ab antico è il mio Re. Il quale opera salvazioni in mezzo della terra. Tu, colla tua forza, spartisti il mare; Tu rompesti le teste delle balene nelle acque. Tu fiaccasti i capi del leviatan, E li desti per pasto al popolo de’ deserti. Tu facesti scoppiar fonti e torrenti; Tu seccasti fiumi grossi. Tuo è il giorno, tua eziandio è la notte; Tu hai ordinata la luna e il sole. Tu hai posti tutti i termini della terra; Tu hai formata la state ed il verno Ricordati di questo: che il nemico ha oltraggiato il Signore, E che il popolo stolto ha dispettato il tuo Nome. Non dare alle fiere la vita della tua tortola; Non dimenticare in perpetuo la raunanza de’ tuoi poveri afflitti. Riguarda al Patto, Perciocchè i luoghi tenebrosi della terra sono ripieni di ricetti di violenza. Non ritornisene il misero indietro svergognato; Fa’ che il povero afflitto e il bisognoso lodino il tuo Nome. Levati, o Dio, dibatti la tua lite; Ricordati dell’oltraggio che ti è fatto tuttodì dallo stolto. Non dimenticar le grida de’ tuoi nemici; Lo strepito di quelli che si levano contro a te sale del continuo al cielo Salmo di cantico di Asaf, dato al capo de’ Musici, sopra Al-tashet. NOI ti celebriamo, noi ti celebriamo, o Dio; Perciocchè il tuo Nome è vicino; L’uomo racconta le tue maraviglie. Al tempo che avrò fissato, Io giudicherò dirittamente. Il paese e tutti i suoi abitanti si struggevano; Ma io ho rizzate le sue colonne. Sela. Io ho detto agl’insensati: Non siate insensati; Ed agli empi: Non alzate il corno; Non levate il vostro corno ad alto; E non parlate col collo indurato Perciocchè nè di Levante, nè di Ponente, Nè dal deserto, viene l’esaltamento. Ma Iddio è quel che giudica; Egli abbassa l’uno, ed innalza l’altro. Perciocchè il Signore ha in mano una coppa, Il cui vino è torbido; Ella è piena di mistione, ed egli ne mesce; Certamente tutti gli empi della terra ne succeranno e berranno le fecce. Ora, quant’è a me, io predicherò queste cose in perpetuo, Io salmeggerò all’Iddio di Giacobbe. E mozzerò tutte le corna degli empi; E farò che le corna de’ giusti saranno alzate Salmo di cantico di Asaf, dato al capo de’ Musici, sopra Neghinot. IDDIO è conosciuto in Giuda; Il suo Nome è grande in Israele. E il suo tabernacolo è in Salem, E la sua stanza in Sion. Quivi ha rotte saette, Archi, scudi, e spade, ed arnesi da guerra. Sela. Tu sei illustre, potente, Più che i monti dei predatori. I magnanimi sono stati spogliati, Hanno dormito il sonno loro; E niuno di quegli uomini prodi ha saputo trovar le sue mani. O Dio di Giacobbe, E carri e cavalli sono stati stupefatti per lo tuo sgridare Tu sei tremendo; tu, dico; E chi durerà davanti a te, dacchè tu ti adiri? Tu bandisti giudicio dal cielo; La terra temette, e stette chela. Quando Iddio si levò per far giudicio, Per salvar tutti i mansueti della terra. Sela. Certamente l’ira degli uomini ti acquista lode; Tu ti cingerai del rimanente dell’ire. Fate voti al Signore Iddio vostro, e adempieteli; Tutti quelli che sono d’intorno a lui portino doni al Tremendo. Egli vendemmia lo spirito de’ principi; Egli è tremendo ai re della terra Salmo di Asaf, dato al capo de’ Musici de’ figliuoli di Iedutun. LA mia voce s’indirizza a Dio, ed io grido; La mia voce s’indirizza a Dio, acciocchè egli mi porga l’orecchio. Nel giorno della mia distretta, io ho cercato il Signore; Le mie mani sono state sparse qua e là di notte, E non hanno avuta posa alcuna; L’anima mia ha rifiutato d’essere consolata. Io mi ricordo di Dio, e romoreggio; Io mi lamento, e il mio spirito è angosciato. Sela. Tu hai ritenuti gli occhi miei in continue vegghie; Io son tutto attonito, e non posso parlare. Io ripenso a’ giorni antichi, Agli anni da lungo tempo passati. Io mi ricordo come già io sonava; Io medito nel mio cuore di notte, E lo spirito mio va investigando. Il Signore mi rigetterà egli in perpetuo? E non mi gradirà egli giammai più? È la sua benignità venuta meno per sempre mai? È la sua parola mancata per ogni età? Iddio ha egli dimenticato di aver pietà? Ha egli serrate per ira le sue compassioni? Sela. Io ho adunque detto: Se io son fiacco, Egli è perchè la destra dell’Altissimo è mutata Io mi rammemoro le opere del Signore; Perciocchè io mi riduco a memoria le tue maraviglie antiche; E medito tutti i tuoi fatti, E ragiono delle tue operazioni. O Dio, le tue vie si veggono nel Santuario; Chi è dio grande, come Iddio? Tu sei l’Iddio che fai maraviglie; Tu hai fatta conoscere la tua forza fra i popoli. Tu hai, col tuo braccio, riscosso il tuo popolo; I figliuoli di Giacobbe e di Giuseppe. Sela. Le acque ti videro, o Dio; Le acque ti videro, e furono spaventate; Gli abissi eziandio tremarono. Le nubi versarono diluvi d’acque; I cieli tuonarono; I tuoi strali eziandio andarono attorno. Il suon de’ tuoi tuoni fu per lo giro del cielo; I folgori alluminarono il mondo; La terra fu smossa, e tremò. La tua via fu per mezzo il mare, E il tuo sentiero per mezzo le grandi acque; E le tue pedate non furono riconosciute. Tu conducesti il tuo popolo, come una greggia, Per man di Mosè e d’Aaronne Maschil di Asaf. ASCOLTA, o popol mio, la mia dottrina; Porgete gli orecchi alle parole della mia bocca. Io aprirò la mia bocca in sentenza; Io sgorgherò detti notevoli di cose antiche; Le quali noi abbiamo udite, e sappiamo, E le quali i nostri padri ci han raccontate. Noi non le celeremo a’ lor figliuoli, alla generazione a venire; Noi racconteremo le lodi del Signore, E la sua forza, e le sue maraviglie ch’egli ha fatte. Egli ha fermata la testimonianza in Giacobbe, Ed ha posta la Legge in Israele; Le quali egli comandò a’ nostri padri di fare assapere a’ lor figliuoli; Acciocchè la generazione a venire, i figliuoli che nascerebbero, le sapessero, E si mettessero a narrarle a’ lor figliuoli; E ponessero in Dio la loro speranza, E non dimenticassero le opere di Dio. Ed osservassero i suoi comandamenti; E non fossero come i lor padri, Generazione ritrosa e ribella; Generazione che non dirizzò il cuor suo, Il cui spirito non fu leale inverso Dio I figliuoli di Efraim, gente di guerra, buoni arcieri, Voltarono le spalle al dì della battaglia. Non avevano osservato il patto di Dio, Ed avevano ricusato di camminar nella sua Legge; Ed avevano dimenticate le sue opere, E le maraviglie ch’egli aveva lor fatte vedere. Egli aveva fatti miracoli in presenza de’ padri loro, Nel paese di Egitto, nel territorio di Soan. Egli aveva fesso il mare, e li aveva fatti passare per mezzo; Ed aveva fermate le acque come un mucchio. E li aveva condotti di giorno colla nuvola, E tutta notte colla luce del fuoco. Egli aveva schiantate le rupi nel deserto, E li aveva copiosamente abbeverati, come di gorghi; Ed aveva fatto uscir de’ ruscelli della roccia, E colare acque, a guisa di fiumi. Ma essi continuarono a peccar contro a lui, Provocando l’Altissimo a sdegno nel deserto; E tentarono Iddio nel cuor loro, Chiedendo vivanda a lor voglia; E parlarono contro a Dio, E dissero: Potrebbe Iddio Metterci tavola nel deserto? Ecco, egli percosse la roccia, e ne colarono acque, E ne traboccarono torrenti; Potrebbe egli eziandio dar del pane, O apparecchiar della carne al suo popolo? Perciò, il Signore, avendoli uditi, si adirò fieramente; Ed un fuoco si accese contro a Giacobbe, Ed anche l’ira gli montò contro ad Israele; Perciocchè non avevano creduto in Dio, E non si erano confidati nella sua salvazione; E pure egli aveva comandato alle nuvole di sopra, Ed aveva aperte le porte del cielo; Ed aveva fatta piovere sopra loro la manna da mangiare, Ed aveva loro dato del frumento del cielo. L’uomo mangiò del pane degli Angeli; Egli mandò loro della vivanda a sazietà. Egli fece levar nel cielo il vento orientale, E per la sua forza addusse l’Austro; E fece piover sopra loro della carne, a guisa di polvere; Ed uccelli, a guisa della rena del mare. E li fece cadere in mezzo al lor campo, D’intorno a’ lor padiglioni. Ed essi mangiarono, e furono grandemente satollati; E Iddio fece lor venire ciò che desideravano. Essi non si erano ancora stolti dalla lor cupidigia; Avevano ancora il cibo loro nella bocca, Quando l’ira montò a Dio contro a loro, Ed uccise i più grassi di loro, Ed abbattè la scelta d’Israele. Con tutto ciò peccarono ancora, E non credettero alle sue maraviglie. Laonde egli consumò i lor giorni in vanità, E gli anni loro in ispaventi. Quando egli li uccideva, essi lo richiedevano, E ricercavano di nuovo Iddio. E si ricordavano che Iddio era la lor Rocca, E che l’Iddio altissimo era il lor Redentore. Ma lo lusingavano colla lor bocca, E gli mentivano colla lor lingua; E il cuor loro non era diritto inverso lui, E non erano leali nel suo patto. E pure egli, che è pietoso, purgò la loro iniquità, e non li distrusse; E più e più volte racquetò l’ira sua, e non commosse tutto il suo cruccio; E si ricordò ch’erano carne; Un fiato che passa, e non ritorna Quante volte lo provocarono essi a sdegno nel deserto, E lo contristarono nella solitudine! E tornarono a tentare Iddio, E limitarono il Santo d’Israele. Essi non si erano ricordati della sua mano, Nè del giorno nel quale li aveva riscossi dal nemico. Come egli aveva eseguiti i suoi segni in Egitto, E i suoi miracoli nel territorio di Soan. Ed aveva cangiati i fiumi, e i rivi degli Egizi in sangue, Talchè essi non ne potevano bere. Ed aveva mandata contro a loro una mischia d’insetti che li mangiarono; E rane, che li distrussero. Ed aveva dati i lor frutti a’ bruchi, E le lor fatiche alle locuste. Ed aveva guastate le lor vigne colla gragnuola, E i lor sicomori colla tempesta. Ed aveva dati alla grandine i lor bestiami, E le lor gregge a’ folgori. Ed aveva mandato sopra loro l’ardore della sua ira, Indegnazione, cruccio e distretta; Una mandata d’angeli maligni. Ed aveva appianato il sentiero alla sua ira, E non aveva scampata l’anima loro dalla morte, Ed aveva dato il lor bestiame alla mortalità. Ed aveva percossi tutti i primogeniti in Egitto, E le primizie della forza ne’ tabernacoli di Cam. E ne aveva fatto partire il suo popolo, a guisa di pecore; E l’aveva condotto per lo deserto, come una mandra. E l’aveva guidato sicuramente, senza spavento; E il mare aveva coperti i lor nemici. Ed egli li aveva introdotti nella contrada della sua santità, Nel monte che la sua destra ha conquistato. Ed aveva scacciate le nazioni d’innanzi a loro, E le aveva fatte loro scadere in sorte di eredità, Ed aveva stanziate le tribù d’Israele nelle loro stanze. Ed avevano tentato, e provocato a sdegno l’Iddio altissimo, E non avevano osservate le sue testimonianze. Anzi si erano tratti indietro, E si erano portati dislealmente, Come i lor padri; E si erano rivolti come un arco fallace; E l’avevano provocato ad ira co’ loro alti luoghi, E commosso a gelosia colle loro sculture. Iddio aveva udite queste cose, e se n’era gravemente adirato, Ed aveva grandemente disdegnato Israele. Ed aveva abbandonato il tabernacolo di Silo; Il padiglione ch’egli aveva piantato per sua stanza fra gli uomini. Ed aveva abbandonata la sua forza, ad esser menata in cattività, E la sua gloria in man del nemico. Ed aveva dato il suo popolo alla spada, E si era gravemente adirato contro alla sua eredità. Il fuoco aveva consumati i suoi giovani; E le sue vergini non erano state lodate. I suoi sacerdoti erano caduti per la spada; E le sue vedove non avevano pianto. Poi il Signore si risvegliò, Come uno che fosse stato addormentato; Come un uomo prode, che dà gridi dopo il vino. E percosse i suoi nemici da tergo, E mise loro addosso un eterno vituperio. Ed avendo riprovato il tabernacolo di Giuseppe, E non avendo eletta la tribù di Efraim; Egli elesse la tribù di Giuda; Il monte di Sion, il quale egli ama. Ed edificò il suo santuario, a guisa di palazzi eccelsi; Come la terra ch’egli ha fondata in perpetuo. Ed elesse Davide, suo servitore, E lo prese dalle mandre delle pecore. Di dietro alle bestie allattanti Egli lo condusse a pascer Giacobbe, suo popolo; Ed Israele sua eredità. Ed egli li pasturò, secondo l’integrità del suo cuore; E li guidò, secondo il gran senno delle sue mani Salmo di Asaf. O DIO, le nazioni sono entrate nella tua eredità, Hanno contaminato il Tempio della tua santità, Hanno ridotta Gerusalemme in monti di ruine. Hanno dati i corpi morti de’ tuoi servitori Agli uccelli del cielo per cibo; E la carne de’ tuoi santi alle fiere della terra. Hanno sparso il sangue loro come acqua Intorno a Gerusalemme; E non vi è stato alcuno che li seppellisse. Noi siamo stati in vituperio a’ nostri vicini; In ischerno, e in derisione a quelli che stanno d’intorno a noi. Infino a quando, Signore, sarai adirato? La tua gelosia arderà ella come un fuoco in perpetuo? Spandi l’ira tua sopra le genti che non ti conoscono, E sopra i regni che non invocano il tuo Nome. Perciocchè essi hanno divorato Giacobbe, Ed hanno desolata la sua stanza. Non ridurti a memoria contro a noi l’iniquità de’ passati; Affrettati, venganci incontro le tue compassioni; Perciocchè noi siam grandemente miseri. Soccorrici, o Dio della nostra salute, per amor della gloria del tuo Nome, E liberaci; e fa’ il purgamento de’ nostri peccati, per amor del tuo Nome Perchè direbbero le genti: Ove è l’Iddio loro? Fa’ che sia conosciuta fra le genti, nel nostro cospetto, La vendetta del sangue sparso de’ tuoi servitori. Vengano davanti a te i gemiti de’ prigioni; Secondo la grandezza del tuo braccio, Scampa quelli che son condannati a morte. E rendi a’ nostri vicini in seno, a sette doppi, Il vituperio che ti hanno fatto, o Signore. E noi, tuo popolo, e greggia del tuo pasco, Ti celebreremo in perpetuo; E racconteremo la tua lode per ogni età Salmo di Asaf, dato al capo de’ Musici, sopra Sosannim-edut. O PASTORE d’Israele, che guidi Giuseppe come una greggia, Porgi gli orecchi; Tu che siedi sopra i Cherubini, Apparisci in gloria. Eccita la tua potenza davanti ad Efraim, ed a Beniamino, ed a Manasse; E vieni a nostra salute. O Dio, ristoraci; E fa’ risplendere il tuo volto, e noi saremo salvati. O Signore Iddio degli eserciti, Infino a quando fumerai tu contro all’orazione del tuo popolo? Tu li hai cibati di pan di pianto, E li hai abbeverati di lagrime a larga misura. Tu ci hai posti in contesa co’ nostri vicini; E i nostri nemici si fanno beffe di noi. O Dio degli eserciti, ristoraci; E fa’ risplendere il tuo volto, e noi saremo salvati Tu avevi trasportata di Egitto una vigna; Tu avevi cacciate le nazioni, e l’avevi piantata. Tu avevi sgomberato davanti a lei il suo luogo; Ed avevi fatto ch’ella aveva messe radici, ed aveva empiuta la terra. I monti erano coperti della sua ombra, E i suoi tralci erano come cedri altissimi. Aveva gettati i suoi rami infino al mare, E i suoi rampolli infino al fiume. Perchè hai tu rotte le sue chiusure, Sì che tutti i passanti l’han vendemmiata? I cinghiali l’hanno guastata, E le fiere della campagna l’hanno pascolata. O Dio degli eserciti, rivolgiti, ti prego; Riguarda dal cielo, e vedi, e visita questa vigna. E le piante che la tua destra aveva piantate, E le propaggini che tu ti avevi fortificate. Quella è arsa col fuoco, ella è ricisa fino dal piè; Quelle periscono per lo sgridar della tua faccia. Sia la tua mano sopra l’uomo della tua destra, Sopra il figliuol dell’uomo che tu ti avevi fortificato. E noi non ci trarremo indietro da te; Mantienci in vita, e noi invocheremo il tuo Nome. O Signore Iddio degli eserciti, ristoraci; Fa’ risplendere il tuo volto, e noi saremo salvati Salmo di Asaf, dato al capo de’ Musici sopra Ghittit. CANTATE lietamente a Dio nostra forza; Date grida di allegrezza all’Iddio di Giacobbe. Prendete a salmeggiare, ed aggiugnetevi il tamburo, La cetera dilettevole, col saltero. Sonate colla tromba alle calendi, Nella nuova luna, al giorno della nostra festa. Perciocchè questo è uno statuto dato ad Israele, Una legge dell’Iddio di Giacobbe. Egli lo costituì per una testimonianza in Giuseppe, Dopo ch’egli fu uscito fuori contro al paese di Egitto; Allora che io udii un linguaggio che io non intendeva. Io ho ritratte, dice Iddio, le sue spalle da’ pesi; Le sue mani si son dipartite dalle corbe. O popol mio, tu gridasti essendo in distretta, ed io te ne trassi fuori; Io ti risposi, stando nel nascondimento del tuono; Io ti provai alle acque di Meriba. Sela Io ti dissi: Ascolta, popol mio, ed io ti farò le mie protestazioni; O Israele, attendessi tu pure a me! Non siavi fra te alcun dio strano, E non adorare alcun dio forestiere. Io sono il Signore Iddio tuo, che ti ho tratto fuor del paese di Egitto; Allarga pur la tua bocca, ed io l’empierò. Ma il mio popolo non ha atteso alla mia voce; Ed Israele non mi ha acconsentito. Onde io li ho abbandonati alla durezza del cuor loro; Acciocchè camminino secondo i lor consigli. Oh! avesse pure ubbidito il mio popolo, E fosse Israele camminato nelle mie vie! Io avrei in uno stante abbattuti i lor nemici, Ed avrei rivolta la mia mano contro a’ loro avversari. Quelli che odiano il Signore si sarebbero infinti inverso loro; E il tempo loro sarebbe durato in perpetuo. E Iddio li avrebbe cibati di grascia di frumento; E dalla roccia, dice egli, io ti avrei satollato di miele Salmo di Asaf. IDDIO è presente nella raunanza di Dio; Egli giudica nel mezzo degl’iddii. Infino a quando giudicherete voi ingiustamente, Ed avrete riguardo alla qualità delle persone degli empi? Sela. Fate ragione al misero ed all’orfano; Fate diritto all’afflitto ed al povero. Liberate il misero ed il bisognoso; Riscotetelo dalla mano degli empi. Essi non hanno alcun conoscimento, nè senno; Camminano in tenebre; Tutti i fondamenti della terra sono smossi Io ho detto: Voi siete dii; E tutti siete figliuoli dell’Altissimo. Tuttavolta voi morrete come un altro uomo, E caderete come qualunque altro de’ principi. Levati, o Dio, giudica la terra; Perciocchè tu devi essere il possessore di tutte le genti Cantico di Salmo di Asaf. O DIO, non istartene cheto; Non tacere, e non riposarti, o Dio. Perciocchè ecco, i tuoi nemici romoreggiano; E quelli che ti odiano alzano il capo. Hanno preso un cauto consiglio contro al tuo popolo, E si son consigliati contro a quelli che son nascosti appo te. Hanno detto: Venite, e distruggiamoli, Sì che non sieno più nazione, E che il nome d’Israele non sia più ricordato. Perciocchè si son di pari consentimento consigliati insieme, Ed han fatta lega contro a te. Le tende di Edom, e gl’Ismaeliti; I Moabiti, e gli Hagareni; I Ghebaliti, gli Ammoniti, e gli Amalechiti; I Filistei, insieme con gli abitanti di Tiro; Gli Assiri eziandio si son congiunti con loro; Sono stati il braccio de’ figliuoli di Lot. Sela Fa’ loro come tu facesti a Madian; Come a Sisera, come a Iabin, al torrente di Chison; I quali furono sconfitti in Endor, E furono per letame alla terra. Fa’ che i lor principi sieno come Oreb e Zeeb; E tutti i lor signori come Zeba, e Salmunna; Perciocchè hanno detto: Conquistiamoci gli abitacoli di Dio. Dio mio, falli essere come una palla; Come della stoppia al vento. Come il fuoco brucia un bosco, E come la fiamma divampa i monti. Così perseguitali colla tua tempesta, E conturbali col tuo turbo. Empi le lor facce di vituperio; E fa’ che cerchino il tuo Nome, o Signore. Sieno svergognati, e conturbati in perpetuo; E sieno confusi, e periscano; E conoscano che tu, il cui Nome è il Signore, Sei il solo Altissimo sopra tutta la terra Salmo de’ figliuoli di Core, dato al capo de’ Musici, sopra Ghittit. OH quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, O Signor degli eserciti! L’anima mia brama i cortili del Signore, e vien meno; Il mio cuore e la mia carne sclamano all’Iddio vivente. Anche la passera si trova stanza, E la rondinella nido, ove posino i lor figli Presso a’ tuoi altari, o Signor degli eserciti, Re mio, e Dio mio. Beati coloro che abitano nella tua Casa, E ti lodano del continuo. Sela. Beato l’uomo che ha forza in te; E coloro che hanno le tue vie nel cuore; I quali, passando per la valle de’ gelsi, La riducono in fonti, Ed anche in pozze che la pioggia empie. Camminano di valore in valore. Finchè compariscano davanti a Dio in Sion O Signore Iddio degli eserciti, ascolta la mia orazione; Porgi l’orecchio, o Dio di Giacobbe. Sela. O Dio, scudo nostro, vedi, E riguarda la faccia del tuo unto. Perciocchè un giorno ne’ tuoi cortili val meglio che mille altrove; Io eleggerei anzi di essere alla soglia della Casa del mio Dio, Che di abitare ne’ tabernacoli di empietà. Perciocchè il Signore Iddio è sole e scudo; Il Signore darà grazia e gloria; Egli non divieterà il bene a quelli che camminano in integrità. O Signor degli eserciti, Beato l’uomo che si confida in te Salmo de’ figliuoli di Core, dato al capo de’ Musici. O SIGNORE, tu sei stato propizio alla tua terra; Tu hai ritratto Giacobbe di cattività. Tu hai rimessa al tuo popolo la sua iniquità, Tu hai coperti tutti i lor peccati. Sela. Tu hai acquetato tutto il tuo cruccio; Tu ti sei stolto dall’ardore della tua ira. Ristoraci, o Dio della nostra salute, E fa’ cessar la tua indegnazione contro a noi. Sarai tu in perpetuo adirato contro a noi? Farai tu durar l’ira tua per ogni età? Non tornerai tu a darci la vita, Acciocchè il tuo popolo si rallegri in te? O Signore, mostraci la tua benignità, E dacci la tua salute Io ascolterò ciò che dirà il Signore Iddio; Certo egli parlerà di pace al suo popolo ed a’ suoi santi; E farà ch’essi non ritorneranno più a follia. Certo, la sua salute è vicina a quelli che lo temono; La gloria abiterà nel nostro paese. Benignità e verità s’incontreranno insieme; Giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra; E giustizia riguarderà dal cielo. Il Signore eziandio darà il bene; E la nostra terra produrrà il suo frutto. Egli farà camminar davanti a sè la giustizia, E la metterà nella via de’ suoi passi Orazione di Davide O SIGNORE, inchina l’orecchio tuo, e rispondimi; Perciocchè io sono afflitto e misero. Guarda l’anima mia; perciocchè io mi studio a pietà; O tu, Dio mio, salva il tuo servitore che si confida in te. O Signore, abbi pietà di me; Perciocchè io grido a te tuttodì. Rallegra l’anima del tuo servitore; Perciocchè io levo l’anima mia a te, o Signore. Perciocchè tu, Signore, sei buono e perdonatore; E di gran benignità inverso tutti quelli che t’invocano. O Signore, porgi gli orecchi alla mia orazione; E attendi al grido delle mie supplicazioni. Io t’invoco nel giorno della mia distretta; Perciocchè tu mi risponderai Non vi è niuno pari a te fra gl’iddii, o Signore; E non vi sono alcune opere pari alle tue. Tutte le genti le quali tu hai fatte, verranno, E adoreranno nel tuo cospetto, o Signore; E glorificheranno il tuo Nome. Perciocchè tu sei grande, e facitore di maraviglie; Tu solo sei Dio. O Signore, insegnami la tua via, E fa’ che io cammini nella tua verità; Unisci il mio cuore al timor del tuo nome. Io ti celebrerò, o Signore Iddio mio, con tutto il mio cuore; E glorificherò il tuo Nome in perpetuo. Perciocchè la tua benignità è grande sopra me; E tu hai riscossa l’anima mia dal fondo del sepolcro. O Dio, uomini superbi si son levati contro a me; Ed una raunanza di violenti, I quali non ti pongono davanti agli occhi loro, Cercano l’anima mia. Ma tu, Signore, sei l’Iddio misericordioso e pietoso, Lento all’ira, e di gran benignità e verità. Volgi la tua faccia verso me, ed abbi pietà di me; Da’ la tua forza al tuo servitore, E salva il figliuolo della tua servente. Opera inverso me qualche miracolo in bene, Sì che quelli che mi odiano lo veggano, e sieno confusi; Perciocchè tu, Signore, mi avrai aiutato, e mi avrai consolato Salmo di Cantico de’ figliuoli di Core LA fondazione del Signore è ne’ monti santi. Il Signore ama le porte di Sion, Sopra tutte le stanze di Giacobbe. O Città di Dio, Cose gloriose son dette di te. Sela Io mentoverò, dice al Signore, Rahab, e Babilonia, Fra quelli che mi conoscono; Ecco, i Filistei ed i Tiri insieme con gli Etiopi, De’ quali si dirà: Costui è nato quivi. E si dirà di Sion: Questi e quegli è nato in essa; E l’Altissimo stesso la stabilirà. Il Signore, rassegnando i popoli, annovererà coloro, Dicendo: Un tale è nato quivi. Sela. E cantori, e suonatori, E tutte le mie fonti, saranno in te Maschil di Heman Ezrahita, che è un cantico di salmo dato al capo de’ Musici, dei figliuoli di Core, per Cantarlo sopra Mahalat. O SIGNORE Iddio della mia salute, Io grido di giorno e di notte, nel tuo cospetto. Venga la mia orazione in tua presenza; Inchina il tuo orecchio al mio grido. Perciocchè l’anima mia è sazia di mali; E la mia vita è giunta infino al sepolcro. Io son reputato del numero di quelli che scendono nella fossa; Io son simile ad un uomo che non ha più forza alcuna. Io sono spacciato fra i morti, Come gli uccisi che giacciono nella sepoltura, De’ quali tu non ti ricordi più; E che son ricisi dalla tua mano. Tu mi hai posto in una fossa bassissima, In tenebre, in luoghi profondi. L’ira tua si è posata sopra me, E tu mi hai abbattuto con tutti i tuoi flutti. Sela. Tu hai allontanati da me i miei conoscenti, Tu mi hai renduto loro grandemente abbominevole; Io son serrato, e non posso uscire. L’occhio mio è doglioso d’afflizione; O Signore, io grido a te tuttodì, Io spiego a te le palme delle mie mani Opererai tu alcuna maraviglia inverso i morti? I trapassati risorgeranno essi, per celebrarti? Sela. La tua benignità si narrerà ella nel sepolcro? E la tua verità nel luogo della perdizione? Le tue maraviglie si conosceranno esse nelle tenebre? E la tua giustizia nella terra dell’obblio? Ora quant’è a me, o Signore, io grido a te; E la mia orazione ti si fa incontro la mattina. Perchè scacci, o Signore, l’anima mia? Perchè nascondi il tuo volto da me? Io son povero, e vengo meno fin dalla mia giovanezza; Io porto i tuoi spaventi, e ne sto in forse. Le tue ire mi son passate addosso; I tuoi terrori mi hanno deserto; Mi han circondato come acque tuttodì; Tutti quanti mi hanno intorniato. Tu hai allontanati da me amici e compagni; I miei conoscenti son nascosti nelle tenebre Maschil di Etan Ezarahita IO canterò in perpetuo le benignità del Signore; Io renderò colla mia bocca nota la tua verità per ogni età. Perciocchè io ho detto: La tua benignità sarà stabile in eterno; Tu hai fermata la tua verità ne’ cieli. Io ho fatto, dice il Signore, patto col mio eletto; Io ho giurato a Davide, mio servitore, dicendo: Io fonderò la tua progenie in eterno, Ed edificherò il tuo trono per ogni età. Sela I cieli parimente celebreranno le tue maraviglie, o Signore; La tua verità eziandio sarà celebrata nella raunanza de’ santi. Perciocchè, chi è nel cielo che pareggi il Signore; E che possa essere assomigliato al Signore, fra i figliuoli de’ possenti? Iddio è grandemente spaventevole nel consiglio de’ santi, E tremendo sopra tutti quelli che sono d’intorno a lui. O Signore Iddio degli eserciti, chi è potente Signore come sei tu? Tu hai, oltre a ciò, intorno a te la tua verità. Tu signoreggi sopra l’alterezza del mare; Quando le sue onde s’innalzano, tu l’acqueti. Tu hai fiaccato Rahab, a guisa d’uomo ferito a morte; Tu hai, col tuo possente braccio, dispersi i tuoi nemici. I cieli son tuoi, tua eziandio è la terra; Tu hai fondato il mondo, e tutto ciò ch’è in esso. Tu hai creato il Settentrione ed il Mezzodì; Tabor ed Hermon trionfano nel tuo Nome. Tu hai un braccio forte; La tua mano è potente, la tua destra è esaltata. Giustizia e giudicio son la ferma base del tuo trono; Benignità e verità vanno davanti alla tua faccia Beato il popolo che sa che cosa è il giubilare; O Signore, essi cammineranno alla chiarezza della tua faccia; Festeggeranno tuttodì nel tuo nome, E si esalteranno nella tua giustizia. Perchè tu sei la gloria della lor forza; E il nostro corno è alzato per lo tuo favore. Perciocchè lo scudo nostro è del Signore; E il Re nostro è del Santo d’Israele Tu parlasti già in visione intorno al tuo Santo, E dicesti: Io ho posto l’aiuto intorno al possente; Io ho innalzato l’eletto d’infra il popolo. Io ho trovato Davide, mio servitore; E l’ho unto coll’olio mio santo; Col quale la mia mano sarà ferma; Il mio braccio eziandio lo fortificherà. Il nemico non l’oppresserà; Ed il perverso non l’affliggerà. Anzi io fiaccherò i suoi nemici, cacciandoli d’innanzi a lui; E sconfiggerò quelli che l’odieranno. E la mia verità, e la mia benignità, saranno con lui; Ed il suo corno sarà alzato nel mio nome; E metterò la sua mano sopra il mare, E la sua destra sopra i fiumi. Egli m’invocherà, dicendo: Tu sei mio Padre, Il mio Dio, e la Rocca della mia salute. Io altresì lo costituirò il primogenito, Il più eccelso dei re della terra. Io gli osserverò la mia benignità in perpetuo, Ed il mio patto sarà leale inverso lui. E renderò la sua progenie eterna, Ed il suo trono simile a’ giorni del cielo. Se i suoi figliuoli abbandonano la mia Legge, E non camminano ne’ miei ordinamenti; Se violano i miei statuti, E non osservano i miei comandamenti; Io visiterò il lor misfatto con verga, E la loro iniquità con battiture; Ma non annullerò la mia benignità inverso lui, E non mentirò contro alla mia verità. Io non violerò il mio patto, E non muterò quello che è uscito dalle mie labbra. Io ho giurato una volta per la mia santità: Se io mento a Davide; Che la sua progenie sarà in eterno, E che il suo trono sarà come il sole nel mio cospetto; Che sarà stabile in perpetuo, come la luna; E di ciò vi è il testimonio fedele nel cielo. Sela E pur tu l’hai cacciato lungi da te, e l’hai disdegnato; Tu ti sei gravemente adirato contro al tuo unto. Tu hai annullato il patto fatto col tuo servitore; Tu hai contaminata la sua benda reale, gettandola per terra. Tu hai rotte tutte le sue chiusure; Tu hai messe in ruina le sue fortezze. Tutti i passanti l’hanno predato; Egli è stato in vituperio a’ suoi vicini. Tu hai alzata la destra de’ suoi avversari; Tu hai rallegrati tutti i suoi nemici. Tu hai eziandio rintuzzato il taglio della sua spada, E non l’hai fatto star fermo in piè nella battaglia. Tu l’hai spogliato del suo splendore, Ed hai traboccato in terra il suo trono. Tu hai scorciati i giorni della sua giovanezza; Tu l’hai coperto di vergogna. Sela. Infino a quando, o Signore, ti nasconderai tu? Ed arderà l’ira tua come un fuoco, in perpetuo? Ricordati quanto poco tempo io ho da vivere nel mondo; Perchè avresti tu creati in vano tutti i figliuoli degli uomini? Chi è l’uomo che viva, senza veder mai la morte? Che scampi la sua vita di man del sepolcro? Sela. Ove sono, o Signore, le tue benignità antiche, Le quali tu giurasti a Davide per la tua verità? Ricordati, o Signore, del vituperio fatto a’ tuoi servitori, Di quello che io porto in seno; Del vituperio fattoci da tutti i grandi popoli. Conciossiachè i tuoi nemici abbiano vituperate, o Signore, Abbiano vituperate le vestigia del tuo unto. Benedetto sia il Signore in eterno. Amen, Amen Orazione di Mosè, uomo di Dio O SIGNORE, tu ci sei stato un abitacolo In ogni età. Avanti che i monti fosser nati, E che tu avessi formata la terra ed il mondo; Anzi ab eterno in eterno tu sei Dio. Tu fai ritornar l’uomo in polvere, E dici: Ritornate, o figliuoli degli uomini. Perciocchè mille anni sono appo te Come il giorno d’ieri, quando è passato; O come una vegghia nella notte. Tu porti via gli uomini, come per una piena d’acque; Essi non sono altro che un sogno; Son come l’erba che si rinnovella la mattina. La mattina ella fiorisce e si rinnovella; E la sera è segata e si secca Perciocchè noi veniam meno per la tua ira; E siam conturbati per lo tuo cruccio. Tu metti davanti a te le nostre iniquità, E i nostri peccati occulti alla luce della tua faccia. Conciossiachè tutti i nostri giorni dichinino per la tua ira; Noi abbiam forniti gli anni nostri così presto come una parola. I giorni de’ nostri anni, in alcuni non sono che settant’anni; E in altri, se ve ne sono di maggiori forze, che ottant’anni; Ed anche il fiore di quelli non è altro che travaglio e vanità; Perciocchè di subito è riciso, e noi ce ne voliam via. Chi conosce la forza della tua ira, E la tua indegnazione, secondo che devi esser temuto? Insegnaci adunque a contare i nostri dì; Acciocchè acquistiamo un cuor savio. Rivolgiti, Signore; infino a quando? E sii rappacificato inverso i tuoi servitori. Saziaci ogni mattina della tua benignità; Acciocchè giubiliamo, e ci rallegriamo tutti i dì nostri. Rallegraci, al par de’ giorni che tu ci hai afflitti; Degli anni che abbiamo sentito il male. Apparisca l’opera tua verso i tuoi servitori, E la tua gloria verso i lor figliuoli. E sia il piacevole sguardo del Signore Iddio nostro sopra noi; E addirizza, o Signore, sopra noi l’opera delle nostre mani CHI dimora nel nascondimento dell’Altissimo, Alberga all’ombra dell’Onnipotente. Io dirò al Signore: Tu sei il mio ricetto e la mia fortezza; Mio Dio, in cui mi confido. Certo egli ti riscoterà dal laccio dell’uccellatore, Dalla pestilenza mortifera. Egli ti farà riparo colle sue penne, E tu ti ridurrai in salvo sotto alle sue ale; La sua verità ti sarà scudo e targa. Tu non temerai di spavento notturno, Nè di saetta volante di giorno; Nè di pestilenza che vada attorno nelle tenebre; Nè di sterminio che distrugga in pien mezzodì. Mille te ne caderanno al lato manco, E diecimila al destro; E pur quello non ti aggiungerà. Sol riguarderai con gli occhi, E vedrai la retribuzione degli empi, Perciocchè, o Signore, tu sei il mio ricetto; Tu hai costituito l’Altissimo per tuo abitacolo. Male alcuno non ti avverrà, E piaga alcuna non si accosterà al tuo tabernacolo. Perciocchè egli comanderà a’ suoi Angeli intorno a te, Che ti guardino in tutte le tue vie. Essi ti leveranno in palma di mano, Che talora il tuo piè non s’intoppi in alcuna pietra. Tu camminerai sopra il leone, e sopra l’aspido; Tu calcherai il leoncello e il dragone. Perciocchè egli ha posta in me tutta la sua affezione, dice il Signore, io lo libererò; E lo leverò ad alto, perchè egli conosce il mio Nome. Egli m’invocherà, e io gli risponderò; Io sarò con lui quando sarà in distretta; Io lo riscoterò e lo glorificherò. Io lo sazierò di lunga vita, E gli farò veder la mia salute Salmo di cantico per il giorno del sabato. EGLI è una bella cosa di celebrare il Signore, E di salmeggiare al tuo Nome, o Altissimo; Di predicare per ogni mattina la tua benignità, E la tua verità tutte le notti; In sul decacordo, e in sul saltero; Con canto di voce, giunto alla cetera. Perciocchè, o Signore, tu mi hai rallegrato colle tue opere; Io giubilo ne’ fatti delle tue mani. Quanto son grandi, o Signore, le tue opere! I tuoi pensamenti son grandemente profondi. L’uomo stolto non conosce, E il pazzo non intende questo: Che gli empi germogliano come l’erba, E che tutti gli operatori d’iniquità fioriscono, Per perire in eterno. Ma tu, o Signore, Sei l’Eccelso in eterno. Perciocchè, ecco, i tuoi nemici, o Signore; Perciocchè, ecco, i tuoi nemici periranno; E tutti gli operatori d’iniquità saranno dissipati. Ma tu alzerai il mio corno, come quello di un liocorno; Io sarò unto d’olio verdeggiante. E l’occhio mio riguarderà i miei nemici; E le mie orecchie udiranno ciò che io desidero de’ maligni Che si levano contro a me. Il giusto fiorirà come la palma, Crescerà come il cedro nel Libano. Quelli che saran piantati nella Casa del Signore Fioriranno ne’ cortili del nostro Dio. Nell’estrema vecchiezza ancor frutteranno, E saranno prosperi e verdeggianti; Per predicare che il Signore, la mia Rocca, è diritto; E che non vi è alcuna iniquità in lui IL Signore regna; egli è vestito di maestà; Il Signore è vestito e cinto di forza; Il mondo eziandio è stabilito, e non sarà giammai smosso. Il tuo trono è fermo da tutta eternità; Tu sei ab eterno. I fiumi hanno alzato, o Signore, I fiumi hanno alzato il lor suono; I fiumi hanno alzate le loro onde; Ma il Signore, che è disopra, È più potente che il suono delle grandi acque, Che le possenti onde del mare. Le tue testimonianze son sommamente veraci, o Signore; La santità è bella nella tua Casa in perpetuo O SIGNORE Iddio delle vendette; O Dio delle vendette, apparisci in gloria. Innalzati, o Giudice della terra; Rendi la retribuzione ai superbi. Infino a quando, o Signore, Infino a quando trionferanno gli empi? Infino a quando sgorgheranno parole dure? Infino a quando si vanteranno tutti gli operatori d’iniquità? Signore, essi tritano il tuo popolo, Ed affliggono la tua eredità; Uccidono la vedova e il forestiere, Ed ammazzano gli orfani; E dicono: Il Signore non ne vede, E l’Iddio di Giacobbe non ne intende nulla. O voi i più stolti del popolo, intendete; E voi pazzi, quando sarete savi? Colui che ha piantata l’orecchia non udirebbe egli? Colui che ha formato l’occhio non riguarderebbe egli? Colui che gastiga le genti, Che insegna il conoscimento agli uomini, non correggerebbe egli? Il Signore conosce i pensieri degli uomini, E sa che son vanità Beato l’uomo il qual tu correggi, Signore, Ed ammaestri per la tua Legge; Per dargli riposo, liberandolo da’ giorni dell’avversità, Mentre è cavata la fossa all’empio. Perciocchè il Signore non lascerà il suo popolo, E non abbandonerà la sua eredità. Perciocchè il giudicio ritornerà a giustizia, E dietro a lui saranno tutti quelli che son diritti di cuore. Chi si leverà per me contro a’ maligni? Chi si presenterà per me contro agli operatori d’iniquità? Se il Signore non fosse stato mio aiuto, Per poco l’anima mia sarebbe stata stanziata nel silenzio. Quando io ho detto: Il mio piè vacilla; La tua benignità, o Signore, mi ha sostenuto. Quando io sono stato in gran pensieri dentro di me, Le tue consolazioni han rallegrata l’anima mia. Il seggio delle malizie che forma iniquità in luogo di statuti, Potrebbe egli esserti congiunto? Essi corrono a schiere contro all’anima del giusto, E condannano il sangue innocente. Ma il Signore mi è in vece d’alto ricetto; E l’Iddio mio in vece di rocca di confidanza. Ed egli farà lor tornare addosso la loro iniquità, E li distruggerà per la lor propria malizia; Il Signore Iddio nostro li distruggerà VENITE, cantiamo lietamente al Signore; Giubiliamo alla Rocca della nostra salute. Andiamogli incontro con lodi, Giubiliamogli con salmi. Perciocchè il Signore è Dio grande, E Re grande sopra tutti gl’iddii. Perciocchè egli tiene in mano le profondità della terra; E le altezze de’ monti sono sue. Ed a lui appartiene il mare, perchè egli l’ha fatto; E l’asciutto, perchè le sue mani l’hanno formato. Venite, adoriamo, ed inchiniamoci; Inginocchiamoci davanti al Signore che ci ha fatti Perciocchè egli è il nostro Dio; E noi siamo il popolo del suo pasco, E la greggia della sua condotta. Oggi, se udite la sua voce, Non indurate il vostro cuore, come in Meriba; Come al giorno di Massa, nel deserto; Ove i padri vostri mi tentarono, Mi provarono, ed anche videro le mie opere. Lo spazio di quarant’anni quella generazione mi fu di noia; Onde io dissi: Costoro sono un popolo sviato di cuore, E non conoscono le mie vie. Perciò giurai nell’ira mia: Se entrano giammai nel mio riposo CANTATE al Signore un nuovo cantico; Cantate, o abitanti di tutta la terra, al Signore. Cantate al Signore, benedite il suo Nome; Predicate di giorno in giorno la sua salute. Raccontate fra le genti la sua gloria, E le sue maraviglie fra tutti i popoli. Perciocchè il Signore è grande, e degno di sovrana lode; Egli è tremendo sopra tutti gl’iddii. Perciocchè tutti gl’iddii de’ popoli sono idoli; Ma il Signore ha fatti i cieli. Maestà e magnificenza sono davanti a lui; Forza e gloria sono nel suo santuario. Date al Signore, o generazioni de’ popoli, Date al Signore gloria e forza. Date al Signore la gloria dovuta al suo Nome; Portategli offerte, e venite ne’ suoi cortili. Adorate il Signore nel magnifico santuario; Tremate, o abitanti di tutta la terra, per la sua presenza Dite fra le genti: Il Signore regna; Il mondo sarà pure stabilito, e non sarà più smosso; Egli giudicherà i popoli in dirittura. Rallegrinsi i cieli, e gioisca la terra; Risuoni il mare, e quello ch’è in esso. Festeggi la campagna, e tutto quello ch’è in essa. Allora tutti gli alberi delle selve daranno voci d’allegrezza, Nel cospetto del Signore; perciocchè egli viene, Egli viene per giudicar la terra; Egli giudicherà il mondo in giustizia, Ed i popoli nella sua verità IL Signore regna: gioisca la terra; Rallegrinsi le grandi isole. Nuvola e caligine sono d’intorno a lui; Giustizia e giudicio sono il fermo sostegno del suo trono. Fuoco va davanti a lui, E divampa i suoi nemici d’ogn’intorno. I suoi folgori alluminano il mondo; La terra l’ha veduto, ed ha tremato. I monti si struggono come cera per la presenza del Signore, Per la presenza del Signor di tutta la terra. I cieli predicano la sua giustizia, E tutti i popoli veggono la sua gloria. Tutti quelli che servono alle sculture, Che si gloriano negl’idoli, sien confusi, adoratelo, dii tutti Sion l’ha udito, e se n’è rallegrata; E le figliuole di Giuda hanno festeggiato Per li tuoi giudicii, o Signore. Perciocchè tu sei il Signore, l’Eccelso sopra tutta la terra; Tu sei grandemente innalzato sopra tutti gl’iddii. Voi che amate il Signore, odiate il male; Egli guarda le anime de’ suoi santi; E le riscuote di man degli empi. La luce è seminata al giusto; E l’allegrezza a quelli che son diritti di cuore. Rallegratevi, o giusti, nel Signore; E celebrate la memoria della sua santità Salmo CANTATE al Signore un nuovo cantico; Perciocchè egli ha fatte maraviglie; La sua destra e il braccio della sua santità gli hanno acquistata salute. Il Signore ha fatta conoscer la sua salute; Egli ha manifestata la sua giustizia nel cospetto delle genti. Egli si è ricordato della sua benignità, e della sua verità, Verso la casa d’Israele; Tutte le estremità della terra hanno veduta la salute del nostro Dio O abitanti di tutta la terra, Giubilate al Signore; Risonate, cantate, e salmeggiate. Salmeggiate al Signore colla cetera. Colla cetera giunta alla voce di canto. Date voci d’allegrezza con trombe, e suon di corno, Nel cospetto del Re, del Signore. Rimbombi il mare, e ciò che è in esso; Il mondo, e i suoi abitanti. Battansi i fiumi a palme; Cantino d’allegrezza tutti i monti. Nel cospetto del Signore; perciocchè egli viene per giudicar la terra; Egli giudicherà il mondo in giustizia, E i popoli in dirittura IL Signore regna: temino i popoli; Colui che siede sopra i Cherubini regna: la terra tremi. Il Signore è grande in Sion, Ed eccelso sopra tutti i popoli. Essi celebreranno, o Signore, il tuo Nome grande e tremendo. Esso è santo. E la forza del Re ama il giudicio; Tu hai stabilita la dirittura; Tu hai fatto giudicio, e giustizia in Giacobbe. Esaltate il Signore Iddio nostro, E adorate davanti allo scannello de’ suoi piedi. Egli è santo Mosè ed Aaronne furono fra i suoi sacerdoti; E Samuele fra quelli che invocarono il suo Nome. Essi invocarono il Signore, ed egli rispose loro. Egli parlò loro dalla colonna della nuvola; Essi altresì osservarono le sue testimonianze, E gli statuti ch’egli diede loro. O Signore Iddio nostro, tu li esaudisti; Tu fosti loro un Dio perdonatore; Ma altresì vendicator de’ lor fatti. Esaltate il Signore Iddio nostro, E adorate nel monte della sua santità; Perciocchè il Signore Iddio nostro è santo Salmo di lode. VOI tutti gli abitanti della terra, Giubilate al Signore. Servite al Signore con allegrezza; Venite nel suo cospetto con canto. Riconoscete che il Signore è Iddio; Egli è quel che ci ha fatti, e non noi stessi; Noi suo popolo, e greggia del suo pasco. Entrate nelle sue porte con ringraziamento, E ne’ suoi cortili con lode; Celebratelo, benedite il suo Nome. Perciocchè il Signore è buono; la sua benignità dura in eterno, E la sua verità per ogni età Salmo di Davide. IO canterò un cantico di benignità e di giudicio; Io te lo salmeggerò, o Signore. Io comporrò una maestrevol canzone intorno alla via intiera. Quando verrai a me? Io camminerò nell’integrità del mio cuore Dentro alla mia casa. Io non mi proporrò davanti agli occhi cosa alcuna scellerata; Io odio i fatti degli sviati; Niuno di essi mi starà appresso. Il cuor perverso si dipartirà da me; Io non conoscerò il malvagio. Io sterminerò chi sparlerà in segreto contro al suo prossimo; Io non comporterò l’uomo con gli occhi altieri, E col cuor gonfio. Io avrò l’occhio sugli uomini leali della terra A ciò che dimorino meco; Chi cammina per la via intiera mi servirà. Chi usa frode nelle sue opere non abiterà dentro alla mia casa; Chi parla menzogne non sarà stabilito davanti agli occhi miei. Ogni mattina io distruggerò tutti gli empi del paese; Per isterminar dalla Città del Signore Tutti gli operatori d’iniquità Orazione dell’afflitto, essendo angosciato, e spandendo il suo lamento davanti a Dio. SIGNORE, ascolta la mia orazione, E venga il mio grido infino a te. Non nasconder la tua faccia da me; Nel giorno che io sono in distretta, inchina a me il tuo orecchio; Nel giorno che io grido, affrettati a rispondermi. Perciocchè i miei giorni son venuti meno come fumo, E le mie ossa sono arse come un tizzone. Il mio cuore è stato percosso come erba, Ed è seccato; Perciocchè io ho dimenticato di mangiare il mio pane. Le mie ossa sono attaccate alla mia carne, Per la voce de’ miei gemiti. Io son divenuto simile al pellicano del deserto; E son come il gufo delle solitudini. Io vegghio, e sono Come il passero solitario sopra il tetto. I miei nemici mi fanno vituperio tuttodì; Quelli che sono infuriati contro a me fanno delle esecrazioni di me. Perciocchè io ho mangiata la cenere come pane, Ed ho temperata la mia bevanda con lagrime. Per la tua indegnazione, e per lo tuo cruccio; Perciocchè, avendomi levato ad alto, tu mi hai gettato a basso. I miei giorni son come l’ombra che dichina; Ed io son secco come erba Ma tu, Signore, dimori in eterno E la tua memoria è per ogni età. Tu ti leverai, tu avrai compassione di Sion; Perciocchè egli è tempo di averne pietà; Perciocchè il termine è giunto. Imperocchè i tuoi servitori hanno affezione alle pietre di essa, Ed hanno pietà della sua polvere. E le genti temeranno il Nome del Signore, E tutti i re della terra la tua gloria, Quando il Signore avrà riedificata Sion, Quando egli sarà apparito nella sua gloria, Ed avrà volto lo sguardo all’orazione de’ desolati, E non avrà sprezzata la lor preghiera. Ciò sarà scritto all’età a venire; E il popolo che sarà creato loderà il Signore. Perciocchè egli avrà riguardato dall’alto luogo della sua santità; Perciocchè il Signore avrà mirato dal cielo verso la terra; Per udire i gemiti de’ prigioni; Per isciogliere quelli ch’erano condannati a morte; Acciocchè si narri in Sion il Nome del Signore, E la sua lode in Gerusalemme. Quando i popoli e i regni saranno raunati insieme, Per servire al Signore Egli ha tra via abbattute le mie forze; Egli ha scorciati i miei giorni. Io dirò: O Dio mio, non farmi trapassare al mezzo de’ miei dì; I tuoi anni durano per ogni età. Tu fondasti già la terra; E i cieli son l’opera delle tue mani; Queste cose periranno, ma tu dimorerai; Ed esse invecchieranno tutte, come un vestimento; Tu le muterai come una vesta, e trapasseranno. Ma tu sei sempre lo stesso, E gli anni tuoi non finiranno giammai. I figliuoli de’ tuoi servitori abiteranno, E la progenie loro sarà stabilita nel tuo cospetto Salmo di Davide. BENEDICI, anima mia, il Signore; E tutte le mie interiora benedite il Nome suo santo. Benedici, anima mia, il Signore, E non dimenticare alcuno dei suoi beneficii. Egli è quel che ti perdona tutte le tue iniquità; Che sana tutte le tue infermità; Che riscuote dalla fossa la tua vita; Che ti corona di benignità e di compassioni; Che sazia di beni la tua bocca; Che ti fa ringiovanire come l’aquila Il Signore fa giustizia E ragione a tutti quelli che sono oppressati. Egli ha fatte assapere a Mosè le sue vie, Ed a’ figliuoli d’Israele le sue opere. Il Signore è pietoso e clemente; Lento all’ira, e di gran benignità. Egli non contende in eterno; E non serba l’ira in perpetuo. Egli non ci ha fatto secondo i nostri peccati; E non ci ha reso la retribuzione secondo le nostre iniquità. Perciocchè, quanto sono alti i cieli sopra la terra, Tanto è grande la sua benignità inverso quelli che lo temono. Quant’è lontano il Levante dal Ponente, Tanto ha egli allontanati da noi i nostri misfatti. Come un padre è pietoso inverso i figliuoli, Così è il Signore pietoso inverso quelli che lo temono. Perciocchè egli conosce la nostra natura; Egli si ricorda che noi siamo polvere. I giorni dell’uomo son come l’erba; Egli fiorisce come il fiore del campo. Il quale, se un vento gli passa sopra, non è più; E il suo luogo non lo riconosce più. Ma la benignità del Signore è di secolo in secolo Sopra quelli che lo temono; E la sua giustizia sopra i figliuoli de’ figliuoli, Di quelli che osservano il suo patto, E che si ricordano de’ suoi comandamenti, per metterli in opera Il Signore ha stabilito il suo trono ne’ cieli; E il suo regno signoreggia per tutto. Benedite il Signore, voi suoi Angeli, Possenti di forza, che fate ciò ch’egli dice, Ubbidendo alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutti gli eserciti suoi; Voi suoi ministri, che fate ciò che gli piace. Benedite il Signore, voi tutte l’opere sue, In tutti i luoghi della sua signoria. Anima mia, benedici il Signore BENEDICI, anima mia, il Signore; O Signore Iddio mio, tu sei sommamente grande; Tu sei vestito di gloria e di magnificenza. Egli si ammanta di luce come di una vesta; Egli tende il cielo come una cortina. Egli fa i palchi delle sue sale nelle acque; Egli pone le nuvole per suo carro: Egli passeggia sopra le ale del vento. Egli fa i venti suoi Angeli, E il fuoco divampante suoi ministri. Egli ha fondata la terra sulle sue basi; Giammai in perpetuo non sarà smossa. Tu l’avevi già coperta dell’abisso, come d’una vesta; Le acque si erano fermate sopra i monti. Esse fuggirono per lo tuo sgridare; Si affrettarono per la voce del tuo tuono; Erano salite sopra i monti; ma discesero nelle valli, Al luogo che tu hai loro costituito. Tu hai loro posto un termine, il qual non trapasseranno; E non torneranno a coprir la terra Egli è quel che manda le fonti per le valli, Onde esse corrono fra i monti; Abbeverano tutte le bestie della campagna; Gli asini salvatichi spengono la lor sete con esse. Presso a quelle si riparano gli uccelli del cielo; Fanno sentir di mezzo alle frondi le lor voci. Egli adacqua i monti dalle sue stanze sovrane; La terra è saziata del frutto delle sue opere. Egli fa germogliar l’erba per le bestie; E l’erbaggio per lo servigio dell’uomo, Facendo uscire della terra il pane. Egli rallegra il cuor dell’uomo col vino, Egli fa risplender la faccia coll’olio, E sostenta il cuor dell’uomo col pane. Gli alberi del Signore ne son saziati; I cedri del Libano ch’egli ha piantati; Dove gli uccelli si annidano; Gli abeti, che son la stanza della cicogna. Gli alti monti sono per li cavriuoli; Le rocce sono il ricetto de’ conigli Egli ha fatta la luna per le stagioni; Il sole conosce il suo occaso. Tu mandi le tenebre, ed e’ si fa notte, Nella quale tutte le fiere delle selve vanno attorno. I leoncelli rugghiano dietro alla preda, E per chiedere a Dio il lor pasto. Ma, tosto ch’è levato il sole, si raccolgono, E giacciono ne’ lor ricetti. Allora l’uomo esce alla sua opera, Ed al suo lavoro, infino alla sera. Quanto grandi sono, o Signore, le tue opere! Tu le hai tutte fatte con sapienza; La terra è piena de’ tuoi beni. Ecco, il mar grande ed ampio: Quivi son rettili senza numero, Amimali piccoli e grandi. Quivi nuotano le navi, E il Leviatan che tu hai formato per ischerzare in esso. Tutti gli animali sperano in te, Che tu dii loro il lor cibo al suo tempo. Se tu lo dài loro, lo ricolgono; Se tu apri la tua mano, son saziati di beni. Se tu nascondi la tua faccia, sono smarriti; Se tu ritiri il fiato loro, trapassano, E ritornano nella lor polvere. Se tu rimandi il tuo spirito son creati; E tu rinnuovi la faccia della terra Sia la gloria del Signore in eterno; Rallegrisi il Signore nelle sue opere; Il quale se riguarda verso la terra, ella trema; Se tocca i monti, essi fumano. Io canterò al Signore, mentre viverò; Io salmeggerò all’Iddio mio, tanto che io durerò. Il mio ragionamento gli sarà piacevole, Io mi rallegrerò nel Signore. Vengano meno i peccatori d’in su la terra, E gli empi non sieno più. Anima mia, benedici il Signore. Alleluia CELEBRATE il Signore; predicate il suo Nome; Fate assapere i suoi fatti fra i popoli. Cantategli, salmeggiategli, Ragionate di tutte le sue maraviglie. Gloriatevi nel Nome della sua santità; Rallegrisi il cuor di coloro che cercano il Signore. Cercate il Signore, e la sua forza; Cercate del continuo la sua faccia. Ricordate le sue maraviglie ch’egli ha fatte; I suoi miracoli e i giudicii della sua bocca; O voi, progenie d’Abrahamo, suo servitore; Figliuoli di Giacobbe, suoi eletti. Egli è il Signore Iddio nostro; I suoi giudicii son per tutta la terra Egli si ricorda in eterno del suo patto, E in mille generazioni della parola ch’egli ha comandata; Del suo patto, ch’egli fece con Abrahamo; E del suo giuramento, ch’egli fece ad Isacco; Il quale egli confermò a Giacobbe per istatuto, E ad Israele per patto eterno; Dicendo: Io ti darò il paese di Canaan, Per sorte della vostra eredità. Quantunque fosser ben poca gente, E forestieri in esso. E mentre essi andavano da una gente ad un’altra, Da un regno ad un altro popolo, Egli non permise che alcuno li oppressasse; Anzi gastigò eziandio dei re per amor loro, E disse: Non toccate i miei unti, E non fate alcun male a’ miei profeti. Poi egli chiamò la fame sopra la terra; E ruppe tutto il sostegno del pane. Egli aveva mandato dinanzi a loro un uomo, Cioè Giuseppe, che fu venduto per servo; I cui piedi furono serrati ne’ ceppi; La cui persona fu messa ne’ ferri. La parola del Signore lo tenne al cimento, Fino al tempo che venne ciò ch’egli aveva detto. Allora il re mandò a farlo sciorre; Il dominator di popoli mandò a largheggiarlo. Egli lo costituì padrone sopra la sua casa, E rettore sopra tutto il suo stato; Per tenere a freno i suoi principi a suo senno; E per dare ammaestramento a’ suoi anziani. Poi Israele entrò in Egitto; E Giacobbe dimorò come forestiere nel paese di Cam. E Iddio fece grandemente moltiplicare il suo popolo; E lo rendè più possente che i suoi nemici Egli rivolse il cuor loro a odiare il suo popolo, A macchinar frode contro a’ suoi servitori. Egli mandò Mosè, suo servitore; Ed Aaronne, il quale egli aveva eletto. Essi eseguirono fra loro i miracoli ch’egli aveva loro detti, E i suoi prodigi nella terra di Cam. Egli mandò le tenebre, e fece oscurar l’aria; Ed essi non furono ribelli alle sue parole. Egli cangiò le acque loro in sangue, E fece morire il lor pesce. La terra loro produsse rane, Ch’entrarono fin nelle camere de’ loro re. Alla sua parola venne una mischia d’insetti, E pidocchi in tutte le lor contrade. Egli mutò le lor pioggie in gragnuola, E in fuoco divampante nel lor paese; E percosse le lor vigne, e i lor fichi; E fracassò gli alberi della lor contrada. Alla sua parola vennero locuste, E bruchi senza numero; Che rosero tutta l’erba nel lor paese, E mangiarono il frutto della lor terra. Poi egli percosse ogni primogenito nel lor paese, Le primizie d’ogni lor forza. E condusse fuori Israele con oro e con argento; E non vi fu alcuno, fra le sue tribù, che fosse fiacco. Gli Egizi si rallegrarono della lor partita; Perciocchè lo spavento di essi era caduto sopra loro. Egli distese la nuvola, per coverta; Ed accese un fuoco, per alluminarli di notte. Alla lor richiesta egli addusse delle quaglie, E li saziò del pane del cielo. Egli aperse la roccia, e ne colarono acque; Rivi corsero per i luoghi aridi. Perciocchè egli si ricordò della parola della sua santità, Detta ad Abrahamo, suo servitore; E trasse fuori il suo popolo con allegrezza, E i suoi eletti con giubilo; E diede loro i paesi delle genti; Ed essi possedettero le fatiche de’ popoli; Acciocchè osservassero i suoi statuti, E guardassero le sue leggi. Alleluia ALLELUIA. Celebrate il Signore; perciocchè egli è buono; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Chi potrà raccontar le potenze del Signore? Chi potrà pubblicar tutta la sua lode? Beati coloro che osservano la dirittura, Che fanno ciò ch’è giusto in ogni tempo. Ricordati di me, o Signore, Secondo la tua benevolenza verso il tuo popolo; Visitami colla tua salute; Acciocchè io vegga il bene de’ tuoi eletti, E mi rallegri dell’allegrezza della tua gente, E mi glorii colla tua eredità Noi, e i nostri padri, abbiam peccato, Abbiamo operato iniquamente ed empiamente. I nostri padri in Egitto non considerarono le tue maraviglie, Non si ricordarono della grandezza delle tue benignità; E si ribellarono presso al mare, nel Mar rosso. Ma pure il Signore li salvò per l’amor del suo Nome, Per far nota la sua potenza; E sgridò il Mar rosso, ed esso si seccò; E li fece camminar per gli abissi, come per un deserto. E li salvò di man di coloro che li odiavano, E li riscosse di man del nemico. E le acque copersero i lor nemici; E non ne scampò pure uno Allora credettero alle sue parole; Cantarono la sua lode Ma presto dimenticarono le sue opere; Non aspettarono il suo consiglio; E si accessero di cupidigia nel deserto; E tentarono Iddio nella solitudine. Ed egli diede loro ciò che chiedevano; Ma mandò la magrezza nelle lor persone. Oltre a ciò furono mossi d’invidia contro a Mosè, nel campo; E contro ad Aaronne, il Santo del Signore. La terra si aperse, e tranghiottì Datan, E coperse il seguito di Abiram. E il fuoco arse la lor raunanza; La fiamma divampò gli empi. Fecero un vitello in Horeb, E adorarono una statua di getto; E mutarono la lor gloria In una somiglianza di bue che mangia l’erba. Dimenticarono Iddio, lor Salvatore, Il quale aveva fatte cose grandi in Egitto; Cose maravigliose nel paese di Cam, Tremende al Mar rosso. Onde egli disse di sterminarli; Se non che Mosè, suo eletto, si presentò alla rottura davanti a lui, Per istornar l’ira sua che non distruggesse. Disdegnarono ancora il paese desiderabile; Non credettero alla sua parola. E mormorarono ne’ lor tabernacoli; Non attesero alla voce del Signore. Onde egli alzò loro la mano, Che li farebbe cader nel deserto; E che farebbe cader la lor progenie fra le genti, E che li dispergerebbe per li paesi. Oltre a ciò si congiunsero con Baal-peor, E mangiarono de’ sacrificii de’ morti; E dispettarono Iddio co’ lor fatti, Onde la piaga si avventò a loro. Ma Finees si fece avanti, e fece giudicio; E la piaga fu arrestata. E ciò gli fu reputato per giustizia, Per ogni età, in perpetuo. Provocarono ancora il Signore ad ira presso alla acque di Meriba, Ed avvenne del male a Mosè per loro. Perciocchè inasprirono il suo spirito; Onde egli parlò disavvedutamente colle sue labbra Essi non distrussero i popoli, Che il Signore aveva lor detto; Anzi si mescolarono fra le genti, Ed impararono le loro opere; E servirono a’ loro idoli, E quelli furono loro per laccio; E sacrificarono i lor figluioli. E le lor figliuole a’ demoni; E sparsero il sangue innocente, Il sangue de’ lor figliuoli e delle lor figliuole, I quali sacrificarono agl’idoli di Canaan; E il paese fu contaminato di sangue. Ed essi si contaminarono per le loro opere, E fornicarono per li lor fatti. Onde l’ira del Signore si accese contro al suo popolo, Ed egli abbominò la sua eredità; E li diede in man delle genti; E quelli che li odiavano signoreggiarono sopra loro. E i lor nemici li oppressarono; Ed essi furono abbassati sotto alla lor mano. Egli li riscosse molte volte; Ma essi lo dispettarono co’ lor consigli, Onde furono abbattuti per la loro iniquità. E pure egli ha riguardato, quando sono stati in distretta; Quando ha udito il lor grido; E si è ricordato inverso loro del suo patto, E si è pentito, secondo la grandezza delle sue benignità. Ed ha renduti loro pietosi Tutti quelli che li avevano menati in cattività. Salvaci, o Signore Iddio nostro, E raccoglici d’infra le genti; Acciocchè celebriamo il Nome della tua santità, E ci gloriamo nella tua lode. Benedetto sia il Signore Iddio d’Israele di secolo in secolo. Or dica tutto il popolo: Amen. Alleluia CELEBRATE il Signore; perciocchè egli è buono. Perciocchè la sua benignità dura in eterno. Così dicano quelli che sono stati riscattati dal Signore, I quali egli ha riscossi di distretta. E li ha raccolti da’ diversi paesi, Dal Levante e dal Ponente; dal Settentrione e dal mare. Essi andavano errando per deserti, per cammini di solitudine; Non trovavano città abitata. Erano affamati ed assetati; L’anima loro spasimava in loro. Ma, avendo gridato al Signore, mentre erano in distretta, Egli li ha tratti fuor delle loro angosce; E li ha condotti per diritto cammino, Per andare in città abitata. Celebrino adunque appo il Signore la sua benignità, E le sue maraviglie appo i figliuoli degli uomini. Perciocchè egli ha saziata l’anima assetata, Ed ha empiuta di beni l’anima affamata Così dicano quelli che dimoravano in tenebre ed in ombra di morte, Prigioni, ritenuti in afflizione, e ne’ ferri. Perciocchè erano stati ribelli alle parole del Signore, Ed avevano sprezzato il consiglio dell’Altissimo; Onde egli aveva abbattuto il cuor loro con affanni, Ed erano caduti; e non vi era alcuno che li soccorresse. Ma, avendo gridato al Signore, mentre erano in distretta, Egli li ha salvati dalle loro angosce; E li ha tratti fuor delle tenebre, e dell’ombra della morte; Ed ha rotti i lor legami. Celebrino adunque appo il Signore la sua benignità, E le sue maraviglie appo i figliuoli degli uomini. Perciocchè egli ha rotte le porte di rame, Ed ha spezzate le sbarre di ferro Così dicano gli stolti, ch’erano afflitti per li lor misfatti, Ne’ quali camminavano, e per le loro iniquità. La cui anima abbominava ogni cibo; Ed erano giunti fino alle porte della morte. Ma, avendo gridato al Signore, mentre erano in distretta, Egli li ha salvati dalle loro angosce. Egli ha mandata la sua parola, e li ha sanati, E liberati dalle lor malattie mortali. Celebrino adunque appo il Signore la sua benignità, E le sue maraviglie appo i figliuoli degli uomini. E sacrifichino sacrificii di lode, E raccontino le sue opere con giubilo Così dicano quelli che scendono nel mare sopra navi, Che fanno traffico su per le grandi acque. Essi veggono le opere del Signore, E le sue maraviglie nel profondo mare. Perciocchè, alla sua parola, egli fa levare il vento di tempesta, Il quale alza le onde di esso. Salgono al cielo, poi scendono agli abissi; L’anima loro si strugge di male. Saltano, e traballano come un ebbro; E perdono tutto il lor senno. Ma, gridando al Signore, mentre sono in distretta, Egli li trae fuor delle loro angosce. Egli acqueta la tempesta, E le onde loro si fermano. Ed essi si rallegrano che sono acquetate; Ed egli li conduce al porto da loro desiderato. Celebrino adunque appo il Signore la sua benignità, E le sue maraviglie appo i figliuoli degli uomini. Ed esaltinlo nella raunanza del popolo, E laudinlo nel concistoro degli anziani Egli riduce i fiumi in deserto, E le vene delle acque in luoghi aridi; La terra fertile in salsuggine, Per la malvagità de’ suoi abitanti. Egli riduce i deserti in guazzi d’acque. E la terra arida in vene d’acque; E fa quivi abitar gli affamati, I quali vi fondano città da abitare. E seminano campi, e piantano vigne, Che producono rendita di frutto. Ed egli li benedice, e moltiplicano grandemente; Ed egli non iscema i lor bestiami. Poi vengono al meno, e sono abbassati Per distretta, per avversità, e per affanni. Egli spande lo sprezzo sopra i nobili, E li fa andare errando per luoghi deserti, ove non vi è via alcuna. E innalza il bisognoso dalla miseria, E fa che le famiglie moltiplicano a guisa di gregge. Gli uomini diritti, veggendo queste cose, si rallegrano; Ma ogni iniquità si tura la bocca. Chi è savio? osservi queste cose, E consideri le benignità del Signore Cantico di Salmo di Davide IL mio cuore è disposto, o Dio, Ed anche la mia gloria; io canterò, e salmeggerò. Saltero, e cetera, destati; Io mi risveglierò all’alba. Io ti celebrerò fra i popoli, o Signore, E ti salmeggerò fra le nazioni. Perciocchè la tua benignità è grande, disopra il cielo; E la tua verità aggiunge infino alle nuvole. Innalzati, o Dio, sopra i cieli; Ed innalzisi la tua gloria sopra tutta le terra; Acciocchè i tuoi diletti sieno liberati; Salvami colla tua destra, e rispondimi. Iddio ha parlato per la sua santità; io trionferò, Io spartirò Sichem, e misurerò la valle di Succot. Mio è Galaad, mio è Manasse; Ed Efraim è la forza del mio capo; Giuda è il mio legislatore; Moab è la caldaia del mio lavatoio; Io getterò le mie scarpe sopra Edom; Io trionferò della Palestina con voci di allegrezza. Chi mi condurrà nella città della fortezza? Chi mi menerà fino in Edom? Non sarai desso tu, o Dio, che ci avevi scacciati, E non uscivi più fuori, o Dio, co’ nostri eserciti? Dacci aiuto, per uscir di distretta; Perciocchè il soccorso degli uomini è vanità. Coll’aiuto di Dio noi faremo prodezze; Ed egli calpesterà i nostri nemici Salmo di Davide dato al capo dei Musici. O DIO della mia lode, non tacere; Perciocchè la bocca dell’empio e la bocca di frode si sono aperte contro a me; Hanno parlato meco con lingua bugiarda; E mi hanno assediato con parole d’odio; E mi hanno fatta guerra senza cagione. In vece dell’amore che ho loro portato, mi sono stati avversari; Ed io ho loro renduta preghiera. Essi mi hanno renduto male per bene, E odio per lo mio amore Costituisci il maligno sopra lui; E fa’ che Satana gli stia alla destra. Quando sarà giudicato, esca condannato; E la sua preghiera gli torni in peccato. Sieno i suoi giorni pochi; Un altro prenda il suo ufficio. Sieno i suoi figliuoli orfani, E la sua moglie vedova. E vadano i suoi figliuoli del continuo vagando; E mendichino, ed accattino, uscendo fuor de’ lor casolari. L’usuraio tenda la rete a tutto ciò ch’egli ha; E rubino gli strani le sue fatiche. Non siavi alcuno che stenda la sua benignità inverso lui; E non vi sia chi abbia pietà de’ suoi orfani. Sieno distrutti i suoi discendenti; Sia cancellato il lor nome nella seconda generazione. Sia ricordata l’iniquità de’ suoi padri appo il Signore; E il peccato di sua madre non sia cancellato. Sieno que’ peccati del continuo nel cospetto del Signore; E stermini egli d’in su la terra la memoria di essi. Perciocchè egli non si è ricordato d’usar benignità, Ed ha perseguitato l’uomo povero, ed afflitto, E tribolato di cuore, per ucciderlo. Poichè egli ha amata la maledizione, vengagli; E poichè non si è compiaciuto nella benedizione, allontanisi ella da lui. E sia vestito di maledizione, come del suo manto; Ed entri quella come acqua nelle sue interiora, E come olio nelle sue ossa. Siagli quella a guisa di vestimento, del quale egli sia avvolto; Ed a guisa di cintura, della quale sempre sia cinto. Tal sia, da parte del Signore, la ricompensa de’ miei avversari, E di quelli che parlano male contro all’anima mia Ma tu, o Signore Iddio, opera inverso me, per amor del tuo Nome; Liberami, perciocchè la tua benignità è buona. Perciocchè io sono afflitto, e povero; E il mio cuore è piagato dentro di me. Io me ne vo, come l’ombra quando dichina; Io sono agitato come una locusta. Le mie ginocchia vacillano per li miei digiuni; E la mia carne è dimagrata, e non ha più grassezza alcuna. Ed anche son loro in vituperio; Quando mi veggono, scuotono la testa. Aiutami, Signore Iddio mio; Salvami secondo la tua benignità. E sappiano che questo è la tua mano, E che tu, Signore, hai fatto questo. Essi malediranno, e tu benedirai; Si sono innalzati, ma saran confusi, Ed il tuo servitore si rallegrerà. Sieno i miei avversari vestiti di vituperio, Ed avvolti della lor vergogna, come di un mantello. Io celebrerò altamente il Signore colla mia bocca; E lo loderò in mezzo de’ grandi. Perciocchè egli sta alla destra del povero, Per salvarlo da quelli che lo condannano a morte Salmo di Davide. IL Signore ha detto al mio Signore; Siedi alla mia destra, Infino a tanto che io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de’ tuoi piedi. Il Signore manderà fuor di Sion lo scettro della tua potenza, Dicendo: Signoreggia in mezzo de’ tuoi nemici. Il tuo popolo sarà tutto volenteroso, Nel giorno che tu rassegnerai il tuo esercito, nel magnifico santuario; La rugiada della tua gioventù ti sarà prodotta dalla matrice dell’alba. Il Signore ha giurato, e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno, Secondo l’ordine di Melchisedec Il Signore sarà alla tua destra. Questo mio Signore trafiggerà i re nel giorno della sua ira. Egli farà giudicio fra le genti, egli empierà ogni cosa di corpi morti; Egli trafiggerà il capo che regna sopra molti paesi. Egli berrà del torrente tra via; E perciò alzerà il capo ALLELUIA. Io celebrerò il Signore con tutto il cuore, Nel consiglio, e nella raunanza degli uomini diritti. Grandi son le opere del Signore, Spiegate davanti a tutti quelli che si dilettano in esse. Le sue opere son gloria e magnificenza; E la sua giustizia dimora in eterno. Egli ha rendute memorabili le sue maraviglie; Il Signore è grazioso e pietoso. Egli dà da vivere a quelli che lo temono; Egli si ricorda in eterno del suo patto Egli ha dichiarata al suo popolo la potenza delle sue opere, Dandogli l’eredità delle genti. Le opere delle sue mani son verità e dirittura; Tutti i suoi comandamenti son veraci; Stabili in sempiterno, Fatti con verità, e con dirittura. Egli ha mandata la redenzione al suo popolo; Egli ha ordinato il suo patto in eterno; Il suo Nome è santo e tremendo. Il principio della sapienza è il timor del Signore; Ogni uomo che mette in opera i suoi comandamenti, ha buon senno; La sua lode dimora in perpetuo ALLELUIA, Beato l’uomo che teme il Signore, E si diletta sommamente ne’ suoi comandamenti. La sua progenie sarà possente in terra; La generazione degli uomini diritti sarà benedetta. Facoltà e ricchezze son nella sua casa, E la sua giustizia dimora in perpetuo. La luce si leva nelle tenebre a quelli che son diritti. Un tale uomo è pietoso, misericordioso, e giusto. L’uomo da bene dona, e presta; E governa i fatti suoi con dirittura Certo egli non sarà giammai smosso; Il giusto sarà in memoria perpetua. Egli non temerà di mal grido; Il suo cuore è fermo, egli si confida nel Signore. Il suo cuore è bene appoggiato, egli non avrà paura alcuna, Finchè vegga ne’ suoi nemici ciò ch’egli desidera. Egli ha sparso, egli ha donato a’ bisognosi; La sua giustizia dimora in perpetuo, Il suo corno sarà alzato in gloria. L’empio lo vedrà, e dispetterà; Egli digrignerà i denti, e si struggerà; Il desiderio degli empi perirà ALLELUIA. Lodate, servitori del Signore, Lodate il Nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, Da ora in eterno. Il nome del Signore è lodato Dal sol levante, infino al ponente. Il Signore è eccelso sopra tutte le nazioni, La sua gloria è sopra i cieli. Chi è simile al Signore Iddio nostro, Il quale abita ne’ luoghi altissimi? Che riguarda abbasso In cielo ed in terra; Che rileva il misero dalla polvere, Ed innalza il povero dallo sterco; Per farlo sedere co’ principi, Co’ principi del suo popolo; Che fa abitare in famiglia la donna sterile, Facendola diventar lieta madre di figliuoli? Alleluia QUANDO Israele uscì di Egitto, E la casa di Giacobbe d’infra il popolo barbaro; Giuda fu consacrato al Signore, Israele divenne suo dominio. Il mare lo vide, e fuggì; Il Giordano si rivolse a ritroso. I monti saltarono come montoni, I colli come agnelli. Che avesti, o mare, che tu fuggisti? E tu, Giordano, che ti rivolgesti a ritroso? E voi, monti, che saltaste come montoni; E voi, colli, come agnelli? Trema, o terra, per la presenza del Signore; Per la presenza dell’Iddio di Giacobbe; Il quale mutò la roccia in guazzo d’acqua, Il macigno in fonte d’acqua NON a noi, Signore, non a noi, Anzi al tuo Nome, da’ gloria, Per la tua benignità, e verità. Perchè direbbero le genti: Dove è ora l’Iddio loro? Or l’Iddio nostro è pur ne’ cieli E fa tutto ciò che gli piace. Gl’idoli di quelle sono oro ed argento; Opera di mani d’uomini; Hanno bocca, e non parlano; Hanno occhi, e non veggono; Hanno orecchie, e non odono; Hanno naso, e non odorano; Hanno mani, e non toccano; Hanno piedi, e non camminano; E non rendono alcun suono dalla lor gola. Simili ad essi sieno quelli che li fanno; Chiunque si confida in essi O Israele, confidati nel Signore; Egli è l’aiuto, e lo scudo di quelli che si confidano in lui. O casa d’Aaronne, confidatevi, nel Signore; Egli è l’aiuto, e lo scudo di quelli che si confidano in lui. O voi che temete il Signore, confidatevi in lui; Egli è l’aiuto, e lo scudo di quelli che si confidano in lui. Il Signore si ricorda di noi; egli ci benedirà; Egli benedirà la casa d’Israele; Egli benedirà la casa d’Aaronne. Egli benedirà quelli che lo temono, Piccoli e grandi. Il Signore vi accrescerà le sue grazie, A voi, ed a’ vostri figliuoli. Voi siete benedetti dal Signore Che ha fatto il cielo e la terra. Quant’è al cielo, il cielo è per lo Signore; Ma egli ha data la terra a’ figliuoli degli uomini. I morti non loderanno già il Signore, Nè alcun di quelli che scendono nel luogo del silenzio. Ma noi benediremo il Signore, Da ora in eterno. Alleluia IO amo il Signore; perciocchè egli ascolta La mia voce, e le mie supplicazioni. Poichè egli ha inchinato a me il suo orecchio, Io lo invocherò tutti i giorni della mia vita. I legami della morte mi avevano circondato, E le distrette del sepolcro mi avevano colto; Io aveva scontrata angoscia e cordoglio. Ma io invocai il Nome del Signore, Dicendo: Deh! Signore, libera l’anima mia. Il Signore è pietoso e giusto; E il nostro Dio è misericordioso. Il Signore guarda i semplici; Io era ridotto in misero stato, Ed egli mi ha salvato. Ritorna, anima mia, al tuo riposo; Perciocchè il Signore ti ha fatta la tua retribuzione. Poichè, o Signore, tu hai ritratta l’anima mia da morte, Gli occhi miei da lagrime, I miei piedi da caduta; Io camminerò nel tuo cospetto Nella terra de’ viventi Io ho creduto, e però certo io parlerò. Io era grandemente afflitto; Io diceva nel mio smarrimento: Ogni uomo è bugiardo. Che renderò io al Signore? Tutti i suoi beneficii son sopra me. Io prenderò il calice delle salvazioni, E predicherò il Nome del Signore. Io pagherò i miei voti al Signore, Ora in presenza di tutto il suo popolo. La morte de’ santi del Signore È preziosa nel suo cospetto. Deh! Signore, esaudiscimi; perciocchè io son tuo servitore; Io son tuo servitore, figliuolo della tua servente; Tu hai sciolti i miei legami. Io ti sacrificherò sacrificio di lode, E predicherò il Nome del Signore. Io pagherò i miei voti al Signore, Ora in presenza di tutto il suo popolo; Ne’ cortili della Casa del Signore, In mezzo di te, o Gerusalemme. Alleluia NAZIONI tutte, lodate il Signore; Popoli tutti, celebratelo; Perciocchè la sua benignità è grandissima sopra noi; E la sua verità è in eterno. Alleluia CELEBRATE il Signore; perciocchè egli è buono, Perciocchè la sua benignità è in eterno. Or dica Israele, Che la sua benignità è in eterno. Or dica la casa d’Aaronne, Che la sua benignità è in eterno. Or dicano quelli che temono il Signore, Che la sua benignità è in eterno. Essendo in distretta, io invocai il Signore; E il Signore mi rispose, e mi mise al largo. Il Signore è per me; io non temerò Ciò che mi possa far l’uomo. Il Signore è per me, fra quelli che mi soccorrono; E però io vedrò ciò che io desidero ne’ miei nemici. Meglio è sperar nel Signore, Che confidarsi negli uomini. Meglio è sperar nel Signore, Che confidarsi ne’ principi. Nazioni d’ogni parte mi avevano intorniato; Nel nome del Signore è avvenuto che io le ho sconfitte. Mi avevano circondato, ed anche accerchiao; Nel Nome del Signore è avvenuto che io le ho sconfitte. Mi avevano intorniato come api; Ma sono state spente come fuoco di spine; Nel Nome del Signore è avvenuto che io le ho sconfitte. Tu mi avevi fieramente sospinto, o nemico, per farmi cadere; Ma il Signore mi ha soccorso. Il Signore è la mia forza, ed il mio cantico; E mi è stato in salute. Voce di giubilo e di vittoria è ne’ tabernacoli de’ giusti; La destra del Signore fa prodezze. La destra del Signore è innalzata; La destra del Signore fa prodezze. Io non morrò, anzi viverò, E racconterò le opere del Signore. Il Signore veramente mi ha gastigato; Ma non mi ha dato alla morte Apritemi le porte di giustizia; Io entrerò per esse, e celebrerò il Signore. Questa è la porta del Signore, I giusti entreranno per essa. Io ti celebrerò; perciocchè tu mi hai risposto, E mi sei stato in salute. La pietra che gli edificatori avevano rigettata, E stata posta in capo del cantone. Questo è proceduto dal Signore; Ed è cosa maravigliosa davanti agli occhi nostri. Questo è il giorno che il Signore ha operato: Festeggiamo, e rallegriamoci in esso. Deh! Signore, ora salva; Deh! Signore, ora prospera. Benedetto sia colui che viene nel Nome del Signore; Noi vi benediciamo dalla Casa del Signore. Il Signore è Iddio, e ci ha fatta apparire una chiara luce; Legate con funi l’ostia della solennità Alle corna dell’altare. Tu sei il mio Dio, io ti celebrerò; Tu sei il mio Dio, io ti esalterò. Celebrate il Signore; perciocchè egli è buono, Perciocchè la sua benignità è in eterno BEATI coloro che sono intieri di via, Che camminano nella Legge del Signore. Beati coloro che guardano le sue testimonianze, Che lo cercano con tutto il cuore; I quali eziandio non operano iniquità; Anzi camminano nelle sue vie Tu hai ordinato che i tuoi comandamenti Sieno strettamente osservati. Oh! sieno pure addirizzate le mie vie, Per osservare i tuoi statuti. Allora io non sarò svergognato, Quando io riguarderò a tutti i tuoi comandamenti Io ti celebrerò con dirittura di cuore, Quando io avrò imparate le leggi della tua giustizia. Io osserverò i tuoi statuti; Non abbandonarmi del tutto Come renderà il fanciullo la sua via pura? Prendendo guardia ad essa secondo la tua parola Io ti ho cercato con tutto il mio cuore; Non lasciarmi deviar da’ tuoi comandamenti Io ho riposta la tua parola nel mio cuore; Acciocchè io non pecchi contro a te Tu sei benedetto, o Signore; Insegnami i tuoi statuti Io ho colle mie labbra raccontate Tutte le leggi della tua bocca. Io gioisco nella via delle tue testimonianze, Come per tutte le ricchezze del mondo. Io ragiono de’ tuoi comandamenti, E riguardo a’ tuoi sentieri. Io mi diletto ne’ tuoi statuti; Io non dimenticherò le tue parole Fa’ del bene al tuo servitore, Ed io viverò, ed osserverò la tua parola Apri gli occhi miei, ed io riguarderò Le maraviglie della tua Legge Io son forestiere in terra; Non nascondermi i tuoi comandamenti L’anima mia si stritola di affezione Alle tue leggi in ogni tempo Tu sgridi i superbi maledetti Che deviano da’ tuoi comandamenti Togli d’addosso a me il vituperio e lo sprezzo; Perciocchè io ho guardate le tue testimonianze Eziandio, mentre i principi sedevano, e ragionavano contro a me, Il tuo servitore ha meditato ne’ tuoi statuti Ed anche le tue testimonianze sono i miei diletti Ed i miei consiglieri L’anima mia è attaccata alla polvere; Vivificami secondo la tua parola Io ti ho narrate le mie vie, e tu mi hai risposto; Insegnami i tuoi statuti. Fammi intender la via de’ tuoi comandamenti, Ed io ragionerò delle tue maraviglie L’anima mia stilla di cordoglio; Sollevami secondo le tue parole. Rimuovi da me la via della menzogna; E fammi dono della tua Legge Io ho scelta la via della verità; Io mi son proposte le tue leggi. Io mi son tenuto alle tue testimonianze; Signore, non lasciar che io sia confuso. Correrò nella via de’ tuoi comandamenti, Quando tu mi avrai allargato il cuore Insegnami, Signore, la via de’ tuoi statuti; Ed io la guarderò infino al fine. Dammi intelletto, ed io guarderò la tua Legge; E l’osserverò con tutto il cuore Conducimi per lo sentiero de’ tuoi comandamenti; Perciocchè io mi diletto in esso. Inchina il mio cuore alle tue testimonianze, E non a cupidigia Storna gli occhi miei, che non riguardino a vanità; Vivificami nelle tue vie Attieni la tua parola al tuo servitore, Il quale è tutto intento al tuo timore Rimuovi da me il mio vituperio, del quale io temo; Perciocchè le tue leggi son buone Ecco, io desidero affettuosamente i tuoi comandamenti; Vivificami nella tua giustizia Ed avvenganmi le tue benignità, o Signore; E la tua salute, secondo la tua parola. Ed io risponderò a colui che mi fa vituperio; Perciocchè io mi confido nella tua parola E non ritrarmi del tutto dalla bocca la parola della verità; Perciocchè io spero nelle tue leggi. Ed io osserverò la tua Legge del continuo, In sempiterno E camminerò al largo; Perciocchè io ho ricercati i tuoi comandamenti. E parlerò delle tue testimonianze davanti ai re, E non sarò svergognato. E mi diletterò ne’ tuoi comandamenti, I quali io amo. Ed alzerò le palme delle mie mani a’ tuoi comandamenti, i quali io amo; E mediterò ne’ tuoi statuti Ricordati della parola detta al tuo servitore, Sopra la quale tu mi hai fatto sperare Questa è la mia consolazione nella mia afflizione, Che la tua parola mi ha vivificato I superbi mi hanno grandemente schernito; Ma io non mi sono stornato dalla tua Legge Signore, io mi son ricordato de’ tuoi giudicii ab antico; E mi son consolato Tremito mi occupa, per gli empi Che abbandonano la tua Legge I tuoi statuti sono stati i miei cantici Nella dimora de’ miei pellegrinaggi O Signore, di notte io mi son ricordato del tuo Nome, Ed ho osservata la tua Legge. Questo mi è avvenuto, Perciocchè io ho guardati i tuoi comandamenti Il Signore è la mia parte; Io ho detto di osservare le tue parole Io ti ho supplicato con tutto il cuore; Abbi pietà di me, secondo la tua parola Io ho fatta ragione delle mie vie; Ed ho rivolti i miei piedi alle tue testimonianze. Io mi sono affrettato, e non mi sono indugiato D’osservare i tuoi comandamenti Schiere d’empi mi hanno predato; Ma però non ho dimenticata la tua Legge Io mi levo a mezzanotte, per celebrarti, Per le leggi della tua giustizia Io son compagno di tutti quelli che ti temono, Ed osservano i tuoi comandamenti Signore, la terra è piena della tua benignità; Insegnami i tuoi statuti Signore, tu hai usata beneficenza inverso il tuo servitore, Secondo la tua parola. Insegnami buon senno ed intendimento; Perciocchè io credo a’ tuoi comandamenti Avanti che io fossi afflitto, io andava errando; Ma ora osservo la tua parola Tu sei buono e benefattore; Insegnami i tuoi statuti I superbi hanno acconciate delle bugie contro a me; Ma io con tutto il cuore guarderò i tuoi comandamenti. Il cuor loro è condenso come grasso; Ma io mi diletto nella tua Legge Egli è stato buono per me, che io sono stato afflitto; Acciocchè io impari i tuoi statuti La Legge della tua bocca mi è migliore Che le migliaia d’oro e d’argento Le tue mani mi hanno fatto e formato; Dammi intelletto, ed io imparerò i tuoi comandamenti Quelli che ti temono mi vedranno, e si rallegreranno; Perciocchè io ho sperato nella tua parola O Signore, io so che i tuoi giudicii non sono altro che giustizia; E che ciò che mi hai afflitto è stato fedeltà Deh! sia la tua benignità per consolarmi, Secondo la tua parola, detta al tuo servitore. Avvenganmi le tue misericordie, acciocchè io viva; Perciocchè la tua Legge è ogni mio diletto Sien confusi i superbi, perciocchè a torto mi sovvertono; Ma io medito ne’ tuoi comandamenti. Rivolgansi a me quelli che ti temono. E quelli che conoscono le tue testimonianze Sia il mio cuore intiero ne’ tuoi statuti; Acciocchè io non sia confuso L’anima mia vien meno dietro alla tua salute; Io spero nella tua parola. Gli occhi miei vengono meno dietro alla tua parola, Dicendo: Quando mi consolerai tu? Perciocchè io son divenuto come un otro al fumo; E pur non ho dimenticati i tuoi statuti Quanti hanno da essere i giorni del tuo servitore? Quando farai giudicio sopra quelli che mi perseguitano? I superbi mi hanno cavate delle fosse; Il che non è secondo la tua Legge. Tutti i tuoi comandamenti son verità; Essi mi perseguitano a torto; soccorrimi. Mi hanno pressochè distrutto ed atterrato; Ma io non ho abbandonati i tuoi comandamenti Vivificami secondo la tua benignità, Ed io osserverò la testimonianza della tua bocca O Signore, la tua parola è in eterno; Ella è stabile ne’ cieli. La tua verità è per ogni età; Tu hai stabilita la terra, ed ella sta ferma. Il cielo e la terra stanno anche oggi fermi, per li tuoi ordini, Perciocchè ogni cosa è al tuo servigio Se la tua Legge non fosse stata ogni mio diletto, Io già sarei perito nella mia afflizione Giammai non dimenticherò i tuoi comandamenti; Perciocchè per essi tu mi hai vivificato Io son tuo, salvami; Perciocchè io ho ricercati i tuoi comandamenti Gli empi mi hanno atteso, per farmi perire; Ma io ho considerate le tue testimonianze Io ho veduto che tutte le cose le più perfette hanno fine; Ma il tuo comandamento è d’una grandissima distesa Oh! quanto amo la tua Legge! Ella è la mia meditazione di tutti i giorni Per li tuoi comandamenti tu mi rendi più savio che i miei nemici; Perciocchè quelli in perpetuo sono miei. Io son più intendente che tutti i miei dottori; Perciocchè le tue testimonianze son la mia meditazione. Io son più avveduto che i vecchi; Perciocchè io ho guardati i tuoi comandamenti Io ho rattenuti i miei piedi da ogni sentiero malvagio; Acciocchè io osservi la tua parola Io non mi sono stornato dalle tue leggi; Perciocchè tu mi hai ammaestrato Oh! quanto son dolci le tue parole al mio palato! Son più dolci che miele alla mia bocca. Io son divenuto avveduto per li tuoi comandamenti; Perciò, odio ogni sentiero di falsità La tua parola è una lampana al mio piè, Ed un lume al mio sentiero Io ho giurato, e l’atterrò, Di osservare le leggi della tua giustizia Io son sommamente afflitto; O Signore, vivificami secondo la tua parola Deh! Signore, gradisci le offerte volontarie della mia bocca, Ed insegnami le tue leggi Io ho l’anima mia del continuo in palma di mano; E pur non ho dimenticata la tua Legge. Gli empi mi hanno tesi de’ lacci; E pur non mi sono sviato da’ tuoi comandamenti Le tue testimonianze son la mia eredità in perpetuo; Perciocchè esse son la letizia del mio cuore. Io ho inchinato il mio cuore a mettere in opera i tuoi statuti, In perpetuo, infino al fine Io odio i discorsi; Ma amo la tua Legge Tu sei il mio nascondimento, ed il mio scudo; Io spero nella tua parola Ritraetevi da me, maligni; Ed io guarderò i comandamenti del mio Dio Sostienmi, secondo la tua parola, ed io viverò; E non rendermi confuso della mia speranza. Confortami, ed io sarò salvato; E riguarderò del continuo a’ tuoi statuti Tu calpesti tutti quelli che si sviano da’ tuoi statuti; Perciocchè la lor frode è una cosa falsa. Tu riduci al niente tutti gli empi della terra, come schiume; Perciò io amo le tue testimonianze. La mia carne si raccapriccia tutta per lo spavento di te; Ed io temo de’ tuoi giudicii Io ho fatto ciò che è diritto e giusto; Non abbandonarmi a quelli che mi oppressano. Da’ sicurtà per lo tuo servitore in bene, E non lasciar che i superbi mi oppressino Gli occhi miei vengono meno dietro alla tua salute, Ed alla parola della tua giustizia Opera inverso il tuo servitore secondo la tua benignità, Ed insegnami i tuoi statuti. Io son tuo servitore; dammi intelletto; Acciocchè io possa conoscere le tue testimonianze Egli è tempo che il Signore operi; Essi hanno annullata la tua Legge Perciò io amo i tuoi comandamenti più che oro; Anzi più che oro finissimo. Perciò approvo, come diritti, tutti i tuoi comandamenti intorno ad ogni cosa; Ed odio ogni sentiero di menzogna Le tue testimonianze son cose maravigliose; Perciò l’anima mia le ha guardate La dichiarazione delle tue parole allumina, E dà intelletto a’ semplici Io ho aperta la bocca, ed ho ansato; Perciocchè io ho bramati i tuoi comandamenti Riguarda a me, ed abbi pietà di me, Secondo ch’è ragionevole di fare inverso quelli che amano il tuo Nome Ferma i miei passi nella tua parola; E non lasciare che alcuna iniquità signoreggi sopra me Riscuotimi dall’oppressione degli uomini; Ed io osserverò i tuoi comandamenti Fa’ rilucere il tuo volto sopra il tuo servitore; Ed insegnami i tuoi statuti. Ruscelli d’acque mi scendono giù dagli occhi; Perciocchè la tua Legge non è osservata O Signore, tu sei giusto, E i tuoi giudicii son diritti. Tu hai strettamente comandata la giustizia, E la verità delle tue testimonianze Il mio zelo mi consuma; Perciocchè i miei nemici hanno dimenticate le tue parole La tua parola è sommamente purgata; E però il tuo servitore l’ama Io son piccolo e sprezzato; Ma però non ho dimenticati i tuoi comandamenti La tua giustizia è una giustizia eterna, E la tua Legge è verità Tribolazione e distretta mi hanno colto; Ma i tuoi comandamenti sono i miei diletti. Le tue testimonianze sono una giustizia eterna; Dammi intelletto, ed io viverò Io ho gridato con tutto il cuore; rispondimi, Signore; Ed io guarderò i tuoi statuti. Io ti ho invocato; salvami, Ed io osserverò le tue testimonianze Io mi son fatto avanti all’alba, ed ho gridato; Io ho sperato nella tua parola. Gli occhi miei prevengono le vigilie della notte. Per meditar nella tua parola Ascolta la mia voce, secondo la tua benignità; O Signore, vivificami, secondo che tu hai ordinato Quelli che vanno dietro a scelleratezza, E si sono allontanati dalla tua Legge, si sono accostati a me. O Signore, tu sei vicino; E tutti i tuoi comandamenti son verità Gran tempo è che io so questo delle tue testimonianze, Che tu le hai stabilite in eterno Riguarda alla mia afflizione, e trammene fuori; Perciocchè io non ho dimenticata la tua Legge. Dibatti la mia lite, e riscuotimi; Vivificami, secondo la tua parola La salute è lungi dagli empi; Perciocchè non ricercano i tuoi statuti Le tue misericordie son grandi, Signore; Vivificami secondo ciò che hai ordinato I miei persecutori ed i miei nemici son molti; Ma io non mi sono deviato dalle tue testimonianze Io ho veduti i disleali, e ne ho sentita gran noia; Perciocchè non osservano la tua parola Vedi quanto amo i tuoi comandamenti! Signore, vivificami, secondo la tua benignità La somma della tua parola è verità; E tutte le leggi della tua giustizia sono in eterno I principi m’hanno perseguitato senza cagione; Ma il mio cuore ha spavento della tua parola Io mi rallegro per la tua parola, Come una persona che avesse trovate grandi spoglie Io odio ed abbomino la menzogna; Ma io amo la tua Legge Io ti lodo sette volte il dì, Per li giudicii della tua giustizia Quelli che amano la tua Legge godono di molta pace; E non vi è alcuno intoppo per loro Signore, io ho sperato nella tua salute; Ed ho messi in opera i tuoi comandamenti L’anima mia ha osservate le tue testimonianze; Ed io le ho grandemente amate. Io ho osservati i tuoi comandamenti, e le tue testimonianze; Perciocchè tutte le mie vie sono nel tuo cospetto Pervenga il mio grido al tuo cospetto, o Signore; Dammi intelletto, secondo la tua parola. Venga la mia supplicazione in tua presenza; Riscuotimi, secondo la tua parola Le mie labbra sgorgheranno lode, Quando tu mi avrai insegnati i tuoi statuti La mia lingua ragionerà della tua parola; Perciocchè tutti i tuoi comandamenti son giustizia Siami in aiuto la tua mano; Perciocchè io ho eletti i tuoi comandamenti. Signore, io ho desiderata la tua salute; E la tua Legge è ogni mio diletto Viva l’anima mia, ed ella ti loderà; E soccorranmi i tuoi ordinamenti Io vo errando, come una pecora smarrita; cerca il tuo servitore; Perciocchè io non ho dimenticati i tuoi comandamenti Cantico di Maalot. IO ho gridato al Signore, quando sono stato in distretta, Ed egli mi ha risposto. O Signore, riscuoti l’anima mia dalle labbra bugiarde, E dalla lingua frodolente. Che ti darà, e che ti aggiungerà La lingua frodolente? Ella è simile a saette acute, tratte da un uomo prode; Ovvero anche a brace di ginepro Ahimè! che soggiorno in Mesec, E dimoro presso alle tende di Chedar! La mia persona è omai assai dimorata Con quelli che odiano la pace. Io sono uomo di pace; ma, quando ne parlo, Essi gridano alla guerra Cantico di Maalot. IO alzo gli occhi a’ monti, Per vedere onde mi verrà aiuto. Il mio aiuto verrà dal Signore Che ha fatto il cielo e la terra. Egli non permetterà che il tuo piè vacilli; Il tuo Guardiano non sonnecchia. Ecco, il Guardiano d’Israele Non sonnecchia, e non dorme. Il Signore è quel che ti guarda; Il Signore è la tua ombra, egli è alla tua man destra. Di giorno il sole non ti ferirà, Nè la luna di notte. Il Signore ti guarderà d’ogni male; Egli guarderà l’anima tua. Il Signore guarderà la tua uscita e la tua entrata, Da ora, e fino in eterno Cantico di Maalot di Davide. IO mi son rallegrato di ciò che mi è stato detto: Andiamo alla Casa del Signore. O Gerusalemme, I nostri piedi son fermi nelle tue porte. Gerusalemme, che sei edificata Come una città che è ben congiunta insieme. Là ove salgono le tribù, le tribù del Signore, Alla Testimonianza d’Israele, Per celebrare il Nome del Signore, Perciocchè quivi son posti i seggi per lo giudicio, I seggi della Casa di Davide Richiedete la pace di Gerusalemme; O Gerusalemme, prosperino quelli che ti amano. Pace sia nelle tue fortezze, E tranquillità ne’ tuoi palazzi. Per amor de’ miei fratelli e de’ miei prossimi, Io dirò ora: Pace sia in te. Per amor della Casa del Signore Iddio nostro, Io procaccerò il tuo bene Cantico di Maalot. IO alzo gli occhi miei a te, Che abiti ne’ cieli. Ecco, come i servi hanno gli occhi alla mano de’ lor padroni; Come la serva ha gli occhi alla mano della sua padrona, Così noi abbiamo gli occhi nostri al Signore Iddio nostro, Infino a tanto ch’egli abbia pietà di noi. Abbi pietà di noi, Signore, abbi pietà di noi; Perciocchè noi siamo molto sazii di disprezzo. L’anima nostra è grandemente sazia Dello scherno degli uomini agiati, dello sprezzo degli altieri Cantico di Maalot, di Davide. DICA pure ora Israele: Se non che il Signore fu per noi; Se non che il Signore fu per noi, Quando gli uomini si levarono contro a noi; Essi ci avrebbero tranghiottiti tutti vivi, Allora che l’ira loro ardeva contro a noi; Allora le acque ci avrebbero inondati; Il torrente sarebbe passato sopra l’anima nostra; Allora le acque gonfiate Sarebbero passate sopra l’anima nostra Benedetto sia il Signore, Che non ci ha dati in preda a’ lor denti. L’anima nostra è scampata dal laccio degli uccellatori, come un uccelletto; Il laccio è stato rotto, e noi siamo scampati. Il nostro aiuto è nel Nome del Signore, Che ha fatto il cielo e la terra Cantico di Maalot. QUELLI che si confidano nel Signore, Son come il monte di Sion, il quale non può essere smosso, E che dimora in perpetuo. Come Gerusalemme è intorniata di monti, Così il Signore è intorno al suo popolo, Da ora in eterno. Perciocchè la verga d’empietà non riposerà in perpetuo Sopra la sorte de’ giusti; Acciocchè talora i giusti non mettano le lor mani ad alcuna iniquità O Signore, fa’ bene a’ buoni, Ed a quelli che son diritti ne’ lor cuori. Ma, quant’è a quelli che deviano dietro alle loro obliquità, Scaccili il Signore con gli operatori d’iniquità. Pace sia sopra Israele Cantico di Maalot. QUANDO il Signore ritrasse Sion di cattività, Egli ci pareva di sognare. Allora fu ripiena la nostra bocca di riso, E la nostra lingua di giubilo; Allora fu detto fra le nazioni: Il Signore ha fatte cose grandi inverso costoro. Il Signore ha fatte cose grandi inverso noi; Noi siamo stati ripieni di letizia Signore, ritiraci di cattività; Il che sarà come correnti rivi in terra meridionale. Quelli che seminano con lagrime, Mieteranno con canti. Ben vanno piangendo, mentre portano la semenza comprata a prezzo; Ma certo torneranno con canti, portando i lor fasci Cantico di Maalot, di Salomone. SE il Signore non edifica la casa, In vano vi si affaticano gli edificatori; Se il Signore non guarda la città, In vano vegghiano le guardie. Voi che vi levate la mattina a buon’ora, e tardi vi posate, E mangiate il pane di doglie, in vano il fate; In luogo di ciò, Iddio dà il sonno a colui ch’egli ama. Ecco, i figliuoli sono una eredità del Signore; Il frutto del ventre è un premio. Quali son le saette in mano d’un valent’uomo, Tali sono i figliuoli in giovanezza. Beato l’uomo che ne ha il suo turcasso pieno; Tali non saranno confusi, Quando parleranno co’ lor nemici nella porta Cantico di Maalot. BEATO chiunque teme il Signore, E cammina nelle sue vie. Perciocchè tu mangerai della fatica delle tue mani; Tu sarai beato, ed egli ti sarà bene. La tua moglie sarà dentro della tua casa Come una vigna fruttifera; I tuoi figliuoli saranno d’intorno alla tua tavola, Come piante novelle di ulivi. Ecco, certamente così sarà benedetto L’uomo che teme il Signore. Il Signore ti benedirà di Sion; E tu vedrai il bene di Gerusalemme Tutti i giorni della tua vita; E vedrai i figliuoli de’ tuoi figliuoli. Pace sia sopra Israele Cantico di Maalot. OR dica Israele: Mi hanno molte volte assalito dalla mia fanciullezza; Mi hanno spesse volte assalito dalla mia fanciullezza; E pure ancora non hanno potuto vincermi. Degli aratori hanno arato sopra il mio dosso; V’hanno tirati i lor solchi. Il Signore è giusto; Egli ha tagliate le funi degli empi Tutti quelli che odiano Sion Sieno confusi, e voltin le spalle. Sieno come l’erba de’ tetti, Che si secca avanti che sia tratta; Della quale il mietitore non empie la sua mano, Nè il suo grembo colui che lega le manelle; Per la quale eziandio i passanti non dicono: La benedizione del Signore sia sopra voi; Noi vi benediciamo nel Nome del Signore Cantico di Maalot. SIGNORE, io grido a te di luoghi profondi. Signore, ascolta il mio grido; Sieno le tue orecchie attente Alla voce delle mie supplicazioni. Signore, se tu poni mente alle iniquità, Chi potrà durare, o Signore? Ma appo te vi è perdono, Acciocchè tu sii temuto Io ho aspettato il Signore; l’anima mia l’ha aspettato, Ed io ho sperato nella sua parola. L’anima mia riguarda al Signore, Più che le guardie non riguardano alla mattina, Stando a guardar quando verrà la mattina. Aspetti Israele il Signore; Perciocchè appo il Signore vi è benignità, E molta redenzione. Ed egli riscatterà Israele Di tutte le sue iniquità Cantico di Maalot, di Davide. SIGNORE, il mio cuore non è elevato, e gli occhi miei non sono altieri; E non cammino in cose più grandi, E più ardue che a me non si conviene, Se non ho composta ed acchetata l’anima mia, A guisa di fanciullo novellamente spoppato appresso sua madre; Se l’anima mia non è stata in me, A guisa di fanciullo novellamente spoppato. Israele speri nel Signore Da ora in eterno Cantico di Maalot. RICORDATI, Signore, di Davide, E di tutte le sue afflizioni. Come egli giurò al Signore, E fece voto al Possente di Giacobbe, dicendo: Se io entro nel tabernacolo della mia casa, Se salgo sopra la lettiera del mio letto; Se do alcun sonno agli occhi miei, O alcun sonnecchiare alle mie palpebre; Infino a tanto che io abbia trovato un luogo al Signore, Degli abitacoli al Possente di Giacobbe. Ecco, noi abbiamo udito che l’Arca era stata nella contrada Efratea; Poi la trovammo ne’ campi di Iaar. Entriamo negli abitacoli del Signore; Adoriamo allo scannello de’ suoi piedi. Levati, Signore; Tu, e l’Arca della tua forza, per entrar nel tuo riposo. I tuoi sacerdoti sieno rivestiti di giustizia, E giubilino i tuoi santi. Per amor di Davide, tuo servitore, Non negare al tuo unto la sua richiesta Il Signore giurò verità a Davide, E non la rivocherà, dicendo: Io metterò sopra il tuo trono del frutto del tuo ventre. Se i tuoi figliuoli osservano il mio patto, E la mia testimonianza, che io insegnerò loro; Essi, e i lor figliuoli in perpetuo, Sederanno sopra il tuo trono. Perciocchè il Signore ha eletta Sion; Egli l’ha gradita per sua stanza, dicendo: Questo è il mio riposo in perpetuo, Qui abiterò; perciocchè questo è il luogo che io ho desiderato. Io benedirò largamente la sua vittuaglia; Io sazierò di pane i suoi poveri. E vestirò i suoi sacerdoti di vesti di liberazione; E i suoi santi giubileranno in gran letizia. Quivi farò germogliare un corno a Davide; E terrò accesa una lampana al mio unto. Io vestirò i suoi nemici di vergogna; E la sua benda reale fiorirà sopra lui Cantico di Maalot, di Davide. ECCO, quant’è buono, e quant’è piacevole, Che fratelli dimorino insieme! Questo è come l’olio eccellente, Che è sparso sopra il capo d’Aaronne; Il quale gli scende in su la barba, E poi cola infino al lembo de’ suoi vestimenti. Come la rugiada di Hermon, Che scende sopra i monti di Sion; Perciocchè il Signore ha ordinata quivi la benedizione, E la vita in eterno Cantico di Maalot, di Davide. ECCO, benedite il Signore, voi tutti i servitori del Signore, Che state le notti nella Casa del Signore, Alzate le vostre mani verso il santuario, E benedite il Signore. Benedicati da Sion il Signore, Che ha fatto il cielo e la terra ALLELUIA. Lodate il Nome del Signore; Lodatelo, voi servitori del Signore; Che state nella Casa del Signore, Ne’ cortili della Casa del nostro Dio. Lodate il Signore; perciocchè il Signore è buono; Salmeggiate al suo Nome, perciocchè è amabile. Conciossiachè il Signore si abbia eletto Giacobbe Ed Israele per suo tesoro riposto Certo io conosco che il Signore è grande, E che il nostro Signore è maggiore di tutti gl’iddii. Il Signore fa tutto ciò che gli piace In cielo ed in terra; Ne’ mari, ed in tutti gli abissi. Egli fa salire i vapori dall’estremità dalle terra; Egli fa i lampi per la pioggia; Egli trae fuori il vento da’ suoi tesori. Egli è quel che percosse i primogeniti di Egitto, Così degli uomini, come degli animali. Che mandò segni e prodigi, in mezzo di te, o Egitto; Sopra Faraone, e sopra tutti i suoi servitori. Che percosse nazioni grandi, Ed uccise re potenti; Sihon, re degli Amorrei, E Og, re di Basan, E i re di tutti i regni di Canaan; E diede i lor paesi per eredità, Per eredità ad Israele, suo popolo. O Signore, il tuo Nome è in eterno; O Signore, la memoria di te è per ogni età. Quando il Signore avrà fatti i suoi giudicii sopra il suo popolo, Egli si pentirà per amor de’ suoi servitori Gl’idoli delle genti sono argento ed oro, Opera di mani d’uomini; Hanno bocca, e non parlano; Hanno occhi, e non veggono; Hanno orecchi, e non odono; Ed anche non hanno fiato alcuno nella lor bocca. Simili ad essi sieno quelli che li fanno; Chiunque in essi si confida. Casa d’Israele, benedite il Signore; Casa d’Aaronne, benedite il Signore. Casa di Levi, benedite il Signore; Voi che temete il Signore, beneditelo. Benedetto sia da Sion il Signore, Che abita in Gerusalemme. Alleluia CELEBRATE il Signore; perciocchè egli è buono; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Celebrate l’Iddio degl’iddii; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Celebrate il Signore de’ signori; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Celebrate colui che solo fa maraviglie grandi; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Colui che ha fatti i cieli con intendimento; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Colui che ha distesa la terra sopra le acque; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Colui che fa fatti i gran luminari; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Il sole, per avere il reggimento del giorno; Perciocchè la sua benignità è in eterno. La luna e le stelle, per avere i reggimenti della notte; Perciocchè la sua benignità è in eterno Colui che percosse gli Egizi ne’ lor primogeniti; Perciocchè la sua benignità è in eterno. E trasse fuori Israele del mezzo di loro; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Con man potente, e con braccio steso; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Colui che spartì il Mar rosso in due; Perciocchè la sua benignità è in eterno. E fece passare Israele per lo mezzo di esso; Perciocchè la sua benignità è in eterno. E traboccò nel Mar rosso Faraone ed il suo esercito; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Colui che condusse il suo popolo per lo deserto; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Colui per percosse re grandi; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Ed uccise re potenti; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Sihon, re degli Amorrei; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Ed Og, re di Basan; Perciocchè la sua benignità è in eterno. E diede il lor paese in eredità; Perciocchè la sua benignità è in eterno. In eredità ad Israele, suo servitore; Perciocchè la sua benignità è in eterno Il quale, quando siamo stati abbassati, si è ricordato di noi; Perciocchè la sua benignità è in eterno. E ci ha riscossi da’ nostri nemici; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Il quale dà il cibo ad ogni carne; Perciocchè la sua benignità è in eterno. Celebrate il Signore de’ cieli; Perciocchè la sua benignità è in eterno ESSENDO presso alle fiumane di Babilonia, Dove noi sedevamo, ed anche piangevamo, Ricordandoci di Sion, Noi avevamo appese le nostre cetere A’ salci, in mezzo di essa. Benchè quelli che ci avevano menati in cattività Ci richiedessero quivi che cantassimo; E quelli che ci facevano urlar piangendo Ci richiedessero canzoni d’allegrezza, dicendo: Cantateci delle canzoni di Sion; Come avremmo noi cantate le canzoni del Signore In paese di stranieri? Se io ti dimentico, o Gerusalemme; Se la mia destra ti dimentica; Resti attaccata la mia lingua al mio palato, Se io non mi ricordo di te; Se non metto Gerusalemme In capo d’ogni mia allegrezza Ricordati, Signore, de’ figliuoli di Edom, I quali, nella giornata di Gerusalemme, Dicevano: Spianate, spianate, Fino a’ fondamenti. O figliuola di Babilonia, che devi esser distrutta, Beato chi ti farà la retribuzione Del male che tu ci hai fatto! Beato chi piglierà i tuoi piccoli figliuoli, E li sbatterà al sasso Salmo di Davide. IO ti celebrerò con tutto il mio cuore; Io ti salmeggerò davanti agli Angeli. Io adorerò verso il Tempio della tua santità, E celebrerò il tuo Nome, per la tua benignità, e per la tua verità; Perciocchè tu hai magnificata la tua parola, sopra ogni tua fama. Nel giorno che io ho gridato, tu mi hai risposto; Tu mi hai accresciuto di forze nell’anima mia. Tutti i re della terra ti celebreranno, Signore, Quando avranno udite le parole della tua bocca; E canteranno delle vie del Signore; Conciossiachè grande sia la gloria del Signore Perciocchè il Signore è eccelso, e riguarda le cose basse; E conosce da lungi l’altiero. Se io cammino in mezzo di distretta, tu mi manterrai in vita; Tu stenderai la mano sopra la faccia de’ miei nemici, E la tua destra mi salverà. Il Signore compierà l’opera sua intorno a me; O Signore, la tua benignità è in eterno; Non lasciar le opere delle tue mani Salmo di Davide dato al capo dei Musici. SIGNORE, tu mi hai investigato, e tu mi conosci. Tu vedi quando mi seggo, e quando mi alzo; Tu intendi da lungi il mio pensiero. Tu aggiri i miei sentieri e il mio ricetto; E sei usato a tutte le mie vie. Perciocchè non essendo ancora la parola sopra la mia lingua, Ecco, Signore, tu sai già il tutto. Tu mi strigni dietro e davanti; E mi metti la mano addosso. La tua conoscenza è tanto maravigliosa che io non posso sottrarmene; E tanto eccelsa, che appo lei non posso nulla Dove me ne andrò d’innanzi al tuo Spirito? E dove me ne fuggirò dal tuo cospetto? Se io salgo in cielo, tu vi sei; E se mi metto a giacere ne’ luoghi bassi sotterra, eccoviti. Se prendo le ale dell’alba, E vo a dimorar nell’estremità del mare; Anche quivi mi condurrà la tua mano, E la tua destra mi prenderà. E se dico: Certo, le tenebre mi appiatteranno, La notte sarà luce d’intorno a me. Le tenebre stesse non possono oscurarti nulla; Anzi la notte ti risplende come il giorno; E le tenebre e la luce ti son tutt’uno. Conciossiachè tu possegga le mie reni; Tu mi hai composto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò; perciocchè io sono stato maravigliosamente formato In maniere stupende; Le tue opere son maravigliose, E l’anima mia lo sa molto bene. La fabbrica delle mie ossa non ti fu celata, Quando io fui fatto in occulto, E lavorato nelle basse parti delle terra. I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo; E tutte queste cose erano scritte nel tuo libro, Nel tempo che si formavano, Quando niuna di esse era ancora Oh! quanto mi sono, o Dio, preziosi i tuoi pensamenti! Quanto son grandi le somme di essi! Se io li voglio annoverare, sono in maggior numero che la rena; Quando io mi risveglio, io sono ancora teco. Certo, o Dio, tu ucciderai l’empio; Perciò, uomini di sangue, dipartitevi da me. Perciocchè i tuoi nemici ti hanno nominato a scelleratezza; Hanno preso in bocca il tuo Nome in vano. O Signore, non odio io quelli che t’odiano? E non mi accuoro io per quelli che si levano contro a te? Io li odio d’un odio perfetto; Io li ho per nemici. O Dio, investigami, e conosci il mio cuore; Provami, e conosci i miei pensieri; E vedi se vi è in me alcuna via iniqua; E giudami per la via del mondo Salmo di Davide dato al capo dei Musici. RISCUOTIMI, o Signore, dall’uomo malvagio; Guardami dall’uomo violento; I quali macchinano de’ mali nel cuore, E tuttodì muovono guerre. Aguzzano la lor lingua come il serpente; Veleno d’aspido è sotto alle lor labbra. Sela. Preservami, o Signore, dalle mani dell’empio; Guardami dall’uomo violento; Che hanno macchinato di far cadere i miei piedi. I superbi mi hanno nascosto un laccio, e delle funi; Mi hanno tesa una rete sul sentiero; Mi hanno poste delle trappole. Sela. Io ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio; O Signore, porgi l’orecchio al grido delle mie supplicazioni. O Signore Iddio, che sei la forza della mia salute, Tu hai coperto il mio capo nel giorno dell’armi; O Signore, non concedere agli empi ciò che desiderano; Non dar compimento a’ lor disegni, onde s’innalzino. Sela. Fa’ che la perversità delle labbra Di coloro che m’intorniano copra loro la testa. Caggiano loro addosso carboni accesi; Trabocchili Iddio nel fuoco. In fosse profonde, onde non possano risorgere. Non sia l’uomo maldicente stabilito in terra; Il male cacci l’uomo violento in precipizii. Io so che il Signore farà ragione all’afflitto, E diritto a’ poveri. Certo, i giusti celebreranno il tuo Nome; Gli uomini diritti abiteranno appresso alla tua faccia Salmo di Davide. O SIGNORE, io t’invoco; affrettati a rispondermi; Porgi l’orecchio alla mia voce, mentre io grido a te. La mia orazione sia addirizzata al tuo cospetto, come l’incenso; E il mio alzar delle mani come l’offerta della sera. O Signore, poni guardia alla mia bocca; Guarda l’uscio delle mie labbra. Non lasciar che il mio cuore s’inchini a cosa alcuna malvagia, Per darmi a commettere opere empie, Con gli uomini operatori d’iniquità; E fa’ che io non mangi delle lor delizie Pestimi pure il giusto, ciò mi sarà benignità; E riprendami, ciò mi sarà olio eccellente, Il qual non mi fiaccherà il capo; Anzi più ch’egli lo farà, più pregherò per loro nelle loro avversità. I rettori di costoro furono abbandonati dentro alla roccia, E pure udirono le mie parole ch’erano piacevoli. Le nostre ossa sono sparse su la bocca del sepolcro, Come quando altri spezza, e schianta legne per terra. Perciocchè, o Signore Iddio, gli occhi miei sono intenti a te, Ed io spero in te; non privar di riparo l’anima mia. Guardami dal laccio che mi è stato teso, Dalle trappole degli operatori d’iniquità. Caggiano gli empi nelle lor reti tutti quanti, Mentre io passerò oltre Maschil di Davide; orazione ch’egli fece quando era nella spelonca. IO grido colla mia voce al Signore; Io supplico al Signore colla mia voce. Io spando la mia orazione davanti a lui; Io racconto davanti a lui la mia tribolazione, Mentre lo spirito mio spasima in me. Or tu, Signore, conosci il mio sentiero. Essi mi hanno nascosto un laccio In su la via, per la quale ho da camminare Io riguardo a destra, e miro; E non vi è alcuno che mi riconosca; Ogni rifugio è perduto per me; Non vi è alcuno che abbia cura dell’anima mia. O Signore, io grido a te; Io dico: Tu sei il mio ricetto, La mia parte nella terra de’ viventi. Attendi al mio gridare; Perciocchè io son ridotto in molto misero stato; Riscuotimi da quelli che mi perseguitano; Perciocchè son più possenti di me. Tira fuor di carcere l’anima mia, Acciocchè io celebri il tuo Nome; I giusti m’intonieranno, Quando tu mi avrai fatta la mia retribuzione Salmo di Davide. SIGNORE, ascolta la mia orazione, Porgi l’orecchio alle mie supplicazioni; Per la tua verità, e per la tua giustizia, rispondimi. E non venire a giudicio col tuo servitore; Perciocchè niun vivente sarà trovato giusto nel tuo cospetto. Perciocchè il nemico perseguita l’anima mia; Egli ha fiaccata, ed atterrata la mia vita; Egli mi fa giacere in luoghi tenebrosi, Come quelli che son morti già da lungo tempo. E lo spirito mio spasima in me; Il mio cuore è tutto smarrito dentro di me. Io mi rammemoro i giorni antichi; Io medito tutti i tuoi fatti; Io ragiono delle opere delle tue mani. Io spiego a te le mie mani; L’anima mia è intenta a te, come terra asciutta. Sela Affrettati a rispondermi, Signore; Lo spirito mio vien meno; Non nasconder da me la tua faccia, Sì che io sia renduto simile a quelli che scendono nella fossa. Fammi sentir la mattina la tua benignità, Perciocchè io mi confido in te; Fammi conoscer la via per la quale ho da camminare, Perciocchè io levo l’anima mia a te. Signore, riscuotimi da’ miei nemici; Io mi riduco a te per nascondermi. Insegnami a far la tua volontà; Perciocchè tu sei il mio Dio; Il tuo buono Spirito mi guidi nella terra della dirittura. O Signore, vivificami, per amor del tuo Nome; Tira fuor di distretta l’anima mia, per la tua giustizia. E per la tua benignità, distruggi i miei nemici, E fa’ perir tutti quelli che affliggono l’anima mia; Perciocchè io son tuo servitore Salmo di Davide. BENEDETTO sia il Signore, mia Rocca, Il quale ammaestra le mie mani alla battaglia, E le mie dita alla guerra. Egli è la mia benignità e la mia fortezza; Il mio alto ricetto ed il mio liberatore; Egli è il mio scudo, ed io mi confido in lui; Egli è quello che abbatte i popoli sotto me. O Signore, che cosa è l’uomo, che tu ne abbi cura? Che cosa è il figliuol dell’uomo, che tu ne faccia conto? L’uomo è simile a vanità; I suoi giorni son come l’ombra che passa. Signore, abbassa i tuoi cieli, e scendi; Tocca i monti, e fa’ che fumino. Vibra il folgore, e dissipa quella gente; Avventa le tua saette, e mettili in rotta. Stendi le tue mani da alto, E riscuotimi, e trammi fuor di grandi acque, Di man degli stranieri; La cui bocca parla menzogna; E la cui destra è destra di frode O Dio, io ti canterò un nuovo cantico; Io ti salmeggerò in sul saltero ed in sul decacordo. Tu, che dài vittoria ai re; Che riscuoti Davide, tuo servitore, dalla spada scellerata; Liberami, e riscuotimi dalla mano degli stranieri. La cui bocca parla menzogna, E la cui destra è destra di frode. Acciocchè i nostri figliuoli sieno come piante novelle, Bene allevate nella lor giovanezza; E le nostre figliuole sieno come i cantoni intagliati Dell’edificio d’un palazzo; E le nostre celle sieno piene, E porgano ogni specie di beni; E le nostre gregge moltiplichino a migliaia, e a diecine di migliaia, Nelle nostre campagne; E i nostri buoi sieno grossi e possenti; E non vi sia per le nostre piazze nè assalto, Nè uscita, nè grido alcuno. Beato il popolo che è in tale stato; Beato il popolo, di cui il Signore è l’Iddio Salmo di lode di Davide. O DIO mio, Re mio, io ti esalterò; E benedirò il tuo Nome in sempiterno. Io ti benedirò tuttodì; E loderò il tuo Nome in sempiterno. Il Signore è grande, e degno di somma lode; E la sua grandezza non può essere investigata. Un’età dopo l’altra predicherà le lodi delle tue opere; E gli uomini racconteranno le tue prodezze. Io ragionerò della magnificenza della gloria della tua maestà, E delle tue maraviglie. E gli uomini diranno la potenza delle tue opere tremende; Ed io narrerò la tua grandezza. Essi sgorgheranno la ricordanza della tua gran bontà, E canteranno con giubilo la tua giustizia. Il Signore è grazioso, e pietoso; Lento all’ira, e di gran benignità. Il Signore è buono inverso tutti; E le sue compassioni son sopra tutte le sue opere O Signore, tutte le tue opere ti celebreranno; E i tuoi santi ti benediranno: Diranno la gloria del tuo regno; E narreranno la tua forza; Per far note le tue prodezze, E la magnificenza della gloria del tuo regno a’ figliuoli degli uomini. Il tuo regno è un regno di tutti i secoli, E la tua signoria è per ogni età. Il Signore sostiene tutti quelli che cadono, E rileva tutti quelli che dichinano. Gli occhi di tutti sperano in te; E tu dài loro il lor cibo al suo tempo. Tu apri la tua mano, E sazii di benevolenza ogni vivente Il Signore è giusto in tutte le sue vie, E benigno in tutte le sue opere. Il Signore è presso di tutti quelli che l’invocano, Di tutti quelli che l’invocano in verità. Egli adempie il desiderio di quelli che lo temono, E ode il lor grido, e li salva. Il Signore guarda tutti quelli che l’amano; E distruggerà tutti gli empi. La mia bocca narrerà la lode del Signore; E ogni carne benedirà il Nome della sua santità In sempiterno ALLELUIA. Anima mia, loda il Signore. Io loderò il Signore, mentre viverò; Io salmeggerò al mio Dio, mentre durerò. Non vi confidate in principi, Nè in alcun figliuol d’uomo, che non ha modo di salvare. Il suo fiato uscirà, ed egli se ne ritornerà nella sua terra; In quel dì periranno i suoi disegni Beato colui che ha l’Iddio di Giacobbe in suo aiuto, La cui speranza è nel Signore Iddio suo Il quale ha fatto il cielo e la terra, Il mare, e tutto ciò ch’è in essi; Che osserva la fede in eterno; Il qual fa ragione agli oppressati; E dà del cibo agli affamati. Il Signore scioglie i prigioni. Il Signore apre gli occhi a’ ciechi; Il Signore rileva quelli che son chinati; Il Signore ama i giusti. Il Signore guarda i forestieri; Egli solleva l’orfano e la vedova; E sovverte la via degli empi. Il Signore regna in eterno, E il tuo Dio, o Sion, per ogni età. Alleluia LODATE il Signore; Perciocchè egli è cosa buona e dilettevole di salmeggiar l’Iddio nostro; La lode è decevole. Il Signore è quel ch’edifica Gerusalemme; Egli raccoglierà i dispersi d’Israele. Egli è quel che guarisce quelli che hanno il cuor rotto, E fascia le lor doglie; Che conta il numero delle stelle; Che le chiama tutte per li nomi loro. Il nostro Signore è grande, e di gran forza; La sua intelligenza è infinita. Il Signore solleva i mansueti; Ed abbatte gli empi fino a terra. Cantate al Signore con lode; Salmeggiate colla cetera all’Iddio nostro; Il qual copre il cielo di nuvole, Ed apparecchia la pioggia alla terra, E fa che i monti producono l’erba. Che dà la sua pastura al bestiame. A’ figli de’ corvi, che gridano. Egli non si compiace nella forza del cavallo; Egli non gradisce le gambe dell’uomo. Il Signore gradisce quelli che lo temono, Quelli che sperano nella sua benignità Gerusalemme, celebra il Signore; Sion, loda il tuo Dio. Perciocchè egli rinforza le sbarre delle tue porte; Egli benedice i tuoi figliuoli in mezzo di te. Egli è quel che mantiene il tuo paese in pace; Che ti sazia di grascia di frumento; Che manda il suo dire in terra; E la sua parola corre velocissimamente; Che manda la neve a guisa di lana; Che sparge la brina a guisa di cenere; Che getta il suo ghiaccio come per pezzi; E chi potrà durar davanti al suo freddo? Egli manda la sua parola, e fa struggere quelle cose; Egli fa soffiare il suo vento, è le acque corrono. Egli annunzia le sue parole a Giacobbe; I suoi statuti e le sue leggi ad Israele. Egli non ha fatto così a tutte le genti; Ed esse non conoscono le sue leggi. Alleluia ALLELUIA. Lodate il Signore dal cielo; Lodatelo ne’ luoghi altissimi. Lodatelo voi, suoi Angeli tutti. Lodatelo voi, suoi eserciti. Lodatelo, sole e luna; Lodatelo voi, stelle lucenti tutte. Lodatelo voi, cieli de’ cieli; E voi, acque che siete di sopra al cielo. Tutte queste cose lodino il nome del Signore; Perciocchè al suo comandamento furono create. Ed egli le ha stabilite per sempre ed in perpetuo; Egli ne ha fatto uno statuto, il qual non trapasserà giammai Lodate il Signore della terra. Balene, ed abissi tutti; Fuoco, e gragnuola; neve, e vapore, E vento tempestoso ch’eseguisce la sua parola; Monti, e colli tutti; Alberi fruttiferi, e cedri tutti; Fiere, e bestie domestiche tutte; Rettili, ed uccelli alati; Re della terra, e popoli tutti; Principi, e rettori della terra tutti; Giovani, ed anche vergini; Vecchi, e fanciulli; Lodino il Nome del Signore; Perciocchè il Nome di lui solo è innalzato; La sua maestà è sopra la terra, e sopra il cielo. Ed ha alzato un corno al suo popolo, Il che è materia di lode a tutti i suoi santi: A’ figliuoli d’Israele, suo popolo prossimo. Alleluia ALLELUIA. Cantate al Signore un nuovo cantico; Cantate la sua lode nella raunanza de’ santi. Rallegrisi Israele nel suo Fattore; Festeggino i figliuoli di Sion nel Re loro. Lodino il suo Nome sul flauto; Salmeggingli col tamburo e colla cetera. Perciocchè il Signore gradisce il suo popolo; Egli glorificherà i mansueti per la sua salute. I santi festeggeranno con gloria, Canteranno sopra i lor letti; Avranno nella lor gola le esaltazioni di Dio, E nelle mani spade a due tagli; Per far vendetta fra le genti, E castigamenti fra i popoli. Per legare i loro re con catene, E gli onorati d’infra loro con ceppi di ferro; Per mandare ad esecuzione sopra loro il giudicio scritto; Il che sarà gloria a tutti i suoi santi. Alleluia ALLELUIA. Lodate Iddio nel suo santuario; Lodatelo nella distesa della sua gloria. Lodatelo per le sue prodezze; Lodatelo secondo la sua somma grandezza. Lodatelo col suon della tromba; Lodatelo col saltero e colla cetera. Lodatelo col tamburo e col flauto; Lodatelo coll’arpicordo e coll’organo. Lodatelo con cembali sonanti; Lodatelo con cembali squillanti. Ogni cosa che ha fiato lodi il Signore. Alleluia I PROVERBI di Salomone, figliuolo di Davide, Re d’Israele; Per conoscere sapienza ed ammaestramento, Per intendere i detti di senno; Per ricevere ammaestramento di buon senno, Di giustizia, di giudicio e di dirittura; Per dare avvedimento a’ semplici. E conoscenza, ed accorgimento a’ fanciulli. Il savio li udirà, e ne accrescerà la sua scienza; E l’uomo intendente ne acquisterà buoni consigli, e governo; Per comprender le sentenze ed i bei motti, Le parole de’ savi ed i lor detti oscuri IL timor del Signore è il capo della scienza; Ma gli stolti sprezzano la sapienza e l’ammaestramento. Ascolta, figliuol mio l’ammaestramento di tuo padre; E non lasciar l’insegnamento di tua madre; Perciocchè saranno un fregio grazioso al tuo capo, E collane al tuo collo Figliuol mio, se i peccatori ti vogliono sedurre, Non acconsentir loro. Se dicono: Vieni con noi, poniamo agguati al sangue, Insidiamo di nascosto l’innocente impunitamente; Tranghiottiamoli tutti vivi, come il sepolcro; E tutti intieri, a guisa di quelli che scendono nella fossa; Noi troveremo ogni sorte di preziosi beni, Noi empieremo le nostre case di spoglie; Tu trarrai la tua sorte con noi; Fra noi non vi sarà che una sola borsa; Figliuol mio, non inviarti con loro; Rattieni il tuo piè dal lor sentiero. Perciocchè i lor piedi corrono al male, E si affrettano a spandere il sangue. Perciocchè invano si tende la rete Dinanzi agli occhi d’ogni uccello; Ma essi pongono agguati al lor proprio sangue, Ed insidiano nascosamente l’anima loro. Tali sono i sentieri d’ogni uomo dato all’avarizia; Ella coglie l’anima di coloro in cui ella si trova LA somma Sapienza grida di fuori; Ella fa sentir la sua voce per le piazze; Ella grida in capo de’ luoghi delle turbe; Ella pronunzia i suoi ragionamenti nell’entrate delle porte, nella città, Dicendo: Infino a quando, o scempi, amerete la scempietà? Ed infino a quando gli schernitori prenderanno piacere in ischernire, Ed i pazzi avranno in odio la scienza? Convertitevi alla mia riprensione; Ecco, io vi sgorgherò lo spirito mio; Io vi farò assapere le mie parole. Perciocchè io ho gridato, e voi avete ricusato di ascoltare; Io ho distesa la mano, e niuno ha porto attenzione; Ed avete lasciato ogni mio consiglio, E non avete gradita la mia correzione; Io altresì riderò della vostra calamità; Io mi farò beffe, quando il vostro spavento sarà venuto; Quando il vostro spavento sarà venuto, a guisa di ruina, E la vostra calamità sarà giunta, a guisa di turbo; Quando angoscia e distretta vi sarà sopraggiunta. Allora essi grideranno a me, ma io non risponderò; Mi ricercheranno sollecitamente, ma non mi troveranno; Perciocchè hanno odiata la scienza, E non hanno eletto il timor del Signore; E non hanno gradito il mio consiglio, Ed hanno disdegnata ogni mia correzione. Perciò mangeranno del frutto delle lor vie, E saranno saziati de’ lor consigli. Perciocchè lo sviamento degli scempi li uccide, E l’error degli stolti li fa perire. Ma chi mi ascolta abiterà in sicurtà, E viverà in riposo, fuor di spavento di male FIGLIUOL mio, se tu ricevi i miei detti, E riponi appo te i miei comandamenti, Rendendo il tuo orecchio attento alla Sapienza; Se tu inchini il tuo cuore all’intendimento, E se tu chiami la prudenza, E dài fuori la tua voce all’intendimento; Se tu la cerchi come l’argento, E l’investighi come i tesori; Allora tu intenderai il timor del Signore, E troverai la conoscenza di Dio. Perciocchè il Signore dà la sapienza; Dalla sua bocca procede la scienza e l’intendimento. Egli riserba la ragione a’ diritti; Egli è lo scudo di quelli che camminano in integrità; Per guardare i sentieri di dirittura, E custodire la via de’ suoi santi. Allora tu intenderai giustizia, giudicio, E dirittura, ed ogni buon sentiero Quando la sapienza sarà entrata nel cuor tuo, E la scienza sarà dilettevole all’anima tua; L’avvedimento ti preserverà, La prudenza ti guarderà; Per liberarti dalla via malvagia, Dagli uomini che parlano di cose perverse; I quali lasciano i sentieri della dirittura, Per camminar per le vie delle tenebre; I quali si rallegrano di far male, E festeggiano nelle perversità di malizia; I quali son torti nelle lor vie, E traviati ne’ lor sentieri. Per iscamparti ancora dalla donna straniera; Dalla forestiera che parla vezzosamente; La quale ha abbandonato il conduttor della sua giovanezza, Ed ha dimenticato il patto del suo Dio. Conciossiachè la casa di essa dichini alla morte, Ed i suoi sentieri a’ morti. Niuno di coloro ch’entrano da essa non ne ritorna, E non riprende i sentieri della vita. Acciocchè ancora tu cammini per la via de’ buoni, Ed osservi i sentieri de’ giusti. Perciocchè gli uomini diritti abiteranno la terra, E gli uomini intieri rimarranno in essa. Ma gli empi saranno sterminati dalla terra, E i disleali ne saranno divelti Figliuol mio, non dimenticare il mio insegnamento; E il cuor tuo guardi i miei comandamenti; Perchè ti aggiungeranno lunghezza di giorni, Ed anni di vita, e prosperità. Benignità e verità non ti abbandoneranno; Legateli in su la gola, scrivili in su la tavola del tuo cuore; E tu troverai grazia e buon senno Appo Iddio, ed appo gli uomini. Confidati nel Signore con tutto il tuo cuore; E non appoggiarti in su la tua prudenza. Riconoscilo in tutte le tue vie, Ed egli addirizzerà i tuoi sentieri Non reputarti savio appo te stesso; Temi il Signore, e ritratti dal male. Ciò sarà una medicina al tuo bellico, Ed un inaffiamento alle tue ossa. Onora il Signore con le tue facoltà, E con le primizie d’ogni tua rendita; Ed i tuoi granai saran ripieni di beni in ogni abbondanza, E le tue tigne traboccheranno di mosto. Figliuol mio, non disdegnar la correzione del Signore; E non ti rincresca il suo gastigamento; Perciocchè il Signore gastiga chi egli ama; Anzi come un padre il figliuolo ch’egli gradisce Beato l’uomo che ha trovata sapienza, E l’uomo che ha ottenuto intendimento. Perciocchè il traffico di essa è migliore che il traffico dell’argento, E la sua rendita è migliore che l’oro. Ella è più preziosa che le perle; E tutto ciò che tu hai di più caro non la pareggia. Lunghezza di giorni è alla sua destra; Ricchezza e gloria alla sua sinistra. Le sue vie son vie dilettevoli, E tutti i suoi sentieri sono pace. Ella è un albero di vita a quelli che si appigliano ad essa; E beati coloro che la ritengono. Il Signore ha fondata la terra con sapienza; Egli ha stabiliti i cieli con intendimento. Per lo suo conoscimento gli abissi furono fessi, E l’aria stilla la rugiada Figliuol mio, non dipartansi giammai queste cose dagli occhi tuoi; Guarda la ragione e l’avvedimento; E quelle saranno vita all’anima tua, E grazia alla tua gola. Allora camminerai sicuramente per la tua via, Ed il tuo piè non incapperà. Quando tu giacerai, non avrai spavento; E quando tu ti riposerai, il tuo sonno sarà dolce. Tu non temerai di subito spavento, Nè della ruina degli empi, quando ella avverrà. Perciocchè il Signore sarà al tuo fianco, E guarderà il tuo piè, che non sia preso Non negare il bene a quelli a cui è dovuto, Quando è in tuo potere di farlo. Non dire al tuo prossimo: Va’, e torna, E domani te lo darò, se tu l’hai appo te. Non macchinare alcun male contro al tuo prossimo Che abita in sicurtà teco. Non litigar con alcuno senza cagione, S’egli non ti ha fatto alcun torto. Non portare invidia all’uomo violento, E non eleggere alcuna delle sue vie. Perciocchè l’uomo perverso è cosa abbominevole al Signore; Ma egli comunica il suo consiglio con gli uomini diritti. La maledizione del Signore è nella casa dell’empio; Ma egli benedirà la stanza de’ giusti. Se egli schernisce gli schernitori, Dà altresì grazia agli umili. I savi possederanno la gloria; Ma gli stolti se ne portano ignominia FIGLIUOLI, ascoltate l’ammaestramento del padre; E siate attenti, per conoscer la prudenza. Perciocchè io vi ho data buona dottrina, Non lasciate la mia legge. Perciocchè io ancora sono stato figliuol di mio padre, Tenero, ed unico appresso mia madre. Ed esso mi ammaestrava, e mi diceva: Il tuo cuore ritenga le mie parole; Osserva i miei comandamenti, e tu viverai. Acquista sapienza, acquista prudenza; Non dimenticare i detti della mia bocca, e non rivolgertene indietro. Non abbandonar la sapienza, ed ella ti preserverà; Amala, ed ella ti guarderà. La sapienza è la principal cosa; acquista la sapienza; Ed al prezzo di tutti i tuoi beni, acquista la prudenza. Esaltala, ed ella ti innalzerà; Ella ti glorificherà, quando tu l’avrai abbracciata. Ella ti metterà in sul capo un fregio di grazia; E ti darà una corona d’ornamento. Ascolta, figliuol mio, e ricevi i miei detti; Ed anni di vita ti saranno moltiplicati. Io ti ho ammaestrato nella via della sapienza; Io ti ho inviato ne’ sentieri della dirittura. Quando tu camminerai, i tuoi passi non saran ristretti; E se tu corri, tu non incapperai. Attienti all’ammaestramento, non lasciarlo; Guardalo, perciocchè esso è la tua vita Non entrare nel sentiero degli empi; E non camminar per la via de’ malvagi. Schifala, non passar per essa; Stornatene, e passa oltre. Perciocchè essi non possono dormire, se non hanno fatto qualche male; E il sonno s’invola loro, se non hanno fatto cader qualcuno. Conciossiachè mangino il pane dell’empietà, E bevano il vino delle violenze. Ma il sentiero de’ giusti è come la luce che spunta, La quale va vie più risplendendo, finchè sia chiaro giorno. La via degli empi è come una caligine; Essi non sanno in che incappano Figliuol mio, attendi alle mie parole; Inchina l’orecchio tuo a’ miei detti. Non dipartansi quelli giammai dagli occhi tuoi; Guardali in mezzo del tuo cuore; Perciocchè son vita a quelli che li trovano, E sanità a tutta la lor carne. Sopra ogni guardia, guarda il tuo cuore; Perciocchè da esso procede la vita. Rimuovi da te la perversità della bocca, Ed allontana da te la perversità delle labbra. Gli occhi tuoi riguardino diritto davanti a te, E le tue palpebre dirizzino la lor mira dinanzi a te. Considera attentamente il sentiero de’ tuoi piedi, E sieno addirizzate tutte le tue vie. Non dichinar nè a destra, nè a sinistra; Rimuovi il tuo piè dal male Figliuol mio, attendi alla mia sapienza, Inchina il tuo orecchio al mio intendimento; Acciocchè tu osservi gli avvedimenti, E che le tue labbra conservino la scienza. Perciocchè le labbra della donna straniera stillano favi di miele. E il suo palato è più dolce che olio; Ma il fine di essa è amaro come assenzio, Acuto come una spada a due tagli. I suoi piedi scendono alla morte; I suoi passi fanno capo all’inferno. I suoi sentieri sono vaganti, senza che essa sappia ove va, Perchè non considera attentamente la via della vita. Ora dunque, figliuoli, ascoltatemi, E non vi dipartite da’ detti della mia bocca. Allontana la tua via da essa, E non accostarti all’uscio della sua casa; Che talora tu non dia il tuo onore agli stranieri, E gli anni tuoi al crudele; Che talora i forestieri non si sazino delle tue facoltà; E che le tue fatiche non vadano nella casa dello strano; E che tu non gema alla fine, Quando la tua carne ed il tuo corpo saranno consumati; E non dica: Come ebbi io in odio l’ammaestramento? E come rigettò il mio cuore la correzione? E come non ascoltai la voce di quelli che mi ammaestravano, E non inchinai il mio orecchio a quelli che m’insegnavano? Quasi che sono stato in ogni male, In mezzo della raunanza e della congregazione Bevi delle acque della tua cisterna, E de’ ruscelli di mezzo della tua fonte. Spandansi le tue fonti fuori, Ed i ruscelli delle tue acque per le piazze. Sieno quelle acque a te solo, E a niuno strano teco. Sia la tua fonte benedetta; E rallegrati della moglie della tua giovanezza. Siati ella una cerva amorosa, ed una cavriuola graziosa; Inebbrinti le sue mammelle in ogni tempo; Sii del continuo invaghito del suo amore. E perchè, figliuol mio, t’invaghiresti della straniera, Ed abbracceresti il seno della forestiera? Conciossiachè le vie dell’uomo sieno davanti agli occhi del Signore, E ch’egli consideri tutti i suoi sentieri. Le iniquità dell’empio lo prenderanno, Ed egli sarà ritenuto con le funi del suo peccato. Egli morrà per mancamento di correzione; E andrà errando per la molta sua pazzia FIGLIUOL mio, se tu hai fatta sicurtà al tuo prossimo, Se tu hai toccata la mano allo strano, Tu sei allacciato con le parole della tua bocca, Tu sei preso con le parole della tua bocca. Ora fa’ questo, figliuol mio, e riscuotiti; Poichè tu sei caduto in man del tuo prossimo, Va’, gittati a’ piedi de’ tuoi amici, e sollecitali. Non lasciar dormire gli occhi tuoi, Nè sonnecchiar le tue palpebre. Riscuotiti, come un cavriuolo di mano del cacciatore, E come un uccello di mano dell’uccellatore Va’, pigro, alla formica; Riguarda le sue vie, e diventa savio; Conciossiachè ella non abbia nè capitano, Nè magistrato, nè signore; E pure ella apparecchia nella state il suo cibo, E raduna nella ricolta il suo mangiare. Infino a quando, o pigro, giacerai? Quando ti desterai dal tuo sonno? Dormendo un poco, sonnecchiando un poco, Piegando un poco le braccia per riposare; La tua povertà verrà come un viandante, E la tua necessità come uno scudiere L’uomo scellerato, l’uomo da nulla, Procede con perversità di bocca. Egli ammicca con gli occhi, parla co’ piedi, Accenna con le dita; Egli ha delle perversità nel suo cuore, Egli macchina del male in ogni tempo; Egli commette contese. Perciò in un momento verrà la sua ruina; Egli di subito sarà fiaccato, senza rimedio. Il Signore odia queste sei cose; Anzi queste sette son cosa abbominevole all’anima sua; Gli occhi altieri, la lingua bugiarda, E la mani che spandono il sangue innocente, Il cuore che divisa pensieri d’iniquità, I piedi che si affrettano per correre al male, Il falso testimonio che sbocca menzogne, E colui che commette contese tra fratelli FIGLIUOL mio, guarda il comandamento di tuo padre, E non lasciar l’insegnamento di tua madre; Tienli del continuo legati in sul tuo cuore, Ed avvinti in su la tua gola. Quando tu camminerai, quello ti guiderà; Quando tu giacerai, farà la guardia intorno a te; E quando tu ti risveglierai, ragionerà teco; Perciocchè il comandamento è una lampana, E l’insegnamento è una luce, E le correzioni di disciplina son la via della vita; Per guardarti dalla femmina malvagia, Dalle lusinghe della lingua della straniera. Non invaghirti nel tuo cuore della sua bellezza; E non prendati ella con le sue palpebre. Perciocchè per una donna meretrice si viene fino ad un pezzo di pane; E la donna vaga d’uomini va a caccia dietro alle anime preziose. Alcuno prenderà egli del fuoco in seno, Senza che i suoi vestimenti ne sieno arsi? Alcuno camminerà egli sopra le brace, Senza bruciarsi i piedi? Così avviene a chi entra dalla moglie del suo prossimo; Chiunque la tocca non sarà innocente. Ei non si scusa il ladro, quando egli ruba Per saziarsi, avendo fame; Anzi, se è colto, restituisce il furto a sette doppi, Egli dà tutta la sostanza di casa sua. Chi commette adulterio con una donna è scemo di senno; Chi vuol perder l’anima sua faccia tal cosa. Egli troverà ferite ed ignominia; E il suo vituperio non sarà giammai cancellato. Perciocchè la gelosia è un furor dell’uomo; Ed egli non risparmierà nel giorno della vendetta. Egli non avrà riguardo ad alcun riscatto; Ed avvegnachè tu moltiplichi i presenti, non però li accetterà Figliuol mio, guarda i miei detti, E riponi appo te i miei comandamenti. Guarda i miei comandamenti, e tu viverai; E guarda il mio insegnamento, come la pupilla degli occhi tuoi. Legateli alle dita, Scrivili in su la tavola del tuo cuore. Di’ alla sapienza: Tu sei mia sorella; E chiama la prudenza tua parente; Acciocchè esse ti guardino dalla donna straniera, Dalla forestiera che parla vezzosamente Perciocchè io riguardava una volta per la finestra della mia casa, Per li miei cancelli; E vidi tra gli scempi, E scorsi tra i fanciulli, un giovanetto scemo di senno; Il qual passava per la strada, presso al cantone della casa d’una tal donna; E camminava traendo alla casa di essa; In su la sera, in sul vespro del dì. In su l’imbrunire ed oscurar della notte; Ed ecco, una donna gli venne incontro, In assetto da meretrice, e cauta d’animo; Strepitosa, e sviata; I cui piedi non si fermavano in casa; Essendo ora fuori, or per le piazze; E stando agli agguati presso ad ogni cantone. Ed essa lo prese, e lo baciò, E sfacciatamente gli disse: Io avea sopra me il voto di sacrificii da render grazie; Oggi ho pagati i miei voti. Però ti sono uscita incontro, Per cercarti, e ti ho trovato. Io ho acconcio il mio letto con capoletti Di lavoro figurato a cordicelle di fil di Egitto. Io ho profumato il mio letto Con mirra, con aloe, e con cinnamomo. Vieni, inebbriamoci d’amori infino alla mattina, Sollaziamoci in amorosi piaceri. Perciocchè il marito non è in casa sua; Egli è andato in viaggio lontano; Egli ha preso in mano un sacchetto di danari; Egli ritornerà a casa sua a nuova luna. Ella lo piegò con le molte sue lusinghe, E lo sospinse con la dolcezza delle sue labbra. Ed egli andò dietro a lei subitamente, Come il bue viene al macello, E come i ceppi son per gastigamento dello stolto; Come l’uccello si affretta al laccio, Senza sapere che è contro alla vita sua, Finchè la saetta gli trafigga il fegato Ora dunque, figliuoli, ascoltatemi, Ed attendete a’ detti della mia bocca. Il cuor tuo non dichini alle vie d’una tal donna; Non isviarti ne’ suoi sentieri. Perciocchè ella ne ha fatti cader molti uccisi; E pur tutti coloro ch’ella ha morti eran possenti. La sua casa è la via dell’inferno, Che scende a’ più interni luoghi della morte LA Sapienza non grida ella? E la Prudenza non dà ella fuori la sua voce? Ella sta in piè in capo de’ luoghi elevati, in su la via, Ne’ crocicchi. Ella grida presso alle porte, alla bocca della città, All’entrata degli usci delle case, Dicendo: Io grido a voi, o uomini principali; E la mia voce s’indirizza ancora al volgo. Semplici, intendete che cosa sia avvedimento; E voi stolti, intendete che cosa sia buon senno. Ascoltate; perciocchè io proporrò cose eccellenti; L’aprir delle mie labbra sarà di cose diritte. Conciossiachè il mio palato ragionerà di verità; Ma l’empietà è ciò che le mie labbra abbominano. Tutti i detti della mia bocca son con giustizia; In essi non vi è nulla di torto o di perverso. Essi tutti son diritti agl’intendenti, E bene addirizzati a coloro che hanno trovata la scienza. Ricevete il mio ammaestramento, e non dell’argento; E scienza, anzi che oro eletto. Perciocchè la sapienza è migliore che le perle; E tutte le cose le più care non l’agguagliano Io, la Sapienza, abito nell’avvedimento, E trovo la conoscenza de’ buoni avvisi. Il timor del Signore è odiare il male; Io odio la superbia, e l’alterezza, e la via della malvagità, E la bocca perversa. A me appartiene il consiglio e la buona ragione; Io son la prudenza; a me appartiene la forza. Per me regnano i re, Ed i rettori fanno statuti di giustizia. Per me signoreggiano i signori, Ed i principi, e tutti i giudici della terra. Io amo quelli che mi amano; E quelli che mi cercano mi troveranno. Ricchezze e gloria son meco; Beni permanenti e giustizia. Il mio frutto è migliore che oro, anzi che oro finissimo; E la mia rendita migliore che argento eletto. Io cammino per la via della giustizia, In mezzo de’ sentieri della dirittura; Per fare eredare il vero essere a quelli che mi amano, Ed empiere i lor tesori IL Signore mi possedeva al principio della sua via, Avanti le sue opere, ab eterno. Io sono stata costituita in principato ab eterno, Dal principio, avanti che la terra fosse. Avanti che fossero abissi, Nè fonti, nè gorghi d’acque, io fui prodotta. Io fui prodotta innanzi che i monti fossero profondati, Avanti i colli; Mentre egli non avea ancora fatta la terra, nè le campagne, Nè la sommità del terreno del mondo. Quando egli ordinava i cieli, io v’era; Quando egli disegnava il giro sopra la superficie dell’abisso; Quando egli fermava il cielo disopra; Quando egli fortificava le fonti dell’abisso; Quando egli poneva il suo termine al mare, Talchè le acque non possono trapassare il suo comandamento; Quando egli poneva i fondamenti della terra; Ed era appo lui come un allievo, Ed era le sue delizie tuttodì; Io mi sollazzava in ogni tempo nel suo cospetto. Io mi sollazzo nella parte abitata della sua terra; Ed i miei diletti sono co’ figliuoli degli uomini Ora dunque, figliuoli, ascoltatemi: Beati coloro che osservano le mie vie. Ascoltate l’ammaestramento, e diventate savi, E non lo schifate. Beato l’uomo che mi ascolta, Per vegliar tuttodì presso a’ miei usci; Per istare a guardia agli stipiti delle mie porte. Perciocchè chi mi trova, trova la vita, Ed ottiene benevolenza dal Signore. Ma chi pecca contro a me fa ingiuria all’anima sua; Tutti quelli che mi odiano amano la morte LA somma Sapienza ha edificata la sua casa, Ella ha tagliate le sue colonne in numero di sette; Ella ha ammazzati i suoi animali, ha temperato il suo vino. Ed anche ha apparecchiata la sua mensa. Ella ha mandate le sue serventi a gridare D’in su i poggiuoli degli alti luoghi della città: Chi è scempio? riducasi qua. E a dire a quelli che sono scemi di senno: Venite, mangiate del mio pane, E bevete del vino che io ho temperato. Lasciate le scempietà, e voi viverete; E camminate per la via della prudenza. Chi corregge lo schernitore ne riceve vituperio; E chi riprende l’empio ne riceve macchia. Non riprender lo schernitore, Che talora egli non ti odii; Riprendi il savio, ed egli ti amerà. Insegna al savio, ed egli diventerà più savio; Ammaestra il giusto, ed egli crescerà in dottrina. Il principio della sapienza è il timor del Signore; E la scienza de’ santi è la prudenza. Perciocchè per me ti saranno moltiplicati i giorni, E ti saranno aggiunti anni di vita. Se sei savio, sarai savio per te; Se altresì sei schernitore, tu solo ne porterai la pena La donna stolta, strepitosa, Scempia, e che non ha alcuno intendimento, Siede anch’essa all’entrata della sua casa, In seggio, ne’ luoghi elevati della città. Per gridare a coloro che passano per la via, Che vanno a dirittura a lor cammino: Chi è scempio? riducasi qua. E se vi è alcuno scemo di senno, gli dice: Le acque rubate son dolci, E il pane preso di nascosto è dilettevole. Ed egli non sa che là sono i morti; E che quelli ch’ella ha convitati son nel fondo dell’inferno LE sentenze di Salomone. Il figliuol savio rallegra il padre; Ma il figliuolo stolto è il cordoglio di sua madre I tesori d’empietà non giovano; Ma la giustizia riscuote da morte. Il Signore non lascerà aver fame all’anima del giusto; Ma egli sovverte la sostanza degli empi La man rimessa fa impoverire; Ma la mano de’ diligenti arricchisce Chi raccoglie nella state è un figliuolo avveduto; Ma chi dorme nella ricolta è un figliuolo che fa vituperio Benedizioni sono sopra il capo del giusto; Ma la violenza coprirà la bocca degli empi La memoria del giusto è in benedizione; Ma il nome degli empi marcirà Il savio di cuore riceve i comandamenti; Ma lo stolto di labbra andrà in precipizio Chi cammina in integrità cammina in sicurtà; Ma chi perverte le sue vie sarà fiaccato Chi ammicca con l’occhio reca molestia; Ma lo stolto di labbra andrà in precipizio La bocca del giusto è una fonte viva; Ma la violenza coprirà la bocca degli empi L’odio muove contese; Ma la carità ricopre ogni misfatto La sapienza si trova nelle labbra dell’intendente; Ma il bastone è per lo dosso di chi è scemo di senno I savi ripongono appo loro la scienza; Ma la bocca dello stolto è una ruina vicina Le facoltà del ricco son la sua forte città; Ma la povertà de’ bisognosi è il loro spavento Le opere de’ giusti sono a vita; Ma quello che l’empio produce è a peccato Chi osserva l’ammaestramento è un cammino a vita; Ma chi lascia la correzione fa traviare Chi copre l’odio è uomo di labbra bugiarde; E chi sbocca infamia è stolto In moltitudine di parole non manca misfatto; Ma chi rattiene le sue labbra è prudente La lingua del giusto è argento eletto; Ma il cuor degli empi è ben poca cosa. Le labbra del giusto pascono molti; Ma gli stolti muoiono per mancamento di senno La benedizione del Signore è quella che arricchisce; E la fatica non le sopraggiugne nulla Il commettere scelleratezza è allo stolto come uno scherzare; Così è la sapienza all’uomo d’intendimento Egli avverrà all’empio ciò ch’egli teme; Ma Iddio darà a’ giusti ciò che desiderano. Come il turbo passa via di subito, così l’empio non è più; Ma il giusto è un fondamento perpetuo Quale è l’aceto a’ denti, e il fumo agli occhi, Tale è il pigro a quelli che lo mandano Il timor del Signore accresce i giorni; Ma gli anni degli empi saranno scorciati. L’aspettar de’ giusti è letizia; Ma la speranza degli empi perirà La via del Signore è una fortezza all’uomo intiero; Ma ella è spavento agli operatori d’iniquità. Il giusto non sarà giammai in eterno scrollato; Ma gli empi non abiteranno la terra La bocca del giusto produce sapienza; Ma la lingua perversa sarà troncata. Le labbra del giusto conoscono ciò che è gradevole; Ma la bocca dell’empio non è altro che perversità Le bilance false sono cosa abbominevole al Signore; Ma il peso giusto gli è cosa grata Venuta la superbia, viene l’ignominia; Ma la sapienza è con gli umili L’integrità degli uomini diritti li conduce; Ma la perversità de’ disleali di distrugge Le ricchezze non gioveranno al giorno dell’indegnazione; Ma la giustizia riscoterà da morte La giustizia dell’uomo intiero addirizza la via di esso; Ma l’empio caderà per la sua empietà. La giustizia degli uomini diritti li riscoterà; Ma i disleali saranno presi per la lor propria malizia Quando l’uomo empio muore, la sua aspettazione perisce; E la speranza ch’egli aveva concepita delle sue forze è perduta Il giusto è tratto fuor di distretta; Ma l’empio viene in luogo suo L’ipocrito corrompe il suo prossimo con la sua bocca; Ma i giusti ne son liberati per conoscimento La città festeggia del bene de’ giusti; Ma vi è giubilo quando gli empi periscono. La città è innalzata per la benedizione degli uomini diritti; Ma è sovvertita per la bocca degli empi Chi sprezza il suo prossimo è privo di senno; Ma l’uomo prudente tace. Colui che va sparlando palesa il segreto; Ma chi è leale di spirito cela la cosa Il popolo cade in ruina dove non son consigli; Ma vi è salute in moltitudine di consiglieri L’uomo certamente sofferirà del male, se fa sicurtà per lo strano; Ma chi odia i mallevadori è sicuro La donna graziosa otterrà gloria, Come i possenti ottengono ricchezze L’uomo benigno fa bene a sè stesso; Ma il crudele conturba la sua propria carne L’empio fa un’opera fallace; Ma vi è un premio sicuro per colui che semina giustizia Così è la giustizia a vita, Come chi procaccia il male lo procaccia alla sua morte I perversi di cuore sono un abbominio al Signore; Ma quelli che sono intieri di via son ciò che gli è grato Il malvagio d’ora in ora non resterà impunito; Ma la progenie de’ giusti scamperà Una donna bella, ma scema di senno, È un monile d’oro nel grifo d’un porco Il desiderio de’ giusti non è altro che bene; Ma la speranza degli empi è indegnazione Vi è tale che spande, e pur vie più diventa ricco; E tale che risparmia oltre al diritto, e pur ne diventa sempre più povero La persona liberale sarà ingrassata; E chi annaffia sarà anch’esso annaffiato Il popolo maledirà chi serra il grano; Ma benedizione sarà sopra il capo di chi lo vende Chi cerca il bene procaccia benevolenza; Ma il male avverrà a chi lo cerca Chi si confida nelle sue ricchezze caderà; Ma i giusti germoglieranno a guisa di frondi Chi dissipa la sua casa possederà del vento; E lo stolto sarà servo a chi è savio di cuore Il frutto del giusto è un albero di vita; E il savio prende le anime Ecco, il giusto riceve la sua retribuzione in terra; Quanto più la riceverà l’empio e il peccatore? Chi ama la correzione ama la scienza; Ma chi odia la riprensione è insensato L’uomo da bene ottiene benevolenza dal Signore; Ma egli condannerà l’uomo malizioso L’uomo non sarà stabilito per empietà; E la radice de’ giusti non sarà smossa La donna di valore è la corona del suo marito; Ma quella che reca vituperio gli è come un tarlo nelle ossa I pensieri de’ giusti son dirittura; Ma i consigli degli empi son frode La parole degli empi tendono ad insidiare al sangue; Ma la bocca degli uomini diritti li riscoterà In un voltar degli empi, essi non saranno più; Ma la casa de’ giusti starà in piè L’uomo sarà lodato secondo il suo senno; Ma chi è stravolto d’animo sarà in isprezzo Meglio è colui del quale non si fa stima, e pure ha un servitore, Che colui che fa il borioso, ed ha mancamento di pane L’uomo giusto ha cura della vita della sua bestia; Ma le viscere degli empi son crudeli Chi lavora la sua terra sarà saziato di pane; Ma chi va dietro agli uomini oziosi è scemo d’intelletto L’empio appetisce la rete de’ malvagi; Ma la radice de’ giusti mette fuori Il laccio del malvagio è nella dislealtà delle labbra; Ma il giusto uscirà di distretta L’uomo sarà saziato di beni per lo frutto della sua bocca; E Dio renderà all’uomo la retribuzione dell’opere delle sue mani La via dello stolto è diritta al suo parere; Ma chi ascolta consiglio è savio Il cruccio dello stolto è conosciuto lo stesso giorno; Ma l’avveduto copre il vituperio Chi parla verità rapporta il giusto; Ma il falso testimonio rapporta frode Ei vi è tale che pronunzia parole simile a coltellate; Ma la lingua de’ savi è medicina Il labbro verace sarà stabile in perpetuo; Ma la lingua bugiarda sarà sol per un momento Inganno è nel cuor di coloro che macchinano del male; Ma vi è allegrezza per quelli che consigliano pace Niuna molestia avverrà al giusto; Ma gli empi saranno ripieni di male Le labbra bugiarde son cosa abbominevole al Signore; Ma coloro che operano in verità son graditi da lui L’uomo avveduto copre la scienza; Ma il cuor degli stolti pubblica la follia La mano de’ diligenti signoreggerà; Ma la pigra sarà tributaria Il cordoglio nel cuor dell’uomo l’abbatte; Ma la buona parola lo rallegra Il giusto abbonda in beni più che il suo prossimo; Ma la via degli empi li fa andare errando Il pigro non arrostisce la sua cacciagione; Ma i beni dell’uomo diligente sono preziosi Nella via della giustizia vi è vita; E nel cammino de’ suoi sentieri non vi è morte Il figliuol savio ascolta l’ammaestramento di suo padre; Ma lo schernitore non ascolta riprensione L’uomo mangerà del bene del frutto delle sue labbra; Ma l’anima degli scellerati mangerà del frutto di violenza Chi guarda la sua bocca preserva l’anima sua; Ma ruina avverrà a chi apre disordinatamente le sue labbra L’anima del pigro appetisce, e non ha nulla; Ma l’anima de’ diligenti sarà ingrassata Il giusto odia la parola bugiarda; Ma l’empio si rende puzzolente ed infame La giustizia guarda colui che è intiero di via; Ma l’empietà sovverte il peccatore Vi è tale che si fa ricco, e non ha nulla; Tale altresì che si fa povero, ed ha di gran facoltà Le ricchezze dell’uomo sono il riscatto della sua vita; Ma il povero non ode alcuna minaccia La luce de’ giusti sarà lieta; Ma la lampana degli empi sarà spenta Per orgoglio non si produce altro che contese; Ma la sapienza è con quelli che si consigliano Le ricchezze procedenti da vanità scemeranno; Ma chi raduna con la mano le accrescerà La speranza prolungata fa languire il cuore; Ma il desiderio adempiuto è un albero di vita Chi sprezza la parola andrà in perdizione; Ma chi riverisce il comandamento riceverà retribuzione L’insegnamento di un savio è una fonte di vita, Per ritrarsi da’ lacci della morte Buon senno reca grazia; Ma il procedere de’ perfidi è duro L’uomo avveduto fa ogni cosa con conoscimento; Ma il pazzo spande follia Il messo malvagio caderà in male; Ma l’ambasciator fedele reca sanità Povertà ed ignominia avverranno a chi schifa la correzione; Ma chi osserva la riprensione sarà onorato Il desiderio adempiuto è cosa soave all’anima; Ed agli stolti è cosa abbominevole lo stornarsi dal male Chi va co’ savi diventerà savio; Ma il compagno degli stolti diventerà malvagio Il male perseguita i peccatori; Ma Iddio renderà il bene a’ giusti L’uomo da bene lascerà la sua eredità a’ figliuoli de’ figliuoli; Ma le facoltà del peccatore son riserbate al giusto Il campo lavorato de’ poveri produce abbondanza di cibo; Ma vi è tale che è consumato per mancamento di buon governo Chi risparmia la sua verga odia il suo figliuolo; Ma chi l’ama gli procura correzione per tempo Il giusto mangerà a sazietà dell’anima sua; Ma il ventre degli empi avrà mancamento Le donne savie edificano le lor case; Ma la stolta la sovverte con le sue mani Chi cammina nella sua dirittura riverisce il Signore; Ma chi è stravolto nelle sue vie lo sprezza Nella bocca dello stolto è la bacchetta dell’alterezza; Ma le labbra de’ savi li guardano Dove non son buoi, il granaio è vuoto; Ma l’abbondanza della ricolta è per la forza del bue Il testimonio verace non mente; Ma il falso testimonio sbocca bugie Lo schernitore cerca la sapienza, e non la trova punto; Ma la scienza agevolmente si acquista dall’uomo intendente Vattene via d’innanzi all’uomo stolto, E d’innanzi a colui, nel quale non avrai conosciute labbra di scienza La sapienza dell’uomo è di considerar la sua via; Ma la follia degli stolti è inganno Gli stolti si fanno beffe del commetter misfatto; Ma fra gli uomini diritti è la benevolenza Il cuore di ciascuno conosce l’amaritudine dell’anima sua; Ed altresì alcuno strano non è mescolato nella sua allegrezza La casa degli empi sarà distrutta; Ma il tabernacolo degli uomini diritti fiorirà Vi è tal via che pare diritta all’uomo, Il fine della quale son le vie della morte Come di troppo ridere duole il cuore, Così la fine dell’allegrezza è dolore Chi è sviato di cuore sarà saziato delle sue vie; E più ch’esso lo sarà l’uomo da bene delle sue Lo scempio crede ogni cosa; Ma l’avveduto considera i suoi passi Il savio teme, e si ritrae dal male; Ma lo stolto trascorre, e si tien sicuro Chi è pronto all’ira commette follia; E l’uomo malizioso è odiato Gli scempi erederanno la stoltizia; Ma i prudenti coroneranno il lor capo di scienza I malvagi saranno abbassati davanti a’ buoni; E gli empi saranno alle porte del giusto Il povero è odiato eziandio dal suo prossimo; Ma molti son gli amici del ricco Chi sprezza il suo prossimo pecca; Ma beato chi ha pietà de’ poveri Quelli che macchinano del male non sono eglino traviati? Ma benignità e verità sarà usata inverso coloro che pensano del bene In ogni fatica vi è del profitto; Ma il parlar delle labbra torna solo in inopia Le ricchezze de’ savi sono la lor corona; Ma la follia degli stolti è sempre follia Il testimonio verace libera le anime; Ma il falso sbocca bugie Nel timor del Signore vi è confidanza fortissima; E vi sarà un ricetto per li figliuoli di colui che teme Iddio. Il timor del Signore è una fonte di vita, Per ritrarsi da’ lacci della morte La magnificenza del re è nella moltitudine del popolo; Ma la ruina del principe è nel mancamento della gente Chi è lento all’ira è di gran prudenza; Ma chi è pronto al cruccio eccita la follia Il cuor sano è la vita delle carni; Ma l’invidia è il tarlo delle ossa Chi oppressa il povero fa onta a colui che l’ha fatto; Ma chi ha pietà del bisognoso l’onora L’empio sarà traboccato per la sua malvagità; Ma il giusto spera eziandio nella sua morte La sapienza riposa nel cuore dell’uomo intendente, Ed è riconosciuta in mezzo degli stolti La giustizia innalza la nazione; Ma il peccato è il vituperio de’ popoli Il favor del re è verso il servitore intendente; Ma la sua indegnazione è contro a quello che reca vituperio La risposta dolce acqueta il cruccio; Ma la parola molesta fa montar l’ira La scienza adorna la lingua de’ savi; Ma la bocca degli stolti sgorga follia Gli occhi del Signore sono in ogni luogo; Riguardando i malvagi ed i buoni La medicina della lingua è un albero di vita; Ma la sovversione che avviene per essa è simile ad un fracasso fatto dal vento Lo stolto disdegna la correzion di suo padre; Ma chi osserva la riprensione diventerà avveduto Nella casa del giusto vi sono di gran facoltà; Ma vi è dissipazione nell’entrate dell’empio Le labbra de’ savi spandono scienza; Ma non fa già così il cuor degli stolti Il sacrificio degli empi è cosa abbominevole al Signore; Ma l’orazione degli uomini diritti gli è cosa grata La via dell’empio è cosa abbominevole al Signore; Ma egli ama chi procaccia giustizia La correzione è spiacevole a chi lascia la diritta via; Chi odia la riprensione morrà L’inferno e il luogo della perdizione son davanti al Signore; Quanto più i cuori de’ figliuoli degli uomini! Lo schernitore non ama che altri lo riprenda, E non va a’ savi Il cuore allegro abbellisce la faccia; Ma per lo cordoglio lo spirito è abbattuto Il cuor dell’uomo intendente cerca la scienza; Ma la bocca degli stolti si pasce di follia Tutti i giorni dell’afflitto son cattivi; Ma chi è allegro di cuore è come in un convito perpetuo Meglio vale poco col timor del Signore, Che gran tesoro con turbamento. Meglio vale un pasto d’erbe, ove sia amore, Che di bue ingrassato, ove sia odio L’uomo iracondo muove contese; Ma chi è lento all’ira acqueta le risse La via del pigro è come una siepe di spine; Ma la via degli uomini diritti è elevata Il figliuol savio rallegra il padre; Ma l’uomo stolto sprezza sua madre La follia è allegrezza all’uomo scemo di senno; Ma l’uomo intendente cammina dirittamente I disegni son renduti vani dove non è consiglio; Ma sono stabili dove è moltitudine di consiglieri L’uomo riceve allegrezza della risposta della sua bocca; E quant’è buona una parola detta al suo tempo! La via della vita va in su all’uomo intendente, Per ritrarsi dall’inferno che è a basso Il Signore spianta la casa de’ superbi; Ma stabilisce il confine della vedova I pensieri malvagi son cosa abbominevole al Signore; Ma i detti che gli son piacevoli sono i puri Chi è dato a cupidigia dissipa la sua casa; Ma chi odia i presenti viverà Il cuor del giusto medita ciò che ha da rispondere; Ma la bocca degli empi sgorga cose malvage Il Signore è lontano dagli empi; Ma egli esaudisce l’orazione de’ giusti La luce degli occhi rallegra il cuore; La buona novella ingrassa le ossa L’orecchio che ascolta la riprensione della vita Dimorerà per mezzo i savi Chi schifa la correzione disdegna l’anima sua; Ma chi ascolta la riprensione acquista senno Il timor del Signore è ammaestramento di sapienza; E l’umiltà va davanti alla gloria Le disposizioni dell’animo son dell’uomo; Ma la risposta della lingua è dal Signore Tutte le vie dell’uomo gli paiono pure; Ma il Signore pesa gli spiriti Rimetti le tue opere nel Signore, E i tuoi pensieri saranno stabiliti Il Signore ha fatto ogni cosa per sè stesso; Eziandio l’empio per lo giorno del male Chiunque è altiero d’animo è abbominevole al Signore; D’ora in ora egli non resterà impunito L’iniquità sarà purgata con benignità, e con verità; E per lo timor del Signore l’uomo si ritrae dal male Quando il Signore gradisce le vie dell’uomo, Pacifica con lui eziandio i suoi nemici Meglio vale poco con giustizia, Che grandi entrate senza dirittura Il cuor dell’uomo delibera della sua via; Ma il Signore dirizza i suoi passi Indovinamento è nelle labbra del re; La sua bocca non falla nel giudicio La stadera, e le bilance giuste son del Signore; Tutti i pesi del sacchetto son sua opera Operare empiamente è abbominevole ai re; Perciocchè il trono sarà stabilito per giustizia Le labbra giuste son quelle che i re gradiscono; Ed essi amano chi parla dirittamente L’ira del re son messi di morte; Ma l’uomo savio la placherà. Nella chiarezza della faccia del re vi è vita; E la sua benevolenza è come la nuvola della pioggia della stagione della ricolta Quant’è egli cosa migliore acquistar sapienza che oro! E quant’è egli cosa più eccellente acquistar prudenza che argento! La strada degli uomini diritti è di stornarsi dal male; Chi osserva la sua via guarda l’anima sua La superbia viene davanti alla ruina, E l’alterezza dello spirito davanti alla caduta Meglio è essere umile di spirito co’ mansueti, Che spartir le spoglie con gli altieri Chi è intendente nella parola troverà bene; E beato chi si confida nel Signore Il savio di cuore sarà chiamato intendente; E la dolcezza delle labbra aggiugnerà dottrina Il senno è una fonte di vita in coloro che ne son dotati; Ma l’ammaestramento degli stolti è stoltizia Il cuor dell’uomo savio rende avveduta la sua bocca, E aggiunge dottrina alle sue labbra I detti soavi sono un favo di miele, Dolcezza all’anima, e medicina alle ossa Vi è tal via che pare diritta all’uomo, Il fine della quale son le vie della morte L’anima di chi si affatica si affatica per lui stesso; Perciocchè la sua bocca lo preme L’uomo scellerato apparecchia del male; E in su le sue labbra vi è come un fuoco ardente. L’uomo perverso commette contese; E chi va sparlando disunisce gli amici L’uomo violento seduce il suo compagno, E lo conduce per una via che non è buona. Chi chiude gli occhi macchinando perversità, Dimena le labbra quando ha compiuto il male La canutezza è una corona gloriosa; Ella si troverà nella via della giustizia Meglio vale chi è lento all’ira, che il forte; E meglio vale chi signoreggia il suo cruccio, che un prenditor di città La sorte è gittata nel grembo; Ma dal Signore procede tutto il giudicio di essa Migliore è un boccon di pane secco, con quiete, Che una casa piena di animali ammazzati, con rissa Il servitore intendente signoreggerà sopra il figliuolo che reca vituperio, E spartirà l’eredità tra i fratelli La coppella è per l’argento, e il fornello per l’oro; Ma il Signore prova i cuori L’uomo maligno presta gli orecchi alle labbra inique; E l’ingannatore ascolta la lingua maliziosa Chi beffa il povero fa onta a colui che l’ha fatto; Chi si rallegra della calamità altrui non resterà impunito I figliuoli de’ figliuoli son la corona de’ vecchi; E i padri son la gloria de’ figliuoli Il parlar magnifico non è decevole all’uomo da nulla; Quanto meno al principe il labbro falso! Il presente è, appo chi è dato a ricever presenti, una gioia graziosa; Dovunque si volge produce effetto Chi copre il fallo procaccia amicizia; Ma chi lo ridice disunisce gli amici La riprensione scende più addentro nell’uomo intendente, Che cento percosse date allo stolto Il malvagio non cerca altro che ribellione; Ma l’angelo crudele sarà mandato contro a lui Scontrisi pure in un uomo un’orsa, a cui sieno stati tolti i suoi figli, Anzi che un pazzo nella sua pazzia Il male non si dipartirà giammai dalla casa Di chi rende il mal per lo bene Chi comincia la contesa è come chi dà apritura alle acque; Però avanti che si venga alle contumelie, lascia la questione Chi assolve il reo, e chi condanna il giusto, Sono amendue ugualmente abbominevoli al Signore A che serve il prezzo in mano allo stolto, Da comperar sapienza, poichè egli non ha alcun senno? L’amico ama in ogni tempo, E il fratello nasce per l’afflizione L’uomo scemo di senno tocca la mano, E fa sicurtà al suo prossimo Chi ama contesa ama misfatto; Chi alza la sua porta cerca ruina L’uomo perverso di cuore non troverà il bene; E l’uomo stravolto nel suo parlare caderà nel male Chi genera un pazzo lo genera a suo cordoglio; E il padre dello stolto non si rallegrerà Il cuore allegro giova, come una medicina; Ma lo spirito afflitto secca le ossa L’empio prende il presente dal seno, Per pervertir le vie del giudicio La sapienza è nel cospetto dell’intendente; Ma gli occhi dello stolto riguardano alle estremità della terra Il figliuolo stolto è sdegno a suo padre, Ed amaritudine a colei che l’ha partorito Egli non è bene di condannare il giusto, non pure ad ammenda, Nè che i principi battano alcuno per dirittura Chi rattiene i suoi detti è dotato di conoscimento; E chi è di spirito riservato è uomo intendente. Lo stolto stesso è reputato savio, quando si tace; E prudente, quando tiene le labbra chiuse Colui che si separa cerca le sue cupidità, E schernisce ogni legge e ragione Lo stolto non si diletta nella prudenza, Ma in ciò che il cuor suo si manifesti Quando viene un empio, viene anche lo sprezzo, E il vituperio con ignominia Le parole della bocca dell’uomo eccellente sono acque profonde; La fonte di sapienza è un torrente che sgorga Egli non è bene d’aver riguardo alla qualità dell’empio, Per far torto al giusto nel giudicio Le labbra dello stolto entrano in contesa, E la sua bocca chiama le percosse. La bocca dello stolto è la sua ruina, E le sue labbra sono il laccio dell’anima sua Le parole di chi va bisbigliando paiono lusinghevoli; Ma scendono fin nell’interiora del ventre Chi si porta rimessamente nel suo lavoro, È fratello dell’uomo dissipatore Il Nome del Signore è una forte torre; Il giusto vi ricorrerà, e sarà in salvo in luogo elevato I beni del ricco son la sua città di fortezza, E come un alto muro alla sua immaginazione Il cuor dell’uomo s’innalza avanti la ruina; Ma l’umiltà va davanti alla gloria Chi fa risposta prima che abbia udito, Ciò gli è pazzia e vituperio Lo spirito dell’uomo sostiene l’infermità di esso; Ma chi solleverà lo spirito afflitto? Il cuor dell’uomo intendente acquista scienza; E l’orecchio de’ savi cerca conoscimento Il presente dell’uomo gli fa far largo, E lo conduce davanti a’ grandi Chi è il primo a piatir la sua causa ha ragione; Ma il suo compagno vien poi, ed esamina quello ch’egli ha detto La sorte fa cessar le liti, E fa gli spartimenti fra i potenti Il fratello offeso è più inespugnabile che una forte città; E le contese tra fratelli son come le sbarre di un palazzo Il ventre dell’uomo sarà saziato del frutto della sua bocca; Egli sarà saziato della rendita delle sue labbra Morte e vita sono in poter della lingua; E chi l’ama mangerà del frutto di essa Chi ha trovata moglie ha trovata una buona cosa, Ed ha ottenuto favor del Signore Il povero parla supplichevolmente; Ma il ricco risponde duramente Un uomo che ha degli amici deve portarsi da amico; E vi è tale amico, che è più congiunto che un fratello Il povero, che cammina nella sua integrità, Val meglio che il perverso di labbra, il quale è stolto Come chi è frettoloso di piedi incappa; Così non vi è alcun bene, quando l’anima è senza conoscimento La stoltizia dell’uomo perverte la via di esso; E pure il suo cuore dispetta contro al Signore Le ricchezze aggiungono amici in gran numero; Ma il misero è separato dal suo intimo amico Il falso testimonio non resterà impunito, E chi sbocca menzogne non iscamperà Molti riveriscono il principe; Ma ognuno è amico del donatore. Tutti i fratelli del povero l’odiano; Quanto più si dilungheranno i suoi amici da lui! Egli con parole li supplica, ma essi se ne vanno Chi acquista senno ama l’anima sua; Chi osserva l’intendimento troverà del bene Il falso testimonio non resterà impunito, E chi sbocca menzogne perirà I diletti non si convengono allo stolto; Quanto meno conviensi al servo signoreggiar sopra i principi! Il senno dell’uomo rallenta l’ira di esso; E la sua gloria è di passar sopra le offese L’indegnazione del re è come il ruggito del leoncello; Ma il suo favore è come la rugiada sopra l’erba Il figliuolo stolto è una grande sciagura a suo padre; E le risse della moglie sono un gocciolar continuo Casa e sostanza sono l’eredità de’ padri; Ma dal Signore viene la moglie prudente La pigrizia fa cadere in profondo sonno; E la persona negligente avrà fame Chi osserva il comandamento guarda l’anima sua; Ma chi trascura le sue vie morrà Chi dona al povero presta al Signore; Ed egli gli farà la sua retribuzione Gastiga il tuo figliuolo, mentre vi è ancora della speranza; Ma non imprender già di ucciderlo Chi è grandemente iracondo ne porterà la pena; Che se tu lo scampi, tu lo renderai vie più iracondo Ascolta consiglio, e ricevi correzione, Acciocchè tu diventi savio alla fine Vi sono molti pensieri nel cuor dell’uomo; Ma il consiglio del Signore è quello che sarà stabile La benignità dell’uomo è il suo ornamento; E meglio vale il povero, che l’uomo bugiardo Il timor del Signore è a vita; E chi lo teme passerà la notte sazio, e non sarà visitato da alcun male Il pigro nasconde la mano nel seno, E non la ritrae fuori, non pure per recarsela alla bocca Percuoti lo schernitore, e il semplice ne diventerà avveduto; E se tu correggi l’uomo intendente, egli intenderà la scienza Il figliuolo che fa vergogna e vituperio, Ruina il padre, e scaccia la madre Figliuol mio, ascoltando l’ammaestramento, Rimanti di deviare da’ detti di scienza Il testimonio scellerato schernisce la dirittura; E la bocca degli empi trangugia l’iniquità I giudicii sono apparecchiati agli schernitori, E le percosse al dosso degli stolti Il vino è schernitore, e la cervogia è tumultuante; E chiunque ne è vago non è savio Il terrore del re è come il ruggito del leoncello; Chi lo provoca ad indegnazione pecca contro a sè stesso Egli è gloria all’uomo di rimanersi di contesa; Ma chiunque è stolto si fa schernire Il pigro non ara per cagion del freddo; E poi nella ricolta va accattando, e non trova nulla Il consiglio nel cuor dell’uomo è un’acqua profonda; E l’uomo intendente l’attignerà Il più degli uomini predicano ciascuno la sua benignità; Ma chi troverà un uomo verace? I figliuoli del giusto, che cammina nella sua integrità, Saranno beati dopo di lui Il re, sedendo sopra il trono del giudicio, Dissipa ogni male con gli occhi suoi Chi può dire: Io ho purgato il mio cuore, Io son netto del mio peccato? Doppio peso, e doppio staio, Sono amendue cosa abbominevole al Signore Fin da fanciullo l’uomo è riconosciuto da’ suoi atti, Se egli sarà puro, e se le sue opere saranno diritte Il Signore ha fatte amendue queste cose: E l’orecchio che ode, e l’occhio che vede Non amare il sonno, che tu non impoverisca; Tieni gli occhi aperti, e sarai saziato di pane Chi compera dice: Egli è cattivo, egli è cattivo; Ma quando se n’è andato, allora si vanta Vi è dell’oro, e delle perle assai; Ma le labbra di scienza sono un vaso prezioso Prendi pure il vestimento di chi ha fatta sicurtà per lo strano; Prendi pegno da lui per gli stranieri Il pane acquistato con frode è soave all’uomo; Ma poi la sua bocca si trova piena di ghiaia I disegni son renduti stabili con consiglio; Fa’ dunque la guerra con prudenti deliberazioni Chi va sparlando palesa il segreto: Non rimescolarti adunque con chi è allettante di labbra La lampana di chi maledice suo padre, o sua madre, Sarà spenta nelle più oscure tenebre L’eredità acquistata di subito da principio Non sarà benedetta alla fine Non dire: Io renderò il male; Aspetta il Signore, ed egli ti salverà Doppio peso è cosa abbominevole al Signore; E le bilance fallaci non sono buone I passi dell’uomo sono dal Signore; E come intenderà l’uomo la sua via? Dire inconsideratamente: Questa è cosa sacra; E riflettere dopo aver fatti i voti, è un laccio all’uomo Il re savio dissipa gli empi, E rimena la ruota sopra loro L’anima dell’uomo è una lampana del Signore, Che investiga tutti i segreti nascondimenti del ventre Benignità e verità guardano il re; Ed egli ferma il suo trono per benignità La forza de’ giovani è la lor gloria; E l’onor de’ vecchi è la canutezza I lividori delle battiture, e le percosse che penetrano addentro nel ventre Sono una lisciatura nel malvagio Il cuor del re è nella mano del Signore come ruscelli di acque; Egli lo piega a tutto ciò che gli piace Tutte le vie dell’uomo gli paiono diritte; Ma il Signore pesa i cuori Far giustizia e giudicio È cosa più gradita dal Signore, che sacrificio Gli occhi altieri, e il cuor gonfio, Che son la lampana degli empi, son peccato I pensieri dell’uomo diligente producono di certo abbondanza; Ma l’uomo disavveduto cade senza fallo in necessità Il far tesori con lingua di falsità è una cosa vana, Sospinta in qua ed in là; e si appartiene a quelli che cercan la morte Il predar degli empi li trarrà in giù; Perciocchè hanno rifiutato di far ciò che è diritto La via stravolta dell’uomo è anche strana; Ma l’opera di chi è puro è diritta Meglio è abitare sopra un canto di un tetto, Che con una moglie rissosa in casa comune L’anima dell’empio desidera il male; Il suo amico stesso non trova pietà appo lui Quando lo schernitore è gastigato, il semplice ne diventa savio; E quando si ammonisce il savio, egli apprende scienza Il giusto considera la casa dell’empio; Ella trabocca l’empio nel male Chi tura l’orecchio, per non udire il grido del misero, Griderà anch’egli, e non sarà esaudito Il presente dato di nascosto acqueta l’ira; E il dono porto nel seno acqueta il forte cruccio Il far ciò che è diritto è letizia al giusto; Ma è uno spavento agli operatori d’iniquità L’uomo che devia dal cammino del buon senno Riposerà in compagnia de’ morti L’uomo che ama godere sarà bisognoso; Chi ama il vino e l’olio non arricchirà L’empio sarà per riscatto del giusto; E il disleale sarà in iscambio degli uomini diritti Meglio è abitare in terra deserta, Che con una moglie rissosa e stizzosa Nell’abitacolo del savio vi è un tesoro di cose rare, e d’olii preziosi; Ma l’uomo stolto dissipa tutto ciò Chi va dietro a giustizia e benignità Troverà vita, giustizia, e gloria Il savio sale nella città de’ valenti, Ed abbatte la forza di essa Chi guarda la sua bocca e la sua lingua Guarda l’anima sua d’afflizioni Il nome del superbo presuntuoso è: schernitore; Egli fa ogni cosa con furor di superbia Il desiderio del pigro l’uccide; Perciocchè le sue mani rifiutano di lavorare. L’uomo dato a cupidigia appetisce tuttodì; Ma il giusto dona, e non risparmia Il sacrificio degli empi è cosa abbominevole; Quanto più se l’offeriscono con scelleratezza! Il testimonio mendace perirà; Ma l’uomo che ascolta parlerà in perpetuo L’uomo empio si rende sfacciato; Ma l’uomo diritto addirizza le sue vie Non vi è sapienza, nè prudenza, Nè consiglio, incontro al Signore. Il cavallo è apparecchiato per lo giorno della battaglia; Ma il salvare appartiene al Signore La fama è più a pregiare che grandi ricchezze; E la buona grazia più che argento, e che oro Il ricco e il povero si scontrano l’un l’altro; Il Signore è quello che li ha fatti tutti L’uomo avveduto vede il male, e si nasconde; Ma gli scempi passano oltre, e ne portano pena Il premio della mansuetudine e del timor del Signore È ricchezze, e gloria, e vita Spine e lacci son nella via dell’uomo perverso; Chi guarda l’anima sua sarà lungi da queste cose Ammaestra il fanciullo, secondo la via ch’egli ha da tenere; Egli non si dipartirà da essa, non pur quando sarà diventato vecchio Il ricco signoreggia sopra i poveri; E chi prende in prestanza è servo del prestatore Chi semina iniquità mieterà vanità; E la verga della sua indegnazione verrà meno L’uomo che è d’occhio benigno sarà benedetto; Perciocchè egli ha dato del suo pane al povero Caccia lo schernitore, e le contese usciranno fuori; E le liti, ed i vituperi cesseranno Chi ama la purità del cuore Avrà il re per amico, per la grazia delle sue labbra Gli occhi del Signore guardano l’uomo dotato di conoscimento; Ma egli sovverte i fatti del disleale Il pigro dice: Il leone è fuori; Io sarei ucciso per le campagne La bocca delle donne straniere è una fossa profonda; Colui contro a cui il Signore è indegnato vi caderà dentro La follia è attaccata al cuor del fanciullo; La verga della correzione la dilungherà da lui Chi fa torto al povero, per accrescere il suo, E chi dona al ricco, di certo caderà in inopia INCHINA il tuo orecchio, ed ascolta le parole de’ Savi, E reca il tuo cuore alla dottrina. Perciocchè ti sarà cosa soave, se tu le guardi nel tuo cuore, E se tutte insieme sono adattate in su le tue labbra. Io te le ho pur fatte assapere, Acciocchè la tua confidanza sia nel Signore. Non ti ho io scritto cose eccellenti In consigli e in dottrina? Per farti conoscere la certezza delle parole di verità; Acciocchè tu possa rispondere parole di verità a quelli che ti manderanno Non predare il povero, perchè egli è povero; E non oppressar l’afflitto nella porta; Perciocchè il Signore difenderà la causa loro, Ed involerà l’anima di coloro che li avranno involati Non accompagnarti con l’uomo collerico; E non andar con l’uomo iracondo; Che talora tu non impari i suoi costumi, E non prenda un laccio all’anima tua Non esser di quelli che percuotono nella palma della mano, Nè di quelli che fanno sicurtà per debiti. Per qual cagione, se tu non avessi da pagare, Ti si torrebbe egli il letto di sotto? Non rimuovere il termine antico, Che i tuoi padri hanno posto Hai tu mai veduto un uomo spedito nelle sue faccende? Un tale comparirà nel cospetto del re, E non comparirà davanti a gente bassa Quando tu sederai a tavola con alcun signore, Per mangiar con lui, Considera attentamente quello che sarà dinanzi a te; Altrimenti, se tu sei ingordo, Tu ti metterai un coltello alla gola. Non appetire le sue delizie; Perciocchè sono un cibo fallace Non affaticarti per arricchire; Rimanti della tua prudenza. In un batter d’occhio le ricchezze non sono più; Perciocchè ad un tratto si fanno delle ale; E sono come un’aquila, che se ne vola in aria Non mangiare il pan dell’uomo che è d’occhio maligno, E non appetire le sue delizie. Perciocchè, come egli è villano nell’anima sua, Così egli ti dirà: Mangia, e bevi; Ma il cuor son non sarà teco. Tu vomiterai il boccone che ne avrai mangiato, Ed avrai perduti i tuoi ragionamenti piacevoli Non parlare in presenza dello stolto; Perciocchè egli sprezzerà il senno de’ tuoi ragionamenti Non rimuovere il termine antico; E non entrare ne’ campi degli orfani. Perciocchè il lor riscotitore è potente; Egli difenderà la causa loro contro a te Porgi il tuo cuore all’ammaestramento, E le tue orecchie a’ detti della scienza. Non risparmiare la correzione al fanciullo; Benchè tu lo batti con la verga, non però morrà. Tu lo batterai con la verga, E libererai l’anima sua dall’inferno. Figliuol mio, se il tuo cuore è savio, Il mio cuore altresì se ne rallegrerà. E le mie reni gioiranno, Quando le tue labbra parleranno cose diritte Il cuor tuo non porti invidia a’ peccatori; Anzi attienti sempre al timore del Signore. Perciocchè, se vi è premio, La tua speranza non sarà troncata Ascolta, figliuol mio, e sii savio; E addirizza il tuo cuore nella diritta via. Non esser de’ bevitori di vino; Nè de’ ghiotti mangiatori di carne. Perciocchè l’ubbriaco ed il ghiotto impoveriranno; Ed il sonnecchiare farà vestire stracci. Ubbidisci a tuo padre, il qual ti ha generato; E non isprezzar tua madre, quando sarà divenuta vecchia. Compera verità, e non venderla, Compera sapienza, ammaestramento, ed intendimento. Il padre del giusto gioirà grandemente; E chi avrà generato un savio, ne avrà allegrezza. Fa’ che tuo padre e tua madre si rallegrino; E che quella che ti ha partorito gioisca. Figliuol mio, recami il tuo cuore, E gli occhi tuoi guardino le mie vie. Perciocchè la meretrice è una fossa profonda, E la straniera un pozzo stretto. Ed anche ella sta agli agguati, come un ladrone; Ed accresce il numero de’ malfattori fra gli uomini A cui avvengono i guai? a cui i lai? A cui le contese? a cui i rammarichi? A cui le battiture senza cagione? a cui il rossore degli occhi? A quelli che si fermano lungamente appresso il vino; A quelli che vanno cercando da mescere. Non riguardare il vino, quando rosseggia, Quando sfavilla nella coppa, E cammina diritto. Egli morderà alla fine come il serpente, E pungerà come l’aspido. Allora gli occhi tuoi vedranno cose strane, E il tuo cuore parlerà cose stravolte. E tu sarai come chi giace in mezzo al mare, E come chi dorme in su la cima dell’albero della nave. Tu dirai: Altri mi ha battuto, ed io non ne ho sentita la doglia; Altri mi ha pesto, ed io non me ne sono avveduto; Quando mi risveglierò? io tornerò a cercarlo ancora Non portare invidia agli uomini malvagi, E non desiderare di esser con loro. Perciocchè il cuor loro macchina rapina, E le lor labbra parlano d’iniquità La casa sarà edificata per sapienza, E sarà stabilita per prudenza. E per conoscimento le camere saranno ripiene Di beni preziosi e dilettevoli, d’ogni maniera. L’uomo savio è forte; E l’uomo intendente è possente di forza. Perciocchè con prudenti consigli tu farai la guerra; E la salute è posta in moltitudine di consiglieri Le sapienze son troppo alte per lo stolto; Egli non aprirà la bocca nella porta. Chi divisa far male Sarà chiamato uomo malizioso. Il pensiero di stoltizia è peccato; E lo schernitore è l’abbominio degli uomini Se tu ti rallenti nel giorno della distretta, Le tue forze saranno corte Se tu ti rattieni dal riscuoter quelli che son tratti alla morte, E quelli che stanno in forse di essere uccisi, Dicendo: Ecco noi non ne sappiamo nulla; Colui che pesa i cuori non vi porrà egli mente? E il guardiano dell’anima tua non lo conoscerà egli, E non renderà egli a ciascuno secondo le sue opere? Figliuol mio, mangia pure del miele; Perciocchè egli è buono; E del favo del miele, che è dolce al tuo palato; Tal sarà la conoscenza della sapienza all’anima tua, Quando tu l’avrai trovata; e vi sarà premio, E la tua speranza non sarà troncata O empio, non insidiar l’abitacolo del giusto, Non guastare il suo ricetto. Perciocchè il giusto cade sette volte, e si rileva; Ma gli empi ruinano nel male Non rallegrarti, quando il tuo nemico sarà caduto; E quando egli sarà ruinato, il cuor tuo non ne gioisca; Che talora il Signore nol vegga, e che ciò non gli dispiaccia, E ch’egli non istorni l’ira sua d’addosso a lui Non adirarti per li maligni; Non portare invidia agli empi. Perciocchè non vi sarà premio alcuno per lo malvagio; La lampana degli empi sarà spenta Figliuol mio, temi il Signore e il re; Non rimescolarti co’ rapportatori. Perciocchè in un momento sorgerà la loro calamità; E chi conosce la ruina procedente d’amendue loro? Queste cose ancora son per li Savi. Ei non è bene di aver riguardo alla qualità delle persone in giudicio. I popoli malediranno, e le nazioni esecreranno Colui che dice all’empio: Tu sei giusto. Ma quelli che lo gastigano saranno grati; E benedizione di bene verrà sopra loro. Chi risponde parole diritte Bacia le labbra Ordina le tue faccende fuori, E mettile in assetto ne’ tuoi campi; E poi edificherai la tua casa Non essere testimonio contro al tuo prossimo senza cagione; E vorresti tu subornare alcuno con le tue labbra? Non dire: Come egli ha fatto a me, così farò a lui; Io renderò a costui secondo l’opera sua Io passai già presso al campo del pigro, E presso alla vigna dell’uomo scemo di senno; Ed ecco, amendue erano tutti montati in ortiche, I cardi ne aveano coperto il disopra, E la lor chiusura di pietre era ruinata. Ed io, riguardando ciò, vi posi mente; Vedutolo, ne presi ammaestramento. Dormendo un poco, sonnecchiando un poco, Piegando un poco le mani per riposare; La tua povertà verrà come un viandante, E la tua inopia come uno scudiere QUESTE ancora son sentenze di Salomone, le quali gli uomini di Ezechia, re di Giuda, raccolsero La gloria di Dio è di celar la cosa; Ma la gloria dei re è d’investigare la cosa. L’altezza del cielo, e la profondità della terra, E il cuor dei re, non si possono investigare Togli le schiume dell’argento, E ne riuscirà un vaso all’orafo. Rimuovi l’empio d’innanzi al re, E il trono di esso sarà stabilito con giustizia Non fare il vanaglorioso in presenza del re, E non istar nel luogo de’ grandi; Perciocchè val maglio che ti si dica: Sali qua; Che se tu fossi abbassato davanti al principe, Che gli occhi tuoi hanno veduto Non uscir subitamente alla contesa; Che talora alla fin d’essa tu non faccia qualche cosa, Quando il tuo prossimo ti avrà fatta vergogna. Dibatti la tua lite col tuo prossimo; Ma non palesare il segreto di un altro; Che talora chi ti ode non ti vituperi, E che la tua infamia non possa essere riparata La parola detta in modi convenevoli È simile a pomi d’oro tra figure d’argento. Il savio riprenditore ad un orecchio ubbidiente È un monile d’oro, ed un ornamento d’oro finissimo Il messo fedele è, a quelli che lo mandano, Come il fresco della neve in giorno di ricolta; E ristora l’anima de’ suoi padroni L’uomo che si gloria falsamente di liberalità È simile alle nuvole, ed al vento senza pioggia Il principe si piega con sofferenza, E la lingua dolce rompe le ossa Se tu trovi del miele, mangiane quanto ti basta; Che talora, se tu te ne satolli, tu nol vomiti fuori Metti di rado il piè in casa del tuo prossimo; Che talora egli non si sazii di te, e ti odii Un uomo che dice falsa testimonianza contro al suo prossimo È come un martello, una spada, ed una saetta acuta La confidanza che si pone nel disleale è, in giorno di afflizione, Un dente rotto, ed un piè dislogato Chi canta canzoni presso di un cuor dolente È come chi si toglie la vesta d’addosso in giorno di freddo, E come l’aceto sopra il nitro Se colui che ti odia ha fame, dagli da mangiar del pane; E se ha sete, dagli da bere dell’acqua; Perciocchè così tu gli metterai delle brace in su la testa; E il Signore te ne farà la retribuzione Il vento settentrionale dissipa la pioggia; E il viso sdegnoso la lingua che sparla di nascosto Meglio vale abitare sopra il canto di un tetto, Che con una moglie rissosa in casa comune Una buona novella di lontan paese È come acqua fresca alla persona stanca ed assetata Il giusto che vacilla davanti all’empio, È una fonte calpestata, ed una vena d’acque guasta Il mangiar troppo miele non è bene, E l’investigar colui che è la gloria degli uomini è cosa gloriosa L’uomo, il cui animo non ha ritegno alcuno, È una città sfasciata, senza mura Come la neve non si conviene alla state, Nè la pioggia al tempo della ricolta, Così la gloria non si conviene allo stolto Come il passero vaga, e la rondinella vola, Così la maledizione data senza cagione non avverrà La sferza al cavallo, ed il capestro all’asino, E il bastone al dosso degli stolti Non rispondere allo stolto secondo la sua follia; Che talora anche tu non gli sii agguagliato. Rispondi allo stolto, come si conviene alla sua follia; Che talora non gli paia d’esser savio Chi si taglia i piedi ne beve l’ingiuria; Così avviene a chi manda a far de’ messi per uno stolto. Lo zoppo zoppica delle sue due gambe; Così fa la sentenza nella bocca degli stolti. Chi dà gloria allo stolto Fa come chi gittasse una pietra preziosa in un mucchio di sassi. La sentenza nella bocca degli stolti È come una spina, che sia caduta in mano ad un ebbro I grandi tormentano ognuno, E prezzolano stolti, e salariano passanti Come il cane ritorna al suo vomito, Così lo stolto reitera la sua follia Hai tu veduto un uomo che si reputi savio? Vi è maggiore speranza d’uno stolto che di lui Il pigro dice: Il leopardo è in su la strada, Il leone è per le campagne Come l’uscio si volge sopra i suoi arpioni, Così si volge il pigro sopra il suo letto Il pigro nasconde la mano nel seno; Egli dura fatica a trarla fuori per recarsela alla bocca Al pigro par di esser savio, Più che sette che dànno risposte di prudenza Colui che passando trascorre in ira per una questione che non gli tocca, È come chi afferra un cane per gli orecchi Quale è colui che, infingendosi di scherzare, avventa razzi, Saette, e cose mortifere; Tale è colui che inganna il suo prossimo, E dice: Non ischerzo io? Il fuoco si spegne, quando mancano legne; Così le contese si acquetano, quando non vi son rapportatori. Il carbone è per far brace, e le legne per far fuoco; E l’uomo rissoso per accender contese. Le parole del rapportatore paiono lusinghevoli; Ma scendono fin dentro al ventre Le labbra ardenti, e il cuor malvagio, Son come schiuma d’argento impiastrata sopra un testo Chi odia s’infinge nel suo parlare, Ma cova la frode nel suo interiore; Quando egli parlerà di una voce graziosa, non fidartici; Perciocchè egli ha sette scelleratezze nel cuore. L’odio si copre con inganno; Ma la sua malignità sarà palesata in piena raunanza Chi cava una fossa caderà in essa; E se alcuno rotola una pietra ad alto, ella gli tornerà addosso La lingua bugiarda odia quelli ch’ella ha fiaccati; E la bocca lusinghiera produce ruina Non gloriarti del giorno di domani; Perciocchè tu non sai ciò che il giorno partorirà Loditi lo strano, e non la tua propria bocca; Lo straniero, e non le tue proprie labbra Le pietre son pesanti, e la rena è grave; Ma l’ira dello stolto è più pesante che amendue quelle cose. La collera è una cosa crudele, e l’ira una cosa strabocchevole; E chi potrà durar davanti alla gelosia? Meglio vale riprensione palese, Che amore occulto. Le ferite di chi ama son leali; Ma i baci di chi odia sono simulati La persona satolla calca il favo del miele; Ma alla persona affamata ogni cosa amara è dolce Quale è l’uccelletto, che va ramingo fuor del suo nido, Tale è l’uomo che va vagando fuor del suo luogo L’olio odorifero e il profumo rallegrano il cuore; Così fa la dolcezza dell’amico dell’uomo per consiglio cordiale. Non lasciare il tuo amico, nè l’amico di tuo padre; E non entrare in casa del tuo fratello nel giorno della tua calamità; Meglio vale un vicino presso, che un fratello lontano Figliuol mio, sii savio, e rallegra il mio cuore; Ed io avrò che rispondere a colui che mi farà vituperio L’uomo avveduto, veggendo il male, si nasconde; Ma gli scempi passano oltre, e ne portano la pena Prendi pure il vestimento di chi ha fatta sicurtà per lo strano; E prendi pegno da lui per la straniera Chi benedice il suo prossimo ad alta voce, Levandosi la mattina a buon’ora, Ciò gli sarà reputato in maledizione Un gocciolar continuo in giorno di gran pioggia, E una donna rissosa, è tutt’uno. Chi vuol tenerla serrata, pubblica di voler serrar del vento, E dell’olio nella sua man destra Il ferro si pulisce col ferro; Così l’uomo pulisce la faccia del suo prossimo Chi guarda il fico ne mangia il frutto; Così chi guarda il suo signore sarà onorato Come l’acqua rappresenta la faccia alla faccia; Così il cuor dell’uomo rappresenta l’uomo all’uomo Il sepolcro, e il luogo della perdizione, non son giammai satolli; Così anche giammai non si saziano gli occhi dell’uomo La coppella è per l’argento, e il fornello per l’oro; Ma l’uomo è provato per la bocca che lo loda Avvegnachè tu pestassi lo stolto in un mortaio, Col pestello, per mezzo del grano infranto, La sua follia non si dipartirebbe però da lui Abbi diligentemente cura delle tue pecore, Metti il cuor tuo alle mandre. Perciocchè i tesori non durano in perpetuo; E la corona è ella per ogni età? Il fieno nasce, e l’erbaggio spunta, E le erbe de’ monti son raccolte. Gli agnelli son per lo tuo vestire, E i becchi sono il prezzo di un campo. E l’abbondanza del latte delle capre è per tuo cibo, E per cibo di casa tua, E per lo vitto delle tue serventi Gli empi fuggono, senza che alcuno li perseguiti; Ma i giusti stanno sicuri, come un leoncello Come il paese, per li suoi misfatti, cangia spesso di principe; Così, per amor degli uomini savi ed intendenti, Il principe vive lungamente L’uomo povero, che oppressa i miseri, È come una pioggia strabocchevole, che fa che non vi è del pane Coloro che lasciano la Legge lodano gli empi; Ma coloro che la guardano fanno loro la guerra Gli uomini dati al male non intendono la dirittura; Ma quelli che cercano il Signore intendono ogni cosa Meglio vale il povero che cammina nella sua integrità, Che il perverso che cammina per due vie, benchè egli sia ricco Chi guarda la Legge è figliuolo intendente; Ma chi è compagno de’ ghiottoni fa vergogna a suo padre Chi accresce i suoi beni con usura e con interesse, Li aduna per colui che dona a’ poveri Chi rivolge indietro l’orecchio, per non udir la Legge, La sua orazione altresì sarà in abbominio Chi travia gli uomini diritti per via cattiva. Caderà egli stesso nella sua fossa; Ma gli uomini intieri erederanno il bene Il ricco si reputa savio; Ma il povero intendente l’esamina Quando i giusti trionfano, la gloria è grande; Ma quando gli empi sorgono, gli uomini son ricercati Chi copre i suoi misfatti non prospererà; Ma chi li confessa, e li lascia, otterrà misericordia Beato l’uomo che si spaventa del continuo; Ma chi indura il suo cuore caderà nel male Un signore empio, che signoreggia sopra un popolo povero, È un leon ruggente, ed un orso affamato Un rettore privo di ogni prudenza fa anche molte storsioni; Ma quel che odia l’avarizia prolungherà i suoi giorni L’uomo che fa violenza nel sangue alle persone, Fuggirà fino alla fossa, e niuno lo potrà sostenere Chi cammina in integrità sarà salvo; Ma il perverso, che cammina per due vie, caderà in un tratto Chi lavora la sua terra sarà saziato di pane; Ma chi va dietro agli uomini da nulla sarà saziato di povertà L’uomo leale avrà molte benedizioni; Ma chi si affretta di arricchire non sarà tenuto innocente Egli non è bene di aver riguardo alla qualità delle persone; E per un boccon di pane l’uomo commette misfatto Chi si affretta di arricchire è uomo d’occhio maligno, E non sa che povertà gli avverrà Chi riprende alcuno ne avrà in fine maggior grazia Che chi lo lusinga con la lingua Chi ruba suo padre e sua madre, E dice: Non vi è misfatto alcuno, È compagno del ladrone Chi ha l’animo gonfio muove contese; Ma chi si confida nel Signore sarà ingrassato Chi si confida nel suo cuore è stolto; Ma chi cammina in sapienza scamperà Chi dona al povero non avrà alcun bisogno; Ma chi nasconde gli occhi da esso avrà molte maledizioni Quando gli empi sorgono, gli uomini si nascondono; Ma quando periscono, i giusti moltiplicano L’uomo, il quale, essendo spesso ripreso, indura il suo collo, Di subito sarà fiaccato, senza rimedio Quando i giusti sono aggranditi, il popolo si rallegra; Ma quando gli empi signoreggiano, il popolo geme L’uomo, che ama sapienza, rallegra suo padre; Ma il compagno delle meretrici dissipa i suoi beni Il re mantiene il paese con dirittura; Ma chi è dato a’ presenti lo distrugge L’uomo che lusinga il suo prossimo, Tende una rete davanti a’ passi di esso Nel misfatto dell’uomo malvagio vi è un laccio; Ma il giusto canterà, e si rallegrerà Il giusto prende conoscenza della causa de’ miseri; Ma l’empio non intende alcun conoscimento Gli uomini schernitori allacciano la città; Ma i savi stornano l’ira L’uomo savio che litiga con un uomo stolto, Or si adira, or ride, e non ha alcuna requie Gli uomini di sangue odiano l’uomo intiero; Ma gli uomini diritti hanno cura della vita di esso Lo stolto sfoga tutta la sua ira; Ma il savio la racqueta e la rattiene indietro Tutti i ministri del principe, Che attende a parole di menzogna, sono empi Il povero e l’usuraio si scontrano l’un l’altro; Il Signore è quello che allumina gli occhi di amendue Il trono del re, che fa ragione a’ miseri in verità, Sarà stabilito in perpetuo La verga e la correzione dànno sapienza; Ma il fanciullo lasciato in abbandono fa vergogna a sua madre Quando gli empi crescono, cresce il misfatto; Ma i giusti vedranno la ruina di quelli Gastiga il tuo figliuolo, e tu ne sarai in riposo; Ed egli darà di gran diletti all’anima tua Quando non vi è visione, il popolo è dissipato; Ma beato chi guarda la Legge Il servo non si corregge con parole; Benchè intenda, non però risponderà Hai tu mai veduto un uomo precipitoso nel suo parlare? Vi è maggiore speranza d’uno stolto che di lui Se alcuno alleva delicatamente da fanciullo il suo servo, Quello sarà figliuolo alla fine L’uomo iracondo muove contese, E l’uomo collerico commette molti misfatti L’alterezza dell’uomo l’abbassa; Ma chi è umile di spirito otterrà gloria Chi partisce col ladro odia l’anima sua; Egli udirà l’esecrazione, e non però manifesterà il fatto Lo spavento dell’uomo gli mette un laccio; Ma chi si confida nel Signore sarà levato ad alto in salvo Molti cercano la faccia di colui che signoreggia; Ma dal Signore procede il giudicio di ciascuno L’uomo iniquo è l’abbominio de’ giusti; E l’uomo che cammina dirittamente è l’abbominio dell’empio Le parole di Agur, figliuolo d’Iache; il sermone profetico che quell’uomo pronunziò ad Itiel; ad Itiel, e ad Ucal. CERTO io son troppo idiota, per esser gran personaggio; E non ho pur l’intendimento d’un uomo volgare; E non ho imparata sapienza; Ma io so la scienza de’ santi. Chi è salito in cielo, e n’è disceso? Chi ha raccolto il vento nelle sue pugna? Chi ha serrate le acque nella sua vesta? Chi ha posti tutti i confini della terra? Quale è il suo nome, o quale è il nome del suo figliuolo, Se tu il sai? Ogni parola di Dio è purgata col fuoco; Egli è scudo a coloro che sperano in lui. Non aggiungere alle sue parole; Che talora egli non ti arguisca, e che tu non sii trovato bugiardo Io ti ho chieste due cose, o Dio; Non rifiutarmele avanti che io muoia: Allontana da me vanità e parole di bugia; Non mandarmi povertà, nè ricchezze; Cibami del mio pane quotidiano; Che talora io non mi satolli, e ti rinneghi, E dica: Chi è il Signore? Che talora altresì io non impoverisca, e rubi, Ed usi indegnamente il Nome dell’Iddio mio Non dir male del servo appo il suo padrone; Che talora egli non ti maledica, e tu ti renda colpevole. Vi è una generazione d’uomini che maledice suo padre; E non benedice sua madre. Vi è una generazione d’uomini che si reputa netta, E non è lavata della sua lordura. Vi è una generazione d’uomini che ha gli occhi grandemente elevati, E le palpebre alzate. Vi è una generazione d’uomini i cui denti sono spade, Ed i mascellari coltelli, Per divorare i poveri d’in su la terra, Ed i bisognosi d’infra gli uomini La mignatta ha due figliuole, che dicono: Apporta, apporta. Queste tre cose non si saziano giammai; Anzi queste quattro non dicono giammai: Basta! Il sepolcro, la matrice sterile, La terra che non si sazia giammai d’acqua, E il fuoco, che giammai non dice: Basta! I corvi del torrente trarranno, E i figli dell’aquila mangeranno gli occhi Di chi beffa suo padre, E sprezza di ubbidire a sua madre Queste tre cose mi sono occulte; Anzi, io non conosco queste quattro: La traccia dell’aquila nell’aria, La traccia del serpente sopra il sasso, La traccia della nave in mezzo del mare, La traccia dell’uomo nella giovane. Tale è il procedere della donna adultera; Ella mangia, e si frega la bocca, E dice: Io non ho commessa alcuna iniquità. Per tre cose la terra trema; Anzi per quattro, ch’ella non può comportare: Per lo servo, quando regna; E per l’uomo stolto, quando è satollo di pane; Per la donna odiosa, quando si marita; E per la serva, quando è erede della sua padrona Queste quattro cose son delle più piccole della terra, E pur son savie, e molto avvedute: Le formiche, che sono un popolo senza forze, E pure apparecchiano di state il lor cibo; I conigli, che sono un popolo senza potenza, E pur fanno i lor ricetti nelle roccie; Le locuste, che non hanno re, E pure escono fuori tutte a stormo, divise per ischiere; Il ramarro, che si aggrappa con le mani, Ed è ne’ palazzi dei re Queste tre cose hanno un bel passo; Anzi queste quattro hanno una bella andatura: Il leone, la più forte delle bestie, Che non si volge indietro per tema di alcuno; Il gallo compresso di fianchi, e il becco, E il re, appresso al quale niuno può levare il capo. Se tu hai fatto qualche follia, innalzandoti; Ovvero, se hai divisato alcun male, mettiti la mano in su la bocca. Perciocchè, come chi rimena il latte ne fa uscir del burro; E chi stringe il naso, ne fa uscir del sangue; Così ancora chi preme l’ira ne fa uscir contesa Le parole del re Lemuel; il sermone profetico, col quale sua madre l’ammaestrò. CHE, figliuol mio? Che, figliuolo del seno mio? E che, figliuolo de’ miei voti? Non dar la tua forza alle donne, Nè i tuoi costumi a ciò che è per distruggere i re. Ei non si conviene ai re, o Lemuel, Ei non si conviene ai re d’esser bevitori di vino, Nè a’ principi d’esser bevitori di cervogia; Che talora eglino, avendo bevuto, non dimentichino gli statuti, E non pervertano il diritto di qualunque povero afflitto. Date la cervogia al miserabile, E il vino a quelli che sono in amaritudine d’animo; Acciocchè bevano, e dimentichino la lor miseria, E non si ricordino più de’ lor travagli. Apri la tua bocca per lo mutolo, Per mantenere la ragion di tutti quelli che sono in pericolo di perire. Apri la tua bocca; giudica giustamente; Fa’ diritto al povero ed al bisognoso Chi troverà una donna di valore? Il prezzo di essa avanza di gran lunga quello delle perle. Il cuor del suo marito si fida in lei; Ed egli non avrà giammai mancamento di veste. Ella gli fa del bene, e non del male, Tutto il tempo della sua vita. Ella cerca della lana e del lino, E lavora delle sue mani con diletto. Ella è come le navi de’ mercatanti: Ella fa venire il suo pane da lungi. Ella si leva, mentre è ancora notte, E dà il cibo alla sua famiglia, Ed ordina alle sue serventi il lor lavoro. Ella considera un campo, e l’acquista; Ella pianta una vigna del frutto delle sue mani. Ella si cinge i lombi di forza, E fortifica le sue braccia. Perciocchè il suo traffico è buono, ella lo gusta; La sua lampana non si spegne di notte. Ella mette la mano al fuso, E le sue palme impugnano la conocchia. Ella allarga la mano all’afflitto, E porge le mani al bisognoso. Ella non teme della neve per la sua famiglia; Perciocchè tutta la sua famiglia è vestita a doppio. Ella si fa de’ capoletti; Fin lino, e porpora sono il suo vestire. Il suo marito è conosciuto nelle porte, Quando egli siede con gli anziani del paese. Ella fa de’ veli, e li vende; E delle cinture, le quali ella dà a’ mercatanti. Ella è vestita di gloria e d’onore; E ride del giorno a venire. Ella apre la bocca con sapienza, E la legge della benignità è sopra la sua lingua. Ella considera gli andamenti della sua casa, E non mangia il pan di pigrizia. I suoi figliuoli si levano, e la predicano beata, Il suo marito anch’egli, e la loda; Dicendo: Molte donne si son portate valorosamente; Ma tu le sopravanzi tutte. La grazia è cosa fallace, e la bellezza è cosa vana; Ma la donna che ha il timor del Signore sarà quella che sarà lodata. Datele del frutto delle sue mani; E lodinla le sue opere nelle porte Le parole del Predicatore, figliuolo di Davide, re in Gerusalemme. VANITÀ delle vanità, dice il Predicatore; vanità delle vanità; ogni cosa è vanità. Che profitto ha l’uomo di tutta la sua fatica nella quale egli si affatica sotto il sole? Una età va via, un’altra età viene; e la terra resta in perpetuo. Il sole si leva anch’esso, e poi tramonta; e, ansando, trae verso il luogo suo, ove egli si deve levare. Il vento trae verso il Mezzodì, e poi gira verso il Settentrione; egli va sempre girando, e ritorna a’ suoi giri. Tutti i fiumi corrono nel mare, e il mare non s’empie; i fiumi ritornano sempre a correre al luogo dove sogliono correre. Ogni cosa si affatica più che l’uomo non può dire; l’occhio non si sazia giammai di vedere, e l’orecchio non si riempie di udire Quello che è stato è lo stesso che sarà; e quello che è stato fatto è lo stesso che si farà; e non vi è nulla di nuovo sotto il sole. Evvi cosa alcuna, della quale altri possa dire: Vedi questo, egli è nuovo? già è stato ne’ secoli che sono stati avanti a noi. Non vi è alcuna memoria delle cose che sono state innanzi; così ancora non vi sarà memoria delle cose che saranno nel tempo a venire, fra coloro che verranno appresso Io, il Predicatore, sono stato re sopra Israele, in Gerusalemme; ed ho recato il mio cuore a ricercare, e ad investigare, con sapienza, tutto ciò che si fa sotto il cielo; il che è una occupazione molesta, la quale Iddio ha data a’ figliuoli degli uomini, per occuparvisi. Io ho vedute tutte le cose che si fanno sotto il sole; ed ecco, tutto ciò è vanità, e tormento di spirito. Le cose torte non si possono dirizzare; e i difetti non si possono annoverare. Io parlava nel cuor mio, dicendo: Ecco, io mi sono aggrandito, ed accresciuto in sapienza, più che tutti quelli che sono stati innanzi a me sopra Gerusalemme; e il cuor mio ha veduta molta sapienza e scienza; ed ho recato il mio cuore a conoscere la sapienza; ed anche a conoscere le pazzie e la stoltizia; ed ho riconosciuto che questo ancora è un tormento di spirito. Perciocchè, dove è molta sapienza, vi è molta molestia; e chi accresce la scienza accresce il dolore IO ho detto nel cuor mio: Va’ ora, io ti proverò con allegrezza, e tu goderai del bene; ma ecco, questo ancora è vanità. Io ho detto al riso: Tu sei insensato; ed all’allegrezza: Che cosa è quel che tu fai? Io ho nel mio cuore ricercato il modo di passar dolcemente la vita mia in continui conviti; e, reggendo il mio cuore con sapienza, di attenermi a stoltizia; finchè vedessi che cosa fosse bene a’ figliuoli degli uomini di fare sotto il cielo, tutti i giorni della vita loro. Io ho fatte dell’opere magnifiche; io mi ho edificate delle case; io mi ho piantate delle vigne. Io mi ho fatti degli orti e de’ giardini; ed ho piantati in essi degli alberi fruttiferi di ogni maniera. Io mi ho fatte delle pescine d’acqua, per adacquar con esse il bosco ove crescono gli alberi. Io ho acquistati de’ servi e delle serve, ed ho avuti de’ servi nati ed allevati in casa; ho eziandio avuto molto grosso e minuto bestiame, più che tutti quelli che sono stati innanzi a me in Gerusalemme. Io mi ho eziandio adunato dell’argento, e dell’oro, e delle cose le più care dei re, e delle provincie; io mi ho acquistato de’ cantori e delle cantatrici; ed ho avute delle delizie degli uomini, d’ogni maniera: musica semplice, e musica di concerto. E mi sono aggrandito ed accresciuto più che tutti quelli che sono stati innanzi a me in Gerusalemme; la mia sapienza eziandio mi è restata. E non ho sottratta agli occhi miei cosa alcuna che abbiano chiesta; e non ho divietato il mio cuore da niuna allegrezza; anzi il mio cuore si è rallegrato d’ogni mia fatica; e questo è stato quello che mi è tocco in parte d’ogni mia fatica. Ma, avendo considerate tutte le mie opere che le mie mani aveano fatte; e la fatica che io avea durata a farle, ecco, tutto ciò era vanità, e tormento di spirito; e non vi è di ciò profitto alcuno sotto il sole Laonde mi son rivolto a vedere la sapienza, e le follie, e la stoltizia; perciocchè, che cosa sono gli altri uomini, per poter seguitare il re? essi fanno ciò che hanno già fatto. Ed ho veduto che la sapienza è più eccellente che la stoltizia; siccome la luce è più eccellente che le tenebre. Il savio ha i suoi occhi nel capo, e lo stolto cammina in tenebre; ma pure eziandio ho conosciuto che un medesimo avvenimento avviene ad essi tutti. Laonde ho detto nel cuor mio: Egli avverrà anche a me il medesimo avvenimento che allo stolto; che mi gioverà egli adunque allora d’essere stato più savio? perciò ho detto nel cuor mio che ciò ancora è vanità. Perciocchè non vi sarà giammai più memoria del savio, come nè anche dello stolto; conciossiachè nei giorni vegnenti ogni cosa sarà già dimenticata. E come muore il savio così muore anche lo stolto Perciò ho odiata questa vita; imperocchè le opere che si fanno sotto il sole mi son dispiaciute; perchè ogni cosa è vanità, e tormento di spirito. Ho eziando odiata ogni mia fatica che io ho durata sotto il sole, la quale io lascerò a colui che sarà dopo di me. E chi sa s’egli sarà savio, o stolto? e pure egli sarà signore d’ogni mia fatica, intorno alla quale mi sarò affaticato, ed avrò adoperata la mia sapienza sotto il sole. Anche questo è vanità. Perciò, mi son rivolto a far perdere al mio cuore la speranza d’ogni fatica, intorno alla quale io mi sono affaticato sotto il sole. Perciocchè vi è tale uomo, la cui fatica sarà stata con sapienza, con conoscimento, e con dirittura; il quale pur la lascia per parte a chi non s’è affaticato intorno. Anche questo è vanità, e gran molestia. Perciocchè, che cosa ha un tale uomo di tutta la sua fatica, e del tormento del suo spirito, con che egli si affatica sotto il sole? Conciossiachè tutti i suoi giorni non sieno altro che dolori, e le sue occupazioni altro che molestia; anche non pur di notte il cuor suo non riposa. Questo ancora è vanità. Non è egli cosa buona nell’uomo, ch’egli mangi e beva, e faccia goder di beni l’anima sua, con la sua fatica? Anche questo ho veduto esser dalla mano di Dio. Perciocchè, chi mangerebbe, e chi goderebbe, se io nol facessi? Conciossiachè Iddio dia all’uomo, che gli è grato, sapienza, conoscimento ed allegrezza; ed al peccatore, egli dà occupazione di adunare e di ammassare, per dare a colui che è grato a Dio. Questo ancora è vanità, e tormento di spirito OGNI cosa ha la sua stagione, ed ogni azione sotto il cielo ha il suo tempo. Vi è tempo di nascere, e tempo di morire; tempo di piantare, e tempo di divellere ciò che è piantato; tempo di uccidere, e tempo di sanare; tempo di distruggere, e tempo di edificare; tempo di piangere, e tempo di ridere; tempo di far cordoglio, e tempo di saltare; tempo di spargere le pietre, e tempo di raccorle; tempo di abbracciare, e tempo di allontanarsi dagli abbracciamenti; tempo di procacciare, e tempo di perdere; tempo di guardare, e tempo di gittar via; tempo di stracciare, e tempo di cucire; tempo di tacere, e tempo di parlare; tempo di amare, e tempo di odiare; tempo di guerra, e tempo di pace. Che profitto ha chi fa alcuna cosa, di quello intorno a che egli si affatica? Io ho veduta questa occupazione, che Iddio ha data a’ figliuoli degli uomini, acciocchè si occupino in essa Egli ha fatta ogni cosa bella nella sua stagione: ha eziandio posto l’eternità nel cuor degli uomini, senza che però l’uomo possa giammai rinvenir l’opere che Iddio ha fatte, da capo al fine. Io ho conosciuto che fra essi non vi è altro bene, che di rallegrarsi, e di far bene in vita sua. Ed anche che ogni uomo mangi e beva; e, con ogni sua fatica, goda del bene, è dono di Dio. Io ho conosciuto che tutto quello che Iddio fa è in perpetuo; a ciò niente si può aggiungere, e niente se ne può diminuire; e Dio il fa, acciocchè gli uomini lo temano. Ciò che è stato era già prima, e ciò che ha da essere già è stato; e Iddio ricerca quello che è passato Avendo, oltre a ciò, veduto sotto il sole, che nel luogo del giudicio vi è l’empietà; che nel luogo della giustizia vi è l’empietà; io ho detto nel mio cuore: Iddio giudicherà il giusto e l’empio; perciocchè, là, vi è un tempo per ogni cosa e per ogni opera. Io ho detto nel mio cuore, intorno alla condizione de’ figliuoli degli uomini, ch’egli sarebbe da desiderare che Iddio li chiarisse, e ch’essi vedessero che da loro stessi non sono altro che bestie. Perciocchè ciò che avviene a’ figliuoli degli uomini è ciò che avviene alle bestie; vi è un medesimo avvenimento per essi tutti; come muore l’uno, così muore l’altro, e tutti hanno un medesimo fiato; e l’uomo non ha vantaggio alcuno sopra le bestie; perciocchè tutti son vanità. Tutti vanno in un medesimo luogo; tutti sono stati fatti di polvere, e tutti ritornano in polvere. Chi sa che lo spirito de’ figliuoli degli uomini salga in alto, e quel delle bestie scenda a basso sotterra? Io ho dunque veduto che non vi è altro bene, se non che l’uomo si rallegri nelle sue opere; conciossiachè questa sia la sua parte; perciocchè chi lo rimenerà, per veder quello che sarà dopo lui? MA di nuovo io ho vedute tutte le oppressioni che si fanno sotto il sole; ed ecco, le lagrime degli oppressati i quali non hanno alcun consolatore, nè forza da potere scampar dalle mani de’ loro oppressatori; non hanno, dico, alcun consolatore. Onde io pregio i morti, che già son morti, più che i viventi, che sono in vita fino ad ora. Anzi più felice che gli uni, e che gli altri, giudico colui che fino ad ora non è stato; il qual non ha vedute le opere malvage che si fanno sotto il sole Oltre a ciò, ho veduto che in ogni fatica, ed in ogni opera ben fatta, l’uomo è invidiato dal suo prossimo. Ciò ancora è vanità, e tormento di spirito. Lo stolto piega le mani, e mangia la sua carne, dicendo: Meglio è una menata con riposo, che amendue i pugni pieni con travaglio, e con tormento di spirito Ma di nuovo ho veduta un’altra vanità sotto il sole. Vi è tale, che è solo, e non ha alcun secondo; ed anche non ha figliuoli, nè fratello, e pure egli si affatica senza fine, ed anche l’occhio suo non è giammai sazio di ricchezze; e non pensa: Per chi mi affatico, e privo la mia persona di bene? Questo ancora è vanità, ed un mal affare. Due valgono meglio che un solo; conciossiachè essi abbiano un buon premio della lor fatica. Perciocchè, se l’uno cade, l’altro rileva il suo compagno; ma guai a chi è solo! perciocchè se cade, non vi è alcun secondo per rilevarlo. Oltre a ciò, se due dormono insieme, si riscalderanno; ma un solo come potrà egli riscaldarsi? E se alcuno fa forza all’uno, i due gli resisteranno; anche il cordone a tre fili non si rompe prestamente Meglio vale il fanciullo povero e savio, che il re vecchio e stolto, il qual non sa più essere ammonito. Perciocchè tale esce di carcere, per regnare; tale altresì, che è nato nel suo reame, diventa povero. Io ho veduto che tutti i viventi sotto il sole vanno col fanciullo, che è la seconda persona, che ha da succedere al re. Tutto il popolo senza fine va con lui, come aveano fatto tutti coloro che erano stati davanti a loro; quelli eziandio che verranno appresso, non si rallegreranno di lui. Certo, questo ancora è vanità, e tormento di spirito GUARDA il tuo piè, quando tu andrai nella Casa di Dio; ed appressati per ascoltare, anzi che per dar quello che dànno gli stolti, cioè, sacrificio; perciocchè essi, facendo male, non però se ne avveggono. Non esser precipitoso nel tuo parlare, e il tuo cuore non si affretti a proferire alcuna parola nel cospetto di Dio; perciocchè Iddio, è nel cielo, e tu sei in terra; però sieno le tue parole poche; perciocchè dalla moltitudine delle occupazioni procede il sogno, e dalla moltitudine delle parole procede la voce stolta Quando avrai votato a Dio alcun voto, non indugiare di adempierlo; perciocchè gli stolti non gli son punto grati; adempi ciò che avrai votato. Meglio è che tu non voti, che se tu voti, e non adempi. Non recar la tua bocca a far peccar la tua persona; e non dire davanti all’Angelo, che è stato errore; perchè si adirerebbe Iddio per la tua voce, e dissiperebbe l’opera delle tue mani? Certo, in moltitudine di sogni vi sono ancora delle vanità assai; così ancora ve ne son molte in molte parole; ma tu, temi Iddio. Se tu vedi nella provincia l’oppression del povero, e la ruberia del giudicio e della giustizia, non maravigliarti di questa cosa; perciocchè vi è uno Eccelso di sopra all’eccelso, che vi prende guardia; anzi, vi sono degli eccelsi sopra essi tutti Ora la terra è la più profittevole di tutte l’altre cose; il re stesso è sottoposto al campo. CHI ama l’argento non è saziato con l’argento; e chi ama i gran tesori è senza rendita. Anche questo è vanità. Dove son molti beni, sono anche molti mangiatori di essi; e che pro ne torna al padrone di essi, salvo la vista degli occhi? Il sonno del lavoratore è dolce, poco o assai ch’egli mangi; ma la sazietà del ricco non lo lascia dormire. Vi è una mala doglia, la quale io ho veduta sotto il sole, cioè: che vi son delle ricchezze, conservate a’ lor padroni per lor male. Ed esse ricchezze periscono per mal affare, sì che, se il padrone di esse ha generato un figliuolo, non gliene riman nulla in mano. Un tale se ne torna ignudo, come è uscito del seno di sua madre, andandosene come è venuto; e non prende nulla della sua fatica, ch’egli se ne porti via nella mano. Anche questo è una mala doglia; conciossiachè egli se ne vada come egli è venuto; e che profitto ha egli di essersi affaticato per del vento? Ed anche tutti i giorni della sua vita egli avrà mangiato in tenebre, con molta tristezza, e doglia, e cruccio Ecco ciò che io ho veduto: ch’egli è una buona e bella cosa che l’uomo mangi, e beva, e goda del bene con tutta la sua fatica ch’egli dura sotto il sole, tutti i giorni della sua vita, i quali Iddio gli ha dati; perchè questo è la sua parte. Ed anche quando Iddio, avendo date a chi che sia ricchezze e facoltà, gli dà ancora il potere di mangiarne, e di prenderne la sua parte, e di rallegrarsi della sua fatica: ciò è un dono di Dio. Perciocchè un tale non si ricorderà molto dei giorni della sua vita; conciossiachè Iddio gli risponda per l’allegrezza del suo cuore VI è un male che io ho veduto sotto il sole, ed è frequente fra gli uomini; cioè: che vi è tal uomo, a cui Iddio ha date ricchezze, e facoltà, e gloria, talchè nulla manca all’anima sua, di tutto ciò ch’egli può desiderare; e pure Iddio non gli dà il potere di mangiarne, anzi uno strano le mangia. Questo è vanità, ed una mala doglia. Avvegnachè alcuno generi cento figliuoli, e viva molti anni, talchè il tempo della sua vita sia grande, se l’anima sua non è saziata di bene, e se non ha pur sepoltura, io dico che la condizione di un abortivo è migliore che la sua. Perciocchè quell’abortivo è venuto in vano, e se ne va nelle tenebre, e il suo nome è coperto di tenebre. Ed avvegnachè non abbia veduto il sole, nè avuto alcun conoscimento, pure ha più riposo di quell’altro. Il quale, benchè egli vivesse duemila anni, se non gode del bene, che vantaggio ne ha egli? non vanno essi tutti in un medesimo luogo? Tutta la fatica dell’uomo è per la sua bocca; e pur l’anima sua non è giammai sazia. Perciocchè, qual vantaggio ha il savio sopra lo stolto? qual vantaggio ha il povero intendente? di camminare davanti a’ viventi. Meglio è il veder con gli occhi, che andar vagando qua e là con l’anima. Anche questo è vanità, e tormento di spirito. Già fu posto nome all’uomo ciò ch’egli è; ed egli è noto ch’esso nome fu Adamo; ed egli non può litigar con colui che è più forte di lui Quando vi son cose assai, esse accrescono la vanità; e che vantaggio ne ha l’uomo? Perciocchè, chi sa qual cosa sia buona all’uomo in questa vita, tutti i giorni della vita della sua vanità, i quali egli passa come un’ombra? imperocchè, chi dichiarerà all’uomo ciò che sarà dopo lui sotto il sole? LA buona fama val meglio che il buon olio odorifero, e il giorno della morte meglio che il giorno della natività. Meglio vale andare in una casa di duolo, che andare in una casa di convito; perciocchè quello è il fine d’ogni uomo; e chi vive vi pon mente. Meglio vale la tristezza che il riso; perciocchè il cuore migliora per la mestizia del volto. Il cuore de’ savi è nella casa del duolo; e il cuor degli stolti è nella casa dell’allegrezza. Meglio vale udir lo sgridar del savio, che se alcuno ode il cantar de’ pazzi. Perciocchè, quale è il romore delle spine sotto la caldaia, tale è il ridere dello stolto. Anche questo è vanità Certo l’oppressione fa impazzare il savio, e il presente fa perdere il senno. Meglio vale il fin della cosa, che il principio di essa; meglio vale chi è di spirito paziente, che chi è di spirito altiero. Non esser subito nell’animo tuo ad adirarti; perciocchè l’ira riposa nel seno degli stolti. Non dire: Che vuol dire che i giorni di prima sono stati migliori di questi? perciocchè tu non domanderesti di ciò per sapienza La sapienza è buona come una eredità; e quelli che veggono il sole han del vantaggio. Perciocchè la sapienza è all’ombra, e i danari sono all’ombra; ma la scienza della sapienza ha questo vantaggio, ch’ella fa vivere quelli che ne son dotati. Riguarda le opere di Dio; perciocchè chi potrà ridirizzare ciò ch’egli avrà travolto? Nel giorno del bene sta’ in allegrezza; e nel giorno dell’avversità, ponvi mente; ancora ha fatto Iddio l’uno contrapposto all’altro, per questa cagione, che l’uomo non troverà nulla dopo sè. Io ho veduto tutto questo a’ giorni della mia vanità. Vi è tal giusto, che perisce per la sua giustizia; e vi è tal empio, che prolunga la sua vita con la sua malvagità. Non esser troppo giusto, e non farti savio oltre misura; perchè ti diserteresti? Non esser troppo empio, nè stolto; perchè morresti fuor del tuo tempo? Egli è bene che tu ti attenga ad una cosa, sì però che tu non allenti la mano dall’altra; perciocchè, chi teme Iddio esce d’ogni cosa. La sapienza rinforza il savio, più che dieci rettori non fanno la città nella quale sono. Certo non vi è niun uomo giusto in terra, il quale faccia bene, e non pecchi. Tu altresì non por mente a tutte le parole che altri dirà; anzi non pure ascoltare il tuo servo che ti maledice. Perciocchè il tuo cuore sa che tu ancora ne hai maledetti altri, eziandio più volte Io ho provate tutte queste cose per sapienza; onde ho detto: Io son savio; ma la sapienza è longi da me. Chi troverà una cosa che è cotanto lontana, ed è profondissima? Io mi sono aggirato con l’anima mia, per conoscere, per investigare, e per ricercar sapienza, e come si deve ben giudicar delle cose; e per conoscere l’empietà della stoltizia, e la follia delle pazzie; ed ho trovata una cosa più amara che la morte, cioè: quella donna che non è altro che reti, e il cui cuore non è altro che giacchi, e le cui mani son tanti lacci; l’uomo gradevole a Dio scamperà da essa; ma il peccatore sarà preso da lei. Vedi, io ho trovato questo, dice il Predicatore, cercando ogni cosa ad una ad una, per trovare come si deve ben giudicar delle cose; il che ancora cerca l’anima mia, e non l’ho trovato ben ho trovato un uomo fra mille; ma fra altrettante donne, non ne ho trovata neppur una. Sol ecco ciò che io ho trovato: che Iddio ha fatto l’uomo diritto; ma gli uomini hanno ricercati molti discorsi CHI è come il savio? e chi conosce la dichiarazione delle cose? la sapienza dell’uomo gli rischiara il volto, e la durezza della sua faccia ne è mutata. Io ti ammonisco che tu osservi il comandamento del re; eziandio per cagione del giuramento fatto nel Nome di Dio. Non affrettarti a partirti dal suo cospetto; ed anche non presentarti a lui con qualche cosa malvagia; perciocchè egli farà tutto quello che gli piacerà. Perciocchè la parola del re è con imperio; e chi gli dirà: Che fai? Chi osserva il comandamento non proverà alcun malvagio accidente; e il cuor dell’uomo savio conosce il tempo e il buon modo, che si deve tenere Conciossiachè a qual si voglia affare vi sia tempo e modo; perciocchè gran mali soprastanno all’uomo. Perchè egli non sa quello che avverrà; imperocchè, chi gli dichiarerà come le cose saranno? Niun uomo ha potere sopra il vento, per rattenere il vento; e non vi è potere alcuno contro al giorno della morte, e nella battaglia non vi è licenza; così l’empietà non lascerà scampar quelli ne’ quali ella si trova Io ho veduto tutto questo; e ponendo mente a tutte le cose che si fanno sotto il sole, ho veduto che vi è tal tempo, che l’uomo signoreggia sopra l’uomo, a danno di esso. Ed allora ho veduto degli empi, esser sepolti, e venire al loro riposo; e di quelli che s’erano portati con dirittura, andarsene dal luogo santo, ed esser dimenticati nella città. Anche questo è vanità. PERCIOCCHÈ la sentenza non è prontamente data contro alle opere malvage, però il cuor de’ figliuoli degli uomini è pieno dentro di loro di voglia di mal fare. Conciossiachè il peccatore faccia male cento volte, e pur la pena gli è prolungata; ma pure ancora so io che bene sarà a coloro che temono Iddio, perchè riveriscono la sua faccia. E che bene non sarà all’empio, e ch’egli non prolungherà i suoi giorni, che se ne andranno come l’ombra; perciocchè egli non riverisce la faccia di Dio Vi è una vanità che avviene sopra la terra; cioè: che vi son de’ giusti, a’ quali avviene secondo l’opera degli empi; e vi son degli empi, a’ quali avviene secondo l’opera de’ giusti. Io ho detto che anche questo è vanità. Perciò, io ho lodata l’allegrezza; conciossiachè l’uomo non abbia altro bene sotto il sole, se non di mangiare, e di bere, e di gioire, e questo è quello ch’egli, con la sua fatica, ha in presto a’ dì della sua vita, che Iddio gli ha dati sotto il sole. Quando io ho recato il cuor mio a conoscer la sapienza, ed a veder gli affari che si fanno sopra la terra perciocchè nè giorno nè notte esso mio cuore non vede sonno degli occhi suoi; io ho veduto, quant’è a tutte le opere di Dio, che l’uomo non può rinvenir le opere che si fanno sotto il sole; intorno alle quali egli si affatica, cercandole, e non le trova; ed avvegnachè il savio dica di aver conoscimento, non però le può trovare PERCIOCCHÈ io mi ho recate tutte queste cose al cuore, eziandio per chiarir tutto questo: come i giusti e i savi, e i fatti loro, essendo nella man di Dio, gli uomini non conoscono nè l’amore, nè l’odio: tutto è davanti a loro. Tutte le cose avvengono simigliantemente a tutti; un medesimo avvenimento avviene al giusto, ed all’empio; al buono e puro, ed all’immondo; a chi sacrifica, ed a chi non sacrifica; quale è il buono, tale è il peccatore; tal chi giura, qual chi teme di giurare. Quest’è una cosa molesta, fra tutte quelle che si fanno sotto il sole, che un medesimo avvenimento avviene a tutti; ed anche, che mentre i figliuoli degli uomini sono in vita, il cuor loro è pien di male, ed hanno delle follie al cuore; e dopo ciò, vanno a’ morti Perciocchè, chi è che faccia eccezione? Vi è qualche speranza per tutti quelli che sono in vita; conciossiachè la condizione d’un can vivo sia migliore che quella d’un leone morto. Perciocchè i viventi sanno che morranno; ma i morti non sanno nulla, e non vi è più alcun premio per loro; perciocchè la lor memoria è dimenticata. Già e il loro amore, e il loro odio, e la loro invidia è perita; e non hanno giammai più parte alcuna in tutto quello che si fa sotto il sole. Va’, mangia il tuo pane allegramente, e bevi il tuo vino di cuore lieto; se pure Iddio gradisce le tue opere. Sieno in ogni tempo i tuoi vestimenti bianchi; e l’olio odorifero non venga meno in sul tuo capo. Godi della vita con la moglie che tu ami, tutti i giorni della vita della tua vanità, i quali Iddio ti ha dati sotto il sole, tutto il tempo della tua vanità; perciocchè questa è la tua parte nella tua vita, e il frutto della tua fatica, che tu duri sotto il sole. Fa’ a tuo potere tutto quello che avrai modo di fare; perciocchè sotterra, ove tu vai, non vi è nè opera, nè ragione, nè conoscimento, nè sapienza alcuna DI nuovo, io ho veduto sotto il sole, che il correre non è in poter de’ leggieri, nè il far la guerra in poter de’ prodi, nè l’aver del pane in poter de’ savi, nè l’acquistar ricchezze in poter de’ prudenti, nè d’essere in grazia in poter degl’intendenti; conciossiachè ad essi tutti avvengano tempi e casi. Perciocchè l’uomo non pur conosce il suo tempo. Come i pesci, che son presi con la mala rete; e come gli uccelli, che son colti col laccio; così sono allacciati i figliuoli degli uomini, al tempo dell’avversità, quando cade loro di subito addosso Pure ancora ho veduta questa sapienza sotto il sole, che mi è paruta grande: vi era una piccola città con pochi uomini dentro; ed un gran re venne contro ad essa, e l’intorniò, e fece di gran bastie contro ad essa; e in essa si trovò un povero uomo savio, il qual liberò la città con la sua sapienza, benchè niuno si ricordasse di quel povero uomo. Allora io dissi: Meglio val sapienza che forza; benchè la sapienza del povero sia sprezzata, e che le sue parole non sieno ascoltate. Le parole de’ savi devono esser più quietamente ascoltate, che la grida d’un signore fra gli stolti. La sapienza val meglio che gli strumenti bellici; ma un sol peccatore fa perire un gran bene LE mosche morte fanno putire, e ribollir l’olio odorifero del profumiere; così un poco di stoltizia guasta il pregio della sapienza e della gloria. L’uomo savio ha il suo cuore alla sua destra, e lo stolto l’ha alla sua sinistra. Lo stolto, eziandio mentre egli cammina per la via, è scemo di senno, e dice a tutti ch’egli è stolto Se il principe monta in ira contro a te, non lasciar però il tuo luogo; perciocchè la dolcezza fa perdonar di gran peccati. Vi è un male che io ho veduto sotto il sole, simile all’errore che procede dal principe. Cioè: che la stoltizia è posta in grandi altezze, ed i ricchi seggono in luoghi bassi. Io ho veduti i servi a cavallo, ed i ricchi camminare a piè come servi. Chi cava la fossa caderà in essa; e chi rompe la chiusura il serpente lo morderà. Chi rimuove le pietre ne sarà offeso; chi spezza delle legne ne sarà in pericolo. Se il ferro è rintuzzato, e non se ne arrota il taglio, bisogna raddoppiar la forza; ma la sapienza è cosa eccellente, per addirizzar le cose. Se il serpente morde, non essendo incantato, niente meglio vale il maldicente Le parole della bocca del savio non sono altro che grazia; ma le labbra dello stolto lo distruggono. Il principio delle parole della sua bocca è stoltizia, ed il fine del suo parlare è mala pazzia. Benchè lo stolto moltiplichi le parole, l’uomo pur non sa ciò che ha da essere; e chi gli dichiarerà ciò che sarà dopo lui? La fatica degli stolti li stanca; perciocchè non sanno la via per andare alla città Guai a te, o paese, il cui re è fanciullo, ed i cui principi mangiano fin dalla mattina! Beato te, o paese, il cui re è di legnaggio nobile, ed i cui principi mangiano a tempo convenevole, per ristoro, e non per ebbrezza! Per la pigrizia di ambe le mani il solaio scade, e per le mani spenzolate gocciola in casa. I conviti si fanno per gioire, e il vino rallegra i viventi; ed i danari rispondono a tutto. Non dir male del re, non pur nel tuo pensiero; e non dir male del ricco nella camera dove tu giaci; perciocchè alcun uccello del cielo potrebbe portarne la voce, ed alcun animale alato rapportarne le parole GITTA il tuo pane sopra le acque; perciocchè tu lo ritroverai lungo tempo appresso. Fanne parte a sette, anzi ad otto; perciocchè tu non sai qual male avverrà sopra la terra. Quando le nuvole son piene, versano la pioggia in su la terra; e quando l’albero cade, o verso il Mezzodì, o verso il Settentrione, ove egli cade quivi resta. Chi pon mente al vento non seminerà; e chi riguarda alle nuvole non mieterà. Come tu non sai qual sia la via del vento, nè come si formino l’ossa dentro al seno della donna gravida; così tu non conosci le opere di Dio, il qual fa tutte queste cose. Semina la mattina la tua semenza, e la sera non lasciar posar le tue mani; perciocchè tu non sai ciò che riuscirà meglio, questo, o quello; o se l’uno e l’altro sarà ugualmente buono Ben è la luce cosa dolce, e il vedere il sole cosa piacevole agli occhi. Ma pure, se l’uomo, vivendo molti anni sempre in allegrezza, si ricorda che i giorni delle tenebre saranno molti, tutto quello che gli sarà avvenuto sarà vanità. RALLEGRATI pure, o giovane, nella tua fanciullezza; e tengati lieto il cuor tuo a’ dì della tua giovinezza, e cammina nelle vie del cuor tuo, e secondo lo sguardo degli occhi tuoi; ma sappi che per tutte queste cose Iddio ti farà venire in giudicio. E togli dal cuor tuo la tristizia, e rimuovi il cordoglio dalla tua carne; perciocchè la fanciullezza e la giovanezza sono una cosa vana Ma ricordati del tuo Creatore ai dì della tua giovanezza, avanti che sieno venuti i cattivi giorni, e giunti gli anni, de’ quali tu dirai: Io non vi ho alcun diletto. Avanti che il sole, e la luce, e la luna, e le stelle sieno oscurate; e che le nuvole ritornino dopo la pioggia; allora che le guardie della casa tremeranno, ed i possenti si piegheranno, e le macinatrici cesseranno, perchè saranno diminuite; e quelli che riguardono per le finestre saranno oscurati; e i due usci d’in su la piazza saranno serrati con abbassamento del suon della macina; e l’uomo si leverà al suon dell’uccelletto, e tutte le cantatrici saranno abbassate; ed anche l’uomo temerà dei luoghi elevati, ed avrà spaventi, camminando per la strada; e il mandorlo fiorirà, e la locusta si aggraverà, e l’appetito scaderà; perciocchè l’uomo se ne va alla sua casa perpetua; e quelli che fanno cordoglio gli andranno d’intorno per le strade. Avanti che la fune d’argento si rompa, e la secchia d’oro si spezzi, e il vaso si fiacchi in su la fonte, e la ruota vada in pezzi sopra la cisterna; e la polvere ritorni in terra, come era prima; e lo spirito ritorni a Dio, che l’ha dato VANITÀ delle vanità, dice il Predicatore; ogni cosa è vanità. Più il Predicatore è stato savio, più ha insegnata scienza al popolo, e gliel’ha fatta intendere, ed ha investigate, e composte molte sentenze. Il Predicatore ha cercato, per trovar cose approvate; e ciò che è scritto è dirittura, parole di verità. Le parole de’ savi son come gli steccati, e come i pali piantati de’ mandriani che stabbiano; e sono state date da uno stesso Pastore. Perciò, figliuol mio, guardati da quello che è oltre ad esse; non vi è fine alcuno al far molti libri; e molto studiare è fatica alla carne La conclusione del ragionamento, ogni cosa udita, è: Temi Iddio, ed osserva i suoi comandamenti; perchè questo è il tutto dell’uomo. Perciocchè Iddio farà venire ogni opera, buona e malvagia, al giudicio, ch’egli farà d’ogni cosa occulta Il Cantico de’ cantici di Salomone BACIMI egli de’ baci della sua bocca; Perciocchè i tuoi amori son migliori che il vino. Per l’odore de’ tuoi preziosi olii odoriferi, Il tuo nome è un olio odorifero sparso, Ti amano le fanciulle. Tirami, noi correremo dietro a te; Il re mi ha introdotta nelle sue camere; Noi gioiremo, e ci rallegreremo in te; Noi ricorderemo i tuoi amori, anzi che il vino; Gli uomini diritti ti amano. O figliuole di Gerusalemme, io son bruna, ma bella; Come le tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone. Non riguardate che io son bruna; Perciocchè il sole mi ha tocca co’ suoi raggi; I figliuoli di mia madre si sono adirati contro a me; Mi hanno posta guardiana delle vigne; Io non ho guardata la mia vigna, che è mia O tu, il qual l’anima mia ama, dichiarami Ove tu pasturi la greggia, Ed ove tu la fai posare in sul mezzodì; Perciocchè, perchè sarei io come una donna velata Presso alle mandre de’ tuoi compagni? Se tu nol sai, o la più bella d’infra le femmine, Esci seguendo la traccia delle pecore, E pastura le tue caprette. Presso alle tende de’ pastori. AMICA mia, io ti assomiglio alle cavalle Che sono a’ carri di Faraone. Le tue guance son belle ne’ lor fregi, E il tuo collo ne’ suoi monili. Noi ti faremo de’ fregi d’oro Con punti d’argento Mentre il re è nel suo convito, Il mio nardo ha renduto il suo odore. Il mio amico m’è un sacchetto di mirra, Che passa la notte sul mio seno. Il mio amico m’è un grappolo di cipro Delle vigne di En-ghedi. Eccoti bella, amica mia, eccoti bella; I tuoi occhi somigliano quelli de’ colombi. Eccoti bello, amico mio, ed anche piacevole; Il nostro letto eziandio è verdeggiante. Le travi delle nostre case son di cedri, I nostri palchi son di cipressi Io son la rosa di Saron, Il giglio delle valli. Quale è il giglio fra le spine, Tale è l’amica mia fra le fanciulle Quale è il melo fra gli alberi d’un bosco, Tale è il mio amico fra i giovani; Io ho desiderato d’esser all’ombra sua, E mi vi son posta a sedere; E il suo frutto è stato dolce al mio palato. Egli mi ha condotta nella casa del convito, E l’insegna ch’egli mi alza è: Amore. Confortatemi con delle schiacciate d’uva, Sostenetemi con de’ pomi, Perciocchè io languisco d’amore. Sia la sua man sinistra sotto al mio capo, Ed abbraccimi la sua destra. IO vi scongiuro, o figliuole di Gerusalemme, Per le cavriuole, e per le cerve della campagna, Che voi non isvegliate l’amor mio, e non le rompiate il sonno, Finchè non le piaccia Ecco la voce del mio amico; Ecco, egli ora viene Saltando su per i monti, Saltellando su per i colli. L’amico mio è simile ad un cavriuolo, O ad un cerbiatto; Ecco ora sta dietro alla nostra parete, Egli riguarda per le finestre, Egli si mostra per i cancelli. Il mio amico mi ha fatto motto, e mi ha detto: Levati, amica mia, bella mia, e vientene. Perciocchè, ecco, il verno è passato; Il tempo delle gran piogge è mutato, ed è andato via; I fiori si veggono sulla terra; Il tempo del cantare è giunto, E s’ode la voce della tortola nella nostra contrada. Il fico ha messi i suoi ficucci, E le viti fiorite rendono odore; Levati, amica mia, bella mia, e vientene O colomba mia, che stai nelle fessure delle rocce, Ne’ nascondimenti de’ balzi, Fammi vedere il tuo aspetto, Fammi udir la tua voce; Perciocchè la tua voce è soave, e il tuo aspetto è bello. Pigliateci le volpi, Le piccole volpi che guastano le vigne, Le nostre vigne fiorite. Il mio amico è mio, ed io son sua; Di lui, che pastura la greggia fra i gigli. Ritornatene, amico mio, A guisa di cavriuolo o di cerbiatto, Sopra i monti di Beter, Finchè spiri l’aura del giorno, E che le ombre se ne fuggano Io ho cercato nel mio letto, nelle notti, Colui che l’anima mia ama; Io l’ho cercato, e non l’ho trovato. Ora mi leverò, e andrò attorno per la città, Per le strade, e per le piazze; Io cercherò colui che l’anima mia ama; Io l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Le guardie che vanno attorno alla città, mi hanno trovata; Ed io ho detto loro: Avete voi punto veduto colui che l’anima mia ama? Di poco li avea passati, Ed io trovai colui che l’anima mia ama; Io lo presi, e nol lascerò, Finchè io non l’abbia menato in casa di mia madre, E nella camera di quella che mi ha partorita. Io vi scongiuro, figliuole di Gerusalemme, Per le cavriuole, e per le cerve della campagna, Che voi non isvegliate l’amor mio, e non le rompiate il sonno, Finchè le piaccia CHI è costei che sale dal deserto, Simile a colonne di fumo, Profumata di mirra, e d’incenso, E d’ogni polvere di profumiere? Ecco il letto di Salomone, Intorno al quale sono sessant’uomini valenti, De’ prodi d’Israele. Essi tutti maneggiano la spada, E sono ammaestrati nell’arme; Ciascuno ha la sua spada al fianco, Per gli spaventi notturni. Il re Salomone si ha fatta una lettiera Di legno del Libano. Egli ha fatte le sue colonne d’argento, Il suo capezzale d’oro, Il suo cielo di porpora, E il mezzo di essa figurato a lavoro di mosaico Dell’effigie di colei ch’egli ama, Fra le figliuole di Gerusalemme. Figliuole di Sion, uscite fuori, e vedete Il re Salomone Con la corona, della quale sua madre l’ha coronato, Nel giorno delle sue sponsalizie, E nel giorno dell’allegrezza del suo cuore Eccoti bella, amica mia, eccoti bella; I tuoi occhi, per entro la tua chioma, Somigliano que’ de’ colombi; I tuoi capelli son come una mandra di capre lisce, Del monte di Galaad. I tuoi denti son come una mandra di pecore tutte uguali, Che salgono fuor del lavatoio, Ed hanno tutte due gemelli, Senza che ve ne sia alcuna senza figlio. Le tue labbra somigliano un filo tinto in iscarlatto, E il tuo parlare è grazioso; La tua tempia, per entro la tua chioma, Pare un pezzo di melagrana. Il tuo collo somiglia la torre di Davide, Edificata per gli esercizii dell’armi, Alla quale sono appiccati mille scudi, Tutte le targhe de’ prodi. I tuoi due seni Son come due cavrioletti gemelli, Che pasturano fra i gigli. Finchè spiri l’aura del giorno, E che le ombre se ne fuggano, Io me ne andrò al monte della mirra, Ed al colle dell’incenso. Tu sei tutta bella, amica mia, E non vi è difetto alcuno in te Vieni meco dal Libano, o Sposa, Vieni meco dal Libano; Riguarda dalla sommità di Amana, Dalla sommità di Senir, e di Hermon, Da’ ricetti de’ leoni, Da’ monti de’ pardi. Tu mi hai involato il cuore, o Sposa, sorella mia; Tu mi hai involato il cuore con uno de’ tuoi occhi, Con uno de’ monili del tuo collo. Quanto son belli i tuoi amori, o Sposa, sorella mia! Quanto son migliori i tuoi amori che il vino! E l’odor de’ tuoi olii odoriferi più eccellenti che tutti gli aromati! O Sposa, le tue labbra stillano favi di miele; Miele e latte è sotto alla tua lingua; E l’odor de’ tuoi vestimenti è come l’odor del Libano. O Sposa, sorella mia, tu sei un orto serrato, Una fonte chiusa, una fontana suggellata. Le tue piante novelle sono un giardino di melagrani, E d’altri alberi di frutti deliziosi; Di piante di cipro e di nardo; Di nardo e di gruogo; di canna odorosa, e di cinnamomo, E d’ogni albero d’incenso; Di mirra, e d’aloe, E d’ogni più eccellente aromato O fonte degli orti, O pozzo d’acque vive, O ruscelli correnti giù dal Libano! Levati, Aquilone, e vieni, Austro; Spira per l’orto mio, e fa’ che i suoi aromati stillino. Venga l’amico mio nel suo orto, E mangi il frutto delle sue delizie O Sposa, sorella mia, io son venuto nell’orto mio; Io ho colta la mia mirra ed i miei aromati; Io ho mangiato il mio favo ed il mio miele; Io ho bevuto il mio vino ed il mio latte. Amici, mangiate, bevete, ed inebbriatevi d’amori IO dormiva, ma il mio cuore vegliava; Ed io udii la voce del mio amico, il quale, picchiando, diceva: Aprimi, sorella mia, amica mia, Colomba mia, compiuta mia; Perciocchè il mio capo è pieno di rugiada, E le mie chiome delle stille della notte. Ed io risposi: Io ho spogliata la mia gonna, come la rivestirei? Io mi ho lavati i piedi, come li brutterei? L’amico mio mise la mano per lo buco dell’uscio, E le mie interiora si commossero per amor di lui. Io mi levai, per aprire al mio amico; E le mie mani stillarono mirra, E le mie dita mirra schietta, Sopra la maniglia della serratura. Io apersi all’amico mio; Ma l’amico mio già si era ritratto, ed era passato oltre. Io era fuor di me, quando egli parlava; Io lo cercai, ma non lo trovai; Io lo chiamai, ma egli non mi rispose. Le guardie, che vanno attorno alla città, mi trovarono, Mi batterono, mi ferirono; Le guardie delle mura mi levarono il mio velo d’addosso. Io vi scongiuro, figliuole di Gerusalemme, Se trovate il mio amico, Che gli rapporterete? Rapportategli che io languisco di amore Che è il tuo amico, più che un altro amico, O la più bella d’infra le femmine? Che è il tuo amico, più che un altro amico, Che tu ci hai così scongiurate? Il mio amico è bianco e vermiglio, Portando la bandiera fra diecimila. Il suo capo è oro finissimo, Le sue chiome sono crespe, Brune come un corvo. I suoi occhi paiono colombe presso a ruscelli d’acque; E sono come lavati in latte, Posti come dentro i castoni d’un anello. Le sue guance son simili ad un’aia d’aromati, Ad aiuole di fiori odorosi; Le sue labbra paiono gigli, E stillano mirra schietta. Le sue mani paiono anelli d’oro, Ne’ quali sono incastonati berilli; Il suo corpo è avorio pulito, Coperto di zaffiri. Le sue gambe son come colonne di marmo, Fondate sopra piedistalli d’oro fino; Il suo aspetto è simile al Libano, Eccellente come i cedri. Il suo palato è tutto dolcezze, Ed egli è tutto amorevolezze. Tale è l’amor mio, tale è l’amico mio, O figliuole di Gerusalemme Ove è andato il tuo amico, O la più bella d’infra le femmine? Dove si è volto l’amico tuo, E noi lo cercheremo teco? Il mio amico è disceso nel suo orto, All’aie degli aromati, Per pasturar la sua greggia negli orti, E per coglier gigli. Io son dell’amico mio; e l’amico mio, Che pastura la sua greggia fra i gigli, è mio Amica mia, tu sei bella come Tirsa, Vaga come Gerusalemme, Tremenda come campi a bandiere spiegate. Rivolgi gli occhi tuoi, che non mi guardino fiso; Perciocchè essi mi sopraffanno; I tuoi capelli son come una mandra di capre Che pendono dai fianchi di Galaad. I tuoi denti son simili ad una mandra di pecore Che salgono fuor del lavatoio, Le quali hanno tutte due gemelli, E fra esse non ve n’è alcuna senza figlio. La tua tempia, per entro la tua chioma, È simile ad un pezzo di melagrana. Vi son sessanta regine, ed ottanta concubine, E fanciulle senza numero; Ma la colomba mia, la compiuta mia, È unica; ella è unica a sua madre, E singolare a quella che l’ha partorita; Le fanciulle l’hanno veduta, e l’hanno celebrata beata; Le regine altresì, e le concubine, e l’hanno lodata. Chi è costei, che apparisce simile all’alba, Bella come la luna, pura come il sole, Tremenda come campi a bandiere spiegate? Io son discesa al giardino delle noci, Per veder le piante verdeggianti della valle, Per veder se le viti mettevano le lor gemme, E i melagrani le lor bocce. Io non mi sono avveduta che il mio desiderio mi ha renduta simile A’ carri di Amminadab. Ritorna, ritorna, o Sullamita; Ritorna, ritorna, che noi ti miriamo. Perchè mirate la Sullamita Come una danza a due schiere? O figliuola di principe, quanto son belli i tuoi piedi nel lor calzamento! Le giunture delle tue membra son come monili Di lavoro di mani d’artefice. Il tuo seno è come una tazza rotonda, Nella quale non manchi mai il vino profumato; Il tuo corpo è un mucchio di grano, Intorniato di gigli. I tuoi due seni Paiono due cavrioletti gemelli. Il tuo collo pare una torre d’avorio; E gli occhi tuoi le pescine che sono in Hesbon, Presso alla porta di Bat-rabbim; Il tuo naso pare la Torre del Libano Che riguarda verso Damasco. Il tuo capo sopra te pare un Carmel, E la chioma del tuo capo sembra di porpora, Il re è tenuto prigione dalle tue treccie. Quanto sei bella, e quanto sei piacevole, O amor mio, fra tutte le delizie! Questa tua statura è simile ad una palma, Ed i tuoi seni a grappoli d’uva. Io ho detto: Io salirò sopra la palma, E mi appiglierò a’ suoi rami; Ed i tuoi seni saranno ora come grappoli di vite, E l’odor del tuo alito come quello de’ pomi; E la tua bocca sarà come il buon vino, Che cola dolcemente per il mio amico, E scivola fra le labbra de’ dormenti Io son del mio amico, E il suo desiderio è verso me. Vieni, amico mio, usciamo a’ campi, Passiam la notte nelle ville. Leviamoci la mattina, per andare alle vigne; Veggiamo se la vite è fiorita, se l’agresto si scopre, Se i melagrani hanno messe le lor bocce; Quivi ti darò i miei amori. Le mandragole rendono odore, E in su gli usci nostri vi son delizie d’ogni sorta, E nuove, e vecchie, Le quali io ti ho riposte, amico mio Oh fossi tu pur come un mio fratello, Che ha poppato le mammelle di mia madre! Trovandoti io fuori, ti bacerei, E pur non ne sarei sprezzata. Io ti menerei, e ti condurrei in casa di mia madre; Tu mi ammaestreresti, Ed io ti darei a bere del vino aromatico, Del mosto del mio melagrano. Sia la sua man sinistra sotto al mio capo, Ed abbraccimi la sua destra. Io vi scongiuro, figliuole di Gerusalemme, Che non destiate l’amor mio e non le rompiate il sonno, Finchè non le piaccia CHI è costei, che sale dal deserto, Che si appoggia vezzosamente sopra il suo amico? Io ti ho svegliato sotto un melo, Dove tua madre ti ha partorito, Là dove quella che ti ha partorito si è sgravidata di te. Mettimi come un suggello in sul tuo cuore, Come un suggello in sul tuo braccio; Perciocchè l’amore è forte come la morte, La gelosia è dura come l’inferno. Le sue brace son brace di fuoco, Son fiamma dell’Eterno. Molte acque non potrebbero spegnere quest’amore, Nè fiumi inondarlo; Se alcuno desse tutta la sostanza di casa sua per quest’amore, Non se ne farebbe stima alcuna Noi abbiamo una piccola sorella, La quale non ha ancora mammelle; Che faremo noi alla nostra sorella, Quando si terrà ragionamento di lei? Se ella è un muro, Noi vi edificheremo sopra un palazzo d’argento; E se è un uscio, Noi la rinforzeremo di tavole di cedro. Io sono un muro, Ed i miei seni son come torri; Allora sono stata nel suo cospetto come quella che ha trovata pace. Salomone avea una vigna in Baal-hamon, Ed egli la diede a de’ guardiani, Con patti che ciascun di loro gli portasse mille sicli d’argento Per lo frutto di essa. La mia vigna, che è mia, è davanti a me. Sieno i mille sicli tuoi, o Salomone; Ed abbianne i guardiani del frutto di essa dugento O tu, che dimori ne’ giardini, I compagni attendono alla tua voce; Fammela udire. Riduciti prestamente, o amico mio, A guisa di cavriuolo, o di cerbiatto, Sopra i monti degli aromati La visione d’Isaia, figliuolo di Amos, la quale egli vide intorno a Giuda ed a Gerusalemme, a’ dì di Uzzia, di Iotam, di Achaz, e di Ezechia, re di Giuda ASCOLTATE, cieli; e tu, terra, porgi gli orecchi; percicocchè il Signore ha parlato, dicendo: Io ho allevati de’ figiuoli, e li ho cresciuti; ma essi si son ribellati contro a me. Il bue conosce il suo possessore, e l’asino la mangiatoia del suo padrone; ma Israele non ha conoscimento, il mio popolo non ha intelletto. Guai alla nazione peccatrice, al popolo carico d’iniquità, alla schiatta de’ maligni, a’ figliuoli perduti! Hanno abbandonato il Signore; hanno dispettato il Santo d’Israele; si sono alienati e rivolti indietro. A che sareste ancora percossi? voi aggiungereste rivolta a rivolta; ogni capo è infermo, e ogni cuore è languido. Dalla pianta del piè infino alla testa non vi è sanità alcuna in esso; tutto è ferita, e lividore, e piaga colante; le quali non sono state rasciugate, nè fasciate, nè allenite con unguento. Il vostro paese è desolato, le vostre città sono arse col fuoco; i forestieri divorano il vostro paese, in presenza vostra; e questa desolazione è come una sovversione fatta da strani. E la figliuola di Sion resta come un frascato in una vigna, come una capanna in un cocomeraio, come una città assediata. Se il Signor degli eserciti non ci avesse lasciato alcun piccolo rimanente, noi saremmo stati come Sodoma, saremmo stati simili a Gomorra Ascoltate, rettori di Sodoma, la parola del Signore; popolo di Gomorra, porgete le orecchie alla Legge dell’Iddio nostro. Che ho io da far della moltitudine de’ vostri sacrificii? dice il Signore; io son satollo d’olocausti di montoni, e di grasso di bestie grasse; e il sangue de’ giovenchi, e degli agnelli, e de’ becchi, non mi è a grado. Quando voi venite per comparir nel mio cospetto, chi ha richiesto questo di man vostra, che voi calchiate i miei cortili? Non continuate più a portare offerte da nulla; i profumi mi son cosa abbominevole; quant’è alle calendi, a’ sabati, al bandir raunanze, io non posso portare iniquità, e festa solenne insieme. L’anima mio odia le vostre calendi, e le vostre solennità; mi son di gravezza; io sono stanco di portarle. Perciò, quando voi spiegherete le palme delle mani, io nasconderò gli occhi miei da voi; eziandio, quando moltiplicherete le orazioni, io non le esaudirò; le vostre mani son piene di sangue Lavatevi, nettatevi, rimovete la malvagità delle opere vostre d’innanzi agli occhi miei. Restate di far male; imparate a far bene; cercate la dirittura, ridirizzate l’oppressato, fate ragione all’orfano, mantenete il diritto della vedova. Venite pur ora, dice il Signore, e litighiamo insieme. Quando i vostri peccati fossero come lo scarlatto, saranno imbiancati come la neve; quando fosser rossi come la grana, diventeranno come la lana. Se voi volete ubbidire, mangerete i beni della terra. Ma se ricusate, e siete ribelli, sarete consumati dalla spada; perciocchè la bocca del Signore ha parlato Come è la città fedele divenuta meretrice? ella era piena di dirittura; giustizia dimorava in essa; ma ora son tutti micidiali. Il tuo argento è divenuto schiuma; la tua bevanda è mescolata con acqua; i tuoi principi son ribelli, e compagni di ladri; essi tutti amano i presenti, e procacciano le ricompense; non fanno ragione all’orfano, e la causa della vedova non viene davanti a loro. Perciò, il Signore, il Signor degli eserciti, il Possente d’Israele, dice: Oh! io mi appagherò pur sopra i miei nemici, e mi vendicherò de’ miei avversari. Poi rimetterò la mano sopra te, e ti purgherò delle tue schiume, come nel ceneraccio; e rimoverò tutto il tuo stagno; e ristabilirò i tuoi rettori, come erano da principio; ed i tuoi consiglieri, come erano al cominciamento; dopo questo tu sarai chiamata: Città di giustizia, Città fedele. Sion sarà riscattata per giudicio, e quelli che vi ritorneranno per giustizia. Ma i ribelli ed i peccatori saranno tutti quanti fiaccati, e quelli che abbandonano il Signore saranno consumati. Perciocchè voi sarete svergognati per le querce che avete amate, e confusi per li giardini che avete scelti. Perciocchè voi sarete come una quercia di cui son cascate le foglie, e come un giardino senza acqua. E il forte diventerà stoppa, e l’opera sua favilla; e amendue saranno arsi insieme, e non vi sarà niuno che spenga il fuoco La parola che Isaia, figliuolo di Amos, ebbe in visione, intorno a Giuda ed a Gerusalemme. OR avverrà negli ultimi giorni, che il monte della Casa del Signore sarà fermato nel sommo de’ monti, e sarà alzato sopra i colli; e tutte le genti concorreranno ad esso. E molti popoli andranno, e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore, alla Casa dell’Iddio di Giacobbe; ed egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo ne’ suoi sentieri; perciocchè la Legge uscirà di Sion, e la Parola del Signore di Gerusalemme. Ed egli farà giudicii fra le genti, e castigamenti sopra molti popoli; ed essi delle loro spade fabbricheranno zappe, e delle lor lance falci; una nazione non alzerà più la spada contro all’altra nazione, e non impareranno più la guerra. O casa di Giacobbe, venite, e camminiamo nella luce del Signore Perciocchè tu, Signore, hai abbandonato il tuo popolo, la casa di Giacobbe; perchè son pieni d’Oriente, e son pronosticatori come i Filistei; dànno la mano a’ figliuoli de’ forestieri. E il lor paese si è riempiuto d’argento e d’oro, talchè hanno tesori senza fine; il lor paese si è eziandio riempiuto di cavalli, ed hanno carri senza fine. Oltre a ciò, il lor paese si è riempiuto d’idoli; hanno adorata l’opera delle lor mani, ciò che le lor dita hanno fatto. E la gente vile si è inchinata, e parimente gli uomini onorati si son bassati; perciò non perdonar loro Entra nella roccia, e nasconditi nella polvere, per lo spavento del Signore, e per la gloria della sua altezza. Gli occhi altieri dell’uomo saranno abbassati, e l’altezza degli uomini sarà depressa; e il Signore solo sarà esaltato in quel giorno. Perciocchè vi è un giorno del Signore degli eserciti contro ad ogni superbo ed altiero; e contro a chiunque s’innalza; ed egli sarà abbassato; e contro a tutti i cedri alti ed elevati del Libano, e contro a tutte le querce di Basan; e contro a tutti gli alti monti, e contro a tutti i colli elevati; e contro ad ogni torre eccelsa, e contro ad ogni muro forte; e contro a tutte le navi di Tarsis, e contro a tutti i be’ disegni. E l’altezza degli uomini sarà depressa, e la sublimità degli uomini sarà abbassata; e il Signore solo sarà esaltato in quel giorno. Ed egli sterminerà del tutto gl’idoli. E gli uomini entreranno nelle spelonche delle rocce, e nelle grotte della terra, per lo spavento del Signore, e per la gloria della sua altezza, quando egli si leverà per fiaccar la terra. In quel giorno l’uomo gitterà alle talpe, ed a’ vipistrelli, gl’idoli del suo argento, e gl’idoli del suo oro, i quali altri gli avrà fatti, per adorarli; entrando nelle buche delle rocce, e nelle caverne de’ sassi, per lo spavento del Signore, e per la gloria della sua altezza, quando egli si leverà per fiaccar la terra. Rimanetevi di fidarvi nell’uomo il cui alito è nelle nari; perciocchè, di quanto pregio e valore è egli? Perciocchè, ecco, il Signore, il Signor degli eserciti, toglie via di Gerusalemme e di Giuda ogni sostegno ed appoggio; ogni sostegno di pane, ed ogni sostegno di acqua; il forte e il guerriero; il giudice e il profeta; e l’indovino e l’anziano; il capitano di cinquantina, e l’uomo d’autorità, e il consigliere, e l’artefice industrioso, e l’uomo intendente nelle parole segrete. Ed io farò, che de’ giovanetti saranno lor principi, e che de’ fanciulli li signoreggeranno. E il popolo sarà oppressato l’uno dall’altro, e ciascuno dal suo prossimo; il fanciullo superbirà contro al vecchio, e il vile contro all’onorevole. Se alcuno prende un suo fratello, della casa di suo padre, dicendo: Tu hai una veste, sii nostro principe, e sia questa ruina sotto alla tua mano, egli giurerà in quel giorno, dicendo: Io non sarò signore; e in casa mia non vi è nè pane, nè vestimento; non mi costituite principe del popolo. Perciocchè Gerusalemme è traboccata, e Giuda è caduto; perchè la lingua e le opere loro son contro al Signore, per provocare ad ira gli occhi della sua gloria Ciò che si riconosce loro nella faccia testifica contro a loro; ed essi pubblicano il lor peccato come Sodoma, e non lo celano. Guai alle anime loro! perciocchè fanno male a sè stessi. Dite al giusto, che gli avverrà bene; perciocchè i giusti mangeranno il frutto delle loro opere. Guai all’empio! male gli avverrà; perciocchè gli sarà fatta la retribuzione delle sue mani. Gli oppressatori del mio popolo sono fanciulli, e donne lo signoreggiano. Popol mio, quelli che ti predicano beato ti fanno traviare, e fanno andare in perdizione la via de’ tuoi sentieri. Il Signore comparisce, per contendere; e si presenta, per giudicare i popoli. Il Signore verrà in giudicio contro agli anziani del suo popolo, e contro a’ principi di esso; voi siete pur quelli che avete guasta la vigna; la preda del povero è nelle vostre case. Perchè tritate il mio popolo, e pestate le facce dei poveri? dice il Signore, il Signor degli eserciti Oltre a ciò, il Signore ha detto: Perciocchè le figliuole di Sion si sono innalzate, e son camminate a gola stesa, ed ammiccando con gli occhi; e son camminate carolando, ed hanno fatto tintinno co’ lor piedi; il Signore pelerà la sommità del capo delle figliuole di Sion, e il Signore scoprirà le lor vergogne. In quel giorno il Signore torrà via l’ornamento delle pianelle, i calzamenti fatti ad occhietti, e le lunette; le collane, e i monili, e le maniglie; i fregi, e i legaccioli da gamba, e le bende, e i bossoli d’odori, e gli orecchini; gli anelli, e i monili pendenti in sul naso; le robe da festa, e i mantelletti, e i veli, e gli spilletti; gli specchi, e gli zendadi, e le mitrie, e le gonne. Ed avverrà che, in luogo di buono odore, vi sarà marcia; e in luogo di cintura, squarciatura; e in luogo d’increspatura di capelli, calvezza; e in luogo di fascia da petto, cinto di sacco; e in luogo di bellezza, arsura. I tuoi uomini cadranno per la spada, e i tuoi uomini prodi nella battaglia. E le porte di Gerusalemme si lamenteranno, e faranno cordoglio; ed ella, dopo essere stata vuotata, giacerà per terra E in quel giorno sette donne prenderanno un uomo, dicendo: Noi mangeremo il nostro pane, e ci vestiremo dei nostri vestimenti; sol che siamo chiamate del tuo nome; togli via il nostro vituperio In quel giorno il Germoglio del Signore sarà ad onore ed a gloria; e il frutto della terra ad altezza, ed a magnificenza a que’ d’Israele, che saranno scampati. E avverrà, che chi sarà restato in Sion, e rimasto in Gerusalemme, sarà chiamato santo; e che chiunque è scritto a vita sarà in Gerusalemme; quando il Signore avrà lavate le brutture delle figliuole di Sion, ed avrà nettato il sangue di Gerusalemme del mezzo di essa, in ispirito di giudicio, ed in ispirito di ardore. E il Signore creerà sopra ogni stanza del monte di Sion, e sopra le sue raunanze, di giorno, una nuvola con fumo; e di notte, uno splendore di fuoco fiammeggiante: perciocchè vi sarà una coverta sopra tutta la gloria. E vi sarà una tenda per ombra di giorno, per ripararsi dal caldo; per ricetto e nascondimento dal nembo e dalla pioggia OR io canterò all’amico mio il cantico del mio amico, intorno alla sua vigna. Il mio amico avea una vigna, in un luogo grasso, come un corno d’olio. E le fece attorno una chiusura, e ne tolse via le pietre, e la piantò di viti eccellenti, ed edificò una torre in mezzo di essa, ed anche vi fabbricò un torcolo; or egli aspettava ch’ella facesse delle uve, ed ha fatte delle lambrusche. Or dunque, abitanti di Gerusalemme, ed uomini di Giuda, giudicate fra me e la mia vigna. Chi si dovea più fare alla mia vigna che io non vi abbia fatto? perchè ho io aspettato che facesse delle uve, ed ha fatte delle lambrusche? Or dunque, io vi farò assapere ciò che io son per fare alla mia vigna. Io torrò via la sua siepe, e sarà pascolata; io romperò la sua chiusura, e sarà calpestata. E la ridurrò in deserto; non sarà potata, nè zappata; e le vepri e i pruni vi monteranno; divieterò ancora alle nuvole che non ispandano pioggia sopra essa. Certo, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele, e gli uomini di Giuda son le piante delle sue delizie; egli ne ha aspettata dirittura, ed ecco lebbra; giustizia, ed ecco grido Guai a coloro che congiungono casa a casa, ed accozzano campo a campo, finchè non vi sia più luogo, e che voi soli siate stanziati in mezzo della terra! Il Signor degli eserciti mi ha detto all’orecchio: Se le case magnifiche non son ridotte in desolazione; e le grandi e belle, ad esser disabitate; quando dieci bifolche di vigna faranno solo un bato, e la sementa di un homer farà solo un efa. Guai a coloro che si levano la mattina a buon’ora, per andar dietro alla cervogia, e la sera dimorano lungamente a bere, finchè il vino li riscaldi! E ne’ cui conviti vi è la cetera e il saltero; il tamburo, e il flauto, col vino; e non riguardano all’opera del Signore, e non veggono i fatti delle sue mani! Perciò, il mio popolo è menato in cattività, perchè non ha conoscimento; e la sua nobiltà si muor di fame, e il suo popolazzo è arido di sete. Perciò, il sepolcro si è allargato, ed ha aperta la sua gola smisuratamente; e la nobiltà di Gerusalemme, ed il suo popolazzo, e la sua turba, e coloro che in essa festeggiano, vi scenderanno. E la gente vile sarà depressa, e parimente gli uomini onorati saranno abbattuti, e gli occhi degli altieri saranno abbassati. E il Signor degli eserciti sarà esaltato per giudicio, e l’Iddio santo sarà santificato per giustizia. E gli agnelli pastureranno presso alle lor mandre; e i pellegrini mangeranno i luoghi deserti delle bestie grasse Guai a coloro che tirano l’iniquità con funi di vanità, e il peccato come con corde di carro! I quali dicono: Affrettisi pure, e solleciti l’opera sua, acciocchè, noi la veggiamo; ed accostisi, e venga pure il consiglio del Santo d’Israele, acciocchè noi lo conosciamo. Guai a coloro che dicono del male bene, e del bene male; i quali fanno delle tenebre luce, e della luce tenebre; i quali fanno dell’amaro il dolce, e del dolce l’amaro! Guai a coloro che si reputano savi, e che sono intendenti appo loro stessi. Guai a coloro che son valenti a bere il vino, e prodi a mescer la cervogia! A coloro che giustificano l’empio per presenti, e tolgono a’ giusti la lor ragione! Perciò, siccome la fiamma del fuoco divora la stoppia, e la vampa consuma la paglia, così la lor radice sarà come una cosa marcia, e i lor germogli se ne andran via come la polvere; perciocchè hanno sprezzata la Legge del Signor degli eserciti, ed han disdegnata la parola del Santo d’Israele. Perciò, l’ira del Signore si è accesa contro al suo popolo; ed egli ha stesa la sua mano contro ad esso, e l’ha percosso; e i monti ne hanno tremato; e i lor corpi morti sono stati a guisa di letame in mezzo delle strade. Per tutto ciò l’ira del Signore non si è racquetata; ma la sua mano è ancora stesa. Ed egli alzerà la bandiera alle nazioni lontane, e fischierà loro dall’estremità della terra; ed ecco, prestamente e leggermente verranno. Fra esse non vi sarà alcuno stanco, nè fiacco; non saranno sonnacchiosi, nè addormentati; e la cintura de’ lombi loro non sarà sciolta, nè la correggia delle scarpe rotta. Le lor saette saranno acute, e tutti i loro archi tesi; l’unghie de’ lor cavalli saranno reputate come selci, e le ruote de’ lor carri come un turbo. Avranno un ruggito simile a quel del leone, e ruggiranno come leoncelli; fremeranno, e daranno di piglio alla preda, e la rapiranno, senza che alcuno la riscuota. E in quel giorno fremeranno contro al popolo, come freme il mare; ed egli guarderà verso la terra, ed ecco tenebre, e distretta, che si rinnovellerà col dì; e nel cielo di essa farà scuro NELL’anno che morì il re Uzzia, io vidi il Signore, che sedeva sopra un alto ed elevato trono; e il lembo della sua veste riempieva il Tempio. I Serafini stavano di sopra ad esso; e ciascun d’essi avea sei ale; con due copriva la sua faccia, e con due copriva i suoi piedi, e con due volava. E l’uno gridava all’altro, e diceva: Santo, Santo, Santo è il Signor degli eserciti; Tutta la terra è piena della sua gloria. E gli stipiti delle soglie furono scrollati per la voce di colui che gridava, e la Casa fu ripiena di fumo Ed io dissi: Ahi! lasso me! perciocchè io son deserto; conciossiachè io sia uomo immondo di labbra, ed abiti in mezzo di un popolo immondo di labbra; e pur gli occhi miei hanno veduto il Re, il Signor degli eserciti. Ed uno de’ Serafini volò a me, avendo in mano un carbone acceso, il quale egli avea preso con le molle d’in su l’Altare. E l’accostò alla mia bocca, e disse: Ecco, questo ha toccate le tue labbra; or sarà la tua iniquità rimossa, e il tuo peccato purgato. Poi io udii la voce del Signore che diceva: Chi manderò? e chi andrà per noi? Ed io dissi: Eccomi, manda me Ed egli disse: Va’, e di’ a questo popolo: Ascoltate pure, ma non intendiate; e riguardate pure, ma non conosciate. Ingrassa il cuore di questo popolo, ed aggravagli le orecchie, e turagli gli occhi; acciocchè non vegga co’ suoi occhi, e non oda colle sue orecchie, e non intenda col suo cuore; e ch’egli non si converta, e che Iddio non lo guarisca. E io dissi: Infino a quando, Signore? Ed egli disse: Finchè le città sieno state desolate, senza abitatore; e che le case sieno senza uomini; e che la terra sia ridotta in deserto, e desolazione; e che il Signore abbia allontanati gli uomini; e che la solitudine sia stata lungo tempo in mezzo della terra. Ma pure ancora vi resterà in essa una decima parte; ma quella di nuovo sarà consumata. Come i roveri, e le quercie, che sono tagliati hanno ancora il tronco, così il seme santo sarà il tronco di essa OR avvenne a’ dì di Achaz, figliuolo di Iotam, figliuolo di Uzzia, re di Giuda, che Resin, re di Siria, e Peca, figliuolo di Remalia, re d’Israele, salirono a mano armata contro a Gerusalemme; ma non poterono espugnarla. Or ciò fu rapportato alla Casa di Davide, dicendo: La Siria si è riposata sopra Efraim. E il cuor di Achaz, e del suo popolo, fu commosso, come gli alberi di un bosco si muovono per lo vento. Allora il Signore disse ad Isaia: Esci ora incontro ad Achaz, tu, e Seariasub, tuo figliuolo, al capo del condotto della pescina alta, verso la strada del campo del purgator di panni. E digli. Prendi guardia che tu te ne stii queto; non temere, e non avviliscasi il cuor tuo per queste due code di tizzoni fumanti; per l’ardente ira di Resin, e della Siria, e del figliuolo di Remalia. Perciocchè la Siria, Efraim, e il figliuolo di Remalia, hanno preso un consiglio di male contro a te, dicendo: Saliamo contro alla Giudea, e dividiamola in parti, e spartiamola fra noi, e costituiamo re in mezzo di essa il figliuolo di Tabeal. Così ha detto il Signore Iddio: Questo non avrà effetto, e non sarà. Perciocchè Damasco è il capo della Siria, e Resin è il capo di Damasco; e infra i sessantacinque anni, Efraim sarà fiaccato, sì che non sarà più popolo. E Samaria è il capo di Efraim, e il figliuolo di Remalia il capo di Samaria. Non credete voi, perchè non siete accertati? E il Signore continuò a parlare ad Achaz, dicendo: Domandati un segno al Signore Iddio tuo; domandalo da alto, o da basso. Ed Achaz disse: Io non lo domanderò, e non tenterò il Signore. Ed Isaia disse: Ascoltate ora, casa di Davide: Evvi egli troppo poca cosa di travagliar gli uomini, che anche travagliate l’Iddio mio? Perciò, il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la Vergine concepirà, e partorirà un Figliuolo; e tu chiamerai il suo nome Emmanuele. Egli mangerà burro e miele, finchè egli sappia riprovare il male, ed eleggere il bene. Perciocchè, avanti che questo fanciullo sappia riprovare il male ed eleggere il bene, la terra che tu abbomini sarà abbandonata dalla presenza de’ suoi due re Il Signore farà venir sopra te, e sopra il tuo popolo, e sopra la casa di tuo padre, de’ giorni, quali non son giammai venuti, dal giorno che Efraim si dipartì da Giuda; cioè: il re degli Assiri. Ed avverrà che, in quel giorno, il Signore fischierà alle mosche che sono all’estremità de’ fiumi di Egitto; ed alle api, che son nel paese di Assiria. E quelle verranno, e si riposeranno tutte nelle valli deserte, e nelle caverne delle rocce, e sopra ogni spino, e sopra ogni arboscello. In quel giorno il Signore raderà, col rasoio tolto a prezzo, che è di là dal Fiume, cioè, col re di Assiria, il capo, e i peli de’ piedi; e anche la barba tutta interamente. Ed avverrà in quel giorno, che, se alcuno avrà salvata una vitella e due pecore, per l’abbondanza del latte che faranno, egli mangerà del burro; perciocchè chi sarà restato in mezzo della terra, mangerà burro e miele. Ed avverrà in quel giorno, che ogni luogo, dove saranno state mille viti, del prezzo di mille sicli d’argento, sarà ridotto in vepri ed in pruni. Vi si entrerà dentro con saette, e con arco; perciocchè tutta la terra non sarà altro che vepri e pruni. E in tutti i monti che solevano arroncarsi col roncone, non verrà timore alcuno di vepri, nè di pruni; ma saranno per mandarvi a pascere i buoi, e per esser calcati dalle pecore E IL Signore mi disse: Prenditi un gran rotolo, e scrivi sopra esso con istile d’uomo: Egli si affretterà a spogliare, egli solleciterà di predare. Ed io presi per testimonio di ciò de’ testimoni fedeli, cioè: il sacerdote Uria, e Zaccaria, figliuolo di Ieberechia. Oltre a ciò, essendomi accostato alla profetessa, ed ella avendo conceputo, e poi partorito un figliuolo, il Signore mi disse: Pongli nome: Maher-salal-has-baz. Perciocchè, avanti che il fanciullo sappia gridare: Padre mio, e Madre mia, le ricchezze di Damasco, e le spoglie di Samaria saranno portate via, davanti al re di Assiria. E il Signore continuò ancora a parlarmi, dicendo: Perciocchè questo popolo ha sprezzate le acque di Siloe, che corrono quetamente, e si è rallegrato di Resin, e del figliuolo di Remalia; perciò, ecco altresì il Signore fa salir sopra loro le acque del fiume, forti e grandi, cioè: il re di Assiria, e tutta la sua gloria; ed esso salirà sopra tutti i lor ruscelli, e passerà sopra tutte le loro rive; e spingerà innanzi fino in Giuda, e l’inonderà, e travalicherà, ed arriverà infino al collo; e le ale di esso si stenderanno per tutta quanta la larghezza della tua terra, o Emmanuele Fate pur lega tra voi, o popoli, sì sarete fiaccati; voi tutti che siete di lontani paesi, porgete gli orecchi; apparecchiatevi pure, sì sarete fiaccati; apparecchiatevi pure, sì sarete fiaccati. Prendete pur consiglio, sì sarà ridotto al niente; dite pur la parola, sì non avrà effetto; perciocchè Iddio è con noi. Perciocchè, così mi ha detto il Signore, con fortezza di mano; e mi ha ammaestrato a non andar per la via di questo popolo, dicendo: Non dite lega, di tutto ciò che questo popolo dice lega; e non temiate ciò ch’egli teme, e non vi spaventate. Santificate il Signor degli eserciti; e sia egli il vostro timore e il vostro spavento. Ed egli sarà per santuario; ma altresì per pietra d’intoppo, e per sasso d’incappamento alle due case d’Israele; per laccio, e per rete agli abitanti di Gerusalemme. E molti di essi traboccheranno, e caderanno, e saranno rotti, e saranno allacciati e presi Serra la testimonianza, suggella la Legge fra i miei discepoli. Io dunque aspetterò il Signore, il quale nasconde la sua faccia dalla casa di Giacobbe; e spererò in lui. Ecco me, e questi piccoli fanciulli, i quali il Signore mi ha dati per segni e per prodigi in Israele; questo procede dal Signore degli eserciti, il quale abita nel monte di Sion. E se vi si dice: Domandate gli spiriti di Pitone e gl’indovini, i quali bisbigliano e mormorano, rispondete: Il popolo non domanderebbe egli l’Iddio suo? andrebbe egli a’ morti per i viventi? Alla Legge ed alla Testimonianza; se alcuno non parla secondo questa parola, certo non vi è in lui alcuna aurora. Ed egli andrà attorno per lo paese, aggravato ed affamato; ed avendo fame, dispetterà, e maledirà il suo re, e il suo Dio; e riguarderà ad alto. Poi rivolgerà lo sguardo verso la terra, ed ecco, distretta, ed oscurità, e tenebre di angoscia; ed egli sarà sospinto nella caligine Perciocchè colei che fu afflitta, non sarà più ravvolta in tenebre. Come al tempo di prima Iddio avvilì il paese di Zabulon, e il paese di Neftali, così, nel tempo posteriore, egli riempirà di gloria il paese dalla parte del mare, di là dal Giordano, la Galilea de’ Gentili. IL popolo che camminava nelle tenebre, ha veduta una gran luce; la luce è risplenduta a quelli che abitavano nella terra dell’ombra della morte. Tu hai moltiplicata la nazione, tu gli hai accresciuta l’allegrezza; essi si son rallegrati nel tuo cospetto, come l’uomo si rallegra nella ricolta, come altri festeggia quando si spartiscono le spoglie. Perciocchè tu hai spezzato il giogo del quale egli era caricato, e la verga con la quale gli erano battute le spalle, e il bastone di chi lo tiranneggiava, come al giorno di Madian. Conciossiachè ogni saccheggiamento di saccheggiatori sia con istrepito e tumulto; e i vestimenti son voltolati nel sangue; poi sono arsi, e divengon pastura del fuoco. Perciocchè il Fanciullo ci è nato, il Figliuolo ci è stato dato; e l’imperio è stato posto sopra le sue spalle; e il suo Nome sarà chiamato: L’Ammirabile, il Consigliere, l’Iddio forte, il Padre dell’eternità, il Principe della pace. Vi sarà senza fine accrescimento d’imperio e di pace, sopra il trono di Davide, e sopra il suo regno; per istabilirlo, e per fermarlo in giudicio, e in giustizia, da ora fino in eterno. La gelosia del Signor degli eserciti farà questo IL Signore ha mandata una parola contro a Giacobbe, ed ella caderà sopra Israele. E tutto il popolo la saprà; Efraim, e gli abitanti di Samaria, i quali dicono con superbia, e con grandigia di cuore; I mattoni son caduti, ma noi edificheremo di pietre pulite; i sicomori sono stati tagliati, ma noi li muteremo in cedri. Quando adunque il Signore avrà innalzati i nemici di Resin sopra lui, farà anche muovere alla mescolata i nemici d’Israele: i Siri dall’Oriente, i Filistei dall’Occidente; ed essi divoreranno Israele a piena bocca. Per tutto ciò la sua ira non si racqueterà; anzi la sua mano sarà ancora stesa. E perchè il popolo non si sarà convertito a colui che lo percuote, e non avrà ricercato il Signor degli eserciti, il Signore riciderà in un medesimo giorno da Israele il capo e la coda, il ramo ed il giunco. L’anziano e l’uomo d’autorità sono il capo; e il profeta che insegna menzogna è la coda. E quelli che predicano beato questo popolo saranno seduttori, e quelli d’infra esso che si persuadono d’esser beati saranno distrutti. Perciò, il Signore non prenderà alcun diletto ne’ giovani di esso, e non avrà pietà de’ suoi orfani, nè delle sue vedove; perchè tutti son profani e maligni; ed ogni bocca parla cose vituperose. Per tutto ciò l’ira sua non si racqueterà; anzi la sua mano sarà ancora stesa. Perciocchè l’empietà arderà come un fuoco, divorerà le vepri ed i pruni, e si accenderà negli alberi più folti del bosco, e quelli se ne andranno a viluppi, come si alza il fumo. Per l’indegnazione del Signor degli eserciti la terra scurerà, e il popolo sarà come l’esca del fuoco; l’uomo non risparmierà il suo fratello; anzi strapperà a destra, e pure avrà fame; e divorerà a sinistra, e pur non sarà saziato; ciascuno mangerà la carne del suo braccio. Manasse divorerà Efraim, ed Efraim Manasse; benchè sieno insieme contro a Giuda. Per tutto ciò l’ira sua non si racqueterà; anzi la sua mano sarà ancora stesa Guai a quelli che fanno decreti iniqui e dettano l’ingiuria, la quale eglino stessi hanno innanzi scritta; per fare scadere i miseri dal giudicio, e per rapire il diritto a’ poveri del mio popolo; acciocchè le vedove sieno le loro spoglie, e per predar gli orfani! E che farete voi al giorno della visitazione, e nella desolazione che verrà da lontano? a chi rifuggirete per aiuto? ed ove lascerete la vostra gloria? Che farete voi, se non che gli uni si chineranno sotto i prigioni, e gli altri caderanno sotto gli uccisi? Per tutto ciò la sua ira non si racqueterà; anzi la sua mano sarà ancora stessa GUAI ad Assur, verga della mia ira, il cui bastone, che hanno in mano, è la mia indegnazione! Io lo manderò contro alla gente profana, e gli darò commissione contro al popolo del mio cruccio; per ispogliar spoglie, per predar preda, e per render quello calcato, come il fango delle strade. Ma egli non penserà già così, e il suo cuore non istimerà già così; anzi penserà nel cuor suo di distruggere, e di sterminar genti non poche. Perciocchè dirà: I miei principi non son eglino re tutti quanti? Non è Calno come Carchemis? non è Hamat come Arpad? non è Samaria come Damasco? Siccome la mia mano ha ritrovati i regni degl’idoli, le cui sculture erano in maggior numero, e di più valore, che quelle di Gerusalemme e di Samaria; non farei io a Gerusalemme, ed a’ suoi idoli, come ho fatto a Samaria, ed a’ suoi idoli? Egli avverrà dunque, quando il Signore avrà compiuta tutta l’opera sua nel monte di Sion, ed in Gerusalemme, che io farò, dice egli, la punizione del frutto della grandigia del cuore del re degli Assiri, e della gloria dell’alterezza degli occhi suoi. Perciocchè egli avrà detto: Io ho fatte queste cose per la forza delle mie mani, e per la mia sapienza; conciossiachè io sia intendente; ed ho rimossi i confini de’ popoli, ed ho predati i lor tesori; e, come possente, ho posti giù quelli ch’erano a seder sopra troni. E la mia mano ha ritrovate, come un nido, le ricchezze de’ popoli; e come si raccolgono le uova lasciate, così ho raccolta tutta la terra; e non vi è stato alcuno che abbia mossa l’ala, od aperto il becco e pigolato. Glorierassi la scure contro a colui che taglia con essa? magnificherassi la sega contro a colui che la mena? come se la verga movesse quelli che l’alzano, e come se il bastone si elevasse da sè, quasi come non fosse legno. Perciò, il Signore, il Signor degli eserciti, manderà la magrezza ne’ grassi di esso; e sotto la sua gloria accenderà un incendio, simile ad un incendio di fuoco. E la luce d’Israele sarà come un fuoco, e il suo Santo come una fiamma; e arderà, e divorerà le vepri, ed i pruni di esso, in un giorno. Ed anche consumerà la gloria del suo bosco, e il suo Carmel; consumerà ogni cosa, dall’anima infino alla carne; e sarà di lui come quando il banderaro è messo in rotta. E il rimanente degli alberi del suo bosco sarà in piccol numero, ed un fanciullo potrà metterne il conto in iscritto Ed avverrà che, in quel giorno, il rimanente d’Israele, e quelli della casa di Giacobbe, che saranno scampati, non continueranno più ad appoggiarsi sopra colui che li percoteva; anzi si appoggeranno sopra il Signore, il Santo d’Israele, in verità. Il rimanente si convertirà; il rimanente di Giacobbe si convertirà all’Iddio forte. Perciocchè, avvegnachè il tuo popolo, o Israele, fosse come la rena del mare, il sol rimanente di esso si convertirà; una distruzione è determinata, e farà inondare la giustizia. Perciocchè il Signore Iddio degli eserciti manda ad esecuzione una sentenza finale, ed una determinazione in mezzo di tutta la terra Perciò, il Signore Iddio degli eserciti ha detto così: Popol mio, che abiti in Sion, non temer dell’Assiro; egli ti percoterà con la verga, ed alzerà il suo bastone sopra te, nella medesima maniera che l’alzò l’Egitto. Perciocchè fra qui e ben poco tempo l’indegnazione sarà venuta meno; e la mia ira sarà alla distruzione di quelli. E il Signor degli eserciti ecciterà contro a lui un flagello, qual fu la piaga di Madian, alla pietra di Oreb; e la sua verga sarà sopra il mare, ed egli l’alzerà nella medesima maniera ch’egli l’alzò in Egitto. Ed avverrà, in quel giorno, che il suo incarico sarà rimosso d’in su la tua spalla, e il suo giogo d’in sul tuo collo; e il giogo sarà rotto per cagion dell’unzione. Egli è venuto in Aiat, egli è passato in Migron, ha riposti in Micmas i suoi arnesi; hanno passato il passo; Gheba è stato un alloggiamento, dove sono alloggiati; Rama ha tremato, Ghibea di Saul è fuggita. Strilla con la tua voce, o figliuola di Gallim; e tu, povera Anatot, riguarda attentamente verso Lais. Madmena si è messa in fuga; gli abitanti di Ghebim si son salvati in fretta. Egli si fermerà ancora quel giorno in Nob; e moverà la sua mano contro al monte della figliuola di Sion, e contro al colle di Gerusalemme. Ecco, il Signore, il Signor degli eserciti, troncherà i rami con violenza, e i più elevati saran ricisi, e gli eccelsi saranno abbassati. Ed egli taglierà dal piè col ferro i più folti alberi del bosco, e il Libano caderà per la man di un possente ED uscirà un Rampollo del tronco d’Isai, ed una pianterella spunterà dalle sue radici. E lo Spirito del Signore riposerà sopra esso; lo Spirito di sapienza e d’intendimento; lo Spirito di consiglio e di fortezza; lo Spirito di conoscimento e di timor del Signore. E il suo diletto sarà nel timor del Signore, ed egli non giudicherà secondo la veduta de’ suoi occhi, e non renderà ragione secondo l’udita de’ suoi orecchi. Anzi giudicherà i poveri in giustizia, e renderà ragione in dirittura ai mansueti della terra; e percoterà la terra con la verga della sua bocca, ed ucciderà l’empio col fiato delle sue labbra. E la giustizia sarà la cintura de’ suoi lombi, e la verità la cintura de’ suoi fianchi. E il lupo dimorerà con l’agnello, e il pardo giacerà col capretto; e il vitello, e il leoncello, e la bestie ingrassata staranno insieme; ed un piccol fanciullo li guiderà. E la vacca e l’orsa pasceranno insieme; e i lor figli giaceranno insieme; e il leone mangerà lo strame come il bue. E il bambino di poppa si trastullerà sopra la buca dell’aspido, e lo spoppato stenderà la mano sopra la tana del basilisco. Queste bestie, in tutto il monte della mia santità, non faran danno, nè guasto; perciocchè la terra sarà ripiena della conoscenza del Signore, a guisa che le acque coprono il mare Ed avverrà che in quel giorno, le genti ricercheranno la radice d’Isai, che sarà rizzata per bandiera de’ popoli; e il suo riposo sarà tutto gloria. Oltre a ciò, avverrà in quel giorno, che il Signore metterà di nuovo la mano per la seconda volta a racquistare il rimanente del suo popolo, che sarà rimasto di Assur, e di Egitto, e di Patros, e di Cus, e di Elam, e di Sinar, e di Hamat, e delle isole del mare. Ed alzerà la bandiera alle nazioni, e adunerà gli scacciati d’Israele, ed accoglierà le dispersioni di Giuda, da’ quattro canti della terra. E la gelosia di Efraim sarà tolta via, e i nemici di Giuda saran distrutti; Efraim non avrà più gelosia a Giuda, e Giuda non sarà più nemico di Efraim. Anzi, congiuntamente voleranno addosso a’ Filistei, verso Occidente; e prederanno insieme i figliuoli di Oriente; metteranno la mano sopra Edom, e sopra Maob; e i figliuoli di Ammon ubbidiranno loro. E il Signore seccherà la lingua del mar di Egitto, e scoterà la sua mano sopra il fiume, nella forza del suo Spirito; e lo percoterà ne’ suoi sette rami, e farà che vi si camminerà con le scarpe. Vi sarà eziandio una strada, per lo rimanente del suo popolo che sarà rimasto di Assur, siccome ve ne fu una per Israele, nel giorno ch’egli salì fuor del paese di Egitto E tu dirai in quel giorno: Io ti celebrerò, o Signore; perciocchè tu sei stato adirato contro a me; ma l’ira tua si è racquetata, e tu mi hai consolato. Ecco, Iddio è la mia salute; io avrò confidanza, e non sarò spaventato; perciocchè il Signore Iddio è la mia forza e il mio cantico; e mi è stato in salute. E voi attingerete, con allegrezza, le acque dalle fonti della salute; e direte in quel giorno: Celebrate il Signore, predicate il suo Nome, fate noti i suoi fatti fra i popoli, rammemorate che il suo Nome è eccelso. Salmeggiate il Signore; perciocchè egli ha fatte cose eccelse; questo è conosciuto per tutta la terra. Abitatrice di Sion, strilla d’allegrezza, e canta; perciocchè il Santo d’Israele è grande in mezzo di te Il carico di Babilonia, il quale Isaia figliuolo di Amos vide. LEVATE la bandiera sopra un alto monte, alzate la voce a coloro, scotete la mano, e dite che entrino nelle porte dei principi. Io ho data commissione a’ miei deputati; ed anche, per eseguir l’ira mia, ho chiamati i miei uomini prodi, gli uomini trionfanti della mia altezza. Vi è un romore di moltitudine sopra i monti, simile a quello di un gran popolo; vi è un romore risonante de’ regni delle nazioni adunate; il Signor degli eserciti rassegna l’esercito della gente di guerra. Il Signore e gli strumenti della sua indegnazione vengono di lontan paese, dall’estremità del cielo, per distrugger tutta la terra Urlate; perciocchè il giorno del Signore è vicino; egli verrà come un guastamento fatto dall’Onnipotente. Perciò, tutte le mani diventeranno fiacche, ed ogni cuor d’uomo si struggerà. Ed essi saranno smarriti; tormenti e doglie li coglieranno; sentiranno dolori, come la donna che partorisce; saranno tutti sbigottiti, riguardandosi l’un l’altro; le lor facce saranno come facce divampate dalle fiamme. Ecco, il giorno del Signore viene, giorno crudele, e d’indegnazione, e d’ira accesa, per metter la terra in desolazione, e per distrugger da essa i suoi peccatori. Perciocchè le stelle dei cieli, e gli astri di quelli non faranno lucere la lor luce; il sole scurerà, quando si leverà; e la luna non farà risplendere la sua luce. Ed io, dice il Signore, punirò il mondo della sua malvagità, e gli empi della loro iniquità; e farò cessar l’alterezza de’ superbi, ed abbatterò l’orgoglio de’ violenti. Io farò che un uomo sarà più pregiato che oro fino, e una persona più che oro di Ofir. Perciò, io crollerò il cielo, e la terra tremerà, e sarà smossa dal suo luogo, per l’indegnazione del Signor degli eserciti, e per lo giorno dell’ardor dell’ira sua. Ed essi saranno come un cavriuolo cacciato, e come pecore che niuno accoglie; ciascuno si volterà verso il suo popolo, e ciascuno fuggirà al suo paese. Chiunque sarà trovato sarà trafitto, e chiunque si sarà aggiunto con loro caderà per la spada. E i lor fanciulletti saranno schiacciati davanti agli occhi loro; le lor case saranno rubate, e le lor mogli violate. Ecco, io eccito contro a loro i Medi, i quali non faranno stima alcuna dell’argento, e non vorranno oro. E con gli archi loro atterreranno i fanciulli, e non avranno pietà del frutto del ventre; e l’occhio loro non risparmierà i figlioletti E Babilonia, la gloria de’ regni, la magnificenza della superbia dei Caldei, sarà sovvertita, come Iddio sovvertì Sodoma e Gomorra. Ella non sarà giammai più in piè, nè sarà abitata per alcuna età, nè pur vi pianteranno gli Arabi i lor padiglioni, nè vi stabbieranno i pastori. Ma quivi giaceranno le fiere de’ deserti; e le lor case saranno piene di gran serpenti, e l’ulule vi abiteranno, e vi salteranno i demoni. E i gufi canteranno nelle lor case grandi, e i dragoni ne’ lor palazzi di diletto. Or il tempo di essa viene, ed è vicino, e i suoi giorni non saran prolungati Perciocchè il Signore avrà pietà di Giacobbe, ed eleggerà ancora Israele, e li farà riposar sopra la lor terra; e gli stranieri si aggiungeranno con loro, e si accompagneranno con la casa di Giacobbe. E i popoli li prenderanno, e li condurranno al luogo loro; e la casa d’Israele li possederà nella terra del Signore, per servi e per serve; e terranno in cattività quelli che li aveano tenuti in cattività, e signoreggeranno sopra i loro oppressatori. Ed avverrà che nel giorno che il Signore ti avrà dato riposo del tuo affanno, del tuo commovimento, e della dura servitù, nella quale altri ti avrà fatto servire, tu proverbierai così il re di Babilonia, e dirai: Come è restato l’esattore? come è cessato il tributo? Il Signore ha rotto il bastone degli empi, la verga de’ dominatori. Colui che con furore percoteva i popoli di percosse, che non si potevano schivare, il qual signoreggiava le genti con ira, ora è perseguito, senza che possa difendersi. Tutta la terra è in riposo, e quieta; gli uomini fanno risonar grida di allegrezza. Gli abeti ancora e i cedri del Libano si son rallegrati di te, dicendo: Da che tu sei stato atterrato, niuno è salito contro a noi, per tagliarci. L’inferno disotto si è commosso per te, per andarti incontro alla tua venuta; egli ha fatti muovere i giganti, tutti i principi della terra, per te; egli ha fatti levare d’in su i lor troni tutti i re delle nazioni. Essi tutti ti faranno motto, e diranno: Anche tu sei stato fiaccato come noi, e sei divenuto simile a noi. La tua alterezza è stata posta giù nell’inferno, al suono de’ tuoi salteri; e si è fatto sotto te un letto di vermini, e i lombrici son la tua coverta. Come sei caduto dal cielo, o stella mattutina, figliuol dell’aurora? come sei stato riciso ed abbattuto in terra? come sei caduto sopra le genti, tutto spossato? E pur tu dicevi nel cuor tuo: Io salirò in cielo, io innalzerò il mio trono sopra le stelle di Dio, e sederò nel monte della raunanza, ne’ lati di verso il Settentrione. Io salirò sopra i luoghi eccelsi delle nuvole, io mi farò somigliante all’Altissimo. Pur sei stato calato nell’inferno nel fondo della fossa. Quelli che ti vedranno ti riguarderanno, e ti considereranno dicendo: È costui quell’uomo che facea tremare la terra, che scrollava i regni? Il quale ha ridotto il mondo come in un deserto, ed ha distrutte le sue città, e non ha sciolti i suoi prigioni, per rimandarli a casa? Tutti quanti i re delle genti giacciono in gloria, ciascuno in casa sua. Ma tu sei stato gittato via dalla tua sepoltura, come un rampollo abbominevole; come veste di uccisi, trafitti dalla spada, che scendono alle pietre della fossa; come un corpo morto calpestato. Tu non sarai aggiunto con coloro nella sepoltura; perciocchè tu hai guasta la tua terra, tu hai ucciso il tuo popolo; la progenie dei malfattori non sarà nominata in perpetuo. Preparate l’uccisione a’ suoi figliuoli, per l’iniquità de’ lor padri; acciocchè non si levino, e non posseggano la terra, e non empiano di città la superficie del mondo. Io mi leverò contro a loro, dice il Signor degli eserciti; e sterminerò a Babilonia nome e rimanente, figliuolo e nipote, dice il Signore. E la ridurrò in possession di civette, e in paludi di acque; e la spazzerò con iscope di distruzione, dice il Signor degli eserciti IL Signor degli eserciti ha giurato, dicendo: Se egli non avviene così come io ho pensato; e se la cosa non è messa ad effetto, secondo il consiglio che io ho preso; che è, di romper l’Assiro nella mia terra, e di calcarlo sopra i miei monti; talchè il suo giogo sia rimosso da essi, e il suo incarico d’in su le loro spalle. Quest’è il consiglio preso contro a tutta la terra; e questa è la mano stesa contro a tutte le genti. Perciocchè il Signor degli eserciti ne ha preso il consiglio; e chi l’annullerebbe? e la sua mano è quella che è stesa; e chi la farebbe rivolgere? Questo carico fu rivelato nell’anno che morì il re Achaz. NON rallegrarti, o Palestina tutta, di ciò che la verga di colui che ti batteva è stata rotta; perciocchè dalla radice della serpe uscirà un basilisco; e il suo frutto sarà un serpente ardente, e volante. E i primogeniti de’ poveri pastureranno, e i bisognosi giaceranno in sicurtà; ma io farò morir di fame la tua radice, e colui ucciderà il tuo rimanente. Urla, o porta; grida, o città; struggiti, o Palestina tutta; perciocchè viene un fumo dal Settentrione; e niuno se ne starà in disparte a’ tempi ordinati di esso. E che risponderassi agli ambasciatori delle nazioni? Che il Signore ha fondata Sion, e che in essa i poveri afflitti del suo popolo si riducono in salvo. Il carico di Moab CERTO, Ar di Moab è stato saccheggiato, e distrutto di notte; certo di notte è stato saccheggiato, e distrutto Chir di Moab. Egli è salito al tempio, e Dibon è salito agli alti luoghi, per piangere; Moab urlerà per Nebo, e per Medeba; tutte le teste di esso saranno pelate, ed ogni barba sarà rasa. Essi si cingeranno di sacchi per le sue strade; tutti quanti urleranno sopra i suoi tetti, e nelle sue piazze, struggendosi in pianto. Hesbon ed Eleale han gridato; la lor voce è stata udita infino a Iahas; perciò, la gente di guerra di Moab ha fatto un gran gridare; l’anima loro si è rammaricata. Il cuor mio sclama per Moab; i suoi fuggenti se ne son fuggiti infino a Soar, come una giovenca di tre anni; perciocchè si salirà per la salita di Luhit con pianto, e si leverà un grido di fracasso nella via di Horonaim Perciocchè le acque di Nimrim saranno ridotte in luoghi deserti; e l’erba si seccherà, e l’erbaggio mancherà, e non vi sarà più alcuna verdura. Perciò, quello ch’egli avrà riserbato, e ciò che avranno riposto, sarà portato nella valle degli Arabi. Perciocchè le grida han circondati i confini di Moab, il suo urlo è andato infino ad Eglaim, il suo urlo è andato infino a Beer-elim. E le acque di Dimon sono state ripiene di sangue; perciocchè io aggiungerò mali sopra mali a Dimon; io manderò il leone contro quelli che saranno scampati di Moab, e contro al rimanente del paese Mandate l’agnello di colui che domina nel paese, da Sela, che è inverso il deserto, al monte della figliuola di Sion. Ed egli avverrà, che le figliuole di Moab saranno a’ guadi dell’Arnon, come un uccello ramingo, come una nidiata scacciata. Prendi un consiglio, o Moab, fa’ un decreto; fa’ che la tua ombra, in pien mezzodì, sia come la notte; nascondi quelli che sono scacciati, non palesare i fuggitivi. Que’ del mio popolo che sono scacciati, dimorino appresso di te; o Moab, sii loro un nascondimento dal guastatore; perciocchè colui che usava storsioni verrà meno, e il guastamento finirà, e coloro che calpestavano gli altri saran consumati d’in su la terra. E il trono sarà stabilito in benignità; e sopra quello sederà stabilmente, nel tabernacolo di Davide, uno che giudicherà, e ricercherà la ragione, e sarà pronto a far giustizia Noi abbiamo intesa la superbia di Moab, grandemente superbo; il suo orgoglio, e la sua alterezza, e la sua indegnazione; le sue menzogne non saranno cosa ferma. Perciò, l’un Moabita urlerà all’altro; tutti quanti urleranno; voi gemerete per li fondamenti di Chir-hareset, essendo voi stessi feriti. Perciocchè le campagne di Hesbon, e le vigne di Sibma languiscono; i padroni delle nazioni hanno tritate le viti eccellenti di essa, le quali arrivavano infino a Iazer, e scorrevano qua e là per lo deserto; e le sue propaggini, che si spandevano, e passavano di là dal mare. Perciò, io piangerò le vigne di Sibma del pianto di Iazer; o Hesbon, ed Eleale, io ti righerò delle mie lagrime; perciocchè le grida di allegrezza per li tuoi frutti di state, e per la tua ricolta, son venute meno. E la letizia, e la festa è tolta via dal campo fertile; e non si canta, nè si giubila più nelle vigne; il pigiatore non pigia più il vino ne’ tini; io ho fatte cessare, dice il Signore, le grida da inanimare. Perciò, le mie viscere romoreggeranno a guisa di cetera, per cagion di Moab; e le mie interiora, per cagion di Chir-heres. Ed avverrà che, quantunque Moab si presenti, e si affatichi sopra il suo alto luogo, e venga al suo santuario, per fare orazione; pur non potrà avanzar nulla. Quest’è la parola che il Signore ha detta contro a Moab, ab antico. Ed ora il Signore ha parlato, dicendo: Infra tre anni, quale è il termine degli anni d’un servitore tolto a prezzo, la gloria di Moab sarà avvilita, insieme con tutta la sua gran moltitudine di popolo; e il rimanente sarà in poco numero, piccolo, e non grande. Il carico di Damasco ECCO, Damasco è tolto via, e ridotto a non essere più città; e sarà un monte di ruine. Le città di Aroer saranno abbandonate; saranno per le mandre, le quali vi giaceranno; e non vi sarà alcuno che le spaventi. E le fortezze verranno meno in Efraim, e il regno in Damasco, e nel rimanente della Siria; saranno come la gloria de’ figliuoli d’Israele, dice il Signor degli eserciti. Ed avverrà in quel giorno che la gloria di Giacobbe sarà scemata, e la grassezza della sua carne dimagrerà. Ed avverrà loro, come quando il mietitore raccoglie le biade, e col suo braccio miete le spighe; avverrà, dico, come quando si raccolgono le spighe ad una ad una nella valle de’ Rafei E pur vi resteranno in esso alcuni grappoli; come quando si scuote l’ulivo, restano due o tre ulive nella cima delle vette, e quattro o cinque ne’ rami madornali, dice il Signore Iddio d’Israele. In quel giorno l’uomo riguarderà a colui che l’ha fatto, e gli occhi suoi guarderanno verso il Santo d’Israele. E non riguarderà più verso gli altari, opera delle sue mani; e non guarderà a quello che le sue dita avranno fatto, nè a’ boschi, nè a’ simulacri In quel giorno, le sue città forti saranno come rami e vette abbandonate; perciocchè saranno abbandonate dalla presenza de’ figliuoli d’Israele; e vi sarà desolazione. Perciocchè tu hai dimenticato l’Iddio della tua salute, e non ti sei ricordato della Rocca della tua fortezza; perciò, pianterai piante bellissime, e porrai magliuoli forestieri. Di giorno farai crescere quello che avrai piantato, e la mattina farai germogliar quello che avrai posto; ma i rami ne saranno scossi al giorno del fiaccamento, e della doglia incurabile GUAI alla turba de’ gran popoli i quali romoreggiano come i mari; ed alla turba risonante delle nazioni, che risuonano a guisa di acque grosse! Le nazioni risuonano a guisa di grandi acque; ma Iddio le sgriderà, e fuggiranno lontano, e saranno perseguite come la pula de’ monti dinanzi al vento, e come una palla dinanzi al turbo. Al tempo della sera ecco turbamento, e innanzi alla mattina non saranno più. Quest’è la parte di quelli che ci predano, e la sorte di quelli che ci rubano GUAI al paese che fa ombra con le ale, che è di là da’ fiumi d’Etiopia! Che manda messi per lo mare, e in vaselli di giunchi sopra le acque, dicendo; Andate, messi leggieri, alla gente di lunga statura, e dipelata; al popolo spaventevole, che è più oltre di quella; alla gente sparsa qua e là, e calpestata, la cui terra i fiumi predano. Voi tutti gli abitatori del mondo, e voi gli abitanti della terra, quando si leverà la bandiera sopra i monti, riguardate; e quando si sonerà la tromba, ascoltate. Perciocchè, così mi ha detto il Signore: Io me ne starò cheto, e riguarderò, dimorando nella mia stanza, a guisa di un calor chiaro più che il sole; come una nuvola rugiadosa nel calore della ricolta. Perciocchè, avanti la mietitura, dopo che la vite avrà finito di metter le gemme, e che il fiore sarà divenuto agresto, che si andrà maturando, Iddio taglierà i magliuoli con falci, e torrà via i tralci, e li riciderà. Saranno tutti quanti lasciati in abbandono agli uccelli de’ monti, ed alle bestie della terra; e gli uccelli passeranno la state sopra essi, ed ogni bestia della terra vi passerà il verno. In quel tempo sarà portato presente al Signor degli eserciti da parte del popolo di lunga statura, e dipelato; e da parte del popolo spaventevole, che è più oltre di quello; e della gente sparsa qua e là, e calpestata, la cui terra i fiumi predano; al luogo del Nome del Signor degli eserciti, al monte di Sion. Il carico di Egitto ECCO il Signore, cavalcando una nuvola leggiera, entrerà in Egitto; e gl’idoli di Egitto fuggiranno d’innanzi a lui, e il cuor degli Egizi si struggerà in mezzo di loro. Ed io farò, dice il Signore, venire alla mischia Egizi contro ad Egizi; e ciascuno combatterà contro al suo fratello, e ciascuno contro al suo prossimo; città contro a città, regno contro a regno. E lo spirito dell’Egitto verrà meno nel mezzo di esso; ed io dissiperò il lor consiglio; ed essi domanderanno gl’idoli, e i magi, e gli spiriti di Pitone, e gl’indovini. Ed io metterò gli Egizi in mano d’un signore duro, ed un re violento signoreggerà sopra loro, dice il Signore, il Signor degli eserciti. E le acque del mare mancheranno, e il fiume sarà seccato ed asciutto. E i fiumi si ritrarranno, e i rivi del forte paese scemeranno, e si seccheranno; le canne e i giunchi si appasseranno. Le praterie che son presso al fiume, in su la bocca del fiume, e tutti i seminati del fiume si seccheranno, e saranno dissipati e non saranno più. E i pescatori si lamenteranno, e tutti quelli che gittano l’amo nel rivo piangeranno, e coloro che stendono la rete sopra le acque languiranno. E quelli che fanno lavori di lino finissimo, e che tessono le fine tele bianche, saranno confusi. E gli argini di Egitto, di tutti coloro che fanno chiusure per vivai, saranno rotti. Certo, i principi di Soan son pazzi; i più savi d’infra i consiglieri di Faraone sono un consiglio insensato; come dite voi a Faraone: Io son figliuolo di savi; io son figliuolo di re antichi? Dove sono ora i tuoi savi? dichiarinti ora, e sappiano qual consiglio il Signor degli eserciti ha preso contro all’Egitto. I principi di Soan sono impazzati, i principi di Nof sono stati sedotti, ed i capi delle tribù di Egitto l’han traviato. Il Signore ha mesciuto in mezzo di esso uno spirito di stordimento, ed essi hanno fatto errar l’Egitto in tutte le sue opere; come l’ubbriaco va errando nel suo vomito. E niuna opera, che faccia il capo o la coda, il ramo o il giunco, gioverà all’Egitto. In quel giorno gli Egizi saranno come donne; e tremeranno, e saranno spaventati per lo scuotere della mano del Signor degli eserciti, la quale egli scoterà sopra loro. E la terra di Giuda sarà in ispavento all’Egitto; chiunque si ricorderà di essa si spaventerà in sè stesso, per lo consiglio del Signor degli eserciti, il quale egli ha preso contro a quello In quel giorno vi saranno cinque città nel paese di Egitto, che parleranno il linguaggio di Canaan, e giureranno al Signor degli eserciti; una di quella sarà chiamata: Città del sole. In quel giorno vi sarà, in mezzo del paese di Egitto, un altare consacrato al Signore; e un piliere rizzato al Signore, presso al suo confine. E quello sarà per segnale, e per testimonianza al Signor degli eserciti, nel paese di Egitto. Quando gli Egizi grideranno al Signore per li loro oppressatori, egli manderà loro un Salvatore, ed un Grande, che li riscoterà. E il Signore sarà conosciuto all’Egitto; e in quel giorno gli Egizi conosceranno il Signore, e faranno il servigio di sacrificii e di offerte; e faranno voti al Signore, e li adempieranno. Così il Signore percoterà gli Egizi; e dopo averli percossi, li guarirà; ed essi si convertiranno al Signore, ed egli sarà placato inverso loro, e li sanerà. In quel giorno vi sarà una strada di Egitto in Assiria; e l’Assiro verrà in Egitto, e l’Egizio in Assiria; e gli Egizi con gli Assiri serviranno al Signore. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egizio e con l’Assiro; vi sarà benedizione in mezzo della terra. Perciocchè il Signor degli eserciti li benedirà, dicendo: Benedetto sia Egitto, mio popolo, ed Assur, opera delle mie mani, ed Israele, mia eredità NELL’anno che Tartan, mandato da Sargon, re degli Assiri, venne contro ad Asdod, e la combattè, e la prese; in quel tempo il Signore parlò per Isaia, figliuolo di Amos, dicendo: Va’, e sciogli il sacco d’in su i tuoi lombi, e tratti le scarpe da’ piedi. Ed egli fece così, camminando nudo e scalzo. E il Signore disse: Siccome Isaia, mio servitore, è camminato nudo e scalzo; il che è un segno, e prodigio di tre anni, sopra l’Egitto, e sopra l’Etiopia; così il re di Assiria ne menerà gli Egizi prigioni, e gli Etiopi in cattività; fanciulli, e vecchi, nudi e scalzi, e con le natiche scoperte, per vituperio all’Egitto. E saranno spaventati e confusi, per l’Etiopia, alla quale riguardavano; e per l’Egitto, ch’era la lor gloria. Ed in quel giorno gli abitatori di questo paese deserto diranno: Ecco, così è avvenuto a colui, a cui noi riguardavamo, dove noi eravamo fuggiti per soccorso, per esser liberati dal re degli Assiri; e come scamperemmo noi? Il carico del deserto del mare COLUI vien dal deserto, dal paese spaventevole, a guisa di turbini, che passano nel paese del Mezzodì. Una dura visione mi è stata annunziata. Il disleale ha trovato un disleale; il guastatore ha trovato un guastatore. Sali, Elam; Media, assedia; io ho fatto cessare ogni gemito. Perciò i miei lombi son pieni di doglia; dolori mi hanno colto, simili a’ dolori della donna che partorisce; io mi sono scontorto, per ciò che ho udito; e mi sono smarrito, per ciò che ho veduto. Il mio cuore è smarrito, orrore mi ha conturbato, il vespro de’ miei diletti mi è stato cangiato in ispavento. Mentre la tavola sarà apparecchiata, e le guardie staranno alla veletta, e si mangerà, e si berrà; levatevi, capitani, ungete lo scudo. perciocchè così mi ha detto il Signore: Va’, metti uno alla veletta, ed annunzii ciò ch’egli vedrà. Ed egli vide carri, coppie di cavalieri, carri tirati da asini, e carri tirati da cammelli; e considerò tutto ciò molto attentamente. E gridò, come un leone: Io sto, Signore, del continuo nella veletta di giorno, e sto in piè nella mia guardia tutte le notti. Ed ecco, son venuti carri d’uomini, coppie di cavalieri. Ed egli rispose, e disse: Caduta, caduta è Babilonia, e tutte le sculture de’ suoi dii sono state spezzate, egittate a terra. Ella è ciò che io ho adunato nella mia aia, per trebbiarlo. Io vi ho annunziato ciò che io ho udito dal Signor degli eserciti, dall’Iddio d’Israele Il carico di Duma. EI si grida a me di Seir: Guardia, che hai tu veduto dopo la notte? Guardia, che hai tu veduto dopo la notte? La guardia ha detto: La mattina è venuta, e poi anche la notte; se voi ne domandate, domandate pure, ritornate, venite Il carico contro all’Arabia. VOI passerete la notte nelle selve di Arabia, o carovane di Dedanei. Ei si è portato dell’acqua incontro agli assetati; gli abitanti del paese di Tema son venuti col loro pane incontro a’ fuggenti. Perciocchè son fuggiti d’innanzi alle spade, d’innanzi alla spada tratta, d’innanzi all’arco teso, e d’innanzi allo sforzo della battaglia. Perciocchè il Signore mi ha detto così: Infa un anno, quale è il termine degli anni di un servitore tolto a prezzo, tutta la gloria di Chedar verrà meno. E il rimanente del numero de’ forti arcieri de’ figliuoli di Chedar sarà poco; perciocchè il Signore Iddio d’Israele ha parlato Il carico della Valle della visione. CHE hai ora, che sei tutta salita sopra i tetti? O città piena di strepiti, città romoreggiante, città trionfante! I tuoi uccisi non sono stati uccisi con la spada, e non son morti in guerra. I tuoi capitani se ne son fuggiti tutti quanti, sono stati fatti prigioni dagli arcieri; quelli de’ tuoi che sono stati ritrovati sono stati fatti prigioni tutti quanti, benchè fossero fuggiti lontano. Perciò, io ho detto: Ritraetevi da me, ed io piangerò amaramente; non vi studiate di consolarmi intorno al guastamento della figliuola del mio popolo. Perciocchè quest’è il giorno del fiaccamento, e del calpestamento, e della perplessità, da parte del Signore Iddio degli eserciti, nella Valle della visione; ed egli diroccherà le mura, e le grida andranno infino al monte. Ed Elam si è messo indosso il turcasso; sopra i carri degli uomini vi sono de’ cavalieri, e Chir ha scoperto lo scudo. Ed è avvenuto che le tue scelte valli sono state piene di carri e di cavalieri; hanno posto campo in su la porta E la coverta di Giuda è stata rimossa, e tu hai in quel giorno riguardato alle armi della casa del bosco. E voi avete provveduto alle rotture della città di Davide, perciocchè erano grandi: ed avete raccolte le acque della pescina disotto; ed avete annoverate le case di Gerusalemme, ed avete diroccate delle case per fortificar le mura; ed avete fatto fra le due mura un raccolto delle acque della pescina vecchia; ma non avete riguardato a colui che ha fatto questo, e non avete rivolti gli occhi a colui che ab antico l’ha formato. E il Signore Iddio degli eserciti ha chiamato in quel giorno a pianto, ed a cordoglio; a trarsi i capelli, ed a cignersi di sacco; ed ecco allegrezza, e letizia; ammazzar buoi, e scannar pecore; mangiar carni, e ber vino, dicendo: Mangiamo, e beviamo; perciocchè domani morremo. E ciò è pervenuto agli orecchi di me, che sono il Signor degli eserciti. Se mai è fatto per voi purgamento di questa iniquità, finchè muoiate, dice il Signore Iddio degli eserciti COSÌ ha detto il Signore Iddio degli eserciti: Va’, entra da questo tesoriere, da Sebna, mastro del palazzo; e digli: Che hai da far qui? e chi è qui de’ tuoi che tu ti tagli qui una sepoltura? or egli tagliava il suo sepolcro in un luogo rilevato, e si disegnava un ostello nella roccia. Ecco, o uomo, il Signore ti caccerà lontano, e ti turerà affatto il volto. Egli ti voltolerà sottosopra come una palla per terra larga e spaziosa; quivi morrai, e quivi saranno i carri della tua gloria, o vituprio della casa del tuo signore. Ed io ti sospingerò giù dal tuo grado, e ti sovvertirò dal tuo stato. Ed avverrà in quel giorno, che io chiamerò Eliachim, mio servitore, figliuolo di Hilchia. E lo vestirò della tua veste, e lo fortificherò con la tua cintura, e gli darò in mano la tua podestà; ed egli sarà per padre agli abitanti di Gerusalemme, ed alla casa di Giuda. E metterò la chiave della casa di Davide sopra la sua spalla; ed egli aprirà, e niuno serrerà; e serrerà, e niuno aprirà. E lo ficcherò, come un chiodo, in un luogo fermo; ed egli sarà per trono di gloria alla casa di suo padre. E si appenderà a quel chiodo tutta la gloria della casa di suo padre, rampolli, e piantoni; tutti gli arredi minori, da’ vasellamenti delle coppe fino a tutti i vasellamenti delle guastade. In quel giorno, dice il Signor degli eserciti, sarà tolto il chiodo, il quale era stato fitto in luogo fermo; e sarà riciso, e caderà; e il carico che riposava sopra esso andrà in ruina; perciocchè il Signore ha parlato. Il carico di Tiro URLATE, navi di Tarsis; perciocchè ella è guasta, per modo che non vi sarà più casa, e non vi si verrà più. Questo è apparito loro dal paese di Chittim. Tacete, abitanti dell’isola. I mercatanti di Sidon, quelli che fanno viaggi in sul mare, ti riempievano. E la sua entrata era la sementa del Nilo; la ricolta del fiume, portata sopra grandi acque; ed ella era il mercato delle nazioni. Sii confusa, Sidon; perciocchè il mare, la fortezza del mare, ha detto così: Io non partorisco, nè genero, nè cresco più giovani; non allevo più vergini. Quando il grido ne sarà pervenuto agli Egizi, saranno addolorati, secondo ciò che udiranno di Tiro. Passate in Tarsis, urlate, abitanti dell’isola. E questa la vostra città trionfante, la cui antichità è fin dal tempo antico? i suoi piedi la porteranno a dimorar come straniera in lontano paese. Chi ha preso questo consiglio contro a Tiro, la coronata, i cui mercatanti erano principi, e i cui negozianti erano i più onorati della terra? Il Signor degli eserciti ha preso questo consiglio, per abbatter vituperosamente l’alterezza di ogni nobiltà, per avvilire i più onorati della terra. Passa fuori del tuo paese, come un rivo, o figliuola di Tarsis; non vi è più cintura. Il Signore ha stesa la sua mano sopra il mare, egli ha fatti tremare i regni; egli ha dato comandamento contro a’ Cananei, che si distruggano le fortezze di quella. Ed ha detto: Tu non continuerai più a trionfare, o vergine, figliuola di Sidon, che hai da essere oppressata; levati, passa in Chittim; ancora quivi non avrai riposo. Ecco il paese de’ Caldei; questo popolo non era ancora, quando Assur fondò quello per coloro che dimoravano ne’ deserti; essi aveano rizzate le sue torri, aveano alzati i suoi palazzi; e pure egli è stato messo in ruina. Urlate, navi di Tarsis; perciocchè la vostra fortezza è stata guasta E in quel giorno avverrà che Tiro sarà dimenticata per settant’anni, secondo i giorni d’un re; ma, in capo di settant’anni Tiro avrà in bocca come una canzone di meretrice. Prendi la cetera, va’ attorno alla città, o meretrice dimenticata; suona pur bene, canta pur forte, acciocchè altri si ricordi di te. E in capo di settant’anni, avverrà che il Signore visiterà Tiro, ed ella ritornerà al suo guadagno; e fornicherà, con tutti i regni del mondo, sopra la faccia della terra. Ma, alla fine, il suo traffico, e il suo guadagno, sarà consacrato al Signore; egli non sarà riposto, nè serrato; anzi la sua mercatanzia sarà per quelli che abitano nel cospetto del Signore, per mangiare a sazietà, e per esser coperti di vestimenti durabili ECCO, il Signore vuota il paese, e lo deserta; e ne guasta la faccia, e ne disperge gli abitatori. E il sacerdote sarà come il popolo, il padrone come il servo, la padrona come la serva, chi compera come chi vende, chi presta come chi prende in presto, chi dà ad usura come chi prende ad usura. Il paese sarà del tutto vuotato, e del tutto predato; perciocchè il Signore ha pronunziata questa parola. La terra fa cordoglio, ed è scaduta; il mondo langue, ed è scaduto; i più eccelsi del popolo del paese languiscono. E la terra è stata contaminata sotto i suoi abitatori; perciocchè hanno trasgredite le leggi, hanno mutati gli statuti, hanno rotto il patto eterno. Perciò, l’esecrazione ha divorato il paese, e gli abitanti di esso sono stati desolati; perciò, sono stati arsi gli abitanti del paese, e pochi uomini ne son rimasti. Il mosto fa cordoglio, la vigna langue; tutti quelli ch’erano di cuore allegro gemono. L’allegrezza de’ tamburi è cessata, lo strepito de’ festeggianti è venuto meno, la letizia della cetera è restata. Ei non si berrà più vino con canti, la cervogia sarà amara a quelli che la berranno. La città è ruinata e ridotta in solitudine; ogni casa è serrata, sì che non vi si entra più. Vi è grido per le piazze, per mancamento del vino; ogni allegrezza è scurata, la gioia del paese è andata in cattività. Nella città non è rimasto altro che la desolazione; e le porte sono rotte e ruinate Perciocchè avverrà in mezzo del paese, fra i popoli, come quando si scuotono gli ulivi; come, finita la vendemmia, si racimola. Quelli che saran così rimasti alzeranno la lor voce, e canteranno di allegrezza; e strilleranno fin dal mare, per l’altezza del Signore. Perciò, glorificate il Signore nel paese degli Urei, il Nome del Signore Iddio d’Israele nelle isole del mare Noi abbiamo uditi cantici dall’estremità della terra, che dicevano: Gloria al giusto. Ed io ho detto: Ahi lasso me! ahi lasso me! guai a me! i disleali procedono dislealmente; anzi procedono dislealmente, della dislealtà de’ più disleali. Lo spavento, la fossa, e il laccio, ti soprastano, o abitante del paese. Ed avverrà, che chi fuggirà per lo grido dello spavento caderà nella fossa; e chi salirà fuor di mezzo della fossa sarà preso col laccio; perciocchè le cateratte da alto saranno aperte, e i fondamenti della terra tremeranno. La terra si schianterà tutta, la terra si disfarà tutta, la terra tremerà tutta. La terra vacillerà tutta come un ebbro, e sarà mossa dal suo luogo come una capanna; e il suo misfatto si aggraverà sopra lei; ed ella caderà, e non risorgerà più. E in quel giorno avverrà, che il Signore farà, ne’ luoghi sovrani, punizione sopra l’esercito de’ luoghi sovrani; e sopra la terra, punizione dei re della terra. E saranno adunati insieme, come si adunano i prigioni in una fossa; e saranno rinchiusi in un serraglio; e dopo un lungo tempo, saranno visitati. E la luna si vergognerà, e il sole sarà confuso, quando il Signor degli eserciti regnerà nel monte di Sion, e in Gerusalemme; e vi sarà gloria davanti agli anziani di essa SIGNORE, tu sei il mio Dio, io ti esalterò; io celebrerò il tuo Nome; perciocchè tu hai fatte cose maravigliose; i tuoi consigli, presi da lungo tempo, son verità e fermezza. Perciocchè tu hai ridotte le città in mucchi, le città forti in ruine, le città in castelli di stranieri; giammai più non saranno riedificate. Perciò, popoli possenti ti glorificheranno; città di nazioni forti ti temeranno. Perciocchè tu sei stato fortezza al povero, fortezza al bisognoso, nella sua distretta; ricetto dall’inondazione, ombra contro all’arsura; perciocchè l’ira dei violenti è come un’inondazione che percuote un muro. Tu abbasserai il tumulto degli stranieri, come un ardore in luogo arido; come un ardore, con l’ombra d’una nuvola; il canto de’ violenti sarà umiliato E il Signor degli eserciti farà a tutti i popoli, in questo monte, un convito di vivande grasse, un convito d’ottimi vini; di vivande grasse, piene di midolla; d’ottimi e finissimi vini. E dissiperà in questo monte il disopra della coverta, che è posta sopra tutti i popoli, e il velame che è steso sopra tutte le nazioni. Egli abisserà la morte in eterno; e il Signore Iddio asciugherà le lagrime d’in su ogni faccia, e torrà via l’onta del suo popolo d’in su la terra; perciocchè il Signore ha parlato E si dirà in quel giorno: Ecco, questo è il nostro Dio; noi l’abbiamo aspettato, egli ci salverà: questo è il Signore; noi l’abbiamo atteso; noi trionferemo, e ci rallegreremo nella sua salute. Perciocchè la mano del Signore riposerà sopra questo monte; e Moab sarà trebbiato sotto lui, come si trebbia la paglia per farne del letame. Ed egli stenderà le sue mani in mezzo di esso, come chi nuota stende le mani per nuotare; ed abbasserà la sua alterezza, co’ colpi rovesci delle sue mani. Ed abbasserà, abbatterà, gitterà a terra, fin nella polvere, la fortezza delle tue alte mura, o Moab In quel giorno si canterà questo cantico nel paese di Giuda: Noi abbiamo una città forte; Iddio vi ha posta salute, per muro, e per riparo. Aprite le porte, ed entri la gente giusta che osserva ogni lealtà. Questo è un pensiero fermo; tu le manterrai la pace, la pace, perciocchè si confida in te. Confidatevi nel Signore in perpetuo; perciocchè nel Signore Iddio è la Rocca eterna Perciocchè egli ha abbassati quelli che abitavano in luoghi alti, in città elevata; egli ha abbattuta quella città; egli l’ha abbattuta fino in terra, e l’ha messa fin nella polvere. Il piè la calpesterà, i piedi de’ poveri, le piante dei miseri. Il cammino del giusto è tutto piano; tu addirizzi, e livelli il sentiero del giusto. Noi ti abbiamo aspettato, o Signore, eziandio nella via de’ tuoi giudicii; il desiderio dell’anima nostra è stato intento al tuo Nome, ed alla tua ricordanza. Di notte io ti ho desiderato nell’anima mia; eziandio in sul far del giorno ti ho ricercato con lo spirito mio che è dentro di me; perciocchè, secondo che i tuoi giudicii sono in terra, gli abitanti del mondo imparano giustizia. Se si fa grazia all’empio, egli non impara però giustizia; anzi opera perversamente nella terra della dirittura, e non riguarda all’altezza del Signore. O Signore, la tua mano è eccelsa, ed essi nol veggono; ma lo vedranno, e saranno confusi; la gelosia per lo tuo popolo, anzi il fuoco apparecchiato a’ tuoi nemici, li divorerà O Signore, disponci la pace; perciocchè eziandio tu sei quello che hai fatti tutti i fatti nostri. O Signore Iddio nostro, altri signori che te ci hanno signoreggiati; ma per te solo noi ricordiamo il tuo Nome. Quelli son morti, non torneranno più a vita; son trapassati, non risusciteranno più; perciò tu li hai visitati, e li hai sterminati, ed hai fatta perire ogni lor memoria. O Signore, tu hai accresciuta la tua gente; tu l’hai accresciuta; tu sei stato glorificato, tu hai allargati tutti i confini del paese. O Signore, quando sono stati in distretta, si son ricordati di te; hanno sparso un basso lamento, mentre il tuo castigamento è stato sopra loro. Come la donna gravida, quando si avvicina al parto, si duole, e grida ne’ suoi dolori; così siamo stati noi, per cagione di te, o Signore. Noi abbiam conceputo, ed abbiam sentiti dolori di parto; ma non abbiamo fatto altro che come se avessimo partorito del vento; noi non abbiamo operata salute alcuna alla terra, e gli abitatori del mondo non son caduti. I tuoi morti torneranno a vita, il mio corpo morto anch’esso, e risusciteranno. Risvegliatevi, e giubilate, voi che abitate nella polvere; perciocchè, quale è la rugiada all’erbe, tal sarà la tua rugiada, e la terra gitterà fuori i trapassati Va’, popol mio, entra nelle tue camerette, e serra il tuo uscio dietro te; nasconditi, come per un piccol momento di tempo, finchè sia passata l’indegnazione. Perciocchè, ecco, il Signore esce del suo luogo, per far punizione dell’iniquità degli abitanti della terra contro a lui; e la terra rivelerà il suo sangue, e non coprirà più i suoi uccisi IN quel giorno il Signore farà punizione, con la sua dura, grande, e forte spada, di Leviatan, serpente guizzante, e di Leviatan, serpente torto; ed ucciderà la balena che è nel mare. In quel giorno, cantate della vigna del vin vermiglio. Io, il Signore, la guardo; io l’adacquerò ad ogni momento; io la guarderò giorno e notte, acciocchè niun la danneggi. Niuna ira è in me. Chi metterà in battaglia contro a me vepri e pruni? io li calcherò, e li abbrucerò tutti quanti. Arresterebbe alcuno la mia forza? faccia pur pace meco, faccia pur pace meco. Ne’ giorni a venire Giacobbe metterà radice, Israele fiorirà, e germoglierà; ed empieranno di frutto la faccia del mondo L’ha egli percosso secondo le percosse di quelli ch’egli percuote? è egli stato ucciso secondo l’uccisione di quelli ch’egli uccide? Tu contenderai con lei con misura, quando tu la manderai via; egli l’ha cacciata col suo vento impetuoso, nel giorno del vento orientale. In questo modo adunque sarà purgata l’iniquità di Giacobbe, e questo sarà tutto il frutto; cioè: che il suo peccato sarà tolto via, quando egli avrà ridotte tutte le pietre degli altari come pietre di calcina stritolate; ed i boschi e le statue non saranno più in piè. Perciocchè le città forti saranno solitarie, e le case saranno abbandonate, e lasciate come un deserto; ivi pasturerà il vitello, ed ivi giacerà, e mangerà interamente i rami che vi saranno. Quando i rami che vi saranno, saranno secchi, saranno rotti, e le donne verranno, e li arderanno; conciossiachè questo popolo non sia un popolo d’intendimento; perciò colui che l’ha fatto non ne avrà pietà, e colui che l’ha formato non ne avrà mercè. In quel giorno adunque avverrà che il Signore scoterà dal letto del fiume, fino al torrente di Egitto; e voi, figliuoli d’Israele, sarete raccolti ad uno ad uno. Ma in quel giorno avverrà che si sonerà con una gran tromba, e quelli ch’erano stati perduti nel paese di Assiria, e quelli ch’erano stati scacciati nel paese di Egitto verranno, e adoreranno il Signore, nel monte santo, in Gerusalemme GUAI alla corona della superbia degli ubbriachi di Efraim; la gloria della cui magnificenza è un fiore che si appassa; i quali abitano nel sommo delle valli grasse, e sono storditi di vino! Ecco, il Signore ha appo sè un uomo forte e potente, che sarà come un nembo di gragnuola, come un turbo fracassante; egli atterrerà ogni cosa con la mano, a guisa d’una piena di grandi acque traboccanti. La corona della superbia, gli ubbriachi di Efraim, saranno calpestati co’ piedi; e la gloria della magnificenza di colui che abita nel sommo delle valli grasse, sarà come un fiore che si appassa; come un frutto primaticcio avanti la state, il qual tosto che alcuno ha veduto, lo trangugia, come prima l’ha in mano. In quel giorno il Signor degli eserciti sarà per corona di gloria, e per benda di magnificenza, al rimanente del suo popolo; e sarà per ispirito di giudicio a colui che siede sopra il seggio del giudicio; e per forza a quelli che fanno nella battaglia voltar le spalle a’ nemici fino alla porta. Or anche costoro si sono invaghiti del vino, e son traviati nella cervogia; il sacerdote e il profeta si sono invaghiti della cervogia, sono stati perduti per lo vino, e traviati per la cervogia; hanno errato nella visione, si sono intoppati nel giudicio. Perciocchè tutte le tavole son piene di vomito e di lordure; non vi è più luogo netto A cui s’insegnerebbe la scienza, ed a cui si farebbe intender la dottrina? costoro son come bambini spoppati, svezzati dalle mammelle. Perciocchè bisogna dar loro insegnamento dopo insegnamento, insegnamento dopo insegnamento; linea dopo linea, linea dopo linea; un poco qui, un poco là. Conciossiachè Iddio parli a questo popolo con labbra balbettanti, e in lingua straniera. Perciocchè egli avea lor detto: Questo è il riposo; date riposo allo stanco; questa è la quiete; ma essi non hanno voluto ascoltare. La parola del Signore adunque sarà loro a guisa d’insegnamento dopo insegnamento, d’insegnamento dopo insegnamento; di linea dopo linea, di linea dopo linea; un poco qui, un poco là; acciocchè vadano, e cadano a ritroso, e sieno fiaccati, e sieno allacciati, e presi Perciò, ascoltate la parola del Signore, uomini schernitori, che signoreggiate questo popolo, che è in Gerusalemme. Perciocchè voi avete detto: Noi abbiam fatto patto con la morte, ed abbiam fatta lega col sepolcro; quando il flagello inondante passerà, egli non giungerà infino a noi; conciossiachè noi abbiam posta la menzogna per nostro ricetto, e ci siam nascosti nella falsità; perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io son quel che ho posta in Sion una pietra, una pietra a prova, pietra di cantone preziosa, un fondamento ben fondato; chi crederà non si smarrirà. E metterò il giudicio al regolo, e la giustizia al livello; e la gragnuola spazzerà via il ricetto di menzogna, e le acque ne inonderanno il nascondimento. E il vostro patto con la morte sarà annullato, e la vostra lega col sepolcro non sarà ferma; quando il flagello inondante passerà, voi ne sarete calpestati. Da che passerà, egli vi porterà via; perciocchè passerà mattina dopo mattina, di giorno e di notte; e il sentirne il grido non produrrà altro che commovimento. Perciocchè il letto sarà troppo corto, da potervisi distender dentro; e la coverta troppo stretta, per avvilupparsene. Perciocchè il Signore si leverà, come nel monte di Perasim, e si commoverà come nella valle di Gabaon, per far la sua opera, la sua opera strana; e per eseguire la sua operazione, la sua operazione straordinaria. Ora dunque, non vi fate beffe; che talora i vostri legami non sieno rinforzati; perciocchè io ho udita da parte del Signore Iddio degli eserciti una sentenza finale, ed una determinazione contro a tutto il paese Porgete le orecchie, ed ascoltate la mia voce; state attenti, ed ascoltate il mio ragionamento. L’aratore ara egli ogni giorno per seminare? non rompe, e non erpica egli la sua terra? Quando ne ha appianato il disopra, non vi sparge egli la veccia, e non vi semina egli il comino, e non vi pone egli il frumento a certa misura, e l’orzo a certi segni, e la spelta nel suo proprio spazio? E l’Iddio suo l’ammaestra, e gl’insegna l’ordine che deve guardare. Conciossiachè non si trebbi la veccia con la trebbia, e non si ravvolga la ruota del carro sopra il comino; anzi si scuote la veccia con la bacchetta, e il comino con la mazza. Ma il frumento è trebbiato; perciocchè altrimenti egli non lo batterebbe giammai abbastanza. Così lo trebbia con le ruote del suo carro, ma non lo frange già coi denti del suo rastrello. Questo altresì procede dal Signor degli eserciti, il quale è maraviglioso in consiglio, e grande in sapienza GUAI ad Ariel; ad Ariel, alla città dove risedette Davide! aggiungete anno ad anno, scanninsi i sacrificii delle feste. Ed io metterò Ariel in distretta; e la città non sarà altro che tristizia e cordoglio; e mi sarà come Ariel. Ed io mi porrò, a campo contro a te a tondo, e ti assedierò con edificii, e rizzerò contro a te delle fortezze, e de’ ripari. E tu sarai abbassata, tu parlerai da terra, e il tuo parlare, venendo dalla polvere, sarà sommesso; e la tua voce, procedente dalla terra, sarà come quella di uno spirito di Pitone, e il tuo parlare bisbiglierà dalla polvere. E la moltitudine de’ tuoi stranieri sarà come polvere minuta, e il gran numero de’ bravi guerrieri come pula che trapassa, e quella non sarà se non per un piccol momento. Ella sarà visitata dal Signor degli eserciti, con tuono, con tremoto, e con gran romore; con turbo, e con tempesta, e con fiamma di fuoco divorante. E la moltitudine di tutte le genti che guerreggeranno contro ad Ariel, e tutti quelli che combatteranno la città, e le sue fortezze; e quelli che l’assedieranno, saranno come un sogno d’una vision notturna. Ed avverrà che, come chi ha fame si sogna che, ecco, mangia; ma, quando è risvegliato, l’anima sua è vuota; e come chi ha sete si sogna che, ecco, beve; ma, quando è desto, ecco, egli è stanco, e l’anima sua è assetata; così sarà la moltitudine di tutte le genti, che guerreggeranno contro al monte di Sion Fermatevi, e vi maravigliate; sclamate, e gridate: essi sono ebbri, e non di vino; vacillano, e non di cervogia. Perciocchè il Signore ha versato sopra voi uno spirito di profondo sonno, e vi ha chiusi gli occhi, ed ha appannati gli occhi de’ profeti, e de’ veggenti, vostri capi. E la visione, intorno a qual si voglia cosa, vi sarà come le parole di lettere suggellate, le quali fossero date ad uno che sapesse leggere, dicendogli: Deh! leggi questo; il quale dicesse: Non posso, perchè è suggellato. Ovvero, come se si dessero lettere ad uno che non sapesse leggere, dicendogli: Deh! leggi questo; il quale dicesse: Io non so leggere. Oltre a ciò, il Signore ha detto: Perciocchè questo popolo, accostandosi, mi onora con la sua bocca, e con le sue labbra, e il suo cuore è lungi da me; e il timore, del quale egli mi teme, è un comandamento degli uomini, che è stato loro insegnato; perciò, ecco, io continuerò a fare inverso questo popolo maraviglie grandi, e stupende; e la sapienza de’ suoi savi perirà, e l’intendimento de’ suoi intendenti si nasconderà. Guai a quelli che si nascondono profondamente dal Signore, per prender segreti consigli; e le cui opere son nelle tenebre; e che dicono: Chi ci vede, e chi ci scorge? Oh vostra perversità! sarebbe il vasellaio reputato come l’argilla? l’opera direbbe ella del suo fattore: Egli non mi ha fatta? e la cosa formata direbbe ella del suo formatore: Egli non l’ha intesa? Non sarà il Libano fra ben poco tempo mutato in Carmel? e Carmel reputato come una selva? E in quel giorno i sordi udiranno le parole del libro, e gli occhi de’ ciechi vedranno, essendo liberati di caligine, e di tenebre. Ed i mansueti avranno allegrezza sopra allegrezza, nel Signore; e i poveri d’infra gli uomini gioiranno nel Santo d’Israele. Perciocchè il violento sarà mancato, e non vi sarà più schernitore, e saranno stati distrutti tutti quelli che si studiano ad iniquità. I quali fanno peccar gli uomini in parole, e tendono lacci a chi li riprende nella porta, e traboccano il giusto in confusione. Perciò, il Signore, che ha riscattato Abrahamo, dice così della casa di Giacobbe: Ora Giacobbe non sarà più confuso, e la sua faccia non impallidirà più. Quando pur vedrà in mezzo di sè i suoi figliuoli, opera delle mie mani; i quali santificheranno il mio Nome; santificheranno il Santo di Giacobbe, e temeranno l’Iddio d’Israele. E quelli ch’erano traviati di spirito comprenderanno l’intendimento, ed i mormoratori impareranno la dottrina GUAI a’ figliuoli ribelli, dice il Signore, i quali prendono consiglio, e non da me, e fanno delle imprese, e non dallo Spirito mio; per sopraggiunger peccato a peccato; i quali si mettono in cammino, per iscendere in Egitto, senza averne domandata la mia bocca; per fortificarsi della forza di Faraone, e per ridursi in salvo all’ombra dell’Egitto! Or la forza di Faraone vi sarà in vergogna, e il ridurvi all’ombra di Egitto in ignominia. Quando i principi d’esso saranno stati in Soan, e i suoi ambasciatori saranno venuti in Hanes; tutti saranno confusi per lo popolo che non gioverà loro nulla, e non sarà di aiuto, nè di giovamento alcuno; anzi di vergogna, ed anche d’ignominia. Il carico delle bestie del Mezzodì: Essi porteranno in sul dosso degli asinelli le lor ricchezze, e sopra la gobba de’ cammelli i lor tesori, attraverso un paese di distretta e d’angoscia dal quale viene il leone e il leopardo, la vipera e il serpente ardente, e volante, ad un popolo che non giova a nulla. E gli Egizi li soccerreranno in vano, ed a vuoto; per questo io l’ho chiamato: Rahab, che se ne sta tranquilla Ora vieni, scrivi questo davanti a loro sopra una tavola, e descrivilo in un libro, acciocchè resti nel tempo a venire, in perpetuo. Perciocchè questo è un popolo ribelle, son figliuoli bugiardi; figliuoli che non hanno voluto ascoltar la Legge del Signore. I quali han detto a’ veggenti: Non veggiate; ed a quelli che hanno delle visioni: Non ci veggiate visioni diritte; parlateci cose piacevoli, vedete delle illusioni; ritraetevi dalla via, stornatevi dal sentiero, fate cessare il Santo d’Israele dal nostro cospetto. Perciò, così ha detto il Santo d’Israele: Perciocchè voi avete rigettata questa parola, e vi siete confidati in oppressione, ed in modi distorti, e vi siete appoggiati sopra ciò; perciò questa iniquità vi sarà come una rottura cadente, come un ventre in un alto muro, la cui ruina viene di subito, in un momento. E il Signore la romperà come si rompe un testo di vasellaio, che si trita senza risparmiarlo, tanto che fra il rottame di esso non si trova alcun testolino da prender del fuoco dal focolare, nè da attingere dell’acqua dalla fossa. Perciocchè così avea detto il Signore Iddio, il Santo d’Israele: Voi sarete salvati per quiete, e riposo; la vostra forza sarà in quiete, ed in confidanza; ma voi non avete voluto. Anzi avete detto: No; ma fuggiremo sopra cavalli; perciò, voi fuggirete; e cavalcheremo sopra cavalcature veloci; perciò, veloci altresì saranno quelli che vi perseguiranno. Un migliaio fuggirà alla minaccia di un solo; alla minaccia di cinque voi fuggirete tutti; finchè restiate come un albero di nave sopra la sommità di un monte, e come un’antenna sopra un colle E però il Signore indugerà ad aver mercè di voi; e però altresì egli sarà esaltato, avendo pietà di voi; perciocchè il Signore è l’Iddio del giudicio. Beati tutti coloro che l’attendono. Perciocchè il popolo dimorerà in Sion, in Gerusalemme; tu non piangerai più; per certo egli ti farà grazia, udendo la voce del tuo grido; tosto ch’egli ti avrà udito, egli ti risponderà. E il Signore vi darà ben del pane di distretta, e dell’acqua di oppressione, ma i tuoi dottori non si dilegueranno più; anzi i tuoi occhi vedranno del continuo i tuoi dottori. E le tue orecchie udiranno dietro a te una parole che dirà: Questa è la via: camminate per essa, o che andiate a destra, o che andiate a sinistra. E voi contaminerete la coverta delle sculture del vostro argento, e l’ammanto delle statue di getto del vostro oro; tu le gitterai via come un panno lordato; tu dirai loro: Esci fuori. E il Signore darà la pioggia, che si conviene alla tua semenza, che tu avrai seminata in terra; e darà il pane del frutto della terra, il qual sarà dovizioso, e grasso; in quel giorno il tuo bestiame pasturerà in paschi spaziosi. Ed i buoi, e gli asinelli, che lavorano la terra, mangeranno biada saporita, la quale sarà sventolata, col vaglio, e con la ventola. E vi saranno de’ rivi, e de’ condotti d’acque sopra ogni alto monte, e sopra ogni colle elevato, nel giorno della grande uccisione, quando le torri caderanno. E la luce della luna sarà come la luce del sole, e la luce del sole sarà sette volte maggiore, come sarebbe la luce di sette giorni insieme; nel giorno che il Signore avrà fasciata la rottura del suo popolo, e risanata la ferita della sua percossa Ecco, il Nome del Signore viene da lontano, la sua ira è ardente, ed il suo carico è pesante; le sue labbra son piene d’indegnazione, e la sua lingua è come un fuoco divorante; ed il suo Spirito è come un torrente traboccato, che arriva infino a mezzo il collo, per isbatter le genti d’uno sbattimento tale, che sieno ridotte a nulla; ed è come un freno nelle mascelle de’ popoli, che li fa andar fuor di via. Voi avrete in bocca un cantico, come nella notte che si santifica la solennità; e letizia al cuore, come chi cammina con flauti, per venire al monte del Signore, alla Rocca d’Israele. E il Signore farà udire la maestà della sua voce; e mostrerà come egli colpisce sol suo braccio nell’indegnazione della sua ira, e con fiamma di fuoco divorante; con iscoppi, con nembo, e con pietre di gragnuola. Perciocchè Assur, che soleva percuoter col bastone, sarà fiaccato dalla voce del Signore. Ed ogni passaggio della verga determinata, la quale il Signore farà riposar sopra lui, sarà accompagnato da tamburi, e da cetere, dopo ch’egli avrà combattuto contro a loro battaglie a mano alzata. Perciocchè Tofet è già apparecchiato, egli è preparato eziandio per lo re; egli l’ha fatto profondo, e largo; la sua stipa è fuoco, e gran quantità di legne; il fiato del Signore sarà come un torrente di zolfo che l’accenderà GUAI a coloro che scendono in Egitto per soccorso, e si appoggiano sopra cavalli, e si confidano in carri, perchè son molti; e in cavalieri, perchè sono in grandissimo numero; e non riguardano al Santo d’Israele, e non cercano il Signore! E pure anch’egli è savio, ed ha fatto venire il male, e non ha rivocate le sue parole, e si è levato contro alla casa de’ maligni, e contro al soccorso degli operatori di iniquità. Ma gli Egizi sono uomini, e non Dio; ed i lor cavalli son carne, e non ispirito. E il Signore stenderà la sua mano; onde l’aiutatore traboccherà, e l’aiutato caderà; e tutti insieme saran consumati. Ma, così mi ha detto il Signore: Siccome il leone ed il leoncello freme sopra la preda; e benchè si raduni a grida una moltitudine di pastori contro a lui, non però si spaventa per le lor grida, e non si umilia per lo strepito loro; così scenderà il Signor degli eserciti, per guerreggiare per lo monte di Sion, e per lo colle di essa. Come gli uccelli, volando, coprono i lor figli, così il Signor degli eserciti farà riparo a Gerusalemme; facendole riparo, e riscotendola; passando, e salvandola Convertitevi a colui, dal quale i figliuoli di Israele si sono profondamente rivolti. Perciocchè in quel giorno ciascuno avrà a schifo gl’idoli del suo argento, e gl’idoli del suo oro, i quali le vostre mani vi hanno fatti a peccato. Ed Assur caderà per la spada, non di un uomo; e il coltello, non di una persona umana, lo divorerà; ed egli se ne fuggirà d’innanzi alla spada, e i suoi giovani saran disfatti. Ed egli passerà nella sua rocca per paura, e i suoi principi saranno spaventati per la bandiera, dice il Signore, il cui fuoco è in Sion, e la fornace in Gerusalemme ECCO, un re regnerà in giustizia; e quant’è a’ principi, signoreggeranno in dirittura. E quell’uomo sarà come un ricetto dal vento, e come un nascondimento dal nembo; come rivi d’acque in luogo arido, come l’ombra d’una gran roccia in terra asciutta. E gli occhi di quelli che veggono non saranno più abbagliati, e le orecchie di quelli che odono staranno attente. E il cuore degl’inconsiderati intenderà scienza, e la lingua de’ balbettanti parlerà speditamente e nettamente. Lo stolto non sarà più chiamato principe, e l’avaro non sarà più detto magnifico. Perciocchè l’uomo da nulla parla scelleratezza, e il suo cuore opera iniquità, usando ipocrisia, e pronunziando parole di disviamento contro al Signore; per render vuota l’anima dell’affamato, e far mancar da bere all’assetato. E gli strumenti dell’avaro sono malvagi, ed egli prende scellerati consigli, per distruggere i poveri, con parole di falsità, eziandio quando il bisognoso parla dirittamente. Ma il principe prende consigli da principe, e si leva per far cose degne di principe Donne agiate, levatevi, udite la mia voce; fanciulle, che vivete sicure, porgete gli orecchi al mio ragionamento. Un anno dopo l’altro voi sarete in gran turbamento, o voi, che vivete sicure; perciocchè sarà mancata la vendemmia, la ricolta non verrà più. O donne agiate, abbiate spavento; tremate, voi che vivete sicure; spogliatevi ignude, e cingetevi di sacchi sopra i lombi; percotendovi le mammelle, per li be’ campi, per le vigne fruttifere. Spine e pruni cresceranno sopra la terra del mio popolo; anzi sopra ogni casa di diletto, e sopra la città trionfante. Perciocchè i palazzi saranno abbandonati, la città piena di popolo sarà lasciata; i castelli e le fortezze saranno ridotte in perpetuo in caverne, in sollazzo d’asini salvatici, in paschi di gregge. Finchè lo Spirito sia sparso sopra noi da alto, e che il deserto divenga un Carmel, e Carmel sia reputato per una selva. Allora il giudicio abiterà nel deserto, e la giustizia dimorerà in Carmel. E la pace sarà l’effetto della giustizia; e ciò che la giustizia opererà sarà riposo e sicurtà, in perpetuo. E il mio popolo abiterà in una stanza di pace, e in tabernacoli sicurissimi, e in luoghi tranquilli di riposo; ma egli grandinerà, con caduta della selva; e la città sarà abbassata ben basso. Beati voi, che seminate lungo ogni acqua, e che lasciate andar libero il piè del bue, e dell’asino! GUAI a te che predi, e non sei stato predato; e a te, o disleale, che non sei stato trattato dislealmente! quando avrai finito di predare, sarai predato; quando avrai cessato di operar dislealmente, sarai trattato dislealmente. O Signore, abbi pietà di noi, noi ti abbiamo aspettato; sii il braccio di costoro per ogni mattina; ed anche la nostra salute al tempo della distretta. I popoli se ne son fuggiti per lo suon dello strepito; le genti sono state disperse per lo tuo innalzamento. E la vostra preda sarà raccolta come si raccolgono i bruchi; egli scorrerà per mezzo loro, come scorrono le locuste. Il Signore è innalzato; perciocchè egli abita un luogo eccelso; egli empierà Sion di giudicio e di giustizia. E la fermezza de’ tuoi tempi, e la forza delle tue liberazioni sarà sapienza, e scienza; il timor del Signore sarà il suo tesoro. Ecco, i loro araldi hanno gridato di fuori; i messi della pace hanno pianto amaramente. Le strade son deserte, i viandanti son cessati. Egli ha rotto il patto, ha disdegnata le città, non ha fatta alcuna stima degli uomini. La terra fa cordoglio, e languisce; il Libano è confuso, e tagliato; Saron è divenuto come un deserto; e Basan e Carmel sono stati scossi. Ora mi leverò, dirà il Signore; ora m’innalzerò, ora sarò esaltato. Voi concepirete della pula, e partorirete della stoppia; la vostra ira sarà un fuoco che vi divorerà. E i popoli saranno come fornaci da calcina; saranno arsi col fuoco come spine tagliate Ascoltate, lontani, ciò che io ho fatto; e voi, vicini, conoscete la mia forza. I peccatori saranno spaventati in Sion, tremito occuperà gl’ipocriti, e diranno: Chi di nio dimorerà col fuoco divorante? Chi di noi dimorerà con gli ardori eterni? Colui che cammina in ogni giustizia, e parla cose diritte; che disdegna il guadagno di storsioni; che scuote le sue mani, per non prender presenti; che tura gli orecchi, per non udire omicidii; e chiude gli occhi, per non vedere il male; esso abiterà in luoghi eccelsi; le fortezze delle rocce saranno il suo alto ricetto; il suo pane gli sarà dato, la sua acqua non fallirà. Gli occhi tuoi mireranno il re nella sua bellezza, vedranno la terra lontana. Il tuo cuore mediterà lo spavento, e dirai: Dove è il commessario della rassegna? dove è il pagatore? dove è colui che tiene i registri delle torri? Ma tu non vedrai il popolo fiero, popolo di linguaggio oscuro, che non s’intende; di lingua balbettante, che non si comprende. Riguarda Sion, città delle nostre feste solenni; gli occhi tuoi veggano Gerusalemme, stanza tranquilla, tabernacolo che non sarà giammai trasportato altrove, i cui piuoli giammai non saranno rimossi, nè rotta alcuna delle sue funi; anzi quivi sarà il Signore magnifico inverso noi; quello sarà un luogo di fiumi, di rivi larghi, al quale non potrà giunger nave da remo, nè grosso navilio passarvi. Perciocchè il Signore è il nostro Giudice, il Signore è il nostro Legislatore, il Signore è il nostro Re; egli ci salverà. Le tue corde son rallentate; esse non potranno tener fermamente diritto l’albero della lor nave, nè spiegar la vela; allora sarà spartita la preda di grandi spoglie; gli zoppi stessi prederanno la preda. E gli abitanti non diranno più: Io sono infermo; il popolo che abiterà in quella sarà un popolo, al quale l’iniquità sarà perdonata ACCOSTATEVI, nazioni, per ascoltare; e voi, popoli, siate attenti; ascolti la terra, e ciò che è in essa; il mondo, e tutto ciò che in esso è prodotto. Perciocchè vi è indegnazione del Signore sopra tutte le nazioni, ed ira ardente sopra tutti i loro eserciti; egli le ha condannate a sterminio, egli le ha date ad uccisione. E i loro uccisi saranno gittati via; e la puzza de’ lor corpi morti salirà, e i monti si struggeranno, essendo stemperati nel lor sangue. E tutto l’esercito del cielo si dissolverà, e i cieli si ripiegheranno, come un libro; e tutto l’esercito loro cascherà, come casca una foglia di vite, e come cascano le foglie dal fico. Perciocchè la mia spada è inebbriata nel cielo; ecco, scenderà in giudicio sopra Edom, e sopra il popolo ch’io ho destinato ad isterminio. La spada del Signore è piena di sangue, è ingrassata di grasso; di sangue d’agnelli, e di becchi; di grasso d’arnioni di montoni; perciocchè il Signore fa un sacrificio in Bosra, ed una grande uccisione nel paese di Edom. E i liocorni andranno a basso con loro, ed i giovenchi, insieme co’ tori; e il lor paese sarà inebbriato di sangue, e la lor polvere sarà ingrassata di grasso. Perciocchè vi è un giorno di vendetta appo il Signore, un anno di retribuzioni, per mantener la casa di Sion E i torrenti di quella saranno convertiti in pece, e la sua polvere in zolfo, e la sua terra sarà cangiata in pece ardente. Non sarà giammai spenta, nè giorno, nè notte; il suo fumo salirà in perpetuo; sarà desolata per ogni età: non vi sarà niuno che passi per essa in alcun secolo. E il pellicano e la civetta la possederanno; e la nottola, e il corvo; e il Signore stenderà sopra essa il regolo della desolazione, e il livello del disertamento. Il regno chiamerà i nobili di essa, e non ve ne sarà quivi più alcuno, e tutti i suoi principi saran mancati. Le spine cresceranno ne’ suoi palazzi; e l’ortica e il cardo nelle sue fortezze; ed essa sarà un ricetto di sciacalli, un cortile di ulule. E quivi si scontreranno le fiere de’ deserti co’ gufi; ed un demonio griderà all’altro; quivi eziandio si poserà l’uccello della notte e si troverà luogo di riposo. Quivi si anniderà il serpente e partorirà le sue uova, e le farà spicciare, covandole alla propria ombra; quivi eziandio si raduneranno gli avvoltoi l’un con l’altro. Ricercate nel libro del Signore, e leggete; pure un di quelli non vi mancherà, e l’uno non troverà fallar l’altro; perciocchè la sua bocca è quella che l’ha comandato, ed il suo spirito è quel che li ha radunati. Ed egli stesso ha loro tratta la sorte, e la sua mano ha loro spartita quello terra col regolo; essi la possederanno in perpetuo, ed abiteranno in essa per ogni età IL deserto, e il luogo asciutto si rallegreranno di queste cose; e la solitudine festeggerà, e fiorirà come una rosa. Fiorirà largamente, e festeggerà, eziandio con giubilo, e grida di allegrezza; la gloria del Libano, la magnificenza di Carmel, e di Saron, le sarà data; quei luoghi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Confortate le mani fiacche, e fortificate le ginocchia vacillanti. Dite a quelli che sono smarriti d’animo: Confortatevi, non temiate; ecco l’Iddio vostro; la vendetta verrà, la retribuzione di Dio; egli stesso verrà, e vi salverà Allora saranno aperti gli occhi de’ ciechi, e le orecchie de’ sordi saranno disserrate. Allora lo zoppo salterà come un cervo, e la lingua del mutolo canterà; perciocchè acque scoppieranno nel deserto, e torrenti nella solitudine. E il luogo arido diventerà uno stagno, e la terra asciutta vene di acque; il ricetto che accoglieva gli sciacalli diventerà un luogo da canne e giunchi. E quivi sarà una strada, ed una via, che sarà chiamata: La via santa; gl’immondi non vi passeranno; anzi ella sarà per coloro; i viandanti e gli stolti non andranno più errando. Ivi non sarà leone, ed alcuna delle fiere rapaci non vi salirà, niuna vi se ne troverà; e quelli che saranno stati riscattati cammineranno per essa. E quelli che dal Signore saranno stati riscattati ritorneranno, e verranno in Sion con canto; ed allegrezza eterna sarà sopra il capo di loro; otterranno gioia e letizia; e il dolore ed i gemiti fuggiranno OR avvenne, l’anno quartodecimo del re Ezechia, che Sennacherib, re di Assiria, salì contro a tutte le città forti di Giuda, e le prese. Poi il re di Assiria mandò Rab-sache, da Lachis in Gerusalemme, al re Ezechia, con un grande stuolo. Ed esso si fermò presso dell’acquidotto dello stagno disopra, nella strada del campo del purgator di panni. Ed Eliachim, figliuolo di Hilchia, mastro del palazzo, e Sebna, segretario, e Ioa, figliuolo di Asaf, cancelliere, uscirono fuori a lui. E Rab-sache disse loro: Or dite ad Ezechia: Così ha detto il gran re, il re di Assiria: Quale è questa confidanza, che tu hai avuta? Io ho detto, dici tu, che il consiglio, e la forza per la guerra, non sono altro che parole di labbra; or pure, in cui ti sei confidato, che tu ti sei ribellato contro a me? Ecco, tu ti sei confidato in quel sostegno di canna rotta, sopra il quale se alcuno si appoggia, esso gli entra nella mano, e la fora; tale è Faraone, re di Egitto, a tutti coloro che si confidano in lui. E se pur tu mi dici: Noi ci confidiamo nel Signore Iddio nostro; non è egli quello, del quale Ezechia ha tolti via gli alti luoghi, e gli altari; ed ha detto a Giuda, ed a Gerusalemme: Adorate dinanzi a questo altare? Deh! scommetti ora col mio signore, re di Assiria, ed io ti darò duemila cavalli, se tu potrai dare altrettanti uomini che li cavalchino. E come faresti tu voltar faccia all’uno de’ capitani d’infra i minimi servitori del mio signore? Ma tu ti sei confidato nell’Egitto, per de’ carri e per della gente a cavallo. Ora, sono io forse salito contro a questo paese per guastarlo, senza il Signore? il Signore mi ha detto: Sali contro a quel paese, e guastalo Allora Eliachim, e Sebna, e Ioa, dissero a Rab-sache: Deh! parla a’ tuoi servitori in lingua siriaca; perciocchè noi l’intendiamo; e non parlarci in lingua giudaica, udente il popolo, che è sopra le mura. Ma Rab-sache disse: Il mio signore mi ha egli mandato a dir queste parole al tuo signore, od a te? Non mi ha egli mandato a coloro che stanno in sul muro, per protestar loro che mangeranno il loro sterco, e berranno la loro urina, insieme con voi? Poi Rab-sache si rizzò in piè, e gridò ad alta voce, in lingua giudaica, e disse: Ascoltate le parole del gran re, del re di Assiria: Così ha detto il re: Ezechia non v’inganni; perciocchè egli non potrà liberarvi. E non facciavi Ezechia confidar nel Signore, dicendo: Il Signore per certo ci libererà; questa città non sarà data nelle mani del re di Assiria. Non ascoltate Ezechia; perciocchè così ha detto il re di Assiria: Fate pace meco, ed uscite a me; e ciascun di voi mangi della sua vite, e del suo fico, e beva dell’acqua della sua cisterna; finchè io venga, e vi meni in un paese simile al vostro; in un paese di frumento e di mosto, in un paese di pane e di vigne. Guardatevi che Ezechia non vi seduca, dicendo: Il Signore ci libererà. Ha alcuno degl’iddii delle genti potuto liberare il suo paese dalla mano del re di Assiria? Dove son gl’iddii di Hamat, e di Arpad? Dove gl’iddii di Sefarvaim? ed hanno pure essi liberata Samaria di mano mia? Quali son quei dii, fra tutti gl’iddii di que’ paesi, che abbiano liberato il lor paese di mano mia, che il Signore abbia da liberare Gerusalemme di mano mia? Ed il popolo tacque, e non gli rispose nulla; perciocchè tale era il comandamento del re: Non gli rispondete nulla. Ed Eliachim, figliuolo di Hilchia, mastro del palazzo, e Sebna, segretario, e Ioa, figliuolo di Asaf, cancelliere, vennero ad Ezechia, con le vesti stracciate, e gli rapportarono le parole di Rab-sache E QUANDO il re Ezechia ebbe intese queste cose, stracciò le sue vesti, e si coprì di un sacco ed entrò nella Casa del Signore. E mandò Eliachim, mastro del palazzo, e Sebna, segretario, e i più vecchi de’ sacerdoti, coperti di sacchi, al profeta Isaia, figliuolo di Amos. Ed essi gli dissero: Così ha detto Ezechia: Questo è un giorno di angoscia, di rimprovero, e di bestemmia; perciocchè i figliuoli son venuti fino all’apritura della matrice, ma non vi è forza da partorire. Forse che il Signore Iddio tuo avrà intese le parole di Rab-sache, il quale il re di Assiria, suo signore, ha mandato, per oltraggiar l’Iddio vivente, e per fargli rimprovero con le parole che il Signore Iddio tuo ha udite; perciò mettiti a fare orazione per lo rimanente del popolo che si ritrova. Così i servitori del re Ezechia vennero ad Isaia. Ed Isaia disse loro: Dite così al vostro signore: Così ha detto il Signore: Non temere per le parole che tu hai udite, con le quali i servitori del re degli Assiri mi hanno oltraggiato. Ecco, io di presente metterò un tale spirito in lui, che, avendo inteso un certo grido, egli ritornerà al suo paese, ed io ho farò cader per la spada nel suo paese Or essendosene Rab-sache ritornato, e andato a trovare il re di Assiria, che combatteva Libna perciocchè egli avea inteso ch’egli s’era partito di Lachis; esso ebbe novelle di Tirhaca, re di Etiopia, che dicevano: Egli è uscito fuori per darti battaglia. Ed avendo ciò udito, mandò messi ad Ezechia, dicendo: Dite così ad Ezechia, re di Giuda: Il tuo Dio, nel qual tu ti confidi, non t’inganni, dicendo: Gerusalemme non sarà data nelle mani del re di Assiria. Ecco, tu hai inteso quello che i re degli Assiri hanno fatto a tutti gli altri paesi, distruggendoli; e tu scamperesti? Gl’Iddii delle genti, che i miei padri distrussero, cioè: di Gozan, di Haran, di Resef, e de’ figliuoli di Eden, che sono in Telasar, le hanno essi liberate? Dove è il re di Hamat, e il re di Arpad, e il re della città di Sefarvaim, di Hena, e di Ivva? Quando Ezechia ebbe ricevute quelle lettere, per mano di que’ messi, e le ebbe lette, salì alla Casa del Signore, e le spiegò davanti al Signore. Ed Ezechia fece orazione al Signore, dicendo: O Signore degli eserciti, Iddio d’Israele, che siedi sopra i Cherubini, tu solo sei l’Iddio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. O Signore, inchina il tuo orecchio, e odi; o Signore, apri i tuoi occhi, e vedi; ed ascolta tutte le parole di Sennacherib, ch’egli ha mandate a dire, per oltraggiar l’Iddio vivente. Egli è vero, Signore, che i re degli Assiri hanno distrutti tutti que’ paesi, e le lor terre; ed hanno gettati nel fuoco gl’iddii loro; perciocchè non erano dii, anzi opera di mani d’uomini, pietra, e legno; onde li hanno distrutti. Ma ora, o Signore Iddio nostro, liberaci dalla sua mano; acciocchè tutti i regni della terra conoscano che tu solo sei il Signore Allora Isaia, figliuolo di Amos, mandò a dire ad Ezechia: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Quant’è a ciò, di che tu mi hai fatta orazione intorno a Sennacherib, re degli Assiri; questa è la parola, che il Signore ha pronunziata contro a lui: La vergine, figliuola di Sion, ti ha sprezzato, e ti ha beffato; la figliuola di Gerusalemme ha scossa la testa dietro a te. Chi hai tu schernito ed oltraggiato? e contro a chi hai tu alzata la voce, e levati in alto gli occhi tuoi? contro al Santo d’Israele. Tu hai schernito il Signore per li tuoi servitori; ed hai detto; Con la moltitudine de’ miei carri, io son salito in cima de’ monti fino al sommo del Libano; io taglierò i suoi più alti cedri, e i suoi più scelti abeti; e perverrò infino all’alto della sua cima, al bosco del suo Carmel. Io ho cavati dei pozzi, e ne ho bevute le acque; ed ho asciutti con le piante de’ miei piedi tutti i rivi de’ luoghi assediati. Non hai tu inteso che già da lungo tempo io ho fatto questo, e l’ho formato ab antico? ed ora l’ho fatto venire, ed è stato per desolare, e per ridurre in mucchi di ruine le città forti. E gli abitanti di esse, scemi di forza, sono stati spaventati e confusi; sono stati come l’erba de’ campi, e come la verzura dell’erbetta, e come il fieno de’ tetti, e come le biade riarse, avanti che sieno salite in ispiga. Ma io conosco il tuo stare, e il tuo uscire, e il tuo andare, e il tuo furore contro a me. Perciocchè tu sei infuriato contro a me, e il tuo romoreggiare è salito a’ miei orecchi; io ti metterò il mio raffio nelle nari, e il mio freno nelle mascelle; e ti farò ritornare indietro per la via stessa, per la quale sei venuto. E questo, o Ezechia, te ne sarà il segno: Quest’anno si mangerà quel che sarà nato de’ granelli caduti nella ricolta precedente; e l’anno seguente quello che sarà nato da sè stesso; ma l’anno terzo voi seminerete, e mieterete; e pianterete vigne, e mangerete del frutto loro. E quello che sarà restato della casa di Giuda, e sarà scampato, continuerà a far radici di sotto, ed a portar frutto di sopra. Perciocchè di Gerusalemme uscirà un rimanente, e del monte di Sion un residuo. La gelosia del Signore degli eserciti farà questo. Perciò, il Signore ha detto così intorno al re degli Assiri: Egli non entrerà in questa città, e non vi tirerà dentro alcuna saetta, e non verrà all’assalto contro ad essa con iscudi, e non farà alcun argine contro ad essa. Egli se ne ritornerà per la medesima via, per la quale è venuto, e non entrerà in questa città, dice il Signore. Ed io sarà protettor di questa città, per salvarla, per amor di me stesso, e di Davide, mio servitore. Or un Angelo del Signore uscì, e percosse centottantacinquemila uomini nel campo degli Assiri; e quando si furono levati la mattina, ecco non si vedeva altro che corpi morti. E Sennacherib, re degli Assiri, si partì, e se ne andò, e ritornò in Ninive, e vi dimorò. Ed avvenne che mentre egli adorava nella casa di Nisroc, suo dio, Adrammelec, e Sareser, suoi figliuoli lo percossero con la spada, e poi scamparono nel paese di Ararat. Ed Esar-haddon, suo figliuolo, regnò in luogo suo IN quel tempo, Ezechia infermò a morte. E il profeta Isaia, figliuolo di Amos, venne a lui, e gli disse: Il Signore ha detto così: Disponi della tua casa; perciocchè tu sei morto, e non viverai più. Allora Ezechia voltò la faccia verso la parete, e fece orazione al Signore. E disse: Deh! Signore, ricordati ora che io son camminato nel tuo cospetto in verità, e di cuore intiero; ed ho fatto quello che ti è a grado. Ed Ezechia pianse di un gran pianto. Allora la parola del Signore fu indirizzata ad Isaia, dicendo: Va’, e di’ ad Ezechia: Così ha detto il Signore Iddio di Davide, tuo padre: Io ho udita la tua orazione, io ho vedute le tue lagrime; ecco, io aggiungerò quindici anni al tempo della tua vita. E libererò te, e questa città, dalla mano del re degli Assiri; e sarò protettore di questa città. E questo ti sarà, da parte del Signore, il segno ch’egli adempierà questa parola, ch’egli ha pronunziata: Ecco, dice il Signore, io di presente farò ritornar l’ombra dell’orologio, la quale è già discesa nell’orologio dal sole di Achaz, indietro di dieci gradi. E il sole ritornò indietro di dieci gradi, per li gradi, per li quali già era disceso Quest’è quel che scrisse Ezechia, re di Giuda, dopo che fu stato infermo, e fu guarito della sua infermità: Io diceva allora che i miei giorni erano ricisi: Io me ne vol alle porte del sepolcro; Io son privato del rimanente de’ miei anni. Io diceva: Io non vedrò più il Signore, Il Signore, nella terra de’ viventi; Io non riguarderò più alcun uomo Con gli abitanti del mondo. La mia età è passata, ella è andata via, Toltami come la tenda di un pastore; Io ho tagliata la mia vita, a guisa di un tessitore; Egli mi ha tagliato, mentre io era sol mezzo tessuto; Dalla mattina alla sera, tu avrai fatto fine di me. Io faceva conto che infra la mattina egli mi avrebbe fiaccate tutte le ossa, come un leone; Dalla mattina alla sera, tu avrai fatto fine di me. Io garriva come la gru, o la rondine; Io gemeva come la colomba; I miei occhi erano scemati, riguardando ad alto; Io diceva: O Signore, ei mi si fa forza, Da’ sicurtà per me. Che dirò io? Conciossiachè egli mi abbia parlato, Ed egli stesso abbia operato. Io me ne andrò pian piano tutti gli anni della mia vita A cagion dell’amaritudine dell’anima mia. O Signore, altri vivono oltre a questo numero d’anni; Ma in tutti questi, ne’ quali è terminata la vita del mio spirito, Tu mi manterrai in sanità ed in vita. Ecco, in tempo di pace, mi è giunta amaritudine amarissima; Ma tu hai amata l’anima mia, Per trarla fuor della fossa della corruzione; Perciocchè tu hai gittati dietro alle tue spalle tutti i miei peccati. Perciocchè il sepolcro non ti celebrerà, La morte non ti loderà; Quelli che scendono nella fossa non ispereranno nella tua verità. I viventi, i viventi saran quelli che ti celebreranno, Come io fo al dì d’oggi; Il padre farà assapere a’ figliuoli la tua verità. Il Signore mi salverà, E noi soneremo i miei cantici, Tutto il tempo della vita nostra, Nella Casa del Signore. Or Isaia avea detto: Piglisi una massa di fichi secchi, e facciasene un impiastro sopra l’ulcera, ed egli guarirà. Ed Ezechia avea detto: Quale è il segno, che io salirò alla Casa del Signore? IN quel tempo, Merodac-bala-dan, figliuolo di Baladan, re di Babilonia, mandò lettere e presenti ad Ezechia; perciocchè avea inteso ch’era stato infermo, e ch’era guarito. Ed Ezechia si rallegrò di loro, e mostrò loro la casa delle sue cose preziose, l’argento, e l’oro, e gli oromati, e gli olii odoriferi, e la casa di tutti i suoi arredi, e tutto quello che si ritrovava ne’ suoi tesori; non vi fu cosa alcuna in casa, ovvero in tutto il dominio di Ezechia, ch’egli non mostrasse loro. E il profeta Isaia venne al re Ezechia, e gli disse: Che hanno detto quegli uomini? e donde son venuti a te? Ed Ezechia disse: Son venuti a me di paese lontano, di Babilonia. Ed Isaia disse: Che hanno veduto in casa tua? Ed Ezechia disse: Hanno veduto tutto quello che è in casa mia; non vi è nulla ne’ miei tesori, che io non abbia lor mostrato Ed Isaia disse ad Ezechia: Ascolta la parola del Signor degli eserciti: Ecco, i giorni vengono, che tutto quello che è in casa tua, e quello che i tuoi padri hanno raunato in tesoro infino a questo giorno, sarà portato in Babilonia; non ne sarà lasciata di resto cosa veruna, dice il Signore. Ed anche si prenderanno de’ tuoi figliuoli, i quali saranno usciti di te, i quali tu avrai generati; e saranno eunuchi nel palazzo del re di Babilonia. Ed Ezechia disse ad Isaia: La parola del Signore, che tu hai pronunziata, è buona. Poi disse: Noi vi sarà egli pur pace e sicurtà, a’ miei dì? CONSOLATE, consolate il mio popolo, dirà il vostro Dio. Parlate al cuor di Gerusalemme, e predicatele che il suo termine è compiuto, che la sua iniquità è quietata; perchè ella ha ricevuto dalla mano del Signore il castigo di tutti i suoi peccati al doppio Vi è una voce d’uno che grida: Acconciate nel deserto la via del Signore, addirizzate per la solitudine la strada all’Iddio nostro. Ogni valle sia alzata, ed ogni monte e colle sia abbassato; e sieno i luoghi distorti ridirizzati, e i luoghi erti ridotti in pianura. E la gloria del Signore si manifesterà, ed ogni carne la vedrà; perciocchè la bocca del Signore ha parlato. Vi è una voce che dice: Grida. Ed è stato detto: Che griderò? Grida, che ogni carne è fieno, e che tutto il bene ch’ella fa è come un fiore della campagna. Il fieno si secca, il fiore si appassa, quando lo Spirito del Signore vi soffia contra; in verità il popolo non è altro che fieno. Il fieno si secca, il fiore si appassa; ma la parola di Dio dimora in eterno O Sion, che rechi le buone novelle, sali sopra un alto monte; o Gerusalemme, che rechi le buone novelle, alza di forza la tua voce; alzala, non temere; di’ alle città di Giuda: Ecco l’Iddio vostro. Ecco, il Signore Iddio verrà contro al forte, e il suo braccio lo signoreggerà; ecco, la sua mercede è con lui, e la sua opera è dinanzi alla sua faccia. Egli pasturerà la sua greggia, a guisa di pastore; egli si accoglierà gli agnelli in braccio, e li torrà in seno; egli condurrà pian piano le pregne CHI ha misurate le acque col pugno, e chi ha fatto il conto dello spazio del cielo con la spanna, ed ha compresa la polvere della terra in una misura, ed ha pesati i monti con la stadera, e i colli con la bilancia? Chi ha addirizzato lo Spirito del Signore? o chi è stato suo consigliere, e chi gli ha insegnata alcuna cosa? Con chi si è egli consigliato, e chi l’ha avvisato, o chi l’ha ammaestrato nel sentier del giudicio? e chi gli ha insegnata scienza, o mostrata la via degl’intendimenti? Ecco, le genti sono come una gocciola della secchia, e son reputate come la polvere minuta delle bilance; ecco, egli può trasportar le isole di luogo in luogo, come polvere minuta. E il Libano non basterebbe per lo fuoco, e le bestie che sono in quello non basterebbero per l’olocausto. Tutte le genti sono come un niente nel suo cospetto; son da lui reputate men di nulla, e per una vanità Ed a cui assomigliereste Iddio, e qual sembianza gli adattereste? Il fabbro fonde la scultura, e l’orafo vi distende su l’oro, da coprirla; e le fonde de’ cancelli di argento. Colui che fa povera offerta sceglie un legno che non intarli; egli si cerca un artefice industrioso, per formargli una scultura che non si muove. Non avete voi alcun conoscimento? non ascoltate voi? la cosa non vi è ella stata dichiarata fin dal principio? non intendete voi come la terra è stata fondata? Egli è quel che siede sopra il globo della terra, ed a cui gli abitanti di essa sono come locuste; che stende i cieli come una tela, e li tende come una tenda da abitare; che riduce i principi a niente, e fa che i rettori della terra son come una cosa vana; come se non fossero pure stati piantati, nè pur seminati, o che il lor ceppo non fosse pure stato radicato in terra; sol che soffi contro a loro, si seccano, e il turbo li porta via come stoppia. A cui dunque mi assomigliereste? o a cui sarei io agguagliato? dice il Santo. Levate ad alto gli occhi vostri, e vedete; chi ha create quelle cose? chi fa uscire l’esercito loro a conto? chi le chiama tutte per nome, per la grandezza della sua forza, e, perciocchè egli è potente in virtù, senza che ne manchi pure una? Perchè diresti, o Giacobbe; e perchè, o Israele, parleresti così: La mia via è occulta al Signore, e la mia ragione non viene più davanti all’Iddio mio? Non sai tu, non hai tu udito? Il Signore è l’Iddio eterno, che ha create le estremità della terra; egli non si stanca, e non si affatica; il suo intendimento è infinito. Egli dà forza allo stanco, ed accresce vigore a chi è senza forze. I giovani si stancano, e si affaticano; e i più scelti giovani traboccano, e cadono. Ma quelli che sperano nel Signore acquistano del continuo nuove forze; salgono con l’ale, come l’aquile; corrono, e non si affaticano; camminano, e non si stancano ISOLE, fatemi silenzio; e rinforzinsi le nazioni; accostinsi, ed allora parlino; veniamo insieme a giudicio. Chi ha eccitata la giustizia dall’Oriente? chi l’ha chiamata, perchè lo seguiti a passo a passo? chi mette davanti a sè le genti, e signoreggia i re, e rende le spade loro come polvere, e i loro archi come stoppia agitata? Egli li persegue, e passa oltre pacificamente, per una strada, per la quale non è venuto coi suoi piedi. Chi ha operato, e fatto questo? Colui, che fin dal principio chiama le generazoni; io, il Signore, che sono il primiero, ed anche son con gli ultimi; io son desso. Le isole hanno veduto, ed hanno temuto; le estremità della terra hanno tremato, si sono appressate, e son venute. Ciascuno aiuta il suo prossimo, e dice al suo fratello: Fa’ animo. Il fabbro conforta l’orafo; colui che tocca l’opera col martello conforta colui che colpisce su l’incudine; l’uno dice: Quest’è buono per esser saldato; l’altro ferma il lavoro con chiodi, acciocchè non si smuova. Ma tu, Israele, mio servitore; e tu, Giacobbe, che io ho eletto; progenie d’Abrahamo, mio amico conciossiachè io ti abbia preso dalle estremità della terra, e ti abbia chiamato d’infra i maggiori di essa, e ti abbia detto: Tu sei mio servitore; io ti ho eletto, e non ti ho riprovato; non temere, perciocchè io son teco; non ismarrirti, perciocchè io sono il tuo Dio; io t’ho fortificato, anzi aiutato, anzi sostenuto con la destra della mia giustizia. Ecco, tutti quelli che sono attizzati contro a te saranno svergognati e confusi; i tuoi avversari saranno ridotti a nulla, e periranno. Tu cercherai quelli che contendono teco, e non li troverai; quelli che ti fanno guerra saranno ridotti a nulla, e consumati. Perciocchè io sono il Signore Iddio tuo, che ti tengo per la man destra; che ti dico: Non temere, io ti aiuto. Non temere, o verme di Giacobbe, uomini d’Israele; io ti aiuto, dice il Signore; e il tuo Redentore è il Santo d’Israele. Ecco, io ti farò essere come una trebbia, come una erpice a denti nuova; tu trebbierai i monti, e li triterai; e renderai i colli simili a della pula. Tu li sventolerai, e il vento li porterà via, e li turbo li dispergerà; ma tu giubilerai nel Signore, tu ti glorierai nel Santo d’Israele. Quant’è a’ poveri e bisognosi, che cercano dell’acque, e non ne trovano alcune; la cui lingua spasima di sete; io, il Signore, li esaudirò; io, l’Iddio d’Israele, non li abbandonerà. Io farò sorgere de’ fiumi sopra i luoghi eccelsi, e delle fonti in mezzo delle campagne; io ridurrò il deserto in istagna d’acque, e la terra asciutta in rampolli d’acque. Io metterò nel deserto il cedro, l’acacia, ed il mirto, e l’ulivo; il metterò nella solitudine l’abete, l’olmo, e il busso insieme. Acciocchè tutti insieme veggano, e conoscano, e considerino, ed intendano, che la mano del Signore ha fatto questo, e che il Santo d’Israele l’ha creato Producete la vostra lite, dirà il Signore; recate le ragioni, delle quali voi vi fortificate, dirà il Re di Giacobbe. Facciano pure accostare i lor dii, e ci annunzino essi le cose che avverranno; annunziate quali saranno le primiere, e noi vi porrem mente, e conosceremo le cose che seguiranno dopo quelle; ovvero anche, fateci intendere quelle che verranno appresso. Annunziate le cose che avverranno ne’ tempi appresso, e noi conosceremo che siete dii; ovvero anche fate qualche bene, o qualche male, e noi lo mireremo con diletto, e lo vedremo tutti insieme. Ecco, voi siete di niente, e l’opera vostra è di nulla; chi vi elegge è abbominazione. Io ho suscitato colui dall’Aquilone, ed egli verrà; egli prediccherà il mio Nome dal sol levante; egli calpesterà i potentati come fango, ed a guisa che il vasellaio calca l’argilla. Chi ha annunziate queste cose da principio, e noi lo riconosceremo? ed ab antico, e noi lo pronunzieremo giusto? Ma certo non vi è stato alcuno che le abbia dichiarate, nè che le abbia pur fatte intendere; ed anche non vi è alcuno che ne abbia uditi i vostri ragionamenti. Il primiero verrà a Sion, dicendo: Ecco, ecco quelle cose; ed io manderò a Gerusalemme un messo di buone novelle. Or io ho riguardato, e non vi è alcuno; eziandio fra coloro, e non vi è alcuno che dia consiglio, il quale, quando io lo domando, dia alcuna risposta. Ecco, essi tutti son vanità; le opere loro son nulla; le loro statue di getto son vento, e cosa vana ECCO il mio Servitore, io lo sosterrò; il mio Eletto, in cui l’anima mia si è compiaciuta; io ho messo il mio Spirito sopra lui, egli recherà fuori giudicio alle genti. Egli non griderà, e non alzerà, nè farà udir la sua voce per le piazze. Egli non triterà la canna rotta, e non ispegnerà il lucignolo fumante; egli proferirà giudicio secondo verità. Egli stesso non sarà oscurato, e non sarà rotto, finchè abbia messo il giudicio sulla terra; e le isole aspetteranno la sua Legge Così ha detto il Signore Iddio, che ha creati i cieli, e li ha distesi; che ha appianata la terra, e le cose ch’ella produce; che dà l’alito al popolo ch’è sopra essa, e lo spirito a quelli che camminano in essa; io, il Signore, ti ho chiamato in giustizia, e ti prenderò per la mano, e ti guarderò, e ti costituirò per patto del popolo, per luce delle genti; per aprire gli occhi de’ ciechi, per trarre di carcere i prigioni, e quelli che giacciono nelle tenebre dalla casa della prigione. Io sono il Signore, questo è il mio Nome; ed io non darò la mia gloria ad alcun altro, nè la mia lode alle sculture. Ecco, le prime cose son venute, ed io ne annunzio delle nuove; io ve le fo intendere, avanti che sieno prodotte. Cantate al Signore un nuovo cantico; cantate la sua lode fin dall’estremità della terra; quelli che scendono nel mare, e tutto quello ch’è dentro esso; le isole, e gli abitanti di esse. Il deserto, e le sue città, elevino la lor voce; e le villate ancora dove dimora Chedar; cantino quelli che abitano nelle rocce, dieno voci d’allegrezza dalla sommità de’ monti. Dieno gloria al Signore, ed annunzino la sua lode nelle isole Il Signore uscirà fuori, a guisa d’uomo prode; egli desterà la sua gelosia, come un guerriero; egli sclamerà, anzi alzerà delle grida; egli si renderà vittorioso sopra i suoi nemici. Io mi son taciuto già da lungo tempo, me ne sono stato cheto, e mi son rattenuto; ma ora griderò, come la donna che è sopra parto; distruggerò, ed abisserò insieme. Io deserterò i monti ed i colli; io seccherò tutta l’erba loro; e ridurrò i fiumi in isole, ed asciugherò gli stagni. E farò camminare i ciechi per una via che non conoscono; io li condurrò per sentieri, i quali non sanno; io convertirò le tenebre dinanzi a loro in luce, e i luoghi distorti in cammin diritto. Queste cose farò loro, e non li abbandonerò. Volgano pur le spalle, e sien confusi di gran confusione quelli che si confidano nelle sculture; quelli che dicono alle statue di getto: Voi siete i nostri dii O sordi, ascoltate; e voi ciechi, riguardate per vedere. Chi è cieco, se non il mio servitore? e sordo, come il messo che io ho mandato? chi è cieco, come il compiuto? anzi, chi è cieco, come il servitor del Signore? Tu vedi molte cose, ma non poni mente a nulla; egli apre gli orecchi, ma non ascolta. Il Signore già si compiaceva in lui, per amor della sua giustizia; egli magnificava, e rendeva illustre la Legge. Ma ora egli è un popolo rubato, e predato; tutti quanti son legati nelle grotte, e son nascosti nelle prigioni; sono in preda, e non vi è niuno che li riscuota; son rubati, e non vi è niuno che dica: Rendi. Chi di voi porgerà gli orecchi a questo? chi di voi attenderà, ed ascolterà per l’avvenire? Chi ha dato Giacobbe in preda, ed Israele a’ rubatori? non è egli stato il Signore, contro la quale noi abbiamo peccato, e nelle cui vie essi non son voluti camminare, ed alla cui Legge non hanno ubbidito? Laonde egli ha sparso sopra lui l’ardor della sua ira, e forte guerra; e l’ha divampato d’ogni intorno, ma egli non l’ha conosciuto; e l’ha arso, ma egli non vi ha posta mente MA ora, così ha detto il Signore, tuo Creatore, o Giacobbe, e tuo Formatore, o Israele: Non temere; perciocchè io ti ho riscattato, io ti ho chiamato per lo tuo nome; tu sei mio. Quando tu passerai per le acque, io sarò teco; e quando passerai per li fiumi, non ti affogheranno; quando camminerai per lo fuoco non sarai arso, e la fiamma non ti divamperà. Perciocchè io sono il Signore Iddio tuo, il Santo d’Israele, tuo Salvatore; io ho dato l’Egitto per tuo riscatto, e l’Etiopia, e Seba, in luogo tuo. Conciossiachè tu mi sii stato caro, e pregiato, ed io ti abbia amato; io ho dati degli uomini per te, e de’ popoli per l’anima tua. Non temere; perciocchè io son teco; io farò venir la tua progenie di Levante, e ti raccoglierò di Ponente. Io dirò al Settentrione: Da’; ed al Mezzodì: Non divietare; adduci i miei figliuoli di lontano, e le mie figliuole dalle estremità della terra; tutti quelli che si chiamano del mio Nome, e i quali io ho creati alla mia gloria, ho formati, anzi fatti; traendo fuori il popolo ch’è cieco, benchè abbia degli occhi; e quelli che sono sordi, benchè abbiano degli orecchi. Sieno tutte le genti radunate insieme, e raccolti i popoli; chi, d’infra loro, ha annunziato questo? e chi ci ha fatte intender le cose di prima? producano i lor testimoni, e sieno giustificati; ovvero, ascoltino eglino stessi, e dicano: Quest’è la verità. Voi, insieme col mio Servitore, il quale io ho eletto, mi siete testimoni, dice il Signore; acciocchè sappiate, e mi crediate, ed intendiate, che io son desso; avanti me non fu formato alcun dio, e dopo me non ne sarà alcuno. Io, io sono il Signore, e fuor di me non vi è alcun Salvatore. Io ho annunziato, e salvato, e fatto intendere; e fra voi non vi è stato alcun dio strano; e voi mi siete testimoni, dice il Signore; ed io sono Iddio. Eziandio da che il giorno fu, già era io desso; e non vi è niuno che possa liberare dalla mia mano. Se io opero, chi potrà impedir l’opera mia? Così ha detto il Signore, vostro Redentore, il Santo d’Israele: Per amor di voi io ho mandato contro a Babilonia, e li ho fatti tutti scendere in fuga; anche i Caldei, nelle navi di cui si gloriano. Io sono il Signore, il vostro Santo, il Creatore d’Israele, il vostro Re. Così ha detto il Signore, il qual già fece una via nel mare, ed un sentiero nelle acque impetuose; il qual fece uscire carri, e cavalli, esercito, e forza; tutti quanti furono atterrati, senza poter rilevarsi; furono estinti, furono spenti come un lucignolo. Non ricordate le cose di prima, e non istate a mirare le cose antiche. Ecco, io fo una cosa nuova, ora sarà prodotta; non la riconoscerete voi? Io metterò ancora una via nel deserto, e de’ fiumi nella solitudine. Le fiere della campagna, gli sciacalli, e le ulule mi glorificheranno; perciocchè io avrò messe dell’acque nel deserto, e de’ fiumi nella solitudine, per dar bere al mio popolo, al mio eletto. Il popolo che io m’ho formato, racconterà la mia lode Ma, quant’è a te, o Giacobbe, tu non mi hai invocato; ti sei tu pure affaticato per me, o Israele? Tu non m’hai presentate le pecore de’ tuoi olocausti, e non m’hai onorato co’ tuoi sacrificii; io non t’ho tenuto in servitù intorno ad offerte, nè faticato intorno ad incenso. Tu non m’hai comperata con danari canna odorosa, e non m’hai inebbriato col grasso de’ tuoi sacrificii; anzi tu hai tenuto me in servitù co’ tuoi peccati, e m’hai faticato con le tue iniquità. Io, io son quel che cancello i tuoi misfatti, per amor di me stesso; e non ricorderò più i tuoi peccati, Riducimi a memoria, litighiamo insieme; narra tu le tue ragioni, acciocchè tu ti giustifichi. Il tuo primo padre ha peccato, ed i tuoi oratori han commesso misfatto contro a me. Perciò, io tratterò come profani i principi del santuario, e metterò Giacobbe in isterminio, ed Israele in obrobrii ORA dunque ascolta, o Giacobbe, mio servitore; e tu, Israele, che io ho eletto. Così ha detto il Signore, tuo Fattore, e tuo Formatore fin dal ventre, il qual ti aiuta: Non temere, o Giacobbe, mio servitore; e tu, Iesurun, che io ho eletto. Perciocchè io spanderò dell’acque sopra l’assetato, e dei rivi sopra la terra asciutta; io spanderò il mio Spirito sopra la tua progenie, e la mia benedizione sopra quelli che usciranno di te. Ed essi germoglieranno fra l’erba, come salci presso a’ rivi delle acque. L’uno dirà: Io son del Signore; e l’altro si nominerà del nome di Giacobbe; e l’altro si sottoscriverà di sua mano del Signore, e si soprannominerà del nome d’Israele. Così ha detto il Signore, il Re d’Israele, e suo Redentore, il Signor degli eserciti: Io sono il primiero, ed io son l’ultimo; e non vi è Dio alcuno fuor che me. E chi è come me, che abbia chiamato, e dichiarato, e ordinato quello, da che io stabilii il popolo antico? annunzino loro que’ dii le cose future, e quelle che avverranno. Non vi spaventate, e non vi smarrite; non ti ho io fatte intendere, e dichiarate queste cose ab antico? e voi me ne siete testimoni; evvi alcun Dio, fuor che me? non vi è alcun’altra Rocca, io non ne conosco alcuna Gli artefici delle sculture son tutti quanti vanità; e i lor cari idoli non giovano nulla; ed essi son testimoni a sè stessi che quelli non vedono, e non conoscono; acciocchè sieno confusi. Chi ha formato un dio? e chi ha fusa una scultura? Ella non gioverà nulla. Ecco, tutti i compagni di un tale uomo saranno confusi, e insieme gli artefici, che son fra gli uomini; aduninsi pure, e presentinsi tutti quanti; sì, saranno tutti insieme spaventati, e confusi. Il ferraiuolo adopera la lima, e lo scarpello, e lavora col carbone, e forma la scultura co’ martelli; ed anche, mentre la lavora con la forza del suo braccio, ha fame, e le forze gli mancano; egli non beve acqua, e si stanca. Il legnaiuolo stende il regolo, disegna la scultura con la sinopia, la lavora con asce, e la disegna con la sesta, e la fa alla somiglianza umana, secondo la gloria dell’uomo; acciocchè dimori in casa. Tagliando de’ cedri, egli prende un elce, ed una quercia, e li lascia fortificar fra gli alberi di una selva; egli pianta un frassino salvatico, il qual la pioggia fa crescere. E quegli alberi servono all’uomo per bruciare; ed egli ne prende una parte, e se ne scalda; ed anche ne accende del fuoco, e ne cuoce del pane; ed anche ne fa un dio, e l’adora; ne fa una scultura, e le s’inchina. Egli ne avrà bruciata la metà al fuoco, col mezzo dell’altra metà egli avrà mangiata della carne, ed avrà arrostito l’arrosto, e si sarà saziato; ed anche, dopo essersi scaldato, dirà: Eia! io mi sono scaldato; io ho veduto il fuoco. Poi impiega il rimanente a fare un dio, in una sua scultura, alla quale egli s’inchina, e l’adora, e gli fa orazione, e dice: Liberami; perciocchè tu sei il mio dio. Essi non hanno conoscimento, nè intendimento alcuno; perciocchè i loro occhi sono incrostati, per non vedere; e i lor cuori, per non intendere. E non si recano la cosa al cuore, e non hanno conoscimento, nè intendimento alcuno, per dire: Io ho arsa col fuoco la metà di questo, ed anche ho cotto del pane su le brace di esso: io ne ho arrostita della carne, e l’ho mangiata; farei io del rimanente di esso una cosa abbominevole? m’inchinerei io davanti ad un tronco di legno? Essi si pascono di cenere, il cuor sedotto li travia; e non rinfrancano mai l’anima loro, e non dicono: Questo che io ho nella destra, non è egli una cosa falsa? RICORDATI di queste cose, o Giacobbe, e Israele; perciocchè tu sei mio servitore, io ti ho formato, tu sei mio servitore; Israele, non dimenticarmi. Io ho cancellati i tuoi misfatti, a guisa di una nuvola; ed i tuoi peccati, a guisa di una nube; convertiti a me, perciocchè io ti ho riscattato. Cantate, o cieli; perciocchè il Signore ha operato; giubilate, luoghi bassi della terra; risonate grida di allegrezza, monti, selve, e tutti gli alberi che sono in esse; perciocchè il Signore ha riscattato Giacobbe, e si è reso glorioso in Israele. Così ha detto il Signore, tuo Redentore, e tuo Formatore fin dal ventre: Io sono il Signore, che ho fatta ogni cosa, che ho distesi i cieli solo, ed ho appianata la terra, senza che alcuno sia stato meco; che annullo i segni de’ bugiardi, e fo impazzar gl’indovini; che fo andare a ritroso i savi, e rendo stolto il loro conoscimento; che confermo la parola del mio servitore, e adempio il consiglio de’ miei Angeli; che dico a Gerusalemme: Tu sarai abitata; ed alle città di Giuda: Voi sarete riedificate; ed io ridirizzerò le sue ruine; che dico al profondo mare: Seccati; e che asciugherò i suoi fiumi; che dico a Ciro: Mio pastore; e fo ch’egli adempierà tutta la mia volontà, per dire a Gerusalemme: Tu sarai riedificata; ed al tempio: Tu sarai di nuovo fondato Così ha detto il Signore a Ciro, suo unto, ed il quale io ho preso, dice egli, per la man destra, per atterrar davanti a lui le genti, e sciogliere i lombi dei re; per aprir gli usci dinanzi a lui, e far che le porte non gli sieno serrate: Io andrò dinanzi a te, e dirizzerò le vie distorte; io romperò le porte di rame, e spezzerò le sbarre di ferro. E ti darò i tesori riposti in luoghi tenebrosi, e le cose nascoste in luoghi segreti; acciocchè tu conosca che io sono il Signore, l’Iddio d’Israele, che ti ho chiamato per lo tuo nome; per amor di Giacobbe, mio servitore, e d’Israele, mio eletto; anzi ti ho chiamato per lo tuo nome, e ti ho soprannominato, benchè tu non mi conoscessi Io sono il Signore, e non ve n’è alcun altro; non vi è Dio alcuno fuor che me; io ti ho cinto, benchè tu non mi conoscessi; acciocchè si conosca dal sol levante, e dal Ponente, che non vi è alcun Dio fuor che me. Io sono il Signore, e non ve n’è alcun altro; che formo la luce, e creo le tenebre; che fo la pace, e creo il male. Io sono il Signore, che fo tutte queste cose. Cieli, gocciolate da alto, e stillino le nuvole la giustizia; aprasi la terra, e fruttino la salute, e la giustizia; facciale quella germogliare insieme. Io, il Signore, ho creato questo. Guai a chi contende col suo Formatore! contenda il testo co’ testi di terra; l’argilla dirà ella al suo formatore: Che fai? non vi è alcuna opera di mani nel tuo lavoro. Guai a chi dice al padre: Che generi? ed alla donna: Che partorisci? Così ha detto il Signore, il Santo d’Israele, e suo Formatore: Domandatemi delle cose avvenire; ordinatemi ciò che io ho da fare intorno a’ miei figliuoli, ed all’opera delle mie mani. Io ho fatta la terra, ed ho creati gli uomini che sono sopra essa; le mie mani hanno distesi i cieli, ed io ho dati gli ordini a tutto il loro esercito. Io ho suscitato quell’uomo in giustizia, e addirizzerò tutte le sue imprese; egli riedificherà la mia città, e rimanderà il mio popolo, che sarà stato in cattività, senza prezzo, e senza presente, ha detto il Signor degli eserciti. Così ha detto il Signore: La fatica dell’Egitto, e il traffico degli Etiopi, e de’ Sabei, uomini di grande statura, passeranno a te, e saranno tuoi, o Gerusalemme; que’ popoli cammineranno dietro a te, passeranno co’ ceppi, e s’inchineranno dinanzi a te; ti supplicheranno, dicendo: Certo in te è Iddio; e fuor d’Iddio, non vi è alcun altro Dio. Veramente tu sei l’Iddio, che ti nascondi, l’Iddio d’Israele, il Salvatore. Essi tutti sono stati confusi e svergognati; gli artefici degl’idoli se ne sono andati tutti quanti con vituperio. Ma Israele è stato salvato dal Signore, di una salute eterna; voi Israeliti non sarete giammai in eterno confusi, nè svergognati. Perciocchè, così ha detto il Signore che ha creati i cieli; l’Iddio, che ha formata la terra, e l’ha fatta, e l’ha stabilita, e non l’ha creata per restar vacua, anzi l’ha formata per essere abitata: Io sono il Signore, e non ve n’è alcun altro. Io non ho parlato di nascosto, nè in luogo tenebroso della terra; io non ho detto alla progenie di Giacobbe in vano: Cercatemi; io sono il Signore, che parlo in giustizia, ed annunzio cose diritte Adunatevi, e venite; accostatevi tutti quanti voi che siete scampati d’infra le genti. Quelli che portano il legno della loro scultura, e fanno orazione ad un dio che non può salvare, non hanno conoscimento alcuno. Annunziate loro, e fateli appressare, ed anche prendano consiglio insieme; chi ha fatto intender questo ab antico, chi l’ha annunziato già da lungo tempo? non son desso io, il Signore, fuor del quale non vi è alcun altro Dio? l’Iddio giusto, e Salvatore; fuor di me non ve n’è alcun altro. Riguardate a me, voi tutti i termini della terra, e siate salvati; perciocchè io sono Iddio, e non ve n’è alcun altro. Io ho giurato per me stesso, una parola è uscita della mia bocca, in giustizia, e non sarà revocata: Che ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua giurerà per me. Ei si dirà di me: Veramente nel Signore è ogni giustizia e forza; tutti quelli che sono accesi d’ira contro a lui verranno a lui, e saranno confusi. Tutta la progenie d’Israele sarà giustificata nel Signore, e si glorierà in lui BEL è andato giù, Nebo è caduto boccone, i loro idoli sono stati posti sopra bestie, e sopra giumenti; i vostri somieri sono stati caricati d’una soma, fino a stanchezza. Essi son caduti boccone, e sono andati giù tutti quanti; non hanno potuto salvar quella soma; e le lor persone stesse sono andate in cattività. Ascoltatemi, o casa di Giacobbe, e voi, tutto il rimanente della casa d’Israele, de’ quali io mi son caricato fin dal ventre, e li ho portati fin dalla matrice; ed anche infino alla vostra vecchiezza sarò lo stesso; e vi porterò fino alla vostra canutezza; io vi ho fatti, ed altresì vi porterò; io stesso mi caricherò di voi, e vi salverò A cui mi assomigliereste? ed a cui mi agguagliereste? a cui mi pareggereste, per essere par suo? Coloro che hanno tratto dell’oro di borsa, ed han pesato dell’argento alla stadera; che han prezzolato un orafo, il quale ne ha fatto un dio; poi gli s’inchinano, ed anche l’adorano; lo levano in ispalla, lo portano; poi lo posano nel suo luogo, ove egli sta fermo, senza muoversi; benchè gridino a lui, non però risponde, e non li salva dalla lor distretta. Ricordatevi di questo, e fondatevi bene; trasgressori, recatevelo al cuore. Ricordatevi delle cose di prima, che furono già ab antico; perciocchè io sono Iddio, e non vi è alcun altra Dio, e niuno è pari a me; che annunzio da principio la fine, e ab antico le cose che non sono ancoro fatte; che dico: Il mio consiglio sarà stabile, ed io metterò ad effetto tutta la mia volontà; che chiamo dal Levante un uccello, e da terra lontana l’uomo del mio consiglio; io ho parlato, ed altresì farò venire ciò che io ho detto; io ho formata la cosa, ed altresì la farò. Ascoltatemi, voi indurati di cuore, che siete lontani di giustizia; io ho fatta appessar la mia giustizia, ella non si allontanerà; e la mia salute non tarderà; io metterò la salute in Sion, e farò vedere la mia gloria ad Israele SCENDI, e siedi sopra la polvere, vergine, figliuola di Babilonia; siedi in terra; non vi è più trono, o figliuola de’ Caldei; certo, tu non continuerai più ad esser chiamata: Morbida e delicata. Metti la mano alle macine, e macina la farina; scopri la tua chioma, scalzati, scopriti la coscia, passa i fiumi. Le tue vergogne saranno scoperte, ed anche la tua turpitudine sarà veduta; io prenderò vendetta, e non ti verrò incontro da uomo. Il nome del nostro Redentore è il Signore degli eserciti, il Santo d’Israele. Siedi tacita, ed entra nelle tenebre, figliuola de’ Caldei; perciocchè tu non sarai più chiamata: La Signora de’ regni. Io mi adirai gravemente contro al mio popolo, io profanai la mia eredità, e li diedi in man tua: tu non usasti alcuna misericordia inverso loro; tu aggravasti grandemente il tuo giogo sopra il vecchio E dicesti: Io sarò signora in perpetuo; fin là, que giammai non ti mettesti queste cose in cuore, tu non ti ricordasti di ciò che avverrebbe alla fine. Ora dunque, ascolta questo, o deliziosa, che abiti in sicurtà, che dici nel cuor tuo: Io son dessa, e non vi è altri che me; io non sederò vedova, e non saprò che cosa sia l’essere orbata di figliuoli; ascolta questo: Queste due cose ti avverranno in un momento, in un medesimo giorno; orbezza di figliuoli, e vedovità; ti verranno appieno addosso, con tutta la moltitudine delle tue malie, con tutta la gran forza delle tue incantagioni. E pur tu ti sei confidata nella tua malizia, ed hai detto: Non vi è niuno che mi vegga; la tua sapienza e la tua scienza ti hanno sedotta. E tu hai detto nel tuo cuore: Io son dessa, e non vi è altri che me. Perciò, un male ti verrà addosso, del quale tu non saprai il primo nascimento; e ti caderà addosso una ruina, la quale tu non potrai stornare; e ti sopraggiungerà di subito una desolazione, della quale tu non ti avvedrai. Sta’ ora in piè con le tue incantagioni, e con la moltitudine delle tue malie, intorno alle quali tu ti sei affaticata fin dalla tua fanciullezza; forse potrai far qualche giovamento, forse ti fortificherai. Tu ti sei stancata nella moltitudine de’ tuoi consigli; ora dunque presentinsi gli astrologhi, che contemplano le stelle, e di mese in mese fanno de’ pronostichi; e salvinti da’ mali che ti sopraggiungeranno. Ecco, son divenuti come stoppia; il fuoco li ha arsi; non hanno potuto scampar le lor persone dalla fiamma; non ne rimarrà alcuna bracia da scaldarsi, nè alcun fuoco per sedervi davanti. Tali ti sono state le cose, intorno alle quali tu ti sei affaticata. Quant’è a’ tuoi mercatanti, coi quali tu hai mercatantato fin dalla tua fanciullezza, son fuggiti chi qua, chi là, ciascuno alle sue parti; non vi è niuno che ti salvi ASCOLTATE questo, o casa di Giacobbe, che siete nominati del nome d’Israele, e siete usciti delle acque di Giuda; che giurate per lo Nome del Signore, e mentovate l’Iddio d’Israele; benchè non in verità, nè in giustizia. Perciocchè essi si nominano della città santa, si appoggiano sopra l’Iddio d’Israele, il cui Nome è: Il Signor degli eserciti. Io annunziai già ab antico le cose di prima, e quelle uscirono della mia bocca, ed io le feci intendere; poi di subito le ho fatte, e sono avvenute. Perciocchè io so che tu sei indurato, e che il tuo collo è un nerbo di ferro, e che la tua fronte è di rame. Perciò ti annunziai quelle cose già anticamente; io te le feci intendere, avanti che fossero avvenute; che talora tu non dicessi: Il mio idolo le ha fatte, e la mia scultura, e la mia statua di getto le ha ordinate. Tu hai udite tutte queste cose, considerale; e non le annunziereste voi? da ora io ti ho fatte intendere cose nuove, e riserbate, le quali tu non sapevi. Ora sono state create, e non ab antico, nè avanti questo giorno; e tu non ne avevi udito nulla; che talora tu non dica: Ecco, io le sapeva. Tu non le hai nè udite, nè sapute; ed anche in alcun tempo non ti è stato aperto l’orecchio; perciocchè io sapeva che del tutto tu ti porteresti dislealmente, e che tu sei chiamato: Prevaricator fin dal ventre Per amor del mio Nome, io rallenterò la mia ira; e per amor della mia lode, io mi ratterrò inverso te, per non distruggerti. Ecco, io ti ho posto al cimento, ma non già come l’argento; io ti ho affinato nel fornello dell’afflizione. Per amor di me stesso, per amor di me stesso, io farò questo; perciocchè, come sarebbe profanato il mio Nome? ed io non darò la mia gloria ad alcun altro. Ascoltami, o Giacobbe, e tu, o Israele, che sei chiamato da me. Io son desso; io sono il primo; io sono anche l’ultimo. La mia mano ha eziandio fondata la terra, e la mia destra ha misurati i cieli col palmo; quando io li chiamo, tutti quanti compariscono. Voi tutti, adunatevi, ed ascoltate: Chi, d’infra coloro, ha annunziate queste cose? Il Signore ha amato colui; egli metterà ad esecuzione la sua volontà contro a Babilonia, e il suo braccio sopra i Caldei. Io, io ho parlato, ed anche l’ho chiamato; io l’ho fatto venire, e le sue imprese son prosperate Accostatevi a me, ed ascoltate questo; dal principio io non ho parlato di nascosto; dal tempo che la cosa è stata io vi sono stato; ed ora il Signore Iddio, e il suo Spirito, mi ha mandato. Così ha detto il Signore, il tuo Redentore, il Santo d’Israele: Io sono il Signore Iddio tuo, che ti ammaestro per util tuo, che ti guido per la via, per la quale tu devi camminare. Oh avessi tu pure atteso a’ miei comandamenti! la tua pace sarebbe stata come un fiume, e la tua giustizia come le onde del mare. E la tua progenie sarebbe stata come la rena, e quelli che sarebbero usciti delle tue interiora come la ghiaia di quello; il suo nome non sarebbe stato sterminato, nè spento dal mio cospetto. Uscite di Babilonia, fuggitevene dai Caldei, con voce di giubilo; annunziate, bandite questo; datene fuori voce fino alle estremità della terra; dite: Il Signore ha riscattato Giacobbe, suo servitore. Ed essi non hanno avuto sete, mentre egli li ha condotti per li deserti; egli ha fatta loro stillar dell’acqua dalla roccia; egli ha fesso il sasso, e ne è colata dell’acqua. Non vi è alcuna pace per gli empi, ha detto il Signore ASCOLTATEMI, isole; e state attenti, o popoli lontani. Il Signore mi ha chiamato infin dal ventre, egli ha mentovato il mio nome infin dalle interiora di mia madre. Ed ha renduta la mia bocca simile ad una spada acuta; egli mi ha nascosto all’ombra della sua mano, e mi ha fatto essere a guisa di saetta forbita; egli mi ha riposto nel suo turcasso; e mi ha detto: Tu sei il mio Servitore; Israele è quello, nel quale io mi glorificherò in te. Ed io ho detto: Io mi sono affaticato a vuoto; invano, ed indarno ho consumata la mia forza; ma pur certo la mia ragione è appo il Signore, e l’opera mia appo l’Iddio mio. Ora dunque, avendomi detto il Signore, che mi ha formato infin dal ventre, acciocchè gli sia servitore, che io gli riconduca Giacobbe; benchè Israele non si raccolga, pur sarò glorificato appo il Signore, e l’Iddio mio sarà la mia forza. Ed egli mi ha detto: Egli è leggier cosa che tu mi sii servitore, per ridirizzare le tribù di Giacobbe, e per ricondurre i riserbati d’Israele; perciò, io ti ho dato per luce delle genti; per esser la mia salute infino alle estremità della terra Così ha detto il Signore, il Rendentore d’Israele, il suo Santo, a colui ch’è sprezzato della persona, ed abbominevole alla nazione, al servo di quelli che signoreggiano: I re ti vedranno, e si leveranno; i principi ancora, e s’inchineranno; per cagion del Signore, ch’è fedele, del Santo d’Israele, che ti ha eletto. Così ha detto il Signore: Io ti ho esaudito nel tempo della benevolenza, e ti ho aiutato nel giorno della salute; anche ti guarderò, e ti darò per patto del popolo, per ristabilir la terra, per far possedere le eredità desolate; per dire a’ prigioni: Uscite, ed a quelli che sono nelle tenebre: Mostratevi. Essi pastureranno in su le vie, ed il lor pasco sarà sopra ogni luogo elevato. Non avranno fame, nè sete; e l’arsura ed il sole non li percoterà; perciocchè colui che ha misericordia di loro li condurrà, e li menerà alle fonti delle acque. Ed io ridurrò tutti i miei monti in cammini, e le mie strade saranno rilevate. Ecco, gli uni verranno da lontano; ed ecco, gli altri verranno dal Settentrione, e dall’Occidente; e gli altri dal paese de’ Sinei Giubilate, o cieli; e tu, terra, festeggia; e voi, monti, risonate grida di allegrezza; perciocchè il Signore ha consolato il suo popolo, ed ha avuta pietà de’ suoi poveri afflitti. Or Sion ha detto: Il Signore mi ha abbandonata, ed il Signore mi ha dimenticata. Dimenticherà la donna il suo figliuolino che poppa, per non aver pietà del figliuol del suo seno? ma, avvegnachè le madri dimenticassero i lor figliuoli, non però ti dimenticherò io. Ecco, io ti ho scolpita sopra le palme delle mani; le tue mura son del continuo nel mio cospetto. I tuoi figliuoli verranno in fretta; e quelli che ti distruggevano, e disertavano, usciranno fuor di te Alza d’ogn’intorno i tuoi occhi, e vedi; tutti costoro si son radunati, e son venuti a te. Come io vivo, dice il Signore, tu ti rivestirai di costoro come di un ornamento, e te ne fregerai a guisa di sposa. Perciocchè le tue ruine, ed i tuoi luoghi deserti, ed il tuo paese distrutto, anzi tu stessa, sarai allora troppo stretta per gli abitatori; e quelli che ti divoravano si allontaneranno. Ancora ti diranno i figliuoli che tu avrai, dopo che sarai stata orbata degli altri: Questo luogo è troppo stretto per me; fattimi in là, che io possa abitare. E tu dirai nel cuor tuo: Chi mi ha generati costoro? conciossiachè io fossi rimasta orbata di figliuoli, e sola, in cattività, ed in esilio; e chi mi ha allevati costoro? ecco, io era rimasta tutta sola, e costoro dove erano? Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io leverò la mia mano alle genti ed alzerò la mia bandiera a’ popoli; ed essi ti porteranno i tuoi figliuoli in braccio, e le tue figliuole saranno portate in ispalla. E i re saranno i tuoi balii, e le principesse, lor mogli, le tue balie; essi s’inchineranno a te, bassando la faccia a terra, e leccheranno la polvere de’ tuoi piedi; e tu conoscerai che io sono il Signore, e che quelli che sperano in me non saranno giammai confusi La preda sarebbe ella tolta all’uomo prode? ed i prigioni presi giustamente possono eglino esser riscossi? Conciossiachè così abbia detto il Signore: Eziandio i prigioni dell’uomo prode gli saran tolti, e la preda del possente sarà riscossa; ed io contenderò con quelli che contendono teco, e salverò i tuoi figliuoli. E farò che i tuoi oppressatori mangeranno la lor propria carne, e s’inebbrieranno del lor proprio sangue, a guisa di mosto; ed ogni carne saprà che io sono il Signore, tuo Salvatore, e tuo Redentore, il Possente di Giacobbe Così ha detto il Signore: Dove è la lettera del divorzio di vostra madre, per la quale io l’abbia mandata via? ovvero, chi è colui de’ miei creditori, a cui io vi abbia venduti? Ecco, voi siete stati venduti per le vostre iniquità, e la madre vostra è stata mandata via per li vostri misfatti. Perchè, essendo io venuto, non si è trovato alcuno? Ed avendo io chiamato, niuno ha risposto? È forse la mia mano per alcuna maniera accorciata, da non poter riscuotere? O non vi è egli in me forza alcuna, da poter liberare? Ecco, col mio sgridare io secco il mare, io riduco i fiumi in deserto, sì che il pesce loro diventa puzzolente, per mancamento di acqua, essendo morto di sete. Io rivesto i cieli di caligine, e metto un cilicio per lor coverta IL Signore Iddio mi ha data la lingua de’ dotti, per saper parlare opportunamente allo stanco; egli mi desta ogni mattina l’orecchio, per udire come i dotti. Il Signore Iddio mi ha aperto l’orecchio, ed io non sono stato ribello, non mi son tratto indietro. Io ho porto il mio corpo a’ percotitori, e le mie guance a quelli che mi strappavano i capelli; io non ho nascosta la mia faccia dalle onte, nè dallo sputo. Ma il Signore Iddio è stato in mio aiuto; perciò, non sono stato confuso; perciò, ho resa la mia faccia simile ad un macigno, e so che non sarò svergognato. Colui che mi giustifica è prossimo; chi contenderà meco? presentiamoci pure amendue insieme; chi è mio avversario? accostisi pure a me. Ecco, il Signore Iddio è in mio aiuto; chi mi condannerà? ecco, tutti coloro saran logorati come un vestimento; la tignuola li roderà Chi è colui, d’infra voi, che tema il Signore, che ascolti la voce del suo Servitore? Benchè cammini in tenebre, e non abbia chiarezza alcuna, pur confidisi nel Nome del Signore, ed appoggisi sopra l’Iddio suo. Ecco, voi tutti che accendete del fuoco, e vi attorniate di faville, camminate alla luce del vostro fuoco, ed alle faville che avete accese. Questo vi è avvenuto dalla mia mano; voi giacerete in tormento ASCOLTATEMI, voi che procacciate la giustizia, che cercate il Signore; riguardate alla roccia onde siete stati tagliati, e alla buca della cava onde siete stati cavati. Riguardate ad Abrahamo, vostro padre, ed a Sara, che vi ha partoriti; perciocchè io lo chiamai solo, e lo benedissi, e lo moltiplicai. Perciocchè il Signore consolerà Sion, egli consolerà tutte le sue ruine, e renderà il suo deserto simile ad Eden, e la sua solitudine simile al giardino del Signore; in essa si troverà gioia ed allegrezza; lode, e voce di canto Attendi a me, popol mio; e tu, mia nazione, porgimi gli orecchi; perciocchè la Legge procederà da me, ed io assetterò il mio giudicio, per luce de’ popoli. La mia giustizia è vicina; la mia salute è uscita fuori, e le mie braccia giudicheranno i popoli; le isole mi aspetteranno, e spereranno nel mio braccio. Alzate gli occhi vostri al cielo, e riguardate in terra abbasso; perciocchè i cieli si dissolveranno a guisa di fumo, e la terra sarà logorata come un vestimento, ed i suoi abitanti similmente morranno; ma la mia salute sarà in eterno, e la mia giustizia non iscaderà. Ascoltatemi, voi che conoscete la giustizia; e tu, o popolo, nel cui cuore è la mia Legge. Non temiate delle onte degli uomini, e non vi sgomentate per li loro oltraggi. Perciocchè la tignuola li roderà come un vestimento, e la tarma li mangerà come lana; ma la mia giustizia sarà in eterno, e la mia salute per ogni età O braccio del Signore, risvegliati, risvegliati, rivestiti di forza, risvegliati come a’ giorni antichi, come nelle età dei secoli passati. Non sei tu quel che tagliasti a pezzi Rahab, che uccidesti il dragone? Non sei tu quel che seccasti il mare, le acque del grande abisso? Che riducesti le profondità del mare in un cammino, acciocchè i riscattati passassero? Quelli adunque che dal Signore saranno stati riscattati ritorneranno, e verranno in Sion con canto; ed allegrezza eterna sarà sopra il capo loro; otterranno gioia e letizia; il dolore ed il gemito fuggiranno. Io, io son quel che vi consolo; chi sei tu che temi dell’uomo che morrà, del figliuol dell’uomo che diverrà simile a fieno? Ed hai dimenticato il Signore che ti ha fatto, che ha distesi i cieli, e fondata la terra; ed hai del continuo, tuttodì, avuto paura dell’indegnazione di colui che ti stringeva, quando egli si apparecchiava per distruggere; ora, dove è l’indegnazione di colui che ti stringeva? Colui che è stato menato in cattività si affretta a sciogliersi, acciocchè non muoia nella fossa, e che non gli manchi il pane. Or io sono il Signore Iddio tuo, che muovo il mare, e fo che le sue onde romoreggiano; il cui Nome è: Il Signor degli eserciti. Ed ho messe le mie parole nella tua bocca, e ti ho coperto con l’ombra della mia mano, per piantare i cieli, e per fondar la terra, e per dire a Sion: Tu sei il mio popolo Risvegliati, risvegliati, levati, o Gerusalemme, che hai bevuta dalla mano del Signore la coppa della sua indegnazione; tu hai bevuta, anzi succiata la feccia della coppa di stordimento. Infra tutti i figliuoli ch’ella ha partoriti, non vi è alcuno che la guidi; nè, fra tutti i figliuoli che ha allevati, alcuno che la prenda per la mano. Queste due cose ti sono avvenute; chi se ne conduole teco? Guastamento e ruina; spada e fame; per chi ti consolerei io? I tuoi figliuoli son venuti meno, son giaciuti in capo d’ogni strada, come un bue salvatico che è ne’ lacci, pieni dell’indegnazione del Signore, dello sgridar dell’Iddio tuo. Perciò ascolta ora questo, o tu afflitta ed ebbra, e non di vino; così ha detto il tuo Signore, il Signore, e l’Iddio tuo, che difende la causa del suo popolo: Ecco, io ti ho tolta di mano la coppa di stordimento, la feccia della coppa della mia indegnazione; tu non ne berrai più per l’innanzi. Ed io la metterò in mano a quelli che ti affliggono, che han detto all’anima tua: Inchinati, e noi ti passeremo addosso: laonde tu hai posto il tuo corpo come terra, e come una strada a’ passanti Risvegliati, risvegliati; rivestiti della tua gloria, o Sion; rivestiti de’ vestimenti della tua magnificenza, o Gerusalemme, città santa; perciocchè l’incirconciso, e l’immondo, non entreranno più in te per l’innanzi. Scuotiti la polvere d’addosso; levati, ed assettati, o Gerusalemme; sciogliti i legami che hai in collo, o figliuola di Sion, che sei in cattività. Perciocchè, così ha detto il Signore: Voi siete stati venduti senza prezzo, e sarete altresì riscattati senza danari. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Il mio popolo discese anticamente in Egitto per dimorarvi; ma Assur l’ha oppressato per nulla. Ed ora, che ho io a far qui, dice il Signore, perchè il mio popolo sia stato menato via per nulla? quelli che lo signoreggiano lo fanno urlare, dice il Signore; ed il mio Nome del continuo, tuttodì, è bestemmiato. Perciò, il mio popolo conoscerà il mio Nome; perciò, egli conoscerà in quel giorno che io son quel che parlo; eccomi O quanto son belli sopra questi monti i piedi di colui che porta le buone novelle, che annunzia la pace; di colui che porta le novelle del bene, che annunzia la salute, che dice a Sion: Il tuo Dio regna! Vi è un grido delle tue guardie, che hanno alzata la voce, che hanno tutte insieme dati gridi d’allegrezza; perciocchè hanno veduto con gli occhi che il Signore ha ricondotta Sion. Risonate, giubilate, ruine di Gerusalemme, tutte quante; perciocchè il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattata Gerusalemme. Il Signore ha tratto fuori il braccio della sua santità, alla vista di tutte le genti; e tutte le estremità della terra hanno veduta la salute del nostro Dio. Dipartitevi, dipartitevi, uscite di là, non toccate cosa alcuna immonda; uscite del mezzo di quella; purificatevi, voi che portate i vasi del Signore. Perciocchè voi non uscirete in fretta, e non camminerete in fuga; imperocchè il Signore andrà dinanzi a voi, e l’Iddio d’Israele sarà la vostra retroguardia ECCO, il mio Servitore prospererà, egli sarà grandemente innalzato, esaltato, e reso eccelso. Siccome molti sono stati stupefatti di te, tanto l’aspetto di esso era sformato, in maniera che non somigliava più un uomo; ed il suo sembiante, in maniera ch’egli non somigliava più uno d’infra i figliuoli degli uomini; così egli cospergerà molte genti; i re si tureranno la bocca sopra lui; perciocchè vedranno ciò che non era giammai stato loro raccontato, ed intenderanno ciò che giammai non aveano udito Chi ha creduto alla nostra predicazione? ed a cui è stato rivelato il braccio del Signore? Or egli è salito, a guisa di rampollo, dinanzi a lui, ed a guisa di radice da terra arida; non vi è stata in lui forma, nè bellezza alcuna; e noi l’abbiamo veduto, e non vi era cosa alcuna ragguardevole, perchè lo desiderassimo. Egli è stato sprezzato, fino a non esser più tenuto nel numero degli uomini; è stato uomo di dolori, ed esperto in languori; è stato come uno dal quale ciascuno nasconde la faccia; è stato sprezzato, talchè noi non ne abbiam fatta alcuna stima Veramente egli ha portati i nostri languori, e si è caricato delle nostre doglie; ma noi abbiamo stimato ch’egli fosse percosso, battuto da Dio, ed abbattuto. Ma egli è stato ferito per li nostri misfatti, fiaccato per le nostre iniquità; il gastigamento della nostra pace è stato sopra lui; e per li suoi lividori noi abbiamo ricevuta guarigione. Noi tutti eravamo erranti, come pecore; ciascun di noi si era volto alla sua via; ma il Signore ha fatta avvenirsi in lui l’iniquità di tutti noi. Egli è stato oppressato, ed anche afflitto, e pur non ha aperta la bocca; è stato menato all’uccisione, come un agnello; ed è stato come una pecora mutola davanti a quelli che la tosano, e non ha aperta la bocca. Egli è stato assunto fuor di distretta, e di giudicio; e chi potrà narrar la sua età, dopo ch’egli sarà stato reciso dalla terra dei viventi; e che, per li misfatti del mio popolo, egli sarà stato carico di piaghe? Or la sua sepoltura era stata ordinata co’ malfattori; ma egli è stato col ricco nella sua morte, la quale egli ha sofferta, senza ch’egli avesse commessa alcuna violenza, e chi vi fosse alcuna frode nella sua bocca Ma il Signore l’ha voluto fiaccare, e l’ha addogliato. Dopo che l’anima sua si sarà posta per sacrificio per la colpa, egli vedrà progenie, prolungherà i giorni, e il beneplacito del Signore prospererà nella sua mano. Egli vedrà il frutto della fatica dell’anima sua, e ne sarà saziato; il mio Servitor giusto ne giustificherà molti per la sua conoscenza, ed egli stesso si caricherà delle loro iniquità. Perciò, io gli darò parte fra i grandi, ed egli partirà le spoglie co’ potenti; perciocchè avrà esposta l’anima sua alla morte, e sarà stato annoverato co’ trasgressori, ed avrà portato il peccato di molti, e sarà interceduto per i trasgressori GIUBILA, o sterile, che non partorivi; fa’ risonar grida di allegrezza, e strilla, o tu, che non avevi dolori di parto; perciocchè i figliuoli della desolata saranno in maggior numero che quelli della maritata, ha detto il Signore. Allarga il luogo del tuo padiglione, e sieno tesi i teli de’ tuoi tabernacoli; non divietarlo: allunga le tue corde, e ferma i tuoi piuoli. Perciocchè tu moltiplicherai, traboccando a destra ed a sinistra; e la tua progenie possederà le genti, e renderà abitate le città deserte. Non temere, perciocchè, tu non sarai confusa; e non vergognarti, perciocchè tu non sarai adontata; anzi dimenticherai la vergogna della tua fanciullezza, e non ti ricorderai più del vituperio della tua vedovità. Perciocchè il tuo marito è quel che ti ha fatta; il suo Nome è: Il Signor degli eserciti; e il tuo Redentore è il Santo d’Israele, il quale sarà chiamato l’Iddio di tutta la terra Perciocchè il Signore ti ha chiamata, come una donna abbandonata, e tribolata di spirito; e come una moglie sposata in giovanezza, che sia stata mandata via, ha detto il tuo Dio. Io ti ho lasciata per un piccol momento, ma ti raccoglierò per grandi misericordie. Io ho nascosta la mia faccia da te per un momento, nello stante dell’indegnazione; ma ho avuta pietà di te per benignità eterna, ha detto il Signore, tuo Redentore. Perciocchè questo mi sarà come le acque di Noè; conciossiachè, come io giurai che le acque di Noè non passerebbero più sopra la terra, così ho giurato che non mi adirerò più contro a te, e non ti sgriderò più. Avvegnachè i monti si dipartissero dal luogo loro, e i colli si smovessero; pur non si dipartirà la mia benignità da te, e il patto della mia pace non sarà smosso; ha detto il Signore, che ha pietà di te O afflitta, tempestata, sconsolata; ecco, io poserò le tue pietre sopra marmo fino, e ti fonderò sopra zaffiri. E farò le tue finestre di rubini e le tue porte di pietre di carbonchi, e tutto il tuo recinto di pietre preziose. E tutti i tuoi figliuoli saranno insegnati dal Signore; e la pace de’ tuoi figliuoli sarà grande. Tu sarai stabilita in giustizia, tu sarai lontana d’oppressione, sì che non la temerai; e di ruina, sì ch’ella non si accosterà a te. Ecco, ben si faranno delle raunate, ma non da parte mia; chi si radunerà contro a te, venendoti addosso, caderà. Ecco, io ho creato il fabbro che soffia il carbone nel fuoco, e che trae fuori lo strumento, per fare il suo lavoro; ed io ancora ho creato il guastatore, per distruggere. Niun’arme fabbricata contro a te prospererà; e tu condannerai ogni lingua che si leverà contro a te in giudicio. Quest’è l’eredità de’ servitori del Signore, e la lor giustizia da parte mia, dice il Signore O VOI tutti che siete assetati, venite alle acque; e voi che non avete alcuni danari, venite, comperate, e mangiate; venite, dico, comperate, senza danari, e senza prezzo, vino, e latte. Perchè spendete danari in ciò che non è pane, e la vostra fatica in ciò che non può saziare? ascoltatemi pure, e voi mangerete del buono, e l’anima vostra goderà del grasso. Inchinate il vostro orecchio, e venite a me; ascoltate, e l’anima vostra viverà; ed io farò con voi un patto eterno, secondo le benignità stabili, promesse a Davide. Ecco, io l’ho dato per testimonio delle nazioni; per conduttore, e comandatore a’ popoli. Ecco, tu chiamerai la gente che tu non conoscevi, e la nazione che non ti conosceva correrà a te, per cagion del Signore Iddio tuo, e del Santo d’Israele; perciocchè egli ti avrà glorificato Cercate il Signore, mentre egli si trova; invocatelo, mentre egli è vicino. Lasci l’empio la sua via, e l’uomo iniquo i suoi pensieri; e convertasi al Signore, ed egli avrà pietà di lui; ed all’Iddio nostro, perciocchè egli è gran perdonatore. Perciocchè i miei pensieri non sono i vostri pensieri, nè le mie vie le vostre vie, dice il Signore. Conciossiachè, quanto i cieli son più alti che la terra, tanto sieno più alte le mie vie che le vostre vie, ed i miei pensieri che i vostri pensieri. Perciocchè, siccome la pioggia e la neve scende dal cielo, e non vi ritorna; anzi adacqua la terra, e la fa produrre e germogliare, talchè ella dà sementa da seminare, e pane de mangiare; così sarà la mia parola, che sarà uscita della mia bocca; ella non ritornerà a me a vuoto; anzi opererà ciò che io avrò voluto, e prospererà in ciò per che l’avrò mandata. Perciocchè voi uscirete con allegrezza, e sarete condotti in pace; i monti, e i colli risoneranno grida di allegrezza davanti a voi; e tutti gli alberi della campagna si batteranno a palme. In luogo dello spino crescerà l’abete, in luogo dell’ortica crescerà il mirto; e ciò sarà al Signore in fama, in segno eterno, che non verrà giammai meno COSÌ ha detto il Signore: Osservate quel ch’è diritto, e fate quel ch’è giusto; perciocchè la mia salute è vicina a venire, e la mia giustizia ad essere rivelata. Beato l’uomo che farà questo, e il figliuol dell’uomo che vi si atterrà; che osserverà il sabato, per non profanarlo; e guarderà la sua mano, per non fare alcun male E non dica il figliuol del forestiere, che si sarà aggiunto al Signore: Il Signore mi ha del tutto separato dal suo popolo; e non dica l’eunuco: Ecco, io sono un albero secco. Perciocchè, così ha detto il Signore intorno agli eunuchi: Quelli che osserveranno i miei sabati, ed eleggeranno di far ciò che mi piace, e si atterranno al mio patto; io darò loro nella mia Casa, e dentro delle mie mura, un luogo ed un nome, migliore che di figliuoli e di figliuole; io darò loro un nome eterno, il quale giammai non sarà sterminato. E quant’è ai figliuoli del forestiere, che si saranno aggiunti al Signore, per servirgli, e per amare il Nome del Signore, per essergli servitori; tutti quelli che osserveranno il sabato, per non profanarlo, e che si atterranno al mio patto; io li condurrò al monte della mia santità, e li rallegrerò nella mia Casa d’orazione; gli olocausti loro, e i sacrificii loro mi saranno a grado in sul mio Altare; perciocchè la mia Casa sarà chiamata: Casa d’orazione per tutti i popoli. Il Signore Iddio, che raccoglie gli scacciati d’Israele, dice: Ancora ne accoglierò degli altri a lui, oltre a quelli de’ suoi che saranno già raccolti VENITE per mangiare, voi tutte le bestie della campagna, tutte le fiere delle selve. Tutte le sue guardie son cieche, non hanno alcun conoscimento; essi tutti son cani mutoli, non sanno abbaiare; vaneggiano, giacciono, amano il sonnecchiare. E questi cani ingordi non sanno che cosa sia l’esser satollo, e questi pastori non sanno che cosa sia intendimento; ciascun di loro si è volto alla sua via, ciascuno alla sua cupidigia, dal canto suo. Venite, dicono, io recherò del vino, e noi c’inebbrieremo di cervogia; e il giorno di domani sarà come questo, anzi vie più grande Il giusto muore, e non vi è alcuno che vi ponga mente; e gli uomini da bene son raccolti, senza che alcuno consideri che il giusto è raccolto d’innanzi al male. Chi cammina nella sua dirittura se ne andrà in pace, si riposeranno sopra i lor letti Ma voi, figliuoli dell’incantatrice, progenie adultera, che non fai altro che fornicare, accostatevi qua. Sopra cui vi sollazzate voi? sopra cui allargate la bocca, ed allungate la lingua? non siete voi figliuoli di misfatto, progenie di falsità? Voi, che vi riscaldate dietro alle querce, sott’ogni albero verdeggiante, che scannate i figliuoli nelle valli, sotto alle caverne delle rocce. La tua parte è nelle pietre pulite de’ torrenti; quelle, quelle son la tua sorte; a quelle eziandio hai sparse offerte da spandere, e presentate oblazioni; con tutte queste cose potrei io esser rappacificato? Tu hai posto il tuo letto sopra i monti alti ed elevati; e sei eziandio salita là, per sacrificar sacrificii. Ed hai messa la tua ricordanza dietro all’uscio, e dietro allo stipite; conciossiachè tu ti sii scoperta, sviandoti da me; e sii salita, ed abbi allargato il tuo letto, ed abbi fatto patto con alcuni di coloro; tu hai amata la lor giacitura, tu hai spiato il luogo. Ed hai portati al Re presenti d’olii odoriferi, con gran quantità delle tue composizioni aromatiche; ed hai mandati i tuoi ambasciatori fino in paese lontano, e ti sei abbassata fino all’inferno. Tu ti sei affaticata nella lunghezza del tuo cammino; tu non hai detto: La cosa è disperata; tu hai ritrovata la vita della tua mano, perciò tu non ti sei stancata. E di cui hai tu avuta paura? chi hai tu temuto? conciossiachè tu abbi mentito, e non ti sii ricordata di me, e non te ne sii curata? non mi sono io taciuto, anzi già da lungo tempo? e pur tu non mi hai temuto. Io dichiarerò la tua giustizia, e le tue opere, che non ti gioveranno nulla Quando tu griderai, liberinti quelli che tu aduni; ma il vento li porterà via tutti quanti, un soffio li torrà via; ma chi spera in me possederà la terra, ed erederà il monte della mia santità. Ed ei si dirà: Rilevate, rilevate le strade, acconciatele; togliete via gl’intoppi dal cammino del mio popolo. Perciocchè, così ha detto l’Alto, e l’Eccelso, che abita l’eternità, e il cui Nome è il Santo: Io abito in luogo alto, e santo, e col contrito, ed umile di spirito; per vivificar lo spirito degli umili, e per vivificare il cuor de’ contriti. Conciossiachè io non contenda in perpetuo, e non mi adiri in eterno; perciocchè altrimenti ogni spirito, e le anime che io ho fatte, verrebber meno per la mia presenza Io sono stato adirato per l’iniquità della sua cupidigia, e l’ho percosso; io mi son nascosto, e sono stato indegnato; ma pur quel ribello è andato per la via del suo cuore. Io ho vedute le sue vie, e pur lo guarirò, e lo ricondurrò, e restituirò consolazioni a lui, ed a quelli d’infra lui che fanno cordoglio. Io creo ciò ch’è proferito con le labbra; pace, pace al lontano, ed al vincino, dice il Signore; ed io lo guarirò. Ma gli empi sono come il mare sospinto, il quale non può quietare, e le cui acque cacciano fuori pantano e fango. Non vi è niuna pace per gli empi; ha detto l’Iddio mio GRIDA con la gola, non rattenerti: alza la tua voce a guisa di tromba, e dichiara al mio popolo i suoi misfatti, ed alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Ben mi cercano ogni giorno, e prendono piacere di saper le mie vie, a guisa di gente che si adoperi a giustizia, e non abbia lasciata la Legge dell’Iddio suo; mi domandano de’ giudicii di giustizia, prendono piacere di accostarsi a Dio Poi dicono: Perchè abbiamo digiunato e tu non vi hai avuto riguardo? perchè abbiamo afflitte le anime nostre, e tu non vi hai posta mente? Ecco nel giorno del vostro digiuno, voi trovate del diletto, e riscotete tutte le vostre rendite. Ecco, voi digiunate a liti, ed a contese, e per percuotere empiamente col pugno; non digiunate più come fate oggi, se voi volete che la vostra voce sia esaudita da alto. Il digiuno che io approvo, e il giorno che l’uomo deve affliggere l’anima sua è egli tale? nominerai tu questo digiuno, e giorno accettevole al Signore, che l’uomo chini il capo come un giunco, e si corichi nel cilicio, e nella cenere? Non è questo il digiuno che io approvo: che si sciolgano i legami di empietà, che si sleghino i fasci del giogo, e che si lascino andar franchi quelli che son fiaccati, e che voi rompiate ogni giogo? E che tu rompi il tuo pane a chi ha fame, e che tu raccolga in casa i poveri erranti; che quando tu vedi alcuno ignudo, tu lo copri, e non ti nascondi dalla tua carne? Allora la tua luce spunterà fuori come l’alba, e il tuo ristoro germoglierà subitamente; e la tua giustizia andrà davanti a te, e la gloria del Signore sarà la tua retroguardia. Allora tu invocherai, e il Signore ti risponderà, e dirà: Eccomi. Se tu togli del mezzo di te il giogo, l’alzare il dito, e il parlare iniquità; ed apri l’anima tua a colui che ha fame, e sazii la persona afflitta; la tua luce si leverà nelle tenebre, e la tua oscurità sarà come il mezzodì. Ed il Signore ti condurrà del continuo, e sazierà l’anima tua nell’arsure, ed empierà di midolla le tue ossa; e tu sarai come un orto adacquato, e come una fonte d’acqua, la cui acqua non fallisce. E quelli che usciranno di te riedificheranno i luoghi già ab antico deserti; tu ridirizzerai i fondamenti di molte età addietro; e sarai chiamato: Ristorator delle ruine, Racconciator de’ sentieri, da potere abitare Se tu ritrai il tuo piè, per non far le tue volontà nel sabato, nel mio giorno santo; e se tu chiami il sabato delizie, e quello ch’è santo al Signore onorevole; e se tu l’onori senza operar secondo le tue vie, senza ritrovar le tue volontà, e senza dir parola; allora tu prenderai i tuoi diletti nel Signore, ed io ti farò cavalcare sopra gli alti luoghi della terra; e ti darò mangiare l’eredità di Giacobbe, tuo padre; perciocchè la bocca del Signore ha parlato ECCO, la mano del Signore non è raccorciata, per non poter salvare; e la sua orecchia non è aggravata, per non potere udire. Ma le vostre iniquità sono quelle che han fatta separazione tra voi e l’Iddio vostro; e i vostri peccati han fatta nasconder la sua faccia da voi, per non ascoltare. Conciossiachè le vostre mani sieno contaminate di sangue, e le vostre dita d’iniquità; e le vostre labbra hanno proferita falsità, la vostra lingua ha ragionata perversità. Non vi è niuno che gridi per la giustizia, nè che litighi per la verità; si confidano in cose di nulla, e parlano falsità; concepiscono perversità, e partoriscono iniquità. Fanno spicciare uova d’aspido, e tessono tele di ragnoli; chi avrà mangiato delle loro uova ne morrà; e schiacciandosene alcuno, ne scoppierà una vipera. Le lor tele non saranno da vestimenti, ed eglino stessi non si copriranno del lor lavoro; il lor lavoro è lavoro d’iniquità, e vi sono opere di violenza nelle lor mani. I lor piedi corrono al male, e si affrettano per andare a spandere il sangue innocente; i lor pensieri son pensieri d’iniquità; nelle loro strade vi è guastamento e ruina. Non conoscono il cammino della pace, e nelle lor vie non vi è alcuna dirittura; si hanno distorti i lor sentieri; chiunque cammina per essi non sa che cosa sia pace Perciò, il giudicio si è allontanato da noi, e la giustizia non ci ha aggiunti; noi abbiamo aspettata luce, ed ecco tenebre; splendore, ed ecco camminiamo in caligine. Noi siamo andati brancolando intorno alla parete, come ciechi; siamo andati brancolando, come quelli che non hanno occhi; noi ci siamo intoppati nel mezzodì, come in sul vespro; noi siamo stati in luoghi ermi e solitari, come morti. Noi tutti fremiamo come orsi, e gemiamo continuamente come colombe; abbiamo aspettato il giudicio, e non ve n’è punto; la salute, ed ella si dilunga da noi. Perciocchè i nostri misfatti son moltiplicati dinanzi a te, ed i nostri peccati testificano contro a noi; conciossiachè i nostri misfatti sieno appo noi, e noi conosciamo le nostre iniquità; che sono: prevaricare, e mentire contro al Signore, e trarsi indietro dall’Iddio nostro; parlar di oppressione, e di rivolta; concepire, e ragionar col cuore parole di falsità. Perciò, il giudicio si è tratto indietro, e la giustizia si è fermata lontano; perciocchè la verità è caduta nella piazza, e la dirittura non è potuta entrare. E la verità è mancata, e chi si ritrae dal male è stato in preda. Or il Signore ha veduto questo, e gli è dispiaciuto che non vi era dirittura alcuna E veduto che non vi era uomo alcuno, e maravigliatosi che non vi era alcuno che s’interponesse, il suo braccio gli ha operata salute, e la sua giustizia l’ha sostenuto. E si è vestito di giustizia a guisa di corazza, e l’elmo della salute è stato sopra il suo capo; e, per vestimento, egli si è vestito degli abiti di vendetta, e si è ammantato di gelosia a guisa di ammanto; come per far retribuzioni, come per rendere ira a’ suoi nemici, retribuzione a’ suoi avversari; per render la ricompensa alle isole. Laonde il Nome del Signore sarà temuto dal Ponente, e la sua gloria dal Levante; perciocchè il nemico verrà a guisa di fiume; ma lo Spirito del Signore leverà lo stendardo contro a lui. E il Redentore verrà a Sion, ed a quelli di Giacobbe che si convertiranno da’ misfatti, dice il Signore. E quant’è a me, dice il Signore, questo sarà il mio patto che io farò con loro: Il mio Spirito, che è sopra te, e le mie parole che io ho messe nella tua bocca, non si partiranno giammai dalla tua bocca, nè dalla bocca della tua progenie, nè dalla bocca della progenie della tua progenie, da ora fino in eterno, ha detto il Signore LEVATI, sii illuminata; perciocchè la tua luce è venuta, e la gloria del Signore si è levata sopra te. Perciocchè ecco, le tenebre copriranno la terra, e la caligine coprirà i popoli; ma il Signore si leverà sopra te, e la sua gloria apparirà sopra te. E le genti cammineranno alla tua luce, e i re allo splendor della luce del tuo levare. Alza gli occhi tuoi d’ogn’intorno, e vedi; tutti costoro si son radunati, e son venuti a te; i tuoi figliuoli verran da lontano, e le tue figliuole saran portate sopra i fianchi dalle lor balie. Allora tu riguarderai, e sarai illuminata; e il tuo cuore sbigottirà, e si allargherà; perciocchè la piena del mare sarà rivolta a te, la moltitudine delle nazioni verrà a te. Stuoli di cammelli ti copriranno, dromedari di Madian, e di Efa; quelli di Seba verranno tutti quanti, porteranno oro, ed incenso; e predicheranno le lodi del Signore. Tutte le gregge di Chedar si raduneranno appresso di te, i montoni di Nebaiot saranno al tuo servigio; saranno offerti sopra il mio Altare a grado, ed io glorificherò la Casa della mia gloria. Chi son costoro che volano come nuvole, e come colombi ai loro sportelli? Perciocchè le isole mi aspetteranno, e le navi di Tarsis imprima; per ricondurre i tuoi figliuoli di lontano, ed insieme con loro il loro argento, e il loro oro, al Nome del Signore Iddio tuo, ed al Santo d’Israele, quando egli ti avrà glorificata. Ed i figliuoli degli stranieri edificheranno le tue mura, e i loro re ti serviranno; perciocchè, avendoti percossa nella mia indegnazione, io avrò pietà di te nella mia benevolenza. Le tue porte ancora saranno del continuo aperte; non saranno serrate nè giorno, nè notte; acciocchè la moltitudine delle genti sia introdotta a te, e che i re loro ti sieno menati; perciocchè la gente, e il regno che non ti serviranno, periranno; tali genti saranno del tutto distrutte. La gloria del Libano verrà a te; l’abete, e il busso, e il pino insieme; per adornare il luogo del mio santuario, ed affin ch’io renda glorioso il luogo de’ miei piedi. Ed i figliuoli di quelli che ti affliggevano verranno a te, chinandosi; e tutti quelli che ti dispettavano si prosterneranno alle piante dei tuoi piedi; e tu sarai nominata: La Città del Signore, Sion del Santo d’Israele In vece di ciò che tu sei stata abbandonata, e odiata, e che non vi era alcuno che passasse per mezzo di te, io ti costituirò in altezza eterna, ed in gioia per ogni età. E tu succerai il latte delle genti, e popperai le mammelle dei re; e conoscerai che io, il Signore, sono il tuo Salvatore, e che il Possente di Giacobbe è il tuo Redentore. Io farò venir dell’oro in luogo del rame, e dell’argento in luogo del ferro, e del rame in luogo delle legne, e del ferro in luogo delle pietre; e ti costituirò per prefetti la pace, e per esattori la giustizia. Ei non si udirà più violenza nella tua terra; nè guasto, nè fracasso ne’ tuoi confini; e chiamerai le tue mura: Salute, e le tue porte: Lode. Tu non avrai più il sole per la luce del giorno, e lo splendor della luna non ti illuminerà più; ma il Signore ti sarà per luce eterna, e l’Iddio tuo ti sarà per gloria. Il tuo sole non tramonterà più, e la tua luna non iscemerà più; perciocchè il Signore ti sarà per luce eterna, e i giorni del tuo duolo finiranno. E quei del tuo popolo saran giusti tutti quanti; erederanno la terra in perpetuo; i rampolli che io avrò piantati, l’opera delle mie mani, saranno per glorificar me stesso. Il piccolo diventerà un migliaio, ed il minimo una nazione possente. Io, il Signore, metterò prestamente ad effetto questa cosa al suo tempo LO Spirito del Signore Iddio è sopra di me; perciocchè il Signore mi ha unto, per annunziar le buone novelle a’ mansueti; mi ha mandato, per fasciar quelli che hanno il cuor rotto; per bandir libertà a quelli che sono in cattività, ed apertura di carcere a’ prigioni; per pubblicar l’anno della benevolenza del Signore, e il giorno della vendetta del nostro Dio; per consolar tutti quelli che fanno cordoglio; per proporre a quelli di Sion che fanno cordoglio, che sarà lor data una corona di gloria in luogo di cenere, olio di allegrezza in luogo di duolo, ammanto di lode in luogo di spirito angustiato; e che saranno chiamati: Querce di giustizia, piante che il Signore ha piantate, per glorificar sè stesso E riedificheranno i luoghi desolati già da lungo tempo, e ridirizzeranno le ruine antiche, rinnoveranno le città desolate, e i disertamenti di molte età addietro. E gli stranieri staranno in piè, e pastureranno le vostre gregge; e i figliuoli de’ forestieri saranno i vostri agricoltori, e i vostri vignaiuoli. E voi sarete chiamati: Sacerdoti del Signore, e sarete nominati: Ministri dell’Iddio nostro; voi mangerete le facoltà delle genti, e vi farete magnifici della lor gloria. In luogo della vostra confusione, avrete il doppio; e invece dell’ignominia, giubileranno nella loro porzione; perciò erederanno il doppio nel lor paese ed avranno allegrezza eterna. Perciocchè io sono il Signore, che amo la dirittura, e odio la rapina con l’olocausto; e darò loro il lor premio in verità, e farò con loro un patto eterno. E la lor progenie sarà riconosciuta fra le genti, e i lor discendenti in mezzo de’ popoli; tutti quelli che li vedranno riconosceranno che quelli son la progenie che il Signore ha benedetta Io mi rallegrerò di grande allegrezza nel Signore, l’anima mia festeggerà nell’Iddio mio; perciocchè egli mi ha vestita di vestimenti di salute, mi ha ammantata dell’ammanto di giustizia; a guisa di sposo adorno di corona, ed a guisa di sposa acconcia co’ suoi corredi. Perciocchè, siccome la terra produce il suo germoglio, e come un orto fa germinar le cose che vi son seminate; così il Signore Iddio farà germogliar la giustizia e la lode, nel cospetto di tutte le genti PER amor di Sion, io non mi tacerò, e per amor di Gerusalemme, io non istarò cheto, finchè la sua giustizia esca fuori come uno splendore, e la sue salute lampeggi come una face. Allora le genti vedranno la tua giustizia, e tutti i re la tua gloria. E sarai chiamata d’un nome nuovo, che la bocca del Signore avrà nominato; e sarai una corona di gloria nella mano del Signore, ed una benda reale nella palma del tuo Dio. Tu non sarai più chiamata: Abbandonata, e la tua terra non sarà più nominata: Desolata; anzi sarai chiamata: Il mio diletto è in essa; e la tua terra: Maritata; perciocchè il Signore prenderà diletto in te, e la tua terra avrà un marito. Imperocchè, siccome il giovane sposa la vergine, così i tuoi figliuoli ti sposeranno; e come uno sposo si rallegra della sua sposa, così l’Iddio tuo si rallegrerà di te O Gerusalemme, io ho costituite delle guardie sopra le tue mura; quelle non si taceranno giammai, nè giorno, nè notte. O voi che ricordate il Signore, non abbiate mai posa; e non gli date mai posa, infin che abbia stabilita, e rimessa Gerusalemme in lode nella terra. Il Signore ha giurato per la sua destra, e per lo bracci della sua forza: Se io do più il tuo frumento a’ tuoi nemici, per mangiarlo; e se i figliuoli degli stranieri bevono più il tuo mosto, intorno al quale tu ti sei affaticata. Ma quelli che avranno ricolto il frumento lo mangeranno, e loderanno il Signore; e quelli che avranno vendemmiato il mosto lo berranno ne’ cortili del mio santuario Passate, passate per le porte; acconciate il cammino del popolo; rilevate, rilevate la strada, toglietene le pietre, alzate la bandiera a’ popoli. Ecco, il Signore ha bandito questo infino alle estremità della terra. Dite alla figliuola di Sion: Ecco, colui ch’è la tua salute viene; ecco, la sua mercede è con lui, e la sua opera è davanti a lui. E quelli saranno chiamati: Popol santo, Riscattati del Signore; e tu sarai chiamata: Ricercata, città non abbandonata CHI è costui, che viene d’Edom, di Bosra, co’ vestimenti macchiati? costui, ch’è magnifico nel suo ammanto, che cammina nella grandezza della sua forza? Io son desso, che parlo in giustizia, e son grande per salvare. Perchè vi è del rosso nel tuo ammanto, e perchè sono i tuoi vestimenti come di chi calca nel torcolo? Io ho calcato il tino tutto solo, e niuno d’infra i popoli è stato meco; ed io li ho calcati nel mio cruccio, e li ho calpestati nella mia ira; ed è sprizzato del lor sangue sopra i miei vestimenti, ed io ho bruttati tutti i miei abiti. Perciocchè il giorno della vendetta è nel mio cuore, e l’anno dei miei riscattati è venuto. Ed io ho riguardato, e non vi è stato alcuno che mi aiutasse; ed ho considerato con maraviglia, e non vi è stato alcuno che mi sostenesse; ma il mio braccio mi ha operata salute, e la mia ira è stata quella che mi ha sostenuto. Ed io ho calcati i popoli nel mio cruccio, e li ho inebbriati nella mia ira, ed ho sparso il lor sangue a terra IO rammemorerò le benignità del Signore, e le sue lodi, secondo tutti i beneficii ch’egli ci ha fatti, e secondo il gran bene ch’egli ha fatto alla casa d’Israele, secondo le sue compassioni, e secondo la grandezza delle sue benignità. Or egli aveva detto: Veramente essi son mio popolo, figliuoli che non traligneranno; e fu loro Salvatore. In tutte le lor distrette, egli stesso fu in distretta; e l’Angelo della sua faccia li salvò: per lo suo amore, e per la sua clemenza, egli li riscattò, e li levò in ispalla, e li portò in ogni tempo. Ma essi furon ribelli, e contristarono lo Spirito della sua santità; onde egli si convertì loro in nemico, egli stesso combattè contro a loro. E pure egli si ricordò de’ giorni antichi, di Mosè, e del suo popolo. Ma ora, dove è colui che li trasse fuor del mare, co’ pastori della sua greggia? dove è colui che metteva il suo Spirito santo in mezzo di loro? Il quale faceva camminare il braccio della sua gloria alla destra di Mosè? il quale fendette le acque davanti a loro, per acquistarsi un nome eterno? Il quale li condusse per gli abissi, ove, come un cavallo per un deserto, non s’intopparono? Lo Spirito del Signore li condusse pianamente, a guisa di bestia che scende in una valle; così conducesti il tuo popolo, per acquistarti un nome glorioso Riguarda dal cielo, dalla stanza della tua santità, e della tua gloria, e vedi; dove è la tua gelosia, la tua forza, e il commovimento delle tue interiora, e delle tue compassioni? Elle si son ristrette inverso me. Certo, tu sei nostro Padre, benchè Abrahamo non ci conosca, e che Israele non ci riconosca; tu, Signore, sei nostro Padre, e il tuo Nome ab eterno è: Redentor nostro. Perchè, o Signore, ci hai traviati dalle tue vie, ed hai indurato il cuor nostro, per non temerti? Rivolgiti, per amor de’ tuoi servitori, delle tribù della tua eredità. Il popolo della tua santità è stato per poco tempo in possessione; i nostri nemici han calpestato il tuo santuario. Noi siamo stati come quelli sopra i quali tu non hai giammai signoreggiato, e sopra i quali il tuo Nome non è invocato Oh! fendessi tu pure i cieli, e scendessi, sì che i monti colassero per la tua presenza! a guisa che il fuoco divampa le cose che si fondono, e fa bollir l’acqua; per far conoscere il tuo Nome a’ tuoi nemici, onde le genti tremassero per la tua presenza! Quando tu facesti le cose tremende che noi non aspettavamo, tu discendesti, e i monti colarono per la tua presenza. E giammai non si è udito, nè inteso con gli orecchi; ed occhio non ha giammai veduto altro Dio, fuor che te, che abbia fatte cotali cose a quelli che sperano in lui. Tu ti facevi incontro a chi si rallegrava, ed operava giustamente; essi si ricorderanno di te nelle tue vie; ecco, tu ti sei gravemente adirato, avendo noi peccato; noi ci ricorderemo di te in perpetuo in quelle, e saremo salvati E noi siamo stati tutti quanti come una cosa immonda, e tutte le nostre giustizie sono state come un panno lordato; laonde siamo tutti quanti scaduti come una foglia, e le nostre iniquità ci hanno portati via come il vento. E non vi è stato alcuno che abbia invocato il tuo Nome, che si sia destato per attenersi a te; perciocchè tu hai nascosta la tua faccia da noi, e ci hai strutti per mano delle nostre proprie iniquità. Ma ora, o Signore, tu sei nostro Padre; noi siamo l’argilla, e tu sei il nostro formatore; e noi tutti siamo l’opera della tua mano. O Signore, non essere adirato fino all’estremo, e non ricordarti in perpetuo dell’iniquità; ecco, riguarda, ti prego; noi tutti siamo tuo popolo. Le città della tua santità son divenute un deserto; Sion è divenuta un deserto, Gerusalemme un luogo desolato. La Casa della nostra santità, e della nostra gloria, dove già ti lodarono i nostri padri, è stata arsa col fuoco; e tutte le cose nostre più care sono state guaste. O Signore, ti ratterrai tu sopra queste cose? tacerai tu, e ci affliggerai tu infino all’estremo? IO sono stato ricercato da quelli che non domandavano di me, io sono stato trovato da quelli che non mi cercavano; io ho detto alla gente che non si chiamava del mio Nome: Eccomi, eccomi. Io ho stese tuttodì le mani ad un popolo ribello, il qual cammina per una via che non è buona, dietro a’ suoi pensieri; ad un popolo, che del continuo mi dispetta in faccia, che sacrifica nei giardini, e fa profumi sopra i mattoni. Il qual dimora fra i sepolcri, e passa le notti ne’ luoghi appartati; che mangia carne di porco, e ne’ cui vaselli vi è del brodo di cose abbominevoli. Che dice: Fatti in là, non accostarti a me; perciocchè io son più santo di te. Tali sono un fumo al mio naso, un fuoco ardente tuttodì. Ecco, tutto questo è scritto nel mio cospetto; io non mi tacerò, ma ne farò la retribuzione; ne farò loro la retribuzione in seno. Le vostre iniquità, e l’iniquità de’ vostri padri, che han fatti profumi sopra i monti, e mi hanno villaneggiato sopra i colli, son tutte insieme, ha detto il Signore; perciò, io misurerò loro in seno il pagamento di ciò che han fatto fin dal principio Così ha detto il Signore: Siccome, quando si trova del mosto ne’ grappoli, si dice: Non guastar la vigna, perciocchè vi è della benedizione; così farò io per amor de’ miei servitori, per non guastare ogni cosa. E farò uscire di Giacobbe una progenie, e di Giuda de’ possessori de’ miei monti; ed i miei eletti possederanno la terra, ed i miei servitori abiteranno in essa. E Saron sarà per mandra del minuto bestiame, e la valle di Acor per mandra del grosso; per lo mio popolo che mi avrà cercato Ma quant’è a voi che abbandonate il Signore, che dimenticate il monte della mia santità, che apparecchiate la mensa al pianeta Gad, e fate a piena coppa offerte da spandere a Meni, io vi darò a conto alla spada, e voi tutti sarete messi giù per essere scannati; perciocchè io ho chiamato, e voi non avete risposto; io ho parlato, e voi non avete ascoltato; anzi avete fatto ciò che mi dispiace, ed avete eletto ciò che non mi aggrada. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, i miei servitori mangeranno, e voi sarete affamati; ecco, i miei servitori berranno, e voi sarete assetati; ecco, i miei servitori si rallegreranno, e voi sarete confusi; ecco, i miei servitori giubileranno di letizia di cuore, e voi striderete di cordoglio, ed urlerete di rottura di spirito. E lascerete il vostro nome a’ miei eletti, per servir d’esecrazione; e il Signore Iddio ti ucciderà; ma egli nominerà i suoi servitori d’un altro nome. Colui che si benedirà nella terra si benedirà nell’Iddio di verità; e colui che giurerà nella terra giurerà per l’Iddio di perità; perciocchè le afflizioni di prima saranno dimenticate, e saranno nascoste dagli occhi miei Perciocchè, ecco, io creo nuovi cieli, e nuova terra; e le cose di prima non saranno più rammemorate, e non verranno più alla mente. Anzi rallegratevi, e festeggiate in perpetuo, per le cose che io son per creare; perciocchè, ecco, io creerò Gerusalemme per esser tutta gioia, ed il suo popolo per esser tutto letizia. Ed io festeggerò di Gerusalemme, e mi rallegrerò del mio popolo; ed in quella non si udirà più voce di pianto, nè voce di strido. Non vi sarà più da indi innanzi bambino di pochi giorni nè vecchio, che non compia la sua età; perciocchè chi morrà d’età di cent’anni sarà ancora fanciullo, e il malfattore d’età di cent’anni sarà maledetto. Ed edificheranno delle case, e vi abiteranno; e pianteranno delle vigne, e ne mangeranno il frutto. Ei non avverrà più ch’essi edifichino delle case, e che altri vi abiti dentro; ch’essi piantino, e che altri mangi il frutto; perciocchè i giorni del mio popolo saranno come i giorni degli alberi, e i miei eletti faranno invecchiar l’opera delle lor mani. Non si affaticheranno più in vano, e non genereranno più a turbamento; perciocchè saranno la progenie de’ benedetti del Signore, ed avran seco quelli che saranno usciti di loro. Ed avverrà che, avanti che abbian gridato, io risponderò; mentre parleranno ancora, io li avrò esauditi. Il lupo e l’agnello pastureranno insieme; e il leone mangerà lo strame come il bue; e il cibo della serpe sarà la polvere; queste bestie, in tutto il monte della mia santità, non faranno danno, nè guasto; ha detto il Signore COSÌ ha detto il Signore: Il cielo è il mio trono, e la terra è lo scannello de’ miei piedi; dove è la Casa che voi mi edifichereste? e dove è il luogo del mio riposo? E la mia mano ha fatte tutte queste cose, onde tutte sono state prodotte, dice il Signore; a chi dunque riguarderò io? all’afflitto, ed al contrito di spirito, ed a colui che trema alla mia parola. Chi scanna un bue mi è come se uccidesse un uomo; chi sacrifica una pecora mi è come se tagliasse il collo ad un cane; chi offerisce offerta mi è come se offerisse sangue di porco; chi fa profumo d’incenso per ricordanza mi è come se benedicesse un idolo. Come essi hanno scelte le lor vie, e l’anima loro ha preso diletto nelle loro abbominazioni, io altresì sceglierò i lor modi di fare, e farò venir sopra loro le cose ch’essi temono; perciocchè, io ho gridato, e non vi è stato alcuno che rispondesse; io ho parlato, ed essi non hanno ascoltato; anzi hanno fatto quello che mi dispiace, ed hanno scelto ciò che non mi aggrada Ascoltate la parola del Signore, voi che tremate alla sua parola. I vostri fratelli che vi odiano, e vi scacciano per cagion del mio Nome, hanno detto: Apparisca pur glorioso il Signore. Certo egli apparirà in vostra letizia, ed essi saran confusi. Vi è un suono di strepito ch’esce della città, un romore che esce del tempio; ch’è la voce del Signore, che rende la retribuzione a’ suoi nemici. Quella ha partorito innanzi che sentisse le doglie del parto; innanzi che le venissero i dolori, si è sgravidata di un figliuol maschio. Chi udì mai una cotal cosa? chi vide mai cose simili? potrebbe un paese esser partorito in un giorno? o potrebbe una nazione nascere ad una volta, che Sion abbia sentite le doglie del parto, ed abbia partoriti i suoi figliuoli, come prima ha sentiti i dolori del parto? Io, che fo partorire, non potrei io generare? dice il Signore; io, che fo generare, sarei io sterile? dice l’Iddio tuo. Rallegratevi con Gerusalemme, e festeggiate in essa, voi tutti che l’amate; gioite con lei d’una gran gioia, voi tutti che facevate cordoglio di lei. Acciocchè poppiate, e siate saziati della mammella della sue consolazioni; acciocchè mungiate, e godiate dello splendor della sua gloria. Perciocchè, così ha detto il Signore: Ecco, io rivolgo verso lei la pace, a guisa di fiume; e la gloria delle genti, a guisa di torrente traboccato; e voi la succerete, e sarete portati sopra i fianchi, e sarete sollazzati sopra le ginocchia. Io vi consolerò, a guisa di un fanciullo che sua madre consola; e voi sarete consolati in Gerusalemme. E voi vedrete, e il vostro cuore si rallegrerà, e le vostre ossa germoglieranno come erba; e la mano del Signore verso i suoi servitori sarà conosciuta; ma egli si adirerà contro a’ suoi nemici Perciocchè, ecco, il Signore verrà con fuoco, ed i suoi carri verranno a guisa di turbo; per rendere l’ira sua con indegnazione e la sua minaccia con fiamme di fuoco. Perciocchè il Signore farà giudicio con fuoco, e con la sua spada, sopra ogni carne; e gli uccisi dal Signore saranno in gran numero. Quelli che si santificano, e si purificano ne’ giardini, dietro ad Ahad, nel mezzo; che mangiano carne di porco, e cose abbominevoli, e topi, saran consumati tutti quanti, dice il Signore. Ora, quant’è a me, essendo tali le loro opere, e i lor pensieri, il tempo viene che io raccoglierò tutte le genti, e lingue; ed esse verranno, e vedranno la mia gloria. E metterò in coloro un segnale, e manderò quelli d’infra loro, che saranno scampati, alle genti, in Tarsis, in Pul, ed in Lud, dove tirano dell’arco; in Tubal, ed in Iavan, ed alle isole lontane, che non hanno udita la mia fama, e non hanno veduta la mia gloria; e quelli annunzieranno la mia gloria fra le genti. E addurranno tutti i vostri fratelli, d’infra tutte le genti, per offerta al Signore, sopra cavalli, in carri, in lettighe, sopra muli, e sopra dromedari, al monte della mia santità, in Gerusalemme, ha detto il Signore; siccome i figliuoli d’Israele portano l’offerta in un vaso netto alla Casa del Signore. Ed anche ne prenderò d’infra loro per sacerdoti, e Leviti, ha detto il Signore. Perciocchè, siccome i nuovi cieli a la nuova terra che io farò, saranno stabili nel mio cospetto, dice il Signore; così ancora sarà stabile la vostra progenie, ed il vostro nome. Ed avverrà, che da calendi a calendi, e da sabato a sabato, ogni carne verrà, per adorar nel mio cospetto, ha detto il Signore. Ed usciranno, e vedranno i corpi morti degli uomini che saran proceduti dislealmente meco; perciocchè il verme loro non morrà, ed il fuoco loro non sarà spento; e saranno in abbominio ad ogni carne Le parole di Geremia, figliuolo di Hilchia, d’infra i sacerdoti che dimoravano in Anatot, nella contrada di Beniamino; al quale fu indirizzata la parola del Signore, a’ dì di Giosia, figliuolo di Amon, re di Giuda, nell’anno tredicesimo del suo regno. E fu ancora appresso a’ dì di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda: infino al fine dell’anno undecimo di Sedechia, figliuolo di Giosia, re di Giuda; finchè Gerusalemme fu menata in cattività, che fu nel quinto mese LA parola del Signore adunque mi fu indirizzata, dicendo: Io ti ho conosciuto, avanti che ti formassi nel ventre; e avanti che tu uscissi della matrice, io ti ho consacrato, io ti ho costituito profeta alle genti. Ed io risposi: Ahi! Signore Iddio! ecco, io non so parlare; perciocchè io son fanciullo. E il Signore mi disse: Non dire: Io son fanciullo; perciocchè tu andrai dovunque io ti manderò, e dirai tutte le cose che io ti comanderò. Non temer di loro; conciossiachè io sia teco per liberati, dice il Signore. E il Signore distese la sua mano, e mi toccò la bocca. Poi il Signore mi disse: Ecco, io ho messe le mie parole nella tua bocca. Vedi, io ti ho oggi costituito sopra le genti, e sopra i regni; per divellere, per diroccare, per disperdere, e per distruggere; ed altresì per edificare, e per piantare Poi la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Che vedi, Geremia? Ed io dissi: Io veggo una verga di mandorlo. Ed il Signore mi disse: Bene hai veduto; conciossiachè io sia vigilante, ed intento a mandare ad esecuzione la mia parola. Poi la parola del Signore mi fu indirizzata la seconda volta, dicendo: Che vedi? Ed io dissi: Io veggo una pignatta che bolle, la cui bocca è volta verso il Settentrione. E il Signore mi disse: Dal Settentrione traboccherà il male sopra tutti gli abitanti del paese. Perciocchè, ecco, io chiamo tutte le nazioni de’ regni del Settentrione, dice il Signore; e verranno, e porranno ciascuna il suo seggio reale all’entrata delle porte di Gerusalemme, ed appresso tutte le sue mura d’ogni intorno, ed appresso tutte le città di Giuda. Ed io pronunzierò i miei giudicii contro a loro, per tutta la lor malvagità per la quale mi hanno abbandonato, ed han fatti profumi ad altri dii, ed hanno adorate le opere delle lor mani. Tu adunque, cingiti i lombi, e levati, e di’ loro tutto ciò che io ti comanderò; non aver spavento di loro, che talora io non ti fiacchi nel lor cospetto. E quant’è a me, ecco, io ti ho oggi posto come una città di fortezza, e come una colonna di ferro, e come mura di rame, contro a tutto il paese; contro ai re di Giuda, a’ suoi principi, a’ suoi sacerdoti, ed al popolo del paese. Ed essi combatteranno contro a te, ma non vi vinceranno; perciocchè io son teco, per liberarti, dice il Signore LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Va’, e grida agli orecchi di Gerusalemme, dicendo: Così ha detto il Signore: Io mi ricordo di te, della benignità che io usai inverso te nella tua giovanezza, dell’amore che io ti portava nel tempo delle tue sponsalizie, quando tu comminavi dietro a me per lo deserto, per terra non seminata. Israele era una cosa santa al Signore, le primizie della sua rendita; tutti quelli che lo divoravano erano colpevoli, male ne avveniva loro, dice il Signore. Ascoltate la parola del Signore, casa di Giacobbe, e voi tutte le famiglie della casa d’Israele. Così ha detto il Signore: Quale iniquità hanno trovata i vostri padri in me, che si sono allontanati da me, e sono andati dietro alla vanità, e son divenuti vani? E non hanno detto: Dove è il Signore, che ci ha tratti fuor del paese di Egitto; che ci ha condotti per lo deserto; per un paese di solitudine e di sepolcri; per un paese di aridità, e d’ombra di morte; per un paese, per lo quale non passò mai, ed ove non abitò mai alcuno? Or io vi ho menati in un paese di Carmel, per mangiar del suo frutto, e de’ suoi beni; ma voi, essendovi entrati, avete contaminata la mia terra, ed avete renduta abbominevole la mia eredità. I sacerdoti non hanno detto: Dove è il Signore? e quelli che trattano la Legge non mi han conosciuto, e i pastori hanno commesso misfatto contro a me, ed i profeti hanno profetizzato per Baal, e sono andati dietro a cose che non giovano nulla Perciò, io contenderò ancora con voi, dice il Signore; e contenderò co’ figliuoli de’ vostri figliuoli. Perciocchè, passate nell’isole di Chittim, e riguardate; mandate in Chedar e considerate bene, e vedete se avvenne mai una cotal cosa. Evvi gente alcuna che abbia mutati i suoi dii, i quali però non son dii? ma il mio popolo ha mutata la sua gloria in ciò che non giova nulla. Cieli, siate attoniti di questo, ed abbiatene orrore; siatene grandemente desolati, dice il Signore. Perciocchè il mio popolo ha fatti due mali: hanno abbandonato me, fonte d’acqua viva, per cavarsi delle cisterne, cisterne rotte, che non ritengono l’acqua Israele è egli servo? è egli uno schiavo nato in casa? perchè dunque è egli in preda? I leoncelli han ruggito, ed hanno messe le lor grida contro a lui, ed hanno ridotto il suo paese in desolazione; le sue città sono state arse, senza che alcuno vi abiti più. Eziandio i figliuoli di Nof, e di Tahafnes, ti fiaccheranno la sommità del capo. Non sei tu quella che fai questo a te stessa, abbandonando il Signore Iddio tuo, nel tempo ch’egli ti conduce per lo cammino? Ed ora, che hai tu a fare per lo cammino di Egitto, per bere dell’acque di Sihor? ovvero, che hai tu a fare per lo cammino di Assiria, per bere dell’acque del Fiume? La tua malvagità ti castigherà, ed i tuoi sviamenti ti condanneranno; e tu saprai, e vedrai ch’egli è una mala ed amara cosa, che tu abbia lasciato il Signore Iddio tuo, e che lo spavento di me non sia in te, dice il Signore Iddio degli eserciti Perciocchè io già ab antico avea spezzato il tuo giogo, e rotti i tuoi legami; tu hai detto: Io non sarò mai più serva; perciocchè tu scorri fornicando sopra ogni alto colle, e sotto ogni albero verdeggiante. Or ti avea io piantata di viti nobili, di una generazione vera tutta quanta; e come mi ti sei mutata in tralci tralignanti di vite strana? Avvegnachè tu ti lavi col nitro, ed usi attorno a te assai erba di purgatori di panni; pure è la tua iniquità suggellata nel mio cospetto, dice il Signore Iddio. Come diresti: Io non mi sono contaminata? io non sono andata dietro ai Baali? Riguarda il tuo procedere nella valle, riconosci quello che tu hai fatto, o dromedaria leggiera, che involvi le tue vie; asina salvatica, avvezza a star nel deserto, che sorbisce il vento a sua voglia; chi potrebbe stornare una sua opportunità? niuno di quelli che la cercano si stancherà per trovarla; la troveranno nel suo mese. Rattieni il tuo piè, che non sia scalzo; e la tua gola, che non abbia sete; ma tu hai detto: Non vi è rimedio, no; perciocchè io amo gli stranieri, ed andrò dietro a loro. Come è confuso il ladro, quando è colto, così sarà confusa la casa d’Israele; essi, i loro re, i lor principi, i lor sacerdoti, ed i lor profeti; che dicono al legno: Tu sei mio padre; ed alla pietra: Tu ci hai generati. Conciossiachè mi abbiano volte le spalle, e non la faccia; e pure, al tempo della loro avversità, dicono: Levati, e salvaci. Ma, dove sono i tuoi dii, che tu ti hai fatti? levinsi, se pur ti potranno salvare al giorno della tua avversità; perciocchè, o Giuda, tu hai avuti tanti dii, quante città Perchè contendereste meco? voi tutti vi siete portati dislealmente inverso me, dice il Signore. Indarno ho percossi i vostri figliuoli; non hanno ricevuta correzione; la vostra spada ha divorati i vostri profeti, a guisa d’un leone guastatore. O generazione, considerate voi stessi la parola del Signore; sono io stato ad Israele un deserto? sono io stato una terra caliginosa? perchè ha detto il mio popolo: Noi siamo signori; non verremo più a te? La vergine dimenticherà ella i suoi ornamenti, o la sposa i suoi fregi? ma il mio popolo mi ha dimenticato, già da giorni innumerabili. Perchè ti rendi così vezzosa nel tuo procedere, per procacciare amore? laonde tu hai insegnati i tuoi costumi, eziandio alle malvage femmine. Oltre a ciò, ne’ tuoi lembi si è trovato il sangue delle persone de’ poveri innocenti, i quali tu non avevi colti sconficcando; anzi li hai uccisi per tutte queste cose. E pur tu dici: Certo, io sono innocente; l’ira sua si è pure stornata da me. Ecco, io contenderò teco per ciò che tu hai detto: Io non ho peccato. Perchè trascorri cotanto or qua, or là, mutando il tuo cammino? tu sarai confusa di Egitto, come sei stata confusa di Assur. Eziandio d’appresso a costui uscirai con le mani in sul capo; perciocchè il Signore riprova le tue confidanze, e tu non prospererai in esse Vogliam dire che, se un marito manda via la sua moglie, ed ella, partitasi d’appresso a lui, si marita ad un altro, quel primo ritorni più a lei? quella terra, ove ciò si farebbe, non sarebbe ella del tutto contaminata? Ora, tu hai fornicato con molti amanti; ma pure, ritorna a me, dice il Signore. Alza gli occhi tuoi verso i luoghi elevati, e riguarda dove tu non sii stata viziata? Tu sedevi in su le vie alla posta di quelli, a guisa d’Arabo nel deserto; e così hai contaminato il paese per le tue fornicazioni, e per la tua malvagità. Laonde le pioggie sono state divietate, e non vi è stata pioggia dell’ultima stagione; e tu hai avuta una fronte di meretrice, tu hai ricusato di vergognarti. Non griderai tu oramai a me: Padre mio, tu sei il conduttor della mia giovanezza? Ritiene egli l’ira sua in perpetuo? la guarda egli sempremai? Ecco, tu hai parlato, ma hai fatti tanti mali, quanti hai potuto IL Signore mi disse ancora al tempo del re Giosia: Hai tu veduto quel che la sviata Israele ha fatto? come ella è andata sopra ogni alto monte, e sotto ogni albero verdeggiante, e quivi ha fornicato? E pure, dopo ch’ebbe fatte tutte queste cose, io le dissi: Convertiti a me; ma ella non si convertì; e ciò vide la disleale Giuda, sua sorella. Ed io ho veduto che con tutto che, avendo la sviata Israele commesso adulterio, io l’avessi mandata via, e le avessi dato il libello del suo ripudio, la disleale Giuda, sua sorella, non ha però temuto; anzi è andata, ed ha fornicato anch’ella. E per la lubricità delle sue fornicazioni, è avvenuto che il paese è stato contaminato; ed ella ha commesso adulterio con la pietra e col legno. E pure anche, con tutto ciò, la disleale Giuda, sorella di quell’altra, non si è convertita a me con tutto il cuor suo; anzi con menzogna, dice il Signore. E il Signore mi disse: La sviata Israele si è mostrata più giusta che la disleale Giuda Va’, e grida queste parole verso Aquilone, e di’: Convertiti, o sviata Israele, dice il Signore; ed io non farò cadere l’ira mia addosso a voi; perciocchè io son benigno, dice il Signore; io non guardo l’ira mia in perpetuo. Sol riconosci la tua iniquità; conciossiachè tu abbia commesso misfatto contro al Signore Iddio tuo, e ti sii prostituita agli stranieri sotto ogni albero verdeggiante, e non abbiate atteso alla mia voce, dice il Signore. Convertitevi, figliuoli ribelli, dice il Signore; perciocchè io vi ho sposati; ed ancora vi prenderò, uno d’una città, e due l’una famiglia, e vi condurrò in Sion. E vi darò de’ pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno di scienza e d’intendimento. Ed avverrà che quando sarete moltiplicati, ed accresciuti nella terra; in quel tempo, dice il Signore, non si dirà più: L’Arca del patto del Signore; ed essa non verrà più a mente, e non ne sarà più memoria, e non sarà più ricercata, e non sarà più rifatta. In quel tempo Gerusalemme sarà chiamata: Il trono del Signore; e tutte le genti si accoglieranno a lei, al Nome del Signore in Gerusalemme; e non andranno più dietro alla durezza del lor cuore malvagio. In que’ giorni, la casa di Giuda andrà alla casa d’Israele, e se ne verranno insieme dal paese d’Aquilone, nel paese che io ho dato in eredità a’ vostri padri. Ma io ho detto: Come ti riporrò io fra i miei figliuoli, e ti darò il paese desiderabile, la bella eredità degli eserciti delle genti? Ed io ho detto: Tu mi chiamerai: Padre mio, e non ti rivolgerai indietro da me Certo, siccome una moglie è disleale al suo consorte, lasciandolo; così voi, o casa d’Israele, siete stati disleali inverso me, dice il Signore. Una voce è stata udita sopra i luoghi elevati, un pianto di supplicazioni de’ figliuoli d’Israele; perchè hanno pervertita la lor via, ed hanno dimenticato il Signore Iddio loro. Convertitevi, figliuoli ribelli, ed io guarirò le vostre ribellioni. Ecco, noi veniamo a te, perciocchè tu sei il Signore Iddio nostro. Certo, in vano si aspetta la salute dai colli, dalla moltitudine de’ monti; certo, nel Signore Iddio nostro è posta la salute d’Israele. E quella cosa vergognosa ha consumata la sostanza de’ padri nostri, fin dalla nostra fanciullezza; le lor pecore, i lor buoi, i lor figliuoli, e le lor figliuole. Noi giacciamo nella nostra vergogna, e la nostra ignominia ci copre; perciocchè noi, ed i nostri padri, abbiam peccato contro al Signore Iddio nostro, dalla nostra fanciullezza infino a questo giorno; e non abbiamo ascoltata la voce del Signore Iddio nostro O Israele, se tu ti converti, dice il Signore, convertiti a me; e se tu togli dal mio cospetto le tue abbominazioni, e non vai più vagando, e giuri: Il Signore vive, veracemente, dirittamente, e giustamente; allora, le genti si benediranno in te, e in te si glorieranno Perciocchè, così ha detto il Signore a que’ di Giuda, e di Gerusalemme: Aratevi il campo novale, e non seminate fra le spine. Uomini di Giuda, ed abitanti di Gerusalemme, circoncidetevi al Signore, e togliete l’incirconcisione del vostro cuore; che talora l’ira mia non esca a guisa di fuoco, e non arda, e non vi sia alcuno che la spenga; per la malvagità de’ vostri fatti ANNUNZIATE in Giuda, e bandite in Gerusalemme, e dite: Sonate la tromba per lo paese, gridate, raunate il popolo, e dite: Raccoglietevi, ed entriamo nelle città forti. Alzate la bandiera verso Sion, fiuggite di forza, non restate; perciocchè io fo venir d’Aquilone na calamità, ed una gran ruina. Il leone è salito fuor del suo ricetto, e il distruggitore delle genti è partito; egli è uscito del suo luogo, per mettere il tuo paese in desolazione, e per far che le tue città sieno ruinate, per modo che niuno abiti più in esse. Perciò, cingetevi di sacchi, fate cordoglio, ed urlate; imperocchè l’ardor dell’ira del Signore non si è stornato da noi. Ed avverrà in quel giorno, dice il Signore, che il cuor del re, e de’ principi, verrà meno; e i sacerdoti saranno stupefatti, ed i profeti attoniti. Ed io ho detto: Ahi! Signore Iddio! hai tu pure ingannato questo popolo, e Gerusalemme, dicendo: Voi avrete pace; e pur la spada è giunta infino all’anima! In quel tempo si dirà a questo popolo, ed a Gerusalemme: Un vento secco, qual soffia ne’ luoghi elevati, soffia nel deserto, traendo verso la figliuola del mio popolo; il quale non è da sventolare, nè da nettare; un vento, più forte che tali venti, verrà da parte mia; ora anch’io pronunzierò loro i miei giudicii. Ecco, colui salirà a guisa di nuvole, ed i suoi carri saranno come un turbo; i suoi cavalli saranno più leggieri che aquile. Guai a noi! perciocchè siamo deserti. O Gerusalemme, lava il cuor tuo di malvagità, acciocchè tu sii salvata; infino a quando albergherai tu dentro di te i pensieri della tua iniquità? Conciossiachè vi sia na voce, che annunzia che l’iniquità è maggiore che in Dan; e bandisce ch’ella è più grave che nel monte di Efraim. Avvertite le genti; ecco, adunate a grida contro a Gerusalemme degli assediatori, che vengano di lontan paese, e mandino fuori le lor grida contro alle città di Giuda. Essi si son posti contro a Gerusalemme d’ogn’intorno, a guisa delle guardie de’ campi; perciocchè ella mi è stata ribella, dice il Signore. Il tuo procedere, ed i tuoi fatti, ti hanno fatte queste cose; questa tua malvagità ha fatto che ti è avvenuta amaritudine, e ch’ella ti è giunta infino al cuore Ahi! le mie interiora, le mie interiora! io sento un gran dolore; ahi! il chiuso del mio cuore! il mio cuore romoreggia in me; io non posso racchetarmi; perciocchè, o anima mia, tu hai udito il suon della tromba, lo stormo della guerra. Una ruina è chiamata dietro all’altra ruina; conciossiachè tutto il paese sia guasto; le mie tende sono state di subito guaste, ed i miei teli in un momento. Infino a quando vedrò la bandiera, e udirò il suon della tromba? Questo è perciocchè il mio popolo è stolto, e non mi conoscono; son figliuoli pazzi, e non hanno alcuno intendimento; ben sono cauti a far male, ma non hanno alcun conoscimento da far bene. Io ho riguardata la terra; ed ecco, era una cosa tutta guasta, e deserta; ho anche riguardati i cieli, e la lor luce non era più. Ho riguardati i monti; ed ecco, tremavano, e tutti i colli erano scrollati. Io ho riguardato; ed ecco, gli uomini non erano più; ed anche tutti gli uccelli de’ cieli si erano dileguati. Io ho riguardato; ed ecco, Carmel era un deserto, e tutte le sue città erano distrutte dal Signore, per l’ardor della sua ira. Perciocchè, così ha detto il Signore: Tutto il paese sarà desolato, ma non farò ancora fine. Per tanto la terra farà cordoglio, e i cieli di sopra scureranno; perciocchè io ho pronunziata, io ho pensata la cosa, e non me ne pentirò, nè storrò. Tutte le città se ne fuggono, per lo strepito de’ cavalieri, e de’ saettatori; entrano in boschi folti, e salgono sopra le rocce; ogni città è abbandonata, e niuno vi abita più. E tu, o distrutta, che farai? benchè tu ti vesti di scarlatto, e ti adorni di fregi d’oro, e ti stiri gli occhi col liscio, in vano ti abbellisci; gli amanti ti hanno a schifo, cercano l’anima tua. Perciocchè io ho udito un grido, come di donna che partorisce; una distretta, come di donna che è sopra parto del suo primogenito; il grido della figliuola di Sion, che sospira ansando, ed allarga le palme delle sue mani, dicendo: Ahi lassa me! perciocchè l’anima mi vien meno per gli ucciditori Andate attorno per le strade di Gerusalemme, e riguardate ora, e riconoscete, e cercate per le sue piazze, se trovate un solo uomo; se vi è alcuno che operi dirittamente, che cerchi la lealtà; ed io le perdonerò. E se pur dicono: Il Signor vive; certo giurano falsamente. O Signore, non sono gli occhi tuoi volti verso la lealtà: tu li hai percossi, e non è lor doluto; tu li hai consumati, ed han ricusato di ricevere correzione; hanno indurata la faccia loro, più che un sasso; hanno rifiutato di convertirsi. Or io diceva: Questi son solo i miseri; sono insensati; perciocchè non conoscono la via del Signore, la Legge dell’Iddio loro. Io me ne andrò a grandi, e parlerò con loro; perciocchè essi conoscono la via del Signore, la Legge dell’Iddio loro; ma essi tutti quanti hanno spezzato il giogo, hanno rotti i legami. Perciò il leone della selva li ha percossi, il lupo del vespro li ha deserti, il pardo sta in guato presso alle lor città; chiunque ne uscirà sarà lacerato; perciocchè i lor misfatti sono moltiplicati, le lor ribellioni si son rinforzate. Come ti perdonerei io questo? i tuoi figliuoli mi hanno lasciato, ed han giurato per quelli che non sono dii; ed avendoli io satollati, han commesso adulterio; e si sono adunati a schiere in casa della meretrice. Quando si levano la mattina, son come cavalli ben pasciuti: ciascun di loro ringhia dietro alla moglie del suo prossimo. Non farei io punizione di queste cose? dice il Signore; e non vendicherebbesi l’anima mia d’una cotal gente? Salite su le sue mura, e guastate, e non fate fine; togliete via i suoi ripari; perciocchè non son del Signore. Conciossiachè la casa d’Israele, e la casa di Giuda, si sieno portate del tutto dislealmente inverso me, dice il Signore. Han rinnegato il Signore, ed han detto: Egli non è: e male alcuno non ci verrà addosso; e non vedremo spada, nè fame; e i profeti andranno al vento, e non vi è oracolo alcuno in loro; così sarà lor fatto. Per tanto, così ha detto il Signore Iddio degli eserciti: Perciocchè voi avete proferita questa parola, ecco, io farò che le mie parole saranno nella tua bocca come un fuoco, e questo popolo sarà come legne, e quel fuoco lo divorerà. O casa d’Israele, ecco, io fo venir sopra voi, dice il Signore, una gente di lontano; ella è una gente poderosa, una gente antica, una gente, della quale tu non saprai la lingua, e non intenderai quel che dirà. Il suo turcasso sarà come un sepolcro aperto, essi tutti saranno uomini di valore. Ed ella mangerà la tua ricolta, ed il tuo pane, che i tuoi figliuoli, e le tue figliuole doveano mangiare; mangerà le tue pecore, e i tuoi buoi; mangerà i frutti delle tue vigne, e de’ tuoi fichi; e con la spada ridurrà allo stremo le città forti, nelle quali tu ti confidi. E pure anche in que’ giorni, dice il Signore, non farò fine con voi. Ed avverrà che voi direte: Perchè ci ha il Signore Iddio nostro fatte tutte queste cose? Allora tu di’ loro: Siccome voi mi avete lasciato, e avete servito a dii stranieri nel vostro paese, così servirete a stranieri in paese non vostro Annunziate questo nella casa di Giacobbe, e banditelo in Giuda, dicendo: Ascoltate ora questo, o popolo stolto, e che non ha senno; che ha occhi, e non vede; orecchi, e non ode. Non mi temerete voi? dice il Signore; non avrete voi spavento di me, che ho, per istatuto perpetuo, posta la rena per termine del mare, il quale egli non trapasserà; e benchè le sue onde si commuovano, non però verranno al disopra; e benchè romoreggino, non però lo trapasseranno? Ma questo popolo ha un cuor ritroso e ribello; si sono stornati, e se ne sono iti; e non han detto nel cuor loro: Deh! temiamo il Signore Iddio nostro, che dà la pioggia della prima e dell’ultima stagione, al suo tempo; che ci conserva le settimane ordinate per la mietitura Le vostre iniquità hanno stornate queste cose, e i vostri peccati vi han divietato il bene. Perciocchè fra il mio popolo si son trovati degli empi, che stanno a guato, a guisa che gli uccellatori se ne stanno cheti; e rizzano trappole da prendere uomini. Come la gabbia è piena di uccelli, così le case loro son piene d’inganno; perciò, sono aggranditi, ed arricchiti. Son divenuti grassi, e lisci; e pure ancora hanno passati di mali accidenti; non fanno ragione alcuna, non pure all’orfano, e pur prosperano; e non fanno diritto a’ poveri. Non farei io punizione di queste cose? dice il Signore; non vendicherebbesi l’anima mia d’una cotal gente? Cosa stupenda e brutta è avvenuta nella terra: i profeti han profetizzato con menzogna; e i sacerdoti han signoreggiato, appoggiandosi sopra le mani di essi; e il mio popolo l’ha amato così. Ora, che farete voi alla fine? Fuggite di forza, figliuoli di Beniamino, del mezzo di Gerusalemme; e sonate la tromba in Tecoa, ed alzate il segnale del fuoco sopra Bet-cherem; perciocchè una calamità, e gran ruina, è apparita dal Settentrione. Io avea fatta la figliuola di Sion simile ad una donna bella e delicata. Dei pastori verranno contro a lei con le lor mandre; tenderanno d’ogn’intorno contro a lei i lor padiglioni; ciascuno pasturerà dal lato suo. Preparate la battaglia contro a lei, levatevi, e saliamo in pien mezzodì. Guai a noi! perciocchè il giorno è dichinato, e le ombre del vespro si sono allungate. Levatevi, e saliamo di notte, e guastiamo i suoi palazzi. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti: Tagliate degli alberi, e fate degli argini contro a Gerusalemme; questa è la città, che ha da essere visitata; ella non è altro che oppressione dentro di sè. Come la fonte del pozzo sgorga le sue acque, così quella sgorga la sua malvagità; violenza e guasto si sentono in lei; vi è del continuo davanti alla mia faccia doglia e percossa. Correggiti, o Gerusalemme, che talora l’animo mio non si divella da te; che talora io non ti riduca in deserto, in terra disabitata Così ha detto il Signor degli eserciti: Il rimanente d’Israele sarà del tutto racimolato, come una vigna; rimetti, a guisa di vendemmiatore, la mano a’ canestri. A chi parlerò, a chi protesterò, che ascolti? ecco, l’orecchio loro è incirconciso, e non possono attendere; ecco, la parola del Signore è loro in vituperio; non si dilettano in essa. Per tanto io son pieno dell’ira del Signore, io stento a ritenerla; io la spanderò sopra i piccoli fanciulli per le piazze, e parimente sopra le raunanze de’ giovani; perciocchè anche tutti, uomini e donne, vecchi e decrepiti, saranno presi. E le lor case saran trasportate a stranieri, ed insieme i campi, e le mogli; perciocchè io stenderò la mia mano sopra gli abitanti del paese, dice il Signore. Conciossiachè essi tutti, dal maggiore al minore, sieno dati all’avarizia; tutti, e profeti, e sacerdoti, commettono falsità. Ed han curata alla leggiera la rottura della figliuola del mio popolo, dicendo: Pace, pace; benchè non vi sia alcuna pace. Si son eglino vergognati, perchè hanno fatta una cosa abbominevole? non hanno avuta vergogna alcuna, nè si sono saputi vergognare; perciò, caderanno fra i morti, nel giorno che io li visiterò, e traboccheranno, ha detto il Signore. Il Signore avea detto così: Fermatevi in su le vie, e riguardate; e domandate de’ sentieri antichi, per saper quale è la buona strada, e camminate per essa; e voi troverete riposo all’anima vostra. Ma essi han detto: Noi non vi cammineremo. Oltre a ciò, io avea costituite sopra voi delle guardie, che dicessero: Attendete al suon della tromba. Ma essi hanno detto: Noi non vi attenderemo Perciò, o genti, ascoltate; e tu, o raunanza, conosci ciò che è in loro. Ascolta, o terra. Ecco, io fo venire un male sopra questo popolo, il frutto de’ lor pensieri; perciocchè non hanno atteso alle mie parole, ed hanno rigettata la mia Legge. A che offerirmi l’incenso che vien di Seba, e la buona canna odorosa che viene di lontan paese? i vostri olocausti non mi sono a grado, e i vostri sacrificii non mi son piacevoli. Per tanto, così ha detto il Signore: Ecco, io metterò a questo popolo degl’intoppi, ne’ quali s’intopperanno, padri e figliuoli insieme; vicini ed amici periranno. Così ha detto il Signore: Ecco, un popolo viene dal paese di Settentrione, ed una gran gente si muove dal fondo della terra. Impugneranno l’arco e lo scudo; essi sono una gente crudele, e non avranno pietà alcuna; la lor voce romoreggerà come il mare, e cavalcheranno sopra cavalli; ciascun di loro sarà in ordine, come un uomo prode, per combattere contro a te, o figliuola di Sion. Come prima ne avremo sentito il grido, le nostre mani diverranno fiacche; distretta ci coglierà, e doglia, come di donna che partorisce. Non uscite a’ campi, e non andate per li cammini; perciocchè la spada del nemico, e lo spavento è d’ogn’intorno. Figliuola del mio popolo, cingiti d’un sacco, e voltolati nella cenere; fa’ cordoglio, come per un figliuolo unico, ed un lamento amarissimo; perciocchè il guastatore verrà di subito sopra noi. Io ti ho posto per riparo, e fortezza, nel mio popolo; e tu conoscerai, e proverai la lor via. Essi tutti son ribelli ritrosissimi, vanno sparlando; son rame e ferro; tutti son corrotti. Il mantice è arso, il piombo è consumato dal fuoco; indarno pur sono stati posti al cimento; i mali però non ne sono stati separati. Saranno chiamati: Argento riprovato; perciocchè il Signore li ha riprovati LA parola, che fu dal Signore indirizzata a Geremia, dicendo: Fermati alla porta della Casa del Signore, e quivi predica questa parola, e di’: Uomini di Giuda tutti quanti, ch’entrate per queste porte, per adorare il Signore, ascoltate la parola del Signore. Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ammendate le vostre vie, e le vostre opere; ed io vi farò abitare in questo luogo. Non vi fidate in su parole fallaci, dicendo: Questo è il Tempio del Signore, il Tempio del Signore, il Tempio del Signore. Anzi del tutto ammendate le vostre vie, e le vostre opere. Se pur fate diritto giudicio fra l’uomo, ed il suo prossimo; e non oppressate il forestiere, nè l’orfano, nè la vedova; e non ispandete sangue innocente in questo luogo; e non andate dietro ad altri dii, a danno vostro; io altresì farò che abiterete per ogni secolo in questo luogo, nel paese che io ho dato a’ vostri padri. Ecco, voi confidate in su parole fallaci, che non possono recare alcun giovamento. Rubando, uccidendo, commettendo adulterio, e giurando falsamente, e facendo profumi a Baal, e andando dietro ad altri dii, i quali voi non avete conosciuti; verreste voi pure ancora, e vi presentereste nel mio cospetto in questa Casa, che si chiama del mio Nome, e direste: Noi siamo stati liberati per far tutte queste cose abbominevoli? È, e vostro parere, questa Casa, che si chiama del mio Nome, divenuta una spelonca di ladroni? ecco, io altresì l’ho veduto, dice il Signore. Ma andate pure ora al mio luogo, che fu in Silo, dove io da prima stanziai il mio Nome; e riguardate quel che io gli ho fatto, per la malvagità del mio popolo Israele. Ora altresì, perciocchè voi avete fatte tutte queste cose, dice il Signore; e benchè io vi abbia parlato del continuo per ogni mattina, non però avete ascoltato; e benchè io vi abbia chiamati, non però avete risposto; io farò a questa Casa, che si chiama del mio Nome, nella quale voi vi confidate; ed al luogo, che io ho dato a voi, ed ai vostri padri, come già feci a Silo. E vi scaccerò dal mio cospetto, come ho scacciati i vostri fratelli, tutta la progenie di Efraim E tu, non pregar per questo popolo, e non prendere a gridare, o a fare orazione per loro; e non intercedere appo me; perciocchè io non ti esaudirò. Non vedi tu quel che fanno nelle città di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme? I figliuoli ricolgono le legne, e i padri accendono il fuoco, e le donne intridono la pasta, per far focacce alla regina del cielo, e per fare offerte da spandere ad altri dii, per dispettarmi. Fanno essi dispetto a me? dice il Signore; anzi non fanno essi dispetto a loro stessi, alla confusion delle lor proprie facce? Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, la mia ira ed il mio cruccio sarà versato sopra questo luogo, sopra gli uomini, e sopra le bestie, e sopra gli alberi della campagna, e sopra i frutti della terra; ed arderà, e non si spengerà Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Aggiungete pure i vostri olocausti a’ vostri sacrificii, e mangiate della carne. Perciocchè io non parlai a’ vostri padri, nè diedi lor comandamento, quando li trassi fuor del paese di Egitto, intorno ad olocausti, ed a sacrificii. Anzi comandai loro questo, cioè: Ascoltate la mia voce, ed io vi sarò Dio, e voi mi sarete popolo; e camminate in tutte le vie che io vi comando, acciocchè bene vi avvenga. Ma essi non hanno ascoltato, e non hanno inchinato il loro orecchio; ma son camminati secondo i consigli, e la durezza del cuor loro malvagio; e sono andati indietro, e non innanzi. Dal dì che i vostri padri uscirono del paese di Egitto, infino a questo giorno, io vi ho mandati tutti i miei servitori profeti, mandandoli ogni giorno, fin dalla mattina; ma essi non mi hanno ascoltato, e non hanno inchinato il loro orecchio; anzi hanno indurato il lor collo; han fatto peggio che i padri loro. Pronunzia loro adunque tutte queste parole, ma essi non ti ascolteranno; grida pur loro, ma non ti risponderanno. E perciò tu dirai loro: Questa è la gente, che non ha ascoltata la voce del Signore Iddio suo, e non ha ricevuta correzione; la verità è perita, ed è venuta meno nella bocca loro Tonditi la chioma, o Gerusalemme, e gittala via; prendi a far lamento sopra i luoghi elevati; perciocchè il Signore ha riprovata, ed abbandonata la generazione del suo cruccio. Perciocchè i figliuoli di Giuda han fatto quel che mi dispiace, dice il Signore; han messe le loro abbominazioni nella Casa, la quale si chiama del mio Nome, per contaminarla. Ed hanno edificati gli alti luoghi di Tofet, che è nella valle del figliuolo di Hinnom, per ardere al fuoco i lor figliuoli, e le lor figliuole; cosa che io non comandai giammai; e che non mi entrò giammai in cuore. Per tanto, ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che quella non si chiamerà più Tofet, nè valle del figliuolo di Hinnom, ma valle di uccisione; ed i morti si seppelliranno in Tofet, finchè non vi resti più luogo. E i corpi morti di questo popolo saranno per cibo agli uccelli del cielo, ed alle bestie della terra; e non vi sarà che le spaventi. Farò eziandio cessare nelle città di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme, la voce d’allegrezza, e la voce di gioia; la voce dello sposo, e la voce della sposa: perciocchè il paese sarà in desolazione In quel tempo, dice il Signore, saranno tratte fuor de’ lor sepolcri l’ossa dei re di Giuda, e l’ossa de’ suoi principi, e l’ossa de’ sacerdoti, e l’ossa de’ profeti, e l’ossa degli abitanti di Gerusalemme. E saranno sparse al sole, e alla luna, ed a tutto l’esercito del cielo; le quali cose essi hanno amate, ed hanno lor servito, e sono loro andati dietro, e l’hanno ricercate, e l’hanno adorate; quell’ossa non saranno raccolte, nè seppellite; saranno come letame in su la faccia della terra. E la morte sarà più desiderabile che la vita, a tutto il rimanente di coloro che saranno avanzati di questa nazion malvagia; in tutti i luoghi ove ne saranno rimasti alcuni di resto, ne’ quali io li avrò scacciati, dice il Signor degli eserciti DI’ loro ancora: Così ha detto il Signore: Se alcun cade, non si rileva egli? se si disvia, non ritorna egli al diritto cammino? Perchè si è questo popolo di Gerusalemme sviato d’uno sviamento pertinace? si sono attenuti all’inganno, han ricusato di convertirsi, io sono stato attento, ed ho ascoltato; non parlano dirittamente, non vi è alcuno che si penta del suo male, dicendo: Che cosa ho fatto? ciascun di loro si è volto al suo corso, a guisa di cavallo, che trascorre alla battaglia. Anche la cicogna nel cielo conosce le sue stagioni; e la tortola, e la gru, e la rondine, osservano il tempo della lor venuta; ma il mio popolo non ha conosciuto il giudicio del Signore. Come potete dire: Noi siamo savi, e la Legge del Signore è con noi? ecco pure il falso stile degli scribi si è adoperato a falsità. I savi sono stati confusi, sono stati spaventati, e presi; ecco, hanno rigettata la parola del Signore; e qual sapienza sarebbe in loro? Perciò, io darò le lor mogli ad altri, e i lor poderi ad altri possessori; perciocchè tutti, dal maggiore al minore, son dati all’avarizia; tutti, profeti, e sacerdoti, commettono falsità; ed han curata la rottura della figliuola del mio popolo alla leggiera, dicendo: Pace, pace; benchè non vi sia alcuna pace. Si son eglino vergognati, perchè hanno fatta una cosa abbominevole? non hanno avuta vergogna alcuna, e non son saputi vergognarsi; perciò caderanno fra gli uccisi, nel tempo della lor visitazione, e traboccheranno, ha detto il Signore Io li consumerò affatto, dice il Signore; non vi è più uva nella vite, nè fichi nel fico; le foglie stesse si son appassate; ed anche ciò che io darò loro sarà loro tolto. Perchè ce ne stiamo? ricoglietevi, ed entriamo nelle città forti, ed ivi stiamocene cheti; perciocchè il Signore Iddio nostro ci fa star cheti, e ci abbevera d’acqua di tosco; perciocchè abbiam peccato contro al Signore. Ei si sta aspettando pace, ma non vi è bene alcuno; il tempo della guarigione, ed ecco turbamento. Il fremito de’ suoi cavalli è stato udito da Dan; tutta la terra ha tremato per lo suono dell’annitrire de’ suoi destrieri; son venuti, ed hanno divorato il paese, e tutto ciò che è in esso; le città, ed i loro abitanti. Perciocchè, ecco, io mando contro a voi de’ serpenti, degli aspidi, contro a’ quali non vi è alcuna incantagione; e vi morderanno, dice il Signore. O mio conforto nel cordoglio! il mio cuore langue in me. Ecco la voce del grido della figliuola del mio popolo, da lontan paese: Non è il Signore in Sion? non vi è il re d’essa? Perchè mi hanno essi dispettato con le loro sculture, con vanità di stranieri? La ricolta è passata, la state è finita, e noi non siamo stati salvati. Io son tutto rotto per la rottura della figliuola del mio popolo; io ne vo vestito a bruno; stupore mi ha occupato. Non vi è egli alcun balsamo in Galaad? non vi è egli alcun medico? perchè dunque non è stata risaldata la piaga della figliuola del mio popolo? Oh! fosse pur la mia testa acqua, e l’occhio mio una fonte di lagrime! io piangerei giorno e notte gli uccisi della figliuola del mio popolo. Oh! avessi io pure un alberghetto da viandanti nel deserto! io lascerei il mio popolo, e me ne andrei via da loro; perciocchè essi tutti sono adulteri, una raunanza di disleali. E scoccano falsità dalla lor lingua, che è l’arco loro; e non si fortificano in verità nella terra; anzi procedono di male in male, e non mi conoscono, dice il Signore. Guardatevi ciascuno dal suo compagno, e non vi fidate in alcun fratello; perciocchè ogni fratello non fa altro che usar frodi, ed ogni compagno va sparlando. Ed ogni uomo gabba il suo compagno, e non parlano verità; hanno ammaestrata la lor lingua a parlar menzogna, si stancano a far male. La tua dimora è in mezzo di frodi; per frode ricusano di conoscermi, dice il Signore. Perciò, così ha detto il Signor degli eserciti: Ecco, io li metterò al cimento, ed alla prova; perciocchè, come farei altrimenti, per amor della figliuola del mio popolo? La lingua loro è una saetta tratta, parla frode; ciascuno con la sua bocca, parla di pace co’ suoi prossimi; ma nel loro interiore pongono insidie. Non farei io punizion di loro per queste cose? dice il Signore; non vendicherebbesi l’anima mia d’una cotal gente? Io prenderò a far pianto, e rammarichio per questi monti, e lamento per le mandre del deserto; perciocchè sono arse, e non vi passa più alcuno, e non vi si ode più la voce del bestiame; e gli uccelli del cielo, e le bestie se ne son fuggite, e sono andate via. Ed io ridurrò Gerusalemme in monti di ruine, in ricetto di sciacalli; e metterò le città di Giuda in desolazione, senza che alcuno abiti più in esse Chi è l’uomo savio? sì, ponga mente a questo; e chi è colui, al quale la bocca del Signore abbia parlato? sì, annunzilo. Perchè è perita la terra, ed è stata desolata come un deserto, senza che alcuno vi passi più? Il Signore ha detto: Perciocchè han lasciata la mia Legge, che io avea lor proposta; e non hanno ascoltata la mia voce, e non son camminati secondo quella. Anzi sono andati dietro alla durezza del cuor loro, e dietro a’ Baali; il che i lor padri insegnarono loro. Perciò, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io ciberò questo popolo di assenzio, e l’abbevererò d’acqua di tosco. E li dispergerò fra genti, le quali nè essi, nè i lor padri, non han conosciute; e manderò dietro a loro la spada, finchè io li abbia consumati. Così ha detto il Signor degli eserciti: Considerate, e chiamate delle lamentatrici, e fate che vengano; e mandate per delle più avvedute, che vengano; ed affrettinsi, e prendano a fare un rammarichio di noi; e struggansi i nostri occhi in lagrime, e le nostre palpebre stillino acqua; perciocchè una voce di lamento è stata unita da Sion: Come siamo stati distrutti? noi siamo grandemente confusi; perciocchè abbiam lasciato il paese, e le nostre stanze ci hanno scacciati. Perciocchè, o donne, ascoltate la parola del Signore; e riceva il vostro orecchio la parola della sua bocca; ed insegnate dei rammarichii alle vostre figliuole, e de’ lamenti, ciascuna alla sua compagna. Perciocchè la morte è salita per le nostre finestre, è entrata ne’ nostri palazzi, per isterminare i piccoli fanciulli d’in su le strade, ed i giovani d’in su le piazze. Parla: Così ha detto il Signore: I corpi morti degli uomini ancora giaceranno come letame su per la campagna, e come una manella di spighe, lasciata indietro dal mietitore, la quale niuno raccoglie Così ha detto il Signore: Il savio non si glorii della sua saviezza, e il forte non si glorii della sua forza, e il ricco non si glorii delle sue ricchezze; ma chi si gloria gloriisi di questo, ch’egli ha intendimento, e conosce me; perciocchè io sono il Signore, che fo benignità, giudicio, e giustizia in terra; perciocchè, queste cose gradisco, dice il Signore. Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che io farò punizione d’ogni circonciso che è incirconciso; d’Egitto, e di Giuda, e di Edom, e de’ figliuoli di Ammon, e di Moab, e di tutti quelli che si tondono i canti delle tempie, i quali abitano nel deserto; perciocchè tutte queste genti sono incirconcise; tutta la casa d’Israele ancora è incirconcisa di cuore CASA d’Israele, ascoltate la parola che il Signore vi ha pronunziata. Così ha detto il Signore: Non imparate a seguitare i costumi delle genti, e non abbiate paura de’ segni del cielo, perchè le genti ne hanno paura. Perciocchè gli statuti de’ popoli son vanità; conciossiachè si tagli un albero del bosco, per farne un lavoro di mani d’artefice con l’ascia. Quello si adorna con oro, e con argento; e si fa star saldo con chiodi, e con martelli, acciocchè non sia mosso. Son tratti diritti, a guisa di palma, e non parlano; convien portarli attorno, perchè non possono camminare; non temiate di loro; perciocchè non possono far danno alcuno, ed altresì in lor potere non è di fare alcun bene. Non vi è niuno pari a te, o Signore; tu sei grande, ed il tuo Nome è grande in forza. Chi non ti’ temerebbe, o Re delle genti? conciossiachè questa ti si convenga; perciocchè, fra tutti i savi delle genti, e in tutti i regni loro, non vi è alcun pari a te. E tutti insieme sono insensati, e pazzi; il legno è un ammaestramento di vanità. L’argento, che si distende col martello, è addotto di Tarsis, e l’oro di Ufaz; sono opera di fabbro, e lavorio di mani di orafo; il lor vestimento è giacinto e porpora; essi tutti sono lavoro d’uomini industriosi. Ma il Signore è il vero Dio, egli è l’Iddio vivente, e il Re eterno; la terra trema per la sua ira, e le genti non possono sostenere il suo cruccio. Così direte loro: Gl’Iddii, che non hanno fatto il cielo, e la terra, periscano d’in su la terra, e di sotto al cielo. Colui, che ha fatta la terra con la sua potenza, che ha stabilito il mondo con la sua sapienza, ed ha distesi i cieli col suo intendimento; tosto ch’egli dà fuori la sua voce, vi è un romor d’acque nel cielo; egli fa salir vapori dalle estremità della terra, e fa i lampi per la pioggia, e trae il vento fuor de’ suoi tesori. Ogni uomo è insensato per scienza; ogni orafo è renduto infame per le sculture; perciocchè le sue statue di getto sono una falsità, e non vi è alcuno spirito in loro. Sono vanità, lavoro d’inganni; periranno nel tempo della lor visitazione. Colui che è la parte di Giacobbe non è come queste cose; perciocchè egli è il Formator d’ogni cosa, ed Israele è la tribù della sua eredità; Il suo Nome è: Il Signor degli eserciti O ABITATRICE della fortezza, raccogli la tua mercatanzia, per portarla fuor del paese. Perciocchè, così ha detto il Signore: Ecco, questa volta gitterò via, come con una frombola, gli abitanti del paese, e li metterò in distretta, acciocchè trovino ciò che han meritato. Ahi lasso me! dirà il paese, per cagione del mio fiaccamento! la mia piaga è dolorosa; e pure io avea detto: Questa è una doglia, che ben potrò sofferire. Le mie tende son guaste, e tutte le mie corde son rotte; i miei figliuoli sono usciti fuor di me, e non sono più; non vi è più alcuno che tenda il mio padiglione, nè che rizzi i miei teli. Perciocchè i pastori son divenuti insensati, e non hanno ricercato il Signore; perciò non son prosperati, e tutte le lor mandre sono state dissipate. Ecco, una voce di grido viene, con gran commovimento, dal paese di Settentrione, per ridurre le città di Giuda in desolazione, in ricetti di sciacalli. O Signore, io conosco che la via dell’uomo non è in suo potere; e che non è in poter dell’uomo che cammina di addirizzare i suoi passi. O Signore, castigami, ma pur moderatamente; non nell’ira tua, che talora tu non mi faccia venir meno. Spandi la tua ira sopra le genti che non ti conoscono, e sopra le nazioni che non invocano il tuo Nome; perciocchè han divorato Giacobbe; anzi l’han divorato, e consumato, ed hanno desolata la sua stanza LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, dicendo: Ascoltate le parole di questo patto, e parlate agli uomini di Giuda, ed agli abitanti di Gerusalemme. E tu di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Maledetto l’uomo, che non ascolterà le parole di questo patto; il quale io comandai a’ padri vostri di osservare, quando li trassi fuor del paese di Egitto, della fornace di ferro, dicendo: Ascoltate la mia voce, e fate queste cose, secondo tutto quello che io vi comando; e voi mi sarete popolo, ed io vi sarò Dio. Acciocchè io metta ad effetto il giuramento che io feci a’ vostri padri, di dar loro un paese stillante latte e miele; come si vede al dì d’oggi. Ed io risposi, e dissi: Amen, Signore. Appresso il Signore mi disse: Predica tutte queste parole nelle città di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme: dicendo: Ascoltate le parole di questo patto, e mettetele ad effetto. Conciossiachè io abbia fatte di gran protestazioni a’ vostri padri, dal dì che io li trassi fuor del paese di Egitto, infino a questo giorno, protestando loro ogni giorno, fin dalla mattina, e dicendo: Ascoltate la mia voce. Ma essi non l’hanno ascoltata, e non hanno porto l’orecchio loro, e son camminati ciascuno secondo la durezza del cuor suo malvagio; laonde io ho fatte venir sopra loro tutte le parole di questo patto, il quale io avea lor comandato di osservare; ma non l’hanno osservato. Poi il Signore mi disse: Ei si trova una congiura fra gli uomini di Giuda, e fra gli abitanti di Gerusalemme. Son tornati alle iniquità de’ lor padri antichi, i quali ricusarono di ascoltar le mie parole; e sono anch’essi andati dietro ad altri dii, per servirli; la casa d’Israele e la casa di Giuda hanno rotto il mio patto, che io avea fatto co’ lor padri Perciò, cosi ha detto il Signore: Ecco, io fo venir sopra loro un male, del quale non potranno uscire, e grideranno a me, ma io non li ascolterò. Allora le città di Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme, andranno, e grideranno agl’iddii, a’ quali fanno profumi; ma essi non li salveranno in modo alcuno, nel tempo della loro avversità. Perciocchè, o Giuda, tu hai avuti tanti dii, quanto è il numero delle tue città; e voi avete rizzati tanti altari alla cosa vergognosa, quanto è il numero delle strade di Gerusalemme; altari da far profumi a Baal. Tu adunque non pregar per questo popolo, e non prendere a gridare, nè a fare orazion per loro; perciocchè io non li esaudirò, quando grideranno a me per la loro avversità. Che ha da far più il mio caro amico nella mia Casa, piochè i maggiori l’impiegano a scelleratezza? Or le carni sacre trapasseranno via da te; perciocchè allora che tu commetti il tuo male, tu festeggi. Il Signore avea chiamato il tuo nome: Ulivo verdeggiante, bello in vaghi frutti; ma, al suono di un grande stormo, egli ha acceso d’intorno a quello un fuoco, e i suoi rami sono stati consumati. E il Signor degli eserciti, che ti avea piantata, ha pronunziato contro a te del male, per la malvagità della casa d’Israele, e della casa di Giuda, che han commessa per dispettarmi, facendo profumi a Baal OR il Signore mi ha fatti conoscere i lor fatti, ed io li ho conosciuti; allora, Signore, tu me li hai mostrati. Ed io sono stato come un agnello, od un bue, che si mena al macello; ed io non sapeva che facessero delle macchinazioni contro a me, dicendo: Attossichiamo il suo cibo, e sterminiamolo dalla terra de’ viventi, e non sia il suo nome più ricordato. Ma, o Signor degli eserciti, giusto Giudice, che provi le reni, e il cuore, fa’ che io vegga la tua vendetta sopra loro; perciocchè io ti dichiaro la mia ragione. Perciò, così ha detto il Signore intorno a que’ di Anatot, che cercano l’anima tua, dicendo: Non profetizzar nel Nome del Signore, che tu non muoia per le nostre mani; perciò così ha detto il Signor degli eserciti: Ecco, io ne farò punizione sopra loro; i giovani morranno per la spada; e i lor figliuoli e le lor figliuole morranno di fame. E non resterà di loro alcun rimanente; perciocchè io farò venire del male sopra que’ di Anatot, l’anno della lor visitazione Signore, se io litigo teco, tu sei pur giusto; nondimeno io ti proporrò le mie ragioni: Perchè prospera la via degli empi? perchè sono a lor agio tutti quelli che procedono dislealmente? Tu li hai piantati, ed hanno messa radice; si avanzano, e fruttano; tu sei presso della lor bocca, ma lontano dalle lor reni. Ma, o Signore, tu mi conosci, tu mi vedi, ed hai provato qual sia il mio cuore inverso te; strascinali, a guisa di pecore, al macello, e preparali per lo giorno dell’uccisione. Infino a quando farà cordoglio il paese, e seccherassi l’erba di tutta la campagna, per la malvagità degli abitanti di quello? le bestie, e gli uccelli son venuti meno; perciocchè hanno detto: Iddio non vede il nostro fine. Se, correndo co’ pedoni, essi ti hanno stanco, come ti rimescolerai co’ cavalli? e se hai sol fidanza in terra di pace, come farai, quando il Giordano sarà gonfio? Perciocchè, eziandio i tuoi fratelli, e que’ della casa di tuo padre, si son portati dislealmente teco; ed essi ancora hanno a grida radunata la moltitudine dietro a te; non fidarti di loro, quando ti daranno buone parole IO ho lasciata la mia Casa, io ho abbandonata la mia eredità; io ho dato l’amor dell’anima mia nelle mani de’ suoi nemici. La mia eredità mi è stata come un leone nel bosco; ha data fuori la sua voce contro a me; perciò l’ho odiata. La mia eredità mi è stata come un uccello vaiolato; o uccelli, venite contro a lei d’ogn’intorno; andate, radunatevi, voi tutte le fiere della campagna, venite per mangiare. Molti pastori han guasta la mia vigna, han calpestata la mia possessione, han ridotta la mia cara possessione in un deserto di desolazione. È stata ridotta in desolazione; e, tutta desolata, ha fatto cordoglio appo me; tutta la terra è desolata, perciocchè non vi è alcuno che ponga mente a queste cose. De’ guastatori son venuti sopra tutti i luoghi elevati nel deserto; perciocchè la spada del Signore divorerà da una estremità del paese infino all’altra; non vi è pace alcuna per veruna carne. Han seminato del frumento, ed han ricolte delle spine; si sono affannati, e non hanno fatto alcun profitto; voi sarete confusi delle vostre rendite, per l’ardente ira del Signore Così ha detto il Signore contro a tutti i suoi malvagi vicini, che toccano l’eredità, la quale egli ha data a possedere ad Israele, suo popolo: Ecco, io li divellerò d’in sul lor paese, e divellerò la casa di Giuda del mezzo di loro. Ed avverrà che dopo che io li avrò divelti, avrò di nuovo pietà di loro; e li ricondurrò, ciascuno alla sua eredità, e ciascuno alla sua terra. Ed avverrà che, se pure imparano le vie del mio popolo per giurar per lo mio Nome, dicendo il Signore vive siccome hanno insegnato al mio popolo di giurare per Baal, saranno edificati in mezzo del mio popolo. Ma se non ubbidiscono, io divellerò una cotal gente, divellendola, ed insieme distruggendola, dice il Signore COSÌ mi ha detto il Signore: Va’, e comperati una cintura lina, e mettitela in su i lombi, e non metterla nell’acqua. Io dunque comperai quella cintura, secondo la parola del Signore, e me la misi in su i lombi. E la parola del Signore mi fu indirizzata la seconda volta, dicendo: Prendi la cintura che tu hai comperata, la quale tu hai in su i lombi, e levati, e va’ all’Eufrate, e nascondila quivi in una buca di un sasso. Ed io andai, e la nascosi presso all’Eufrate, siccome il Signore mi avea comandato. E dopo molti giorni, avvenne che il Signore mi disse: Levati, va’ all’Eufrate, e togli di là la cintura, che io ti avea comandato di nascondervi. Ed io andai all’Eufrate, e cavai, e tolsi la cintura del luogo dove io l’avea nascosta; ed ecco, la cintura era guasta, e non era più buona a nulla. E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Così ha detto il Signore: Così guasterò la magnificenza di Giuda, la gran magnificenza di Gerusalemme; di questo popolo malvagio, che ricusa di ascoltar le mie parole, che cammina nella durezza del cuor suo, e va dietro ad altri dii, per servirli, e per adorarli; e quella diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla. Perciocchè, siccome la cintura è apposta in su i lombi dell’uomo, così io mi avea congiunta tutta la casa d’Israele, e tutta la casa di Giuda, dice il Signore; acciocchè fosse mio popolo, a fama, ed a lode, ed a gloria; ma essi non hanno ubbidito Di’ loro adunque questa parola: Così ha detto il Signore, l’Iddio d’Israele: Ogni barile sarà ripieno di vino. Ed essi ti diranno: Non sappiam noi bene, che ogni barile sarà ripieno di vino? E tu dirai loro: Così ha detto il Signore: Ecco, io empierò d’ebbrezza tutti gli abitatori di questo paese, ed i re del legnaggio di Davide, che seggono sopra il suo trono; ed i sacerdoti, ed i profeti, e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E li sbatterò l’uno contro all’altro, padri e figliuoli insieme, dice il Signore; io non risparmierò, e non perdonerò, e non avrò pietà, per non distruggerli. Ascoltate, e porgete l’orecchio: Non superbite; perciocchè il Signore ha parlato. Date gloria al Signore Iddio vostro, avanti ch’egli faccia venir le tenebre, e avanti che i vostri piedi s’intoppino sopra i monti di oscurità, e che voi aspettiate la luce, e ch’egli l’abbia cangiata in ombra di morte, e mutata in oscurità. Che se voi non ascoltate questo, l’anima mia piangerà in segreto, per lo vostro orgoglio; e l’occhio mio non resterà di lagrimare, e si struggerà in lagrime; perciocchè la greggia del Signore è menata in cattività. Di’ al re, ed alla regina: Umiliatevi, e sedete in terra; perciocchè il vostro principato, la corona della vostra gloria, è caduta a basso. Le città del Mezzodì sono serrate, e non vi è alcuno che le apra; tutto Giuda è menato in cattività, egli è menato in una intiera cattività. Alzate gli occhi vostri, e vedete quelli che vengono di Settentrione; dove è la mandra che ti era stata data, la greggia della tua gloria? Che dirai quando egli farà punizion di te? conciossiachè tu stessa abbi loro insegnato ad esser tuoi principi in capo; non ti stringeranno dolori, a guisa di donna che partorisce? Che se pur dici nel cuor tuo: Perchè mi son avvenute queste cose? Per la grandezza della tua iniquità i tuoi lembi sono stati rimboccati, le tue calcagna sono state calterite. Potrebbe il moro mutar la sua pelle, o il pardo le sue macchie? potreste altresì voi, assuefatti a far male, far bene? Io dunque li dispergerò come stoppia, che è trasportata via al soffiar del vento del deserto. Quest’è la tua sorte, la parte delle tue misure, da parte mia, dice il Signore; perciocchè tu mi hai dimenticato, e ti sei confidata in menzogna. Laonde io altresì ti rimboccherò i tuoi lembi in sul viso, e il tuo vituperio apparirà. I tuoi adulterii, ed il tuo ringhiare, e l’infamia del tuo fornicare, è stata sopra i colli, per li campi; io ho vedute le tue abbominazioni. Guai a te, Gerusalemme! non ti netterai tu mai? dopo quando ancora? LA parola del Signore che fu indirizzata a Geremia intorno al fatto della secchezza. La Giudea fa cordoglio, e le sue porte languiscono; giacciono per terra in abito lugubre; il grido di Gerusalemme è salito. Ed i più onorati d’infra loro hanno mandata per dell’acqua la lor piccola gente; ed essa, venuta alle fosse, non ha trovata acqua alcuna; se ne son tornati co’ vasi vuoti; hanno avuta vergogna, e sono stati confusi, ed hanno coperto il capo loro. Conciossiachè la terra sia stata trita, perciocchè non vi è stata alcuna pioggia nel paese; i lavoratori sono stati confusi, ed han coperto il capo loro. Ed anche la cerva, per li campi, avendo figliato, ha abandonati i suoi cerbiatti; perciocchè non vi era alcuna erba. E gli asini salvatici si son fermati sopra i luoghi elevati, ed han sorbito il vento, come sciacalli; gli occhi loro son venuti meno; perciocchè non vi era erba alcuna. O Signore, se le nostre iniquità rendono testimonianza contro a noi, opera per amor del tuo Nome; perciocchè le nostre ribellioni son moltiplicate, noi abbiamo peccato contro a te. O speranza d’Israele, suo Salvatore in tempo di distretta, perchè saresti nel paese a guisa di forestiere, e come un viandante, che si riduce in un albergo, per passarvi la notte? Perchè saresti come un uomo smarrito, come un uomo prode che non può salvare? Ora, Signore, tu sei pur nel mezzo di noi, e il tuo Nome è invocato sopra noi; non abbandonarci Così ha detto il Signore a questo popolo: Così hanno preso diletto d’andar vagando, e non hanno rattenuti i lor piedi; perciò il Signore non li gradisce; ora ricorderà la loro iniquità, e farà punizion de’ lor peccati. Poi il Signore mi disse: Non pregare in bene per questo popolo. Quando digiuneranno, io non ascolterò il grido loro; e quando offeriranno olocausto ed offerta, io non li avrò a grado; anzi li consumerò per la spada, e per la fame, e per la peste. Ed io dissi: Ahi Signore Iddio! ecco, i profeti dicon loro: Voi non vedrete la spada, e fame non vi avverrà; anzi vi darò ferma pace in questo luogo. E il Signore mi disse: Que’ profeti profetizzano menzogna nel Nome mio; io non li ho mandati, e non ho data loro commessione, e non ho lor parlato; essi vi profetizzano visioni di menzogna, e indovinamento, e vanità, e l’inganno del cuor loro. Perciò, così ha detto il Signore intorno a que’ profeti, che profetizzano nel mio Nome, quantunque io non li abbia mandati, e dicono: Ei non vi sarà nè spada, nè fame, in questo paese; que’ profeti saran consumati per la spada, e per la fame. E il popolo, al quale hanno profetizzato, sarà gittato su per le strade di Gerusalemme, per la fame, e per la spada; e non vi sarà alcuno che seppellisca nè loro, nè le lor mogli, nè i lor figliuoli, nè le lor figliuole; ed io spanderò sopra loro la lor malvagità Di’ loro adunque questa parola: Struggansi gli occhi miei in lagrime giorno e notte, e non abbiano alcuna posa; perciocchè la vergine, figliuola del mio popolo, è stata fiaccata d’un gran fiaccamento, d’una percossa molto dolorosa. Se io esco fuori a’ campi, ecco gli uccisi con la spada; se entro nella città, ecco quelli che languiscono di fame; perciocchè, eziandio i profeti e i sacerdoti, sono andati vagando per lo paese, e non sanno quel che si facciano. Avresti tu pur riprovato Giuda? ed avrebbe l’anima tua Sion in abbominazione? perchè ci hai percossi, senza che abbiamo potuto aver guarigione? Ei si aspetta pace, e non vi è alcun bene; e il tempo della guarigione, ed ecco turbamento. O Signore, noi riconosciamo la nostra malvagità, l’iniquità de’ nostri padri; perciocchè noi abbiam peccato contro a te. Per amor del tuo Nome, non disdegnare, non mettere in vituperio il trono della tua gloria; ricordati del tuo patto con noi; non annullarlo. Evvi, fra le vanità delle genti, alcuno che faccia piovere? i cieli dànno essi le piogge? non sei desso tu, o Signore Iddio nostro? Perciò, noi spereremo in te; perciocchè tu hai fatte tutte queste cose Poi il Signore mi disse: Avvegnachè Mosè e Samuele si presentassero davanti alla mia faccia, l’anima mia non sarebbe però inverso questo popolo; mandali fuori della mia presenza, ed escansene fuori. Che se pur ti dicono: Dove usciremo? di’ loro: Così ha detto il Signore: Chi è condannato alla mortalità, esca alla mortalità; chi alla spada, esca alla spada; chi alla fame, esca alla fame; chi alla cattività, esca alla cattività. Ed io costituirò sopra loro quattro generazioni, dice il Signore: la spada, per uccidere; i cani, per istrascinare; gli uccelli del cielo, e le bestie della terra, per divorare, e per distruggere. E farò che saranno agitati per tutti i regni della terra, per cagion di Manasse, figliuolo di Ezechia, re di Giuda; per quello ch’egli ha fatto in Gerusalemme. Perciocchè, o Gerusalemme, chi avrebbe pietà di te? chi si condorrebbe teco? o chi si rivolgerebbe per domandarti del tuo bene stare? Tu mi hai abbandonato, dice il Signore, e te ne sei ita indietro; io altresì stenderò la mano sopra te, e ti distruggerò; io sono stanco di pentirmi. Benchè io li abbia sventolati con la ventola nelle porte del paese, ed abbia deserto, e distrutto il mio popolo, non però si son convertiti dalle lor vie. Le sue vedove sono state da me moltiplicate, più che la rena de’ mari; io ho loro addotto in pien mezzodì un guastatore contro alla madre de’ giovani; io ho fatto di subito cader sopra lei turbamento e spaventi. Quella che avea partoriti sette figliuoli è divenuta fiacca, l’anima sua ha ansato io suo sole è tramontato, mentre era ancora giorno; è stata confusa e svergognata; ancora darò il lor rimanente alla spada, all’arbitrio de’ lor nemici, dice il Signore Ahi lasso me! madre mia; perciocchè tu mi hai partorito per essere uomo di lite, e di contesa a tutto il paese: io non ho loro dato nulla in presto, ed essi altresì non mi hanno prestato nulla; e pur tutti quanti mi maledicono. Il Signore ha detto: Se il tuo sol rimanente non è riserbato per lo bene; se io non fo che il nemico si scontri in te nel tempo dell’avversità, e nel tempo della distretta. Potrebbesi rompere il ferro, il ferro di Aquilone, e il rame? Io darò senza prezzo in preda le tue facoltà, e i tuoi tesori, in tutti i tuoi confini; e ciò per tutti i tuoi peccati. E farò passare i tuoi nemici per un paese che tu non sai; perciocchè un fuoco si è acceso nella mia ira, il quale si apprenderà sopra voi O Signore, tu il sai; ricordati di me, e visitami, e vendicami de’ miei persecutori; non rapirmi, mentre tu sei lento all’ira; conosci che io soffero vituperio per te. Tosto che le tue parole sono state ritrovate da me, io le ho mangiate; e la tua parola mi è stata in gioia, e in allegrezza del mio cuore; perciocchè il tuo Nome è invocato sopra me, o Signore Iddio degli eserciti. Io non son seduto nel consiglio degli schernitori, per far festa, ed allegrezza; io son seduto tutto solo, per cagion della tua mano; perciocchè tu mi hai empiuto d’indegnazione. Perchè è stato il mio dolore perpetuo, e la mia piaga disperata? perchè ha ella ricusato d’esser guarita? mi saresti tu pure come una cosa fallace, come acque che non son perenni? Perciò così ha detto il Signore: Se tu ti converti, io ti ristorerò, e tu starai davanti a me; e se tu separi il prezioso dal vile, tu sarai come la mia bocca; convertansi eglino a te; ma tu, non convertirti a loro. Ed io ti farò essere a questo popolo, a guisa d’un muro fortissimo di rame; ed essi combatteranno contro a te, ma non ti vinceranno; perciocchè io son teco, per salvarti e per riscuoterti, dice il Signore. E ti trarrò di man de’ maligni, e ti riscoterò di man de’ violenti POI la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Non prenderti moglie, e non aver figliuoli, nè figliuole, in questo luogo. Perciocchè, così ha detto il Signore intorno a’ figliuoli, ed alle figliuole, che nasceranno in questo luogo, ed alle madri che li avranno partoriti, ed a’ padri che li avranno generati in questo paese: Morranno di morti dolorose; non se ne farà cordoglio, e non saranno seppelliti; saranno per letame in su la faccia della terra, e saranno consumati per la spada, e per la fame; ed i lor corpi morti saranno per pasto agli uccelli del cielo, ed alle bestie della terra. Perciocchè, così ha detto il Signore: Non entrare in alcuna casa di convito funerale, e non andar per far cordoglio, e non condolerti con loro; perciocchè io ho ritratta la mia pace da questo popolo, dice il Signore, e la mia benignità, e le mie compassioni. E grandi e piccoli morranno in questo paese, senza esser seppelliti; e non si farà cordoglio per loro, e niuno si farà tagliature addosso, nè si raderà per loro; e non si spartirà loro pane per lo duolo, per consolarli del morto; e non si darà loro a bere la coppa delle consolazioni per padre, nè per madre di alcuno. Parimente non entrare in alcuna casa di convito, per seder con loro, per mangiare e per bere. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io fo cessare in questo luogo, davanti agli occhi vostri, e a’ dì vostri, la voce di gioia, e la voce di allegrezza, la voce dello sposo, e la voce della sposa Or avverrà, quando tu avrai annunziate tutte queste parole a questo popolo, ch’essi ti diranno: Perchè ha il Signore pronunziato contro a noi tutto questo gran male? e quale è la nostra iniquità, e quale è il nostro peccato, che noi abbiamo commesso contro al Signore Iddio nostro? E tu dirai loro: Perciocchè i vostri padri mi hanno lasciato, dice il Signore; e sono iti dietro ad altri dii, e li hanno serviti, ed adorati; ed hanno abbandonato me, e non hanno osservata la mia Legge. E voi avete fatto vie peggio che i vostri padri; ed ecco, ciascun di voi va dietro alla durezza del cuor suo malvagio, per non ascoltarmi. Perciò, io vi caccerò fuor di questo paese, in un paese che nè voi, nè i vostri padri, non avete conosciuto; e quivi servirete giorno e notte, ad altri dii; perciocchè io non vi farò grazia Ma pure, ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che non si dirà più: Il Signor vive, il quale ha tratti i figliuoli d’Israele fuor del paese di Egitto; ma: Il Signore vive, che ha tratti i figliuoli d’Israele fuor del paese di Settentrione, e di tutti gli altri paesi, ne’ quali egli li avea scacciati; ed io li ricondurrò alla lor terra, che io diedi a’ padri loro. Ecco, io mando a molti pescatori, che li peschino, dice il Signore; e dopo ciò, a molti cacciatori che li caccino sopra ogni monte, e sopra ogni colle, e nelle buche de’ sassi. Perciocchè gli occhi miei son sopra tutte le lor vie; quelle non son nascoste dal mio cospetto, e la loro iniquità non è occulta d’innanzi agli occhi miei. E imprima renderò loro al doppio la retribuzione della loro iniquità, e del lor peccato; perciocchè han contaminato il mio paese ed hanno empiuta la mia eredità dei carcami delle lor cose esecrabili, e delle loro abbominazioni. O Signore, mia forza, e mia fortezza, e mio rifugio nel giorno della distretta, le genti verranno a te dalle estremità della terra, e diranno: Veramente i padri nostri hanno posseduta falsità, vanità, e cose nelle quali non era alcun giovamento. Farebbesi l’uomo degl’iddii, i quali però non son dii? Per tanto, ecco io farò lor conoscere questa volta, io farò lor conoscere la mia mano, e la mia forza; e sapranno che il mio Nome è: Il Signore Il peccato di Giuda è scritto con uno stile di ferro, con una punta di diamante; egli è scolpito in su la tavola del lor cuore, e nelle corna de’ vostri altari. Il ricordarsi de’ loro altari, e de’ lor boschi, presso agli alberi verdeggianti, sopra gli alti colli, è loro come il ricordarsi de’ lor propri figliuoli. O montanaro, scendi nella campagna; io darò in preda le tue facoltà, e tutti i tuoi tesori; i tuoi alti luoghi son pieni di peccato, in tutti i tuoi confini. E tu, e quelli che sono fra te, lascerete vacar la vostra eredità, la quale io vi avea data, essendone cacciati fuori; ed io ti farò servire a’ tuoi nemici, nel paese che tu non è conosci; perciocchè voi avete acceso un fuoco nella mia ira, il quale arderà in perpetuo Così ha detto il Signore: Maledetto sia l’uomo che si confida nell’uomo, e mette la carne per suo braccio, e il cui cuore si ritrae dal Signore. Egli sarà come un tamerice in una piaggia; e quando il bene verrà, egli nol vedrà; ed abiterà nel deserto, in luoghi aridi, in terra di salsuggine, e disabitata. Benedetto sia l’uomo che si confida nel Signore, e la cui confidanza è il Signore. Egli sarà come un albero piantato presso alle acque, e che stende le sue radici lungo un ruscello; e quando viene l’arsura, egli non la sente; anzi le sue fronde verdeggiano; e nell’anno della secchezza non se ne affanna, e non resta di far frutto. Il cuor dell’uomo è frodolente sopra ogni altra cosa, ed insanabile; chi lo conoscerà? Io, il Signore, che investigo i cuori, che provo le reni; e ciò, per rendere a ciascuno la retribuzione secondo le sue vie, secondo il frutto de’ suoi fatti. Chi acquista delle ricchezze, e non dirittamente, è come la pernice, che cova l’uova che non ha fatte; egli le lascerà al mezzo de’ suoi dì, ed alla fine sarà trovato stolto Il luogo del nostro santuario è un trono di gloria, un luogo eccelso fin dal principio. O Signore, speranza d’Israele, tutti quelli che ti lasciano saran confusi; e quelli che si rivoltano indietro da me saranno scritti nella terra; perciocchè hanno abbandonata la fonte delle acque vive, il Signore. Sanami, Signore, ed io sarò sanato; salvami, ed io sarò salvato; perciocchè tu sei la mia lode. Ecco, costoro mi dicono: Dove è la parola del Signore? venga pur ora. Ora, quant’è a me, io non ho fatta maggiore istanza dietro a te, che si convenga ad un pastore; e non ho desiderato il giorno del male insanabile; tu il sai, ciò che è uscito delle mie labbra è stato nel tuo cospetto. Non essermi in ispavento; tu sei la mia speranza, e rifugio, nel giorno dell’avversità. Sieno confusi i miei persecutori, e non io; sieno spaventati, e non io; fa’ venire sopra loro il giorno del male, e rompili di doppia rottura COSÌ mi ha detto il Signore: Va’, e fermati alla porta de’ figliuoli del popolo, per la quale entrano ed escono i re di Giuda; ed a tutte le porte di Gerusalemme, e di’ loro: Ascoltate la parola del Signore, re di Giuda, e tutto Giuda, e voi, tutti gli abitanti di Gerusalemme, ch’entrate per queste porte. Così ha detto il Signore: Guardatevi, sopra le anime vostre, di portare alcun carico, nè di farlo passare per le porte di Gerusalemme, nel giorno del sabato; e non traete fuor delle vostre case alcun carico, nè fate opera alcuna nei giorno del sabato; ma santificate il giorno del sabato, come io comandai a’ padri vostri. Ma essi non ascoltarono, e non porsero il loro orecchio; anzi indurarono il lor collo per non ascoltare, e per non ricever correzione. Ed avverrà, se pur mi ascoltate, dice il Signore, per non fare entrare alcun carico per le porte di questa città nel giorno del sabato, e per santificare il giorno del sabato, per non fare in esso alcun lavoro; che i re ed i principi che seggono sopra il trono di Davide, montati sopra carri e cavalli; i re, dico, e i lor principi, gli uomini di Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme, entreranno per le porte di questa città; e questa città sarà abitata in perpetuo. E si verrà dalle città di Giuda, e da’ luoghi circonvicini di Gerusalemme, e dal paese di Beniamino, e dal piano, e dal monte, e dalla parte meridionale, portando olocausti e sacrificii, ed offerte, ed incenso; portando ancora offerte da render grazie, alla Casa del Signore. Ma, se non mi ascoltate, per santificare il giorno del sabato, e per non portare alcun carico, e per non entrar con esso per le porte di Gerusalemme, nel giorno del sabato, io accenderò un fuoco nelle sue porte, il quale consumerà i palazzi di Gerusalemme, e non si spegnerà LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, dicendo: Levati, e scendi in casa di un vasellaio, e quivi ti farò intender le mie parole. Io adunque scesi in casa di un vasellaio, ed ecco, egli faceva il suo lavorio in su la ruota. E il vasello ch’egli faceva si guastò, come l’argilla suol guastarsi in man del vasellaio; ed egli da capo ne fece un altro vasello, come a lui vasellaio parve bene di fare. Allora la parola del Signore mi fu indirizzata dicendo: Non posso io fare a voi, o casa d’Israele, come ha fatto questo vasellaio? dice il Signore; ecco, siccome l’argilla è in man del vasellaio, così voi, o casa d’Israele, siete in mano mia. In uno stante io parlerò contro ad una nazione, o contro ad un regno, per divellere, per diroccare, e per distruggere. Ma se quella nazione, contro alla quale io avrò parlato, si converte dalla sua malvagità, io altresì mi pentirò del male che io avea pensato di farle. In uno stante parimente, parlerò in favore di una nazione, o di un regno, per piantare, e per edificare. Ma se quel regno, o nazione fa quel che mi dispiace, non ascoltando la mia voce, io altresì mi pentirò del bene che io avea detto di fargli Ora dunque, parla pure agli uomini di Giuda, ed agli abitanti di Gerusalemme, dicendo: Così ha detto il Signore: Ecco, io formo contro a voi del male, e penso de’ pensieri contro a voi; convertasi ora ciascun di voi dalla sua via malvagia, ed ammendate le vostre vie, ed i vostri fatti. Ed essi dissero: Non vi è rimedio; perciocchè noi andremo dietro a’ nostri pensieri, e faremo ciascuno secondo la durezza del cuor suo malvagio. Perciò, così ha detto il Signore: Deh! domandate fra le genti; chi ha mai udite cotali cose? la vergine d’Israele ha fatta una cosa molto brutta. Lascerebbesi per lo sasso di un campo il nevoso Libano? abbandonerebbersi le acque pellegrine, fresche, e correnti? Conciossiachè il mio popolo mi abbia dimenticato, ed abbia fatti profumi a ciò che non è che vanità; e sia stato fatto intopparsi nelle sue vie, ch’erano sentieri antichi, per camminar per li sentieri di un cammino non appianato; per mettere il lor paese in desolazione, e in zufolo, in perpetuo; onde chiunque passerà per esso stupirà, e scoterà la testa. Io li dispergerò dinanzi al nemico, a guisa di vento orientale; io mostrerò loro la coppa, e non la faccia, nel giorno della lor calamità Ed essi hanno detto: Venite, e facciamo delle macchinazioni contro a Geremia; perciocchè la Legge non verrà giammai meno dal sacerdote, nè il consiglio dal savio, nè la parola dal profeta; venite, e percotiamolo con la lingua e non attendiamo a tutte le sue parole. O Signore, attendi a me, ed ascolta la voce di quelli che contendono meco. Devesi rendere mal per bene? conciossiachè essi abbiano cavata una fossa all’anima mia. Ricordati che io mi son presentato dinanzi a te, per parlare in favor loro, per istornar l’ira tua da loro. Perciò, abbandona i lor figliuoli alla fame, e falli cader per la spada; e sieno le lor mogli orbate di figliuoli, e vedove; e sieno i loro uomini uccisi, e morti; e sieno i lor giovani percossi dalla spada nella battaglia. Sieno udite le strida dalle case loro, quando in uno stante tu avrai fatte venir sopra loro delle schiere; perciocchè hanno cavata una fossa, per prendermi; ed hanno di nascosto tesi de’ lacci a’ miei piedi. Ma tu, o Signore, conosci tutto il lor consiglio contro a me, che è di farmi morire; non fare il purgamento della loro iniquità, e non iscancellare il lor peccato dal tuo cospetto; anzi sieno traboccati davanti a te; opera contro a loro nel tempo della tua ira IL Signore ha detto così: Va’, insieme con alcuni degli anziani del popolo, e degli anziani de’ sacerdoti, e compera un boccale di vasellaio. Ed esci alla valle del figliuolo di Hinnom, che è all’entrata della porta de’ vasellai; e quivi grida le parole che io ti dirò, e di’: Ascoltate la parola del Signore, voi re di Giuda, ed abitanti di Gerusalemme: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io fo venire sopra questo luogo un male, il quale chiunque udirà avrà gli orecchi intronati. Perciocchè mi hanno lasciato, ed hanno profanato questo luogo, ed hanno in esso fatti profumi ad altri dii, i quali nè essi, nè i lor padri, nè i re di Giuda, non han conosciuti; ed hanno empiuto questo luogo di sangue d’innocenti. Ed hanno edificati degli alti luoghi a Baal, per bruciar col fuoco i lor figliuoli in olocausto a Baal, il che io non comandai, e non ne parlai giammai, e non mi entrò giammai in cuore; Perciò, ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che questo luogo non sarà più chiamato Tofet, nè valle del figliuolo di Hinnom, ma valle di uccisione. Ed io metterò al niente il consiglio di Giuda e di Gerusalemme, in questo luogo; e li farò cader per la spada dinanzi a’ lor nemici, e li darò in man di quelli che cercano l’anima loro; e darò i lor corpi morti per pasto agli uccelli del cielo, ed alle bestie della terra. E metterò questa città in desolazione, ed in zufolo; chiunque passerà presso di essa stupirà, e zufolerà, per tutte le sue piaghe. E farò che mangeranno la carne de’ lor figliuoli, e la carne delle lor figliuole; e ciascuno mangerà la carne del suo compagno, nell’assedio, e nella distretta, della quale i lor nemici, e quelli che cercano l’anima loro, li stringeranno Poi spezza il boccale in presenza di quegli uomini, che saranno andati teco, e di’ loro: Così ha detto il Signor degli eserciti: Così romperò questo popolo, e questa città, come si spezza un vasello di vasellaio, il quale non si può più risaldare; e saranno seppelliti in Tofet, finchè non vi sia più luogo da seppellire. Così farò a questo luogo, dice il Signore, ed a’ suoi abitanti; e ciò, per render questa città simile a Tofet. E le case di Gerusalemme, e le case dei re di Giuda, saranno immonde come il luogo di Tofet; tutte le case, sopra i cui tetti hanno fatti profumi a tutto l’esercito del cielo, e offerte da spandere ad altri dii. Poi Geremia se ne venne di Tofet, dove il Signore l’avea mandato per profetizzare; e si fermò nel cortile della Casa del Signore, e disse a tutto il popolo: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io fo venire sopra questa città, e sopra tutte le terre d’essa, tutto il male che io ho pronunziato contro a lei; perciocchè hanno indurato il lor collo, per non ascoltar le mie parole OR Pashur, figliuolo d’Immer, sacerdote, ch’era soprantendente, e conduttore nella Casa del Signore, udì Geremia, che profetizzava queste parole. E Pashur percosse il profeta Geremia, e lo mise nella grotta, ch’era nella porta alta di Beniamino, la quale conduceva alla Casa del Signore. E il giorno seguente, Pashur trasse Geremia fuor della carcere. E Geremia gli disse: Il Signore ti nomina, non Pashur, ma Magor-missabib. Perciocchè, così ha detto il Signore: Ecco, io ti metterò in ispavento a te stesso, ed a tutti i tuoi amici; ed essi caderanno per la spada de’ lor nemici, ed i tuoi occhi lo vedranno; e darò tutto Giuda in man del re di Babilonia, il quale li menerà in cattività in Babilonia, e li percoterà con la spada. E darò tutte le ricchezze di questa città, e tutto il suo guadagno, e tutte le sue cose preziose; e insieme tutti i tesori dei re di Giuda in man dei lor nemici, i quali li prederanno, e li rapiranno, e li porteranno via in Babilonia. E tu, Pashur, e tutti quelli che abitano in casa tua, andrete in cattività; e tu entrerai in Babilonia, e quivi morrai, e quivi sarai seppellito, tu, e tutti i tuoi amici, a’ quali tu hai profetizzato falsamente O Signore, tu mi allettasti, ed io mi lasciai allettare; tu mi facesti forza, e mi vincesti; tuttodì sono in derisione, ciascuno si beffa di me. Perciocchè, da che io parlo, sclamo, e grido violenza, ed assassinamento; imperocchè la parola del Signore mi è stata in obbrobrio, ed in ischerno tuttodì. Laonde io dissi: Io non lo mentoverò più, e non parlerò più nel suo Nome ma vi è stato nel mio cuore come un fuoco ardente, rinchiuso nelle mie ossa, e mi sono stancato per ritenerlo, e non ho potuto; perciocchè io ho udito come molti mi hanno infamato; spavento è d’ogn’intorno: rapportate, e noi rapporteremo. Tutti quelli co’ quali io stava in buona pace mi hanno spiato, se io incappava punto; ed hanno detto: Forse si lascerà egli cogliere per inganno, e voi verremo a capo di lui. Ma il Signore è meco, come un uomo prode, e terribile; perciò quelli che mi perseguitano caderanno, e non avranno la vittoria; saranno grandemente confusi, perciocchè non prospereranno; ciò sarà loro una ignominia eterna, che giammai non sarà dimenticata. Dunque, o Signor degli eserciti, che provi il giusto, che vedi le reni, e il cuore, fa’ ch’io vegga la vendetta che tu prenderai di loro; perciocchè io ti ho spiegata la mia ragione. Cantate al Signore, lodate il Signore; perciocchè egli ha riscossa l’anima del povero dalla mano de’ malfattori Maledetto sia il giorno che io nacqui; il giorno che mia madre mi partorì non sia benedetto. Maledetto sia l’uomo che ne portò la novella a mio padre, dicendo: Un figliuol maschio ti è nato; e lo rallegrò grandemente. E sia quell’uomo come quelle città che il Signore ha sovvertite, senza essersene mai pentito; e oda il grido la mattina, e lo stormo in sul mezzodì. Conciossiachè Iddio non mi abbia fatto morire fin dalla matrice, e non abbia fatto che mia madre fosse il mio sepolcro, e che la sua matrice fosse in perpetuo gravida. Perchè son io uscito della matrice, per veder travaglio, e tormento, e per finire i miei giorni in vituperio? LA parola, che fu dal Signore indirizzata a Geremia, quando il re Sedechia mandò a lui Pashur, figliuolo di Malchia, e Sefania, figliuolo di Maaseia, sacerdote, dicendo: Deh! domanda per noi il Signore; perciocchè Nebucadnesar, re di Babilonia, guerreggia contro a noi; forse il Signore opererà inverso noi secondo tutte le sue maraviglie, e farà ch’egli si ritrarrà da noi. E Geremia disse loro: Così direte a Sedechia: Il Signore Iddio d’Israele ha detto così: Ecco, io fo rivolgere indietro gli strumenti bellici, che son nelle vostre mani, co’ quali voi combattete contro al re di Babilonia, e contro ai Caldei, che vi assediano di fuori delle mura; e li raccoglierò in mezzo di questa città. Ed io stesso combatterò contro a voi con man distesa, e con possente braccio, in ira, e in cruccio, e in grande indegnazione. E percoterò gli abitanti di questa città, gli uomini, e gli animali; e morranno di gran mortalità. E poi appresso, dice il Signore, io darò Sedechia, re di Giuda, e i suoi servitori, e il popolo e quelli che saranno scampati in questa città dalla mortalità, e dalla spada, e dalla fame, in man di Nebucadnesar, re di Babilonia, e in mano de’ lor nemici, e di quelli che cercano l’anima loro; ed egli li percoterà, mettendoli a fil di spada; egli non perdonerà loro e non li risparmierà, e non ne avrà pietà Ed a questo popolo di’: Così ha detto il Signore: Ecco, io vi propongo la via della vita, e la via della morte. Coloro che dimoreranno in questa città morranno di spada, o di fame, o di pestilenza; ma quelli che andranno ad arrendersi a’ Caldei, i quali vi assediano, viveranno, e l’anima loro sarà loro per ispoglia. Perciocchè io ho volta la mia faccia contro a questa città, in male, e non in bene, dice il Signore; ella sarà messa in mano del re di Babilonia, ed egli l’arderà col fuoco. Ed alla casa del re di Giuda di’: Ascoltate la parola del Signore: O casa di Davide, così ha detto il Signore: Da mattina fate ragione, e riscotete di mano dell’oppressore colui a cui è tolto il suo: che talora l’ira mia non esca a guisa di fuoco, ed arda, senza che alcuno la possa spegnere, per la malvagità dei vostri fatti. Eccomi a te, o abitatrice della valle, della rocca del piano, dice il Signore; a voi che dite: Chi potrebbe scendere sopra noi, e chi potrebbe entrar nelle nostre stanze? Ed io farò punizione di voi secondo il frutto de’ vostri fatti, dice il Signore; ed accenderò un fuoco nella selva di quella, il quale consumerà tutto ciò che è d’intorno a lei COSÌ ha detto il Signore: Scendi nella casa del re di Giuda, e pronunzia quivi questa parola, e di’: Ascolta la parola del Signore o re di Giuda, che siedi sopra il trono di Davide; tu, e i tuoi servitori, e il tuo popolo ch’entrate per queste porte. Così ha detto il Signore: Fate giudicio e giustizia; e riscotete di man dell’oppressore colui a cui è tolto il suo: e non fate torto al forestiere, nè all’orfano, nè alla vedova; non fate violenza, e non ispandete sangue innocente in questo luogo. Perciocchè, se pur mettete ad affetto questa parola, i re del legnaggio di Davide, che seggono sopra il suo trono, entreranno per le porte di questa Casa, montati sopra carri, e sopra cavalli, essi, ed i lor servitori, ed il lor popolo. Ma se voi non ascoltate queste parole, io giuro per me stesso, dice il Signore, che questa Casa sarà messa in desolazione. Perciocchè, così ha detto il Signore intorno alla casa del re di Giuda: Tu mi sei stata come Galaad, come la sommità del Libano; se io non ti riduco in deserto, in città disabitate. Io ordinerò contro a te de’ guastatori, che avranno ciascuno le sue armi; e taglieranno la scelta de’ tuoi cedri, e li gitteranno nel fuoco. E molte genti passeranno presso di questa città, e diranno l’uno all’altro: Perchè ha il Signore fatto così a cotesta gran città? E si dirà: Perciocchè hanno lasciato il patto del Signore Iddio loro, ed hanno adorati altri dii, ed hanno lor servito Non piangete per lo morto, e non ve ne condolete; piangete pur per quel che se ne va via; perciocchè egli non ritornerà più, e non vedrà più il suo natio paese. Perciocchè il Signore ha detto così di Sallum, figliuolo di Giosia, re di Giuda, che ha regnato in luogo di Giosia, suo padre, ed è uscito di questo luogo: Egli non vi ritornerà più; anzi morrà nel luogo dove è stato menato in cattività, e non vedrà più questo paese. Guai a colui ch’edifica la sua casa, e non con giustizia; e le sue sale, e non con dirittura; che si serve del suo prossimo per nulla, e non gli dà il pagamento dell’opera sua; che dice: Io mi edificherò una casa grande, e delle sale spaziose; e taglia a quelle delle finestre larghe, e la fa tavolata di cedri, e la dipinge di minio! Regnerai tu perchè cerchi d’eccellere co’ cedri? non mangiò, e non bevve tuo padre, facendo ciò ch’è diritto, e giusto? ed allora bene gli avvenne. Egli fece ragione al povero ed al bisognoso: ed allora bene gli avvenne; non è ciò conoscermi? dice il Signore. Ma tu non hai gli occhi, nè il cuore, se non alla tua avarizia, ed a spandere il sangue innocente, e ad oppressione, ed a storsione, per farla. Perciò, il Signore ha detto così di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda: Ei non se ne farà cordoglio, dicendo: Ahi fratel mio! Ahi sorella! Ei non se ne farà altresì cordoglio, dicendo: Ahi Signore! e: Ahi sua maestà! Egli sarà seppellito della sepoltura di un asino, essendo strascinato, e gettato via lungi dalle porte di Gerusalemme Sali pure in sul Libano, e grida; e da’ fuori la tua voce in Basan, e grida a quelli che sono di là; perciocchè tutti i tuoi amanti sono stati rotti. Io ti ho parlato nelle tue prosperità; ma tu hai detto: Io non ascolterò; questa è stata la tua usanza fin dalla tua fanciullezza, che tu non hai giammai ascoltata la mia voce. Il vento si pascerà di tutti i tuoi pastori, ed i tuoi amanti andranno in cattività; allora sarai pure svergognata e confusa, per tutta la tua malvagità. Tu dimori nel Libano, tu ti annidi sopra i cedri; oh! quanto sarai graziosa, quando ti verranno le doglie del parto; i dolori, come di donna che partorisce! Come io vivo, dice il Signore, avvegnachè tu, Conia, figliuolo di Gioiachim, re di Giuda, fossi un suggello nella mia man destra, pur te ne divellerò; e ti darò in man di quelli che cercano l’anima tua, e in man di quelli de’ quali tu hai spavento, e in man di Nebucadnesar, re di Babilonia, e in man de’ Caldei. E caccerò te, e tua madre che ti ha partorito, in un paese strano, dove non siete nati; e quivi morrete. E quant’è al paese, al quale essi hanno l’animo intento, per tornarvi, non vi torneranno. È quest’uomo Conia un idolo sprezzato, e rotto in pezzi? è egli un vaso, del quale non si fa stima alcuna? perchè dunque sono stati cacciati egli, e la sua progenie, e gettati in un paese, che non conoscono? O paese, o paese, o paese, ascolta la parola del Signore! Così ha detto il Signore: Scrivete pure che quest’uomo sarà privo di figliuoli, e sarà uomo che non prospererà a’ suoi dì; e che niuno della sua progenie prospererà, sedendo sopra il trono di Davide, e signoreggiando per l’innanzi sopra Giuda Guai a’ pastori, che disperdono, e dissipano la greggia del mio pasco! dice il Signore. Perciò, così ha detto il Signore Iddio d’Israele a’ pastori che pascono il mio popolo: Voi avete dissipate le mie pecore, e le avete scacciate, e non ne avete avuta cura; ecco, io farò punizione sopra voi della malvagità dei vostri fatti, dice il Signore. Ed io raccoglierò il rimanente delle mie pecore, da tutti i paesi ne’ quali io le avrò scacciate, e le farò tornare alle lor mandre; e frutteranno, e moltiplicheranno. Ed io costituirò sopra loro de’ pastori che le pastureranno; ed esse non avranno più paura, nè spavento, e non ne mancherà alcuna, dice il Signore. ECCO, i giorni vengono, dice il Signore, che io farò sorgere a Davide un Germoglio giusto, il quale regnerà da re, e prospererà, e farà giudicio, e giustizia nella terra. A’ suoi dì Giuda sarà salvato, ed Israele abiterà in sicurtà; e questo sarà il suo Nome, del quale sarà chiamato: IL SIGNORE NOSTRA GIUSTIZIA. Perciò, ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che non si dirà più: Il Signore vive, che ha tratti i figliuoli d’Israele fuor del paese di Egitto; ma: Il Signore vive, che ha tratta e condotta la progenie della casa d’Israele fuor del paese di Settentrione, e di tutti i paesi dove io li avea scacciati; ed essi abiteranno nella lor terra IL mio cuore è rotto dentro di me per cagion de’ profeti; tutte le mie ossa ne sono scrollate; io son come un uomo ebbro, e come una persona sopraffatta dal vino; per cagion del Signore, e per cagion delle parole della sua santità. Perciocchè il paese è pieno di adulteri; perciocchè il paese fa cordoglio per l’esecrazioni; i paschi del deserto ne son tutti secchi; il corso di costoro è malvagio, e la lor forza non è diritta. Perciocchè e profeti e sacerdoti sono profani; e nella mia Casa stessa ho trovata la lor malvagità, dice il Signore. Perciò, la lor via sarà come sdruccioli in tenebre; saranno sospinti, e caderanno in esse; perciocchè io farò venir sopra loro del male, l’anno della lor visitazione, dice il Signore. Ben avea io vedute cose sconvenevoli ne’ profeti di Samaria; profetizzavano per Baal, e traviavano il mio popolo Israele; ma io ho vedute cose nefande ne’ profeti di Gerusalemme, commettere adulterii, e procedere in falsità; ed hanno confortate le mani de’ malfattori, acciocchè niun di loro si converta dalla sua malvagità; essi tutti mi sono stati come Sodoma, e gli abitanti di quella come Gomorra. Perciò, il Signor degli eserciti ha detto così di que’ profeti: Ecco, io li ciberò di assenzio, e darò loro a bere acque di tosco; perciocchè da’ profeti di Gerusalemme è uscita la profanità per tutto il paese. Così ha detto il Signor degli eserciti: Non ascoltate le parole de’ profeti che vi profetizzano; essi vi fanno vaneggiare; propongono le visioni del cuor loro, che non sono uscite della bocca del Signore. Non restano di dire a quelli che mi dispettano: Il Signore ha detto: Voi avrete pace; ed a tutti coloro che camminano secondo la durezza del cuor loro: Male alcuno non verrà sopra voi. Perciocchè, chi è stato presente nel segreto consiglio del Signore? e chi ha veduta, ed intesa la sua parola? chi ha porto l’orecchio alla sua parola, e l’ha udita? Ecco il turbo del Signore, l’ira è uscita, il turbo soprasta, caderà sopra il capo degli empi. L’ira del Signore non si racqueterà finchè egli non abbia eseguiti e messi ad effetto i pensieri del cuor suo; alla fin de’ giorni voi intenderete molto bene la cosa. Io non ho mandati que’ profeti, e son corsi; io non ho lor parlato, ed hanno profetizzato. Se fossero stati presenti nel mio segreto consiglio, avrebbero fatte intendere le mie parole al mio popolo, e li avrebbero stornati dalla lor cattiva via, e dalla malvagità de’ lor fatti. Sono io Dio da presso, dice il Signore, e non Dio da lungi? Potrebbesi nascondere alcuno in tali nascondimenti che io nol vedessi? dice il Signore; non riempio io il cielo, e la terra? dice il Signore. Io ho udito quel che hanno detto quei profeti, che profetizzano menzogna nel Nome mio, dicendo: Io ho avuto un sogno, io ho avuto un sogno. Infino a quando è questo nel cuore de’ profeti che profetizzano menzogna, e son profeti dell’inganno del cuor loro? Essi pensano di far dimenticare il mio Nome al mio popolo, per i lor sogni, i quali raccontano l’uno all’altro, siccome i padri loro dimenticarono il mio Nome per Baal. Il profeta, appo cui è un sogno, racconti quel sogno; e quello, appo cui è la mia parola, proponga la mia parola in verità; che ha da far la paglia col frumento? dice il Signore. Non è la mia parola come un fuoco? dice il Signore; e come un martello, che spezza il sasso? Perciò, eccomi contro a que’ profeti, dice il Signore, che rubano le mie parole ciascuno al suo compagno. Eccomi contro a que’ profeti, dice il Signore, che prendono la lor lingua, e dicono: Egli dice. Eccomi contro a quelli che profetizzano sogni falsi, dice il Signore, e li raccontano, e traviano il mio popolo per le lor bugie, e per la lor temerità; benchè io non li abbia mandati, e non abbia data loro alcuna commessione; e non recheranno alcun giovamento a questo popolo, dice il Signore Se questo popolo, o alcun profeta, o sacerdote, ti domanda, dicendo: Quale è il carico del Signore? di’ loro: Che carico? Io vi abbandonerò, dice il Signore. E se alcun profeta, o sacerdote, o il popolo dice: Il carico del Signore; io farò punizione sopra quell’uomo, e sopra la sua casa. Dite così, ciascuno al suo prossimo, e ciascuno al suo fratello: Che ha risposto il Signore? e: Che ha detto il Signore? E non mentovate più il carico del Signore; perciocchè la parola di ciascuno sarà il suo carico; poscia che voi pervertite le parole dell’Iddio vivente, del Signor degli eserciti, Iddio nostro. Di’ così al profeta: Che ti ha risposto il Signore? e: Che ti ha egli detto? E pure ancora direte: Il carico del Signore? Perciò, così ha detto il Signore: Perciocchè voi avete detta questa parola: Il carico del Signore; benchè io vi avessi mandato a dire: Non dite più: Il carico del Signore; perciò, ecco, io vi dimenticherò affatto, ed abbandonerò voi, e questa città, che io diedi a voi, ed a’ vostri padri, cacciandovi dal mio cospetto. E vi metterò addosso una infamia eterna, ed un vituperio perpetuo, che non sarà giammai dimenticato IL Signore mi fece vedere una visione, dopo che Nebucadnesar, re di Babilonia, ebbe menato di Gerusalemme in cattività Geconia, figliuolo di Gioiachim, re di Giuda, ed i principi di Giuda, e i fabbri, e i ferraiuoli; e li ebbe condotti in Babilonia. Ecco dunque due canestri di fichi, posti davanti al Tempio del Signore. L’uno de’ canestri era di fichi molto buoni, quali sono i fichi primaticci; e l’altro canestro era di fichi molto cattivi, che non si potevano mangiare, per la lor cattività. E il Signore mi disse: Che vedi, Geremia? Ed io dissi: De’ fichi, dei quali gli uni, che son buoni, sono ottimi; e gli altri, che son cattivi, son pessimi, sì che non si posson mangiare per la loro cattività. E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Come questi fichi sono buoni, così riconoscerò in bene quelli di Giuda che sono stati menati in cattività, i quali io ho mandati fuor di questo luogo, nel paese de’ Caldei. E volgerò l’occhio mio verso loro in bene, e li ricondurrò in questo paese; e li edificherò, e non li distruggerò più; e li pianterò, e non li divellerò più. E darò loro un cuore per conoscermi, che io sono il Signore; essi mi saranno popolo, ed io sarò loro Dio; perciocchè si convertiranno a me di tutto il lor cuore. E come quegli altri fichi sono tanto cattivi, che non se ne può mangiare, per la loro cattività, così altresì ha detto il Signore: Tale renderò Sedechia, re di Giuda, e i suoi principi, e il rimanente di que’ di Gerusalemme, che saranno restati in questo paese, o che si saranno ridotti ad abitare nel paese di Egitto; e farò che saranno agitati, e maltrattati, per tutti i regni della terra; e che saranno in vituperio, e in proverbio, e in favola, e in maledizione, in tutti i luoghi, dove li avrò cacciati. E manderò contro a loro la spada, e la fame, e la pestilenza; finchè io li abbia consumati d’in su la terra che io avea data loro, ed a’ lor padri LA parola che fu indirizzata a Geremia, intorno a tutto il popolo di Giuda, nell’anno quarto di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda; ch’era il primo anno di Nebucadnesar, re di Babilonia, la quale il profeta Geremia pronunziò a tutto il popolo di Giuda, ed a tutti gli abitanti di Gerusalemme, dicendo: Dall’anno tredicesimo di Giosia, figliuolo di Amon, re di Giuda, infino a questo giorno, già per lo spazio di ventitre anni, la parola del Signore mi è stata indirizzata, ed io ho parlato a voi del continuo, per ogni mattina; ma voi non avete ascoltato. Il Signore vi ha eziandio mandati tutti gli altri suoi servitori profeti, del continuo, per ogni mattina ma voi non avete ubbidito, nè porto l’orecchio vostro per ascoltare, dicendo: Deh! convertasi ciascun di voi dalla sua cattiva via, e dalla malvagità de’ suoi fatti; e voi abiterete per ogni secolo in su la terra che il Signore ha data a voi, ed a’ vostri padri. E non andate dietro ad altri dii, per servirli, e adorarli; e non mi dispettate per le opere delle vostre mani; ed io non vi farò male alcuno. Ma voi non mi avete ubbidito, dice il Signore, per dispettarmi con le opere delle vostre mani, a danno vostro Perciò, così ha detto il Signor degli eserciti: Conciossiachè voi non abbiate ubbidito alle mie parole; ecco, io manderò per tutte le nazioni di Settentrione, dice il Signore; e per Nebucadnesar, re di Babilonia, mio servitore; e le farò venire contro a questo paese, e contro a’ suoi abitanti, e contro a tutte queste genti d’intorno; e le distruggerò, e le metterò in desolazione, e in zufolo, e in disertamenti eterni. E farò venir meno fra loro la voce di gioia, e la voce d’allegrezza; la voce dello sposo, e la voce della sposa; il romore delle macine, e il lume delle lampane. E tutto questo paese sarà ridotto in deserto, e in desolazione; e queste genti serviranno al re di Babilonia settant’anni. E quando i settant’anni saran compiuti, io farò punizione sopra il re di Babilonia, e sopra quella gente, dice il Signore, della loro iniquità; ed anche sopra il paese de’ Caldei, e lo ridurrò in desolazioni perpetue. E farò venir sopra quel paese tutte le cose che io ho pronunziate contro ad esso; tutto ciò che è scritto in questo libro, ciò che Geremia ha profetizzato contro a tutte le genti. Perciocchè anche genti grandi, e re possenti li ridurranno in servitù; ed io renderò loro la retribuzione secondo i fatti loro, e secondo le opere delle lor mani Perciocchè il Signore Iddio d’Israele mi ha detto così: Prendi di man mia questa coppa del vino dell’ira, e danne bere a tutte le genti, alle quali io ti mando. Esse ne berranno, e ne saranno stordite, e smanieranno, per la spada che io mando fra loro. Io adunque presi la coppa di man del Signore, e ne diedi bere a tutte le genti, alle quali il Signore mi mandava; a Gerusalemme, ed alle città di Giuda, ed a’ suoi re, ed a’ suoi principi; per metterli in istupore, in desolazione, in zufolo, e in maledizione, come sono al dì d’oggi; a Faraone, re di Egitto, ed ai suoi servitori, ed a’ suoi principi, ed a tutto il suo popolo; ed a tutto il popolo mischiato, ed a tutti i re del paese di Us, ed a tutti i re del paese de’ Filistei, e ad Ascalon, ed a Gaza, e ad Ecron, ed al rimanente di Asdod; ad Edom, ed a Moab, ed a’ figliuoli di Ammon; ed a tutti i re di Tiro, ed a tutti i re di Sidon, ed ai re delle isole oltre mare; a Dedan, ed a Tema, ed a Buz, ed a tutti quelli che si radono i canti delle tempie; ed a tutti i re dell’Arabia, ed a tutti i re del popolo mischiato, i quali abitano nel deserto; ed a tutti i re di Zimri, ed a tutti i re di Elam, ed a tutti i re di Media; ed a tutti i re di Settentrione, vicini, o lontani, dall’uno all’altro; ed a tutti i regni della terra che son sopra la faccia di essa; il re di Sesac ne berrà anch’egli dopo loro. Di’ loro adunque: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Bevete, e inebbriatevi, e vomitate, e lasciatevi cadere, senza poter rilevarvi, per la spada che io mando fra voi. E se pur ricusano di prender di mano tua la coppa, per bere, di’ loro: Così ha detto il Signor degli eserciti: Pur ne berrete. Perciocchè, ecco, io comincio dalla città che si chiama del mio Nome, a far del male; e sareste voi pure esenti? voi non ne sarete esenti; imperocchè io chiamo la spada sopra tutti gli abitanti della terra, dice il Signor degli eserciti Tu adunque profetizza loro tutte queste parole, e di’ loro: Il Signore ruggirà da alto, e darà fuori la sua voce dall’abitacolo della sua santità; egli ruggirà fieramente contro alla sua stanza; un gran grido, come di quelli che calcano la vendemmia, risonerà a tutti gli abitatori della terra. Lo stormo ne è andato infino alle estremità della terra; perciocchè il Signore ha lite contro alle genti, egli verrà a giudicio con ogni carne; egli darà gli empi alla spada, dice il Signore. Così ha detto il Signor degli eserciti: Ecco, il male passerà da una gente all’altra, ed un gran turbo si leverà dal fondo della terra. E in quel giorno gli uccisi del Signore saranno da una estremità della terra infino all’altra estremità; non se ne farà cordoglio, e non saranno raccolti, nè seppelliti; saranno per letame sopra la faccia della terra. Urlate, pastori, e gridate; e voltolatevi nella polvere, voi i principali della greggia; perciocchè il vostro termine, per essere scannati, e il termine delle vostre dissipazioni, è compiuto; e voi caderete a guisa di un vaso prezioso. Ed ogni rifugio verrà meno a’ pastori, ed ogni scampo a’ principali della greggia. Vi è una voce di grido de’ pastori, ed un urlo de’ principali della greggia; perciocchè il Signore guasta il lor pasco. E le mandre pacifiche saran distrutte, per l’ardor dell’ira del Signore. Egli ha abbandonato il suo tabernacolo, a guisa di un leoncello che abbandonasse il suo ricetto; perciocchè il lor paese è stato messo in desolazione per lo furor dello sforzatore, e per l’ardor dell’ira di esso NEL principio del regno di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda, questa parola mi fu dal Signore indirizzata, dicendo: Così ha detto il Signore: Presentati nel cortile della Casa del Signore, e pronunzia a tutte le città di Giuda che vengono per adorar nella Casa del Signore, tutte le parole che io ti ho comandato di dir loro; non sottrarne nulla. Forse ubbidiranno, e si convertiranno ciascuno dalla sua via malvagia; ed io altresì mi pentirò del male, che penso di far loro per la malvagità de’ lor fatti. Di’ loro adunque: Così ha detto il Signore: Se voi non mi ubbidite, per camminar nella mia Legge, la quale io vi ho proposta; per ascoltar le parole dei miei servitori profeti, i quali io vi mando; a’ quali, benchè io li abbia mandati del continuo per ogni mattina, voi non avete però ubbidito; io renderò questa Casa simile a Silo, e metterò questa città in maledizione appresso tutte le genti della terra Or i sacerdoti, e i profeti, e tutto il popolo, udirono Geremia pronunziando queste parole nella Casa del Signore. Laonde, dopo che Geremia ebbe fornito di pronunziare tutto ciò che il Signore gli avea comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti, e tutto il popolo lo presero, dicendo: Del tutto tu morrai. Perchè hai tu profetizzato in Nome del Signore, dicendo: Questa Casa sarà come Silo, e questa città sarà deserta, senza abitatori? E tutto il popolo si adunò appresso di Geremia nella Casa del Signore. E i principi di Giuda, avendo intese queste cose, salirono dalla casa del re alla Casa del Signore, e sedettero all’entrata della porta nuova della Casa del Signore. E i sacerdoti, e i profeti parlarono a’ principi di Giuda, ed a tutto il popolo, dicendo: Quest’uomo deve esser giudicato a morte; perciocchè ha profetizzato contro a questa città, come voi avete udito co’ vostri propri orecchi. E Geremia parlò a tutti i principi, ed a tutto il popolo, dicendo: Il Signore mi ha mandato per profetizzare contro a questa Casa, e contro a questa città, tutte le parole che voi avete udite. Ora dunque, ammendate le vostre vie, e i vostri fatti, ed ubbidite alla voce del Signore Iddio vostro; e il Signore si pentirà del male ch’egli ha pronunziato contro a voi. E quant’è a me, eccomi nelle vostre mani; fatemi secondo che vi parrà bene, e diritto. Ma pur sappiate per certo che se voi mi fate morire, voi mettete del sangue innocente addosso a voi, ed a questa città, ed ai suoi abitanti; perciocchè in verità il Signore mi ha mandato a voi, per pronunziare a’ vostri orecchi tutte queste parole Allora i principi, e tutto il popolo, dissero a’ sacerdoti, ed a’ profeti: Non vi è cagione di condannare quest’uomo a morte; conciossiachè egli ci abbia parlato in Nome del Signore Iddio nostro. Ed alcuni degli anziani del paese di levarono, e parlarono a tutta la raunanza del popolo, dicendo: Michea Morastita profetizzò a’ dì di Ezechia, re di Giuda, e parlò a tutto il popolo di Giuda, dicendo: Così ha detto il Signore degli eserciti: Sion sarà arata come un campo, e Gerusalemme sarà ridotta in monti di ruine, e la montagna del Tempio in poggi di boschi. Ezechia, re di Giuda, e tutto Giuda, lo fecero eglino perciò morire? anzi non temette egli il Signore, e non supplicò egli al Signore? Laonde il Signore si pentì del male che egli avea ronunziato contro a loro. Noi dunque facciamo un gran male contro alle anime nostre. Ben vi fu anche un altro uomo, che profetizzò in Nome del Signore, cioè: Uria, figliuolo di Semaia, da Chiriat-iearim; il quale profetizzò contro a questa città, e contro a questo paese, secondo tutte le parole di Geremia. E il re Gioiachim, e tutti i suoi uomini di valore, e tutti i principi, udirono le parole di esso; e il re procacciò di farlo morire; ma Uria l’intese, e temette, e se ne fuggì, ed entrò in Egitto. Ma il re Gioiachim mandò degli uomini in Egitto, cioè Elnatan, figliuolo di Acbor, ed altri personaggi con lui. Ed essi trassero Uria fuor di Egitto, e lo condussero al re Gioiachim; ed egli lo percosse con la spada, e fece gittare il suo corpo morto fra le sepolture del comun popolo. Ma la mano di Ahicam, figliuolo di Safan, fu con Geremia, acciocchè non fosse messo in man del popolo, per farlo morire NEL principio del regno di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda, questa parola fu dal Signore indirizzata a Geremia, dicendo: Così mi ha detto il Signore: Fatti dei legami, e de’ gioghi; e mettiti gli uni in sul collo. E manda gli altri al re di Edom, ed al re di Moab, ed al re de’ figliuoli di Ammon, ed al re di Tiro, ed al re di Sidon, per gli ambasciatori che verranno in Gerusalemme, a Sedechia, re di Giuda. E ingiungi loro che dicano a’ lor signori: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Dite così a’ vostri signori: Io ho fatta la terra, gli uomini, e le bestie che sono sopra la faccia della terra, con la mia gran potenza, e col mio braccio disteso; e do quella a cui mi piace. Ed ora io ho dati tutti questi paesi in man di Nebucadnesar, re di Babilonia, mio servitore; e gli ho dato eziandio fino alle bestie delle campagna, acciocchè gli servano. E tutte le nazioni serviranno a lui, ed al suo figliuolo, ed al figliuolo del suo figliuolo, finchè venga ancora il tempo del suo paese; ed allora nazioni possenti, e re grandi, ridurranno ancora lui in servitù. E se alcuna gente, o regno, non vuol servirgli, cioè, a Nebucadnesar, re di Babilonia, e non vuol sottoporre il collo al giogo del re di Babilonia; io farò punizione di quella gente, dice il Signore, con la spada, e con la fame, e con la pestilenza, finchè io li abbia consumati per mano di esso. Voi adunque non ascoltate i vostri profeti, nè i vostri indovini, nè i vostri sognatori, nè i vostri pronosticatori, nè i vostri incantatori, che vi dicono: Voi non servirete al re di Babilonia; perciocchè essi vi profetizzano menzogna, per dilungarvi d’in su la vostra terra; e acciocchè io vi scacci, e periate. Ma la gente, che sottoporrà il collo al giogo del re di Babilonia, e gli servirà, io la lascerò sopra la sua terra, dice il Signore; ed ella la lavorerà, ed abiterà in essa Io parlai ancora a Sedechia, re di Giuda, secondo tutte quelle parole, dicendo: Sottoponete il vostro collo al giogo del re di Babilonia, e servite a lui, ed al suo popolo, e voi viverete. Perchè morreste, tu e il tuo popolo, per la spada, per la fame, e per la pestilenza, come il Signore ha pronunziato contro alla gente che non servirà al re di Babilonia? E non ascoltate le parole de’ profeti che vi dicono: Voi non servirete al re di Babilonia; perciocchè essi vi profetizzano menzogna. Conciossiachè io non li abbia mandati, dice il Signore; ma profetizzano in Nome mio falsamente; acciocchè io vi scacci, e periate, voi e i profeti che vi profetizzano. Io parlai eziandio a’ sacerdoti, ed a tutto questo popolo, dicendo: Così ha detto il Signore: Non attendete alle parole de’ vostri profeti che vi profetizzano, dicendo: Ecco, ora prestamente saranno riportati di Babilonia gli arredi della Casa del Signore; perciocchè essi vi profetizzano menzogna. Non li ascoltate; servite al re di Babilonia, e voi viverete; perchè sarebbe questa città messa in desolazione? Che se pure eglino son profeti, e se la parola del Signore è appo loro, intercedano ora appo il Signor degli eserciti, che quegli arredi che son rimasti nella Casa del Signore, e nella casa del re di Giuda, e in Gerusalemme, non vadano in Babilonia. Perciocchè il Signor degli eserciti ha detto così delle colonne, del mare, e de’ basamenti, e del rimanente degli arredi, che son restati in questa città; i quali Nebucadnesar, re di Babilonia, non prese, quando menò in cattività Geconia, figliuolo di Gioiachim, re di Giuda, di Gerusalemme in Babilonia, insieme con tutti i nobili di Giuda, e di Gerusalemme; così, dico, ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, degli arredi, che son rimasti nella Casa del Signore, e nella casa del re di Giuda, ed in Gerusalemme: Saranno portati in Babilonia, e quivi resteranno, infino al giorno che io li visiterò, dice il Signore; poi li trarrò di là, e li farò riportare in questo luogo OR avvenne in quello stesso anno, nel principio del regno di Sedechia, re di Giuda, nell’anno quarto, nel quinto mese, che Anania, figliuolo di Azzur, profeta, ch’era da Gabaon, mi parlò nella Casa del Signore, nel cospetto de’ sacerdoti, e di tutto il popolo, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Io ho rotto il giogo del re di Babilonia. Infra lo spazio di due anni io farò riportare in questo luogo tutti gli arredi della Casa del Signore, che Nebucadnesar, re di Babilonia, ha tolti di questo luogo, ed ha portati in Babilonia. Ed io ricondurrò, dice il Signore, in questo luogo, Geconia, figliuolo di Gioiachim, re di Giuda, e tutti que’ di Giuda, che sono stati menati in cattività, e son venuti in Babilonia; perciocchè io romperò il giogo del re di Babilonia. E il profeta Geremia rispose al profeta Anania, nel cospetto de’ sacerdoti, e nel cospetto di tutto il popolo, ch’era presente nella Casa del Signore, e disse: Amen; così faccia il Signore; il Signore metta ad effetto le tue parole, che tu hai profetizzate, facendo tornar di Babilonia in questo luogo gli arredi della Casa del Signore, e tutti quelli che sono stati menati in cattività. Ma pure, ascolta ora questa parola, la quale io pronunzio in presenza tua ed in presenza di tutto il popolo: I profeti che sono stati davanti a me, e davanti a te, ab antico, han profetizzato contro a molti paesi, e contro a gran regni, di guerra, e di fame, e di pestilenza. Quando la parola del profeta, che avrà profetizzato di pace, sarà avvenuta, egli sarà riconosciuto essere il profeta che il Signore avrà mandato in verità Ma il profeta Anania prese il giogo d’in sul collo del profeta Geremia, e lo ruppe. Ed Anania parlò nel cospetto di tutto il popolo, dicendo: Così ha detto il Signore: In questo modo romperò, infra lo spazio di due anni, il giogo di Nebucadnesar, re di Babilonia, d’in sul collo di tutte le nazioni. E il profeta Geremia se ne andò a suo cammino. E la parola del Signore fu indirizzata a Geremia, dopo che il profeta Anania ebbe rotto il giogo d’in sul collo del profeta Geremia, dicendo: Va’, e parla ad Anania, dicendo: Così ha detto il Signore: Tu hai rotti i gioghi di legno; ma fattene, in luogo di quelli, degli altri di ferro. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Io ho messo un giogo di ferro in sul collo di tutte queste nazioni; acciocchè servano a Nebucadnesar, re di Babilonia; e gli serviranno; gli ho eziandio dato fino alle fiere della campagna. Poi il profeta Geremia disse al profeta Anania: Deh! ascolta, o Anania: Il Signore non ti ha mandato, e tu hai fatto confidar questo popolo in menzogna. Perciò, così ha detto il Signore: Ecco, io ti scaccio d’in su la faccia della terra; quest’anno tu morrai; perchè tu hai parlato di ribellione contro al Signore. E il profeta Anania morì quello stesso anno, nel settimo mese OR queste sono le parole delle lettere che il profeta Geremia mandò di Gerusalemme al rimanente degli anziani di quelli ch’erano stati menati in cattività, ed a’ sacerdoti, ed a’ profeti, ed a tutto il popolo, che Nebucadnesar avea menato in cattività di Gerusalemme in Babilonia dopo che il re Geconia fu uscito di Gerusalemme, insieme con la regina, e con gli eunuchi, e coi principi di Giuda, e di Gerusalemme, e co’ fabbri, e ferraiuoli, per Elasa, figliuolo di Safan, e per Ghemaria, figliuolo di Hilchia i quali Sedechia, re di Giuda, mandava in Babilonia, a Nebucadnesar, re di Babilonia; cioè: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, a tutti quelli che sono stati menati in cattività, i quali io ho fatti menare in cattività di Gerusalemme in Babilonia. Edificate delle case, ed abitate in esse, e piantate de’ giardini, e mangiatene il frutto. Prendete mogli, e generate figliuoli e figliuole; prendete eziandio mogli per li vostri figliuoli, e date a marito le vostre figliuole, e partoriscano figliuoli e figliuole; e moltiplicate quivi, e non diminuite. E procacciate la pace della città, dove io vi ho fatti andare in cattività; e pregate il Signore per essa: perciocchè nella pace di essa voi avrete pace Conciossiachè il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, abbia detto così: Non seducanvi i vostri profeti, che sono fra voi, nè i vostri indovini; e non attendete a’ vostri sogni, che voi sognate. Perciocchè quelli vi profetizzano falsamente in Nome mio; io non li ho mandati, dice il Signore. Imperocchè così ha detto il Signore: Quando i settant’anni di Babilonia saranno compiuti, io vi visiterò, e metterò ad effetto inverso voi la mia buona parola, per ricondurvi in questo luogo. Perciocchè io so i pensieri che io penso intorno a voi, dice il Signore; che son pensieri di pace, e non a male, per darvi uscita e speranza. E voi m’invocherete, ed andrete, e mi farete orazione, ed io vi esaudirò. E voi mi cercherete, e mi troverete, quando mi avrete ricercato di tutti il vostro cuore. Ed io mi renderò inverso voi agevole a trovare, dice il Signore; e vi ritrarrò della vostra cattività; e vi raccoglierò d’infra tutte le genti, e di tutti i luoghi, dove vi avrò cacciati, dice il Signore; e vi ricondurrò nel luogo, onde vi ho fatti andare in cattività Perciocchè voi avete detto: Il Signore ci ha suscitati de’ profeti in Babilonia. Sappiate che il Signore ha detto così del re che siede sopra il trono di Davide, e del popolo che abita in questa città, e de’ vostri fratelli che non sono stati menati in cattività con voi; così, dico, ha detto il Signor degli eserciti: Ecco, io mando contro a loro la spada, la fame, e la pestilenza; e li farò essere come fichi marci, che non si possono mangiare, per la lor cattività. E li perseguirò con la spada, con la fame, e con la pestilenza; e farò che saranno agitati per tutti i regni della terra; e saranno in esecrazione, e in istupore, e in zufolo, e in vituperio fra tutte le genti, dove li avrò scacciati. Perciocchè non hanno ubbidito alle mie parole, dice il Signore, che io ho lor mandate a dire per li miei servitori profeti, del continuo per ogni mattina; ma essi non hanno ascoltato, dice il Signore. Voi dunque tutti che siete in cattività, i quali io ho mandati di Gerusalemme in Babilonia, ascoltate la parola del Signore. Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, intorno ad Achab, figliuolo di Colaia, e intorno a Sedechia, figliuolo di Maaseia, che vi profetizzano in Nome mio falsità: Ecco, io do costoro in man di Nebucadnesar, re di Babilonia; ed egli li farà morire davanti agli occhi vostri. E di loro si prenderà una forma di maledizione fra tutti quelli di Giuda che sono in cattività, in Babilonia, dicendo: Il Signore ti renda simile a Sedechia, e ad Achab, i quali il re di Babilonia ha arrostiti al fuoco. Perciocchè han fatte delle cose nefande in Israele, ed han commesso adulterio con le mogli de’ lor prossimi, ed han parlato in Nome mio falsamente; il che io non avea lor comandato; ed io sono quel che ne son sapevole e testimonio, dice il Signore Parla eziandio a Semaia Nehelamita, dicendo: Così ha detto il Signore degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Perciocchè tu hai mandate in nome tuo lettere a tutto il popolo, che è in Gerusalemme, ed a Sofonia, figliuolo di Maaseia, sacerdote, ed a tutti i sacerdoti, dicendo: Il Signore ti ha costituito sacerdote in luogo del sacerdote Gioiada; acciocchè voi siate sopraintendenti della Casa del Signore, avendo podestà sopra ogni uomo forsennato, e che fa il profeta, per metterlo in carcere, e ne’ ceppi; ora dunque, perchè non hai tu sgridato Geremia di Anatot, che fa il profeta fra voi? Perciocchè egli ci ha mandato a dire in Babilonia: La cosa andrà in lungo; edificate pur delle case, ed abitate in esse; piantate de’ giardini, e mangiatene il frutto. Or il sacerdote Sofonia avea lette queste lettere in presenza del profeta Geremia. La parola del Signore fu indirizzata a Geremia, dicendo: Manda a dir così a tutti quelli che sono in cattività: Il Signore ha detto così intorno a Semaia Nehelamita: Perciocchè Semaia vi ha profetizzato, benchè io non l’abbia mandato; e vi ha fatti confidare in menzogna; perciò, così ha detto il Signore: Ecco, io farò punizione di Semaia Nehelamita, e della sua progenie; non vi sarà alcuno de’ suoi discendenti che abiti in mezzo di questo popolo; e nè egli, nè alcuno della sua progenie, non vedrà il bene che io farò al mio popolo, dice il Signore; perciocchè egli ha parlato di ribellione contro al Signore LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, dicendo: Così ha detto il Signore, l’Iddio d’Israele: Scriviti in un libro tutte le parole che io ti ho dette. Perciocchè, ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che io ritrarrò di cattività il mio popolo, Israele e Giuda, ha detto il Signore; e li ricondurrò nel paese, che io diedi ai padri loro, ed essi lo possederanno. Or queste sono le parole, che il Signore ha pronunziate intorno ad Israele, ed a Giuda. Perciocchè il Signore ha detto così: Noi abbiamo udito un grido di terrore; spavento, e niuna pace. Deh! domandate, e vedete se un maschio partorisce; perchè dunque ho io veduto ogni uomo con le mani in su i lombi, come una donna che partorisce? e perchè son tutte le facce cangiate, e divenute pallide? Ohimè lasso! quant’è pur grande quel giorno! non ne fu giammai alcun pari; egli è il tempo della distretta a Giacobbe; ma pure egli ne sarà salvato. Ed avverrà in quel giorno, dice il Signor degli eserciti, che io spezzerò il giogo di colui d’in sul tuo collo, e romperò i tuoi legami; e gli stranieri non ti terranno più in servitù. Anzi serviranno al Signore Iddio loro, e a Davide, lor re, che io susciterò loro Tu adunque, o Giacobbe, mio servitore, non temere, dice il Signore; e non ispaventarti, o Israele; perciocchè, ecco, io ti salverò di lontano paese, e la tua progenie dal paese della sua cattività; e Giacobbe ritornerà, e sarà in riposo, e tranquillità; e non vi sarà alcuno che lo spaventi. Perciocchè io son teco, dice il Signore, per salvarti; e farò una finale esecuzione sopra tutte le genti, dove ti avrò disperso; ma sopra te non farò una finale esecuzione; anzi ti castigherò moderatamente; ma pur non ti lascerò del tutto impunito. Perciocchè, così ha detto il Signore: Il tuo fiaccamento è senza rimedio, la tua piaga è dolorosa. Non vi è alcuno che prenda in mano la tua causa, per guarir la tua piaga; tu non hai alcuni medicamenti per risaldarla. Tutti i tuoi amanti ti hanno dimenticata, non ti ricercano; perciocchè io ti ho percossa d’una battitura da nemico, d’un gastigamento da crudele; per la grandezza della tua iniquità, perchè i tuoi peccati sono accresciuti. Perchè gridi per lo tuo fiaccamento? la tua doglia è insanabile. Io ti ho fatte queste cose per la grandezza della tua iniquità, perchè i tuoi peccati sono accresciuti. Ma pure, tutti quelli che ti divorano saranno divorati, e tutti i tuoi nemici andranno in cattività, e quelli che ti spogliano saranno spogliati, e darò in preda tutti quelli che ti predano. Perciocchè io risalderò la tua piaga, e ti guarirò delle tue ferite, dice il Signore; perciocchè ti hanno chiamata: Scacciata, Sion che niuno ricerca Così ha detto il Signore: Ecco, io ritrarrò di cattività i tabernacoli di Giacobbe, ed avrò pietà de’ suoi abitacoli; e la città sarà riedificata in sul suo colmo, e il Tempio sarà posto secondo i suoi ordini. E di quelli uscirà lode, e voce d’uomini festeggianti; ed io li farò moltiplicare, e non iscemeranno; e li accrescerò, e non diminuiranno. E i suoi figliuoli saranno come anticamente, e la sua raunanza sarà stabilita dinanzi a me; e farò punizione di tutti quelli che l’oppressano. E colui che avrà autorità sopra lui sarà di lui stesso, e colui che signoreggerà sopra lui uscirà del mezzo di lui; ed io lo farò accostare, ed egli verrà a me; perciocchè chi è colui che pieghi dolcemente il cuor suo, per accostarsi a me? dice il Signore. E voi mi sarete popolo, ed io vi sarò Dio. Ecco il turbo del Signore, l’ira è uscita fuori, la tempesta si accoglie; caderà sopra il capo degli empi. L’ardor dell’ira del Signore non si racqueterà, finchè egli non abbia eseguiti e messi ad effetto i pensieri del cuor suo; alla fin de’ giorni voi intenderete la cosa In quel tempo, dice il Signore, io sarò Dio a tutte le famiglie d’Israele, ed essi mi saran popolo. Così ha detto il Signore: Il popolo scampato dalla spada trovò grazia nel deserto, allora che io andava per dar riposo ad Israele. Anticamente avvenne che il Signore mi appariva. Anzi io ti ho amata d’un amore eterno; perciò anche ho usata continua benignità inverso te. Ancora ti edificherò, e sarai edificata, o vergine d’Israele; ancora sarai adorna de’ tuoi tamburi, ed uscirai con danze d’uomini sollazzanti. Ancora pianterai delle vigne ne’ monti di Samaria; e quelli che le avranno piantate ne corranno il frutto per uso loro comune. Perciocchè vi è un giorno, nel quale le guardie grideranno nel monte di Efraim: Levatevi, e saliamo in Sion, al Signore Iddio nostro. Perciocchè, così ha detto il Signore: Fate grida di allegrezza per Giacobbe, e strillate in capo delle genti; risonate, cantate lodi, e dite: O Signore, salva il tuo popolo, il rimanente d’Israele. Ecco, io li adduco dal paese di Settentrione, e li raccolgo dal fondo della terra; fra loro saranno ciechi, e zoppi, donne gravide, e donne di parto, tutti insieme; ritorneranno qua in gran raunanza. Saranno andati con pianto; ma io li farò ritornare con supplicazioni; e li condurrò a’ torrenti d’acque, per una strada diritta, nella quale non s’intopperanno; perciocchè io son padre ad Israele, ed Efraim è il mio primogenito O genti, ascoltate la parola del Signore, e annunziatela fra le isole lontane, e dite: Colui che ha sparso Israele lo raccoglierà, e lo guarderà come un pastore la sua mandra; perciocchè il Signore ha riscattato Giacobbe, e l’ha riscosso di mano d’un più forte di lui. E verranno e daranno grida di allegrezza nella sommità di Sion, e accorreranno a’ beni del Signore, al frumento, ed al mosto, ed all’olio, ed a’ frutti del minuto, e del grosso bestiame; e l’anima loro sarà come un orto inaffiato; e non saranno più in continui dolori. Allora la vergine si rallegrerà nel ballo; e i giovani, e i vecchi tutti insieme; ed io cangerò il lor cordoglio in letizia, e li rallegrerò, e li consolerò del lor dolore. E inebbrierò l’anima de’ sacerdoti di grasso, e il mio popolo sarà saziato de’ miei beni, dice il Signore. Così ha detto il Signore: Una voce è stata udita in Rama, un lamento, un pianto amarissimo: Rachele piange i suoi figliuoli, ha rifiutato d’essere consolata de’ suoi figliuoli, perciocchè non son più. Così ha detto il Signore: Ritieni la tua voce di piangere, e i tuoi occhi di lagrimare; perciocchè vi è premio per la tua opera, dice il Signore; ed essi ritorneranno dal paese del nemico. E vi è ancora speranza per te alla fine, dice il Signore; e i tuoi figliuoli ritorneranno a’ lor confini Io ho pure udito Efraim che si rammaricava, dicendo: Tu mi hai castigato, ed io sono stato castigato, come un toro non ammaestrato; convertimi, ed io mi convertirò; conciossiachè tu sii il Signore Iddio mio. Perciocchè, dopo che sarò stato convertito, io mi pentirò; e dopo che sarò stato ammaestrato a riconoscermi, mi percoterò in su la coscia. Io son confuso, ed anche svergognato; perciocchè io porto il vituperio della mia giovanezza. È costui Efraim, mio figliuolo caro? è costui il fanciullo delle mie delizie? da che io parlai contro a lui, io mi son pure anche sempre ricordato di lui; perciò, le mie interiora son commosse per lui; io del tutto ne avrò pietà, dice il Signore. Rizzati de’ pilieri, poniti de’ monti di pietre per insegne, pon mente alla strada, al cammino che hai fatto; ritornatene, vergine d’Israele; ritorna a queste tue città. Infino a quando andrai aggirandoti, figliuola ribella? conciossiachè il Signore abbia creata una cosa nuova nella terra: la femmina intornia l’uomo. Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ancora sarà detta questa parola nel paese di Giuda, e nelle sue città, quando io li avrò ritratti di cattività: Il Signore ti benedica, o abitacolo di giustizia, o monte di santità. E in esso abiteranno que’ di Giuda, e que’ di tutte le sue città insieme; i lavoratori, e quelli che vanno qua e là con le lor mandre. Perciocchè io avrò inebbriata l’anima assetata e stanca, ed avrò saziata ogni anima languente. Per questo io mi sono svegliato, ed ho riguardato; e il mio sonno mi è stato dolce Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che io seminerò la casa d’Israele, e la casa di Giuda, di semenza d’uomini, e di semenza di animali. Ed avverrà che, siccome io ho vigilato sopra loro, per divellere, e per diroccare, e per distruggere, e per disperdere, e per danneggiare, così vigilerò sopra loro, per edificare, e per piantare, dice il Signore. In que’ giorni non si dirà più: I padri han mangiato l’agresto, e i denti de’ figliuoli ne sono allegati. Ma ognuno morrà per la sua iniquità; chiunque mangerà l’agresto, i denti gli si allegheranno. ECCO, i giorni vengono, dice il Signore, che io farò un nuovo patto con la casa d’Israele, e con la casa di Giuda. Non già, qual fu il patto che io feci coi padri loro, quando io li presi per la mano, per trarli fuor del paese di Egitto; il qual mio patto essi han rotto; onde io li ho avuti a schifo, dice il Signore. Perciocchè, questo è il patto, che io farò con la casa d’Israele, dopo que’ giorni, dice il Signore: Io metterò la mia Legge nel loro interiore, e la scriverò sopra il lor cuore; ed io sarò lor Dio, ed essi mi saranno popolo. E non insegneranno più ciascuno il suo compagno, e il suo fratello, dicendo: Conoscete il Signore; perciocchè essi tutti, dal minore infino al maggiore di loro, mi conosceranno, dice il Signore; imperocchè io perdonerò loro la lor iniquità, e non mi ricorderò più del lor peccato Così ha detto il Signore, che ha dato il sole per la luce del dì, e gli ordini della luna, e delle stelle, per la luce della notte; che commuove il mare, onde le sue onde romoreggiano; il cui Nome è: Il Signor degli eserciti: Se quegli ordini sono giammai da me cangiati, dice il Signore; anche potrà la progenie d’Israele cessare d’esser nazione davanti a me in perpetuo. Così ha detto il Signore: Se i cieli di sopra si possono misurare, e i fondamenti della terra di sotto si possono scandagliare, io altresì riproverò tutta la progenie d’Israele, per tutte le cose che hanno fatte, dice il Signore. Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che questa città sarà riedificata al Signore, dalla torre di Hananeel, infino alla porta del cantone. E la funicella da misurare sarà ancora tratta lungo il colle di Gareb, e girerà verso Goa. E tutta la valle de’ corpi morti, e delle ceneri, e tutti i campi infino al torrente Chidron, ed infino al canto della porta de’ cavalli, verso Oriente, sarà luogo sacro al Signore; essa non sarà giammai più diroccata, nè distrutta LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, nell’anno decimo di Sedechia, re di Giuda, che fu l’anno diciottesimo di Nebucadnesar; ed allora l’esercito del re di Babilonia assediava Gerusalemme; e il profeta Geremia era rinchiuso nel cortile della prigione, ch’era nella casa del re di Giuda. Perciocchè Sedechia, re di Giuda, l’avea rinchiuso, dicendo: Perchè profetizzi tu, dicendo: Così ha detto il Signore: Ecco, io do questa città in man del re di Babilonia, ed egli la prenderà? E Sedechia, re di Giuda, non iscamperà dalla mano de’ Caldei; anzi per certo sarà dato in man del re di Babilonia; ed egli parlerà a lui a bocca a bocca, e lo vedrà a faccia a faccia. E menerà Sedechia in Babilonia, ed egli resterà quivi, finchè io lo visiti, dice il Signore. Se voi combattete co’ Caldei, non prospererete. Geremia adunque disse: La parola del Signore mi è stata indirizzata, dicendo: Ecco Hanameel, figliuolo di Sallum, tuo zio, viene a te, per dirti: Compera il mio campo, che è in Anatot; perciocchè tu hai per consanguinità la ragion del riscatto, per comperarlo. Ed Hanameel, figliuol del mio zio, venne a me, secondo la parola del Signore, nel cortile della prigione, e mi disse: Deh! compera il mio campo, che è in Anatot, nel territorio di Beniamino; perciocchè a te appartiene il diritto dell’eredità, e la ragion del riscatto; comperalo adunque. Ed io conobbi che ciò era parola del Signore. Ed io comperai quel campo, ch’era in Anatot, da Hanameel, figliuol del mio zio; e gli pesai i danari, cioè: diciassette sicli d’argento. Ed io ne feci la scritta, e la suggellai, e ne presi testimoni, e pesai i danari nelle bilance. Poi presi la scritta della compera; quella suggellata, secondo la legge e gli statuti, e quella aperta; e diedi la scritta della compera a Baruc, figliuolo di Neria, figliuolo di Maaseia, in presenza di Hanameel, mio cugino, e in presenza de’ testimoni che aveano sottoscritto nella scritta della compera, alla vista di tutti i Giudei, che sedevano nel cortile della prigione. Poi comandai a Baruc, in lor presenza, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Prendi queste scritte, questa scritta di compera, così quella che è suggellata, come quest’altra che è aperta; e mettile dentro un vaso di terra, acciocchè durino lungo tempo. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele; Ancora si compereranno case, e campi, e vigne, in questo paese E dopo ch’ebbi data la scritta della compera a Baruc, figliuolo di Neria, io feci orazione al Signore, dicendo: Ahi Signore Iddio! ecco, tu hai fatto il cielo, e la terra, con la tua gran forza, e col tuo braccio steso; niente ti è difficile: Tu sei quel che usi benignità in mille generazioni, e fai la retribuzione dell’iniquità de’ padri nel seno de’ lor figliuoli, dopo loro; Iddio grande, potente, il cui Nome è: Il Signor degli eserciti; grande in consiglio, e potente in opere; i cui occhi sono aperti sopra tutte le vie de’ figliuoli degli uomini, per rendere ad ognuno secondo le sue vie, e secondo il frutto de’ suoi fatti; che hai, infino al dì d’oggi, fatti miracoli, e prodigi, nel paese di Egitto, e in Israele, e fra tutti gli uomini; e ti sei acquistato un Nome, quale è oggidì; e traesti il tuo popolo Israele fuor del paese di Egitto, con miracoli, e prodigi, e man forte, e braccio steso, e con grande spavento; e desti loro questo paese, il quale tu avevi giurato a’ padri loro di dar loro, paese stillante latte, e miele; nel quale essendo entrati, l’han posseduto; ma non hanno ubbidito alla tua voce, e non son camminati nella tua Legge; non han fatte tutte le cose che tu avevi lor comandate di fare; laonde tu hai lor fatto avvenire tutto questo male. Ecco, gli argini son giunti fino alla città, per prenderla; e la città è data in man de’ Caldei che la combattono, per cagion della spada, e della fame, e della pestilenza; e quello che tu hai detto è avvenuto; ed ecco, tu il vedi. E pure, o Signore Iddio, tu mi hai detto: Comperati quel campo per danari, e prendine testimoni; avvegnachè la città sia data in man de’ Caldei Ma la parola del Signore fu indirizzata a Geremia, dicendo: Ecco, io sono il Signore, l’Iddio d’ogni carne; emmi cosa alcuna difficile? Perciò, il Signore ha detto così: Ecco, io do questa città in man de’ Caldei, e in man di Nebucadnesar, re di Babilonia; ed egli la prenderà. E i Caldei, che combattono contro a questa città, vi entreranno dentro, e vi metteranno il fuoco, e l’arderanno, insieme con le case, sopra i cui tetti hanno fatti profumi a Baal, ed offerte da spandere ad altri dii, per dispettarmi. Perciocchè i figliuoli d’Israele, ed i figliuoli di Giuda non hanno, fin dalla lor fanciullezza, fatto altro che quel che mi dispiace; perciocchè i figliuoli d’Israele non fanno altro che dispettarmi con l’opere delle lor mani, dice il Signore. Conciossiachè questa città mi sia sempre stata da provocar l’ira mia, e il mio cruccio, dal dì che fu edificata, infino a questo giorno; acciocchè io la tolga via dal mio cospetto; per tutta la malvagità de’ figliuoli d’Israele, e de’ figliuoli di Giuda, la quale hanno adoperata per dispettarmi, essi, i lor re, i lor principi, i lor sacerdoti, e i lor profeti, e gli uomini di Giuda, e gli abitanti di Gerusalemme; e mi han volte le spalle, e non la faccia; e benchè io li abbia ammaestrati del continuo per ogni mattina, non però hanno ubbidito, per ricevere correzione. Ed han messe le loro abbominazioni nella Casa che si chiama del mio Nome, per contaminarla. Ed hanno edificati gli alti luoghi di Baal, che son nella valle del figliuolo di Hinnom, per far passare i lor figliuoli e le lor figliuole, per lo fuoco a Molec; il che io non comandai loro giammai; e non mi entrò giammai in cuore, che facessero questo cosa abbominevole, per far peccare Giuda. Ma nondimeno ora, così ha detto il Signore, l’Iddio d’Israele, intorno a questa città, della quale voi dite: Ella è data in man del re di Babilonia, per la spada, e per la fame, e per la pestilenza: Ecco, io li adunerò da tutti i paesi, dove li avrò scacciati nella mia ira, nel mio cruccio, e nella mia grande indegnazione; e li farò ritornare in questo luogo, e li farò abitare in sicurtà. E mi saranno popolo, ed io sarò loro Dio. E darò loro uno stesso cuore, ed una stessa via, per temermi in perpetuo, in ben loro, e de’ lor figliuoli dopo loro. E farò con loro un patto eterno, che io non mi ritrarrò giammai indietro da loro, per non far loro bene; e metterò il mio timor nel cuor loro, acciocchè non si dipartano da me. E mi rallegrerò di loro, facendo loro bene; e li pianterò in questo paese stabilmente, di tutto il mio cuore, e di tutta l’anima mia. Perciocchè, così ha detto il Signore: Siccome io ho fatto venire sopra questo popolo tutto questo gran male, così farò venire sopra loro tutto il bene che io prometto loro. E si compereranno ancora de’ campi in questo paese, del quale voi dite: Egli è deserto, e non vi è più uomo, nè bestia; egli è dato in man de’ Caldei. Si compereranno ancora de’ campi per danari, e se ne faranno scritte, e si suggelleranno, e se ne prenderanno testimoni, nel paese di Beniamino, e ne’ luoghi circonvicini di Gerusalemme, e nelle città di Giuda; e nelle città del monte, e nelle città del piano, e nelle città del Mezzodì; perciocchè io li ritrarrò di cattività, dice il Signore E la parola del Signore fu indirizzata la seconda volta a Geremia, mentre egli era ancora rinchiuso nel cortile della prigione, dicendo: Così ha detto il Signore, che fa questa cosa; il Signore, che la forma, per istabilirla; il cui Nome è: Il Signore: Grida a me, ed io ti risponderò, e ti dichiarerò cose grandi, e riserbate, che tu non sai. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio d’Israele, delle case di questa città, e delle case del re di Giuda, che sono state diroccate per li terrapieni, e per le macchine; le quali sono state impiegate per combattere co’ Caldei, e per empierle di corpi morti d’uomini; perciocchè io li ho percossi nella mia ira, e nel mio cruccio; e perchè io ho nascosta la mia faccia da questa città, per tutta la lor malvagità: Ecco, io ristorerò, e rifarò questa città e riparerò queste case, e farò loro apparire abbondanza di pace, e di stabilità. E ritrarrò di cattività Giuda ed Israele, e li riedificherò come erano prima; e li purgherò di tutta la loro iniquità, per la quale hanno peccato contro a me; e perdonerò loro tutte le loro iniquità, per le quali hanno peccato contro a me; e per le quali hanno misfatto contro a me. E questa città mi sarà in nome di gioia, in lode, e in gloria appresso tutte le nazioni della terra, che udiranno tutto il bene che io farò loro; e saranno spaventate, e tremeranno per tutto il bene, e per tutta la pace, della quale io la farò godere Così ha detto il Signore: In questo luogo, del quale voi dite: Egli è deserto, e non vi è più nè uomo, nè bestia; nelle città di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme, che sono desolate, senza che vi sia più nè uomo, nè abitante, nè bestia; ancora sarà udita voce di gioia, e voce di allegrezza; voce di sposo, e voce di sposa; voce di persone che diranno: Celebrate il Signor degli eserciti; perciocchè il Signore è buono; perciocchè la sua benignità è in eterno; porteranno offerte di lode alla Casa del Signore; perciocchè io trarrò di cattività il paese, e lo rimetterò nello stato ch’era prima, ha detto il Signore. Così ha detto il Signor degli eserciti: In questo luogo, che è deserto, e dove non vi sono più nè uomini, nè bestie; e in tutte le sue città, vi saranno ancora mandre di pastori, che vi faranno posar le gregge. Nelle città del monte, e nelle città del piano, e nelle città del Mezzodì, e nel paese di Beniamino, e ne’ luoghi circonvicini di Gerusalemme, e nelle città di Giuda, le pecore passeranno ancora sotto la mano di colui che le conta, da detto il Signore. Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che io metterò ad effetto la buona parola, che io ho pronunziata alla casa d’Israele, ed alla casa di Giuda. In que’ giorni, e in quel tempo, io farò germogliare a Davide il Germoglio di giustizia, il quale farà giudicio e giustizia nella terra. In que’ giorni Giuda sarà salvato, e Gerusalemme abiterà in sicurtà; e questo è il nome, del quale ella si chiamerà: IL SIGNORE È LA NOSTRA GIUSTIZIA Perciocchè, così ha detto il Signore: Giammai non verrà meno a Davide, uomo che segga sopra il trono della casa d’Israele; ed a’ sacerdoti Leviti non verrà giammai meno nel mio cospetto, uomo che offerisca olocausto, e che faccia profumo d’offerta, e che faccia sacrificio tutti i giorni. La parola del Signore fu ancora indirizzata a Geremia, dicendo: Così ha detto il Signore: Se voi potete annullare il mio patto intorno al giorno, e il mio patto intorno alla notte, sì che il giorno e la notte non sieno più al tempo loro; ei si potrà altresì annullare il mio patto con Davide, mio servitore, sì ch’egli non abbia più figliuolo che regni sopra il suo trono; e co’ sacerdoti Leviti miei ministri. Perciocchè, come l’esercito del cielo non si può annoverare, e la rena del mare non si può misurare; così accrescerò la progenie di Davide, mio servitore, e i Leviti che fanno il servigio. La parola del Signore fu ancora indirizzata a Geremia, dicendo: Non hai tu posta mente a ciò che questo popolo ha pronunziato, dicendo: Il Signore ha riprovate le due nazioni, ch’egli avea elette? laonde sprezzano il mio popolo, come se non dovesse mai più esser nazione nel lor cospetto. Così ha detto il Signore: Se io non ho stabilito il mio patto intorno al giorno, ed alla notte, e gli statuti del cielo, e della terra; io altresì riproverò la progenie di Giacobbe, e di Davide, mio servitore; per non prender più del suo legnaggio persone che signoreggino sopra la progenie di Abrahamo, d’Isacco, e di Giacobbe; perciocchè io li ritrarrò di cattività, e avrò pietà di loro LA parola, che fu dal Signore indirizzata a Geremia, allora che Nebucadnesar, re di Babilonia, e tutto il suo esercito, tutti i regni della terra, sottoposti al suo imperio, e tutti i popoli, combattevano contro a Gerusalemme, e contro a tutte le sue città, dicendo: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Va’, e parla a Sedechia, re di Giuda, e digli: Così ha detto il Signore: Ecco, io do questa città in man del re di Babilonia, ed egli l’arderà col fuoco, e tu non iscamperai dalla sua mano; perciocchè per certo sarai preso, e sarai dato in man sua, e vedrai il re di Babilonia a faccia a faccia, ed egli ti parlerà a bocca a bocca, e tu verrai in Babilonia. Ma pure, o Sedechia, re di Giuda, ascolta la parola del Signore: Il Signore ha detto così di te: Tu non morrai per la spada. Tu morrai in pace, e ti saranno arsi aromati, come si è fatto a’ tuoi padri, i re precedenti, che sono stati avanti te; e si farà cordoglio di te, dicendo: Ahi Signore! perciocchè io ho pronunziata la parola, dice il Signore. E il profeta Geremia pronunziò a Sedechia, re di Giuda, tutte queste parole, in Gerusalemme. Or l’esercito del re di Babilonia combatteva contro a Gerusalemme, e contro a tutte le città di Giuda, ch’erano rimaste, cioè, contro a Lachis, ed Azeca; perciocchè quelle sole ch’erano città forti, erano rimaste d’infra le città LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, dopo che il re Sedechia ebbe fatto patto con tutto il popolo ch’era in Gerusalemme, di bandir loro libertà; per fare che ciascuno rimandasse in libertà il suo servo, e la sua serva, Ebreo, ed Ebrea; acciocchè niuno tenesse più in servitù alcun suo fratello Giudeo. Or tutti i principi, e tutto il popolo che si erano convenuti in questo patto, di rimandare in libertà ciascuno il suo servo, e la sua serva, per non tenerli più in servitù, ubbidirono, e li rimandarono. Ma poi appresso fecero di nuovo tornare i servi, e le serve, che aveano rimandati in libertà, e li sforzarono ad esser loro servi, e serve. Laonde la parola del Signore fu dal Signore indirizzata a Geremia, dicendo: Così ha detto il Signore, l’Iddio d’Israele: Io feci patto co’ padri vostri, quando li trassi fuor del paese di Egitto, della casa di servitù, dicendo: Al termine di sette anni rimandi ciascun di voi il suo fratello Ebreo, che si sarà venduto a te; servati sei anni, poi rimandalo in libertà d’appresso a te; ma i vostri padri non mi hanno ubbidito, e non hanno inchinato il loro orecchio. Or voi vi eravate oggi convertiti, ed avevate fatto ciò che mi piace, in bandir libertà ciascuno al suo prossimo; e avevate fatto patto nel mio cospetto, nella Casa che si chiama del mio Nome. Ma voi vi siete rivolti, ed avete profanato il mio Nome, e ciascun di voi ha fatto ritornare il suo servo, e la sua serva, che voi avevate rimandati in libertà, a lor volontà; e li avete sforzati ad esservi servi e serve. Perciò, così ha detto il Signore: Voi non mi avete ubbidito, per bandir libertà ciascuno al suo fratello, e ciascuno al suo prossimo; ecco, io vi bandisco libertà, dice il Signore, alla spada, alla pestilenza, ed alla fame; e farò che sarete agitati per tutti i regni della terra. E darò gli uomini che han trasgredito il mio patto, e non han messe ad effetto le parole del patto che aveano fatto nel mio cospetto, passando in mezzo delle parti del vitello che aveano tagliato in due, cioè: i principi di Giuda, ed i principi di Gerusalemme, e gli eunuchi, e i sacerdoti, e tutto il popolo del paese, che son passati in mezzo delle parti del vitello; li darò, dico, in man de’ lor nemici, e in man di quelli che cercano l’anima loro; e i lor corpi morti saran per pasto agli uccelli del cielo, ed alle bestie della terra. Darò eziandio Sedechia, re di Giuda, e i suoi principi, in mano de’ loro nemici, e in man di quelli che cercano l’anima loro, e in man dell’esercito del re di Babilonia, che si è ora ritratto da voi. Ecco, io do loro comandamento, dice il Signore; e li farò ritornare a questa città, ed essi la combatteranno, e la prenderanno, e l’arderanno col fuoco; io metterò eziandio in desolazione le città di Giuda, sì che niuno abiterà in esse LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, nel tempo di Gioiachim, figliuol di Giosia, re di Giuda, dicendo: Va’ alla casa de’ Recabiti, e parla loro, e menali nella Casa del Signore, in una delle camere, e presenta loro del vino a bere. Io adunque presi Iaazania, figliuol di Geremia, figliuolo di Habassinia, e i suoi fratelli, e tutti i suoi figliuoli, e tutta la famiglia de’ Recabiti. E li menai nella Casa del Signore, nella camera de’ figliuoli di Hanan, figliuolo d’Igdalia, uomo di Dio; la quale era appresso della camera dei capi di sopra della camera di Maaseia figliuolo di Sallum, guardiano della soglia. Ed io misi davanti a’ figliuoli della casa de’ Recabiti de’ nappi pieni di vino, e delle coppe, e dissi loro: Bevete del vino. Ma essi dissero: Noi non berremo vino; perciocchè Gionadab, figliuolo di Recab, nostro padre, ce l’ha divietato, dicendo: Non bevete giammai in perpetuo vino, nè voi, nè i vostri figliuoli. E non edificate alcuna casa, e non seminate alcuna semenza, e non piantate vigne, e non ne abbiate alcuna; anzi abitate tutti i giorni della vita vostra in tende; acciocchè viviate per lunghi giorni sopra la terra, nella quale voi siete forestieri. E noi abbiamo ubbidito alla voce di Gionadab, figliuolo di Recab, nostro padre, in tutto ciò che egli ci ha comandato, per non ber vino tutti i giorni della vita nostra, nè noi, nè le nostre mogli, nè i nostri figliuoli, nè le nostre figliuole; e per non edificar case da abitarvi; e per non aver nè vigna, nè campo, nè sementa alcuna. E siamo abitati in tende, ed abbiamo ubbidito, e fatto secondo tutto ciò che Gionadab, nostro padre, ci avea comandato. Or è avvenuto che quando Nebucadnesar, re di Babilonia, è salito contro al paese, noi abbiamo detto: Venite, ed entriamo in Gerusalemme, per iscampar d’innanzi all’esercito dei Caldei, e dinanzi all’esercito di Siria; e così siamo dimorati in Gerusalemme E la parola del Signore fu indirizzata a Geremia, dicendo: Così ha detto il Signore degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Va’, e di’ agli uomini di Giuda, e agli abitanti di Gerusalemme: Non riceverete voi correzione, per ubbidire alle mie parole? dice il Signore. Le parole di Gionadab, figliuolo di Recab, il quale comandò a’ suoi figliuoli, che non bevessero vino, sono state messe ad effetto, talchè essi non hanno bevuto vino infino al dì d’oggi; anzi hanno ubbidito al comandamento del padre loro; ed io vi ho parlato del continuo, per ogni mattina; e voi non mi avete ubbidito. E vi ho mandati, del continuo, per ogni mattina, tutti i miei servitori profeti, per dirvi: Deh! convertasi ciascun di voi dalla sua via malvagia, ed ammendate i vostri fatti, e non andate dietro ad altri dii, per servirli; e voi abiterete nella terra che io ho data a voi, ed a’ padri vostri; ma voi non avete porto l’orecchio, e non mi avete ubbidito. Perciocchè i figliuoli di Gionadab, figliuolo di Recab, hanno messo ad effetto il comandamento che diede loro il lor padre; e questo popolo non ha ubbidito a me; perciò, il Signore, l’Iddio degli eserciti, l’Iddio d’Israele, ha detto così: Ecco, io fo venire sopra Giuda, e sopra tutti gli abitanti di Gerusalemme, tutto il male, che ho pronunziato contro a loro; perciocchè io ho lor parlato, e non hanno ascoltato; io ho lor gridato, e non hanno risposto. Ed alla casa de’ Recabiti Geremia disse: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Perciocchè voi avete ubbidito al comandamento di Gionadab, vostro padre, ed avete osservati tutti i suoi ordini, ed avete fatto secondo tutto quello ch’egli vi avea comandato; perciò, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Giammai in perpetuo non verrà meno a Gionadab, figliuolo di Recab, uomo che stia davanti alla mia faccia OR avvenne, nell’anno quarto di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda, che questa parola fu indirizzata dal Signore a Geremia, dicendo: Prenditi un rotolo da scrivere, e scrivi in esso tutte le parole che io ti ho dette contro ad Israele, e contro a Giuda, e contro a tutte le altre genti, dal giorno che io cominciai a parlarti, cioè, dai giorni di Giosia, infino a questo giorno. Forse ascolterà la casa di Giuda tutto il male che io penso di farle, per convertirsi ciascuno dalla sua via malvagia; ed io perdonerò loro la loro iniquità, e il lor peccato. Geremia adunque chiamò Baruc, figliuolo di Neria; e Baruc scrisse nel rotolo da scrivere, di bocca di Geremia, tutte le parole del Signore, ch’egli avea dette. Poi Geremia comandò a Baruc, dicendo: Io son rattenuto, io non posso entrare nella Casa del Signore. Ma tu entravi, e leggi in presenza del popolo, nel rotolo che tu hai scritto di mia bocca, le parole del Signore, nella Casa del Signore, nel giorno del digiuno; leggile ancora in presenza di tutti que’ di Giuda che saranno venuti dalle lor città. Forse la lor supplicazione caderà nel cospetto del Signore, e si convertiranno ciascuno dalla sua via malvagia; perciocchè l’ira, e il cruccio che il Signore ha pronunziato contro a questo popolo è grande. Baruc adunque, figliuolo di Neria, fece secondo tutto ciò che il profeta Geremia gli avea comandato, leggendo nel libro le parole del Signore, nella Casa del Signore Or nell’anno quinto di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda, nel nono mese, tutto il popolo ch’era in Gerusalemme, e tutto il popolo ch’era venuto dalle città di Giuda in Gerusalemme, bandirono il digiuno nel cospetto del Signore. Baruc, dico, lesse nel libro le parole di Geremia; nella Casa del Signore, nella camera di Ghemaria, figliuolo di Safan, scriba, nel cortile di sopra, nell’entrata della porta nouva della Casa del Signore, in presenza di tutto il popolo. E Michea, figliuolo di Ghemaria, figliuolo di Safan, udì tutte le parole del Signore, lette fuor del libro. E scese nella Casa del re, nella camera del segretario; ed ecco, quivi sedevano tutti i principi: Elisama segretario, e Delaia figliuolo di Semaia, ed Elnatan figliuolo di Acbor, e Ghemaria figliuolo di Safan, e Sedechia figliuolo di Hanania, e tutti gli altri principi. E Michea rapportò loro tutte le parole ch’egli aveva udite, mentre Baruc leggeva nel libro, in presenza del popolo. Allora tutti i principi mandarono Iudi, figliuolo di Netania, figliuolo di Selemia, figliuolo di Cusi, a Baruc, per dirgli: Prendi in mano il rotolo, nel quale tu hai letto in presenza del popolo, e vieni. E Baruc, figliuolo di Neria, prese il rotolo in mano, e se ne venne a loro. Ed essi gli dissero: Deh! siedi, e leggicelo. E Baruc lo lesse loro. E quando ebbero intese tutte quelle parole sbigottirono, riguardandosi l’un l’altro, poi dissero a Baruc: Noi non mancheremo di rapportar tutte queste parole al re. Appresso domandarono Baruc, dicendo: Deh! dichiaraci come tu hai scritte tutte queste parole di bocca di Geremia. E Baruc disse loro: Egli mi dettava di sua bocca tutte queste parole, ed io le scriveva con inchiostro nel libro. Allora i principi dissero a Baruc: Va’, nasconditi tu, e Geremia; e niuno sappia dove voi siate Ed essi vennero al re, dentro al cortile, e riposero il rotolo nella camera di Elisama, segretario; e rapportarono al re tutte quelle parole. E il re mandò Iudi, per recare il rotolo. Ed egli lo recò dalla camera di Elisama, segretario. E Iudi lo lesse in presenza del re, e in presenza di tutti i principi, ch’erano in piè d’intorno al re. Or il re sedeva nella casa del verno, nel nono mese; e dinanzi a lui vi era un focolare acceso. E quando Iudi ne ebbe lette tre o quattro facce, il re lo tagliò col coltellino del segretario, e lo gettò nel fuoco, ch’era nel focolare, finchè tutto il rotolo fu consumato sul fuoco, ch’era in sul focolare. E nè il re, nè alcun de’ suoi servitori, che udirono tutte quelle parole, si spaventarono, nè stracciarono i lor vestimenti. E benchè Elnatan e Delaia e Ghemaria intercedessero appo il re, che non bruciasse il libro, egli non li ascoltò. Anzi il re comandò a Ieremeel, figliuolo di Hammelec, ed a Seraia, figliuolo di Azriel, ed a Selemia, figliuolo di Abdeel, di prender lo scriba Baruc, e il profeta Geremia. Ma il Signore li nascose. E la parola del Signore fu indirizzata a Geremia, dopo che il re ebbe bruciato il rotolo, e le parole che Baruc aveva scitte di bocca di Geremia, dicendo: Torna a prenderti un altro rotolo e scrivi in quello tutte le parole di prima, ch’erano nel primo rotolo, che Gioiachim, re di Giuda, ha bruciato. E di’ a Gioiachim, re di Giuda: Così ha detto il Signore: Tu hai bruciato quel rotolo, dicendo: Perchè hai scritto in esso, che il re di Babilonia per certo verrà, e guasterà questo paese, e farà che non vi saranno più nè uomini, nè bestie? Perciò, così ha detto il Signore intorno a Gioiachim, re di Giuda: Egli non avrà alcuno che segga sopra il trono di Davide; e il suo corpo morto giacerà esposto al caldo di giorno, e al gelo di notte. Ed io farò punizione sopra lui, e sopra la sua progenie, e sopra i suoi servitori, della loro iniquità; e farò venire sopra loro, e sopra gli abitanti di Gerusalemme, e sopra gli uomini di Giuda, tutto il male che io ho loro pronunziato, e che non hanno ascoltato. Geremia adunque prese un altro rotolo, e lo diede a Baruc, figliuolo di Neria, scriba; ed egli vi scrisse, di bocca di Geremia, tutte le parole del libro, che Gioiachim, re di Giuda, aveva bruciato al fuoco; alle quali furono ancora aggiunte molte somiglianti parole OR il re Sedechia, figliuolo di Giosia, regnò in luogo di Conia, figliuolo di Gioiachim, essendo stato costituito re nel paese di Giuda, da Nebucadnezar, re di Babilonia. E nè egli, nè i suoi servitori, nè il popolo del paese, non ubbidirono alle parole del Signore, ch’egli aveva pronunziate per lo profeta Geremia. Or il re Sedechia mandò Iucal, figliuolo di Selemia; e Sefania, figliuolo di Maaseia, sacerdote, al profeta Geremia, per dirgli: Deh! fa’ orazione per noi al Signore Iddio nostro. Or Geremia andava e veniva per mezzo il popolo, e non era ancora stato messo in prigione. E l’esercito di Faraone era uscito di Egitto; laonde i Caldei che assediavano Gerusalemme, intesone il grido, si erano dipartiti d’appresso a Gerusalemme. E la parola del Signore fu indirizzata al profeta Geremia, dicendo: Così ha detto il Signore Iddio d’Israele: Dite così al re di Giuda, che vi ha mandati a me, per domandarmi; Ecco, l’esercito di Faraone, ch’era uscito a vostro soccorso, è ritornato nel suo paese, in Egitto. Ed i Caldei torneranno, e combatteranno contro a questa città, e la prenderanno, e l’arderanno col fuoco. Così ha detto il Signore: Non v’ingannate voi stessi, dicendo: Per certo i Caldei si dipartiranno da noi; perciocchè essi non se ne dipartiranno. Anzi, avvegnachè voi aveste sconfitto tutto l’esercito de’ Caldei, che combattono con voi, e che non ne fossero rimasti se non alcuni pochi, pur si leverebbero quelli, ciascuno nella sua tenda, e brucerebbero questa città col fuoco Or avvenne che quando l’esercito dei Caldei si fu dipartito d’appresso a Gerusalemme, per cagion dell’esercito di Faraone, Geremia usciva di Gerusalemme, per andarsene nel paese di Beniamino, per isfuggire di là per mezzo il popolo. Ma quando fu alla porta di Beniamino, quivi era un capitano della guardia, il cui nome era Ireia, figliuolo di Selemia, figliuolo di Hanania; il quale prese il profeta Geremia, dicendo: Tu vai ad arrenderti a’ Caldei. E Geremia disse: Ciò è falso; io non vo ad arrendermi a’ Caldei. Ma colui non l’ascoltò; anzi, lo prese, e lo menò a’ principi. E i principi si adirarono gravemente contro a Geremia, e lo percossero, e lo misero in prigione, in casa di Gionatan, scriba; perciocchè avevano di quella fatta una carcere. Quando Geremia fu entrato nella fossa, e nelle grotte, vi dimorò molti giorni. Poi il re Sedechia mandò a farlo trare di là: e il re lo domandò in casa sua di nascosto, e disse: Evvi alcuna parola da parte del Signore? E Geremia disse: Sì, ve n’è. Poi disse: Tu sarai dato in mano del re di Babilonia. Oltre a ciò, Geremia disse al re Sedechia: Che peccato ho io commesso contro a te, o contro a’ tuoi servitori, o contro a questo popolo, che voi mi avete messo in prigione? E dove sono ora i vostri profeti, che vi profetizzavano, dicendo: Il re di Babilonia non verrà sopra voi, nè sopra questo paese? Or al presente, ascolta, ti prego, o re, mio signore; deh! caggia la mia supplicazione nel tuo cospetto; non farmi ritornar nella casa di Gionatan, scriba, che io non vi muoia. E il re Sedechia comandò che Geremia fosse rinchiuso nella corte della prigione, e che gli fosse dato un pezzo di pane per giorno, dalla piazza de’ fornai; il che fu fatto finchè tutto il pane fu venuto meno nella città. Così Geremia stette nella corte della prigione MA Sefatia, figliuolo di Mattan, e Ghedalia, figliuolo di Pashur, e Iucal, figliuolo di Selemia, e Pashur, figliuolo di Malchia, udirono le parole che Geremia pronunziava a tutto il popolo, dicendo: Così ha detto il Signore: Quelli che dimoreranno in questa città morranno di spada, di fame, e di pestilenza; ma chi se ne uscirà a’ Caldei viverà; e l’anima sua gli sarà per ispoglia, ed egli viverà. Così ha detto il Signore: Questa città sarà per certo data in man dell’esercito del re di Babilonia, ed esso la prenderà. E i principi dissero al re: Deh! facciasi morir quest’uomo; perciocchè egli rende rimesse le mani della gente di guerra, che è restata in questa città, e le mani di tutto il popolo; tenendo loro cotali ragionamenti; conciossiachè quest’uomo non procacci punto la prosperità di questo popolo, anzi il male. E il re Sedechia disse: Eccolo in mano vostra; perciocchè il re non può nulla contro a voi. Essi adunque presero Geremia, e lo gettarono nella fossa di Malchia, figliuolo di Hammelec, ch’era nella corte della prigione; e ve lo calarono con delle funi. Or nella fossa non vi era acqua, ma del pantano; e Geremia affondò nel pantano. Ma Ebed-melec Etiopo, eunuco, il quale era nella casa del re, avendo udito che avevano messo Geremia nella fossa ora, il re sedeva allora nella porta di Beniamino, se ne uscì della casa del re, e parlò al re, dicendo: O re, mio signore, male hanno fatto quegli uomini in tutto ciò che hanno fatto al profeta Geremia, avendolo gettato nella fossa; or assai sarebbe egli morto di fame là dove era; conciossiachè non vi sia più pane alcuno nella città. E il re comandò ad Ebed-melec Etiopo, dicendo: Prendi teco di qui trenta uomini, e tira il profeta Geremia fuor della fossa, avanti ch’egli muoia. Ed Ebed-melec prese quegli uomini seco, ed entrò nella casa del re, di sotto alla tesoreria, e ne tolse de’ vecchi stracci, e de’ vecchi panni logori, e li calò a Geremia con delle funi nella fossa. Ed Ebed-melec Etiopo disse a Geremia: Deh! mettiti questi vecchi stracci, e panni logori, sotto le ascelle di sotto alle funi. E Geremia fece così. Ed essi trassero Geremia con quelle funi, e lo fecero salir fuor della fossa. E Geremia dimorò nella corte della prigione Poi il re Sedechia mando a far venire a sè il profeta Geremia all’entrata principale della Casa del Signore. E il re disse a Geremia: Io ti domando una cosa, non celarmi nulla. E Geremia disse a Sedechia: Quando io te l’avrò dichiarata, non mi farai tu pur morire? se altresì io ti do alcun consiglio, tu non mi ascolterai. E il re Sedechia giurò in segreto a Geremia, dicendo: Come il Signore, che ci ha fatta quest’anima, vive, io non ti farò morire, e non ti darò in man di questi uomini, che cercano l’anima tua. Allora Geremia disse a Sedechia: Così ha detto il Signore, l’Iddio degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Se pur tu esci fuori a’ capitani del re di Babilonia, l’anima tua viverà, e questa città non sarà arsa col fuoco; e viverai, tu, e la casa tua. Ma, se tu non esci a’ capitani del re di Babilonia, questa città sarà data in man de’ Caldei, che l’arderanno col fuoco, e tu non iscamperai dalle lor mani. E il re Sedechia disse a Geremia: Io sono in gran perplessità per que’ Giudei, che si son rivolti a parte de’ Caldei, che io non sia dato in man loro, e che non mi scherniscano. E Geremia disse: Tu non vi sarai dato. Deh! ascolta la voce del Signore, in ciò che io ti dico; ed egli ti sarà bene, e l’anima tua viverà. Ma, se tu ricusi d’uscire, quest’è quello, che il Signore mi ha fatto vedere: Ecco, tutte le donne ch’eran rimaste nella casa del re di Giuda, erano tratte fuori a’ capitani del re di Babilonia; ed esse dicevano: I tuoi confidenti ti han persuaso e vinto; i tuoi piedi sono stati fitti nel fango, ed essi si son tratti addietro. Così saranno menate tutte le tue mogli, e i tuoi figliuoli, a’ Caldei; e tu stesso non iscamperai dalle lor mani; anzi sarai preso, e dato in mano del re di Babilonia; e farai, che questa casa sarà arsa col fuoco. E Sedechia disse a Geremia: Niuno sappia di queste parole, e tu non morrai. E se pure i principi, avendo udito che io ho parlato teco, vengono a te, e ti dicono: Deh! dichiaraci quel che tu hai detto al re, non celarcelo, e noi non ti faremo morire; e che ti ha detto il re? Di’ loro: Io ho supplicato umilmente al re, che non mi facesse ritornar nella casa di Gionatan, per morir quivi. Tutti i principi adunque vennero a Geremia, e lo domandarono; ed egli rispose loro secondo tutte le parole che il re gli aveva comandate. Ed essi lo lasciarono in pace; perciocchè la cosa non fu divolgata. E Geremia dimorò nella corte della prigione, infino al giorno che Gerusalemme fu presa; ed egli vi era allora che Gerusalemme fu presa NELL’anno nono di Sedechia, re di Giuda, nel decimo mese, Nebucadnesar, re di Babilonia, venne con tutto il suo esercito, sopra Gerusalemme, e l’assediò. Nell’anno undecimo di Sedechia, nel quarto mese, nel nono giorno del mese, i Caldei penetrarono dentro alla città. E tutti i capitani del re di Babilonia vi entrarono, e si fermarono alla porta di mezzo, cioè: Nergal-sareser, Samgar-nebu, Sarsechim, Rab-saris, Nergal-sareser, Rab-mag, e tutti gli altri capitani del re di Babilonia. E quando Sedechia, re di Giuda, e tutta la gente di guerra, li ebber veduti, se ne fuggirono, e uscirono di notte della città, traendo verso l’orto del re, per la porta d’infra le due mura; e il re uscì traendo verso il deserto. Ma l’esercito de’ Caldei li perseguitò, e raggiunse Sedechia nelle campagne di Gerico; e lo presero, e lo menarono a Nebucadnesar, re di Babilonia, in Ribla, nel paese di Hamat; e quivi egli gli pronunziò la sua sentenza. E il re di Babilonia fece scannare i figliuoli di Sedechia in Ribla, in sua presenza; fece eziandio scannare tutti i nobili di Giuda. Poi fece abbacinar gli occhi a Sedechia, e lo fece legar di due catene di rame, per menarlo in Babilonia. E i Caldei arsero col fuoco la casa del re, e le case del popolo e disfecero le mura di Gerusalemme. E Nebuzaradan, capitano delle guardie, menò in cattività in Babilonia il rimanente del popolo ch’era restato nella città; e quelli che si erano andati ad arrendere a lui, e tutto l’altro popolo ch’era restato. Ma Nebuzaradan, capitano delle guardie, lasciò nel paese di Giuda i più poveri d’infra il popolo, i quali non avevano nulla; e diede loro in quel giorno vigne e campi Or Nebucadnesar, re di Babilonia, aveva data commessione a Nebuzaradan, capitano delle guardie, intorno a Geremia, dicendo: Prendilo, ed abbi cura di lui, e non fargli alcun male; anzi fa’ inverso lui come egli ti dirà. Nebuzaradan adunque, capitano delle guardie, e Nebusazban, Rab-saris, Nergal-sareser, Rab-mag, e tutti gli altri capitani del re di Babilonia, mandarono a far trarre Geremia fuor delle corte della prigione, e lo diedero a Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan, per condurlo fuori in casa sua. Ma egli dimorò per mezzo il popolo. Or la parola del Signore era stata indirizzata a Geremia, mentre egli era rinchiuso nella corte della prigione, dicendo: Va’ e parla ad Ebed-malec Etiopo, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io fo venire le mie parole contro a questa città, in male, e non in bene; e in quel giorno esse avverranno nella tua presenza. Ma in quel giorno io ti libererò, dice il Signore; e tu non sarai dato in man degli uomini, de’ quali tu temi. Perciocchè io ti scamperò di certo, e tu non caderai per la spada; e l’anima tua ti sarà per ispoglia; conciossiachè tu ti sii confidato in me, dice il Signore LA parola che fu dal Signore indirizzata a Geremia, dopo che Nebuzaradan, capitano delle guardie, l’ebbe rimandato da Rama, quando lo prese. Or egli era legato di catene in mezzo della moltitudine di que’ di Gerusalemme, e di Giuda, ch’erano menati in cattività in Babilonia. Il capitano delle guardie adunque prese Geremia, e gli disse: Il Signore Iddio tuo aveva pronunziato questo male contro a questo luogo. Ed il Signore altresì l’ha fatto venire, ed ha fatto secondo ch’egli aveva parlato; perciocchè voi avete peccato contro al Signore, e non avete ubbidito alla sua voce; laonde questo vi è avvenuto. Or al presente, ecco, io ti sciolgo oggi dalle catene, che tu hai in sulle mani; se ti piace di venir meco in Babilonia, vieni, ed io avrò cura di te; ma, se non ti aggrada di venir meco in Babilonia, rimantene; ecco, tutto il paese è al tuo comando; va’ dove ti parrà e piacerà. E perciocchè Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan, il quale il re di Babilonia ha costituito sopra le città di Giuda, non ritornerà ancora, ritorna tu a lui, e dimora con lui in mezzo del popolo; ovvero, va’ dovunque ti piacerà. E il capitano delle guardie gli diede provvisione per lo viaggio, ed un presente, e l’accomiatò. Geremia adunque venne a Ghedalia, figliuolo di Ahicam, in Mispa, e dimorò con lui, in mezzo del popolo, ch’era restato nel paese Or tutti i capi della gente di guerra, ch’erano per la campagna, colla lor gente, avendo inteso che il re di Babilonia aveva costituito Ghedalia, figliuolo di Ahicam, sopra il paese, e che gli aveva dati in governo uomini, e donne, e piccoli fanciulli; e questi, de’ più poveri del paese, d’infra quelli che non erano stati menati in cattività in Babilonia; vennero a Ghedalia, in Mispa, cioè: Ismaele, figliuolo di Netania; e Giohanan, e Gionatan, figliuoli di Carea; e Seraia, figliuolo di Tanhumet; e i figliuoli di Efai Netofatita; e Iezania, figliuolo d’un Maacatita, colla lor gente. E Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan, giurò loro, ed alla lor gente, dicendo: Non temiate di servire a’ Caldei; abitate nel paese, e servite al re di Babilonia, e sarà ben per voi. E quant’è a me, ecco, io dimoro in Mispa, per presentarmi davanti a’ Caldei, che verranno a noi; ma voi ricogliete il vino, i frutti della state, e l’olio, e riponeteli ne’ vostri vaselli, ed abitate nelle vostre città che avete occupate. Parimente ancora tutti i Giudei, che erano in Moab, e fra i figliuoli di Ammon, ed in Edom, e quelli ch’erano in qualunque altro paese, avendo inteso che il re di Babilonia aveva lasciato qualche rimanente a Giuda, e che aveva costituito sopra essi Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan, se ne ritornarono da tutti i luoghi, dove erano stati dispersi, e vennero nel paese di Giuda, a Ghedalia, in Mispa; e ricolsero vino, e frutti della state, in molto grande abbondanza. Or Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capi della gente di guerra, che erano per la campagna, vennero a Ghedalia, in Mispa; e gli dissero: Sai tu bene, che Baalis, re de’ figliuoli di Ammon, ha mandato Ismaele, figliuolo di Netania, per percuoterti a morte? Ma Ghedalia, figliuolo di Ahicam, non credette loro. Oltre a ciò, Giohanan, figliuolo di Carea, parlò di segreto a Ghedalia, in Mispa, dicendo: Deh! lascia che io vada, e percuota Ismaele, figliuolo di Netania, e niuno lo risaprà; perchè ti percuoterebbe egli a morte, laonde tutti i Giudei, che si son raccolti appresso di te sarebbero dispersi, e il rimanente di Giuda perirebbe? E Ghedalia, figliuolo di Ahicam, disse a Giohanan, figliuolo di Carea: Non farlo; perciocchè tu parli falsamente contro ad Ismaele OR avvenne nel settimo mese, che Ismaele, figliuolo di Netania, figliuolo di Elisama, del sangue reale, ed alcuni grandi della corte del re, e dieci uomini con lui, vennero a Ghedalia, figliuolo di Ahicam, in Mispa; e quivi in Mispa mangiarono insieme. Poi Ismaele, figliuolo di Netania, si levò, insieme co’ dieci uomini ch’erano con lui, e percossero colla spada Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan. Così lo fece morire; lui, che il re di Babilonia aveva costituito sopra il paese. Ismaele uccise ancora gli uomini di guerra, d’infra tutti i Giudei, ch’erano con Ghedalia in Mispa, e i Caldei che si ritrovarono quivi. E il giorno appresso ch’egli ebbe ucciso Ghedalia, avanti che se ne sapesse nulla, avvenne, che alcuni uomini di Sichem, di Silo, e di Samaria, in numero di ottanta uomini, venivano, avendo le barbe rase, ed i vestimenti stracciati, e delle tagliature sul corpo; ed aveano in mano offerte, ed incenso, da presentar nella Casa del Signore. Ed Ismaele, figliuolo di Netania, uscì di Mispa incontro a loro, e camminava piangendo; e quando li ebbe scontrati, disse loro: Venite a Ghedalia, figliuolo di Ahicam. Ma quando furono entrati in mezzo della città, Ismaele, figliuolo di Netania, accompagnato dagli uomini, ch’egli aveva seco, li scannò, e li gettò in mezzo della fossa. Or fra quelli si trovarono dieci uomini, che dissero ad Ismaele: Non ucciderci; perciocchè noi abbiamo in sulla campagna delle segrete conserve di grano, e d’orzo, e d’olio, e di miele. Ed egli si ritenne, e non li uccise fra i lor fratelli. Or la fossa, nella quale Ismaele gettò tutti i corpi morti degli uomini, ch’egli uccise del seguito di Ghedalia, era quella che il re Asa aveva fatta per tema di Baasa, re d’Israele; Ismaele, figliuolo di Netania, la riempiè di uccisi. Poi appresso Ismaele ne menò via prigione tutto il rimanente del popolo, ch’era in Mispa: le figliuole del re, e tutto il popolo restato in Mispa, il quale Nebuzaradan, capitan delle guardie, aveva dato in governo a Ghedalia, figliuolo di Ahicam; Ismaele, figliuolo di Netania, li menava via prigioni, e se ne andava per passare a’ figliuoli di Ammon Ma Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capi della gente di guerra, ch’erano con lui, avendo udito tutto il male, che Ismaele, figliuolo di Netania, aveva fatto, presero tutta la lor gente, e andarono per combattere contro ad Ismaele, figliuolo di Netania; e lo trovarono presso alle grandi acque, che sono in Gabaon. E quando tutto il popolo che era con Ismaele vide Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capi della gente di guerra, che erano con lui, si rallegrò. E tutto il popolo, che Ismaele menava prigione da Mispa, si rivoltò, e se ne ritornò a Giohanan, figliuolo di Carea. Ma Ismaele, figliuolo di Netania, scampò con otto uomini, d’innanzi a Giohanan, e se ne andò a’ figliuoli di Ammon. Poi Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capitani della gente di guerra, ch’erano con lui, presero tutto il rimanente del popolo, che avevano riscosso da Ismaele, figliuolo di Netania, e il quale egli ne menava via da Mispa, dopo aver percosso Ghedalia, figliuolo di Ahicam: uomini, gente di guerra, e donne, e fanciulli, ed eunuchi; e li ricondussero da Gabaon. Ed andarono, e dimorarono in Gherut-Chimham, che è vicin di Bet-lehem, con intenzione di andarsene, e di entrare in Egitto, d’innanzi a’ Caldei; conciossiachè temessero di loro; perciocchè Ismaele, figliuolo di Netania, aveva percosso Ghedalia, figliuolo di Ahicam, il quale il re di Babilonia aveva costituito sopra il paese E TUTTI i capi della gente di guerra, e Giohanan, figliuolo di Carea, e Iezania, figliuolo di Osaia, e tutto il popolo, dal minore al maggiore, si accostarono; e dissero al profeta Geremia: Deh! caggia la nostra supplicazione nel tuo cospetto, e fa’ orazione al Signore Iddio tuo per noi, per tutto questo rimanente perciocchè di molti siamo rimasti pochi, come i tuoi occhi ci veggono, acciocchè il Signore Iddio tuo ci dichiari la via, per la quale abbiamo da camminare, e ciò che abbiamo a fare. E il profeta Geremia disse loro: Ho inteso; ecco, io farò orazione al Signore Iddio vostro, come avete detto; ed io vi rapporterò tutto ciò che il Signore vi avrà risposto; io non ve ne celerò nulla. Ed essi dissero a Geremia: Il Signore sia per testimonio verace e fedele tra noi, se noi non facciamo secondo tutto ciò che il Signore Iddio tuo ti avrà mandato a dirci. O bene, o mal che sia, noi ubbidiremo alla voce del Signore Iddio nostro, al quale noi ti mandiamo; acciocchè bene ne avvenga, quando avremo ubbidito alla voce del Signore Iddio nostro Ed avvenne, in capo di dieci giorni, che la parola del Signore fu indirizzata a Geremia. Ed egli chiamò Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capi della gente di guerra, ch’erano con lui, e tutto il popolo, dal minore al maggiore. E disse loro: Così ha detto il Signore, l’Iddio d’Israele, al quale voi mi avete mandato, per presentargli la vostra supplicazione: Se pur voi dimorate in questo paese, io vi edificherò, e non vi distruggerò; io vi pianterò, e non vi divellerò; perciocchè io mi pento del male che vi ho fatto. Non temiate del re di Babilonia, di cui voi avete paura; non temiate di lui, dice il Signore; perciocchè io sono con voi, per salvarvi, e per liberarvi dalla sua mano. E vi farò trovar misericordia, ed egli avrà pietà di voi, e vi rimetterà nel vostro paese. Ma se voi dite: Noi non dimoreremo in questo paese, non ubbidendo alla voce del Signore Iddio vostro, dicendo: No; anzi entreremo nel paese di Egitto, acciocchè non veggiamo la guerra, e non udiamo il suon della tromba, e non sofferiamo fame, per mancamento di pane, e quivi abiteremo; ascoltate ora sopra ciò la parola del Signore, o rimanente di Giuda. Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Se pur voi rivolgete la faccia per entrare in Egitto, e vi entrate per dimorarvi; egli avverrà, che la spada della quale temete, vi aggiugnerà là nel paese di Egitto; e parimente la fame, della quale voi avete paura, vi starà attaccata dietro là in Egitto; e quivi morrete. E tutti gli uomini, che avran volta la faccia per entrare in Egitto, per dimorarvi, vi morranno di spada, di fame, e di pestilenza; niuno di loro scamperà, o si salverà dal male che io fo venir sopra loro. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Siccome la mia ira, e il mio cruccio, si è versato sopra gli abitanti di Gerusalemme, così si verserà la mia ira sopra voi, quando sarete entrati in Egitto; e sarete in esecrazione, e in istupore, e in maledizione, e in vituperio; e giammai più non vedrete questo luogo. O rimanente di Giuda, il Signore parla a voi: Non entrate in Egitto; sappiate pure che io ve lo protesto oggi. Conciossiachè voi mi abiate ingannato contro alle vostre proprie anime, quando mi avete mandato al Signore Iddio vostro, dicendo: Fa’ orazione al Signore Iddio nostro per noi; e secondo tutto ciò che il Signore Iddio nostro dirà, fanne la relazione, e noi lo metteremo ad effetto. Ed oggi io ve l’ho dichiarato; ma voi non avete ubbidito alla voce del Signore Iddio vostro, nè a cosa alcuna, che egli abbia mandato a dirvi. Ora dunque, sappiate pure, che voi morrete di spada, di fame, e di pestilenza, nel luogo dove vi piace di entrare, per dimorarvi OR avvenne che quando Geremia ebbe finito di pronunziare a tutto il popolo tutte le parole del Signore Iddio loro, le quali il Signore Iddio loro mandava a dir loro per lui, cioè, tutte quelle parole. Azaria, figliuolo di Osaia, e Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti gli uomini superbi, dissero a Geremia: Tu parli falsamente; il Signore Iddio nostro non ti ha mandato per dire: Non entrate in Egitto, per dimorarvi. Anzi Baruc, figliuolo di Neria, t’incita contro a noi, per darci in man de’ Caldei, per farci morire, o per farci menare in cattività in Babilonia. Così Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capi della gente di guerra, e tutto il popolo, non ubbidirono alla voce del Signore, per dimorar nel paese di Giuda. E Giohanan, figliuolo di Carea, e tutti i capi della gente di guerra, presero tutto il rimanente di Giuda, e quelli che se n’erano tornati da tutte le nazioni, dove erano stati dispersi, per dimorar nel paese di Giuda: gli uomini, le donne, i fanciulli, e le figliuole del re, e tutte le persone, che Nebuzaradan, capitano delle guardie, aveva lasciate con Ghedalia, figliuolo di Ahicam, figliuolo di Safan, ed anche il profeta Geremia, e Baruc, figliuolo di Neria; e se ne vennero nel paese di Egitto; perciocchè non ubbidirono alla voce del Signore; ed arrivarano fino a Tafnes E LA parola del Signore fu indirizzata a Geremia in Tafnes, dicendo: Prendi in man tua delle pietre grosse, e nascondile nella malta, nella fornace da mattoni, ch’è all’entrata della casa di Faraone in Tafnes, alla vista d’alcuni uomini Giudei. E di’ loro: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io mando a far venire Nebucadnesar, re di Babilonia, mio servitore; e porrò il suo trono sopra queste pietre, che io ho fatte nascondere; ed egli tenderà il suo padiglione reale sopra esse. E verrà e percoterà il paese di Egitto, mettendo a morte chi è condannato a morte; e menando in cattività chi è condannato a cattività; e percotendo colla spada chi è condannato alla spada. Ed io accenderò il fuoco nelle case degl’iddii di Egitto; ed esso le arderà, e menerà quelli in cattività: e si avvilupperà del paese di Egitto, a guisa che il pastore si avviluppa del suo tabarro; ed uscirà di là in pace. Egli romperà eziandio in pezzi le statue del tempio del sole, che è nel paese di Egitto; e brucerà col fuoco le case degl’iddii di Egitto LA parola che fu indirizzata a Geremia, per rapportarla a tutti i Guidei, che dimoravano nel paese di Egitto, in Migdol, e in Tafnes, e in Nof, e nel paese di Patros, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Voi avete veduto tutto il male, che io ho fatto venire sopra Gerusalemme, e sopra tutte le città di Giuda; ed ecco, oggi son desolate, e non vi è alcuno che abiti in esse; per la lor malvagità, che usarono per dispettarmi; andando a far profumi, ed a servire ad altri dii, i quali nè essi, nè voi, nè i vostri padri non avevate conosciuti. E benchè io vi mandassi tutti i miei servitori profeti, del continuo per ogni mattina, dicendo: Deh! non fate questa cosa abbominevole, che io odio; non però ubbidirono, nè inchinarono il loro orecchio, per istornarsi dalla lor malvagità; per non far profumi ad altri dii. Laonde il mio cruccio, e la mia ira si è versata, ed ha divampate le città di Giuda e le piazze di Gerusalemme; e sono state deserte e desolate, come appare al dì d’oggi. Ed ora, così ha detto il Signore, l’Iddio degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Perchè fate voi questo gran male contro alle anime vostre, per farvi distruggere del mezzo di Giuda, uomini, e donne, e fanciulli, e bambini di poppa, e non lasciarvi alcun rimanente? dispettandomi colle opere delle vostre mani, facendo profumi ad altri dii, nel paese di Egitto, dove siete venuti per dimorarvi; acciocchè siate sterminati, e siate in maledizione, e in vituperio, appo tutte le nazioni della terra? Avete voi dimenticati i misfatti de’ vostri padri, e i misfatti dei re di Giuda, e i misfatti delle lor mogli, e i vostri propri misfatti, e i misfatti delle vostre mogli, che han commessi nel paese di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme? Essi non sono stati domi infino al dì d’oggi, e non han temuto, e non son camminati nella mia Legge, e ne’ miei statuti, che io avea proposti a voi, ed a’ vostri padri. Perciò, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Ecco, io metto la mia faccia contro a voi in male, e per distruggere tutto Giuda. Ed io torrò via quelli che son rimasti di Giuda, i quali han volta la faccia per entrar nel paese di Egitto, per dimorarvi; e saran tutti consumati; caderanno nel paese di Egitto: saran consumati per la spada, e per la fame, dal minore al maggiore; morranno per la spada, e per la fame; e saranno in esecrazione, in istupore, e in maledizione, e in vituperio. Ed io farò punizione di quelli che abitano nel paese di Egitto, siccome ho fatta punizione di Gerusalemme, per la spada, per la fame, e per la pestilenza. E non vi sarà alcuno del rimanente di Giuda, di quelli che sono entrati nel paese di Egitto per dimorarvi, che si salvi, o che scampi per ritornar nel paese di Giuda, dove han l’animo intento a ritornare per abitarvi; perciocchè non vi ritorneranno, da alcuni infuori che scamperanno Or tutti gli uomini, che sapevano che le lor mogli facevano profumi ad altri dii; e parimente tutte le donne quivi presenti, in gran raunanza, e tutto il popolo che dimorava nel paese di Egitto, in Patros, risposero a Geremia, dicendo: Quant’è alla parola che tu ci hai detta a nome del Signore, noi non ti ubbidiremo. Anzi del tutto metteremo ad effetto tutte le parole che sono uscite della nostra bocca, per far profumi ed offerte da spandere alla regina del cielo; come e noi, e i nostri padri, e i nostri re, e i nostri principi, abbiam fatto per lo passato, nelle città di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme; e siamo stati saziati di pane, e siamo stati bene, e non abbiamo sentito alcun male. Là dove, da che siamo restati di far profumi, ed offerte da spandere alla regina del cielo, abbiamo avuto mancamento d’ogni cosa, e siamo stati consumati per la spada, e per la fame. E quando noi facevamo profumi, ed offerte da spandere alla regina del cielo, le facevamo noi delle focacce, per servirla nella maniera degl’idoli, e dell’offerte da spandere, senza l’autorità de’ nostri principali? E Geremia rispose a tutto il popolo, agli uomini, ed alle donne, ed a tutto il popolo che gli avea fatta quella risposta, dicendo: Non si è il Signore ricordato de’ profumi, che voi facevate nelle città di Giuda, e nelle piazze di Gerusalemme, voi, e i vostri padri, i vostri re, e i vostri principi, e il popolo del paese? ciò non gli è egli salito al cuore? E il Signore non l’ha più potuto comportare, per la malvagità de’ vostri fatti, e per le abbominazioni che voi avete commesse; onde il vostro paese è stato messo in desolazione, e in istupore, e in maledizione, senza che vi abiti più alcuno; come si vede al dì d’oggi. Perciocchè voi avete fatti que’ profumi, ed avete peccato contro al Signore, e non avete ubbidito alla voce del Signore, e non siete camminati nella sua Legge, e ne’ suoi statuti, e nelle sue testimonianze; perciò vi è avvenuto questo male, qual si vede al dì d’oggi. Poi Geremia disse a tutto il popolo, ed a tutte le donne: O voi tutti, uomini di Giuda, che siete nel paese di Egitto, ascoltate la parola del Signore. Così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Voi, e le vostre mogli, avete pronunziato con la bocca ciò che anche avete messo ad effetto con le vostre mani, dicendo: Noi adempieremo pure i nostri voti che abbiam fatti, per far profumi alla regina del cielo, e per farle offerte da spandere. Voi avete adunque adempiuti, e messi ad effetto i vostri voti. Perciò, ascoltate la parola del Signore, voi tutti uomini di Giuda che dimorate nel paese di Egitto; Ecco, io ho giurato per lo mio gran Nome, ha detto il Signore, che il mio Nome non sarà più nominato per la bocca d’alcun Giudeo, che dica in tutto il paese di Egitto: Il Signore Iddio vive. Ecco, io vegghio contro a loro in male, e non in bene; e tutti gli uomini di Giuda, che sono nel paese di Egitto, saranno consumati per la spada, e per la fame; finchè sieno del tutto venuti meno. E quelli che saranno scampati dalla spada ritorneranno dal paese di Egitto nel paese di Giuda, in ben piccol numero; e tutto il rimanente di Giuda, che è entrato in Egitto per dimorarvi, conoscerà la cui parola sarà ferma, la mia, o la loro. E questo vi sarà il segno, dice il Signore, che io farò punizione di voi in questo luogo; acciocchè sappiate che le mie parole saranno del tutto messe ad effetto contro a voi in male. Così ha detto il Signore: Ecco, io do Faraone Ofra, re di Egitto, in man de’ suoi nemici, e in man di quelli che cercano l’anima sua; siccome ho dato Sedechia, re di Giuda, in man di Nebucadnesar, re di Babilonia, suo nemico, e che cercava l’anima sua LA parola che il profeta Geremia pronunziò a Baruc, figliuolo di Neria, quando scriveva quelle parole nel libro, di bocca di Geremia, l’anno quarto di Gioiachim, figliuol di Giosia, re di Giuda dicendo: Così ha detto il Signore, l’Iddio d’Israele, a te, o Baruc: Tu hai detto: Ahi lasso me! perciocchè il Signore ha sopraggiunta tristizia al mio dolore; io mi affanno ne’ miei sospiri, e non trovo alcun riposo. Digli così tu: Così ha detto il Signore: Ecco, io distruggo ciò che io avea edificato, e divello quello che io avea piantato, cioè, tutto questo paese. E tu ti cercheresti delle grandezze! non cercarle; perciocchè ecco, io fo venir del male sopra ogni carne, dice il Signore; ma io ti darò l’anima tua per ispoglia, in tutti i luoghi ove tu andrai LA parola del Signore che fu indirizzata al profeta Geremia, contro alle nazioni. Quant’è all’Egitto, contro all’esercito di Faraone Neco, re di Egitto, ch’era sopra il fiume Eufrate, in Carchemis, il quale Nebucadnesar, re di Babilonia, sconfisse, l’anno quarto di Gioiachim, figliuolo di Giosia, re di Giuda. Apparecchiate lo scudo e la targa, e venite alla battaglia. Giugnete i cavalli a’ carri; e voi, cavalieri, montate a cavallo, e presentatevi con gli elmi; forbite le lance, mettetevi indosso le corazze. Perchè veggo io costoro spaventati, e messi in volta? i loro uomini prodi sono stati rotti, e si son messi in fuga, senza rivolgersi indietro; spavento è d’ogn’intorno, dice il Signore. Il leggier non fugga, e il prode non iscampi; verso il Settentrione, presso alla ripa del fiume Eufrate, son traboccati e caduti. Chi è costui che si alza a guisa di rivo, e le cui acque si commuovono come i fiumi? Questo è l’Egitto, che si è alzato a guisa di rivo, e le cui acque si son commosse come i fiumi; e ha detto: Io salirò, io coprirò la terra, io distruggerò le città, e quelli che abitano in esse. Salite, cavalli, e smaniate, carri; ed escano fuori gli uomini di valore; que’ di Cus, e que’ di Put, che portano scudi; e que’ di Lud, che trattano, e tendono archi. E questo giorno è al Signore Iddio degli eserciti un giorno di vendetta, da vendicarsi de’ suoi nemici; e la spada divorerà, e sarà saziata, e inebbriata del sangue loro; perciocchè il Signore Iddio degli eserciti fa un sacrificio nel paese di Settentrione, presso al fiume Eufrate. Sali in Galaad, e prendine del balsamo, o vergine, figliuola di Egitto; indarno hai usati medicamenti assai, non vi è guarigione alcuna per te Le genti hanno udita la tua ignominia, e il tuo grido ha riempiuta la terra; perciocchè il prode è traboccato sopra il prode; amendue son caduti insieme. La parola che il Signore pronunziò al profeta Geremia, intorno alla venuta di Nebucadnesar, re di Babilonia, per percuotere il paese di Egitto. Annunziate in Egitto, e bandite in Migdol, e pubblicate in Nof, e in Tafnes; dite: Presentati alla battaglia, e preparati; perciocchè la spada ha già divorati i tuoi luoghi circonvicini. Perchè sono stati atterrati i tuoi possenti? non son potuti star saldi, perciocchè il Signore li ha sospinti. Egli ne ha traboccati molti, ed anche l’uno è caduto sopra l’altro; ed han detto: Or su, ritorniamo al nostro popolo, e al nostro natio paese, d’innanzi alla spada di quel disertatore. Hanno quivi gridato: Faraone, re di Egitto, è ruinato; egli ha lasciata passar la stagione. Come io vivo, dice il Re, il cui nome è: Il Signor degli eserciti, colui verrà, a guisa che Tabor è fra i monti, e Carmel in sul mare. Fatti degli arnesi da cattività, o figliuola abitatrice di Egitto; perciocchè Nof sarà messa in desolazione, e sarà arsa, e non vi abiterà più alcuno. Egitto è una bellissima giovenca; ma dal Settentrione viene, viene lo scannamento. E benchè la gente che egli avea a suo soldo, fosse dentro di esso come vitelli di stia, pur si son messi in volta anch’essi, son fuggiti tutti quanti, non si sono fermati; perciocchè il giorno della lor calamità è sopraggiunto loro, il tempo della lor visitazione. La voce di esso uscirà, a guisa di quella della serpe; perciocchè coloro, cammineranno con poderoso esercito, e verranno contro a lui con iscuri, come tagliatori di legne. Taglieranno il suo bosco, dice il Signore, il cui conto non poteva rinvenirsi; perciocchè essi saranno in maggior numero che locuste, anzi saranno, innumerabili. La figliuola di Egitto è svergognata, è data in man del popolo di Settentrione. Il Signor degli eserciti, l’Iddio, d’Israele, ha detto; Ecco, io fo punizione della moltitudine di No, e di Faraone, e dell’Egitto, e de’ suoi dii, e de’ suoi re; di Faraone, e di quelli che si confidano in lui. E li darò in man di quelli che cercano l’anima loro, ed in man di Nebucadnesar re di Babilonia, ed in man de’ suoi servitori; ma dopo questo, l’Egitto sarà abitato, come ai dì di prima, dice il Signore. E tu, o Giacobbe, mio servitore, non temere; e tu, o Israele, non ispaventarti; perciocchè ecco, io ti salverò di lontan paese, e la tua progenie dal paese della sua cattività; e Giacobbe se ne ritornerà, e sarà in riposo, e in tranquillità, e non vi sarà alcuno che lo spaventi. Tu, Giacobbe, mio servitore, non temere, dice il Signore; perciocchè io son teco; perciocchè ben farò una finale esecuzione sopra le genti, dove ti avrò scacciato; ma sopra te non farò una finale esecuzione; anzi ti castigherò moderatamente; ma pur non ti lascerò del tutto impunito LA parola del Signore che fu indirizzata al profeta Geremia contro a’ Filistei, avanti che Faraone percotesse Gaza. Così ha detto il Signore: Ecco, delle acque salgono di Settentrione, e sono come un torrente che trabocca, e inonderanno la terra, e tutto quello ch’è in essa, le città, e i loro abitanti; e gli uomini grideranno, e tutti gli abitatori del paese urleranno. Per lo strepito del calpestio delle unghie de’ destrieri di esso, per lo romore de’ suoi carri, per lo fracasso delle sue ruote, i padri non si son rivolti a’ figliuoli, per la fiacchezza delle lor mani; per cagion del giorno che viene, per guastar tutti i Filistei, per isterminare a Tiro, e a Sidon, ogni rimanente di aiuto; perciocchè il Signore diserterà i Filistei, il rimanente dell’isola di Caftor. Raditura di capo è avvenuta a Gaza, Ascalon è perita, col rimanente della lor valle. Infino a quando ti farai tu delle tagliature addosso? Ahi spada del Signore! infino a quando non ti riposerai? ricogliti nel tuo fodero, riposati, e resta. Come ti riposeresti? conciossiachè il Signore le abbia data commessione, e l’abbia assegnata là, contro ad Ascalon, e contro al lito del mare QUANT’è a Moab, così ha detto il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele: Guai a Nebo! perciocchè è stata guasta; Chiriataim è stata confusa, e presa; la rocca è stata confusa, e spaventata. Non vi è più vanto per Moab in Hesbon; è stato macchinato contro a quella del male, dicendo: Venite, e distruggiamola, che non sia più nazione; anche tu, Madmen, perirai; la spada ti perseguiterà. Una voce di grido viene di Horonaim, voce di guasto, e di gran rotta. Moab è rotto, i suoi piccoli figliuoli hanno dati di gran gridi. Perciocchè un continuo pianto sale per la salita di Luhit; imperocchè hanno uditi i nemici, un grido di rotta, nella discesa di Horonaim. Fuggite, scampate le vostre persone, e sieno come un tamerice nel deserto. Perciocchè, perchè tu ti sei confidata nelle tue opere, e ne’ tuoi tesori, tu ancora sarai presa; e Chemos andrà in cattività, co’ suoi sacerdoti, e co’ suoi principi. E il guastatore entrerà in tutte le città, e niuna città scamperà; e la valle perirà, e la pianura sarà distrutta; perciocchè il Signore l’ha detto. Date dell’ale a Moab, ch’egli se ne voli via ratto; le sue città saranno messe in desolazione, senza che vi abiti più alcuno. Maledetto sia colui che farà l’opera del Signore rimessamente, e maledetto sia colui che divieterà la sua spada di spandere il sangue. Moab è stato in tranquillità fin dalla sua fanciullezza, e si è riposato sopra la sua feccia, e non è stato mai travasato, e non è andato in cattività; perciò il suo sapore gli è restato, e il suo odore non si è mutato. Perciò, ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io gli manderò de’ tramutatori, che lo tramuteranno di stanza, e vuoteranno i suoi vaselli, e spezzeranno i suoi barili. E Moab sarà confuso di Chemos, come la casa d’Israele è stata confusa di Betel, lor confidanza Come dite voi: Noi siam forti, ed uomini di valore per la guerra? Moab è deserto, e le sue città son perite, e la scelta de’ suoi giovani è scesa all’uccisione, dice il Re, il cui Nome è: Il Signor degli eserciti. La calamità di Moab è presta a venire, e il suo male si affretta molto. Condoletevi con lui, voi suoi circonvicini tutti; e voi tutti, che conoscete il suo nome, dite: Come è stato rotto lo scettro di fortezza, la verga di gloria? O figliuola abitatrice di Dibon, scendi del seggio di gloria, e siedi in luogo arido; perciocchè il guastatore di Moab è salito contro a te, egli ha disfatte le tue fortezze. O abitatrice di Aroer, fermati in su la strada, e riguarda; domanda colui che fugge, e colei che scampa; di’: Che cosa è avvenuto? Moab è confuso, perciocchè è stato rotto; urlate, e gridate; annunziate in su l’Arnon che Moab è stato guasto; e che il giudicio è venuto sopra la contrada della pianura, sopra Holon, e sopra Iasa, e sopra Mefaat; e sopra Dibon, e sopra Nebo, e sopra Bet-diblataim; e sopra Chiriataim, e sopra Bet-gamul, e sopra Bet-meon; e sopra Cheriot, e sopra Bosra, e sopra tutte le città del paese di Moab, lontane e vicine. Il corno di Moab è stato troncato, ed il suo braccio è stato rotto, dice il Signore. Inebbriatelo, perciocchè egli si è innalzato contro al Signore; e dibattasi Moab nel suo vomito, e sia in derisione anch’egli. Israele non ti è egli stato in derisione? è egli forse stato ritrovato fra i ladri, che ogni volta che tu parli di lui, tu ti commuovi tutto? Lasciate le città, ed abitate nella rocca, abitatori di Moab; e siate come una colomba, che si annida nel didentro della foce d’una grotta. Noi abbiamo intesa la superbia di Moab, grandemente superbo; il suo orgoglio, la sua superbia, e la sua alterezza, e l’innalzamento del suo cuore. Io ho conosciuto, dice il Signore, il suo furore; ma non sarà cosa ferma; le sue menzogne non produrranno nulla di stabile. Perciò, io urlerò per cagion di Moab, darò di gran gridi per cagion di tutto quanto Moab; ei si gemerà per que’ di Chir-heres. Io vi piangerò, o vigne di Sibma, del pianto di Iazer; le tue propaggini passavan di là dal mare, ed arrivavano infino al mare di Iazer; il guastatore si è avventato sopra i tuoi frutti di state, e sopra la tua vendemmia. E la letizia, e la festa è tolta dal campo fertile, e dal paese di Moab; ed io ho fatto venir meno il vino ne’ tini; non si pigerà più con grida da inanimare; le grida non saranno più grida da inanimare. Per lo grido di Hesbon, che è pervenuto infino ad Eleale, hanno messi i lor gridi infino a Iahas, e da Soar infino ad Horonaim, come una giovenca di tre anni; perciocchè anche le acque di Nimrim sono state ridotte in luoghi deserti. Ed io farò venir meno a Moab, dice il Signore, ogni uomo che offerisca sacrificio nell’alto luogo, e che faccia profumi a’ suoi dii. Per tanto, il mio cuore romoreggerà per Moab, a guisa di flauti; il mio cuore romoreggerà per la gente di Chir-heres, a guisa di flauti; perciò ancora il loro avanzo, ch’aveano fatto, perirà. Perciocchè ogni testa sarà pelata, ed ogni barba sarà rasa; sopra tutte le mani vi saranno delle tagliature, e de’ sacchi sopra i lombi. Sopra tutti i tetti di Moab, e nelle sue piazze, non vi sarà altro che cordoglio; perciocchè io ho rotto Moab, come un vaso del quale non si fa stima alcuna, dice il Signore. Urleranno, dicendo: Moab come è egli stato messo in rotta? come ha egli volte le spalle? egli è stato confuso, ed è stato in derisione, e in ispavento, a tutti quelli che sono d’intorno a lui. Perciocchè, così ha detto il Signore: Ecco, colui volerà come un’aquila, e spiegherà le sue ale contro a Moab. Cheriot è stata presa, e le fortezze sono state occupate; in quel giorno il cuor degli uomini prodi di Moab sarà come il cuore d’una donna, che è nella distrette del parto. E Moab sarà distrutto, talchè non sarà più popolo; perciocchè egli si è innalzato contro al Signore. Spavento, fossa, e laccio, ti soprastanno, o abitatore di Moab, dice il Signore. Chi fuggirà per lo spavento caderà nella fossa; e chi salirà fuor della fossa sarà preso col laccio; perciocchè io farò venir sopra lui, sopra Moab, l’anno della lor visitazione, dice il Signore. Quelli che fuggivano si son fermati all’ombra di Hesbon, perchè le forze son lor mancate; ma un fuoco è uscito di Hesbon, ed una fiamma di mezzo della città di Sihon, che ha consumati i principi di Moab, e la sommità del capo degli uomini di tumulto. Guai a te, Moab! il popolo di Chemos è perito; perciocchè i tuoi figliuoli sono andati in cattività, e le tue figliuole in servitù. Ma pure ancora io ritrarrò Moab di cattività negli ultimi giorni, dice il Signore. Fino a qui è il giudicio di Moab QUANT’è a’ figliuoli di Ammon, così ha detto il Signore: Israele non ha egli alcuni figliuoli? non ha egli alcuno erede? perchè si è Malcam messo in possesso di Gad, e si è il suo popolo stanziato nelle città di esso? Perciò, ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io farò udire in Rabba de’ figliuoli di Ammon lo stormo di guerra, ed ella sarà ridotta in un monte di ruine; e le città del suo territorio saranno arse col fuoco; ed Israele possederà quelli che l’aveano posseduto, ha detto il Signore. Urla, o Hesbon; perciocchè Ai è guasta; o città del territorio di Rabba, gridate, cingetevi di sacchi, fate cordoglio, e andate attorno lungo le chiusure; perciocchè Malcam andrà in cattività, insieme co’ suoi sacerdoti, e i suoi principi. Perchè ti glorii delle valli? la tua valle si è scolata, o figliuola ribelle, che ti confidavi ne’ tuoi tesori; che dicevi: Chi verrà contro a me? Ecco, io fo venir sopra te d’ogn’intorno di te lo spavento, dice il Signore Iddio degli eserciti; e voi sarete scacciati, chi qua, chi là; e non vi sarà alcuno che raccolga gli erranti. Ma pure, dopo queste cose, io ritrarrò di cattività i figliuoli di Ammon, dice il Signore QUANT’è ad Edom, il Signor degli eserciti ha detto così: Non vi è egli più sapienza alcuna in Teman? il consiglio è egli venuto meno agl’intendenti? la lor sapienza è ella marcita? Fuggite, o abitanti di Dedan; hanno volte le spalle, e si son riparati in luoghi segreti e profondi, per dimorarvi, perciocchè io ho fatta venir sopra Esaù la sua ruina, il tempo nel quale io voglio visitarlo. Se ti fosser sopraggiunti dei vendemmiatori, non ti avrebbero essi lasciati alcuni grappoli? se de’ ladri fosser venuti contro a te di notte, non avrebbero essi predato quanto fosse lor bastato? Ma io ho frugato Esaù, io ho scoperti i suoi nascondimenti, ed egli non si è potuto occultare; la sua progenie, e i suoi fratelli, e i suoi vicini, son deserti, ed egli non è più. Lascia i tuoi orfani, io li nudrirò; e confidinsi le tue vedove in me. Perciocchè, così ha detto il Signore: Ecco, coloro a’ quali non si apparteneva di ber della coppa, ne hanno pur bevuto; e tu sarestine pure esente? tu non ne sarai esente; anzi del tutto ne berrai. Conciossiachè io abbia giurato per me stesso, dice il Signore, che Bosra sarà messa in desolazione, in vituperio, in disertamento, ed in maledizione; e che tutte le sue città saranno ridotte in deserti in perpetuo. Io ho udito un grido da parte del Signore, e un messo è stato mandato fra le genti, per dire: Adunatevi, e venite contro ad essa, e levatevi per venire a battaglia. Perciocchè, ecco, io ti ho fatto piccolo fra le nazioni, sprezzato fra gli uomini. La tua fierezza, e la superbia del cuor tuo ti hanno ingannato, o tu, che abiti nelle fessure delle rocce, che occupi la sommità degli alti colli; avvegnachè tu avessi elevato il tuo nido a guisa dell’aquila, pur ti gitterò giù di là, dice il Signore. Ed Edom sarà messo in desolazione; chiunque passerà presso di esso sarà attonito, e zufolerà, per tutte le sue piaghe. Siccome Sodoma, e Gomorra, e le città lor vicine, furono sovvertite, ha detto il Signore; così non abiterà più quivi alcun uomo, e niun figliuol d’uomo vi dimorerà. Ecco, colui salirà come un leone, più violentemente che la piena del Giordano, contro all’abitacolo forte; perciocchè io lo farò muovere, e lo farò correre sopra l’Idumea; e chi è valente uomo scelto? ed io lo rassegnerò contro a lei; perciocchè, chi è pari a me? e chi mi sfiderà? e chi è il pastore che possa star fermo dinanzi a me? Perciò, ascoltate il consiglio del Signore, ch’egli ha preso contro all’Idumea, e i pensieri ch’egli ha divisati contro agli abitatori di Teman: Se i più piccoli della greggia non li strascinano; se la lor mandra non è deserta insieme con loro. La terra ha tremato per lo suon della lor caduta; il suono n’è andato fino al Mar rosso; il grido di essa è stato quivi udito. Ecco, colui salirà, e volerà come un’aquila, e spiegherà le sue ale contro a Bosra; e il cuor degli uomini prodi di Edom in quel giorno sarà come il cuor d’una donna che è nella distretta del parto QUANT’è a Damasco, Hamat ed Arpad sono confuse; si struggono, perciocchè hanno udita una mala novella; vi è spavento nella marina; ella non può racquetarsi. Damasco è fiacca, si è messa in volta per fuggire, e tremito l’ha colta; distretta e dolori l’hanno occupata, come la donna che partorisce. Come non è stata risparmiata la città famosa, la città della mia allegrezza? I suoi giovani adunque caderanno nelle sue piazze, e tutta la gente di guerra in quel giorno sarà distrutta, dice il Signor degli eserciti. Ed io accenderò un fuoco nelle mura di Damasco, che consumerà i palazzi di Ben-hadad QUANT’è a Chedar, ed a’ regni di Hasor, i quali Nebucadnesar, re di Babilonia, percosse, il Signore ha detto così: Levatevi, salite contro a Chedar, e guastate gli Orientali. Essi se ne torranno via le lor tende, e le lor gregge; se ne porteran via i lor teli, e tutti i loro arnesi, e ne meneranno i lor cammelli; e d’ogn’intorno daranno contro a loro gridi di spavento. Fuggite, dileguatevi ben lungi; riducetevi in luoghi segreti e profondi, per dimorarvi, o abitanti di Hasor, dice il Signore; perciocchè Nebucadnesar, re di Babilonia, ha preso un consiglio contro a voi, ed ha divisato contro a voi un pensiero. Levatevi, salite contro alla nazione pacifica, che abita in sicurtà, dice il Signore; ella non ha nè porte, nè sbarre; abitano in disparte. E i lor cammelli saranno in preda, e la moltitudine del lor bestiame in ruberia; ed io dispergerò a tutti i venti quelli che si radono i canti delle tempie; e farò venire la lor calamità da ogni lor lato, dice il Signore. Ed Hasor diverrà un ricetto di sciacalli un luogo deserto in perpetuo: uomo alcuno non vi abiterà, e niun figliuolo d’uomo vi dimorerà LA parola del Signore che fu indirizzata al profeta Geremia contro ad Elam, nel principio del regno di Sedechia, re di Giuda, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Ecco, io rompo l’arco di Elam, che è la lor principal forza. E farò venire contro agli Elamiti i quattro venti, dalle quattro estremità del cielo, e li dispergerò a tutti questi venti; e non vi sarà nazione alcuna alla quale non pervengano degli scacciati di Elam. Ed io spaurirò gli Elamiti dinanzi a’ lor nemici, e dinanzi a quelli che cercano l’anima loro; e farò venir sopra loro del male, l’ardor della mia ira, dice il Signore; e manderò dietro a loro la spada, finchè io li abbia consumati. E metterò il mio trono in Elam, e ne farò perire re e principi, dice il Signore. Ma pure, negli ultimi tempi avverrà che io ritrarrò gli Elamiti di cattività, dice il Signore LA parola che il Signore pronunziò contro a Babilonia, contro al paese de’ Caldei, per lo profeta Geremia. Annunziate fra le genti, e bandite, ed alzate la bandiera; banditelo, nol celate; dite: Babilonia è stata presa, Bel è confuso, Merodac è rotto in pezzi; le sue immagini sono confuse, i suoi idoli son rotti in pezzi. Perciocchè una nazione è salita contro a lei dal Settentrione, la quale metterà il paese di quella in desolazione, e non vi sarà più alcuno che abiti in lei; uomini, e bestie si son dileguati, se ne sono andati via. In que’ giorni, ed in quel tempo, dice il Signore, i figliuoli d’Israele, ed i figliuoli di Giuda verranno, tutti insieme, e andranno piangendo, e ricercheranno il Signore Iddio loro. Domanderanno di Sion; per la via avranno volte là le facce; diranno: Venite, e congiungetevi al Signore per un patto eterno, che giammai non si dimentichi. Il mio popolo è stato a guisa di pecore smarrite; i lor pastori le hanno fatte andare errando, le han traviate su per li monti; sono andate di monte in colle, hanno dimenticata la lor mandra. Tutti coloro che le hanno trovate le han divorate; e i lor nemici hanno detto: Noi non saremo colpevoli di misfatto; conciossiachè abbiano peccato contro al Signore, abitacolo di giustizia, e contro al Signore, speranza de’ lor padri. Fuggite del mezzo di Babilonia, ed uscite del paese de’ Caldei; e siate come becchi dinanzi alla greggia Perciocchè, ecco, io eccito, e fo levare contro a Babilonia una raunanza di grandi nazioni del paese di Settentrione; ed esse ordineranno la battaglia contro a lei, e sarà presa; le lor saette saranno come d’un valente, ed intendente saettatore che non ritorna a vuoto. E la Caldea sarà in preda; tutti quelli che la prederanno saranno saziati, dice il Signore. Perciocchè voi vi siete rallegrati; perciocchè voi avete trionfato, rubando la mia eredità; perciocchè voi avete ruzzato a guisa di vitella che pastura fra l’erbetta tenera, e avete annitrito come destrieri. La madre vostra è grandemente confusa; quella che vi ha partoriti è svergognata; ecco, è l’ultima delle nazioni, un deserto, un luogo arido, ed una solitudine. Per l’indegnazione del Signore, ella non sarà più abitata, anzi sarà tutta desolata; chiunque passerà presso di Babilonia sarà attonito, e zufolerà, per tutte le sue piaghe. Ordinate l’assalto contro a Babilonia d’ogni intorno, o voi arcieri tutti; saettate contro a lei, non risparmiate le saette; perciocchè ella ha peccato contro al Signore. Date di gran gridi contro a lei d’ogn’intorno; ella porge le mani; i suoi fondamenti caggiono, e le sue mura son diroccate; perciocchè questa è la vendetta del Signore; prendete vendetta di lei; fatele siccome ella ha fatto. Sterminate di Babilonia il seminatore, e colui che tratta la falce nel tempo della mietitura; ritorni ciascuno al suo popolo, e fuggasene ciascuno al suo paese, d’innanzi alla spada dello sforzatore. Israele è stato una pecorella smarrita, i leoni l’hanno cacciata; il primo che la divorò fu il re d’Assiria; ma quest’ultimo, cioè, Nebucadnesar, re di Babilonia, le ha tritate le ossa. Perciò, il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, ha detto così: Ecco, io farò punizione del re di Babilonia, e del suo paese, siccome ho fatta punizione del re di Assiria. E ricondurrò Israele alla sua mandra, ed egli pasturerà in Carmel, ed in Basan; e l’anima sua sarà saziata nel monte di Efraim, e di Galaad. In quei giorni, e in quel tempo, dice il Signore, si cercherà l’iniquità d’Israele, ma non sarà più; e i peccati di Giuda, ma non si ritroveranno più: perciocchè io perdonerò a quelli che avrò lasciati di resto Sali contro al paese di Merataim, e contro agli abitanti di Pecod; deserta, e distruggi ogni cosa dietro a loro, dice il Signore; e fa’ secondo tutto ciò che io ti ho comandato. Vi è un grido di guerra nel paese, ed una gran rotta. Come è stato mozzato, e rotto il martello di tutta la terra? come è stata Babilonia ridotta in desolazione fra le genti? Io ti ho incapestrata, o Babilonia, e tu sei stata presa, senza che tu l’abbia saputo; tu sei stata trovata, ed anche colta; perciocchè tu hai combattuto col Signore. Il Signore ha aperta la sua armeria, ed ha tratte fuori l’armi della sua indegnazione; perciocchè questa è un’opera, che il Signore Iddio degli eserciti vuole eseguire nel paese dei Caldei. Venite contro a lei dall’estremità del mondo, aprite le sue aie; calcatela come delle manelle di biade, e distruggetela; non restine alcun rimanente. Ammazzate con la spada tutti i suoi giovenchi, scendano al macello; guai a loro! perciocchè il giorno loro è venuto, il tempo della lor visitazione. Vi è una voce di genti che fuggono, e scampano dal paese di Babilonia, per annunziare in Sion la vendetta del Signore Iddio nostro, la vendetta del suo Tempio. Radunate a grida gran numero di genti contro a Babilonia; voi tutti che tirate dell’arco, accampatevi contro a lei d’ogn’intorno; niuno ne scampi; rendetele la retribuzione delle sue opere; secondo tutto ciò ch’ella ha fatto, fatele altresì; perciocchè ella è superbita contro al Signore, contro al Santo d’Israele. Perciò i suoi giovani caderanno nelle sue piazze, e tutti i suoi guerrieri saranno distrutti in quel giorno, dice il Signore. Eccomiti, o superba, dice il Signore Iddio degli eserciti; perciocchè il tuo giorno è venuto, il tempo che io ti visiterò. E la superbia traboccherà, e caderà, e non vi sarà alcuno che la rilevi; ed io accenderò un fuoco nelle sue città, che consumerà tutti i suoi luoghi circonvicini Così ha detto il Signor degli eserciti: I figluioli d’Israele, e i figliuoli di Giuda, sono tutti quanti oppressati; tutti quelli che li hanno menati prigioni li ritengono, hanno ricusato di lasciarli andare. Il lor Redentore è forte, il suo Nome è: Il Signor degli eserciti; egli di certo dibatterà la lor querela, per commuovere la terra, e per mettere in turbamento gli abitatori di Babilonia. La spada soprasta a’ Caldei, dice il Signore, ed agli abitatori di Babilonia, ed a’ suoi principi, ed a’ suoi savi. La spada soprasta a’ bugiardi indovini d’essa, e ne smanieranno; la spada soprasta agli uomini prodi di essa, e ne saranno spaventati. La spada, soprasta a’ suoi cavalli, ed a’ suoi carri, ed a tutto il popolo mischiato, che è in mezzo di essa, e diverranno come donne; la spada soprasta a’ suoi tesori, e saranno predati. Disseccamento soprasta alle sue acque, e saranno asciutte, perciocchè ella è un paese di sculture, ed essi sono insensati intorno agl’idoli. Perciò, le fiere, de’ deserti avranno in essa la loro stanza, insieme co’ gufi; e l’ulule vi dimoreranno; e non sarà giammai più abitata; e giammai, per niuna età, non vi si dimorerà più. Siccome Iddio sovvertì Sodoma, Gomorra, e le città lor vicine, dice il Signore; così non abiterà più quivi uomo alcuno, e niun figliuol d’uomo vi dimorerà più. Ecco, un popolo viene di Settentrione, ed una gran nazione; e re possenti si muovono dal fondo della terra. Impugneranno l’arco e la lancia; sono crudeli, senza pietà; la voce loro romoreggerà come il mare, e cavalcheranno sopra cavalli; saranno in ordine, a guisa d’uomini prodi, per la battaglia, contro a te, o figliuola di Babilonia. Il re di Babilonia ne ha udito il grido, e le sue mani ne son divenute fiacche; angoscia l’ha occupato; dolore, come di donna che partorisce. Ecco, colui salirà a guisa di leone, più violentemente che la piena del Giordano, contro all’abitacolo forte; perciocchè io lo farò correre sopra essa; e chi è valent’uomo scelto? ed io lo rassegnerò contro ad essa. Perciocchè, chi è pari a me? e chi mi sfiderà? e chi è il pastore che possa star fermo davanti a me? Perciò, ascoltate il consiglio del Signore, ch’egli ha preso contro a Babilonia; e i pensieri ch’egli ha divisati contro al paese de’ Caldei: Se i più piccoli della greggia non li trascinano; se la lor mandra non è deserta insieme con loro. La terra ha tremato per lo romore della presa di Babilonia, e il grido se n’è udito fra le genti Così ha detto il Signore: Ecco, io fo levare contro a Babilonia, e contro a quelli che abitano nel cuor de’ miei nemici, un vento disertante. E manderò contro a Babilonia degli sventolatori, che la sventoleranno, e vuoteranno il suo paese; perciocchè, nel giorno della calamità, saranno sopra lei d’ogn’intorno. Tenda l’arciero l’arco contro a chi tende l’arco, e contro a colui che si rizza nella sua corazza; e non risparmiate i giovani di essa, distruggete tutto il suo esercito. E caggiano uccisi nel paese de’ Caldei, e trafitti nelle piazze di Babilonia. Perciocchè Israele, e Giuda, non è lasciato vedovo dall’Iddio suo, dal Signor degli eserciti, dal Santo d’Israele; benchè il lor paese sia pieno di misfatti. Fuggite di mezzo di Babilonia, e scampi ciascun di voi l’anima sua; non fate sì che periate nell’iniquità d’essa; perciocchè questo è il tempo della vendetta del Signore; egli le rende la sua retribuzione. Babilonia è stata una coppa d’oro nella mano del Signore, che ha inebbriata tutta la terra; le genti hanno bevuto del suo vino; e però son divenute forsennate. Babilonia è caduta di subito, ed è stata rotta in pezzi; urlate sopra lei, prendete del balsamo per la sua doglia, forse guarirà. Noi abbiam medicata Babilonia, ma non è guarita; lasciatela, e andiamocene ciascuno al suo paese; perciocchè il suo giudicio è arrivato infino al cielo, e si è alzato infino alle nuvole. Il Signore ha prodotte le nostre ragioni; venite, e raccontiamo in Sion l’opera del Signore Iddio nostro. Forbite le saette, imbracciate le targhe; il Signore ha eccitato lo spirito dei re di Media; perciocchè il suo pensiero è contro a Babilonia, per distruggerla; conciossiachè questa sia la vendetta del Signore, la vendetta del suo Tempio. Alzate pur la bandiera sopra le mura di Babilonia, rinforzate la guernigione, ponete le guardie, ordinate gli agguati; perciocchè il Signore ha presa una deliberazione, ed anche ha eseguito ciò ch’egli ha detto contro agli abitanti di Babilonia. O tu, che abiti sopra grandi acque, abbondante in tesori, il tuo fine è venuto, il colmo della tua avarizia. Il Signor degli eserciti ha giurato per sè stesso, dicendo: Se io non ti riempio d’uomini, come di bruchi; e se essi non dànno grida da inanimare contro a te. Egli è quel che ha fatta la terra con la sua forza, che ha stabilito il mondo con la sua sapienza, ed ha distesi i cieli col suo intendimento. Tosto ch’egli dà fuori la sua voce, vi è un romore d’acque nel cielo; egli fa salir vapori dalle estremità della terra, e fa lampi per la pioggia, e trae il vento fuor de’ suoi tesori. Ogni uomo è insensato per scienza; ogni orafo è renduto infame per le sculture; perciocchè le sue statue di getto sono una falsità, e non vi è alcuno spirito in loro. Son vanità, lavoro d’inganno; periranno nel tempo della lor visitazione. Colui che è la parte di Giacobbe non è come queste cose; perciocchè egli è il formator d’ogni cosa, ed esso è la tribù della sua eredità; il Nome suo è: Il Signor degli eserciti. Tu mi sei stato un martello, e strumenti di guerra; e con te ho fiaccate le nazioni, e con te ho distrutti i regni; e con te ho fiaccati i cavalli, e quelli che li cavalcavano; e con te ho fiaccati i carri, e quelli ch’eran montati sopra. E con te ho fiaccati gli uomini, e le donne; e con te ho fiaccati i vecchi, e i fanciulli; e con te ho fiaccati i giovani, e le vergini. E con te ho fiaccati i pastori, e le lor mandre; e con te ho fiaccati i lavoratori, e i lor buoi accoppiati; e con te ho fiaccati i duci, ed i satrapi. Ma io farò a Babilonia, ed a tutti gli abitatori di Caldea, la retribuzione di tutta la lor malvagità, che hanno usata inverso Sion, nel vostro cospetto, dice il Signore. Eccomiti, o monte distruttore, dice il Signore, che distruggi tutta la terra; e stenderò la mia mano contro a te, e ti rotolerò giù dalle rocce, e ti ridurrò in un monte d’incendio. E non si torrà da te nè pietra da cantone, nè pietra da fondamenti; perciocchè tu sarai desolazioni perpetue, dice il Signore. Alzate la bandiera nella terra, sonate la tromba fra le genti, mettete in ordine le nazioni contro a lei, radunate a grida contro a lei i regni di Ararat, di Minni, e di Aschenaz; costituite contro a lei un capitano, fate salir cavalli, a guisa di bruchi pilosi. Mettete in ordine le genti contro a lei, i re di Media, i suoi duci, e tutti i suoi principi, e tutto il paese del suo imperio. E tremi la terra, e sia angosciata; perciocchè tutti i pensieri del Signore saranno messi ad effetto contro a Babilonia, per ridurre il paese di Babilonia in deserto, senza che niuno vi abiti più. Gli uomini prodi di Babilonia si son rimasti di combattere, si son ritenuti nelle fortezze; la lor forza è venuta meno, sono stati come donne; le abitazioni di quella sono state arse, le sue sbarre sono state rotte. Un corriere correrà incontro all’altro corriere, ed un messo incontro all’altro messo, per rapportare al re di Babilonia che la sua città è presa da un capo; e che i guadi sono stati occupati, e che le giuncaie sono state arse col fuoco, e che gli uomini di guerra sono stati spaventati; perciocchè il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, ha detto così: La figliuola di Babilonia è come un’aia; egli è tempo di trebbiarla; fra qui a poco le verrà il tempo della mietitura. Nebucadnesar, re di Babilonia, mi ha divorata, mi ha tritata, mi ha ridotta ad esser come un vaso vuoto, mi ha inghiottita come un dragone, ha empiuto il suo ventre delle mie delizie, mi ha scacciata. La violenza che mi e stata fatta, e la mia carne, è sopra Babilonia, dirà l’abitatrice di Sion; e il mio sangue è sopra gli abitatori di Caldea, dirà Gerusalemme. Perciò, così ha detto il Signore: Ecco, io dibatterò la tua querela, e farò la tua vendetta; ed asciugherò il mar di quella, e disseccherò la sua fonte. E Babilonia sarà ridotta in monti di ruine, in ricetto di sciacalli, in istupore, e in zufolo, senza che vi abiti più alcuno. Essi ruggeranno tutti insieme come leoncelli, fremeranno come leoncini di leonesse. Io farò che i lor conviti si riscalderanno nel modo usato, e li farò inebbriare, acciocchè facciano gran festa, e dormano un eterno sonno, senza risvegliarsi mai, dice il Signore. Io li farò scendere al macello, come agnelli, come montoni, e becchi. Come è stata presa Sesac, ed è stata occupata colei ch’era il vanto di tutta la terra? come è stata ridotta Babilonia in istupore fra le genti? Il mare è salito sopra Babilonia, ella è stata coperta con la moltitudine delle sue onde. Le sue città sono state ridotte in desolazione, in paese arido, e in deserto; in terra tale, che in quelle non abiterà giammai alcuno, e per quelle non passerà giammai alcun figliuolo d’uomo. Ed io farò punizione di Bel in Babilonia, e gli trarrò dalla gola ciò ch’egli ha trangugiato; e le nazioni non accorreranno più a lui; le mura di Babilonia eziandio caderanno. O popol mio, uscite di mezzo di quella, e scampi ciascun di voi la sua persona d’innanzi all’ardor dell’ira del Signore. E guardatevi che talora il vostro cuore non si avvilisca, e che voi non siate spaventati per le novelle che si udiranno nel paese; quando novelle verranno un anno, e dopo quello altre novelle un altro anno; e vi sarà violenza nel paese, dominatore contro a dominatore. Ecco dunque, i giorni vengono che io farò punizione delle sculture di Babilonia, e tutto il paese di essa sarà confuso, e tutti i suoi uccisi caderanno in mezzo di essa. E i cieli, e la terra, e tutto ciò ch’è in essi, giubileranno di Babilonia; perciocchè di Settentrione le saranno venuti i distruttori, dice il Signore. Siccome Babilonia è stata per far cadere gli uccisi d’Israele, così caderanno a Babilonia gli uccisi di tutta la terra. O voi che siete scampati dalla spada, andate, non restate; ricordatevi da lungi del Signore, e Gerusalemme vi venga al cuore. Noi siamo confusi, perciocchè abbiamo udito vituperio; ignominia ci ha coperta la faccia, perciocchè gli stranieri son venuti contro a’ luoghi santi della Casa del Signore. Perciò, ecco i giorni vengono, dice il Signore, che io farò punizione delle sculture di quella, e per tutto il suo paese gemeranno uomini feriti a morte. Avvegnachè Babilonia fosse salita in cielo, ed avesse fortificati i luoghi altissimi per sua fortezza, pur le verranno i distruttori da parte mia, dice il Signore. S’intende una voce di strido da Babilonia, e una gran rotta dal paese de’ Caldei. Perciocchè il Signore distrugge Babilonia, e fa perir d’essa il suo grande strepito; e le onde di coloro romoreggeranno, lo stormo delle lor grida risonerà a guisa di grandi acque. Perciocchè sopra lei, sopra Babilonia, è venuto il distruttore, e gli uomini valorosi di essa sono stati presi, i loro archi sono stati spezzati; perciocchè il Signore è l’Iddio delle retribuzioni; egli non manca di rendere il giusto pagamento. Ed io inebbrierò i principi di quella, e i suoi savi; i suoi duci, e i suoi satrapi, e i suoi uomini prodi, sì che dormiranno un sonno perpetuo, e non si risveglieranno giammai, dice il Re, il cui Nome è: Il Signor degli eserciti. Così ha detto il Signor degli eserciti: Le larghe mura di Babilonia saranno spianate infino al suolo, e le sue alte porte saranno arse col fuoco; e i popoli avranno lavorato invano, e le nazioni a pro del fuoco, e si saranno stancati La parola della quale il profeta Geremia diede commessione a Seraia, figliuolo di Neria, figliuolo di Maaseia, quando egli andò da parte di Sedechia, re di Giuda, in Babilonia, l’anno quarto del regno di esso. Or Seraia era il gran cameriere. Geremia adunque scrisse in un libro tutto il male, ch’era per avvenire a Babilonia; cioè, tutte queste parole scritte contro a Babilonia. Poi Geremia disse a Seraia: Quando tu sarai arrivato in Babilonia, e l’avrai veduta, leggi tutte queste parole. E di’: O Signore, tu hai parlato contro a questo luogo, che tu lo distruggeresti, sì che non vi dimorerebbe più nè uomo, nè bestia; anzi che sarebbe ridotto in desolazioni perpetue. E quando tu avrai fornito di legger questo libro, lega una pietra sopra esso, e gettalo in mezzo dell’Eufrate, e di’: Così sarà affondata Babilonia, e non risorgerà giammai, per lo male che io fo venir sopra lei; onde ogni forza mancherà loro. Fin qui sono le parole di Geremia SEDECHIA era d’età di ventun anno, quando cominciò a regnare, e regnò in Gerusalemme undici anni. E il nome di sua madre era Hamutal, figliuola di Geremia da Libna. Ed egli fece quel che dispiace al Signore, del tutto come Gioiachim avea fatto. Perciocchè l’ira del Signore si accrebbe vie più contro a Gerusalemme, e contro a Giuda, fin là, che li scacciò dal suo cospetto. E Sedechia si ribellò contro al re di Babilonia. Laonde l’anno nono del suo regno, nel decimo giorno del decimo mese, Nebucadnesar, re di Babilonia, venne sopra Gerusalemme, con tutto il suo esercito, e vi si pose a campo, e fabbricò delle bastie contro ad essa, intorno intorno. E la città fu assediata infino all’anno undecimo del re Sedechia. Nel nono giorno del quarto mese, essendo la fame grave nella città, talchè non vi era più pane per lo popolo del paese; ed essendo i Caldei penetrati dentro alla città, tutta la gente di guerra se ne fuggì, e uscì di notte della città, per la via della porta d’infra le due mura, ch’era volta verso l’orto del re, essendo i Caldei sopra la città d’ogn’intorno; e se ne andavano traendo verso il deserto. Ma l’esercito de’ Caldei perseguitò il re, e raggiunse Sedechia nelle campagne di Gerico; e tutto il suo esercito si disperse d’appresso a lui. Ed i Caldei presero il re, e lo menarono al re di Babilonia, in Ribla, nel paese di Hamat; ed egli gli pronunziò la sua sentenza. Ed il re di Babilonia fece scannare i figliuoli di Sedechia, davanti ai suoi occhi; fece eziandio scannare tutti i principi di Giuda, in Ribla. E fece abbacinar gli occhi a Sedechia, e lo fece legar di due catene di rame; e il re di Babilonia lo menò in Babilonia, e lo mise in prigione, ove stette infino al giorno della sua morte E nel decimo giorno del quinto mese, nell’anno diciannovesimo del re Nebucadnesar, re di Babilonia, Nebuzaradan, capitano delle guardie, ministro ordinario di casa del re di Babilonia, essendo entrato in Gerusalemme, arse la Casa del Signore, e la casa del re, e tutte le case di Gerusalemme; in somma, arse col fuoco tutte le case grandi. E tutto l’esercito de’ Caldei, ch’era col capitano delle guardie, disfece tutte le mura di Gerusalemme d’ogn’intorno. E Nebuzaradan, capitano delle guardie, menò in cattività de’ più poveri del popolo, e il rimanente del popolo ch’era restato nella città, e quelli ch’erano andati ad arrendersi al re di Babilonia, e il rimanente del popolazzo. Ma pur Nebuzaradan, capitano delle guardie, lasciò alcuni de’ più poveri del paese, per esser vignaiuoli, e lavoratori. Ed i Caldei spezzarono le colonne di rame, ch’erano nella Casa del Signore, e i basamenti, e il mar di rame, ch’era nella Casa del Signore; e ne portarono tutto il rame in Babilonia. Ne portarono eziandio le caldaie, e le palette, e le forcelle, e i bacini, e le coppe, e tutti gli arredi di rame, co’ quali si faceva il servigio. Il capitano delle guardie ne portò eziandio i vasi, e i turiboli, e i bacini, e i calderotti, e i candellieri, e le tazze, e i nappi; ciò ch’era d’oro a parte, e ciò ch’era d’argento a parte. Quant’è alle due colonne, al mare, e a’ dodici buoi di rame che vi erano sotto, a guisa di basamenti, le quali cose il re Salomone avea fatte per la Casa del Signore, il peso del rame di tutti que’ lavori era senza fine. Ora, quant’è alle colonne, l’una d’esse era alta diciotto cubiti, ed un filo di dodici cubiti la circondava; e la sua spessezza era di quattro dita, ed era vuota. E sopra essi vi era un capitello di rame, e l’altezza del capitello era di cinque cubiti; vi era ancora sopra il capitello d’ogn’intorno una rete, e delle melegrane; il tutto di rame; le medesime cose erano ancora nell’altra colonna, insieme con le melegrane. E le melegrane, per ciascun lato, erano novantasei; tutte le melegrane sopra la rete d’ogn’intorno erano in numero di cento Oltre a ciò, il capitano delle guardie prese Seraia, primo sacerdote, e Sofonia, secondo sacerdote, e i tre guardiani della soglia. Prese eziandio, e ne menò dalla città un eunuco, ch’era commessario della gente di guerra; e sette uomini de’ famigliari del re, che furono trovati nella città; e il principale segretario di guerra, il quale faceva le rassegne del popolo del paese, che si trovarono dentro alla città. Nebuzaradan adunque, capitano delle guardie, li prese, e li menò al re di Babilonia, in Ribla. Ed il re di Babilonia li percosse, e li fece morire in Ribla, nel paese di Hamat. Così Giuda fu menato in cattività fuor della sua terra. Questo è il popolo che Nebucasnesar menò in cattività: l’anno settimo del suo regno ne menò tremila ventitrè Giudei. L’anno diciottesimo del suo regno, menò in cattività di Gerusalemme, ottocentrentadue anime; l’anno ventesimoterzo di Nebucadnesar, Nebuzaradan, capitano delle guardie, menò in cattività settecenquarantacinque anime di Giudei. Tutte le anime furono quattromila seicento Or l’anno trentasettesimo della cattività di Gioiachin, re di Giuda, nel venticinquesimo giorno del duodecimo mese, Evilmerodac, re di Babilonia, nell’istesso anno ch’egli cominciò a regnare, facendo la rassegna della sua casa, vi mise Gioiachin, re di Giuda, e lo trasse fuor di prigione. E parlò benignamente con lui, e innalzò il suo seggio sopra il seggio degli altri re ch’erano con lui in Babilonia. E gli mutò i suoi vestimenti di prigione, ed egli mangiò del continuo in presenza del re, tutto il tempo della vita sua. E del continuo gli era dato, giorno per giorno, il suo piatto, da parte del re di Babilonia, tutto il tempo della vita sua, infino al giorno della sua morte COME siede solitaria, ed è divenuta simile ad una vedova, La città piena di popolo! Come è divenuta tributaria Quella ch’era grande fra le genti, signora fra le provincie! Ella piange continuamente di notte, e le sue lagrime son sopra le sue guance; Ella non ha alcuno, fra tutti i suoi amanti, che la consoli; Tutti i suoi intimi amici si son portati dislealmente inverso lei, Le son divenuti nemici. La nazione di Giuda è andata fuori del suo paese, Per l’afflizione, e per la gravezza della servitù; Ella dimora fra le genti, non trova riposo; Tutti i suoi persecutori l’hanno sorpresa nelle distrette. Le strade di Sion fanno cordoglio; Perciocchè non viene più alcuno alle feste solenni; Tutte le sue porte son deserte, i suoi sacerdoti sospirano, Le sue vergini sono addolorate, ed essa è in amaritudine. I suoi nemici sono stati posti in capo, I suoi avversari son prosperati; Perciocchè il Signore l’ha afflitta, per la moltitudine de’ suoi misfatti; I suoi piccoli fanciulli son iti in cattività davanti al nemico. E tutta la gloria della figliuola di Sion è uscita fuor di lei; I suoi principi sono stati come cervi, Che non trovan pastura; E son camminati tutti spossati davanti al persecutore. Gerusalemme, a’ dì della sua afflizione, e de’ suoi esilii, Si è ricordata di tutte le sue care cose ch’erano state ab antico; Allora che il suo popolo cadeva per la mano del nemico, Senza che alcuno la soccorresse; I nemici l’hanno veduta, e si son beffati delle sue desolazioni. Gerusalemme ha commesso peccato, e però è stata in ischerno; Tutti quelli che l’onoravano l’hanno avuta a vile; Perciocchè hanno vedute le sue vergogne; Anch’essa ne ha sospirato, e si è rivolta indietro. La sua lordura è stata ne’ suoi lembi; non si è ricordata della sua fine; È maravigliosamente scaduta; non ha alcuno che la consoli; Signore, riguarda alla mia afflizione; Perciocchè il nemico si è innalzato. Il nemico ha stesa la mano sopra tutte le care cose di essa; Perciocchè ella ha vedute entrar le genti nel suo santuario, Delle quali tu avevi comandato: Non entrino nella tua raunanza. Tutto il popolo di essa geme, cercando del pane; Hanno date le lor cose più preziose per del cibo, Da ristorarsi l’anima; Signore, vedi, e riguarda; perciocchè io sono avvilita O viandanti tutti, questo non vi tocca egli punto? Riguardate, e vedete, se vi è doglia pari alla mia doglia, Ch’è stata fatta a me, Che il Signore ha afflitta nel giorno dell’ardor della sua ira. Egli ha da alto mandato un fuoco nelle mie ossa, Il quale si è appreso in esse; Egli ha tesa una rete a’ miei piedi, egli mi ha fatta cadere a rovescio; Egli mi ha renduta desolata e dolorosa tuttodì. Il giogo de’ miei misfatti è stato aggravato dalla sua mano; Quelli sono stati attorti, e mi sono stati posti in sul collo; Egli ha fatta traboccar la mia forza; Il Signore mi ha messa nelle mani di tali, che non posso rilevarmi. Il Signore ha atterrati tutti i miei possenti uomini in mezzo di me; Egli ha bandito contro a me un termine assegnato, Per rompere i miei giovani; Il Signore ha calcato, come in un tino, la vergine figliuola di Giuda. Per queste cose piango; l’occhio, l’occhio mio si strugge in acqua; Perciocchè ogni consolatore, che mi ristori l’anima, si è allontanato da me; I miei figliuoli son deserti; Perciocchè il nemico è stato vittorioso. Sion distribuisce il pane a sè stessa con le sue proprie mani; Non ha niuno che la consoli. Il Signore ha data commessione contro a Giacobbe; I suoi nemici son d’intorno a lui; Gerusalemme è in mezzo di essi come una donna immonda. Il Signore è giusto; Perciocchè io sono stata ribelle alla sua bocca. Deh! ascoltate, e vedete la mia doglia, o popoli tutti; Le mie vergini, e i miei giovani, sono andati in cattività. Io ho chiamati i miei amanti, ma essi mi hanno ingannata; I miei sacerdoti, ed i miei anziani sono spirati nella città; Perciocchè si han cercato del cibo, Per ristorar l’anima loro. Signore, riguarda; perciocchè io son distretta; Le mie interiora si conturbano; il mio cuore si riversa dentro di me; Perciocchè in vero io sono stata ribelle; La spada ha dipopolato di fuori, e dentro non vi è stato altro che morte. Altri mi ode sospirare; io non ho alcuno che mi consoli; I miei nemici hanno udito il mio male, e se ne son rallegrati; Perciocchè tu l’hai fatto; Quando tu avrai fatto venire il giorno che tu hai pubblicato, saranno simili a me. Tutte la lor malvagità venga nel tuo cospetto, E fa’ loro come hai fatto a me per tutti i miei misfatti; Perciocchè i miei sospiri son molti, E il mio cuore è addolorato COME ha il Signore involta, nella sua ira, la figliuola di Sion, Come di una nuvola! Come ha gettata a basso di cielo in terra la gloria d’Israele; E non si è ricordato, dello scannello de’ suoi piedi, Nel giorno del suo cruccio! Il Signore ha distrutte tutte le stanze di Giacobbe, senza risparmiarle; Egli ha diroccate le fortezze della figliuola di Giuda, Nella sua indegnazione, E le ha abbattute in terra; Egli ha profanato il regno, ed i suoi principi. Egli ha troncato, nell’ardor dell’ira, tutto il corno d’Israele; Egli ha ritratta indietro la sua destra d’innanzi al nemico; E si è appreso a Giacobbe, come il fuoco di una fiamma, Ed ha divorato d’ogn’intorno. Egli ha teso il suo arco, come un nemico; La sua destra si è presentata a battaglia, a guisa di avversario, Ed ha uccisi tutti i più cari all’occhio; Egli ha sparsa la sua ira, a guisa di fuoco, Sopra il tabernacolo della figliuola di Sion. Il Signore è stato come un nemico; Egli ha distrutto Israele; Egli ha distrutti tutti i suoi palazzi, ha guaste le sue fortezze, Ed ha moltiplicato, nella figliuola di Giuda, tristizia e duolo. Ed ha tolto via con violenza il suo tabernacolo, come la capanna di un orto; Egli ha guasto il luogo della sua raunanza; Il Signore ha fatto dimenticare in Sion festa solenne, e sabato; Ed ha rigettato, nell’indegnazione della sua ira, re e sacerdote. Il Signore ha gettato via il suo altare, ha distrutto il suo santuario, Ha messe in man de’ nemici le mura de’ palazzi di Gerusalemme; Essi hanno messe grida nella Casa del Signore, Come si soleva fare a’ dì delle solennità. Il Signore ha pensato di guastar le mura della figliula di Sion, Egli ha steso il regolo, e non ha rimossa la sua mano da dissipare; Ed ha distrutti ripari, e mura; Tutte quante languiscono. Le porte di essa sono affondate in terra; Egli ha disfatte, e spezzate le sue sbarre; Il suo re ed i suoi principi sono fra le genti; la Legge non è più, I profeti di essa eziandio non hanno trovata alcuna visione Da parte del Signore Gli anziani della figliuola di Sion seggono in terra, e tacciono; Si son messa della polvere sopra il capo, Si son cinti di sacchi; Le vergini di Gerusalemme bassano il capo in terra. Gli occhi mi si son consumati di lagrimare, le mie interiora si son conturbate, Il mio fegato si è versato in terra, Per lo fiaccamento della figliuola del mio popolo, Quando i fanciulli, ed i bambini di poppa spasimavano Per le piazze della città. E dicevano alle madri loro: Dove vi è del frumento e del vino? E svenivano, come un ferito per le strade della città, E l’anima loro si versava nel seno delle madri loro. Con che ti scongiurerò? a che ti assomiglierò, figliuola di Gerusalemme? A che ti agguaglierò, per consolarti, Vergine, figliuola di Sion? Conciossiachè il tuo fiaccamento sia grande come il mare: chi ti medicherà? I tuoi profeti ti han vedute visioni di vanità, e di cose scempie; E non hanno scoperta la tua iniquità, Per ritrarti di cattività, E ti hanno veduti carichi di vanità, e traviamenti. Ogni viandante si è battuto a palme per te; Ha zufolato, e ha scosso il capo contro alla figliuola di Gerusalemme, Dicendo: È questa quella città, che diceva esser compiuta in bellezza, La gioia di tutta la terra? Tutti i tuoi nemici hanno aperta la lor bocca contro a te; Hanno zufolato, e digrignati i denti; Hanno detto; Noi l’abbiamo inghiottita; Questo è pur quel giorno che noi aspettavamo, Noi l’abbiam trovato, noi l’abbiam veduto. Il Signore ha fatto ciò ch’egli avea divisato; Egli ha adempiuta la sua parola, ch’egli avea ordinata già anticamente; Egli ha distrutto, senza risparmiare; Ed ha rallegrato di te il nemico, ed ha innalzato il corno de’ tuoi avversari. Il cuor loro ha gridato al Signore: O muro della figliuola di Sion, spandi lagrime giorno e notte, A guisa di torrente; non darti posa alcuna; La pupilla dell’occhio tuo non resti. Levati, grida di notte, al principio delle vegghie delle guardie; Spandi il cuor tuo, come acqua, davanti alla faccia del Signore; Alza le tue mani a lui, per l’anima de’ tuoi piccoli fanciulli, Che spasimano di fame, ad ogni capo di strada. Vedi, Signore, e riguarda a cui tu hai giammai fatto così; Conviensi che le donne mangino il lor frutto, I bambini ch’esse allevano? Conviensi che nel santuario del Signore sieno uccisi sacerdoti e profeti? Fanciulli e vecchi son giaciuti per terra in su le strade; Le mie vergini, ed i miei giovani son caduti per la spada; Tu hai ucciso nel giorno della tua ira, Tu hai ammazzato, tu non hai risparmiato. Tu hai chiamati, d’ogn’intorno, i miei spaventi, Come ad un giorno di solennità; E nel giorno dell’ira del Signore, niuno si è salvato, nè è scampato; Il mio nemico ha consumati quelli che io aveva allevati, e cresciuti IO son l’uomo che ha veduta afflizione, Per la verga dell’indegnazion del Signore. Egli mi ha condotto, e fatto camminar nelle tenebre, E non nella luce. Certo, egli mi ritorna addosso, E rivolge la sua mano contro a me tuttodì. Egli ha fatta invecchiar la mia carne, e la mia pelle; Egli mi ha fiaccate le ossa. Egli ha fatti degli edificii contro a me, E mi ha intorniato di tosco e di affanno. Egli mi ha fatto dimorare in luoghi tenebrosi, A guisa di quelli che son morti già da lungo tempo. Egli mi ha assiepato d’ogn’intorno, sì che non posso uscire; Egli ha aggravati i miei ceppi. Eziandio quando grido e sclamo, Egli chiude il passo alla mia orazione, Egli ha chiuse le mie vie di pietre conce a scarpello, Ha rinvolti i miei sentieri. Egli mi è stato un orso all’agguato, Un leone ne’ suoi nascondimenti. Egli ha traviate le mie vie, Mi ha tagliato a pezzi, mi ha renduto desolato. Egli ha teso l’arco suo, E mi ha posto come un bersaglio incontro alle saette. Egli mi ha fitti nelle reni Gli strali del suo turcasso. Io sono in derisione a tutti i popoli, E son la lor canzone tuttodì. Egli mi ha saziato di amaritudini, Mi ha inebbriato di assenzio. Egli mi ha stritolati i denti con della ghiaia, Mi ha voltolato nella cenere. E tu hai allontanata l’anima mia dalla pace, Ed io ho dimenticato il bene. E ho detto: Il Signore ha fatta perire la mia forza, E la mia speranza. Ricordati della mia afflizione, E del mio esilio; del tosco e dell’assenzio. L’anima mia se ne ricorda del continuo, E se ne abbatte in me Questo mi torna alla mente, Perciò spererò ancora. Se non siamo stati del tutto consumati, È per le benignità del Signore; Perciocchè le sue misericordi non son venute meno; Si rinnovano ogni mattina; La tua lealtà è grande. Il Signore è la mia parte, ha detto l’anima mia; Perciò spererò in lui. Il Signore è buono a quelli che l’aspettano, All’anima che lo ricerca. Buona cosa è di aspettare in silenzio La salute del Signore. Buona cosa è all’uomo di portare il giogo Nella sua giovanezza. Sieda egli pur solitario, ed in silenzio, Se Dio gliel’ha imposto! Metta pur la sua bocca nella polvere! Forse, ci sarà ancora speranza; Porga pur la guancia a chi lo percuote; Si sazi pur di vituperio! Poichè il Signore non rigetta in perpetuo; Anzi, se affligge, ha altresì compassione, Secondo la moltitudine delle sue benignità. Perciocchè s’egli affligge, E addolora i figliuoli degli uomini, Non lo fa volentieri. Mentre altri trita sotto i suoi piedi Tutti i prigioni della terra; Mentre altri pervertisce la ragion dell’uomo, Nel cospetto dell’Altissimo; Mentre altri fa torto all’uomo nella sua lite; Il Signore nol vede egli? Chi è colui che abbia detta qualche cosa, e quella sia avvenuta, Che il Signore non l’abbia comandata? Non procedono i mali ed i beni Dalla bocca dell’Altissimo? Perchè si rammarica l’uomo vivente? Perchè si rammarica l’uomo della pena del suo peccato? Esaminiamo le nostre vie, E ricerchiamole e convertiamoci al Signore. Alziamo i nostri cuori, e le palme delle mani, A Dio ne’ cieli, dicendo: Noi abbiam misfatto, e siamo stati ribelli; E tu non hai perdonato. Tu ci hai coperti d’ira, e ci hai perseguitati; Tu hai ucciso e non hai risparmiato. Tu hai distesa una nuvola intorno a te, Acciocchè l’orazione non passasse. Tu ci hai fatti essere spazzature, Ed abbominio, per mezzo i popoli. Tutti i nostri nemici hanno aperta la bocca contro a noi. Noi siamo incorsi in ispavento, ed in fossa; In desolazione, ed in fiaccamento. L’occhio mio cola in rivi d’acque, Per lo fiaccamento della figliuola del mio popolo. L’occhio mio stilla, senza posa, E non ha alcuna requie; Finchè il Signore non riguarda, E non vede dal cielo. L’occhio mio affanna l’anima mia, Per tutte le figliuole della mia città. Quelli che senza cagione, mi son nemici, Mi han cacciato del continuo, come un uccelletto; Hanno troncata la vita mia, e l’hanno messa nella fossa; Ed hanno gettate delle pietre sopra me. Le acque mi hanno inondato fin sopra il capo; Io ho detto: Io son riciso Io ho invocato il tuo Nome, o Signore, Dalla fossa de’ luoghi bassissimi. Tu hai udita la mia voce; Non nascondere il tuo orecchio al mio sospiro, ed al mio grido. Tu ti sei accostato al giorno che io ti ho invocato; Tu hai detto: Non temere. O Signore, tu hai dibattute le querele dell’anima mia; Tu hai riscossa la vita mia. O Signore, tu vedi il torto che mi è fatto; Giudica la mia causa. Tu vedi tutte le lor vendette, Tutti i lor pensieri contro a me. Tu odi, Signore, i loro obbrobri, Tutte le lor macchinazioni contro a me; Le parole di quelli che mi si levano incontro, Ed i ragionamenti che tengono contro a me tuttodì. Riguarda, quando si seggono, e quando si levano; Io sono la lor canzone. O Signore, rendi loro la retribuzione, Secondo le opere delle lor mani. Da’ loro ingombramento di cuore, La tua maledizione. Perseguili in ira, E disperdili di sotto al cielo del Signore COME è oscurato l’oro, Ed ha mutato colore il buon oro fino, E sono le pietre del santuario state sparse In capo d’ogni strada! Come i nobili figliuoli di Sion, Pregiati al pari dell’ottimo oro, Sono stati reputati quali vaselli di terra, Lavoro di man di vasellaio! Vi sono anche de’ gran pesci marini che porgon le poppe, E lattano i lor figli; Ma la figliuola del mio popolo è divenuta crudele, Come gli struzzi nel deserto. La lingua del bambino di poppa Si è attaccata al suo palato, per la sete; I fanciulli hanno chiesto del pane, E non vi era alcuno che ne distribuisse loro. Quelli che mangiavano cibi delicati Son periti per le strade; Quelli ch’erano stati allevati sopra lo scarlatto Hanno abbracciato il letame. E la pena dell’iniquità della figliuola del mio popolo è stata maggiore Che la pena del peccato di Sodoma, Che fu sovvertita come in un momento, Senza che la mano d’alcuno si levasse contro di lei. I principi di essa erano più puri che neve, Più candidi che latte, Vermigli del corpo più che gemme, Puliti come zaffiri. Il loro sguardo è divenuto fosco più che la nerezza stessa; Non si son riconosciuti per le piazze; La lor pelle si è attaccata alle loro ossa; È seccata, è divenuta come legno. Più felici sono stati gli uccisi con la spada, Che quelli che son morti di fame; Perciocchè, essendo traffitti, il sangue loro è colato, E non hanno più avuto bisogno della rendita del campo. Donne pietose, colle proprie mani, Hanno cotti i loro figliuoli: Quelli sono loro stati per cibo, Nella ruina della figliuola del mio popolo. Il Signore ha adempiuta la sua ira, Ha sparso l’ardor del suo cruccio, Ed ha acceso un fuoco in Sion, Che ha consumati i fondamenti di essa. I re della terra, e tutti gli abitatori del mondo, Non avrebbero mai creduto Ch’entrasse nemico, nè avversario Dentro alle porte di Gerusalemme Quest’è avvenuto per i peccati de’ profeti di essa, Per l’iniquità de’ suoi sacerdoti, Che spandevano nel mezzo di essa Il sangue de’ giusti. I ciechi sono andati vagando per le strade, Si son contaminati di sangue, L’han toccato co’ lor vestimenti, Senza poterlo schivare. Ei si gridava loro: Traetevi addietro; ciò è immondo; Traetevi addietro, nol toccate; E pur se ne volavano via, e andavano errando. Ei si è detto fra le genti: Essi non potran più dimorare nel lor paese. La faccia del Signore li ha dispersi; Egli non continuerà più a riguardarli; Non hanno avuto alcun rispetto a’ sacerdoti, Nè pietà de’ vecchi. Mentre siamo durati, i nostri occhi si son consumati Dietro al nostro soccorso, che non è stato altro che vanità; Noi abbiam riguardato nella nostra vedetta Ad una gente che non potea salvare. Ci hanno cacciati, seguendo i nostri passi, Sì che non siam potuti andar per le nostre campagne; Il nostro fine si è avvicinato, i nostri dì son compiuti; Perciocchè il nostro fine è venuto. Quelli che ci hanno perseguiti Sono stati più leggieri che le aquile del cielo; Ci son corsi dietro in su i monti, Ci han posti agguati nel deserto. Il respiro delle nostre nari, L’Unto del Signore, di cui noi dicevamo: Noi viveremo alla sua ombra fra le genti, È stato preso nelle lor trappole Gioisci pure, e rallegrati, figliuola di Edom; Tu che abiti nel paese di Us, Sopra te ancora passerà la coppa; Tu ne sarai inebbriata, e ti scoprirai. La pena della tua iniquità è finita, figliuola di Sion; Egli non ti farà più menare in cattività; Egli farà punizione della tua iniquità, figliuola di Edom; Egli scoprirà i tuoi peccati RICORDATI, Signore, di quello che ci è avvenuto; Riguarda, e vedi li nostro vituperio. La nostra eredità è stata trasportata agli stranieri, E le nostre case a’ forestieri. Noi siam divenuti orfani, senza padre; E le nostre madri come donne vedove. Noi abbiam bevuta la nostra acqua per danari, Le nostre legne ci sono state vendute a prezzo. Noi abbiam sofferta persecuzione sopra il nostro collo; Noi ci siamo affannati, e non abbiamo avuto alcun riposo. Noi abbiam porta la mano agli Egizi, Ed agli Assiri, per saziarci di pane. I nostri padri hanno peccato, e non sono più; Noi abbiam portate le loro iniquità. De’ servi ci hanno signoreggiati; Non vi è stato alcuno che ci abbia riscossi di man loro. Noi abbiamo addotta la nostra vittuaglia A rischio della nostra vita, per la spada del deserto. La nostra pelle è divenuta bruna come un forno, Per l’arsure della fame. Le donne sono state sforzate in Sion, E le vergini nelle città di Giuda. I principi sono stati impiccati per man di coloro; Non si è avuta riverenza alle facce de’ vecchi. I giovani hanno portata la macinatura, E i fanciulli son caduti per le legne. I vecchi hanno abbandonato le porte, E i giovani i loro suoni. La gioia del nostro cuore è cessata, I nostri balli sono stati cangiati in duolo. La corona del nostro capo è caduta; Guai ora a noi! perciocchè abbiam peccato Per questo il cuor nostro è languido; Per queste cose gli occhi nostri sono scurati. Egli è perchè il monte di Sion è deserto, Sì che le volpi vi passeggiano. Tu, Signore, dimori in eterno; Il tuo trono è stabile per ogni età. Perchè ci dimenticheresti in perpetuo? Perchè ci abbandoneresti per lungo tempo? O Signore, convertici a te, e noi sarem convertiti: Rinnova i nostri giorni, come erano anticamente. Perciocchè, ci hai tu del tutto riprovati? Sei tu adirato contro a noi fino all’estremo? OR avvenne, nell’anno trentesimo, nel quinto giorno del quarto mese, che essendo io sopra il fiume Chebar, fra quelli ch’erano stati menati in cattività, i cieli furono aperti, ed io vidi delle visioni di Dio. Nel quinto giorno di quel mese di quell’anno, ch’era il quinto della cattività del re Gioiachin, la parola del Signore fu d’una maniera singolare indirizzata ad Ezechiele, figliuolo di Buzi, sacerdote, nel paese de’ Caldei, in sul fiume Chebar; e la mano del Signore fu quivi sopra lui Io adunque vidi, ed ecco un vento tempestoso, che veniva dal Settentrione, ed una grossa nuvola, ed un fuoco avviluppato, intorno al quale vi era uno splendore; e di mezzo di quel fuoco appariva come la sembianza di fin rame scintillante. Di mezzo di quello ancora appariva la sembianza di quattro animali. E tale era la lor forma: aveano sembianza d’uomini; ed aveano ciascuno quattro facce, e quattro ali. Ed i lor piedi eran diritti, e la pianta de’ lor piedi era come la pianta del piè d’un vitello; ed erano sfavillanti, quale è il colore del rame forbito. Ed aveano delle mani d’uomo di sotto alle loro ali, ne’ quattro lor lati; e tutti e quattro aveano le lor facce, e le loro ali. Le loro ali si accompagnavano l’una l’altra; essi non si volgevano camminando; ciascuno camminava diritto davanti a sè. Ora, quant’è alla sembianza delle lor facce, tutti e quattro aveano una faccia d’uomo, ed una faccia di leone, a destra; parimente tutti e quattro aveano una faccia di bue, e una faccia d’aquila, a sinistra. E le lor facce, e le loro ali, erano divise di sopra; ciascuno avea due ali che si accompagnavano l’una l’altra, e due altre che coprivano i lor corpi. E ciascun d’essi camminava diritto davanti a sè; camminavano dovunque lo spirito si moveva; mentre camminavano, non si volgevano qua e là. E quant’è alla sembianza degli animali, il loro aspetto somigliava delle brace di fuoco; ardevano in vista, come fiaccole; quel fuoco andava attorno per mezzo gli animali, dava uno splendore, e del fuoco usciva un folgore. E gli animali correvano, e ritornavano, come un folgore in vista E, come io ebbi veduti gli animali, ecco una ruota in terra, presso a ciascun animale, dalle quattro lor facce. L’aspetto delle ruote, e il lor lavoro, era simile al color d’un grisolito; e tutte e quattro aveano una medesima sembianza; e il loro aspetto, e il lor lavoro era come se una ruota fosse stata in mezzo di un’altra ruota. Quando si movevano, si movevano tutte e quattro, ciascuna dal suo lato; elleno non si volgevano qua e là, movendosi. E quant’è a’ lor cerchi, erano alti spaventevolmente; e tutti e quattro erano pieni d’occhi d’ogn’intorno. E quando gli animali camminavano, le ruote si movevano allato a loro; e quando gli animali si alzavano da terra, le ruote parimente si alzavano. Dovunque lo spirito si moveva, si movevano anch’essi; e le ruote si alzavano allato a quelli; perciocchè lo spirito degli animali era nelle ruote. Quando quelli camminavano, le ruote altresì si movevano; quando quelli si fermavano, le ruote altresì si fermavano; e quando si alzavano da terra, le ruote altresì si alzavano da terra, allato ad essi; perciocchè lo spirito degli animali era nelle ruote. E la sembianza di ciò ch’era di sopra alle teste degli animali era d’una distesa del cielo, simile a cristallo in vista, molto spaventevole; ed era distesa di sopra alle lor teste. E sotto alla distesa erano le loro ali diritte, l’una di rincontro all’altra; ciascuno ne avea due altre che gli coprivano il corpo. Ed io udii il suono delle loro ali, mentre camminavano; ed era simile al suono di grandi acque, alla voce dell’Onnipotente; la voce della lor favella era come il romore di un campo; quando si fermavano, bassavano le loro ali; e quando si fermavano, e bassavano le loro ali, vi era una voce, che veniva d’in su la distesa, ch’era sopra le lor teste E di sopra alla distesa, ch’era sopra le lor teste, vi era la sembianza di un trono, simile in vista ad una pietra di zaffiro, e in su la sembianza del trono vi era una sembianza come della figura di un uomo che sedeva sopra esso. Poi vidi come un color di rame scintillante, simile in vista a fuoco, indentro di quella sembianza di trono, d’ogn’intorno, dalla sembianza de’ lombi di quell’uomo in su; parimente, dalla sembianza dei suoi lombi in giù, vidi come un’apparenza di fuoco, intorno al quale vi era uno splendore. L’aspetto di quello splendore d’ogn’intorno era simile all’aspetto dell’arco, che è nella nuvola in giorno di pioggia. Questo fu l’aspetto della somiglianza della gloria del Signore; la quale come io ebbi veduta, caddi sopra la mia faccia, e udii la voce d’uno che parlava Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo, rizzati in piè, ed io parlerò teco. E quando egli mi ebbe parlato, lo Spirito entrò in me, e mi rizzò in piè; ed io udii colui che parlava a me. Il qual mi disse: Figliuol d’uomo, io ti mando a’ figliuoli d’Israele, a nazioni ribelli, che si son ribellate contro a me: essi, e i lor padri, hanno misfatto contro a me, infino a questo stesso giorno. Anzi ti mando a’ figliuoli di fronte dura, e di cuore ostinato; acciocchè tu dica a loro: Così ha detto il Signore Iddio. E che che sia, o che ti ascoltino, o che se ne rimangano perciocchè sono una casa ribelle, sì sapranno che vi sarà stato un profeta in mezzo di loro E tu, figliuol d’uomo, non temer di loro, nè delle lor parole; perciocchè tu hai appresso di te degli uomini ritrosi, e delle spine; e tu abiti per mezzo di scorpioni; non temer delle lor parole, e non isgomentarti della lor presenza; perciocchè sono una casa ribelle. E pronunzia loro le mie parole, che che sia, o che ti ascoltino, o che se ne rimangano; perciocchè son ribelli. Ma tu, figliuol d’uomo, ascolta ciò che io ti dico; non esser ribelle, come questa casa ribelle; apri la bocca, e mangia ciò che io ti do. Ed io riguardai, ed ecco una mano, ch’era mandata a me; ed ecco, in essa vi era il rotolo di un libro. E quella lo spiegò in mia presenza; ed esso era scritto dentro, e di fuori; e in esso erano scritti lamenti, e rammarichii e guai Poi colui mi disse: Figliuol d’uomo, mangia ciò che tu troverai; mangia questo rotolo; poi va’, e parla alla casa d’Israele. Ed io apersi la mia bocca, ed egli mi fece mangiar quel rotolo. E mi disse: Figliuol d’uomo, pasci il tuo ventre, ed empi le tue interiora di questo rotolo che io ti do. Ed io lo mangiai, ed esso mi fu dolce in bocca, come miele. Poi egli mi disse: Figliuol d’uomo, vattene alla casa d’Israele, e parla loro con le mie parole. Conciossiachè tu non sii mandato ad un popolo di favella sconosciuta, nè di lingua non intelligibile; anzi alla casa d’Israele. Non a molti popoli di favella sconosciuta, nè di lingua non intelligibile, le cui parole tu non intenda. Se io ti avessi mandato a tali popoli, non ti ascolterebbero essi? Ma la casa d’Israele non vorrà ascoltarti; perciocchè non pur me voglion ascoltare; perchè tutta la casa d’Israele è di dura fronte, e di cuore ostinato. Ecco, io induro la tua faccia contro alla lor faccia, e la tua fronte contro alla lor fronte. Io rendo la tua fronte simile ad un diamante, più dura che una selce; non temerli, e non avere spavento di loro; perciocchè sono una casa ribelle. Poi mi disse. Figliuol d’uomo, ricevi nel cuor tuo tutte le mie parole, che io ti dirò, e ascoltale con le tue orecchie. E vattene a’ figliuoli del tuo popolo, che sono in cattività, e parla loro, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio; che che sia, o che ascoltino, o che se ne rimangano. E lo Spirito mi levò ad alto, ed io udii dietro a me una voce, con un grande scrollamento, che diceva: Benedetta sia la gloria del Signore dal suo luogo. Io udii eziandio il suono dell’ali degli animali, che battevano l’una all’altra; e il suono delle ruote allato a quelle, e il romor di un grande scrollamento. Lo Spirito adunque mi levò, e mi prese; ed io andai, essendo tutto in amaritudine, per lo sdegno del mio spirito; e la mano del Signore fu forte sopra me. E venni a quelli ch’erano in cattività in Tel-abib, che dimoravano presso al fiume Chebar; e mi posi a sedere dove essi sedevano; e dimorai quivi sette giorni, nel mezzo di loro, tutto attonito, e desolato ED in capo di sette giorni, la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, io ti ho costituito guardia alla casa d’Israele; ascolta dunque la mia parola, che esce della mia bocca, ed ammoniscili da parte mia. Quando io avrò detto all’empio: Per certo tu morrai; se tu non l’ammonisci, e non gli parli, per avvertirlo che si ritragga dalla sua via malvagia, per far ch’egli viva; esso empio morrà per la sua iniquità; ma io ridomanderò il suo sangue dalla tua mano. Ma quando tu avrai ammonito l’empio, s’egli non si converte dalla sua empietà, e dalla via sua malvagia, egli morrà per la sua iniquità, ma tu avrai scampata l’anima tua. Parimente, se avviene che il giusto si storni dalla sua giustizia, e commetta iniquità; e che io gli ponga innanzi alcun intoppo; e ch’egli muoia, egli morrà nel suo peccato; perciocchè tu non l’avrai ammonito; e le sue opere giuste, ch’egli avrà fatte, non saran più ricordate; ma io ridomanderò il suo sangue dalla tua mano. Ma quando tu avrai ammonito il giusto, ch’egli non pecchi, se egli non pecca, per certo egli viverà; perciocchè sarà stato ammonito; e tu avrai scampata l’anima tua Poi la mano del Signore fu quivi sopra me; ed egli mi disse: Levati, esci alla campagna, e quivi io parlerò teco. Ed io mi levai, ed uscii alla campagna; ed ecco, quivi era ferma la gloria del Signore, simile alla gloria che io avea veduta in sul fiume Chebar; ed io caddi sopra la mia faccia. E lo Spirito entrò in me, e mi rizzò in piè, e parlò meco, e mi disse: Entra in casa tua, e rinchiuditi dentro. E quant’è a te, figliuol d’uomo, ecco, ti son messe delle funi addosso, e tu sarai legato con esse, e non uscirai fra loro. Ed io farò che la tua lingua starà attaccata al tuo palato, e sarai mutolo, e non sarai loro uomo riprenditore; perciocchè sono una casa ribelle. Ma quando io ti parlerò, ti aprirò la bocca; e tu dirai loro: Così ha detto il Signore Iddio; chi ascolta ascolti; chi se ne rimane se ne rimanga; perciocchè sono una casa ribelle E TU, figliuol d’uomo, prenditi un mattone, e mettitelo davanti, e disegna sopra esso una città, cioè Gerusalemme. E ponvi l’assedio, e fabbrica delle bastie contro ad essa, e fa’ contro a lei un argine, e ponvi campo, e disponi contro a lei d’ogn’intorno dei trabocchi. Prenditi eziandio una piastra di ferro, e ponila per muro di ferro fra te, e la città; e ferma la tua faccia contro ad essa, e sia assediata, e tu assediala. Questo è un segno alla casa d’Israele. Poi giaci sopra il tuo lato sinistro, e metti sopra esso l’iniquità della casa di Israele; tu porterai la loro iniquità per tanto numero di giorni, quanti tu giacerai sopra quello. Ed io ti ordino gli anni della loro iniquità, secondo il numero de’ giorni che tu giacerai così, che saranno trecennovanta giorni; e così porterai l’iniquità della casa d’Israele. E, quando tu avrai compiuti questi giorni, giaci di nuovo sopra il tuo lato destro, e porta l’iniquità della casa di Giuda per quaranta giorni; io ti ordino un giorno per un anno. E ferma la tua faccia all’assedio di Gerusalemme, e sbracciati, e profetizza contro ad essa. Ed ecco, io ti metto delle funi addosso, e tu non potrai voltarti da un lato in su l’altro, finchè tu non abbi compiuti i giorni del tuo assedio Prenditi eziandio del frumento, e dell’orzo, e delle fave, e delle lenti, e del miglio, e della veccia; e metti quelle cose in un vasello, e fattene del pane, e di quello mangia tutti i giorni che tu giacerai sopra il tuo lato, cioè trecennovanta giorni. E sia il tuo cibo che tu mangerai di peso di venti sicli per giorno; mangialo di tempo in tempo. Bevi eziandio l’acqua a misura, la sesta parte d’un hin per giorno; bevi di tempo in tempo. E mangia una focaccia d’orzo, che sia cotta con isterco d’uomo; cuocila in lor presenza. E il Signore disse: Così mangeranno i figliuoli d’Israele il pan loro contaminato, fra le genti dove io li scaccerò. Ed io dissi: Ahi Signore Iddio! ecco, la mia persona non è stata contaminata, e non ho mai, dalla mia fanciullezza infino ad ora, mangiato carne di bestia morta da sè, nè lacerata dalle fiere; e non mi è giammai entrata nella bocca alcuna carne abbominevole. Ed egli mi disse: Vedi, io ti do sterco di bue, in luogo di sterco d’uomo: cuoci con esso il tuo pane. Poi mi disse: Figliuol d’uomo, ecco, io rompo il sostegno del pane in Gerusalemme; ed essi mangeranno il pane a peso, e con angoscia; e berranno l’acqua a misura, e con ismarrimento; acciocchè pane ed acqua manchino loro, e sieno smarriti, riguardandosi l’un l’altro, e si struggano per la loro iniquità Figliuol d’uomo, prenditi eziandio un coltello tagliente, prenditi un rasoio di barbiere, e fattelo passare sopra il capo, e sopra la barba; poi pigliati delle bilance da pesare, e spartisci i peli. Ardine la terza parte col fuoco, in mezzo della città, mentre si compieranno i giorni dell’assedio; poi prendine un’altra terza parte, e percuotila con la spada d’intorno alla città; e spargi l’altra terza parte al vento; ed io sguainerò la spada dietro a loro. Ma pure prendine un piccol numero, e legalo a’ lembi della tua vesta. E di questo prendine ancora una parte, e gittala in mezzo del fuoco, e ardila col fuoco. Di quella uscirà un fuoco contro a tutta la casa d’Israele Così ha detto il Signore Iddio: Questa è Gerusalemme; io l’avea posta in mezzo delle nazioni, e vi erano diversi paesi d’intorno a lei. Ma ella ha trasgredite le mie leggi, per darsi all’empietà, più che le nazioni; ed ha trasgrediti i miei statuti, più che i paesi ch’erano d’intorno a lei; perciocchè han rigettate le mie leggi, e non son camminati ne’ miei statuti. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè voi avete sopravanzate le genti ch’erano d’intorno a voi, e non siete camminati ne’ miei statuti, e non avete messe ad effetto le mie leggi; anzi non pure avete fatto secondo le usanze delle genti ch’erano d’intorno a voi; perciò, così ha detto il Signore Iddio: Eccomi altresì contro a te; ed io eseguirò i miei giudicii in mezzo di te, nel cospetto delle genti; e farò in te ciò che mai non ho fatto, e non farò giammai più, per cagion di tutte le tue abbominazioni. Perciò, i padri mangeranno i lor figliuoli in mezzo di te, e i figliuoli mangeranno i lor padri; ed io eseguirò i miei giudicii in te, e dispergerò tutto il tuo rimanente a tutti i venti. Per tanto, come io vivo, dice il Signore Iddio, perchè tu hai contaminato il mio santuario con tutti i tuoi fatti esecrabili, e con tutte le tue abbominazioni, io altresì ti raderò, e il mio occhio non perdonerà, ed io ancora non risparmierò. Una terza parte di te morrà di pestilenza, e sarà consumata di fame, nel mezzo di te; e un’altra terza parte caderà per la spada d’intorno a te; ed io dispergerò a tutti i venti l’altra terza parte, e sguainerò la spada dietro a loro. E il mio cruccio si adempierà, ed io acqueterò l’ira mia sopra loro, e mi appagherò; ed essi conosceranno che io, il Signore, ho parlato nella mia gelosia, quando avrò adempiuta l’ira mia sopra loro. Ed io ti metterò in deserto, e in vituperio, fra le genti che son d’intorno a te, alla vista d’ogni passante. E il tuo vituperio ed obbrobrio, sarà in ammaestramento, e in istupore alle genti, che son d’intorno a te; quando io avrò eseguiti i miei giudicii sopra te, con ira, con cruccio, e con castigamenti d’indegnazione. Io, il Signore, ho parlato. Quando avrò tratte sopra loro le male saette della fame, che saranno mortali, le quali io trarrò per distruggervi; ed avrò aggravata sopra voi la fame, e vi avrò rotto il sostegno del pane; ed avrò mandata contro a voi la fame, e le bestie nocive, che ti dipopoleranno; e quando la pestilenza e il sangue saranno passati per mezzo di te; ed io avrò fatta venire sopra te la spada. Io, il Signore, ho parlato POI la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso i monti d’Israele, e profetizza contro ad essi; e di’: Monti d’Israele, ascoltate la parola del Signore Iddio. Così ha detto il Signore Iddio a’ monti ed a’ colli, alle pendici ed alle valli: Eccomi, io fo venire sopra voi la spada, e distruggerò i vostri alti luoghi. E i vostri altari saran desolati, e i vostri simulacri saranno spezzati; ed abbatterò i vostri uccisi davanti a’ vostri idoli. E metterò i corpi morti de’ figliuoli d’Israele davanti ai loro idoli; e dispergerò le vostre ossa intorno a’ vostri altari. In tutte le vostre abitazioni le città saranno deserte, e gli alti luoghi desolati; acciocchè sieno deserti, e desolati i vostri altari; e che i vostri idoli sieno spezzati, e non sieno più; e che le vostre statue sieno troncate, e che i vostri lavori sieno sterminati. E gli uccisi caderanno nel mezzo di voi, e voi conoscerete che io sono il Signore Ma pure io vi lascerò alcun rimanente, quando una parte di voi, che sarà scampata dalla spada, sarà fra le genti; quando voi sarete stati dispersi per li paesi. E quelli d’infra voi che saranno scampati si ricorderanno di me fra le genti, dove saranno stati menati in cattività; come io sono stato tribolato col cuor loro fornicatore, che si è stornato da me, e co’ loro occhi, che fornicano dietro a’ loro idoli; e si accoreranno appo loro stessi, per li mali che hanno commessi in tutte le lor abbominazioni. E conosceranno che io sono il Signore, e che non indarno ho parlato di far loro questo male Così ha detto il Signore Iddio: Battiti a palme, e scalpita la terra co’ piedi, e di’: Ahi lasso! per tutte le scellerate abbominazioni della casa d’Israele; perciocchè caderanno per la spada, e per la fame, e per la peste. Chi sarà lontano morirà di peste, e chi sarà vicino caderà per la spada; e chi sarà rimasto, e sarà assediato morrà di fame; ed io adempierò la mia ira sopra loro. E voi conoscerete che io sono il Signore, quando i loro uccisi saranno in mezzo de’ loro idoli intorno a’ loro altari, sopra ogni alto colle, sopra tutte le sommità de’ monti, e sotto ogni albero verdeggiante, e sotto ogni quercia folta; che sono i luoghi dove han fatti soavi odori a tutti i loro idoli. Ed io stenderò la mia mano sopra loro, e renderò il paese desolato e deserto, più che non è il deserto di verso Dibla, in tutte le loro abitazioni; e conosceranno che io sono il Signore LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, così ha detto il Signore Iddio alla terra d’Israele: La fine, la fine viene sopra i quattro canti del paese. Ora ti soprasta la fine, ed io manderò contro a te le mia ira, e ti giudicherò secondo le tue vie, e ti metterò addosso tutte le tue abbominazioni. E l’occhio mio non ti perdonerà, ed io non ti risparmierò; anzi ti metterò le tue vie addosso, e le tue abbominazioni saranno nel mezzo di te; e voi conoscerete che io sono il Signore. Così ha detto il Signore Iddio: Ecco un male, un male viene. La fine viene, la fine viene; ella si è destata contro a te; ecco, viene. Quel mattutino ti è sopraggiunto, o abitator del paese; il tempo è venuto, il giorno della rotta è vicino, che non sarà un’eco di monti. Ora fra breve spazio io spanderò la mia ira sopra te, e adempierò il mio cruccio in te, e ti giudicherò secondo le tue vie, e ti metterò addosso tutte le tue abbominazioni. E l’occhio mio non perdonerà, ed io non risparmierò; io ti darò la pena secondo le tue vie, e le tue abbominazioni saranno nel mezzo di te; e voi conoscerete che io, il Signore, son quel che percuoto. Ecco il giorno, ecco, è venuto; quel mattutino è uscito; la verga è fiorita, la superbia è germogliata. La violenza è cresciuta in verga d’empietà; non più d’essi, non più della lor moltitudine, non più della lor turba; e non facciasi alcun lamento di loro. Il tempo è venuto, il giorno è giunto; chi compera non si rallegri, chi vende non si dolga; perciocchè vi è ardor d’ira contro a tutta la moltitudine di essa. Perciocchè chi vende non ritornerà a ciò ch’egli avrà venduto, benchè sia ancora in vita; perciocchè la visione contro a tutta la moltitudine di essa non sarà rivocata; e niuno si potrà fortificare per la sua iniquità, per salvar la vita sua. Han sonato con la tromba, ed hanno apparecchiata ogni cosa; ma non vi è stato alcuno che sia andato alla battaglia; perciocchè l’ardor della mia ira è contro a tutta la moltitudine d’essa. La spada è di fuori; e la peste e la fame dentro; chi sarà fuori a’ campi morrà per la spada, e chi sarà nella città, la fame e la peste lo divoreranno E quelli d’infra loro che saranno scampati si salveranno, e saranno su per li monti come le colombe delle valli, gemendo tutti, ciascuno per la sua iniquità. Tutte le mani diverranno fiacche, e tutte le ginocchia andranno in acqua. Ed essi si cingeranno di sacchi, e spavento li coprirà; e vi sarà vergogna sopra ogni faccia, e calvezza sopra tutte le lor teste. Getteranno il loro argento per le strade, e il loro oro sarà come una immondizia; il loro argento, nè il loro oro non potrà liberarli, nel giorno dell’indegnazion del Signore; essi non ne sazieranno le lor persone, e non n’empieranno le loro interiora; perciocchè quelli sono stati l’intoppo della loro iniquità. Ed esso ha impiegata la gloria del suo ornamento a superbia, e ne han fatte delle immagini delle loro abbominazioni, le lor cose esecrabili; perciò, farò che quelle cose saranno loro come una immondizia. E le darò in preda in man degli stranieri, e per ispoglie agli empi della terra, i quali le contamineranno. Ed io rivolgerò la mia faccia indietro da loro; e coloro profaneranno il mio luogo nascosto; e ladroni entreranno in essa, e la profaneranno Fa’ una chiusura; perciocchè il paese è pieno di giudicio di sangue, e la città è piena di violenza. Ed io farò venire i più malvagi delle genti; ed essi possederanno le case loro; e farò venir meno la superbia de’ potenti, e i lor luoghi sacri saran profanati. La distruzione viene; cercheranno la pace, ma non ve ne sarà alcuna. Calamità verrà sopra calamità, e vi sarà romore sopra romore; ed essi ricercheranno qualche visione del profeta; e non vi sarà più legge nel sacerdote, nè consiglio negli anziani. Il re farà cordoglio, e i principi si vestiranno di desolazione, e le mani del popolo del paese saranno conturbate; io opererò inverso loro secondo la lor via, e li giudicherò de’ giudicii che si convengono loro; e conosceranno che io sono il Signore POI avvenne, nell’anno sesto, nel quinto giorno del sesto mese, che sedendo io in casa mia, e sedendo gli anziani di Giuda in mia presenza, la mano del Signore Iddio cadde quivi sopra me. Ed io riguardai, ed ecco la sembianza d’un uomo simile in vista al fuoco; dall’apparenza de’ lombi di esso in giù, vi era fuoco; e da’ lombi in su, vi era come l’apparenza d’un grande splendore, simile al colore di fin rame scintillante. Ed egli stese una sembianza di mano, e mi prese per la chioma della mia testa; e lo Spirito mi levò fra cielo e terra, e mi menò in Gerusalemme, in visioni di Dio, all’entrata della porta di dentro, che guarda verso il Settentrione, dove era la cappella dell’idolo di gelosia, che provoca a gelosia. Ed ecco, quivi era la gloria dell’Iddio d’Israele, simile alla visione che io avea veduta nella campagna. Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo, leva ora gli occhi tuoi verso il Settentrione. Ed io levai gli occhi miei verso il Settentrione; ed ecco, dal Settentrione, alla porta dell’altare, all’entrata, era quell’idolo di gelosia. Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo, vedi tu ciò che costoro fanno? le grandi abbominazioni che la casa d’Israele commette qui; acciocchè io mi dilunghi dal mio santuario? ma pur di nuovo vedrai ancora altre grandi abbominazioni Ed egli mi condusse all’entrata del cortile, ed io riguardai, ed ecco un buco nella parete. Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo, fa’ ora un foro in questa parete. Ed io feci un foro nella parete; ed ecco un uscio. Ed egli mi disse: Entra, e vedi le scellerate abbominazioni ch’essi commettono qui. Io dunque entrai, e riguardai; ed ecco delle figure di rettili, e d’animali d’ogni specie, cosa abbominevole; e tutti gl’idoli della casa d’Israele, ritratti in su la parete attorno attorno. E settant’uomini degli anziani della casa d’Israele, con Iaazania figliuolo di Safan, ch’era in piè per mezzo loro, stavano diritti davanti a quelli, avendo ciascuno il suo turibolo in mano, onde saliva una folta nuvola di profumo. Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo, hai tu veduto ciò che gli anziani della casa d’Israele fanno in tenebre, ciascuno nella sua cappella d’immagini? perciocchè dicono: Il Signore non ci vede; il Signore ha abbandonato il paese Poi mi disse: Tu vedrai ancora di nuovo altre grandi abbominazioni, che costoro commettono. Ed egli mi menò all’entrata della porta della Casa del Signore, che è verso il Settentrione; ed ecco, quivi sedavano delle donne che piangevano Tammuz. Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo, hai tu veduto? ancor di nuovo vedrai abbominazioni maggiori di queste. Ed egli mi menò nel cortile di dentro della Casa del Signore; ed ecco, all’entrata del Tempio del Signore, fra il portico e l’altare, intorno a venticinque uomini, che aveano le spalle volte alla Casa del Signore, e le facce verso l’Oriente; e adoravano il sole, verso l’Oriente. Ed egli mi disse: Hai tu veduto, figliuol d’uomo? È egli cosa leggiera alla casa di Giuda di aver commesse le abbominazioni che hanno commesse qui, che hanno ancora ripieno il paese di violenza, e si son volti a dispettarmi? ma ecco, essi si cacciano il ramo nel volto a loro stessi. Io adunque altresì opererò in ira; l’occhio mio non perdonerà, ed io non risparmierò; benchè gridino ad alta voce a’ miei orecchi, io non li ascolterò POI egli gridò ad alta voce, udente me, dicendo: Accostatevi voi, che avete commessione contro alla città, avendo ciascuno le sue armi da distruggere in mano. Ed ecco sei uomini, che venivano di verso la porta alta, che riguarda verso il Settentrione, avendo ciascuno in mano le sue armi da dissipare; e nel mezzo di loro vi era un uomo vestito di panni lini, il quale avea un calamaio di scrivano in su i lombi; ed essi entrarono, e si fermarono presso all’altare di rame. E la gloria dell’Iddio d’Israele si elevò d’in su i Cherubini, sopra i quali era; e trasse verso la soglia della Casa. E il Signore gridò all’uomo ch’era vestito di panni lini, che avea il calamaio di scrivano in su i lombi, e gli disse: Passa per mezzo la città, per mezzo Gerusalemme, e fa’ un segno sopra la fronte degli uomini che gemono, e sospirano per tutte le abbominazioni che si commettono nel mezzo di lei Ed agli altri disse, udente me: Passate dietro a lui per la città, e percotete; il vostro occhio non perdoni, e non risparmiate. Uccidete ad esterminio vecchi, e giovani, e vergini, e piccoli fanciulli, e donne; ma non vi accostate ad alcuno, sopra cui sia il segno; e cominciate dal mio santuario. Essi adunque cominciarono da quegli uomini anziani, ch’erano davanti alla Casa. Ed egli disse loro: Contaminate la Casa, ed empiete d’uccisi i cortili. Poi disse loro: Uscite. Ed essi uscirono, e andavano percotendo per la città. E come essi andavano percotendo, io rimasi quivi solo, e caddi sopra la mia faccia, e gridai, e dissi: Oimè lasso, Signore Iddio! distruggi tu tutto il rimanente d’Israele, spandendo la tua ira sopra Gerusalemme? Ed egli mi rispose: L’iniquità della casa d’Israele, e di Giuda, è oltre modo grande; e il paese è pieno di sangue, e la città è piena di sviamento; perciocchè hanno detto: Il Signore ha abbandonato il paese, e il Signore non vede nulla. Perciò, l’occhio mio non perdonerà, ed io non risparmierò; io renderò loro la lor via in sul capo. Ed ecco, l’uomo ch’era vestito di panni lini, che avea il calamaio sopra i lombi, fece il suo rapporto, dicendo: Io ho fatto secondo che tu mi comandasti POI riguardai, ed ecco, sopra la distesa ch’era sopra il capo dei Cherubini, vi era come una pietra di zaffiro, simigliante in vista ad un trono, il quale appariva sopra loro. E colui che sedeva sopra il trono disse all’uomo ch’era vestito di panni lini: Entra per mezzo le ruote, di sotto a’ Cherubini, ed empiti le pugna di brace di fuoco, d’infra i Cherubini, e spargile sopra la città. Ed egli vi entrò nel mio cospetto. Ed i Cherubini erano fermi dal lato destro della Casa, quando quell’uomo entrò là; e la nuvola riempiè il cortile di dentro. Poi la gloria del Signore si levò d’in su i Cherubini, traendo verso la soglia della Casa; e la Casa fu ripiena della nuvola; e il cortile fu ripieno dello splendor della gloria del Signore. Ed il suono dell’ali de’ Cherubini si udiva fino al cortile di fuori, simile alla voce dell’Iddio onnipotente, quando egli parla. Ora, quando colui ebbe comandato all’uomo vestito di panni lini, dicendo: Prendi del fuoco di mezzo delle ruote, d’infra i Cherubini, egli venne, e si fermò presso ad una delle ruote. E l’uno de’ Cherubini distese la sua mano, d’infra i Cherubini, verso il fuoco, ch’era per mezzo i Cherubini, e ne prese, e lo diede nelle pugna di colui ch’era vestito di panni lini; il quale lo pigliò, ed uscì fuori Or ne’ Cherubini appariva una figura d’una man d’uomo, sotto alle loro ali. Ed io riguardai, ed ecco quattro ruote allato a’ Cherubini, ciascuna ruota allato a ciascun Cherubino; e le ruote rassomigliavano in vista al color della pietra del grisolito. E quant’è alla lor sembianza, tutte e quattro erano d’una medesima sembianza; come se una ruota fosse stata in mezzo d’un’altra ruota. Quando si movevano, si movevano tutte e quattro, ciascuna dal lato suo; e movendosi, non si volgevano qua e là; anzi là dove si volgeva il capo, esse si volgevano dietro a lui; movendosi, non si volgevano qua e là. Vi era eziandio tutta la carne de’ Cherubini, e i lor dossi, e le lor mani, e le loro ali; e quant’è alle ruote, le lor quattro ruote erano piene d’occhi d’ogn’intorno. E fu gridato alle ruote, udente me: O ruote. E ciascun Cherubino avea quattro facce; la prima faccia era faccia di Cherubino; la seconda, faccia d’uomo; la terza, faccia di leone; e la quarta, faccia d’aquila. E i Cherubini si alzarono. Questi erano i medesimi animali, che io avea veduti presso al fiume Chebar. E quando i Cherubini camminavano, le ruote ancora si movevano allato a loro; e quando i Cherubini alzavano le loro ali, per elevarsi da terra, le ruote ancora non si rivolgevano d’appresso a loro. Quando quelli si fermavano, le ruote altresì si fermavano; quando essi si alzavano, le ruote si alzavano insieme con loro; perciocchè lo spirito degli animali era in esse. Poi la gloria del Signore si partì d’in su la soglia della Casa, stando sopra i Cherubini. E i Cherubini, uscendo fuori, alzarono le loro ali, e si elevarono da terra nel mio cospetto; e le ruote si elevarono parimente con loro; e quelli si fermarono all’entrata della porta orientale, della Casa del Signore; e la gloria dell’Iddio d’Israele era al disopra di loro. Questi erano gli stessi animali, che io avea veduti sotto l’Iddio d’Israele, presso al fiume Chebar; ed io riconobbi che erano Cherubini. Ciascun di loro avea quattro facce e quattro ali; ed aveano sotto alle loro ali una sembianza di mani d’uomo. E quant’è alla sembianza delle lor facce, erano le medesime, che io avea vedute presso al fiume Chebar; erano i medesimi aspetti di quelli anzi i Cherubini erano gli stessi; ciascuno camminava diritto davanti a sè POI lo Spirito mi elevò, e mi menò alla porta orientale della Casa del Signore, che riguarda verso il Levante; ed ecco, all’entrata della porta, venticinque uomini; ed io vidi nel mezzo di loro Iaazania, figliuolo di Azzur, e Pelatia, figliuolo di Benaia, capi del popolo. E colui mi disse: Figliuol d’uomo, questi son gli uomini, che divisano iniquità, e che tengono consigli di male in questa città; che dicono: La cosa non è ancor vicina; edifichiamo delle case; questa città è la pignatta, e noi saremo la carne. Perciò, profetizza contro a loro; profetizza, o figliuol d’uomo. E lo Spirito del Signore cadde sopra me, e mi disse: Di’: Così ha detto il Signore: O casa d’Israele, voi avete detto così, ed io conosco le cose che vi salgono nello spirito. Voi avete moltiplicati i vostri uccisi in questa città, ed avete ripiene le sue strade d’uccisi. Per tanto, così ha detto il Signore Iddio: I vostri uccisi, che voi avete fatti essere in mezzo di lei, son la carne, ed ella è la pignatta; ma quant’è a voi, io vi trarrò fuori del mezzo di essa. Voi avete avuto timore della spada; ed io farò venir sopra voi la spada, dice il Signore Iddio. E vi trarrò fuori del mezzo di essa, e vi darò in man di stranieri, e farò giudicii sopra voi. Voi caderete per la spada, io vi giudicherò a’ confini d’Israele; e voi conoscerete che io sono il Signore. Questa città non vi sarà per pignatta, nè voi sarete nel mezzo di essa a guisa di carne; io vi giudicherò a’ confini d’Israele. E voi conoscerete che io sono il Signore, ne’ cui statuti voi non siete camminati, e le cui leggi non avete osservate; anzi avete fatto secondo le usanze delle genti che son d’intorno a voi. Or avvenne che mentre io profetizzava, Pelatia, figliuolo di Benaia, morì; ed io mi gettai in terra, sopra la mia faccia, e gridai ad alta voce, e dissi: Oimè lasso! Signore Iddio, fai tu una final distruzione del rimanente d’Israele? E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, i tuoi fratelli, i tuoi fratelli, gli uomini del tuo parentado, e tutta quanta la casa d’Israele, son quelli a’ quali gli abitanti di Gerusalemme hanno detto: Andatevene lontano d’appresso al Signore; a noi è dato il paese in eredità. Perciò, di’: Così ha detto il Signore Iddio: Benchè io li abbia dilungati fra le genti, e li abbia dispersi fra i paesi, sì sarò loro per santuario, ne’ paesi dove saran pervenuti; e ciò, per un breve spazio di tempo. Per tanto, di’: Così ha detto il Signore Iddio: Io vi raccoglierò d’infra i popoli, e vi radunerò da’ paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d’Israele. Ed essi verranno in quella, e ne torranno via tutte le sue cose esecrabili, e tutte le sue abbominazioni. Ed io darò loro un medesimo cuore, e metterò un nuovo spirito dentro di loro, e torrò via dalla lor carne il cuor di pietra, e darò loro un cuor di carne; acciocchè camminino ne’ miei statuti, ed osservino le mie leggi, e le mettano ad effetto; e mi saranno popolo, ed io sarò loro Dio. Ma quant’è a quelli, il cui cuore va seguendo l’affetto che hanno alle lor cose esecrabili, ed alle loro abbominazioni, io renderò loro la lor via in sul capo, dice il Signore Iddio Dopo questo, i Cherubini alzarono le loro ali; le ruote altresì si alzarono allato a loro; e la gloria dell’Iddio d’Israele era di sopra a loro. E la gloria del Signore si elevò d’in sul mezzo della città, e si fermò sopra il monte che è dall’Oriente della città. Poi lo Spirito mi elevò, e mi menò in Caldea, a quelli ch’erano in cattività, in visione, in Ispirito di Dio; e la visione, che io avea veduta, disparve da me. Ed io raccontai a quelli ch’erano in cattività tutte le parole del Signore, ch’egli mi avea dette in visione LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, tu abiti in mezzo di una casa ribelle, che ha occhi da vedere, e non vede; orecchi da udire, e non ode; perciocchè è una casa ribelle. Dunque tu, figliuol d’uomo, fatti degli arnesi d’un uomo che vada in paese strano; mettiti in viaggio di giorno nel lor cospetto; e dipartiti dal tuo luogo, per andare in un altro, nel lor cospetto; forse vi porranno mente; perciocchè sono una casa ribelle. Metti dunque fuori di giorni, nel lor cospetto, i tuoi arnesi, simili a quelli d’un uomo che vada in paese strano; e poi la sera esci fuori in lor presenza, come altri esce, andando in paese strano. Fatti un foro nella parete, nel lor cospetto, e per quello porta fuori que’ tuoi arnesi. Portali in su le spalle, nel lor cospetto; portali fuori in su l’imbrunir della notte; copriti la faccia, che tu non vegga la terra; perciocchè io ti ho posto per segno alla casa d’Israele. Ed io feci così, come mi era stato comandato; di giorno trassi fuori i miei arnesi, simili a quelli d’un uomo che vada in paese strano; e in su la sera mi feci un foro nella parete con la mano; e in su l’imbrunir della notte trassi fuori quegli arnesi, e li portai in su le spalle, nel lor cospetto. E la mattina la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, la casa d’Israele, quella casa ribelle, non ti ha ella detto: Che cosa fai? Di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Questo carico riguarda al principe che è in Gerusalemme, ed a tutta la casa d’Israele, che è in mezzo di essi. Di’: Io vi sono per segno; siccome io ho fatto, così sarà lor fatto; andranno in paese strano in cattività. E il principe, che è in mezzo di loro, porterà i suoi arnesi sopra le spalle, in su l’imbrunir della notte, e se ne uscirà; faranno un foro nel muro per portar fuori per esso i loro arnesi; egli si coprirà la faccia, acciocchè non vegga la terra con gli occhi. Ma io stenderò la mia rete sopra lui, ed egli sarà preso ne’ miei lacci; e lo farò venire in Babilonia, nel paese de’ Caldei; ed egli non la vedrà, e pur vi morrà. Ed io dispergerò a tutti i venti tutti quelli che gli saranno d’intorno, il suo soccorso, e tutte le sue schiere; e sguainerò la spada dietro a loro. E conosceranno che io sono il Signore, quando io li avrò dispersi fra le nazioni, e dissipati fra i paesi. Ma lascerò d’infra loro alcuni pochi uomini, restati della spada, della fame, e della pestilenza; acciocchè raccontino tutte le loro abbominazioni, fra le nazioni dove perverranno; e conosceranno che io sono il Signore La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuolo d’uomo, mangia il tuo pane con tremore, e bevi la tua acqua con ispavento, e con ansietà. E di’ al popolo del paese: Il Signore Iddio ha detto così intorno a quelli che abitano in Gerusalemme, nella terra d’Israele: Mangeranno il lor pane con ansietà, e berranno la loro acqua con ismarrimento; perciocchè il paese d’essa sarà desolato, e spogliato di tutto ciò che vi è, per la violenza di tutti quelli che vi abitano. E le città abitate saranno deserte, e il paese sarà desolato; e voi conoscerete che io sono il Signore La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, che proverbio è questo, che voi usate intorno al paese d’Israele, dicendo: I giorni saranno prolungati, ed ogni visione è perita? Per tanto, di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Io farò cessare questo proverbio, e non si userà più in Israele. Anzi di’ loro: I giorni, e la parola d’ogni visione, son vicini. Perciocchè per l’innanzi non vi sarà più visione alcuna di vanità, nè alcuno indovinamento di lusinghe, in mezzo della casa d’Israele. Perciocchè, io, il Signore, avendo parlato, la cosa che avrò detta sarà messa ad effetto, non sarà più prolungata; anzi, se a’ dì vostri io pronunzio alcuna parola, o casa ribelle, a’ dì vostri altresì la metterò ad effetto, dice il Signore Iddio. La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, ecco, la casa d’Israele dice: La visione, che costui vede, è per lunghi giorni a venire; ed egli profetizza di cose di tempi lontani. Perciò, di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Niuna mia parola sarà più prolungata; la parola che io avrò detta, sarà messa ad effetto, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, profetizza contro ai profeti d’Israele, che profetizzano; e di’ a’ profeti che profetizzano di lor senno: Ascoltate la parola del Signore. Così ha detto il Signore Iddio: Guai ai profeti stolti, che vanno dietro al loro spirito, e dietro a cose che non hanno vedute! O Israele, i tuoi profeti sono stati come volpi ne’ deserti. Voi non siete saliti alle rotture, e non avete fatto alcun riparo davanti alla casa d’Israele, per presentarsi a battaglia nel giorno del Signore. Han vedute visioni di vanità, e indovinamenti di menzogna; essi son quelli che dicono: Il Signore dice; benchè il Signore non li abbia mandati; ed hanno data speranza, che la parola sarebbe adempiuta. Non avete voi vedute visioni di vanità, e pronunziati indovinamenti di menzogna? e pur dite: Il Signore dice; benchè io non abbia parlato. Per tanto, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè voi avete proposta vanità, ed avete vedute visioni di falsità; perciò, eccomi contro a voi, dice il Signore Iddio. E la mia mano sarà contro a que’ profeti, che veggon visioni di vanità, e indovinano menzogna; non saran più nel consiglio del mio popolo, e non saranno scritti nella rassegna della casa d’Israele; e non verranno nella terra d’Israele; e voi conoscerete che io sono il Signore Iddio Perchè, ed appunto perchè essi hanno traviato il mio popolo, dicendo: Pace, benchè non vi fosse alcuna pace; e perchè quand’uno edifica una parete, ecco, essi l’hanno smaltata di smalto mal tegnente; di’ a quelli che smaltano di smalto mal tegnente, che la parete caderà; verrà una pioggia strabocchevole, e voi, o pietre di grossa gragnuola, caderete; ed un vento tempestoso la schianterà. Ed ecco, quando la parete sarà caduta, non saravvi egli detto: Dove è lo smalto, col quale voi l’avete smaltata? Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Io farò scoppiare un vento tempestoso nella mia ira; e caderà una pioggia strabocchevole, nel mio cruccio; e pietre di grossa gragnuola, nella mia indegnazione, per disperdere interamente. Ed io disfarò la parete, che voi avete smaltata di smalto mal tegnente, e l’abbatterò a terra, e i suoi fondamenti saranno scoperti; ed ella caderà, e voi sarete consumati in mezzo di essa; e conoscerete che io sono il Signore. Ed io adempierò la mia ira sopra la parete, e sopra quelli che la smaltano di smalto mal tegnente; ed io vi dirò: La parete non è più; quelli ancora che l’hanno smaltata non sono più; cioè i profeti d’Israele, che profetizzano a Gerusalemme, e le veggono visioni di pace, benchè non vi sia alcuna pace, dice il Signore Iddio Oltre a ciò, tu, figliuol d’uomo, volgi la tua faccia contro alle figliuole del tuo popolo, che profetizzano di lor proprio senno; e profetizza contro a loro; e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Guai a quelle che cuciono de’ piumacciuoli a tutte le ascelle, e che fanno de’ veli sopra il capo delle ersone d’ogni statura, per cacciare alle anime! caccereste voi alle anime del mio popolo, e salvereste le vostre proprie anime? E mi profanereste voi inverso il mio popolo, per delle menate d’orzo, e delle fette di pane; facendo morir le anime che non devono morire, e facendo viver l’anime che non devono vivere, mentendo al mio popolo, che ascolta la menzogna? Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Eccomi contro a’ vostri piumacciuoli, dove voi cacciate alle anime, come ad uccelli: e li straccerò d’in su le vostre braccia, e lascerò andar le anime, alle quali voi cacciate, come ad uccelli. Straccerò parimente i vostri veli, e libererò il mio popolo dalle vostre mani, ed egli non sarà più nelle vostre mani, per esser vostra caccia; e voi conoscerete che io sono il Signore. Perciocchè voi avete falsamente contristato il cuor del giusto, il quale io non avea contristato; ed avete fortificate le mani dell’empio, acciocchè non si convertisse dalla sua via malvagia, per far ch’egli vivesse. Perciò, voi non vedrete più visioni di vanità, e non indovinerete più indovinamenti; ed io libererò il mio popolo dalle vostre mani, e voi conoscerete che io sono il Signore OR alcuni uomini degli anziani d’Israele vennero a me, e sedettero davanti a me. E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, questi uomini hanno rizzati i loro idoli nel lor cuore, ed han posto l’intoppo della loro iniquità davanti alla lor faccia; sarei io in vero ricercato da loro? Perciò, parla loro, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Quando chi che sia della casa d’Israele avrà rizzati i suoi idoli nel suo cuore, ed avrà posto davanti alla sua faccia l’intoppo della sua iniquità; e dopo questo, verrà al profeta; io, il Signore, mi recherò a rispondergli per questo stesso, cioè, per la moltitudine de’ suoi idoli. Acciocchè la casa d’Israele sia presa per lo suo proprio cuore; conciossiachè si sieno tutti alienati da me per li loro idoli. Perciò, di’ alla casa d’Israele: Così ha detto il Signore Iddio: Convertitevi, e ritraetevi da’ vostri idoli; e stornate le vostre facce da tutte le vostre abbominazioni. Perciocchè, se alcuno della casa d’Israele, o dei forestieri che dimorano in Israele, si separa di dietro a me, e rizza i suoi idoli nel suo cuore, e mette l’intoppo della sua iniquità davanti alla sua faccia; e, dopo questo, viene al profeta, per domandarmi per lui; io, il Signore, mi recherò a rispondergli per me stesso; e volgerò la mia faccia contro a quell’uomo, e lo porrò in segno, e in proverbio; e lo sterminerò di mezzo il mio popolo; e voi conoscerete che io sono il Signore. E se il profeta è sedotto, e dice alcuna parola, io, il Signore, avrò sedotto quel profeta, e stenderò la mia mano sopra lui, e lo distruggerò di mezzo il popolo d’Israele. Ed amendue porteranno la pena della loro iniquità; la pena dell’iniquità del profeta sarà pari a quella di colui che domanda; acciocchè la casa d’Israele non si svii più di dietro a me; e ch’essi non si contaminino più in tutti i lor misfatti; e che mi sieno popolo, e che io sia loro Dio, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuolo d’uomo, s’egli avviene che un paese pecchi contro a me, commettendo misfatto, e che io stenda la mano sopra esso, e gli rompa il sostegno del pane, e mandi contro ad esso la fame, e ne stermini uomini e bestie; quando questi tre uomini: Noè, Daniele, e Giobbe, fossero in mezzo di quello, essi libererebbero sol le lor persone per la lor giustizia, dice il Signore Iddio. S’egli avviene che io faccia passar le bestie nocive per lo paese, e ch’esse lo dipopolino, onde sia desolato, senza che vi passi alcuno, per cagion delle bestie, quando questi tre uomini fossero in mezzo di quello, come io vivo, dice il Signore Iddio, non libererebbero nè figliuoli, nè figliuole; eglino soli sarebbero liberati, e il paese sarebbe desolato. Ovvero s’egli avviene che io faccia venire la spada sopra quel paese, e dica: Spada, passa per quel paese; e che io ne stermini uomini, e bestie, quando questi tre uomini fossero in mezzo di quello, come io vivo, dice il Signore Iddio, essi non libererebbero nè figliuoli, nè figliuole; anzi eglino soli sarebbero liberati. Ovvero, s’egli avviene che io mandi la pestilenza contro a quel paese, e spanda la mia ira sopra esso con sangue, per isterminarne uomini e bestie, quando Noè, Daniele, e Giobbe, fossero in mezzo di quello, come io vivo, dice il Signore Iddio, non libererebbero nè figliuolo, nè figliuola; eglino soli libererebbero le lor persone per la lor giustizia. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Quanto meno, se io mando i miei quattro gravi giudicii, la spada, e la fame, e le bestie nocive, e la pestilenza, tutti insieme contro a Gerusalemme per isterminarne uomini e bestie! Pur nondimeno, ecco, alcuni pochi resteranno in essa; e scamperanno figliuoli, e figliuole, che saranno condotti fuori; ecco, escono fuori per venire a voi, e voi vedrete la lor via, ed i lor fatti; e sarete racconsolati del male che io avrò fatto venire sopra essa, in tutto ciò che io avrò fatto venir sopra essa. Ed essi vi racconsoleranno, quando avrete veduta la lor via, ed i lor fatti; e conoscerete che non senza cagione io avrò fatto tutto ciò che avrò fatto in essa, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, che cosa è il legno della vite, più che qualunque altro legno? che cosa è ciò ch’è stato tralcio, fra gli alberi della selva? Può egli prendersene alcun legno da farne qualche lavorio? può egli pur prendersene un cavigliuolo, da appiccarvi su qualunque arnese? Ecco, dopo che sarà stato posto nel fuoco, per esser consumato, e che il fuoco ne avrà consumati i due capi, e che il mezzo ne sarà inarsicciato, varrà egli più nulla da farne alcun lavorio? Ecco, mentre è intiero, non se ne può fare alcun lavorio; quanto meno potrassene più fare alcun lavorio, dopo che il fuoco l’avrà consumato, e ch’egli sarà inarsicciato? Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Quale è, fra le legne del bosco, il legno della vite, il quale io ho ordinato per pastura del fuoco, tali renderò gli abitanti di Gerusalemme. E volgerò la mia faccia contro a loro; quando saranno usciti d’un fuoco, un altro fuoco li consumerà; e voi conoscerete che io sono il Signore, quando avrò volta la mia faccia contro a loro. E renderò il paese desolato; perciocchè hanno commesso misfatto; dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, dichiara a Gerusalemme le sue abbominazioni, e di’: Così ha detto il Signore Iddio a Gerusalemme: La tua origine, e la tua nazione è dal paese de’ Cananei; tuo padre era Amorreo, e tua madre Hittea. E quant’è al tuo nascimento, nel giorno che tu nascesti, il bellico non ti fu tagliato, e non fosti lavata con acqua, per esser nettata; non fosti punto fregata con sale, nè fasciata di fasce. L’occhio d’alcuno non ebbe pietà di te, per farti alcuna di queste cose, avendo compassione di te; anzi tu fosti gettata sopra la faccia della campagna, per lo sdegno in che altri avea la tua persona, nel giorno che tu nascesti Ed io passai presso di te, e ti vidi che tu giacevi nel tuo sangue; e ti dissi: Vivi nel tuo sangue; e da capo ti dissi: Vivi nel tuo sangue. Io ti feci crescere a decine di migliaia, come i germogli della campagna; e tu moltiplicasti, e divenisti grande, e pervenisti a somma bellezza; le poppe ti si formarono, e i capelli ti crebbero; ma tu eri ignuda, e scoperta. Ed io passai presso di te, e ti vidi; ed ecco, la tua età era età di amori; ed io stesi il lembo della mia vesta sopra te, e ricopersi la tua nudità; e ti giurai, ed entrai teco in patto, dice il Signore Iddio; e tu divenisti mia. Ed io ti lavai con acqua, e tuffandoti nell’acqua, ti tolsi il tuo sangue d’addosso, e ti unsi con olio. E ti vestii di ricami, e ti calzai di pelle di tasso, e ti cinsi di fin lino, e ti copersi di seta; e ti adornai di ornamenti, e ti misi delle maniglie nelle mani, ed un collare al collo. Ti misi eziandio un monile in sul naso, e degli orecchini agli orecchi, ed una corona di gloria in capo. Così fosti adorna d’oro e d’argento; e il tuo vestire fu fin lino, e seta, e ricami; tu mangiasti fior di farina, e miele, ed olio; e divenisti sommamente bella, e prosperasti fino a regnare. E la fama di te si sparse fra le genti, per la tua bellezza; perciocchè era compiuta, per la mia gloria, che io avea messa in te, dice il Signore Iddio Ma tu ti sei confidata nella tua bellezza, ed hai fornicato per la tua fama; ed hai sparse le tue fornicazioni ad ogni passante; in lui era di far ciò che gli piaceva. Ed hai presi de’ tuoi vestimenti, e te ne hai fatti degli alti luoghi variati, ed hai fornicato sopra essi; cose le cui simili non avverranno, e non saranno giammai più. Ed hai presi gli ornamenti della tua gloria, fatti del mio oro, e del mio argento, che io ti avea dato, e te ne hai fatte delle immagini di maschi, ed hai fornicato con esse. Tu hai eziandio presi i vestimenti de’ tuoi ricami, ed hai coperte quelle con essi; ed hai loro presentato il mio olio, ed il mio profumo. Parimente hai loro presentato, in odor soave, il mio pane, che io ti avea dato; e il fior della farina, e l’olio, e il miele, con che io ti cibava; e ciò è stato, dice il Signore Iddio. Oltre a ciò, tu hai presi i tuoi figliuoli, e le tue figliuole, che tu mi avevi partoriti, e li hai sacrificati a quelle per essere consumati. Era egli poca cosa delle tue fornicazioni, che tu abbi ancora scannati i miei figliuoli, e li abbi dati a quelle, facendoli passare per lo fuoco? E con tutte le tue abbominazioni e fornicazioni, tu non ti sei ricordata del tempo della tua fanciullezza, quando eri ignuda, e scoperta, e giacevi nel tuo sangue. Ora, dopo tutta la tua malvagità guai, guai a te! dice il Signore Iddio, tu hai eziandio edificato un bordello, e ti hai fatto un alto luogo in ogni piazza publica. In ogni capo di strada, tu hai edificato un tuo alto luogo, ed hai renduta abbominevole la tua bellezza, ed hai allargate le gambe ad ogni passante, ed hai moltiplicate le tue fornicazioni. Ed hai fornicato co’ figliuoli di Egitto, tuoi vicini, molto membruti; ed hai moltiplicate le tue fornicazioni, per dispettarmi. Laonde, ecco, io ho stesa la mia mano sopra te, ed ho diminuita la tua provvisione ordinaria, e ti ho abbandonata alla voglia delle figliuole dei Filistei, che ti hanno in odio, ed hanno vergogna del tuo scellerato procedere. Tu hai eziandio fornicato co’ figliuoli di Assur; perciocchè non eri ancor sazia; tu hai fornicato con loro, e pure ancora non ti sei saziata. Ed hai moltiplicate le tue fornicazioni nel paese di Canaan, fino in Caldea; e pure ancora, con tutto ciò, non ti sei saziata. Quant’è stato il tuo cuor fiacco, dice il Signore Iddio, facendo tutte queste cose, che sono opere d’una baldanzosa meretrice! edificando il tuo bordello in capo d’ogni strada, e facendo i tuoi alti luoghi in ogni piazza pubblica. Or tu non sei stata come le altre meretrici, in quanto tu hai sprezzato il guadagno, o donna adultera, che ricevi gli stranieri in luogo del tuo marito! Ei si dà premio a tutte le altre meretrici; ma tu hai dati i premii a tutti i tuoi amanti, ed hai loro fatti de’ presenti; acciocchè venissero a te d’ogn’intorno, per le tue fornicazioni. Ed è avvenuto in te, nelle tue fornicazioni, tutto il contrario delle altre donne; in quanto niuno ti è stato dietro, per fornicare; ed anche in quanto tu hai dato premio, e premio non è stato dato a te; e così sei stata al contrario delle altre Perciò, o meretrice, ascolta la parola del Signore. Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè le tue lordure sono state sparse; e che, nelle tue fornicazioni, la tua nudità è stata scoperta a’ tuoi amanti, e a tutti gl’idoli delle tue abbominazioni; ed anche, per cagion del sangue de’ tuoi figliuoli, che tu hai dati a quelli; perciò, ecco, io adunerò tutti i tuoi amanti, co’ quali hai presi i tuoi diletti; e tutti quelli che tu hai amati, insieme con tutti quelli che hai avuti in odio; e li raccoglierò d’ogn’intorno contro a te, e scoprirò loro la tua nudità, ed essi vedranno tutte le tue vergogne. E ti giudicherò de’ giudicii delle adultere, e di quelle che spandono il sangue, e ti punirò di pena capitale, in ira, e in gelosia. E ti darò nelle lor mani, ed essi disfaranno il tuo bordello, e distruggeranno i tuoi alti luoghi, e ti spoglieranno de’ tuoi vestimenti, e ne porteranno via gli ornamenti della tua gloria, e ti lasceranno ignuda e scoperta; e faranno venir contro a te una gran raunanza di gente, e ti lapideranno con pietre, e ti trafiggeranno con le loro spade; ed arderanno le tue case col fuoco, ed eseguiranno giudicii sopra te, nel cospetto di molte donne; ed io ti farò rimanere di fornicare, ed anche non darai più premii di fornicazione. Ed io acqueterò la mia ira sopra te, e la mia gelosia si rimoverà da te, ed io mi poserò, e non mi adirerò più. Perciocchè tu non ti sei ricordata dei giorni della tua fanciullezza, e mi hai provocato ad ira con tutte queste cose; ecco, io altresì ti renderò il tuo procedere in sul capo, dice il Signore Iddio. Ed anche, con tutte queste abbominazioni, tu non hai commessa scelleratezza Ecco, tutti quelli che usano di proverbiare proverbieranno di te, dicendo: Qual fu la madre, tale è la sua figliuola. Tu sei figliuola di tua madre, che ebbe a sdegno il suo marito, ed i suoi figliuoli; e sei sorella delle tue sorelle, che hanno avuti a sdegno i lor mariti, e i lor figliuoli; la madre vostra fu Hittea, e il vostro padre Amorreo. Or la tua sorella maggiore è Samaria, con le sue terre, la quale è posta alla tua man sinistra; e la tua sorella minore, che è posta alla tua destra, è Sodoma, con le sue terra. Ed anche non sei camminata nelle lor vie, e non hai fatto secondo le loro abbominazioni, come se ciò fosse stata piccola e leggier cosa; anzi ti sei corrotta in tutte le tue vie, più che esse. Come io vivo, dice il Signore Iddio, Sodoma, tua sorella, con le sue terre, non fecero quanto hai fatto tu, e le tue terre. Ecco, questa fu l’iniquità di Sodoma, tua sorella, con le sue terre: ella ebbe gran gloria, ed abbondanza di pane, ed agio di riposo; ed ella non diede alcun conforto al povero, ed al bisognoso. Ed esse superbirono, e commisero abbominazione nel mio cospetto; laonde io le tolsi via, come vidi che dovea farsi. E quant’è a Samaria, ella non ha peccato a metà quanto tu; e tu hai moltiplicate le tue abbominazioni, più che l’una e l’altra; ed hai giustificate le tue sorelle con tutte le abbominazioni che hai commesse. Tu, che hai giudicate amendue le tue sorelle, porta anche tu il tuo vituperio, per il tuoi peccati, per li quali ti sei renduta più abbominevole di loro; elleno son più giuste di te; ed anche tu sii svergognata, e porta il tuo vituperio, poichè tu giustifichi le tue sorelle. Se mai il le ritiro di cattività, cioè Sodoma e le sue terre, e Samaria e le sue terre, ritrarrò te altresì fra loro dalla cattività delle tue cattività. Acciocchè, consolandole, tu porti il tuo vituperio, e sii svergognata per tutto ciò che hai fatto. E quando le tue sorelle, Sodoma e le sue terre, e Samaria e le sue terre ritorneranno al lor primiero stato, allora eziandio tu e le tue terre, ritornerete al vostro primiero stato. Or Sodoma, tua sorella, non è stata mentovata dalla bocca tua, nel giorno delle tue magnificenze; avanti che la tua malvagità fosse palesata, come fu nel tempo del vituperio che ti fu fatto dalle figliuole di Siria, e di tutti i suoi luoghi circonvicini; e dalle figliuole de’ Filistei, che ti predarono d’ogn’intorno. Tu porti addosso la tua scelleratezza, e le tue abbominazioni, dice il Signore. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Io altresì farò inverso te, come tu hai fatto; conciossiachè tu abbi sprezzato il giuramento, per rompere il patto Ma pure, io mi ricorderò del mio patto, che io feci teco ne’ giorni della tua fanciullezza; e ti fermerò un patto eterno. Allor tu ti ricorderai delle tue vie, e sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori, insieme con le minori di te, le quali io ti darò per figliuole; ma non già secondo il tuo patto. Ed io fermerò il mio patto teco, e tu conoscerai che io sono il Signore; acciocchè tu ti ricordi di queste cose, ed abbi vergogna, e non apra più la bocca, per lo tuo vituperio, dopo che io mi sarà placato inverso te, di tutto ciò che tu avrai fatto, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, proponi un enimma, ed una parabola alla casa d’Israele; e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Una grande aquila, con grandi ali, e lunghe penne, piena di piuma variata, venne al Libano, e ne prese la vetta di un cedro. Ella spiccò la sommità de’ suoi ramoscelli teneri, e li trasportò in un paese di traffico, e li pose in una città di mercatanti. E prese della stirpe del paese, e la pose in un campo da sementa; e la portò presso a grandi acque, e la pose a guisa di magliuolo. E quella germogliò, e divenne vite prospera, bassa di pianta, avendo i suoi tralci rivolti verso l’aquila, e rimanendo le sue radici nel proprio luogo di essa; così divenne vite, e fece de’ tralci, e mise dei rami madornali. Or vi fu un’altra grande aquila, con grandi ali, e con molte penne; ed ecco, quella vite voltò le sue radici ad essa, e stese verso lei i suoi tralci, acciocchè la rigasse co’ rigagnoli delle sue piante. Quella era piantata in un buon terreno, presso a grandi acque, per metter pampani, e portar frutto, e divenire una vite magnifica. Di’: Così ha detto il Signore Iddio: Prospererebbe ella? quell’acquila non divellerà ella le sue radici? e non riciderà ella il suo frutto, sì che si secchi? e non si seccheranno tutte le cime, ed i pampani ch’ella ha messi? e non farà ella ciò con grande sforzo, e con molto popolo, per torla via fin dalle radici? Ora, eccola piantata; prospererà ella però? non si seccherà ella del tutto, come prima il vento orientale l’avrà tocca? ella si seccherà sopra i rigagnoli che l’avran fatta germogliare. Poi la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Di’ ora a questa casa ribelle: Non conoscete voi, che si voglion dir queste cose? Di’: Ecco, il re di Babilonia venne in Gerusalemme, e prese il re, e i principi d’essa; e li fece venire appresso di sè in Babilonia. E prese uno del sangue reale, e fece patto con lui, e lo fece giurare, e prese i possenti del paese; acciocchè il reame fosse basso e non si elevasse; e serbasse il patto fatto con lui, acciocchè restasse in piè. Ma colui si è ribellato contro a lui, mandando i suoi ambasciatori in Egitto, acciocchè gli fosser dati cavalli, e gran gente. Colui che fa cotali cose prospererebbe egli? scamperebbe egli? avendo rotto il patto, scamperebbe egli pure? Come io vivo, dice il Signore Iddio, egli morrà in mezzo di Babilonia, luogo del re che l’avea costituito re, ed appresso di lui, il cui giuramento egli ha sprezzato, e il cui patto egli ha rotto. E Faraone, con grande esercito, e con gran gente radunata, non farà nulla con lui, in guerra; dopo che colui avrà fatti degli argini, ed avrà edificate delle bastie, per distruggere molte anime. Poi ch’egli ha sprezzato il giuramento fatto con esecrazione, rompendo il patto, ed ecco, dopo aver data la mano, pure ha fatte tutte queste cose; egli non iscamperà. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Come io vivo, io gli renderò in sul capo il mio giuramento ch’egli ha sprezzato, e il mio patto ch’egli ha rotto. Ed io stenderò la mia rete sopra lui, ed egli sarà preso ne’ miei lacci, ed io lo farò venire in Babilonia, e quivi verrò in giudicio, con lui, del misfatto, ch’egli ha commesso contro a me. E tutti quelli delle sue schiere, che fuggiranno, caderanno per la spada; e quelli che rimarranno saran dispersi ad ogni vento; e voi conoscerete che io, il Signore, ho parlato Così ha detto il Signore Iddio: Pur prenderò una delle vette di quell’alto cedro, e la porrò; io spiccherò un tenero ramoscello dalla cima de’ suoi rami, e lo pianterò sopra un alto ed elevato monte. Io lo pianterò nell’alto monte d’Israele, ed egli alzerà i suoi rami, e porterà frutto, e diverrà cedro eccellente; e sotto esso, all’ombra dei suoi rami, si ripareranno gli uccelli d’ogni specie. E tutti gli alberi della campagna conosceranno che io sono il Signore, che abbasso gli alberi alti, e innalzo gli alberi bassi; che dissecco gli alberi verdi, e fo germogliare gli alberi secchi. Io, il Signore, ho parlato, ed altresì metterò la cosa ad effetto LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Che volete dir voi, che usate questo proverbio intorno alla terra d’Israele, dicendo: I padri han mangiato l’agresto, e i denti de’ figliuoli ne sono allegati? Come io vivo, dice il Signore Iddio, voi non avrete più cagione d’usar questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le anime son mie; siccome l’anima del padre, così ancora l ‘anima del figliuolo, è mia; l’anima che avrà peccato, quella morrà. Ma l’uomo che sarà giusto, e farà giudicio, e giustizia; e che non avrà mangiato sopra i monti, e non avrà levati gli occhi agl’idoli della casa d’Israele, e non avrà contaminata la moglie del suo prossimo, e non si sarà accostato a donna mentre è appartata; e non avrà oppressato alcuno, ed avrà renduto il pegno al debitore, e non avrà fatta rapina; ed avrà dato del suo pane a colui che ha fame, e avrà ricoperto di vestimento l’ignudo; e non avrà prestato ad usura, e non avrà preso vantaggio; ed avrà ritratta la man sua d’iniquità, ed avrà fatto leal giudicio tra un uomo e l’altro; e sarà camminato ne’ miei statuti, ed avrà osservate le mie leggi, per fare opere di lealtà e di verità; un tale è giusto; di certo egli viverà, dice il Signore Iddio Ma se egli genera un figliuolo, che sia ladrone, che spanda il sangue, o faccia qualche cosa simigliante all’una di quelle; e non faccia tutte le cose suddette; anzi, e mangi sopra i monti, e contamini la moglie del suo prossimo; ed oppressi il povero, e il bisognoso, e faccia rapine, e non renda il pegno, e levi gli occhi agl’idoli, e commetta abbominazione; e presti ad usura, e prenda vantaggio; viverà egli? egli non viverà; egli ha fatte tutte queste cose abbominevoli; egli di certo sarà fatto morire; il suo sangue sarà sopra lui. Ma ecco, se egli genera un figliuolo, il quale, avendo veduti tutti i peccati di suo padre, ch’egli avrà commessi, vi ponga mente, e non faccia cotali cose; e non mangi sopra i monti, e non levi gli occhi agl’idoli della casa d’Israele, e non contamini la moglie del suo prossimo; e non oppressi alcuno, e non prenda pegno, e non faccia rapine, e dia del suo pane a colui che ha fame, e ricopra di vestimento l’ignudo; e ritragga la sua mano dal povero, e non prenda nè usura, nè vantaggio, e metta ad effetto le mie leggi, e cammini ne’ miei statuti; esso non morrà per l’iniquità di suo padre; di certo egli viverà. Quant’è a suo padre, perchè avrà usate oppressioni, ed avrà fatta rapina al suo fratello, e avrà fatto ciò che non è bene in mezzo de’ suoi popoli; ecco, egli morrà per la sua iniquità. E se pur dite: Perchè non porta quel figliuolo l’iniquità del padre? Perciocchè quel figliuolo ha fatto giudicio e giustizia, ed ha osservati tutti i miei statuti, e li ha messi ad effetto; di certo egli viverà. La persona che avrà peccato, quella morrà; il figliuolo non porterà l’iniquità del padre, nè il padre l’iniquità del figliuolo; la giustizia del giusto sarà sopra lui, e l’empietà dell’empio altresì sarà sopra lui E quando l’empio si ritrarrà da tutti i suoi peccati, ch’egli avrà commessi; ed osserverà tutti i miei statuti, e farà giudicio e giustizia, egli di certo viverà, egli non morrà. Tutti i suoi misfatti, ch’egli avrà commessi, non gli saranno più rammemorati; egli viverà, per la giustizia ch’egli avrà operata. Mi diletto io per alcuna maniera nella morte dell’empio? dice il Signore Iddio; non viverà egli, se si converte dalle sue vie? Se altresì il giusto si ritrae dalla sua giustizia, e commette iniquità, e fa secondo tutte le abbominazioni che l’empio commette, viverà egli? tutte le sue giustizie ch’egli avrà operate, non saranno più ricordate; egli morrà per lo suo misfatto, ch’egli avrà commesso, e per lo suo peccato, ch’egli avrà fatto. E direte voi: La via del Signore non è bene addirizzata? Ascoltate ora, o casa d’Israele. Non è la mia via bene addirizzata? anzi, non son le vostre vie quelle che non son bene addirizzate? Quando il giusto si ritrarrà dalla sua giustizia, e commetterà iniquità, egli morrà per queste cose; egli morrà per l’iniquità ch’egli avrà commessa. Quando altresì l’empio si ritrarrà dalla sua empietà ch’egli avrà commessa, e farà giudicio, e giustizia, egli farà vivere l’anima sua. Se dunque egli prende guardia, e si ritrae da tutti i suoi misfatti ch’egli avrà commessi, di certo viverà, egli non morrà. E pur la casa d’Israele dice: La via del Signore non è bene addirizzata. O casa d’Israele, non son le mie vie bene addirizzate? anzi, non son le vostre vie quelle che non sono bene addirizzate? Perciò, o casa d’Israele, io vi giudicherò, ciascuno secondo le sue vie, dice il Signore Iddio. Convertitevi, e ritraetevi da tutti i vostri misfatti; e l’iniquità non vi sarà in intoppo. Gettate via d’addosso a voi tutti i vostri misfatti, che avete commessi; fatevi un cuor nuovo, ed uno spirito nuovo; e perchè morreste voi, o casa d’Israele? Conciossiachè io non mi diletti nella morte di chi muore, dice il Signore Iddio. Convertitevi adunque, e voi viverete OR tu prendi a far lamento dei principi d’Israele. E di’: Quale era tua madre? una leonessa; ella era giaciuta fra i leoni, ella avea allevati i suoi leoncini in mezzo de’ leoncelli. Or ella avea allevato uno de’ suoi leoncini, che divenne leoncello, e imparò a rapir la preda, e divorava gli uomini. E le nazioni, uditone il grido, vennero contro a lui; ed egli fu preso nella lor fossa; e lo menarono incatenato nel paese di Egitto. Ed ella, quando vide che si era assai trattenuta aspettando, e che la sua speranza era perduta, prese un altro dei suoi leoncini, e ne fece un leoncello. Ed egli, essendo divenuto leoncello, andava, e veniva fra i leoni, e imparò a rapir la preda, e divorava gli uomini. Ed ebbe sol cura de’ suoi palazzi, e desertò le lor città; e il paese, e tutto ciò che è in esso fu desolato per la voce del suo ruggire. E le nazioni delle provincie d’ogn’intorno gli diedero addosso, e tesero contro a lui la lor rete, ed egli fu preso nella lor fossa. Poi lo misero incatenato in una gabbia, e lo condussero al re di Babilonia; e lo misero in certe fortezze, acciocchè la sua voce non si udisse più ne’ monti d’Israele La madre tua, quando tu ti fosti taciuto, divenne come una vite piantata presso alle acque; divenne fruttifera, e fronzuta, per la copia dell’acqua. Ed ebbe delle verghe forti, da scettri di signori; e divenne alta di ceppo, sopra gli alberi folti, fra i quali ella era, e fu ragguardevole per la sua altezza, per l’abbondanza de’ suoi tralci. Ma è stata sterpata con ira, è stata gettata in terra, e il vento orientale ha seccato il suo frutto; le sue verghe forti sono state rotte, e non seccate; il fuoco le ha consumate. Ed ora, ella è piantata nel deserto, in terra secca ed arida. E d’una verga de’ suoi rami è uscito un fuoco che ha consumato il frutto di essa, e non vi è più in lei verga forte, scettro da signoreggiare. Quest’è un lamento, e sarà per lamento OR avvenne nell’anno settimo, nel decimo giorno del quinto mese, che alcuni degli anziani d’Israele vennero per domandare il Signore, e si posero a sedere davanti a me. E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, parla agli anziani d’Israele, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Venite voi per domandarmi? come io vivo, dice il Signore Iddio, io non son ricercato da voi. Non li giudicherai tu, figliuol d’uomo, non li giudicherai tu? dichiara loro le abbominazioni de’ lor padri, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Nel giorno che io elessi Israele, e levai la mano alla progenie della casa di Giacobbe, e mi diedi loro a conoscere nel paese di Egitto, e levai lor la mano, dicendo: Io sono il Signore Iddio vostro; in quel medesimo giorno levai lor la mano, che io li trarrei fuor del paese di Egitto, per introdurli nel paese che io avea loro scoperto; che è un paese stillante latte e miele, la gloria di tutti i paesi. E dissi loro: Gettate via ciascuno le abbominazioni de’ suoi occhi, e non vi contaminate negl’idoli di Egitto; io sono il Signore Iddio vostro. Ma essi si ribellarono contro a me, e non vollero ascoltarmi; non gettarono via ciascuno le abbominazioni de’ suoi occhi, e non lasciarono gl’idoli di Egitto; laonde io dissi di volere spandere sopra loro l’ira mia, e d’adempiere il mio cruccio sopra loro, in mezzo del paese di Egitto. Pur nondimeno, per lo mio Nome, acciocchè non fosse profanato nel cospetto delle nazioni, fra le quali essi erano, nella cui presenza io mi era data loro a conoscere; io operai per trarli fuor del paese di Egitto Io adunque li trassi fuor del paese di Egitto, e li condussi nel deserto. E diedi loro i miei statuti, e feci loro assapere le mie leggi, per le quali l’uomo che le metterà ad effetto viverà. Oltre a ciò, ordinai loro i miei sabati, per essere un segno fra me e loro; acciocchè conoscessero che io sono il Signore, che li santifico. Ma la casa d’Israele si ribellò contro a me nel deserto; non camminarono ne’ miei statuti, e rigettarono le mie leggi, per le quali l’uomo che le metterà ad effetto viverà; e profanarono grandemente i miei sabati; laonde io dissi di volere spander l’ira mia sopra loro nel deserto, per consumarli. Pur nondimeno, io operai, per lo mio Nome; acciocchè non fosse profanato nel cospetto delle genti, davanti a’ cui occhi io li avea tratti fuori. E benchè io levassi lor la mano nel deserto, che io non li introdurrei nel paese che io ho loro dato; paese stillante latte e miele, la gloria di tutti i paesi; perciocchè aveano rigettate le mie leggi, e non erano camminati ne’ miei statuti, ed aveano profanati i miei sabati; conciossiachè il cuor loro andasse dietro a’ loro idoli; pur nondimeno, l’occhio mio li risparmiò, per non distruggerli; e non ne feci un finale sterminio nel deserto. E dissi a’ lor figliuoli, nel deserto: Non camminate negli statuti de’ vostri padri, e non osservate i lor costumi, e non vi contaminate ne’ loro idoli. Io sono il Signore Iddio vostro; camminate ne’ miei statuti, ed osservate le mie leggi, e mettetele ad effetto. E santificate i miei sabati, e sieno quelli per un segno fra me, e voi; acciocchè conosciate che io sono il Signore Iddio vostro. Ma i figliuoli ancora si ribellarono contro a me; non camminarono ne’ miei statuti, e non osservarono le mie leggi, per metterle ad effetto, per le quali l’uomo che le metterà ad effetto viverà; profanarono i miei sabati; laonde io dissi di volere spander sopra loro la mia ira, e di adempiere il mio cruccio sopra loro nel deserto. Pur nondimeno, io ritrassi la mia mano, ed operai, per l’amor del mio Nome; acciocchè non fosse profanato nel cospetto delle genti, alla vista delle quali io li avea tratti fuori. Ma altresì levai lor la mano nel deserto, che io li dispergerei fra le genti, e li sventolerei fra i paesi; perciocchè non misero ad effetto le mie leggi, e rigettarono i miei statuti, e profanarono i miei sabati, e i loro occhi furono dietro agli idoli de’ lor padri. Ed io altresì diedi loro statuti non buoni, e leggi per le quali non viverebbero; e li contaminai ne’ lor doni, ed offerte, in ciò che fecero passar per lo fuoco tutto ciò che apre la matrice; acciocchè io li mettessi in desolazione, affinchè conoscessero che io sono il Signore Perciò, figliuol d’uomo, parla alla casa d’Israele, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: In ciò ancora mi hanno oltraggiato i padri vostri, commettendo misfatto contro a me; cioè: che dopo che io li ebbi introdotti nel paese, del quale io avea levata la mano, che io lo darei loro, hanno riguardato ad ogni alto colle, e ad ogni albero folto; e quivi hanno sacrificati i lor sacrificii, e quivi hanno presentata l’irritazione delle loro offerte, e quivi hanno posti gli odori lor soavi, e quivi hanno sparse le loro offerte da spandere. Ed io dissi loro: Che cosa è l’alto luogo, dove voi andate? egli è pure stato sempre chiamato: Alto luogo, fino a questo giorno. Per tanto, di’ alla casa d’Israele: Così ha detto il Signore Iddio: Mentre voi vi contaminate nella via de’ vostri padri, e fornicate dietro alle loro abbominazioni; e vi contaminate in tutti i vostri idoli, infino al dì d’oggi, offerendo le vostre offerte, e facendo passare i vostri figliuoli per lo fuoco; sarei io di vero ricercato da voi, o casa d’Israele? come io vivo, dice il Signore Iddio, io non son ricercato da voi. E ciò che v’immaginate nel vostro spirito non avverrà per modo alcuno; in quanto dite: Noi saremo come le genti, come le nazioni de’ paesi, servendo al legno, ed alla pietra Come io vivo, dice il Signore Iddio, io regnerò sopra voi con man forte, e con braccio steso, e con ira sparsa; e vi trarrò fuori d’infra i popoli, e vi raccoglierò da’ paesi, dove sarete stati dispersi, con man forte, e con braccio steso, e con ira sparsa. E vi condurrò nel deserto de’ popoli, e quivi verrò a giudicio con voi, a faccia a faccia. Siccome io venni a giudicio co’ padri vostri nel deserto del paese di Egitto, così verrò a giudicio con voi, dice il Signore Iddio; e vi farò passar sotto la verga, e vi metterò ne’ legami del patto; e metterò da parte, d’infra voi, i ribelli, e quelli che si rivoltano da me; io li trarrò fuor del paese delle lor dimore, ma pur non entreranno nel paese d’Israele; e voi conoscerete che io sono il Signore. Voi dunque, o casa d’Israele, così ha detto il Signore Iddio: Andate, servite ciascuno a’ vostri idoli; sì, poscia che voi non mi volete ascoltare; e non profanate più il mio santo Nome con le vostre offerte, e co’ vostri idoli. Perciocchè nel mio monte santo, nell’alto monte d’Israele, dice il Signore Iddio, quivi mi servirà tutta quanta la casa d’Israele, che sarà nella terra; quivi li gradirò, e quivi richiederò le vostre offerte, e le primizie de’ vostri doni, con tutte le vostre cose consacrate. Io vi gradirò co’ vostri soavi odori, dopo che vi avrò tratti fuori d’infra i popoli, e vi avrò raccolti da’ paesi, dove sarete stati dispersi; e mi santificherò in voi nel cospetto delle nazioni. E voi conoscerete che io sono il Signore, quando vi avrò condotti nella terra d’Israele, nel paese del quale io levai la mano, che io lo darei a’ vostri padri. E quivi voi vi ricorderete delle vostre vie, e di tutti i vostri fatti, per li quali vi siete contaminati; e vi accorerete appo voi stessi per tutti i mali che avete commessi. E conoscerete che io sono il Signore, quando avrò operato inverso voi, per l’amor del mio Nome; non secondo le vostre vie malvage, nè secondo i vostri fatti corrotti, o casa d’Israele, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso la parte australe, e parla contro al Mezzodì, e profetizza contro alla selva del campo meridionale; e di’ alla selva del Mezzodì: Ascolta la parola del Signore: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io accendo in te un fuoco che consumerà in te ogni albero verde, ed ogni albero secco; la fiamma del suo incendio non si spegnerà, ed ogni faccia ne sarà divampata, dal Mezzodì fino al Settentrione. Ed ogni carne vedrà che io, il Signore, avrò acceso quello; egli non si spegnerà. Ed io dissi: Ahi lasso me! Signore Iddio; costoro dicon di me: Quest’uomo non è egli un dicitor di parabole? E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso Gerusalemme, e parla contro a’ luoghi santi, e profetizza contro alla terra d’Israele; e di’ alla terra d’Israele: Così ha detto il Signore: Eccomi contro a te; io trarrò la mia spada dal suo fodero, e distruggerò di te il giusto, e l’empio. Perciocchè io ho determinato di distruggere di te il giusto, e l’empio, perciò sarà tratta la mia spada fuor del suo fodero contro ad ogni carne, dal Mezzodì fino al Settentrione. Ed ogni carne conoscerà che io, il Signore, avrò tratta la mia spada, fuor del suo fodero; ella non vi sarà più rimessa. Oltre a ciò, tu, figliuol d’uomo, sospira; sospira con rottura di lombi, e con amaritudine, nel cospetto loro. E quando ti diranno: Perchè sospiri? di’: Per lo grido; perciocchè la cosa viene; ed ogni cuore si struggerà, e ogni mano diverrà rimessa, ed ogni spirito si verrà meno, e tutte le ginocchia si dissolveranno in acqua; ecco, la cosa viene, e sarà messa ad effetto, dice il Signore Iddio Poi la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, profetizza, e di’: Così ha detto il Signore: Di’: La spada, la spada è aguzzata, ed anche è forbita; è aguzzata, per fare una grande uccisione; è forbita, acciocchè folgori; ci potremmo noi rallegrare, o scettro del mio figliuolo, che sprezzi ogni legno? E il Signore l’ha data a forbire, per impugnarla; è una spada aguzzata, e forbita, per darla in mano d’un ucciditore. Grida, ed urla, o figliuol d’uomo; perciocchè ella è contro il mio popolo; ella è contro a tutti i principi d’Israele; il mio popolo non è altro che uomini atterrati per la spada; perciò, percuotiti in su la coscia. Perciocchè una prova è stata fatta; e che dunque, se anche lo scettro sprezzante non sarà più? dice il Signore Iddio. Tu adunque, figliuol d’uomo, profetizza, e battiti a palme; la spada sarà raddoppiata fino a tre volte; essa è la spada degli uccisi; la spada del grande ucciso che penetrerà fin dentro alle lor camerette. Io ho posto lo spavento della spada sopra tutte le lor porte, per far che ogni cuore si strugga, e per moltiplicar le ruine; ahi lasso me! ella è apparecchiata per folgorare; è aguzzata per ammazzare. O spada, giugni a man destra, colpisci a sinistra, dovunque la tua faccia sarà dirizzata. Io altresì mi batterò a palme, ed acqueterò la mia ira. Io, il Signore, ho parlato La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Or tu, figliuol d’uomo, fatti due vie, dalle quali venga la spada del re di Babilonia; escano amendue d’una stessa terra; ed appiana un certo spazio; appianalo in capo d’una strada di città. Fa’ una via, per la quale la spada venga contro a Rabba de’ figliuoli di Ammon; ed un’altra, per la quale venga in Giuda contro a Gerusalemme, città forte. Perciocchè il re di Babilonia si è fermato in una forca di strada, in un capo di due vie, per prendere augurio; egli ha sparse le saette, ha domandati gl’idoli, ha riguardato nel fegato. L’augurio è stato, ch’egli si volgesse dalla man destra, verso Gerusalemme, per rizzar contro ad essa dei trabocchi, per aprir la bocca con uccisione, per alzar la voce con istormo, per rizzar trabocchi contro alle porte, per fare argini, per edificar bastie. Ma ciò è parso un augurio vano a quelli che aveano loro fatti molti giuramenti; ma ora egli rammemorerà loro l’iniquità; acciocchè sieno presi. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè voi riducete a memoria la vostra iniquità; palesandosi i vostri misfatti, e mostrandosi i vostri peccati in tutti i vostri fatti; perciocchè, dico, voi la riducete a memoria, voi sarete presi a forza di mano. E tu, empio profano, principe d’Israele, il cui giorno è venuto, nel tempo del colmo dell’iniquità; così ha detto il Signore Iddio: Togli cotesta benda reale, e leva via cotesta corona; ella non sarà più dessa; io innalzerò colui che è basso, ed abbasserò colui che è innalzato. Io la riverserò, la riverserò, la riverserò; ed ella non sarà più dessa, fin che venga colui a cui appartiene il giudicio; ed io gliela darò E tu, figliuol d’uomo, profetizza, e di’: Così ha detto il Signore Iddio, intorno a’ figliuoli di Ammon, ed intorno al lor vituperio: Di’ adunque: La spada, la spada è sguainata; ella è forbita per ammazzare, per consumare, per folgorare. Mentre ti si veggono visioni di vanità, mentre ti s’indovina menzogna, mettendoti sopra il collo degli empi uccisi, il cui giorno è venuto, nel tempo del colmo dell’iniquità; rimetterebbesi quella spada nel suo fodero? Io ti giudicherò nel luogo stesso ove sei stata creata, nel tuo natio paese; e spanderò sopra te il mio cruccio; io soffierò nel fuoco della mia indegnazione contro a te, e ti darò in man d’uomini insensati, artefici di distruzione. Tu sarai per pastura del fuoco; il tuo sangue sarà in mezzo del paese; tu non sarai più ricordata; perciocchè io, il Signore, ho parlato LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: E tu, figliuol d’uomo, non giudicherai tu, non giudicherai tu la città di sangue, e non le farai tu conoscere tutte le sue abbominazioni? Di’ adunque: Così ha detto il Signore Iddio: Il tempo della città che spande il sangue dentro di sè, e che fa degl’idoli contro a sè stessa, per contaminarsi, viene. Tu ti sei resa colpevole per lo tuo sangue, che tu hai sparso; e ti sei contaminata per li tuoi idoli, che tu hai fatti; ed hai fatti avvicinare i tuoi giorni, e sei giunta alla fine de’ tuoi anni; perciò, ti ho messa in vituperio appo le nazioni, e in derizione appo tutti i paesi. I paesi che son vicini, e quelli che son lontani di te, si faran beffe di te, o tu contaminata di fama, grande in ruina. Ecco, i principi d’Israele, dentro di te, si son dati a spandere il sangue, ciascuno secondo il suo potere. Si è sprezzato in te padre, e madre; si è usata storsione contra il forestiere in mezzo di te; si è oppressato in te l’orfano, e la vedova. Tu hai sprezzate le mie cose sante, ed hai profanati i miei sabati. Uomini sparlatori, e calunniatori sono stati in mezzo di te, per ispandere il sangue; e si è mangiato in te sopra i monti; si son commesse scelleratezze in mezzo di te. Le vergogne del padre si sono scoperte in te; si è sforzata in te la donna appartata per la sua immondizia. L’uno ha commessa abbominazione con la moglie del suo prossimo; l’altro ha contaminata la sua nuora con iscelleratezza; e l’altro ha violata la sua sorella, figliuola di suo padre, dentro di te. Si son presi presenti in te, per ispandere il sangue; tu hai presa usura, e vantaggio, ed hai frodati i tuoi prossimi con oppressione, e mi hai dimenticato, dice il Signore Iddio. Laonde ecco, io mi son battuto a palme, per la tua avarizia, che hai usata; e per lo tuo sangue che è stato in mezzo di te. Potrà il cuor tuo esser fermo, o le tue mani esser forti al tempo che io opererò contro a te? Io, il Signore, ho parlato, ed altresì opererò. E ti dispergerò fra le nazioni, io ti sventolerò per i paesi, e farò venir meno in te la tua immondizia. E tu sarai profanata dentro di te, nel cospetto delle nazioni; e conoscerai che io sono il Signore La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, la casa d’Israele mi è divenuta schiuma; tutti quanti son rame, e stagno, e ferro, e piombo, in mezzo d’un fornello; son divenuti schiuma d’argento. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè voi tutti siete divenuti schiume, però, ecco, io vi raduno in mezzo di Gerusalemme. Come si raduna l’argento, e il rame, e il ferro, e il piombo, e lo stagno, in mezzo d’un fornello, per soffiarvi su il fuoco per fonder quelle cose: così vi raccorrò nella mia ira, e nel mio cruccio, e vi porrò quivi, e vi struggerò. Così vi radunerò, e soffierò sopra voi nel fuoco della mia indegnazione; e voi sarete strutti in mezzo di quella. Come l’argento si strugge nel fornello, così sarete strutti in mezzo di quella; e voi conoscerete che io, il Signore, avrò versata l’ira mia sopra voi La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, dille: Tu sei un paese che non sei stato nettato, che non sei stato bagnato d’alcuna pioggia nel giorno del cruccio. Vi è una cospirazione de’ suoi profeti in mezzo di lei; han divorate le anime come un leone ruggente, che rapisce la preda; han tolte le facoltà, e le cose preziose; han moltiplicate le vedove in mezzo di essa. I suoi sacerdoti han violata la mia Legge, ed han profanate le mie cose sante; non han posta differenza tra la cosa santa, e la profana, e non hanno insegnato a discerner tra la cosa monda, e l’immonda; e si sono turati gli occhi, per non prender guardia a’ miei sabati, ed io sono stato profanato nel mezzo di loro. I suoi principi sono stati dentro di essa come lupi che rapiscono la preda, spandendo il sangue, e distruggendo le anime, per saziar la loro avarizia. E i suoi profeti han fatto loro uno smalto mal tegnente; hanno avute visioni di vanità, ed hanno loro indovinata menzogna, dicendo: Così ha detto il Signore Iddio; benchè il Signore non avesse parlato. Il popolo del paese ha fatte delle storsioni, e rapine, ed han fatta violenza al povero, ed al bisognoso; hanno oppressato il forestiere, senza che gli si sia fatta ragione. Ed io ho cercato d’infra loro alcuno che facesse alcun riparo; e che si presentasse davanti a me alla rottura, per lo paese; acciocchè io non lo desertassi; ma non ne ho trovato alcuno. Perciò, io spanderò sopra loro l’ira mia; io li consumerò col fuoco della mia indegnazione; io renderò loro la lor via in sul capo, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, vi erano due donne, figliuole d’una medesima madre, le quali fornicarono in Egitto nella lor giovanezza; quivi furono premute le lor mammelle, e quivi fu compresso il seno della lor verginità. Or i nomi loro sono: Ohola, la maggiore; ed Oholiba, sua sorella; ma esse divennero mie, e mi partorirono figliuoli, e figliuole; ed i lor nomi sono: d’Ohola, Samaria; e d’Oholiba, Gerusalemme. Ed Ohola ha fornicato, ricevendo altri in luogo mio, e si è innamorata de’ suoi amanti, degli Assiri, suoi vicini; vestiti di giacinto, principi, e satrapi, giovani vaghi tutti quanti, cavalieri montati sopra cavalli. E si è abbondonata a fornicar con loro, che erano tutti la scelta de’ figliuoli di Assur; e si è contaminata con tutti gl’idoli di coloro, de’ quali ella si era innamorata. E con tutto ciò, ella non ha lasciate le sue fornicazioni di Egitto; perciocchè gli Egizi erano giaciuti con lei nella sua giovanezza, ed aveano compresso il seno della sua verginità, ed aveano sparse le lor fornicazioni sopra lei. Perciò, io l’ho data in man de’ suoi amanti, in man de’ figliuoli di Assur, de’ quali ella si era innamorata. Essi hanno scoperte le sue vergogne, hanno presi i suoi figliuoli, e le sue figliuole, ed hanno uccisa lei con la spada; ed ella è stata famosa fra le donne, ed essi hanno eseguiti giudicii sopra lei E la sua sorella Oholiba ha veduto ciò, e si è corrotta ne’ suoi innamoramenti più di lei; e nelle sue fornicazioni, più che la sua sorella nelle sue. Ella si è innamorata de’ figliuoli di Assur, suoi vicini, principi, e satrapi, vestiti perfettamente, cavalieri montati sopra cavalli, giovani vaghi tutti quanti. Ed io ho veduto ch’ella si era contaminata, che amendue seguivano un medesimo procedere. Anzi, che questa ha sopraggiunto alle fornicazioni dell’altra; perciocchè avendo veduti degli uomini ritratti in su la parete, delle immagini di Caldei, dipinte di minio, cinte di cinture sopra i lor lombi, con delle tiare tinte in sul capo, d’aspetto di capitani tutte quante, di’ sembianza di figliuoli di Babilonia, del paese de’ Caldei, lor terra natia, ella se n’è innamorata, per lo sguardo degli occhi suoi, ed ha lor mandati ambasciatori nel paese dei Caldei. Ed i figliuoli di Babilonia son venuti con lei a giacitura amorosa, e l’hanno contaminata con la lor fornicazione, ed ella si è contaminata con loro; e poi l’animo suo si è stolto da loro. Ella adunque ha pubblicate le sue fornicazioni, ed ha scoperte le sue vergogne; laonde l’animo mio si è stolto da lei, siccome si era stolto dalla sua sorella. E pure anch’ella ha accresciute le sue fornificazioni, ricordandosi dei giorni della sua giovanezza, quando fornicava nel paese di Egitto; e si è innamorata degli Egizi, più che le lor concubine stesse; perciocchè la lor carne è carne d’asini, e il lor flusso è flusso di cavalli. Così tu sei tornata alla scelleratezza della tua fanciullezza, quando le tue mammelle furon compresse dagli Egizi, a cagione de’ tuoi seni di fanciulla Perciò, Oholiba, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io eccito contro a te i tuoi amanti, da’ quali l’animo tuo si è stolto; e li farò venire sopra te d’ogni intorno. Cioè: i figliuoli di Babilonia, e tutti i Caldei; que’ di Pecod, di Soa, di Coa, e tutti i figliuoli di Assur con loro, giovani vaghi, principi, e satrapi, tutti quanti; capitani, ed uomini famosi, montati sopra cavalli tutti quanti. E verranno contro a te con carri, con carrette, e con ruote, e con gran raunata di genti; porranno contro a te d’ogn’intorno scudi, e targhe, ed elmi; ed io metterò in lor potere il far giudicio, ed essi ti giudicheranno de’ lor giudicii. Ed io eseguirò la mia gelosia contro a te, ed essi opereranno inverso te con ira; ti taglieranno il naso, e gli orecchi, e ciò che di te sarà rimasto caderà per la spada; prenderanno i tuoi figliuoli, e le tue figliuole; e il tuo rimanente sarà consumato per lo fuoco. E ti spoglieranno dei tuoi vestimenti, e rapiranno gli ornamenti della tua magnificenza. Ed io farò venir meno in te la tua scelleratezza, e la tua fornicazione, nel paese di Egitto; e tu non leverai più gli occhi a loro, e non ricorderai più l’Egitto. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io ti do in man di coloro che tu odii: in man di coloro da’ quali l’animo tuo si è stolto. Ed essi procederanno teco con odio, e rapiranno tutti i tuoi beni, e ti lasceranno ignuda, e scoperta; e sarà palesata la turpitudine delle tue fornicazioni, e la tua scelleratezza, e le tue prostituzioni. Io ti farò queste cose, perciocchè tu hai fornicato dietro alle genti; perciocchè tu ti sei contaminata co’ loro idoli. Tu sei camminata nella via della tua sorella; io altresì ti darò in mano la sua coppa. Così ha detto il Signore Iddio: Tu berrai la coppa profonda, e larga, della tua sorella; tu sarai in derisione, ed in ischerno; quella coppa sarà di gran capacità. Tu sarai ripiena di ebbrezza, e di affanno, per la coppa della desolazione, e del disertamento, per la coppa di Samaria, tua sorella. E tu la berrai, e la succerai, e ne spezzerai i testi, e ti strapperai le mammelle; perciocchè io ho parlato, dice il Signore Iddio. Perciò così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè tu mi hai dimenticato, e mi hai gettato dietro alle spalle, tu altresì porta la tua scelleratezza, e le tue fornicazioni Poi il Signore mi disse: Figliuol d’uomo, non giudicherai tu Ohola, ed Oholiba? or dichiara loro le loro abbominazioni. Perciocchè han commesso adulterio, e vi è del sangue nelle lor mani, ed han commesso adulterio co’ loro idoli; ed anche han fatti passar per lo fuoco i lor figliuoli, i quali mi aveano partoriti, per consumarli. Ancor questo mi han fatto: in quel medesimo giorno hanno contaminato il mio santuario, ed han profanati i miei sabati. E dopo avere scannati i lor figliuoli a’ loro idoli, son venute in quel medesimo giorno nel mio santuario, per profanarlo; ed ecco, così han fatto dentro della mia Casa. Ed oltre a ciò, han mandato ad uomini, vegnenti di lontano, i quali, tosto che il messo è stato loro mandato, son venuti; ed alla giunta loro, tu ti sei lavata, tu ti sei lisciato il viso, e ti sei adorna di ornamenti. E ti sei posta a sedere sopra un letto magnifico, davanti al quale era una tavola apparecchiata; e sopra quella tu hai posti i miei profumi, ed i miei olii odoriferi. Quivi è stato uno strepito di moltitudine sollazzante; ed oltre agli uomini della turba del popolazzo, sono stati introdotti degli ubriachi del deserto; i quali han poste delle maniglie in su le mani di quelle due donne, ed una corona di gloria sopra le lor teste. Ed io ho detto di quella, invecchiata in adulterii: Ora fornicheranno essi con lei a suo modo. Altri dunque è venuto a lei, come si viene ad una meretrice; così son venuti coloro ad Ohola, e ad Oholiba, donne scellerate. Perciò, gli uomini giusti le giudicheranno, come si giudicano le adultere, e quelle che spandono il sangue; conciossiachè esse sieno adultere, ed abbiano del sangue nelle lor mani. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Io fo venir contro a loro una gran raunata di genti, e le metterò in turbamento ed in preda. E quella raunata le lapiderà con pietre, e le taglierà a pezzi con le sue spade; ucciderà i lor figliuoli, e le lor figliuole, e brucerà le lor case col fuoco. Ed io farò cessar la scelleratezza nel paese; e tutte le donne saranno ammaestrate a non fare secondo le vostre scelleratezze. E coloro vi metteranno la vostra scelleratezza addosso; e voi porterete i peccati de’ vostri idoli, e conoscerete che io sono il Signore Iddio OR nell’anno nono, del decimo mese, nel decimo giorno del mese, la parola del Signore mi fu indirizzata dicendo: Figliuol d’uomo, scriviti il nome di questo giorno, di questo stesso giorno; il re di Babilonia si è posto sopra Gerusalemme questo stesso giorno. E proponi una parabola a questa casa ribelle, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Metti la pignatta al fuoco; mettivela ed anche versavi dentro dell’acqua. Raccogli i suoi pezzi di carne dentro di essa, ogni buon pezzo, coscia, e spalla; empila della scelta delle ossa. Prendi delle migliori bestie della greggia, e anche disponi le ossa nel fondo di essa; falla bollire a gran bollori, e sieno anche le sue ossa cotte dentro di essa. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Guai alla città di sangue, alla pignatta, che ha dentro di sè la sua bruttura, la cui bruttura non è uscita fuori! vuotala a pezzo a pezzo; non traggasi la sorte sopra essa. Conciossiachè il suo sangue sia stato in mezzo di lei; essa l’ha posto sopra un sasso liscio, non l’ha sparso in terra, per coprirlo di polvere. Io altresì, montando in ira, per far vendetta, metterò il suo sangue sopra un sasso liscio, acciocchè non sia coperto. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Guai alla città di sangue! anch’io farò una grande stipa; mettendovi legne assai, accendendo il fuoco, e facendo consumar la carne, e riducendola ad esser come una composizione di odori; talchè anche le ossa saranno arse. Poi facendola star vuota sopra le sue brace; acciocchè si riscaldi, e sia bruciato il suo rame, e che la sua bruttura sia strutta in mezzo di essa, e che la sua schiuma sia consumata. Ella si è affaticata intorno a cose vane, e la sua grossa schiuma non è uscita fuor di lei; la sua schiuma non è uscita per lo fuoco. Vi è scelleratezza nella tua immondizia; perciocchè io ti avea nettata, e tu non sei stata netta; tu non sarai più nettata della tua immondizia, finchè io abbia acquetata l’ira mia sopra te. Io, il Signore, ho parlato; la cosa avverrà, ed io l’eseguirò; io non la rivocherò, e non risparmierò, e non mi pentirò. Coloro ti giudicheranno secondo le tue vie, e secondo i tuoi fatti, dice il Signore Iddio La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, ecco, io ti tolgo il desio de’ tuoi occhi, per una piaga; e tu, non farne cordoglio, e non piangerne, e non ispanderne lagrime. Rimanti di sospirare, non far duolo di morto; legati la tua tiara in sul capo, e mettiti le tue scarpe ne’ piedi, e non velarti il labbro disopra, e non mangiare il pan delle persone afflitte. Io parlai adunque la mattina al popolo, e la sera la mia moglie morì; e la mattina seguente feci come mi era stato comandato. E il popolo mi disse: Non ci dichiarerai tu ciò che ci significano queste cose che tu fai? Ed io risposi loro: La parola del Signore mi è stata indirizzata, dicendo: Di’ alla casa d’Israele: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io profano il mio santuario, la magnificenza della vostra forza, il desio degli occhi vostri, e la tenerezza delle anime vostre; e i vostri figliuoli, e le vostre figliuole, che voi avete lasciate, caderanno per la spada. E voi farete come ho fatto io; voi non vi velerete il labbro di sopra, e non mangerete il pane delle persone afflitte; ed avrete le vostre tiare in su la testa, e le vostre scarpe ne’ piedi; non farete cordoglio, e non piangerete; ma vi struggerete per le vostre iniquità, e gemerete l’un con l’altro. Ed Ezechiele vi sarà per segno; voi farete del tutto come egli ha fatto; quando ciò sarà avvenuto, voi conoscerete che io sono il Signore Iddio. E quant’è a te, figliuol d’uomo, nel giorno che io torrò loro la lor forza, la gioia della lor gloria, il desio degli occhi loro, e l’intento delle anime loro, i lor figliuoli, e le lor figliuole; in quel giorno, colui che sarà scampato non verrà egli a te, per fartene saper le novelle? In quel giorno la bocca tua ti sarà aperta, per parlar con colui che sarà scampato, e tu parlerai, e non sarai più mutolo, e sarai loro per segno; ed essi conosceranno che io sono il Signore LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso i figliuoli di Ammon, e profetizza contro a loro; e di’ a’ figliuoli di Ammon: Ascoltate la parola del Signore Iddio: Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè tu hai detto: Eia! contro al mio santuario, perchè era profanato; e contro alla terra d’Israele, perchè era desolata; e contro alla casa di Giuda, perchè andavano in cattività; perciò, ecco io ti do in eredità a’ figliuoli d’Oriente, ed essi porranno i lor castelli in te, e rizzeranno in te i lor padiglioni; essi mangeranno i tuoi frutti, e berranno il tuo latte. Ed io ridurrò Rabba in albergo di cammelli, e il luogo de’ figliuoli di Ammon in mandra di pecore; e voi conoscerete che io sono il Signore. Imperocchè, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè tu ti sei battuta a palme, ed hai scalpitata la terra co’ piedi, e oltre a tutto il tuo sprezzo, tu ti sei rallegrata nell’animo per lo paese d’Israele; per questo, ecco, io stendo la mia mano sopra te, e ti darò in preda alle nazioni, e ti sterminerò d’infra i popoli, e ti farò perire d’infra i paesi; io ti distruggerò, e tu conoscerai che io sono il Signore Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè Moab e Seir hanno detto: Ecco, la casa di Giuda è come tutte le altre nazioni; perciò, ecco, io aprirò il lato di Moab, dal canto delle città, dal canto delle sue città, che sono all’estremità del suo paese; il bel paese di Bet-iesimot, di Baal-meon, e di Chiriataim, a’ figliuoli d’Oriente; oltre al paese dei figliuoli di Ammon, il quale io ho loro dato in eredità; acciocchè i figliuoli di Ammon non sieno più mentovati fra le nazioni. E farò giudicii sopra Moab, ed essi conosceranno ch’io sono il Signore. Così ha detto il Signore Iddio: Per ciò che Edom ha fatto, prendendo vendetta della casa di Guida; perchè si son renduti colpevoli, vendicandosi di loro; perciò così ha detto il Signore Iddio: Io stenderò la mia mano sopra Edom, e ne sterminerò uomini e bestie; e lo ridurrò in deserto, fin da Teman; e caderanno per la spada fino a Dedan. E farò la mia vendetta sopra Edom, per man del mio popolo Israele; ed essi opereranno contro ad Edom secondo la mia ira, e secondo il mio cruccio; ed essi conosceranno la mia vendetta, dice il Signore Iddio. Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè i Filistei son proceduti con vendetta, ed hanno presa vendetta, per isprezzo, con diletto, per distruggere per inimicizia antica; perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io stendo la mia mano sopra i Filistei, e sterminerò i Cheretei, e distruggerò il rimanente del lito del mare. E farò sopra loro gran vendette, con castighi d’ira; ed essi conosceranno che io sono il Signore, quando avrò eseguite le mie vendette sopra loro Ed avvenne, nell’anno undecimo, nel primo giorno del mese, che la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, perciocchè Tiro ha detto di Gerusalemme: Eia! quella che era la porta de’ popoli è ruinata, ella è rivolta a me; io mi empierò, ella è deserta; perciò, così ha detto il Signore Iddio: Eccomi contro a te, o Tiro; e farò salir contro a te molte genti, come il mare fa salir le sue onde. E quelle guasteranno le mura di Tiro, e diroccheranno le sue torri; ed io ne raschierò la polvere, e la renderò simile ad un sasso ignudo. Ella sarà in mezzo del mare un luogo da stendervi le reti da pescare: perciocchè io ho parlato, dice il Signore Iddio; e sarà in preda alle genti. E le sue città, che sono in terra ferma, saran messe a fil di spada; e conosceranno che io sono il Signore. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io fo venire di Settentrione, contro a Tiro, Nebucadnesar, re di Babilonia, re dei re, con cavalli, e con carri, e con cavalieri, e con raunata di gente, e molto popolo. Egli metterà a fil di spada le tue città, che sono in terra ferma; e rizzerà contro a te delle bastie, e farà contro a te degli argini, e leverà contro a te lo scudo; e percoterà le tue mura co’ suoi trabocchi, e diroccherà le tue torri co’ suoi picconi. Cotanto sarà grande la moltitudine dei suoi cavalli, che la lor polvere ti coprirà; per lo strepito de’ cavalieri, e delle ruote, e de’ carri, le tue mura tremeranno, quando egli entrerà dentro alle tue porte, come si entra in una città sforzata. Egli calcherà tutte le tue strade con le unghie de’ suoi cavalli, ucciderà il tuo popolo con la spada, e le statue della tua gloria caderanno a terra. Ed essi prederanno le tue facoltà, e ruberanno le tue mercatanzie, e disfaranno le tue mura, e distruggeranno le tue belle case, e getteranno in mezzo delle acque le tue pietre, e il tuo legname, e la tua polvere. Ed io farò cessar lo strepito delle tue canzoni, e il suono delle tue cetere non sarà più udito. Ed io ti renderò simile ad un sasso ignudo; tu sarai un luogo da stender le reti da pescare, tu non sarai più riedificata; perciocchè io, il Signore, ho parlato, dice il Signore Iddio Così ha detto il Signore Iddio a Tiro: Le isole non tremeranno esse per lo romore della tua caduta, quando i feriti gemeranno, quando l’uccisione si farà in mezzo di te? Tutti i principi del mare scenderanno anch’essi d’in su i lor troni, e torranno via i loro ammanti, e spoglieranno i lor vestimenti di ricami; si vestiranno di spaventi, sederanno sopra la terra, e tremeranno ad ogni momento, e saranno attoniti di te. E prenderanno a fare un lamento di te, e ti diranno: Come sei perita, tu, che eri abitata da gente di marina, città famosa, che eri forte in mare; tu, e i tuoi abitanti, i quali si facevan temere a tutti quelli che dimoravano in te! Ora le isole saranno spaventate nel giorno della tua caduta, e le isole che son nel mare saranno conturbate per la tua uscita. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Quando io ti avrò renduta città deserta, come son le città disabitate; quando avrò fatto traboccar sopra te l’abisso, e le grandi acque ti avran coperta; e ti avrò fatta scendere, con quelli che scendono nella fossa, al popolo antico; e ti avrò stanziata nelle più basse parti della terra, ne’ luoghi desolati ab antico, con quelli che scendono nella fossa, acciocchè tu non sii mai più abitata, allora rimetterò la gloria nella terra de’ viventi. Io farò che tu non sarai altro che spaventi, e tu non sarai più; e sarai cercata, ma non sarai giammai più in perpetuo trovata, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: E tu, figliuol d’uomo, prendi a far lamento di Tiro. E di’ a Tiro, che è posta all’entrata del mare, che mercanteggia co’ popoli in molte isole: Così ha detto il Signore Iddio: O Tiro, tu hai detto: Io son compiuta in bellezza. I tuoi confini erano nel cuor del mare; i tuoi edificatori ti aveano fatta compiutamente bella. Fabbricavano tutte le tue navi di tavole d’abeti di Senir; prendevano de’ cedri del Libano, per farti degli alberi di nave; facevano i tuoi remi di querce di Basan; facevano i tuoi tavolati di avorio, e di legno di busso, che era portato dalle isole di Chittim. Il fin lino di Egitto, lavorato a ricami, era ciò che tu spiegavi in luogo di vela; il giacinto, e la porpora, venuta dalle isole di Elisa, erano il tuo padiglione. Gli abitanti di Sidon, e di Arvad, erano tuoi vogatori; i tuoi savi, o Tiro, erano in te; erano i tuoi nocchieri. Gli anziani di Ghebal, e i suoi savi, erano in te, riparando le tue navi sdrucite; tutte le navi del mare, ed i lor marinai, erano in te, per trafficar teco. Que’ di Persia, e di Lud, e di Put, erano tuoi soldati, ne’ tuoi eserciti; appiccavano in te lo scudo e l’elmo; essi ti rendevano magnifica. I figliuoli di Arvad, e il tuo esercito, erano sopra le tue mura, attorno attorno; e i Gammadei erano nelle tue torri, appiccavano le lor targhe alle tue mura d’ogni’ intorno; essi aggiungevano perfezione alla tua bellezza. La gente di Tarsis mercanteggiava teco, con ricchezze d’ogni maniera in abbondanza; frequentavano le tue fiere, con argento, ferro, stagno, e piombo. Que’ di Iavan, di Tubal, e di Mesec, eran tuoi mercatanti; frequentavano i tuoi mercati con anime umane, e vasellamenti di rame. Que’ della casa di Togarma frequentavano le tue fiere con cavalli, e cavalcatori, e muli. I figliuoli di Dedan erano tuoi mercatanti; molte isole passavano per lo traffico delle tue mani; ti pagavano presenti di denti di avorio, e d’ebano. La Siria trafficava teco della moltitudine de’ tuoi lavori; frequentava le tue fiere, con ismeraldi, e porpora, e ricami, e bisso, e coralli, e rubini. Que’ di Giuda, e del paese d’Israele, erano tuoi mercatanti; frequentavano i tuoi mercati, con grani di Minnit, e Fannag, e miele, e olio, e balsamo. Damasco faceva traffico teco della moltitudine de’ tuoi lavorii, con robe d’ogni maniera in abbondanza; con vino di Helbon, e con lana candida. Dan ancora, e il vagabondo Iavan frequentavano le tue fiere; e facevano che ne’ tuoi mercati vi era ferro forbito, cassia, e canna odorosa. Que’ di Dedan erano tuoi mercatanti, in panni nobili, da cavalli, e da carri, Gli Arabi, e tutti i principi di Chedar, negoziavano teco; facevano teco traffico d’agnelli, e di montoni, e di becchi. I mercatanti di Seba, e di Raema, trafficavano teco; frequentavano le tue fiere con aromati squisiti, e con pietre preziose d’ogni maniera, e con oro. Que’ di Haran, di Canne, e di Eden, mercatanti di Seba, e que’ di Assiria, e di Chilmad, trafficavano teco. Essi negoziavano teco in grosso, di balle di giacinto, e di ricami, e di casse di vestimenti preziosi, legate di corde, e fatte di legno di cedro. Le navi di Tarsis erano le tue carovane, ne’ tuoi mercati; e tu sei stata ripiena, e grandemente glorificata nel cuor de’ mari I tuoi vogatori ti hanno condotta in alto mare; il vento orientale ti ha rotta nel cuor del mare. Le tue ricchezze, e le tue fiere, e il tuo traffico, i tuoi marinai, e i tuoi nocchieri, quelli che riparavano le tue navi sdrucite, e i tuoi fattori, e tutta la tua gente di guerra, ch’era in te, insieme con tutto il popolo, ch’era in mezzo di te, caderanno nel cuor del mare, nel giorno della tua ruina. Alla voce del grido de’ tuoi nocchieri, le barche tremeranno. E tutti quelli che trattano il remo, i marinai, e tutti i nocchieri del mare, smonteranno dalle lor navi, e si fermeranno in terra. E faranno sentir la lor voce sopra te, e grideranno amaramente, e si getteranno della polvere in sul capo, e si voltoleranno nella cenere. E per te si dipeleranno, e si cingeranno di sacchi, e piangeranno per te con amaritudine d’animo, con amaro cordoglio. E prenderanno a far lamento di te, nelle lor doglianze, e diranno di te ne’ lor rammarichii: Chi era come Tiro? chi era pari a quella che è stata distrutta in mezzo del mare? All’uscir delle tue fiere per mare, tu saziavi molti popoli; tu arricchivi i re della terra per l’abbondanza delle tue ricchezze, e del tuo commercio. Nel tempo che tu sei stata rotta dal mare, nelle profondità delle acque, la tua mercatanzia, e tutto il tuo popolo son caduti in mezzo di te. Tutti gli abitanti delle isole sono stati attoniti di te, e i loro re ne hanno avuto orrore, e ne sono stati conturbati in faccia. I mercatanti fra i popoli hanno zufolato sopra te; tu sei divenuta tutta spaventi, e tu non sarai mai più in perpetuo La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, di’ al principe di Tiro: Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè il tuo cuore si è innalzato, e tu hai detto: Io son Dio, io seggo nel seggio di Dio, nel cuor del mare, e pur tu sei uomo, e non Dio; ed hai fatto il cuor tuo simile al cuor di Dio; ecco, tu sei più savio che Daniele; niun segreto ti è nascosto; tu hai acquistate gran facoltà per la tua sapienza, e per lo tuo intendimento; ed hai adunato oro ed argento ne’ tuoi tesori. Per la grandezza della tua sapienza, con la tua mercatanzia, tu hai accresciute le tue facoltà; e il cuor tuo si è innalzato per le tue facoltà. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè tu hai fatto il cuor tuo simile al cuor di Dio; perciò, ecco, io fo venir sopra te degli stranieri, i più fieri d’infra le nazioni; ed essi sguaineranno le loro spade contro alla bellezza della tua sapienza, e contamineranno il tuo splendore; ti faranno scender nella fossa, e tu morrai delle morti degli uccisi, nel cuor del mare. Dirai tu pure: Io son Dio, dinanzi a colui che ti ucciderà? ma tu sarai pur uomo, e non Dio, nella mano di colui che ti ferirà a morte. Tu morrai delle morti degl’incirconcisi, per man di stranieri; perciocchè io ho parlato, dice il Signore Iddio La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, prendi a far lamento sopra il re di Tiro, e digli: Così ha detto il Signore Iddio: Tu eri al sommo, pieno di sapienza e perfetto in bellezza. Tu eri in Eden, giardin di Dio; tu eri coperto di pietre preziose, di rubini, di topazi, di diamanti, di grisoliti, di pietre onichine, di diaspri, di zaffiri, di smeraldi, e di carbonchi, e di oro; l’arte de’ tuoi tamburi, e de’ tuoi flauti era appo te; quella fu ordinata nel giorno che tu fosti creato. Tu eri un cherubino unto, protettore; ed io ti avea stabilito; tu eri nel monte santo di Dio, tu camminavi in mezzo alle pietre di fuoco. Tu sei stato compiuto nelle tue faccende, dal giorno che tu fosti creato, finchè si è trovata iniquità in te. Nella moltitudine del tuo traffico, il didentro di te è stato ripieno di violenza, e tu hai peccato; perciò, io altresì ti ho scacciato, come profano, dal monte di Dio; e ti ho distrutto, o cherubino protettore, di mezzo alle pietre di fuoco. Il tuo cuore si è innalzato per la tua bellezza; tu hai corrotta la tua sapienza per lo tuo splendore; io ti ho gettato a terra, io ti ho esposto alla vista dei re, acciocchè ti riguardino. Tu hai profanati i tuoi santuari, per la moltitudine della tua iniquità, nella dislealtà della tua mercatanzia; laonde io ho fatto uscir del mezzo di te un fuoco, il quale ti ha divorato; e ti ho ridotto in cenere sopra la terra, nel cospetto di tutti quei che ti veggono. Tutti coloro, d’infra i popoli, che ti conoscono, sono stati attoniti di te; tu non sei più altro che spaventi; giammai in eterno tu non sarai più La parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuolo d’uomo, volgi la tua faccia verso Sidon, e profetizza contro ad essa, e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Eccomi contro a te, Sidon, e sarò glorificato in mezzo di te; e si conoscerà che io sono il Signore, quando avrò eseguiti i miei giudicii contro ad essa, e sarò stato santificato in essa. E manderò in lei la pestilenza, e il sangue nelle sue strade; e gli uccisi caderanno in mezzo di essa, per la spada, che sarà sopra lei d’ogn’intorno; e si conoscerà che io sono il Signore. Ed essa non sarà più alla casa d’Israele uno stecco pungente, nè una spina dolorosa, più che tutti gli altri lor vicini, che li rubano; e si conoscerà che io sono il Signore Iddio. Così ha detto il Signore Iddio: Quando io avrò raccolti que’ della casa d’Israele, d’infra i popoli fra i quali saranno stati dispersi io sarò santificato in loro nel cospetto delle genti, ed essi abiteranno nel lor paese, che io ho dato a Giacobbe, mio servo. Ed abiteranno in esso in sicurtà, ed edificheranno case, e pianteranno vigne, ed abiteranno sicuramente, dopo che io avrò eseguiti i miei giudicii sopra tutti quelli che li hanno rubati d’ogn’intorno; e conosceranno che io sono il Signore Iddio loro NELL’anno decimo, nel duodecimo giorno del mese, la parola del Signore mi fu indirizzato, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia contro a Faraone, re di Egitto, e profetizza contro a lui, e contro a tutto l’Egitto. Parla, e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Eccomi sopra te, Faraone, re di Egitto, gran coccodrillo, che giaci in mezzo de’ tuoi fiumi; che hai detto: Il mio fiume è mio; ed io mi son fatto me stesso. E ti metterò de’ graffi nelle mascelle, e farò che il pesce de’ tuoi fiumi si attaccherà alle tue scaglie, e ti trarrò fuor di mezzo de’ tuoi fiumi, e tutto il pesce de’ tuoi fiumi resterà attaccato alle tue scaglie. E ti esporrò in abbandono nel deserto, te, e tutto il pesce dei tuoi fiumi; tu caderai sopra la campagna, tu non sarai nè raccolto, nè ricercato; io ti ho dato per pasto alle fiere della terra, ed agli uccelli del cielo. E tutti gli abitatori di Egitto conosceranno che io sono il Signore; perciocchè sono stati un sostegno di canna alla casa d’Israele. Quando essi ti han preso in mano, tu ti sei rotto, ed hai lor forato tutto il costato; e quando si sono appoggiati sopra te, tu ti sei spezzato, e li hai tutti lasciati star ritti sopra i lombi Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io fo venir sopra te la spada, e distruggerò di te uomini e bestie. E il paese di Egitto sarà ridotto in desolazione, e in deserto; e si conoscerà che io sono il Signore; perciocchè egli ha detto: Il fiume è mio, ed io l’ho fatto. Perciò, eccomi contro a te, e contro al tuo fiume; e ridurrò il paese di Egitto in deserto di solitudine, e di desolazione, da Migdol a Sevene, fino al confine di Etiopia. Alcun piè, nè d’uomo, nè di bestia, non passerà per esso; e resterà quarant’anni senza essere abitato. E ridurrò il paese di Egitto in desolazione, fra i paesi desolati; e le sue città saranno distrutte, fra le città deserte, lo spazio di quarant’anni; ed io dispergerò gli Egizi fra le genti, e li sventolerò fra i paesi. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: In capo di quarant’anni, io raccoglierò gli Egizi d’infra i popoli, dove saranno stati dispersi. E ritrarrò di cattività gli Egizi, e li ricondurrò nel paese di Patros, nel lor paese natio; e quivi saranno un regno basso. Esso sarà basso, più che alcun altro regno, e non si eleverà più sopra le genti; io li farò piccoli, acciocchè non signoreggino più sopra le nazioni. E l’Egitto non sarà più alla casa d’Israele per confidanza, per far che sia ricordata l’iniquità, commessa in ciò ch’esso ha riguardato dietro a loro; e conosceranno che io sono il Signore Iddio Or avvenne, nell’anno ventisettesimo, nel primo giorno del primo mese, che la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, Nebucadnesar, re di Babilonia, ha adoperato il suo esercito in grave servitù contro a Tiro; ogni testa n’è stata dipelata, ed ogni spalla scorticata; e nè egli, nè il suo esercito, non hanno avuto alcun premio per Tiro, della servitù, nella quale si sono adoperati contro ad essa. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io dono a Nebucadnesar, re di Babilonia, il paese di Egitto; ed egli ne menerà via il popolo, e ne spoglierà le spoglie, e ne prederà la preda; e ciò sarà il premio del suo esercito. Io gli ho dato il paese di Egitto, per premio dell’opera sua, nella quale si è adoperato contro ad essa; conciossiachè abbiano operato per me, dice il Signore Iddio. In quel giorno, io farò rigermogliare il corno della casa d’Israele, e a te darò, apritura di bocca in mezzo di loro; e conosceranno che io sono il Signore LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, profetizza, e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Urlate, e dite: Ohimè lasso! qual giorno è questo! Perciocchè vicino è il giorno, vicino è il giorno del Signore; sarà un giorno nuvoloso, il tempo delle nazioni. E la spada verrà sopra l’Egitto, e vi sarà spavento in Etiopia, quando gli uccisi caderanno in Egitto, e quando si menerà via la sua moltitudine, e quando i suoi fondamenti si disfaranno. Cus, e Put, e Lud, e tutto il popolo mischiato, e Cub, e que’ del paese del patto, caderanno con loro per la spada. Così ha detto il Signore: Quelli che sostengono l’Egitto caderanno, e l’alterezza della sua forza sarà abbattuta; cadranno in esso per la spada, da Migdol a Sevene, dice il Signore Iddio; e saran desolati fra i paesi desolati, e le città d’Egitto saranno fra le città deserte; e conosceranno che io sono il Signore, quando avrò messo il fuoco in Egitto, e quando tutti i suoi aiutatori saranno stati rotti. In quel giorno partiranno de’ messi dalla mia presenza sopra navi, per ispaventar l’Etiopia, che se ne sta in sicurtà; e vi sarà fra loro lo spavento, come nel giorno di Egitto; perciocchè, ecco, la cosa viene. Così ha detto il Signore Iddio: Io farò venir meno la moltitudine di Egitto, per man di Nebucadnesar, re di Babilonia. Egli, e il suo popolo con lui, che sono i più fieri delle genti, saranno condotti a guastare il paese, e sguaineranno le loro spade sopra gli Egizi ed empieranno di uccisi il paese. Ed io ridurrò i fiumi in luogo arido, e venderò il paese in man di genti malvage; e distruggerò il paese, e tutto quel che è in esso, per man di stranieri. Io, il Signore, ho parlato. Così ha detto il Signore Iddio: Io distruggerò ancora gl’idoli, e farò venir meno i falsi dii di Nof, e non vi sarà più principe che sia del paese di Egitto; e metterò spavento nel paese di Egitto. E deserterò Patros, e metterò il fuoco in Soan, e farò giudicii in No. E spanderò la mia ira sopra Sin, fortezza di Egitto; e sterminerò la moltitudine di No. E metterò il fuoco in Egitto; Sin sarà in gran travaglio, e No sarà smantellata, e Nof non sarà altro che angosce tuttodì. I giovani di Aven, e di Pibeset, caderanno per la spada, e queste due città andranno in cattività. E il giorno scurerà in Tafnes, quando io romperò quivi le sbarre di Egitto; e l’alterezza della sua forza verrà meno in essa; una nuvola la coprirà; e quant’è alle sue città, andranno in cattività. Ed io farò giudicii sopra l’Egitto, ed essi conosceranno che io sono il Signore Ora nell’anno undecimo, nel settimo giorno del primo mese, la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, io ho rotto il braccio di Faraone, re di Egitto; ed ecco, non è stato curato, applicandovi de’ medicamenti, e ponendovi delle fasce, per fasciarlo, e per fortificarlo, per poter tenere in mano la spada. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Eccomi contro a Faraone, re di Egitto, e gli romperò le braccia, così quel ch’è ancora saldo, come quel che già è rotto; e gli farò cader la spada di mano. E dispergerò gli Egizi fra le nazioni, e li sventolerò per li paesi. E fortificherò le braccia del re di Babilonia, e gli metterò la mia spada in mano; e romperò le braccia di Faraone, ed egli gemerà davanti a lui, dei gemiti d’un uomo ferito a morte. Così fortificherò le braccia del re di Babilonia, e le braccia di Faraone caderanno; e si conoscerà che io sono il Signore, quando avrò data la mia spada in man del re di Babilonia, ed egli l’avrà stesa contro al paese di Egitto. E dispergerò gli Egizi fra le nazioni, e li sventolerò per li paesi; e conosceranno che io sono il Signore AVVENNE, eziandio, nell’anno undecimo, nel primo giorno del terzo mese, che la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, di’ a Faraone, re di Egitto, ed alla sua moltitudine: A chi sei tu simile nella tua grandezza? Ecco l’Assirio; egli era un cedro nel Libano, bello di frondi, ed ombroso di rami, e alto di tronco; e la sua cima era fra rami folti. Le acque l’aveano fatto crescere, l’abisso l’avea fatto divenir alto; esso, co’ suoi fiumi, andava d’intorno alla sua pianta, e rimandava i suoi condotti a tutti gli alberi della campagna. Perciò, la sua altezza si era elevata sopra tutti gli alberi della campagna, ed i suoi rami erano moltiplicati, e i suoi ramoscelli si erano allungati, per la copia delle acque, che l’aveano adacquato, mentre metteva. Tutti gli uccelli del cielo si annidavano ne’ suoi rami, e tutte le bestie della campagna figliavano sotto a’ suoi ramoscelli; e tutte le gran nazioni dimoravano all’ombra sua. Egli era adunque bello nella sua grandezza, nella lunghezza de’ suoi rami; perciocchè la sua radice era presso a grandi acque. I cedri non gli facevano ombra nel giardin di Dio; gli abeti non eran simili pure a’ suoi rami; ed i platani non eran pur come i suoi ramoscelli; niun albero, nel giardino del Signore, lo pareggiava di bellezza. Io l’avea fatto bello nella moltitudine de’ suoi rami; e tutti gli alberi di Eden, ch’erano nel giardino di Dio, l’invidiavano Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè tu ti sei elevato in altezza; e ch’esso ha messe le sue vette di mezzo i rami folti, che il suo cuor si è elevato nella sua altezza; io l’ho dato in man del più forte delle nazioni, per far di lui ad ogni suo volere, e l’ho scacciato per la sua empietà. E stranieri, i più fieri delle nazioni l’hanno tagliato, e l’han lasciato in abbandono; i suoi rami son caduti su per li monti, e per tutte le valli; ed i suoi ramoscelli sono stati rotti per tutte le pendici della terra; e tutti i popoli della terra sono scesi dall’ombra sua, e l’hanno lasciato. Tutti gli uccelli del cielo albergano sopra le sue ruine, e tutte le fiere della campagna sono sopra i suoi ramoscelli; acciocchè niun albero, innaffiato d’acque, non si elevi nella sua altezza, e non innalzi la sua cima d’infra i rami folti; e che le lor querce, anzi tutti gli alberi che bevono le acque, non si rizzino nella loro altezza; conciossiachè tutti quanti sieno dati alla morte, e sieno gettati nelle più basse parti della terra, per mezzo il comun degli uomini, con quelli che scendono nella fossa. Così ha detto il Signore Iddio: Nel giorno ch’egli scese nell’inferno, io ne feci far cordoglio; io copersi l’abisso sopra lui, e ritenni i suoi fiumi, e le grandi acque furono arrestate; ed io feci imbrunire il Libano per lui, e tutti gli alberi della campagna si venner meno per lui. Io scrollai le nazioni per lo suon della sua ruina, quando lo feci scender nell’inferno, con quelli che scendono nella fossa; e tutti gli alberi di Eden, la scelta, ed i più begli alberi del Libano, tutti quelli che erano abbeverati d’acqua, furono racconsolati nelle più basse parti della terra. Anch’essi sono scesi con lui nell’inferno, a quelli che sono stati uccisi con la spada; il suo braccio eziandio, alla cui ombra dimoravano fra le genti, vi è sceso. A cui, d ‘infra gli alberi di Eden, sei tu simile, in pari gloria e grandezza? ma pur sarai tratto giù con gli altri alberi di Eden, nelle più basse parti della terra; tu giacerai per mezzo gl’incirconcisi, con quelli che sono stati uccisi con la spada. Questo è Faraone, e tutta la sua moltitudine, dice il Signore Iddio AVVENNE eziandio, nell’anno duodecimo, nel duodecimo mese, nel primo giorno del mese, che la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, prendi a fare un lamento di Faraone, re di Egitto, e digli: Tu sei stato simile ad un leoncello fra le nazioni, e come un coccodrillo ne’ mari, ed uscivi fuori per li tuoi fiumi, e intorbidavi le acque co’ tuoi piedi, e calpestavi i lor fiumi. Così ha detto il Signore Iddio: Io altresì stenderò la mia rete sopra te, con raunata di molti popoli, i quali ti trarranno fuori con la mia rete. E ti lascerò sopra la terra, e ti getterò sopra la faccia della campagna; e farò albergar sopra te tutti gli uccelli del cielo, e sazierò di te le fiere di tutta la terra. E metterò la tua carne su per li monti, ed empierò le valli della tua strage. Ed abbevererò del tuo sangue la terra nella quale tu nuoti, fin sopra i monti; e i letti de’ fiumi saran ripieni di te. E quando ti avrò spento, io coprirò il cielo, e farò imbrunir le stelle loro; io coprirò il sol di nuvoli, e la luna non farà risplendere il suo lume. Io farò scurare sopra te tutti i luminari della luce nel cielo, e manderò tenebre sopra il tuo paese, dice il Signore Iddio. E farò che il cuore di molti popoli si sdegnerà, quando avrò fatto pervenire il grido della tua ruina fra le genti, in paesi che tu non conosci. E farò che molti popoli saranno attoniti di te, e che i loro re avranno orrore per cagion di te, quando io vibrerò la mia spada nel lor cospetto; e ciascun d’essi sarà spaventato ad ogni momento nell’animo suo, nel giorno della tua caduta. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: La spada del re di Babilonia ti sopraggiungerà. Io farò cader la tua moltitudine per le spade d’uomini possenti, che son tutti quanti i più fieri delle nazioni; ed essi guasteranno la magnificenza di Egitto, e tutta la sua moltitudine sarà distrutta. Ed io farò perire tutto il suo bestiame d’in su le grandi acque; e niun piè d’uomo, nè unghia di bestia, le intorbiderà più. Allora farò che le acque loro si poseranno, e che i lor fiumi correranno a guisa d’olio, dice il Signore Iddio; quando avrò ridotto il paese di Egitto in desolazione, e il paese sarà deserto, e vuoto di tutto ciò ch’è in esso; quando avrò in esso percossi tutti i suoi abitatori; e si conoscerà che io sono il Signore. Questo è un lamento, il qual si farà; le figliuole delle nazioni lo faranno; lo faranno intorno all’Egitto, e a tutta la sua moltitudine, dice il Signore Iddio AVVENNE eziandio nell’anno duodecimo, nel quintodecimo giorno del mese, che la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, intuona una canzon funebre sopra la moltitudine di Egitto, ed accompagna il suo mortorio con le figliuole di nazioni illustri, nelle più basse parti della terra, con quelli che scendono nella fossa. Più grazioso di chi sei tu? scendi, e sii posto a giacere con gl’incirconcisi. Essi caderanno per mezzo gli uccisi con la spada; la spada è stata data in mano; strascinatela, con tutta la sua moltitudine. I capi de’ prodi, coloro che gli aveano dato soccorso, che sono scesi, e giacciono incirconcisi, uccisi con la spada, parleranno con lui di mezzo il sepolcro, dicendo: Ivi è l’Assirio, e tutta la sua raunata, le sue sepolture sono d’intorno a lui; essi tutti sono uccisi, i quali son caduti per la spada. Perciocchè le sepolture d’esso sono state poste nel fondo della fossa, e la sua raunata è stata posta d’intorno alla sua sepoltura; essi tutti sono uccisi, caduti per la spada; perciocchè avean dato spavento nella terra de’ viventi. Ivi è l’Elamita, e tutta la sua moltitudine, d’intorno alla sua sepoltura; essi tutti sono uccisi, caduti per la spada, i quali sono scesi incirconcisi nelle più basse parti della terra; perciocchè avean dato spavento di loro nella terra de’ viventi; e perciò han portata la loro ignominia, con quelli che scendono nella fossa. È stato posto un letto, per mezzo gli uccisi, a lui, ed a tutta la sua moltitudine; le sue sepolture sono d’intorno a lui; essi tutti sono incirconcisi, uccisi con la spada; perciocchè era stato dato spavento di loro nella terra de’ viventi; e perciò han portato il lor vituperio, con quelli che scendono nella fossa; e sono stati posti per mezzo gli uccisi. Ivi è Mesec, e Tubal, e tutta la sua moltitudine; le sue sepolture sono d’intorno a lui; essi tutti sono incirconcisi, uccisi con la spada; perciocchè avean dato spavento di loro nella terra de’ viventi. E non giacciono con gli uomini prodi, caduti d’infra gl’incirconcisi, i quali sono scesi nell’inferno con le loro armi; e le cui spade sono state poste sotto alle lor teste, e la cui iniquità è stata sopra le loro ossa; perciocchè lo spavento degli uomini prodi è nella terra de’ viventi. Così ancora tu sarai fiaccato per mezzo gl’incirconcisi, e giacerai con gli uccisi con la spada. Ivi è Edom, i suoi re, e tutti i suoi duchi, i quali, con tutta la lor forza, sono stati posti fra gli uccisi con la spada; essi giacciono fra gl’incirconcisi, e con quelli che sono scesi nella fossa. Ivi son tutti i principi del Settentrione, e tutti i Sidonii, i quali sono scesi con gli uccisi, con tutto il loro spavento, confusi della lor forza; e giacciono incirconcisi, con gli uccisi con la spada; ed hanno portata la loro ignominia, con quelli che sono scesi nella fossa. Faraone li vedrà, e si racconsolerà di tutta la sua moltitudine; Faraone, dico, e tutto il suo esercito, che sono stati uccisi con la spada, dice il Signore Iddio. Perciocchè io ho dato spavento di me nella terra de’ viventi; e Faraone, con tutta la sua moltitudine, sarà posto a giacere per mezzo gl’incirconcisi, con gli uccisi con la spada, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, parla a’ figliuoli del tuo popolo, e di’ loro: Quando io farò venire la spada sopra un paese, e il popolo del paese prenderà un uomo d’infra loro, e se lo porrà per vedetta; ed esso, veggendo venir la spada sopra il paese, avrà sonato con la tromba, ed avrà avvisato il popolo; se alcuno, avendo udito il suon della tromba, non si guarda, e la spada, essendo giunta, lo coglie, il suo sangue sarà sopra il suo capo. Egli ha udito il suon della tromba, e non si è guardato; il suo sangue sarà sopra lui; se si fosse guardato, avrebbe scampata la vita sua. Ma, se la vedetta vede venir la spada, e non suona con la tromba, e il popolo non è stato avvisato, e la spada viene, e coglie alcuna persona d’infra esso, ben sarà quella stata colta per la sua iniquità; ma io ridomanderò il suo sangue alla vedetta. Così, figliuol d’uomo, io ti ho costituito vedetta, alla casa d’Israele; ascolta adunque la parola dalla mia bocca, ed ammoniscili da parte mia. Quando io avrò detto all’empio: Empio, di certo tu morrai; e tu non avrai parlato, per ammonir l’empio che si ritragga dalla sua via, esso empio morrà per la sua iniquità; ma io ridomanderò il suo sangue dalla tua mano. Ma se tu ammonisci l’empio ch’egli si converta dalla sua via, ed egli non se ne converte, egli morrà per la sua iniquità; ma tu avrai scampata l’anima tua Ora, figliuol d’uomo, di’ ancora alla casa d’Israele: Voi avete parlato così, dicendo: I nostri peccati, e i nostri misfatti son sopra noi; e noi ci siamo strutti per essi; e come potremo noi vivere? Di’ loro: Come io vivo, dice il Signore Iddio, io non prendo diletto nella morte dell’empio: anzi prendo diletto che l’empio si converta dalla sua via, e che viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvage: e perchè morreste voi, o casa d’Israele? Figliuol d’uomo, di’ ancora a’ figliuoli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salverà, qualora egli avrà misfatto; ed altresì l’empio non caderà per la sua empietà, nel giorno ch’egli si sarà convertito dalla sua empietà; come per essa il giusto non potrà vivere, nel giorno ch’egli avrà peccato. Quando io avrò detto al giusto, ch’egli di certo viverà, se egli, confidatosi nella sua giustizia, commette iniquità, tutte le sue giustizie non saranno ricordate; anzi egli morrà per la sua iniquità, ch’egli avrà commessa. Quando altresì avrò detto all’empio: Di certo tu morrai; se egli si converte dal suo peccato, e fa giudicio, e giustizia; e rende il pegno, e restituisce ciò ch’egli ha rapito, e cammina negli statuti della vita, per non commettere iniquità; di certo egli viverà, non morrà. Tutti i suoi peccati, ch’egli avrà commessi, non gli saranno ricordati; egli ha fatto giudicio e giustizia; egli viverà di certo. Ora i figliuoli del tuo popolo han detto: La via del Signore non è bene addirizzata; ma la lor propria via è quella che non è bene addirizzata. Quando il giusto si ritrarrà dalla sua giustizia, e commetterà iniquità, egli morrà per queste cose. Quando altresì l’empio si ritrarrà dalla sua empietà, e farà giudicio, e giustizia, egli viverà per queste cose. E voi avete detto: La via del Signore non è bene addirizzata! O casa d’Israele, io vi giudicherò, ciascuno secondo le sue vie OR avvenne che nell’anno duodecimo della nostra cattività, nel quinto giorno del decimo mese, venne a me uno ch’era scampato di Gerusalemme, dicendo: La città è stata percossa. E la sera avanti la venuta di colui ch’era scampato, la mano del Signore era stata sopra me; ed egli mi avea aperta la bocca, finchè colui venne a me la mattina; e così la mia bocca fu aperta, e non fui più mutolo. E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, gli abitatori di quei luoghi deserti, nel paese d’Israele, dicono: Abrahamo era solo, e pur possedette il paese; e noi siamo molti; il paese ci è dato in eredità. Perciò, di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Voi mangiate la carne col sangue, e levate gli occhi verso i vostri idoli, e spandete il sangue; possedereste voi il paese? Voi vi mantenete in su la vostra spada, voi fate cose abbominevoli, e contaminate ciascuno la moglie del suo prossimo; e possedereste voi il paese? Di’ loro così: Così ha detto il Signore Iddio: Come io vivo, quelli che sono in quei luoghi deserti caderanno per la spada; ed io darò coloro che son per li campi alle fiere, acciocchè li divorino; e quelli che son nelle fortezze e nelle spelonche morranno di pestilenza. E metterò il paese in desolazione, e in deserto; e l’alterezza della sua forza verrà meno; e i monti d’Israele saranno deserti, senza che vi passi più alcuno. Ed essi conosceranno che io sono il Signore, quando avrò messo il paese in desolazione, e in deserto, per tutte le loro abbominazioni, che hanno commesse Ora, quant’è a te, figliuol d’uomo, i figliuoli del tuo popolo favellan di te, presso alle pareti, e in su gli usci delle case; e parlano l’un con l’altro, ciascuno col suo fratello, dicendo: Deh! venite, e udite quale è la parola ch’è proceduta dal Signore. E vengono a te, come per maniera di raunanza di popolo; e il mio popolo siede davanti a te, ed ascolta le tue parole, ma non le mette ad effetto; perciocchè egli ne fa de’ ragionamenti d’amori nella sua bocca; ma il cuor suo va dietro alla sua avarizia. Ed ecco, tu sei loro a guisa d’una canzone di amori, d’uno che abbia bella voce, e suoni bene; ed essi ascoltano le tue parole, ma non le metton punto ad effetto. Ma quando la cosa sarà avvenuta ecco viene!, essi conosceranno che vi è stato un profeta in mezzo di loro E la parola dell’Eterno mi fu rivolta in questi termini: "igliuol d’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele; profetizza, e di’ a quei pastori: Così parla il Signore, l’Eterno: Guai ai pastori d’Israele, che non han fatto se non pascer se stessi! Non è forse il gregge quello che i pastori debbon pascere? Voi mangiate il latte, vi vestite della lana, ammazzate ciò ch’è ingrassato, ma non pascete il gregge. Voi non avete fortificato le pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella ch’era ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato la perduta, ma avete dominato su loro con violenza e con asprezza. Ed esse, per mancanza di pastore, si sono disperse, son diventate pasto a tutte le fiere dei campi, e si sono disperse. Le mie pecore vanno errando per tutti i monti e per ogni alto colle; le mie pecore si disperdono su tutta la faccia del paese, e non v’è alcuno che ne domandi, alcuno che le cerchi! Perciò, o pastori, ascoltate la parola dell’Eterno! Com’è vero ch’io vivo, dice il Signore, l’Eterno, poiché le mie pecore sono abbandonate alla rapina; poiché le mie pecore, essendo senza pastore, servon di pasto a tutte le fiere de’ campi, e i miei pastori non cercano le mie pecore; poiché i pastori pascon se stessi e non pascono le mie pecore, perciò, ascoltate, o pastori, la parola dell’Eterno! Così parla il Signore, l’Eterno: Eccomi contro i pastori; io ridomanderò le mie pecore alle loro mani; li farò cessare dal pascere le pecore; i pastori non pasceranno più se stessi; io strapperò le mie pecore dalla loro bocca, ed esse non serviran più loro di pasto. Poiché, così dice il Signore, l’Eterno: Eccomi! io stesso domanderò delle mie pecore, e ne andrò in cerca. Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore, e le ritrarrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre; e le trarrò di fra i popoli e le radunerò dai diversi paesi, e le ricondurrò sul loro suolo, e le pascerò sui monti d’Israele, lungo i ruscelli e in tutti i luoghi abitati del paese. Io le pascerò in buoni pascoli, e i loro ovili saranno sugli alti monti d’Israele; esse riposeranno quivi in buoni ovili, e pascoleranno in grassi pascoli sui monti d’Israele. Io stesso pascerò le mie pecore, e io stesso le farò riposare, dice il Signore, l’Eterno. Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, fortificherò la malata, ma distruggerò la grassa e la forte: io le pascerò con giustizia E quant’è a voi, o pecore mie, così dice il Signore, l’Eterno: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. Vi par egli troppo poco il pascolar in questo buon pascolo, che abbiate a pestare co’ piedi ciò che rimane del vostro pascolo? il bere le acque più chiare, che abbiate a intorbidare co’ piedi quel che ne resta? E le mie pecore hanno per pascolo quello che i vostri piedi han calpestato; e devono bere, ciò che i vostri piedi hanno intorbidato! Perciò, così dice loro il Signore, l’Eterno: Eccomi, io stesso giudicherò fra la pecora grassa e la pecora magra. Siccome voi avete spinto col fianco e con la spalla e avete cozzato con le corna tutte le pecore deboli finché non le avete disperse e cacciate fuori, io salverò le mie pecore, ed esse non saranno più abbandonate alla rapina; e giudicherò fra pecora e pecora. E susciterò sopra d’esse un solo pastore, che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli sarà il loro pastore. E io, l’Eterno, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro. Io, l’Eterno, son quegli che ho parlato. E fermerò con esse un patto di pace; farò sparire le male bestie dal paese, e le mie pecore dimoreranno al sicuro nel deserto e dormiranno nelle foreste. E farò ch’esse e i luoghi attorno al mio colle saranno una benedizione; farò scenderà la pioggia a sua tempo, e saran piogge di benedizione. L’albero dei campi darà il suo frutto, e la terra darà i suoi prodotti. Esse staranno al sicuro sul loro suolo, e conosceranno che io sono l’Eterno, quando spezzerò le sbarre del loro giogo e le libererò dalla mano di quelli che le tenevano schiave. E non saranno più preda alle nazioni; le fiere dei campi non le divoreranno più, ma se ne staranno al sicuro, senza che nessuno più le spaventi. E farò sorgere per loro una vegetazione, che le farà salire in fama; e non saranno più consumate dalla fame nel paese, e non porteranno più l’obbrobrio delle nazioni. E conosceranno che io, l’Eterno, l’Iddio loro, sono con esse, e che esse, la casa d’Israele, sono il mio popolo, dice il Signore, l’Eterno. E voi, pecore mie, pecore del mio pascolo, siete uomini, e io sono il vostro Dio, dice l’Eterno" LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso il monte di Seir, e profetizza contro ad esso, e digli: Così ha detto il Signore Iddio: Eccomi a te, o monte di Seir, e stenderò la mia mano sopra te, e ti ridurrò in desolazione, e in deserto. Io metterò le tue città in deserto, e tu sarai desolato, e conoscerai che io sono il Signore. Perciocchè tu hai avuta nimicizia antica, ed hai atterrati i figliuoli d’Israele per la spada, nel tempo della lor calamità, nel tempo del colmo dell’iniquità. Perciò, come io vivo, dice il Signore Iddio, io ti metterò tutto in sangue, e il sangue ti perseguiterà; se tu non hai avuto in odio il sangue, il sangue altresì ti perseguiterà. E metterò il monte di Seir in desolazione, e in deserto; e farò che non vi sarà più chi vada, nè chi venga. Ed empierò i suoi monti de’ suoi uccisi; gli uccisi con la spada caderanno sopra i tuoi colli, nelle tue valli, e per tutte le tue pendici. Io ti ridurrò in deserti eterni, e le tue città non saranno giammai più ristorate; e voi conoscerete che io sono il Signore Perciocchè tu hai detto: Quelle due nazioni, e que’ due paesi saranno miei; e noi le possederemo benchè il Signore sia stato quivi; perciò, come io vivo, dice il Signore Iddio, io opererò secondo la tua ira, e secondo la tua gelosia, onde hai prodotti gli effetti, per lo grande odio tuo contro a loro; e sarò conosciuto fra loro, quando ti avrò giudicato. E tu conoscerai che io, il Signore, ho udito tutti i tuoi oltraggi, che tu hai detti contro a’ monti d’Israele, dicendo: Eglino son deserti, ci son dati per divorarli; e che altresì ho udito come voi vi siete magnificati contro a me con la vostra bocca, e avete moltiplicate le vostre parole contro a me. Così ha detto il Signore Iddio: Quando tutta la terra si rallegrerà, io ti ridurrò in desolazione. Siccome tu ti sei rallegrato per l’eredità della casa d’Israele, per ciò ch’era deserta; così ancora io opererò inverso te; tu sarai desolato, o monte di Seir; anzi Edom tutto quanto; e si conoscerà che io sono il Signore E TU figliuol d’uomo, profetizza a’ monti d’Israele, e di’: Monti d’Israele, ascoltate la parola del Signore. Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè il nemico ha detto di voi: Eia! i colli eterni son divenuti nostra possessione! Perciò, profetizza, e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè voi siete stati distrutti, e tranghiottiti d’ogn’intorno, per divenir possessione delle altre genti; e siete passati per le labbra di maldicenza, e per l’infamia de’ popoli; perciò, o monti d’Israele, ascoltate la parola del Signore Iddio: Così ha detto il Signore Iddio a’ monti ed a’ colli, alle pendici ed alle valli; a’ luoghi desolati, ridotti in deserti, ed alle città abbandonate, che sono state in preda, e in beffa alle altre genti, che son d’ogn’intorno; perciò, così ha detto il Signore Iddio: Se io non ho parlato nel fuoco della mia gelosia contro altre genti, e contro a tutta quanta l’Idumea, le quali hanno fatto del mio paese la lor possessione, con allegrezza di tutto il cuore, e con isprezzo dell’animo, per iscacciarne gli abitatori, acciocchè ella fosse in preda. Perciò, profetizza alla terra d’Israele, e di’ a’ monti, ed a’ colli, alle pendici, ed alle valli: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io ho parlato nella mia gelosia, e nella mia ira. Perciocchè voi avete portato il vituperio delle genti. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Io ho alzata la mano: Se le genti, che son d’intorno a voi, non portano il lor vituperio. Ma voi, o monti d’Israele, gitterete i vostri rami, e porterete il vostro frutto al mio popolo Israele; perciocchè egli è vicino a venire. Perciocchè, eccomi a voi, e mi rivolgerò a voi, e sarete lavorati, e seminati. Ed io farò moltiplicare in voi gli uomini, la casa d’Israele tutta quanta; e le città saranno abitate, e i luoghi deserti saranno edificati. E farò moltiplicare in voi uomini, ed animali; ed essi moltiplicheranno, e frutteranno; e farò che sarete abitati, come a’ dì vostri antichi; e vi farò del bene più che ne’ vostri primi tempi; e voi conoscerete che io sono il Signore. E farò camminar sopra voi degli uomini, cioè il mio popolo Israele, i quali vi possederanno, e voi sarete loro per eredità; e voi non li farete più morire. Così ha detto il Signore Iddio: Perciocchè si dice di voi: Tu sei un paese che divora gli uomini, e tu hai sempre fatte morir le tue genti; perciò, tu non divorerai più gli uomini, e non farai più morir le tue genti, dice il Signore Iddio. E non ti farò più udire l’onte delle nazioni, e tu non porterai più il vituperio de’ popoli, e non farai più morir le tue genti, dice il Signore Iddio LA parola del Signore mi fu ancora indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, que’ della casa d’Israele, dimorando nella lor terra, l’hanno contaminata col lor procedere, e co’ lor fatti; il lor procedere è stato nel mio cospetto, come la lordura della donna immonda. Laonde io ho sparsa la mia ira sopra loro, per lo sangue che aveano sparso sopra la terra; e perciocchè l’aveano contaminata co’ loro idoli. E li ho dispersi fra le genti, e sono stati sventolati fra i paesi; io li ho giudicati secondo il lor procedere, e secondo i lor fatti. Ma essendo giunti fra le genti, dove son venuti, han profanato il mio Nome santo; essendo detto di loro: Costoro sono il popolo di Dio, e sono usciti del suo paese. Ed io ho avuto riguardo al mio santo Nome, il quale la casa d’Israele ha profanato fra le nazioni, dove son venuti. Perciò, di’ alla casa d’Israele: Così ha detto il Signore Iddio: Io opero, non per cagion di voi, o casa d’Israele; anzi, per amor del mio santo Nome, il quale voi avete profanato fra le genti, dove siete venuti. E santificherò il mio gran Nome, ch’è stato profanato fra le genti, il qual voi avete profanato in mezzo di esse; e le genti conosceranno che io sono il Signore, dice il Signore Iddio; quando io mi sarò santificato in voi, nel cospetto loro. E vi ritrarrò d’infra le genti, e vi raccoglierò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nella vostra terra E spanderò sopra voi delle acque nette, e sarete nettati; io vi netterò di tutte le vostre brutture, e di tutti i vostri idoli. E vi darò un cuor nuovo, e metterò uno spirito nuovo dentro di voi; e rimoverò il cuor di pietra dalla vostra carne, e vi darò un cuor di carne. E metterò il mio Spirito dentro di voi, e farò che camminerete ne’ miei statuti, e che osserverete, e metterete ad effetto le mie leggi. E voi abiterete nel paese, che io ho dato a’ vostri padri; e mi sarete popolo, ed io vi sarò Dio. E vi salverò, di tutte le vostre brutture; e chiamerò il frumento, e lo farò moltiplicare; e non manderò più sopra voi la fame. Ed accrescerò i frutti degli alberi, e la rendita de’ campi; acciocchè non riceviate più vituperio fra le genti, per la fame. E voi vi ricorderete delle vostre vie malvage, e de’ vostri fatti, che non sono stati buoni; e vi accorerete appo voi stessi, per le vostre iniquità, e per le vostre abbominazioni. Egli non è per amor di voi che io opero, dice il Signore Iddio; siavi pur noto; vergognatevi, e siate confusi delle vostre vie, o casa d’Israele. Così ha detto il Signore Iddio: Nel giorno che io vi netterò di tutte le vostre iniquità, io farò che le città saranno abitate, e che i luoghi deserti saranno riedificati. E la terra desolata sarà lavorata, in luogo ch’ella era tutta deserta, alla vista d’ogni passante. E si dirà: Questa terra ch’era desolata, è divenuta simile al giardino di Eden; e queste città ch’eran distrutte, deserte, e ruinate, ora son murate, ed abitate. E le nazioni che saran rimaste d’intorno a voi, conosceranno che io, il Signore, avrò riedificati i luoghi ruinati, e piantata la terra deserta. Io, il Signore, ho parlato, ed altresì metterò la cosa ad effetto. Così ha detto il Signore Iddio: Ancora sarò io richiesto dalla casa d’Israele, di far loro questo, cioè, di farli moltiplicar d’uomini, a guisa di pecore. A guisa delle gregge delle bestie consacrate, a guisa delle gregge di Gerusalemme, nelle sue feste solenni; così saranno le città deserte piene di gregge d’uomini; e si conoscerà che io sono il Signore LA mano del Signore fu sopra me, e il Signore mi menò fuori in ispirito, e mi posò in mezzo d’una campagna, la quale era piena d’ossa. E mi fece passar presso di esse, attorno attorno; ed ecco, erano in grandissimo numero sopra la campagna; ed ecco, erano molto secche. E mi disse: Figliuol d’uomo, potrebbero quest’ossa rivivere? Ed io dissi: Signore Iddio, tu il sai. Ed egli mi disse: Profetizza sopra queste ossa, e di’ loro: Ossa secche, ascoltate la parola del Signore. Così ha detto il Signore Iddio a quest’ossa: Ecco, io fo entrare in voi lo spirito, e voi riviverete; e metterò sopra voi de’ nervi, e farò venir sopra voi della carne, e vi ricoprirò di pelle; poi metterò lo spirito in voi, e riviverete; e conoscerete che io sono il Signore. Ed io profetizzai, come mi era stato comandato; e come io profetizzava, si fece un suono; ed ecco un tremoto; e le ossa si accostarono, ciascun osso al suo. Ed io riguardai; ed ecco, sopra quelle vennero de’ nervi, e della carne, e furono ricoperte di sopra di pelle; ma non vi era ancora spirito alcuno in loro. E il Signore mi disse: Profetizza allo spirito; profetizza, figliuol d’uomo, e di’ allo spirito: Così ha detto il Signore Iddio: Vieni, o spirito, da’ quattro venti, e soffia in questi uccisi, acciocchè rivivano. Ed io profetizzai, come egli mi avea comandato; e lo spirito entrò in essi, e ritornarono in vita, e si rizzarono in piè, ed erano un grandissimo esercito. Ed egli mi disse: Figliuol d’uomo queste ossa son tutta la casa d’Israele; ecco, essi dicono: Le nostre ossa son secche, e la nostra speranza è perita; e, quant’è a noi, siamo sterminati. Perciò, profetizza, e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, e vi trarrò fuor delle vostre sepolture, o popol mio; e vi ricondurrò nel paese d’Israele. E voi conoscerete che io sono il Signore, quando avrò aperti i vostri sepolcri, e vi avrò tratti fuor delle vostre sepolture, o popol mio. E metterò lo Spirito mio in voi, e voi ritornerete in vita; e vi poserò sopra la vostra terra; e voi conoscerete che io, il Signore, ho parlato, e che altresì ho messa la cosa ad effetto, dice il Signore Poi la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, prenditi ancora un pezzo di legno, e scrivi sur esso: Per Giuda, e per li figliuoli d’Israele, suoi congiunti; poi prenditi un altro pezzo di legno, e scrivi sur esso: Per Giuseppe, il legno di Efraim, e di tutta la casa d’Israele, suoi congiunti. Poi accostali l’uno all’altro, come se non fossero che un sol pezzo di legno; e sieno così congiunti nella tua mano. E quando i figliuoli del tuo popolo ti diranno: Non ci dichiarerai tu che cosa vuoi dire per queste cose? di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io prendo il pezzo di legno di Giuseppe, che è in mano di Efraim, e quel delle tribù d’Israele, sue congiunte; e lo metterò sopra questo, cioè, sopra il pezzo di legno di Giuda; e ne farò un medesimo pezzo di legno, e saranno una stessa cosa nella mia mano. Tieni adunque que’ due pezzi di legno, sopra i quali avrai scritto, nella tua mano, nel lor cospetto; e di’ loro: Così ha detto il Signore Iddio: Ecco, io ritrarrò i figliuoli d’Israele di mezzo delle genti, dove sono andati, e li raccoglierò d’ogn’intorno, e li ricondurrò nella lor terra. E ne farò una medesima nazione, nella terra, nei monti d’Israele; ed un solo re sarà lor re a tutti; e non saranno più due nazioni, e non saranno più divisi in due regni. E non si contamineranno più co’ loro idoli, nè con le loro abbominazioni, nè con tutti i lor misfatti; ed io li salverò di tutte le loro abitazioni, nelle quali hanno peccato; e li netterò, e mi saran popolo, ed io sarò loro Dio. E il mio servitore Davide sarà re sopra loro, ed essi tutti avranno un medesimo Pastore, e cammineranno nelle mie leggi, ed osserveranno i miei statuti, e li metteranno in opera. Ed abiteranno nel paese che io ho dato a Giacobbe, mio servitore; nel quale i padri vostri abitarono; ed abiteranno in quello, essi, e i lor figliuoli, e i figliuoli de’ lor figliuoli, in perpetuo; e il mio servitore Davide sarà lor principe in eterno. Ed io farò con loro un patto di pace; vi sarà un patto eterno con loro; e li stanzierò, e li accrescerò, e metterò il mio santuario in mezzo di loro in perpetuo. E il mio tabernacolo sarà appresso di loro; ed io sarò loro Dio, ed essi mi saran popolo. E le genti conosceranno che io sono il Signore, che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo di loro in perpetuo POI la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Figliuol d’uomo, volgi la tua faccia verso Gog, verso il paese di Magog, principe, e capo di Mesec, e di Tubal; e profetizza contro a lui; e di’: Così ha detto il Signore Iddio: Eccomi a te, o Gog, principe e capo di Mesec, e di Tubal. E ti farò tornare indietro, e ti metterò de’ graffi nelle mascelle, e ti trarrò fuori, con tutto il tuo esercito, cavalli, e cavalieri, tutti quanti perfettamente ben vestiti, gran raunata di popolo, con targhe, e scudi, i quali trattano le spade tutti quanti. E con loro le gente di Persia, di Cus, e di Put, tutti con iscudi, ed elmi; Gomer, e tutte le sue schiere; la casa di Togarma, dal fondo del Settentrione, insieme con tutte le sue schiere; molti popoli teco. Mettiti in ordine, ed apparecchiati, tu, e tutta la tua gente, che si è radunata appresso di te; e sii loro per salvaguardia. Tu sarai visitato dopo molti giorni; in su la fin degli anni tu verrai nel paese del popolo riscosso dalla spada, e raccolto da molti popoli, ne’ monti d’Israele, i quali erano stati ridotti in deserto perpetuo; allora che il popolo di quel paese, essendo stato ritratto d’infra i popoli, abiterà tutto in sicurtà. E salirai, e verrai a guisa di ruinosa tempesta; tu sarai a guisa di nuvola, da coprir la terra; tu, e tutte le tue schiere, e molti popoli teco. Così ha detto il Signore Iddio: Egli avverrà in quel giorno, che molte cose ti saliranno nel cuore, e penserai un malvagio pensiero. E dirai: Io salirò contro al paese delle villate; io verrò sopra la gente quieta, che abita in sicurtà eglino abitano tutti in luoghi senza mura, e non han nè sbarre, nè porte; per ispogliare spoglie, e per predar preda; rimettendo la tua mano sopra i luoghi deserti, di nuovo abitati; e sopra il popolo raccolto dalle genti, che si adopererà intorno al bestiame, ed alle sue facoltà; ed abiterà nel bellico del paese. Seba, e Dedan, e i mercatanti di Tarsis, e tutti i suoi leoncelli, ti diranno: Sei tu venuto per ispogliare spoglie? hai tu fatta la tua raunata per predar preda, per portarne via argento ed oro; per rapir bestiame, e facoltà; per ispogliar molte spoglie? Perciò, figliuol d’uomo, profetizza, e di’ a Gog: Così ha detto il Signore Iddio: In quel giorno, quando il mio popolo Israele abiterà in sicurtà, nol saprai tu? E tu verrai dal tuo luogo, dal fondo del Settentrione; tu, e molti popoli teco, tutti montati sopra cavalli, gran raunata, e grosso esercito. E salirai contro al mio popolo Israele, a guisa di nuvola, per coprir la terra; tu sarai in su la fine de’ giorni, ed io ti farò venir sopra la mia terra; acciocchè le genti mi conoscano, quando io mi sarò santificato in te, nel cospetto loro, o Gog. Così ha detto il Signore Iddio: Non sei tu quello, del quale io parlai a’ tempi antichi, per li profeti d’Israele, miei servitori, i quali profetizzarono in quei tempi, per molti anni, che io ti farei venir contro a loro? Ma egli avverrà in quel giorno, nel giorno che Gog sarà venuto sopra il paese d’Israele, dice il Signore Iddio, che l’ira mi salirà nelle nari. Ed io ho parlato nella mia gelosia, nel fuoco della mia indegnazione: Se in quel giorno non vi è un gran tremoto nel paese d’Israele. E i pesci del mare, e gli uccelli del cielo, e le fiere della campagna, ed ogni rettile che va serpendo sopra la terra, ed ogni uomo che è sopra la terra, tremeranno per la mia presenza; e i monti saranno diroccati e i balzi caderanno, e ogni muro ruinerà a terra. Ed io chiamerò la spada contro a lui, per tutti i miei monti, dice il Signore Iddio; la spada di ciascun di loro sarà contro al suo fratello. E verrò a giudicio con lui con pestilenza, e con sangue; e farò piover sopra lui, e sopra le sue schiere, e sopra i molti popoli, che saranno con lui, una pioggia strabocchevole, pietre di gragnuola, fuoco, e zolfo. Ed io mi magnificherò, e mi santificherò, e sarò conosciuto nel cospetto di molte genti; e conosceranno che io sono il Signore Tu adunque, figliuol d’uomo, profetizza contro a Gog, e di: Così ha detto il Signore Iddio: Eccomi a te, o Gog, principe e capo di Mesec, e di Tubal. E ti farò tornare indietro, e ti farò andare errando, dopo che ti avrò tratto dal fondo del Settentrione, e ti avrò fatto venir sopra i monti d’Israele. E scoterò l’arco tuo dalla tua man sinistra, e farò cader le tue saette dalla tua destra. Tu caderai sopra i monti d’Israele, tu, e tutte le tue schiere, e i popoli che saranno teco; io ti ho dato per pasto agli uccelli, e agli uccelletti d’ogni specie, ed alle fiere della campagna. Tu sarai atterrato su per la campagna; perciocchè io ho parlato, dice il Signore Iddio. Ed io manderò un fuoco in Magog, e sopra quelli che abitano nelle isole in sicurtà; e conosceranno che io sono il Signore. E farò che il mio Nome santo sarà conosciuto in mezzo del mio popolo Israele, e non lascerò più profanare il mio santo Nome; e le genti conosceranno che io sono il Signore, il Santo in Israele Ecco, la cosa è avvenuta, ed è stata fatta, dice il Signore Iddio; questo è quel giorno, del quale io ho parlato. E gli abitanti delle città d’Israele usciranno fuori, ed accenderanno un fuoco, ed arderanno armi, e targhe, e scudi, ed archi, e saette, e dardi maneschi, e lance; e con quelle terranno il fuoco acceso lo spazio di sett’anni. E non recheranno legne dalla campagna, e non ne taglieranno ne’ boschi; anzi faranno fuoco di quelle armi; e spoglieranno quelli che li aveano spogliati, e prederanno quelli che li aveano predati, dice il Signore Iddio. Ed avverrà in quel giorno, che io darò quivi in Israele un luogo da sepoltura a Gog, cioè: la Valle de’ viandanti, dal Levante del mare; ed ella sarà turata a’ viandanti; e quivi sarà seppellito Gog, e tutta la sua moltitudine; e quel luogo si chiamerà: La Valle della moltitudine di Gog. E que’ della casa d’Israele li seppelliranno per sette mesi, per nettare il paese. E tutto il popolo del paese li seppellirà, e questo sarà loro per fama, nel giorno che io mi sarò glorificato, dice il Signore Iddio. E metteranno da parte degli uomini, i quali del continuo andranno attorno per lo paese, e seppelliranno, insieme co’ viandanti, quelli che saranno rimasti su la faccia della terra, per nettarla; in capo di sette mesi ne ricercheranno ancora. E chiunque passerà per lo paese, e vedrà un ossa d’uomo, rizzerà presso d’esso un segnale, finchè i sotterratori l’abbiano seppellito nella Valle della moltitudine di Gog. Ed anche il nome della città sarà: Hamona; e così netteranno il paese. Oltre a ciò, figliuol d’uomo, così ha detto il Signore Iddio: Di’ agli uccelli d’ogni maniera, ed a tutte le fiere della campagna: Adunatevi, e venite; raccoglietevi d’ogn’intorno all’uccisione che io vi fo; alla grande uccisione che io fo sopra i monti d’Israele; e voi mangerete della carne, e berrete del sangue. Mangerete carne d’uomini prodi, e berrete sangue di principi della terra; tutti montoni, agnelli, e becchi, giovenchi, bestie grasse di Basan. E mangerete del grasso a sazietà, e berrete del sangue fino ad ebbrezza, della mia uccisione, che io vi ho fatto. E sarete saziati, sopra la mia tavola, di cavalli, di bestie da carri, d’uomini prodi, e d’uomini di guerra d’ogni maniera, dice il Signore Iddio. Ed io metterò la mia gloria fra le genti, e tutte le nazioni vedranno il mio giudicio, che io avrò eseguito; e la mia mano che io avrò messa sopra quelli. E da quel giorno innanzi, la casa d’Israele conoscerà che io sono il Signore Iddio loro E le genti conosceranno che la casa d’Israele era stata menata in cattività per la sua iniquità; perciocchè avea misfatto contro a me; laonde io avea nascosta la mia faccia da loro, e li avea dati in man de’ lor nemici; ed erano tutti caduti per la spada. Io avea operato inverso loro secondo la lor contaminazione, e secondo i lor misfatti; ed avea nascosta la mia faccia da loro. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ora ritrarrò Giacobbe di cattività, ed avrò pietà di tutta la casa d’Israele, e sarò geloso del mio santo Nome; dopo che avranno portato il lor vituperio, e la pena di tutti i lor misfatti, che aveano commessi contro a me, mentre dimoravano sopra la lor terra in sicurtà, senza che alcuno li spaventasse; quando io li ricondurrò d’infra i popoli, e li raccoglierò da’ paesi de’ lor nemici, e mi santificherò in loro, nel cospetto di molte genti. E conosceranno che io sono il Signore Iddio loro, quando, dopo averli fatti menare in cattività fra le genti, li avrò poi raccolti nella lor terra, senza averne quivi lasciato alcun di resto. E non nasconderò più la mia faccia da loro; perciocchè avrò sparso il mio Spirito sopra la casa d’Israele, dice il Signore Iddio NELL’anno venticinquesimo della nostra cattività, nel principio dell’anno, nel decimo giorno del mese, nell’anno quartodecimo da che la città fu percossa; in quell’istesso giorno la mano del Signore fu sopra me, ed egli mi menò là. Egli mi menò nel paese d’Israele, in visioni di Dio; e mi posò sopra un monte altissimo, sopra il quale, dal Mezzodì, vi era come un edificio di città. E come egli mi ebbe menato là, ecco un uomo, il cui sembiante pareva di rame, ed avea in mano un fil di lino, ed una canna da misurare; ed egli stava in piè in su la porta. E quell’uomo parlò a me, dicendo: Figliuol d’uomo, riguarda con gli occhi, ed ascolta con le orecchie, e pon mente a tutte le cose che io ti mostro; perciocchè tu sei stato menato qua, per fartele vedere; fa’ assapere alla casa d’Israele tutte le cose che tu vedi Or ecco un muro di fuori della casa d’ogn’intorno. E quell’uomo, avendo in mano una canna da misurare, di sei cubiti e d’un palmo, misurò la larghezza di quell’edificio, ed era d’una canna; e l’altezza, ed era parimente di una canna. Poi venne ad una porta che guardava verso il Levante, e salì per li gradi di essa, e misurò l’un degli stipiti della porta, ed era d’una canna di larghezza; poi l’altro, ed era parimente d’una canna di larghezza. Poi misurò le logge, e ciascuna d’esse era d’una canna di lunghezza, e d’una canna di larghezza; e fra l’una loggia e l’altra vi era lo spazio di cinque cubiti; poi misurò il limitar della porta d’appresso al portale della casa di dentro, ed era d’una canna. Poi egli misurò il portale della porta di dentro, ed era d’una canna. Poi misurò ancora il portale della porta, ed era d’otto cubiti; e le sue fronti, ed erano di due cubiti; e l’antiporto della porta era indentro. E le logge della porta, verso il Levante, erano tre di qua, e tre di là; tutte e tre erano d’una medesima misura; parimente d’una stessa misura erano le fronti di qua, e di là. Poi egli misurò la larghezza del vano della porta, ed era di dieci cubiti; e la lunghezza della porta, ed era di tredici cubiti. E vi era una chiusura davanti alle logge, d’un cubito; e parimente una chiusura d’un cubito dall’altro lato; ed ogni loggia avea sei cubiti di qua, e sei di là. Poi egli misurò la porta, dal tetto d’una delle logge a quel dell’altra opposta; e vi era la larghezza di venticinque cubiti; gli usci di quelle essendo l’uno dirincontro all’altro. Poi impiegò in pilastrate sessanta cubiti; e la porta d’ogn’intorno era al pari d’una delle pilastrate del cortile. E dalla facciata anteriore della porta fino alla facciata del portale della porta di dentro, vi erano cinquanta cubiti. E vi erano delle finestre fatte a cancelli nelle logge, e ne’ loro archi di dentro della porta d’ogn’intorno; e così era in tutti i corridori delle porte; vi erano delle finestre indentro, d’ogn’intorno; e delle palme alle fronti. Poi egli mi menò nel cortile di fuori; ed ecco delle camere, ed un lastrico lavorato d’ogn’intorno del cortile; di sopra a quel lastrico vi erano trenta camere. E quel lastrico, ch’era allato alle porte, al pari della lunghezza d’esse, era il suolo da basso. Poi egli misurò uno spazio, dalla facciata della porta di sotto, fino alla facciata di fuori del cortile di dentro, di larghezza di cento cubiti, verso l’Oriente, e verso il Settentrione. Egli misurò eziandio la porta del cortile di fuori, la quale riguardava verso il Settentrione per la sua lunghezza, e per la sua larghezza; e le sue logge, ch’erano tre di qua, e tre di là; egli misurò eziandio le sue fronti, e le sue pilastrate, ed esse erano della medesima misura di quelle della prima porta; misurò eziandio la lunghezza di questa porta, ed era di cinquanta cubiti; e la sua larghezza, ed era di venticinque cubiti. Misurò eziandio le sue finestre, e i suoi archi, e le sue palme, ed erano secondo la misura della porta che riguardava verso il Levante, e si saliva ad essa per sette scaglioni; e gli archi di quella porta erano in faccia a quelli scaglioni. E la porta del cortile di dentro era dirincontro all’altra porta del Settentrione, come dal lato del Levante; ed egli misurò da porta a porta, e vi erano cento cubiti. Poi egli mi menò verso il Mezzodì; ed ecco una porta, che riguardava verso il Mezzodì; ed egli misurò le fronti, e le pilastrate di essa, ed erano secondo le misure precedenti. E vi erano delle finestre in essa, e ne’ suoi archi d’ogni’ intorno, simili a quelle finestre precedenti; la lunghezza d’essa porta era di cinquanta cubiti, e la larghezza di venticinque cubiti. E i suoi gradi erano di sette scaglioni, e i suoi archi erano in faccia a quelli; ella avea eziandio delle palme alle sue fronti, una di qua, ed un’altra di là di ciascuna di esse Vi era eziandio una porta nel cortile di dentro, che riguardava verso il Mezzodì; ed egli misurò da porta a porta, dal lato del Mezzodì, e vi erano cento cubiti. Poi egli mi menò al cortile di dentro per la porta meridionale; ed egli misurò la porta meridionale, ed era secondo le misure precedenti. E le sue logge, e le sue fronti, e le sue pilastrate, erano secondo quelle misure precedenti; e vi erano in essa, e ne’ suoi archi, delle finestre d’ogn’intorno; la lunghezza d’essa porta era di cinquanta cubiti, e la larghezza di venticinque cubiti. E le pilastrate d’ogn’intorno erano di venticinque cubiti di lunghezza, e di cinque cubiti di larghezza. E i suoi archi riguardavano verso il cortile di fuori, e vi erano delle palme alle sue fronti; e i suoi gradi erano di otto scaglioni. Poi egli mi menò nel cortile di dentro dal Levante, e misurò la porta; ed essa era secondo le misure precedenti. E le sue logge, e le sue fronti, e le sue pilastrate, erano secondo quelle misure precedenti; e vi erano in essa e nelle sue pilastrate, d’ogn’intorno, delle finestre; la lunghezza d’essa porta era di cinquanta cubiti. E i suoi archi riguardavano verso il cortile di fuori, e vi erano delle palme alle sue fronti, di qua, e di là; e i suoi gradi erano di otto scaglioni. Poi egli mi menò alla porta settentrionale, e la misurò secondo quelle misure precedenti; insieme con le sue logge, e le sue fronti, e le sue pilastrate; e vi erano delle finestre d’ogn’intorno; la lunghezza d’essa porta era di cinquanta cubiti, e la larghezza di cinquanta cubiti. E le sue fronti riguardavano verso il cortile di fuori; e vi erano delle palme alle sue fronti di qua, e di là; e i suoi gradi erano di otto scaglioni. E fra le pilastrate di quelle porte vi erano delle logge, co’ loro usci; quivi si lavavano gli olocausti E presso al portale dell’una di quelle porte vi erano due tavole da un lato, e due dall’altro, da scannar sopra esse gli olocausti, e i sacrificii per lo peccato, e per la colpa. E parimente dall’uno de’ lati, di fuori della soglia dell’entrata dell’altra porta, cioè della settentrionale, vi erano due tavole; e dall’altro lato del portale di essa porta, due altre tavole. Così vi erano quattro tavole di qua, e quattro di là, a’ lati di ciascuna porta, che erano in tutto otto tavole, sopra le quali si scannavano i sacrificii. E le quattro tavole, che erano per gli olocausti, erano di pietra pulita; la lunghezza di ciascuna era d’un cubito e mezzo, e la larghezza d’un cubito e mezzo; e l’altezza d’un cubito; e sopra quelle si riponevano gli strumenti, co’ quali si scannavano gli olocausti ed i sacrificii. Vi erano eziandio degli arpioni d’un palmo, messi per ordine d’ogn’intorno della casa; e sopra le tavola si metteva la carne delle offerte. E di fuori della porta di dentro vi erano le camere de’ cantori, nel cortile di dentro, le quali erano allato alla porta settentrionale; e le lor facce erano verso il Mezzodì. Ve n’era una allato della porta orientale, traendo verso il Settentrione. E quell’uomo mi parlò, dicendo: Questa camera, che riguarda verso il Mezzodì, è per li sacerdoti che fanno l’ufficio della casa. E quell’altra camera, che riguarda verso il Settentrione, è per li sacerdoti che fanno l’ufficio dell’altare. Essi sono i figliuoli di Sadoc, i quali, d’infra i figliuoli di Levi, si accostarono al Signore, per fare il suo servigio. Poi misurò il cortile, ed era di cento cubiti di lunghezza, e di cento di larghezza, quadro; e l’altare era a diritto davanti alla casa. Poi egli mi menò al portico della casa, e misurò gli stipiti del portico, ed erano di cinque cubiti di qua, e di cinque di là; poi la larghezza della porta, ed era di tre cubiti di qua, e di tre di là. La lunghezza del portico era di venti cubiti, e la larghezza di undici cubiti, oltre allo spazio de’ gradi, per li quali si saliva ad esso; e le colonne erano presso degli stipiti, l’una di qua, l’altra di là POI egli mi menò nel Tempio, e misurò gli stipiti, ed erano di sei cubiti di larghezza di qua, e di sei cubiti di larghezza di là; quanta era la larghezza del tabernacolo. E la larghezza della porta era di sei cubiti, e le spalle della porta erano di cinque cubiti di qua, e di cinque cubiti di là. Poi egli misurò la lunghezza del Tempio, ed era di quaranta cubiti; e la larghezza, ed era di venti cubiti. Poi entrò nella parte interiore, e misurò lo stipite della porta, ed era di due cubiti; e poi la porta, ed era di sei cubiti; ed oltre alla larghezza della porta, vi erano sette cubiti. Poi misurò la lunghezza di questa parte interiore, ed era di venti cubiti; e la larghezza, ed era di venti cubiti, in faccia al Tempio. Poi egli disse: Questo è il Luogo santissimo. Poi egli misurò il muro della casa, ed era di sei cubiti; e la larghezza di ciascuna pila, ed era di quattro cubiti, d’ogn’intorno della casa. E queste pile, accozzando una pila con l’altra, erano di trentatrè piedi; e vi erano delle ritratte nelle pareti di dentro delle pile d’ogn’intorno, per servir di sostegni alle travi, e acciocchè le travi non si attenessero al muro della casa. Or vi era in quelle pile uno spazio, per lo quale si saliva sopra al giro; perciocchè si saliva per una scala a lumaca nella casa d’ogn’intorno; e perciò vi era quello spazio nella casa fino in cima; e così dal solaio da basso si saliva al sommo, per quel di mezzo. E riguardando l’altezza della casa d’ogn’intorno, io vidi che le fondamenta delle pile erano d’una canna intiera, cioè, di sei gran cubiti. La larghezza del muro, ch’era alle pile in fuori, era di cinque cubiti; come anche ciò ch’era stato lasciato di vuoto fra le pile della casa. Or fra le camere vi era uno spazio di venti cubiti di larghezza, d’ogn’intorno della casa. E vi era una porta in ciascuna pila, per entrare in quello spazio ch’era stato lasciato vuoto; una porta, dico, verso il Settentrione, ed un’altra porta verso il Mezzodì; e la larghezza dello spazio, lasciato vuoto era di cinque cubiti d’ogni intorno E l’edificio, che era allato al corpo del Tempio dall’un lato, e dall’altro, traendo verso l’Occidente, avea settanta cubiti nella sua larghezza; e il muro dell’edificio avea cinque cubiti di larghezza d’ogn’intorno; e novanta cubiti di lunghezza. Poi egli misurò la casa, ed era di lunghezza di cento cubiti; il corpo del Tempio, l’edificio, e i suoi muri, tutto insieme era di lunghezza di cento cubiti. E la piazza davanti alla casa, ed al corpo del Tempio, dall’Oriente, era di cento cubiti. Poi egli misurò la lunghezza dell’edificio ch’era dirimpetto al corpo del Tempio, nella parte di dietro di esso, co’ suoi portici di qua, e di là; ed era di cento cubiti. Così egli misurò il Tempio di dentro, e le pilastrate del cortile; gli stipiti, e le finestre fatte a cancelli, e i portici d’intorno, da’ lor tre lati, opposti a’ palchi del Tempio, i quali erano coperti di legname d’ogn’intorno. Or il terrazzo arrivava fino alle finestre, e le finestre erano coperte, dal disopra della porta fino alla casa, di dentro e di fuori, e in somma per tutto il muro d’intorno, di dentro, e di fuori, a misure uguali. E vi era un lavoro di Cherubini, e di palme; ed una palme era fra un Cherubino e l’altro; e ciascun Cherubino avea due facce. E la faccia dell’uomo era volta verso una palma, da un lato; e la faccia del leoncello era volta verso un’altra palma, dall’altro lato. Questo lavoro era per tutta la casa attorno attorno. Da terra fin di sopra alla porta, vi erano de’ Cherubini, e delle palme lavorate. E tali erano le pareti del Tempio. Gli stipiti, e il limitar della porta del Tempio, erano quadri; e la faccia del santuario era del medesimo aspetto che quella del Tempio. L’altare era di legno, di tre cubiti d’altezza, e di due cubiti di lunghezza; ed avea i suoi cantoni; e la sua tavola, e i suoi lati erano di legno. E quell’uomo mi disse: Quest’è la mensa, che è davanti al Signore. Or il Tempio, e il santuario, aveano due reggi agli usci loro. E quelle due reggi erano di due pezzi, che si ripiegavano; e così ciascuna regge era di due pezzi. E sopra gli usci del Tempio vi era un lavoro di Cherubini, e di palme, simile al lavoro delle pareti; e vi era una travatura di legno nella facciata del portico di fuori. Vi erano eziandio delle finestre fatte a cancelli, e delle palme di qua, e di là, alle spalle del portico, come alle pile della casa ed alle travature POI quell’uomo mi menò fuori al cortile di fuori, per la via che traeva verso il Settentrione; e mi condusse nelle camere, ch’erano dirimpetto al corpo del Tempio, e dell’edificio, verso il Settentrione; in fronte alla lunghezza di cento cubiti della porta settentrionale, ed alla larghezza di cinquanta cubiti; dirimpetto a’ venti cubiti del cortile di dentro, ed al lastrico, ch’era nel cortile di fuori; un portico riscontrandosi con l’altro da tre parti. E davanti alle camere vi era un corridoio, largo dieci cubiti, ritratto in dentro d’un cubito; e gli usci delle camere erano verso il Settentrione. Or le camere del solaio più alto erano raccorciate; perciocchè i pilastri di quello erano più piccoli che que’ degli altri, cioè, che que’ del solaio basso, e del mezzano dell’edificio. Perciocchè quelle camere erano a tre solai, e quelle non aveano colonne, come quelle de’ cortili; e perciò, quell’alto solaio era raccorciato più che il basso, e il mezzano da terra. E la chiusura, ch’era in fuori, davanti alle camere, traendo verso il cortile di fuori, dirincontro alle camere, era di cinquanta cubiti di lunghezza. Perciocchè la lunghezza delle camere, ch’erano nel cortile di fuori, era di cinquanta cubiti. Ed ecco, davanti al Tempio vi era uno spazio di cento cubiti. E disotto a quelle camere vi era una entrata dal lato d’Oriente, entrando in esse dal cortile di fuori. Nella larghezza del procinto del cortile, traendo verso l’Oriente, dirimpetto al corpo del Tempio, ed all’edificio, vi erano delle camere. E vi era un corridoio davanti a quelle, di simil forma come quello delle camere ch’erano verso il Settentrione; esse erano d’una medesima lunghezza, e d’una medesima larghezza; ed aveano tutte le medesime uscite, ed i medesimi ordini, e le medesime porte. E quali erano le porte delle camere ch’erano verso il Mezzodì, tale era altresì la porta ch’era in fondo al corridoio, che faceva capo alla chiusura del parapetto, ch’era dall’Oriente, quando si entrava in esse. E quell’uomo mi disse: Le camere settentrionali, e le camere meridionali, che sono dirimpetto al corpo del Tempio, son le camere sante, dove i sacerdoti che si accostano al Signore devono mangiar le cose santissime; quivi eziandio devono riporre le cose santissime, e le offerte di panatica, e i sacrificii per lo peccato, e per la colpa; perciocchè quel luogo è santo. Quando i sacerdoti saranno entrati nel Luogo santo, non usciranno di quello nel cortile di fuori; anzi poseranno quivi i lor vestimenti, co’ quali fanno il servigio, e vestiranno altri vestimenti; ed allora potranno venire nel cortile del popolo Poi quell’uomo, avendo finito di misurar la casa di dentro, mi menò fuori per la via della porta che guardava verso Oriente; e misurò il ricinto d’ogn’intorno. Egli misurò il lato orientale con la canna da misurare; e vi erano cinquecento canne, alla canna da misurare, d’ogn’intorno. Poi misurò il lato settentrionale e vi erano cinquecento canne, alla canna da misurare, d’ogn’intorno. Poi misurò il lato meridionale; e vi erano cinquecento canne, alla canna da misurare, d’ogn’intorno. Poi egli si rivolse verso il lato occidentale, e lo misurò; ed era di cinquecento canne, alla canna da misurare. Egli misurò la casa da’ quattro venti; ed ella avea un muro d’ogn’intorno, di lunghezza di cinquecento cubiti, e di larghezza di cinquecento cubiti: per separare il luogo santo dal profano POI egli mi condusse alla porta, che riguardava verso il Levante. Ed ecco la gloria dell’Iddio d’Israele, che veniva di verso il Levante; e la sua voce era simile al suon di grandi acque; e la terra risplendeva della sua gloria. E la visione che io vidi era nell’aspetto simigliante alla visione che io vidi, quando venni per distrugger la città; e le sembianze erano le medesime con quelle che io avea vedute presso al fiume Chebar; ed io caddi sopra la mia faccia. E la gloria del Signore entrò nella casa, per la via della porta, che riguardava verso il Levante. E lo Spirito mi elevò, e mi menò nel cortile di dentro; ed ecco, la casa era ripiena della gloria del Signore. Ed io udii uno che parlava a me dalla casa; ed un uomo fu quivi in piè appresso di me E mi disse: Figliuol d’uomo, ecco il luogo del mio trono, e il luogo delle piante de’ miei piedi, dove io abiterò fra i figliuoli d’Israele in perpetuo; e la casa d’Israele non contaminerà più il mio santo Nome, nè essi nè i lor re, con le lor fornicazioni, e con le carcasse de’ lor re, e co’ loro alti luoghi. Come hanno fatto, quando hanno posta la lor soglia presso della mia soglia, e il loro stipite presso del mio stipite, talchè vi era sol la parete fra me e loro; e così hanno contaminato il mio Nome santo, con le loro abbominazioni, che hanno commesse; onde io li ho consumati nella mia ira. Ora allontaneranno da me le lor fornicazioni, e le carcasse de’ lor re; ed io abiterò in mezzo di loro in perpetuo. TU, figliuol d’uomo, dichiara alla casa d’Israele il disegno di questa Casa; e sieno confusi delle loro iniquità; poi misurino la pianta di essa. E quando si saranno vergognati di tutto quello che hanno fatto, fa’ loro assapere la forma di questa casa, e la sua disposizione, e le sue uscite, e le sue entrate, e tutte le sue figure, e tutti i suoi ordini, e tutte le sue forme, e tutte le sue regole; e disegnale davanti agli occhi loro; acciocchè osservino tutta la sua forma, e tutti i suoi ordini, e li mettano in opera. Quest’è l’ordine della Casa: Sopra la sommità del monte, tutto il suo ricinto d’ogn’intorno sarà un luogo santissimo. Ecco, quest’è l’ordine della Casa E queste son le misure dell’altare, a cubiti, de’ quali ciascuno è d’un cubito e d’un palmo: Il suo seno era d’un cubito, ed altresì d’un cubito di larghezza; e il ricinto, ch’era sopra l’orlo di quello d’ogn’intorno, era d’una spanna; e quello era il suolo dell’altare. Or dal seno, ch’era in terra, fino alla sportatura da basso vi erano due cubiti; e quella sportatura avea un cubito di larghezza; e dalla più piccola sportatura, fino alla maggiore, vi erano quattro cubiti; e la larghezza della maggiore era d’un cubito. E l’Ariel era alto quattro cubito, e dall’Ariel in su vi erano le quattro corna. E l’Ariel avea di lunghezza dodici cubiti, e altrettanti di larghezza; ed era quadro per ogni verso. E la sportatura avea di lunghezza quattordici cubiti, ed altrettanti di larghezza, da tutti e quattro i suoi lati; e l’orlo, ch’era d’intorno a questa parte dell’altare, era d’un mezzo cubito; e il seno, ch’era presso all’altra, era d’un cubito d’ogni intorno; e i suoi gradi erano volti verso il Levante. E quell’uomo mi disse: Figliuol d’uomo, così ha detto il Signore Iddio: Questi son gli ordini dell’altare, nel giorno che sarà fatto, per offerire sopra esso gli olocausti, e per ispandere sopra esso il sangue. Ed allora tu darai a’ sacerdoti Leviti, che son della progenie di Sadoc, i quali si accostano a me, dice il Signore Iddio, per ministrarmi, un giovenco, per sacrificio per lo peccato. E prenderai del sangue di esso, e ne metterai sopra le quattro corna dell’altare, ed ai quattro canti della sportatura, e sopra l’orlo, attorno attorno. Così netterai l’altare, e farai purgamento per esso. Poi prenderai il giovenco del sacrificio per lo peccato, e quello sarà arso in un luogo della Casa appartato, fuori del Luogo santo. E il secondo giorno tu offerirai, per sacrificio per lo peccato, un becco, senza difetto; e con esso si farà il purgamento per l’altare, come si sarà fatto col giovenco. Quando tu avrai finito di far quel purgamento, tu offerirai un giovenco dell’armento, senza difetto; e un montone della greggia, senza difetto. E tu li offerirai davanti al Signore, e i sacerdoti getteranno del sale sopra, e li offeriranno in olocausto al Signore. Per lo spazio di sette giorni, tu sacrificherai un becco per giorno, per lo peccato; e i sacerdoti sacrificheranno un giovenco dell’armento, ed un montone della greggia, senza difetto. Per lo spazio di sette giorni, essi faranno il purgamento per l’altare, e lo purificheranno; ed essi si consacreranno nel lor ministerio. E compiuti que’ giorni, dall’ottavo giorno innanzi, quando i sacerdoti sacrificheranno sopra l’altare i vostri olocausti, e i vostri sacrificii da render grazie, io vi gradirò, dice il Signore Iddio POI egli mi ricondusse verso la porta di fuori del Luogo santo, la quale riguardava verso il Levante; ed essa era chiusa. E il Signore mi disse: Questa porta sarà chiusa, e non si aprirà, e niuno entrerà per essa; perciocchè il Signore Iddio d’Israele è entrato per essa; perciò resterà chiusa. Ella è per lo principe; il principe sederà in essa per mangiar davanti al Signore; egli entrerà per la via del portale di questa porta, e per la via di quello stesso se ne uscirà Ed egli mi menò, per la via della porta settentrionale, davanti alla casa; ed io riguardai, ed ecco, la gloria del Signore avea ripiena la Casa del Signore; ed io caddi sopra la mia faccia. E il Signore mi disse: Figliuol d’uomo, considera col cuore, e riguarda con gli occhi, ed ascolta con gli orecchi, tutte le cose che io ti dico, intorno a tutti gli ordini della Casa del Signore, ed a tutte le regole di essa; considera ancora l’entrate della casa, per tutte le uscite del santuario. E di’ a quella ribelle, alla casa d’Israele: Così ha detto il Signore Iddio: Bastinvi tutte le vostre abbominazioni, o casa d’Israele. Allora che avete introdotti gli stranieri, incirconcisi di cuore, e incirconcisi di carne, per esser nel mio santuario, per profanar la mia Casa; ed avete offerti i miei cibi, grasso e sangue, mentre quelli violavano il mio patto in tutte le vostre abbominazioni; e non avete osservata l’osservanza delle mie cose sante; anzi avete costituite, a vostro senno, persone, per guardie delle mie osservanze, nel mio santuario. Così ha detto il Signore Iddio: Niun figliuolo di straniere, incirconciso di cuore, e incirconciso di carne, d’infra tutti i figliuoli degli stranieri, che sono nel mezzo de’ figliuoli d’Israele, entrerà nel mio santuario Ma i sacerdoti Leviti, che si sono allontanati da me, quando Israele si è sviato, e che si sono sviati da me, dietro a’ loro idoli, porteranno la loro iniquità. E saranno sol ministri nel mio santuario, costituiti alla guardia delle porte della casa, e facendo i servigi della casa; essi scanneranno gli olocausti, e i sacrificii al popolo, e saranno in piè davanti a lui, per servirgli. Perciocchè han loro servito davanti ai loro idoli, e sono stati alla casa d’Israele per intoppo d’iniquità; perciò, io ho alzata la mia mano contro a loro, dice il Signore Iddio, che porteranno la loro iniquità. E non si accosteranno più a me, per esercitarmi il sacerdozio, nè per accostarsi ad alcuna delle mie cose sante, cioè alle mie cose santissime; anzi porteranno la loro ignominia, e la pena delle abbominazioni che hanno commesse; e li porrò per guardiani della casa, e per fare ogni servigio di essa, e tutto ciò che vi si deve fare. Ma quant’è a’ sacerdoti Leviti, figliuoli di Sadoc, i quali hanno osservata l’osservanza del mio santuario, quando i figliuoli d’Israele si sono sviati da me, essi si accosteranno a me, per ministrarmi; e staranno in piè davanti a me, per offerirmi grasso e sangue, dice il Signore Iddio. Essi entreranno nel mio santuario, ed essi si accosteranno alla mia mensa, per ministrarmi; ed osserveranno ciò che io ho comandato che si osservi Ora, quando entreranno nelle porte del cortile di dentro, sieno vestiti di panni lini; e non abbiano addosso lana alcuna, quando ministreranno nelle porte del cortile di dentro, e più innanzi. Abbiano in capo delle tiare line, e delle calze line sopra i lor lombi, non cingansi dove si suda. E quando usciranno ad alcuno de’ cortili di fuori, al popolo, spoglino i lor vestimenti, ne’ quali avranno fatto il servigio, e riponganli nelle camere sante, e vestano altri vestimenti, acciocchè non santifichino il popolo coi lor vestimenti. E non radansi il capo, nè nudrichino la chioma; tondansi schiettamente il capo. E niun sacerdote beva vino, quando entrerà nel cortile di dentro. E non prendansi per moglie alcuna vedova, nè ripudiata; anzi una vergine della progenie della casa d’Israele; ovvero una vedova, che sia vedova di un sacerdote. Ed ammaestrino il mio popolo a discernere tra la cosa santa, e la profana, e dichiaringli la differenza che vi è tra la cosa monda, e l’immonda. E soprastieno alle liti, per giudicare; dien giudicio secondo le mie leggi; ed osservino le mie leggi, ed i miei statuti, in tutte le mie solennità; e santifichino i miei sabati. E non entri alcun sacerdote dove sia un morto, per contaminarsi; pur si potrà contaminare per padre, e per madre, e per figliuolo, e per figliuola, e per fratello, e per sorella, che non abbia avuto marito. E dopo ch’egli sarà stato nettato, continglisi sette giorni; e nel giorno ch’egli entrerà nel Luogo santo, nel cortile di dentro, per ministrar nel Luogo santo, offerisca il suo sacrificio per lo peccato, dice il Signore Iddio. E queste cose saranno loro per loro eredità; io sono la loro eredità; e voi non darete loro alcuna possessione in Israele; io son la lor possessione. Essi mangeranno le offerte di panatica, e i sacrificii per lo peccato, e per la colpa; parimente, ogn’interdetto in Israele sarà loro. E le primizie di tutti i primi frutti d’ogni cosa, e tutte le offerte elevate di qualunque cosa, d’infra tutte le vostre offerte, saranno de’ sacerdoti; parimente voi darete al sacerdote le primizie delle vostre paste, per far riposar la benedizione sopra le case vostre. Non mangino i sacerdoti alcun carname di uccello, o di bestia morta da sè, o lacerata dalle fiere ORA, quando voi spartirete a sorte il paese per eredità, offerite, per offerta al Signore, una porzione consacrata del paese, di lunghezza di venticinquemila cubiti, e di larghezza di diecimila. Quello spazio sarà santo, per tutti i suoi confini, d’ogn’intorno. Di esso prendansi per lo Luogo santo cinquecento cubiti per lungo, ed altrettanti per largo, in quadro d’ogn’intorno; e cinquanta cubiti per le pertinenze di fuori d’ogn’intorno. Misura adunque uno spazio di questa misura, cioè, di lunghezza di venticinquemila cubiti, e di larghezza di diecimila; ed in quello spazio sarà il santuario, il Luogo santissimo. Esso è una porzione santificata del paese; essa sarà per i sacerdoti, ministri del santuario che si accostano al Signore, per ministrargli; sarà loro un luogo da case; oltre al Luogo santo per lo santuario. Poi misura un altro spazio di venticinquemila cubiti di lunghezza, e di diecimila di larghezza; quello sarà per i Leviti, ministri della Casa, per lor possessione, con venti camere. Poi ordinate, per la possession della città, cinquemila cubiti in larghezza, e venticinquemila in lunghezza, allato all’offerta la casa d’Israele. Poi assegnate la parte al principe, di qua, e di là della santa offerta, e della possession della città, allato alla santa offerta, ed alla possession della città, dall’Occidente, e fino all’estremità occidentale; e dall’Oriente, fino all’estremità orientale; e la lunghezza sia uguale ad una di quelle parti, dall’estremità occidentale fino all’orientale. Egli avrà quello del paese per sua possessione in Israele; ed i miei principi non oppresseranno più il mio popolo, e lasceranno il rimanente del paese alla casa d’Israele, per le lor tribù Così ha detto il Signore Iddio: Bastivi, principi d’Israele; togliete via la violenza, e la rapina; e fate giustizia, e giudicio; levate le vostre storsioni d’addosso al mio popolo, dice il Signore Iddio. Abbiate bilance giuste, ed efa giusto, e bat giusto. Sia l’efa, e il bat, d’una medesima misura, prendendo il bat per la decima parte d’un homer, e l’efa similmente per la decima parte d’un homer; sia la misura dell’uno e dell’altro a ragion dell’homer; e sia il siclo di venti oboli; e siavi la mina di venti sicli, di venticinque sicli, e di quindici sicli QUEST’è l’offerta che voi offerirete: la sesta parte d’un efa dell’homer del frumento; voi darete parimente la sesta parte d’un efa dell’homer dell’orzo. E lo statuto dell’olio il bat è la misura dell’olio è che si dia la decima parte d’un bat, per coro, che è l’homer di dieci bati; conciossiachè l’homer sia di dieci bati. E del minuto bestiame lo statuto è che si dia di dugento bestie una dei luoghi grassi d’Israele; e quest’offerta sarà per le offerte di panatica, e per gli olocausti, e per li sacrificii da render grazie, per far purgamento per essi, dice il Signore Iddio. Tutto il popolo del paese sarà tenuto a quell’offerta, la quale egli darà al principe che sarà in Israele. Ed al principe si apparterrà di fornir gli olocausti, e le offerte di panatica, e le offerte da spandere, nelle feste solenni, e nelle calendi, e ne’ sabati, in tutte le solennità della casa d’Israele; egli fornirà i sacrificii per lo peccato, e le offerte di panatica, e gli olocausti, e i sacrificii da render grazie, per far purgamento per la casa d’Israele. Così ha detto il Signore Iddio: Nel primo mese, nel primo giorno del mese, prendi un giovenco senza difetto, e purifica il santuario, sacrificando questo giovenco per lo peccato. E prenda il sacerdote del sangue di questo sacrificio per lo peccato, e mettalo sopra gli stipiti della casa, e sopra i quattro canti delle sportature dell’altare, e sopra gli stipiti della porta del cortile di dentro. Fa’ il simigliante nel settimo giorno del medesimo mese, per colui che avrà peccato per errore, e per lo scempio; e così purgherete la casa. Nel primo mese, nel quartodecimo giorno del mese, siavi la Pasqua; sia una festa solenne di sette giorni, ne’ quali manginsi pani azzimi. E in quel giorno sacrifichi il principe, per sè, e per tutto il popolo del paese, un giovenco per sacrificio per lo peccato. E ne’ sette giorni della festa, sacrifichi, per olocausto al Signore, sette giovenchi, e sette montoni, senza difetto, per ciascuno di que’ sette giorni; e, per sacrificio per lo peccato, un becco per giorno. Offerisca eziandio per offerta di panatica, un efa di fior di farina, per giovenco; e parimente un efa per montone, e un hin d’olio per efa. Nel settimo mese, nel quintodecimo giorno del mese, nella festa solenne, offerisca le medesime cose per sette giorni, il medesimo sacrificio per lo peccato, il medesimo olocausto, la medesima offerta di panatica, ed il medesimo olio COSI ha detto il Signore Iddio: La porta del cortile di dentro, la quale riguarda verso il Levante, sia chiusa i sei giorni di lavoro; ma aprasi nel giorno del sabato; aprasi parimente nel giorno delle calendi. Ed entrivi il principe per la via del portale della porta di fuori, e fermisi allo stipite della porta, mentre i sacerdoti offeriranno il suo olocausto, e i suoi sacrificii da render grazie; e adori sopra la soglia della porta, poi escasene fuori; e non serrisi la porta infino alla sera. E adori il popolo del paese davanti al Signore, all’entrata di quella porta, ne’ sabati, e nelle calendi. Or l’olocausto, che il principe offerirà al Signore, nel giorno del sabato, sia di sei agnelli senza difetto, e d’un montone senza difetto. E l’offerta di panatica sia d’un efa di fior di farina, per lo montone; e, per gli agnelli, quanto egli vorrà donare; e d’un hin d’olio per efa. E nel giorno delle calendi sia il suo olocausto d’un giovenco senza difetto; e di sei agnelli, e d’un montone, senza difetto. Ed offerisca, per offerta di panatica, un efa di fior di farina, per lo giovenco; ed un efa per lo montone; e per gli agnelli, quanto gli verrà a mano; ed un hin d’olio per efa. E quando il principe entrerà nel tempio, entri per la via del portale di quella porta, e per quella stessa via esca fuori. Ma quando il popolo del paese verrà davanti al Signore nelle feste solenni, chi sarà entrato per la via della porta settentrionale per adorare, esca per la via della porta meridionale; e chi sarà entrato per la via della porta meridionale, esca per la via della porta settentrionale; non ritorni per la via della porta, per la quale sarà entrato; anzi esca per quella che è dirincontro. E quant’è al principe, entri con loro, quando quello entrerà; ed esca, quando quello uscirà. E nelle feste, e nelle solennità, sia l’offerta di panatica d’un efa di fior di farina per giovenco, e parimente d’un efa per montone; e di quanto il principe vorrà dare, per gli agnelli; e d’un hin d’olio per efa. E quando il principe farà una offerta volontaria, olocausto, o sacrificii da render grazie, per offerta volontaria al Signore, apraglisi allora la porta che riguarda verso il Levante, e faccia il suo olocausto, e i suoi sacrificii da render grazie, siccome egli suol fare nel giorno del sabato; poi esca fuori; e dopo ch’egli sarà uscito, serrisi la porta. Or tu sacrificherai ogni giorno al Signore in olocausto un agnello di un anno, senza difetto; sacrificalo ogni mattina. Offerisci parimente ogni mattina con esso, per offerta di panatica, la sesta parte d’un efa di fior di farina, e la terza d’un hin d’olio, per istemperare il fior di farina. Quest’è la continua offerta di panatica, che si deve presentare al Signore, per istatuti perpetui. Offeriscasi adunque quell’agnello, e quell’offerta di panatica, e quell’olio, ogni mattina, per olocausto continuo COSI ha detto il Signore Iddio: Quando il principe avrà fatto alcun dono ad alcuno de’ suoi figliuoli, quello è sue eredità; quel dono appartenga a’ suoi figliuoli; quella è lor possessione, per ragion d’eredità. Ma quando avrà fatto un dono della sua eredità ad uno de’ suoi servitori, sia quel dono suo fino all’anno della libertà; poi ritorni al principe; ma la sua eredità appartiene a’ suoi figliuoli; sia loro. E il principe non prenda nulla dell’eredità del popolo, per dispodestarlo con oppressione della sua possessione; egli lascerà eredità a’ suoi figliuoli della sua propria possessione, acciocchè alcuno del mio popolo non sia disperso, essendo scacciato ciascuno dalla sua possessione POI egli mi menò, per l’entrata che era allato alla porta, nelle camere sante, ch’erano per li sacerdoti, le quali riguardavano verso il Settentrione; ed ecco, quivi era un certo luogo, nel fondo, verso il Ponente. Ed egli mi disse: Quest’è il luogo, dove i sacerdoti coceranno le carni de’ sacrificii per la colpa, e per lo peccato; e dove coceranno le offerte di panatica, per non portarle fuori, al cortile di fuori; onde il popolo sia santificato. Poi egli mi menò fuori, al cortile di fuori, e mi fece passare a’ quattro canti del cortile; ed ecco un cortile in un canto del cortile, ed un altro cortile in un altro canto del cortile. Ai quattro canti del cortile vi erano de’ cortili, co’ lor fumaiuoli, di quaranta cubiti di lunghezza, e di trenta di larghezza; tutti e quattro erano d’una medesima misura, ed erano a’ canti. E in tutti e quattro vi era un ordine di volte d’intorno; e disotto a quelle volte vi erano i focolari disposti d’ogn’intorno. Ed egli mi disse: Queste son le cucine, dove i ministri della casa coceranno i sacrificii del popolo POI egli mi rimenò all’entrata della Casa; ed ecco, delle acque uscivano di sotto alla soglia della Casa, verso il Levante; perciocchè la casa era verso il Levante; e quelle acque scendevano disotto, dal lato destro della Casa, dalla parte meridionale dell’altare. Poi egli mi menò fuori, per la via della porta settentrionale, e mi fece girare per la via di fuori, traendo verso il Levante; ed ecco, quelle acque sorgevano dal lato destro. Quando quell’uomo uscì verso il Levante, egli avea in mano una cordicella, e misurò mille cubiti, e mi fece valicar quelle acque; ed esse mi giungevano solo alle calcagna. Poi misurò altri mille cubiti, e mi fece valicar quelle acque; ed esse mi giungevano fino alle ginocchia. Poi misurò altri mille cubiti, e mi fece valicar quelle acque; ed esse mi giungevano fino a’ lombi. Poi misurò altri mille cubiti, e quelle acque erano un torrente, il quale io non poteva valicare co’ piedi; perciocchè le acque erano cresciute tanto ch’erano acque che conveniva passare a nuoto; un torrente che non si poteva guadare. Allora egli mi disse: Hai tu veduto, figliuol d’uomo? Poi mi menò più innanzi, e mi fece ritornare alla riva del torrente. E quando vi fui tornato, ecco un grandissimo numero d’alberi in su la riva del torrente di qua e di là. Ed egli mi disse: Quest’acque hanno il lor corso verso il confine orientale del paese, e scendono nella pianura, ed entrano nel mare; e quando saranno nel mare, le acque di esso saranno rendute sane. Ed avverrà che ogni animale rettile vivente, dovunque verranno que’ due torrenti, viverà; e il pesce vi sarà in grandissima copia; quando quest’acque saranno venute là, le altre saranno rendute sane; e ogni animale viverà, dove quel torrente sarà venuto. Avverrà parimente che presso di esso mare staranno pescatori; da En-ghedi fino ad En-eglaim, sarà un luogo da stendervi reti da pescare; il pesce di que’ luoghi sarà, secondo le sue specie, in grandissimo numero, come il pesce del mar grande. Le paludi d’esso, e le sue lagune non saranno rendute sane; saranno abbandonate a salsuggine. E presso al torrente, in su la riva d’esso, di qua e di là, cresceranno alberi fruttiferi d’ogni maniera; le cui frondi non si appasseranno, ed il cui frutto non verrà giammai meno; a’ lor mesi produrranno i lor frutti primaticci; perciocchè le acque di quello usciranno del santuario; e il frutto loro sarà per cibo, e le lor frondi per medicamento COSI ha detto il Signore Iddio: Questi sono i confini del paese, il quale voi spartirete per eredità alle dodici tribù d’Israele, avendone Giuseppe due parti. E tutti, l’uno al par dell’altro, possederete quel paese, del quale io alzai la mano, che io lo darei a’ padri vostri; ed esso paese vi scaderà per eredità. Questi sono adunque i confini del paese: Dal lato settentrionale, dal mar grande, traendo verso Hetlon, finchè si giunge in Sedad: Hamat, Berota, Sibraim, che è fra i confini di Damasco, e i confini di Hamat; Haser-hatticon, che è a’ confini di Hauran. Così i confini saranno dal mare, Haser-enon, confine di Damasco, e lungo il Settentrione, onde il confine sarà Hamat. E questo sarà il lato settentrionale. E il lato orientale sarà d’infra Hauran, e Damasco, e passerà fra Galaad, e il paese d’Israele lungo il Giordano. Misurate dal confine fino al mare orientale. E questo sarà il lato orientale. E il lato meridionale, di verso l’Austro, sarà da Tamar fino alle acque delle contese di Cades, lungo il torrente fino al mar grande. E questo sarà il lato meridionale, di verso l’Austro. E il lato occidentale sarà il mar grande, dal confine del paese, fin dirincontro all’entrata di Hamat. E questo sarà il lato occidentale. E voi spartirete fra voi questo paese, secondo le tribù d’Israele. Or dividetelo in eredità fra voi, e i forestieri che dimoreranno nel mezzo di voi, i quali avranno generati figliuoli nel mezzo di voi; e sienvi quelli come i natii d’infra i figliuoli d’Israele; ed entrino con voi in parte dell’eredità, fra le tribù d’Israele. Date al forestiere la sua eredità, nella tribù, nella quale egli dimorerà, dice il Signore Iddio E questi sono i nomi delle tribù. Partendo dall’estremità settentrionale, lungo la via d’Hethlon per andare a Hamath, fino ad Hatsar-Enon, frontiera di Damasco a settentrione verso Hamath, avranno questo: dal confine orientale al confine occidentale, Dan, una parte. Sulla frontiera di Dan, dal confine orientale al confine occidentale: Ascer, una parte. Sulla frontiera di Ascer, dal confine orientale al confine occidentale: Neftali, una parte. Sulla frontiera di Neftali, dal confine orientale al confine occidentale: Manasse, una parte. Sulla frontiera di Manasse, dal confine orientale al confine occidentale: Efraim, una parte. Sulla frontiera di Efraim, dal confine orientale al confine occidentale: Ruben, una parte. Sulla frontiera di Ruben dal confine orientale al confine occidentale: Giuda, una parte. Sulla frontiera di Giuda, dal confine orientale al confine occidentale, sarà la parte che preleverete di venticinquemila cubiti di larghezza, e lunga come una delle altre parti dal confine orientale al confine occidentale; e quivi in mezzo sarà il santuario. La parte che preleverete per l’Eterno avrà venticinquemila cubiti di lunghezza diecimila di larghezza. E questa parte santa prelevata apparterrà ai sacerdoti: venticinquemila cubiti di lunghezza al settentrione, diecimila di larghezza all’occidente, diecimila di larghezza all’oriente, e venticinquemila di lunghezza al mezzogiorno; e il santuario dell’Eterno sarà quivi in mezzo. Essa apparterrà ai sacerdoti consacrati di tra i figliuoli di Tsadok che hanno fatto il mio servizio, e non si sono sviati quando i figliuoli d’Israele si sviarono, come si sviavano i Leviti. Essa apparterrà loro come parte prelevata dalla parte del paese che sarà stata prelevata: una cosa santissima, verso la frontiera dei Leviti. I Leviti avranno, parallelamente alla frontiera de’ sacerdoti, una lunghezza di venticinquemila cubiti e una larghezza di diecimila cubiti: tutta la lunghezza sarà di venticinquemila, e la larghezza di diecimila. Essi non potranno venderne nulla; questa primizia del paese non potrà essere né scambiata né alienata, perché è cosa consacrata all’Eterno. I cinquemila cubiti che rimarranno di larghezza sui venticinquemila, formeranno un’area non consacrata destinata alla città, per le abitazioni e per il contado; la città sarà in mezzo, ed eccone le dimensioni: dal lato settentrionale, quattromila cinquecento cubiti; dal lato meridionale, quattromila cinquecento; dal lato orientale, quattromila cinquecento; e dal lato occidentale, quattromila cinquecento. La città avrà un contado di duecentocinquanta cubiti a settentrione, di duecentocinquanta a mezzogiorno; di duecentocinquanta a oriente, e di duecentocinquanta a occidente. Il resto della lunghezza, parallelamente alla parte santa, cioè diecimila cubiti a oriente e diecimila a occidente, parallelamente alla parte santa servirà, coi suoi prodotti, al mantenimento dei lavoratori della città. I lavoratori della città, di tutte le tribù d’Israele, ne lavoreranno il suolo. Tutta la parte prelevata sarà di venticinquemila cubiti di lunghezza per venticinquemila di larghezza; ne preleverete così una parte uguale al quarto della parte santa, come possesso della città. Il rimanente sarà del principe, da un lato e dall’altro della parte santa prelevata e del possesso della città, difaccia ai venticinquemila cubiti della parte santa sino alla frontiera d’oriente e a occidente difaccia ai venticinquemila cubiti verso la frontiera d’occidente, parallelamente alle parti; questo sarà del principe; e la parte santa e il santuario della casa saranno in mezzo. Così, toltone il possesso dei Leviti e il possesso della città situati in mezzo a quello del principe, ciò che si troverà tra la frontiera di Giuda e la frontiera di Beniamino, apparterrà al principe. Poi verrà il resto della tribù. Dal confine orientale al confine occidentale: Beniamino, una parte. Sulla frontiera di Beniamino, dal confine orientale al confine occidentale: Simeone, una parte. Sulla frontiera di Simeone, dal confine orientale al confine occidentale: Issacar, una parte. Sulla frontiera di Issacar, dal confine orientale al confine occidentale: Zabulon, una parte. Sulla frontiera di Zabulon, dal confine orientale al confine occidentale: Gad, una parte. Sulla frontiera di Gad, dal lato meridionale verso mezzogiorno, la frontiera sarà da Tamar fino alle acque di Meriba di Kades, fino al torrente che va nel mar Grande. Tale è il paese che vi spartirete a sorte, come eredità delle tribù d’Israele, e tali ne sono le parti, dice il Signore, l’Eterno. E queste sono le uscite della città. Dal lato settentrionale, quattromila cinquecento cubiti misurati; le porte della città porteranno i nomi delle tribù d’Israele, e ci saranno tre porte a settentrione: la Porta di Ruben, l’una; la Porta di Giuda, l’altra; la Porta di Levi, l’altra. Dal lato orientale, quattromila cinquecento cubiti, e tre porte: la Porta di Giuseppe, l’una; la Porta di Beniamino, l’altra; la Porta di Dan, l’altra. Dal lato meridionale, quattromila cinquecento cubiti, e tre porte: la Porta di Simeone, l’una; la Porta di Issacar, l’altra; la Porta di Zabulon, l’altra. Dal lato occidentale, quattromila cinquecento cubiti, e tre porte: la Porta di Gad, l’una; la Porta d’Ascer, l’altra; la Porta di Neftali, l’altra. La circonferenza sarà di diciottomila cubiti. E, da quel giorno, il nome della città sarà: L’Eterno è quivi" NELL’anno terzo del regno di Gioiachim, re di Giuda, Nebucadnesar, re di Babilonia, venne contro a Gerusalemme, e l’assediò. E il Signore diede in man sua Gioiachim, re di Giuda, ed una parte degli arredi della Casa di Dio; ed egli li condusse nel paese di Sinear, nella casa de’ suoi dii; e portò quegli arredi nella casa del tesoro de’ suoi dii. E il re disse ad Aspenaz, capo de’ suoi eunuchi, che, d’infra i figliuoli d’Israele, e del sangue reale, e de’ principi, ne menasse de’ fanciulli, in cui non fosse alcun difetto, belli d’aspetto, e intendenti in ogni sapienza, e saputi in iscienza, e dotati d’avvedimento, e di conoscimento, e prodi della persona, per istare nel palazzo del re; e che s’insegnassero loro le lettere, e la lingua de’ Caldei. E il re assegnò loro una certa provvisione per giorno, delle vivande reali, e del vino del suo bere; e ordinò ancora che si allevassero lo spazio di tre anni, in capo de’ quali stessero davanti al re. Or fra essi furono, de’ figliuoli di Giuda, Daniele, Anania, Misael, ed Azaria. Ma il capo degli eunuchi pose loro altri nomi: a Daniele pose nome Beltsasar; e ad Anania, Sadrac; ed a Misael, Mesac; e ad Azaria, Abed-nego Or Daniele si mise in cuore di non contaminarsi con le vivande del re, nè col vino del suo bere; e richiese il capo degli eunuchi che gli fosse permesso di non contaminarsi. E Iddio fece trovare a Daniele grazia, e pietà appresso il capo degli eunuchi. Ma il capo degli eunuchi disse a Daniele: Io temo il re, mio signore, il quale ha ordinato il vostro cibo, e le vostre bevande; imperocchè, perchè s’egli vedesse le vostre facce più triste di quelle degli altri fanciulli, pari vostri, vorreste voi rendermi colpevole di fallo capitale inverso il re? Ma Daniele disse al Melsar, il quale il capo degli eunuchi avea costituito sopra Daniele, Anania, Misael, ed Azaria: Deh! fa’ prova dei tuoi servitori lo spazio di dieci giorni; e sienci dati de’ legumi da mangiare, e dell’acqua da bere. E poi sieno riguardate in presenza tua le nostre facce, e quelle de’ fanciulli che mangiano delle vivande reali; e allora fa’ co’ tuoi servitori, come tu avviserai. Ed egli acconsentì loro, e fece prova di essi per dieci giorni. E in capo de’ dieci giorni, le lor facce apparvero più belle, e più piene di carne, che quelle di tutti gli altri fanciulli che mangiavano le vivande reali. Laonde il Melsar da quel dì innanzi prendeva le lor vivande, e il vino del lor bere, e dava lor de’ legumi E Iddio donò a tutti e quattro quei fanciulli conoscimento, e intendimento in ogni letteratura e sapienza; e rendette Daniele intendente in ogni visione, ed in sogni. E in capo del tempo, che il re avea detto che que’ fanciulli gli fosser menati, il capo degli eunuchi li menò nel cospetto di Nebucadnesar. E il re parlò con loro; ma fra essi tutti non si trovò alcuno simile a Daniele, ad Anania, a Misael, e ad Azaria; ed essi stettero nella presenza del re. E in ogni affare di sapienza, e d’intendimento, del quale il re li domandasse, li trovò sopravanzar per dieci volte tutti i magi, e gli astrologi, ch’erano in tutto il suo regno. E Daniele fu così fino all’anno primo del re Ciro OR Nebucadnesar, nell’anno, secondo del suo regno, sognò de’ sogni, e il suo spirito ne fu sbigottito, e il suo sonno fu rotto. E il re disse che si chiamassero i magi, e gli astrologi, e gl’incantatori, e i Caldei, per dichiarare al re i suoi sogni. Ed essi vennero, e si presentarono davanti al re. E il re disse loro: Io ho sognato un sogno, e il mio spirito è sbigottito, desiderando pure di sapere il sogno. E i Caldei dissero al re, in lingua siriaca: O re, possa tu vivere in perpetuo! di’ il sogno a’ tuoi servitori, e noi ne dichiareremo l’interpretazione. Il re rispose, e disse a’ Caldei: La cosa mi è fuggita di mente; se voi non mi fate assapere il sogno, e la sua interpretazione, sarete squartati, e le vostre case saranno ridotte in latrine. Ma se voi mi dichiarate il sogno, e la sua interpretazione, riceverete da me doni, presenti, e grandi onori; dichiaratemi adunque il sogno, e la sua interpretazione. Essi risposero per la seconda volta, e dissero: Il re dica il sogno a’ suoi servitori, e noi ne dichiareremo l’interpretazione. Il re rispose, e disse: Io conosco per fermo che voi volete guadagnar tempo; perciocchè avete veduto che la cosa mi è fuggita di mente. Che se voi non mi dichiarate il sogno, vi è una sola sentenza per voi. Or voi vi eravate preparati a dire in mia presenza alcuna cosa falsa, e perversa, finchè il tempo fosse mutato; perciò, ditemi il sogno, ed io conoscerò che voi me ne dichiarerete l’interpretazione. I Caldei risposero in presenza del re, e dissero: Non vi è uomo alcuno sopra la terra, che possa dichiarare al re ciò ch’egli richiede; perciò anche alcun re, nè grande, nè signore, non domandò mai cotal cosa ad alcun mago, astrologo, o Caldeo. E la cosa che il re richiede è tanto ardua, che non vi è alcun altro che la possa dichiarare al re, se non gl’iddii, la cui abitazione non è con la carne. Perciò, il re si adirò, e si crucciò gravemente, e comandò che tutti i savi di Babilonia fosser fatti morire. E il decreto uscì fuori, e i savi erano uccisi; e si cercò Daniele, e i suoi compagni per farli morire Allora Daniele stolse l’esecuzione del decreto, e della sentenza, commessa ad Arioc, capitano delle guardie del re, ch’era uscito per uccidere i savi di Babilonia. E fece motto ad Arioc, ufficiale del re, e gli disse: Qual è la cagione, che il re ha dato un decreto tanto affrettato? Allora Arioc fece assapere il fatto a Daniele. E Daniele entrò dal re, e lo richiese che gli desse tempo, e ch’egli dichiarerebbe l’interpretazione del sogno al re. Allora Daniele andò a casa sua, e fece assaper la cosa ad Anania, a Misael, e ad Azaria, suoi compagni. Ed essi chiesero misericordia all’Iddio del cielo, intorno a questo segreto; acciocchè Daniele, e i suoi compagni non fosser messi a morte con gli altri savi di Babilonia. Allora il segreto fu rivelato a Daniele, in vision notturna. In quello stante Daniele benedisse l’Iddio del cielo. E Daniele prese a dire: Sia il Nome di Dio benedetto di secolo in secolo; perciocchè a lui si appartiene la sapienza, e la potenza; ed egli muta i tempi, e le stagioni; egli rimuove i re, e altresì li stabilisce; egli dà la sapienza a’ savi, e il conoscimento a quelli che son dotati d’intendimento. Egli palesa le cose profonde ed occulte; egli conosce quel ch’è nelle tenebre, e la luce abita appo lui. O Dio de’ miei padri, io ti rendo gloria, e lode, che tu mi hai data sapienza, e forza; e mi hai ora dichiarato quel che noi ti abbiam domandato, avendoci fatto assapere ciò che il re richiede Per tanto, Daniele entrò da Arioc, al quale, il re avea data commissione di far morire i savi di Babilonia; e andò, e gli disse così: Non far morire i savi di Babilonia; menami davanti al re, ed io gli dichiarerò l’interpretazione del sogno. Allora Arioc menò prestamente Daniele davanti al re, e gli disse così: Io ho trovato un uomo, d’infra i Giudei, che sono in cattività, il quale dichiarerà al re l’interpretazione del suo sogno. Il re prese a dire a Daniele, il cui nome era Beltsasar: Mi puoi tu dichiarare il sogno, che io ho veduto, e la sua interpretazione? Daniele rispose davanti al re, e disse: Il segreto, che il re domanda, nè savi, nè astrologi, nè magi, nè indovini, non possono dichiararlo al re. Ma vi è un Dio in cielo, che rivela i segreti, ed ha fatto assapere al re Nebucadnesar quello che deve avvenire nella fine de’ tempi. Il tuo sogno, e le visioni del tuo capo, in sul tuo letto, erano queste: O re, de’ pensieri ti son saliti sopra il tuo letto, che cosa avverrebbe da questo tempo innanzi, e colui che rivela i segreti ti ha fatto assapere ciò che deve avvenire. Ora, quant’è a me, questo segreto mi è stato rivelato, non per sapienza, che sia in me sopra tutti i viventi; ma acciocchè l’interpretazione ne sia dichiarata al re, e che tu intenda i pensieri del cuor tuo Tu, o re, riguardavi, ed ecco una grande statua. Questa statua grande, e il cui splendore era eccellente, era in piè dirincontro a te; e il suo aspetto era spaventevole. Il capo di questa statua era d’oro fino; il suo petto, e le sue braccia, d’argento; il suo ventre, e le sue cosce, di rame; le sue gambe, di ferro; e i suoi piedi, in parte di ferro, in parte di argilla. Tu stavi riguardando, finchè fu tagliata una pietra, senza opera di mani, la qual percosse la statua in su i piedi, ch’erano di ferro, e d’argilla; e li tritò. Allora furono insieme tritati il ferro, l’argilla, il rame, l’argento, e l’oro, e divennero come la pula della aie di state, e il vento li portò via, e non si trovò luogo alcuno per loro; e la pietra che avea percossa la statua divenne un gran monte, ed empiè tutta la terra. Quest’è il sogno; ora ne diremo l’interpretazione davanti al re. Tu, o re, sei il re dei re; conciossiachè l’Iddio del cielo ti abbia dato regno, potenza, e forza, e gloria. E dovunque dimorano i figliuoli degli uomini, le bestie della campagna, e gli uccelli del cielo, egli te li ha dati in mano, e ti ha fatto signore sopra essi tutti. Tu sei quel capo d’oro. E dopo te sorgerà un altro regno, più basso del tuo; e poi anche un terzo regno, ch’è quel del rame, il quale signoreggerà sopra tutta la terra. Poi vi sarà un quarto regno, duro come ferro; conciossiachè il ferro triti, e fiacchi ogni cosa: e come il ferro trita tutte quelle cose, quello triterà, e romperà tutto. E quant’è a ciò che tu hai veduti i piedi, e le lor dita, in parte d’argilla di vasellaio, e in parte di ferro, ciò significa che il regno sarà diviso; ed anche che vi sarà in esso della durezza del ferro; conciossiachè tu abbi veduto il ferro mescolato con l’argilla di vasellaio. E quant’è a ciò che le dita dei piedi erano in parte di ferro, e in parte d’argilla, ciò significa che il regno in parte sarà duro, in parte sarà frale. E quant’è a ciò che tu hai veduto il ferro mescolato con l’argilla di vasellaio, ciò significa che coloro si mescoleranno per seme umano, ma non potranno unirsi l’un con l’altro; siccome il ferro non può mescolarsi con l’argilla. E a’ dì di questi re, l’Iddio del cielo farà sorgere un regno, il quale giammai in eterno non sarà distrutto; e quel regno non sarà lasciato ad un altro popolo; esso triterà, e consumerà tutti que’ regni; ma esso durerà in eterno. Conciossiachè tu abbi veduto che dal monte è stata tagliata una pietra, senza opera di mani, la quale ha tritato il ferro, il rame, l’argilla, l’argento, e l’oro. Il grande Iddio ha fatto assapere al re ciò che avverrà da questo tempo innanzi; e il sogno è verace, e la sua interpretazione è fedele Allora il re Nebucadnesar cadde sopra la sua faccia, e adorò Daniele; e comandò che gli si offerissero offerte e profumi. E il re fece motto a Daniele, e gli disse: Di vero il vostro Dio è l’Iddio degl’iddii, e il Signore dei re, e il rivelatore de’ segreti; poichè tu hai potuto rivelar questo segreto. Allora il re aggrandì Daniele, e gli donò molti gran presenti, e lo costituì rettore sopra tutta la provincia di Babilonia, e capo de’ magistrati, sopra tutti i savi di Babilonia. E alla richiesta di Daniele, il re costituì sopra gli affari della provincia di Babilonia, Sadrac, Mesac, ed Abed-nego; ma Daniele stava alla porta del re IL re Nebucadnesar fece una statua d’oro, d’altezza di sessanta cubiti, e di larghezza di sei cubiti; e la rizzò nella pianura di Dura, nella provincia di Babilonia. E il re Nebucadnesar mandò a radunare i satrapi, i magistrati, e i duchi, i giudici, i tesorieri, i senatori, i presidenti, e tutti i rettori delle provincie, per venire alla dedicazione della statua, che il re Nebucadnesar avea rizzata. Allora furono radunati i satrapi, i magistrati, e i duchi, i giudici, i tesorieri, i senatori, i presidenti, e tutti i rettori delle provincie, alla dedicazione della statua, che il re Nebucadnesar avea rizzata. Ed essi erano in piè dinanzi alla statua, che Nebucadnesar avea rizzata. E un banditore gridò di forza, dicendo: O popoli, nazioni, e lingue, a voi si dice, che nell’ora, che voi udirete il suon del corno, del flauto, della cetera, dell’arpicordo, del salterio, della sampogna, e d’ogni specie di strumenti di musica, vi gettiate in terra, e adoriate la statua d’oro, che il re Nebucadnesar ha rizzata. E chiunque non si getterà in terra, e non l’adorerà, in quella stessa ora sarà gettato nel mezzo d’una fornace di fuoco ardente. Per la qual cosa, tutti i popoli, nazioni, e lingue, in quello stante ch’ebbero udito il suon del corno, del flauto, della cetera, dell’arpicordo, del salterio, e d’ogni specie di strumenti di musica, si gettarono in terra, e adorarono la statua d’oro, che il re Nebucadnesar avea rizzata Perciò, in quel punto alcuni uomini Caldei si fecero avanti, ed accusarono i Giudei. E fecero motto al re Nebucadnesar, e gli dissero: O re, possa tu vivere in perpetuo. Tu, o re, hai fatto un decreto: che ogni uomo che avrà udito il suon del corno, del flauto, della cetera, dell’arpicordo, del salterio, della sampogna, e d’ogni specie di strumenti di musica, si getti in terra, ed adori la statua d’oro; e che chiunque non si getterà in terra e non l’adorerà, sia gettato nel mezzo d’una fornace di fuoco ardente. Or vi son degli uomini Giudei, che tu hai costituiti sopra gli affari della provincia di Babilonia, cioè: Sadrac, Mesac, ed Abed-nego; questi uomini non fanno conto di te, o re; non servono a’ tuoi dii, e non adorano la statua d’oro, che tu hai rizzata. Allora Nebucadnesar, con ira e cruccio, comandò che si menassero Sadrac, Mesac, ed Abed-nego. In quello stante quegli uomini furono menati alla presenza del re. E Nebucadnesar fece loro motto, e disse loro: È egli vero, Sadrac, Mesac, ed Abed-nego, che voi non servite a’ miei dii, e non adorate la statua d’oro che io ho rizzata? Or, non siete voi presti, qualora udirete il suon del flauto, della cetera, dell’arpicordo, del salterio, della sampogna, e d’ogni specie di strumenti di musica, a gettarvi in terra, e adorar la statua che io ho fatta? Chè, se non l’adorate, in quell’istessa ora sarete gettati nel mezzo d’una fornace di fuoco ardente; e quale è quel dio, che vi riscuota di man mia? Sadrac, Mesac, ed Abed-nego risposero, e dissero al re: O Nebucadnesar, noi non abbiamo bisogno di darti risposta intorno a questo. Ecco, l’Iddio nostro, al qual serviamo, è potente per liberarci; ora, o re, liberici egli dalla fornace del fuoco ardente, e dalla tua mano, o no, sappi pure, o re, che noi non serviremo a’ tuoi dii, e che non adoreremo la statua d’oro, che tu hai rizzata Allora Nebucadnesar fu ripieno d’ira, e il sembiante della sua faccia si alterò contro a Sadrac, Mesac, ed Abed-nego; e prese a dire che si accendesse la fornace sette volte più dell’usato. Poi comandò a certi uomini de’ più possenti del suo esercito, di legare Sadrac, Mesac, ed Abed-nego, per gettarli nella fornace del fuoco ardente. Allora furono legati quegli uomini, con le lor giubbe, le lor calze, le lor tiare, e tutti i lor vestimenti, e furono gettati nel mezzo della fornace del fuoco ardente. E perciocchè la parola del re affrettava, e la fornace era sommamente accesa, le faville del fuoco uccisero quegli uomini, che vi aveano gettati dentro Sadrac, Mesac, ed Abed-nego. E que’ tre uomini, Sadrac, Mesac, ed Abed-nego, caddero legati nel mezzo della fornace del fuoco ardente. Allora il re Nebucadnesar sbigottì, e si levò prestamente, e fece motto a’ suoi consiglieri, e disse loro: Non abbiamo noi gettati tre uomini legati nel mezzo della fornace del fuoco ardente? Essi risposero, e dissero al re: Egli è vero, o re. Ed egli rispose, e disse: Ecco, io veggo quattro uomini sciolti, i quali camminano nel mezzo del fuoco, e non vi è nulla di guasto in loro; e l’aspetto del quarto è somigliante ad un figliuolo di Dio. Allora Nebucadnesar si accostò alla bocca della fornace del fuoco ardente, e prese a dire: Sadrac, Mesac, ed Abed-nego, servitori dell’Iddio altissimo, uscite, e venite. Allora Sadrac, Mesac, ed Abed-nego uscirono del mezzo del fuoco. E i satrapi, i magistrati, i duchi, e i consiglieri del re, si adunarono, e riguardavano quegli uomini, sopra i cui corpi il fuoco non avea avuto alcun potere; talchè non pure un capello del lor capo era stato arso, e le lor giubbe non erano mutate, e l’odor del fuoco non era penetrato in loro E Nebucadnesar prese a dire: Benedetto sia l’Iddio di Sadrac, di Mesac, e di Abed-nego, il quale ha mandato il suo Angelo, ed ha liberati i suoi servitori, che si son confidati in lui, ed hanno trapassato il comandamento del re, ed hanno esposti i lor corpi, per non servire, nè adorare alcun altro dio, che il lor Dio. Perciò, da me è fatto un decreto: che chiunque, di qual popolo, nazione, o lingua egli si sia, proferirà bestemmia contro all’Iddio di Sadrac, di Mesac, e di Abed-nego, sia squartato, e la sua casa ridotta in latrina; conciossiachè non vi sia alcun altro Dio, che possa liberare in questa maniera. Allora il re avanzò Sadrac, Mesac, ed Abed-nego, nella provincia di Babilonia IL re Nebucadnesar, a tutti i popoli, nazioni, e lingue, che abitano in tutta la terra: La vostra pace sia accresciuta. Ei mi è paruto bene di dichiarare i segni, ed i miracoli, che l’Iddio altissimo ha fatti verso me. O quanto son grandi i suoi segni! e quanto son potenti i suoi miracoli! il suo regno è un regno eterno, e la sua signoria è per ogni età Io, Nebucadnesar, era quieto in casa mia, e fioriva nel mio palazzo. Io vidi un sogno che mi spaventò; e le immaginazioni ch’ebbi in sul mio letto, e le visioni del mio capo, mi conturbarono. E da me fu fatto un comandamento, che tutti i savi di Babilonia fossero menati davanti a me, per dichiararmi l’interpretazione del sogno. Allora vennero i magi, gli astrologi, i Caldei, e gl’indovini; ed io dissi loro il sogno; ma non me ne poterono dichiarare l’interpretazione. Ma all’ultimo venne in mia presenza Daniele, il cui nome è Beltsasar, secondo il nome del mio dio, e in cui è lo spirito degl’iddii santi; ed io raccontai il sogno davanti a lui, dicendo: O Beltsasar, capo de’ magi; conciossiachè io sappia che lo spirito degl’iddii santi è in te, e che niun segreto ti è difficile; di’ le visioni del mio sogno, che io veduto, cioè, la sua interpretazione. Or le visioni del mio capo, in sul mio letto, erano tali: Io riguardava, ed ecco un albero, in mezzo della terra, la cui altezza era grande. Quell’albero era grande, e forte, e la sua cima giungeva al cielo, e i suoi rami si stendevano fino all’estremità della terra. I suoi rami eran belli, e il suo frutto era copioso, e vi era in quello da mangiar per tutti; le bestie de’ campi si riparavano all’ombra sotto ad esso, e gli uccelli del cielo albergavano ne’ suoi rami, e d’esso era nudrita ogni carne. Io riguardava nelle visioni del mio capo, in sul mio letto; ed ecco, un vegghiante, e santo, discese dal cielo. E gridò di forza, e disse così: Tagliate l’albero, e troncate i suoi rami; scotete le sue frondi, e spargete il suo frutto; dileguinsi le bestie di sotto ad esso, e gli uccelli da’ suoi rami; ma pure, lasciate in terra il ceppo delle sue radici, e sia legato di legami di ferro, e di rame, fra l’erba della campagna; e sia bagnato della rugiada del cielo, e la sua parte sia con le bestie, nell’erba della terra. Sia il suo cuore mutato, e in luogo di cuor d’uomo siagli dato cuor di bestia; e sette stagioni passino sopra lui. La cosa è determinata per la sentenza de’ vegghianti, e la deliberazione è stata conchiusa per la parola de’ santi; acciocchè i viventi conoscano che l’Altissimo signoreggia sopra il regno degli uomini, e ch’egli lo dà a cui gli piace, e costituisce sopra esso l’infimo d’infra gli uomini. Questo è il sogno, che io, re Nebucadnesar, ho veduto. Or tu, Beltsasar, dinne l’interpretazione; conciossiachè fra tutti i savi del mio regno niuno me ne possa dichiarare l’interpretazione; ma tu puoi farlo; perciocchè lo spirito degl’iddii santi è in te Allora Daniele, il cui nome è Beltsasar, restò stupefatto lo spazio di un’ora, e i suoi pensieri lo spaventavano. Ma il re gli fece motto, e disse: O Beltsasar, non turbiti il sogno, nè la sua interpretazione. Beltsasar rispose, e disse: Signor mio, avvenga il sogno a’ tuoi nemici, e la sua interpretazione a’ tuoi avversari. L’albero che tu hai veduto, il quale era grande, e forte, e la cui cima giungeva fino al cielo, e i cui rami si stendevano per tutta la terra; e le cui frondi erano belle, e il frutto copioso, e nel quale vi era da mangiar per tutti; sotto il quale dimoravano le bestie della campagna, e ne’ cui rami albergavano gli uccelli del cielo; sei tu stesso, o re, che sei divenuto grande, e forte, e la cui grandezza è cresciuta, ed è giunta al cielo, e la cui signoria è pervenuta fino all’estremità della terra. E quant’è a quello che il re ha veduto un vegghiante, e santo, che scendeva dal cielo, e diceva: Tagliate l’albero, e guastatelo; ma pure, lasciate il ceppo delle sue radici in terra, legato con legami di ferro, e di rame, fra l’erba della campagna; e sia bagnato della rugiada del cielo, e sia la sua parte con le bestie della campagna, finchè sette stagioni sieno passate sopra lui; questa, o re, ne è l’interpretazione, e questo è il decreto dell’Altissimo, che deve essere eseguito sopra il mio signore: Tu sarai scacciato d’infra gli uomini, e la tua dimora sarà con le bestie della campagna, e pascerai l’erba come i buoi, e sarai bagnato della rugiada del cielo, e sette stagioni passeranno sopra te, infino a tanto che tu riconosca che l’Altissimo signoreggia sopra il regno degli uomini, e ch’egli lo dà a cui gli piace. E ciò ch’è stato detto, che si lasciasse il ceppo delle radici dell’albero, significa che il tuo regno ti sarà ristabilito, da che avrai riconosciuto che il cielo signoreggia. Perciò, o re, gradisci il mio consiglio, e poni un termine ai tuoi peccati con la giustizia, ed alle tue iniquità con la misericordia inverso gli afflitti; ecco, forse la tua prosperità sarà prolungata Tutte queste cose avvennero al re Nebucadnesar. In capo di dodici mesi egli passeggiava sopra il palazzo reale di Babilonia. E il re prese a dire: Non è questa la gran Babilonia, che io ho edificata per istanza reale, e per gloria della mia magnificenza, con la forza della mia potenza? Il re avea ancora la parola in bocca, quando una voce discese dal cielo: Ei ti si dice, o re Nebucadnesar: Il regno ti è tolto. E sarai scacciato d’infra gli uomini, e la tua dimora sarà con le bestie della campagna, e pascerai l’erba come i buoi, e sette stagioni passeranno sopra te, infino a tanto che tu riconosca che l’Altissimo signoreggia sopra il regno degli uomini, e ch’egli lo dà a cui gli piace. In quella stessa ora fu adempiuta quella parola sopra Nebucadnesar; ed egli fu scacciato d’infra gli uomini, e mangiò l’erba come i buoi, e il suo corpo fu bagnato della rugiada del cielo; tanto che il pelo gli crebbe, come le penne alle aquile, e le unghie, come agli uccelli Ma, in capo di quel tempo, io Nebucadnesar levai gli occhi al cielo, e il mio conoscimento ritornò in me, e benedissi l’Altissimo; e lodai, e glorificai colui che vive in eterno, la cui podestà è una podestà eterna, e il cui regno è per ogni generazione. Ed appo cui tutti gli abitatori della terra son riputati come niente; e il quale opera come gli piace, nell’esercito del cielo, e con gli abitatori della terra; e non vi è alcuno che lo percuota in su la mano, e gli dica: Che cosa fai? In quel tempo il mio conoscimento tornò in me; e, con la gloria del mio regno, mi fu restituita la mia maestà, e il mio splendore; e i miei principi mi ricercarono; ed io fui ristabilito nel mio regno, e mi fu aggiunta maggior grandezza. Al presente io Nebucadnesar lodo, esalto, e glorifico il Re del cielo, tutte le cui opere son verità, e le vie giudicio; e il quale può abbassar quelli che procedono con superbia IL re Belsasar fece un gran convito a mille de’ suoi grandi, e bevea del vino in presenza di que’ mille. E Belsasar, avendo assaporato il vino, comandò che fossero portati i vasi d’oro e d’argento, che Nebucadnesar, suo padre, avea tratti fuor del Tempio, ch’era in Gerusalemme, acciocchè il re, e i suoi grandi, le sue mogli, e le sue concubine, vi bevessero dentro. Allora furono portati i vasi d’oro, ch’erano stati tratti fuor del Tempio della Casa del Signore, ch’era in Gerusalemme. E il re, e i suoi grandi, le sue mogli, e le sue concubine, vi bevvero dentro. Essi beveano del vino, e lodavano gl’iddii d’oro, e d’argento, di rame, di ferro, di legno, e di pietra. In quella stessa ora uscirono delle dita di man d’uomo, le quali scrivevano dirincontro al candelliere, in su lo smalto della parete del palazzo reale; e il re vide quel pezzo di mano che scriveva. Allora il color della faccia del re si mutò, e i suoi pensieri lo spaventarono, e i cinti de’ suoi lombi si sciolsero, e le sue ginocchia si urtarono l’un contro all’altro. E il re gridò di forza che si facesser venire gli astrologi, i Caldei, e gl’indovini. E il re prese a dire a’ savi di Babilonia: Chiunque leggerà questa scrittura, e me ne dichiarerà l’interpretazione, sarà vestito di porpora, e porterà una collana d’oro in collo, e sarà il terzo signore nel regno. Allora entrarono tutti i savi del re; ma non poterono leggere quella scrittura, nè dichiararne al re l’interpretazione. Allora il re Belsasar fu grandemente spaventato, e il color della sua faccia si mutò in lui; i suoi grandi ancora furono smarriti La regina, alle parole del re, e de’ suoi grandi, entrò nel luogo del convito, e fece motto al re, e gli disse: O re, possi tu vivere in perpetuo; i tuoi pensieri non ti spaventino, e il colore della tua faccia non si muti. Vi è un uomo nel tuo regno, in cui è lo spirito degl’iddii santi; e al tempo di tuo padre si trovò in lui illuminazione, ed intendimento, e sapienza, pari alla sapienza degl’iddii; e il re Nebucadnesar, tuo padre, o re, lo costituì capo de’ magi, degli astrologi, de’ Caldei, e degl’indovini. Conciossiachè in lui, che è Daniele, a cui il re avea posto nome Beltsasar, fosse stato trovato uno spirito eccellente, e conoscimento, e intendimento, per interpretar sogni, e per dichiarar detti oscuri, e per isciogliere enimmi. Ora chiamisi Daniele, ed egli dichiarerà l’interpretazione. Allora Daniele fu menato davanti al re. E il re fece motto a Daniele, e gli disse: Sei tu quel Daniele, che è de’ Giudei che sono in cattività, i quali il re, mio padre, condusse di Giudea? Io ho inteso dir di te, che lo spirito degl’iddii santi è in te, e che si è trovata in te illuminazione, e intendimento, e sapienza eccellente. Or al presente i savi, e gli astrologi, sono stati menati davanti a me, affin di leggere questa scrittura, e dichiararmi la sua interpretazione; ma non possono dichiarar l’interpretazione della cosa. Ma io ho udito dir di te, che tu puoi dare interpretazioni, e sciogliere enimmi. Ora, se tu puoi legger questa scrittura, e dichiararmene l’interpretazione, tu sarai vestito di porpora, e porterai una collana d’oro in collo, e sarai il terzo signore nel regno. Allora Daniele rispose, e disse in presenza del re: Tienti i tuoi doni, e da’ ad un altro i tuoi presenti; pur nondimeno io leggerò la scrittura al re, e gliene dichiarerò l’interpretazione. O tu re, l’Iddio altissimo avea dato regno, e grandezza, e gloria, e magnificenza, a Nebucadnesar, tuo padre; e per la grandezza, ch’egli gli avea data, tutti i popoli, nazioni, e lingue, tremavano, e temevano della sua presenza; egli uccideva chi egli voleva, ed altresì lasciava in vita chi egli voleva; egli innalzava chi gli piaceva, ed altresì abbassava chi gli piaceva. Ma, quando il cuor suo s’innalzò, e il suo spirito s’indurò, per superbire, fu tratto giù dal suo trono reale, e la sua gloria gli fu tolta. E fu scacciato d’infra gli uomini, e il cuor suo fu renduto simile a quel delle bestie, e la sua dimora fu con gli asini salvatichi; egli pascè l’erba come i buoi, e il suo corpo fu bagnato della rugiada del cielo, finchè riconobbe che l’Iddio altissimo signoreggia sopra il regno degli uomini, e ch’egli stabilisce sopra quello chi gli piace. Or tu, Belsasar, suo figliuolo, non hai umiliato il tuo cuore, con tutto che tu sapessi tutto ciò. Anzi ti sei innalzato contro al Signore del cielo, e sono stati portati davanti a te i vasi della sua Casa, e in quelli avete bevuto, tu, e i tuoi grandi, e le tue mogli, e le tue concubine; e tu hai lodati gl’iddii d’argento, d’oro, di rame, di ferro, di legno, e di pietra, i quali non veggono, e non odono, e non hanno conoscimento alcuno; e non hai glorificato Iddio, nella cui mano è l’anima tua, ed a cui appartengono tutte le tue vie. Allora da parte sua è stato mandato quel pezzo di mano, ed è stata disegnata quella scrittura. Or quest’è la scrittura ch’è stata disegnata: MENE, MENE, TECHEL, UPHARSIN. Questa è l’interpretazione delle parole: MENE: Iddio ha fatto ragione del tuo regno, e l’ha saldata. TECHEL: tu sei stato pesato alle bilance, e sei stato trovato mancante. PERES: il tuo regno è messo in pezzi, ed è dato a’ Medi, ed a’ Persiani. Allora, per comandamento di Belsasar, Daniele fu vestito di porpora, e portò in collo una collana d’oro; e per bando pubblico egli fu dichiarato il terzo signore nel regno In quella stessa notte Belsasar, re dei Caldei, fu ucciso. E Dario Medo ricevette il regno, essendo d’età d’intorno a sessantadue anni EI piacque a Dario di costituire sopra il regno cenventi satrapi, i quali fossero per tutto il regno; e sopra essi tre presidenti, de’ quali Daniele era l’uno, a’ quali que’ satrapi rendessero ragione; acciocchè il re non sofferisse danno. Or quel personaggio Daniele sopravanzava gli altri presidenti, e satrapi; perciocchè in lui era uno spirito eccellente, onde il re pensava di costituirlo sopra tutto il regno. Perciò, i presidenti, e i satrapi, cercavano il modo di trovar qualche cagione contro a Daniele, intorno agli affari del regno; ma non potevano trovare alcuna cagione, nè misfatto; perciocchè egli era fedele, e non si trovava in lui alcun fallo, nè misfatto. Allora quegli uomini dissero: Noi non possiamo trovar cagione alcuna contro a questo Daniele, se non la troviamo contro a lui intorno alla legge del suo Dio Allora que’ presidenti, e satrapi, si radunarono appresso del re, e gli dissero così: Re Dario, possa tu vivere in perpetuo. Tutti i presidenti del regno, i magistrati, e i satrapi, i consiglieri, e i duchi, han preso consiglio di formare uno statuto reale, e fare uno stretto divieto che chiunque farà richiesta alcuna a qualunque dio, od uomo, fra qui e trenta giorni, salvo che a te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni. Ora, o re, fa’ il divieto, e scrivine lettere patenti, che non si possano mutare; quali son le leggi di Media, e di Persia, che sono irrevocabili. Il re Dario adunque scrisse le lettere patenti, e il divieto. Or Daniele, quando seppe che le lettere erano scritte, entrò in casa sua; e, lasciando le finestre della sua sala aperte verso Gerusalemme, a tre tempi del giorno si poneva inginocchioni, e faceva orazione, e rendeva grazie davanti al suo Dio; perciocchè così era uso di fare per addietro Allora quegli uomini si radunarono, e trovarono Daniele orando, e supplicando davanti al suo Dio. Ed in quello stante vennero al re, e dissero in sua presenza, intorno al divieto reale: Non hai tu scritto il divieto, che chiunque farà alcuna richiesta a qualunque dio, od uomo, di qui a trenta giorni, salvo che a te, o re, sia gettato nella fossa de’ leoni? Il re rispose, e disse: La cosa è ferma, nella maniera delle leggi di Media, e di Persia, che sono irrevocabili. Allora essi risposero, e dissero in presenza del re: Daniele, che è di quelli che sono stati menati in cattività di Giudea, non ha fatto conto alcuno di te, o re, nè del divieto che tu hai scritto; anzi a tre tempi del giorno fa le sue orazioni. Allora, come il re ebbe intesa la cosa, ne fu molto dolente, e pose cura di liberar Daniele; e fino al tramontar del sole, fece suo sforzo, per iscamparlo. In quel punto quegli uomini si radunarono appresso del re, e gli dissero: Sappi, o re, che i Medi, e i Persiani hanno una legge, che alcun divieto, o statuto, che il re abbia fermato, non si possa mutare. Allora il re comandò che si menasse Daniele, e che si gettasse nella fossa de’ leoni. E il re fece motto a Daniele, e gli disse: L’Iddio tuo, al qual tu servi con perseveranza, sarà quello che ti libererà. E fu portata una pietra, che fu posta sopra la bocca della fossa; e il re la suggellò col suo anello, e con l’anello de’ suoi grandi; acciocchè non si mutasse nulla intorno a Daniele Allora il re andò al suo palazzo, e passò la notte senza cena, e non si fece apparecchiar la mensa, e perdette il sonno. Poi il re si levò la mattina a buon’ora, in su lo schiarir del dì, e andò in fretta alla fossa de’ leoni. E come fu presso della fossa, chiamò Daniele con voce dolorosa, E il re prese a dire a Daniele: Daniele, servitore dell’Iddio vivente, il tuo Dio, al qual tu servi con perseveranza, avrebbe egli pur potuto scamparti da’ leoni? Allora Daniele parlò al re, dicendo: O re, possi tu vivere in perpetuo. L’Iddio mio ha mandato il suo Angelo, il quale ha turata la bocca de’ leoni, talchè non mi hanno guasto; perciocchè io sono stato trovato innocente nel suo cospetto; ed anche inverso te, o re, non ho commesso alcun misfatto. Allora il re si rallegrò molto di lui, e comandò che Daniele fosse tratto fuor della fossa; e Daniele fu tratto fuor della fossa, e non si trovò in lui lesione alcuna; perciocchè egli si era confidato nel suo Dio. E per comandamento del re, furon menati quegli uomini che aveano accusato Daniele, e furon gettati nella fossa de’ leoni, essi, i lor figliuoli, e le lor mogli; e non erano ancor giunti al fondo della fossa, che i leoni furono loro addosso, e fiaccaron loro tutte le ossa Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni, e lingue, che abitano per tutta la terra, lettere dell’infrascritto tenore: La vostra pace sia accresciuta. Da parte mia è fatto un decreto: che in tutto l’imperio del mio regno si riverisca, e tema l’Iddio di Daniele; perciocchè egli è l’Iddio vivente, e che dimora in eterno; e il suo regno è un regno che non sarà giammai distrutto, e la sua signoria durerà infino al fine. Egli riscuote, e libera, e fa segni, e miracoli in cielo, ed in terra; egli è quel che ha Daniele riscosso dalle branche dei leoni. Or questo personaggio Daniele prosperò nel regno di Dario, e nel regno di Ciro Persiano NELL’anno primo di Belsasar, re di Babilonia, Daniele vide un sogno, e delle visioni del suo capo, sopra il suo letto. Allora egli scrisse il sogno, e dichiarò la somma delle cose. Daniele adunque prese a dire: Io riguardava nella mia visione, di notte, ed ecco, i quattro venti del cielo salivano impetuosamente in sul mar grande. E quattro gran bestie salivano fuor del mare, differenti l’una dall’altra. La prima era simile ad un leone, ed avea delle ale d’aquila; io stava riguardando, finchè le furono divelte le ale, e fu fatta levar da terra, e che si rizzò in piè, a guisa d’uomo; e le fu dato cuor d’uomo. Poi, ecco un’altra seconda bestia, simigliante ad un orso, la quale si levò da un lato, ed avea tre costole in bocca, fra i suoi denti. E le fu detto così: Levati, mangia molta carne. Poi io riguardava, ed eccone un’altra, simigliante ad un pardo, la quale avea quattro ale d’uccello in sul dosso; e quella bestia avea quattro teste, e le fu data la signoria. Appresso, io riguardava nelle visioni di notte, ed ecco una quarta bestia, spaventevole, terribile, e molto forte, la quale avea di gran denti di ferro; ella mangiava, e tritava e calpestava il rimanente co’ piedi; ed era differente da tutte le bestie, ch’erano state davanti a lei, ed avea dieci corna. Io poneva mente a queste corna, ed ecco un altro corno piccolo saliva fra quelle, e tre delle prime corna furono divelte d’innanzi a quello; ed ecco, quel corno avea degli occhi simiglianti agli occhi d’un uomo, ed una bocca che proferiva cose grandi Io stava riguardando, finchè i troni furono posti, e che l’Antico de’ giorni si pose a sedere; il suo vestimento era candido come neve, e i capelli del suo capo erano simili a lana netta, e il suo trono era a guisa di scintille di fuoco, e le ruote d’esso simili a fuoco ardente. Un fiume di fuoco traeva, ed usciva dalla sua presenza; mille migliaia gli ministravano, e diecimila decine di migliaia stavano davanti a lui; il giudicio si tenne, e i libri furono aperti. Allora io riguardai, per la voce delle grandi parole, che quel corno proferiva; e riguardai, finchè la bestia fu uccisa, e il suo corpo fu distrutto, e fu dato ad essere arso col fuoco. La signoria fu eziandio tolta alle altre bestie, e fu loro dato prolungamento di vita, fino ad un tempo, e termine costituito. Io riguardava nelle visioni notturne, ed ecco, con le nuvole del cielo, veniva uno, simile ad un figliuol d’uomo; ed egli pervenne fino all’Antico de’ giorni, e fu fatto accostar davanti a lui. Ed esso gli diede signoria, e gloria, e regno; e tutti i popoli, nazioni, e lingue, devono servirgli; la sua signoria è una signoria eterna, la qual non trapasserà giammai; e il suo regno è un regno che non sarà giammai distrutto Quant’è a me Daniele lo spirito mi venne meno in mezzo del corpo, e le visioni del mio capo mi conturbarono. E mi accostai ad uno de’ circostanti, e gli domandai la verità intorno a tutte queste cose; ed egli me la disse, e mi dichiarò l’interpretazione delle cose, dicendo: Queste quattro gran bestie significano quattro re, che sorgeranno dalla terra. E poi i santi dell’Altissimo riceveranno il regno, e lo possederanno in perpetuo, ed in sempiterno. Allora io desiderai di sapere la verità intorno alla quarta bestia, ch’era differente da tutte le altre, ed era molto terribile; i cui denti erano di ferro, e le unghie di rame; che mangiava, tritava, e calpestava il rimanente co’ piedi; e intorno alle dieci corna ch’ella avea in capo, e intorno a quell’ultimo, che saliva, e d’innanzi al quale tre erano cadute; e intorno a ciò che quel corno avea degli occhi, e una bocca che proferiva cose grandi; e che l’aspetto di esso era maggiore di quello de’ suoi compagni. Io avea riguardato, e quel corno faceva guerra co’ santi, e li vinceva; finchè l’Antico de’ giorni venne, e il giudicio fu dato a’ santi dell’Altissimo; e venne il tempo che i santi doveano possedere il regno. E colui mi disse così: La quarta bestia significa un quarto regno che sarà in terra, il qual sarà differente da tutti quegli altri regni, e divorerà tutta le terra, e la calpesterà, e la triterà. E le dieci corna significano dieci re, che sorgeranno di quel regno; ed un altro sorgerà dopo loro, il qual sarà differente da’ precedenti, ed abbatterà tre re. E proferirà parole contro all’Altissimo, e distruggerà i santi dell’Altissimo; e penserà di mutare i tempi, e la Legge; e i santi gli saran dati nelle mani fino ad un tempo, più tempi, e la metà d’un tempo. Poi si terrà il giudicio, e la sua signoria gli sarà tolta; ed egli sarà sterminato, e distrutto fino all’estremo. E il regno, e la signoria, e la grandezza de’ regni, che sono sotto tutti i cieli, sarà data al popolo de’ santi dell’Altissimo; il regno d’esso sarà un regno eterno, e tutti gl’imperi gli serviranno, ed ubbidiranno. Qui è la fine delle parole. Quant’è a me Daniele, i miei pensieri mi spaventarono forte, e il color del mio volto fu mutato in me; e conservai la cosa nel mio cuore NELL’anno terzo del regno del re Belsasar, una visione apparve a me, Daniele, dopo quella che mi era apparita al principio. Io adunque riguardava in visione or io era, quando vidi quella visione, in Susan, stanza reale, ch’è nella provincia di Elam; riguardava, dico, in visione, essendo in sul fiume Ulai. Ed alzai gli occhi, e riguardai, ed ecco un montone stava in piè dirincontro al fiume, il quale avea due corna, e quelle due corna erano alte; me l’uno era più alto dell’altro, e il più alto saliva l’ultimo. Io vidi che quel montone cozzava verso l’Occidente, verso il Settentrione, e verso il Mezzodì; e niuna bestia poteva durar davanti a lui; e non vi era alcuno che riscotesse di man sua, e faceva ciò che gli piaceva, e divenne grande. Ed io posi mente, ed ecco un becco veniva d’Occidente, sopra la faccia di tutta la terra, e non toccava punto la terra; e questo becco avea un corno ritorto in mezzo degli occhi. Ed esso venne fino al montone che avea quelle due corna, il quale io avea veduto stare in piè, dirincontro al fiume; e corse sopra lui nel furor della sua forza. Ed io vidi che, essendo presso del montone, egli infellonì contro a lui, e cozzò il montone, e fiaccò le sue due corna, e non vi fu forza nel montone da durar davanti a lui; laonde lo gettò per terra, e lo calpestò; e non vi fu chi scampasse il montone di man sua. E il becco divenne sommamente grande; ma come egli si fu fortificato, quel gran corno fu rotto; e in luogo di quello, sorsero quattro altre corna ritorte, verso i quattro venti del cielo. E dell’uno d’essi uscì un piccol corno, il quale divenne molto grande verso il Mezzodì, e verso il Levante, e verso il paese della bellezza; e divenne grande fino all’esercito del cielo, ed abbattè in terra una parte di quell’esercito, e delle stelle, e le calpestò. Anzi si fece grande fino al capo dell’esercito; e da quel corno fu tolto via il sacrificio continuo e fu gettata a basso la stanza del santuario d’esso. E l’esercito fu esposto a misfatto contro al sacrificio continuo; ed egli gettò la verità in terra, ed operò, e prosperò. Ed io udii un santo, che parlava; e un altro santo disse a quel tale che parlava: Fino a quando durerà la visione intorno al servigio continuo, ed al misfatto che devasta? infino a quando saranno il santuario, e l’esercito, esposti ad esser calpestati? Ed egli mi disse: Fino a duemila trecento giorni di sera, e mattina; poi il santuario sarà giustificato Ora, quando io Daniele ebbi veduta la visione, ne richiesi l’intendimento; ed ecco, davanti a me stava come la sembianza di un uomo. Ed io udii la voce d’un uomo, nel mezzo di Ulai, il qual gridò, e disse: Gabriele, dichiara a costui la visione. Ed esso venne presso del luogo dove io stava; e quando fu venuto, io fui spaventato, e caddi sopra la mia faccia; ed egli mi disse: Intendi, figliuol d’uomo; perciocchè questa visione è per lo tempo della fine. E mentre egli parlava a me, mi addormentai profondamente, con la faccia in terra; ma egli mi toccò, e mi fece rizzare in piè, nel luogo dove io stava. E disse: Ecco, io ti farò assapere ciò che avverrà, alla fine dell’indegnazione; perciocchè vi sarà una fine al tempo ordinato. Il montone con due corna, che tu hai veduto, significa i re di Media, e di Persia. E il becco irsuto significa il re di Iavan; e il gran corno, ch’era in mezzo de’ suoi occhi, è il primo re. E ciò che quello è stato rotto, e quattro son sorti in luogo di esso significa che quattro regni sorgeranno della medesima nazione, ma non già con medesima possanza di quello. Ed alla fine del lor regno, quando gli scellerati saranno venuti al colmo, sorgerà un re audace, e sfacciato, ed intendente in sottigliezze. E la sua potenza si fortificherà, ma non già per la sua forza; ed egli farà di strane ruine, e prospererà, ed opererà, e distruggerà i possenti, e il popolo de’ santi. E per lo suo senno, la frode prospererà in man sua; ed egli si magnificherà nel cuor suo, e in pace ne distruggerà molti; e si eleverà contro al Principe de’ principi; ma sarà rotto senza opera di mani. E la visione de’ giorni di sera, e mattina, ch’è stata detta, è verità; or tu, serra la visione; perciocchè è di cose che avverranno di qui a molto tempo. Ed io Daniele fui tutto disfatto, e languido per molti giorni; poi mi levai, e feci gli affari del re; ed io stupiva della visione; ma niuno se ne avvide NELL’anno primo di Dario, figliuol di Assuero, della progenie di Media, il quale era stato costituito re sopra il regno de’ Caldei; nell’anno primo di esso, io Daniele avendo inteso per i libri che il numero degli anni, de’ quali il Signore avea parlato al profeta Geremia, ne’ quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, era di settant’anni; volsi la mia faccia verso il Signore Iddio, con digiuno, con sacco, e con cenere, per dispormi ad orazione, e supplicazione; e fece orazione, e confessione al Signore Iddio mio, e dissi: Ahi! Signore, Dio grande, e tremendo, che osservi il patto, e la benignità, a quelli che ti amano, ed osservano i tuoi comandamenti; noi abbiam peccato, ed abbiamo operato iniquamente, ed empiamente; e siamo stati ribelli, e ci siam rivolti da’ tuoi comandamenti, e dalle tue leggi. E non abbiamo ubbidito a’ profeti tuoi servitori, i quali hanno, in Nome tuo, parlato a’ nostri re, a’ nostri principi, ed a’ nostri padri, ed a tutto il popolo del paese. A te appartiene la giustizia, o Signore; ed a noi la confusion di faccia, come appare al dì d’oggi; agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme, ed a tutto Israele, vicini, e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai scacciati per lo misfatto loro, che han commesso contro a te. O Signore, a noi appartiene la confusion di faccia, a’ nostri re, a’ nostri principi, e a’ nostri padri; conciossiachè abbiam peccato contro a te. Al Signore Iddio nostro appartengono le misericordie, e i perdoni; perciocchè noi ci siam ribellati contro a lui; e non abbiamo ubbidito alla voce del Signore Iddio nostro, per camminar nelle sue leggi, ch’egli ci ha proposte per li profeti suoi servitori. E tutto Israele ha trasgredita la tua Legge, e si è tratto indietro, per non ascoltar la tua voce; laonde è stata versata sopra noi l’esecrazione, e il giuramento, scritto nella Legge di Mosè, servitor di Dio; perciocchè noi abbiam peccato contro a lui. Ed egli ha messe ad effetto le sue parole, ch’egli avea pronunziate contro a noi, e contro a’ nostri rettori, che ci han retti, facendo venir sopra noi un mal grande; talchè giammai, sotto tutti i cieli, non avvenne cosa simile a quello ch’è avvenuto in Gerusalemme. Tutto questo male è venuto sopra noi, secondo quello ch’è scritto nella Legge di Mosè; e pur noi non abbiam supplicato al Signore Iddio nostro, convertendoci dalle nostre iniquità, e attendendo alla tua verità. E il Signore ha vigilato sopra questo male, e l’ha fatto venir sopra noi; perciocchè il Signore Iddio nostro è giusto in tutte le sue opere ch’egli ha fatte; conciossiachè noi non abbiamo ubbidito alla sua voce. Or dunque, o Signore Iddio nostro, che traesti il tuo popolo fuori del paese di Egitto, con man forte, e ti acquistasti un Nome, qual’è al dì d’oggi; noi abbiam peccato, noi abbiamo operato empiamente. Signore, secondo tutte le tue giustizie, racquetisi, ti prego, l’ira tua, e il tuo cruccio, inverso Gerusalemme, tua città; inverso il monte tuo santo; conciossiachè, per li nostri peccati, e per l’iniquità de’ nostri padri, Gerusalemme, e il tuo popolo, sieno in vituperio appo tutti quelli che sono d’intorno a noi. Ed ora, ascolta, o Dio nostro, l’orazione del tuo servitore, e le sue supplicazioni; e per amor del Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato. Inchina, o Dio mio, il tuo orecchio, ed ascolta; apri gli occhi, e vedi le nostre desolazioni, e la città che si chiama del tuo Nome; perciocchè noi non presentiamo le nostre supplicazioni nel tuo cospetto, fondati sopra le nostre giustizie, anzi sopra le tue grandi misericordie. Signore, esaudisci; Signore, perdona; Signore, attendi, ed opera, senza indugio, per amor di te stesso, o Dio mio; perciocchè la tua città, e il tuo popolo, si chiamano del tuo Nome Ora, mentre io parlava ancora, e faceva orazione, e confessione del mio peccato, e del peccato del mio popolo Israele; e presentava la mia supplicazione davanti al Signore Iddio mio, per lo monte santo dell’Iddio mio; mentre io parlava ancora, orando, quell’uomo Gabriele, il quale io avea veduto in visione al principio, volò ratto, e mi toccò, intorno al tempo dell’offerta della sera. Ed egli m’insegnò, e parlò meco, e disse: Daniele, io sono ora uscito per darti ammaestramento, ed intendimento. Fin dal cominciamento delle tue supplicazioni, la parola è uscita; ed io son venuto per annunziartela; perciocchè tu sei uomo gradito; ora dunque pon mente alla parola, e intendi la visione. Vi sono settanta settimane determinate sopra il tuo popolo, e sopra la tua santa città, per terminare il misfatto, e per far venir meno i peccati, e per far purgamento per l’iniquità, e per addurre la giustizia eterna, e per suggellar la visione, ed i profeti; e per ungere il Santo de’ santi. Sappi adunque, ed intendi, che da che sarà uscita la parola, che Gerusalemme sia riedificata, infino al Messia, Capo dell’esercito, vi saranno sette settimane, e altre sessantadue settimane, nelle quali saranno di nuovo edificate le piazze, e le mura, e i fossi; e ciò, in tempi angosciosi. E dopo quelle sessantadue settimane, essendo sterminato il Messia senza, che gli resti più nulla, il popolo del Capo dell’esercito a venire distruggerà la città, e il santuario; e la fine di essa sarà con inondazione, e vi saranno desolazioni determinate infino al fine della guerra. Ed esso confermerà il patto a molti in una settimana; e nella metà della settimana farà cessare il sacrificio, e l’offerta; poi verrà il desertatore sopra le ale abbominevoli; e fino alla finale e determinata perdizione, quell’inondazione sarà versata sopra il popolo desolato NELL’anno terzo di Ciro, re di Persia, fu rivelata una parola a Daniele, il cui nome si chiamava Beltsasar; e la parola è verità, e l’esercito era grande. Ed egli comprese la parola, ed ebbe intelligenza della visione. In quel tempo io Daniele feci cordoglio lo spazio di tre settimane. Io non mangiai cibo di diletto, e non mi entrò in bocca carne, nè vino, e non mi unsi punto, finchè fu compiuto il termine di tre settimane. E nel ventesimoquarto giorno del primo mese, essendo io in su la ripa del gran fiume, che è Hiddechel, alzai gli occhi, e riguardai, ed ecco un uomo vestito di panni lini, avendo sopra i lombi una cintura di fino oro di Ufaz. E il suo corpo somigliava un grisolito, e la sua faccia era come l’aspetto del folgore; e i suoi occhi eran simili a torchi accesi; e le sue braccia, e i suoi piedi, somigliavano in vista del rame forbito, e il suono delle sue parole pareva il romore d’una moltitudine. Ed io Daniele solo vidi la visione, e gli uomini ch’erano meco non la videro; anzi gran terrore cadde sopra loro, e fuggirono per nascondersi. Ed io rimasi solo, e vidi quella gran visione, e non restò in me forza alcuna, e il mio bel colore fu mutato in ismorto, e non ritenni alcun vigore. Ed io udii la voce delle parole di colui; e quando ebbi udita la voce delle sue parole, mi addormentai profondamente sopra la mia faccia, col viso in terra Ed ecco, una mano mi toccò, e mi fece muovere, e stare sopra le ginocchia, e sopra le palme delle mani. E mi disse: O Daniele, uomo gradito, intendi le parole che io ti ragiono, e rizzati in piè nel luogo dove stai; perciocchè ora sono stato mandato a te. E quando egli mi ebbe detta quella parola, io mi rizzai in piè tutto tremante. Ed egli mi disse: Non temere, o Daniele: perciocchè, dal primo dì che tu recasti il cuor tuo ad intendere, e ad affliggerti nel cospetto dell’Iddio tuo, le tue parole furono esaudite, ed io son venuto per le tue parole. Ma il principe del regno di Persia mi ha contrastato ventun giorno; ma ecco, Micael, l’uno de’ primi principi, è venuto per aiutarmi. Io dunque son rimasto quivi appresso i re di Persia. Ed ora son venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo nella fine de’ giorni; perciocchè vi è ancora visione per quei giorni. E mentre egli parlava meco in questa maniera, io misi la mia faccia in terra, ed ammutolii. Ed ecco uno, che avea la sembianza d’un figliuol d’uomo, mi toccò in su le labbra; allora io apersi la mia bocca, e parlai, e dissi a colui ch’era in piè davanti a me: Signor mio, le mie giunture son tutte svolte in me in questa visione, e non ho ritenuto alcun vigore. E come porterebbe il servitore di cotesto mio Signore parlar con cotesto mio Signore? conciossiachè fino ad ora non sia restato fermo in me alcun vigore, e non sia rimasto in me alcun fiato. Allora di nuovo una sembianza come d’un uomo mi toccò, e mi fortificò, e disse: Non temere, uomo gradito; abbi pace, fortificati, e confortati. E come egli parlava meco, io mi fortificai, e dissi: Parli il mio Signore; perciocchè tu mi hai fortificato. E colui disse: Sai tu perchè io son venuto a te? Or di presente io ritornerò per guerreggiar col principe di Persia; poi uscirò, ed ecco, il principe di Iavan verrà. Ma pure io ti dichiarerò ciò ch’è stampato nella scrittura della verità; or non vi è niuno che si porti valorosamente meco in queste cose, se non Micael, vostro principe Or io, nell’anno primo di Dario Medo, sono stato presente per confortarlo, e per fortificarlo. Ed ora, io ti dichiarerò cose vere. Ecco, vi saranno ancora tre re in Persia; poi il quarto acquisterà di gran ricchezze sopra tutti gli altri; e come egli si sarà fortificato nelle sue ricchezze, egli farà muover tutti contro al regno di Iavan. Poi sorgerà un re possente, e valoroso; il quale possederà un grande imperio, e farà ciò ch’egli vorrà. Ma tosto ch’egli sarà sorto, il suo regno sarà rotto, e sarà diviso per li quattro venti del cielo, e non alla sua progenie; e quello non sarà pari all’imperio che esso avrà posseduto; perciocchè il suo regno sarà stirpato, e sarà di altri, oltre a coloro E il re del Mezzodì si fortificherà, ed un altro de’ capitani d’esso; costui si fortificherà sopra quell’altro, e regnerà, e il suo imperio sarà grande. E in capo d’alcuni anni, si congiungeranno insieme, e la figliuola del re del Mezzodì verrà al re del Settentrione, per far loro accordi; ma ella non potrà rattener la forza del braccio; e nè colui, nè il suo braccio, non potrà durare; e colei, insieme con quelli che l’avranno condotta, e il figliuolo di essa, e chi terrà la parte sua, saranno dati a morte in que’ tempi. Ma d’un rampollo delle radici di essa sorgerà uno, nello stato di colui, il qual verrà con esercito, e verrà contro alle fortezze del re del Settentrione, e farà di gran fatti contro ad esse, e se ne impadronirà; ed anche menerà in cattività in Egitto i lor dii, co’ lor principi, e co’ lor preziosi arredi d’oro, e d’argento; ed egli durerà per alquanti anni, senza tema del re del Settentrione. E il re del Mezzodì verrà nel suo regno, e se ne ritornerà al suo paese. Poi i figliuoli di colui entreranno in guerra, e aduneranno una moltitudine di grandi eserciti; e l’un d’essi verrà di subito, e inonderà, e passerà oltre; poi ritornerà ancora, e darà battaglia, e perverrà fino alla fortezza del re del Mezzodì. E il re del Mezzodì, inasprito, uscirà fuori, e combatterà con lui, cioè col re del Settentrione, il qual leverà una gran moltitudine; ma quella moltitudine sarà data in man del re del Mezzodì. E dopo ch’egli avrà disfatta quella moltitudine, il cuor suo s’innalzerà; onde, benchè abbia abbattute delle decine di migliaia, non però sarà fortificato. E il re del Settentrione leverà di nuovo una moltitudine maggiore della primiera; e in capo di qualche tempo, ed anni, egli verrà con grosso esercito, e con grande apparecchio. E in quei tempi molti si leveranno contro al re del Mezzodì; e degli uomini ladroni d’infra il tuo popolo si eleveranno, per adempier la visione; e caderanno. E il re del Settentrione verrà, e farà degli argini, e prenderà le città delle fortezze; e le braccia del Mezzodì, e la scelta del suo popolo non potranno durare, e non vi sarà forza alcuna da resistere. E colui che sarà venuto contro ad esso farà ciò che gli piacerà; e non vi sarà alcuno che gli possa stare a fronte; poi egli si fermerà nel paese della bellezza, il quale sarà consumato per man sua. Poi egli imprenderà di venire con le forze di tutto il suo regno, offerendo condizioni d’accordo, onde egli verrà a capo; e darà a quell’altro una figliuola per moglie, corrompendola; ma ella non sarà costante, e non terrà per lui. Poi egli volgerà la faccia alle isole, e ne prenderà molte; ma un capitano farà cessare il vituperio fattogli da colui; e, oltre a ciò, renderà a lui stesso il suo vituperio. Poi egli volgerà la faccia alle fortezze del suo paese, e traboccherà, e caderà, e sarà rotto, e non sarà più trovato. Poi sorgerà nello stato di esso, con maestà reale, uno che manderà attorno esattori: ma fra alquanti dì sarà rotto, non in ira, nè in guerra Appresso sorgerà nel suo stato uno sprezzato, al qual non sarà imposta la gloria reale; ma egli verrà quetamente, ed occuperà il regno per lusinghe. E le braccia del paese inondato saranno inondate da lui, e saranno rotte, come anche il capo del patto. E dopo l’accordo fatto con quell’altro, egli procederà con frode, e salirà, e si fortificherà con poca gente. Egli entrerà nel riposo, e nei luoghi grassi della provincia, e farà cose, che i suoi padri, nè i padri de’ suoi padri, non avranno mai fatte; egli spargerà alla sua gente preda, spoglie, e richezze; e farà delle imprese contro alle fortezze; e ciò fino ad un tempo. Poi egli moverà le sue forze, e il cuor suo, contro al re del Mezzodì, con grande esercito; e il re del Mezzodì, verrà a battaglia, con grande e potentissimo esercito; ma non potrà durare; perciocchè si faranno delle macchinazioni contro a lui. E quelli che mangeranno il suo piatto lo romperanno; e l’esercito di colui inonderà il paese, e molti caderanno uccisi. E il cuore di que’ due re sarà volto ad offender l’un l’altro, e in una medesima tavola parleranno insieme con menzogna; ma ciò non riuscirà bene; perciocchè vi sarà ancora una fine, al tempo determinato. E colui se ne ritornerà al suo paese con gran ricchezze; e il suo cuore sarà contro al Patto santo; ed egli farà di gran cose: e poi se ne ritornerà al suo paese. Al tempo determinato, egli verrà di nuovo contro al paese del Mezzodi; ma la cosa non riuscirà quest’ultima volta come la prima. E verranno contro a lui delle navi di Chittim, ed egli ne sarà contristato, e se ne ritornerà, e indegnerà contro al Patto santo, e farà di gran cose: poi ritornerà, e porgerà le orecchie a quelli che avranno abbandonato il Patto santo. E le braccia terranno la parte sua, e profaneranno il santuario della fortezza, e torranno via il sacrificio continuo, e vi metteranno l’abbominazione disertante. E per lusinghe egli indurrà a contaminarsi quelli che avran misfatto contro al Patto; ma il popolo di quelli che conoscono l’Iddio loro si fortificherà, e si porterà valorosamente. E gl’intendenti d’infra il popolo ne ammaestreranno molti; e caderanno per la spada, e per le fiamme, e andranno in cattività, e saranno in preda, per molti giorni. Ma mentre caderanno così, saranno soccorsi di un po’ di soccorso; e molti si aggiungeranno con loro con bei sembianti infinti. Di quegl’intendenti adunque ne caderanno alcuni: acciocchè fra loro ve ne sieno di quelli che sieno posti al cimento, e purgati, e imbiancati, fino al tempo della fine; perciocchè vi sarà ancora una fine, al tempo determinato. Questo re adunque farà ciò che gli piacerà, e s’innalzerà, e si magnificherà sopra ogni dio; e proferirà cose strane contro all’Iddio degl’iddii; e prospererà, finchè l’indegnazione sia venuta meno; conciossiachè una determinazione ne sia stata fatta. Ed egli non si curerà degl’iddii de’ suoi padri, nè d’amor di donne, nè di dio alcuno; perciocchè egli si magnificherà sopra ogni cosa. Ed egli onorerà un dio delle fortezze sopra il suo seggio; egli onorerà, con oro, e con argento, e con gemme, e con cose preziose, un dio, il quale i suoi padri non avranno conosciuto. Ed egli verrà a capo de’ luoghi muniti delle fortezze, con quell’iddio strano; egli accrescerà d’onore quelli ch’egli riconoscerà, e li farà signoreggiar sopra molti, e spartirà la terra per prezzo. Or in sul tempo della fine, il re del Mezzodì cozzerà con lui; e il re del Settentrione gli verrà addosso, a guisa di turbo, con carri, e con cavalieri, e con molto naviglio; ed entrerà ne’ paesi d’esso, e inonderà e passerà a traverso; ed entrerà nel paese della bellezza, e molti paesi ruineranno; e questi scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab, e la principal parte de’ figliuoli di Ammon. Così egli metterà la mano sopra molti paesi, e il paese di Egitto non iscamperà. E si farà padrone de’ tesori d’oro, e d’argento, e di tutte le cose preziose di Egitto; e i Libii, e gli Etiopi saranno al suo seguito. Ma rumori dal Levante e dal Settentrione lo turberanno; ed egli uscirà con grande ira, per distruggere, e per disperder molti. E pianterà le tende del suo padiglione reale fra i mari, presso del santo monte di bellezza; poi, come sarà pervenuto al suo fine, non vi sarà alcun che l’aiuti Or in quel tempo si leverà Micael, quel gran principe, che sta per li figliuoli del tuo popolo; e vi sarà un tempo di distretta, quel non fu giammai, da che questo popolo è stato nazione, fino a quel tempo; ed in quel tempo d’infra il tuo popolo sarà salvato chiunque si troverà scritto nel libro. E la moltitudine di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglierà; gli uni a vita eterna, e gli altri a vituperii, e ad infamia eterna. E gl’intendenti risplenderanno come lo splendor della distesa; e quelli che avranno giustificati molti, risplenderanno come le stelle in sempiterno. Or tu, Daniele, serra queste parole, e suggella questo libro, infino al tempo della fine; allora molti andranno attorno, e la conoscenza sarà accresciuta Poi io Daniele riguardai, ed ecco, altri due, che stavano ritti in piè; l’uno di qua sopra l’una delle ripe del fiume; l’altro di là, sopra l’altra. E l’uno d’essi disse all’uomo vestito di panni lini, il quale era sopra le acque del fiume: Quando sarà infine il compimento di queste maraviglie? Ed io udii l’uomo vestito di panni lini, ch’era sopra le acque del fiume, il quale, levata la man destra, e la sinistra, al cielo, giurò per Colui che vive in eterno, che tutte queste cose sarebbero compiute, infra un tempo, de’ tempi, e la metà di un tempo; ed allora che colui avrebbe finito di dissipar le forze del popolo santo. Ed io udii ben ciò, ma non l’intesi. E dissi: Signor mio, qual sarà la fine di queste cose? Ed egli mi disse: Va’, Daniele; perciocchè queste parole son nascoste, e suggellate, infino al tempo della fine. Molti saranno purificati, e imbiancati, e posti al cimento; ma gli empi opereranno empiamente; e niuno degli empi intenderà queste cose: ma gli intendenti le intenderanno. Ora, del tempo che sarà stato tolto il sacrificio continuo, e sarà stata posta l’abbominazione desertante, vi saranno mille dugennovanta giorni. Beato chi aspetterà pazientemente, e giungerà a mille trecentrentacinque giorni! Ma quant’è a te, vattene al tuo fine; or tu avrai riposo, e dimorerai nella tua condizione fino alla fine de’ tuoi dì La parola del Signore, che fu indirizzata ad Osea, figliuolo di Beeri, a’ dì di Uzzia, di Iotam, di Achaz, e di Ezechia, re di Giuda; e a’ dì di Geroboamo, figliuolo di Gioas, re d’Israele NEL principio, quando il Signore parlò per Osea, il Signore disse ad Osea: Va’, prenditi per moglie una meretrice, e genera de’ figliuoli di fornicazione; perciocchè il paese fornica senza fine, sviandosi dal Signore. Ed egli andò, e prese Gomer, figliuola di Diblaim, ed ella concepette, e gli partorì un figliuolo. E il Signore gli disse: Pongli nome Izreel, perciocchè fra qui a poco tempo farò punizione del sangue d’Izreel, sopra la casa di Iehu; e farò venir meno il regno della casa d’Israele. E in quel giorno avverrà che io romperò l’areo d’Israele nella valle d’Izreel. Poi ella concepette ancora, e partorì una figliuola. E il Signore disse ad Osea: Ponle nome Lo-ruhama; perciocchè io non continuerò più a far misericordia alla casa d’Israele, ma li torrò del tutto via. Ma farò misericordia alla casa di Giuda, e li salverò per lo Signore Iddio loro; e non li salverò per arco, nè per ispada, nè per battaglia, nè per cavalli, nè per cavalieri Poi ella spoppò Lo-ruhama, e concepette, e partorì un figliuolo. E il Signore disse ad Osea: Pongli nome Lo-ammi; perciocchè voi non siete mio popolo, ed io altresì non sarò vostro. Pur nondimeno il numero de’ figliuoli d’Israele sarà come la rena del mare, che non si può nè misurare, nè annoverare; ed avverrà che in luogo che sarà loro stato detto: Voi non siete mio popolo; si dirà loro: Figliuoli dell’Iddio vivente. E i figliuoli di Giuda, e i figliuoli d’Israele, si raduneranno insieme, e si costituiranno un capo, e saliranno dalla terra; perciocchè il giorno d’Izreel sarà grande Dite a’ vostri fratelli: Ammi; ed alle vostre sorelle: Ruhama. Contendete con la madre vostra, contendete, dicendole ch’ella non è più mia moglie, e che io non sono più suo marito; e che tolga le sue fornicazioni dalla sua faccia, e i suoi adulterii d’infra le sue mammelle. Che talora io non la spogli tutta nuda, e non la metta nello stato ch’era nel giorno che nacque; e non la renda simile ad un deserto, e non la riduca ad essere come una terra arida, e non la faccia morir di sete. E non abbia pietà de’ suoi figliuoli; perciocchè son figliuoli di fornicazione. Conciossiachè la madre loro abbia fornicato; quella che li ha partoriti è stata svergognata; perciocchè ha detto: Io andrò dietro a’ miei amanti, che mi dànno il mio pane, e la mia acqua, la mia lane, e il mio lino, il mio olio, e le mie bevande Perciò, ecco, io assieperò la sua via di spine, e le farò una chiusura attorno, ed ella non ritroverà i suoi sentieri. Ed andrà dietro a’ suoi amanti, ma non li aggiungerà; e li ricercherà, ma non li troverà; laonde dirà: Io andrò, e ritornerò al mio primiero marito; perciocchè allora io stava meglio che al presente. Or ella non ha riconosciuto che io le avea dato il frumento, e il mosto, e l’olio, e che io le avea accresciuto l’argento, e l’oro, il quale essi hanno impiegato intorno a Baal. Perciò, io ripiglierò il mio frumento nel suo tempo, e il mio mosto nella sua stagione; e riscoterò la mia lana, e il mio lino, ch’erano per coprir le sue vergogne. Ed ora io scoprirò le sue vergogne, alla vista de’ suoi amanti; e niuno la riscoterà di man mia. E farò venir meno tutte le sue letizie, le sue feste, le sue calendi, e i suoi sabati, e tutte le sue solennità. E deserterò le sue viti, e i suoi fichi, dei quali ella diceva: Queste cose sono il mio premio, che i miei amanti mi hanno donato; ed io li ridurrò in bosco, e le fiere della campagna li mangeranno. E farò punizione sopra lei de’ giorni dei Baali, ne’ quali ella ha fatti loro profumi, e si è adorna de’ suoi pendenti, e monili, ed è andata dietro a’ suoi amanti, e mi ha dimenticato, dice il Signore Perciò, ecco, io l’attrarrò, e la farò camminare per lo deserto, e la racconsolerò; e le darò le sue vigne, da quel luogo; e la valle di Acor, per entrata di speranza; ed ella canterà quivi, come ai dì della sua fanciullezza, e come quando salì fuor del paese di Egitto. E in quel giorno avverrà, dice il Signore, che tu mi chiamerai: Marito mio; e non mi chiamerai più: Baal mio. Ed io torrò via dalla sua bocca i Baali, e quelli non saranno più ricordati per li nomi loro. E in quel tempo farò che avran patto con le fiere della campagna, e con gli uccelli del cielo, e co’ rettili della terra; e romperò archi, e spade, e strumenti di guerra, e farò che verranno meno nel paese; e li farò giacere in sicurtà. Ed io ti sposerò in eterno; e ti sposerò in giustizia, e in giudicio, e in benignità, e in compassioni. Anzi ti sposerò in verità; e tu conoscerai il Signore. Ed avverrà in quel giorno, che io risponderò, dice il Signore, risponderò al cielo, ed esso risponderà alla terra. E la terra risponderà al frumento, ed al mosto, ed all’olio; e queste cose risponderanno ad Izreel. Ed io me la seminerò nella terra, ed avrò pietà di Lo-ruhama; e dirò a Lo-ammi: Tu sei mio popolo; ed egli mi dirà: Dio mio Poi il Signore mi disse: Va’ ancora ed ama una donna, la quale, essendo, amata dal suo marito, sia adultera; secondo che il Signore ama i figliuoli di Israele, ed essi riguardano ad altri dii, ed amano le schiacciate d’uva. Io adunque mi acquistai quella donna per quindici sicli d’argento, e per un homer, ed un letec di orzo. Poi le dissi: Rimantimi così per molti giorni; non fornicare, e non maritarti ad alcuno; ed io altresì aspetterò dietro a te. Perciocchè i figliuoli d’Israele se ne staranno molti giorni senza re, e senza principe; senza sacrificio, e senza statua; senza efod, e senza idoli. Poi i figliuoli d’Israele ricercheranno di nuovo il Signore Iddio loro, e Davide lor re; e con timore si ridurranno al Signore, ed alla sua bontà, nella fine de’ giorni ASCOLTATE la parola del Signore, figliuoli d’Israele; perciocchè il Signore ha una lite con gli abitanti del paese; perchè non vi è nè verità, nè benignità, nè conoscenza alcuna di Dio nel paese. Non fanno altro che spergiurare, e mentire, ed uccidere, e furare, e commettere adulterio; sono straboccati, un sangue tocca l’altro. Perciò, il paese farà cordoglio, e chiunque abita in esso languirà, insieme con le bestie della campagna, e con gli uccelli del cielo; ed anche i pesci del mare morranno. Pur nondimeno niuno litighi, e niuno riprenda; conciossiachè il tuo popolo somigli quelli che contendono col sacerdote. Perciò, tu caderai di giorno, ed anche il profeta caderà di notte; ed io distruggerò tua madre Il mio popolo perisce per mancamento di conoscenza; perciocchè tu hai sdegnata la conoscenza, io altresì ti sdegnerò, acciocchè tu non mi eserciti il sacerdozio; e, perciocchè tu hai dimenticata la Legge dell’Iddio tuo, io altresì dimenticherò i tuoi figliuoli. Al pari che son cresciuti, han peccato contro a me; io muterò la lor gloria in vituperio. Mangiano i peccati del mio popolo, ed hanno l’animo intento alla sua iniquità. Perciò, il sacerdote sarà come il popolo; ed io farò punizione sopra lui delle sue vie, e gli renderò la retribuzione dei suoi fatti. E mangeranno, ma non si sazieranno; fornicheranno, ma non moltiplicheranno; perciocchè han lasciato il servigio del Signore. La fornicazione, e il vino, e il mosto, tolgono il senno Il mio popolo domanda il suo legno, e il suo bastone gli dà avviso; perciocchè lo spirito delle fornicazioni fa traviare; ed essi fornicano, sottraendosi dall’Iddio loro. Sacrificano sopra le sommità de’ monti, e fan profumi sopra i colli, sotto le querce, e i pioppi, e gli olmi; perciocchè la loro ombra è bella; perciò, le vostre figliuole fornicheranno, e le vostre nuore commetteranno adulterio. Io non farò punizione delle vostre figliuole, quando avran fornicato; nè delle vostre nuore, quando avranno commesso adulterio: perciocchè essi si separono con le meretrici, e sacrificano con le cortigiane, perciò, il popolo che non ha intendimento caderà. O Israele, se tu fornichi, Giuda almeno non rendasi colpevole; e non venite in Ghilgal, e non salite in Bet-aven; e non giurate: Il Signore vive. Perciocchè Israele è divenuto ritroso, a guisa di giovenca ritrosa; ora li pasturerà il Signore, a guisa di agnello in luogo spazioso. Efraim è congiunto con gl’idoli, lascialo. La lor bevanda si è rivolta, hanno fornicato senza fine; amano il Porgete; i rettori di questa nazione sono vituperosi. Il vento se la legherà nelle ale, ed essi saranno svergognati de’ lor sacrificii ASCOLTATE questo, o sacerdoti, e siate attenti, o casa d’Israele, e porgete l’orecchio, o casa del re; conciossiachè a voi appartenga il giudicio; perciocchè voi siete stati un laccio in Mispa, e una rete tesa sopra Tabor. Ed essi hanno di nascosto scannati quelli che si stornano dalla strada maestra: ma io sarò correzione ad essi tutti. Io conosco Efraim, e Israele non mi è nascosto; conciossiachè ora, o Efraim, tu abbi fornicato, e Israele si sia contaminato. Essi non dispongono le loro opere a convertirsi all’Iddio loro; perciocchè lo spirito delle fornicazioni è dentro loro, e non conoscono il Signore. E la superbia d’Israele testimonia contro a lui in faccia; laonde Israele ed Efraim caderanno per la loro iniquità; Giuda ancora caderà con loro. Andranno con le lor pecore, e co’ lor buoi, a cercare il Signore; ma non lo troveranno; egli si è sottratto da loro. Essi si sono dislealmente portati inverso il Signore; conciossiachè abbiano generati figliuoli bastardi; ora li divorerà un mese, con le lor possessioni Sonate col corno in Ghibea, e con la tromba in Rama; sonate a stormo in Bet-aven, dietro a te, o Beniamino. Efraim sarà messo in desolazione, nel giorno del castigamento; io ho fatto assapere una cosa certa fra le tribù d’Israele. I principi di Giuda son simili a quelli che muovono i termini, io spanderò la mia indegnazione sopra loro, a guisa d’acqua. Efraim è oppressato, egli è fiaccato per giudicio; perciocchè volontariamente è ito dietro al comandamento. Perciò, io sarò ad Efraim come una tignuola, e come un tarlo alla casa di Giuda. Or Efraim, avendo veduta la sua infermità, e Giuda la sua piaga, Efraim è andato ad Assur, e Giuda ha mandato ad un re, che difendesse la sua causa; ma egli non potrà risanarvi, e non vi guarirà della vostra piaga. Perciocchè io sarò come un leone ad Efraim, e come un leoncello alla casa di Giuda; io, io rapirò, e me ne andrò; io porterò via, e non vi sarà alcuno che riscuota. Io me ne andrò, e me ne ritornerò al mio luogo, finchè si riconoscano colpevoli, e cerchino la mia faccia. Quando saranno in distretta, mi ricercheranno VENITE, e convertiamoci al Signore; perciocchè egli ha lacerato, ed altresì ci risanerà; egli ha percosso, altresì ci fascerà le piaghe. Infra due giorni egli ci avrà rimessi in vita; nel terzo giorno egli ci avrà risuscitati, e noi viveremo nel suo cospetto. E conoscendo il Signore, proseguiremo a conoscerlo ancora; la sua uscita sarà stabilmente ordinata, come quella dell’alba; ed egli verrà a noi come la pioggia, come la pioggia della stagion della ricolta, che innaffia la terra Che ti farò, o Efraim? che ti farò, o Giuda? conciossiachè la vostra pietà sia simile ad una nuvola mattutina, ed alla rugiada, la qual viene la mattina, e poi se ne va via. Perciò, io li ho asciati per li profeti; li ho uccisi per le parole della mia bocca; e i tuoi giudicii, o Israele, ti sono stati pronunziati al levar del sole. Perciocchè io gradisco benignità, e non sacrificio; e il conoscere Iddio, anzi che olocausti. Ma essi hanno trasgredito il patto, come Adamo; ecco là, si son portati dislealmente inverso me. Galaad è una città di operatori d’iniquità; è segnata di sangue. E come gli scherani aspettano gli uomini, così la compagnia de’ sacerdoti uccide le persone in su la strada, verso Sichem; perciocchè han commesse scelleratezze. Io ho veduto nella casa d’Israele una cosa orribile; ivi è la fornicazione di Efraim, Israele si è contaminato. Ancora porrà Giuda delle piante in te, quando io ritrarrò di cattività il mio popolo MENTRE io ho medicato Israele, l’iniquità di Efraim, e le malvagità di Samaria si sono scoperte; perciocchè fanno il mestiere della falsità; e il ladro entra, e lo scherano spoglia di fuori. E non han detto nel cuor loro, che io serbo la memoria di tutta la lor malvagità; ora li intorniano i lor fatti; quelli sono nel mio cospetto. Essi rallegrano il re con la loro malvagità, e i principi con le lor falsità. Essi tutti commettono adulterio; sono come un forno scaldato dal fornaio, quando è restato di destare, dopo che la pasta è stata intrisa, finchè sia levitata. Nel giorno del nostro re, i principi l’han sopraffatto con l’ardore del vino; egli ha stesa la sua mano co’ giullari. Quando recano il cuor loro, che è simile ad un forno, alle lor insidie, il lor fornaio dorme tutta la notte, e la mattina il forno è acceso come fuoco di vampa. Tutti quanti son riscaldati come un forno, e divorano i lor rettori; tutti i lor re son caduti; non vi è fra loro alcuno che gridi a me Efraim si rimescola co’ popoli; Efraim è una focaccia che non è voltata. Stranieri han divorata la sua forza, ed egli non vi ha posta mente; ed anche egli è faldellato di capelli bianchi, ed egli non l’ha riconosciuto. Perciò, la superbia d’Israele testimonierà contro a lui in faccia; conciossiachè non si sieno convertiti al Signore Iddio loro, e non l’abbiano cercato per tutto ciò. Ed Efraim è stato come una colomba scempia, senza senno; han chiamato l’Egitto, sono andati in Assiria. Quando vi andranno, io spanderò la mia rete sopra loro; io li trarrò giù come uccelli del cielo; io li gastigherò, secondo ch’è stato predicato alla lor raunanza. Guai a loro! perciocchè si sono deviati da me; guastamento avverrà loro, perciocchè han misfatto contro a me; ed io li ho riscossi, ma essi mi hanno parlato con menzogne. E non hanno gridato a me col cuor loro; anzi hanno urlato sopra i lor letti; si son radunati per lo frumento, e per lo mosto; si son rivolti contro a me. Quando io li ho castigati, ho fortificate le lor braccia; ma essi han macchinato del male contro a me. Essi si rivolgono, non all’Altissimo; sono stati come un arco fallace; i lor principi caderanno per la spada, per lo furor della lor lingua. Ciò sarà il loro scherno nel paese di Egitto METTITI una tromba al palato. Colui viene contro alla Casa del Signore, come un’aquila; perciocchè han trasgredito il mio patto, ed han misfatto contro alla mia Legge. Israele griderà a me: Tu sei l’Iddio mio, noi ti abbiam conosciuto. Israele ha allontanato da sè il bene; il nemico lo perseguirà. Hanno costituiti dei re, non da parte mia; e creati de’ principi senza mia saputa; si hanno, del loro argento, e del loro oro, fatti degl’idoli; acciocchè sieno sterminati. O Samaria, il tuo vitello ti ha scacciata: la mia ira è accesa contro a loro; fino a quando non potranno esser nettati? Certo quel vitello è anch’esso d’Israele; un fabbro l’ha fatto, e non è Dio; il vitello di Samaria sarà ridotto in scintille. Perciocchè han seminato del vento, mieteranno un turbo, non avranno biade; i germogli non faranno farina; se pur ne faranno, gli stranieri la trangugeranno Israele è divorato; ora sono fra le nazioni, come un vaso di cui non si fa alcuna stima. Perciocchè essi sono saliti ad Assur, che è un asino salvatico, che se ne sta in disparte da per sè; Efraim ha dati presenti ad amanti. Ora altresì, perciocchè han dati presenti ad amanti fra le genti, io radunerò quegli amanti: e fra poco si dorranno per la gravezza del re de’ principi. Perciocchè Efraim ha moltiplicati gli altari per peccare, egli ha avuti altari da peccare. Io gli avea scritte le cose grandi della mia Legge; ma sono state reputate come cosa strana. Quant’è a’ sacrificii delle mie offerte, sacrificano della carne, e la mangiano; il Signore non li gradisce; ora si ricorderà egli della loro iniquità, e farà punizione de’ lor peccati; essi ritorneranno in Egitto. Or Israele ha dimenticato il suo Fattore, e ha edificati de’ tempii, e Giuda ha fatte molte città forti; ma io manderò fuoco nelle città dell’uno, ed esso consumerà i tempii dell’altro NON rallegrarti, o Israele, per festeggiar come gli altri popoli; perciocchè tu hai fornicato, lasciando l’Iddio tuo; tu hai amato il prezzo delle fornicazioni, sopra tutte le aie del frumento. L’aia e il tino non li pasceranno; e il mosto fallirà loro. Non abiteranno nel paese del Signore; anzi Efraim tornerà in Egitto, e mangeranno cibi immondi in Assiria. Le loro offerte da spandere di vino non son fatte da loro al Signore; e i lor sacrificii non gli son grati; sono loro come cibo di cordoglio; chiunque ne mangia si contamina; perciocchè il lor cibo è per le lor persone, esso non entrerà nella casa del Signore. Che farete voi a’ dì delle solennità, e a’ giorni delle feste del Signore? Conciossiachè, ecco, se ne sieno andati via, per lo guasto; Egitto li accoglierà, Mof li seppellirà; le ortiche erederanno i luoghi di diletto, comperati da’ lor danari; le spine cresceranno ne’ lor tabernacoli I giorni della visitazione son venuti, i giorni della retribuzione son venuti; Israele lo conoscerà; i profeti sono stolti, gli uomini d’ispirazione son forsennati: per la grandezza della tua iniquità, l’odio altresì sarà grande. Le guardie di Efraim sono con l’Iddio mio; i profeti sono un laccio d’uccellatore sopra tutte le vie di esso; essi sono la cagione dell’odio contro alla Casa dell’Iddio loro. Essi si son profondamente corrotti, come a’ dì di Ghibea; Iddio si ricorderà della loro iniquità, farà punizione de’ lor peccati. Io trovai Israele, come delle uve nel deserto; io riguardai i vostri padri, come i frutti primaticci nel fico, nel suo principio. Essi entrarono da Baal-peor, e si separarono dietro a quella cosa vergognosa, e divennero abbominevoli, come ciò che amavano La gloria di Efraim se ne volerà via come un uccello, dal nascimento, dal ventre, e dalla concezione. Che se pure allevano i lor figliuoli, io li priverò d’essi, togliendoli d’infra gli uomini; perciocchè, guai pure a loro, quando io mi sarò ritratto da loro! Efraim, mentre io l’ho riguardato, è stato simile a Tiro, piantato in una stanza piacevole; ma Efraim menerà fuori i suoi figliuoli all’ucciditore. O Signore, da’ loro; che darai? da’ loro una matrice sperdente, e delle mammelle asciutte. Tutta la lor malvagità è in Ghilgal; quivi certo li ho avuti in odio; per la malizia de’ lor fatti, io li scaccerò dalla mia Casa; io non continuerò più ad amarli; tutti i lor principi son ribelli. Efraim è stato percosso, la lor radice è seccata, non faranno più frutto; avvegnachè generino, io farò morire i cari frutti del lor ventre. L’Iddio mio li sdegnerà, perciocchè non gli hanno ubbidito; e saranno vagabondi fra le genti Israele è stato una vigna deserta; pur nondimeno egli ha ancora portato del frutto; ma, al pari che il suo frutto ha abbondato, egli ha fatti molti altari; al pari che la sua terra ha ben risposto, egli ha adorne le statue. Iddio ha diviso il lor cuore; ora saranno desolati; egli abbatterà i loro altari, guasterà le loro statue. Perciocchè ora diranno: Noi non abbiamo alcun re, perchè non abbiamo temuto il Signore; ed anche: Che ci farebbe un re? Han proferite delle parole, giurando falsamente, facendo patto; perciò, il giudicio germoglierà come tosco sopra i solchi dei campi. Gli abitanti di Samaria saranno spaventati per le vitelle di Bet-aven; perciocchè il popolo del vitello farà cordoglio di esso; e i suoi Camari, che solevano festeggiar d’esso, faranno cordoglio della sua gloria; perciocchè si sarà dipartita da lui. Ed egli stesso sarà portato in Assiria, per presente al re protettore; Efraim riceverà vergogna, e Israele sarà confuso del suo consiglio. Il re di Samaria perirà, come la schiuma in su l’acqua. E gli alti luoghi di Aven, che sono il peccato d’Israele, saran distrutti; spine, e triboli cresceranno sopra i loro altari, ed essi diranno a’ monti: Copriteci; ed a’ colli: Cadeteci addosso O Israele, tu hai peccato da’ giorni di Ghibea; là si presentarono in battaglia, la quale non li colse in Ghibea, coi figliuoli d’iniquità. Io li castigherò secondo il mio desiderio; e i popoli saran radunati contro a loro, quando saranno legati a’ lor due peccati. Or Efraim è una giovenca ammaestrata, che ama di trebbiare; ma io passerò sopra la bellezza del suo collo; io farò tirar la carretta ad Efraim, Giuda arerà, Giacobbe erpicherà. Fatevi sementa di giustizia, e mieterete ricolta di benignità; aratevi il campo novale; egli è pur tempo di cercare il Signore, finchè egli venga, e vi faccia piover giustizia. Voi avete arata empietà, ed avete mietuta iniquità; voi avete mangiato il frutto di menzogna; conciossiachè tu ti sii confidato nelle tue vie, nella moltitudine de’ tuoi uomini prodi. Perciò, si leverà uno stormo contro a’ tuoi popoli, e tutte le tue fortezze saranno distrutte; siccome Salman ha distrutto Bet-arbel, nel giorno della battaglia; la madre sarà schiacciata sopra i figliuoli. Così vi farà Betel, per cagion della malvagità della vostra malizia; il re d’Israele perirà del tutto all’alba QUANDO Israele era fanciullo, io l’amai, e chiamai il mio figliuolo fuor di Egitto. Al pari che sono stati chiamati, se ne sono iti d’innanzi a quelli che li chiamavano; hanno sacrificato a’ Baali, ed han fatti profumi alle sculture. Ed io ho insegnato ad Efraim a camminare, prendendolo per le braccia; ma essi non han conosciuto che io li ho sanati. Io li ho tratti con corde umane, con funi di amorevolezza; e sono loro stato a guisa di chi levasse loro il giogo d’in su le mascelle, ed ho loro porto da mangiare. Egli non ritornerà nel paese di Egitto, anzi l’Assiro sarà suo re; perciocchè han ricusato di convertirsi. E la spada si fermerà sopra le sue città, e consumerà le sue sbarre, e le divorerà, per cagion de’ lor consigli. Or il mio popolo è dedito a sviarsi da me; ed egli è richiamato all’Altissimo; ma non vi è niuno, di quanti sono, che lo esalti O Efraim, come ti darò; o Israele, come ti metterò in man de’ tuoi nemici? come ti renderò simile ad Adma, e ti ridurrò nello stato di Seboim? il mio cuore si rivolta sottosopra in me, tutte le mie compassioni si commuovono. Io non eseguirò l’ardor della mia ira, io non tornerò a distruggere Efraim; perciocchè io sono Dio, e non uomo; io sono il Santo in mezzo di te; io non verrò più contro alla città. Andranno dietro al Signore, il qual ruggirà come un leone; quando egli ruggirà, i figliuoli accorreranno con timore dal mare. Accorreranno con timore di Egitto, come uccelletti; e dal paese di Assiria, come colombe; ed io li farò abitare nelle lor case, dice il Signore. EFRAIM mi ha intorniato di menzogna, e la casa d’Israele di frode; ma Giuda signoreggia ancora, congiunto con Dio; ed è fedele, congiunto co’ santi Efraim si pasce di vento, e va dietro al vento orientale; tuttodì moltiplica menzogna, e rapina; e fanno patto con l’Assiro, ed olii odoriferi son portati in Egitto. Il Signore ha bene anche lite con Giuda; ma egli farà punizione sopra Giacobbe, secondo le sue vie; egli gli renderà la retribuzione secondo le sue opere. Nel ventre egli prese il calcagno del suo fratello, e con la sua forza fu vincitore, lottando con Iddio. Egli fu vincitore, lottando con l’Angelo, e prevalse; egli pianse, e gli supplicò; lo trovò in Betel e quivi egli parlò con noi. Or il Signore è l’Iddio degli eserciti; la sua ricordanza è: IL SIGNORE. Tu adunque, convertiti all’Iddio tuo; osserva benignità, e dirittura; e spera sempre nell’Iddio tuo Efraim è un Cananeo, egli ha in mano bilance false, egli ama far torto. Ed Efraim ha detto: Io son pure arricchito; io mi sono acquistate delle facoltà; tutti i miei acquisti non mi hanno cagionata iniquità, che sia peccato. Pur nondimeno io sono il Signore Iddio tuo, fin dal paese di Egitto; ancora ti farò abitare in tabernacoli, come a’ dì della festa solenne. E parlerò a’ profeti, e moltiplicherò le visioni, e proporrò parabole per li profeti. Certo, Galaad è tutto iniquità; non sono altro che vanità; sacrificano buoi in Ghilgal; ed anche i loro altari son come mucchi di pietre su per li solchi de’ campi. Or Giacobbe se ne fuggì nella contrada di Siria, e Israele servì per una moglie, e per una moglie fu guardiano di greggia. E il Signore, per lo profeta, trasse Israele fuor di Egitto, ed Israele fu guardato per lo profeta. Efraim ha provocato il suo Signore ad ira acerbissima; perciò, egli gli lascerà addosso il suo sangue, e gli renderà il suo vituperio QUANDO Efraim parlava, si tremava; egli si era innalzato in Israele; ma egli si è renduto colpevole intorno a Baal, ed è morto. Ed ora continuano a peccare, e si fanno delle statue di getto del loro argento; e degl’idoli, con la loro industria, i quali son tutti quanti lavoro di artefici. Essi dicono loro: Gli uomini che sacrificano bacino i vitelli. Perciò, saranno come una nuvola mattutina, e come la rugiada che cade la mattina e poi se ne va via; come pula portata via dall’aia da un turbo, e come fumo ch’esce dal fumaiuolo. Or io sono il Signore Iddio tuo, fin dal paese di Egitto; e tu non devi riconoscere altro Dio che me; e non vi è Salvatore alcuno fuori che me Io ti conobbi nel deserto, in terra aridissima. Secondo ch’è stato il lor pasco, così si son satollati; si son satollati, e il lor cuore si è innalzato; perciò mi hanno dimenticato. Laonde io son loro stato come un leone; io li ho spiati in su la strada, a guisa di pardo. Io li ho incontrati a guisa di un’orsa che abbia perduti i suoi orsacchi; ed ho loro lacerato il chiuso del cuore; e quivi li ho divorati, a guisa di leone, o d’altra fiera della campagna, che li avesse squarciati O Israele, tu sei stato perduto; ma il tuo aiuto è in me. Dove è ora il tuo re? salviti egli in tutte le tue città; dove è egli, e i tuoi rettori, de’ quali tu dicesti: Dammi un re, e de’ principi? Io li ho dato un re nella mia ira, e lo torrò nella mia indegnazione. L’iniquità di Efraim è legata in un fascio, il suo peccato è riposto. Dolori, come di donna che partorisce, gli verranno; egli è un figliuolo non savio; perciocchè altrimenti egli non si fermerebbe tanto tempo nell’apritura della matrice. Io li riscatterei dal sepolcro, io li riscoterei dalla morte; dove sarebbero, o morte, le tue pestilenze? dove sarebbe, o sepolcro, il tuo sterminio? il pentirsi sarebbe nascosto dagli occhi miei. Quando egli sarà moltiplicato fra i suoi fratelli, il vento orientale, vento del Signore, che sale dal deserto, verrà; e la vena di esso sarà asciutta, e la sua fonte sarà seccata; esso prederà il tesoro di tutti i cari arredi. Samaria sarà desolata, perciocchè si è ribellata contro all’Iddio suo; caderanno per la spada; i lor piccoli fanciulli saranno schiacciati, e le lor donne gravide saranno fesse ISRAELE, convertiti al Signore Iddio tuo; conciossiachè tu sii caduto per la tua iniquità. Prendete con voi delle parole, e convertitevi al Signore; ditegli: Togli tutta l’iniquità, e ricevi il bene; e noi ti renderemo de’ giovenchi, con le nostre labbra. Assur non ci salverà, noi non cavalcheremo più sopra cavalli; e non diremo più all’opera delle nostre mani: Dio nostro; conciossiachè l’orfano ottenga misericordia appo te Io guarirò la lor ribellione, io li amerò di buona volontà; perciocchè la mia ira si sarà rivolta da loro. Io sarò come la rugiada ad Israele; egli fiorirà come il giglio, e getterà le sue radici come gli alberi del Libano. I suoi rampolli si spanderanno, e la sua bellezza sarà come quella dell’ulivo, e renderà odore come il Libano. Ritorneranno, e sederanno all’ombra di esso; germoglieranno come il frumento, e fioriranno come la vite; la ricordanza di esso sarà come il vino del Libano O Efraim, che ho io più da far con gl’idoli? Io l’esaudirò, e lo riguarderò; io gli sarò come un abete verdeggiante; per me si troverà il tuo frutto. Chi è savio? ponga mente a queste cose; chi è intendente? le riconosca; conciossiachè le vie del Signore sieno diritte, e i giusti cammineranno in esse; ma i trasgressori vi caderanno La parola del Signore, la quale fu indirizzata a Gioele, figliuolo di Petuel. UDITE questo, o vecchi; e voi, tutti gli abitanti del paese, porgete l’orecchio. Avvenne egli mai a’ dì vostri, o mai a’ dì de’ padri vostri, una cotal cosa? Raccontatela a’ vostri figliuoli; e raccontinla i vostri figliuoli a’ lor figliuoli, e i lor figliuoli alla generazione seguente. La locusta ha mangiato il rimanente della ruca, e il bruco ha mangiato il rimanente della locusta, e il grillo ha mangiato il rimanente del bruco. Destatevi, ubbriachi, e piangete; e voi bevitori di vino tutti, urlate per lo mosto; perciocchè egli vi è del tutto tolto di bocca. Perciocchè è salita contro al mio paese, una nazione possente e innumerabile; i suoi denti son denti di leone, ed ha de’ mascellari di fiero leone. Ha deserte le mie viti, e scorzati i miei fichi: li ha del tutto spogliati, e lasciati in abbandono; i lor rami son divenuti tutti bianchi Lamentati, come una vergine cinta di un sacco per lo marito della sua fanciullezza. L’offerta di panatica, e da spandere, è del tutto mancata nella Casa del Signore; i sacerdoti, ministri del Signore, fanno cordoglio. I campi son guasti, la terra fa cordoglio; perciocchè il frumento è stato guasto, il mosto è seccato, l’olio è venuto meno. Lavoratori, siate confusi; urlate, vignaiuoli, per lo frumento, e per l’orzo; perciocchè la ricolta de’ campi è perita. La vite è seccata, e il fico langue; il melagrano, ed anche la palma, e il melo, e tutti gli altri alberi della campagna son secchi; certo la letizia è seccata d’infra i figliuoli degli uomini. Cingetevi di sacchi, e piangete, o sacerdoti; urlate, ministri dell’altare; venite, passate la notte in sacchi, ministri dell’Iddio mio; perciocchè l’offerta di panatica, e da spandere, è divietata dalla Casa dell’Iddio vostro Santificate il digiuno, bandite la solenne raunanza, radunate gli anziani, e tutti gli abitanti del paese, nella Casa del Signore Iddio vostro, e gridate al Signore: Ahi lasso! l’orribil giorno! perciocchè il giorno del Signore è vicino, e verrà come un guasto fatto dall’Onnipotente. Non è il cibo del tutto riciso d’innanzi agli occhi nostri? la letizia, e la gioia non è ella recisa dalla Casa dell’Iddio nostro? Le granella son marcite sotto alle loro zolle; le conserve son deserte, i granai son distrutti; perciocchè il frumento è perito per la siccità. Quanto hanno sospirato le bestie! e quanto sono state perplesse le mandre de’ buoi, perciocchè non vi è alcun pasco per loro! anche le gregge delle pecore sono state desolate. O Signore, io grido a te; perciocchè il fuoco ha consumati i paschi del deserto, e la fiamma ha divampati tutti gli alberi della campagna. Anche le bestie della campagna hanno agognato dietro a te; perciocchè i rivi delle acque son seccati, e il fuoco ha consumati i paschi del deserto Sonate con la tromba n Sion, e date di gran gridi nel monte mio santo, sieno commossi tutti gli abitanti del paese; perciocchè il giorno del Signore viene, perciocchè egli è presso; giorno di tenebre e di caligine; giorno di nuvola e di folta oscurità, che si spande su per li monti, come l’alba; un grande, e possente popolo viene, il cui simile non fu giammai nè sarà dopo lui in alcuna età. Davanti a lui un fuoco divora, e dietro a lui una fiamma divampa; la terra è davanti a lui come il giardino di Eden, e dietro a lui è un deserto di desolazione; ed anche egli non lascia nulla di resto. Il suo aspetto è come l’aspetto de’ cavalli, e corrono come cavalieri. Saltano su per le cime de’ monti, facendo strepito come carri; come fiamma di fuoco, che arde della stoppia; come un gran popolo apparecchiato alla battaglia. I popoli saranno angosciati veggendolo, ogni faccia ne impallidirà. Correranno come uomini prodi, saliranno sopra le mura come uomini di guerra; e cammineranno ciascuno nell’ordine suo, e non torceranno i lor sentieri. E l’uno non incalzerà l’altro, ciascuno camminerà per la sua strada, e si avventeranno per mezzo le spade, e non saranno feriti. Andranno attorno per la città, correranno sopra le mura, saliranno nelle case, entreranno per le finestre, come un ladro. La terra tremerà davanti a loro, il cielo ne sarà scrollato; il sole e la luna ne saranno oscurati, e le stelle sottrarranno il loro splendore. E il Signore darà fuori la sua voce in capo al suo esercito; perciocchè il suo campo sarà grandissimo; perciocchè l’esecutor della sua parola sarà possente; perciocchè il giorno del Signore sarà grande, e grandemente spaventevole; e chi lo potrà sostenere? Ma pure anche, dice il Signore, ora convertitevi a me di tutto il cuor vostro, e con digiuno, e con pianto, e con cordoglio. E stracciate i vostri cuori, e non i vostri vestimenti; e convertitevi al Signore Iddio vostro; perciocchè egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, e di gran benignità, e si pente del male. Chi sa se egli si rivolgerà, e si pentirà, e lascerà dietro a sè qualche benedizione, qualche offerta di panatica, e da spandere, da fare al Signore Iddio vostro? Sonate la tromba in Sion, santificate il digiuno, bandite la solenne raunanza; adunate il popolo, santificate la raunanza, congregate i vecchi, accogliete i piccoli fanciulli, e quelli che lattano ancora le mammelle; esca lo sposo della sua camera, e la sposa del suo letto di nozze. Piangano i sacerdoti, ministri del Signore, fra il portico e l’altare, e dicano: Perdona, Signore, al tuo popolo; e non esporre la tua eredità a vituperio, facendo che le genti la signoreggino; perchè si direbbe egli fra i popoli: Dove è l’Iddio loro? OR è il Signore ingelosito per lo suo paese, ed ha avuta compassione del suo popolo. E il Signore ha risposto, ed ha detto al suo popolo: Ecco, io vi mando del frumento, del mosto, e dell’olio; e voi ne sarete saziati; e non vi esporrò più a vituperio fra le genti; ed allontanerò da voi il Settentrionale, e lo sospingerò in un paese arido e deserto; la parte dinnanzi di esso verso il mare orientale, e quella di dietro verso il mare occidentale; e la puzza di esso salirà, e l’infezione ne monterà dopo ch’egli avrà fatte cose grandi. Non temere, o terra; festeggia, e rallegrati; perciocchè il Signore ha fatte cose grandi. Non temiate, bestie della campagna; perciocchè i paschi del deserto hanno germogliato, e gli alberi hanno portato il lor frutto; il fico e la vite han prodotta la lor virtù. E voi, figliuoli di Sion, festeggiate, e rallegratevi nel Signore Iddio vostro; perciocchè egli vi ha data la pioggia giustamente, e vi ha fatta scender la pioggia della prima, e dell’ultima stagione, nel primo mese. E le aie saranno ripiene di frumento; e i tini traboccheranno di mosto e di olio. Ed io vi ristorerò delle annate che la locusta, il bruco, il grillo, e la ruca, quel mio grande esercito, che io avea mandato contro a voi, avranno mangiate. E voi mangerete abbondantemente, e sarete saziati; e loderete il Nome del Signore Iddio vostro, il quale avrà operato maravigliosamente inverso voi; e il mio popolo non sarà giammai più confuso. E voi conoscerete che io sono in mezzo d’Israele; e che io sono il Signore Iddio vostro; e che non ve n’è alcun altro; e il mio popolo non sarà giammai più confuso ED avverrà, dopo queste cose, che io spanderò il mio Spirito sopra ogni carne, e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profetizzeranno; i vostri vecchi sogneranno de’ sogni, i vostri giovani vedranno delle visioni. E in quei giorni spanderò il mio Spirito eziandio sopra i servi e le serve; e farò prodigi in cielo ed in terra; sangue, e fuoco, e colonne di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna diventerà sanguigna; avanti che venga il grande e spaventevole giorno del Signore. Ma egli avverrà, che chiunque invocherà il Nome del Signore sarà salvato; perciocchè nel monte di Sion, e in Gerusalemme, vi sarà salvezza, come ha detto il Signore; e fra i rimasti, che il Signore avrà chiamati PERCIOCCHÈ, ecco, in que’ giorni, e in quel tempo, quando avrò tratto Giuda e Gerusalemme di cattività; io radunerò tutte le nazioni, e le farò scendere nella valle di Giosafat; e verrò quivi a giudicio con esse, per lo mio popolo, e per Israele, mia eredità; il quale essi hanno disperso fra le genti, ed hanno spartito il mio paese. Ed han tratta la sorte sopra il mio popolo, ed han dato un fanciullo per una meretrice, e venduta una fanciulla per del vino che hanno bevuto. Ed anche, che mi siete voi, o Tiro, e Sidon, e tutte le contrade della Palestina? mi fareste voi pagamento? mi ricompensereste voi? tosto e prestamente, io vi renderò la vostra retribuzione in sul capo. Perciocchè voi avete predato il mio oro e il mio argento; ed avete portato dentro i vostri tempii il meglio, e il più bello delle mie cose preziose. Ed avete venduti i figliuoli di Giuda, e i figliuoli di Gerusalemme, a’ figliuoli de’ Greci, per allontanarli dalla lor contrada. Ecco, io li farò muovere dal luogo, dove saranno andati, dopo che voi li avrete venduti; e vi renderò la vostra retribuzione in sul capo. E venderò i vostri figliuoli, e le vostre figliuole, in man dei figliuoli di Giuda; ed essi li venderanno a’ Sabei, per esser condotti ad una nazione lontana; perciocchè il Signore ha parlato Bandite questo fra le genti, dinunziate la guerra, fate muover gli uomini prodi; accostinsi, e salgano tutti gli uomini di guerra. Fabbricate spade delle vostre zappe, e lance delle vostre falci; dica il fiacco: Io son forte. Adunatevi, e venite, o nazioni tutte, d’ogn’intorno, e accoglietevi insieme; o Signore, fa’ quivi scendere i tuoi prodi. Muovansi, e salgano le nazioni alla valle di Giosafat; perciocchè quivi sederò per guidicar tutte le nazioni d’ogn’intorno. Mettete la falce nelle biade; perciocchè la ricolta è matura; venite, scendete; perciocchè il torcolo è pieno, i tini traboccano; conciossiachè la lor malvagità sia grande. Turbe, turbe, alla valle del giudicio finale; perciocchè il giorno del Signore, nella valle del giudicio finale, è vicino. Il sole e la luna sono oscurati, e le stelle hanno sottratto il loro splendore. E il Signore ruggirà da Sion, e manderà fuori la sua voce da Gerusalemme; e il cielo e la terra tremeranno; ma il Signore sarà un ricetto al suo popolo, e una fortezza a’ figliuoli d’Israele. E voi conoscerete che io sono il Signore Iddio vostro, che abito in Sion, monte mio santo; e Gerusalemme sarà tutta santità, e gli stranieri non passeranno più per essa Ed avverrà in quel giorno, che i monti stilleranno mosto, e i colli si struggeranno in latte, e per tutti i rivi di Giuda correranno acque; ed una fonte uscirà della Casa del Signore, e adacquerà la valle di Sittim. Egitto sarà messo in desolazione, ed Edom sarà ridotto in deserto di desolazione, per la violenza fatta a’ figliuoli di Giuda; perciocchè hanno sparso il sangue innocente nel lor paese. Ma Giuda sarà stanziato in eterno, e Gerusalemme per ogni età. Ed io netterò il lor sangue, il quale io non avea nettato; e il Signore abiterà in Sion Le parole di Amos, che era de’ mandriali di Tecoa; le quali gli furono rivelate in visione intorno ad Israele, a’ di Uzzia, re di Giuda; e a’ dì di Geroboamo, figliuolo di Gioas, re d’Israele; due anni avanti il tremoto. EGLI disse adunque: Il Signore ruggirà da Sion, e darà fuori la sua voce da Gerusalemme; ed i paschi de’ pastori faranno cordoglio, e la sommità di Carmel si seccherà Così ha detto il Signore: Per tre misfatti di Damasco, nè per quattro, io non gli renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè hanno tritato Galaad con trebbie di ferro. E manderò un fuoco nella casa di Hazael, il quale consumerà i palazzi di Ben-hadad. Ed io romperò le sbarre di Damasco, e sterminerò della valle di Aven gli abitanti, e della casa di Eden colui che tiene lo scettro; e il popolo di Siria andrà in cattività in Chir, ha detto il Signore. Così ha detto il Signore: Per tre misfatti di Gaza, nè per quattro, io non le renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè hanno tratto il mio popolo in cattività intiera, mettendolo in mano di Edom. E manderò un fuoco nelle mura di Gaza, il quale consumerà i suoi palazzi; e sterminerò di Asdod gli abitanti, e di Aschelon colui che tiene lo scettro; poi rivolterò la mia mano sopra Ecron, e il rimanente de’ Filistei perirà, ha detto il Signore Iddio. Così ha detto il Signore: Per tre misfatti di Tiro, nè per quattro, io non gli renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè hanno messo il mio popolo in man di Edom, in cattività intiera; e non si son ricordati del patto fraterno. E manderò un fuoco nelle mura di Tiro, il quale consumerà i suoi palazzi. Così ha detto il Signore: Per tre misfatti di Edom, nè per quattro, io non gli renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè egli ha perseguitato con la spada il suo fratello, ed ha violate le sue compassioni; e la sua ira lacera perpetuamente, ed egli serba la sua indegnazione senza fine. E manderò un fuoco in Teman, il quale consumerà i palazzi di Bosra. Così ha detto il Signore: Per tre misfatti de’ figliuoli di Ammon, nè per quattro, io non renderò loro la lor retribuzione; ma, perciocchè hanno fesse le donne gravide di Galaad, per allargare i lor confini. E accenderò un fuoco nelle mura di Rabba, il quale consumerà i suoi palazzi, con istormo nel giorno della battaglia, e con turbo nel giorno della tempesta. E Malcam andrà in cattività, con tutti i suoi principi, ha detto il Signore Così ha detto il Signore: Per tre misfatti di Moab, nè per quattro, io non gli renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè ha arse le ossa del re di Edom, fino a calcinarle. E manderò un fuoco in Moab, il quale consumerà i palazzi di Cheriot; e Moab morrà con fracasso, con istormo, e con suon di tromba. Ed io sterminerò del mezzo di quella il rettore, ed ucciderò con lui i principi di essa, ha detto il Signore. Così ha detto il Signore: Per tre misfatti di Giuda, nè per quattro, io non gli renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè hanno sprezzata la Legge del Signore, e non hanno osservati i suoi statuti; e le lor menzogne, dietro alle quali andarono già i lor padri, li hanno traviati. E manderò un fuoco in Giuda, il quale consumerà i palazzi di Gerusalemme. Così ha detto il Signore: Per tre misfatti d’Israele, nè per quattro, io non gli renderò la sua retribuzione; ma, perciocchè hanno venduto il giusto per danari; e il bisognoso, per un paio di scarpe. Essi, che anelano di veder la polvere della terra sul capo de’ poveri, e pervertono la via degli umili; e un uomo, e suo padre, vanno amendue a una stessa fanciulla, per profanare il Nome mio santo. E si coricano sopra i vestimenti tolti in pegno, presso ad ogni altare; e bevono il vino delle ammende, nelle case de’ loro iddii Or io distrussi già d’innanzi a loro gli Amorrei, ch’erano alti come cedri, e forti come querce; e distrussi il lor frutto di sopra, e le lor radici di sotto. Ed io vi trassi fuor del paese di Egitto, e vi condussi per lo deserto, lo spazio di quarant’anni, a possedere il paese degli Amorrei. Oltre a ciò, io ho suscitati de’ vostri figliuoli per profeti, e de’ vostri giovani per Nazirei. Non è egli vero, o figliuoli d’Israele? dice il Signore. Ma voi avete dato a bere del vino a’ Nazirei, ed avete fatto divieto a’ profeti, dicendo: Non profetizzate. Ecco, io vi stringerò ne’ vostri luoghi, come si stringe un carro, pieno di fasci di biade. Ed ogni modo di fuggire verrà meno al veloce, e il forte non potrà rinforzar le sue forze, nè il prode scampar la sua vita. E chi tratta l’arco non potrà star fermo, nè il leggier di piedi scampare, nè chi cavalca cavallo salvar la vita sua. E il più animoso d’infra gli uomini prodi se ne fuggirà nudo, in quel giorno, dice il Signore FIGLIUOLI d’Israele, udite questa parola, che il Signore ha pronunziata contro a voi; contro a tutta la nazione che io trassi fuor del paese di Egitto, dicendo: Voi soli ho conosciuti d’infra tutte le nazioni della terra; perciò, farò punizione sopra voi di tutte le vostre iniquità. Due cammineranno essi insieme, se prima non si son convenuti l’uno con l’altro? Il leone ruggirà egli nel bosco, senza che egli abbia alcuna preda? il leoncello darà egli fuori la sua voce dal suo ricetto, senza che prenda nulla? L’uccello caderà egli nel laccio in terra, se non gli è stato teso alcuna rete? il laccio sarà egli levato da terra, senza aver preso nulla? La tromba sonerà ella nella città, senza che il popolo accorra tutto spaventato? saravvi alcun male nella città, che il Signore non l’abbia fatto? Perciocchè il Signore Iddio non fa nulla, ch’egli non abbia rivelato il suo segreto a’ profeti, suoi servitori. Se il leone rugge, chi non temerà? se il Signore Iddio ha parlato, chi non profetizzerà? Bandite sopra i palazzi di Asdod, e sopra i castelli del paese di Egitto, e dite: Radunatevi sopra i monti di Samaria, e vedete i gran disordini che sono in mezzo di essa; e gli oppressati che son dentro di essa. Essi non sanno operar dirittamente, dice il Signore; essi, che fanno tesoro di violenza, e di rapina nei lor palazzi. Perciò, così ha detto il Signore Iddio: Ecco il nemico; egli è d’intorno al paese, e trarrà giù da te la tua forza, e i tuoi palazzi saranno predati. Così ha detto il Signore: Come il pastore riscuote dalla bocca del leone due garetti, od un pezzo d’orecchio, così scamperanno i figliuoli d’Israele, che abitano in Samaria, in un canto di letto, o nelle cortine di una lettiera. Ascoltate, e protestate contro alla casa di Giacobbe, dice il Signore Iddio, l’Iddio degli eserciti: Che nel giorno che io farò punizione sopra Israele dei suoi misfatti, farò ancora punizione sopra gli altari di Betel. E le corna dell’altare saranno mozzate, e caderanno in terra. E percoterò le case del verno, insieme con le case della state; e le case d’avorio saranno distrutte, e le case grandi periranno, dice il Signore Ascoltate questa parola, vacche di Basan, che siete nella montagna di Samaria, che oppressate i miseri, che fiaccate i poveri, che dite a’ vostri signori: Recate, acciocchè beviamo. Il Signore Iddio ha giurato per la sua santità, che ecco, i giorni vi vengono addosso, ch’egli vi trarrà fuori con uncini, e il vostro rimanente con ami da pescare. E voi uscirete per le rotture, ciascuna dirincontro a sè; e lascerete in abbandono i palazzi, dice il Signore. Venite pure in Betel, e commettete misfatto, moltiplicate i vostri misfatti in Ghilgal, e adducete ogni mattina i vostri sacrificii, e le vostre decime a’ tre giorni. E fate ardere per profumo del pane levitato, per offerta di lode; e bandite a grida le offerte volontarie; poichè così amate di fare, o figliuoli d’Israele, dice il Signore Iddio E benchè io vi abbia data nettezza di denti in tutte le vostre città, e mancamento di pane in tutti i luoghi vostri; non però vi siete convertiti a me, dice il Signore. E benchè io vi abbia divietata la pioggia, tre mesi intieri avanti la mietitura, ed abbia fatto piovere sopra una città, e non sopra l’altra; e un campo sia stato adacquato di pioggia, ed un altro, sopra il quale non è piovuto, sia seccato; e due, e tre città si sieno mosse verso una città, per bere dell’acqua, e non si sieno saziate; non però vi siete convertiti a me, dice il Signore. Io vi ho percossi di arsura, e di rubigine; le ruche hanno mangiata la moltitudine de’ vostri giardini, e delle vostre vigne, e de’ vostri fichi, e de’ vostri ulivi; e pur voi non vi siete convertiti a me, dice il Signore. Io ho mandata fra voi la pestilenza, nella via di Egitto; io ho uccisi con la spada i vostri giovani, oltre alla presa de’ vostri cavalli; ed ho fatto salire il puzzo de’ vostri eserciti, fino alle vostre nari; e pur voi non vi siete convertiti a me, dice il Signore. Io vi ho sovvertiti, come Iddio sovvertì Sodoma e Gomorra; e siete stati come un tizzone salvato da un incendio; e pur voi non vi siete convertiti a me, dice il Signore. Perciò, io ti farò così, o Israele; e perciocchè io ti farò questo, preparati allo scontro dell’Iddio tuo, o Israele. Perciocchè, ecco colui che ha formati i monti, e che crea il vento, e che dichiara all’uomo qual sia il suo pensiero; che fa dell’alba oscurità, e che cammina sopra gli alti luoghi della terra; il cui Nome è: Il Signore Iddio degli eserciti ASCOLTATE questa parola, il lamento che io prendo a far di voi, o casa d’Israele. La vergine d’Israele è caduta, ella non risorgerà più; è abbandonata sopra la sua terra, non vi è niuno che la rilevi. Perciocchè, così ha detto il Signore Iddio: Nella città onde ne uscivano mille, ne resteranno sol cento; e in quella onde ne uscivano cento, ne resteranno sol dieci, alla casa d’Israele Perciocchè, così ha detto il Signore alla casa d’Israele: Cercatemi, e voi viverete. E non cercate Betel, e non entrate in Ghilgal e non passate in Beerseba; perciocchè Ghilgal del tutto sarà menato in cattività, e Betel sarà ridotto al niente. Cercate il Signore, e voi viverete; che talora egli non si avventi sopra la casa di Giuseppe, a guisa di fuoco, e non la consumi, senza che Betel abbia chi spenga il fuoco, o voi, che mutate il giudicio in assenzio, e lasciate in terra la giustizia! Cercate colui che ha fatte le Gallinelle e l’Orione, e che muta l’ombra della morte in mattutino, e fa scurare il giorno come la notte; che chiama le acque del mare, e le spande sopra la faccia della terra; il cui Nome è: Il Signore: che fa sorger subita ruina sopra il forte, talchè la distruzione occupa la fortezza. Essi odiano nella porta chi li riprende, ed abbominano chi parla con integrità. Laonde, perciocchè voi aggravate il povero, e prendete da lui la soma del frumento: voi avete edificate delle case di pietre pulite, ma non abiterete in esse; voi avete piantate delle vigne belle, ma non ne berrete il vino. Perciocchè io conosco i vostri misfatti, che son molti, e i vostri peccati, che son gravi; oppressatori del giusto, prenditori di taglia, e sovvertitori della ragione de’ poveri nella porta. Perciò, l’uomo prudente in quel tempo tacerà; perciocchè sarà un cattivo tempo. Cercate il bene, e non il male, acciocchè viviate; e il Signore Iddio degli eserciti sarà con voi, come avete detto. Odiate il male, ed amate il bene, e stabilite il giudicio nella porta; forse avrà il Signore Iddio d’Israele pietà del rimanente di Giuseppe Perciò, così ha detto il Signore Iddio degli eserciti, il Signore: Vi sarà pianto in tutte le piazze; e si dirà in tutte le strade: Ahi lasso! Ahi lasso! e si chiameranno i lavoratori al duolo, ed al lamento quelli che sono intendenti in lamenti lugubri. In tutte le vigne ancora vi sarà pianto; perciocchè io passerò nel mezzo di te, ha detto il Signore. Guai a voi, che desiderate il giorno del Signore! perchè desiderate così il giorno del Signore? esso sarà giorno di tenebre, e non di luce. Come se un uomo fuggisse d’innanzi ad un leone, ed un orso lo scontrasse; ovvero entrasse in casa, ed appoggiasse la mano alla parete, ed una serpe lo mordesse. Il giorno del Signore non sarà egli tenebre, e non luce? e caligine, senza alcuno splendore? Io odio, io sdegno le vostre feste; e non odorerò più le vostre solenni raunanze. Che se mi offerite olocausti, e le vostre offerte, io non le gradirò; e non riguarderò a’ sacrificii da render grazie, fatti delle vostre bestie grasse. Toglimi d’appresso lo strepito delle tue canzoni, e fa’ ch’io non oda il concento de’ tuoi salterii. Anzi corra il giudicio, a guisa d’acque; e la giustizia, a guisa di rapido torrente. O casa d’Israele, mi offeriste voi sacrificii ed offerte nel deserto, per lo spazio di quarant’anni? Anzi voi portaste il tabernacolo del vostro Melec, e l’effigie delle vostre immagini; la stella dei vostri dii, che voi vi avevate fatti. Perciò, io vi farò andare in cattività di là da Damasco, ha detto il Signore, il cui Nome è: L’Iddio degli eserciti GUAI a quelli che sono agiati in Sion, e che se ne stanno sicuri nel monte di Samaria, luoghi famosi per capi di nazioni, a’ quali va la casa d’Israele! Passate in Calne, e vedete; e di là andate in Hamat la grande; poi scendete in Gat de’ Filistei; non valevano que’ regni meglio di questi? non erano i lor confini maggiori de’ vostri? Voi, che allontanate il giorno malvagio, e fate accostare il seggio della violenza; che giacete sopra letti di avorio, e lussuriate sopra le vostre lettiere; e mangiate gli agnelli della greggia, e i vitelli tolti di mezzo della stia; che fate concento al suon del salterio; che vi divisate degli strumenti musicali, come Davide; che bevete il vino in bacini, e vi ungete de’ più eccellenti olii odoriferi; e non sentite alcuna doglia della rottura di Giuseppe. Perciò, ora andranno in cattività, in capo di quelli che andranno in cattività; e i conviti de’ lussurianti cesseranno Il Signore Iddio ha giurato per l’anima sua, dice il Signore Iddio degli eserciti: Io abbomino l’alterezza di Giacobbe, e odio i suoi palazzi, e darò in man del nemico la città, e tutto ciò che vi è dentro. Ed avverrà che se pur dieci uomini rimangono in una casa, morranno. E lo zio, o il cugin loro li torrà, e li brucerà, per trarre le ossa fuor della casa; e dirà a colui che sarà in fondo della casa: Evvi ancora alcuno teco? Ed esso dirà: Niuno. E colui gli dirà: Taci; perciocchè egli non è tempo di ricordare il Nome del Signore. Perciocchè, ecco, il Signore dà commissione di percuotere le case grandi di ruine, e le case piccole di rotture. I cavalli romperanno essi le zolle su per le rocce? o vi si arerà co’ buoi? conciossiachè voi abbiate cangiato il giudicio in veleno, e il frutto della giustizia in assenzio; voi, che vi rallegrate di cose da nulla; che dite: Non abbiamo noi acquistate delle corna con la nostra forza? Perciocchè, ecco, io fo sorgere contro a voi, o casa d’Israele, una nazione, che vi oppresserà dall’entrata di Hamat, fino al torrente del deserto, dice il Signore Iddio degli eserciti IL Signore Iddio mi fece vedere una cotal visione: Ecco, egli formava delle locuste, in sul principio dello spuntar del guaime; ed ecco del guaime, dopo le segature del re. E come quelle finivano di mangiar l’erba della terra, io dissi: Deh! Signore Iddio, perdona; quale è Giacobbe, ch’egli possa risorgere? conciossiachè egli sia già tanto piccolo. Il Signore si pentì di ciò. Questo non avverrà, disse il Signore. Poi il Signore Iddio mi fece vedere una cotal visione: Ecco, il Signore bandiva di voler contendere col fuoco; e il fuoco consumò il grande abisso; consumò anche una parte del paese. Ed io dissi: Deh! Signore Iddio, resta; quale è Giacobbe, ch’egli possa risorgere? conciossiachè egli sia già tanto piccolo. Il Signore si pentì di ciò. Ancora questo non avverrà, disse il Signore. Poi egli mi fece vedere una cotal visione: Ecco, il Signore stava sopra un muro, fatto all’archipenzolo; ed avea in mano un archipenzolo. E il Signore mi disse: Che vedi, Amos? Ed io dissi: Un archipenzolo. E il Signore disse: Ecco, io pongo l’archipenzolo per mezzo il mio popolo Israele; io non glielo passerò più. E gli alti luoghi d’Isacco saranno distrutti, e i santuarii d’Israele saranno deserti; ed io mi leverò con la spada contro alla casa di Geroboamo ALLORA Amasia, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboamo, re d’Israele: Amos ha fatta congiura contro a te, in mezzo della casa d’Israele; il paese non potrà portare tutte le sue parole. Perciocchè, così ha detto Amos: Geroboamo morrà per la spada, e Israele sarà del tutto menato in cattività d’in su la sua terra. Poi Amasia disse ad Amos: Veggente, va’, fuggitene nel paese di Giuda; e quivi mangia del pane, e quivi profetizza. E non profetizzar più in Betel; perciocchè è il santuario del re, ed una stanza reale. Ma Amos rispose, e disse ad Amasia: Io non era profeta, nè figliuol di profeta; anzi era mandriale, e andava cogliendo de’ sicomori; e il Signore mi prese di dietro alla greggia, e mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele. Ora dunque, ascolta la parola del Signore. Tu dici: Non profetizzar contro ad Israele, e non istillar sopra la casa d’Isacco. Perciò, così ha detto il Signore: La tua moglie fornicherà nella città, e i tuoi figliuoli, e le tue figliuole caderanno per la spada; e la tua terra sarà spartita con la cordicella, e tu morrai in terra immonda, e Israele sarà del tutto menato in cattività, d’in su la sua terra IL Signore Iddio mi fece vedere una cotal visione: Ecco un canestro di frutti di state. Ed egli mi disse: Che vedi, Amos? Ed io dissi: Un canestro di frutti di state. E il Signore mi disse: Lo statuito fine è giunto al mio popolo Israele; io non glielo passerò più. E in quel giorno i canti del palazzo saranno urli, dice il Signore Iddio; vi sarà gran numero di corpi morti; in ogni luogo si udirà: Getta via, e taci Ascoltate questo, voi che tranghiottite il bisognoso, e fate venir meno i poveri del paese; dicendo: Quando saranno passate le calendi, e noi venderemo la vittuaglia? e il sabato, e noi apriremo i granai del frumento? scemando l’efa, ed accrescendo il siclo, e falsando le bilance, per ingannare; comperando i poveri per danari, e il bisognoso per un paio di scarpe; e noi venderemo la vagliatura del frumento? Il Signore ha giurato per la gloria di Giacobbe: Se mai in perpetuo io dimentico tutte le loro opere. La terra non sarà ella commossa per questo? ogni suo abitatore non ne farà egli cordoglio? e non salirà ella tutta come un fiume? e non ne sarà ella portata via, e sommersa, come per lo fiume di Egitto? Ed avverrà in quel giorno, dice il Signore Iddio, che io farò tramontare il sole nel mezzodì, e spanderò le tenebre sopra la terra in giorno chiaro. E cangerò le vostre feste in duolo, e tutti i vostri canti in lamento; e farò che si porrà il sacco sopra tutti i lombi, e che ogni testa sarà rasa; e metterò il paese in cordoglio, quale è quel che si fa per lo figluolo unico; e la sua fine sarà come un giorno amaro Ecco, i giorni vengono, dice il Signore Iddio, che io manderò la fame nel paese; non la fame di pane, nè la sete d’acqua; anzi d’udire le parole del Signore. Ed essi si moveranno da un mare all’altro, e dal Settentrione fino all’Oriente; andranno attorno, cercando la parola del Signore, e non la troveranno. In quel giorno le belle vergini, e i giovani verranno meno di sete; i quali giurano per lo misfatto di Samaria, e dicono: Come l’Iddio tuo vive, o Dan; e: Come vive il rito di Beerseba; e caderanno, e non risorgeranno mai più IO vidi il Signore che stava in piè sopra l’altare. Ed egli disse: Percuoti il frontispicio, e sieno scrollati gli stipiti; trafiggi il capo ad essi tutti quanti; perciocchè io ucciderò con la spada il lor rimanente; niun di loro potrà salvarsi con la fuga, nè scampare. Avvegnachè cavassero ne’ luoghi più bassi sotterra, la mia mano li prenderà di là; ed avvegnachè salissero in cielo, io li trarrò giù di là. Ed avvegnachè si nascondessero in su la sommità di Carmel, io li investigherò e li torrò di là; ed avvegnachè si occultassero dal mio cospetto nel fondo del mare, di là comanderò al serpente che li morda. E se vanno in cattività davanti a’ lor nemici, di là darò commissione alla spada che li uccida; e metterò l’occhio mio sopra loro in male, e non in bene. Or il Signore Iddio degli eserciti è quel che, quando tocca la terra, ella si strugge, e tutti gli abitanti di essa fanno cordoglio; ed essa sale tutta, come un fiume; ed è sommersa, come per lo fiume di Egitto; che edifica ne’ cieli le sue sale, e che ha fondata la sua fabbrica sopra la terra; che chiama le acque del mare, e le spande sopra la faccia della terra; il cui Nome è: Il Signore. Non mi siete voi, o figliuoli d’Israele, come i figliuoli degli Etiopi? dice il Signore: come io trassi Israele fuor del paese di Egitto, non ho io altresì tratti i Filistei di Caftor, e i Siri di Chir? Ecco, gli occhi del Signore Iddio sono sopra il regno peccatore, ed io lo distruggerò d’in su la faccia della terra; salvo che io non distruggerò del tutto la casa di Giacobbe, dice il Signore. Perciocchè, ecco, per lo mio comandamento farò che la casa d’Israele sarà agitata fra tutte le genti, siccome il grano è dimenato nel vaglio, senza che ne caggia pure un granello in terra. Tutti i peccatori, d’infra il mio popolo, morranno per la spada; i quali dicono: Il male non ci giugnerà, e non c’incontrerà In quel giorno io ridirizzerò il tabernacolo di Davide, che sarà stato abbattuto; e riparerò le lor rotture, e ridirizzerò le lor ruine, e riedificherò quello, come era a’ dì antichi. Acciocchè quelli che si chiamano del mio nome posseggano il rimanente di Edom, e tutte le nazioni, dice il Signore, che fa questo. Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, che l’aratore giungerà il mietitore, e il calcator delle uve il seminatore; e i monti stilleranno mosto, e tutti i colli si struggeranno. Ed io ritrarrò di cattività il mio popolo Israele, ed essi riedificheranno le città desolate, e vi abiteranno; e pianteranno delle vigne, e ne berranno il vino; e lavoreranno de’ giardini, e ne mangeranno il frutto. Ed io li pianterò in su la lor terra, e non saranno più divelti d’in su la lor terra, che io ho loro data, ha detto il Signore Iddio tuo La visione di Abdia. COSÌ ha detto il Signore Iddio ad Edom: Noi abbiamo udito un grido da parte del Signore, ed un ambasciatore è stato mandato fra le genti, dicendo: Movetevi, e leviamoci i contro a lei in battaglia. Ecco, io ti ho fatto piccolo fra le genti; tu sei grandemente sprezzato. La superbia del cuor tuo ti ha ingannato, o tu che abiti nelle fessure delle rocce, che son l’alta tua stanza; che dici nel cuor tuo: Chi mi trarrà giù in terra? Avvegnachè tu avessi innalzato il tuo nido come l’aquila, e l’avessi posto fra le stelle; pur ti trarrò giù di là, dice il Signore. Se quelli che son venuti a te fosser ladri, o ladroni notturni, come saresti stato distrutto? non avrebbero essi rubato quanto fosse lor bastato? se de’ vendemmiatori fosser venuti a te, non ti avrebbero essi lasciati alcuni grappoli? Come sono stati investigati, e ricercati i nascondimenti di Esaù! Tutti i tuoi collegati ti hanno accompagnato fino a’ confini; quelli co’ quali tu vivevi in buona pace ti hanno ingannato, e ti hanno vinto; hanno messo il tuo pane per una trappola sotto di te; non vi è in lui alcuno intendimento. In quel giorno, dice il Signore, non farò io perir di Edom i savi, e del monte di Esaù l’intendimento? I tuoi uomini prodi saranno eziandio spaventati, o Teman; acciocchè sia sterminato ogni uomo dal monte di Esaù, per uccisione Per la violenza fatta al tuo fratello Giacobbe, vergogna ti coprirà, e sarai sterminato in perpetuo. Nel giorno, che tu gli stavi dirincontro; nel giorno, che gli stranieri menavano in cattività il suo esercito, e i forestieri entravano dentro alle sue porte, e traevano le sorti sopra Gerusalemme, anche tu eri come l’un di loro. Or non istare a riguardare, nel giorno del tuo fratello, nel giorno ch’egli è condotto in terra strana; e non rallegrarti de’ figliuoli di Giuda, nel giorno che periscono; e non allargar la bocca, nel giorno della lor distretta. Non entrar nella porta del mio popolo, nel giorno della loro calamità; e non istare ancora tu a riguardare il suo male, nel giorno della sua calamità; e non metter le mani sopra i suoi beni, nel giorno della sua calamità. E non istartene in su le forche delle strade, per ammazzar quelli d’esso che si salvano; e non mettere in mano de’ nemici quelli d’esso che scampano, nel giorno della distretta. Perciocchè il giorno del Signore contro a tutte le nazioni è vicino; come tu hai fatto, così sarà fatto a te; la tua retribuzione ti ritornerà in sul capo. Perciocchè, siccome voi avete bevuto in sul monte mio santo, così berranno tutte le nazioni continuamente; anzi berranno, e inghiottiranno, e saranno come se non fossero state Ma nel monte di Sion vi sarà qualche scampo, e quello sarà santo; e la casa di Giacobbe possederà le sue possessioni. E la casa di Giacobbe sarà un fuoco, e la casa di Giuseppe una fiamma; e la casa di Esaù sarà come stoppia; essi si apprenderanno in loro, e li consumeranno; e la casa di Esaù non avrà alcuno che resti in vita; perciocchè il Signore ha parlato. E possederanno la parte meridionale col monte di Esaù; e il piano col paese de’ Filistei; possederanno ancora il territorio di Efraim, e il territorio di Samaria; e Beniamino con Galaad. E questo esercito de’ figliuoli d’Israele, che è stato menato in cattività, possederà quello ch’era de’ Cananei, fino in Sarepta; e que’ di Gerusalemme, che sono stati menati in cattività, che sono in Sefarad, possederanno le città del Mezzodì. E de’ liberatori saliranno nel monte di Sion, per giudicare il monte di Esaù; e il regno sarà del Signore LA parola del Signore fu indirizzata a Giona, figliuolo di Amittai, dicendo: Levati, va’ in Ninive, la gran città, e predica contro ad essa; perciocchè la lor malvagità è salita nel mio cospetto. Ma Giona si levò, per fuggirsene in Tarsis, dal cospetto del Signore; e scese in Iafo, ove trovò una nave, che andava in Tarsis; ed egli, pagato il nolo, vi entrò, per andarsene con la gente della nave in Tarsis, lungi dal cospetto del Signore Ma il Signore lanciò un gran vento nel mare, e vi fu una gran tempesta in mare, talchè la nave si credette rompere. E i marinai temettero, e gridarono ciascuno al suo dio, e gettarono gli arredi ch’erano nella nave in mare, per alleviarsene. Or Giona era sceso nel fondo della nave, e giaceva, ed era profondamente addormentato. E il nocchiero si accostò a lui, e gli disse: Che fai tu, dormitore? Levati, grida all’Iddio tuo; forse Iddio si darà pensier di noi, e non periremo. Poi dissero l’uno all’altro: Venite, e tiriamo le sorti, e sappiamo chi è cagione che questo male ci è avvenuto. Trassero adunque le sorti, e la sorte cadde sopra Giona. Allora essi gli dissero: Deh! dichiaraci chi è cagione che questo male ci è avvenuto; quale è il tuo mestiere? ed onde vieni? quale è il tuo paese? e di qual popolo sei? Ed egli disse loro: Io sono Ebreo, e temo il Signore Iddio del cielo, che ha fatto il mare e l’asciutto. E quegli uomini temettero di gran timore, e gli dissero: Che hai tu fatto? Conciossiachè quegli uomini sapessero ch’egli se ne fuggiva dal cospetto del Signore; perciocchè egli l’avea lor dichiarato Ed essi gli dissero: Che ti faremo, acciocchè il mare si acqueti, lasciandoci in riposo? conciossiachè la tempesta del mare andasse vie più crescendo. Ed egli disse loro: Prendetemi, e gettatemi nel mare, e il mare si acqueterà lasciandovi in riposo; perciocchè io conosco che per cagion mia questa gran tempesta vi è sopraggiunta. E quegli uomini a forza di remi si studiavano di ammainare a terra; ma non potevano, perciocchè la tempesta del mare andava vie più crescendo contro a loro. Allora gridarono al Signore, e dissero: Ahi Signore! deh! non far che periamo per la vita di quest’uomo; e non metterci addosso il sangue innocente; conciossiachè tu Signore, abbi operato come ti è piaciuto. E presero Giona, e lo gettarono in mare; e il mare si fermò, cessando dal suo cruccio. E quegli uomini temettero di gran timore il Signore; e sacrificarono sacrificii al Signore, e votarono voti. OR il Signore avea preparato un gran pesce, per inghiottir Giona; e Giona fu nelle interiora del pesce tre giorni, e tre notti E Giona fece orazione al Signore Iddio suo, dentro alle interiora del pesce. E disse: Io ho gridato al Signore dalla mia distretta, Ed egli mi ha risposto; Io ho sclamato dal ventre del sepolcro, E tu hai udita la mia voce. Tu mi hai gettato al fondo, nel cuor del mare; E la corrente mi ha circondato; Tutti i tuoi flutti, e le tue onde, mi son passate addosso. Ed io ho detto: Io sono scacciato d’innanzi agli occhi tuoi; Ma pure io vedrò ancora il Tempio della tua santità. Le acque mi hanno intorniato infino all’anima, L’abisso mi ha circondato, L’alga mi si è avvinghiata intorno al capo. Io son disceso fino alle radici de’ monti; Le sbarre della terra son sopra me in perpetuo; Ma tu hai tratta fuor della fossa la vita mia, O Signore Iddio mio. Quando l’anima mia si veniva meno in me, Io ho ricordato il Signore; E la mia orazione è pervenuta a te, Nel Tempio della tua santità. Quelli che osservano le vanità di menzogna Abbandonano la lor pietà; Ma io, con voce di lode, ti sacrificherò; Io adempierò i voti che ho fatti; Il salvare appartiene al Signore Il Signore disse al pesce, che sgorgasse Giona in su l’asciutto; e così fece E LA parola del Signore fu indirizzata a Giona, la seconda volta, dicendo: Levati, va’ in Ninive, la gran città, e predicale la predicazione che io ti dichiaro. E Giona si levò, e se ne andò in Ninive, secondo la parola del Signore. Or Ninive era una grandissima città, di tre giornate di cammino. E Giona cominciò ad andar per la città il cammino d’una giornata, e predicò, e disse: Infra quaranta giorni Ninive sarà sovvertita E i Niniviti credettero a Dio, e bandirono il digiuno, e si vestirono di sacchi, dal maggiore fino al minor di loro. Anzi, essendo quella parola pervenuta al re di Ninive, egli si levò su dal suo trono, e si tolse d’addosso il suo ammanto, e si coperse di un sacco, e si pose a sedere in su la cenere. E fece andare una grida, e dire in Ninive: Per decreto del re, e de’ suoi grandi, vi si fa assapere, che nè uomo, nè bestia, nè minuto, nè grosso bestiame, non assaggi nulla, e non pasturi, e non beva acqua; e che si coprano di sacchi gli uomini, e le bestie; e che si gridi di forza a Dio; e che ciascuno si converta dalla sua via malvagia, e dalla violenza ch’è nelle sue mani. Chi sa se Iddio si rivolgerà, e si pentirà, e si storrà dall’ardor della sua ira; sì che noi non periamo? E Iddio vide le loro opere; come si erano convertiti dalla lor via malvagia; ed egli si pentì del male, ch’egli avea detto di far loro, e non lo fece MA ciò dispiacque forte a Giona, ed egli se ne sdegnò; e fece orazione al Signore, e disse: Ahi! Signore, non è questo ciò che io diceva, mentre era ancora nel mio paese? perciò, anticipai di fuggirmene in Tarsis; conciossiachè io sapessi che tu sei un Dio misericordioso, e pietoso, lento all’ira, e di gran benignità; e che ti penti del male. Ora dunque, Signore, togli da me, ti prego, l’anima mia; perciocchè meglio è per me di morire che di vivere. Ma il Signore gli disse: È egli ben fatto di sdegnarti in questa maniera? E Giona uscì della città, e si pose a sedere dal levante della città; e si fece quivi un frascato, e sedette sotto esso all’ombra, finchè vedesse ciò che avverrebbe nella città. E il Signore Iddio preparò una pianta di ricino, e la fece salire di sopra a Giona, per fargli ombra sopra il capo, per trarlo della sua noia. E Giona si rallegrò di grande allegrezza per quel ricino. Ma il giorno seguente, all’apparir dell’alba, Iddio preparò un verme, il qual percosse il ricino, ed esso si seccò. E quando il sole fu levato, Iddio preparò un vento orientale sottile; e il sole ferì sopra il capo di Giona, ed egli si veniva meno, e richiese fra sè stesso di morire, e disse: Meglio è per me di morire che di vivere. E Iddio disse a Giona: È egli ben fatto, di sdegnarti in questa maniera per lo ricino? Ed egli disse: Sì, egli è ben fatto, di essermi sdegnato fino alla morte. E il Signore gli disse: Tu hai voluto risparmiare il ricino, intorno al quale tu non ti sei affaticato, e il quale tu non hai cresciuto; che è nato in una notte, e in una notte altresì è perito. E non risparmierei io Ninive, quella gran città, nella quale sono oltre a dodici decine di migliaia di creature umane, che non sanno discernere fra la lor man destra, e la sinistra; e molte bestie? LA parola del Signore, che fu indirizzata a Michea Morastita, a’ dì di Giotam, di Achaz, e di Ezechia, re di Giuda, la quale gli fu rivelata in visione, contro a Samaria, e contro a Gerusalemme. O POPOLI tutti, ascoltate; sii attenta, o terra, con tutto ciò ch’è in te; e il Signore Iddio sarà testimonio contro a voi; il Signore, dico, dal Tempio della sua santità. Perciocchè, ecco, il Signore esce del suo luogo, e scenderà, e camminerà sopra gli alti luoghi della terra. E i monti si struggeranno sotto lui, e le valli si schianteranno; come la cera si strugge al fuoco, come le acque si spandono per una pendice. Tutto questo avverrà per lo misfatto di Giacobbe, e per li peccati della casa d’Israele. Quale è il misfatto di Giacobbe? non è egli Samaria? E quali sono gli alti luoghi di Giuda? non sono eglino Gerusalemme? Perciò, io ridurrò Samaria in un luogo desolato di campagna da piantar vigne; e verserò le sue pietre nella valle, e scoprirò i suoi fondamenti. E tutte le sue sculture saranno tritate, e tutti i suoi premii di fornicazioni saranno arsi col fuoco, ed io metterò in desolazione tutti i suoi idoli; perciocchè ella ha adunate quelle cose di prezzo di meretrice, torneranno altresì ad esser prezzo di meretrice Perciò, io lamenterò, ed urlerò; io andrò spogliato e nudo; io farò un lamento, gridando come gli sciacalli; e un cordoglio, urlando come l’ulule. Perciocchè le piaghe di essa sono insanabili; perciocchè son pervenute fino a Giuda, son giunte fino alla porta del mio popolo, fino a Gerusalemme. Non l’annunziate in Gat, non piangete punto; io mi son voltolato nella polvere a Bet-Leafra. Passatene, o abitatrice di Safir, con le vergogne nude; l’abitatrice di Saanan non è uscita; la casa di Bet-haesel è piena di lamento; egli ha tolta da voi la sua difesa. Perciocchè l’abitatrice di Marot è dolente per li suoi beni; perciocchè il male è sceso da parte del Signore, fino alla porta di Gerusalemme. Metti i corsieri al carro, o abitatrice di Lachis; ella è stata il principio di peccato alla figliuola di Sion; conciossiachè in te si sieno trovati i misfatti d’Israele. Perciò, manda pur presenti a Moreset-Gat; le case di Aczib saranno fallaci ai re d’Israele. Ancora ti addurrò un erede, o abitatrice di Maresa; egli perverrà fino ad Adullam, fino alla gloria d’Israele. Dipelati, e tosati, per li figliuoli delle tue delizie; allarga la tua calvezza, come un’aquila; perciocchè quelli sono stati menati via da te in cattività Guai a quelli che divisano iniquità, e macchinano del male sopra i lor letti, e lo mettono ad effetto allo schiarir della mattina; perciocchè ne hanno il potere in mano! Desiderano de’ campi, e li rapiscono; desiderano delle case, e le tolgono; ed oppressano l’uomo, e la sua casa; e la persona, e la sua eredità. Perciò, così ha detto il Signore: Ecco, io diviso del male contro a questa nazione, dal quale voi non potrete ritrarre il collo; e non camminerete più alteramente; perciocchè sarà un tempo malvagio. In quel giorno gli uni prenderanno a far di voi un proverbio, e gli altri un lamento lamentevole, e diranno: Noi siamo del tutto guasti; egli ha trasportata ad altri la parte del mio popolo; come mi avrebbe egli tolte, ed avrebbe spartite le mie possessioni, per restituirmele? Perciò, tu non avrai alcuno che tiri la cordicella, per far delle parti a sorte, nella raunanza del Signore Non profetizzate; pure profetizzeranno; non profetizzeranno a costoro; e non riceveranno vituperio. È questo da dirsi, o casa di Giacobbe? è lo Spirito del Signore raccorciato? son queste le sue opere? non son le mie parole buone inverso chi cammina dirittamente? Oltre a ciò, per addietro il mio popolo si levava contro al nemico; ma ora, voi, stando agli agguati contro ai vestimenti, spogliate del loro ammanto i passanti che se ne stanno in sicurtà, essendo in riposo della guerra. Voi scacciate le donne del mio popolo fuor delle case delle lor delizie, voi togliete in perpetuo la mia gloria d’in su i lor piccoli figliuoli. Levatevi, e camminate; perciocchè questo non è il luogo del riposo; conciossiachè sia contaminato, egli vi dissiperà, ed anche d’una dissipazione violenta. Se vi è alcuno che proceda per ispirazioni, e menta falsamente, dicendo: Io ti profetizzerò di vino, e di cervogia; colui è il profeta di questo popolo Per certo, io ti raccoglierò, o Giacobbe, tutto quanto; per certo io radunerò il rimanente d’Israele; io lo metterò insieme, come pecore di Bosra, come una greggia in mezzo della sua mandra; vi sarà una gran calca per la moltitudine degli uomini. Lo sforzatore salirà davanti a loro; essi sforzeranno gli ostacoli, e passeranno; sforzeranno la porta, ed usciranno per essa; e il lor re passerà davanti a loro, e il Signore sarà in capo di essi OR io ho detto: Deh! ascoltate, capi di Giacobbe, e voi conduttori della casa d’Israele: Non vi si appartiene egli di conoscer la dirittura? Essi odiano il bene, ed amano il male; scorticano il mio popolo, e gli strappano la carne d’in su le ossa. E ciò che mangiano è la carne del mio popolo, e gli traggono la pelle d’addosso, e gli fiaccano le ossa; e tagliano quella a pezzi, come per metterla in una pignatta; ed a guisa di carne, che si mette in mezzo d’una pentola. Allora grideranno al Signore, ma egli non risponderà loro; anzi, in quel tempo egli nasconderà la sua faccia da loro, secondo che hanno malvagiamente operato. Così ha detto il Signore contro a’ profeti, che traviano il mio popolo; che predicando pace, mordono co’ lor denti; e se alcuno non dà loro nulla in bocca, bandiscono contro a lui la guerra; perciò, ei vi si farà notte e non vedrete più alcuna visione; e vi si farà scuro, e non potrete più indovinare; e il sole tramonterà a questi profeti, e il giorno scurerà loro. E i vedenti saranno svergognati, e gl’indovini confusi; e tutti quanti si veleranno il labbro di sopra; perciocchè non vi sarà risposta alcuna di Dio Ma quant’è a me, io son ripieno di forza, per lo Spirito del Signore; e di dirittura, e di prodezza, per dichiarare a Giacobbe il suo misfatto, e ad Israele il suo peccato. Deh! udite questo, capi della casa di Giacobbe, e rettori della casa d’Israele, che abbominate la ragione, e pervertite ogni dirittura; che edificate Sion di sangue, e Gerusalemme d’iniquità: I capi d’essa giudicano per presenti, e i suoi sacerdoti insegnano per prezzo, e i suoi profeti indovinano per danari; e pure ancora si appoggiano in sul Signore, dicendo: Non è il Signore nel mezzo di noi? male alcuno non ci sopraggiungerà. Perciò, per cagion vostra Sion sarà arata come un campo, e Gerusalemme sarà ridotta in mucchi di ruine, e il monte del tempio in alti luoghi di selva MA egli avverrà negli ultimi tempi che il monte della Casa del Signore sarà fermato in su la sommità dei monti, e sarà alzato sopra i colli; e i popoli accorreranno ad esso. E molte genti andranno, e diranno: Venite, e saliamo al monte del Signore, ed alla Casa dell’Iddio di Giacobbe; ed egli ci ammaestrerà nelle sue vie, e noi cammineremo ne’ suoi sentieri; perciocchè la Legge uscirà di Sion, e la parola del Signore di Gerusalemme. Ed egli farà giudicio fra molti popoli, e castigherà nazioni possenti, fin ben lontano; e quelle delle loro spade fabbricheranno zappe, e delle lor lance falci; l’una nazione non leverà più la spada contro all’altra, e non impareranno più la guerra. Anzi sederanno ciascuno sotto alla sua vite, e sotto al suo fico; e non vi sarà alcuno che li spaventi; perciocchè la bocca del Signor degli eserciti ha parlato. Poichè tutti i popoli camminano ciascuno nel nome dell’iddio suo, noi ancora cammineremo nel Nome del Signore Iddio nostro, in sempiterno. In quel giorno, dice il Signore, io raccoglierò le pecore zoppe, e ricetterò le scacciate, e quelle che io avea afflitte; e farò che le zoppe saranno per un riserbo, e che le allontanate diverranno una possente nazione; e il Signore regnerà sopra loro nel monte di Sion; da quell’ora fino in sempiterno E tu, torre della mandra, rocca della figliuola di Sion, quelle verranno a te; verrà parimente a te la dominazione antica, il regno della figliuola di Gerusalemme. Ora, perchè dài tu di gran gridi? vi è egli alcun re in te? i tuoi consiglieri sono eglino periti, che dolore ti ha colta, come la donna che partorisce? Senti pur doglie, e premiti, figliuola di Sion, come la donna che partorisce; perciocchè ora uscirai della città, ed abiterai per li campi, e perverrai fino in Babilonia; ma quivi sarai riscossa, quivi ti riscatterà il Signore di man de’ tuoi nemici. Or al presente molte nazioni si son radunate contro a te, le quali dicono: Sia profanata; e vegga l’occhio nostro in Sion ciò che desidera. Ma esse non conoscono i pensieri del Signore, e non intendono il suo consiglio; conciossiachè egli le abbia raccolte, a guisa di mannelle nell’aia. Levati, e trebbia, figliuola di Sion; perciocchè io renderò di ferro il tuo corno, e di rame le tue unghie, e tu stritolerai molti popoli; ed io consacrerò, a guisa d’interdetto, il lor guadagno al Signore, e le lor facoltà al Signore di tutta le terra Radunati ora a schiere, figliuola di scherani; l’assedio è stato posto contro a noi; il rettore d’Israele è stato percosso con una bacchetta in su la guancia. MA di te, o Betlehem Efrata, benchè tu sii il minimo de’ migliai di Giuda, mi uscirà colui che sarà il Signore in Israele; le cui uscite sono ab antico, da’ tempi eterni. Perciò, egli li darà in man de’ lor nemici, fino al tempo che colei che ha da partorire, abbia partorito; allora il rimanente dei suoi fratelli ritornerà a’ figliuoli d’Israele. E colui starà ritto, e li pasturerà nella forza del Signore, nell’altezza del Nome del Signore Iddio suo; ed essi giaceranno; perciocchè ora egli si farà grande fino agli estremi termini della terra. E costui sarà la pace; quando l’Assiro entrerà nel nostro paese, e quando metterà il piè ne’ nostri palazzi, noi ordineremo contro a lui sette pastori, e otto principi d’infra il comun degli uomini. Ed essi deserteranno il paese degli Assiri con la spada, e il paese di Nimrod con le sue proprie coltella; ed egli ci riscoterà dagli Assiri, quando saranno entrati nel nostro paese, ed avranno messo il piè ne’ nostri confini E il rimanente di Giacobbe sarà, in mezzo di molti popoli, come la rugiada mandata dal Signore, come pioggia minuta sopra l’erba, che non aspetta l’uomo, e non ispera ne’ figliuoli degli uomini. Il rimanente di Giacobbe sarà eziandio fra le genti, in mezzo di molti popoli, come un leone fra il bestiame delle selve; come un leoncello fra le mandre delle pecore; il quale, se passa in alcun luogo, calpesta e lacera; e non vi è alcuno che possa riscuotere. La tua mano sarà alzata sopra i tuoi avversari, e tutti i tuoi nemici saranno sterminati. Ed avverrà in quel giorno, dice il Signore, che io distruggerò i tuoi cavalli del mezzo di te, e farò perire i tuoi carri; e distruggerò le città del tuo paese, e manderò in ruina tutte le tue fortezze. Sterminerò eziandio di man tua gl’incantesimi, e tu non avrai più alcuni pronosticatori. E distruggerò del mezzo di te le tue sculture, e le tue statue; e tu non adorerai più l’opera delle tue mani. E stirperò i tuoi boschi del mezzo di te, e disfarò le tue città. E farò vendetta, con ira, e con cruccio, sopra le genti che non avranno ascoltato DEH! ascoltate ciò che dice il Signore: Levati, litiga appo i monti, e odano i colli la tua voce. Udite, o monti, e voi saldi fondamenti della terra, la lite del Signore; perciocchè il Signore ha una lite col suo popolo, e vuol contendere con Israele. O popol mio, che t’ho io fatto? e in che t’ho io travagliato? testimonia pur contro a me. Conciossiachè io t’abbia tratto fuor del paese di Egitto, e riscosso della casa di servitù; ed abbia mandati davanti a te Mosè, Aaronne, e Maria. Deh! popol mio, ricordati qual consiglio prese Balac, re di Moab; e qual risposta gli diede Balaam, figliuolo di Beor; di ciò che ti avvenne da Sittim fino in Ghilgal; acciocchè tu riconosca le giustizie del Signore Con che verrò io davanti al Signore? con che m’inchinerò io all’Iddio altissimo? gli verrò io davanti con olocausti, con vitelli di un anno? Il Signore avrà egli a grado le migliaia de’ montoni, le decine delle migliaia delle bestie delle valli grasse? darò il mio primogenito per lo mio misfatto? il frutto del mio ventre per lo peccato dell’anima mia? O uomo, egli ti ha dichiarato ciò ch’è buono; e che richiede il Signore da te, se non che tu faccia ciò che è diritto, e ami benignità, e cammini in umiltà col tuo Dio? La voce del Signore grida alla città e colui ch’è savio temerà il tuo Nome: Ascoltate la verga, e colui che l’ha fatta venire. Non vi son eglino ancora nella casa dell’empio de’ tesori d’empietà, e l’efa scarso, che è cosa abbominevole? Sarei io innocente, avendo bilance false, ed un sacchetto di pesi ingannevoli? Perciocchè i ricchi di essa son ripieni di violenza, e i suoi abitanti ragionano falsità, e la lor lingua non è altro che frode nella lor bocca. Perciò, io altresì ti renderò dolente, percotendoti, e desolandoti per li tuoi peccati. Tu mangerai, e non sarai saziato; e il tuo abbassamento sarà dentro di te; tu darai di piglio, ma non salverai; e ciò che tu avrai salvato io lo darò alla spada. Tu seminerai, e non mieterai; tu pesterai le ulive, e non ti ungerai dell’olio; e il mosto, e non berrai il vino. Oltre a ciò, gli statuti di Omri, e tutte le opere della casa di Achab, sono state osservate; e voi siete camminati ne’ lor consigli; acciocchè io vi metta in desolazione, e gli abitanti di Gerusalemme in zufolo; e acciocchè voi portiate il vituperio del mio popolo AHI lasso me! perciocchè io son divenuto come quando si son fatte le ricolte de’ frutti della state; come quando si è racimolato dopo la vendemmia; non vi è più grappolo da mangiare; l’anima mia ha desiderato un frutto primaticcio. L’uomo pio è venuto meno in terra, e non vi è più alcun uomo diritto fra gli uomini; tutti quanti insidiano al sangue, ognuno caccia con la rete al suo fratello. Ambe le mani sono intente a far male a più potere; il principe chiede, e il giudice giudica per ricompensa, e il grande pronunzia la perversità dell’anima sua, ed essi l’intrecciano. Il miglior di loro è come una spina, il più diritto è peggior che una siepe; il giorno delle tue guardie, la tua punizione è venuta; ora sarà la lor perplessità. Non credete al famigliare amico, non vi confidate nel conduttore; guarda gli usci della tua bocca da colei che ti giace in seno. Perciocchè il figliuolo villaneggia il padre, la figliuola si leva contro alla madre, e la nuora contro alla suocera; i famigliari di ciascuno sono i suoi nemici Ma io starò alla veletta, riguardando al Signore; io aspetterò l’Iddio della mia salute; l’Iddio mio mi esaudirà. Non rallegrarti di me, nemica mia; se son caduta, io mi rileverò; se seggo nelle tenebre, il Signore mi sarà luce. Io porterò l’indegnazione del Signore; perciocchè io ho peccato contro a lui, finchè egli dibatta la mia lite, e mi faccia ragione, e mi tragga fuori alla luce; finchè io vegga la sua giustizia. Allora la mia nemica lo vedrà, e vergogna la coprirà; essa che mi diceva: Dov’è il Signore Iddio tuo? gli occhi miei vedranno in lei ciò che desiderano; ora sarà ridotta ad esser calpestata, come il fango delle strade. Nel giorno stesso che le tue chiusure saranno riedificate, l’editto si allontanerà. In quel tempo si verrà a te fin dall’Assiria; e dalle città del paese della fortezza; e dal paese della fortezza fino al fiume, e da un mare fino all’altro, e da un monte fino all’altro. Ma pure il paese sarà messo in desolazione, per cagion de’ suoi abitanti, per lo frutto de’ lor fatti Pastura il tuo popolo con la tua verga; la greggia della tua eredità, che se ne sta solitaria nelle selve, in mezzo di Carmel; pasturi ella in Basan, ed in Galaad, come a’ dì antichi. Io le farò veder cose maravigliose, come a’ dì che tu uscisti del paese di Egitto. Le genti vedranno queste cose, e saranno svergognate di tutta la lor potenza; si metteranno la mano in su la bocca, le loro orecchie saranno assordate. Leccheranno la polvere, come la biscia, come i rettili della terra; tremeranno da’ lor ricetti, e si verranno ad arrendere al Signore Iddio nostro, con ispavento; e temeranno di te. Chi è l’Iddio pari a te, che perdoni l’iniquità, e passi di sopra al misfatto del rimanente della tua eredità? egli non ritiene in perpetuo l’ira sua; perciocchè egli prende piacere in benignità. Egli avrà di nuovo pietà di noi, egli metterà le nostre iniquità sotto i piedi, e getterà nel fondo del mare tutti i nostri peccati. Tu atterrai a Giacobbe la verità, e ad Abrahamo la benignità, la quale tu giurasti a’ nostri padri già anticamente Il carico di Ninive; il libro della visione di Nahum Elcoseo IL Signore è un Dio geloso, e vendicatore; il Signore è vendicatore, e che sa adirarsi; il Signore è vendicatore a’ suoi avversari, e serba l’ira a’ suoi nemici. Il Signore è lento all’ira, e grande in forza, e non tiene punto il colpevole per innocente; il camminar del Signore è con turbo, e con tempesta; e le nuvole sono la polvere de’ suoi piedi. Egli sgrida il mare, e lo fa seccare; ed asciuga tutti i fiumi; Basan, e Carmel ne languiscono; ne languisce parimente il fior del Libano. Egli fa tremare i monti, e struggere i colli; e la terra, e il mondo, e tutti i suoi abitanti son divampati dalla sua presenza. Chi durerà davanti alla sua indegnazione? e chi starà fermo nell’ardor della sua ira? il suo cruccio si spande come fuoco, ed egli fa scoscendere le rocce. Il Signore è buono; egli è per fortezza in tempo di distretta; ed egli conosce quelli che sperano in lui. Ma egli farà una final distruzione del luogo di quella, con inondazione che non potrà esser sostenuta; e tenebre perseguiranno i suoi nemici Che delibererete voi contro al Signore? egli farà una final distruzione; la distretta non sorgerà a due riprese. Perciocchè, mentre saranno intralciati come spine, e gli ubbriachi s’inebbrieranno, saranno consumati come una stipa di stoppia secca. Di te è uscito uno che ha divisato del male contro al Signore, un consigliere scellerato. Così ha detto il Signore: Quando saran pervenuti al colmo, come già saran grandi, così saranno segati, e trapasseranno. Or io ti ho afflitta, ma non ti affliggerò più. Anzi ora spezzerò il suo giogo d’addosso a te, e romperò i tuoi legami. Ma contro a te il Signore ha ordinato che non vi sia più posterità del tuo nome; io sterminerò della casa de’ tuoi dii le sculture, e le statue di getto; io farò di quella il tuo sepolcro, perciocchè tu sei degno di spezzo. Ecco sopra i monti i piedi del messo delle buone novelle, di colui che annunzia la pace; celebra pure, o Giudea, le tue feste; adempi i tuoi voti; perciocchè gli scellerati non passeranno più per te; tutti son distrutti IL dissipatore è salito contro a te, o Ninive; guarda pur ben la fortezza, considera le vie, rinforzati i lombi, fortifica grandemente la tua forza. Perciocchè il Signore ha restituita a Giacobbe la sua gloria, quale è la gloria d’Israele; conciossiachè de’ vendemmiatori li abbiano vendemmiati, ed abbiano guasti i lor tralci. Gli scudi degli uomini prodi di colui son tinti di rosso, i suoi uomini di guerra son vestiti di scarlatto; nel giorno ch’egli ordinerà la battaglia, i carri si muoveranno con fuoco di faci, e gli abeti saranno scossi. I carri smanieranno per le strade, e faranno un grande scalpiccio per le piazze; gli aspetti di coloro saran simili a torchi accesi, essi scorreranno come folgori. Egli chiamerà per nome i suoi bravi guerrieri, essi s’intopperanno camminando, correranno in fretta al muro di essa, e la difesa sarà apparecchiata. Le cateratte de’ fiumi saranno aperte, e i palazzi scoscenderanno. E le dame del serraglio saran menate in cattività, e tratte fuori; e le lor serventi le accompagneranno con voci, simili a quelle delle colombe, picchiandosi i petti come tamburi. Or Ninive è stata, dal tempo che è in essere, come un vivaio di acque; ora fuggono essi. Fermatevi, fermatevi; ma niuno si rivolge. Predate l’argento, predate l’oro; vi è apparecchio senza fine; predate la gloria degli arredi preziosi d’ogni sorta. Ella è vuotata, e spogliata, e desolata; ed ogni cuore è strutto, e tutte le ginocchia si battono, e vi è doglia in tutti i lombi, e le facce di tutti sono impallidite Dov’è il ricetto de’ leoni, e quel ch’era il pasco de’ leoncelli, dove andava il leone, il fiero leone, e il leoncello, senza che alcuno li spaventasse? Quivi rapiva il leone per li suoi leoncelli abbastanza, e strangolava per le sue leonesse; ed empieva le sue grotte di preda, e i suoi ricetti di rapina. Eccomi a te, dice il Signor degli eserciti; io arderò, e ridurrò in fumo i tuoi carri, e la spada divorerà i tuoi leoncelli; e sterminerò dalla terra la tua preda, e la voce de’ tuoi messi non sarà più udita GUAI alla città di sangue, che è tutta piena di menzogna, e di storsione! dalla quale il predare non si diparte giammai. Suon di sferza, e fracasso di ruote, e cavalli scalpitanti, e carri saltellanti; cavalieri balzanti, fiammeggiar di spade, e folgorar di lance, e moltitudine di uccisi, e gran numero di corpi morti, e cadaveri senza fine; l’uomo s’intopperà ne’ lor corpi morti. Per la moltitudine delle fornicazioni della graziosa meretrice, maestra d’incantesimi; che fa mercatanzia delle genti per le sue fornicazioni, e delle nazioni per li suoi incantesimi, eccomi a te, dice il Signore degli eserciti; io ti rimboccherò i tuoi lembi in su la faccia, e farò vedere alle genti le tue vergogne, e a’ regni la tua turpitudine. E ti getterò addosso cose abbominevoli, e ti villaneggerò, e ti ridurrò ad esser come dello sterco. E tutti quelli che ti vedranno fuggiranno lungi da te, e diranno: Ninive è stata guasta; chi si condorrà seco? onde ti cercherei de’ consolatori? Vali tu meglio di No, piena di popolo, situata fra i rivi, intorniata d’acque, il cui antimuro era il mare, e le cui mura sorgevano dal mare? Cus, ed Egitto, ed altri popoli senza fine, erano la sua forza; que’ di Put, e i Libii erano in tuo aiuto, o No. E pure ella è stata trasportata, è andata in cattività; e pure i suoi piccoli fanciulli sono stati schiacciati in capo d’ogni strada, e si son tratte le sorti sopra i suoi personaggi onorati, e tutti i suoi grandi sono stati incatenati, e messi ne’ ceppi. Anche tu sarai inebbriato, e ti nasconderai; anche tu cercherai qualche luogo forte, da salvarti dal nemico. Tutte le tue fortezze saranno come fichi, e frutti primaticci; i quali, essendo scossi, caggiono in bocca di chi li vuol mangiare. Ecco, il tuo popolo sarà come tante donne, dentro di te; le porte del tuo paese saranno tutte aperte a’ tuoi nemici; il fuoco consumerà le tue sbarre. Attigniti pur dell’acqua per l’assedio, fortifica le tue fortezze, entra nella malta, e intridi l’argilla; rifa’ la fornace da mattoni. Quivi ti consumerà il fuoco, la spada ti distruggerà; il fuoco ti consumerà, a guisa di bruchi; adunati pure in gran numero, a guisa di bruchi; adunati pure in gran numero, a guisa di locuste. Tu hai moltiplicati i tuoi mercatanti sopra il numero delle stelle del cielo; il bruco è scorso, e poi se ne è volato via. I tuoi coronati son come locuste, e i tuoi capitani son come le maggiori locuste, che si accampano nelle chiusure, in tempo di freddo; e quando il sole è levato, si dileguano, e non si riconosce più il loro luogo, dove erano. O re di Assur, i tuoi pastori sono addormentati; i tuoi bravi guerrieri si son ritratti in casa loro; il tuo popolo è disperso su per li monti, e non vi è alcuno che lo raccolga. La tua rottura non si può risaldare in modo alcuno; la tua piaga è dolorosa; tutti quelli che udiranno il grido di te si batteranno a palme di te; perciocchè, sopra cui non è del continuo passata la tua malvagità? Il carico che il profeta Abacuc vide. INFINO a quando, o Signore, griderò io, e tu non mi esaudirai? infino a quando sclamerò a te: Violenza! e tu non salverai? Perchè mi fai tu veder l’iniquità, e mi fai spettatore della perversità? e perchè vi è davanti a me rapina, e violenza? e vi è chi muove lite, e contesa? Perciò, la legge è indebolita, e il giudicio non esce giammai fuori; perciocchè l’empio intornia il giusto; perciò esce il giudicio tutto storto Vedete fra le genti, e riguardate, e maravigliatevi, e siate stupefatti; perciocchè io fo un’opera a’ dì vostri, la quale voi non crederete, quando sarà raccontata. Perciocchè ecco, io fo muovere i Caldei, quell’aspra e furiosa nazione, che cammina per tutta la larghezza della terra, per impodestarsi di stanze che non son sue. Ella è fiera, e spaventevole; la sua ragione, e la sua altezza procede da lei stessa. E i suoi cavalli saran più leggieri che pardi, e più rapaci che lupi in sul vespro; e i suoi cavalieri si spanderanno; e, venendo di lontano, voleranno, a guisa d’aquila che si affretta al pasto. Ella verrà tutta per rapire; lo scontro delle lor facce sarà come un vento orientale; ed ella accoglierà prigioni a guisa di rena. E si farà beffe dei re, ed i principi le saranno in derisione; si riderà d’ogni fortezza, e farà de’ terrati, e la prenderà. Ma allora il vento si muterà, ed essa trapasserà, e sarà distrutta. Questa sarà la forza che le sarà data dal suo dio Non sei tu ab eterno, o Signore Iddio mio, Santo mio? noi non morremo. O Signore, tu l’hai posta per far giudicio; e tu, o Rocca, l’hai fondata per castigare. Tu hai gli occhi troppo puri per vedere il male, e non puoi riguardare l’iniquità; perchè dunque riguardi i disleali? perchè taci, mentre l’empio tranghiottisce colui che è più giusto di lui? E perchè hai renduti gli uomini simili a’ pesci del mare, a’ rettili che non hanno signore? Egli li ha tutti tratti fuori con l’amo, egli li ha accolti nel suo giacchio, e li ha radunati nella sua rete: Perciò, egli si rallegra, e trionfa. Perciò, sacrifica al suo giacchio, e fa profumo alla sua rete; perciocchè per essi la sua parte è grassa, e la sua vivanda opima. Voterà egli perciò il suo giacchio, e non resterà egli giammai di uccider le genti del continuo? IO me ne stava nella mia vedetta, e mi teneva in piè nella fortezza, e considerava, per veder ciò che il Signore mi direbbe, e ciò che io potrei rispondere a quello che mi sarebbe opposto. E il Signore mi rispose, e disse: Scrivi la visione, e distendila chiaramente sopra delle tavole; acciocchè si possa leggere speditamente. Perciocchè vi è ancora visione fino ad un certo tempo, e il Signore parlerà ancora delle cose che avverranno alla fine, e non mentirà; se tarda, aspettalo, perciocchè egli per certo verrà, e non indugerà. Ecco, l’anima di colui che si sottrae non è diritta in lui; ma il giusto viverà per la sua fede E inoltre, il vino è perfido; e l’uomo superbo non sussisterà; perciocchè egli ha allargata l’anima sua, a guisa del sepolcro; ed e stato come la morte, e non si è saziato, ed ha accolte a sè tutte le genti, ed ha radunati a sè tutti i popoli. Tutti questi popoli non prenderanno essi a proverbiarlo, ed a motteggiarlo, e a dire: Guai a chi accumula ciò che non è suo? infino a quando si ammasserà egli addosso dello spesso fango? Non si leveranno eglino di subito di quelli che ti morderanno? e non si desteranno eglino di quelli che ti scrolleranno, ed a cui tu sarai in preda? Perciocchè tu hai spogliate molte genti, tutto il rimanente de’ popoli ti spoglierà; per gli omicidii degli uomini, e per la violenza fatto alla terra, alle città, ed a tutti i loro abitanti. Guai a colui che è acceso di malvagia cupidigia per la sua casa, per mettere il suo nido in luogo alto, per iscampar dal male! Tu hai preso un consiglio che sarà di confusione alla tua casa: di tagliare a pezzi molti popoli; ed hai peccato contro all’anima tua. Perciocchè la pietra griderà dalla parete, e il mattone testimonierà di ciò d’infra il legname. Guai a colui che edifica la città con sangue, e che la fonda con iniquità! Ecco, questo non procede egli dal Signor degli eserciti, che i popoli si sieno faticati per lo fuoco, e le nazioni si sieno stancate intorno ad un lavoro che dovea esser ridotto al niente? Conciossiachè la terra abbia da esser ripiena della gloria del Signore, siccome le acque coprono il fondo del mare; acciocchè quella sia riconosciuta Guai a colui che dà bere a’ suoi compagni! guai a te, che versi loro il tuo veleno e li innebbrii, per riguardare le lor vergogne! Tu sarai saziato di vituperio, e spogliato di gloria; bevi ancora tu, e scopri le tue vergogne; la coppa della destra del Signore si rivolgerà a te, e vi sarà vomito vituperoso sopra il seggio della tua gloria. Perciocchè la violenza usata contro al Libano ti coprirà, e il guasto fatto dalle bestie ti spaventerà; per cagione del sangue degli uomini, e della violenza usata contro alla terra, alle città, ed a tutti i loro abitanti. Che giova la scultura, perchè il suo formatore la scolpisca? che giova la statua di getto, e il dottor di menzogna, perchè l’artefice si confidi nel suo lavoro, facendo degl’idoli mutoli? Guai a colui che dice al legno: Risvegliati! ed alla pietra mutola: Destati! potrebbe quella insegnar cosa alcuna? Ecco, ella è coperta d’oro, e d’argento; e non vi è dentro di lei spirito alcuno. Ma il Signore è nel Tempio della sua santità; fa’ silenzio per la sua presenza, o terra tutta L’orazione del profeta Abacuc, sopra Sighionot. O SIGNORE, io ho udito ciò che tu mi hai fatto udire; Signore, timore mi ha occupato; Conserva viva l’opera tua in mezzo degli anni, In mezzo degli anni che tu ci hai notificati; Nell’ira, ricordati di aver pietà Iddio venne già di Teman; E il Santo, dal monte di Paran; Sela; La sua gloria coperse i cieli, E la terra fu ripiena della sua lode. Ed egli avea intorno a sè uno splendore simile al sole, E de’ raggi a’ suoi lati; E quivi era il nascondimento della sua gloria. Davanti a lui camminava la pestilenza, E folgori uscivano dietro a lui. Egli si fermò, e misurò la terra; Egli riguardò, e rendette le genti fiacche; E i monti eterni furono scossi, E i colli antichi furono abbassati; Le andature eterne son sue. Io ho veduto che le tende di Cusan, I padiglioni del paese di Madian, Tremarono di affanno. Il Signore s’era egli adirato contro a’ fiumi? Era il tuo cruccio contro alle fiumane? Era la tua indegnazione contro al mare? Quando tu cavalcavi sopra i tuoi cavalli, I tuoi carri erano salvazione. Il tuo arco fu tratto fuori, Il tuo parlare era esecrazioni, e dardi Sela. Tu fendesti la terra in fiumi; I monti ti videro, e tremarono; Una piena d’acque passò; L’abisso diede la sua voce, Egli levò in alto le sue mani. Il sole e la luna si fermarono nel loro abitacolo; Ei si camminò alla luce delle tue saette, Allo splendor del folgorar della tua lancia. Tu camminasti sopra la terra con indegnazione, Tu trebbiasti le genti con ira. Tu uscisti fuori in salute del tuo popolo, In salute sua col tuo Unto; Tu trafiggesti il capo della casa dell’empio, Spianandola da cima a fondo. Sela. Tu trafiggesti, co’ suoi dardi stessi, il capo delle villate di esso; Essi venivano a guisa di turbo, per dissiparmi; Il lor trionfo era come di genti apparecchiate a divorare il povero di nascosto. Tu camminasti co’ tuoi cavalli sopra il mare, Sopra il mucchio delle grandi acque Or io ho udito, e le mie viscere si sono commosse, Le mie labbra han tremato a quella voce, Un tarlo mi è entrato nelle ossa, Io son tutto spaventato in me stesso; Come avrei io riposo nel giorno della distretta, Quando colui che darà il guasto al popolo salirà contro a lui? Perciocchè il fico non germoglierà, E non vi sarà frutto alcuno nelle viti; La rendita dell’ulivo fallirà, E i campi non produrranno cibo; Le gregge verranno meno nelle mandre, E non vi saranno più buoi nelle stalle. Ma pure, io trionferò nel Signore, Io festeggerò nell’Iddio della mia salute. Il Signore Iddio mio è la mia forza, E renderà i miei piedi simili a que’ delle cerve, E mi condurrà sopra i miei alti luoghi. Dato al Capo de’ Musici, sopra Neghinot La parola del Signore, che fu indirizzata a Sofonia, figliuolo di Cusi, figliuolo di Ghedalia, figliuolo di Amaria, figliuolo di Ezechia, a’ dì di Giosia, figliuolo di Amon, re di Giuda. IO farò del tutto perire ogni cosa d’in su la faccia della terra, dice il Signore. Io farò perir gli uomini, e gli animali; io farò perir gli uccelli del cielo, e i pesci del mare; e gl’intoppi, insieme con gli empi; e sterminerò gli uomini d’in su la faccia della terra, dice il Signore. E stenderò la mia mano sopra Giuda, e sopra tutti gli abitanti di Gerusalemme; e sterminerò di questo luogo il rimanente de’ Baali, il nome de’ Camari, insieme co’ sacerdoti. E quelli parimente che adorano l’esercito del cielo sopra i tetti; e quelli ancora che adorano il Signore, e gli giurano; e quelli che giurano per Malcam; e quelli che si ritraggono indietro dal Signore, e quelli che non cercano il Signore, e non lo richieggono Silenzio, per la presenza del Signore Iddio! conciossiachè il giorno del Signore sia vicino; perciocchè il Signore ha apparecchiato un sacrificio, egli ha ordinati i suoi convitati. Ed avverrà, nel giorno del sacrificio del Signore, che io farò punizione de’ principi, e de’ figliuoli del re, e di tutti quelli che si vestono di vestimenti strani. In quel giorno ancora farò punizione di tutti coloro che saltano sopra la soglia; che riempiono le case de’ lor signori di rapina, e di frode. E in quel giorno, dice il Signore, vi sarà una voce di grido verso la porta de’ pesci, ed un urlo verso la seconda porta, ed un gran fracasso verso i colli. Urlate, abitanti del Mortaio; perciocchè tutto il popolo de’ mercatanti è perito, tutti i portatori di danari sono sterminati. Ed avverrà in quel tempo, che io investigherò Gerusalemme con delle lucerne, e farò punizione degli uomini che si sono rappresi sopra le lor fecce; che dicono nel cuor loro: Il Signore non fa nè bene nè male. E le lor facoltà saranno in preda, e le lor case in desolazione; ed avranno edificate delle case, e non vi abiteranno; e piantate delle vigne, e non ne berranno il vino Il gran giorno del Signore è vicino; egli è vicino, e si affretta molto; la voce del giorno del Signore sarà di persone che grideranno amaramente. I capitani sono già là. Quel giorno sarà giorno d’indegnazione; giorno di distretta, e d’angoscia; giorno di tumulto, e di fracasso; giorno di tenebre, e di caligine; giorno di nebbia, e di folta oscurità; giorno di tromba, e di stormo, sopra le città forti, e sopra gli alti cantoni. Ed io metterò gli uomini in distretta, e cammineranno come ciechi; perciocchè han peccato contro al Signore; e il lor sangue sarà sparso come polvere, e la lor carne come sterchi. Nè il loro argento, nè il loro oro, non li potrà scampare nel giorno dell’indegnazione del Signore; e tutto il paese sarà consumato per lo fuoco della sua gelosia; perciocchè egli farà una finale, ed anche affrettata distruzione di tutti gli abitanti del paese ADUNATEVI come della stoppia; adunatevi, o nazione rincrescevole. Avanti che il decreto partorisca, e il giorno sia passato a guisa di pula; avanti che venga sopra voi l’ardor dell’ira del Signore; avanti che venga sopra voi il giorno dell’ira del Signore; voi, tutti i mansueti del paese, che fate ciò ch’egli ordina, cercate il Signore; cercate giustizia, procacciate mansuetudine; forse sarete nascosti nel giorno dell’ira del Signore Perciocchè Gaza sarà abbandonata, ed Aschelon sarà messa in desolazione; Asdod sarà scacciata in pien mezzodì, ed Ecron sarà diradicato. Guai a quelli che abitano nella contrada della marine, alla nazione de’ Cheretei! la parola del Signore è contro a voi, o Cananei, o paese de’ Filistei; ed io ti distruggerò, talchè in te non abiterà più alcuno. E la contrada della marina sarà tutta mandre, e capanne di pastori, e stabbi di gregge. E quella contrada sarà per lo rimanente della casa di Giuda; essi pastureranno in que’ luoghi; la sera giaceranno nelle case di Aschelon; perciocchè il Signore Iddio loro li visiterà, e li ritrarrà di cattività Io ho udito il vituperio di Moab, e gli oltraggi de’ figliuoli di Ammon, i quali han fatto vituperio al mio popolo, e si sono ingranditi sopra i lor confini. Perciò, come io vivo, dice il Signor degli eserciti, l’Iddio d’Israele, Moab sarà come Sodoma, e i figliuoli di Ammon come Gomorra: un luogo abbandonato alle lappole, e una salina, e un deserto in perpetuo; il rimanente del mio popolo li prederà, e il resto della mia nazione li possederà. Questo avverrà loro per la loro alterezza; perciocchè han fatto vituperio al popolo del Signor degli eserciti, e si sono elevati contro a lui. Il Signore sarà terribile contro a loro; perciocchè egli farà venir meno tutti gl’iddii della terra; e ciascuno dal suo luogo l’adorerà, tutte le isole delle genti Anche voi, Etiopi, sarete uccisi con la mia spada. Egli stenderà eziandio le sua mano sopra il Settentrione, e distruggerà Assur, e metterà Ninive in desolazione, in luogo arido, come un deserto. E le gregge, tutte le bestie delle genti giaceranno nel mezzo di lei; e il pellicano, e la civetta albergheranno ne’ frontispizii de’ lor portali; canteranno con la lor voce sopra le finestre; desolazione sarà nelle soglie; perciocchè quella sarà spogliata de’ suoi cedri. Tal sarà la città trionfante, che abitava in sicurtà, che diceva nel cuor suo: Io son dessa, e non vi è altri che me. Come è ella stata ridotta in desolazione, in ricetto di bestie! chiunque passerà presso di essa zufolerà, e moverà la mano GUAI alla ribella, e contaminata; alla città d’oppressione! Ella non ha ascoltata la voce, non ha ricevuta correzione, non si è confidata nel Signore, non si è accostata al suo Dio. I suoi principi son dentro di lei leoni ruggenti; i suoi rettori son lupi della sera, che non han la mattina rotto alcun osso; i suoi profeti son temerari, uomini dislealissimi; i suoi sacerdoti han contaminate le cose sante, han fatta violenza alla Legge. Il Signore giusto è nel mezzo di lei; egli non fa alcuna iniquità; ogni mattina egli reca fuori alla luce il suo giudicio, egli non manca; ma il perverso non sa vergognarsi. Io ho sterminate le genti, le lor fortezze sono state distrutte; io ho deserte le loro strade, talchè non vi passa più alcuno; le lor città sono state desolate, talchè non vi è più alcuno, non vi è più abitatore. Io diceva: Tu mi temerai pure, tu riceverai pur correzione; e la sua stanza non sarà distrutta, con tutta la punizione che io ho fatta di lei; ma essi si son levati da mattina, hanno corrotte tutte le loro opere Tuttavolta, aspettatemi, dice il Signore, nel giorno che io mi leverò per ispogliare; conciossiachè il mio decreto sia di adunar le genti, di raccogliere i regni, per ispander sopra loro la mia indegnazione, tutto l’ardore della mia ira; perciocchè tutta la terra sarà consumata per lo fuoco della mia gelosia. Perciocchè allora muterò le labbra de’ popoli in labbra pure; acciocchè tutti quanti invochino il Nome del Signore, e lo servano di pari consentimento. Di là da’ fiumi d’Etiopia i miei supplicanti, la moltitudine de’ miei dispersi, porteranno le mie offerte. In quel giorno tu non sarai confusa per tutte le tue opere, con le quali hai misfatto contro a me; perciocchè allora io torrò del mezzo di te i tuoi superbi trionfanti, e tu non superbirai più per lo monte mio santo; e lascerò di resto dentro di te un popolo umile, e povero, il quale spererà nel Nome del Signore. Il rimanente d’Israele non commetterà iniquità, e non proferirà menzogna, e non si troverà nella lor bocca lingua frodolente; perciocchè pastureranno, e giaceranno, e non vi sarà alcuno che li spaventi Giubila, figliuola di Sion; da’ voci d’allegrezza, o Israele; rallegrati, e festeggia di tutto il cuor tuo, figliuola di Gerusalemme. Il Signore ha rimossi i tuoi giudicii, ha sgombrati i tuoi nemici; il Re d’Israele, il Signore, è dentro di te, tu non vedrai più il male. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: Non temere; Sion, non sieno le tue mani rimesse. Il Signore Iddio tuo, che è dentro di te, il Possente, ti salverà; egli gioirà di te di grande allegrezza: egli si acqueterà nel suo amore, egli festeggerà di te con grida di allegrezza. Io raccoglierò quelli che essendo dilungati da te, erano attristati per le solennità, di ciò che, in luogo di offerte, non vi era se non obbrobrio. Ecco, in quel tempo io fiaccherò tutti quelli che ti avranno afflitta; e salverò le zoppe, e raccoglierò le scacciate; e le porrò in lode, e in fama, in tutti i paesi dove saranno state in vituperio. In quel tempo io vi ricondurrò, e in quello stesso tempo vi raccoglierò; perciocchè io vi metterò in fama, e in lode, fra tutti i popoli della terra; quando io vi avrò tratti di cattività, davanti agli occhi vostri, ha detto il Signore NELL’anno secondo del re Dario, nel sesto mese, nel primo giorno del mese, la parola del Signore fu indirizzata, per lo profeta Aggeo, a Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, governatore di Giuda, ed a Iosua, figliuolo di Iosadac, sommo sacerdote, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Questo popolo ha detto: Il tempo non è ancora venuto, il tempo che la Casa del Signore ha da esser riedificata. E perciò la parola del Signore fu rivelata per lo profeta Aggeo, dicendo: È egli ben tempo per voi di abitar nelle vostre case intavolate, mentre questa Casa resta deserta? Ora dunque, così ha detto il Signor degli eserciti: Ponete mente alle vie vostre. Voi avete seminato assai, ed avete riposto poco; avete mangiato, e non vi siete potuti saziare; avete bevuto, e non vi siete potuti inebbriare; siete stati vestiti, e niuno si è potuto riscaldare; e colui che si è messo a servire per prezzo, l’ha fatto per mettere il suo salario in un sacco forato. Così ha detto il Signore degli eserciti: Ponete mente alle vie vostre. Salite al monte, e adducetene del legname, ed edificate questa Casa; ed io mi compiacerò in essa, e mi glorificherò, ha detto il Signore. Voi avete riguardato ad assai, ed ecco, ciò si è ridotto a poco; ed avete menato in casa, ed io ho soffiato sopra. Perchè? dice il Signor degli eserciti. Per la mia Casa, che è deserta; laddove ciascun di voi corre per la sua casa. Perciò, il cielo è stato serrato sopra voi, per non dar rugiada la terra eziandio ha ristretta la sua rendita. Ed io ho chiamata la secchezza sopra la terra, e sopra i monti, e sopra il frumento, e sopra il mosto, e sopra l’olio, e sopra tutto ciò che la terra produce; e sopra gli uomini, e sopra le bestie, e sopra tutta la fatica delle mani Or Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, e Iosua, figliuolo di Iosadac, sommo sacerdote, e tutto il rimanente del popolo, ubbidirono alla voce del Signore Iddio loro, ed alle parole del profeta Aggeo, secondo che il Signore Iddio loro l’avea mandato; e il popolo temette del Signore. Ed Aggeo, messo del Signore, disse al popolo, per commission del Signore: Io son con voi, dice il Signore. Il Signore adunque destò lo spirito di Zorobabel, figliuolo di Sealtiel governatore di Giuda, e lo spirito di Iosua, figliuolo di Iosadac, sommo sacerdote, e lo spirito di tutto il rimanente del popolo; e vennero, e lavorarono intorno alla Casa del Signor degli eserciti, loro Dio. Ciò fu nel ventesimoquarto giorno del sesto mese, nell’anno secondo del re Dario NEL settimo mese, nel ventesimoprimo giorno del mese, la parola del Signore fu rivelata per lo profeta Aggeo, dicendo: Parla ora a Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, governatore di Giuda, ed a Iosua, figliuolo di Iosadac, sommo sacerdote, ed al rimanente del popolo, dicendo: Chi di voi è rimasto, che abbia veduta questa Casa nella sua primiera gloria? e qual la vedete voi al presente? non è essa, appo quella, come nulla agli occhi vostri? Ma pure, fortificati ora, o Zorobabel, dice il Signore; fortificati parimente, o Iosua, figliuolo di Iosadac, sommo sacerdote; fortificatevi ancora voi, o popol tutto del paese, dice il Signore; e mettetevi all’opera; perciocchè io sono con voi, dice il Signor degli eserciti; secondo la parola che io patteggiai con voi, quando usciste di Egitto; e il mio Spirito dimorerà nel mezzo di voi; non temiate. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti: Ancora una volta, fra poco, io scrollerò il cielo, e la terra, e il mare, e l’asciutto; scrollerò ancora tutte le genti, e la scelta di tutte le nazioni verrà; ed io empierò questa Casa di gloria, ha detto il Signor degli eserciti. L’argento è mio, e l’oro è mio, dice il Signor degli eserciti. Maggiore sarà la gloria di questa seconda Casa, che la gloria della primiera, ha detto il Signor degli eserciti; ed io metterò la pace in questo luogo, dice il Signor degli eserciti NEL ventesimoquarto giorno del nono mese, nell’anno secondo di Dario, la parola del Signore fu rivelata per lo profeta Aggeo, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Domanda ora i sacerdoti, intorno alla Legge, dicendo: Se un uomo porta della carne consacrata nel lembo del suo vestimento, e tocca col suo lembo del pane, o della polta, o del vino, o dell’olio, o qualunque altra vivanda, sarà quella santificata? E i sacerdoti risposero, e dissero: No. Poi Aggeo disse: Se alcuno, essendo immondo per un morto, tocca qualunque di queste cose, non sarà ella immonda? E i sacerdoti risposero, e dissero: Sì, ella sarà immonda. Ed Aggeo rispose, e disse: Così è questo popolo, e così, è questa nazione, nel mio cospetto, dice il Signore; e così è ogni opera delle lor mani; anzi quello stesso che offeriscono quivi è immondo. Or al presente, ponete mente, come, da questo giorno addietro, avanti che fosse posta pietra sopra pietra nel Tempio del Signore; da che le cose sono andate così, altri è venuto ad un mucchio di venti misure, e ve ne sono state sol dieci; altri è venuto al tino per attingere cinquanta barili, e ve ne sono stati sol venti. Io vi ho percossi d’arsura, e di rubigine, e di gragnuola, in tutte le opere delle vostre mani; ma voi non vi siete curati di convertirvi a me, dice il Signore. Ora considerate, avanti questo giorno, che è il ventesimoquarto del nono mese: considerate dal giorno che il Tempio del Signore è stato fondato. Vi era egli più grano ne’ granai? fino alla vite, e al fico, e al melagrano e all’ulivo, nulla ha portato; ma da questo giorno innanzi io vi benedirò E LA parola del Signore fu indirizzata la seconda volta ad Aggeo, nel ventesimoquarto giorno del mese, dicendo: Parla a Zorobabel, governatore di Giuda, dicendo: Io scrollerò il cielo, e la terra; e sovvertirò il trono de’ regni, e distruggerò la forza de’ reami delle genti; e sovvertirò i carri, e quelli che saranno montati sopra; e i cavalli, e i lor cavalieri, saranno abbattuti, ciascuno per la spada del suo fratello. In quel giorno, dice il Signor degli eserciti, io ti prenderò, o Zorobabel, figliuolo di Sealtiel, mio servitore, dice il Signore; e ti metterò come un suggello; perciocchè io ti ho eletto, dice il Signor degli eserciti NELL’ottavo mese, nell’anno secondo di Dario, la parola del Signore fu indirizzata al profeta Zaccaria, figliuolo di Berechia, figliuolo di Iddo, dicendo: Il Signore è stato gravemente adirato contro a’ vostri padri; ma tu di’ loro: Così ha detto il Signor degli eserciti: Convertitevi a me, dice il Signor degli eserciti, ed io mi rivolgerò a voi, ha detto il Signor degli eserciti. Non siate come i vostri padri, a’ quali i profeti dei tempi passati gridavano, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Deh! convertitevi dalle vostre vie malvage, e dalle vostre malvage opere; ma essi non mi ubbidirono, e non mi porsero le orecchie, dice il Signore. I vostri padri dove son eglino? e que’ profeti potevano essi vivere in perpetuo? Le mie parole, e i miei statuti, de’ quali io avea data commissione a’ profeti, miei servitori, non aggiunsero esse pure i padri vostri? laonde essi si son convertiti, ed han detto: Come il Signore degli eserciti avea pensato di farci, secondo le nostre vie, e secondo le nostre opere, così ha egli operato inverso noi NEL ventesimoquarto giorno dell’undecimo mese, che è il mese di Sebat, nell’anno secondo di Dario, la parola del Signore fu indirizzata al profeta Zaccaria, figliuolo di Berechia, figliuolo di Iddo, dicendo: Io ho avuta di notte una visione, ed ecco un uomo, montato sopra un cavallo sauro, il quale se ne stava fra delle mortine, ch’erano in un luogo basso; e dietro a lui vi erano de’ cavalli sauri, e de’ vaiolati, e de’ bianchi. Ed io dissi: Che voglion dire queste cose, Signor mio? E l’Angelo che parlava meco, mi disse: Io ti mostrerò che vogliono dir queste cose. E l’uomo, che stava fra le mortine, rispose, e disse: Costoro son quelli che il Signore ha mandati, per andare attorno per la terra. E quelli fecero motto all’Angelo del Signore, che stava fra le mortine, e dissero: Noi siamo andati attorno per la terra; ed ecco, tutta la terra si riposa, e gode di quiete. E l’Angelo del Signore si fece a dire: O Signor degli eserciti, infino a quando non avrai tu pietà di Gerusalemme, e delle città di Giuda, contro alle quali tu sei stato gravemente adirato, lo spazio di questi settant’anni? E il Signore rispose all’Angelo, che parlava meco, buone parole, parole di consolazione. E l’Angelo, che parlava meco, mi disse: Grida, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Io sono ingelosito di gran gelosia per Gerusalemme, e per Sion. E sono adirato di grande ira contro alle nazioni che godono di agio, e di quiete; perciocchè io era un poco adirato, ma esse hanno aiutato al male. Perciò, così ha detto il Signore: Io mi son rivolto verso Gerusalemme in compassione; la mia Casa sarà in essa riedificata, dice il Signor degli eserciti; e il regolo sarà disteso sopra Gerusalemme. Grida ancora, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Ancora traboccheranno di beni le mie città; e il Signore consolerà ancora Sion, ed eleggerà ancora Gerusalemme POI io alzai gli occhi, e riguardai, ed ecco quattro corna. Ed io dissi all’Angelo che parlava meco: Che voglion dire queste corna? Ed egli disse: Queste son le corna, che han dissipato Giuda, Israele, e Gerusalemme. Poi il Signore mi fece veder quattro fabbri. Ed io dissi: Che vengono a far costoro? Ed egli rispose, e disse: Quelle son le corna, che han dissipato Giuda, secondo che niuno ha alzato il capo; ma costoro son venuti per dar loro lo spavento; per abbatter le corna delle genti, che hanno alzato il corno contro al paese di Giuda per dissiparlo POI io alzai gli occhi, e riguardai; ed ecco un uomo, che avea in mano una cordicella da misurare. Ed io gli dissi: Dove vai? Ed egli mi disse: Io vo a misurar Gerusalemme, per veder qual sia la sua larghezza, e quale la sua lunghezza. Ed ecco, l’Angelo che parlava meco uscì; e un altro Angelo gli uscì incontro. Ed egli gli disse: Corri, parla a quel giovane, dicendo: Gerusalemme sarà abitata per villate; per la moltitudine degli uomini, e delle bestie, che saranno in mezzo di lei. Ed io le sarò, dice il Signore, un muro di fuoco d’intorno, e sarò per gloria in mezzo di lei Oh! oh! fuggite dal paese di Settentrione, dice il Signore; perciocchè io vi ho sparsi per li quattro venti del cielo, dice il Signore. O Sion, scampa; tu, che abiti con la figliuola di Babilonia. Perciocchè, così ha detto il Signor degli eserciti: Dietro alla gloria! Egli mi ha mandato contro alle genti che vi hanno spogliati; perciocchè chi vi tocca, tocca la pupilla dell’occhio suo. Perciocchè, ecco, io levo la mano contro a loro, ed esse saranno in preda a’ lor servi; e voi conoscerete che il Signor degli eserciti mi ha mandato Giubila, e rallegrati, figliuola di Sion; perciocchè ecco, io vengo, ed abiterò in mezzo di te, dice il Signore. E molte nazioni si aggiungeranno al Signore in quel giorno, e mi saranno per popolo; ed io abiterò in mezzo di te, e tu conoscerai che il Signore degli eserciti mi ha mandato a te. E il Signore possederà Giuda, per sua parte, nella terra santa; ed eleggerà ancora Gerusalemme. Silenzio, ogni carne, per la presenza del Signore; perciocchè egli si è destato dalla stanza della sua santità POI il Signore mi fece veder Iosua, sommo sacerdote, che stava ritto in piè davanti all’Angelo del Signore; e Satana stava alla sua destra, per essergli contra, come parte avversa. E il Signore disse a Satana: Sgriditi il Signore, o Satana; sgriditi il Signore, che ha eletta Gerusalemme; non è costui un tizzone scampato dal fuoco? Or Iosua era vestito di vestimenti sozzi, e stava ritto in piè davanti all’Angelo. E l’Angelo prese a dire in questa maniera a quelli che stavano ritti davanti a lui: Toglietegli d’addosso quei vestimenti sozzi. Poi gli disse: Vedi, io ho rimossa d’addosso a te la tua iniquità, e t’ho vestito di vestimenti nuovi. Ho parimente detto: Mettaglisi una tiara netta in sul capo. Coloro adunque gli misero un tiara netta in sul capo, e lo vestirono di vestimenti nuovi. Or l’Angelo del Signore stava in piè. E l’Angelo del Signore protestò a Iosua, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Se tu cammini nelle mie vie, ed osservi ciò che io ho ordinato che si osservi, tu giudicherai la mia Casa, e guarderai i miei cortili; ed io ti darò di camminare fra costoro che son qui presenti Or ascolta, Iosua, sommo sacerdote, tu, e i tuoi compagni, che seggono nel tuo cospetto; perciocchè voi siete uomini di prodigio; perciocchè, ecco, io adduco il mio Servitore, il Germoglio. Perciocchè, ecco, la pietra, che io ho posta davanti a Iosua; sopra quell’una pietra vi sono sette occhi: ecco, io scolpisco la scultura di essa, dice il Signor degli eserciti; e torrò via l’iniquità di questo paese in un giorno. In quel giorno, dice il Signor degli eserciti, voi chiamerete ciascuno il suo compagno sotto alla vite, e sotto al fico POI l’Angelo che parlava meco ritornò, e mi destò, a guisa d’uomo che è destato dal suo sonno. Ed egli mi disse: Che vedi? Ed io dissi: Io ho riguardato, ed ecco un candelliere tutto d’oro, di sopra al quale vi è un bacino, e sopra il candelliere vi son sette sue lampane; e vi son sette colatoi, per le lampane, che sono in cima del candelliere. Vi sono ancora due ulivi di sopra ad esso; l’uno dalla destra del bacino, e l’altro dalla sinistra. Ed io feci motto all’Angelo che parlava meco, e gli dissi: Che voglion dire queste cose, signor mio? E l’Angelo che parlava meco rispose, e mi disse: Non sai tu che voglion dire queste cose? Ed io dissi: No, signor mio. Ed egli rispose, e mi disse in questa maniera: Quest’è la parola del Signore a Zorobabel: Non per esercito, nè per forza; ma per lo mio Spirito, ha detto il Signor degli eserciti. Chi sei tu, o gran monte, davanti a Zorobabel? tu sarai ridotto in piano; e la pietra del capo sarà tratta fuori, con rimbombanti acclamazioni: Grazia, grazia ad essa. Poi la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Le mani di Zorobabel han fondata questa Casa, e le sue mani altresì la compieranno; e tu conoscerai che il Signor degli eserciti mi ha mandato a voi. Perciocchè chi è colui che ha sprezzato il giorno delle piccole cose? Pur si rallegreranno; e quei sette che son gli occhi del Signore, che vanno attorno per tutta la terra, riguarderanno la pietra del piombino in mano di Zorobabel Ed io risposi, e gli disse: Che voglion dire questi due ulivi, che sono dalla destra e dalla sinistra del candelliere? E presi di nuovo a dirgli: Che voglion dire questi due ramoscelli d’ulivo, che sono allato a’ due doccioni d’oro, che versano in giù l’oro? Ed egli mi disse: Non sai tu che voglion dire queste cose? Ed io dissi: No, signor mio. Ed egli disse: Questi ramoscelli sono i due figliuoli dell’olio, che stanno ritti appresso il Signor di tutta la terra POI alzai di nuovo gli occhi, e riguardai; ed ecco un rotolo volante. E l’Angelo mi disse: Che vedi? Ed io dissi: Io veggo un rotolo volante, la cui lunghezza è di venti cubiti, e la larghezza di dieci cubiti. Ed egli mi disse: Quest’è l’esecrazione, che è uscita fuori sopra la faccia di tutta la terra; perciocchè da un lato, ogni ladro è stato riciso, secondo quella; e dall’altro, ogni uomo che giura falsamente è stato riciso, secondo quella. Io l’ho messa fuori, dice il Signor degli eserciti, ed è venuta contro alla casa del ladro, e contro alla casa di chi giura per lo mio Nome falsamente; ed è dimorata in mezzo della sua casa, e l’ha consumata, insieme col suo legname, e le sue pietre POI l’Angelo che parlava meco uscì, e mi disse: Deh! alza gli occhi, e riguarda che cosa è questa che esce fuori. Ed io dissi: Che cosa è? Ed egli disse: Quest’è un moggio, che esce. Poi disse: Quest’è l’occhio loro, che va per tutta la terra. Ed ecco, una massa di piombo fu portata; ed ecco una donna, che sedeva in mezzo del moggio. Ed egli disse: Quest’è l’empietà. Ed egli la gettò in mezzo del moggio; poi gettò la massa del piombo in su la bocca di esso. Poi, io alzai gli occhi, e riguardai; ed ecco, due donne uscivano, le quali aveano il vento nelle loro ale; ed aveano delle ale somiglianti alle ale di una cicogna; ed esse levarono il moggio fra cielo e terra. Ed io dissi all’Angelo che parlava meco: Dove portano esse il moggio? Ed egli mi disse: Nel paese di Sinear per edificargli quivi una casa; e quivi sarà stanziato, e posato sopra la sua base POI alzai di nuovo gli occhi, e riguardai; ed ecco quattro carri, che uscivano d’infra due monti; e quei monti erano monti di rame. Nel primo carro vi erano cavalli sauri, e nel secondo carro cavalli morelli; e nel terzo carro cavalli bianchi, e nel quarto carro cavalli sauri, faldellati di bianco. Ed io presi a dire all’Angelo che parlava meco: Che voglion dire queste cose, signor mio? E l’Angelo rispose, e mi disse: Questi sono i quattro spiriti del cielo, che escono dalla presenza del Signore di tutta la terra, dove stanno. Il carro, nel qual sono i cavalli morelli, esce verso il paese del Settentrione; ed i bianchi escono dietro a loro; ma i faldellati di bianco escono verso il paese del Mezzodì. Poi uscirono i sauri, e richiesero di andare a scorrere per la terra. Ed egli disse loro: Andate, scorrete per la terra. Essi adunque scorsero per la terra. Poi egli mi chiamò, e mi parlò, dicendo: Vedi, quelli che escono verso il paese del Settentrione hanno acquetata l’ira mia nel paese del Settentrione POI la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Prendi, d’infra quelli che sono stati in cattività; da Heldai, da Tobia, e da Iedaia; vieni anche in quello stesso giorno, ed entra in casa di Giosia, figliuolo di Sefania, i quali son venuti di Babilonia; prendi, dico, da loro dell’argento, e dell’oro, e fanne delle corone; e mettile sopra il capo di Iosua, figliuolo di Iosadac, sommo sacerdote. E parla a lui, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Ecco un uomo, il cui nome è: Il Germoglio; ed egli germoglierà sotto di sè, ed edificherà il tempio del Signore. Ed egli sarà quel ch’edificherà il tempio del Signore, e porterà la gloria; e sederà, e signoreggerà sopra il suo trono, e insieme sarà Sacerdote sopra il suo seggio; e consiglio di pace sarà fra questi due. E quant’è alle corone, sieno per Helem, e per Tobia, e per Iedaia, e per Hen, figliuolo di Sefania; per ricordanza nel tempio del Signore. E que’ che son lontani verranno, ed edificheranno nel tempio del Signore; e voi conoscerete che il Signor degli eserciti mi ha mandato a voi; e questo avverrà, se pure ascoltate la voce del Signore Iddio vostro POI avvenne nell’anno quarto del re Dario, che la parola del Signore fu indirizzata a Zaccaria, nel quarto giorno del nono mese, cioè, di Chisleu; quando que’ della Casa di Dio ebbero mandati Sareser, e Reghemmelec, e i lor principali, per far supplicazione nel cospetto del Signore; e per dire a’ sacerdoti della Casa del Signor degli eserciti, ed a’ profeti, in questa maniera: Piangerò io nel quinto mese, separandomi, come ho fatto già per tanti anni? E la parola del Signore mi fu indirizzata, dicendo: Parla a tutto il popolo del paese, ed ai sacerdoti, dicendo: Quando voi avete digiunato, e pianto, nel quinto, e nel settimo mese, lo spazio di settant’anni, avete voi pur digiunato a me? E quando voi mangiate, e quando bevete, non siete voi quelli che mangiate, e che bevete? Non son queste le parole che il Signore ha fatte predicare per li profeti de’ tempi passati, mentre Gerusalemme era abitata, e tranquilla, insieme con le sue città d’intorno; ed era parimente abitata la parte meridionale, e la pianura? Poi la parola del Signore fu indirizzata a Zaccaria, dicendo: Così disse già il Signor degli eserciti: Fate fedel giudicio, ed usate benignità, e pietà, ciascuno inverso il suo fratello. E non oppressate la vedova, nè l’orfano, nè il forestiere nè il povero; e non macchinate nel vostro cuore male alcuno l’un contro all’altro. Ma essi ricusarono di attendere, e porsero una spalla ritrosa, ed aggravarono le loro orecchie, per non ascoltare; e rendettero il cuor loro simile ad un diamante, per non ascoltar la Legge, nè le parole che il Signor degli eserciti mandava a dir loro per lo suo Spirito, per lo ministerio de’ profeti de’ tempi passati; laonde vi è stata grande indegnazione da parte del Signor degli eserciti. Ed è avvenuto che, come quando egli chiamava, essi non ascoltarono; così, quando hanno gridato, io non li ho ascoltati, ha detto il Signor degli eserciti. Ed io li ho dissipati fra tutte le genti, le quali essi non conoscevano; e il paese è stato desolato dietro a loro, senza che alcuno andasse, o venisse più per esso; ed essi han messo il paese dilettissimo in desolazione LA parola del Signor degli eserciti mi fu ancora indirizzata, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Io sono ingelosito di gran gelosia per amor di Sion, e sono stato geloso per essa con grande ira. Così ha detto il Signore: Io son ritornato in Sion, ed abiterò in mezzo di Gerusalemme; e Gerusalemme sarà chiamata: Città di verità, e: Monte del Signor degli eserciti, Monte santo. Così ha detto il Signor degli eserciti: Ancora vi saranno de’ vecchi, e delle vecchie, che sederanno nelle piazze di Gerusalemme; e ciascuno avrà in mano il suo bastone, per la grande età. E le piazze della città saran ripiene di fanciulli, e di fanciulle, che si sollazzeranno per le piazze di essa. Così ha detto il Signor degli eserciti: Se ciò par maraviglioso al rimanente di questo popolo in que’ giorni, sarà egli però impossibile appo me? dice il Signor degli eserciti. Così ha detto il Signor degli eserciti: Ecco, io salvo il mio popolo dal paese del Levante, e dal paese del Ponente; e li condurrò, ed abiteranno in mezzo di Gerusalemme, e mi saranno popolo; ed io sarò loro Dio, in verità, e in giustizia Così ha detto il Signor degli eserciti: Sieno le vostre mani rinforzate, o voi, che udite queste parole in questi tempi, dalla bocca de’ profeti, che sono stati nel giorno che la Casa del Signor degli eserciti, il tempio, è stata fondata, per esser riedificata. Perciocchè, avanti questi giorni, non vi era alcun premio nè per uomini, nè per bestie e non vi era alcuna pace a chi andava, e veniva, per cagion del nemico; ed io mandava tutti gli uomini l’uno contro all’altro; ma ora, io non sarà al rimanente di questo popolo, come sono stato ne’ tempi addietro, dice il Signor degli eserciti. Perciocchè vi sarà sementa di pace; la vite porterà il suo frutto, e la terra produrrà la sua rendita, e i cieli daranno la lor rugiada; ed io farò eredar tutte queste cose al rimanente di questo popolo. Ed avverrà che, come voi, o casa di Giuda, e casa d’Israele, siete stati in maledizione fra le genti, così vi salverò e sarete in benedizione; non temiate, sieno le vostre mani rinforzate. Perciocchè, così ha detto il Signore degli eserciti: Siccome io pensai d’affliggervi, quando i vostri padri mi provocarono a indegnazione, ha detto il Signor degli eserciti, e non me ne son pentito; così in contrario in questi tempi ho pensato di far del bene a Gerusalemme, ed alla casa di Giuda; non temiate. Queste son le cose che avete a fare: parlate in verità, ciascuno col suo compagno; fate giudicio di verità, e di pace, nelle vostre porte. E non macchinate nel vostro cuore male alcuno l’un contro all’altro, e non amate il giuramento falso; perciocchè tutte queste cose son quelle che io odio Poi la parola del Signor degli eserciti mi fu indirizzata, dicendo: Così ha detto il Signor degli eserciti: Il digiuno del quarto, e il digiuno del quinto, e il digiuno del settimo, e il digiuno del decimo mese, sarà convertito alla casa di Giuda in letizia, ed allegrezza, e in buone feste; amate dunque la verità, e la pace. Così ha detto il Signor degli eserciti: Ancora avverrà che popoli, ed abitanti di molte città, verranno; e che gli abitanti d’una città andranno all’altra, dicendo: Andiam pure a far supplicazione al Signore, ed a ricercare il Signor degli eserciti; anch’io vi andrò. E gran popoli, e possenti nazioni, verranno, per cercare il Signor degli eserciti, in Gerusalemme, e per far supplicazione al Signore. Così ha detto il Signor degli eserciti: In que’ tempi avverrà che dieci uomini, di tutte le lingue delle genti, prenderanno un uomo Giudeo per lo lembo della sua vesta, dicendo: Noi andremo con voi; perciocchè abbiamo udito che Iddio è con voi IL carico della parola del Signore contro al paese di Hadrac, e contro a Damasco, luogo del suo riposo: Perciocchè al Signore si volge l’occhio degli uomini, e di tutte le tribù d’Israele. Ed egli porrà eziandio i termini ad Hamat, e a Tiro, ed a Sidon; benchè quelle città sieno grandemente savie; e che Tiro si sia edificata una fortezza, ed abbia ammassato dell’argento, a guisa del fango delle strade. Ecco, il Signore la scaccerà, e percoterà i suoi ripari, e li getterà nel mare, ed ella sarà consumata col fuoco. Aschelon lo vedrà, e temerà; Gaza anch’ella, e sentirà gran doglia; come anche Ecron; perciocchè quella a cui ella riguardava sarà confusa; e il re perirà di Gaza, ed Aschelon non sarà più abitata. E de’ bastardi abiteranno in Asdod, ed io distruggerò l’alterezza dei Filistei. E torrò il lor sangue dalla lor bocca, e le loro abbominazioni d’infra i lor denti; e ciò che sarà rimasto apparterrà anch’esso all’Iddio nostro, e sarà come un capo in Giuda; ma Ecron sarà come il Gebuseo. Ed io mi accamperò intorno alla mia Casa, per difenderla da esercito, da chi va e viene; e l’oppressore non passerà più a loro; perciocchè ora io l’ho riguardata con gli occhi miei Festeggia grandemente, o figliuola di Sion; giubila, figliuola di Gerusalemme. Ecco, il tuo Re, giusto, e Salvatore, umile, e montato sopra un asino, anzi sopra un puledro d’infra le asine, verrà a te. Ed io sterminerò di Efraim i carri, e di Gerusalemme i cavalli; e gli archi di guerra saran distrutti; e quel Re parlerà di pace alle nazioni; e la sua signoria sarà da un mare all’altro, e dal Fiume fino agli estremi termini della terra. Quant’è a te, ancora, o Sion, per lo sangue del tuo patto, io ho messi in libertà i tuoi prigioni fuor della fossa, ove non era acqua alcuna Ritornate alla fortezza, o prigioni di speranza; ancor oggi ti annunzio che io ti renderò de’ beni al doppio. Perciocchè io mi ho teso Giuda, come un arco; io ho impugnato Efraim a piena mano, ed ho destati i tuoi figliuoli, o Sion, contro a’ tuoi figliuoli, o Iavan; e ti ho renduta simile alla spada di un uomo prode. E il Signore apparirà di sopra a loro, e le sue saette saranno tratte, a guisa di folgori; e il Signore Iddio sonerà con la tromba, e camminerà co’ turbini dell’Austro. Il Signor degli eserciti sarà lor protettore; ed essi mangeranno, e ribatteranno le pietre delle frombole; e berranno, e romoreggeranno, come per lo vino; e saran ripieni, come il bacino, come i canti dell’altare. E il Signore Iddio loro li salverà in quel giorno, come la greggia del suo popolo; perciocchè pietre coronate saran rizzate per insegne sopra la sua terra. Perciocchè quanta sarà la sua bontà? e quanta la sua bellezza? il frumento farà crescere e fiorire i giovani, e il mosto le fanciulle DOMANDATE al Signore la pioggia nel tempo della stagione della ricolta; il Signore manderà lampi, e darà loro nembi di pioggia, ed a ciascuno dell’erba nel suo campo. Conciossiachè gl’idoli abbian detta menzogna, e gl’indovini abbian vedute visioni di falsità, e i sognatori abbian detta vanità, ed abbian date vane consolazioni; perciò il popolo se n’è andato qua e là, a guisa di pecore, ed è stato oppressato; perciocchè non vi era alcun pastore. La mia ira si è accesa contro a quei pastori, ed io ho fatta punizione sopra i becchi. Dopo che il Signor degli eserciti ha visitata la sua mandra, la casa di Giuda, egli li ha fatti essere come il suo cavallo di gloria, nella guerra. Da lui è il cantone, da lui il chiodo, da lui l’arco della guerra; da lui parimente procede ogni oppressore E saranno simili ad uomini prodi, calpestanti nella battaglia i nemici, come il fango delle strade; e combatteranno, perciocchè il Signore sarà con loro; e quelli che saran montati sopra cavalli saranno confusi. Ed io fortificherò la casa di Giuda, e salverò la casa di Giuseppe, e li ricondurrò in casa loro; perciocchè io avrò pietà di loro; e saranno come se io non li avessi mai scacciati lontano; perciocchè io sono il Signore Iddio loro, e li esaudirò. E que’ di Efraim saranno come un uomo prode, e il cuor loro si rallegrerà, come per lo vino; e i lor figliuoli lo vedranno, e si rallegreranno; il cuor loro festeggerà nel Signore. Io fischierò loro, e li raccoglierò, quando li avrò riscattati; e moltiplicheranno, come già moltiplicarono. E dopo che io li avrò seminati fra i popoli, si ricorderanno di me in paesi lontani; e viveranno co’ lor figliuoli, e se ne ritorneranno. Ed io li ricondurrò dal paese di Egitto, e li raccoglierò di Assiria, e li menerò nel paese di Galaad, e nel Libano; e quello non basterà loro. Ed egli passerà per lo stretto del mare, e percoterà le onde nel mare, e tutte le profondità del fiume saran seccate; e l’alterezza di Assur sarà abbattuta, e lo scettro di Egitto sarà tolto via. Ed io lo fortificherò nel Signore, ed essi cammineranno nel suo Nome, dice il Signore APRI, o Libano, le tue porte, e il fuoco consumerà i tuoi cedri. Urlate, abeti; perciocchè i cedri son caduti, e gli alberi nobili sono stati guasti; urlate, querce di Basan; perciocchè la selva chiusa è stata abbattuta. Vi è un grido d’urlo de’ pastori, perciocchè la lor gloria è stata guasta; vi è un grido di ruggito de’ leoncelli, perciocchè l’altezza del Giordano è stata guasta Così ha detto il Signore Iddio mio: Pastura le pecore esposte ad uccisione; i cui comperatori le uccidono, e non ne son tenuti colpevoli; ed i cui venditori dicono: Benedetto sia il Signore; io son pure arricchito; ed i cui pastori non le risparmiano punto. Perciocchè io non risparmierò più gli abitanti del paese, dice il Signore; anzi ecco, io farò cader gli uomini nelle mani l’un dell’altro, e nelle mani del loro re; ed essi metteranno il paese in conquasso, ed io non li riscoterò dalle lor mani. Io adunque pasturai le pecore esposte ad uccisione, che son veramente le più povere della greggia; e mi presi due verghe; all’una posi nome: Piacevolezza, e all’altra posi nome: Vincoli; e pasturai la greggia. Ed io sterminai tre pastori in un mese; ma l’anima mia si accorò per essi, ed anche l’anima loro mi ebbe a sdegno. Ed io dissi: Io non vi pasturerò più; quella che muore muoia, quella che perisce perisca, e quelle che rimangono mangino la carne l’una dell’altra. Ed io presi la mia verga, detta Piacevolezza, e la spezzai; annullando il mio patto, che io avea fatto con tutti i popoli. E quello fu annullato in quel giorno, e i poveri d’infra la greggia che mi osservavano conobbero che ciò era parola del Signore. Ed io dissi loro: Se così vi piace, datemi il mio premio; se no, rimanetevene. Ed essi mi pesarono trenta sicli d’argento per lo mio premio. E il Signore mi disse: Gettali via, perchè sien dati ad un vasellaio; quest’è il prezzo onorevole, nel quale io sono stato da loro apprezzato. Io presi adunque i trenta sicli d’argento, e li gettai nella Casa del Signore, per esser dati ad un vasellaio. Poi ruppi la mia seconda verga, detta Vincoli, rompendo la fratellanza fra Giuda ed Israele E il Signore mi disse: Prenditi ancora gli arnesi d’un pazzo pastore. Perciocchè, ecco, io farò sorgere nel paese un pastore, il qual non avrà cura delle pecore che periranno; egli non cercherà le disperse, e non risanerà le fiaccate, e non sostenterà quelle che stanno ancora in piè; anzi mangerà la carne delle grasse, e schianterà loro le unghie. Guia al pastore da nulla, che abbandona la greggia; la spada soprasta al suo braccio, ed al suo occhio destro; il suo braccio si seccherà del tutto, ed il suo occhio destro sarà del tutto oscurato IL carico della parola del Signore intorno ad Israele. Il Signore che ha stesi i cieli, ed ha fondata la terra; e che forma lo spirito dell’uomo dentro di esso; dice: Ecco, io farò che Gerusalemme sarà una coppa di stordimento a tutti i popoli d’intorno; eziandio, quando avran posto l’assedio a Gerusalemme, facendo guerra contro a Giuda. E avverrà in quel giorno che io farò che Gerusalemme sarà una pietra pesante a tutti i popoli; tutti coloro che se la caricheranno addosso saran del tutto lacerati. E tutte le nazioni della terra si raduneranno contro a lei. Ma in quel giorno, dice il Signore, io percoterò tutti i cavalli di smarrimento, e i lor cavalcatori di smania; ed aprirò i miei occhi sopra la casa di Giuda, e percoterò di cecità tutti i cavalli de’ popoli. Ed i capi di Giuda diranno nel cuor loro: Oh! sienmi fortificati gli abitanti di Gerusalemme, nel Signor degli eserciti, loro Dio. In quel giorno farò che i capi di Giuda saranno come un focolare fra delle legne, e come una fiaccola accesa fra delle mannelle di biade; e consumeranno a destra, ed a sinistra, tutti i popoli d’intorno; e Gerusalemme sarà ancora abitata nel luogo suo, in Gerusalemme. E il Signore salverà imprima i tabernacoli di Giuda; acciocchè la gloria della casa di Davide, e la gloria degli abitanti di Gerusalemme, non s’innalzi sopra Giuda. In quel giorno il Signore sarà protettore degli abitanti di Gerusalemme; e colui d’infra loro che vacillerà sarà in quel giorno simile a Davide; e la casa di Davide sarà come un Dio, come un Angelo del Signore, davanti a loro Ed avverrà in quel giorno che io cercherò tutte le nazioni che verranno contro a Gerusalemme, per distruggerle. E spanderò sopra la casa di Davide, e sopra gli abitanti di Gerusalemme, lo Spirito di grazia, e di supplicazioni; e riguarderanno a me che avranno trafitto; e ne faran cordoglio, simile al cordoglio che si fa per lo figliuolo unico; e ne saranno in amaritudine, come per un primogenito. In quel giorno vi sarà un gran cordoglio in Gerusalemme, quale è il cordoglio di Hada-rimmon, nella campagna di Meghiddon. E il paese farà cordoglio, ciascuna nazione a parte; la nazione della casa di Davide a parte, e le lor mogli a parte; la nazione della casa di Natan a parte, e le lor mogli a parte; la nazione della casa di Levi a parte, e le lor mogli a parte; la nazione della casa di Simi a parte, e le lor mogli a parte; tutte le nazioni rimaste ciascuna a parte, e le lor mogli a parte In quel giorno vi sarà una fonte aperta alla casa di Davide, ed agli abitanti di Gerusalemme, per lo peccato, e per l’immondizia. Ed avverrà in quel giorno, dice il Signor degli eserciti, che io sterminerò i nomi degl’idoli dal paese, ed essi non saran più ricordati; ed ancora torrò via dal paese i profeti, e lo spirito immondo. E avverrà che quando alcuno profetizzerà ancora, suo padre, e sua madre, che l’avran generato, gli diranno: Tu non viverai; conciossiachè tu abbi proferita menzogna nel Nome del Signore; e suo padre, e sua madre, che l’avran generato, lo trafiggeranno, mentre egli profetizzerà. Ed avverrà in quel giorno, che i profeti saran confusi, ciascuno della visione ch’egli avrà proposta, quando egli profetizzava; e non si vestiranno più d’ammanto velloso, per mentire. E ciascun di loro dirà: Io non son profeta, io son lavorator di terra; perciocchè altri mi ha fatto andar dietro al bestiame fin dalla mia giovanezza. E gli si dirà: Che voglion dire quelle ferite, che tu hai in mezzo delle mani? Ed egli dirà: Son quelle che mi sono state date nella casa de’ miei amici O SPADA, destati contro al mio Pastore, contro all’uomo che è mio prossimo, dice il Signor degli eserciti; percuoti il Pastore, e le pecore saran disperse; ma pure io volgerò la mia mano sopra i piccoli. Ed avverrà in tutta la terra, dice il Signore, che le due parti ne saranno sterminate, e morranno; e la terza dimorerà sol di resto in esse. E ancora metterò quella terza nel fuoco, e nel cimento, come si mette l’argento; e li proverò, come si prova l’oro; essi invocheranno il mio Nome, ed io risponderò loro, e dirò: Essi sono mio popolo; e ciascun di loro dirà: Il Signore è l’Iddio mio Ecco, un giorno viene, mandato dal Signore, nel quale le tue spoglie saranno spartite nel mezzo di te, o Gerusalemme. Ed io adunerò tutte le nazioni contro a Gerusalemme in battaglia, e la città sarà presa, e le case saranno predate, e le donne sforzate; e la metà della città andrà in cattività; ma il rimanente del popolo non sarà sterminato dalla città. Poi il Signore uscirà, e combatterà contro alle nazioni, come nel giorno che egli combattè, nel giorno della battaglia. E i suoi piedi si fermeranno in quel giorno sopra il monte degli Ulivi, che è dirincontro a Gerusalemme, dal Levante; e il monte degli Ulivi sarà fesso per la metà, dal Levante al Ponente; e vi si farà una grandissima valle; e la metà del monte si ritrarrà verso il Settentrione, e l’altra sua metà verso il Mezzodì. E voi fuggirete nella valle de’ miei monti; perciocchè la valle di que’ monti giungerà fino ad Asal; e fuggirete come fuggiste per lo tremoto a’ dì di Uzzia, re di Giuda; e il Signore Iddio mio verrà; e tutti i santi saranno teco. Ed avverrà in quel giorno che la luce non sarà serenità e caligine. E vi sarà un giorno unico, che è conosciuto al Signore, che non sarà composto di giorno, e di notte; ed al tempo della sera vi sarà luce E in quel giorno avverrà che delle acque vive usciranno di Gerusalemme; la metà delle quali trarrà verso il mare orientale, e l’altra metà verso il mare occidentale; e quelle dureranno state, e verno. E il Signore sarà re sopra tutta la terra. In quel giorno non vi sarà altri che il Signore, e il Nome del Signore. Tutto il paese sarà mutato in una pianura, da Gheba fino a Rimmon, che è dal Mezzodì di Gerusalemme; e Gerusalemme sarà esaltata, ed abitata nel luogo suo, dalla porta di Beniamino fino al luogo della prima porta, e fino alla porta de’ cantoni; e dalla torre di Hananeel fino a’ torcoli del re. E si abiterà in essa, e non vi sarà più distruzione a modo d’interdetto; e Gerusalemme sarà abitata in sicurtà. E questa sarà la piaga, della quale il Signore percoterà tutti i popoli che avran guerreggiato contro a Gerusalemme: egli farà struggere la loro carne, mentre se ne stanno in piedi; i loro occhi eziandio si struggeranno ne’ lor bucchi, e la loro lingua si struggerà loro in bocca. E avverrà, in quel giorno, che il fracasso del Signore sarà grande fra loro; e ciascun di loro prenderà la mano del suo compagno, e metterà la mano sopra la mano del suo compagno. Giuda eziandio guerreggerà contro a Gerusalemme; e le ricchezze di tutte le nazioni saran radunate d’ogn’intorno: oro, ed argento, e vestimenti, in grandissima quantità. La piaga ancora de’ cavalli, de’ muli, de’ cammelli, e degli asini, e di tutte le bestie, che saranno in quegli accampamenti, sarà come quella Ed avverrà che tutti quelli che saran rimasti di tutte le nazioni, che saran venute contro a Gerusalemme, saliranno d’anno in anno, per adorare il Re, il Signor degli eserciti; e per celebrar la festa de’ tabernacoli. Ed avverrà che se alcuni delle nazioni della terra non salgono in Gerusalemme, per adorare il Re, il Signor degli eserciti, e’ non caderà sopra loro alcuna pioggia. E se la nazione di Egitto non vi sale, e non vi viene, eziandio sopra loro non caderà alcuna pioggia; vi sarà la piaga, della quale il Signore percoterà le nazioni che non saranno salite per celebrar la festa de’ tabernacoli. Tal sarà la punizione del peccato di Egitto, e la punizione del peccato di tutte le nazioni, che non saliranno per celebrar la festa de’ tabernacoli. In quel giorno vi sarà sopra le borchie de’ cavalli: SANTITÀ AL SIGNORE; e le caldaie nella Casa del Signore saranno come i bacini davanti all’altare. Ed ogni caldaia, in Gerusalemme, e in Giuda, sarà consacrata al Signor degli eserciti; e tutti quelli che sacrificheranno verranno, e prenderanno di quelle caldaie, e coceranno in esse; e non vi sarà più Cananeo alcuno nella Casa del Signore degli eserciti, in quel giorno Il carico della parola del Signore, indirizzata ad Israele, per Malachia. IO vi ho amati, ha detto il Signore. E voi avete detto: In che ci hai amati? Non era Esaù fratello di Giacobbe? dice il Signore. Or io ho amato Giacobbe; ed ho odiato Esaù, ed ho messi i suoi monti in desolazione, ed ho abbandonata la sua eredità agli sciacalli del deserto. Se pure Edom dice: Noi siamo impoveriti, ma torneremo a edificare i luoghi deserti; così ha detto il Signor degli eserciti: Essi edificheranno, ma io distruggerò; e saranno chiamati: Contrada d’empietà; e: Popolo contro al quale il Signore è indegnato in perpetuo. E gli occhi vostri lo vedranno, e voi direte: Il Signore sia magnificato dalla contrada d’Israele Il figliuolo deve onorare il padre, e il servitore il suo signore; se dunque io son Padre, ov’è il mio onore? e se son Signore, ov’è il mio timore? ha detto il Signor degli eserciti a voi, o sacerdoti che sprezzate il mio Nome. E pur dite: In che abbiamo noi sprezzato il tuo Nome? Voi offerite sul mio altare del cibo contaminato. E pur dite: In che ti abbiamo noi contaminato? In ciò, che voi dite: La mensa del Signore è spregevole. E quando adducete un animale cieco, per sacrificarlo, non vi è male alcuno? parimente, quando adducete un animale zoppo, o infermo, non vi è male alcuno? presentalo pure al tuo governatore; te ne saprà egli grado, o gli sarai tu accettevole? ha detto il Signor degli eserciti. Ora dunque, supplicate pure a Dio, ch’egli abbia pietà di noi; questo essendo proceduto dalle vostre mani, sarebbegli alcun di voi accettevole? ha detto il Signor degli eserciti. Chi è eziandio d’infra voi colui che serri le porte? E pur voi non accendete il fuoco sopra il mio altare per nulla. Io non vi gradisco, ha detto il Signor degli eserciti; e non accetterò alcuna offerta dalle vostre mani. Ma dal sol levante fino al ponente, il mio Nome sarà grande fra le genti; e in ogni luogo si offerirà al mio Nome profumo, ed offerta pura; perciocchè il mio Nome sarà grande fra le genti, ha detto il Signor degli eserciti. Ma quant’è a voi, voi lo profanate, dicendo: La mensa del Signore è contaminata; e quant’è alla sua rendita, il suo cibo è spregevole. Voi avete eziandio detto: Ecco, quanta fatica! E pure a lui avete dato l’affanno, ha detto il Signor degli eserciti; mentre adducete animali rapiti, e zoppi, ed infermi; e li adducete per offerta, li gradirei io dalla vostra mano? ha detto il Signore. Or maledetto sia il frodolente, il quale, avendo nella sua mandra un maschio, vota, e sacrifica al Signore un animale difettoso; conciossiachè io sia il gran Re, ha detto il Signor degli eserciti; e il mio Nome sia tremendo fra le genti Or dunque, o sacerdoti, a voi s’indirizza questo comandamento: Se voi non ubbidite, e non vi mettete in cuore di dar gloria al mio Nome, ha detto il Signor degli eserciti, io manderò contro a voi la maledizione, e maledirò le vostre benedizioni; ed anche, già le ho maledette, perciocchè voi non vi mettete questo in cuore. Ecco, io sgriderò le vostre sementi, e verserò dello sterco sopra le vostre facce, lo sterco delle vostre feste; e sarete portati via nel luogo di quello. E voi conoscerete che io vi avea mandato questo comandamento, acciocchè il mio patto fosse con Levi, ha detto il Signor degli eserciti. Il mio patto fu già con lui, di vita, e di pace; e gli diedi quelle cose, per lo timore del quale egli mi temette; e perciocchè egli ebbe spavento del mio Nome. La Legge della verità fu nella sua bocca, e non si trovò alcuna iniquità nelle sue labbra; egli camminò meco in pace, e in dirittura, e convertì molti dall’iniquità. Conciossiachè le labbra del sacerdote abbiano a conservar la scienza, e si abbia da cercar la Legge dalla sua bocca; perciocchè egli è l’Angelo del Signor degli eserciti. Ma voi vi siete stornati dalla via, voi ne avete fatti intoppar molti nella Legge, voi avete violato il patto di Levi, ha detto il Signor degli eserciti. Laonde altresì vi ho resi vili, ed abbietti appo tutto il popolo; siccome voi non osservate le mie vie, ed avete riguardo alla qualità delle persone spiegando la Legge NON abbiam noi tutti uno stesso Padre? non ci ha uno stesso Dio creati? perchè usa dislealtà l’uno inverso l’altro, violando il patto de’ nostri padri? Giuda ha usata dislealtà; ed abominazione è stata commessa in Israele ed in Gerusalemme; conciossiachè Giuda abbia profanata la santità del Signore che l’ha amato, ed abbia sposate delle figliuole di dii stranieri. Il Signore sterminerà da’ tabernacoli di Giuda, l’uomo che avrà ciò fatto, colui che veglia, e colui che canta, e colui che presenta offerte al Signor degli eserciti. E in secondo luogo voi fate questo: Voi coprite di lagrime, di pianto, e di strida, l’altar del Signore, talchè egli non riguarda più alle offerte, e non riceva più dalle vostre mani cosa alcuna a grado. E pur dite: Perchè? Perciocchè il Signore è stato testimonio fra te, e la moglie della tua giovanezza, inverso la quale tu usi dislealtà; benchè ella sia tua consorte, e la moglie del tuo patto. Or non fece egli un sol uomo? e pure egli avea abbondanza di spirito; e che vuol dir quell’un solo? Egli cercava una progenie di Dio. Guardatevi adunque sopra lo spirito vostro, che niun di voi usi dislealtà inverso la moglie della sua giovanezza. Che se pur l’odia, rimandila, ha detto il Signore Iddio d’Israele; e copra la violenza col suo vestimento, ha detto il Signor degli eserciti. Guardatevi adunque sopra lo spirito vostro, che non usiate dislealtà. VOI avete travagliato il Signore con le vostre parole; e pur dite: In che l’abbiamo travagliato? In ciò che voi dite: Chiunque fa male piace al Signore, ed egli prende diletto in tali; ovvero: Ov’è l’Iddio del giudicio? Ecco, io mando il mio Angelo, ed egli acconcerà la via davanti a me; e subito il Signore, il qual voi cercate, e l’Angelo del Patto, il qual voi desiderate, verrà nel suo tempio; ecco, egli viene, ha detto il Signor degli eserciti. E chi sosterrà il giorno della sua venuta? e chi durerà, quando egli apparirà? perciocchè egli è come il fuoco di chi fonde i metalli, e come l’erba de’ purgatori di panni. Ed egli sederà, struggendo, e purgando l’argento; e netterà i figliuoli di Levi, e li affinerà a guisa dell’oro, e dell’argento; ed essi offeriranno al Signore offerte in giustizia. E l’offerta di Giuda, e di Gerusalemme, sarà piacevole al Signore, come a’ dì antichi, e come negli anni di prima. Ed io mi accosterò a voi in giudicio; e sarò testimonio pronto contro agl’incantatori, e contro agli adulteri, e contro a quelli che giurano falsamente, e contro a quelli che fraudano il mercenario della sua mercede; ed oppressano la vedova, e l’orfano; e pervertono il diritto del forestiere, e non mi temono, ha detto il Signor degli eserciti. Perciocchè io sono il Signore che non mi muto, voi, figliuoli di Giacobbe, non siete stati consumati FIN dal tempo de’ vostri padri, voi vi siete stornati da’ miei statuti, e non li avete osservati. Convertitevi a me, ed io mi rivolgerò a voi, ha detto il Signor degli eserciti. E pur voi dite: In che ci convertiremo? L’uomo deve egli rubare Iddio, che voi mi rubate? E pur dite: In che ti abbiam noi rubato? Nelle decime, e nelle offerte. Voi sarete maledetti di maledizione, perciocchè mi rubate, o nazione tutta quanta. Portate tutte le decime nelle conserve, e siavi del cibo nella mia Casa; e fin da ora provatemi in questo, ha detto il Signor degli eserciti, se io non vi apro le cateratte del cielo, e non vi verso tanta benedizione che non le basterete. Io sgriderò, oltre a ciò, per amor vostro, le bestie divoranti, ed esse non guasteranno più i frutti della terra, e le vostre viti non isperderanno più ne’ campi, ha detto il Signor degli eserciti. E tutte le genti vi predicheranno beati; perciocchè voi sarete un paese di diletto, ha detto il Signor degli eserciti Voi avete usate parole dure contro a me, ha detto il Signore. E pur dite: Che abbiamo noi detto contro a te? Voi avete detto: In vano si serve a Dio; e che abbiamo noi guadagnato, mentre abbiamo osservato ciò ch’egli ha comandato che si osservi, e mentre siam camminati vestiti a bruno, per lo Signor degli eserciti? Or dunque noi reputiamo beati i superbi; benchè operino empiamente, pur sono edificati; benchè tentino il Signore, pur sono scampati. Allora coloro che temono il Signore han parlato l’uno all’altro, e il Signore è stato attento, e l’ha udito; ed un libro di memoria è stato scritto nel suo cospetto, per coloro che temono il Signore, e che pensano al suo Nome. E quelli mi saranno, ha detto il Signor degli eserciti, nel giorno che io opererò, un tesoro riposto; ed io li risparmierò, come un uomo risparmia il suo figliuolo che lo serve. E se pur voi vi convertite, voi vedrete qual differenza vi è tra il giusto e l’empio; tra colui che serve Iddio, e colui che non lo serve Perciocchè, ecco, quel giorno viene, ardente come un forno; e tutti i superbi, e chiunque opera empiamente, saran come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, ha detto il Signor degli eserciti; talchè non lascerà loro nè radice, nè ramo. Ma a voi, che temete il mio Nome, si leverà il Sole della giustizia, e guarigione sarà nelle sue ale; e voi uscirete, e saltellerete a guisa di vitelli di stia. E calpesterete gli empi; perciocchè saran come cenere sotto la pianta de’ vostri piedi, nel giorno che io opererò, ha detto il Signor degli eserciti Ricordatevi della Legge di Mosè, mio servitore; al quale io ordinai, in Horeb, statuti e leggi, per tutto Israele. Ecco, io vi mando il profeta Elia, avanti che venga quel grande e spaventevole giorno del Signore. Ed egli convertirà il cuor de’ padri a’ figliuoli, e il cuor de’ figliuoli a’ lor padri; che talora io non venga, e non percuota la terra di sterminio a modo d’interdetto LIBRO della generazione di Gesù Cristo, figliuolo di Davide, figliuolo di Abrahamo. Abrahamo generò Isacco; ed Isacco generò Giacobbe; e Giacobbe generò Giuda, ed i suoi fratelli. E Giuda generò Fares, e Zara, di Tamar; e Fares generò Esrom; ed Esrom generò Aram. Ed Aram generò Aminadab; ed Aminadab generò Naasson; e Naasson generò Salmon. E Salmon generò Booz, di Rahab; e Booz generò Obed, di Rut; ed Obed generò Iesse. E Iesse generò il re Davide. E il re Davide generò Salomone, di quella ch’era stata di Uria. E Salomone generò Roboamo; e Roboamo generò Abia; ed Abia generò Asa. Ed Asa generò Giosafat; e Giosafat generò Gioram; e Gioram generò Hozia. E Hozia generò Ioatam; e Ioatam generò Achaz; ed Achaz generò Ezechia. Ed Ezechia generò Manasse; e Manasse generò Amon; ed Amon generò Giosia. E Giosia generò Ieconia, e i suoi fratelli che furono al tempo della cattività di Babilonia. E, dopo la cattività di Babilonia, Ieconia generò Salatiel; e Salatiel generò Zorobabel. E Zorobabel generò Abiud; ed Abiud generò Eliachim; ed Eliachim generò Azor. Ed Azor generò Sadoc; e Sadoc generò Achim; ed Achim generò Eliud. Ed Eliud generò Eleazaro; ed Eleazaro generò Mattan; e Mattan generò Giacobbe. E Giacobbe generò Giuseppe, marito di Maria, della quale è nato Gesù, che è nominato Cristo. Così tutte le generazioni, da Abrahamo fino a Davide, son quattordici generazioni; e da Davide fino alla cattività di Babilonia, altresì quattordici; e dalla cattività di Babilonia fino a Cristo, altresì quattordici OR la natività di Gesù Cristo avvenne in questo modo. Maria, sua madre, essendo stata sposata a Giuseppe, avanti che fossero venuti a stare insieme si trovò gravida; il che era dello Spirito Santo. E Giuseppe, suo marito, essendo uomo giusto, e non volendola pubblicamente infamare, voleva occultamente lasciarla. Ma, avendo queste cose nell’animo, ecco, un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: Giuseppe, figliuol di Davide, non temere di ricever Maria, tua moglie; perciocchè, ciò che in essa è generato è dello Spirito Santo. Ed ella partorirà un figliuolo, e tu gli porrai nome Gesù; perciocchè egli salverà il suo popolo da’ lor peccati. Or tutto ciò avvenne, acciocchè si adempiesse quello ch’era stato detto dal Signore, per lo profeta, dicendo: Ecco, la Vergine sarà gravida, e partorirà un figliuolo, il qual sarà chiamato Emmanuele; il che, interpretato, vuol dire: Dio con noi. E Giuseppe, destatosi dal sonno, fece secondo che l’angelo del Signore gli avea comandato, e ricevette la sua moglie. Ma egli non la conobbe, finchè ebbe partorito il suo figliuol primogenito. Ed ella gli pose nome Gesù ORA, essendo Gesù nato in Betleem di Giudea, a’ dì del re Erode, ecco, de’ magi d’Oriente arrivarono in Gerusalemme, dicendo: Dov’è il Re de’ Giudei, che è nato? Poichè noi abbiamo veduta la sua stella in Oriente, e siam venuti per adorarlo. E il re Erode, udito questo, fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. Ed egli, raunati tutti i principali sacerdoti, e gli scribi del popolo, s’informò da loro dove il Cristo dovea nascere. Ed essi gli dissero: In Betleem di Giudea; perciocchè così è scritto per lo profeta: E tu, Betleem, terra di Giuda, non sei punto la minima fra i capi di Giuda; perciocchè di te uscirà un Capo, il qual pascerà il mio popolo Israele. Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, domandò loro del tempo appunto, che la stella era apparita. E, mandandoli in Betleem, disse loro: Andate, e domandate diligentemente del fanciullino; e quando l’avrete trovato, rapportatemelo, acciocchè ancora io venga, e l’adori Ed essi, udito il re, andarono; ed ecco, la stella che aveano veduta in Oriente, andava dinanzi a loro, finchè giunta di sopra al luogo dov’era il fanciullino, vi si fermò. Ed essi, veduta la stella, si rallegrarono di grandissima allegrezza. Ed entrati nella casa, trovarono il fanciullino, con Maria, sua madre; e gettatisi in terra, adorarono quello; ed aperti i lor tesori, gli offerirono doni: oro, incenso, e mirra. Ed avendo avuta una rivelazione divina in sogno, di non tornare ad Erode, per un’altra strada si ridussero nel lor paese ORA, dopo che si furono dipartiti, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, dicendo: Destati, e prendi il fanciullino, e sua madre, e fuggi in Egitto, e sta’ quivi finch’io non tel dica; perciocchè Erode cercherà il fanciullino, per farlo morire. Egli adunque, destatosi, prese il fanciullino, e sua madre, di notte, e si ritrasse in Egitto. E stette quivi fino alla morte di Erode; acciocchè si adempiesse quello che fu detto dal Signore per lo profeta, dicendo: Io ho chiamato il mio figliuolo fuori di Egitto Allora Erode, veggendosi beffato dai magi, si adirò gravemente, e mandò a fare uccidere tutti i fanciulli che erano in Betleem, ed in tutti i suoi confini, d’età da due anni in giù, secondo il tempo, del quale egli si era diligentemente informato da’ magi. Allora si adempiè quello che fu detto dal profeta Geremia, dicendo: Un grido è stato udito in Rama, un lamento, un pianto, ed un gran rammarichìo; Rachele piange i suoi figliuoli, e non è voluta esser consolata, perciocchè non son più ORA, dopo che Erode fu morto, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto, dicendo: Destati, e prendi il fanciullino, e sua madre, e vattene nel paese d’Israele; perciocchè coloro che cercavano la vita del fanciullino son morti. Ed egli, destatosi, prese il fanciullino, e sua madre, e venne nel paese d’Israele. Ma, avendo udito che Archelao regnava in Giudea, in luogo di Erode, suo padre, temette di andar là; ed avendo avuta una rivelazione divina in sogno, si ritrasse nelle parti della Galilea. Ed essendo venuto là, abitò in una città detta Nazaret, acciocchè si adempiesse quello che fu detto da’ profeti, ch’egli sarebbe chiamato Nazareo OR in que’ giorni venne Giovanni Battista, predicando nel deserto della Giudea, e dicendo: Ravvedetevi, perciocchè il regno de’ cieli è vicino. Perciocchè questo Giovanni è quello del qual fu parlato dal profeta Isaia, dicendo: Vi è una voce d’uno che grida nel deserto: Acconciate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri. Or esso Giovanni avea il suo vestimento di pel di cammello, ed una cintura di cuoio intorno a’ lombi, e il suo cibo erano locuste e miele salvatico. Allora Gerusalemme, e tutta la Giudea, e tutta la contrada d’intorno al Giordano, uscirono a lui. Ed erano battezzati da lui nel Giordano, confessando i lor peccati Or egli, veggendo molti de’ Farisei e de’ Sadducei venire al suo battesimo, disse loro: Progenie di vipere, chi vi ha mostrato di fuggir dall’ira a venire? Fate adunque frutti degni dal ravvedimento. E non pensate di dir fra voi stessi: Noi abbiamo Abrahamo per padre; perciocchè io vi dico, che Iddio può, eziandio da queste pietre, far sorgere dei figliuoli ad Abrahamo. Or già è ancora posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero adunque che non fa buon frutto, sarà di presente tagliato, e gettato nel fuoco. Ben vi battezzo io con acqua, a ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, le cui suole io non son degno di portare; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e col fuoco. Egli ha la sua ventola in mano, e monderà interamente l’aia sua, e raccoglierà il suo grano nel granaio; ma arderà la paglia col fuoco inestinguibile ALLORA venne Gesù di Galilea al Giordano a Giovanni, per esser da lui battezzato. Ma Giovanni lo divietava forte, dicendo: Io ho bisogno di esser battezzato da te, e tu vieni a me! E Gesù, rispondendo, gli disse: Lascia al presente; perciocchè così ci conviene adempiere ogni giustizia. Allora egli lo lasciò fare. E Gesù, tosto che fu battezzato, salì fuor dell’acqua; ed ecco, i cieli gli si apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere in somiglianza di colomba, e venire sopra di esso. Ed ecco una voce dal cielo, che disse: Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale io prendo il mio compiacimento ALLORA Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per esser tentato dal diavolo. E dopo che ebbe digiunato quaranta giorni, e quaranta notti, alla fine ebbe fame. E il tentatore, accostatoglisi, disse: Se pur tu sei Figliuol di Dio, di’ che queste pietre divengano pani. Ma egli, rispondendo, disse: Egli è scritto: L’uomo non vive di pan solo, ma d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio. Allora il diavolo lo trasportò nella santa città, e lo pose sopra l’orlo del tetto del tempio. E gli disse: Se pur sei Figliuol di Dio, gettati giù; perciocchè egli è scritto: Egli darà ordine a’ suoi angeli intorno a te; ed essi ti torranno nelle lor mani, che talora tu non t’intoppi del piè in alcuna pietra. Gesù gli disse: Egli è altresì scritto: Non tentare il Signore Iddio tuo. Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo, e gli mostrò tutti i regni del mondo, e la lor gloria, e gli disse: Io ti darò tutte queste cose, se, gettandoti in terra, tu mi adori. Allora Gesù gli disse: Va’, Satana; poichè egli è scritto: Adora il Signore Iddio tuo, e servi a lui solo. Allora il diavolo lo lasciò; ed ecco, degli angeli vennero a lui, e gli ministravano OR Gesù, avendo udito che Giovanni era stato messo in prigione, si ritrasse in Galilea. E, lasciato Nazaret, venne ad abitare in Capernaum, città posta in su la riva del mare, a’ confini di Zabulon e di Neftali; acciocchè si adempiesse quello che fu detto dal profeta Isaia, dicendo: Il paese di Zabulon e di Neftali, che trae verso il mare, la contrada d’oltre il Giordano, la Galilea de’ Gentili; il popolo che giaceva in tenebre, ha veduta una gran luce; ed a coloro che giacevano nella contrada e nell’ombra della morte, si è levata la luce. Da quel tempo Gesù cominciò a predicare, e a dire: Ravvedetevi, perciocchè il regno de’ cieli è vicino Or Gesù, passeggiando lungo il mare della Galilea, vide due fratelli: Simone, detto Pietro, e Andrea, suo fratello, i quali gettavano la rete nel mare, perciocchè erano pescatori. E disse loro: Venite dietro a me, ed io vi farò pescatori d’uomini. Ed essi, lasciate prontamente le reti, lo seguitarono. Ed egli, passato più oltre, vide due altri fratelli: Giacomo, il figliuolo di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, in una navicella, con Zebedeo, lor padre, i quali racconciavano le lor reti; e li chiamò. Ed essi, lasciata prestamente la navicella, e il padre loro, lo seguitarono E Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle lor sinagoghe, e predicando l’evangelo del regno, e sanando ogni malattia, ed ogni infermità fra il popolo. E la sua fama andò per tutta la Siria; e gli erano presentati tutti quelli che stavano male, tenuti di varie infermità e dolori: gl’indemoniati, e i lunatici, e i paralitici; ed egli li sanava. E molte turbe lo seguitarono di Galilea, e di Decapoli, e di Gerusalemme, e della Giudea, e d’oltre il Giordano ED egli, vedendo le turbe, salì sopra il monte; e postosi a sedere, i suoi discepoli si accostarono a lui. Ed egli, aperta la bocca, li ammaestrava, dicendo: Beati i poveri in ispirito, perciocchè il regno de’ cieli è loro. Beati coloro che fanno cordoglio, perciocchè saranno consolati. Beati i mansueti, perciocchè essi erederanno la terra. Beati coloro che sono affamati ed assetati della giustizia, perciocchè saranno saziati. Beati i misericordiosi, perciocchè misericordia sarà loro fatta. Beati i puri di cuore, perciocchè vedranno Iddio. Beati i pacifici, perciocchè saranno chiamati figliuoli di Dio. Beati coloro che son perseguitati per cagion di giustizia, perciocchè il regno de’ cieli è loro. Voi sarete beati, quando gli uomini vi avranno vituperati, e perseguitati; e, mentendo, avran detto contro a voi ogni mala parola per cagion mia. Rallegratevi, e giubilate; perciocchè il vostro premio è grande ne’ cieli; perciocchè così hanno perseguitati i profeti che sono stati innanzi a voi VOI siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà egli? non val più a nulla, se non ad esser gettato via, e ad essere calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; la città posta sopra un monte non può esser nascosta. Parimente, non si accende la lampana, e si mette sotto il moggio; anzi si mette sopra il candelliere, ed ella luce a tutti coloro che sono in casa. Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, acciocchè veggano le vostre buone opere, e glorifichino il Padre vostro che è ne’ cieli NON pensate ch’io sia venuto per annullar la legge od i profeti; io non son venuto per annullarli; anzi per adempierli. Perciocchè, io vi dico in verità, che, finchè sia passato il cielo e la terra, non pure un iota, od una punta della legge trapasserà, che ogni cosa non sia fatta. Chi adunque avrà rotto uno di questi minimi comandamenti, ed avrà così insegnati gli uomini, sarà chiamato il minimo nel regno de’ cieli; ma colui che li metterà ad effetto, e li insegnerà, sarà chiamato grande nel regno de’ cieli. Perciocchè io vi dico che se la vostra giustizia non abbonda più che quella degli Scribi e de’ Farisei, voi non entrerete punto nel regno de’ cieli Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere; e: Chiunque ucciderà sarà sottoposto al giudizio. Ma io vi dico che chiunque si adira contro al suo fratello, senza cagione, sarà sottoposto al giudizio; e chi gli avrà detto: Raca, sarà sottoposto al concistoro; e chi gli avrà detto: Pazzo, sarà sottoposto alla geenna del fuoco. Se dunque tu offerisci la tua offerta sopra l’altare, e quivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro a te, lascia quivi la tua offerta dinanzi all’altare, e va’, e riconciliati prima col tuo fratello; ed allora vieni, ed offerisci la tua offerta. Fa’ presto amichevole accordo col tuo avversario, mentre sei tra via con lui; che talora il tuo avversario non ti dia in mano del giudice, e il giudice ti dia in mano del sergente, e sii cacciato in prigione. Io ti dico in verità, che tu non uscirai di là, finchè tu non abbia pagato l’ultimo quattrino Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque riguarda una donna, per appetirla, già ha commesso adulterio con lei nel suo cuore. Ora, se l’occhio tuo destro ti fa intoppare, cavalo, e gettalo via da te; perciocchè egli val meglio per te che un de’ tuoi membri perisca, che non che tutto il tuo corpo sia gettato nella geenna. E se la tua man destra ti fa intoppare, mozzala, e gettala via da te; perciocchè egli val meglio per te che un de’ tuoi membri perisca, che non che tutto il tuo corpo sia gettato nella geenna. Or egli fu detto, che chiunque ripudierà la sua moglie, le dia la scritta del divorzio. Ma io vi dico, che chiunque avrà mandata via la sua moglie, salvo che per cagion di fornicazione, la fa essere adultera; e chiunque avrà sposata colei ch’è mandata via commette adulterio Oltre a ciò, voi avete udito che fu detto agli antichi: Non ispergiurarti; anzi attieni al Signore le cose che avrai giurate. Ma io vi dico: Del tutto non giurate; nè per lo cielo, perciocchè è il trono di Dio; nè per la terra, perciocchè è lo scannello de’ suoi piedi; nè per Gerusalemme, perciocchè è la città del gran Re. Non giurare eziandio per lo tuo capo, conciossiachè tu non possa fare un capello bianco, o nero. Anzi, sia il vostro parlare: Sì, sì; no, no; ma ciò che è di soverchio sopra queste parole, procede dal maligno Voi avete udito che fu detto: Occhio per occhio, e dente per dente. Ma io vi dico: Non contrastate al male; anzi, se alcuno ti percuote in su la guancia destra, rivolgigli ancor l’altra. E se alcuno vuol contender teco, e torti la tonica, lasciagli eziandio il mantello. E se alcuno ti angaria un miglio, vanne seco due. Da’ a chi ti chiede, e non rifiutar la domanda di chi vuol prendere alcuna cosa in prestanza da te Voi avete udito ch’egli fu detto: Ama il tuo prossimo, e odia il tuo nemico. Ma io vi dico: Amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate bene a coloro che vi odiano, e pregate per coloro che vi fanno torto, e vi perseguitano; acciocchè siate figliuoli del Padre vostro, che è ne’ cieli; poichè egli fa levare il suo sole sopra i buoni, e sopra i malvagi; e piovere sopra i giusti, e sopra gl’ingiusti. Perciocchè, se voi amate coloro che vi amano, che premio ne avrete? non fanno ancora i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienza solo a’ vostri amici, che fate di singolare? non fanno ancora i pubblicani il simigliante? Voi adunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro, che è ne’ cieli GUARDATEVI dal praticare la vostra giustizia nel cospetto degli uomini, per esser da loro riguardati; altrimenti, voi non ne avrete premio appo il Padre vostro, che è ne’ cieli. Quando adunque tu farai limosina, non far sonar la tromba dinanzi a te, come fanno gl’ipocriti nelle sinagoghe e nelle piazze, per essere onorati dagli uomini; io vi dico in verità, che ricevono il premio loro. Ma quando tu fai limosina, non sappia la tua sinistra quello che fa la destra, acciocchè la tua limosina si faccia in segreto; e il Padre tuo, che riguarda in segreto, te ne renderà la retribuzione in palese E quando tu farai orazione, non esser come gl’ipocriti; perciocchè essi amano di fare orazione, stando ritti in piè, nelle sinagoghe, e ne’ canti delle piazze, per esser veduti dagli uomini; io vi dico in verità, che ricevono il loro premio. Ma tu, quando farai orazione, entra nella tua cameretta, e serra il tuo uscio, e fa’ orazione al Padre tuo, che è in segreto; e il Padre tuo, che riguarda in segreto, ti renderà la tua retribuzione in palese. Ora, quando farete orazione, non usate soverchie dicerie, come i pagani; perciocchè pensano di essere esauditi per la moltitudine delle lor parole. Non li rassomigliate adunque; perciocchè il Padre vostro sa le cose di che voi avete bisogno, innanzi che gliele chiediate Voi adunque orate in questa maniera: PADRE NOSTRO che sei ne’ cieli, sia santificato il tuo nome. Il tuo regno venga. La tua volontà sia fatta in terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane cotidiano. E rimettici i nostri debiti, come noi ancora li rimettiamo a’ nostri debitori. E non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno; perciocchè tuo è il regno, e la potenza, e la gloria, in sempiterno. Amen. Perciocchè, se voi rimettete agli uomini i lor falli, il vostro Padre celeste rimetterà ancora a voi i vostri. Ma se voi non rimettete agli uomini i lor falli, il Padre vostro altresì non vi rimetterà i vostri Ora, quando digiunerete, non siate mesti di aspetto, come gl’ipocriti; perciocchè essi si sformano le facce, acciocchè apparisca agli uomini che digiunano; io vi dico in verità, che ricevono il loro premio. Ma tu, quando digiuni, ungiti il capo, e lavati la faccia; acciocchè non apparisca agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo, il quale è in segreto; e il Padre tuo, che riguarda in segreto, ti renderà la tua retribuzione in palese NON vi fate tesori in sulla terra, ove la tignuola e la ruggine guastano, e dove i ladri sconficcano e rubano. Anzi, fatevi tesori in cielo, ove nè tignuola, nè ruggine guasta; ed ove i ladri non sconficcano, e non rubano. Perciocchè, dove è il vostro tesoro, quivi eziandio sarà il vostro cuore. La lampana del corpo è l’occhio; se dunque l’occhio tuo è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato. Ma se l’occhio tuo è viziato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso; se dunque il lume ch’è in te è tenebre, quante saranno le tenebre stesse? Niuno può servire a due signori; perciocchè, o ne odierà l’uno, ed amerà l’altro; ovvero, si atterrà all’uno, e sprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio ed a Mammona Perciò, io vi dico: Non siate con ansietà solleciti per la vita vostra, di che mangerete, o di che berrete; nè per lo vostro corpo, di che vi vestirete; non è la vita più che il nutrimento, e il corpo più che il vestire? Riguardate agli uccelli del cielo; come non seminano, e non mietono, e non accolgono in granai; e pure il Padre vostro celeste li nudrisce; non siete voi da molto più di loro? E chi è colui di voi, che, con la sua sollecitudine, possa aggiungere alla sua statura pure un cubito? Ed intorno al vestire, perchè siete con ansietà solleciti? considerate come crescono i gigli della campagna; essi non faticano, e non filano; e pure io vi dico che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito al pari dell’un di loro. Or se Iddio riveste in questa maniera l’erba de’ campi, che oggi è, e domani è gettata nel forno, non vestirà egli molto più voi, o uomini di poca fede? Non siate adunque con ansietà solleciti, dicendo: Che mangeremo, o che berremo, o di che saremo vestiti? Poichè i pagani son quelli che procacciano tutte queste cose; perciocchè il Padre vostro celeste sa che voi avete bisogno di tutte queste cose. Anzi, cercate in prima il regno di Dio, e la sua giustizia; e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Non siate adunque con ansietà solleciti del giorno di domani; perciocchè il giorno di domani sarà sollecito delle cose sue; basta a ciascun giorno il suo male NON giudicate, acciocchè non siate giudicati. Perciocchè, di qual giudizio voi giudicherete, sarete giudicati; e della misura che voi misurerete, sarà altresì misurato a voi. E che guardi tu il fuscello ch’è nell’occhio del tuo fratello? e non iscorgi la trave ch’è nell’occhio tuo? Ovvero, come dici al tuo fratello: Lascia che io ti tragga dell’occhio il fuscello, ed ecco, la trave è nell’occhio tuo? Ipocrita, trai prima dell’occhio tuo la trave, e poi ci vedrai bene per trarre dell’occhio del tuo fratello il fuscello. Non date ciò che è santo a’ cani, e non gettate le vostre perle dinanzi a’ porci; che talora non le calpestino co’ piedi, e rivoltisi, non vi lacerino Chiedete, e vi sarà dato; cercate, e troverete; picchiate, e vi sarà aperto. Perciocchè, chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e sarà aperto a chi picchia. Evvi egli alcun uomo fra voi, il quale, se il suo figliuolo gli chiede del pane, gli dia una pietra? Ovvero anche, se gli chiede un pesce, gli porga un serpente? Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dar buoni doni a’ vostri figliuoli, quanto maggiormente il Padre vostro, che è ne’ cieli, darà egli cose buone a coloro che lo richiederanno? Tutte le cose adunque, che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele altresì voi a loro; perciocchè questa è la legge ed i profeti. Entrate per la porta stretta, perciocchè larga è la porta, e spaziosa la via, che mena alla perdizione; e molti son coloro che entran per essa. Quanto è stretta la porta, ed angusta la via che mena alla vita! e pochi son coloro che la trovano Ora, guardatevi da’ falsi profeti, i quali vengono a voi in abito di pecore; ma dentro son lupi rapaci. Voi li riconoscerete da’ frutti loro; colgonsi uve dalle spine, o fichi da’ triboli? Così, ogni buon albero fa buoni frutti; ma l’albero malvagio fa frutti cattivi. L’albero buono non può far frutti cattivi, nè l’albero malvagio far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. Voi adunque li riconoscerete da’ loro frutti Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno de’ cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio, che è ne’ cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiam noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciati demoni, e fatte, in nome tuo, molte potenti operazioni? Ma io allora protesterò loro: Io non vi conobbi giammai; dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità. Perciò, io assomiglio chiunque ode queste mie parole, e le mette ad effetto, ad un uomo avveduto, il quale ha edificata la sua casa sopra la roccia. E quando è caduta la pioggia, e son venuti i torrenti, e i venti hanno soffiato, e si sono avventati a quella casa, ella non è però caduta; perciocchè era fondata sopra la roccia. Ma chiunque ode queste parole, e non le mette ad effetto, sarà assomigliato ad un uomo pazzo, il quale ha edificata la sua casa sopra la rena. E quando la pioggia è caduta, e son venuti i torrenti, e i venti hanno soffiato, e si sono avventati a quella casa, ella è caduta, e la sua ruina è stata grande. Ora, quando Gesù ebbe finiti questi ragionamenti, le turbe stupivano della sua dottrina; perciocchè egli le ammaestrava, come avendo autorità, e non come gli Scribi ORA, quando egli fu sceso dal monte, molte turbe lo seguitarono. Ed ecco, un lebbroso venne, e l’adorò, dicendo: Signore, se tu vuoi, tu puoi nettarmi. E Gesù, distesa la mano, lo toccò, dicendo: Sì, io lo voglio, sii netto. E in quello stante la lebbra di esso fu nettata. E Gesù gli disse: Guarda che tu nol dica ad alcuno; ma va’, mostrati al sacerdote, ed offerisci l’offerta che Mosè ordinò, in testimonianza a loro ORA, quando egli fu entrato in Capernaum, un centurione venne a lui, pregandolo, e dicendo: Signore, il mio famiglio giace in casa paralitico, gravemente tormentato. E Gesù gli disse: Io verrò, e lo sanerò. Ed il centurione, rispondendo, disse: Signore, io non son degno che tu entri sotto al mio tetto; ma solamente di’ la parola, ed il mio famiglio sarà guarito. Perciocchè io son uomo sottoposto alla podestà altrui, ed ho sotto di me de’ soldati; e pure, se dico all’uno: Va’, egli va; e se all’altro: Vieni, egli viene; e se dico al mio servitore: Fa’ questo, egli lo fa. E Gesù, avendo udite queste cose, si maravigliò, e disse a coloro che lo seguitavano: Io vi dico in verità, che non pure in Israele ho trovata cotanta fede. Or io vi dico, che molti verranno di Levante e di Ponente, e sederanno a tavola con Abrahamo, con Isacco, e con Giacobbe, nel regno de’ cieli. Ed i figliuoli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Quivi sarà il pianto, e lo stridor de’ denti. E Gesù disse al centurione: Va’; e come hai creduto, siati fatto. Ed il suo famiglio fu guarito in quello stante POI Gesù, entrato nella casa di Pietro, vide la suocera di esso che giaceva in letto con la febbre. Ed egli le toccò la mano, e la febbre la lasciò; ed ella si levò, e ministrava loro. Ora, fattosi sera, gli furono presentati molti indemoniati; ed egli, con la parola, cacciò fuori gli spiriti, e sanò tutti i malati; acciocchè si adempiesse ciò che fu detto dal profeta Isaia dicendo: Egli ha prese sopra di sè le nostre infermità, ed ha portate le nostre malattie OR Gesù, vedendo d’intorno a sè molte turbe, comandò che si passasse all’altra riva. Allora uno Scriba, accostatosi, gli disse: Maestro, io ti seguirò, dovunque tu andrai. E Gesù gli disse: Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo de’ nidi; ma il Figliuol dell’uomo non ha pur dove posare il capo. Poi un altro, ch’era de’ suoi discepoli, gli disse: Signore, permettimi che prima io vada, e seppellisca mio padre. Ma Gesù gli disse: Seguitami, e lascia i morti seppellire i loro morti ED essendo egli entrato nella navicella, i suoi discepoli lo seguitarono. Ed ecco, avvenne in mare un gran movimento, talchè la navicella era coperta dalle onde; or egli dormiva. E i suoi discepoli, accostatisi, lo svegliarono, dicendo: Signore, salvaci, noi periamo. Ed egli disse loro: Perchè avete voi paura, o uomini di poca fede? E destatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia. E la gente si maravigliò, dicendo: Qual uomo è costui, che eziandio il mare ed i venti gli ubbidiscono? E QUANDO egli fu giunto all’altra riva, nella contrada de’ Ghergheseni, gli si fecero incontro due indemoniati, usciti de’ monumenti, fieri oltre modo, talchè niuno poteva passar per quella via. Ed ecco, gridarono, dicendo: Che vi è tra noi e te, o Gesù, Figliuol di Dio? sei tu venuto qua, per tormentarci innanzi il tempo? Or lungi da essi vi era una greggia di molti porci, che pasceva. E i demoni lo pregavono, dicendo: Se tu ci cacci, permettici di andare in quella greggia di porci. Ed egli disse loro: Andate. Ed essi, usciti, se ne andarono in quella greggia di porci; ed ecco, tutta quella greggia di porci si gettò per lo precipizio nel mare, e quelli morirono nelle acque. E coloro che li pasturavano fuggirono; e, andati nella città, riferirono tutte queste cose, ed anche il fatto degli indemoniati. Ed ecco, tutta la città uscì incontro a Gesù; ed avendolo veduto, lo pregarono che si dipartisse da’ lor confini Ed egli, entrato nella navicella, passò all’altra riva, e venne nella sua città. ED ecco, gli fu presentato un paralitico che giaceva in letto. E Gesù, veduta la fede loro, disse al paralitico: Figliuolo, sta’ di buon cuore, i tuoi peccati ti son rimessi. Ed ecco, alcuni degli Scribi dicevano fra sè stessi: Costui bestemmia. E Gesù, veduti i lor pensieri, disse: Perchè pensate voi cose malvage ne’ vostri cuori? Perciocchè, quale è più agevole, dire: I tuoi peccati ti son rimessi, ovver dire: Levati, e cammina? Ora, acciocchè voi sappiate che il Figliuol dell’uomo ha autorità in terra di rimettere i peccati: Tu, levati disse egli allora al paralitico, togli il tuo letto, e vattene a casa tua. Ed egli, levatosi, se ne andò a casa sua. E le turbe, veduto ciò, si maravigliarono, e glorificarono Iddio, che avea data cotal podestà agli uomini POI Gesù, passando oltre, vide un uomo che sedeva al banco della gabella, chiamato Matteo; ed egli gli disse: Seguitami. Ed egli, levatosi, lo seguitò. Ed avvenne che, essendo Gesù a tavola in casa, ecco, molti pubblicani e peccatori vennero, e si misero a tavola con Gesù, e co’ suoi discepoli. E i Farisei, vedendo ciò, dissero a’ discepoli di esso: Perchè mangia il vostro maestro co’ pubblicani e co’ peccatori? E Gesù, avendoli uditi, disse loro: Coloro che stanno bene non hanno bisogno di medico, ma i malati. Or andate, e imparate che cosa è: Io voglio misericordia, e non sacrifizio; perciocchè io non son venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, anzi i peccatori ALLORA si accostarono a lui i discepoli di Giovanni, dicendo: Perchè noi ed i Farisei digiuniamo noi spesso, e i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Que’ della camera delle nozze posson eglino far cordoglio, mentre lo sposo è con loro? ma verranno i giorni, che lo sposo sarà loro tolto, ed allora digiuneranno. Or niuno mette un pezzo di panno rozzo in un vestimento vecchio; perciocchè quel ripieno porta via un pezzo del vestimento, e la rottura si fa peggiore. Parimente, non si mette vin nuovo in otri vecchi; altrimenti gli otri si rompono, e il vino si spande, e gli otri si perdono; ma si mette il vin nuovo in otri nuovi, e amendue si conservano MENTRE egli ragionava loro queste cose, ecco, uno de’ capi della sinagoga venne, e gli s’inchinò, dicendo: La mia figliuola è pur ora trapassata; ma vieni, e metti la mano sopra di lei, ed ella viverà. E Gesù, levatosi, lo seguitò, insieme co’ suoi discepoli. Ed ecco, una donna, inferma di flusso di sangue già da dodici anni, si accostò di dietro, e toccò il lembo della sua vesta. Perciocchè ella diceva fra sè stessa: Se sol tocco la sua vesta, sarò liberata. E Gesù, rivoltosi, e vedutala, le disse: Sta’ di buon cuore, figliuola; la tua fede ti ha salvata. E da quell’ora la donna fu liberata. E quando Gesù fu venuto in casa del capo della sinagoga, ed ebbe veduti i sonatori, e la moltitudine che romoreggiava, disse loro; Ritraetevi; perciocchè la fanciulla non è morta, ma dorme. Ed essi si ridevano di lui. Ma quando la moltitudine fu messa fuori, egli entrò, e prese la fanciulla per la mano, ed ella si destò. E la fama di ciò andò per tutto quel paese E PARTENDOSI Gesù di là, due ciechi lo seguitarono, gridando e dicendo: Abbi pietà di noi, Figliuolo di Davide. E quando egli fu venuto in casa, que’ ciechi si accostarono a lui. E Gesù disse loro: Credete voi che io possa far cotesto? Essi gli risposero: Sì certo, Signore. Allora egli toccò gli occhi loro, dicendo: Siavi fatto secondo la vostra fede. E gli occhi loro furono aperti; e Gesù fece loro un severo divieto, dicendo: Guardate che niuno lo sappia. Ma essi, usciti fuori, pubblicarono la fama di esso per tutto quel paese. Ora, come que’ ciechi uscivano, ecco, gli fu presentato un uomo mutolo, indemoniato. E quando il demonio fu cacciato fuori, il mutolo parlò, e le turbe si maravigliavano, dicendo: Giammai non si vide cotal cosa in Israele. Ma i Farisei dicevano: Egli caccia i demoni per lo principe de’ demoni E GESÙ andava attorno per tutte le città, e per le castella, insegnando nelle lor sinagoghe, e predicando l’evangelo del regno, e sanando ogni malattia, ed ogni infermità, fra il popolo. E, vedendo le turbe, n’ebbe compassione, perciocchè erano stanchi e dispersi, a guisa di pecore che non hanno pastore. Allora egli disse a’ suoi discepoli: Ben è la ricolta grande, ma pochi sono gli operai. Pregate adunque il Signore della ricolta, ch’egli spinga degli operai nella sua ricolta POI, chiamati a sè i suoi dodici discepoli, diede lor podestà sopra gli spiriti immondi, da cacciarli fuori, e da sanare qualunque malattia, e qualunque infermità. Ora i nomi de’ dodici apostoli son questi: Il primo è Simone, detto Pietro, ed Andrea suo fratello; Giacomo di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello; Filippo, e Bartolomeo; Toma, e Matteo, il pubblicano; Giacomo di Alfeo, e Lebbeo, chiamato per soprannome Taddeo; Simone Cananita, e Giuda Iscariot, quel che poi ancora lo tradì Questi dodici mandò Gesù, dando loro questi ordini: Non andate a’ Gentili, e non entrate in alcuna città de’ Samaritani; ma andate più tosto alle pecore perdute della casa d’Israele. E andate, e predicate, dicendo: Il regno de’ cieli è vicino. Sanate gl’infermi, nettate i lebbrosi, risuscitate i morti, cacciate i demoni; in dono l’avete ricevuto, in dono datelo. Non fate provvisione nè di oro, nè di argento, nè di moneta nelle vostre cinture; nè di tasca per lo viaggio, nè di due toniche, nè di scarpe, nè di bastone; perciocchè l’operaio è degno del suo nutrimento. Or in qualunque città, o castello voi sarete entrati, ricercate chi in quello è degno, e quivi dimorate finchè partiate. E quando entrerete nella casa, salutatela, dicendo: Pace sia a questa casa. E se quella è degna, venga la pace vostra sopra di essa; ma, se non è degna, la vostra pace ritorni a voi. E se alcuno non vi riceve, e non ascolta le vostre parole, uscendo di quella casa, o di quella città, scotete la polvere de’ vostri piedi. Io vi dico in verità che quei del paese di Sodoma e di Gomorra saranno più tollerabilmente trattati nel giorno del giudizio, che quella città Ecco, io vi mando come pecore in mezzo de’ lupi; siate dunque prudenti come serpenti, e semplici come colombe. Or guardatevi dagli uomini; perciocchè essi vi metteranno in man de’ concistori, ed essi vi sferzeranno nelle lor sinagoghe. Ed anche sarete menati davanti a’ rettori, e davanti ai re, per cagion mia, in testimonianza a loro, ed ai Gentili. Ma, quando essi vi metteranno nelle lor mani, non siate in sollecitudine come o che parlerete; perciocchè, in quella stessa ora, vi sarà dato ciò che avrete a parlare. Poichè non siete voi quelli che parlate, ma lo Spirito del Padre vostro è quel che parla in voi. Ora il fratello darà il fratello alla morte, e il padre il figliuolo; e i figliuoli si leveranno contro a’ lor padri e madri, e li faran morire. E sarete odiati da tutti per lo mio nome; ma chi avrà sostenuto fino alla fine, sarà salvato. Ora, quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; perciocchè io vi dico in verità, che non avrete finito di circuire le città d’Israele, che il Figliuol dell’uomo non sia venuto. Il discepolo non è da più del maestro, nè il servitore da più del suo signore. Basta al discepolo di essere come il suo maestro, e al servitore di essere come il suo signore; se hanno chiamato il padron della casa Beelzebub, quanto più chiameranno così i suoi famigliari? Non li temiate adunque; poichè niente è nascosto, che non abbia ad essere scoperto; nè occulto, che non abbia a venire a notizia. Quello che io vi dico nelle tenebre, ditelo voi nella luce; e ciò che udite detto all’orecchio predicatelo sopra i tetti. E non temiate di coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccider l’anima; ma temete più tosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna. Due passeri non si vendon eglino solo un quattrino? pur nondimeno l’un d’essi non può cadere in terra, senza il volere del Padre vostro. Ma, quant’è a voi, eziandio i capelli del vostro capo son tutti annoverati. Non temiate adunque; voi siete da più di molti passeri. Ogni uomo adunque che mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, io altresì lo riconoscerò davanti al Padre mio, che è ne’ cieli. Ma chiunque mi avrà rinnegato davanti agli uomini, io altresì lo rinnegherò davanti al Padre mio che è ne’ cieli. Non pensate ch’io sia venuto a metter pace in terra; io non son venuto a mettervi la pace, anzi la spada. Perciocchè io son venuto a mettere in discordia il figliuolo contro al padre, e la figliuola contro alla madre, e la nuora contro alla suocera. E i nemici dell’uomo saranno i suoi famigliari stessi. Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; e chi ama figliuolo o figliuola più di me non è degno di me. E chi non prende la sua croce, e non viene dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovata la vita sua la perderà; e chi avrà perduta la vita sua per cagion mia, la troverà. Chi vi riceve, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato. Chi riceve un profeta, in nome di profeta, riceverà premio di profeta; e chi riceve un giusto, in nome di giusto, riceverà premio di giusto. E chiunque avrà dato da bere solo un bicchier d’acqua fredda, ad uno di questi piccoli, in nome di discepolo, io vi dico in verità, ch’egli non perderà punto il suo premio E DOPO che Gesù ebbe finito di dare istruzioni a’ suoi dodici discepoli, egli si partì di là, per insegnare, e per predicar nelle loro città. Or Giovanni, avendo nella prigione udite le opere di Gesù, mandò due dei suoi discepoli, a dirgli: Sei tu colui che ha da venire, o pur ne aspetteremo noi un altro? E Gesù, rispondendo, disse loro: Andate, e rapportate a Giovanni le cose che voi udite, e vedete: I ciechi ricoverano la vista, e gli zoppi camminano; i lebbrosi son mondati, e i sordi odono; i morti risuscitano, e l’evangelo è annunziato a’ poveri. E beato è colui che non si sarà scandalezzato di me Ora, come essi se ne andavano, Gesù prese a dire alle turbe intorno a Giovanni: Che andaste voi a veder nel deserto? una canna dimenata dal vento? Ma pure, che andaste a vedere? un uomo vestito di vestimenti morbidi? ecco, coloro che portano vestimenti morbidi son nelle case dei re. Ma pure, che andaste a vedere? un profeta? sì certo, vi dico, e più che profeta. Perciocchè costui è quello di cui è scritto: Ecco, io mando il mio angelo davanti alla tua faccia, il quale acconcerà il tuo cammino dinanzi a te. Io vi dico in verità, che fra quelli che son nati di donne, non sorse giammai alcuno maggiore di Giovanni Battista; ma il minimo nel regno de’ cieli è maggior di lui. Ora, da’ giorni di Giovanni Battista infino ad ora, il regno de’ cieli è sforzato, ed i violenti lo rapiscono. Poichè tutti i profeti, e la legge, hanno profetizzato infino a Giovanni. E se voi lo volete accettare, egli è Elia, che dovea venire. Chi ha orecchie per udire, oda Or a chi assomiglierò io questa generazione? Ella è simile a’ fanciulli, che seggono nelle piazze, e gridano a’ lor compagni; e dicono: Noi vi abbiamo sonato, e voi non avete ballato; vi abbiam cantate lamentevoli canzoni, e voi non avete fatto cordoglio. Poichè Giovanni è venuto, non mangiando, nè bevendo; ed essi dicevano: Egli ha il demonio. Il Figliuol dell’uomo è venuto, mangiando, e bevendo; ed essi dicono: Ecco un mangiatore, e bevitor di vino; amico de’ pubblicani, e de’ peccatori; ma la Sapienza è stata giustificata da’ suoi figliuoli. ALLORA egli prese a rimproverare alle città, nelle quali la maggior parte delle sue potenti operazioni erano state fatte, che esse non si erano ravvedute, dicendo: Guai a te, Chorazin! Guai a te, Betsaida! perciocchè, se in Tiro e Sidon fossero state fatte le potenti operazioni, che sono state fatte in voi, si sarebbero già anticamente pentite, con sacco e cenere. Ma pure io vi dico che Tiro e Sidon saranno più tollerabilmente trattate nel dì del giudizio, che voi. E tu, o Capernaum, che sei stata innalzata infino al cielo, sarai abbassata fin nell’inferno; perciocchè, se in Sodoma fossero state fatte le potenti operazioni, che sono state fatte in te, ella sarebbe durata infino al dì d’oggi. Ma pure io vi dico, che il paese di Sodoma sarà più tollerabilmente trattato nel giorno del giudizio, che tu IN quel tempo Gesù prese a dire: Io ti rendo gloria e lode, o Padre, Signor del cielo e della terra, che tu hai nascoste queste cose a’ savi e intendenti, e le hai rivelate a’ piccoli fanciulli. Sì certo, o Padre, perciocchè così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio, e niuno conosce il Figliuolo, se non il Padre; parimente, niuno conosce il Padre, se non il Figliuolo, e colui, a cui il Figliuolo avrà voluto rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo. Togliete sopra voi il mio giogo, ed imparate da me ch’io son mansueto, ed umil di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre. Perciocchè il mio giogo è dolce, e il mio carico è leggiero IN quel tempo, Gesù camminava, in giorno di sabato, per li seminati; or i suoi discepoli ebber fame, e presero a svellere delle spighe, ed a mangiarle. E i Farisei, veduto ciò, gli dissero: Ecco, i tuoi discepoli fan quello che non è lecito di fare in giorno di sabato. Ma egli disse loro: Non avete voi letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame, egli e coloro ch’erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, e mangiò i pani di presentazione i quali non gli era lecito di mangiare, nè a coloro ch’eran con lui, anzi a’ sacerdoti soli? Ovvero non avete voi letto nella legge, che nel tempio, i sacerdoti, ne’ giorni del sabato, violano il sabato, eppur non ne sono colpevoli? Or io vi dico, che qui vi è alcuno maggior del tempio. Ora, se voi sapeste che cosa è: Io voglio misericordia e non sacrificio, voi non avreste condannati gl’innocenti. Perciocchè, il Figliuol dell’uomo è Signore eziandio del sabato. POI, partitosi di là, venne nella lor sinagoga; ed ecco, quivi era una uomo che avea la mano secca. Ed essi fecero una domanda a Gesù, dicendo: È egli lecito di guarire alcuno in giorno di sabato? per poterlo accusare. Ed egli disse loro: Chi è l’uomo fra voi, il quale avendo una pecora, se quella cade in giorno di sabato in una fossa, non la prenda, e non la rilevi? Ora, da quanto più è un uomo, che una pecora? Egli è dunque lecito di far del bene in giorno di sabato. Allora egli disse a quell’uomo: Distendi la tua mano. Ed egli la distese, e fu resa sana come l’altra Ma i Farisei, usciti fuori, presero consiglio contro a lui, come lo farebbero morire. Ma Gesù, conoscendo ciò, si ritrasse di là; e molte turbe lo seguitarono, ed egli li guarì tutti. E divietò loro severamente, che nol palesassero; acciocchè si adempiesse ciò che fu detto dal profeta Isaia, dicendo: Ecco, il mio Servitore, il quale io ho eletto; l’amato mio in cui l’anima mia ha preso il suo compiacimento; io metterò lo Spirito mio sopra lui, ed egli annunzierà giudizio alle genti. Egli non contenderà, e non griderà; e niuno udirà la sua voce per le piazze. Egli non triterà la canna rotta, e non ispegnerà il lucignolo fumante; finchè abbia messo fuori il giudizio in vittoria. E le genti spereranno nel suo nome ALLORA gli fu presentato un indemoniato, cieco, e mutolo; ed egli lo sanò; talchè colui che prima era cieco, e mutolo, parlava e vedeva. E tutte le turbe stupivano, e dicevano: Non è costui il Cristo, il Figliuol di Davide? Ma i Farisei, udendo ciò, dicevano: Costui non caccia i demoni, se non per Beelzebub, principe de’ demoni. E Gesù, conoscendo i lor pensieri, disse loro: Ogni regno, diviso in sè stesso in parti contrarie, è deserto; parimente, ogni città, o casa, divisa in sè stessa in parti contrarie, non può durare. Ora, se Satana caccia Satana, egli è diviso in parti contrarie; come adunque può durare il suo regno? E se io caccio i demoni per Beelzebub, per cui li cacciano i vostri figliuoli? Perciò, essi saranno i vostri giudici. Ma, se io caccio i demoni per lo Spirito di Dio, il regno di Dio è pur pervenuto a voi. Ovvero, come può alcuno entrar nella casa d’un possente uomo, e rapirgli le sue masserizie, se prima non ha legato quel possente uomo? allora veramente gli prederà la casa. Chi non è meco è contro a me, e chi non raccoglie meco, sparge. Perciò, io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà rimessa agli uomini; ma la bestemmia contro allo Spirito non sarà loro rimessa. Ed a chiunque avrà detta alcuna parola contro al Figliuol dell’uomo, sarà perdonato; ma a niuno che l’abbia detta contro allo Spirito Santo, sarà perdonato, nè in questo secolo, nè nel futuro. FATE l’albero buono, e il suo frutto sarà buono; o fate l’albero malvagio, e il suo frutto sarà malvagio; poichè dal frutto si conosce l’albero. Progenie di vipere, come potete parlar cose buone, essendo malvagi? poichè la bocca parla di ciò che soprabbonda nel cuore. L’uomo buono, dal buon tesoro del cuore, reca fuori cose buone; ma l’uomo malvagio, dal malvagio tesoro del cuore, reca fuori cose malvage. Or io vi dico che gli uomini renderanno ragione, nel giorno del giudizio, eziandio d’ogni oziosa parola che avranno detta. Perciocchè, per le tue parole tu sarai giustificato, ed altresì per le tue parole sarai condannato ALLORA alcuni degli Scribi e Farisei gli fecero motto, dicendo: Maestro, noi vorremmo veder da te qualche segno. Ma egli, rispondendo, disse loro: La malvagia, e adultera generazione richiede un segno; ma niun segno le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Perciocchè, siccome Giona fu tre giorni, e tre notti, nel ventre della balena, così sarà il Figliuol dell’uomo tre giorni, e tre notti, nel cuor della terra. I Niniviti risorgeranno nel giudizio con questa generazione, e la condanneranno; perciocchè essi si ravvidero alla predicazion di Giona; ed ecco qui è uno che è più che Giona. La regina del Mezzodì risusciterà nel giudizio con questa generazione, e la condannerà; perciocchè ella venne dagli estremi termini della terra, per udir la sapienza di Salomone; ed ecco, qui è uno che è più che Salomone. Ora, quando lo spirito immondo è uscito d’un uomo, egli va attorno per luoghi aridi, cercando riposo, e non lo trova. Allora dice: Io me ne tornerò a casa mia, onde sono uscito; e se, quando egli vi viene, la trova vuota, spazzata, ed adorna; allora va, e prende seco sette altri spiriti, peggiori di lui, i quali entrano, ed abitano quivi; e l’ultima condizione di quell’uomo diviene peggiore della prima. Così anche avverrà a questa malvagia generazione ORA, mentre egli parlava ancora alle turbe, ecco, sua madre, ed i suoi fratelli, fermatisi di fuori, cercavano di parlargli. Ed alcuno gli disse: Ecco tua madre, ed i tuoi fratelli, sono là fuori cercando di parlarti. Ma egli, rispondendo, disse a colui che gli avea ciò detto: Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli? E distesa la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco la madre mia, ed i miei fratelli. Perciocchè, chiunque avrà fatta la volontà del Padre mio, che è ne’ cieli, esso è mio fratello, sorella, e madre ORA in quel giorno stesso, Gesù, uscito di casa, si pose a sedere presso del mare. E molte turbe si raunarono appresso di lui, talchè egli, entrato in una navicella, si pose a sedere; e tutta la moltitudine stava in piè in su la riva. Ed egli ragionava loro molte cose, in parabole, dicendo: Ecco, un seminatore uscì fuori a seminare. E mentre egli seminava, una parte della semenza cadde lungo la strada, e gli uccelli vennero, e la mangiarono tutta. Ed un’altra cadde in luoghi pietrosi, ove non avea molta terra, e subito nacque, perciocchè non avea profondo terreno; ma, essendo levato il sole, fu riarsa; e, perciocchè non avea radice, si seccò. Ed un’altra cadde sopra le spine, e le spine crebbero, e l’affogarono. Ed un’altra cadde in buona terra, e portò frutto, qual granel cento, qual sessanta, qual trenta. Chi ha orecchie da udire, oda. Allora i discepoli, accostatisi, gli dissero: Perchè parli loro in parabole? Ed egli, rispondendo, disse loro: Perciocchè a voi è dato di conoscere i misteri del regno de’ cieli, ma a loro non è dato. Perciocchè, a chiunque ha, sarà dato, ed egli soprabbonderà; ma, a chiunque non ha, eziandio quel ch’egli ha gli sarà tolto. Perciò, parlo io loro in parabole, perchè veggendo non veggono, udendo non odono, e non intendono. E si adempie in loro la profezia d’Isaia, che dice: Bene udirete, ma non intenderete; ben riguarderete, ma non vedrete. Perciocchè il cuore di questo popolo è ingrassato, e odono gravemente con gli orecchi, e chiudono gli occhi; acciocchè non veggano con gli occhi, e non odano con gli orecchi, e non intendano col cuore, e non si convertano, ed io non li sani. Ma, beati gli occhi vostri, perchè veggono; e le vostre orecchie, perchè odono. Perciocchè, io vi dico in verità, che molti profeti e giusti hanno desiderato di veder le cose che voi vedete e non le hanno vedute; e di udir le cose che voi udite, e non le hanno udite. Voi dunque intendete la parabola del seminatore. Quando alcuno ode la parola del regno, e non l’intende, il maligno viene, e rapisce ciò ch’era stato seminato nel cuor di esso. Un tale è la semenza seminata lungo la strada. E colui che è seminato in luoghi pietrosi è colui che ode la parola, e subito con allegrezza la riceve; ma non ha radice in sè, anzi è di corta durata: ed avvenendo tribolazione, o persecuzione, per la parola, incontanente è scandalezzato. E colui che è seminato fra le spine è colui che ode la parola; ma la sollecitudine di questo secolo e l’inganno delle ricchezze, affogano la parola; ed essa diviene infruttuosa. Ma colui che è seminato nella buona terra è colui che ode la parola, e l’intende; il quale ancora frutta, e fa qual cento, qual sessanta, qual trenta EGLI propose loro un’altra parabola, dicendo: Il regno de’ cieli è simile ad un uomo che seminò buona semenza nel suo campo. Ma, mentre gli uomini dormivano, venne il suo nemico, e seminò delle zizzanie per mezzo il grano, e se ne andò. E quando l’erba fu nata, ed ebbe fatto frutto, allora apparvero eziandio le zizzanie. E i servitori del padron di casa vennero a lui, e gli dissero: Signore, non hai tu seminata buona semenza nel tuo campo? onde avvien dunque che vi son delle zizzanie? Ed egli disse loro: Un uomo nemico ha ciò fatto. E i servitori gli dissero: Vuoi dunque che andiamo, e le cogliamo? Ma egli disse: No; che talora, cogliendo le zizzanie, non diradichiate insieme con esse il grano. Lasciate crescere amendue insieme, infino alla mietitura; e nel tempo della mietitura, io dirò a’ mietitori: Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci, per bruciarle; ma accogliete il grano nel mio granaio. EGLI propose loro un’altra parabola, dicendo: Il regno de’ cieli è simile ad un granel di senape, il quale un uomo prende, e lo semina nel suo campo. Esso è bene il più piccolo di tutti i semi; ma quando è cresciuto è la maggiore di tutte l’erbe, e divien albero, talchè gli uccelli del cielo vengono, e si riparano ne’ suoi rami. Egli disse loro un’altra parabola: Il regno de’ cieli è simile al lievito, il quale una donna prende, e lo ripone dentro tre staia di farina, finchè tutta sia levitata. Tutte queste cose ragionò Gesù in parabole alle turbe; e non parlava loro senza parabola; acciocchè si adempiesse ciò che fu detto dal profeta: Io aprirò la mia bocca in parabole; io sgorgherò cose occulte fin dalla fondazione del mondo. ALLORA Gesù, licenziate le turbe, se ne ritornò a casa, e i suoi discepoli gli si accostarono, dicendo: Dichiaraci la parabola delle zizzanie del campo. Ed egli, rispondendo, disse loro: Colui che semina la buona semenza è il Figliuol dell’uomo. E il campo è il mondo, e la buona semenza sono i figliuoli del regno, e le zizzanie sono i figliuoli del maligno. E il nemico che le ha seminate è il diavolo, e la mietitura è la fin del mondo, e i mietitori son gli angeli. Siccome adunque si colgono le zizzanie, e si bruciano col fuoco, così ancora avverrà nella fin del mondo. Il Figliuol dell’uomo manderà i suoi angeli, ed essi raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali, e gli operatori d’iniquità; e li getteranno nella fornace del fuoco. Ivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti. Allora i giusti risplenderanno come il sole, nel regno del Padre loro. Chi ha orecchie da udire, oda DI nuovo, il regno de’ cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, il quale un uomo, avendolo trovato, nasconde; e per l’allegrezza che ne ha, va, e vende tutto ciò ch’egli ha, e compera quel campo. Di nuovo, il regno de’ cieli è simile ad un uomo mercatante, il qual va cercando di belle perle. E trovata una perla di gran prezzo, va, e vende tutto ciò ch’egli ha, e la compera. Di nuovo, il regno de’ cieli è simile ad una rete gettata in mare, la qual raccoglie d’ogni maniera di cose. E quando è piena, i pescatori la traggono fuori in sul lito; e postisi a sedere, raccolgono le cose buone ne’ lor vasi, e gettan via ciò che non val nulla. Così avverrà nella fin del mondo: gli angeli usciranno, e metteranno da parte i malvagi d’infra i giusti; e li getteranno nella fornace del fuoco. Ivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti. Gesù disse loro: Avete voi intese tutte queste cose? Essi gli dissero: Sì, Signore. Ed egli disse loro: Perciò ogni Scriba, ammaestrato per lo regno de’ cieli, è simile ad un padrone di casa, il qual trae fuori dal suo tesoro cose vecchie, e nuove ORA, quando Gesù ebbe finite queste parabole si dipartì di là. Ed essendo venuto nella sua patria, li insegnava nella lor sinagoga, talchè essi stupivano, e dicevano: Onde viene a costui cotesta sapienza, e coteste potenti operazioni? Non è costui il figliuolo del falegname? sua madre non si chiama ella Maria? e i suoi fratelli Giacomo, e Iose, e Simone, e Giuda? E non son le sue sorelle tutte appresso di noi? onde vengono dunque a costui tutte queste cose? Ed erano scandalizzati di lui. E Gesù disse loro: Niun profeta è sprezzato, se non nella sua patria, e in casa sua. Ed egli non fece quivi molte potenti operazioni, per la loro incredulità IN quel tempo, Erode il tetrarca udì la fama di Gesù. E disse ai suoi servitori: Costui è Giovanni Battista; egli è risuscitato da’ morti; e però le potenze operano in lui. Perciocchè Erode avea preso Giovanni, e l’avea messo ne’ legami, e l’avea incarcerato, a motivo di Erodiada, moglie di Filippo, suo fratello. Perciocchè Giovanni gli diceva: Ei non ti è lecito di ritenere costei. E volendolo far morire, pure temette il popolo; perciocchè essi lo teneano per profeta. Ora, celebrandosi il giorno della natività di Erode, la figliuola di Erodiada avea ballato ivi in mezzo, ed era piaciuta ad Erode. Onde egli le promise, con giuramento, di darle tutto ciò ch’ella chiederebbe. Ed ella, indotta prima da sua madre, disse: Dammi qui in un piatto la testa di Giovanni Battista. E il re se ne attristò; ma pure, per li giuramenti, e per rispetto di coloro ch’erano con lui a tavola, comandò che le fosse data. E mandò a far decapitar Giovanni Battista in prigione. E la sua testa fu portata in un piatto, e data alla fanciulla; ed ella la portò a sua madre. E i discepoli d’esso vennero, e tolsero il corpo, e lo seppellirono; poi vennero, e rapportarono il fatto a Gesù E GESÙ, udito ciò, si ritrasse di là sopra una navicella, in un luogo deserto, in disparte. E la turbe uditolo, lo seguitarono a piè, dalle città. E Gesù, essendo smontato dalla navicella, vide una gran moltitudine, e fu mosso a compassione inverso loro, e sanò gl’infermi d’infra loro. E, facendosi sera, i suoi discepoli gli si accostarono, dicendo: Questo luogo è deserto, e l’ora è già passata; licenzia le turbe, acciocchè vadano per le castella, e si comperino da mangiare. Ma Gesù disse loro: Non han bisogno di andarsene; date lor voi da mangiare. Ed essi gli dissero: Noi non abbiam qui se non cinque pani, e due pesci. Ed egli disse: Recatemeli qua. E comandò che le turbe si coricassero sopra l’erba; poi prese i cinque pani, e i due pesci; e levati gli occhi al cielo, fece la benedizione; e, rotti i pani, li diede a’ discepoli, e i discepoli alle turbe. E tutti mangiarono, e furon saziati; poi i discepoli levarono l’avanzo de’ pezzi, e ve ne furono dodici corbelli pieni. Or coloro che aveano mangiato erano intorno a cinquemila uomini, oltre alle donne ed i fanciulli INCONTANENTE appresso, Gesù costrinse i suoi discepoli a montare in su la navicella, ed a passare innanzi a lui all’altra riva, mentre egli licenziava le turbe. Ed egli, dopo aver licenziate le turbe, salì in sul monte in disparte, per orare. E, fattosi sera, era quivi tutto solo. E la navicella era già in mezzo del mare, travagliata dalle onde; perciocchè il vento era contrario. E nella quarta vigilia della notte, Gesù se ne andò a loro, camminando sopra il mare. E i discepoli, vedendolo camminar sopra il mare, si turbarono, dicendo: Egli è un fantasma. E di paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro, dicendo: Rassicuratevi; sono io, non temiate. E Pietro, rispondendogli, disse: Signore, se sei tu, comanda che io venga a te sopra le acque. Ed egli disse: Vieni. E Pietro, smontato dalla navicella, camminava sopra le acque, per venire a Gesù. Ma, vedendo il vento forte, ebbe paura; e, cominciando a sommergersi, gridò, dicendo: Signore, salvami. E incontanente Gesù distese la mano, e lo prese, e gli disse: O uomo di poca fede, perchè hai dubitato? Poi, quando furono entrati nella navicella, il vento si acquetò. E coloro ch’erano nella navicella vennero, e l’adorarono, dicendo: Veramente tu sei il Figliuol di Dio Poi, essendo passati all’altra riva, vennero nella contrada di Gennesaret. E gli uomini di quel luogo, avendolo riconosciuto, mandarono a farlo sapere per tutta quella contrada circonvicina; e gli presentarono tutti I malati; e lo pregavano che potessero sol toccare il lembo della sua vesta; e tutti quelli che lo toccarono furono sanati ALLORA gli Scribi ed i Farisei di Gerusalemme vennero a Gesù, dicendo: Perchè trasgrediscono i tuoi discepoli la tradizion degli anziani? poichè non si lavano le mani, quando prendono cibo. Ma egli, rispondendo, disse loro: E voi, perchè trasgredite il comandamento di Dio per la vostra tradizione? Poichè Iddio ha comandato in questa maniera: Onora padre, e madre; e: Chi maledice padre, o madre, muoia di morte. Ma voi dite: Chiunque avrà detto al padre, o alla madre: Tutto ciò, di che tu potresti esser da me sovvenuto, è offerta a Dio; può non più onorar suo padre, e sua madre. Ed avete annullato il comandamento di Dio con la vostra tradizione. Ipocriti, ben di voi profetizzò Isaia, dicendo: Questo popolo si accosta a me con la bocca, e mi onora con le labbra; ma il cuor loro è lungi da me. Ma invano mi onorano insegnando dottrine, che son comandamenti d’uomini Poi, chiamata a sè la moltitudine, le disse: Ascoltate, ed intendete: Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo; ma ben lo contamina ciò che esce dalla bocca. Allora i suoi discepoli, accostatisi, gli dissero: Sai tu che i Farisei, udito questo ragionamento, sono stati scandalizzati? Ed egli, rispondendo, disse: Ogni pianta che il padre mio celeste non ha piantata sarà diradicata. Lasciateli; son guide cieche di ciechi; ora, se un cieco guida un altro cieco amendue cadranno nella fossa. E Pietro, rispondendo, gli disse: Dichiaraci quella parabola. E Gesù disse: Siete voi eziandio ancor privi d’intelletto? Non intendete voi ancora che tutto ciò che entra nella bocca se ne va nel ventre, e poi è gettato fuori nella latrina? Ma le cose che escono dalla bocca procedono dal cuore, ed esse contaminano l’uomo. Poichè dal cuore procedono pensieri malvagi, omicidii, adulterii, fornicazioni, furti, false testimonianze, maldicenze. Queste son le cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare con mani non lavate non contamina l’uomo POI Gesù, partitosi di là, si ritrasse nelle parti di Tiro, e di Sidon. Ed ecco, una donna Cananea, uscita di que’ confini, gli gridò, dicendo: Abbi pietà di me, o Signore, figliuol di Davide! la mia figliuola è malamente tormentata dal demonio. Ma egli non le rispondeva nulla. E i suoi discepoli, accostatisi, lo pregavano, dicendo: Licenziala, perciocchè ella grida dietro a noi. Ma egli, rispondendo, disse: Io non son mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele. Ed ella venne, e l’adorò, dicendo: Signore, aiutami. Ma egli, rispondendo, disse: Non è cosa onesta prendere il pan de’ figliuoli, e gettarlo a’ cagnuoli. Ed ella disse: Ben dici, Signore; poichè anche i cagnuoli mangiano delle miche che cadono dalla tavola de’ lor padroni. Allora Gesù, rispondendo, le disse: O donna, grande è la tua fede; siati fatto come tu vuoi. E da quell’ora, la sua figliuola fu sanata E GESÙ, partendo di là, venne presso al mar della Galilea; e salito sopra il monte, si pose quivi a sedere. E molte turbe si accostarono a lui, le quali aveano con loro degli zoppi, dei ciechi, de’ mutoli, de’ monchi, ed altri molti; e li gettarono a’ piedi di Gesù, ed egli li sanò; talchè le turbe si maravigliavano, vedendo i mutoli parlare, i monchi esser sani, gli zoppi camminare, e i ciechi vedere; e glorificarono l’Iddio d’Israele. E Gesù, chiamati a sè i suoi discepoli, disse: Io ho gran pietà della moltitudine; perciocchè già tre giorni continui dimora appresso di me, e non ha di che mangiare; e pure io non voglio licenziarli digiuni, che talora non vengano meno tra via. E i suoi discepoli gli dissero: Onde avremmo in un luogo deserto tanti pani, che bastassero a saziare una cotanta moltitudine? E Gesù disse loro: Quanti pani avete? Ed essi dissero: Sette, e alcuni pochi pesciolini. Ed egli comandò alle turbe che si mettessero a sedere in terra. Poi prese i sette pani, e i pesci, e rese grazie, li ruppe, e li diede a’ suoi discepoli; e i discepoli alla moltitudine. E tutti ne mangiarono, e furon saziati; poi levaron l’avanzo de’ pezzi, e ve ne furono sette panieri pieni. Or coloro che avean mangiato erano quattromila uomini, oltre alle donne e i fanciulli. Poi, licenziate le turbe, egli montò nella navicella, e venne ne’ confini di Magdala ED accostatisi a lui i Farisei, e i Sadducei, tentandolo, lo richiesero di mostrar loro un segno dal cielo. Ma egli, rispondendo, disse loro: Quando si fa sera, voi dite: Farà tempo sereno, perciocchè il cielo rosseggia. E la mattina dite: Oggi sarà tempesta, perciocchè il cielo tutto mesto rosseggia. Ipocriti, ben sapete discernere l’aspetto del cielo, e non potete discernere i segni de’ tempi! La gente malvagia ed adultera richiede un segno, ma segno alcuno non le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. E, lasciatili, se ne andò E quando i suoi discepoli furon giunti all’altra riva, ecco, aveano dimenticato di prender del pane. E Gesù disse loro: Vedete, guardatevi dal lievito de’ Farisei, e de’ Sadducei. Ed essi ragionavano fra loro, dicendo: Noi non abbiam preso del pane. E Gesù, conosciuto ciò, disse loro: Perchè questionate fra voi, o uomini di poca fede, di ciò che non avete preso del pane? Ancora siete voi senza intelletto, e non vi ricordate dei cinque pani de’ cinquemila uomini, e quanti corbelli ne levaste? Nè de’ sette pani de’ quattromila uomini, e quanti panieri ne levaste? Come non intendete voi, che non del pane vi dissi che vi guardaste dal lievito de’ Farisei, e de’ Sadducei? Allora intesero ch’egli non avea detto che si guardassero dal lievito del pane, ma della dottrina dei Farisei, e de’ Sadducei POI Gesù, essendo venuto nelle parti di Cesarea di Filippo, domandò i suoi discepoli: Chi dicono gli uomini che io, il Figliuol dell’uomo, sono? Ed essi dissero: Alcuni, Giovanni Battista; altri, Elia; altri, Geremia, od uno de’ profeti. Ed egli disse loro: E voi, chi dite che io sono? E Simon Pietro, rispondendo, disse: Tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente. E Gesù, rispondendo, gli disse: Tu sei beato, o Simone, figliuol di Giona, poichè la carne ed il sangue non t’hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è ne’ cieli. Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa pietra io edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; e tutto ciò che avrai legato in terra sarà legato ne’ cieli, e tutto ciò che avrai sciolto in terra sarà sciolto ne’ cieli. Allora egli divietò a’ suoi discepoli, che non dicessero ad alcuno ch’egli fosse Gesù, il Cristo Da quell’ora Gesù cominciò a dichiarare a’ suoi discepoli, che gli conveniva andare in Gerusalemme, e sofferir molte cose dagli anziani, e da’ principali sacerdoti, e dagli Scribi, ed essere ucciso, e risuscitare nel terzo giorno. E Pietro, trattolo da parte, cominciò a riprenderlo, dicendo: Signore, tolga ciò Iddio; questo non ti avverrà punto. Ma egli, rivoltosi, disse a Pietro: Vattene indietro da me, Satana; tu mi sei in iscandalo, perciocchè tu non hai il senso alle cose di Dio, ma alle cose degli uomini ALLORA Gesù disse a’ suoi discepoli: Se alcuno vuol venir dietro a me, rinunzi a sè stesso, e tolga la sua croce, e mi segua. Perciocchè, chi avrà voluto salvar la vita sua la perderà; ma chi avrà perduta la vita sua, per amor di me, la troverà. Perciocchè, che giova egli all’uomo, se guadagna tutto il mondo, e fa perdita dell’anima sua? ovvero, che darà l’uomo in iscambio dell’anima sua? Perciocchè il Figliuol dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, co’ suoi angeli; ed allora egli renderà la retribuzione a ciascuno secondo i suoi fatti. Io vi dico in verità, che alcuni di coloro che son qui presenti non gusteranno la morte, che non abbiano veduto il Figliuol dell’uomo venir nel suo regno E SEI giorni appresso, Gesù prese seco Pietro, e Giacomo, e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E fu trasfigurato in lor presenza, e la sua faccia risplendè come il sole, e i suoi vestimenti divenner candidi come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che ragionavano con lui. E Pietro fece motto a Gesù, e gli disse: Signore, egli è bene che noi stiam qui; se tu vuoi, facciam qui tre tabernacoli; uno a te, uno a Mosè, ed uno ad Elia. Mentre egli parlava ancora, ecco, una nuvola lucida li adombrò; ed ecco, una voce venne dalla nuvola, dicendo: Questo è il mio diletto Figliuolo, in cui ho preso il mio compiacimento; ascoltatelo. E i discepoli, udito ciò, caddero sopra le lor facce, e temettero grandemente. Ma Gesù, accostatosi, li toccò, e disse: Levatevi, e non temiate. Ed essi, alzati gli occhi, non videro alcuno, se non Gesù tutto solo. Poi, mentre scendevano dal monte, Gesù diede loro questo comandamento: Non dite la visione ad alcuno, finchè il Figliuol dell’uomo sia risuscitato dai morti. E i suoi discepoli lo domandarono dicendo: Come adunque dicono gli Scribi che convien che prima venga Elia? E Gesù, rispondendo, disse loro: Elia veramente deve prima venire, e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico, che Elia è già venuto, ed essi non l’hanno riconosciuto, anzi hanno fatto inverso lui ciò che hanno voluto; così ancora il Figliuol dell’uomo sofferirà da loro. Allora i discepoli intesero ch’egli avea loro detto ciò di Giovanni Battista E QUANDO furon venuti alla moltitudine, un uomo gli si accostò, inginocchiandosi davanti a lui, e dicendo: Signore, abbi pietà del mio figliuolo, perciocchè egli è lunatico, e malamente tormentato; poichè spesso cade nel fuoco, e spesso nell’acqua. Ed io l’ho presentato a’ tuoi discepoli, ma essi non l’hanno potuto guarire. E Gesù, rispondendo, disse: Ahi! generazione incredula e perversa! infino a quando mai sarò con voi? infino a quando mai vi comporterò? conducetemelo qua. E Gesù sgridò il demonio, ed egli uscì fuor di lui; e da quell’ora il fanciullo fu guarito. Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, dissero: Perchè non abbiam noi potuto cacciarlo? E Gesù disse loro: Per la vostra incredulità; perciocchè io vi dico in verità, che se avete di fede quant’è un granel di senape, voi direte a questo monte: Passa di qui a là, ed esso vi passerà; e niente vi sarà impossibile. Or questa generazione di demoni non esce fuori, se non per orazione, e per digiuno Ora, mentre essi conversavano nella Galilea, Gesù disse loro: Egli avverrà che il Figliuol dell’uomo sarà dato nelle mani degli uomini; ed essi l’uccideranno; ma nel terzo giorno egli risusciterà. Ed essi ne furono grandemente contristati E QUANDO furon venuti in Capernaum, coloro che ricoglievano le didramme vennero a Pietro, e dissero: Il vostro Maestro non paga egli le didramme? Egli disse: Sì. E quando egli fu entrato in casa, Gesù lo prevenne, dicendo: Che ti pare, Simone? da cui prendono i re della terra i tributi, o il censo? da’ figliuoli loro, o dagli stranieri? Pietro gli disse: Dagli stranieri. Gesù gli disse: Dunque i figliuoli son franchi. Ma, acciocchè noi non li scandalezziamo, vattene al mare, e getta l’amo, e togli il primo pesce che salirà fuori, ed aprigli la gola, e tu vi troverai uno statere; prendilo e dallo loro, per te, e per me IN quell’ora i discepoli vennero a Gesù dicendo: Deh! chi è il maggiore nel regno de’ cieli? E Gesù, chiamato a sè un piccol fanciullo, lo pose nel mezzo di loro, e disse: Io vi dico in verità, che se non siete mutati, e non divenite come i piccoli fanciulli, voi non entrerete punto nel regno de’ cieli. Ogni uomo adunque, che si sarà abbassato, come questo piccol fanciullo, è il maggiore nel regno de’ cieli. E chiunque riceve un tal piccol fanciullo, nel nome mio, riceve me. Ma chi avrà scandalezzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appiccata una macina da asino al collo, e che fosse sommerso nel fondo del mare Guai al mondo per gli scandali! perciocchè, bene è necessario che scandali avvengano; ma nondimeno, guai a quell’uomo per cui lo scandalo avviene! Ora, se la tua mano, o il tuo piè, ti fa intoppare, mozzali, e gettali via da te; meglio è per te d’entrar nella vita zoppo, o monco, che, avendo due mani, e due piedi, esser gettato nel fuoco eterno. Parimente, se l’occhio tuo ti fa intoppare, cavalo, e gettalo via da te; meglio è per te d’entrar nella vita, avendo un occhio solo, che, avendone due, esser gettato nella geenna del fuoco. Guardate che non isprezziate alcuno di questi piccoli; perciocchè io vi dico che gli angeli loro vedono del continuo ne’ cieli la faccia del Padre mio, che è ne’ cieli. Poichè il Figliuol dell’uomo è venuto per salvar ciò che era perito. Che vi par egli? Se un uomo ha cento pecore, ed una di esse si smarrisce, non lascerà egli le novantanove, e non andrà egli su per i monti cercando la smarrita? E se pure avviene ch’egli la trovi, io vi dico in verità, che egli più si rallegra di quella, che delle novantanove, che non si erano smarrite. Così, la volontà del Padre vostro ch’è ne’ cieli è, che neppur uno di questi piccoli perisca ORA, se il tuo fratello ha peccato contro a te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se egli ti ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello. Ma, se non ti ascolta, prendi teco ancora uno o due, acciocchè ogni parola sia confermata per la bocca di due, o di tre testimoni. E s’egli disdegna di ascoltarli, dillo alla chiesa; e se disdegna eziandio di ascoltar la chiesa, siati come il pagano, o il pubblicano. Io vi dico in verità, che tutte le cose che voi avrete legate sopra la terra saranno legate nel cielo, e tutte le cose che avrete sciolte sopra la terra saranno sciolte nel cielo. Oltre a ciò, io vi dico, che, se due di voi consentono sopra la terra, intorno a qualunque cosa chiederanno, quella sarà lor fatta dal Padre mio, che è ne’ cieli. Perciocchè, dovunque due, o tre, son raunati nel nome mio, quivi son io nel mezzo di loro Allora Pietro, accostatoglisi, disse: Signore, quante volte, peccando il mio fratello contro a me, gli perdonerò io? fino a sette volte? Gesù gli disse: Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Perciò, il regno de’ cieli è assomigliato ad un re, il qual volle far ragione co’ suoi servitori. Ed avendo cominciato a far ragione, gli fu presentato uno, ch’era debitore di diecimila talenti. E non avendo egli da pagare, il suo signore comandò ch’egli, e la sua moglie, e i suoi figliuoli, e tutto quanto avea, fosse venduto, e che il debito fosse pagato. Laonde il servitore, gettatosi a terra, si prostese davanti a lui, dicendo: Signore, abbi pazienza inverso me, ed io ti pagherò tutto. E il signor di quel servitore, mosso da compassione, lo lasciò andare, e gli rimise il debito. Ma quel servitore, uscito fuori, trovò uno de’ suoi conservi, il qual gli dovea cento denari: ed egli lo prese, e lo strangolava, dicendo: Pagami ciò che tu mi devi. Laonde il suo conservo, gettatoglisi a’ piedi, lo pregava, dicendo: Abbi pazienza inverso me, ed io ti pagherò tutto. Ma egli non volle, anzi andò, e lo cacciò in prigione, finchè avesse pagato il debito. Or i suoi conservi, veduto il fatto, ne furono grandemente contristati, e vennero al lor signore, e gli dichiararono tutto il fatto. Allora il suo signore lo chiamò a sè, e gli disse: Malvagio servitore, io ti rimisi tutto quel debito, perciocchè tu me ne pregasti. Non ti si conveniva egli altresì aver pietà del tuo conservo, siccome io ancora avea avuta pietà di te? E il suo signore, adiratosi, lo diede in man de’ sergenti, da martoriarlo, infino a tanto ch’egli avesse pagato tutto ciò che gli era dovuto. Così ancora vi farà il vostro Padre celeste, se voi non rimettete di cuore ognuno al suo fratello i suoi falli E QUANDO Gesù ebbe finiti questi ragionamenti, si dipartì di Galilea, e venne ne’ confini della Giudea, lungo il Giordano. E molte turbe lo seguitarono, ed egli li sanò quivi E i Farisei si accostarono a lui, tentandolo, e dicendogli: È egli lecito all’uomo di mandar via la sua moglie per qualunque cagione? Ed egli, rispondendo, disse loro: Non avete voi letto che Colui, che da principio fece ogni cosa, fece gli uomini maschio e femmina? E disse: Perciò, l’uomo lascerà il padre e la madre, e si congiungerà con la sua moglie, e i due diverranno una stessa carne. Talchè, non son più due, anzi una stessa carne; ciò dunque che Iddio ha congiunto l’uomo nol separi. Essi gli dissero: Perchè dunque comandò Mosè che si desse la scritta del divorzio, e che così si mandasse via la moglie? Egli disse loro: Ben vi permise Mosè, per la durezza de’ vostri cuori, di mandar via le vostre mogli; ma da principio non era così. Or io vi dico che chiunque manda via la sua moglie, salvochè per cagion di fornicazione, e ne sposa un’altra, commette adulterio; ed altresì chi sposa colei che è mandata via commette adulterio. I suoi discepoli gli dissero: Se così sta l’affare dell’uomo con la moglie, non è spediente maritarsi. Ma egli disse loro: Non tutti son capaci di questa cosa che voi dite, ma sol coloro a cui è dato. Perciocchè vi son degli eunuchi, i quali son nati così dal seno della madre; e vi son degli eunuchi, i quali sono stati fatti eunuchi dagli uomini; e vi son degli eunuchi, i quali si son fatti eunuchi loro stessi per lo regno de’ cieli. Chi può esser capace di queste cose, sialo ALLORA gli furono presentati dei piccoli fanciulli, acciocchè imponesse loro le mani, ed orasse; ma i discepoli sgridavano coloro che li presentavano. Ma Gesù disse: Lasciate quei piccoli fanciulli, e non li divietate di venire a me; perciocchè di tali è il regno de’ cieli. Ed imposte loro le mani, si partì di là ED ecco, un certo, accostatosi, gli disse: Maestro buono, che bene farò io per aver la vita eterna? Ed egli gli disse: Perchè mi chiami buono? niuno è buono, se non un solo, cioè: Iddio. Ora, se tu vuoi entrar nella vita, osserva i comandamenti. Colui gli disse: Quali? E Gesù disse: Questi: Non uccidere. Non commettere adulterio. Non rubare. Non dir falsa testimonianza. Onora tuo padre e tua madre, ed ama il tuo prossimo come te stesso. Quel giovane gli disse: Tutte queste cose ho osservate fin dalla mia giovanezza; che mi manca egli ancora? Gesù gli disse: Se tu vuoi esser perfetto, va’, vendi ciò che tu hai, e donalo a’ poveri, e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, e seguitami. Ma il giovane, udita quella parola, se ne andò contristato; perciocchè egli avea molte ricchezze E Gesù disse a’ suoi discepoli: Io vi dico in verità, che un ricco malagevolmente entrerà nel regno de’ cieli. E da capo vi dico: Egli è più agevole che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. E i suoi discepoli, udito ciò, sbigottirono forte, dicendo: Chi adunque può esser salvato? E Gesù, riguardatili, disse loro: Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio ogni cosa è possibile. Allora Pietro, rispondendo, gli disse: Ecco, noi abbiamo abbandonato ogni cosa, e ti abbiam seguitato; che ne avremo dunque? E Gesù disse loro: Io vi dico in verità, che nella nuova creazione, quando il Figliuol dell’uomo sederà sopra il trono della sua gloria, voi ancora che mi avete seguitato sederete sopra dodici troni, giudicando le dodici tribù d’Israele. E chiunque avrà abbandonato casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figliuoli, o possessioni, per lo mio nome, ne riceverà cento cotanti, ed erederà la vita eterna. Ma molti primi saranno ultimi, e molti ultimi saranno primi PERCIOCCHÈ, il regno de’ cieli è simile ad un padron di casa, il quale, in sul far del dì, uscì fuori, per condurre e prezzo de’ lavoratori, per mandarli nella sua vigna. E convenutosi co’ lavoratori in un denaro al dì, li mandò nella sua vigna. Poi, uscito intorno alle tre ore, ne vide altri che stavano in su la piazza scioperati. Ed egli disse loro: Andate voi ancora nella vigna, ed io vi darò ciò che sarà ragionevole. Ed essi andarono. Poi, uscito ancora intorno alle sei, ed alle nove ore, fece il simigliante. Ora, uscito ancora intorno alle undici ore, ne trovò degli altri che se ne stavano scioperati, ed egli disse loro: Perchè ve ne state qui tutto il dì scioperati? Essi gli dissero: Perciocchè niuno ci ha condotti a prezzo. Egli disse loro: Andate voi ancora nella vigna, e riceverete ciò che sarà ragionevole. Poi, fattosi sera, il padron della vigna disse al suo fattore: Chiama i lavoratori, e paga loro il salario, cominciando dagli ultimi fino a’ primi. Allora quei delle undici ore vennero, e ricevettero un denaro per uno. Poi vennero i primi, i quali pensavano di ricever più, ma ricevettero anch’essi un denaro per uno. E, ricevutolo, mormoravano contro al padron di casa, dicendo: Questi ultimi han lavorato solo un’ora, e tu li hai fatti pari a noi, che abbiam portata la gravezza del dì, e l’arsura. Ma egli, rispondendo, disse all’un di loro: Amico, io non ti fo alcun torto; non ti convenisti tu meco in un denaro? Prendi ciò che ti appartiene, e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non mi è egli lecito di far ciò che io voglio del mio? l’occhio tuo è egli maligno, perciocchè io son buono? Così, gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi; perciocchè molti son chiamati, ma pochi eletti POI Gesù, salendo in Gerusalemme, tratti da parte i suoi dodici discepoli nel cammino, disse loro: Ecco, noi saliamo in Gerusalemme, e il Figliuol dell’uomo sarà dato in man dei principali sacerdoti, e degli Scribi, ed essi lo condanneranno a morte. E lo metteranno nelle mani de’ Gentili, da schernirlo, e flagellarlo, e crocifiggerlo, ma egli risusciterà nel terzo giorno Allora la madre de’ figliuoli di Zebedeo si accostò a lui, co’ suoi figliuoli, adorandolo, e chiedendogli qualche cosa. Ed egli le disse: Che vuoi? Ella gli disse: Ordina che questi miei due figliuoli seggano l’uno alla tua destra, l’altro alla sinistra, nel tuo regno. E Gesù, rispondendo, disse: Voi non sapete ciò che vi chieggiate; potete voi bere il calice che io berrò, ed essere battezzati del battesimo del quale io sarò battezzato? Essi gli dissero: Sì, lo possiamo. Ed egli disse loro: Voi certo berrete il mio calice, e sarete battezzati del battesimo del quale io sarò battezzato; ma, quant’è al sedere alla mia destra, o alla sinistra, non istà a me il darlo; ma sarà dato a coloro a cui è preparato dal Padre mio. E gli altri dieci, avendo ciò udito, furono indegnati di que’ due fratelli. E Gesù, chiamatili a sè, disse: Voi sapete che i principi delle genti le signoreggiano, e che i grandi usano podestà sopra esse. Ma non sarà così fra voi; anzi chiunque fra voi vorrà divenir grande sia vostro ministro; e chiunque fra voi vorrà esser primo sia vostro servitore. Siccome il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito, anzi per servire, e per dar l’anima sua per prezzo di riscatto per molti OR uscendo essi di Gerico, una gran moltitudine lo seguitò. Ed ecco, due ciechi, che sedevano presso della via, avendo udito che Gesù passava, gridarono, dicendo: Abbi pietà di noi, Signore, Figliuol di Davide! Ma la moltitudine li sgridava, acciocchè tacessero; ma essi vie più gridavano, dicendo: Abbi pietà di noi, Signore, Figliuolo di Davide. E Gesù, fermatosi, li chiamò, e disse: Che volete ch’io vi faccia? Essi gli dissero: Signore, che gli occhi nostri sieno aperti. E Gesù, mosso a pietà, toccò gli occhi loro, e incontanente gli occhi loro ricoverarono la vista, ed essi lo seguitarono E QUANDO furon vicino a Gerusalemme, e furon venuti in Betfage, presso al monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: Andate nel castello che è dirimpetto a voi; e subito troverete un’asina legata, ed un puledro con essa; scioglieteli, e menatemeli. E se alcuno vi dice nulla, dite che il Signore ne ha bisogno; e subito li manderà. Or tutto ciò fu fatto, acciocchè si adempiesse ciò che fu detto dal profeta, dicendo: Dite alla figliuola di Sion: Ecco, il tuo Re viene a te, mansueto, e montato sopra un asino, ed un puledro, figlio di un’asina che porta il giogo. E i discepoli andarono, e fecero come Gesù avea loro imposto. E menaron l’asina, ed il puledro; e misero sopra quelli le lor veste, e Gesù montò sopra il puledro. Ed una grandissima moltitudine distese le sue veste nella via; ed altri tagliavano de’ rami dagli alberi, e li distendevano nella via. E le turbe che andavano davanti, e che venivano dietro gridavano, dicendo: Osanna al Figliuolo di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna ne’ luoghi altissimi! Ed essendo egli entrato in Gerusalemme, tutta la città fu commossa, dicendo: Chi è costui? E le turbe dicevano: Costui è Gesù, il Profeta che è da Nazaret di Galilea E GESÙ entrò nel tempio di Dio, e cacciò fuori tutti coloro che vendevano, e comperavano nel tempio; e riversò le tavole de’ cambiatori, e le sedie di coloro che vendevano i colombi. E disse loro: Egli è scritto: La mia Casa sarà chiamata Casa d’orazione, ma voi ne avete fatta una spelonca di ladroni. Allora vennero a lui de’ ciechi, e degli zoppi, nel tempio, ed egli li sanò. Ma i principali sacerdoti, e gli Scribi, vedute le maraviglie ch’egli avea fatte, ed i fanciulli che gridavano nel tempio: Osanna al Figliuolo di Davide! furono indegnati. E gli dissero: Odi tu ciò che costoro dicono? E Gesù disse loro: Sì. Non avete voi mai letto: Dalla bocca de’ fanciulli, e di que’ che poppano, tu hai stabilita la tua lode? E lasciatili, uscì della città verso Betania, e quivi albergò E LA mattina ritornando nella città, ebbe fame. E, vedendo un fico in su la strada, andò ad esso, ma non vi trovò nulla, se non delle foglie. Ed egli gli disse: Giammai più in eterno non nasca frutto alcuno da te. E subito il fico si seccò. E i discepoli, veduto ciò, si maravigliarono, dicendo: Come si è di subito seccato il fico? E Gesù, rispondendo, disse loro: Io vi dico in verità, che, se avete fede e non dubitate, non sol farete la cosa del fico, ma ancora se dite a questo monte: Togliti di là, e gettati nel mare, sarà fatto. E tutte le cose, le quali con orazione richiederete, credendo, voi le riceverete POI, quando egli fu venuto nel tempio, i principali sacerdoti, e gli anziani del popolo, si accostarono a lui mentre egli insegnava, dicendo: Di quale autorità fai tu queste cose? e chi ti ha data cotesta autorità? E Gesù, rispondendo, disse loro: Ancora io vi domanderò una cosa, la qual se voi mi dite io altresì vi dirò di quale autorità fo queste cose. Il battesimo di Giovanni onde era egli? dal cielo o dagli uomini? Ed essi ragionavan tra loro, dicendo: Se diciamo che era dal cielo, egli ci dirà: Perchè dunque non gli credeste? Se altresì diciamo che era dagli uomini noi temiamo la moltitudine perciocchè tutti tengono Giovanni per profeta. E risposero a Gesù, e dissero: Noi non sappiamo. Egli altresì disse loro: Ed io ancora non vi dirò di quale autorità io fo queste cose ORA, che vi par egli? Un uomo avea due figliuoli; e, venuto al primo, disse: Figliuolo, va’, lavora oggi nella mia vigna. Ma egli, rispondendo, disse: Non voglio, pur nondimeno, poi appresso, ravvedutosi, vi andò. Poi, venuto al secondo, gli disse il simigliante. Ed egli, rispondendo, disse: Sì, lo farò, signore, e pur non vi andò. Qual de’ due fece il voler del padre? Essi gli dissero: Il primo. Gesù disse loro: Io vi dico in verità, che i pubblicani, e le meretrici vanno innanzi a voi nel regno de’ cieli. Perciocchè Giovanni è venuto a voi per la via della giustizia, e voi non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli hanno creduto; e pur voi, veduto ciò, non vi siete poi appresso ravveduti, per credergli UDITE un’altra parabola: Vi era un padre di famiglia, il quale piantò una vigna e le fece una siepe attorno, e cavò in essa un luogo da calcar la vendemmia, e vi edificò una torre; poi allogò quella a certi lavoratori, e se ne andò in viaggio. Ora, quando venne il tempo de’ frutti, egli mandò i suoi servitori a’ lavoratori, per ricevere i frutti di quella. Ma i lavoratori, presi que’ servitori, ne batterono l’uno, e ne uccisero l’altro, e ne lapidarono l’altro. Da capo egli mandò degli altri servitori, in maggior numero che i primi; e quelli fecero loro il simigliante. Ultimamente, egli mandò loro il suo figliuolo, dicendo: Avran riverenza al mio figliuolo. Ma i lavoratori, veduto il figliuolo, disser fra loro: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, ed occupiamo la sua eredità. E presolo, lo cacciarono fuor della vigna, e l’uccisero. Quando adunque il padron della vigna sarà venuto, che farà egli a que’ lavoratori? Essi gli dissero: Egli li farà perir malamente, quegli scellerati, ed allogherà la vigna ad altri lavoratori, i quali gli renderanno i frutti a’ suoi tempi. Gesù disse loro: Non avete voi mai letto nelle Scritture: La pietra che gli edificatori hanno riprovata è divenuta il capo del cantone; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa maravigliosa agli occhi nostri? Perciò, io vi dico, che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che farà i frutti di esso. E chi caderà sopra questa pietra sarà tritato, ed ella fiaccherà colui sopra cui ella caderà. E i principali sacerdoti, e i Farisei, udite le sue parabole, si avvidero ch’egli diceva di loro. E cercavano di pigliarlo; ma temettero le turbe, perciocchè quelle lo tenevano per profeta E GESÙ, messosi a parlare, da capo ragionò loro in parabole, dicendo: Il regno de’ cieli è simile ad un re, il qual fece le nozze al suo figliuolo. E mandò i suoi servitori a chiamar gl’invitati alle nozze, ma essi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servitori, dicendo: Dite agl’invitati: Ecco, io ho apparecchiato il mio desinare, i miei giovenchi, e i miei animali ingrassati sono ammazzati, ed ogni cosa è apparecchiata; venite alle nozze. Ma essi non curandosene, se ne andarono, chi alla sua possessione, chi alla sua mercatanzia. E gli altri, presi i suoi servitori, li oltraggiarono ed uccisero. E quel re, udito ciò, si adirò, e mandò i suoi eserciti, e distrusse que’ micidiali, ed arse la lor città. Allora egli disse a’ suoi servitori: Ben son le nozze apparecchiate, ma i convitati non n’erano degni. Andate adunque in su i capi delle strade, e chiamate alle nozze chiunque troverete. E quei servitori, usciti in su le strade, raunarono tutti coloro che trovarono, cattivi e buoni, e il luogo delle nozze fu ripieno di persone ch’erano a tavola. Or il re, entrato per vedere quei che erano a tavola, vide quivi un uomo che non era vestito di vestimento da nozze. E gli disse: Amico, come sei entrato qua, senza aver vestimento da nozze? E colui ebbe la bocca chiusa. Allora il re disse a’ servitori: Legategli le mani e i piedi, e toglietelo, e gettatelo nelle tenebre di fuori. Ivi sarà il pianto, e lo stridor dei denti. Perciocchè molti son chiamati, ma pochi eletti ALLORA i Farisei andarono, e tenner consiglio come lo sorprenderebbero in fallo nelle sue parole. E gli mandarono i lor discepoli, con gli Erodiani, a dirgli: Maestro, noi sappiamo che tu sei verace, e che insegni la via di Dio in verità, e che non ti curi d’alcuno; perciocchè tu non riguardi alla qualità delle persone degli uomini. Dicci adunque: Che ti par egli? È egli lecito di dare il censo a Cesare, o no? E Gesù, riconosciuta la lor malizia, disse: Perchè mi tentate, o ipocriti? Mostratemi la moneta del censo. Ed essi gli porsero un denaro. Ed egli disse loro: Di chi è questa figura, e questa soprascritta? Essi gli dissero: Di Cesare. Allora egli disse loro: Rendete dunque a Cesare le cose che appartengono a Cesare, e a Dio le cose che appartengono a Dio. Ed essi, udito ciò, si maravigliarono, e, lasciatolo, se ne andarono IN quell’istesso giorno vennero a lui i Sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione, e lo domandarono, dicendo: Maestro, Mosè ha detto: Se alcuno muore senza figliuoli, sposi il suo fratello per ragione d’affinità la moglie di esso, e susciti progenie al suo fratello. Or appo noi vi erano sette fratelli; e il primo, avendo sposata moglie, morì; e, non avendo progenie, lasciò la sua moglie al suo fratello. Simigliantemente ancora il secondo, e il terzo, fino a tutti e sette. Ora, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione adunque, di cui d’infra i sette sarà ella moglie? poichè tutti l’hanno avuta. Ma Gesù, rispondendo, disse loro: Voi errate, non intendendo le Scritture, nè la potenza di Dio. Perciocchè nella risurrezione non si prendono, nè si dànno mogli; anzi gli uomini son nel cielo come angeli di Dio. E quant’è alla risurrezione de’ morti, non avete voi letto ciò che vi fu detto da Dio, quando disse: Io son l’Iddio d’Abrahamo, e l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio di Giacobbe? Iddio non è l’Iddio de’ morti, ma de’ viventi. E le turbe, udite queste cose, stupivano della sua dottrina ED i Farisei, udito ch’egli avea chiusa la bocca a’ Sadducei, si raunarono insieme. E un dottor della legge lo domandò, tentandolo, e dicendo: Maestro, quale è il maggior comandamento della legge? E Gesù gli disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, e con tutta la mente tua. Quest’è il primo, e il gran comandamento. E il secondo, simile ad esso, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge, ed i profeti ED essendo i Farisei raunati, Gesù domandò loro, dicendo: Che vi par egli del Cristo? di chi è egli figliuolo? Essi gli dicono: Di Davide. Egli disse loro: Come adunque Davide lo chiama egli in ispirito Signore, dicendo: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de’ tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come è egli suo figliuolo? E niuno poteva rispondergli nulla; niuno eziandio ardì più, da quel dì innanzi, fargli alcuna domanda ALLORA Gesù parlò alle turbe, ed a’ suoi discepoli, dicendo: Gli Scribi e i Farisei seggono sopra la sedia di Mosè. Osservate adunque, e fate tutte le cose che vi diranno che osserviate; ma non fate secondo le opere loro; perchè dicono, ma non fanno. Perciocchè legano pesi gravi ed importabili, e li mettono sopra le spalle degli uomini; ma essi non li vogliono pur muovere col dito. E fanno tutte le loro opere per esser riguardati dagli uomini; ed allargano le lor filatterie, ed allungano le fimbrie delle lor veste. Ed amano i primi luoghi a tavola ne’ conviti, e i primi seggi nelle raunanze; e le salutazioni nelle piazze; e d’esser chiamati dagli uomini: Rabbi, Rabbi. Ma voi, non siate chiamati Maestro; perciocchè un solo è il vostro Dottore, cioè Cristo; e voi tutti siete fratelli. E non chiamate alcuno sopra la terra vostro padre; perciocchè un solo è vostro Padre, cioè, quel ch’è ne’ cieli. E non siate chiamati dottori; perciocchè un solo è il vostro Dottore, cioè Cristo. E il maggior di voi sia vostro ministro. Or chiunque si sarà innalzato, sarà abbassato; e chiunque si sarà abbassato, sarà innalzato Ora, guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi serrate i regno dei cieli davanti agli uomini; poichè voi non entrate, nè lasciate entrar coloro ch’erano per entrare. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi divorate le case delle vedove; e ciò, sotto specie di far lunghe orazioni; perciò, voi riceverete maggior condannazione. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi circuite il mare e la terra, per fare un proselito; e, quando egli è fatto, voi lo fate figliuol della geenna il doppio più di voi. Guai a voi, guide cieche! che dite: Se alcuno ha giurato per lo tempio, non è nulla; ma se ha giurato per l’oro del tempio, è obbligato. Stolti e ciechi! perciocchè, quale è maggiore, l’oro, o il tempio che santifica l’oro? Parimente, se alcuno ha giurato per l’altare, non è nulla; ma se ha giurato per l’offerta che è sopra esso, è obbligato. Stolti e ciechi! perciocchè, quale è maggiore, l’offerta, o l’altare che santifica l’offerta? Colui adunque che giura per l’altare giura per esso, e per tutte le cose che son sopra esso. E chi giura per lo tempio giura per esso, e per colui che l’abita. E chi giura per lo cielo giura per lo trono di Dio, e per colui che siede sopra esso. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi decimate la menta, e l’aneto, e il comino, e lasciate le cose più gravi della legge: il giudizio, e la misericordia, e la fede; ei si conveniva far queste cose, e non lasciar quelle altre. Guide cieche! che colate la zanzara, e inghiottite il cammello. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi nettate il difuori della coppa e del piatto; ma dentro quelli son pieni di rapina e d’intemperanza. Fariseo cieco! netta prima il didentro della coppa e del piatto; acciocchè il difuori ancora sia netto. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi siete simili a’ sepolcri scialbati, i quali di fuori appaiono belli, ma dentro son pieni d’ossami di morti, e d’ogni bruttura. Così ancora voi apparite giusti di fuori agli uomini; ma dentro, siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità. Guai a voi, Scribi e Farisei ipocriti! perciocchè voi edificate i sepolcri de’ profeti, e adornate i monumenti de’ giusti; e dite: Se noi fossimo stati a’ dì de’ padri nostri, non saremmo già stati lor compagni nell’uccisione de’ profeti. Talchè voi testimoniate contro a voi stessi, che siete figliuoli di coloro che uccisero i profeti. Voi ancora empiete pur la misura de’ vostri padri. Serpenti, progenie di vipere! come fuggirete dal giudizio della geenna? Perciò, ecco, io vi mando de’ profeti, e de’ savi, e degli Scribi; e di loro ne ucciderete e crocifiggerete alcuni, altri ne flagellerete nelle vostre raunanze, e li perseguiterete di città in città. Acciocchè vi venga addosso tutto il sangue giusto sparso in terra, dal sangue del giusto Abele, infino al sangue di Zaccaria, figliuol di Barachia, il qual voi uccideste fra il tempio e l’altare. Io vi dico in verità, che tutte queste cose verranno sopra questa generazione. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti, e lapidi coloro che ti son mandati! quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, nella maniera che la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ale, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta. Perciocchè io vi dico, che da ora innanzi voi non mi vedrete, finchè diciate: Benedetto colui che viene nel nome del Signore E GESÙ, essendo uscito, se ne andava fuor del tempio; e i discepoli gli si accostarono, per mostrargli gli edifici del tempio. Ma Gesù disse loro: Non vedete voi tutte queste cose? Io vi dico in verità, che non sarà qui lasciata pietra sopra pietra che non sia diroccata. Poi, essendosi egli posto a sedere sopra il monte degli Ulivi, i discepoli gli si accostarono da parte, dicendo: Dicci, quando avverranno queste cose? e qual sarà il segno della tua venuta, e della fin del mondo? E Gesù, rispondendo, disse loro: Guardatevi che niun vi seduca. Perciocchè molti verranno sotto il mio nome, dicendo: Io sono il Cristo; e ne sedurranno molti. Or voi udirete guerre, e romori di guerre; guardatevi, non vi turbate; perciocchè conviene che tutte queste cose avvengano; ma non sarà ancor la fine. Perciocchè una gente si leverà contro all’altra; ed un regno contro all’altro; e vi saranno pestilenze, e fami, e tremoti in ogni luogo. Ma tutte queste cose saranno sol principio di dolori. Allora vi metteranno nelle mani altrui, per essere afflitti, e vi uccideranno; e sarete odiati da tutte le genti per lo mio nome. Ed allora molti si scandalezzeranno, e si tradiranno, e odieranno l’un l’altro. E molti falsi profeti sorgeranno, e ne sedurranno molti. E perciocchè l’iniquità sarà moltiplicata, la carità di molti si raffredderà. Ma chi sarà perseverato infino al fine sarà salvato. E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le genti; ed allora verrà la fine. QUANDO adunque avrete veduta l’abominazione della desolazione, della quale ha parlato il profeta Daniele, posta nel luogo santo chi legge pongavi mente; allora coloro che saranno nella Giudea fuggansene sopra i monti. Chi sarà sopra il tetto della casa non iscenda, per toglier cosa alcuna di casa sua. E chi sarà nella campagna non torni addietro, per toglier la sua vesta. Or guai alle gravide, ed a quelle che latteranno in que’ dì! E pregate che la vostra fuga non sia di verno, nè in giorno di sabato; perciocchè allora vi sarà grande afflizione, qual non fu giammai, dal principio del mondo infino ad ora; ed anche giammai più non sarà. E se que’ giorni non fossero abbreviati, niuna carne scamperebbe; ma per gli eletti que’ giorni saranno abbreviati. ALLORA, se alcuno vi dice: Ecco, il Cristo è qui, o là, nol crediate. Perciocchè falsi cristi, e falsi profeti sorgeranno, e faranno gran segni, e miracoli; talchè sedurrebbero, se fosse possibile, eziandio gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se dunque vi dicono: Ecco, egli è nel deserto, non vi andate; ecco, egli è nelle camerette segrete, nol crediate. Perciocchè, siccome il lampo esce di Levante, ed apparisce fino in Ponente, tale ancora sarà la venuta del Figliuol dell’uomo. Perciocchè dovunque sarà il carname, quivi si accoglieranno le aquile. Ora, subito dopo l’afflizione di quei giorni, il sole scurerà, e la luna non darà il suo splendore, e le stelle caderanno dal cielo, e le potenze de’ cieli saranno scrollate. Ed allora apparirà il segno del Figliuol dell’uomo, nel cielo; allora ancora tutte le nazioni della terra faranno cordoglio, e vedranno il Figliuol dell’uomo venir sopra le nuvole del cielo, con potenza, e gran gloria. Ed egli manderà i suoi angeli, con tromba, e gran grido; ed essi raccoglieranno i suoi eletti da’ quattro venti, dall’un de’ capi del cielo infino all’altro Ora imparate dal fico questa similitudine: Quando già i suoi rami sono in succhio, e le frondi germogliano, voi sapete che la state è vicina; così ancora voi, quando avrete vedute tutte queste cose, sappiate ch’egli è vicino, in su la porta. Io vi dico in verità, che questa età non passerà, finchè tutte queste cose non sieno avvenute. Il cielo e la terra trapasseranno, ma le mie parole non trapasseranno. MA quant’è a quel giorno, e a quell’ora, niuno la sa, non pur gli angeli de’ cieli; ma il mio Padre solo. Ora, come erano i giorni di Noè, così ancora sarà la venuta del Figliuol dell’uomo. Perciocchè, siccome gli uomini erano, a’ dì che furono avanti il diluvio, mangiando e bevendo, prendendo e dando mogli, sino al giorno che Noè entrò nell’arca; e non si avvidero di nulla, finchè venne il diluvio e li portò tutti via; così ancora sarà la venuta del Figliuol dell’uomo. Allora due saranno nella campagna; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. Due donne macineranno nel mulino; l’una sarà presa, e l’altra lasciata. Vegliate adunque, perciocchè voi non sapete a qual’ora il vostro Signore verrà. Ma sappiate ciò, che se il padre di famiglia sapesse a qual vigilia della notte il ladro deve venire, egli veglierebbe, e non lascerebbe sconficcar la sua casa. Perciò, voi ancora siate presti; perciocchè, nell’ora che non pensate, il Figliuol dell’uomo verrà. QUALE è pur quel servitor leale, ed avveduto, il quale il suo signore abbia costituito sopra i suoi famigliari, per dar loro il nutrimento al suo tempo? Beato quel servitore, il quale il suo signore, quando egli verrà, troverà facendo così. Io vi dico in verità, ch’egli lo costituirà sopra tutti i suoi beni. Ma, se quel servitore, essendo malvagio, dice nel cuor suo: Il mio signore mette indugio a venire; e prende a battere i suoi conservi, ed a mangiare, ed a bere con gli ubbriachi; il signor di quel servitore verrà, nel giorno ch’egli non l’aspetta, e nell’ora ch’egli non sa; e lo riciderà, e metterà la sua parte con gl’ipocriti. Ivi sarà il pianto, e lo stridor de’ denti ALLORA il regno de’ cieli sarà simile a dieci vergini, le quali, prese le lor lampane, uscirono fuori incontro allo sposo. Or cinque d’esse erano avvedute, e cinque pazze. Le pazze, prendendo le lor lampane, non aveano preso seco dell’olio; ma le avvedute aveano, insieme con le lor lampane, preso seco dell’olio ne’ loro vasi. Ora, tardando lo sposo, tutte divennero sonnacchiose, e si addormentarono. E in su la mezza notte si fece un grido: Ecco, lo sposo viene, uscitegli incontro. Allora tutte quelle vergini si destarono, ed acconciarono le lor lampane. E le pazze dissero alle avvedute: Dateci dell’olio vostro, perciocchè le nostre lampane si spengono. Ma le avvedute risposero, e dissero: Noi nol faremo; che talora non ve ne sia assai per noi, e per voi; andate più tosto a coloro che lo vendono, e compratene. Ora, mentre quelle andavano a comprarne, venne lo sposo; e quelle ch’erano apparecchiate entrarono con lui nelle nozze; e la porta fu serrata. Poi appresso, vennero anche le altre vergini, dicendo: Signore, signore, aprici. Ma egli rispondendo, disse: Io vi dico in verità, che io non vi conosco. Vegliate adunque, poichè non sapete nè il giorno, nè l’ora, che il Figliuol dell’uomo verrà PERCIOCCHÈ egli è come un uomo, il quale, andando fuori in viaggio, chiamò i suoi servitori, e diede loro in mano i suoi beni. Ed all’uno diede cinque talenti, ed all’altro due, ed all’altro uno: a ciascuno secondo la sua capacità; e subito si partì. Or colui che avea ricevuti i cinque talenti andò, e trafficò con essi, e ne guadagnò altri cinque. Parimente ancora colui che avea ricevuti i due ne guadagnò altri due. Ma colui che ne avea ricevuto uno andò, e fece una buca in terra, e nascose i danari del suo signore. Ora, lungo tempo appresso, venne il signore di que’ servitori, e fece ragion con loro. E colui che avea ricevuti i cinque talenti venne, e ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, tu mi desti in mano cinque talenti; ecco, sopra quelli ne ho guadagnati altri cinque. E il suo signore gli disse: Bene sta, buono e fedel servitore; tu sei stato leale in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore. Poi, venne anche colui che avea ricevuti i due talenti, e disse: Signore, tu mi desti in mano due talenti; ecco, sopra quelli ne ho guadagnati altri due. Il suo signore gli disse: Bene sta, buono e fedel servitore; tu sei stato leale in poca cosa; io ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo signore. Poi, venne ancora colui che avea ricevuto un sol talento, e disse: Signore, io conosceva che tu sei uomo aspro, che mieti ove non hai seminato, e ricogli ove non hai sparso; laonde io temetti, e andai, e nascosi il tuo talento in terra; ecco, tu hai il tuo. E il suo signore, rispondendo, gli disse: Malvagio e negligente servitore, tu sapevi che io mieto ove non ho seminato e ricolgo ove non ho sparso; perciò ei ti si conveniva mettere i miei danari in man di banchieri; e quando io sarei venuto, avrei riscosso il mio con frutto. Toglietegli adunque il talento, e datelo a colui che ha i dieci talenti. Perciocchè, a chiunque ha, sarà dato, ed egli soprabbonderà; ma chi non ha, eziandio quel ch’egli ha, gli sarà tolto. E cacciate il servitor disutile nelle tenebre di fuori. Ivi sarà il pianto, e lo stridor de’ denti ORA, quando il Figliuol dell’uomo sarà venuto nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora egli sederà sopra il trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a lui; ed egli separerà gli uomini gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore da’ capretti. E metterà le pecore alla sua destra, e i capretti alla sinistra. Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio; eredate il regno che vi è stato preparato fino dalla fondazion del mondo. Perciocchè io ebbi fame, e voi mi deste a mangiare; io ebbi sete, e voi mi deste a bere; io fui forestiere, e voi mi accoglieste. Io fui ignudo, e voi mi rivestiste; io fui infermo, e voi mi visitaste; io fui in prigione, e voi veniste a me. Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: Signore, quando ti abbiam noi veduto aver fame, e ti abbiam dato a mangiare? ovvero, aver sete, e ti abbiam dato a bere? E quando ti abbiam veduto forestiere, e ti abbiamo accolto? o ignudo, e ti abbiam rivestito? E quando ti abbiam veduto infermo, o in prigione, e siamo venuti a te? E il Re, rispondendo, dirà loro: Io vi dico in verità, che in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, voi l’avete fatto a me. Allora egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, ch’è preparato al diavolo, ed a’ suoi angeli. Perciocchè io ebbi fame, e voi non mi deste a mangiare; ebbi sete, e non mi deste a bere. Io fui forestiere, e non mi accoglieste; ignudo, e non mi rivestiste; infermo, ed in prigione, e non mi visitaste. Allora quelli ancora gli risponderanno, dicendo: Signore, quando ti abbiam veduto aver fame, o sete, o esser forestiere, o ignudo, o infermo, o in prigione, e non ti abbiam sovvenuto? Allora egli risponderà loro, dicendo: Io vi dico in verità, che in quanto non l’avete fatto ad uno di questi minimi, nè anche l’avete fatto a me. E questi andranno alle pene eterne, e i giusti nella vita eterna ED avvenne che, quando Gesù ebbe finiti tutti questi ragionamenti, disse a’ suoi discepoli: Voi sapete che fra due giorni è la pasqua; e il Figliuol dell’uomo sarà dato in mano del magistrato, per essere crocifisso. Allora si raunarono i principali sacerdoti, e gli Scribi, e gli anziani del popolo, nella corte del sommo sacerdote, detto Caiafa; e presero insieme consiglio di pigliar Gesù con inganno, e di farlo morire. Ma dicevano: Non convien farlo nella festa; acciocchè non si faccia tumulto fra il popolo ORA, essendo Gesù in Betania, in casa di Simone lebbroso, era venuta a lui una donna, avendo un alberello d’olio odorifero di gran prezzo; ed ella l’avea sparso sopra il capo di Cristo, mentre era a tavola. E i suoi discepoli, avendo ciò veduto, furono indegnati, dicendo: A che far questa perdita? Poichè quest’olio si sarebbe potuto vendere un gran prezzo, e quello darsi a’ poveri. Ma Gesù, conosciuto ciò, disse loro: Perchè date voi noia a questa donna? poichè ella ha fatta una buona opera inverso me. Perciocchè sempre avete i poveri con voi; ma me non mi avete sempre. Poichè costei, versando quest’olio sopra il mio corpo, l’ha fatto per imbalsamarmi. Io vi dico in verità, che dovunque sarà predicato quest’evangelo, in tutto il mondo, si racconterà eziandio ciò che costei ha fatto, in memoria di lei ALLORA uno de’ dodici, detto Giuda Iscariot, andò a’ principali sacerdoti, e disse loro: Che mi volete dare, ed io ve lo darò nelle mani? Ed essi gli pesarono trenta sicli d’argento. E da quell’ora egli cercava opportunità di tradirlo OR nel primo giorno degli azzimi, i discepoli vennero a Gesù, dicendogli: Ove vuoi che noi ti apparecchiamo da mangiar la pasqua? Ed egli disse: Andate nella città ad un tale, e ditegli: Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; io farò la pasqua in casa tua, coi miei discepoli. E i discepoli fecero come Gesù avea loro ordinato, ed apparecchiarono la pasqua. E quando fu sera, egli si mise a tavola co’ dodici. E mentre mangiavano, disse: Io vi dico in verità, che un di voi mi tradirà. Ed essendone eglino grandemente attristati, ciascun di loro prese a dirgli: Son io desso, Signore? Ed egli, rispondendo, disse: Colui che intinge con la mano meco nel piatto mi tradirà. Il Figliuol dell’uomo certo se ne va, secondo ch’è scritto di lui; ma, guai a quell’uomo per lo quale il Figliuol dell’uomo è tradito! meglio sarebbe stato per lui di non esser mai nato. E Giuda che lo tradiva prese a dire: Maestro, son io desso? Egli gli disse: Tu l’hai detto Ora, mentre mangiavano, Gesù, preso il pane, e fatta la benedizione, lo ruppe, e lo diede a’ discepoli, e disse: Prendete, mangiate; quest’è il mio corpo. Poi, preso il calice, e rendute le grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti. Perciocchè quest’è il mio sangue, ch’è il sangue del nuovo patto, il quale è sparso per molti, in remission de’ peccati. Or io vi dico, che da ora io non berrò più di questo frutto della vigna, fino a quel giorno che io lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio. E DOPO ch’ebbero cantato l’inno, se ne uscirono al monte degli Ulivi Allora Gesù disse loro: Voi tutti sarete scandalezzati in me questa notte; perciocchè egli è scritto: Io percoterò il Pastore, e le pecore della greggia saranno disperse. Ma, dopo che io sarò risuscitato, andrò dinanzi a voi in Galilea. Ma Pietro, rispondendo, gli disse: Avvegnachè tutti sieno scandalezzati in te, io non sarò giammai scandalezzato. Gesù gli disse: Io ti dico in verità, che questa stessa notte, innanzi che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. Pietro gli disse: Benchè mi convenisse morir teco, non però ti rinnegherò. Il simigliante dissero eziandio tutti i discepoli ALLORA Gesù venne con loro in una villa, detta Ghetsemane, e disse a’ discepoli: Sedete qui, finchè io sia andato là, ed abbia orato. E preso seco Pietro, e i due figliuoli di Zebedeo, cominciò ad esser contristato, e gravemente angosciato. Allora egli disse loro: L’anima mia è occupata di tristizia infino alla morte; dimorate qui, e vegliate meco. E andato un poco innanzi, si gettò sopra la sua faccia, orando, e dicendo: Padre mio, se egli è possibile, trapassi da me questo calice; ma pure, non come io voglio, ma come tu vuoi. Poi venne a’ discepoli, e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: Così non avete potuto vegliar pure un’ora meco? Vegliate, ed orate, che non entriate in tentazione; perciocchè lo spirito è pronto, ma la carne è debole. Di nuovo, la seconda volta, egli andò, ed orò, dicendo: Padre mio, se egli non è possibile che questo calice trapassi da me, che io nol beva, la tua volontà sia fatta. Poi, essendo di nuovo venuto, li trovò che dormivano; perciocchè i loro occhi erano aggravati. E, lasciatili, andò di nuovo, ed orò la terza volta, dicendo le medesime parole. Allora egli venne a’ suoi discepoli, e disse loro: Dormite pure da ora innanzi, e riposatevi; ecco, l’ora è giunta, e il Figliuol dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori. Levatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino E MENTRE egli parlava ancora, ecco, Giuda, uno de’ dodici, venne, e con lui un grande stuolo, con ispade, ed aste, mandato da’ principali sacerdoti, e dagli anziani del popolo. Or colui che lo tradiva avea loro dato un segnale, dicendo: Colui il quale io avrò baciato è desso; pigliatelo. E in quello stante, accostatosi a Gesù, gli disse: Bene stii, Maestro; e baciollo. E Gesù gli disse: Amico, a che far sei tu qui? Allora coloro, accostatisi a Gesù, gli posero le mani addosso, e lo presero. Ed ecco, un di coloro ch’erano con Gesù, distesa la mano, trasse fuori la spada, e percosse il servitore del sommo sacerdote, e gli spiccò l’orecchio. Allora Gesù gli disse: Riponi la tua spada nel suo luogo; perciocchè tutti coloro che avranno presa la spada, periranno per la spada. Pensi tu forse che io non potessi ora pregare il Padre mio, il qual mi manderebbe subito più di dodici legioni d’angeli? Come dunque sarebbero adempiute le Scritture, le quali dicono che conviene che così avvenga? In quella stessa ora Gesù disse alle turbe: Voi siete usciti con ispade e con aste, come contro a un ladrone, per prendermi; io tuttodì sedeva appresso di voi, insegnando nel tempio; e voi non mi avete preso. Ma tutto ciò è avvenuto, acciocchè le Scritture de’ profeti fossero adempiute. Allora tutti i discepoli, lasciatolo, se ne fuggirono OR coloro che aveano preso Gesù lo menarono a Caiafa, sommo sacerdote, ove gli Scribi e gli anziani erano raunati. E Pietro lo seguitava da lungi infino alla corte del sommo sacerdote; ed entrato dentro, si pose a seder co’ sergenti, per veder la fine. Or i principali sacerdoti, e gli anziani, e tutto il concistoro, cercavano qualche falsa testimonianza contro a Gesù, per farlo morire; ma non ne trovarono alcuna; eziandio dopo che molti falsi testimoni si furono fatti avanti, non ne trovavano però, alcuna; ma, alla fine, vennero due falsi testimoni; i quali dissero: Costui ha detto: Io posso disfare il tempio di Dio, e infra tre giorni riedificarlo. Allora il sommo sacerdote, levatosi, gli disse: Non rispondi tu nulla? che testimoniano costoro contro a te? Ma Gesù taceva. E il sommo sacerdote replicò, e gli disse: Io ti scongiuro per l’Iddio vivente, che tu ci dica se tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio. Gesù gli disse: Tu l’hai detto. Anzi io vi dico, che da ora innanzi voi vedrete il Figliuol dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venir sopra le nuvole del cielo. Allora il sommo sacerdote stracciò i suoi vestimenti, dicendo: Egli ha bestemmiato; che abbiamo noi più bisogno di testimoni? ecco, ora voi avete udita la sua bestemmia. Che vi par egli? Ed essi, rispondendo, dissero: Egli è reo di morte. Allora gli sputarono nel viso, e gli diedero delle guanciate; ed altri gli diedero delle bacchettate, dicendo: O Cristo, indovinaci chi ti ha percosso OR Pietro sedeva di fuori nella corte; ed una fanticella si accostò a lui, dicendo: Anche tu eri con Gesù il Galileo. Ma egli lo negò davanti a tutti, dicendo: Io non so ciò che tu ti dici. E, come egli fu uscito fuori all’antiporto, un’altra lo vide, e disse a coloro ch’erano quivi: Anche costui era con Gesù il Nazareo. Ma egli di nuovo lo negò con giuramento, dicendo: Io non conosco quell’uomo. E poco appresso, quelli ch’erano presenti, accostatisi, dissero a Pietro: Di vero anche tu sei di quelli; perciocchè la tua favella ti fa manifesto. Allora egli cominciò a maledirsi, ed a giurare, dicendo: Io non conosco quell’uomo. E in quello stante il gallo cantò. Allora Pietro si ricordò della parola di Gesù, il quale gli avea detto: Innanzi che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. Ed egli uscì, e pianse amaramente POI, venuta la mattina, tutti i principali sacerdoti, e gli anziani del popolo, tenner consiglio contro a Gesù per farlo morire. E, legatolo, lo menarono, e misero nelle mani di Ponzio Pilato governatore. Allora Giuda, che l’avea tradito, vedendo ch’egli era stato condannato, si pentì, e tornò i trenta sicli d’argento a’ principali sacerdoti, ed agli anziani, dicendo: Io ho peccato, tradendo il sangue innocente. Ma essi dissero: Che tocca questo a noi? pensavi tu. Ed egli, gettati i sicli d’argento nel tempio, si ritrasse, e se ne andò, e si strangolò. E i principali sacerdoti presero quei denari, e dissero: Ei non è lecito di metterli nel tesoro del tempio; poichè sono prezzo di sangue. E, preso consiglio, comperarono di quelli il campo del vasellaio, per luogo di sepoltura agli stranieri. Perciò, quel campo è stato, infino al dì d’oggi, chiamato: Campo di sangue. Allora si adempiè ciò che fu detto dal profeta Geremia, dicendo: Ed io presi i trenta sicli d’argento, il prezzo di colui che è stato apprezzato, il quale hanno apprezzato d’infra i figliuoli d’Israele; e li diedi, per comperare il campo del vasellaio, secondo che il Signore mi avea ordinato OR Gesù comparve davanti al governatore; e il governatore lo domandò, dicendo: Sei tu il Re de’ Giudei? E Gesù gli disse: Tu il dici. Ed essendo egli accusato da’ principali sacerdoti, e dagli anziani, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: Non odi tu quante cose testimoniano contro a te? Ma egli non gli rispose a nulla; talchè il governatore si maravigliava grandemente. Or il governatore soleva ogni festa liberare un prigione alla moltitudine, quale ella voleva. E allora aveano un prigione segnalato, detto Barabba. Essendo essi adunque raunati, Pilato disse loro: Qual volete che io vi liberi, Barabba ovvero Gesù, detto Cristo? Perciocchè egli sapeva che glielo aveano messo nelle mani per invidia. Ora, sedendo egli in sul tribunale, la sua moglie gli mandò a dire: Non aver da far nulla con quel giusto, perciocchè io ho sofferto oggi molto per lui in sogno. Ma i principali sacerdoti, e gli anziani, persuasero le turbe che chiedessero Barabba, e che facessero morir Gesù. E il governatore, replicando, disse loro: Qual de’ due volete che io vi liberi? Ed essi dissero: Barabba. Pilato disse loro: Che farò dunque di Gesù, detto Cristo? Tutti gli dissero: Sia crocifisso. E il governatore disse: Ma pure che male ha egli fatto? Ed essi vie più gridavano, dicendo: Sia crocifisso. E Pilato, vedendo che non profittava nulla, anzi, che si sollevava un tumulto, prese dell’acqua, e si lavò le mani nel cospetto della moltitudine, dicendo: Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensatevi voi. E tutto il popolo, rispondendo, disse: Sia il suo sangue sopra noi, e sopra i nostri figliuoli Allora egli liberò loro Barabba; e dopo aver flagellato Gesù, lo diede loro nelle mani, acciocchè fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore, avendo tratto Gesù dentro al pretorio, raunarono attorno a lui tutta la schiera. E, spogliatolo, gli misero attorno un saio di scarlatto. E, contesta una corona di spine, gliela misero sopra il capo, ed una canna nella man destra; e, inginocchiatiglisi davanti, lo beffavano, dicendo: Ben ti sia, o Re de’ Giudei. Poi, sputatogli addosso, presero la canna, e gliene percotevano il capo. E, dopo che l’ebbero schernito, lo spogliarono di quel saio, e lo rivestirono de’ suoi vestimenti; poi lo menarono a crocifiggere. ORA, uscendo, trovarono un Cireneo, chiamato per nome Simone, il quale angariarono a portar la croce di Gesù E, venuti nel luogo detto Golgota, che vuol dire: Il luogo del teschio; gli diedero a bere dell’aceto mescolato con fiele; ma egli avendolo gustato, non volle berne. Poi, avendolo crocifisso, spartirono i suoi vestimenti, tirando la sorte; acciocchè fosse adempiuto ciò che fu detto dal profeta: Hanno spartiti fra loro i miei vestimenti, ed hanno tratta la sorte sopra la mia veste. E, postisi a sedere, lo guardavano quivi. Gli posero ancora, di sopra al capo, il maleficio che gli era apposto, scritto in questa maniera: COSTUI È GESÙ, IL RE DE’ GIUDEI. Allora furono crocifissi con lui due ladroni: l’uno a destra, l’altro a sinistra. E coloro che passavano ivi presso, l’ingiuriavano, scotendo il capo; e dicendo: Tu che disfai il tempio, e in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso; se sei Figliuolo di Dio, scendi giù di croce. Simigliantemente ancora i principali sacerdoti, con gli Scribi, e gli anziani, e Farisei, facendosi beffe, dicevano: Egli ha salvati gli altri, e non può salvare sè stesso; se egli è il re d’Israele, scenda ora giù di croce, e noi crederemo in lui. Egli si è confidato in Dio; liberilo ora, se pur lo gradisce; poichè egli ha detto: Io son Figliuolo di Dio. Lo stesso gli rimproveravano ancora i ladroni, ch’erano stati crocifissi con lui. Ora, dalle sei ore si fecero tenebre sopra tutta la terra, insino alle nove. E intorno alle nove, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eli, Eli, lamma sabactani? cioè: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai lasciato? Ed alcuni di coloro ch’erano ivi presenti, udito ciò, dicevano: Costui chiama Elia. E in quello stante un di loro corse, e prese una spugna, e l’empiè d’aceto; e messala intorno ad una canna, gli diè da bere. E gli altri dicevano: Lascia, vediamo se Elia verrà a salvarlo E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rendè lo spirito. Ed ecco, la cortina del tempio si fendè in due, da cima a fondo; e la terra tremò, e le pietre si schiantarono; e i monumenti furono aperti e molti corpi de’ santi, che dormivano, risuscitarono. E quelli, essendo usciti de’ monumenti dopo la risurrezion di Gesù, entrarono nella santa città, ed apparvero a molti. Ora il centurione, e coloro ch’erano con lui, guardando Gesù, veduto il tremoto, e le cose avvenute, temettero grandemente, dicendo: Veramente costui era Figliuol di Dio. Or quivi erano molte donne, riguardando da lontano, le quali aveano seguitato Gesù da Galilea, ministrandogli; fra le quali era Maria Maddalena, e Maria madre di Giacomo e di Iose; e la madre de’ figliuoli di Zebedeo POI, in su la sera, venne un uomo ricco di Arimatea, chiamato per nome Giuseppe, il quale era stato anch’egli discepolo di Gesù. Costui venne a Pilato, e chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato comandò che il corpo gli fosse reso. E Giuseppe, preso il corpo, lo involse in un lenzuolo netto. E lo pose nel suo monumento nuovo, il quale egli avea fatto tagliar nella roccia; ed avendo rotolato una gran pietra in su l’apertura del monumento, se ne andò. Or Maria Maddalena, e l’altra Maria, erano quivi, sedendo di rincontro al sepolcro. E il giorno seguente, ch’era il giorno d’appresso la preparazione, i principali sacerdoti, e i Farisei si raunarono appresso di Pilato, dicendo: Signore, ei ci ricorda che quel seduttore, mentre viveva ancora, disse: Io risusciterò infra tre giorni. Ordina adunque che il sepolcro sia sicuramente guardato, fino al terzo giorno; che talora i suoi discepoli non vengano di notte, e nol rubino, e dicano al popolo: Egli è risuscitato dai morti; onde l’ultimo inganno sia peggiore del primiero. Ma Pilato disse loro: Voi avete la guardia; andate, assicuratelo come l’intendete. Essi adunque, andati, assicurarono il sepolcro, suggellando la pietra, oltre la guardia ORA, finita la settimana, quando il primo giorno della settimana cominciava a schiarire, Maria Maddalena, e l’altra Maria, vennero a vedere il sepolcro. Ed ecco, si fece un gran tremoto, perciocchè un angelo del Signore, sceso dal cielo, venne, e rotolò la pietra dall’apertura del sepolcro, e si pose a seder sopra essa. E il suo aspetto era come un folgore, e il suo vestimento era bianco come neve. E per timor d’esso, le guardie tremarono, e divennero come morti. Ma l’angelo fece motto alle donne, e disse loro: Voi, non temiate; perciocchè io so che cercate Gesù, il quale è stato crocifisso. Egli non è qui, perciocchè egli è risuscitato, come egli avea detto; venite, vedete il luogo dove il Signore giaceva. E andate prestamente, e dite a’ suoi discepoli ch’egli è risuscitato dai morti; ed ecco, egli va innanzi a voi in Galilea; quivi lo vedrete; ecco, io ve l’ho detto. Esse adunque uscirono prestamente del monumento, con ispavento, ed allegrezza grande; e corsero a rapportar la cosa a’ discepoli di esso. Ed ecco, Gesù venne loro incontro, dicendo: Ben vi sia. Ed esse, accostatesi gli presero i piedi, e l’adorarono. Allora Gesù disse loro: Non temiate; andate, rapportate a’ miei fratelli, che vadano in Galilea, e che quivi mi vedranno E MENTRE esse andavano, ecco, alcuni della guardia vennero nella città, e rapportarono a’ principali sacerdoti tutte le cose ch’erano avvenute. Ed essi, raunatisi con gli anziani, presero consiglio di dar buona somma di danari a’ soldati, dicendo: Dite: I suoi discepoli son venuti di notte, e l’han rubato, mentre noi dormivamo. E se pur questo viene alle orecchie del governatore, noi l’appagheremo con parole, e vi metteremo fuor di pena. Ed essi, presi i danari, fecero come erano stati ammaestrati; e quel dire è stato divolgato fra i Giudei, infino al dì d’oggi MA gli undici discepoli andarono in Galilea, nel monte ove Gesù avea loro ordinato. E vedutolo, l’adorarono; ma pure alcuni dubitarono. E Gesù, accostatosi, parlò loro, dicendo: Ogni podestà mi è data in cielo, ed in terra. Andate adunque, ed ammaestrate tutti i popoli; battezzandoli nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo; insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandate. Or ecco, io son con voi in ogni tempo, infino alla fin del mondo. Amen IL principio dell’evangelo di Gesù Cristo, Figliuol di Dio. Secondo ch’egli è scritto ne’ profeti: Ecco, io mando il mio Angelo davanti alla tua faccia, il qual preparerà la tua via d’innanzi a te. Vi è una voce d’uno che grida nel deserto: Acconciate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri. Giovanni battezzava nel deserto, e predicava il battesimo della penitenza, in remission de’ peccati. E tutto il paese della Giudea, e que’ di Gerusalemme, uscivano a lui, ed eran tutti battezzati da lui nel fiume Giordano, confessando i lor peccati. Or Giovanni era vestito di pel di cammello, avea una cintura di cuoio intorno a’ lombi, e mangiava locuste, e miele salvatico. E predicava, dicendo: Dietro a me vien colui ch’è più forte di me, di cui io non son degno, chinandomi, di sciogliere il correggiuol delle scarpe. Io vi ho battezzati con acqua, ma esso vi battezzerà con lo Spirito Santo ED avvenne in que’ giorni, che Gesù venne di Nazaret di Galilea, e fu battezzato da Giovanni, nel Giordano. E subito, come egli saliva fuor dell’acqua, vide fendersi i cieli, e lo Spirito scendere sopra esso in somiglianza di colomba. E venne una voce dal cielo, dicendo: Tu sei il mio diletto Figliuolo, nel quale io ho preso il mio compiacimento. E tosto appresso, lo Spirito lo sospinse nel deserto. E fu quivi nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana; e stava con le fiere, e gli angeli gli ministravano ORA, dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù venne in Galilea, predicando l’evangelo del regno di Dio; e dicendo: Il tempo è compiuto, e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi, e credete all’evangelo. Ora, passeggiando lungo il mar della Galilea, egli vide Simone, e Andrea, fratello d’esso Simone, che gettavano la lor rete in mare; perciocchè erano pescatori. E Gesù disse loro: Venite dietro a me, ed io vi farò esser pescatori d’uomini. Ed essi, lasciate prestamente le lor reti, lo seguitarono. Poi, passando un poco più oltre di là, vide Giacomo di Zebedeo, e Giovanni, suo fratello, i quali racconciavan le lor reti nella navicella; e subito li chiamò; ed essi, lasciato Zebedeo lor padre, nella navicella, con gli operai, se ne andarono dietro a lui. ED entrarono in Capernaum, e subito, in giorno di sabato, egli entrò nella sinagoga, ed insegnava. E gli uomini stupivano della sua dottrina, perciocchè egli li ammaestrava come avendo autorità, e non come gli Scribi Ora, nella lor sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito immondo, il qual diede un grido, dicendo: Ahi! che vi +e fra te e noi, o Gesù Nazareno? sei tu venuto per mandarci in perdizione? io so chi tu sei: il Santo di Dio. Ma Gesù lo sgridò dicendo: Ammutolisci, ed esci fuori di lui. E lo spirito immondo, straziatolo, e gridando con gran voce, uscì fuori di lui. E tutti sbigottirono, talchè domandavan fra loro: Che cosa è questa? quale è questa nuova dottrina? poichè egli con autorità comanda eziandio agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono. E la sua fama andò subito per tutta la contrada circonvicina della Galilea E TOSTO appresso, essendo usciti della sinagoga, vennero, con Giacomo e Giovanni, in casa di Simone e di Andrea. Or la suocera di Simone giaceva in letto, con la febbre; ed essi subito gliene parlarono. Ed egli, accostatosi, la prese per la mano, e la sollevò; e subito la febbre la lasciò, ed ella ministrava loro. Poi, fattosi sera, quando il sole andava sotto, gli menarono tutti coloro che stavan male, e gl’indemoniati. E tutta la città era raunata all’uscio. Ed egli ne guarì molti che stavan male di diverse malattie, e cacciò molti demoni; e non permetteva a’ demoni di parlare, perciocchè sapevano chi egli era. Poi, la mattina, essendo ancor molto buio, Gesù si levò, e se ne andò in luogo deserto, e quivi orava. E Simone, e gli altri ch’eran con lui gli andarono dietro. E, trovatolo, gli dissero: Tutti ti cercano. Ed egli disse loro: Andiamo alle castella vicine, acciocchè io predichi ancora là; poichè è per questo che io sono uscito. Ed egli andava predicando nelle lor sinagoghe, per tutta la Galilea, e cacciando i demoni ED un lebbroso venne a lui, pregandolo, ed inginocchiandosi davanti a lui, e dicendogli: Se tu vuoi, tu puoi mondarmi. E Gesù, mosso a pietà, distese la mano, e lo toccò, e gli disse: Sì, io lo voglio, sii mondato. E come egli ebbe detto questo, subito la lebbra si partì da lui, e fu mondato. E Gesù, avendogli fatti severi divieti, lo mandò prestamente via; e gli disse: Guarda che tu nol dica ad alcuno; anzi va’, mostrati al sacerdote, ed offerisci per la tua purificazione le cose che Mosè ha ordinate in testimonianza a loro. Ma egli, essendo uscito, cominciò a predicare, e a divolgar grandemente la cosa, talchè Gesù non poteva più palesemente entrar nella città; anzi se ne stava di fuori in luoghi deserti, e d’ogni luogo si veniva a lui ED alquanti giorni appresso, egli entrò di nuovo in Capernaum; e s’intese ch’egli era in casa. E subito si raunò gran numero di gente, talchè non pure i contorni della porta li potevan più contenere; ed egli annunziava loro la parola. Allora vennero a lui alcuni che menavano un paralitico, portato da quattro. E, non potendosi accostare a lui, per la calca, scopersero il tetto della casa dove era Gesù; e, foratolo, calarono il letticello, in sul quale giaceva il paralitico. E Gesù, veduta la lor fede, disse al paralitico: Figliuolo, i tuoi peccati ti son rimessi. Or alcuni d’infra gli Scribi sedevano quivi, e ragionavan ne’ lor cuori, dicendo: Perchè pronunzia costui bestemmie in questa maniera? chi può rimettere i peccati, se non il solo Dio? E Gesù, avendo subito conosciuto, per lo suo Spirito, che ragionavan così fra sè stessi, disse loro: Perchè ragionate voi coteste cose ne’ vostri cuori? Quale è più agevole, dire al paralitico: I tuoi peccati ti son rimessi; ovver dire: Levati, togli il tuo letticello, e cammina? Ora, acciocchè voi sappiate che il Figliuol dell’uomo ha podestà di rimettere i peccati in terra, io ti dico disse egli al paralitico: Levati, togli il tuo letticello, e vattene a casa tua. Ed egli prestamente si levò; e, caricatosi addosso il suo letticello, uscì in presenza di tutti; talchè tutti stupivano, e glorificavano Iddio, dicendo: Giammai non vedemmo cotal cosa POI appresso Gesù uscì di nuovo lungo il mare; e tutta la moltitudine veniva a lui, ed egli li ammaestrava. E passando, vide Levi, il figliuol di Alfeo, che sedeva al banco della gabella. Ed egli gli disse: Seguitami. Ed egli, levatosi, lo seguitò. Ed avvenne che, mentre Gesù era a tavola in casa d’esso, molti pubblicani e peccatori erano anch’essi a tavola con lui, e co’ suoi discepoli; perciocchè eran molti, e l’aveano seguitato. E gli Scribi e i Farisei, vedutolo mangiar co’ pubblicani e co’ peccatori, dissero a’ suoi discepoli: Che vuol dir ch’egli mangia e beve co’ pubblicani e co’ peccatori? E Gesù, udito ciò, disse loro: I sani non hanno bisogno di medico, ma i malati; io non son venuto per chiamare i giusti, anzi i peccatori, a penitenza OR i discepoli di Giovanni, e quei de’ Farisei, digiunavano. E quelli vennero a Gesù, e gli dissero: Perchè digiunano i discepoli di Giovanni, e quei de’ Farisei, e i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Que’ della camera delle nozze possono eglino digiunare, mentre lo sposo è con loro? quanto tempo hanno seco lo sposo non possono digiunare. Ma verranno i giorni, che lo sposo sarà loro tolto, ed allora in que’ giorni digiuneranno. Niuno eziandio cuce una giunta di panno nuovo sopra un vestimento vecchio; altrimenti, quel nuovo ripieno strappa del vecchio, e la rottura si fa peggiore. Parimente, niuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti, il vin nuovo rompe gli otri, e il vino si spande, e gli otri si perdono; anzi conviensi mettere il vino nuovo in otri nuovi. ED avvenne, in un giorno di sabato, ch’egli camminava per li seminati, e i suoi discepoli presero a svellere delle spighe, camminando. E i Farisei gli dissero: Vedi, perchè fanno essi ciò che non è lecito in giorno di sabato? Ed egli disse loro: Non avete voi mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe bisogno, ed ebbe fame, egli, e coloro ch’erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani di presentazione, i quali non è lecito di mangiare, se non a’ sacerdoti, e ne diede ancora a coloro ch’eran con lui? Poi disse loro: Il sabato è fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato. Dunque il Figliuol dell’uomo è Signore eziandio del sabato POI egli entrò di nuovo nella sinagoga, e quivi era un uomo che avea la mano secca. Ed essi l’osservavano se lo sanerebbe in giorno di sabato, per accusarlo. Ed egli disse all’uomo che avea la mano secca: Levati là nel mezzo. Poi disse loro: È egli lecito di far bene o male; di salvare una persona, o di ucciderla, in giorno di sabato? Ma essi tacevano. Allora, avendoli guardati attorno con indegnazione, contristato per l’induramento del cuor loro, disse a quell’uomo: Distendi la tua mano. Ed egli la distese. E la sua mano fu restituita sana come l’altra. E i Farisei, essendo usciti, tenner subito consiglio con gli Erodiani contro a lui, come lo farebber morire. Ma Gesù, co’ suoi discepoli, si ritrasse al mare, e gran moltitudine lo seguitò, da Galilea, e da Giudea, e da Gerusalemme, e da Idumea, e da oltre il Giordano; parimente, una gran moltitudine da’ contorni di Tiro, e di Sidon, avendo udite le gran cose ch’egli faceva, venne a lui. Ed egli disse a’ suoi discepoli, che vi fosse sempre una navicella appresso di lui, per la moltitudine; che talora non l’affollasse. Perciocchè egli ne avea guariti molti; talchè tutti coloro che aveano qualche flagello si avventavano a lui, per toccarlo. E gli spiriti immondi, quando lo vedevano, si gettavano davanti a lui, e gridavano, dicendo: Tu sei il Figliuol di Dio. Ma egli li sgridava forte acciocchè nol manifestassero POI egli montò in sul monte, e chiamò a sè coloro ch’egli volle; ed essi andarono a lui. Ed egli ne ordinò dodici, per esser con lui, e per mandarli a predicare; e per aver la podestà di sanare le infermità, e di cacciare i demoni. Il primo fu Simone, al quale ancora pose nome Pietro. Poi Giacomo figliuol di Zebedeo; e Giovanni, fratello di Giacomo, a’ quali pose nome Boanerges, che vuol dire: Figliuoli di tuono; e Andrea, e Filippo, e Bartolomeo, e Matteo, e Toma, e Giacomo figliuol di Alfeo; e Taddeo, e Simone Cananeo; e Giuda Iscariot, il quale anche lo tradì. POI vennero in casa. Ed una moltitudine si raunò di nuovo; talchè non potevano pur prender cibo. Or i suoi, udite queste cose, uscirono per pigliarlo, perciocchè dicevano: Egli è fuori di sè Ma gli Scribi ch’eran discesi di Gerusalemme, dicevano: Egli ha Beelzebub; e per lo principe de’ demoni, caccia i demoni. Ma egli, chiamatili a sè, disse loro in similitudine: Come può Satana cacciar Satana? E se un regno è diviso in parti contrarie, egli non può durare. E, se una casa è divisa in parti contrarie, ella non può durare. Così, se Satana si leva contro a sè stesso, ed è diviso in parti contrarie, egli non può durare, anzi vien meno. Niuno può entrar nella casa d’un uomo possente, e rapirgli le sue masserizie, se prima non l’ha legato; allora veramente gli prederà la casa. Io vi dico in verità, che a’ figliuoli degli uomini sarà rimesso qualunque peccato, e qualunque bestemmia avranno detta. Ma chiunque avrà bestemmiato contro allo Spirito Santo, giammai in eterno non ne avrà remissione; anzi sarà sottoposto ad eterno giudicio. Or egli diceva questo, perciocchè dicevano: Egli ha lo spirito immondo I SUOI fratelli adunque, e sua madre, vennero; e, fermatisi di fuori, mandarono a chiamarlo. Or la moltitudine sedeva d’intorno a lui, e gli disse: Ecco, tua madre, e i tuoi fratelli son là di fuori, e ti cercano. Ma egli rispose loro, dicendo: Chi è mia madre, o chi sono i miei fratelli? E, guardati in giro coloro che gli sedevano d’intorno, disse: Ecco mia madre, e i miei fratelli. Perciocchè, chiunque avrà fatta la volontà di Dio, esso è mio fratello e mia sorella, e mia madre POI prese di nuovo ad insegnare, presso al mare; ed una gran moltitudine si raunò presso a lui, talchè egli, montato nella navicella, sedeva in essa sul mare; e tutta la moltitudine era in terra, presso del mare. Ed egli insegnava loro molte cose in parabole, e diceva loro nella sua dottrina: Udite: Ecco, un seminatore uscì a seminare. Ed avvenne che mentre egli seminava, una parte cadde lungo la via, e gli uccelli del cielo vennero, e la mangiarono. Ed un’altra cadde in luoghi pietrosi, ove non avea molta terra; e subito nacque, perciocchè non avea terreno profondo; ma quando il sole fu levato, fu riarsa; e, perciocchè non avea radice, si seccò. Ed un’altra cadde fra le spine, e le spine crebbero, e l’affogarono, e non fece frutto. Ed un’altra cadde in buona terra, e portò frutto, il quale montò, e crebbe; e portò l’uno trenta, l’altro sessanta e l’altro cento. Poi egli disse: Chi ha orecchie da udire, oda. Ora, quando egli fu in disparte coloro che lo seguitavano, co’ dodici, lo domandarono della parabola. Ed egli disse loro: A voi è dato di conoscere il misterio del regno di Dio; ma a coloro che son di fuori tutte queste cose si propongono per parabole. Acciocchè riguardino bene, ma non veggano; e odano bene, ma non intendano; che talora non si convertano, ed i peccati non sien loro rimessi. Poi disse loro: Non intendete voi questa parabola? e come intenderete tutte le altre parabole? Il seminatore è colui che semina la parola. Or questi son coloro che ricevono la semenza lungo la strada, cioè, coloro ne’ quali la parola è seminata, e dopo che l’hanno udita, subito viene Satana, e toglie via la parola seminata ne’ loro cuori. E simigliantemente questi son coloro che ricevono la semenza in luoghi pietrosi, cioè, coloro i quali, quando hanno udita la parola, prestamente la ricevono con allegrezza. Ma non hanno in sè radice, anzi son di corta durata; e poi, avvenendo tribolazione, o persecuzione per la parola, subito sono scandalezzati. E questi son coloro che ricevono la semenza fra le spine, cioè, coloro che odono la parola. Ma le sollecitudini di questo secolo, e l’inganno delle ricchezze, e le cupidità delle altre cose, entrate, affogano la parola, onde diviene infruttuosa. Ma questi son coloro che hanno ricevuta la semenza in buona terra, cioè, coloro i quali odono la parola, e la ricevono, e portano frutto, l’un trenta, e l’altro sessanta, e l’altro cento DISSE loro ancora: È la lampana recata, acciocchè si ponga sotto il moggio, o sotto il letto? non è ella recata, acciocchè sia posta sopra il candelliere? Poichè nulla è occulto, che non debba esser manifestato; ed anche nulla è restato occulto per lo passato: ma è convenuto che fosse palesato. Se alcuno ha orecchie da udire, oda. Disse loro ancora: Ponete mente a ciò che voi udite. Della misura che misurate, vi sarà misurato; ed a voi che udite sarà sopraggiunto. Perciocchè a chiunque ha, sarà dato; ma chi non ha, eziandio quel ch’egli ha gli sarà tolto. OLTRE a ciò disse: Il regno di Dio è come se un uomo avesse gettata la semenza in terra; e dormisse, e si levasse di giorno, e di notte; ed intanto la semenza germogliasse, e crescesse nella maniera ch’egli non sa. Poichè la terra da sè stessa produce prima erba, poi spiga, poi grano compiuto nella spiga. E quando il frutto è maturo, subito vi si mette la falce, perciocchè la mietitura è venuta. DICEVA ancora: A che assomiglieremo il regno di Dio? o con qual similitudine lo rappresenteremo? Egli è simile ad un granel di senape, il quale, quando è seminato in terra, è il più piccolo di tutti i semi che son sopra la terra; ma, dopo che è stato seminato, cresce, e si fa la maggiore di tutte l’erbe, e fa rami grandi, talchè gli uccelli del cielo possono ripararsi sotto l’ombra sua. E per molte tali parabole proponeva loro la parola, secondo che potevano udire. E non parlava loro senza similitudine; ma, in disparte, egli dichiarava ogni cosa a’ suoi discepoli OR in quello stesso giorno, fattosi sera, disse loro: Passiamo all’altra riva. E i discepoli, licenziata la moltitudine, lo raccolsero, così come egli era, nella navicella. Or vi erano delle altre navicelle con lui. Ed un gran turbo di vento si levò, e cacciava le onde dentro alla navicella, talchè quella già si empieva. Or egli era a poppa, dormendo sopra un guanciale. Ed essi lo destarono, e gli dissero: Maestro, non ti curi tu che noi periamo? Ed egli, destatosi, sgridò il vento, e disse al mare: Taci, e sta’ cheto. E il vento si acquetò, e si fece gran bonaccia. Poi disse loro: Perchè siete voi così timidi? come non avete voi fede? Ed essi temettero di gran timore, e dicevano gli uni agli altri: Chi è pur costui, cui il vento ed il mare ubbidiscono? E GIUNSERO all’altra riva del mare nella contrada de’ Gadareni. E, come Gesù fu uscito della navicella, subito gli venne incontro da’ monumenti, un uomo posseduto da uno spirito immondo. Il quale avea la sua dimora fra i monumenti, e niuno potea tenerlo attaccato, non pur con catene. Perciocchè spesso era stato attaccato con ceppi, e con catene; e le catene eran da lui state rotte, e i ceppi spezzati, e niuno potea domarlo. E del continuo, notte e giorno, fra i monumenti, e su per li monti, andava gridando, e picchiandosi con pietre. Ora, quando egli ebbe veduto Gesù da lungi, corse e l’adorò. E dato un gran grido, disse: Che vi è fra me e te, Gesù, Figliuol dell’Iddio altissimo? Io ti scongiuro nel nome di Dio, che tu non mi tormenti. Perciocchè egli gli diceva: Spirito immondo, esci di quest’uomo. E Gesù gli domandò: Quale è il tuo nome? Ed esso rispose, dicendo: Io ho nome Legione, perciocchè siam molti. Ed esso lo pregava molto che non li mandasse fuori di quella contrada. Or quivi presso al monte era una gran greggia di porci che pasceva. E tutti que’ demoni lo pregavano, dicendo: Mandaci in que’ porci, acciocchè entriamo in essi. E Gesù prontamente lo permise loro; laonde quegli spiriti immondi, usciti, entraron ne’ porci; e quella greggia si gettò per lo precipizio nel mare or erano intorno a duemila, ed affogaron nel mare. E coloro che pasturavano i porci fuggirono, e rapportaron la cosa nella città, e per li campi; e la gente uscì fuori, per vedere ciò che era avvenuto. E venne a Gesù, e vide l’indemoniato che sedeva, ed era vestito; e colui che avea avuta la legione essere in buon senno; e temette. E coloro che avean veduta la cosa raccontaron loro come era avvenuto all’indemoniato, e il fatto de’ porci. Ed essi presero a pregarlo che se ne andasse da’ lor confini. E come egli fu entrato nella navicella, colui ch’era stato indemoniato lo pregava di poter stare con lui. Ma Gesù non gliel permise: anzi gli disse: Va’ a casa tua a’ tuoi, e racconta loro quanto gran cose il Signore ti ha fatte, e come egli ha avuta pietà di te. Ed egli andò, e prese a predicare in Decapoli quanto gran cose Gesù gli avea fatte. E tutti si maravigliavano ED essendo Gesù di nuovo passato all’altra riva, in su la navicella, una gran moltitudine si raunò appresso di lui; ed egli se ne stava appresso del mare. Ed ecco, un de’ capi della sinagoga, chiamato per nome Iairo, venne; e vedutolo, gli si gittò a’ piedi. E lo pregava molto instantemente, dicendo: La mia figliolina è all’estremo; deh! vieni, e metti le mani sopra lei acciocchè sia salvata, ed ella viverà. Ed egli se ne andò con lui, e gran moltitudine lo seguitava, e l’affollava. Or una donna, che avea un flusso di sangue già da dodici anni, ed avea sofferte molte cose da molti medici, ed avea speso tutto il suo, senza alcun giovamento, anzi più tosto era peggiorata; avendo udito parlar di Gesù, venne di dietro, nella turba, e toccò il suo vestimento. Perciocchè diceva: Se sol tocco i suoi vestimenti, sarò salva. E in quello stante il flusso del suo sangue si stagnò; ed ella si avvide nel suo corpo ch’ella era guarita di quel flagello. E subito Gesù, conoscendo in se stesso la virtù ch’era proceduta da lui, rivoltosi nella turba, disse: Chi mi ha toccati i vestimenti? Ed i suoi discepoli gli dissero: Tu vedi la turba che ti affolla, e dici: Chi mi ha toccato? Ma egli guardava pure attorno, per veder colei che avea ciò fatto. E la donna, paurosa, e tremante, sapendo ciò ch’era stato fatto in lei, venne, e gli si gittò a’ piedi, e gli disse tutta la verità. Ma egli le disse: Figliuola, la tua fede ti ha salvata; vattene in pace, e sii guarita del tuo flagello Mentre egli parlava ancora, vennero alcuni di casa del capo della sinagoga, dicendo: La tua figliuola è morta; perchè dài più molestia al Maestro? Ma subito Gesù, udito ciò che si diceva, disse al capo della sinagoga: Non temere, credi solamente. E non permise che alcuno lo seguitasse, se non Pietro, e Giacomo, e Giovanni, fratel di Giacomo. E venne in casa del capo della sinagoga, e vide quivi un grande strepito, gente che piangevano, e facevano un grande urlare. Ed entrato dentro, disse loro: Perchè fate tanto romore, e tanti pianti? la fanciulla non è morta, ma dorme. Ed essi si ridevan di lui. Ma egli, messi fuori tutti, prese seco il padre e la madre della fanciulla, e coloro ch’erano con lui, ed entrò là dove la fanciulla giaceva. E presa la fanciulla per la mano, le disse: Talita cumi; il che, interpretato, vuol dire: Fanciulla io tel dico, levati. E subito la fanciullina si levò, e camminava; perciocchè era d’età di dodici anni. Ed essi sbigottirono di grande sbigottimento. Ed egli comandò loro molto strettamente, che niuno lo sapesse; e ordinò che si desse da mangiare alla fanciulla POI, egli si partì di là, e venne nella sua patria, e i suoi discepoli lo seguitarono. E venuto il sabato, egli si mise ad insegnar nella sinagoga; e molti, udendolo, sbigottivano, dicendo: Onde ha costui queste cose? e quale è questa sapienza che gli è data? ed onde è che cotali potenti operazioni son fatte per mano sua? Non è costui quel falegname, figliuol di Maria, fratel di Giacomo, di Iose, di Giuda, e di Simone? e non sono le sue sorelle qui appresso di noi? Ed erano scandalezzati in lui. Ma Gesù disse loro: Niun profeta è disonorato, se non nella sua patria, e fra i suoi parenti, e in casa sua. E non potè quivi fare alcuna potente operazione, salvo che, poste le mani sopra alcuni pochi infermi, li sanò. E si maravigliava della loro incredulità; e andava attorno per le castella, insegnando ED egli chiamò a sè i dodici, e prese a mandarli a due a due; e diede loro podestà sopra gli spiriti immondi. E comandò loro che non prendessero nulla per lo viaggio, se non solo un bastone; non tasca, non pane, non moneta nelle lor cinture. E che fossero sol calzati di sandali, e non portassero due toniche indosso. Disse loro ancora: Dovunque sarete entrati in alcuna casa, dimorate in quella, finchè usciate di quel luogo. E se alcuni non vi ricevono, e non vi ascoltano, partitevi di là, e scotete la polvere di sotto a’ vostri piedi, in testimonianza contro a loro. Io vi dico in verità, che Sodoma e Gomorra saranno più tollerabilmente trattate nel giorno del giudizio, che quella città. Essi adunque, partitisi, predicavano che gli uomini si ravvedessero. E cacciavano molti demoni, ed ungevano d’olio molti infermi e li sanavano OR il re Erode udì parlar di Gesù, perciocchè il suo nome era divenuto chiaro, e diceva: Quel Giovanni che battezzava è risuscitato da’ morti; e perciò le potenze operano in lui. Altri dicevano: Egli è Elia; ed altri: Egli è un profeta, pari ad un de’ profeti. Ma Erode, udite quelle cose, disse: Egli è quel Giovanni, che io ho decapitato; esso è risuscitato da’ morti. Perciocchè esso Erode avea mandato a prender Giovanni, e l’avea messo nei legami in prigione, a motivo di Erodiada, moglie di Filippo, suo fratello; perciocchè egli l’avea sposata, e Giovanni avea detto ad Erode: Ei non ti è lecito di aver la moglie del tuo fratello. Ed Erodiada gliene avea mal talento; e volentieri l’avrebbe fatto morire, ma non poteva. Perciocchè Erode temeva Giovanni, conoscendolo uomo giusto, e santo; e l’osservava; ed avendolo udito, faceva molte cose, e volentieri l’udiva. Ora, venuto un giorno opportuno, che Erode, nel giorno della sua natività, feceva un convito a’ suoi grandi, e capitani, ed a’ principali della Galilea; la figliuola di essa Erodiada entrò, e ballò, e piacque ad Erode, ed a coloro ch’erano con lui a tavola. E il re disse alla fanciulla: Domandami tutto ciò che vorrai, ed io tel donerò. E le giurò, dicendo: Io ti donerò tutto ciò che mi chiederai, fino alla metà del mio regno. Ed essa uscì e disse a sua madre: Che chiederò? Ed ella disse: La testa di Giovanni Battista. E subito rientrò frettolosamente al re, e gli fece la domanda, dicendo: Io desidero che subito tu mi dia in un piatto la testa di Giovanni Battista. E benchè il re se ne attristasse grandemente, pur nondimeno per li giuramenti, e per rispetto di coloro ch’eran con lui a tavola, non gliel volle disdire. E subito, mandato un sergente, comandò che fosse recata la testa di esso. E quello andò e lo decapitò in prigione, e portò la sua testa in un piatto, e la diede alla fanciulla, e la fanciulla la diede a sua madre. E i discepoli di esso, udito ciò, vennero e tolsero il suo corpo morto, e lo posero in un monumento OR gli Apostoli si accolsero appresso di Gesù, e gli rapportarono ogni cosa, tutto ciò che avean fatto ed insegnato. Ed egli disse loro: Venite voi in disparte, in qualche luogo solitario, e riposatevi un poco; perciocchè coloro che andavano e venivano erano in gran numero, talchè quelli non aveano pur agio di mangiare. E se ne andarono in su la navicella in un luogo solitario in disparte. E la moltitudine li vide partire, e molti lo riconobbero; ed accorsero là a piè da tutte le città, e giunsero avanti loro, e si accolsero appresso di lui. E Gesù smontato, vide una gran moltitudine, e si mosse a compassione inverso loro; perciocchè erano come pecore che non hanno pastore; e si mise ad insegnar loro molte cose. Ed essendo già tardi, i suoi discepoli vennero a lui, e gli dissero: Questo luogo è deserto, e già è tardi. Licenzia questa gente, acciocchè vadano per le villate, e per le castella d’intorno, e si comperino del pane, perciocchè non hanno nulla da mangiare. Ma egli, rispondendo, disse loro: Date lor voi da mangiare. Ed essi gli dissero: Andremmo noi a comperar per dugento denari di pane, e darem loro da mangiare? Ed egli disse loro: Quanti pani avete? andate, e vedete. Ed essi, dopo essersene accertati, dissero: Cinque, e due pesci. Ed egli comandò loro che il facesser tutti coricar sopra l’erba verde, per brigate. Ed essi si coricarono per cerchi, a cento, ed a cinquanta, per cerchio. Poi prese i cinque pani, e i due pesci, e levò gli occhi al cielo, e fece la benedizione; poi ruppe i pani, e li diede a’ suoi discepoli, acciocchè li mettessero davanti a loro: egli spartì eziandio i due pesci a tutti. E tutti mangiarono, e furon saziati. E i discepoli levaron de’ pezzi de’ pani dodici corbelli pieni, ed anche qualche rimanente de’ pesci. Or coloro che avean mangiato di que’ pani erano cinquemila uomini E TOSTO appresso egli costrinse i suoi discepoli a montar nella navicella, ed a trarre innanzi a lui all’altra riva, verso Betsaida, mentre egli licenziava la moltitudine. Poi, quando l’ebbe accommiatata, se ne andò in sul monte, per orare. E, fattosi sera, la navicella era in mezzo del mare, ed egli era in terra tutto solo. E vide i discepoli che travagliavano nel vogare, perciocchè il vento era loro contrario; e intorno alla quarta vigilia della notte, egli venne a loro, camminando sopra il mare; e voleva passar oltre a loro. Ma essi, vedutolo camminar sopra il mare, pensarono che fosse una fantasima, e sclamarono. Perciocchè tutti lo videro, e furon turbati; ma egli tosto parlò con loro, e disse: State di buon cuore, son io, non temiate. E montò a loro nella navicella, e il vento si acquetò; ed essi vie più sbigottirono in loro stessi, e si maravigliarono. Perciocchè non aveano posto mente al fatto de’ pani; perciocchè il cuor loro era stupido. E, passati all’altra riva, vennero nella contrada di Gennesaret, e presero terra. E, quando furono smontati dalla navicella, subito la gente lo riconobbe. E, correndo qua e là per tutta quella contrada circonvicina, prese a portare attorno in letticelli i malati, là dove udiva ch’egli fosse. E dovunque egli entrava, in castella, o in città, o in villate, la gente metteva gl’infermi nelle piazze, e lo pregava che sol potessero toccare il lembo della sua vesta; e tutti quelli che lo toccavano erano guariti ALLORA si raunarono appresso di lui i Farisei, ed alcuni degli Scribi, ch’eran venuti di Gerusalemme. E veduti alcuni de’ discepoli di esso prender cibo con le mani contaminate, cioè, non lavate, ne fecer querela. Perciocchè i Farisei, anzi tutti i Giudei, non mangiano, se non si sono più volte lavate le mani, tenendo così la tradizion degli anziani. Ed anche, venendo d’in su la piazza, non mangiano, se non si son lavati tutto il corpo. Vi sono eziandio molte altre cose, che hanno ricevute da osservare: lavamenti di coppe, d’orciuoli, di vasellamenti di rame, e di lettiere. Poi i Farisei, e gli Scribi, lo domandarono, dicendo: Perchè non procedono i tuoi discepoli secondo la tradizione degli anziani, anzi prendon cibo senza lavarsi le mani? Ma egli, rispondendo, disse loro: Ben di voi, ipocriti, profetizzò Isaia, siccome è scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuor loro è lungi da me. Ma invano mi onorano, insegnando dottrine che son comandamenti d’uomini. Avendo lasciato il comandamento di Dio, voi tenete la tradizione degli uomini, i lavamenti degli orciuoli e delle coppe, e fate assai altre simili cose. Disse loro ancora: Bene annullate voi il comandamento di Dio, per osservar la vostra tradizione. Perciocchè Mosè ha detto: Onora tuo padre, e tua madre; e: Chi maledice padre, o madre, muoia di morte. Ma voi dite: Se un uomo dice a suo padre, od a sua madre: Tutto ciò, onde tu potresti esser sovvenuto da me, sia Corban cioè offerta a Dio, voi non gli lasciate più far cosa alcuna per suo padre, o per sua madre; annullando così la parola di Dio con la vostra tradizione, la quale voi avete ordinata. E fate assai cose simili. Poi, chiamata a sè tutta la moltitudine, le disse: Ascoltatemi tutti, ed intendete: Non vi è nulla di fuor dell’uomo, che, entrando in lui, possa contaminarlo; ma le cose che escon di lui son quelle che lo contaminano. Se alcuno ha orecchie da udire, oda. Poi, quando egli fu entrato in casa, lasciando la moltitudine, i suoi discepoli lo domandarono intorno alla parabola. Ed egli disse loro: Siete voi ancora così privi d’intelletto? non intendete voi che tutto ciò che di fuori entra nell’uomo non può contaminarlo? Poichè non gli entra nel cuore, anzi nel ventre, e poi se ne va nella latrina, purgando tutte le vivande. Ma, diceva egli, ciò che esce dall’uomo è quel che lo contamina. Poichè di dentro, cioè, dal cuore degli uomini, procedono pensieri malvagi, adulterii, fornicazioni, omicidii, furti, cupidigie, malizie, frodi, lascivie, occhio maligno, bestemmia, alterezza, stoltizia. Tutte queste cose malvagie escon di dentro l’uomo, e lo contaminano POI appresso, levatosi di là, se ne andò a’ confini di Tiro e di Sidon; ed entrato in una casa, non voleva che alcun lo sapesse; ma non potè esser nascosto. Perciocchè una donna, la cui figliuoletta avea uno spirito immondo, udito parlar di Gesù, venne, e gli si gettò ai piedi; or quella donna era Greca, Sirofenice di nazione; e lo pregava che cacciasse il demonio fuor della sua figliuola. Ma Gesù le disse: Lascia che prima i figliuoli sieno saziati; perciocchè non è onesto prendere il pan de’ figliuoli, e gettarlo a’ cagnuoli. Ma ella rispose, e gli disse: Dici bene, o Signore: poichè anche i cagnuoli, di sotto alla tavola, mangiano delle miche de’ figliuoli. Ed egli le disse: Per cotesta parola, va’, il demonio è uscito dalla tua figliuola. Ed ella, andata in casa sua, trovò il demonio essere uscito, e la figliuola coricata sopra il letto POI Gesù, partitosi di nuovo dai confini di Tiro e di Sidon, venne presso al mar della Galilea, per mezzo i confini di Decapoli. E gli fu menato un sordo scilinguato; e fu pregato che mettesse la mano sopra lui. Ed egli, trattolo da parte d’infra la moltitudine, gli mise le dita nelle orecchie; ed avendo sputato, gli toccò la lingua: poi, levati gli occhi al cielo, sospirò, e gli disse: Effata, che vuol dire: Apriti. E subito le orecchie di colui furono aperte, e gli si sciolse lo scilinguagnolo, e parlava bene. E Gesù ordinò loro, che nol dicessero ad alcuno; ma più lo divietava loro, più lo predicavano. E stupivano sopra modo, dicendo: Egli ha fatta ogni cosa bene; egli fa udire i sordi, e parlare i mutoli IN que’ giorni, essendo la moltitudine grandissima, e non avendo da mangiare, Gesù, chiamati a sè i suoi discepoli, disse loro: Io ho pietà di questa moltitudine; perciocchè già tre giorni continui dimora appresso di me, e non ha da mangiare. E se io li rimando digiuni a casa, verranno meno tra via, perciocchè alcuni di loro son venuti di lontano. E i suoi discepoli gli risposero: Onde potrebbe alcuno saziar costoro di pane qui in luogo deserto? Ed egli domandò loro: Quanti pani avete? Ed essi dissero: Sette. Ed egli ordinò alla moltitudine che si coricasse in terra; e presi i sette pani, e rese grazie, li ruppe, e li diede a’ suoi discepoli, acciocchè li ponessero dinanzi alla moltitudine; ed essi glieli posero dinanzi. Aveano ancora alcuni pochi pescetti; ed avendo fatta la benedizione, comandò di porre, quelli ancora dinanzi a loro. Ed essi mangiarono, e furon saziati; e i discepoli levarono degli avanzi de’ pezzi sette panieri; or que’ che aveano mangiato erano intorno a quattromila, poi li licenziò ED in quello stante egli entrò nella navicella co’ suoi discepoli, e venne nelle parti di Dalmanuta. E i Farisei uscirono, e si misero a disputar con lui, chiedendogli un segno dal cielo, tentandolo. Ma egli, dopo aver sospirato nel suo spirito, disse: Perchè questa generazione chiede ella un segno? Io vi dico in verità, che alcun segno non sarà dato a questa generazione. E lasciatili, montò di nuovo nella navicella, e passò all’altra riva. Or i discepoli aveano dimenticato di prender del pane, e non aveano seco nella navicella se non un pane solo. Ed egli dava lor de’ precetti, dicendo: Vedete, guardatevi dal lievito de’ Farisei, e dal lievito di Erode. Ed essi disputavan fra loro, dicendo: Noi non abbiamo pane. E Gesù, conosciuto ciò, disse loro: Perchè disputate fra voi, perciocchè non avete pane? Siete voi ancora senza conoscimento, e senza intendimento? avete voi ancora il vostro cuore stupido? Avendo occhi, non vedete voi? e avendo orecchie, non udite voi? e non avete memoria alcuna? Quando io distribuii que’ cinque pani fra que’ cinquemila uomini, quanti corbelli pieni di pezzi ne levaste? Essi dissero: Dodici. E quando distribuii que’ sette pani fra que’ quattromila uomini, quanti panieri pieni di pezzi ne levaste? Ed essi dissero: Sette. Ed egli disse loro: Come dunque non avete voi intelletto? POI venne in Betsaida, e gli fu menato un cieco, e fu pregato che lo toccasse. Ed egli, preso il cieco per la mano, lo menò fuor del castello; e sputatogli negli occhi, e poste le mani sopra lui, gli domandò se vedeva cosa alcuna. Ed esso, levati gli occhi in su, disse: Io veggo camminar gli uomini, che paiono alberi. Poi di nuovo mise le sue mani sopra gli occhi di esso, e lo fece riguardare in su; ed egli ricoverò la vista, e vedeva tutti chiaramente. E Gesù lo rimandò a casa sua, dicendo: Non entrar nel castello, e non dirlo ad alcuno nel castello POI Gesù, co’ suoi discepoli, se ne andò nelle castella di Cesarea di Filippo; e per lo cammino domandò i suoi discepoli, dicendo loro: Chi dicono gli uomini che io sono? Ed essi risposero: Alcuni, che tu sei Giovanni Battista; ed altri, Elia; ed altri, un de’ profeti. Ed egli disse loro: E voi, chi dite che io sono? E Pietro, rispondendo, gli disse: Tu sei il Cristo. Ed egli divietò loro severamente che a niuno dicessero ciò di lui. Poi prese ad insegnar loro, che conveniva che il Figliuol dell’uomo sofferisse molte cose, e fosse riprovato dagli anziani, e da’ principali sacerdoti, e dagli Scribi; e fosse ucciso, e in capo di tre giorni risuscitasse. E ragionava queste cose apertamente. E Pietro, trattolo da parte, cominciò a riprenderlo. Ma egli, rivoltosi, e riguardando i suoi discepoli, sgridò Pietro, dicendo: Vattene indietro da me, Satana; perciocchè tu non hai il senso alle cose di Dio, ma alle cose degli uomini. E CHIAMATA a sè la moltitudine, coi suoi discepoli, disse loro: Chiunque vuol venir dietro a me, rinunzi a sè stesso, e tolga la sua croce, e mi segua. Perciocchè, chiunque avrà voluto salvar la vita sua la perderà; ma, chi avrà perduta la vita sua, per amor di me, e dell’evangelo, esso la salverà. Perciocchè, che gioverà egli all’uomo se guadagna tutto il mondo, e fa perdita dell’anima sua? Ovvero, che darà l’uomo in iscambio dell’anima sua? Perciocchè, se alcuno ha vergogna di me, e delle mie parole, fra questa generazione adultera e peccatrice, il Figliuol dell’uomo altresì avrà vergogna di lui, quando sarà venuto nella gloria del Padre suo, co’ santi angeli Oltre a ciò disse loro: Io vi dico in verità, che alcuni di coloro che son qui presenti non gusteranno la morte, che non abbian veduto il regno di Dio, venuto con potenza. E SEI giorni appresso, Gesù prese seco Pietro, e Giacomo, e Giovanni, e li condusse soli, in disparte, sopra un alto monte; e fu trasfigurato in lor presenza. E i suoi vestimenti divennero risplendenti, e grandemente candidi, come neve; quali niun purgator di panni potrebbe imbiancar sopra la terra. Ed Elia apparve loro, con Mosè; ed essi ragionavano con Gesù. E Pietro fece motto a Gesù, e gli disse: Maestro, egli è bene che noi stiamo qui; facciamo adunque tre tabernacoli, uno a te, uno a Mosè, ed uno ad Elia. Perciocchè non sapeva ciò ch’egli si dicesse, perchè erano spaventati. E venne una nuvola, che li adombrò; e dalla nuvola venne una voce, che disse: Quest’è il mio diletto Figliuolo; ascoltatelo. E in quello stante, guardando essi attorno, non videro più alcuno, se non Gesù tutto solo con loro. Ora, come scendevano dal monte, Gesù divietò loro che non raccontassero ad alcuno le cose che avean vedute, se non quando il Figliuol dell’uomo sarebbe risuscitato da’ morti. Ed essi ritennero quella parola in loro stessi, domandando fra loro che cosa fosse quel risuscitar da’ morti. Poi lo domandarono, dicendo: Perchè dicono gli Scribi, che convien che prima venga Elia? Ed egli, rispondendo, disse loro: Elia veramente deve venir prima, e ristabilire ogni cosa; e siccome egli è scritto del Figliuol dell’uomo, conviene che patisca molte cose, e sia annichilato. Ma io vi dico che Elia è venuto, e gli hanno fatto tutto ciò che hanno voluto; siccome era scritto di lui POI, venuto a’ discepoli, vide una gran moltitudine d’intorno a loro, e degli Scribi, che quistionavan con loro. E subito tutta la moltitudine, vedutolo, sbigottì; ed accorrendo, lo salutò. Ed egli domandò gli Scribi: Che quistionate fra voi? Ed uno della moltitudine, rispondendo, disse: Maestro, io ti avea menato il mio figliuolo, che ha uno spirito mutolo. E dovunque esso lo prende, lo atterra; ed allora egli schiuma, e stride de’ denti, e divien secco; or io avea detto a’ tuoi discepoli che lo cacciassero, ma non hanno potuto. Ed egli, rispondendogli, disse: O generazione incredula, infino a quando omai sarò con voi? infino a quando omai vi comporterò? menatemelo. Ed essi glielo menarono; e quando egli l’ebbe veduto, subito lo spirito lo scosse con violenza; e il figliuolo cadde in terra, e si rotolava schiumando. E Gesù domandò il padre di esso: Quanto tempo è che questo gli è avvenuto? Ed egli disse: Dalla sua fanciullezza. E spesse volte l’ha gettato nel fuoco, e nell’acqua, per farlo perire; ma, se tu ci puoi nulla, abbi pietà di noi, ed aiutaci. E Gesù gli disse: Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede. E subito il padre del fanciullo, sclamando con lagrime, disse: Io credo, Signore; sovvieni alla mia incredulità. E Gesù, veggendo che la moltitudine concorreva a calca, sgridò lo spirito immondo, dicendogli: Spirito mutolo e sordo, esci fuori di lui io tel comando, e giammai più non entrare in lui. E il demonio, gridando, e straziandolo forte, uscì fuori; e il fanciullo divenne come morto; talchè molti dicevano: Egli è morto. Ma Gesù, presolo per la mano, lo levò, ed egli si rizzò in piè. E quando Gesù fu entrato in casa, i suoi discepoli lo domandarono in disparte: Perchè non abbiam noi potuto cacciarlo? Ed egli disse loro: Questa generazion di demoni non esce per alcun altro modo, che per orazione, e per digiuno POI, essendosi partiti di là, passarono per la Galilea; ed egli non voleva che alcun lo sapesse. Perciocchè egli ammaestrava i suoi discepoli, e diceva loro: Il Figliuol dell’uomo sarà tosto dato nelle mani degli uomini, ed essi l’uccideranno; ma, dopo che sarà stato ucciso, risusciterà nel terzo giorno. Ma essi non intendevano questo ragionamento, e temevano di domandarlo. Poi venne in Capernaum; e quando egli fu in casa, domandò loro: Di che disputavate fra voi per lo cammino? Ed essi tacquero; perciocchè per lo cammino aveano fra loro disputato chi di loro dovesse essere il maggiore. Ed egli, postosi a sedere, chiamò i dodici, e disse loro: Se alcuno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti, e il servitor di tutti. E preso un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo di loro; poi recatoselo in braccio, disse loro: Chiunque riceve uno di tali piccoli fanciulli nel mio nome, riceve me; e chiunque mi riceve, non riceve me, ma colui che mi ha mandato. ALLORA Giovanni gli fece motto, dicendo: Maestro, noi abbiam veduto uno che cacciava i demoni nel nome tuo, il qual non ci seguita; e perciocchè egli non ci seguita, glielo abbiam divietato. Ma Gesù disse: Non gliel divietate; imperocchè niuno può far potente operazione nel nome mio, e tosto appresso dir male di me. Perciocchè chi non è contro a noi è per noi Imperocchè, chiunque vi avrà dato a bere pure un bicchier d’acqua, nel nome mio, perciocchè siete di Cristo, io vi dico in verità, ch’egli non perderà punto il suo premio. E CHIUNQUE avrà scandalezzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse messa intorno al collo una pietra da macina, e ch’egli fosse gettato in mare. Ora, se la tua mano ti fa intoppare, mozzala; meglio è per te entrar monco nella vita, che, avendo due mani, andar nella geenna, nel fuoco inestinguibile, ove il verme loro non muore, e il fuoco non si spegne. E se il tuo piede ti fa intoppare, mozzalo; meglio è per te entrar zoppo nella vita, che, avendo due piedi, esser gettato nella geenna, nel fuoco inestinguibile, ove il verme loro non muore, e il fuoco non si spegne. Parimente, se l’occhio tuo ti fa intoppare, cavalo; meglio è per te entrar con un occhio solo nella vita, che, avendone due, esser gettato nella geenna del fuoco, ove il verme loro non muore, e il fuoco non si spegne. Perciocchè ognuno deve esser salato con fuoco, ed ogni sacrificio deve esser salato con sale. Abbiate del sale in voi stessi, e state in pace gli uni con gli altri POI, levatosi di là, venne ne’ confini della Giudea, lungo il Giordano; e di nuovo si raunarono appresso di lui delle turbe; ed egli di nuovo le ammaestrava, come era usato. E i Farisei, accostatisi, lo domandarono, tentandolo: È egli lecito al marito di mandar via la moglie? Ed egli, rispondendo, disse loro: Che vi comandò Mosè? Ed essi dissero: Mosè permise di scrivere la scritta del divorzio, e di mandar via la moglie. E Gesù, rispondendo disse loro: Egli vi scrisse quel comandamento per la durezza del vostro cuore. Ma dal principio della creazione, Iddio fece gli uomini maschio e femmina. E disse: Perciò l’uomo lascerà suo padre, e sua madre, e si congiungerà con la sua moglie; e i due diverranno una stessa carne; talchè non son più due, ma una stessa carne. Ciò adunque che Iddio ha congiunto, l’uomo nol separi. E in casa i suoi discepoli lo domandaron di nuovo intorno a quello stesso. Ed egli disse loro: Chiunque manda via la sua moglie, e ne sposa un’altra, commette adulterio contro ad essa. Parimente, se la moglie lascia il suo marito, e si marita ad un altro, commette adulterio ALLORA gli furono presentati dei piccoli fanciulli, acciocchè li toccasse; ma i discepoli sgridavan coloro che li presentavano. E Gesù, veduto ciò, s’indegnò, e disse loro: Lasciate i piccoli fanciulli venire a me, e non li divietate; perciocchè di tali è il regno di Dio. Io vi dico in verità, che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come piccolo fanciullo, non entrerà in esso. E recatiseli in braccio, ed imposte loro le mani, li benedisse OR come egli usciva fuori, per mettersi in cammino, un tale corse a lui; e inginocchiatosi davanti a lui, lo domandò: Maestro buono, che farò per ereditare la vita eterna? E Gesù gli disse: Perchè mi chiami buono? niuno è buono, se non un solo, cioè Iddio. Tu sai i comandamenti: Non commettere adulterio. Non uccidere. Non furare. Non dir falsa testimonianza. Non far danno ad alcuno. Onora tuo padre e tua madre. Ed egli rispondendo, gli disse: Maestro, tutte queste cose ho osservate fin dalla mia giovanezza. E Gesù, riguardatolo in viso, l’amò, e gli disse: Una cosa ti manca; va’, vendi tutto ciò che tu hai, e dallo a’ poveri; e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, e tolta la tua croce, seguitami. Ma egli, attristato di quella parola, se ne andò dolente; perciocchè avea di gran beni. E Gesù, riguardatosi attorno, disse ai suoi discepoli: Quanto malagevolmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio! E i discepoli sbigottirono per le sue parole. E Gesù da capo replicò, e disse loro: Figliuoli, quanto malagevol cosa è, che coloro che si confidano nelle ricchezze entrino nel regno di Dio! Egli è più agevole che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Ed essi vie più stupivano, dicendo fra loro: Chi può adunque esser salvato? E Gesù, riguardatili, disse: Agli uomini è impossibile, ma non a Dio, perciocchè ogni cosa è possibile a Dio. E Pietro prese a dirgli: Ecco, noi abbiamo lasciata ogni cosa, e ti abbiam seguitato. E Gesù, rispondendo, disse: Io vi dico in verità, che non vi è alcuno che abbia lasciata casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figliuoli, o possessioni, per amor di me, e dell’evangelo, che ora, in questo tempo, non ne riceva cento cotanti: case, e fratelli, e sorelle, e madri, e figliuoli, e possessioni, con persecuzioni; e, nel secolo a venire, la vita eterna. Ma, molti primi saranno ultimi, e molti ultimi saranno primi OR essi erano per cammino, salendo in Gerusalemme; e Gesù andava innanzi a loro, ed essi erano spaventati, e lo seguitavano con timore. Ed egli, tratti di nuovo da parte i dodici, prese a dir loro le cose che gli avverrebbero, dicendo: Ecco, noi saliamo in Gerusalemme; e il Figliuol dell’uomo sarà dato nelle mani de’ principali sacerdoti, e degli Scribi; ed essi lo condanneranno a morte, e lo metteranno nelle mani de’ Gentili; i quali lo scherniranno, e lo flagelleranno, e gli sputeranno addosso, e l’uccideranno; ma nel terzo giorno egli risusciterà. E Giacomo, e Giovanni, figliuoli di Zebedeo si accostarono a lui, dicendo: Maestro, noi desideriamo che tu ci faccia ciò che chiederemo. Ed egli disse loro: Che volete che io vi faccia? Ed essi gli dissero: Concedici che nella tua gloria, noi sediamo, l’uno alla tua destra, l’altro alla tua sinistra. E Gesù disse loro: Voi non sapete ciò che vi chieggiate; potete voi bere il calice il quale io berrò, ed esser battezzati del battesimo del quale io sarò battezzato? Ed essi gli dissero: Sì, lo possiamo. E Gesù disse loro: Voi certo berrete il calice che io berrò, e sarete battezzati del battesimo del quale io sarò battezzato; ma, quant’è al sedermi a destra ed a sinistra, non istà a me il darlo; ma sarà dato a coloro a cui è preparato. E gli altri dieci, udito ciò, presero ad indegnarsi di Giacomo e di Giovanni. Ma Gesù, chiamatili a sè, disse loro: Voi sapete che coloro che si reputano principi delle genti le signoreggiano, e che i lor grandi usano podestà sopra esse. Ma non sarà così fra voi; anzi chiunque vorrà divenir grande fra voi sia vostro ministro; e chiunque fra voi vorrà essere il primo, sia servitor di tutti. Poichè anche il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito; anzi per servire, e per dar l’anima sua per prezzo di riscatto per molti POI vennero in Gerico; e come egli usciva di Gerico, co’ suoi discepoli, e gran moltitudine, un certo figliuol di Timeo, Bartimeo il cieco, sedeva presso della strada, mendicando. Ed avendo udito che colui che passava era Gesù il Nazareno, prese a gridare, e a dire: Gesù, Figliuol di Davide, abbi pietà di me! E molti lo sgridavano, acciocchè tacesse; ma egli vie più gridava: Figliuol di Davide, abbi pietà di me! E Gesù, fermatosi, disse che si chiamasse. Chiamarono adunque il cieco, dicendogli: Sta’ di buon cuore, levati, egli ti chiama. Ed egli, gettatasi d’addosso la sua veste, si levò, e venne a Gesù. E Gesù gli fece motto, e disse: Che vuoi tu ch’io ti faccia? E il cieco gli disse: Rabboni, che io ricoveri la vista. E Gesù gli disse: Va’, la tua fede ti ha salvato. E in quello stante egli ricoverò la vista, e seguitò Gesù per la via E QUANDO furon giunti vicino a Gerusalemme, in Betfage, e Betania, presso al monte degli Ulivi, Gesù mandò due de’ suoi discepoli. E disse loro: Andate nel castello ch’è dirimpetto a voi; e subito, come entrerete là, troverete un puledro d’asino attaccato, sopra il quale non montò mai alcuno; scioglietelo, e menatemelo. E se alcuno vi dice: Perchè fate questo? dite: Il Signore ne ha bisogno. E subito lo manderà qua. Essi adunque andarono, e trovarono il puledro attaccato di fuori ad una porta, presso ad un capo di strada, e lo sciolsero. Ed alcuni di coloro ch’eran quivi presenti dissero loro: Che fate voi in isciogliere il puledro? Ed essi dissero loro come Gesù avea ordinato. Ed essi li lasciarono andare. Ed essi menarono il puledro a Gesù, e gettarono sopra quello le lor vesti; ed egli montò sopra esso. E molti distendevano le lor vesti nella via, ed altri tagliavan de’ rami dagli alberi, e li distendevano nella via. E coloro che andavan davanti, e coloro che venivan dietro, gridavano, dicendo: Osanna! Benedetto sia colui che viene nel nome del Signore! Benedetto sia il regno di Davide, nostro padre, il quale viene nel nome del Signore. Osanna ne’ luoghi altissimi! E Gesù, entrato in Gerusalemme, venne nel tempio; ed avendo riguardata ogni cosa attorno attorno, essendo già l’ora tarda, uscì verso Betania, co’ dodici ED il giorno seguente, quando furono usciti di Betania, egli ebbe fame. E veduto di lontano un fico che avea delle foglie, andò a vedere se vi troverebbe cosa alcuna; ma, venuto a quello, non vi trovò nulla, se non delle foglie; perciocchè non era la stagion de’ fichi. E Gesù prese a dire al fico: Niuno mangi mai più in perpetuo frutto da te. E i suoi discepoli l’udirono. E vennero in Gerusalemme. E Gesù, entrato nel tempio, prese a cacciar fuori coloro che vendevano, e che comperavano nel tempio; e riversò le tavole dei cambiatori, e le sedie di coloro che vendevano i colombi. E non permetteva che alcuno portasse alcun vaso attraverso al tempio. Ed insegnava, dicendo loro: Non è egli scritto: La mia casa sarà chiamata: Casa d’orazione, per tutte le genti? ma voi ne avete fatta una spelonca di ladroni. Or gli Scribi, e i principali sacerdoti udirono queste cose, e cercavano il modo di farlo morire; perchè lo temevano; perciocchè tutta la moltitudine era rapita in ammirazione della sua dottrina. E quando fu sera, Gesù se ne uscì fuori della città. E la mattina seguente, come essi passavano presso del fico, lo videro seccato fin dalle radici. E Pietro, ricordatosi, gli disse: Maestro, ecco, il fico che tu maledicesti è seccato. E Gesù, rispondendo, disse loro: Abbiate fede in Dio. Perciocchè io vi dico in verità, che chi avrà detto a questo monte: Togliti di là, e gettati nel mare; e non avrà dubitato nel cuor suo, anzi avrà creduto che ciò ch’egli dice avverrà; ciò ch’egli avrà detto gli sarà fatto. Perciò io vi dico: Tutte le cose che voi domanderete pregando, crediate che le riceverete, e voi le otterrete. E quando vi presenterete per fare orazione, se avete qualche cosa contro ad alcuno, rimettetegliela; acciocchè il Padre vostro ch’è ne’ cieli vi rimetta anch’egli i vostri falli. Ma, se voi non perdonate, il Padre vostro ch’è ne’ cieli non vi perdonerà i vostri falli POI vennero di nuovo in Gerusalemme; e mentre egli passeggiava per lo tempio, i principali sacerdoti, e gli Scribi, e gli anziani vennero a lui, e gli dissero: Di quale autorità fai queste cose? e chi ti ha data cotesta autorità da far queste cose? E Gesù, rispondendo, disse loro: Anch’io vi domanderò una cosa; rispondetemi adunque, ed io vi dirò di quale autorità io fo queste cose. Il battesimo di Giovanni era egli dal cielo, o dagli uomini? rispondetemi. Ed essi ragionavan tra loro, dicendo: Se diciamo: Dal cielo, egli dirà: Perchè dunque non gli credeste? Ma se diciamo: Dagli uomini, noi temiamo il popolo perciocchè tutti tenevano che Giovanni era veramente profeta; perciò, rispondendo, dissero a Gesù: Noi non sappiamo. E Gesù, rispondendo, disse loro: Io ancora non vi dirò di quale autorità fo queste cose POI egli prese a dir loro in parabole: Un uomo piantò una vigna, e le fece attorno una siepe, e cavò in essa un luogo da calcar la vendemmia, e vi edificò una torre, e l’allogò a certi lavoratori; e poi se ne andò in viaggio. E nella stagion de’ frutti, mandò a que’ lavoratori un servitore, per ricever da loro del frutto della vigna. Ma essi, presolo, lo batterono, e lo rimandarono vuoto. Ed egli di nuovo vi mandò un altro servitore; ma essi, tratte anche a lui delle pietre, lo ferirono nel capo, e lo rimandarono vituperato. Ed egli da capo ne mandò un altro, e quello uccisero; poi molti altri, de’ quali alcuni batterono, alcuni uccisero. Perciò, avendo ancora un suo diletto figliuolo, mandò loro anche quello in ultimo, dicendo: Avranno riverenza al mio figliuolo. Ma que’ lavoratori disser tra loro: Costui è l’erede, venite, uccidiamolo, e l’eredità sarà nostra. E, presolo, l’uccisero, e lo gettaron fuor della vigna. Che farà dunque il padron della vigna? Egli verrà, e distruggerà que’ lavoratori, e darà la vigna ad altri. Non avete ancor letta questa scrittura: La pietra, che gli edificatori hanno riprovata, è divenuta il capo del cantone; ciò è stato fatto dal Signore, ed è cosa maravigliosa agli occhi nostri? Ed essi cercavano di pigliarlo; perciocchè si avvidero ch’egli avea detta quella parabola contro a loro; ma temettero la moltitudine; e, lasciatolo, se ne andarono POI gli mandarono alcuni de’ Farisei, e degli Erodiani, acciocchè lo cogliessero in parole. Ed essi, venuti, gli dissero: Maestro, noi sappiamo che tu sei verace, e che tu non ti curi di alcuno; perciocchè tu non hai riguardo alla qualità delle persone degli uomini, ma insegni la via di Dio in verità. È egli lecito di dare il censo a Cesare o no? glielo dobbiamo noi dare, o no? Ma egli, conosciuta la loro ipocrisia, disse loro: Perchè mi tentate? portatemi un denaro, che io lo vegga. Ed essi gliel portarono. Ed egli disse loro: Di chi è questa figura, e questa soprascritta? Ed essi gli dissero: Di Cesare. E Gesù, rispondendo, disse loro: Rendete a Cesare le cose di Cesare, e a Dio le cose di Dio. Ed essi si maravigliarono di lui POI vennero a lui de’ Sadducei, i quali dicono che non vi è risurrezione; e lo domandarono, dicendo: Maestro, Mosè ci ha scritto, che se il fratello di alcuno muore, e lascia moglie senza figliuoli, il suo fratello prenda la sua moglie, e susciti progenie al suo fratello. Vi erano sette fratelli; e il primo prese moglie; e, morendo, non lasciò progenie. E il secondo la prese, e morì; ed esso ancora non lasciò progenie; simigliantemente ancora il terzo. E tutti e sette la presero, e non lasciarono progenie; ultimamente, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione adunque, quando saranno risuscitati, di chi di loro sarà ella moglie? poichè tutti e sette l’hanno avuta per moglie. Ma Gesù, rispondendo, disse loro: Non errate voi per ciò che ignorate le scritture, e la potenza di Dio? Perciocchè, quando gli uomini saranno risuscitati da’ morti, non prenderanno, nè daranno mogli; ma saranno come gli angeli che son ne’ cieli. Ora, quant’è a’ morti, che essi risuscitino, non avete voi letto nel libro di Mosè, come Iddio gli parlò nel pruno, dicendo: Io son l’Iddio d’Abrahamo, l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio di Giacobbe? Iddio non è Dio de’ morti, ma Dio de’ viventi. Voi adunque errate grandemente ALLORA uno degli Scribi, avendoli uditi disputare, e riconoscendo ch’egli avea loro ben risposto, si accostò e lo domandò: Quale è il primo comandamento di tutti? E Gesù gli rispose: Il primo di tutti i comandamenti è: Ascolta Israele: Il Signore Iddio nostro è l’unico Signore; e: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, e con tutta la mente tua, e con tutta la tua forza. Quest’è il primo comandamento. E il secondo, simile, è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non vi è altro comandamento maggior di questi. E lo Scriba gli disse: Maestro, bene hai detto secondo verità, che vi è un solo Iddio, e che fuor di lui non ve ne è alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, e con tutta la mente, e con tutta l’anima, e con tutta la forza; ed amare il suo prossimo come sè stesso, è più che tutti gli olocausti, e sacrificii. E Gesù, vedendo che egli avea avvedutamente risposto, gli disse: Tu non sei lontano dal regno di Dio. E niuno ardiva più fargli alcuna domanda E GESÙ, insegnando nel tempio, prese a dire: Come dicono gli Scribi, che il Cristo è Figliuol di Davide? Poichè Davide stesso, per lo Spirito Santo, ha detto: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de’ tuoi piedi. Davide stesso adunque lo chiama Signore; come adunque è egli il suo figliuolo? E la maggior parte della moltitudine l’udiva volentieri. ED egli diceva loro nella sua dottrina: Guardatevi dagli Scribi, i quali amano di passeggiare in robe lunghe, e le salutazioni nelle piazze, ed i primi seggi nelle raunanze, ed i primi luoghi ne’ conviti. I quali divorano le case delle vedove, e ciò, sotto specie di lunghe orazioni; essi ne riceveranno maggior condannazione E GESÙ, postosi a sedere di rincontro alla cassa delle offerte, riguardava come il popolo gettava denari nella cassa; e molti ricchi vi gettavano assai. Ed una povera vedova venne, e vi gettò due piccioli, che sono un quattrino. E Gesù, chiamati a sè i suoi discepoli, disse loro: Io vi dico in verità, che questa povera vedova ha gettato più di tutti quanti hanno gettato nella cassa delle offerte. Poichè tutti gli altri vi hanno gettato di ciò che soprabbonda loro; ma essa, della sua inopia, vi ha gettato tutto ciò ch’ella avea, tutta la sua sostanza E COME egli usciva del tempio, uno de’ suoi discepoli gli disse: Maestro, vedi quali pietre, e quali edifici! E Gesù, rispondendo, gli disse: Vedi tu questi grandi edifici? ei non sarà lasciata pietra sopra pietra, che non sia diroccata. Poi, sedendo egli sopra il monte degli Ulivi, di rincontro al tempio, Pietro, e Giacomo, e Giovanni, e Andrea lo domandarono in disparte, dicendo: Dicci, quando avverranno queste cose? e qual sarà il segno del tempo, nel quale tutte queste cose avranno fine? E Gesù, rispondendo loro, prese a dire: Guardate che nessun vi seduca. Perciocchè molti verranno sotto il mio nome, dicendo: Io son desso; e ne sedurranno molti. Ora, quando udirete guerre, e romori di guerre, non vi turbate; perciocchè conviene che queste cose avvengano; ma non sarà ancora la fine. Perciocchè una gente si leverà contro all’altra, ed un regno contro all’altro; e vi saranno tremoti in ogni luogo, e fami, e turbamenti. Queste cose saranno solo principii di dolori; or prendete guardia a voi stessi; perciocchè sarete messi in man de’ concistori, e sarete battuti nelle raunanze; e sarete fatti comparire davanti a’ rettori, ed ai re, per cagion mia, in testimonianza a loro. E conviene che prima l’evangelo sia predicato fra tutte le genti. Ora, quando vi meneranno, per mettervi nelle lor mani, non istate innanzi in sollecitudine di ciò che avrete a dire, e non lo premeditate; anzi, dite ciò che vi sarà dato in quello stante; perciocchè non siete voi que’ che parlate, anzi lo Spirito Santo. Ora il fratello darà il fratello alla morte, e il padre il figliuolo; e i figliuoli si leveranno contro a’ padri e le madri, e li faranno morire. E voi sarete odiati da tutti per lo mio nome; ma chi avrà sostenuto infino al fine sarà salvato ORA, quando avrete, veduta l’abbominazion della desolazione, detta dal profeta Daniele, posta dove non si conviene chi legge pongavi mente, allora coloro che saranno nella Giudea fuggansene a’ monti. E chi sarà sopra il tetto della casa non iscenda in casa, e non vi entri, per toglier cosa alcuna di casa sua. E chi sarà per la campagna non torni addietro, per toglier la sua veste. Or guai alle gravide, ed a quelle che latteranno in que’ dì! E pregate che la vostra fuga non sia di verno. Perciocchè in que’ giorni vi sarà afflizione tale, qual non fu giammai, dal principio della creazione delle cose che Iddio ha create, infino ad ora; ed anche giammai non sarà. E, se il Signore non avesse abbreviati que’ giorni, niuna carne scamperebbe; ma, per gli eletti, i quali egli ha eletti, il Signore ha abbreviati que’ giorni. Ed allora, se alcuno vi dice: Ecco qui il Cristo; ovvero: Eccolo là; nol crediate. Perciocchè falsi cristi, e falsi profeti sorgeranno, e faranno segni e miracoli, per sedurre, se fosse possibile, eziandio gli eletti. Ma voi, guardatevi; ecco, io vi ho predetta ogni cosa MA in que’ giorni, dopo quell’afflizione, il sole scurerà, e la luna non darà il suo splendore. E le stelle del cielo caderanno, e le potenze che son ne’ cieli saranno scrollate. Ed allora gli uomini vedranno il Figliuol dell’uomo venir nelle nuvole, con gran potenza, e gloria. Ed egli allora manderà i suoi angeli, e raccoglierà i suoi eletti da’ quattro venti, dall’estremo termine della terra, infino all’estremo termine del cielo Or imparate dal fico questa similitudine: Quando già i suoi rami son divenuti teneri, e le sue frondi germogliano, voi conoscete che la state è vicina. Così ancora voi, quando vedrete avvenir queste cose, sappiate ch’egli è vicino, in su la porta. Io vi dico in verità, che questa età non passerà, che prima tutte queste cose non sieno avvenute. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. MA, quant’è a quel giorno, ed a quell’ora, niuno li sa, non pur gli angeli che son nel cielo, nè il Figliuolo, ma solo il Padre. Prendete guardia; vegliate, ed orate; perciocchè voi non sapete quando sarà quel tempo. Come se un uomo, andando in viaggio, lasciasse la sua casa, e desse sopra essa podestà a’ suoi servitori, ed a ciascuno l’opera sua, e comandasse al portinaio che vegliasse. Vegliate adunque, perciocchè voi non sapete quando il padron di casa verrà; la sera, o alla mezza notte, o al cantar del gallo, o la mattina. Che talora, venendo egli di subito improvviso, non vi trovi dormendo. Ora, ciò che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate ORA, due giorni appresso, era la pasqua, e la festa degli azzimi; e i principali sacerdoti, e gli Scribi, cercavano il modo di pigliar Gesù con inganno, e di ucciderlo. Ma dicevano: Non lo facciam nella festa, che talora non vi sia qualche tumulto del popolo. OR essendo egli in Betania, in casa di Simone lebbroso, mentre era a tavola, venne una donna, avendo un alberello d’olio odorifero di nardo schietto, di gran prezzo; e, rotto l’alberello, glielo versò sopra il capo. Ed alcuni indegnarono tra sè stessi, e dissero: Perchè si è fatta questa perdita di quest’olio? Poichè si sarebbe potuto venderlo più di trecento denari, e quelli darli a’ poveri. E fremevano contro a lei. Ma Gesù disse: Lasciatela; perchè le date voi noia? ella ha fatta una buona opera inverso me. Perciocchè, sempre avete i poveri con voi; e quando vorrete, potete far loro del bene; ma me non mi avete sempre. Ella ha fatto ciò che per lei si poteva; ella ha anticipato d’ungere il mio corpo, per una imbalsamatura. Io vi dico in verità, che per tutto il mondo, dovunque questo evangelo sarà predicato, sarà eziandio raccontato ciò che costei ha fatto, in memoria di lei. ALLORA Giuda Iscariot, l’un dei dodici, andò a’ principali sacerdoti, per darlo lor nelle mani. Ed essi, udito ciò, si rallegrarono, e promisero di dargli denari. Ed egli cercava il modo di tradirlo opportunamente ORA, nel primo giorno della festa degli azzimi, quando si sacrificava la pasqua, i suoi discepoli gli dissero: Dove vuoi che andiamo ad apparecchiarti da mangiar la pasqua? Ed egli mandò due de’ suoi discepoli, e disse loro: Andate nella città, e voi scontrerete un uomo, portando un testo pieno d’acqua; seguitelo. E, dovunque egli sarà entrato, dite al padron della casa: Il Maestro dice: Ov’è la stanza, dov’io mangerò la pasqua co’ miei discepoli? Ed egli vi mostrerà una gran sala acconcia, tutta presta; preparateci quivi la pasqua. E i suoi discepoli andarono, e vennero nella città, e trovarono come egli avea lor detto; ed apparecchiarono la pasqua. Ed egli, quando fu sera, venne co’ dodici. E, mentre erano a tavola, e mangiavano, Gesù disse: Io vi dico in verità, che l’un di voi, il qual mangia meco, mi tradirà. Ed essi presero ad attristarsi, e a dirgli ad uno ad uno: Sono io desso? Ed egli, rispondendo, disse loro: Egli è uno de’ dodici, il quale intinge meco nel piatto. Certo, il Figliuol dell’uomo se ne va, siccome egli è scritto di lui; ma guai a quell’uomo, per cui il Figliuol dell’uomo è tradito! ben sarebbe stato per lui di non esser mai nato. E mentre essi mangiavano, Gesù prese del pane; e fatta la benedizione, lo ruppe, e lo diede loro, e disse: Prendete, mangiate; quest’è il mio corpo. Poi, preso il calice, e rese grazie, lo diede loro; e tutti ne bevvero. Ed egli disse loro: Quest’è il mio sangue, che è il sangue del nuovo patto, il quale è sparso per molti. Io vi dico in verità, che io non berrò più del frutto della vigna, fino a quel giorno che io lo berrò nuovo nel regno di Dio. E dopo ch’ebbero cantato l’inno, se ne uscirono al monte degli Ulivi. E GESÙ disse loro: Voi tutti sarete scandalezzati in me questa notte; perciocchè egli è scritto: Io percoterò il Pastore, e le pecore saranno disperse. Ma dopo che sarò risuscitato, io andrò dinanzi a voi in Galilea. E Pietro gli disse: Avvegnachè tutti gli altri sieno scandalezzati di te, io però non lo sarò. E Gesù gli disse: Io ti dico in verità, che oggi, in questa stessa notte, avanti che il gallo abbia cantato due volte, tu mi rinnegherai tre volte. Ma egli vie più fermamente diceva: Quantunque mi convenisse morir teco, non però ti rinnegherò. Il simigliante dicevano ancora tutti gli altri POI vennero in un luogo detto Ghetsemane; ed egli disse a’ suoi discepoli: Sedete qui, finchè io abbia orato. E prese seco Pietro, e Giacomo, e Giovanni; e cominciò ad essere spaventato e gravemente angosciato. E disse loro: L’anima mia è occupata di tristizia infino alla morte; dimorate qui, e vegliate. E andato un poco innanzi, si gettò in terra, e pregava che, se era possibile, quell’ora passasse oltre da lui. E disse: Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; trasporta via da me questo calice; ma pure, non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi. Poi venne, e trovò i discepoli che dormivano, e disse a Pietro: Simone, dormi tu? non hai tu potuto vegliar pure un’ora? Vegliate, ed orate, che non entriate in tentazione; bene è lo spirito pronto, ma la carne è debole. E di nuovo andò, ed orò, dicendo le medesime parole. E tornato, trovò i discepoli, che di nuovo dormivano; perciocchè i loro occhi erano aggravati; e non sapevano che rispondergli. Poi venne la terza volta, e disse loro: Dormite pur da ora innanzi, e riposatevi; basta! l’ora è venuta; ecco, il Figliuol dell’uomo è dato nelle mani dei peccatori. Levatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino ED in quello stante, mentre egli parlava ancora, giunse Giuda, l’uno de’ dodici, e con lui una gran turba, con ispade, ed aste, da parte de’ principali sacerdoti, degli Scribi, e degli anziani. Or colui che lo tradiva avea dato loro un segnale, dicendo: Colui il quale io avrò baciato è desso; pigliatelo, menatelo sicuramente. E come fu giunto, subito si accostò a lui, e disse: Ben ti sia, Maestro! e lo baciò. Allora coloro gli misero le mani addosso, e lo presero. Ed un di coloro ch’erano quivi presenti trasse la spada, e percosse il servitore del sommo sacerdote, e gli spiccò l’orecchio. E Gesù fece lor motto, e disse: Voi siete usciti con ispade, e con aste, come contro ad un ladrone, per pigliarmi. Io era tuttodì appresso di voi insegnando nel tempio, e voi non mi avete preso: ma ciò è avvenuto, acciocchè le scritture sieno adempiute. E tutti, lasciatolo, se ne fuggirono. Ed un certo giovane lo seguitava, involto d’un panno lino sopra la carne ignuda, e i fanti lo presero. Ma egli, lasciato il panno, se ne fuggì da loro, ignudo ED essi ne menarono Gesù al sommo sacerdote; appresso il quale si raunarono insieme tutti i principali sacerdoti, e gli anziani, e gli Scribi. E Pietro lo seguitava da lungi, fin dentro alla corte del sommo sacerdote; ove si pose a sedere co’ sergenti, e si scaldava al fuoco. Or i principali sacerdoti, e tutto il concistoro, cercavan testimonianza contro a Gesù, per farlo morire; e non ne trovavano alcuna. Perciocchè molti dicevano falsa testimonianza contro a lui; ma le loro testimonianze non eran conformi. Allora alcuni, levatisi, disser falsa testimonianza contro a lui, dicendo: Noi l’abbiamo udito che diceva: Io disfarò questo tempio, fatto d’opera di mano, e in tre giorni ne riedificherò un altro, che non sarà fatto d’opera di mano. Ma, non pur così la lor testimonianza era conforme. Allora il sommo sacerdote, levatosi in piè quivi in mezzo, domandò a Gesù, dicendo: Non rispondi tu nulla? che testimoniano costoro contro a te? Ma egli tacque, e non rispose nulla. Da capo il sommo sacerdote lo domandò, e gli disse: Sei tu il Cristo, il Figliuol del Benedetto? E Gesù disse: Sì, io lo sono; e voi vedrete il Figliuol dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire con le nuvole del cielo. E il sommo sacerdote, stracciatesi le vesti, disse: Che abbiam noi più bisogno di testimoni? Voi avete udita la bestemmia; che ve ne pare? E tutti lo condannarono, pronunziando ch’egli era reo di morte. Ed alcuni presero a sputargli addosso, ed a velargli la faccia, e a dargli delle guanciate, e a dirgli: Indovina. Ed i sergenti gli davan delle bacchettate ORA, essendo Pietro nella corte di sotto, venne una delle fanti del sommo sacerdote. E veduto Pietro che si scaldava, lo riguardò in viso, e disse: Ancora tu eri con Gesù Nazareno. Ma egli lo negò, dicendo: Io non lo conosco, e non so ciò che tu ti dica. Ed uscì fuori all’antiporto, e il gallo cantò. E la fante, vedutolo di nuovo, cominciò a dire a quelli ch’eran quivi presenti: Costui è di quelli. Ma egli da capo lo negò. E poco stante, quelli ch’eran quivi disser di nuovo a Pietro: Veramente tu sei di quelli; perciocchè tu sei Galileo, e la tua favella ne ha la somiglianza. Ma egli prese a maledirsi, ed a giurare: Io non conosco quell’uomo che voi dite. E il gallo cantò la seconda volta; e Pietro si ricordò della parola che Gesù gli avea detta: Avanti che il gallo canti due volte, tu mi rinnegherai tre volte. E si mise a piangere E SUBITO la mattina, i principali sacerdoti, con gli anziani, e gli Scribi, e tutto il concistoro, tenuto consiglio, legarono Gesù, e lo menarono, e lo misero in man di Pilato. E Pilato gli domandò: Sei tu il Re de’ Giudei? Ed egli, rispondendo, gli disse: Tu lo dici. E i principali sacerdoti l’accusavano di molte cose; ma egli non rispondeva nulla. E Pilato da capo lo domandò, dicendo: Non rispondi tu nulla? vedi quante cose costoro testimoniano contro a te. Ma Gesù non rispose nulla di più, talchè Pilato se ne maravigliava. Or ogni festa egli liberava loro un prigione, qualunque chiedessero. Or vi era colui, ch’era chiamato Barabba, ch’era prigione co’ suoi compagni di sedizione, i quali avean fatto omicidio nella sedizione. E la moltitudine, gridando, cominciò a domandare che facesse come sempre avea lor fatto. E Pilato rispose loro, dicendo: Volete che io vi liberi il Re de’ Giudei? Perciocchè riconosceva bene che i principali sacerdoti glielo aveano messo nelle mani per invidia. Ma i principali sacerdoti incitarono la moltitudine a chieder che più tosto liberasse loro Barabba. E Pilato, rispondendo, da capo disse loro: Che volete adunque che io faccia di colui che voi chiamate Re de’ Giudei? Ed essi di nuovo gridarono: Crocifiggilo. E Pilato disse loro: Ma pure, che male ha egli fatto? Ed essi vie più gridavano: Crocifiggilo Pilato adunque, volendo soddisfare alla moltitudine, liberò loro Barabba. E dopo aver flagellato Gesù, lo diede loro in mano, per esser crocifisso. Allora i soldati lo menarono dentro alla corte, che è il Pretorio, e raunarono tutta la schiera. E lo vestirono di porpora; e contesta una corona di spine, gliela misero intorno al capo. Poi presero a salutarlo, e a dire: Ben ti sia, Re de’ Giudei. E gli percotevano il capo con una canna, e gli sputavano addosso; e postisi inginocchioni, l’adoravano. E dopo che l’ebbero schernito, lo spogliarono della porpora, e lo rivestirono de’ suoi propri vestimenti, e lo menarono fuori, per crocifiggerlo. ED angariarono a portar la croce di esso, un certo passante, detto Simon Cireneo, padre di Alessandro e di Rufo, il qual tornava da’ campi E menarono Gesù al luogo detto Golgota; il che, interpretato, vuol dire: Il luogo del teschio. E gli dieder da bere del vino condito con mirra; ma egli non lo prese. E dopo averlo crocifisso, spartirono i suoi vestimenti, tirando la sorte sopra essi, per saper ciò che ne torrebbe ciascuno. Or era l’ora di terza, quando lo crocifissero. E la soprascritta del maleficio che gli era apposto era scritta di sopra a lui, in questa maniera: IL RE DE’ GIUDEI. Crocifissero ancora con lui due ladroni, l’un dalla sua destra, e l’altro dalla sinistra. E si adempiè la scrittura che dice: Ed egli è stato annoverato fra i malfattori. E coloro che passavano ivi presso l’ingiuriavano, scotendo il capo, e dicendo: Eia! tu che disfai il tempio, ed in tre giorni lo riedifichi, salva te stesso, e scendi giù di croce. Simigliantemente ancora i principali sacerdoti, con gli Scribi, beffandosi, dicevano l’uno all’altro: Egli ha salvati gli altri, e non può salvar sè stesso. Scenda ora giù di croce il Cristo, il Re d’Israele; acciocchè noi lo vediamo, e crediamo. Coloro ancora ch’erano stati crocifissi con lui l’ingiuriavano Poi, venuta l’ora sesta, si fecero tenebre per tutta la terra, infino all’ora di nona. Ed all’ora di nona, Gesù gridò con gran voce, dicendo: Eloi, Eloi, lamma sabactani? il che, interpretato, vuol dire: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato? Ed alcuni di coloro ch’eran quivi presenti, udito ciò, dicevano: Ecco, egli chiama Elia. E un di loro corse; ed empiuta una spugna d’aceto, e postala intorno ad una canna, gli diè da bere, dicendo: Lasciate; vediamo se Elia verrà, per trarlo giù. E Gesù, gettato un gran grido, rendè lo spirito. E la cortina del tempio si fendè in due, da cima a fondo. E il centurione, ch’era quivi presente di rincontro a Gesù, veduto che dopo aver così gridato, egli avea reso lo spirito, disse: Veramente quest’uomo era Figliuol di Dio. Or quivi erano ancora delle donne, riguardando da lontano; fra le quali era Maria Maddalena, e Maria madre di Giacomo il piccolo, e di Iose, e Salome; le quali, eziandio mentre egli era nella Galilea, l’aveano seguitato, e gli aveano ministrato; e molte altre, le quali erano salite con lui in Gerusalemme POI, essendo già sera perciocchè era la preparazione, cioè l’antisabato, Giuseppe, da Arimatea, consigliere onorato, il quale eziandio aspettava il regno di Dio, venne, e, preso ardire, entrò da Pilato, e domandò il corpo di Gesù. E Pilato si maravigliò ch’egli fosse già morto. E chiamato a sè il centurione, gli domandò se era gran tempo ch’egli era morto; e, saputo il fatto dal centurione, donò il corpo a Giuseppe. Ed egli, comperato un panno lino, e tratto Gesù giù di croce, l’involse nel panno, e lo pose in un monumento, che era tagliato dentro una roccia; e rotolò una pietra all’apertura del monumento. E Maria Maddalena, e Maria madre di Iose, riguardavano ove egli sarebbe posto ORA, passato il sabato, Maria Maddalena, e Maria madre di Giacomo, e Salome, avendo comperati degli aromati, per venire ad imbalsamar Gesù, la mattina del primo giorno della settimana, molto per tempo, vennero al monumento, in sul levar del sole. E dicevan fra loro: Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del monumento? E riguardando, vedono che la pietra era stata rotolata, perciocchè era molto grande. Ed essendo entrate nel monumento, videro un giovanetto, che sedeva dal lato destro, vestito d’una roba bianca; e furono spaventate. Ed egli disse loro: Non vi spaventate; voi cercate Gesù, il Nazareno, ch’è stato crocifisso; egli è risuscitato, egli non è qui; ecco il luogo ove l’aveano posto. Ma andate, e dite a’ suoi discepoli ed a Pietro, ch’egli va innanzi a voi in Galilea; quivi lo vedrete, come egli vi ha detto. Ed esse, uscite prontamente, se ne fuggirono dal monumento; perciocchè tremito e spavento le avea occupate; e non dissero nulla ad alcuno, perciocchè aveano paura OR Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, della quale avea cacciati sette demoni. Ed ella andò, e l’annunziò a coloro ch’erano stati con lui, i quali facevan cordoglio, e piangevano. Ed essi, udito ch’egli viveva, e ch’era stato veduto da lei, nol credettero. Ora, dopo queste cose, apparve in altra forma a due di loro, i quali erano in cammino, andando a’ campi. E quelli andarono, e l’annunziarono agli altri; ma quelli ancora non credettero Ultimamente, apparve agli undici, mentre erano a tavola; e rimproverò loro la loro incredulità, e durezza di cuore; perciocchè non avean creduto a coloro che l’avean veduto risuscitato. Ed egli disse loro: Andate per tutto il mondo, e predicate l’evangelo ad ogni creatura. Chi avrà creduto, e sarà stato battezzato, sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Or questi segni accompagneranno coloro che avranno creduto: Cacceranno i demoni nel mio nome; parleranno nuovi linguaggi; torranno via i serpenti; ed avvegnachè abbiano bevuta alcuna cosa mortifera, quella non farà loro alcun nocimento; metteranno le mani sopra gl’infermi, ed essi staranno bene Il Signore adunque, dopo ch’ebbe lor parlato, fu raccolto nel cielo, e sedette alla destra di Dio. Ed essi, essendo usciti, predicarono in ogni luogo, operando insieme il Signore, e confermando la parola per i segni che seguivano POICHÈ molti hanno impreso d’ordinare la narrazion delle cose, delle quali siamo stati appieno accertati; secondo che ce l’hanno tramandate quelli che da principio le videro essi stessi, e furon ministri della parola; a me ancora è parso, dopo aver dal capo rinvenuta ogni cosa compiutamente, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo; acciocchè tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate A’ DÌ di Erode, re di Giudea, vi era un certo sacerdote, chiamato per nome Zaccaria, della muta di Abia; e la sua moglie era delle figliuole di Aaronne, e il nome di essa era Elisabetta. Or amendue eran giusti nel cospetto di Dio, camminando in tutti i comandamenti e leggi del Signore, senza biasimo. E non aveano figliuoli, perciocchè Elisabetta era sterile; ed amendue eran già avanzati in età. Or avvenne che esercitando Zaccaria il sacerdozio, davanti a Dio, nell’ordine della sua muta; secondo l’usanza del sacerdozio, gli toccò a sorte d’entrar nel tempio del Signore, per fare il profumo. E tutta la moltitudine del popolo era di fuori, orando, nell’ora del profumo. Ed un angelo del Signore gli apparve, stando in piè dal lato destro dell’altar de’ profumi. E Zaccaria, vedutolo, fu turbato, e timore cadde sopra lui. Ma l’angelo gli disse: Non temere, Zaccaria, perciocchè la tua orazione è stata esaudita, ed Elisabetta, tua moglie, ti partorirà un figliuolo, al quale porrai nome Giovanni. Ed egli ti sarà in allegrezza e gioia, e molti si rallegreranno del suo nascimento. Perciocchè egli sarà grande nel cospetto del Signore; e non berrà nè vino, nè cervogia; e sarà ripieno dello Spirito Santo, fin dal seno di sua madre. E convertirà molti de’ figliuoli d’Israele al Signore Iddio loro. E andrà innanzi a lui, nello Spirito e virtù d’Elia, per convertire i cuori de’ padri a’ figliuoli, e i ribelli alla prudenza de’ giusti; per apparecchiare al Signore un popolo ben composto. E Zaccaria disse all’angelo: A che conoscerò io questo? poichè io son vecchio, e la mia moglie è bene avanti nell’età. E l’angelo, rispondendo, gli disse: Io son Gabriele, che sto davanti a Dio; e sono stato mandato per parlarti, ed annunziarti queste buone novelle. Ed ecco, tu sarai mutolo, e non potrai parlare, infino al giorno che queste cose avverranno; perciocchè tu non hai creduto alle mie parole, le quali si adempieranno al tempo loro. Or il popolo stava aspettando Zaccaria, e si maravigliava ch’egli tardasse tanto nel tempio. E quando egli fu uscito, egli non poteva lor parlare; ed essi riconobbero ch’egli avea veduta una visione nel tempio; ed egli faceva loro cenni, e rimase mutolo. Ed avvenne che quando furon compiuti i giorni del suo ministerio, egli se ne andò a casa sua. Ora, dopo que’ giorni, Elisabetta, sua moglie, concepette, e si tenne nascosta cinque mesi, dicendo: Così mi ha pur fatto il Signore ne’ giorni ne’ quali ha avuto riguardo a togliere il mio vituperio fra gli uomini ED al sesto mese, l’angelo Gabriele fu da Dio mandato in una città di Galilea, detta Nazaret; ad una vergine, sposata ad un uomo, il cui nome era Giuseppe, della casa di Davide; e il nome della vergine era Maria. E l’angelo, entrato da lei, disse: Ben ti sia, o tu cui grazia è stata fatta; il Signore è teco; benedetta tu sei fra le donne. Ed ella, avendolo veduto, fu turbata delle sue parole; e discorreva in sè stessa qual fosse questo saluto. E l’angelo le disse: Non temere, Maria, perciocchè tu hai trovata grazia presso Iddio. Ed ecco tu concepirai nel seno, e partorirai un figliuolo, e gli porrai nome GESÙ. Esso sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo; e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre. Ed egli regnerà sopra la casa di Giacobbe, in eterno; e il suo regno non avrà mai fine. E Maria disse all’angelo: Come avverrà questo, poichè io non conosco uomo? E l’angelo, rispondendo, le disse: Lo Spirito Santo verrà sopra te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà; per tanto ancora ciò che nascerà da te Santo sarà chiamato Figliuol di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua cugina, ha eziandio conceputo un figliuolo nella sua vecchiezza; e questo è il sesto mese a lei ch’era chiamata sterile. Poichè nulla è impossibile a Dio. E Maria disse: Ecco la serva del Signore; siami fatto secondo le tue parole. E l’angelo si partì da lei OR in que’ giorni, Maria si levò, e andò in fretta nella contrada delle montagne, nella città di Giuda; ed entrò in casa di Zaccaria, e salutò Elisabetta. Ed avvenne che, come Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il fanciullino le saltò nel seno; ed Elisabetta fu ripiena dello Spirito Santo. E sclamò ad alta voce, e disse: Benedetta tu sei fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno. E donde mi vien questo, che la madre del mio Signore venga a me? Poichè, ecco, come prima la voce del tuo saluto mi è pervenuta agli orecchi, il fanciullino è saltato d’allegrezza nel mio seno. Ora, beata è colei che ha creduto; perciocchè le cose, dettele da parte del Signore, avranno compimento. E Maria disse: L’ANIMA mia magnifica il Signore; E lo spirito mio festeggia in Dio, mio Salvatore. Poichè egli ha riguardato alla bassezza della sua servente Perciocchè, ecco, da ora innanzi tutte le età mi predicheranno beata. Poichè il Potente mi ha fatte cose grandi; E santo è il suo nome. E la sua misericordia è per ogni età, Inverso coloro che lo temono. Egli ha operato potentemente col suo braccio; Egli ha dissipati i superbi per lo proprio pensier del cuor loro. Egli ha tratti giù da’ troni i potenti, Ed ha innalzati i bassi. Egli ha ripieni di beni i famelici, E ne ha mandati vuoti i ricchi. Egli ha sovvenuto Israele, suo servitore, Per aver memoria della sua misericordia; Siccome egli avea parlato a’ nostri padri; Ad Abrahamo, ed alla sua progenie, in perpetuo. E Maria rimase con Elisabetta intorno a tre mesi; poi se ne tornò a casa sua OR si compiè il termine di Elisabetta, per partorire, e partorì un figliuolo. E i suoi vicini e parenti, avendo udito che il Signore avea magnificata la sua misericordia inverso lei, se ne rallegravan con essa. Ed avvenne che nell’ottavo giorno vennero per circoncidere il fanciullo, e lo chiamavano Zaccaria, del nome di suo padre. Ma sua madre prese a dire: No; anzi sarà chiamato Giovanni. Ed essi le dissero: Non vi è alcuno nel tuo parentado che si chiami per questo nome. E con cenni domandarono al padre di esso, come voleva ch’egli fosse nominato. Ed egli, chiesta una tavoletta, scrisse in questa maniera: Il suo nome è Giovanni. E tutti si maravigliarono. E in quello stante la sua bocca fu aperta, e la sua lingua sciolta; e parlava, benedicendo Iddio. E spavento ne venne su tutti i lor vicini; e tutte queste cose si divolgarono per tutta la contrada delle montagne della Giudea. E tutti coloro che le udirono le riposero nel cuor loro, dicendo: Chi sarà mai questo fanciullo? E la mano del Signore era con lui E Zaccaria, suo padre, fu ripieno dello Spirito Santo, e profetizzò, dicendo: BENEDETTO sia il Signore Iddio d’Israele; Perciocchè egli ha visitato, e riscattato il suo popolo; E ci ha rizzato il corno della salvazione Nella casa di Davide, suo servitore, Secondo ch’egli ci avea promesso Per la bocca de’ suoi santi profeti, che sono stati d’ogni secolo; Salvazione da’ nostri nemici, E di man di tutti coloro che ci odiano; Per usar misericordia inverso i nostri padri, E ricordarsi del suo santo patto: Secondo il giuramento fatto ad Abrahamo, nostro padre. Di concederci che, liberati di man de’ nostri nemici, Gli servissimo senza paura; In santità, ed in giustizia, nel suo cospetto, Tutti i giorni della nostra vita. E tu, o piccol fanciullo, sarai chiamato Profeta dell’Altissimo; Perciocchè tu andrai davanti alla faccia del Signore, Per preparar le sue vie; Per dare al suo popolo conoscenza della salute, In remission de’ lor peccati, Per le viscere della misericordia dell’Iddio nostro, Per le quali l’Oriente da alto, ci ha visitati, Per rilucere a coloro che giacevano nelle tenebre, E nell’ombra della morte; Per indirizzare i nostri piedi nella via della pace. E il piccol fanciullo cresceva, e si fortificava in ispirito; e stette ne’ deserti, infino al giorno ch’egli si dovea mostrare ad Israele OR in que’ dì avvenne che un decreto uscì da parte di Cesare Augusto, che si facesse la rassegna di tutto il mondo. Questa rassegna fu la prima che fu fatta, sotto Quirinio, governator della Siria. E tutti andavano, per esser rassegnati, ciascuno nella sua città. Or anche Giuseppe salì di Galilea, della città di Nazaret, nella Giudea, nella città di Davide, che si chiama Betleem; perciocchè egli era della casa, e nazione di Davide; per esser rassegnato con Maria, ch’era la moglie che gli era stata sposata, la quale era gravida. Or avvenne che, mentre eran quivi, il termine nel quale ella dovea partorire si compiè. Ed ella partorì il suo figliuolo primogenito, e lo fasciò, e lo pose a giacer nella mangiatoia; perciocchè non vi era luogo per loro nell’albergo OR nella medesima contrada vi erano de’ pastori, i quali dimoravano fuori a’ campi, facendo le guardie della notte intorno alla lor greggia. Ed ecco, un angelo del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore risplendè d’intorno a loro; ed essi temettero di gran timore. Ma l’angelo disse loro: Non temiate; perciocchè io vi annunzio una grande allegrezza, che tutto il popolo avrà; cioè che oggi, nella città di Davide, vi è nato il Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo ve ne sarà il segno: voi troverete il fanciullino fasciato, coricato nella mangiatoia. E in quello stante vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, lodando Iddio, e dicendo: Gloria a Dio ne’ luoghi altissimi, Pace in terra, Benivoglienza inverso gli uomini, Ed avvenne che quando gli angeli se ne furono andati da loro al cielo, que’ pastori disser fra loro: Or passiam fino in Betleem, e veggiamo questa cosa ch’è avvenuta, la quale il Signore ci ha fatta assapere. E vennero in fretta, e trovarono Maria, e Giuseppe, e il fanciullino, che giaceva nella mangiatoia. E vedutolo, divolgarono ciò ch’era loro stato detto di quel piccolo fanciullo. E tutti coloro che li udirono si maravigliarono delle cose ch’eran lor dette da’ pastori. E Maria conservava in sè tutte queste parole, conferendole insieme nel cuor suo. E i pastori se ne ritornarono, glorificando e lodando Iddio di tutte le cose che aveano udite e vedute, secondo ch’era loro stato parlato E QUANDO gli otto giorni, in capo de’ quali egli dovea esser circonciso, furon compiuti, gli fu posto nome GESÙ, secondo ch’era stato nominato dall’angelo, innanzi che fosse conceputo nel seno. E quando i giorni della loro purificazione furon compiuti secondo la legge di Mosè, portarono il fanciullo in Gerusalemme, per presentarlo al Signore come egli è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio che apre la matrice sarà chiamato Santo al Signore; e per offerire il sacrificio, secondo ciò ch’è detto nella legge del Signore, d’un paio di tortole, o di due pippioni OR ecco, vi era in Gerusalemme un uomo il cui nome era Simeone; e quell’uomo era giusto, e religioso, ed aspettava la consolazione d’Israele; e lo Spirito Santo era sopra lui. E gli era stato divinamente rivelato dallo Spirito Santo, ch’egli non vedrebbe la morte, che prima non avesse veduto il Cristo del Signore. Egli adunque, per movimento dello Spirito, venne nel tempio; e, come il padre e la madre vi portavano il fanciullo Gesù, per far di lui secondo l’usanza della legge, egli sel recò nelle braccia, e benedisse Iddio, e disse: Ora, Signore, ne mandi il tuo servitore in pace, Secondo la tua parola; Perciocchè gli occhi miei hanno veduta la tua salute; La quale tu hai preparata, per metterla davanti a tutti i popoli; Luce da illuminar le Genti, E la gloria del tuo popolo Israele. E Giuseppe, e la madre d’esso, si maravigliavano delle cose ch’erano dette da lui. E Simeone li benedisse, e disse a Maria, madre di esso: Ecco, costui è posto per la ruina, e per lo rilevamento di molti in Israele; e per segno al quale sarà contradetto ed una spada trafiggerà a te stessa l’anima; acciocchè i pensieri di molti cuori sieno rivelati. Vi era ancora Anna profetessa, figliuola di Fanuel, della tribù di Aser; la quale era molto attempata, essendo vissuta sett’anni col suo marito dopo la sua verginità. Ed era vedova d’età d’intorno ad ottantaquattro anni; e non si partiva mai dal tempio, servendo a Dio, notte e giorno, in digiuni ed orazioni. Ella ancora, sopraggiunta in quell’ora, lodava il Signore, e parlava di quel fanciullo a tutti coloro che aspettavano la redenzione in Gerusalemme. ORA, quando ebber compiute tutte le cose che si convenivano fare secondo la legge del Signore, ritornarono in Galilea, in Nazaret, lor città. E il fanciullo cresceva, e si fortificava in ispirito, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era sopra lui Or suo padre e sua madre andavano ogni anno in Gerusalemme, nella festa della Pasqua. E come egli fu d’età di dodici anni, essendo essi saliti in Gerusalemme, secondo l’usanza della festa; ed avendo compiuti i giorni d’essa, quando se ne tornavano, il fanciullo Gesù rimase in Gerusalemme, senza la saputa di Giuseppe, nè della madre di esso. E stimando ch’egli fosse fra la compagnia, camminarono una giornata; ed allora si misero a cercarlo fra i lor parenti, e fra i lor conoscenti. E, non avendolo trovato, tornarono in Gerusalemme, cercandolo. Ed avvenne che tre giorni appresso, lo trovaron nel tempio, sedendo in mezzo de’ dottori, ascoltandoli, e facendo loro delle domande. E tutti coloro che l’udivano stupivano del suo senno, e delle sue risposte. E quando essi lo videro, sbigottirono. E sua madre gli disse: Figliuolo, perchè ci hai fatto così? ecco, tuo padre ed io ti cercavamo, essendo in gran travaglio. Ma egli disse loro: Perchè mi cercavate? non sapevate voi ch’egli mi conviene attendere alle cose del Padre mio? Ed essi non intesero le parole ch’egli avea lor dette. Ed egli discese con loro, e venne in Nazaret, ed era loro soggetto. E sua madre riserbava tutte queste parole nel suo cuore. E Gesù si avanzava in sapienza, e in istatura, e in grazia dinanzi a Dio, e dinanzi gli uomini OR nell’anno quintodecimo dell’imperio di Tiberio Cesare, essendo Ponzio Pilato governator della Giudea; ed Erode tetrarca della Galilea; e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea, e della contrada Traconitida; e Lisania tetrarca di Abilene; sotto Anna, e Caiafa, sommi sacerdoti; la parola di Dio fu indirizzata a Giovanni, figliuol di Zaccaria, nel deserto. Ed egli venne per tutta la contrada d’intorno al Giordano, predicando il battesimo del ravvedimento, in remission de’ peccati. Siccome egli è scritto nel libro delle parole del profeta Isaia, dicendo: Vi è una voce d’uno, che grida nel deserto: Acconciate la via del Signore, addirizzate i suoi sentieri. Sia ripiena ogni valle, e sia abbassato ogni monte, ed ogni colle; e sieno ridirizzati i luoghi distorti, e le vie aspre appianate. Ed ogni carne vedrà la salute di Dio. Egli adunque diceva alle turbe, che uscivano per esser da lui battezzate: Progenie di vipere, chi vi ha mostrato a fuggir dall’ira a venire? Fate adunque frutti degni del ravvedimento; e non prendete a dir fra voi stessi: Noi abbiamo Abrahamo per padre; perciocchè io vi dico che Iddio può, eziandio da queste pietre, far sorgere de’ figliuoli ad Abrahamo. Or già è posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero adunque che non fa buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. E le turbe lo domandarono, dicendo: Che faremo noi dunque? Ed egli, rispondendo, disse loro: Chi ha due vesti ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia il simigliante. Or vennero ancora de’ pubblicani, per essere battezzati, e gli dissero: Maestro, che dobbiam noi fare? Ed egli disse loro: Non riscotete nulla più di ciò che vi è stato ordinato. I soldati ancora lo domandarono, dicendo: E noi, che dobbiam fare? Ed egli disse loro: Non fate storsione ed alcuno, e non oppressate alcuno per calunnia; e contentatevi del vostro soldo Ora, stando il popolo in aspettazione, e ragionando tutti ne’ lor cuori, intorno a Giovanni, se egli sarebbe punto il Cristo; Giovanni rispose, dicendo a tutti: Ben vi battezzo io con acqua; ma colui ch’è più forte di me, di cui io non son degno di sciogliere il correggiuol delle scarpe, viene; esso vi battezzerà con lo Spirito Santo, e col fuoco. Egli ha la sua ventola in mano, e netterà interamente l’aia sua, e raccoglierà il grano nel suo granaio; ma arderà la paglia col fuoco inestinguibile. Così egli evangelizzava al popolo, esortandolo per molti altri ragionamenti. Or Erode il tetrarca, essendo da lui ripreso a motivo di Erodiada, moglie di Filippo, suo fratello; e per tutti i mali ch’egli avea commessi; aggiunse ancora questo a tutti gli altri, ch’egli rinchiuse Giovanni in prigione ORA avvenne che mentre tutto il popolo era battezzato, Gesù ancora, essendo stato battezzato, ed orando, il cielo si aperse; e lo Spirito Santo scese sopra di lui, in forma corporale, a guisa di colomba; e venne una voce dal cielo, dicendo: Tu sei il mio diletto Figliuolo; in te ho preso il mio compiacimento. E GESÙ, quando cominciò ad insegnare, avea circa trent’anni; figliuolo, com’era creduto, di Giuseppe, figliuolo di Eli; figliuol di Mattat, figliuol di Levi, figliuol di Melchi, figliuol di Ianna, figliuol di Giuseppe, figliuol di Mattatia, figliuol di Amos, figliuol di Naum, figliuol di Esli, figliuol di Nagghe, figliuol di Maat, figliuol di Mattatia, figliuol di Semei, figliuol di Giuseppe, figliuol di Giuda, figliuol di Ioanna, figliuol di Resa, figliuol di Zorobabel, figliuol di Sealtiel, figliuol di Neri, figliuol di Melchi, figliuol di Addi, figliuol di Cosam, figliuol di Elmodam, figliuol di Er, figliuol di Iose, figliuol di Eliezer, figliuol di Iorim, figliuol di Mattat, figliuol di Levi, figliuol di Simeone, figliuol di Giuda, figliuol di Giuseppe, figliuol di Ionan, figliuol di Eliachim, figliuol di Melea, figliuol di Mena, figliuol di Mattata, figliuol di Natan, figliuol di Davide, figliuol di Iesse, figliuol di Obed, figliuol di Booz, figliuol di Salmon, figliuol di Naasson, figliuol di Aminadab, figliuol di Aram, figliuol di Esrom, figliuol di Fares, figliuol di Giuda, figliuol di Giacobbe, figliuol d’Isacco, figliuol d’Abrahamo, figliuol di Tara, figliuol di Nahor, figliuol di Saruc, figliuol di Ragau, figliuol di Faleg, figliuol di Eber, figliuol di Sala, figliuol di Arfacsad, figliuol di Sem, figliuol di Noè, figliuol di Lamec, figliuol di Matusala, figliuol di Enoc, figliuol di Iared, figliuol di Maleleel, figliuol di Cainan, figliuol di Enos, figliuol di Set, figliuol di Adamo, che fu di Dio OR Gesù, ripieno dello Spirito Santo, se ne ritornò dal Giordano; e fu sospinto dallo Spirito nel deserto. E fu quivi tentato dal diavolo quaranta giorni; e in que’ giorni non mangiò nulla; ma, dopo che quelli furon compiuti, infine egli ebbe fame. E il diavolo gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, di’ a questa pietra che divenga pane. E Gesù gli rispose, dicendo: Egli è scritto: L’uomo non vive di pan solo, ma d’ogni parola di Dio. E il diavolo, menatolo sopra un alto monte, gli mostrò in un momento di tempo tutti i regni del mondo. E il diavolo gli disse: Io ti darò tutta la podestà di questi regni, e la gloria loro; perciocchè ella mi è stata data in mano, ed io la do a cui voglio. Se dunque tu mi adori, tutta sarà tua. Ma Gesù, rispondendo, gli disse: Vattene indietro da me, Satana. Egli è scritto: Adora il Signore Iddio tuo, e servi a lui solo. Egli lo menò ancora in Gerusalemme; e lo pose sopra l’orlo del tetto del tempio, e gli disse: Se tu sei il Figliuol di Dio, gettati giù di qui; perciocchè egli è scritto: Egli ordinerà a’ suoi angeli, che ti guardino; ed essi ti leveranno nelle lor mani, che talora tu non t’intoppi del piè in alcuna pietra. E Gesù, rispondendo, gli disse: Egli è stato detto: Non tentare il Signore Iddio tuo. E il diavolo, finita tutta la tentazione, si partì da lui, infino ad un certo tempo E GESÙ nella virtù dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la fama di esso andò per tutta la contrada circonvicina. Ed egli insegnava nelle lor sinagoghe, essendo onorato da tutti. E venne in Nazaret, ove era stato allevato; ed entrò, come era usato, in giorno di sabato, nella sinagoga; e si levò per leggere. E gli fu dato in mano il libro del profeta Isaia; e, spiegato il libro, trovò quel luogo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra me; perciocchè egli mi ha unto; egli mi ha mandato per evangelizzare a’ poveri, per guarire i contriti di cuore; per bandir liberazione a’ prigioni, e racquisto della vista a’ ciechi; per mandarne in libertà i fiaccati, e per predicar l’anno accettevole del Signore. Poi, ripiegato il libro, e rendutolo al ministro, si pose a sedere; e gli occhi di tutti coloro ch’erano nella sinagoga erano affissati in lui. Ed egli prese a dir loro: Questa scrittura è oggi adempiuta ne’ vostri orecchi. E tutti gli rendevano testimonianza, e si maravigliavano delle parole di grazia che procedevano dalla sua bocca, e dicevano: Non è costui il figliuol di Giuseppe? Ed egli disse loro: Del tutto voi mi direte questo proverbio: Medico, cura te stesso; fa’ eziandio qui, nella tua patria, tutte le cose che abbiamo udite essere state fatte in Capernaum. Ma egli disse: Io vi dico in verità, che niun profeta è accetto nella sua patria. Io vi dico in verità, che a’ dì di Elia, quando il cielo fu serrato tre anni e sei mesi, talchè vi fu gran fame in tutto il paese, vi erano molte vedove in Israele; e pure a niuna d’esse fu mandato Elia; anzi ad una donna vedova in Sarepta di Sidon. Ed al tempo del profeta Eliseo vi erano molti lebbrosi in Israele; e pur niun di loro fu mondato; ma Naaman Siro. E tutti furono ripieni d’ira nella sinagoga, udendo queste cose. E levatisi, lo cacciarono della città, e lo menarono fino al margine della sommità del monte, sopra il quale la lor città era edificata, per traboccarlo giù. Ma egli passò per mezzo loro, e se ne andò E scese in Capernaum, città della Galilea; ed insegnava la gente ne’ sabati. Ed essi stupivano della sua dottrina; perciocchè la sua parola era con autorità. OR nella sinagoga vi era un uomo, che avea uno spirito d’immondo demonio; ed esso diede un gran grido, dicendo: Ahi! che vi è fra te e noi, o Gesù Nazareno? sei tu venuto per mandarci in perdizione? io so chi tu sei: il Santo di Dio. Ma Gesù lo sgridò, dicendo: Ammutolisci, ed esci fuor di lui. E il demonio, gettatolo quivi in mezzo, uscì da lui, senza avergli fatto alcun nocimento. E spavento nacque in tutti; e ragionavan fra loro, dicendo: Quale è questa parola ch’egli, con autorità, e potenza, comandi agli spiriti immondi, ed essi escano fuori? E il grido di esso andò per tutti i luoghi del paese circonvicino. POI Gesù, levatosi della sinagoga, entrò nella casa di Simone. Or la suocera di Simone era tenuta d’una gran febbre; e lo richiesero per lei. Ed egli, stando di sopra a lei, sgridò la febbre, ed essa la lasciò; ed ella, levatasi prontamente, ministrava loro. E in sul tramontar del sole, tutti coloro che aveano degl’infermi di diverse malattie li menarono a lui; ed egli, imposte le mani sopra ciascun di loro, li guarì. I demoni ancora uscivano di molti, gridando, e dicendo: Tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio. Ma egli li sgridava, e non permetteva loro di parlare; perciocchè sapevano ch’egli era il Cristo. Poi, fattosi giorno, egli uscì, e andò in un luogo deserto; e le turbe lo cercavano, e vennero infino a lui, e lo ritenevano; acciocchè non si partisse da loro. Ma egli disse loro: Ei mi conviene evangelizzare il regno di Dio eziandio alle altre città; perciocchè a far questo sono stato mandato. E andava predicando per le sinagoghe della Galilea OR avvenne che, essendogli la moltitudine addosso, per udir la parola di Dio, e stando egli in piè presso del lago di Gennesaret; vide due navicelle ch’erano presso della riva del lago, delle quali erano smontati i pescatori, e lavavano le lor reti. Ed essendo montato in una di quelle, la quale era di Simone, lo pregò che si allargasse un poco lungi da terra. E postosi a sedere, ammaestrava le turbe d’in su la navicella. E come fu restato di parlare, disse a Simone: Allargati in acqua, e calate le vostre reti per pescare. E Simone, rispondendo, gli disse: Maestro, noi ci siamo affaticati tutta la notte, e non abbiam preso nulla; ma pure, alla tua parola, io calerò la rete. E fatto questo, rinchiusero gran moltitudine di pesci; e la lor rete si rompeva. Ed accennarono a’ lor compagni, ch’erano nell’altra navicella, che venissero per aiutarli. Ed essi vennero, ed empierono amendue le navicelle, talchè affondavano. E Simon Pietro, veduto questo, si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, dipartiti da me; perciocchè io son uomo peccatore. Poichè spavento aveva occupato lui, e tutti coloro che eran con lui, per la presa de’ pesci che aveano fatta. Simigliantemente ancora Giacomo, e Giovanni, figliuol di Zebedeo, ch’eran compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: Non temere; da ora innanzi tu sarai prenditore d’uomini vivi. Ed essi, condotte le navicelle a terra, lasciarono ogni cosa, e lo seguitarono OR avvenne che mentre egli era in una di quelle città, ecco un uomo pien di lebbra, il quale, veduto Gesù, e gettatosi sopra la faccia in terra, lo pregò, dicendo: Signore, se tu vuoi, tu puoi mondarmi. Ed egli, distesa la mano, lo toccò, dicendo: Sì, io lo voglio, sii netto. E subito la lebbra si partì da lui. Ed egli gli comandò di non dirlo ad alcuno; anzi va’, diss’egli, mostrati al sacerdote, ed offerisci, per la tua purificazione, secondo che Mosè ha ordinato in testimonianza a loro. E la fama di lui si spandeva vie più; e molte turbe si raunavano per udirlo, e per esser da lui guarite delle loro infermità. Ma egli si sottraeva ne’ deserti, ed orava ED avvenne un di que’ giorni, ch’egli insegnava; e quivi sedevano de’ Farisei, e de’ dottori della legge, i quali eran venuti di tutte le castella della Galilea, e della Giudea, e di Gerusalemme; e la virtù del Signore era quivi presente, per sanarli. Ed ecco certi uomini, che portavano sopra un letto un uomo paralitico, e cercavano di portarlo dentro, e di metterlo davanti a lui. E non trovando onde lo potessero metter dentro, per la moltitudine, salirono sopra il tetto della casa, e lo calaron pe’ tegoli, insieme col letticello, ivi in mezzo, davanti a Gesù. Ed egli, veduta la lor fede, disse a colui: Uomo, i tuoi peccati ti son rimessi. E gli Scribi e i Farisei presero a ragionare, dicendo: Chi è costui che pronunzia bestemmie? chi può rimettere i peccati, se non Iddio solo? Ma Gesù, riconosciuti i lor ragionamenti, fece lor motto, e disse: Che ragionate voi ne’ vostri cuori? Quale è più agevole, dire: I tuoi peccati ti son rimessi, ovver dire: Levati, e cammina? Ora, acciocchè voi sappiate che il Figliuol dell’uomo ha autorità in terra di rimettere i peccati: Io ti dico disse egli al paralitico: Levati, e togli il tuo letticello, e vattene a casa tua. Ed egli, in quello stante, levatosi nel lor cospetto, e tolto in su le spalle ciò sopra di che giaceva, se ne andò a casa sua, glorificando Iddio. E stupore occupò tutti, e glorificavano Iddio, ed eran pieni di paura, dicendo: Oggi noi abbiam vedute cose strane E DOPO queste cose, egli uscì, e vide un pubblicano, detto per nome Levi, che sedeva al banco della gabella, e gli disse: Seguitami. Ed egli, lasciato ogni cosa, si levò, e lo seguitò. E Levi gli fece un gran convito in casa sua; e la moltitudine di pubblicani, e di altri, ch’eran con loro a tavola, era grande. E gli Scribi e i Farisei di quel luogo mormoravano contro a’ discepoli di Gesù, dicendo: Perchè mangiate, e bevete co’ pubblicani, e co’ peccatori? E Gesù, rispondendo, disse loro: I sani non han bisogno di medico, ma i malati. Io non son venuto per chiamare i giusti, anzi i peccatori, a ravvedimento. ED essi gli dissero: Perchè i discepoli di Giovanni, e simigliantemente que’ de’ Farisei, digiunano eglino, e fanno spesso orazioni, ed i tuoi mangiano, e bevono? Ed egli disse loro: Potete voi far digiunare quei della camera delle nozze, mentre lo sposo è con loro? Ma i giorni verranno, che lo sposo sarà loro tolto, ed allora in que’ giorni digiuneranno. Disse loro, oltre a ciò, una similitudine: Niuno straccia un pezzo da un vestimento nuovo per metterlo sopra un vestimento vecchio; altrimenti, egli straccia quel nuovo, e la pezza tolta dal nuovo non si confà al vecchio. Parimente, niuno mette vin nuovo in otri vecchi; altrimenti, il vin nuovo rompe gli otri, ed esso si spande, e gli otri si perdono. Ma convien mettere il vin nuovo in otri nuovi, ed amendue si conserveranno. Niuno ancora, avendo bevuto del vin vecchio, vuol subito del nuovo; perciocchè egli dice: Il vecchio val meglio OR avvenne, nel primo sabato dal dì appresso la pasqua, ch’egli camminava per le biade; e i suoi discepoli svellevano delle spighe, e le mangiavano, sfregandole con le mani. Ed alcuni de’ Farisei disser loro: Perchè fate ciò che non è lecito di fare nei giorni di sabato? E Gesù, rispondendo, disse loro: Non avete voi pur letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame, egli, e coloro ch’eran con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, e prese i pani di presentazione, e ne mangiò, e ne diede ancora a coloro ch’eran con lui; i quali però non è lecito di mangiare, se non a’ sacerdoti soli? Poi disse loro: Il Figliuol dell’uomo è Signore eziandio del sabato. OR avvenne, in un altro sabato, ch’egli entrò nella sinagoga, ed insegnava; e quivi era un uomo, la cui man destra era secca. E i Farisei e gli Scribi l’osservavano, se lo guarirebbe nel sabato; per trovar di che accusarlo. Ma egli conosceva i lor pensieri, e disse all’uomo che avea la man secca: Levati, e sta’ in piè ivi in mezzo. Ed egli, levatosi, stette in piè. Gesù adunque disse loro: Io vi domando: Che? è egli lecito di far bene o male, ne’ sabati? di salvar una persona, o d’ucciderla? E guardatili tutti d’intorno, disse a quell’uomo: Distendi la tua mano. Ed egli fece così. E la sua mano fu resa sana come l’altra. Ed essi furono ripieni di furore, e ragionavano fra loro, che cosa farebbero a Gesù OR avvenne, in que’ giorni, ch’egli uscì al monte, per orare, e passò la notte in orazione a Dio. E quando fu giorno, chiamò a sè i suoi discepoli, e ne elesse dodici, i quali ancora nominò Apostoli; cioè: Simone, il quale ancora nominò Pietro, ed Andrea, suo fratello; Giacomo, e Giovanni; Filippo, e Bartolomeo; Matteo, e Toma; Giacomo di Alfeo, e Simone, chiamato Zelote; Giuda, fratel di Giacomo, e Giuda Iscariot, il quale ancora fu traditore. POI, sceso con loro, si fermò in una pianura, con la moltitudine dei suoi discepoli, e con gran numero di popolo di tutta la Giudea, e di Gerusalemme, e della marina di Tiro, e di Sidon, i quali eran venuti per udirlo, e per esser guariti delle loro infermità; insieme con coloro ch’erano tormentati da spiriti immondi; e furon guariti. E tutta la moltitudine cercava di toccarlo, perciocchè virtù usciva di lui, e li sanava tutti Ed egli, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: Beati voi, poveri, perciocchè il regno di Dio è vostro. Beati voi, che ora avete fame, perciocchè sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perciocchè voi riderete. Voi sarete beati, quando gli uomini vi avranno odiati, e vi avranno scomunicati, e vituperati, ed avranno bandito il vostro nome, come malvagio, per cagion del Figliuol dell’uomo. Rallegratevi, e saltate di letizia in quel giorno; perciocchè, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; poichè il simigliante fecero i padri loro a’ profeti. Ma, guai a voi, ricchi! perciocchè voi avete la vostra consolazione. Guai a voi, che siete ripieni! perciocchè voi avrete fame. Guai a voi, che ora ridete! perciocchè voi farete cordoglio, e piangerete. Guai a voi, quando tutti gli uomini diranno bene di voi! poichè il simigliante fecero i padri loro a’ falsi profeti Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate bene a coloro che vi odiano; benedite coloro che vi maledicono; e pregate per coloro che vi molestano. Se alcuno ti percuote su di una guancia, porgigli eziandio l’altra; e non divietar colui che ti toglie il mantello di prendere ancora la tonica. E da’ a chiunque ti chiede; e se alcuno ti toglie il tuo, non ridomandarglielo. E, come voi volete che gli uomini vi facciano, fate ancor loro simigliantemente. E se amate coloro che vi amano, che grazia ne avrete? poichè i peccatori ancora amano coloro che li amano. E se fate bene a coloro che fan bene a voi, che grazia ne avrete? poichè i peccatori fanno il simigliante. E se prestate a coloro da’ quali sperate riaverlo, che grazie ne avrete? poichè i peccatori prestano a’ peccatori, per riceverne altrettanto. Ma voi, amate i vostri nemici, e fate bene, e prestate, non isperandone nulla; e il vostro premio sarà grande, e sarete i figliuoli dell’Altissimo; poichè egli è benigno inverso gl’ingrati, e malvagi. Siate adunque misericordiosi, siccome ancora il Padre vostro è misericordioso E non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; rimettete, e vi sarà rimesso. Date, e vi sarà dato; buona misura, premuta, scossa, e traboccante, vi sarà data in seno; perciocchè, di qual misura misurate, sarà altresì misurato a voi. Or egli disse loro una similitudine. Può un cieco guidar per la via un altro cieco? non caderanno essi amendue nella fossa? Niun discepolo è da più del suo maestro; ma ogni discepolo perfetto dev’essere come il suo maestro. Ora, che guardi tu il fuscello ch’è nell’occhio del tuo fratello, e non iscorgi la trave ch’è nell’occhio tuo proprio? Ovvero, come puoi dire al tuo fratello: Fratello, lascia che io ti tragga il fuscello ch’è nell’occhio tuo; non veggendo tu stesso la trave ch’è nell’occhio tuo proprio? Ipocrita, trai prima dell’occhio tuo la trave, ed allora ci vedrai bene per trarre il fuscello, ch’è nell’occhio del tuo fratello. Perciocchè non vi è buon albero, che faccia frutto cattivo; nè albero cattivo, che faccia buon frutto. Perciocchè ogni albero è riconosciuto dal proprio frutto; poichè non si colgono fichi dalle spine, e non si vendemmiano uve dal pruno. L’uomo buono, dal buon tesoro del suo cuore, reca fuori il bene; e l’uomo malvagio, dal malvagio tesoro del suo cuore, reca fuori il male; perciocchè la sua bocca parla di ciò che gli soprabbonda nel cuore. Ora, perchè mi chiamate Signore, e non fate le cose che io dico? Chiunque viene a me, e ode le mie parole, e le mette ad effetto, io vi mostrerò a cui egli è simile. Egli è simile ad un uomo che edifica una casa, il quale ha cavato, e profondato, ed ha posto il fondamento sopra la pietra; ed essendo venuta una piena, il torrente ha urtata quella casa, e non l’ha potuta scrollare, perciocchè era fondata in su la pietra. Ma chi le ha udite, e non le ha messe ad effetto, è simile ad un uomo che ha edificata una casa sopra la terra, senza fondamento; la quale il torrente avendo urtata, ella è di subito caduta, e la sua ruina è stata grande ORA, dopo ch’egli ebbe finiti tutti questi suoi ragionamenti, udente il popolo, entrò in Capernaum. E il servitore di un certo centurione, il quale gli era molto caro, era malato, e stava per morire. Or il centurione, avendo udito parlar di Gesù, gli mandò degli anziani de’ Giudei, pregandolo che venisse, e salvasse il suo servitore. Ed essi, venuti a Gesù, lo pregarono instantemente, dicendo: Egli è degno che tu gli conceda questo; perciocchè egli ama la nostra nazione, ed egli è quel che ci ha edificata la sinagoga. E Gesù andava con loro. E come egli già era non molto lungi dalla casa, il centurione gli mandò degli amici, per dirgli: Signore, non faticarti, perciocchè io non son degno che tu entri sotto al mio tetto. Perciò ancora, non mi son reputato degno di venire a te ma comanda solo con una parola, e il mio servitore sarà guarito. Perciocchè io sono uomo sottoposto alla podestà altrui, ed ho sotto di me de’ soldati; e pure, se dico all’uno: Va’, egli va; se all’altro: Vieni, egli viene; e se dico al mio servitore: Fa’ questo, egli lo fa. E Gesù, udite queste cose, si maravigliò di lui, e rivoltosi, disse alla moltitudine che lo seguitava: Io vi dico, che non pure in Israele ho trovata una cotanta fede. E quando coloro ch’erano stati mandati furon tornati a casa, trovarono il servitore ch’era stato infermo esser sano ED avvenne nel giorno seguente, che egli andava in una città, detta Nain; e i suoi discepoli, in gran numero, e una gran moltitudine andavano con lui. E come egli fu presso della porta della città, ecco, si portava a seppellire un morto, figliuolo unico di sua madre, la quale ancora era vedova, e gran moltitudine della città era con lei. E il Signore, vedutala, ebbe pietà di lei, e le disse: Non piangere. Ed accostatosi, toccò la bara or i portatori si fermarono, e disse: Giovanetto, io tel dico, levati. E il morto si levò a sedere, e cominciò a parlare. E Gesù lo diede a sua madre. E spavento li occupò tutti, e glorificavano Iddio, dicendo: Un gran profeta è sorto fra noi; Iddio ha visitato il suo popolo. E questo ragionamento intorno a lui si sparse per tutta la Giudea, e per tutto il paese circonvicino. OR i discepoli di Giovanni gli rapportarono tutte queste cose Ed egli, chiamati a sè due de’ suoi discepoli, li mandò a Gesù, a dirgli: Sei tu colui che ha da venire, o pur ne aspetteremo noi un altro? Quegli uomini adunque, essendo venuti a Gesù, gli dissero: Giovanni Battista ci ha mandati a te, a dirti: Sei tu colui che ha da venire, o pur ne aspetteremo noi un altro? Or in quella stessa ora egli ne guarì molti d’infermità, e di flagelli, e di spiriti maligni; ed a molti ciechi donò il vedere E Gesù, rispondendo, disse loro: Andate, e rapportate a Giovanni le cose che avete vedute ed udite: che i ciechi ricoverano la vista, che gli zoppi camminano, che i lebbrosi son nettati, che i sordi odono, che i morti sono risuscitati, che l’evangelo è annunziato a’ poveri. E beato è chi non sarà stato scandalezzato in me. E quando i messi di Giovanni se ne furono andati, egli prese a dire alle turbe, intorno a Giovanni: Che andaste voi a veder nel deserto? una canna dimenata dal vento? Ma pure che andaste voi a vedere? un uomo vestito di vestimenti morbidi? ecco, coloro che usano vestimenti magnifici, e vivono in delizie, stanno ne’ palazzi dei re. Ma pure, che andaste voi a vedere? un profeta? certo, io vi dico, uno eziandio più che profeta. Egli è quello del quale è scritto: Ecco, io mando il mio messo davanti alla tua faccia, il quale preparerà il tuo cammino dinanzi a te. Perciocchè io vi dico che fra coloro che son nati di donna, non vi è profeta alcuno maggior di Giovanni Battista; ma il minimo nel regno di Dio è maggior di lui. E tutto il popolo, e i pubblicani ch’erano stati battezzati del battesimo di Giovanni, udite queste cose, giustificarono Iddio. Ma i Farisei, e i dottori della legge, che non erano stati battezzati da lui, rigettarono a lor danno il consiglio di Dio. E il Signore disse: A chi dunque assomiglierò gli uomini di questa generazione? ed a chi sono essi simili? Son simili a’ fanciulli che seggono in su la piazza, e gridano gli uni agli altri, e dicono: Noi vi abbiamo sonato, e voi non avete ballato; vi abbiamo cantate canzoni lamentevoli, e voi non avete pianto. Perciocchè Giovanni Battista è venuto, non mangiando pane, nè bevendo vino, e voi avete detto: Egli ha il demonio. Il Figliuol dell’uomo è venuto, mangiando, e bevendo, e voi dite: Ecco un uomo mangiatore, e bevitor di vino, amico di pubblicani, e di peccatori. Ma la Sapienza è stata giustificata da tutti i suoi figliuoli OR uno de’ Farisei lo pregò a mangiare in casa sua; ed egli, entrato in casa del Fariseo, si mise a tavola. Ed ecco, vi era in quella città una donna ch’era stata peccatrice, la quale, avendo saputo ch’egli era a tavola in casa del Fariseo, portò un alberello d’olio odorifero. E stando a’ piedi di esso, di dietro, piangendo, prese a rigargli di lagrime i piedi, e li asciugava co’ capelli del suo capo; e gli baciava i piedi, e li ungeva con l’olio. E il Fariseo che l’avea convitato, avendo veduto ciò, disse fra sè medesimo: Costui, se fosse profeta, conoscerebbe pur chi, e quale sia questa donna che lo tocca; perciocchè ella è una peccatrice. E Gesù gli fece motto, e disse: Simone, io ho qualche cosa a dirti. Ed egli disse: Maestro, di’ pure. E Gesù gli disse: Un creditore avea due debitori; l’uno gli dovea cinquecento denari, e l’altro cinquanta. E non avendo essi di che pagare, egli rimise il debito ad amendue. Di’ adunque, qual di loro l’amerà più? E Simone, rispondendo, disse: Io stimo colui a cui egli ha più rimesso. E Gesù gli disse: Tu hai dirittamente giudicato. E rivoltosi alla donna, disse a Simone: Vedi questa donna; io sono entrato in casa tua, e tu non mi hai dato dell’acqua a’ piedi; ma ella mi ha rigati di lagrime i piedi, e li ha asciugati coi capelli del suo capo. Tu non mi hai dato neppure un bacio; ma costei, da che è entrata, non è mai restata di baciarmi i piedi. Tu non mi hai unto il capo d’olio; ma ella mi ha unti i piedi d’olio odorifero. Per tanto, io ti dico, che i suoi peccati, che sono in gran numero, le son rimessi, perchè ella ha molto amato; ma a chi poco è rimesso poco ama. Poi disse a colei: I tuoi peccati ti son rimessi. E coloro ch’eran con lui a tavola presero a dire fra loro stessi: Chi è costui, il quale eziandio rimette i peccati? Ma Gesù disse alla donna: La tua fede ti ha salvata; vattene in pace ED avvenne poi appresso, ch’egli andava attorno di città in città, e di castello in castello, predicando, ed evangelizzando il regno di Dio, avendo seco i dodici. Ed anche certe donne, le quali erano state guarite da spiriti maligni, e da infermità, cioè: Maria, detta Maddalena, della quale erano usciti sette demoni; e Giovanna, moglie di Cuza, procurator di Erode; e Susanna, e molte altre; le quali gli ministravano, sovvenendolo delle lor facoltà ORA, raunandosi gran moltitudine, e andando la gente di tutte le città a lui, egli disse in parabola: Un seminatore uscì a seminar la sua semenza; e mentre egli seminava, una parte cadde lungo la via, e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono tutta. Ed un’altra cadde sopra la pietra; e come fu nata, si seccò; perciocchè non avea umore. Ed un’altra cadde per mezzo le spine; e le spine, nate insieme, l’affogarono. Ed un’altra cadde in buona terra; ed essendo nata, fece frutto, cento per uno. Dicendo queste cose, gridava: Chi ha orecchie da udire, oda. E i suoi discepoli lo domandarono, che voleva dir quella parabola. Ed egli disse: A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri quelli son proposti in parabole, acciocchè veggendo non veggano, e udendo non intendano. Or questo è il senso della parabola: La semenza è la parola di Dio. E coloro che son seminati lungo la via son coloro che odono la parola; ma poi viene il diavolo, e toglie via la parola dal cuor loro; acciocchè non credano, e non sieno salvati. E coloro che son seminati sopra la pietra son coloro i quali, quando hanno udita la parola, la ricevono con allegrezza; ma costoro non hanno radice, non credendo se non a tempo; ed al tempo della tentazione si ritraggono indietro. E la parte ch’è caduta fra le spine son coloro che hanno udita la parola; ma, quando se ne sono andati, sono affogati dalle sollecitudini, e dalle ricchezze, e da’ piaceri di questa vita, e non fruttano. Ma la parte che è caduta nella buona terra son coloro i quali, avendo udita la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e fruttano con perseveranza. OR niuno, accesa una lampana, la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sopra il candelliere; acciocchè coloro ch’entrano veggano la luce. Poichè non v’è nulla di nascosto, che non abbia a farsi manifesto; nè di segreto, che non abbia a sapersi, ed a venire in palese. Guardate adunque come voi udite; perciocchè a chiunque ha, sarà dato; ma a chi non ha, eziandio quel ch’egli pensa di avere gli sarà tolto. OR sua madre e i suoi fratelli vennero a lui, e non potevano avvicinarglisi per la moltitudine. E ciò gli fu rapportato, dicendo alcuni: Tua madre, e i tuoi fratelli, son là fuori, volendoti vedere. Ma egli, rispondendo, disse loro: La madre mia, e i miei fratelli, son quelli che odono la parola di Dio, e la mettono ad effetto ED avvenne un di que’ dì, ch’egli montò in una navicella, co’ suoi discepoli, e disse loro: Passiamo all’altra riva del lago. Ed essi vogarono in alta acqua. E mentre navigavano, egli si addormentò; ed un turbo di vento calò nel lago, talchè la lor navicella si empieva; e pericolavano. Ed essi, accostatisi, lo svegliarono, dicendo: Maestro, Maestro, noi periamo. Ed egli, destatosi, sgridò il vento, e il fiotto dell’acqua, e quelli si acquetarono, e si fece bonaccia. E Gesù disse a’ suoi discepoli: Ov’è la vostra fede? Ed essi, impauriti, si maravigliarono, dicendo l’uno all’altro: Chi è pur costui, ch’egli comanda eziandio al vento ed all’acqua, ed essi gli ubbidiscono? E NAVIGARONO alla contrada de’ Gadareni, ch’è di rincontro alla Galilea. E quando egli fu smontato in terra, gli venne incontro un uomo di quella città, il quale, già da lungo tempo, avea i demoni, e non era vestito d’alcun vestimento; e non dimorava in casa alcuna, ma dentro i monumenti. E, quando ebbe veduto Gesù, diede un gran grido, e gli si gettò a’ piedi, e disse con gran voce: Gesù, Figliuol dell’Iddio altissimo, che vi è egli fra te e me? io ti prego, non tormentarmi. Perciocchè egli comandava allo spirito immondo di uscir di quell’uomo; perchè già da lungo tempo se n’era impodestato; e benchè fosse guardato, legato con catene, e con ceppi, rompeva i legami, ed era trasportato dal demonio ne’ deserti. E Gesù lo domandò, dicendo: Qual’è il tuo nome? Ed esso disse: Legione; perciocchè molti demoni erano entrati in lui. Ed essi lo pregavano che non comandasse loro di andar nell’abisso. Or quivi presso era una greggia di gran numero di porci, che pasturavan sul monte; e que’ demoni lo pregavano che permettesse loro d’entrare in essi. Ed egli lo permise loro. E que’ demoni, usciti di quell’uomo, entrarono ne’ porci; e quella greggia si gettò per lo precipizio nel lago, ed affogò. E quando coloro che li pasturavano videro ciò ch’era avvenuto, se ne fuggirono, e andarono, e lo rapportarono nella città, e per lo contado. E la gente uscì fuori, per veder ciò ch’era avvenuto; e venne a Gesù, e trovò l’uomo, del quale i demoni erano usciti, che sedeva a’ piedi di Gesù, vestito, e in buon senno; e temette. Coloro ancora che l’aveano veduto, raccontaron loro come l’indemoniato era stato liberato. E tutta la moltitudine del paese circonvicino dei Gadareni richiese Gesù che si dipartisse da loro; perciocchè erano occupati di grande spavento. Ed egli, montato nella navicella, se ne ritornò. Or quell’uomo, del quale erano usciti i demoni, lo pregava di poter stare con lui. Ma Gesù lo licenziò, dicendo: Ritorna a casa tua, e racconta quanto gran cose Iddio ti ha fatte. Ed egli se ne andò per tutta la città, predicando quanto gran cose Gesù gli avea fatte OR avvenne, quando Gesù fu ritornato, che la moltitudine l’accolse; perciocchè tutti l’aspettavano. Ed ecco un uomo, il cui nome era Iairo, il quale era capo della sinagoga, venne, e gettatosi a’ piedi di Gesù, lo pregava che venisse in casa sua. Perciocchè egli avea una figliuola unica, d’età d’intorno a dodici anni, la qual si moriva. Or mentre egli vi andava, la moltitudine l’affollava. Ed una donna, la quale avea un flusso di sangue già da dodici anni, ed avea spesa ne’ medici tutta la sua sostanza, e non era potuta esser guarita da alcuno; accostatasi di dietro, toccò il lembo della vesta di esso; e in quello stante il flusso del suo sangue si stagnò. E Gesù disse: Chi mi ha toccato? E negandolo tutti, Pietro, e coloro ch’eran con lui, dissero: Maestro, le turbe ti stringono, e ti affollano, e tu dici: Chi mi ha toccato? Ma Gesù disse: Alcuno mi ha toccato, perciocchè io ho conosciuto che virtù è uscita di me. E la donna, veggendo ch’era scoperta, tutta tremante venne; e, gettataglisi a’ piedi, gli dichiarò, in presenza di tutto il popolo, per qual cagione l’avea toccato, e come in quello stante era guarita. Ed egli le disse: Sta’ di buon cuore, figliuola; la tua fede ti ha salvata; vattene in pace. Ora, mentre egli parlava ancora, venne uno di casa del capo della sinagoga, dicendogli: La tua figliuola è morta; non dar molestia al Maestro. Ma Gesù, udito ciò, gli fece motto, e disse: Non temere; credi solamente, ed ella sarà salva. Ed entrato nella casa, non permise che alcuno vi entrasse, se non Pietro, e Giovanni, e Giacomo, e il padre, e la madre della fanciulla. Or tutti piangevano, e facevan cordoglio di lei. Ma egli disse: Non piangete; ella non è morta, ma dorme. Ed essi si ridevano di lui, sapendo ch’ella era morta. Ma egli, avendo messi fuori tutti, e presala per la mano, gridò, dicendo: Fanciulla, levati. E il suo spirito ritornò in lei, ed ella si levò prontamente; ed egli comandò che le si desse da mangiare. E il padre, e la madre di essa, sbigottirono. E Gesù comandò loro, che non dicessero ad alcuno ciò ch’era stato fatto ORA, chiamati tutti insieme i suoi dodici discepoli, diede loro potere, ed autorità sopra tutti i demoni, e di guarir le malattie. E li mandò a predicare il regno di Dio, ed a guarire gl’infermi. E disse loro: Non togliete nulla per lo cammino: nè bastoni, nè tasca, nè pane, nè danari; parimente, non abbiate ciascuno due vesti. E in qualunque casa sarete entrati, in quella dimorate, e di quella partite. E se alcuni non vi ricevono, uscite di quella città, e scotete eziandio la polvere dai vostri piedi, in testimonianza contro a loro. Ed essi, partitisi, andavano attorno per le castella, evangelizzando, e facendo guarigioni per tutto. OR Erode il tetrarca udì tutte le cose fatte da Gesù, e n’era perplesso; perciocchè si diceva da alcuni, che Giovanni era risuscitato da’ morti; e da altri, che Elia era apparito; e da altri, che uno de’ profeti antichi era risuscitato. Ed Erode disse: Io ho decapitato Giovanni; chi è dunque costui, del quale io odo cotali cose? E cercava di vederlo E GLI apostoli, essendo ritornati, raccontarono a Gesù tutte le cose che aveano fatte. Ed egli, avendoli presi seco, si ritrasse in disparte, in un luogo deserto della città detta Betsaida. Ma le turbe, avendolo saputo, lo seguitarono; ed egli, accoltele, ragionava loro del regno di Dio, e guariva coloro che avean bisogno di guarigione. Or il giorno cominciava a dichinare; e i dodici, accostatisi, gli dissero: Licenzia la moltitudine, acciocchè se ne vadano per le castella, e il contado d’intorno; ed alberghino, e trovino da mangiare; perciocchè noi siam qui in luogo deserto. Ma egli disse loro: Date lor voi da mangiare. Ed essi dissero: Noi non abbiam altro che cinque pani e due pesci; se già non andassimo a comperar della vittuaglia per tutto questo popolo. Perciocchè erano intorno a cinquemila uomini. Ma egli disse a’ suoi discepoli: Fateli coricare in terra per cerchi, a cinquanta per cerchio. Ed essi fecero così, e li fecero coricar tutti. Ed egli prese i cinque pani, e i due pesci; e levati gli occhi al cielo, li benedisse, e li ruppe, e li diede a’ suoi discepoli, per metterli davanti alla moltitudine. E tutti mangiarono, e furono saziati; e si levò de’ pezzi, ch’eran loro avanzati, dodici corbelli OR avvenne che, essendo egli in orazione in disparte, i discepoli erano con lui. Ed egli li domandò, dicendo: Chi dicono le turbe che io sono? Ed essi, rispondendo, dissero: Alcuni, Giovanni Battista, ed altri, Elia, ed altri, che uno de’ profeti antichi è risuscitato. Ed egli disse loro: E voi, chi dite ch’io sono? E Pietro, rispondendo, disse: Il Cristo di Dio. Ed egli divietò loro strettamente che nol dicessero ad alcuno; dicendo: Ei conviene che il Figliuol dell’uomo patisca molte cose, e sia riprovato dagli anziani, e da’ principali sacerdoti, e dagli Scribi; e sia ucciso, e risusciti al terzo giorno. DICEVA, oltre a ciò, a tutti: Se alcuno vuol venir dietro a me, rinunzii a sè stesso, e tolga ogni dì la sua croce in ispalla, e mi seguiti. Perciocchè, chi avrà voluto salvar la vita sua la perderà; ma chi avrà perduta la vita sua, per me, la salverà. Perciocchè, che giova egli all’uomo, se guadagna tutto il mondo, e perde sè stesso, ovvero è punito nella vita? Perciocchè, se alcuno ha vergogna di me, e delle mie parole, il Figliuol dell’uomo altresì avrà vergogna di lui, quando egli verrà nella gloria sua, e del Padre suo, e de’ santi angeli. Or io vi dico in verità, che alcuni di coloro che son qui presenti non gusteranno la morte, che prima non abbiano veduto il regno di Dio OR avvenne che, intorno ad otto giorni appresso questi ragionamenti, egli prese seco Pietro, Giovanni, e Giacomo, e salì in sul monte per orare. E mentre egli orava, il sembiante della sua faccia fu mutato, e la sua veste divenne candida folgorante. Ed ecco, due uomini parlavano con lui, i quali erano Mosè ed Elia. I quali, appariti in gloria, parlavano della fine di esso, la quale egli doveva compiere in Gerusalemme. Or Pietro, e coloro ch’eran con lui, erano aggravati di sonno; e quando si furono svegliati, videro la gloria di esso, e que’ due uomini, ch’eran con lui. E come essi si dipartivano da lui, Pietro disse a Gesù: Maestro, egli è bene che noi stiamo qui; facciamo adunque tre tabernacoli: uno a te, uno a Mosè, ed uno ad Elia; non sapendo ciò ch’egli si dicesse. Ma, mentre egli diceva queste cose, venne una nuvola, che adombrò quelli; e i discepoli temettero, quando quelli entrarono nella nuvola. Ed una voce venne dalla nuvola, dicendo: Quest’è il mio diletto Figliuolo; ascoltatelo. E in quello stante che si facea quella voce, Gesù si trovò tutto solo. Or essi tacquero, e non rapportarono in quei giorni ad alcuno nella delle cose che aveano vedute OR avvenne il giorno seguente, che, essendo scesi dal monte, una gran moltitudine venne incontro a Gesù. Ed ecco, un uomo d’infra la moltitudine sclamò, dicendo: Maestro, io ti prego, riguarda al mio figliuolo; perciocchè egli mi è unico. Ed ecco, uno spirito lo prende, ed egli di subito grida; e lo spirito lo dirompe, ed egli schiuma; e quello a fatica si parte da lui, fiaccandolo. Ed io ho pregati i tuoi discepoli che lo cacciassero, ma non hanno potuto. E Gesù, rispondendo, disse: O generazione incredula e perversa, infino a quando omai sarò con voi, e vi comporterò? Mena qua il tuo figliuolo. E come egli era ancora tra via, il demonio lo diruppe, e lo straziò. Ma Gesù sgridò lo spirito immondo, e guarì il fanciullo, e lo rendè a suo padre E tutti sbigottivano della grandezza di Dio. Ora, mentre tutti si maravigliavano di tutte le cose che Gesù faceva, egli disse a’ suoi discepoli: Voi, riponetevi queste parole nelle orecchie; perciocchè il Figliuol dell’uomo sarà dato nelle mani degli uomini. Ma essi ignoravano quel detto, ed era loro nascosto; per modo che non l’intendevano, e temevano di domandarlo intorno a quel detto. POI si mosse fra loro una quistione: chi di loro fosse il maggiore. E Gesù, veduto il pensier del cuor loro, prese un piccol fanciullo, e lo fece stare appresso di sè. E disse loro: Chi riceve questo piccol fanciullo, nel nome mio, riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato; perciocchè chi è il minimo di tutti voi, esso è grande. OR Giovanni gli fece motto, e disse: Maestro, noi abbiam veduto uno che cacciava i demoni nel nome tuo, e glielo abbiam divietato, perciocchè egli non ti seguita con noi. Ma Gesù gli disse: Non gliel divietate, perciocchè chi non è contro a noi è per noi OR avvenne che, compiendosi il tempo ch’egli dovea essere accolto in cielo, egli si mise risolutamente in via per andare a Gerusalemme. E mandò davanti a sè de’ messi, i quali essendo partiti, entrarono in un castello de’ Samaritani, per apparecchiargli albergo. Ma que’ del castello non lo voller ricevere, perciocchè al suo aspetto pareva ch’egli andasse in Gerusalemme. E Giacomo, e Giovanni, suoi discepoli, avendo ciò veduto, dissero: Signore, vuoi che diciamo che scenda fuoco dal cielo, e li consumi, come anche fece Elia? Ma egli, rivoltosi, li sgridò, e disse: Voi non sapete di quale spirito voi siete. Poichè il Figliuol dell’uomo non è venuto per perder le anime degli uomini, anzi per salvarle. E andarono in un altro castello OR avvenne che mentre camminavano per la via, alcuno gli disse; Signore, io ti seguiterò dovunque tu andrai. E Gesù gli disse: Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo de’ nidi; ma il Figliuol dell’uomo non ha pure ove posi il capo. Ma egli disse ad un altro: Seguitami. Ed egli disse: Signore, permettimi che io prima vada, e seppellisca mio padre. Ma Gesù gli disse: Lascia i morti seppellire i lor morti; ma tu, va’, ed annunzia il regno di Dio. Or ancora un altro gli disse: Signore, io ti seguiterò, ma permettimi prima d’accomiatarmi da que’ di casa mia. Ma Gesù gli disse: Niuno, il quale, messa la mano all’aratro, riguarda indietro, è atto al regno di Dio ORA, dopo queste cose, il Signore ne ordinò ancora altri settanta, e li mandò a due a due dinanzi a sè, in ogni città, e luogo, ove egli avea da venire. Diceva loro adunque: Bene è la ricolta grande, ma gli operai son pochi; pregate adunque il Signor della ricolta che spinga degli operai nella sua ricolta. Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo de’ lupi. Non portate borsa, nè tasca, nè scarpe; e non salutate alcuno per lo cammino. Ed in qualunque casa sarete entrati, dite imprima: Pace sia a questa casa. E se quivi è alcun figliuolo di pace, la vostra pace si poserà sopra esso; se no, ella ritornerà a voi. Ora, dimorate in quella stessa casa, mangiando, e bevendo di quello che vi sarà; perciocchè l’operaio è degno del suo premio; non passate di casa in casa. E in qualunque città sarete entrati, se vi ricevono, mangiate di ciò che vi sarà messo davanti. E guarite gl’infermi, che saranno in essa, e dite loro: Il regno di Dio si è avvicinato a voi. Ma in qualunque città sarete entrati, se non vi ricevono, uscite nelle piazze di quella, e dite: Noi vi spazziamo eziandio la polvere che si è attaccata a noi dalla vostra città; ma pure sappiate questo, che il regno di Dio si è avvicinato a voi. Or io vi dico, che in quel giorno Sodoma sarà più tollerabilmente trattata che quella città. Guai a te, Chorazin! guai a te, Betsaida! perciocchè, se in Tiro, ed in Sidon, fossero state fatte le potenti operazioni che sono state fatte in voi, già anticamente, giacendo in sacco, e cenere, si sarebbero pentite. Ma pure Tiro e Sidon, saranno più tollerabilmente trattate nel giudicio, che voi. E tu, Capernaum, che sei stata innalzata infino al cielo, sarai abbassata fin nell’inferno. Chi ascolta voi ascolta me, chi sprezza voi sprezza me, e chi sprezza me sprezza colui che mi ha mandato Or que’ settanta tornarono con allegrezza, dicendo: Signore, anche i demoni ci son sottoposti nel nome tuo. Ed egli disse loro: Io riguardava Satana cader del cielo, a guisa di folgore. Ecco, io vi do la podestà di calcar serpenti, e scorpioni; vi do eziandio potere sopra ogni potenza del nemico; e nulla vi offenderà. Ma pure non vi rallegrate di ciò che gli spiriti vi son sottoposti; anzi rallegratevi che i vostri nomi sono scritti ne’ cieli. In quella stessa ora, Gesù giubilò in ispirito, e disse: Io ti rendo onore, e lode, o Padre, Signor del cielo e della terra, che tu hai nascoste queste cose ai savi, ed intendenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli; sì certo, o Padre, perciocchè così ti è piaciuto. Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e niuno conosce chi è il Figliuolo, se non il Padre; nè chi è il Padre, se non il Figliuolo; e colui a cui il Figliuolo avrà voluto rivelarlo. E rivoltosi a’ discepoli, disse loro in disparte: Beati gli occhi che veggono le cose che voi vedete; perciocchè io vi dico, che molti profeti, e re, hanno desiderato di veder le cose che voi vedete, e non le hanno vedute, e di udir le cose che voi udite, e non le hanno udite ALLORA ecco, un certo dottor della legge si levò, tentandolo, e dicendo: Maestro, facendo che, erediterò la vita eterna? Ed egli gli disse: Nella legge che è egli scritto? come leggi? E colui, rispondendo, disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l’anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua; e il tuo prossimo come te stesso. Ed egli gli disse: Tu hai dirittamente risposto; fa’ ciò, e viverai. Ed egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: E chi è mio prossimo? E Gesù, replicando, disse: Un uomo scendeva di Gerusalemme in Gerico, e si abbattè in ladroni; i quali, spogliatolo, ed anche dategli di molte ferite, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Or a caso un sacerdote scendeva per quella stessa via; e, veduto colui, passò oltre di rincontro. Simigliantemente ancora, un Levita, essendo venuto presso di quel luogo, e, vedutolo, passò oltre di rincontro. Ma un Samaritano, facendo viaggio, venne presso di lui; e, vedutolo, n’ebbe pietà. Ed accostatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra dell’olio, e del vino; poi lo mise sopra la sua propria cavalcatura, e lo menò nell’albergo, e si prese cura di lui. E il giorno appresso, partendo, trasse fuori due denari, e li diede all’oste, e gli disse: Prenditi cura di costui; e tutto ciò che spenderai di più, io tel renderò quando io ritornerò. Quale adunque di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che si abbattè ne’ ladroni? Ed egli disse: Colui che usò misericordia inverso lui. Gesù adunque gli disse: Va’, e fa’ tu il simigliante ORA, mentre essi erano in cammino, avvenne ch’egli entrò in un castello; ed una certa donna, chiamata per nome Marta, lo ricevette in casa sua. Or ella avea una sorella, chiamata Maria, la quale ancora, postasi a sedere a’ piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta era occupata intorno a molti servigi. Ed ella venne, e disse: Signore, non ti cale egli che la mia sorella mi ha lasciata sola a servire? dille adunque che mi aiuti. Ma Gesù, rispondendo, le disse: Marta, Marta, tu sei sollecita, e ti travagli intorno a molte cose. Or d’una sola cosa fa bisogno. Ma Maria ha scelta la buona parte, la qual non le sarà tolta ED avvenne che, essendo egli in un certo luogo, orando, come fu restato, alcuno de’ suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci ad orare, siccome, ancora Giovanni ha insegnato a’ suoi discepoli. Ed egli disse loro: Quando orerete, dite: PADRE NOSTRO, che sei ne’ cieli, sia santificato il tuo nome, il tuo regno venga, la tua volontà sia fatta in terra, come in cielo. Dacci di giorno in giorno il nostro pane cotidiano. E rimettici i nostri peccati; perciocchè ancor noi rimettiamo i debiti ad ogni nostro debitore; e non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno. POI disse loro: Chi è colui d’infra voi che abbia un amico, il quale vada a lui alla mezzanotte, e gli dica: Amico, prestami tre pani; perciocchè mi è giunto di viaggio in casa un mio amico, ed io non ho che mettergli dinanzi? Se pur colui di dentro risponde, e dice: Non darmi molestia; già è serrata la porta, e i miei fanciulli son meco in letto; io non posso levarmi, e darteli; io vi dico che, avvegnachè non si levi, e non glieli dia, perchè è suo amico; pure per l’importunità di esso egli si leverà, e gliene darà quanti ne avrà di bisogno. Io altresì vi dico: Chiedete, e vi sarà dato; cercate, e troverete; picchiate, e vi sarà aperto. Perciocchè, chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, ed è aperto a chi picchia. E chi è quel padre tra voi, il quale, se il figliuolo gli chiede del pane, gli dia una pietra? ovvero anche un pesce, e in luogo di pesce, gli dia una serpe? Ovvero anche, se gli domanda un uovo, gli dia uno scorpione? Se voi dunque, essendo malvagi, sapete dar buoni doni ai vostri figliuoli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domanderanno? Or egli cacciava un demonio, il quale era mutolo; ed avvenne che quando il demonio fu uscito, il mutolo parlò; e le turbe si maravigliarono. Ma alcuni di quelle dissero: Egli caccia i demoni per Beelzebub, principe de’ demoni. Ed altri, tentandolo, chiedevano da lui un segno dal cielo. Ma egli, conoscendo i lor pensieri, disse loro: Ogni regno diviso in parti contrarie è deserto; parimente, ogni casa divisa in parti contrarie, ruina. Così anche, se Satana è diviso in parti contrarie, come può durare il suo regno? poichè voi dite che io caccio i demoni per Beelzebub. E, se io caccio i demoni per Beelzebub, per cui li cacciano i vostri figliuoli? perciò, essi saranno vostri giudici. Ma, se io, per lo dito di Dio, caccio i demoni, il regno di Dio è adunque giunto a voi. Quando un possente uomo bene armato guarda il suo palazzo, le cose sue sono in pace. Ma se uno, più potente di lui, sopraggiunge, e lo vince, esso gli toglie le sue armi, nelle quali si confidava, e spartisce le sue spoglie. Chi non è meco, è contro a me; e chi non raccoglie meco, sparge. Quando lo spirito immondo è uscito d’alcun uomo, egli va attorno per luoghi aridi, cercando riposo; e, non trovandone, dice: Io ritornerò a casa mia, onde io uscii. E se, essendovi venuto, la trova spazzata, ed adorna; allora va, e prende seco sette altri spiriti, peggiori di lui; e quelli entrano là, e vi abitano; e l’ultima condizion di quell’uomo è peggiore della primiera Or avvenne che, mentre egli diceva queste cose, una donna della moltitudine alzò la voce, e gli disse: Beato il seno che ti portò, e le mammelle che tu poppasti. Ma egli disse: Anzi, beati coloro che odono la parola di Dio, e l’osservano ORA, raunandosi le turbe, egli prese a dire: Questa generazione è malvagia; ella chiede un segno; ma segno alcuno non le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Perciocchè, siccome Giona fu segno a’ Niniviti, così ancora il Figliuol dell’uomo sarà segno a questa generazione. La regina del Mezzodì risusciterà nel giudicio con gli uomini di questa generazione, e li condannerà; perciocchè ella venne dagli estremi termini della terra, per udir la sapienza di Salomone; ed ecco, qui è alcuno da più di Salomone. I Niniviti risorgeranno nel giudicio con questa generazione, e la condanneranno; perciocchè essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui è alcuno da più di Giona. OR niuno, avendo accesa una lampana, la mette in luogo nascosto, nè sotto il moggio; anzi sopra il candelliere, acciocchè coloro che entrano veggan la luce. La lampana del corpo è l’occhio, se dunque l’occhio tuo è puro, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se l’occhio tuo è viziato, tutto il tuo corpo ancora sarà tenebroso. Riguarda adunque, se la luce che è in te non è tenebre. Se dunque tutto il tuo corpo è illuminato, non avendo parte alcuna tenebrosa, tutto sarà rischiarato, come quando la lampana ti illumina col suo splendore ORA, mentre egli parlava, un certo Fariseo lo pregò che desinasse in casa sua. Ed egli vi entrò, e si mise a tavola. E il Fariseo, veduto che prima, avanti il desinare, egli non si era lavato, se ne maravigliò. E il Signore gli disse: Ora voi Farisei nettate il difuori della coppa e del piatto; ma il didentro di voi è pieno di rapina e di malvagità. Stolti, non ha colui che ha fatto il difuori, fatto eziandio il didentro? Ma date per limosina quant’è in poter vostro; ed ecco, ogni cosa vi sarà netta. Ma, guai a voi, Farisei! perciocchè voi decimate la menta, e la ruta, ed ogni erba, e lasciate addietro il giudicio, e la carità di Dio; ei si conveniva far queste cose, e non lasciar quell’altre. Guai a voi, Farisei! perciocchè voi amate i primi seggi nelle raunanze, e le salutazioni nelle piazze. Guai a voi, Scribi, e Farisei ipocriti! perciocchè voi siete come i sepolcri che non si vedono; e gli uomini che ci camminan di sopra non ne sanno nulla. Allora uno de’ dottori della legge, rispondendo, gli disse: Maestro, dicendo queste cose, tu ingiurii ancor noi. Ed egli gli disse: Guai ancora a voi, dottori della legge! perciocchè voi caricate gli uomini di pesi importabili, e voi non toccate que’ pesi pur con l’uno de’ vostri diti. Guai a voi! perciocchè voi edificate i monumenti de’ profeti; e i vostri padri li uccisero. Voi dunque testimoniate de’ fatti de’ vostri padri, e li approvate; perciocchè essi uccisero i profeti, e voi edificate i lor monumenti. Perciò ancora la sapienza di Dio ha detto: Io manderò loro de’ profeti e degli apostoli; ed essi ne uccideranno gli uni, e ne perseguiteranno gli altri. Acciocchè sia ridomandato a questa generazione il sangue di tutti i profeti, che è stato sparso fin dalla fondazione del mondo; dal sangue di Abele, infino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il tempio; certo, io vi dico, che sarà ridomandato a questa generazione. Guai a voi, dottori della legge! perciocchè avete tolta la chiave della scienza; voi medesimi non siete entrati, ed avete impediti coloro che entravano. Ora, mentre egli diceva lor queste cose, gli Scribi e i Farisei cominciarono ad esser fieramente inanimati contro a lui, ed a trargli di bocca risposta intorno a molte cose; spiandolo, e cercando di coglierlo in qualche cosa che gli uscirebbe di bocca, per accusarlo Intanto, essendosi raunata la moltitudine a migliaia, talchè si calpestavano gli uni gli altri, Gesù prese a dire a’ suoi discepoli: Guardatevi imprima dal lievito de’ Farisei, ch’è ipocrisia. Or niente è coperto, che non abbia a scoprirsi; nè occulto, che non abbia a venire a notizia. Perciò, tutte le cose che avete dette nelle tenebre saranno udite alla luce; e ciò che avete detto all’orecchio nelle camerette sarà predicato sopra i tetti delle case. OR a voi, miei amici, dico: Non temiate di coloro che uccidono il corpo, e, dopo ciò, non possono far altro di più. Ma io vi mostrerò chi dovete temere: temete colui, il quale, dopo aver ucciso, ha la podestà di gettar nella geenna; certo, io vi dico, temete lui. Cinque passere non si vendono elleno per due quattrini? e pur niuna di esse è dimenticata appo Iddio. Anzi eziandio i capelli del vostro capo son tutti annoverati; non temiate adunque; voi siete da più di molte passere. Or io vi dico: Chiunque mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, il Figliuol dell’uomo altresì lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio. Ma chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Ed a chiunque avrà detta alcuna parola contro al Figliuol dell’uomo sarà perdonato; ma, a chi avrà bestemmiato contro allo Spirito Santo non sarà perdonato. Ora, quando vi avranno condotti davanti alle raunanze, e a’ magistrati, ed alle podestà, non istate in sollecitudine come, o che avrete a rispondere a vostra difesa, o che avrete a dire. Perciocchè lo Spirito Santo, in quell’ora stessa, v’insegnerà ciò che vi converrà dire OR alcuno della moltitudine gli disse: Maestro, di’ a mio fratello che partisca meco l’eredità. Ma egli disse: O uomo, chi mi ha costituito sopra voi giudice, o partitore? Poi disse loro: Badate, e guardatevi dall’avarizia; perciocchè, benchè alcuno abbondi, egli non ha però la vita per li suoi beni. Ed egli disse loro una parabola: Le possessioni d’un uomo ricco fruttarono copiosamente. Ed egli ragionava fra sè medesimo, dicendo: Che farò? poichè io non ho ove riporre i miei frutti. Poi disse: Questo farò: io disfarò i miei granai, e ne edificherò di maggiori, e quivi riporrò tutte le mie entrate, e i miei beni. E dirò all’anima mia: Anima, tu hai molti beni, riposti per molti anni, quietati, mangia, bevi, e godi. Ma Iddio gli disse: Stolto, questa stessa notte, l’anima tua ti sarà ridomandata; e di cui saranno le cose che tu hai apparecchiate? Così avviene a chi fa tesoro a sè stesso, e non è ricco in Dio POI disse a’ suoi discepoli: Perciò io vi dico: Non siate solleciti per la vita vostra, che mangerete; nè per lo corpo vostro, di che sarete vestiti. La vita è più che il nudrimento, e il corpo più che il vestimento. Ponete mente a’ corvi, perciocchè non seminano, e non mietono, e non hanno conserva, nè granaio; e pure Iddio li nudrisce; da quanto siete voi più degli uccelli? E chi di voi può, con la sua sollecitudine, aggiungere alla sua statura pure un cubito? Se dunque non potete pur ciò ch’è minimo, perchè siete solleciti del rimanente? Considerate i gigli, come crescono; essi non lavorano, e non filano; e pure io vi dico, che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu vestito al par dell’uno di essi. Ora, se Iddio riveste così l’erba che oggi è nel campo, e domani è gettata nel forno, quanto maggiormente rivestirà egli voi, o uomini di poca fede? Voi ancora non ricercate che mangerete, o che berrete, e non ne state sospesi. Perciocchè le genti del mondo procacciano tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che voi ne avete bisogno. Anzi, cercate il regno di Dio, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte. Non temere, o piccola greggia, perciocchè al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno. Vendete i vostri beni, e fatene limosina; fatevi delle borse che non invecchiano; un tesoro in cielo, che non vien giammai meno; ove il ladro non giunge, ed ove la tignuola non guasta. Perciocchè, dov’è il vostro tesoro, quivi eziandio sarà il vostro cuore. I VOSTRI lombi sieno cinti, e le vostre lampane accese. E voi, siate simili a coloro che aspettano il lor signore, quando egli ritornerà dalle nozze; acciocchè, quando egli verrà, e picchierà, subito gli aprano. Beati quei servitori, i quali il Signore troverà vegliando, quando egli verrà. Io vi dico in verità, ch’egli si cingerà, e li farà mettere a tavola, ed egli stesso verrà a servirli. E s’egli viene nella seconda vigilia, o nella terza, e li trova in questo stato, beati que’ servitori. Or sappiate questo, che se il padron della casa sapesse a quale ora il ladro verrà, egli veglierebbe, e non si lascerebbe sconficcar la casa. Ancora voi dunque siate presti, perciocchè, nell’ora che voi non pensate, il Figliuol dell’uomo verrà E Pietro gli disse: Signore, dici tu a noi questa parabola, ovvero anche a tutti? E il Signore disse: Qual è pur quel dispensator leale ed avveduto, il quale il suo signore abbia costituito sopra i suoi famigliari, per dar loro a suo tempo la porzione del viver loro? Beato quel servitore il quale il suo signore troverà facendo così, quando egli verrà. Io vi dico in verità, ch’egli lo costituirà sopra tutti i suoi beni. Ma, se quel servitore dice nel cuor suo: Il mio signore mette indugio a venire; e prende a battere i servitori, e le serventi; ed a mangiare, ed a bere, e ad inebriarsi, il signore di quel servitore verrà nel giorno ch’egli non l’aspetta, e nell’ora ch’egli non sa; e lo riciderà, e metterà la sua parte con gl’infedeli. Or il servitore che ha saputa la volontà del suo signore, e non si è disposto a far secondo la volontà d’esso, sarà battuto di molte battiture. Ma colui che non l’ha saputa, se fa cose degne di battitura, sarà battuto di poche battiture; ed a chiunque è stato dato assai sarà ridomandato assai; ed appo cui è stato messo assai in deposito, da lui ancora sarà tanto più richiesto. IO son venuto a mettere il fuoco in terra; e che voglio, se già è acceso? Or io ho ad esser battezzato d’un battesimo; e come son io distretto, finchè sia compiuto! Pensate voi che io sia venuto a metter pace in terra? No, vi dico, anzi discordia. Perciocchè, da ora innanzi cinque saranno in una casa, divisi tre contro a due, e due contro a tre. Il padre sarà diviso contro al figliuolo, e il figliuolo contro al padre; la madre contro alla figliuola, e la figliuola contro alla madre; la suocera contro alla sua nuora, e la nuora contro alla sua suocera OR egli disse ancora alle turbe: Quando voi vedete la nuvola che si leva dal Ponente, subito dite: La pioggia viene; e così è. E quando sentite soffiar l’Austro, dite: Farà caldo; e così avviene. Ipocriti! voi sapete discerner l’aspetto del cielo e della terra, e come non discernete voi questo tempo? E perchè da voi stessi non giudicate ciò ch’è giusto? Perciocchè, quando tu vai col tuo avversario al rettore, tu dei dare opera per cammino che tu sii liberato da lui; che talora egli non ti tragga al giudice, e il giudice ti dia in man del sergente, e il sergente ti cacci in prigione. Io ti dico, che tu non ne uscirai, finchè tu abbia pagato fino all’ultimo picciolo IN quello stesso tempo furono quivi alcuni, i quali gli fecer rapporto de’ Galilei, il cui sangue Pilato avea mescolato co’ lor sacrificii. E Gesù, rispondendo, disse loro: Pensate voi che que’ Galilei fossero i maggiori peccatori di tutti i Galilei, perciocchè hanno sofferte cotali cose? No, vi dico, anzi, se voi non vi ravvedete, tutti perirete simigliantemente. Ovvero, pensate voi che que’ diciotto, sopra i quali cadde la torre in Siloe, e li uccise fossero i più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, anzi, se voi non vi ravvedete, tutti perirete simigliantemente OR disse questa parabola: Un uomo avea un fico piantato nella sua vigna; e venne cercandovi del frutto, e non ne trovò. Onde disse al vignaiuolo: Ecco, già son tre anni che io vengo, cercando del frutto in questo fico, e non ve ne trovo; taglialo; perchè rende egli ancora inutile la terra? Ma egli, rispondendo, gli disse: Signore, lascialo ancora quest’anno, finchè io l’abbia scalzato, e vi abbia messo del letame; e se pur fa frutto, bene; se no, nell’avvenire tu lo taglierai OR egli insegnava in una delle sinagoghe, in giorno di sabato. Ed ecco, quivi era una donna che avea uno spirito d’infermità già per ispazio di diciotto anni, ed era tutta piegata, e non poteva in alcun modo ridirizzarsi. E Gesù, vedutala, la chiamò a sè, e le disse: Donna, tu sei liberata dalla tua infermità. E pose le mani sopra lei, ed ella in quello stante fu ridirizzata, e glorificava Iddio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato che Gesù avesse fatta guarigione in giorno di sabato, prese a dire alla moltitudine: Vi son sei giorni, ne’ quali convien lavorare; venite adunque in que’ giorni, e siate guariti; e non nel giorno del sabato. Laonde il Signore gli rispose, e disse: Ipocriti! ciascun di voi non iscioglie egli dalla mangiatoia, in giorno di sabato, il suo bue, o il suo asino, e li mena a bere? E non conveniva egli scioglier da questo legame, in giorno di sabato, costei, ch’è figliuola d’Abrahamo, la qual Satana avea tenuta legata lo spazio di diciotto anni? E mentre egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari erano confusi; ma tutta la moltitudine si rallegrava di tutte le opere gloriose che si facevano da lui OR egli disse: A che è simile il regno di Dio, ed a che l’assomiglierò io? Egli è simile ad un granel di senape, il quale un uomo ha preso, e l’ha gettato nel suo orto; e poi è cresciuto, ed è divenuto albero grande; e gli uccelli del cielo si son ridotti al coperto ne’ suoi rami. E di nuovo disse: A che assomiglierò il regno di Dio? Egli è simile al lievito, il quale una donna prende, e lo ripone in tre staia di farina, finchè tutta sia levitata. POI egli andava attorno per le città, e per le castella, insegnando, e facendo cammino verso Gerusalemme Or alcuno gli disse: Signore, sono eglino pochi coloro che son salvati? Ed egli disse loro: Sforzatevi d’entrar per la porta stretta, perciocchè io vi dico che molti cercheranno d’entrare, e non potranno. Ora, da che il padron della casa si sarà levato, ed avrà serrato l’uscio, voi allora, stando difuori, comincerete a picchiare alla porta, dicendo: Signore, Signore, aprici. Ed egli, rispondendo, vi dirà: Io non so d’onde voi siate. Allora prenderete a dire: Noi abbiam mangiato, e bevuto in tua presenza; e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dirà: Io vi dico che non so d’onde voi siate; dipartitevi da me, voi tutti gli operatori d’iniquità. Quivi sarà il pianto e lo stridor de’ denti, quando vedrete Abrahamo, Isacco, e Giacobbe, e tutti i profeti, nel regno di Dio; e che voi ne sarete cacciati fuori. E che ne verranno d’Oriente, e d’Occidente, e di Settentrione, e di Mezzodì, i quali sederanno a tavola nel regno di Dio. Ed ecco, ve ne son degli ultimi che saranno i primi, e de’ primi che saranno gli ultimi IN quello stesso giorno vennero alcuni Farisei, dicendogli: Partiti, e vattene di qui, perciocchè Erode ti vuol far morire. Ed egli disse loro: Andate, e dite a quella volpe: Ecco, io caccio i demoni, e compio di far guarigioni oggi, e domani, e nel terzo giorno perverrò al mio fine. Ma pure, mi convien camminare oggi, domani, e posdomani; poichè non conviene che alcun profeta muoia fuor di Gerusalemme. Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti, e lapidi coloro che ti son mandati! quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ale, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa vi è lasciata deserta. Or io vi dico, che voi non mi vedrete più, finchè venga il tempo che diciate: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! OR avvenne che, essendo egli entrato in casa d’uno de’ principali de’ Farisei, in giorno di sabato, a mangiare, essi l’osservavano. Ed ecco, un certo uomo idropico era quivi davanti a lui. E Gesù prese a dire a’ dottori della legge, ed a’ Farisei: È egli lecito di guarire alcuno in giorno di sabato? Ed essi tacquero. Allora, preso colui per la mano, lo guarì, e lo licenziò. Poi fece lor motto, e disse: Chi è colui di voi, che, se il suo asino, o bue, cade in un pozzo, non lo ritragga prontamente fuori nel giorno del sabato? Ed essi non gli potevan risponder nulla in contrario a queste cose ORA, considerando come essi eleggevano i primi luoghi a tavola, propose questa parabola agl’invitati, dicendo: Quando tu sarai invitato da alcuno a nozze, non metterti a tavola nel primo luogo, che talora alcuno più onorato di te non sia stato invitato dal medesimo. E che colui che avrà invitato te e lui, non venga, e ti dica: Fa’ luogo a costui; e che allora tu venga con vergogna a tener l’ultimo luogo. Ma, quando tu sarai invitato, va’, mettiti nell’ultimo luogo, acciocchè, quando colui che t’avrà invitato verrà, ti dica: Amico, sali più in su. Allora tu ne avrai onore appresso coloro che saranno teco a tavola. Perciocchè chiunque s’innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato. Or egli disse a colui che l’avea invitato: Quando tu farai un desinare, o una cena, non chiamare i tuoi amici, nè i tuoi fratelli, nè i tuoi parenti, nè i tuoi vicini ricchi; che talora essi a vicenda non t’invitino, e ti sia reso il contraccambio. Anzi, quando fai un convito, chiama i mendici, i monchi, gli zoppi, i ciechi. E sarai beato; perciocchè essi non hanno il modo di rendertene il contraccambio; ma la retribuzione te ne sarà resa nella risurrezion dei giusti OR alcun di coloro ch’erano insieme a tavola, udite queste cose, disse: Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio. E Gesù gli disse: Un uomo fece una gran cena, e v’invitò molti. Ed all’ora della cena, mandò il suo servitore a dire agl’invitati: Venite, perciocchè ogni cosa è già apparecchiata. Ma in quel medesimo punto tutti cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: Io ho comperata una possessione, e di necessità mi conviene andar fuori a vederla; io ti prego abbimi per iscusato. Ed un altro disse: Io ho comperate cinque paia di buoi, e vo a provarli; io ti prego abbimi per iscusato. Ed un altro disse: Io ho sposata moglie, e perciò non posso venire. E quel servitore venne e rapportò queste cose al suo signore. Allora il padron di casa, adiratosi, disse al suo servitore: Vattene prestamente per le piazze, e per le strade della città, e mena qua i mendici, ed i monchi, e gli zoppi, ed i ciechi. Poi il servitore gli disse: Signore, egli è stato fatto come tu ordinasti, ed ancora vi è luogo. E il signore disse al servitore: Va’ fuori per le vie, e per le siepi, e costringili ad entrare, acciocchè la mia casa sia ripiena. Perciocchè io vi dico che niuno di quegli uomini ch’erano stati invitati assaggerà della mia cena OR molte turbe andavano con lui; ed egli, rivoltosi, disse loro: Se alcuno viene a me, e non odia suo padre, e sua madre, e la moglie, e i figliuoli, e i fratelli, e le sorelle, anzi ancora la sua propria vita, non può esser mio discepolo. E chiunque non porta la sua croce, e non vien dietro a me, non può esser mio discepolo. Perciocchè, chi è colui d’infra voi, il quale, volendo edificare una torre, non si assetti prima, e non faccia ragion della spesa, se egli ha da poterla finire? Che talora, avendo posto il fondamento, e non potendola finire, tutti coloro che la vedranno non prendano a beffarlo, dicendo: Quest’uomo cominciò ad edificare, e non ha potuto finire. Ovvero, qual re, andando ad affrontarsi in battaglia con un altro re, non si assetta prima, e prende consiglio, se può con diecimila incontrarsi con quell’altro, che vien contro a lui con ventimila? Se no, mentre quel l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasciata, e lo richiede di pace. Così adunque, niun di voi, il qual non rinunzia a tutto ciò ch’egli ha, può esser mio discepolo. Il sale è buono, ma se il sale diviene insipido, con che lo si condirà egli? Egli non è atto nè per terra, nè per letame; egli è gettato via. Chi ha orecchie da udire, oda OR tutti i pubblicani e peccatori, si accostavano a lui, per udirlo. Ed i Farisei e gli Scribi ne mormoravano, dicendo: Costui accoglie i peccatori, e mangia con loro. Ed egli disse loro questa parabola. Chi è l’uomo d’infra voi, il quale, avendo cento pecore, se ne perde una, non lasci le novantanove nel deserto, e non vada dietro alla perduta, finchè l’abbia trovata? Ed avendola trovata, non se la metta sopra le spalle tutto allegro? E venuto a casa, non chiami insieme gli amici, e i vicini, dicendo: Rallegratevi meco, perciocchè io ho trovata la mia pecora, ch’era perduta? Io vi dico, che così vi sarà letizia in cielo per un peccatore ravveduto, più che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di ravvedimento. Ovvero, qual’è la donna, che, avendo dieci dramme, se ne perde una, non accenda la lampana, e non ispazzi la casa, e non cerchi studiosamente, finchè l’abbia trovata? E quando l’ha trovata, non chiami insieme le amiche, e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, perciocchè io ho trovata la dramma, la quale io avea perduta? Così, vi dico, vi sarà allegrezza fra gli angeli di Dio, per un peccatore ravveduto DISSE ancora: Un uomo avea due figliuoli. E il più giovane di loro disse al padre: Padre, dammi la parte de’ beni che mi tocca. E il padre spartì loro i beni. E, pochi giorni appresso, il figliuol più giovane, raccolto ogni cosa, se ne andò in viaggio in paese lontano, e quivi dissipò le sue facoltà, vivendo dissolutamente. E, dopo ch’egli ebbe speso ogni cosa, una grave carestia venne in quel paese, talchè egli cominciò ad aver bisogno. E andò, e si mise con uno degli abitatori di quella contrada, il qual lo mandò a’ suoi campi, a pasturare i porci. Ed egli desiderava d’empiersi il corpo delle silique, che i porci mangiavano, ma niuno gliene dava. Ora, ritornato a sè medesimo, disse: Quanti mercenari di mio padre hanno del pane largamente, ed io mi muoio di fame! Io mi leverò, e me ne andrò a mio padre, e gli dirò: Padre, io ho peccato contro al cielo, e davanti a te; e non son più degno d’esser chiamato tuo figliuolo; fammi come uno de’ tuoi mercenari. Egli adunque si levò, e venne a suo padre; ed essendo egli ancora lontano, suo padre lo vide, e n’ebbe pietà; e corse, e gli si gettò al collo, e lo baciò. E il figliuolo gli disse: Padre, io ho peccato contro al cielo, e davanti a te, e non son più degno d’esser chiamato tuo figliuolo. Ma il padre disse a’ suoi servitori: Portate qua la più bella vesta, e vestitelo, e mettetegli un anello in dito, e delle scarpe ne’ piedi. E menate fuori il vitello ingrassato, ed ammazzatelo, e mangiamo, e rallegriamoci; perciocchè questo mio figliuolo era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato. E si misero a far gran festa. Or il figliuol maggiore di esso era a’ campi; e come egli se ne veniva, essendo presso della casa, udì il concento e le danze. E, chiamato uno de’ servitori, domandò che si volesser dire quelle cose. Ed egli gli disse: Il tuo fratello è venuto, e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perciocchè l’ha ricoverato sano e salvo. Ma egli si adirò, e non volle entrare; laonde suo padre uscì, e lo pregava d’entrare. Ma egli, rispondendo, disse al padre: Ecco, già tanti anni io ti servo, e non ho giammai trapassato alcun tuo comandamento; e pur giammai tu non mi hai dato un capretto, per rallegrarmi co’ miei amici. Ma, quando questo tuo figliuolo, che ha mangiati i tuoi beni con le meretrici, è venuto, tu gli hai ammazzato il vitello ingrassato. Ed egli gli disse: Figliuolo, tu sei sempre meco, e ogni cosa mia è tua. Or conveniva far festa, e rallegrarsi, perciocchè questo tuo fratello era morto, ed è tornato a vita, era perduto, ed è stato ritrovato OR egli disse ancora a’ suoi discepoli: Vi era un uomo ricco, che avea un fattore; ed esso fu accusato dinanzi a lui, come dissipando i suoi beni. Ed egli lo chiamò, e gli disse: Che cosa è questo che io odo di te? rendi ragione del tuo governo, perciocchè tu non puoi più essere mio fattore. E il fattore disse fra sè medesimo: Che farò? poichè il mio signore mi toglie il governo; io non posso zappare, e di mendicar mi vergogno. Io so ciò che io farò, acciocchè, quando io sarò rimosso dal governo, altri mi riceva in casa sua. Chiamati adunque ad uno ad uno i debitori del suo signore, disse al primo: Quanto devi al mio signore? Ed egli disse: Cento bati d’olio. Ed egli gli disse: Prendi la tua scritta, e siedi, e scrivine prestamente cinquanta. Poi disse ad un altro: E tu, quanto devi? Ed egli disse: Cento cori di grano. Ed egli gli disse: Prendi la tua scritta, e scrivine ottanta. E il signore lodò l’ingiusto fattore, perciocchè avea fatto avvedutamente; poichè i figliuoli di questo secolo sono più avveduti, nella lor generazione, che i figliuoli della luce. Io altresì vi dico: Fatevi degli amici delle ricchezze ingiuste; acciocchè quando verrete meno, vi ricevano ne’ tabernacoli eterni. Chi è leale nel poco, è anche leale nell’assai; e chi è ingiusto nel poco, è anche ingiusto nell’assai. Se dunque voi non siete stati leali nelle ricchezze ingiuste, chi vi fiderà le vere? E se non siete stati leali nell’altrui, chi vi darà il vostro? Niun famiglio può servire a due signori; perciocchè, o ne odierà l’uno, ed amerà l’altro; ovvero, si atterrà all’uno, e sprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio, ed a Mammona. OR i Farisei, ch’erano avari, udivano anch’essi tutte queste cose, e lo beffavano. Ed egli disse loro: Voi siete que’ che giustificate voi stessi davanti agli uomini, ma Iddio conosce i vostri cuori; perciocchè quel ch’è eccelso appo gli uomini è cosa abominevole nel cospetto di Dio. La legge e i profeti sono stati infino a Giovanni; da quel tempo il regno di Dio è evangelizzato, ed ognuno vi entra per forza. Or egli è più agevole che il cielo e la terra passino, che non che un sol punto della legge cada. Chiunque manda via la sua moglie, e ne sposa un’altra, commette adulterio; e chiunque sposa la donna mandata via dal marito commette adulterio OR vi era un uomo ricco, il qual si vestiva di porpora e di bisso, ed ogni giorno godeva splendidamente. Vi era altresì un mendico, chiamato Lazaro, il quale giaceva alla porta d’esso, pieno d’ulceri. E desiderava saziarsi delle miche che cadevano dalla tavola del ricco; anzi ancora i cani venivano, e leccavano le sue ulceri. Or avvenne che il mendico morì, e fu portato dagli angeli nel seno d’Abrahamo; e il ricco morì anch’egli, e fu seppellito. Ed essendo ne’ tormenti nell’inferno, alzò gli occhi, e vide da lungi Abrahamo, e Lazaro nel seno d’esso. Ed egli, gridando, disse: Padre Abrahamo, abbi pietà di me, e manda Lazaro, acciocchè intinga la punta del dito nell’acqua; e mi rinfreschi la lingua; perciocchè io son tormentato in questa fiamma. Ma Abrahamo disse: Figliuolo, ricordati che tu hai ricevuti i tuoi beni in vita tua, e Lazaro altresì i mali; ma ora egli è consolato, e tu sei tormentato. Ed oltre a tutto ciò, fra noi e voi è posta una gran voragine, talchè coloro che vorrebbero di qui passare a voi non possono; parimente coloro che son di là non passano a noi. Ed egli disse: Ti prego adunque, o padre, che tu lo mandi in casa di mio padre; perciocchè io ho cinque fratelli; acciocchè testifichi loro; che talora anch’essi non vengano in questo luogo di tormento. Abrahamo gli disse: Hanno Mosè i profeti, ascoltin quelli. Ed egli disse: No, padre Abrahamo; ma, se alcun de’ morti va a loro, si ravvedranno. Ed egli gli disse: Se non ascoltano Mosè e i profeti, non pur crederanno, avvegnachè alcun de’ morti risusciti OR egli disse a’ suoi discepoli: Egli è impossibile che non avvengano scandali; ma, guai a colui per cui avvengono! Meglio per lui sarebbe che una macina d’asino gli fosse appiccata al collo, e che fosse gettato nel mare, che di scandalezzare uno di questi piccoli. Prendete guardia a voi. Ora, se il tuo fratello ha peccato contro a te, riprendilo; e se si pente, perdonagli. E benchè sette volte il dì pecchi contro a te, se sette volte il dì ritorna a te, dicendo: Io mi pento, perdonagli. Allora gli apostoli dissero al Signore: Accrescici la fede. E il Signore disse: Se voi avete pur tanta fede quant’è un granel di senape, voi potreste dire a questo moro: Diradicati, e piantati nel mare, ed esso vi ubbidirebbe. Ora, chi è colui d’infra voi, il quale, avendo un servo che ari, o che pasturi il bestiame, quando esso, tornando dai campi, entra in casa, subito gli dica: Passa qua, mettiti a tavola? Anzi, non gli dice egli: Apparecchiami da cena, e cingiti, e servimi, finchè io abbia mangiato e bevuto, poi mangerai e berrai tu? Tiene egli in grazia da quel servo, ch’egli ha fatte le cose che gli erano stato comandate? Io nol penso. Così ancora voi, quando avrete fatte tutte le cose che vi son comandate, dite: Noi siam servi disutili; poichè abbiam fatto ciò ch’eravamo obbligati di fare OR avvenne che, andando in Gerusalemme, egli passava per mezzo la Samaria e la Galilea. E come egli entrava in un certo castello, dieci uomini lebbrosi gli vennero incontro, i quali si fermarono da lungi. E levarono la voce, dicendo: Maestro Gesù, abbi pietà di noi. Ed egli, vedutili, disse loro: Andate, mostratevi a’ sacerdoti. Ed avvenne, che come essi andavano, furon mondati. Ed un di loro, veggendo ch’era guarito, ritornò, glorificando Iddio ad alta voce. E si gettò sopra la sua faccia ai piedi di Gesù, ringraziandolo. Or colui era Samaritano. E Gesù prese a dire: I dieci non son eglino stati nettati? e dove sono i nove? Ei non se n’è trovato alcuno, che sia ritornato per dar gloria a Dio, se non questo straniero? E disse a colui: Levati, e vattene; la tua fece ti ha salvato ORA, essendo domandato da’ Farisei, quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro, e disse: Il regno di Dio non verrà in maniera che si possa osservare. E non si dirà: Eccolo qui, o eccolo là; perciocchè ecco, il regno di Dio è dentro di voi. Or egli disse ancora a’ suoi discepoli: I giorni verranno che voi desidererete vedere un de’ giorni del Figliuol dell’uomo, e non lo vedrete. E vi si dirà: Eccolo qui, o eccolo là; non vi andate, e non li seguitate. Perciocchè, quale è il lampo, il quale, lampeggiando, risplende da una parte di sotto al cielo infino all’altra, tale ancora sarà il Figliuol dell’uomo, nel suo giorno. Ma conviene ch’egli prima sofferisca molte cose, e sia rigettato da questa generazione. E come avvenne a’ dì di Noè, così ancora avverrà a’ dì del Figliuol dell’uomo. Gli uomini mangiavano, beveano, sposavano mogli, e si maritavano, infino al giorno che Noè entrò nell’arca; e il diluvio venne, e li fece tutti perire. Parimente ancora, come avvenne a’ dì di Lot: la gente mangiava, bevea, comperava, vendeva, piantava ed edificava; ma, nel giorno che Lot uscì di Sodoma, piovve dal cielo fuoco e zolfo, e li fece tutti perire. Tal sarà il giorno, nel quale il Figliuol dell’uomo apparirà. In quel giorno, colui che sarà sopra il tetto della casa, ed avrà le sue masserizie dentro la casa, non iscenda per toglierle; e parimente che sarà nella campagna non torni addietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chiunque avrà cercato di salvar la vita sua la perderà; ma chi l’avrà perduta farà ch’ella viverà. Io vi dico che in quella notte due saranno in un letto; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. Due donne macineranno insieme; l’una sarà presa, e l’altra lasciata. Due saranno nella campagna; l’uno sarà preso, e l’altro lasciato. E i discepoli, rispondendo, gli dissero: Dove, Signore? Ed egli disse loro: Dove sarà il carname, quivi ancora si accoglieranno le aquile OR propose loro ancora una parabola, per mostrare che convien del continuo orare, e non istancarsi, dicendo: Vi era un giudice in una città, il quale non temeva Iddio, e non avea rispetto ad alcun uomo. Or in quella stessa città vi era una vedova, la qual venne a lui, dicendo: Fammi ragione del mio avversario. Ed egli, per un tempo, non volle farlo; ma pur poi appresso disse fra sè medesimo: Quantunque io non tema Iddio, e non abbia rispetto ad alcun uomo, nondimeno, perciocchè questa vedova mi dà molestia, io le farò ragione; che talora non venga tante volte che alla fine mi stanchi. E il Signore disse: Ascoltate ciò che dice il giudice iniquo. E Iddio non vendicherà egli i suoi eletti, i quali giorno e notte gridano a lui; benchè sia lento ad adirarsi per loro? Certo, io vi dico, che tosto li vendicherà. Ma, quando il Figliuol dell’uomo verrà, troverà egli pur la fede in terra? DISSE ancora questa parabola a certi, che si confidavano in loro stessi d’esser giusti, e sprezzavano gli altri. Due uomini salirono al tempio, per orare; l’uno era Fariseo, e l’altro pubblicano. Il Fariseo, stando in piè, orava in disparte, in questa maniera: O Dio, io ti ringrazio che io non son come gli altri uomini: rapaci, ingiusti, adulteri; nè anche come quel pubblicano. Io digiuno due volte la settimana, io pago la decima di tutto ciò che posseggo. Ma il pubblicano, stando da lungi, non ardiva neppure d’alzar gli occhi al cielo; anzi si batteva il petto, dicendo: O Dio, sii placato inverso me peccatore. Io vi dico, che costui ritornò in casa sua giustificato, più tosto che quell’altro; perciocchè chiunque s’innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato OR gli furono presentati ancora dei piccoli fanciulli, acciocchè li toccasse; e i discepoli, veduto ciò, sgridavano coloro che li presentavano. Ma Gesù, chiamati a sè i fanciulli, disse: Lasciate i piccoli fanciulli venire a me, e non li divietate; perciocchè di tali è il regno di Dio. Io vi dico in verità, che chi non avrà ricevuto il regno di Dio come piccol fanciullo, non entrerà in esso ED un certo de’ principali lo domandò, dicendo: Maestro buono, facendo che, erederò la vita eterna? E Gesù gli disse: Perchè mi chiami buono? niuno è buono, se non un solo, cioè Iddio. Tu sai i comandamenti: Non commettere adulterio. Non uccidere. Non furare. Non dir falsa testimonianza. Onora tuo padre e tua madre. E colui disse: Tutte queste cose ho osservate fin dalla mia giovanezza. E Gesù, udito questo, gli disse: Una cosa ti manca ancora: vendi tutto ciò che tu hai, e distribuiscilo a’ poveri, ed avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, e seguitami. Ma egli, udite queste cose, ne fu grandemente attristato, perciocchè era molto ricco. E Gesù, veduto ch’egli si era attristato, disse: O quanto malagevolmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio! Perciocchè, egli è più agevole che un cammello entri per la cruna d’un ago, che non che un ricco entri nel regno di Dio. E coloro che l’udirono dissero: Chi adunque può esser salvato? Ed egli disse: Le cose impossibili agli uomini son possibili a Dio. E Pietro disse: Ecco, noi abbiam lasciato ogni cosa, e ti abbiam seguitato. Ed egli disse loro: Io vi dico in verità, che non vi è alcuno, che abbia lasciato casa, o padre e madre, o fratelli, o moglie, o figliuoli, per lo regno di Dio; il qual non ne riceva molti cotanti in questo tempo, e nel secolo a venire la vita eterna POI, presi seco i dodici, disse loro: Ecco, noi saliamo in Gerusalemme, e tutte le cose scritte da’ profeti intorno al Figliuol dell’uomo saranno adempiute. Perciocchè egli sarà dato in man de’ Gentili, e sarà schernito, ed oltraggiato; e gli sarà sputato nel volto. Ed essi, dopo averlo flagellato, l’uccideranno; ma egli risusciterà al terzo giorno. Ed essi non compresero nulla di queste cose; anzi questo ragionamento era loro occulto, e non intendevano le cose ch’eran loro dette ORA, come egli s’avvicinava a Gerico, un certo cieco sedeva presso della via, mendicando. E udita la moltitudine che passava, domandò che cosa ciò fosse. E gli fu fatto assapere che Gesù il Nazareo passava. Ed egli gridò, dicendo: Gesù, Figliuol di Davide, abbi pietà di me. E coloro che andavano avanti lo sgridavano, acciocchè tacesse; ma egli vie più gridava: Figliuol di Davide, abbi pietà di me. E Gesù, fermatosi, comandò che gli fosse menato. E come fu presso di lui, lo domandò, dicendo: Che vuoi che io ti faccia? Ed egli disse: Signore, che io ricoveri la vista. E Gesù gli disse: Ricovera la vista; la tua fede ti ha salvato. Ed egli in quello stante ricoverò la vista, e lo seguitava, glorificando Iddio. E tutto il popolo, veduto ciò, diede lode a Dio E GESÙ, essendo entrato in Gerico, passava per la città. Ed ecco un uomo, detto per nome Zaccheo, il quale era il capo de’ pubblicani, ed era ricco; e cercava di veder Gesù, per saper chi egli era; ma non poteva per la moltitudine, perciocchè egli era piccolo di statura. E corse innanzi, e salì sopra un sicomoro, per vederlo; perciocchè egli avea da passare per quella via. E come Gesù fu giunto a quel luogo, alzò gli occhi, e lo vide, e gli disse: Zaccheo, scendi giù prestamente, perciocchè oggi ho ad albergare in casa tua. Ed egli scese prestamente, e lo ricevette con allegrezza. E tutti, veduto ciò, mormoravano, dicendo: Egli è andato ad albergare in casa d’un uomo peccatore. E Zaccheo, presentatosi al Signore, gli disse: Signore, io dono la metà di tutti i miei beni a’ poveri; e se ho frodato alcuno, io gliene fo la restituzione a quattro doppi. E Gesù gli disse: Oggi è avvenuta salute a questa casa; poichè anche costui è figliuol d’Abrahamo. Perciocchè il Figliuol dell’uomo è venuto per cercare, e per salvare ciò ch’era perito OR ascoltando essi queste cose, Gesù soggiunse, e disse una parabola; perciocchè egli era vicino a Gerusalemme, ed essi stimavano che il regno di Dio apparirebbe subito in quello stante. Disse adunque: Un uomo nobile andò in paese lontano, per prender la possession d’un regno, e poi tornare. E chiamati a sè dieci suoi servitori, diede loro dieci mine, e disse loro: Trafficate, finchè io venga. Or i suoi cittadini l’odiavano, e gli mandarono dietro un’ambasciata, dicendo: Noi non vogliamo che costui regni sopra di noi. Ed avvenne che quando egli fu ritornato, dopo aver presa la possessione del regno, comandò che gli fosser chiamati que’ servitori, a’ quali avea dati i denari, acciocchè sapesse quanto ciascuno avea guadagnato trafficando. E il primo si presentò, dicendo: Signore, la tua mina ne ha guadagnate altre dieci. Ed egli gli disse: Bene sta, buon servitore; perciocchè tu sei stato leale in cosa minima, abbi podestà sopra dieci città. Poi venne il secondo, dicendo: Signore, la tua mina ne ha guadagnate cinque. Ed egli disse ancora a costui: E tu sii sopra cinque città. Poi ne venne un altro, che disse: Signore, ecco la tua mina, la quale io ho tenuta riposta in uno sciugatoio. Perciocchè io ho avuto tema di te, perchè tu sei uomo aspro, e togli ciò che non hai messo, e mieti ciò che non hai seminato. E il suo signore gli disse: Io ti giudicherò per la tua propria bocca, malvagio servitore; tu sapevi che io sono uomo aspro, che tolgo ciò che non ho messo, e mieto ciò che non ho seminato; perchè dunque non desti i miei denari a’ banchieri, ed io, al mio ritorno, li avrei riscossi con frutto? Allora egli disse a coloro ch’erano ivi presenti: Toglietegli la mina, e datela a colui che ha le dieci mine. Ed essi gli dissero: Signore, egli ha dieci mine. Perciocchè io vi dico, che a chiunque ha sarà dato; ma, a chi non ha, eziandio quel ch’egli ha gli sarà tolto. Oltre a ciò, menate qua que’ miei nemici, che non hanno voluto che io regnassi sopra loro, e scannateli in mia presenza ORA, avendo dette queste cose, egli andava innanzi, salendo in Gerusalemme. E come egli fu vicin di Betfage, e di Betania, presso al monte detto degli Ulivi, mandò due de’ suoi discepoli, dicendo: Andate nel castello, che è qui di rincontro; nel quale essendo entrati, troverete un puledro d’asino legato, sopra il quale niun uomo giammai montò; scioglietelo, e menatemelo. E se alcun vi domanda perchè voi lo sciogliete, ditegli così: Perciocchè il Signore ne ha bisogno. E coloro ch’erano mandati andarono, e trovarono come egli avea lor detto. E come essi scioglievano il puledro, i padroni d’esso dissero loro: Perchè sciogliete voi quel puledro? Ed essi dissero: Il Signore ne ha bisogno. E lo menarono a Gesù; e gettaron le lor vesti sopra il puledro, e vi fecero montar Gesù sopra. E mentre egli camminava, stendevan le lor veste nella via. E come egli già era presso della scesa del monte degli Ulivi, tutta la moltitudine de’ discepoli con allegrezza prese a lodare Iddio con gran voce, per tutte le potenti operazioni che avean vedute; dicendo: Benedetto sia il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo, e gloria ne’ luoghi altissimi! Ed alcuni de’ Farisei d’infra la moltitudine gli dissero: Maestro, sgrida i tuoi discepoli! Ed egli, rispondendo, disse loro: Io vi dico che se costoro si tacciono, le pietre grideranno E come egli fu presso della città, veggendola, pianse sopra lei, dicendo: Oh! se tu ancora, almeno in questo giorno, avessi riconosciute le cose appartenenti alla tua pace! ma ora, esse son nascoste agli occhi tuoi. Perciocchè ti sopraggiungeranno giorni, ne’ quali i tuoi nemici ti faranno degli argini attorno, e ti circonderanno, e ti assedieranno d’ogn’intorno. Ed atterreranno te, e i tuoi figliuoli dentro di te; e non lasceranno in te pietra sopra pietra; perciocchè tu non hai riconosciuto il tempo della tua visitazione. POI, entrato nel tempio, prese a cacciare coloro che vendevano, e che comperavano in esso; dicendo loro: Egli è scritto: La casa mia è casa di orazione; ma voi ne avete fatta una spelonca di ladroni. Ed ogni giorno egli insegnava nel tempio. Ed i principali sacerdoti, e gli Scribi, e i capi del popolo cercavano di farlo morire. E non trovavano che cosa potesser fare, perciocchè tutto il popolo pendeva dalla sua bocca, ascoltandolo ED avvenne un di que’ giorni, che, mentre egli insegnava il popolo nel tempio, ed evangelizzava, i principali sacerdoti, e gli Scribi, con gli anziani, sopraggiunsero. E gli dissero: Dicci di quale autorità tu fai coteste cose; o, chi è colui che ti ha data cotesta autorità. Ed egli, rispondendo, disse loro: Anch’io vi domanderò una cosa; e voi ditemela: Il battesimo di Giovanni era egli dal cielo, o dagli uomini? Ed essi ragionavan fra loro, dicendo: Se diciamo che era dal cielo, egli ci dirà: Perchè dunque non gli credeste? Se altresì diciamo che era dagli uomini, tutto il popolo ci lapiderà; perciocchè egli è persuaso che Giovanni era profeta. Risposero adunque che non sapevano onde egli fosse. E Gesù disse loro: Io ancora non vi dirò di quale autorità io fo queste cose POI prese a dire al popolo questa parabola. Un uomo piantò una vigna, e l’allogò a certi lavoratori, e se ne andò in viaggio, e dimorò fuori lungo tempo. E nella stagione mandò un servitore a que’ lavoratori, acciocchè gli desser del frutto della vigna; ma i lavoratori, battutolo, lo rimandarono vuoto. Ed egli di nuovo vi mandò un altro servitore; ma essi, battuto ancora lui, e vituperatolo, lo rimandarono vuoto. Ed egli ne mandò ancora un terzo; ma essi, ferito ancora costui, lo cacciarono. E il signor della vigna disse: Che farò? io vi manderò il mio diletto figliuolo; forse, quando lo vedranno, gli porteranno rispetto. Ma i lavoratori, vedutolo, ragionaron fra loro, dicendo: Costui è l’erede; venite, uccidiamolo, acciocchè l’eredità divenga nostra. E, cacciatolo fuor della vigna, l’uccisero. Che farà loro adunque il signor della vigna? Egli verrà, e distruggerà que’ lavoratori, e darà la vigna ad altri. Ma essi, udito ciò, dissero: Così non sia. Ed egli, riguardatili in faccia, disse: Che cosa adunque è questo ch’è scritto: La pietra che gli edificatori hanno riprovata è divenuta il capo del cantone? Chiunque caderà sopra quella pietra sarà fiaccato, ed ella triterà colui sopra cui ella caderà. ED i principali sacerdoti, e gli Scribi, cercavano in quella stessa ora di mettergli le mani addosso, perciocchè riconobbero ch’egli avea detta quella parabola contro a loro; ma temettero il popolo E, spiandolo, gli mandarono degl’insidiatori, che simulassero d’esser giusti, per soprapprenderlo in parole; per darlo in man della signoria, ed alla podestà del governatore. E quelli gli fecero una domanda, dicendo: Maestro, noi sappiamo che tu parli ed insegni dirittamente, e che non hai riguardo alla qualità delle persone, ma insegni la via di Dio in verità; ecci egli lecito di pagare il tributo a Cesare, o no? Ed egli, avvedutosi della loro astuzia, disse loro: Perchè mi tentate? Mostratemi un denaro; di cui porta egli la figura, e la soprascritta? Ed essi, rispondendo, dissero: Di Cesare. Ed egli disse loro: Rendete adunque a Cesare le cose di Cesare, e a Dio le cose di Dio. E non lo poterono soprapprendere in parole davanti al popolo; e, maravigliatisi della sua risposta, si tacquero OR alcuni de’ Sadducei, i quali pretendono non esservi risurrezione, accostatisi, lo domandarono, dicendo: Maestro, Mosè ci ha scritto, che se il fratello d’alcuno muore avendo moglie, e muore senza figliuoli, il suo fratello prenda la moglie, e susciti progenie al suo fratello. Or vi furono sette fratelli; e il primo, presa moglie, morì senza figliuoli. E il secondo prese quella moglie, e morì anch’egli senza figliuoli. Poi il terzo la prese; e simigliantemente tutti e sette; e morirono senza aver lasciati figliuoli. Ora, dopo tutti, morì anche la donna. Nella risurrezione adunque, di chi di loro sarà ella moglie? poichè tutti e sette l’hanno avuta per moglie. E Gesù, rispondendo, disse loro: I figliuoli di questo secolo sposano, e son maritati; ma coloro che saranno reputati degni d’ottener quel secolo, e la risurrezion de’ morti, non isposano, e non son maritati. Perciocchè ancora non possono più morire; poichè siano pari agli angeli; e son figliuoli di Dio, essendo figliuoli della risurrezione. Or che i morti risuscitino, Mosè stesso lo dichiarò presso al pruno, quando egli nomina il Signore l’Iddio d’Abrahamo, e l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio di Giacobbe. Or egli non è Dio de’ morti, anzi de’ viventi; poichè tutti vivono per lui Ed alcuni degli Scribi gli fecer motto, e dissero: Maestro, bene hai detto. E non ardirono più fargli alcuna domanda. ED egli disse loro: Come dicono che il Cristo sia figliuolo di Davide? E pur Davide stesso, nel libro de’ Salmi, dice: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de’ tuoi piedi. Davide adunque lo chiama Signore. E come è egli suo figliuolo? ORA, mentre tutto il popolo stava ascoltando, egli disse a’ suoi discepoli. Guardatevi dagli Scribi, i quali volentieri passeggiano in vesti lunghe, ed amano le salutazioni nelle piazze, e i primi seggi nelle raunanze, e i primi luoghi ne’ conviti. I quali divorano le case delle vedove, eziandio sotto specie di far lunghe orazioni; essi ne riceveranno maggior condannazione OR Gesù, riguardando, vide i ricchi che gettavano i lor doni nella cassa delle offerte. Vide ancora una vedova poveretta, la qual vi gettava due piccioli. E disse: Io vi dico in verità, che questa povera vedova ha gettato più di tutti gli altri. Perciocchè tutti costoro hanno gettato nelle offerte di Dio di ciò che soprabbonda loro; ma costei vi ha gettato della sua inopia, tutta la sostanza ch’ella avea POI appresso, dicendo alcuni del tempio, ch’esso era adorno di belle pietre, e d’offerte, egli disse: Quant’è a queste cose che voi riguardate, verranno i giorni, che non sarà lasciata pietra sopra pietra che non sia diroccata. Ed essi lo domandarono, dicendo: Maestro, quando avverranno dunque queste cose? e qual sarà il segno del tempo, nel qual queste cose devono avvenire? Ed egli disse: Guardate che non siate sedotti; perciocchè molti verranno sotto il mio nome, dicendo: Io son desso; e: Il tempo è giunto. Non andate adunque dietro a loro. Ora, quando udirete guerre, e turbamenti, non siate spaventati; perciocchè conviene che queste cose avvengano prima; ma non però subito appresso sarà la fine. Allora disse loro: Una gente si leverà contro all’altra gente, ed un regno contro all’altro. E in ogni luogo vi saranno gran tremoti, e fami, e pestilenze; vi saranno eziandio de’ prodigi spaventevoli, e dei gran segni dal cielo. Ma, avanti tutte queste cose, metteranno le mani sopra voi, e vi perseguiranno, dandovi in man delle raunanze, e mettendovi in prigione; traendovi ai re, ed a’ rettori, per lo mio nome. Ma ciò vi riuscirà in testimonianza. Mettetevi adunque in cuore di non premeditar come risponderete a vostra difesa. Perciocchè io vi darò bocca, e sapienza, alla quale non potranno contradire, nè contrastare tutti i vostri avversari. Or voi sarete traditi, eziandio da padri, e da madri, e da fratelli, e da parenti, e da amici; e ne faran morir di voi. E sarete odiati da tutti per lo mio nome. Ma pure un capello del vostro capo non perirà. Possederete le anime vostre per la vostra pazienza ORA, quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate che allora la sua distruzione è vicina. Allora coloro che saranno nella Giudea fuggano a’ monti; e coloro che saranno dentro d’essa dipartansi; e coloro che saranno su per li campi non entrino in essa. Perciocchè que’ giorni saranno giorni di vendetta; acciocchè tutte le cose che sono scritte sieno adempiute. Ora, guai alle gravide, ed a quelle che latteranno a que’ dì! perciocchè vi sarà gran distretta nel paese, ed ira sopra questo popolo. E caderanno per lo taglio della spada, e saranno menati in cattività fra tutte le genti; e Gerusalemme sarà calpestata da’ Gentili, finchè i tempi de’ Gentili sieno compiuti. POI appresso, vi saranno segni nel sole, e nella luna, e nelle stelle; e in terra, angoscia delle genti con ismarrimento; rimbombando il mare e il fiotto; gli uomini, spasimando di paura, e d’aspettazion delle cose che sopraggiungeranno al mondo; perciocchè le potenze de’ cieli saranno scrollate. Ed allora vedranno il Figliuol dell’uomo venire in una nuvola, con potenza, e gran gloria. Ora, quando queste cose cominceranno ad avvenire, riguardate ad alto, e alzate le vostre teste; perciocchè la vostra redenzione è vicina E disse loro una similitudine: Riguardate il fico, e tutti gli alberi. Quando già hanno germogliato, voi, veggendolo, riconoscete da voi stessi che già la state è vicina. Così ancora voi, quando vedrete avvenir queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. Io vi dico in verità, che questa età non passerà, finchè tutte queste cose non sieno avvenute. Il cielo e la terra passeranno; ma le mie parole non passeranno. OR guardatevi, che talora i vostri cuori non sieno aggravati d’ingordigia, nè d’ebbrezza, nè delle sollecitudini di questa vita; e che quel giorno di subito improvviso non vi sopravvenga. Perciocchè, a guisa di laccio, egli sopraggiungerà a tutti coloro che abitano sopra la faccia di tutta la terra. Vegliate adunque, orando in ogni tempo, acciocchè siate reputati degni di scampar tutte le cose che devono avvenire; e di comparire davanti al Figliuol dell’uomo. Or di giorno egli insegnava nel tempio, e le notti, uscito fuori, dimorava in sul monte detto degli Ulivi. E tutto il popolo, la mattina a buon’ora, veniva a lui, nel tempio, per udirlo OR la festa degli azzimi, detta la pasqua, si avvicinava. E i principali sacerdoti, e gli Scribi, cercavano come lo farebbero morire, perciocchè temevano il popolo. Or Satana entrò in Giuda, detto per soprannome Iscariot, il quale era del numero de’ dodici. Ed egli andò, e ragionò co’ principali sacerdoti, e co’ capitani, come egli lo metterebbe loro nelle mani. Ed essi se ne rallegrarono, e patteggiarono con lui di dargli danari. Ed egli promise di darglielo nelle mani; e cercava opportunità di farlo senza tumulto OR venne il giorno degli azzimi, nel qual conveniva sacrificar la pasqua. E Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo: Andate, apparecchiateci la pasqua, acciocchè la mangiamo. Ed essi gli dissero: Ove vuoi che l’apparecchiamo? Ed egli disse loro: Ecco, quando sarete entrati nella città, voi scontrerete un uomo, portando un testo pien d’acqua; seguitatelo nella casa ov’egli entrerà. E dite al padron della casa: Il Maestro ti manda a dire: Ov’è la stanza, nella quale io mangerò la pasqua co’ miei discepoli? Ed esso vi mostrerà una gran sala acconcia; quivi apparecchiate la pasqua. Essi dunque, andati, trovaron come egli avea lor detto, ed apparecchiaron la pasqua. E quando l’ora fu venuta, egli si mise a tavola, co’ dodici apostoli. Ed egli disse loro: Io ho grandemente desiderato di mangiar questa pasqua con voi, innanzi che io soffra. Perciocchè io vi dico che non ne mangerò più, finchè tutto sia compiuto nel regno di Dio. Ed avendo preso il calice, rendè grazie, e disse: Prendete questo calice, e distribuitelo tra voi; perciocchè, io vi dico che non berrò più del frutto della vigna, finchè il regno di Dio sia venuto. Poi, avendo preso il pane, rendè grazie, e lo ruppe, e lo diede loro, dicendo: Quest’è il mio corpo, il quale è dato per voi; fate questo in rammemorazione di me. Parimente ancora, dopo aver cenato, diede loro il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, il quale è sparso per voi Nel rimanente, ecco, la mano di colui che mi tradisce è meco a tavola. E il Figliuol dell’uomo certo se ne va, secondo ch’è determinato; ma, guai a quell’uomo per cui egli è tradito! Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni gli altri, chi fosse pur quel di loro che farebbe ciò. OR nacque ancora fra loro una contesa, chi di loro paresse che fosse il maggiore. Ma egli disse loro: I re delle genti le signoreggiano, e coloro che hanno podestà sopra esse son chiamati benefattori. Ma non già così voi; anzi, il maggiore fra voi sia come il minore, e quel che regge come quel che ministra. Perciocchè, quale è il maggiore, colui ch’è a tavola, o pur colui che serve? non è egli colui ch’è a tavola? or io sono in mezzo di voi come colui che serve. Or voi siete quelli che siete perseverati meco nelle mie tentazioni. Ed io altresì vi dispongo il regno, siccome il Padre mio me l’ha disposto; acciocchè voi mangiate, e beviate, alla mia tavola, nel mio regno; e sediate sopra de’ troni, giudicando le dodici tribù d’Israele. IL Signore disse ancora: Simone, Simone, ecco, Satana ha richiesto di vagliarvi, come si vaglia il grano. Ma io ho pregato per te, acciocchè la tua fede non venga meno; e tu, quando un giorno sarai convertito, conferma i tuoi fratelli. Ma egli disse: Signore, io son presto ad andar teco, e in prigione, ed alla morte. Ma Gesù disse: Pietro, io ti dico che il gallo non canterà oggi, prima che tu non abbi negato tre volte di conoscermi. POI disse loro: Quando io vi ho mandati senza borsa, e senza tasca, e senza scarpe, avete voi avuto mancamento di cosa alcuna? Ed essi dissero: Di niuna. Disse loro adunque: Ma ora, chi ha una borsa tolgala; parimente ancora una tasca; e chi non ne ha venda la sua vesta, e comperi una spada. Perciocchè, io vi dico che conviene che eziandio questo ch’è scritto sia adempiuto in me: Ed egli è stato annoverato fra i malfattori. Perciocchè le cose, che sono scritte di me, hanno il lor compimento. Ed essi dissero: Signore, ecco qui due spade. Ed egli disse loro: Basta POI, essendo uscito, andò, secondo la sua usanza, al monte degli Ulivi; e i suoi discepoli lo seguitavano anch’essi. E giunto al luogo, disse loro: Orate, che non entriate in tentazione. Allora egli fu divelto da loro, quasi per una gettata di pietra; e postosi in ginocchioni, orava, dicendo: Padre, oh! volessi tu trasportar da me questo calice! ma pure, non la mia volontà, me la tua sia fatta. Ed un angelo gli apparve dal cielo confortandolo. Ed egli, essendo in agonia, orava vie più intentamente; e il suo sudore divenne simile a grumoli di sangue, che cadevano in terra. Poi, levatosi dall’orazione, venne ai suoi discepoli, e trovò che dormivano di tristizia. E disse loro: Perchè dormite? levatevi, ed orate, che non entriate in tentazione ORA, mentre egli parlava ancora, ecco una turba; e colui che si chiamava Giuda, uno de’ dodici, andava davanti a loro, e si accostò a Gesù per baciarlo; perciocchè egli avea loro dato questo segno: Colui chi io bacerò è desso. E Gesù gli disse: Giuda, tradisci tu il Figliuol dell’uomo con un bacio? E coloro ch’erano della compagnia di Gesù, veggendo che cosa era per avvenire, dissero: Signore, percoteremo noi con la spada? Ed un certo di loro percosse il servitore del sommo sacerdote, e gli spiccò l’orecchio destro. Ma Gesù fece lor motto, e disse: Lasciate, basta! E, toccato l’orecchio di colui, lo guarì. E Gesù disse a’ principali sacerdoti, ed a’ capi del tempio, ed agli anziani, che eran venuti contro a lui: Voi siete usciti contro a me con ispade, e con aste, come contro ad un ladrone. Mentre io era con voi tuttodì nel tempio, voi non metteste mai le mani sopra me; ma quest’è l’ora vostra, e la podestà delle tenebre ED essi lo presero, e lo menarono, e lo condussero dentro alla casa del sommo sacerdote; e Pietro lo seguitava da lungi. Ed avendo essi acceso del fuoco in mezzo della corte, ed essendosi posti a sedere insieme, Pietro si sedette nel mezzo di loro. Or una certa fanticella, vedutolo seder presso del fuoco, e guardatolo fiso, disse: Anche costui era con lui. Ma egli lo rinnegò, dicendo: Donna, io nol conosco. E, poco appresso, un altro, vedutolo, gli disse: Anche tu sei di quelli. Ma Pietro disse: O uomo, non sono. E, infraposto lo spazio quasi d’un’ora, un certo altro affermava lo stesso, dicendo: In verità, anche costui era con lui; perciocchè egli è Galileo. Ma Pietro disse: O uomo, io non so quel che tu dici. E subito, parlando egli ancora, il gallo cantò. E il Signore, rivoltosi, riguardò Pietro. E Pietro si rammentò la parola del Signore, come egli gli avea detto: Avanti che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte. E Pietro se ne uscì, e pianse amaramente E COLORO che tenevano Gesù lo schernivano, percotendolo. E velatigli gli occhi, lo percotevano in su la faccia; e lo domandavano, dicendo: Indovina chi è colui che ti ha percosso. Molte altre cose ancora dicevano contro a lui, bestemmiando. Poi, come fu giorno, gli anziani del popolo, i principali sacerdoti, e gli Scribi, si raunarono, e lo menarono nel lor concistoro. E gli dissero: Sei tu il Cristo? diccelo. Ed egli disse loro: Benchè io vel dica, voi nol crederete. E se altresì io vi fo qualche domanda, voi non mi risponderete, e non mi lascerete andare. Da ora innanzi il Figliuol dell’uomo sederà alla destra della potenza di Dio. E tutti dissero: Sei tu adunque il Figliuol di Dio? Ed egli disse loro: Voi lo dite, perciocchè io lo sono. Ed essi dissero: Che abbiam più bisogno di testimonianza? poichè noi stessi l’abbiamo udito dalla sua propria bocca ALLORA tutta la moltitudine di loro si levò, e lo menò a Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo: Noi abbiam trovato costui sovvertendo la nazione, e divietando di dare i tributi a Cesare, dicendo sè esser il Cristo, il Re. E Pilato lo domandò, dicendo: Sei tu il Re de’ Giudei? Ed egli, rispondendogli, disse: Tu lo dici. E Pilato disse a’ principali sacerdoti, ed alle turbe: Io non trovo maleficio alcuno in quest’uomo. Ma essi facevan forza, dicendo: Egli commuove il popolo, insegnando per tutta la Giudea, avendo cominciato da Galilea fin qua. Allora Pilato, avendo udito nominar Galilea, domandò se quell’uomo era Galileo. E, risaputo ch’egli era della giurisdizione di Erode, lo rimandò ad Erode, il quale era anche egli in Gerusalemme a que’ dì. Ed Erode, veduto Gesù, se ne rallegrò grandemente; perciocchè da molto tempo desiderava di vederlo; perchè avea udite molte cose di lui, e sperava veder fargli qualche miracolo. E lo domandò per molti ragionamenti; ma egli non gli rispose nulla. Ed i principali sacerdoti, e gli Scribi, comparvero quivi, accusandolo con grande sforzo. Ma Erode, co’ suoi soldati, dopo averlo sprezzato, e schernito, lo vestì d’una veste bianca, e lo rimandò a Pilato. Ed Erode e Pilato divennero amici insieme in quel giorno; perciocchè per l’addietro erano stati in inimicizia fra loro E Pilato, chiamati insieme i principali sacerdoti, ed i magistrati, e il popolo, disse loro: Voi mi avete fatto comparir quest’uomo davanti, come se egli sviasse il popolo; ed ecco, avendolo io in presenza vostra esaminato, non ho trovato in lui alcun maleficio di quelli de’ quali l’accusate. Ma non pure Erode; poichè io vi ho mandati a lui; ed ecco, non gli è stato fatto nulla, onde egli sia giudicato degno di morte. Io adunque lo castigherò, e poi lo libererò. Or gli conveniva di necessità liberar loro uno, ogni dì di festa. E tutta la moltitudine gridò, dicendo: Togli costui, e liberaci Barabba. Costui era stato incarcerato per una sedizione, fatta nella città, con omicidio. Perciò Pilato da capo parlò loro, desiderando liberar Gesù. Ma essi gridavano in contrario, dicendo: Crocifiggilo, crocifiggilo. Ed egli, la terza volta, disse loro: Ma pure, che male ha fatto costui? io non ho trovato in lui maleficio alcuno degno di morte. Io adunque lo castigherò, e poi lo libererò. Ma essi facevano istanza con gran grida, chiedendo che fosse crocifisso; e le lor grida e quelle de’ principali sacerdoti, si rinforzavano. E Pilato pronunziò che fosse fatto ciò che chiedevano. E liberò loro colui ch’era stato incarcerato per sedizione, e per omicidio, il quale essi aveano chiesto; e rimise Gesù alla lor volontà E COME essi lo menavano, presero un certo Simon Cireneo, che veniva da’ campi, e gli misero addosso la croce, per portarla dietro a Gesù. Or una gran moltitudine di popolo, e di donne, lo seguitava, le quali ancora facevano cordoglio, e lo lamentavano. Ma Gesù, rivoltosi a loro, disse: Figliuole di Gerusalemme, non piangete per me; anzi, piangete per voi stesse, e per li vostri figliuoli. Perciocchè, ecco, i giorni vengono che altri dirà: Beate le sterili! e beati i corpi che non hanno partorito, e le mammelle che non hanno lattato! Allora prenderanno a dire ai monti: Cadeteci addosso; ed a’ colli: Copriteci. Perciocchè, se fanno queste cose al legno verde, che sarà egli fatto al secco? Or due altri ancora, ch’erano malfattori, erano menati con lui, per esser fatti morire. E QUANDO furono andati al luogo, detto del Teschio, crocifissero quivi lui, e i malfattori, l’uno a destra, e l’altro a sinistra. E Gesù diceva: Padre, perdona loro, perciocchè non sanno quel che fanno. Poi, avendo fatte delle parti de’ suoi vestimenti, trassero le sorti. E il popolo stava quivi, riguardando; ed anche i rettori, insiem col popolo, lo beffavano, dicendo: Egli ha salvati gli altri, salvi sè stesso, se pur costui è il Cristo, l’Eletto di Dio. Or i soldati ancora lo schernivano, accostandosi, e presentandogli dell’aceto; e dicendo: Se tu sei il Re de’ Giudei, salva te stesso. Or vi era anche questo titolo, di sopra al suo capo, scritto in lettere greche, romane, ed ebraiche: COSTUI È IL RE DE’ GIUDEI. Or l’uno de’ malfattori appiccati lo ingiuriava, dicendo: Se tu sei il Cristo, salva te stesso, e noi. Ma l’altro, rispondendo, lo sgridava, dicendo: Non hai tu timore, non pur di Dio, essendo nel medesimo supplizio? E noi di vero vi siam giustamente, perciocchè riceviamo la condegna pena de’ nostri fatti; ma costui non ha commesso alcun misfatto. Poi disse a Gesù: Signore, ricordati di me, quando sarai venuto nel tuo regno. E Gesù gli disse: Io ti dico in verità, che oggi tu sarai meco in paradiso Or era intorno delle sei ore, e si fecer tenebre sopra tutta la terra, infino alle nove. E il sole scurò, e la cortina del tempio si fendè per lo mezzo. E Gesù, dopo aver gridato con gran voce, disse: Padre, io rimetto lo spirito mio nelle tue mani. E detto questo, rendè lo spirito. E il centurione, veduto ciò ch’era avvenuto, glorificò Iddio, dicendo: Veramente quest’uomo era giusto. E tutte le turbe, che si erano raunate a questo spettacolo, vedute le cose ch’erano avvenute, se ne tornarono, battendosì il petto. ORA, tutti i suoi conoscenti, e le donne che l’aveano insieme seguitato da Galilea, si fermarono da lontano, riguardando queste cose Ed ecco un certo uomo, chiamato per nome Giuseppe, ch’era consigliere, uomo da bene, e diritto; il qual non avea acconsentito al consiglio, nè all’atto loro; ed era da Arimatea, città de’ Giudei; ed aspettava anch’egli il regno di Dio; costui venne a Pilato, e chiese il corpo di Gesù. E trattolo giù di croce, l’involse in un lenzuolo, e lo mise in un monumento tagliato in una roccia, nel quale niuno era stato ancora posto. Or quel giorno era la preparazion della festa, e il sabato soprastava. E le donne, le quali eran venute insieme da Galilea con Gesù, avendo seguitato Giuseppe, riguardarono il monumento, e come il corpo d’esso vi era posto. Ed essendosene tornate, apparecchiarono degli aromati, e degli olii odoriferi, e si riposarono il sabato, secondo il comandamento E NEL primo giorno della settimana, la mattina molto per tempo, esse, e certe altre con loro, vennero al monumento, portando gli aromati che aveano preparati. E trovarono la pietra rotolata dal monumento. Ed entrate dentro, non trovarono il corpo del Signore Gesù. E mentre stavano perplesse di ciò, ecco, due uomini sopraggiunsero loro, in vestimenti folgoranti. I quali, essendo esse impaurite, e chinando la faccia a terra, disser loro: Perchè cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come egli vi parlò, mentre era ancora in Galilea; dicendo che conveniva che il Figliuol dell’uomo fosse dato nelle mani degli uomini peccatori, e fosse crocifisso, ed al terzo giorno risuscitasse. Ed esse si ricordarono delle parole di esso. Ed essendosene tornate dal monumento, rapportarono tutte queste cose agli undici, ed a tutti gli altri. Or quelle che dissero queste cose agli apostoli erano Maria Maddalena, e Giovanna, e Maria, madre di Giacomo; e le altre ch’eran con loro. Ma le lor parole parvero loro un vaneggiare, e non credettero loro. Ma pur Pietro, levatosi, corse al monumento; ed avendo guardato dentro, non vide altro che le lenzuola, che giacevano quivi; e se ne andò, maravigliandosi tra sè stesso di ciò ch’era avvenuto OR ecco, due di loro in quello stesso giorno andavano in un castello, il cui nome era Emmaus, distante da Gerusalemme sessanta stadi. Ed essi ragionavan fra loro di tutte queste cose, ch’erano avvenute. Ed avvenne che mentre ragionavano e discorrevano insieme, Gesù si accostò, e si mise a camminar con loro. Or gli occhi loro erano ritenuti, per non conoscerlo. Ed egli disse loro: Quali son questi ragionamenti, che voi tenete tra voi, camminando? e perchè siete mesti? E l’uno, il cui nome era Cleopa, rispondendo, gli disse: Tu solo, dimorando in Gerusalemme, non sai le cose che in essa sono avvenute in questi giorni? Ed egli disse loro: Quali? Ed essi gli dissero: Il fatto di Gesù Nazareno, il quale era un uomo profeta, potente in opere, e in parole, davanti a Dio, e davanti a tutto il popolo. E come i principali sacerdoti, ed i nostri magistrati l’hanno dato ad esser giudicato a morte, e l’hanno crocifisso. Or noi speravamo ch’egli fosse colui che avesse a riscattare Israele; ma ancora, oltre a tutto ciò, benchè sieno tre giorni che queste cose sono avvenute, certe donne d’infra noi ci hanno fatti stupire; perciocchè, essendo andate la mattina a buon’ora al monumento, e non avendo trovato il corpo d’esso, son venute, dicendo d’aver veduta una visione d’angeli, i quali dicono ch’egli vive. Ed alcuni de’ nostri sono andati al monumento, ed hanno trovato così, come le donne avean detto; ma non han veduto Gesù. Allora egli disse loro: O insensati, e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non conveniva egli che il Cristo sofferisse queste cose, e così entrasse nella sua gloria? E cominciando da Mosè, e seguendo per tutti i profeti, dichiarò loro in tutte le scritture le cose ch’erano di lui. Ed essendo giunti al castello, ove andavano, egli fece vista d’andar più lungi. Ma essi gli fecer forza, dicendo: Rimani con noi, perciocchè ei si fa sera, e il giorno è già dichinato. Egli adunque entrò nell’albergo, per rimaner con loro. E quando egli si fu messo a tavola con loro, prese il pane, e fece la benedizione; e rottolo, lo distribuì loro. E gli occhi loro furono aperti, e lo riconobbero; ma egli sparì da loro. Ed essi dissero l’uno all’altro: Non ardeva il cuor nostro in noi, mentre egli ci parlava per la via, e ci apriva le scritture? E in quella stessa ora si levarono, e ritornarono in Gerusalemme, e trovarono raunati gli undici, e quelli ch’erano con loro. I quali dicevano: Il Signore è veramente risuscitato, ed è apparito a Simone. Ed essi ancora raccontarono le cose avvenute loro per la via, e come egli era stato riconosciuto da loro nel rompere il pane ORA, mentre essi ragionavano queste cose, Gesù stesso comparve nel mezzo di loro, e disse loro: Pace a voi. Ma essi, smarriti, ed impauriti, pensavano vedere uno spirito. Ed egli disse loro: Perchè siete turbati? e perchè salgono ragionamenti ne’ cuori vostri? Vedete le mie mani, e i miei piedi; perciocchè io son desso; palpatemi, e vedete; poichè uno spirito non ha carne, nè ossa, come mi vedete avere. E detto questo, mostrò loro le mani, e i piedi. Ma, non credendo essi ancora per l’allegrezza, e maravigliandosi, egli disse loro: Avete voi qui alcuna cosa da mangiare? Ed essi gli diedero un pezzo di pesce arrostito, e di un fiale di miele. Ed egli presolo, mangiò in lor presenza. Poi disse loro: Questi sono i ragionamenti che io vi teneva, essendo ancora con voi: che conveniva che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, e ne’ profeti, e ne’ salmi, fossero adempiute. Allora egli aperse loro la mente, per intendere le scritture. E disse loro: Così è scritto, e così conveniva che il Cristo sofferisse, ed al terzo giorno risuscitasse da’ morti; e che nel suo nome si predicasse ravvedimento, e remission dei peccati, fra tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Or voi siete testimoni di queste cose. Ed ecco, io mando sopra voi la promessa del Padre mio; or voi, dimorate nella città di Gerusalemme, finchè siate rivestiti della virtù da alto POI li menò fuori fino in Betania; e, levate le mani in alto, li benedisse. Ed avvenne che mentre egli li benediceva, si dipartì da loro, ed era portato in su nel cielo. Ed essi, adoratolo, ritornarono in Gerusalemme con grande allegrezza. Ed erano del continuo nel tempio, lodando, e benedicendo Iddio. Amen NEL principio la Parola era, e la Parola era appo Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio appo Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di essa; e senz’essa niuna cosa fatta è stata fatta. In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini E la luce riluce nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno compresa. Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni. Costui venne per testimonianza, affin di testimoniar della Luce, acciocchè tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la Luce, anzi era mandato per testimoniar della Luce. Colui, che è la Luce vera, la quale illumina ogni uomo che viene nel mondo, era. Era nel mondo, e il mondo è stato fatto per mezzo d’esso; ma il mondo non l’ha conosciuto. Egli è venuto in casa sua, ed i suoi non l’hanno ricevuto. Ma, a tutti coloro che l’hanno ricevuto, i quali credono nel suo nome, egli ha data questa ragione, d’esser fatti figliuoli di Dio; i quali, non di sangue, nè di volontà di carne, nè di volontà d’uomo, ma son nati di Dio. E la Parola è stata fatta carne, ed è abitata fra noi e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria, come dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia, e di verità GIOVANNI testimoniò di lui, e gridò, dicendo: Costui è quel di cui io diceva: Colui che viene dietro a me mi è antiposto, perciocchè egli era prima di me. E noi tutti abbiamo ricevuto della sua pienezza, e grazia per grazia. Perciocchè la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia, e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. Niuno vide giammai Iddio; l’unigenito Figliuolo, ch’è nel seno del Padre, è quel che l’ha dichiarato E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei da Gerusalemme mandarono de’ sacerdoti, e de’ Leviti, per domandargli: Tu chi sei? Ed egli riconobbe chi egli era, e nol negò; anzi lo riconobbe, dicendo: Io non sono il Cristo. Ed essi gli domandarono: Che sei dunque? Sei tu Elia? Ed egli disse: Io nol sono. Sei tu il Profeta? Ed egli rispose: No. Essi adunque gli dissero Chi sei? acciocchè rendiamo risposta a coloro che ci hanno mandati; che dici tu di te stesso? Egli disse: Io son la voce di colui che grida nel deserto: Addirizzate la via del Signore, siccome il profeta Isaia ha detto. Or coloro ch’erano stati mandati erano d’infra i Farisei. Ed essi gli domandarono, e gli dissero: Perchè dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, nè Elia, nè il profeta? Giovanni rispose loro, dicendo: Io battezzo con acqua; ma nel mezzo di voi è presente uno, il qual voi non conoscete. Esso è colui che vien dietro a me, il qual mi è stato antiposto, di cui io non son degno di sciogliere il correggiuol della scarpa. Queste cose avvennero in Betabara, di là dal Giordano, ove Giovanni battezzava Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva a lui, e disse: Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo. Costui è quel del quale io diceva: Dietro a me viene un uomo, il qual mi è antiposto; perciocchè egli era prima di me. E quant’è a me, io nol conosceva; ma, acciocchè egli sia manifestato ad Israele, per ciò son venuto, battezzando con acqua. E Giovanni testimoniò, dicendo: Io ho veduto lo Spirito, ch’è sceso dal cielo in somiglianza di colomba, e si è fermato sopra lui. E quant’è a me, io nol conosceva; ma colui che mi ha mandato a battezzar con acqua mi avea detto: Colui sopra il quale tu vedrai scender lo Spirito, e fermarsi, è quel che battezza con lo Spirito Santo. Ed io l’ho veduto, e testifico che costui è il Figliuol di Dio. IL giorno seguente, Giovanni di nuovo si fermò, con due de’ suoi discepoli. Ed avendo riguardato in faccia Gesù che camminava, disse: Ecco l’Agnello di Dio E i due discepoli l’udirono parlare, e seguitarono Gesù. E Gesù, rivoltosi, e veggendo che lo seguitavano, disse loro: Che cercate? Ed essi gli dissero: Rabbi il che, interpretato, vuol dire: Maestro, dove dimori? Egli disse loro: Venite, e vedetelo. Essi adunque andarono, e videro ove egli dimorava, e stettero presso di lui quel giorno. Or era intorno le dieci ore. Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno de’ due, che aveano udito quel ragionamento da Giovanni, ed avean seguitato Gesù. Costui trovò il primo il suo fratello Simone, e gli disse: Noi abbiam trovato il Messia; il che, interpretato, vuol dire: Il Cristo; e lo menò da Gesù. E Gesù, riguardatolo in faccia, disse: Tu sei Simone, figliuol di Giona; tu sarai chiamato Cefa, che vuol dire: Pietra Il giorno seguente, Gesù volle andare in Galilea, e trovò Filippo, e gli disse: Seguitami. Or Filippo era da Betsaida, della città d’Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele, e gli disse: Noi abbiam trovato colui, del quale Mosè nella legge, ed i profeti hanno scritto; che è Gesù, figliuol di Giuseppe, che è da Nazaret. E Natanaele gli disse: Può egli esservi bene alcuno da Nazaret? Filippo gli disse: Vieni, e vedi. Gesù vide venir Natanaele a sè, e disse di lui: Ecco veramente un Israelita, nel quale non vi è frode alcuna. Natanaele gli disse: Onde mi conosci? Gesù rispose, e gli disse: Avanti che Filippo ti chiamasse, quando tu eri sotto il fico, io ti vedeva. Natanaele rispose, e gli disse: Maestro, tu sei il Figliuol di Dio; tu sei il Re d’Israele. Gesù rispose, e gli disse: Perciocchè io ti ho detto ch’io ti vedeva sotto il fico, tu credi; tu vedrai cose maggiori di queste. Poi gli disse: In verità, in verità, io vi dico, che da ora innanzi voi vedrete il cielo aperto, e gli angeli di Dio salienti, e discendenti sopra il Figliuol dell’uomo E TRE giorni appresso, si fecero delle nozze in Cana di Galilea, e la madre di Gesù era quivi. Or anche Gesù, co’ suoi discepoli, fu chiamato alle nozze. Ed essendo venuto meno il vino, la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino. Gesù le disse: Che v’è fra te e me, o donna? l’ora mia non è ancora venuta. Sua madre disse ai servitori: Fate tutto ciò ch’egli vi dirà. Or quivi erano sei pile di pietra, poste secondo l’usanza della purificazion dei Giudei, le quali contenevano due, o tre misure grandi per una. Gesù disse loro: Empiete d’acqua le pile. Ed essi le empierono fino in cima. Poi egli disse loro: Attingete ora, e portatelo allo scalco. Ed essi gliel portarono. E come lo scalco ebbe assaggiata l’acqua ch’era stata fatta vino or egli non sapeva onde quel vino si fosse, ma ben lo sapevano i servitori che aveano attinta l’acqua, chiamò lo sposo, e gli disse: Ogni uomo presenta prima il buon vino; e dopo che si è bevuto largamente, il men buono; ma tu hai serbato il buon vino infino ad ora. Gesù fece questo principio di miracoli in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria; e i suoi discepoli credettero in lui Dopo questo discese in Capernaum, egli, e sua madre, e i suoi fratelli, e i suoi discepoli, e stettero quivi non molti giorni. OR la pasqua de’ Giudei era vicina; e Gesù salì in Gerusalemme. E trovò nel tempio coloro che vendevano buoi, e pecore, e colombi; e i cambiatori che sedevano. Ed egli, fatta una sferza di cordicelle, li cacciò tutti fuor del tempio, insieme co’ buoi, e le pecore; e sparse la moneta de’ cambiatori, e riversò le tavole. Ed a coloro che vendevano i colombi disse: Togliete di qui queste cose; non fate della casa del Padre mio una casa di mercato. E i suoi discepoli si ricordarono ch’egli è scritto: Lo zelo della tua casa mi ha roso. Perciò i Giudei gli fecer motto, e dissero: Che segno ci mostri, che tu fai coteste cose? Gesù rispose, e disse loro: Disfate questo tempio, e in tre giorni io lo ridirizzerò. Laonde i Giudei dissero: Questo tempio è stato edificato in quarantasei anni, e tu lo ridirizzeresti in tre giorni? Ma egli diceva del tempio del suo corpo. Quando egli adunque fu risuscitato da’ morti, i suoi discepoli si ricordarono ch’egli avea lor detto questo; e credettero alla scrittura, ed alle parole che Gesù avea dette ORA, mentre egli era in Gerusalemme nella pasqua, nella festa, molti credettero nel suo nome, veggendo i suoi miracoli ch’egli faceva. Ma Gesù non fidava loro sè stesso, perciocchè egli conosceva tutti; e perciocchè egli non avea bisogno che alcuno gli testimoniasse dell’uomo, poichè egli stesso conosceva quello ch’era nell’uomo Or v’era un uomo, d’infra i Farisei, il cui nome era Nicodemo, rettor de’ Giudei. Costui venne a Gesù di notte, e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; poichè niuno può fare i segni che tu fai, se Iddio non è con lui. Gesù rispose, e gli disse: In verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. Nicodemo gli disse: Come può un uomo, essendo vecchio, nascere? può egli entrare una seconda volta nel seno di sua madre, e nascere? Gesù rispose: In verità, in verità, io ti dico, che se alcuno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non maravigliarti ch’io ti ho detto che vi convien nascer di nuovo. Il vento soffia ove egli vuole, e tu odi il suo suono, ma non sai onde egli viene, nè ove egli va; così è chiunque è nato dello Spirito. Nicodemo rispose, e gli disse: Come possono farsi queste cose? Gesù rispose, e gli disse: Tu sei il dottore d’Israele, e non sai queste cose? In verità, in verità, io ti dico, che noi parliamo ciò che sappiamo, e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non ricevete la nostra testimonianza. Se io vi ho dette le cose terrene, e non credete, come crederete, se io vi dico le cose celesti? Or niuno è salito in cielo, se non colui ch’è disceso dal cielo, cioè il Figliuol dell’uomo, ch’è nel cielo. E come Mosè alzò il serpente nel deserto, così conviene che il Figliuol dell’uomo sia innalzato; acciocchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Perciocchè Iddio ha tanto amato il mondo, ch’egli ha dato il suo unigenito Figliuolo, acciocchè chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Poichè Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo, acciocchè condanni il mondo, anzi, acciocchè il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non sarà condannato, ma chi non crede già è condannato, perciocchè non ha creduto nel nome dell’unigenito Figliuol di Dio. Or questa è la condannazione: che la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amate le tenebre più che la luce, perciocchè le loro opere erano malvage. Poichè chiunque fa cose malvage odia la luce, e non viene alla luce, acciocchè le sue opere non sieno palesate. Ma colui che fa opere di verità viene alla luce, acciocchè le opere sue sieno manifestate, perciocchè son fatte in Dio DOPO queste cose, Gesù, co’ suoi discepoli, venne nel paese della Giudea, e dimorò quivi con loro, e battezzava. Or Giovanni battezzava anch’egli in Enon, presso di Salim, perciocchè ivi erano acque assai; e la gente veniva, ed era battezzata. Poichè Giovanni non era ancora stato messo in prigione. Laonde fu mossa da’ discepoli di Giovanni una quistione co’ Giudei, intorno alla purificazione. E vennero a Giovanni e gli dissero: Maestro, ecco, colui che era teco lungo il Giordano, a cui tu rendesti testimonianza, battezza, e tutti vengono a lui. Giovanni rispose e disse: L’uomo non può ricever nulla, se non gli è dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni ch’io ho detto: Io non sono il Cristo; ma ch’io son mandato davanti a lui. Colui che ha la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente, e l’ode, si rallegra grandemente della voce dello sposo; perciò, questa mia allegrezza è compiuta. Conviene ch’egli cresca, e ch’io diminuisca. Colui che vien da alto è sopra tutti; colui ch’è da terra è di terra, e di terra parla; colui che vien dal cielo è sopra tutti; e testifica ciò ch’egli ha veduto ed udito; ma niuno riceve la sua testimonianza. Colui che ha ricevuta la sua testimonianza ha suggellato che Iddio è verace. Perciocchè, colui che Iddio ha mandato parla le parole di Dio; poichè Iddio non gli dia lo Spirito a misura. Il Padre ama il Figliuolo, e gli ha data ogni cosa in mano. Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna, ma chi non crede al Figliuolo, non vedrà la vita, ma l’ira di Dio dimora sopra lui QUANDO adunque il Signore ebbe saputo che i Farisei aveano udito, che Gesù faceva, e battezzava più discepoli che Giovanni quantunque non fosse Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli; lasciò la Giudea, e se ne andò di nuovo in Galilea Or gli conveniva passare per il paese di Samaria. Venne adunque ad una città del paese di Samaria, detta Sichar, che è presso della possessione, la quale Giacobbe diede a Giuseppe, suo figliuolo. Or quivi era la fontana di Giacobbe. Gesù adunque, affaticato dal cammino, sedeva così in su la fontana; or era intorno alle sei ore. Ed una donna di Samaria venne, per attinger dell’acqua. E Gesù le disse: Dammi da bere. Perciocchè i suoi discepoli erano andati nella città, per comperar da mangiare. Laonde la donna Samaritana gli disse: Come, essendo Giudeo, domandi tu da bere a me, che son donna Samaritana? Poichè i Giudei non usano co’ Samaritani. Gesù rispose, e le disse: Se tu conoscessi il dono di Dio, e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell’acqua viva. La donna gli disse: Signore, tu non hai pure alcun vaso da attingere, ed il pozzo è profondo: onde adunque hai quell’acqua viva? Sei tu maggiore di Giacobbe, nostro padre, il qual ci diede questo pozzo, ed egli stesso ne bevve, e i suoi figliuoli, e il suo bestiame? Gesù rispose, e le disse: Chiunque beve di quest’acqua, avrà ancor sete; ma, chi berrà dell’acqua ch’io gli darò, non avrà giammai in eterno sete; anzi, l’acqua ch’io gli darò diverrà in lui una fonte d’acqua saliente in vita eterna. La donna gli disse: Signore, dammi cotest’acqua, acciocchè io non abbia più sete, e non venga più qua ad attingerne. Gesù le disse: Va’, chiama il tuo marito, e vieni qua. La donna rispose, e gli disse: Io non ho marito. Gesù le disse: Bene hai detto: Non ho marito. Perciocchè tu hai avuti cinque mariti, e quello che tu hai ora non è tuo marito; questo hai tu detto con verità. La donna gli disse: Signore, io veggo che tu sei profeta. I nostri padri hanno adorato in questo monte; e voi dite che in Gerusalemme è il luogo ove conviene adorare. Gesù le disse: Donna, credimi che l’ora viene, che voi non adorerete il Padre nè in questo monte, nè in Gerusalemme. Voi adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che noi conosciamo; poichè la salute è dalla parte de’ Giudei. Ma l’ora viene, e già al presente è, che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirito e verità; perciocchè anche il Padre domanda tali che l’adorino; Iddio è Spirito; perciò, conviene che coloro che l’adorano, l’adorino in ispirito e verità. La donna gli disse: Io so che il Messia, il quale è chiamato Cristo, ha da venire; quando egli sarà venuto, ci annunzierà ogni cosa. Gesù le disse: Io, che ti parlo, son desso E in su quello, i suoi discepoli vennero, e si maravigliarono ch’egli parlasse con una donna; ma pur niuno disse: Che domandi? o: Che ragioni con lei? La donna adunque, lasciata la sua secchia, se ne andò alla città, e disse alla gente: Venite, vedete un uomo che mi ha detto tutto ciò ch’io ho fatto; non è costui il Cristo? Uscirono adunque della città, e vennero a lui. OR in quel mezzo i suoi discepoli lo pregavano, dicendo: Maestro, mangia. Ma egli disse loro: Io ho da mangiare un cibo, il qual voi non sapete. Laonde i discepoli dicevano l’uno all’altro: Gli ha punto alcuno portato da mangiare? Gesù disse loro: Il mio cibo è ch’io faccia la volontà di colui che mi ha mandato, e ch’io adempia l’opera sua. Non dite voi che vi sono ancora quattro mesi infino alla mietitura? ecco, io vi dico: Levate gli occhi vostri, e riguardate le contrade, come già son bianche da mietere. Or il mietitore riceve premio, e ricoglie frutto in vita eterna; acciocchè il seminatore, e il mietitore si rallegrino insieme. Poichè in questo quel dire è vero: L’uno semina, l’altro miete. Io vi ho mandati a mieter ciò intorno a che non avete faticato; altri hanno faticato, e voi siete entrati nella lor fatica. Or di quella città molti de’ Samaritani credettero in lui, per le parole della donna che testimoniava: Egli mi ha dette tutte le cose che io ho fatte. Quando adunque i Samaritani furon venuti a lui, lo pregarono di dimorare presso di loro; ed egli dimorò quivi due giorni. E più assai credettero in lui per la sua parola. E dicevano alla donna: Noi non crediamo più per le tue parole; perciocchè noi stessi l’abbiamo udito, e sappiamo che costui è veramente il Cristo, il Salvator del mondo ORA, passati que’ due giorni, egli si partì di là, e se ne andò in Galilea. Poichè Gesù stesso avea testimoniato che un profeta non è onorato nella sua propria patria. Quando adunque egli fu venuto in Galilea, i Galilei lo ricevettero, avendo vedute tutte le cose ch’egli avea fatte in Gerusalemme nella festa; perciocchè anche essi eran venuti alla festa. Gesù adunque venne di nuovo in Cana di Galilea, dove avea fatto dell’acqua vino. Or v’era un certo ufficial reale, il cui figliuolo era infermo in Capernaum. Costui, avendo udito che Gesù era venuto di Giudea in Galilea, andò a lui, e lo pregò che scendesse, e guarisse il suo figliuolo; perciocchè egli stava per morire. Laonde Gesù gli disse: Se voi non vedete segni e miracoli, voi non crederete. L’ufficial reale gli disse: Signore, scendi prima che il mio fanciullo muoia. Gesù gli disse: Va’, il tuo figliuolo vive. E quell’uomo credette alla parola che Gesù gli avea detta; e se ne andava. Ora, come egli già scendeva, i suoi servitori gli vennero incontro, e gli rapportarono, e dissero: Il tuo figliuolo vive. Ed egli domandò loro dell’ora ch’egli era stato meglio. Ed essi gli dissero: Ieri a sette ora la febbre lo lasciò. Laonde il padre conobbe ch’era nella stessa ore, che Gesù gli avea detto: Il tuo figliuolo vive; e credette egli, e tutta la sua casa. Questo secondo segno fece di nuovo Gesù, quando fu venuto di Giudea in Galilea DOPO queste cose v’era una festa de’ Giudei; e Gesù salì in Gerusalemme. Or in Gerusalemme, presso della porta delle pecore, v’è una pescina, detta in Ebreo Betesda, che ha cinque portici. In essi giaceva gran moltitudine d’infermi, di ciechi, di zoppi, di secchi, aspettando il movimento dell’acqua. Perciocchè di tempo in tempo un angelo scendeva nella pescina, ed intorbidava l’acqua; e il primo che vi entrava, dopo l’intorbidamento dell’acqua, era sanato, di qualunque malattia egli fosse tenuto. Or quivi era un certo uomo, ch’era stato infermo trentotto anni. Gesù, veduto costui giacere, e sapendo che già lungo tempo era stato infermo, gli disse: Vuoi tu esser sanato? L’infermo gli rispose: Signore, io non ho alcuno che mi metta nella pescina, quando l’acqua è intorbidata; e quando io vi vengo, un altro vi scende prima di me. Gesù gli disse: Levati, togli il tuo letticello, e cammina. E in quello stante quell’uomo fu sanato, e tolse il suo letticello, e camminava. Or in quel giorno era sabato. Laonde i Giudei dissero a colui ch’era stato sanato: Egli è sabato; non ti è lecito di togliere il tuo letticello. Egli rispose loro: Colui che mi ha sanato mi ha detto: Togli il tuo letticello, e cammina. Ed essi gli domandarono: Chi è quell’uomo che ti ha detto: Togli il tuo letticello, e cammina? Or colui ch’era stato sanato non sapeva chi egli fosse; perciocchè Gesù s’era sottratto dalla moltitudine ch’era in quel luogo. Di poi Gesù lo trovò nel tempio, e gli disse: Ecco, tu sei stato sanato; non peccar più, che peggio non ti avvenga. Quell’uomo se ne andò, e rapportò ai Giudei che Gesù era quel che l’avea sanato. E PERCIÒ i Giudei perseguivano Gesù, e cercavano d’ucciderlo, perciocchè avea fatte quelle cose in sabato Ma Gesù rispose loro: Il Padre mio opera infino ad ora, ed io ancora opero. Perciò adunque i Giudei cercavano vie più d’ucciderlo, perciocchè non solo violava il sabato, ma ancora diceva Iddio esser suo Padre, facendosi uguale a Dio. Laonde Gesù rispose, e disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che il Figliuolo non può far nulla da sè stesso, ma fa ciò che vede fare al Padre, perciocchè le cose ch’esso fa, il Figliuolo le fa anch’egli simigliantemente. Poichè il Padre ama il Figliuolo, e gli mostra tutte le cose ch’egli fa; ed anche gli mostrerà opere maggiori di queste, acciocchè voi vi maravigliate. Perciocchè, siccome il Padre suscita i morti, e li vivifica, così ancora il Figliuolo vivifica coloro ch’egli vuole. Poichè il Padre non giudica alcuno, ma ha dato tutto il giudicio al Figliuolo; acciocchè tutti onorino il Figliuolo, come onorano il Padre; chi non onora il Figliuolo, non onora il Padre che l’ha mandato. In verità, in verità, io vi dico, che chi ode la mia parola, e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudicio; anzi è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità, io vi dico, che l’ora viene, e già al presente è, che i morti udiranno la voce del Figliuol di Dio, e coloro che l’avranno udita viveranno. Perciocchè, siccome il Padre ha vita in sè stesso, così ha dato ancora al Figliuolo d’aver vita in sè stesso; e gli ha data podestà eziandio di far giudicio, in quanto egli è Figliuol d’uomo. Non vi maravigliate di questo; perciocchè l’ora viene, che tutti coloro che son ne’ monumenti udiranno la sua voce; ed usciranno, coloro che avranno fatto bene, in risurrezion di vita; e coloro che avranno fatto male, in risurrezion di condannazione. Io non posso da me stesso far cosa alcuna; io giudico secondo che io odo; e il mio giudicio è giusto, perciocchè io non cerco la mia volontà, me la volontà del Padre che mi ha mandato Se io testimonio di me stesso, la mia testimonianza non è verace. V’è un altro che rende testimonianza di me, ed io so che la testimonianza ch’egli rende di me è verace. Voi mandaste a Giovanni, ed egli rendette testimonianza alla verità. Or io non prendo testimonianza da uomo alcuno, ma dico queste cose, acciocchè siate salvati. Esso era una lampana ardente, e lucente; e voi volentieri gioiste, per un breve tempo, alla sua luce. Ma io ho la testimonianza maggiore di quella di Giovanni, poichè le opere che il Padre mi ha date ad adempiere, quelle opere, dico, le quali io fo, testimoniano di me, che il Padre mio mi ha mandato. Ed anche il Padre stesso che mi ha mandato ha testimoniato di me; voi non udiste giammai la sua voce, nè vedeste la sua sembianza; e non avete la sua parola dimorante in voi, perchè non credete a colui ch’egli ha mandato. Investigate le scritture, perciocchè voi pensate per esse aver vita eterna; ed esse son quelle che testimoniano di me. Ma voi non volete venire a me, acciocchè abbiate vita. Io non prendo gloria dagli uomini. Ma io vi conosco, che non avete l’amor di Dio in voi. Io son venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro viene nel suo proprio nome, quello riceverete. Come potete voi credere, poichè prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da un solo Dio? Non pensate che io vi accusi appo il Padre; v’è chi vi accusa, cioè Mosè, nel qual voi avete riposta la vostra speranza. Perciocchè, se voi credeste a Mosè, credereste ancora a me; poichè egli ha scritto di me. Ma se non credete agli scritti d’esso, come crederete alle mie parole? DOPO queste cose, Gesù se ne andò all’altra riva del mar della Galilea, che è il mar di Tiberiade. E gran moltitudine lo seguitava, perciocchè vedevano i miracoli ch’egli faceva negl’infermi. Ma Gesù salì in sul monte, e quivi sedeva co’ suoi discepoli. Or la pasqua, la festa de’ Giudei, era vicina. Gesù adunque, alzati gli occhi, e veggendo che gran moltitudine veniva a lui, disse a Filippo: Onde comprerem noi del pane, per dar da mangiare a costoro? Or diceva questo, per provarlo, perciocchè egli sapeva quel ch’era per fare. Filippo gli rispose: Del pane per dugento denari non basterebbe loro, perchè ciascun d’essi ne prendesse pure un poco. Andrea, fratello di Simon Pietro, l’uno de’ suoi discepoli, gli disse: V’e qui un fanciullo, che ha cinque pani d’orzo, e due pescetti; ma, che è ciò per tanti? E Gesù disse: Fate che gli uomini si assettino. Or v’era in quel luogo erba assai. La gente adunque si assettò, ed erano in numero d’intorno a cinquemila. E Gesù prese i pani, e, rese grazie, li distribuì a’ discepoli, e i discepoli alla gente assettata; il simigliante fece dei pesci, quanti ne volevano. E dopo che furon saziati, Gesù disse a’ suoi discepoli: Raccogliete i pezzi avanzati, che nulla se ne perda. Essi adunque li raccolsero, ed empierono dodici corbelli di pezzi di que’ cinque pani d’orzo, ch’erano avanzati a coloro che aveano mangiato. Laonde la gente, avendo veduto il miracolo che Gesù avea fatto, disse: Certo costui è il profeta, che deve venire al mondo Gesù adunque, conoscendo che verrebbero, e lo rapirebbero per farlo re, si ritrasse di nuovo in sul monte, tutto solo. E QUANDO fu sera, i suoi discepoli discesero verso il mare. E montati nella navicella, traevano all’altra riva del mare, verso Capernaum; e già era scuro, e Gesù non era venuto a loro. E perchè soffiava un gran vento, il mare era commosso. Ora, quando ebbero vogato intorno a venticinque o trenta stadi, videro Gesù che camminava in sul mare, e si accostava alla navicella, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Son io, non temiate. Essi adunque volonterosamente lo ricevettero dentro la navicella; e subitamente la navicella arrivò là dove essi traevano IL giorno seguente, la moltitudine ch’era restata all’altra riva del mare, avendo veduto che quivi non v’era altra navicella che quell’una nella quale erano montati i discepoli di Gesù, e ch’egli non v’era montato con loro; anzi che i suoi discepoli erano partiti soli or altre navicelle eran venute di Tiberiade, presso del luogo, ove, avendo il Signore rese grazie, aveano mangiato il pane; la moltitudine, dico, come ebbe veduto che Gesù non era quivi, nè i suoi discepoli, montò anch’ella in quelle navicelle, e venne in Capernaum, cercando Gesù. E trovatolo di là dal mare, gli disse: Maestro, quando sei giunto qua? Gesù rispose loro, e disse: In verità, in verità, io vi dico, che voi mi cercate, non perciocchè avete veduti miracoli; ma, perciocchè avete mangiato di quei pani, e siete stati saziati. Adoperatevi, non intorno al cibo che perisce, ma intorno al cibo che dimora in vita eterna, il quale il Figliuol dell’uomo vi darà; perciocchè esso ha il Padre, cioè Iddio, suggellato Laonde essi gli dissero: Che faremo, per operar le opere di Dio? Gesù rispose, e disse loro: Questa è l’opera di Dio: che voi crediate in colui ch’egli ha mandato. Laonde essi gli dissero: Qual segno fai tu adunque, acciocchè noi lo veggiamo, e ti crediamo? che operi? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto, come è scritto: Egli diè loro a mangiare del pan celeste. Allora Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che Mosè non vi ha dato il pane celeste; ma il Padre mio vi dà il vero pane celeste. Perciocchè il pan di Dio è quel che scende dal cielo, e dà vita al mondo. Essi adunque gli dissero: Signore, dacci del continuo cotesto pane. E Gesù disse loro: Io sono il pan della vita; chi viene a me non avrà fame, e chi crede in me non avrà giammai sete. Ma io vi ho detto che, benchè mi abbiate veduto, non però credete. Tutto quello che il Padre mi dà verrà a me, ed io non caccerò fuori colui che viene a me. Perciocchè io son disceso del cielo, non acciocchè io faccia la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Ora questa è la volontà del Padre che mi ha mandato: ch’io non perda niente di tutto ciò ch’egli mi ha dato; anzi, ch’io lo riscusciti nell’ultimo giorno. Ma altresì la volontà di colui che mi ha mandato è questa: che chiunque vede il Figliuolo, e crede in lui, abbia vita eterna; ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. I Giudei adunque mormoravano di lui, perciocchè egli avea detto: Io sono il pane ch’è disceso dal cielo. E dicevano: Costui non è egli Gesù, figliuol di Giuseppe, di cui noi conosciamo il padre e la madre? come adunque dice costui: Io son disceso dal cielo? Laonde Gesù rispose, e disse loro: Non mormorate tra voi. Niuno può venire a me, se non che il Padre che mi ha mandato lo tragga; ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Egli è scritto ne’ profeti: E tutti saranno insegnati da Dio. Ogni uomo dunque che ha udito dal Padre, ed ha imparato, viene a me. Non già che alcuno abbia veduto il Padre, se non colui ch’è da Dio; esso ha veduto il Padre. In verità, in verità, io vi dico: Chi crede in me ha vita eterna. Io sono il pan della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto, e morirono. Quest’è il pane ch’è disceso dal cielo, acciocchè chi ne avrà mangiato non muoia. Io sono il vivo pane, ch’è disceso dal cielo; se alcun mangia di questo pane viverà in eterno; or il pane che io darò è la mia carne, la quale io darò per la vita del mondo. I Giudei adunque contendevan fra loro, dicendo: Come può costui darci a mangiar la sua carne? Perciò Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che se voi non mangiate la carne del Figliuol dell’uomo, e non bevete il suo sangue, voi non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, ha vita eterna; ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perciocchè la mia carne è veramente cibo, ed il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne, e beve il mio sangue, dimora in me, ed io in lui. Siccome il vivente Padre mi ha mandato, ed io vivo per il Padre, così, chi mi mangia viverà anch’egli per me. Quest’è il pane ch’è disceso dal cielo; non quale era la manna che i vostri padri mangiarono, e morirono; chi mangia questo pane viverà in eterno. Queste cose disse nella sinagoga, insegnando in Capernaum LAONDE molti de’ suoi discepoli, uditolo, dissero: Questo parlare è duro, chi può ascoltarlo? E Gesù, conoscendo in sè stesso che i suoi discepoli mormoravan di ciò, disse loro: Questo vi scandalezza egli? Che sarà dunque, quando vedrete il Figliuol dell’uomo salire ove egli era prima? Lo spirito è quel che vivifica, la carne non giova nulla; le parole che io vi ragiono sono spirito e vita. Ma ve ne sono alcuni di voi, i quali non credono poichè Gesù conosceva fin dal principio chi erano coloro che non credevano, e chi era colui che lo tradirebbe. E diceva: Perciò vi ho detto che niuno può venire a me se non gli è dato dal Padre mio. Da quell’ora molti de’ suoi discepoli si trassero indietro, e non andavano più attorno con lui. Laonde Gesù disse a’ dodici: Non ve ne volete andare ancor voi? E Simon Pietro gli rispose: Signore, a chi ce ne andremmo? tu hai le parole di vita eterna. E noi abbiamo creduto, ed abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figliuol dell’Iddio vivente. Gesù rispose loro: Non ho io eletti voi dodici? e pure un di voi è diavolo. Or egli diceva ciò di Giuda Iscariot, figliuol di Simone; perciocchè esso era per tradirlo, quantunque fosse uno de’ dodici DOPO queste cose, Gesù andava attorno per la Galilea, perciocchè non voleva andare attorno per la Giudea; perchè i Giudei cercavano di ucciderlo. Or la festa de’ Giudei, cioè la solennità de’ tabernacoli, era vicina. Laonde i suoi fratelli gli dissero: Partiti di qui, e vattene nella Giudea, acciocchè i tuoi discepoli ancora veggano le opere che tu fai. Perchè niuno che cerca d’esser riconosciuto in pubblico fa cosa alcuna in occulto; se tu fai coteste cose, palesati al mondo. Perciocchè non pure i suoi fratelli credevano in lui. Laonde Gesù disse loro; Il mio tempo non è ancora venuto; ma il vostro tempo sempre è presto. Il mondo non vi può odiare, ma egli mi odia, perciocchè io rendo testimonianza d’esso, che le sue opere son malvage. Salite voi a questa festa; io non salgo ancora a questa festa, perciocchè il mio tempo non è ancora compiuto. E dette loro tali cose, rimase in Galilea. ORA, dopo che i suoi fratelli furon saliti alla festa, allora egli ancora vi salì, non palesemente, ma come di nascosto. I Giudei adunque lo cercavano nella festa, e dicevano: Ov’è colui? E v’era gran mormorio di lui fra le turbe; gli uni dicevano: Egli è da bene; altri dicevano: No; anzi egli seduce la moltitudine. Ma pur niuno parlava di lui apertamente, per tema de’ Giudei Ora, essendo già passata mezza la festa, Gesù salì nel tempio, ed insegnava. E i Giudei si maravigliavano, dicendo: Come sa costui lettere, non essendo stato ammaestrato? Laonde Gesù rispose loro, e disse: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Se alcuno vuol far la volontà d’esso, conoscerà se questa dottrina è da Dio, o pur se io parlo da me stesso. Chi parla da sè stesso cerca la sua propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato, esso è verace, ed ingiustizia non è in lui. Mosè non v’ha egli data la legge? e pur niuno di voi mette ad effetto la legge; perchè cercate di uccidermi? La moltitudine rispose, e disse: Tu hai il demonio; chi cerca di ucciderti? Gesù rispose, e disse loro: Io ho fatta un’opera, e tutti siete maravigliati. E pur Mosè vi ha data la circoncisione non già ch’ella sia da Mosè, anzi da’ padri; e voi circoncidete l’uomo in sabato. Se l’uomo riceve la circoncisione in sabato, acciocchè la legge di Mosè non sia rotta, vi adirate voi contro a me, ch’io abbia sanato tutto un uomo in sabato? Non giudicate secondo l’apparenza, ma fate giusto giudicio. Laonde alcuni di que’ di Gerusalemme dicevano: Non è costui quel ch’essi cercano di uccidere? E pure, ecco, egli parla liberamente, ed essi non gli dicono nulla; avrebbero mai i rettori conosciuto per vero che costui è il Cristo? Ma pure, noi sappiamo onde costui è; ma, quando il Cristo verrà, niuno saprà onde egli sia. Laonde Gesù gridava nel tempio, insegnando, e dicendo: E voi mi conoscete, e sapete onde io sono, ed io non son venuto da me stesso; ma colui che mi ha mandato è verace, il qual voi non conoscete. Ma io lo conosco, perciocchè io son proceduto da lui, ed egli mi ha mandato. Perciò cercavano di pigliarlo; ma niuno gli mise la mano addosso; perciocchè la sua ora non era ancora venuta. E molti della moltitudine credettero in lui, e dicevano: Il Cristo, quando sarà venuto, farà egli più segni che costui non ha fatti? I Farisei udirono la moltitudine che bisbigliava queste cose di lui; e i Farisei, e i principali sacerdoti, mandarono de’ sergenti per pigliarlo. Perciò Gesù disse loro: Io son con voi ancora un poco di tempo: poi me ne vo a colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete, e non mi troverete; e dove io sarò, voi non potrete venire. Laonde i Giudei dissero fra loro: Dove andrà costui, che noi nol troveremo? andrà egli a coloro che son dispersi fra i Greci, ad insegnare i Greci? Quale è questo ragionamento ch’egli ha detto: Voi mi cercherete, e non mi troverete; e: Dove io sarò, voi non potrete venire? Or nell’ultimo giorno, ch’era il gran giorno della festa, Gesù, stando in piè, gridò, dicendo: Se alcuno ha sete, venga a me, e beva. Chi crede in me, siccome ha detto la scrittura, dal suo seno coleranno fiumi d’acqua viva. Or egli disse questo dello Spirito, il qual riceverebbero coloro che credono in lui; perchè lo Spirito Santo non era ancora stato mandato; perciocchè Gesù non era ancora stato glorificato. Molti adunque della moltitudine, udito quel ragionamento, dicevano: Costui è veramente il profeta. Altri dicevano: Costui è il Cristo. Altri dicevano: Ma il Cristo verrà egli di Galilea? La scrittura non ha ella detto, che il Cristo verrà della progenie di Davide, e di Betleem, castello ove dimorò Davide? Vi fu adunque dissensione fra la moltitudine a motivo di lui. Ed alcuni di loro volevan pigliarlo, ma pur niuno mise le mani sopra lui I sergenti adunque tornarono a’ principali sacerdoti, ed a’ Farisei; e quelli dissero loro: Perchè non l’avete menato? I sergenti risposero: Niun uomo parlò giammai come costui. Laonde i Farisei risposer loro: Siete punto ancora voi stati sedotti? Ha alcuno dei rettori, o de’ Farisei, creduto in lui? Ma questa moltitudine, che non sa la legge, è maledetta. Nicodemo, quel che venne di notte a lui, il quale era un di loro, disse loro: La nostra legge condanna ella l’uomo, avanti ch’egli sia stato udito, e che sia conosciuto ciò ch’egli ha fatto? Essi risposero, e gli dissero: Sei punto ancor tu di Galilea? investiga, e vedi che profeta alcuno non sorse mai di Galilea. E ciascuno se ne andò a casa sua E GESÙ se ne andò al monte degli Ulivi. E in sul far del giorno, venne di nuovo nel tempio, e tutto il popolo venne a lui; ed egli, postosi a sedere, li ammaestrava. Allora i Farisei, e gli Scribi, gli menarono una donna, ch’era stata colta in adulterio; e fattala star in piè ivi in mezzo, dissero a Gesù: Maestro, questa donna è stata trovata in sul fatto, commettendo adulterio. Or Mosè ci ha comandato nella legge, che cotali si lapidino; tu adunque, che ne dici? Or dicevano questo, tentandolo, per poterlo accusare. Ma Gesù chinatosi in giù, scriveva col dito in terra. E come essi continuavano a domandarlo, egli, rizzatosi, disse loro: Colui di voi ch’è senza peccato getti il primo la pietra contro a lei. E chinatosi di nuovo in giù, scriveva in terra. Ed essi, udito ciò, e convinti dalla coscienza, ad uno ad uno se ne uscirono fuori, cominciando da’ più vecchi infino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna, che era ivi in mezzo. E Gesù, rizzatosi, e non veggendo alcuno, se non la donna, le disse: Donna, ove sono que’ tuoi accusatori? niuno t’ha egli condannata? Ed ella disse: Niuno, Signore. E Gesù le disse: Io ancora non ti condanno; vattene, e da ora innanzi non peccar più E GESÙ di nuovo parlò loro, dicendo: Io son la luce del mondo; chi mi seguita non camminerà nelle tenebre, anzi avrà la luce della vita. Laonde i Farisei gli dissero: Tu testimonii di te stesso; la tua testimonianza non è verace. Gesù rispose, e disse loro: Quantunque io testimonii di me stesso, pure è la mia testimonianza verace; perciocchè io so onde io son venuto, ed ove io vo; ma voi non sapete nè onde io vengo, nè ove io vo. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico alcuno. E benchè io giudicassi, il mio giudicio sarebbe verace, perciocchè io non son solo; anzi son io, e il Padre che mi ha mandato. Or anche nella vostra legge è scritto, che la testimonianza di due uomini è verace. Io son quel che testimonio di me stesso; e il Padre ancora, che mi ha mandato, testimonia di me. Laonde essi gli dissero: Ove è il Padre tuo? Gesù rispose: Voi non conoscete nè me, nè il Padre mio; se voi conosceste me, conoscereste ancora il Padre mio. Questi ragionamenti tenne Gesù in quella parte, dov’era la cassa delle offerte, insegnando nel tempio; e niuno lo pigliò, perciocchè la sua ora non era ancora venuta Gesù adunque disse loro di nuovo: Io me ne vo, e voi mi cercherete, e morrete nel vostro peccato; là ove io vo, voi non potete venire. Laonde i Giudei dicevano: Ucciderà egli sè stesso, ch’egli dice: Dove io vo, voi non potete venire? Ed egli disse loro: Voi siete da basso, io son da alto; voi siete di questo mondo, io non son di questo mondo. Perciò vi ho detto che voi morrete ne’ vostri peccati, perciocchè, se voi non credete ch’io son desso, voi morrete ne’ vostri peccati. Laonde essi gli dissero: Tu chi sei? E Gesù disse loro: Io sono quel che vi dico dal principio. Io ho molte cose a parlare, ed a giudicar di voi; ma colui che mi ha mandato è verace, e le cose che io ho udite da lui, quelle dico al mondo. Essi non conobbero che parlava loro del Padre. Gesù adunque disse loro: Quando voi avrete innalzato il Figliuol dell’uomo, allora conoscerete che io son desso, e che non fo nulla da me stesso; ma che parlo queste cose, secondo che il Padre mi ha insegnato. E colui che mi ha mandato è meco: il Padre non mi ha lasciato solo; poichè io del continuo fo le cose che gli piacciono. Mentre egli ragionava queste cose, molti credettero in lui E Gesù disse a’ Giudei che gli aveano creduto: Se voi perseverate nella mia parola, voi sarete veramente miei discepoli; e conoscerete la verità, e la verità vi francherà. Essi gli risposero: Noi siam progenie d’Abrahamo, e non abbiam mai servito ad alcuno; come dici tu: Voi diverrete franchi? Gesù rispose loro: In verità, in verità, io vi dico, che chi fa il peccato è servo del peccato. Or il servo non dimora in perpetuo nella casa; il figliuolo vi dimora in perpetuo. Se dunque il Figliuolo vi franca, voi sarete veramente franchi. Io so che voi siete progenie d’Abrahamo; ma voi cercate d’uccidermi, perciocchè la mia parola non penetra in voi Io parlo ciò che ho veduto presso il Padre mio; e voi altresì fate le cose che avete vedute presso il padre vostro. Essi risposero, e gli dissero: Il padre nostro è Abrahamo. Gesù disse loro: Se voi foste figliuoli d’Abrahamo, fareste le opere d’Abrahamo. Ma ora voi cercate d’uccider me, uomo, che vi ho proposta la verità ch’io ho udita da Dio; ciò non fece già Abrahamo. Voi fate le opere del padre vostro. Laonde essi gli dissero: Noi non siam nati di fornicazione; noi abbiamo un solo Padre, che è Iddio. E Gesù disse loro: Se Iddio fosse vostro Padre, voi mi amereste; poichè io sono proceduto, e vengo da Dio; perciocchè io non son venuto da me stesso, anzi esso mi ha mandato. Perchè non intendete voi il mio parlare? perchè voi non potete ascoltar la mia parola. Voi siete dal diavolo, che è vostro padre; e volete fare i desideri del padre vostro; egli fu micidiale dal principio, e non è stato fermo nella verità; poichè verità non è in lui; quando proferisce la menzogna, parla del suo proprio; perciocchè egli è mendace, e il padre della menzogna. Ma, quant’è a me, perciocchè io dico la verità, voi non mi credete Chi di voi mi convince di peccato? e se io dico verità, perchè non mi credete voi? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; perciò, voi non l’ascoltate, perciocchè non siete da Dio. Laonde i Giudei risposero, e gli dissero: Non diciamo noi bene che tu sei Samaritano, e che hai il demonio? Gesù rispose: Io non ho demonio, ma onoro il Padre mio, e voi mi disonorate. Or io non cerco la mia gloria; v’è chi la cerca, e ne giudica In verità, in verità, io vi dico che se alcuno guarda la mia parola, non vedrà giammai in eterno la morte. Laonde i Giudei gli dissero: Ora conosciamo che tu hai il demonio. Abrahamo, ed i profeti son morti; e tu dici: Se alcuno guarda la mia parola, egli non gusterà giammai in eterno la morte. Sei tu maggiore del padre nostro Abrahamo, il quale è morto? i profeti ancora son morti; che fai te stesso? Gesù rispose: Se io glorifico me stesso, la mia gloria non è nulla; v’è il Padre mio che mi glorifica, che voi dite essere vostro Dio. E pur voi non l’avete conosciuto; ma io lo conosco; e, se io dicessi che io non lo conosco, sarei mendace, simile a voi; ma io lo conosco, e guardo la sua parola. Abrahamo, vostro padre, giubilando, desiderò di vedere il mio giorno, e lo vide, e se ne rallegrò. I Giudei adunque gli dissero: Tu non hai ancora cinquant’anni, ed hai veduto Abrahamo? Gesù disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che avanti che Abrahamo fosse nato, io sono. Essi adunque levarono delle pietre, per gettarle contro a lui; ma Gesù si nascose, ed uscì del tempio, essendo passato per mezzo loro; e così se ne andò E PASSANDO, vide un uomo che era cieco dalla sua natività. E i suoi discepoli lo domandaron, dicendo: Maestro, chi ha peccato, costui, o suo padre e sua madre, perchè egli sia nato cieco? Gesù rispose: Nè costui, nè suo padre, nè sua madre hanno peccato; anzi ciò è avvenuto, acciocchè le opere di Dio sieno manifestate in lui. Conviene che io operi l’opere di colui che mi ha mandato, mentre è giorno; la notte viene che niuno può operare. Mentre io son nel mondo, io son la luce del mondo. Avendo dette queste cose, sputò in terra, e fece del loto con lo sputo, e ne impiastrò gli occhi del cieco. E gli disse: Va’, lavati nella pescina di Siloe il che s’interpreta: Mandato; egli adunque vi andò, e si lavò, e ritornò vedendo Laonde i vicini, e coloro che innanzi l’avean veduto cieco, dissero: Non è costui quel che sedeva, e mendicava? Gli uni dicevano: Egli è l’istesso. Gli altri: Egli lo rassomiglia. Ed egli diceva: Io son desso. Gli dissero adunque: Come ti sono stati aperti gli occhi? Egli rispose, e disse: Un uomo, detto Gesù, fece del loto, e me ne impiastrò gli occhi, e mi disse: Vattene alla pescina di Siloe, e lavati. Ed io, essendovi andato, e lavatomi, ho ricuperata la vista. Ed essi gli dissero: Ov’è colui? Egli disse: Io non so Ed essi condussero a’ Farisei colui che già era stato cieco. Or era sabato, quando Gesù fece il loto, ed aperse gli occhi d’esso. I Farisei adunque da capo gli domandarono anch’essi, come egli avea ricoverata la vista. Ed egli disse loro: Egli mi mise del loto in su gli occhi, ed io mi lavai, e veggo. Alcuni adunque de’ Farisei dicevano: Quest’uomo non è da Dio, perciocchè non osserva il sabato. Altri dicevano: Come può un uomo peccatore far cotali miracoli? E v’era dissensione fra loro. Dissero adunque di nuovo al cieco: Che dici tu di lui, ch’egli ti ha aperti gli occhi? Egli disse: Egli è profeta. Laonde i Giudei non credettero di lui, ch’egli fosse stato cieco, ed avesse ricoverata la vista; finchè ebbero chiamati il padre, e la madre di quell’uomo che avea ricoverata la vista. E quando furon venuti, li domandarono, dicendo: È costui il vostro figliuolo, il qual voi dite esser nato cieco? come dunque vede egli ora? E il padre, e la madre di esso risposero loro, e dissero: Noi sappiamo che costui è nostro figliuolo, e ch’egli è nato cieco. Ma, come egli ora vegga, o chi gli abbia aperti gli occhi, noi nol sappiamo; egli è già in età, domandateglielo; egli parlerà di sè stesso. Questo dissero il padre, e la madre d’esso; perciocchè temevano i Giudei; poichè i Giudei avevano già costituito che se alcuno lo riconosceva il Cristo, fosse sbandito dalla sinagoga. Perciò, il padre e la madre d’esso dissero: Egli è già in età, domandate lui stesso. Essi adunque chiamarono di nuovo quell’uomo ch’era stato cieco, e gli dissero: Da’ gloria a Dio; noi sappiamo che quest’uomo è peccatore. Laonde colui rispose, e disse: Se egli è peccatore, io nol so; una cosa so, che, essendo io stato cieco, ora veggo. Ed essi da capo gli dissero: Che ti fece egli? come ti aperse egli gli occhi? Egli rispose loro: Io ve l’ho già detto, e voi non l’avete ascoltato; perchè volete udirlo di nuovo? volete punto ancora voi divenir suoi discepoli? Perciò essi l’ingiuriarono, e dissero: Sii tu discepolo di colui; ma, quant’è a noi, siam discepoli di Mosè. Noi sappiamo che Iddio ha parlato a Mosè; ma, quant’è a costui, non sappiamo onde egli sia. Quell’uomo rispose, e disse loro: V’è ben di vero da maravigliarsi in ciò che voi non sapete onde egli sia; e pure egli mi ha aperti gli occhi. Or noi sappiamo che Iddio non esaudisce i peccatori; ma, se alcuno è pio verso Iddio, e fa la sua volontà, quello esaudisce egli. Ei non si è giammai udito che alcuno abbia aperti gli occhi ad uno che sia nato cieco. Se costui non fosse da Dio, non potrebbe far nulla. Essi risposero, e gli dissero: Tu sei tutto quanto nato in peccati, e ci ammaestri! E lo cacciarono fuori Gesù udì che l’aveano cacciato fuori; e trovatolo, gli disse: Credi tu nel Figliuol di Dio? Colui rispose, e disse: E chi è egli, Signore, acciocchè io creda in lui? E Gesù gli disse: Tu l’hai veduto, e quel che parla teco è desso. Allora egli disse: Io credo, Signore, e l’adorò Poi Gesù disse: Io son venuto in questo mondo per far giudicio, acciocchè coloro che non veggono veggano, e coloro che veggono divengan ciechi. Ed alcuni de’ Farisei ch’eran con lui udirono queste cose, e gli dissero: Siamo ancora noi ciechi? Gesù disse loro: Se voi foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma ora voi dite: Noi veggiamo; perciò il vostro peccato rimane IN verità, in verità, io vi dico, che chi non entra per la porta nell’ovile delle pecore, ma vi sale altronde, esso è rubatore, e ladrone. Ma chi entra per la porta è pastor delle pecore. A costui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le sue pecore per nome, e le conduce fuori. E quando ha messe fuori le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguitano, perciocchè conoscono la sua voce. Ma non seguiteranno lo straniero, anzi se ne fuggiranno da lui, perciocchè non conoscono la voce degli stranieri. Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non riconobbero quali fosser le cose ch’egli ragionava loro. Laonde Gesù da capo disse loro: In verità, in verità, io vi dico, che io son la porta delle pecore. Tutti quanti coloro che son venuti sono stati rubatori, e ladroni; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io son la porta; se alcuno entra per me, sarà salvato, ed entrerà, ed uscirà, e troverà pastura. Il ladro non viene se non per rubare, ed ammazzare, e distrugger le pecore; ma io son venuto acciocchè abbiano vita, ed abbondino. Io sono il buon pastore; il buon pastore mette la sua vita per le pecore. Ma il mercenario, e quel che non è pastore, e di cui non son le pecore, se vede venire il lupo, abbandona le pecore, e sen fugge; e il lupo le rapisce, e disperge le pecore. Or il mercenario se ne fugge, perciocchè egli è mercenario, e non si cura delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie pecore, e son conosciuto dalle mie. Siccome il Padre mi conosce, ed io conosco il Padre; e metto la mia vita per le mie pecore. Io ho anche delle altre pecore, che non son di quest’ovile; quelle ancora mi conviene addurre, ed esse udiranno la mia voce; e vi sarà una sola greggia, ed un sol pastore. Per questo mi ama il Padre, perciocchè io metto la vita mia, per ripigliarla poi. Niuno me la toglie, ma io da me stesso la dipongo; io ho podestà di diporla, ed ho altresì podestà di ripigliarla; questo comandamento ho ricevuto dal Padre mio Perciò nacque di nuovo dissensione tra i Giudei, per queste parole. E molti di loro dicevano: Egli ha il demonio, ed è forsennato; perchè l’ascoltate voi? Altri dicevano: Queste parole non son d’un indemoniato; può il demonio aprir gli occhi de’ ciechi? OR la festa della dedicazione si fece in Gerusalemme, ed era di verno. E Gesù passeggiava nel tempio, nel portico di Salomone. I Giudei adunque l’intorniarono, e gli dissero: Infino a quando terrai sospesa l’anima nostra? Se tu sei il Cristo, diccelo apertamente. Gesù rispose loro: Io ve l’ho detto, e voi nol credete; le opere, che io fo nel nome del Padre mio, son quelle che testimoniano di me. Ma voi non credete, perciocchè non siete delle mie pecore, come io vi ho detto. Le mie pecore ascoltano la mia voce, ed io le conosco, ed esse mi seguitano. Ed io do loro la vita eterna, e giammai in eterno non periranno, e niuno le rapirà di man mia. Il Padre mio, che me le ha date, è maggior di tutti; e niuno le può rapire di man del Padre mio. Io ed il Padre siamo una stessa cosa. Perciò i Giudei levarono di nuovo delle pietre, per lapidarlo. Gesù rispose loro: Io vi ho fatte veder molte buone opere, procedenti dal Padre mio; per quale di esse mi lapidate voi? I Giudei gli risposero, dicendo: Noi non ti lapidiamo per alcuna buona opera, anzi per bestemmia, perciocchè tu, essendo uomo, ti fai Dio. Gesù rispose loro: Non è egli scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete dii? Se chiama dii coloro, a’ quali la parola di Dio è stata indirizzata; e la scrittura non può essere annullata; dite voi che io, il quale il Padre ha santificato, ed ha mandato nel mondo, bestemmio, perciocchè ho detto: Io son Figliuolo di Dio? Se io non fo le opere del Padre mio, non crediatemi. Ma, s’io le fo, benchè non crediate a me, credete alle opere, acciocchè conosciate, e crediate che il Padre è in me, e ch’io sono in lui Essi adunque di nuovo cercavano di pigliarlo; ma egli uscì dalle lor mani. E se ne andò di nuovo di là dal Giordano, al luogo ove Giovanni prima battezzava; e quivi dimorò. E molti vennero a lui, e dicevano: Giovanni certo non fece alcun miracolo; ma pure, tutte le cose che Giovanni disse di costui eran vere. E quivi molti credettero in lui OR v’era un certo Lazaro, di Betania, del castello di Maria, e di Marta, sua sorella, il quale era infermo. Or Maria era quella che unse d’olio odorifero il Signore, ed asciugò i suoi piedi co’ suoi capelli; della quale il fratello Lazaro era infermo. Le sorelle adunque mandarono a dire a Gesù: Signore, ecco, colui che tu ami è infermo. E Gesù, udito ciò, disse: Questa infermità non è a morte, ma per la gloria di Dio, acciocchè il Figliuol di Dio sia glorificato per essa. Or Gesù amava Marta, e la sua sorella, e Lazaro. Come dunque egli ebbe inteso ch’egli era infermo, dimorò ancora nel luogo ove egli era due giorni. Poi appresso disse a’ suoi discepoli: Andiam di nuovo in Giudea. I discepoli gli dissero: Maestro, i Giudei pur ora cercavan di lapidarti, e tu vai di nuovo là? Gesù rispose: Non vi son eglino dodici ore del giorno? se alcuno cammina di giorno, non s’intoppa, perciocchè vede la luce di questo mondo. Ma, se alcuno cammina di notte, s’intoppa, perciocchè egli non ha luce. Egli disse queste cose; e poi appresso disse loro: Lazaro, nostro amico, dorme; ma io vo per isvegliarlo. Laonde i suoi discepoli dissero: Signore, se egli dorme, sarà salvo. Or Gesù avea detto della morte di esso; ma essi pensavano ch’egli avesse detto del dormir del sonno. Allora adunque Gesù disse loro apertamente: Lazaro è morto. E per voi, io mi rallegro che io non v’era, acciocchè crediate; ma andiamo a lui. Laonde Toma, detto Didimo, disse a’ discepoli, suoi compagni: Andiamo ancor noi, acciocchè muoiamo con lui Gesù adunque, venuto, trovò che Lazaro era già da quattro giorni nel monumento. Or Betania era vicin di Gerusalemme intorno a quindici stadi. E molti dei Giudei eran venuti a Marta, e Maria, per consolarle del lor fratello. Marta adunque, come udì che Gesù veniva, gli andò incontro, ma Maria sedeva in casa. E Marta disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, il mio fratello non sarebbe morto. Ma pure, io so ancora al presente che tutto ciò che tu chiederai a Dio, egli te lo darà. Gesù le disse: Il tuo fratello risusciterà. Marta gli disse: Io so ch’egli risusciterà nella risurrezione, nell’ultimo giorno. Gesù le disse: Io son la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, benchè sia morto, viverà. E chiunque vive, e crede in me, non morrà giammai in eterno. Credi tu questo? Ella gli disse: Sì, Signore; io credo che tu sei il Cristo, il Figliuol di Dio, che avea da venire al mondo. E, detto questo, se ne andò, e chiamò di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: Il Maestro è qui, e ti chiama. Essa, come ebbe ciò udito, si levò prestamente, e venne a lui. Or Gesù non era ancor giunto nel castello; ma era nel luogo ove Marta l’avea incontrato. Laonde i Giudei ch’eran con lei in casa, e la consolavano, veggendo che Maria s’era levata in fretta, ed era uscita fuori, la seguitarono, dicendo: Ella se ne va al monumento, per pianger quivi. Maria adunque, quando fu venuta là ove era Gesù, vedutolo, gli si gittò ai piedi, dicendogli: Signore, se tu fossi stato qui, il mio fratello non sarebbe morto Gesù adunque, come vide che ella, e i Giudei ch’eran venuti con lei, piangevano, fremè nello spirito, e si conturbò. E disse: Ove l’avete voi posto? Essi gli dissero: Signore, vieni, e vedi. E Gesù lagrimò. Laonde i Giudei dicevano: Ecco, come l’amava! Ma alcuni di loro dissero: Non poteva costui, che aperse gli occhi al cieco, fare ancora che costui non morisse? Laonde Gesù, fremendo di nuovo in sè stesso, venne al monumento; or quello era una grotta, e v’era una pietra posta disopra. E Gesù disse: Togliete via la pietra. Ma Marta, la sorella del morto, disse: Signore, egli pute già; perciocchè egli è morto già da quattro giorni. Gesù le disse: Non t’ho io detto che, se tu credi, tu vedrai la gloria di Dio? Essi adunque tolsero via la pietra dal luogo ove il morto giaceva. E Gesù, levati in alto gli occhi, disse: Padre, io ti ringrazio che tu mi hai esaudito. Or ben sapeva io che tu sempre mi esaudisci; ma io ho detto ciò per la moltitudine qui presente, acciocchè credano che tu mi hai mandato. E detto questo, gridò con gran voce: Lazaro, vieni fuori. E il morto uscì, avendo le mani e i piedi fasciati, e la faccia involta in uno sciugatoio. Gesù disse loro: Scioglietelo, e lasciatelo andare Laonde molti de’ Giudei che eran venuti a Maria, vedute tutte le cose che Gesù avea fatte, credettero in lui. MA alcuni di loro andarono a’ Farisei, e disser loro le cose che Gesù avea fatte. E perciò i principali sacerdoti, e i Farisei, raunarono il concistoro, e dicevano: Che facciamo? quest’uomo fa molti miracoli. Se noi lo lasciamo così, tutti crederanno in lui, e i Romani verranno, e distruggeranno e il nostro luogo, e la nostra nazione. Ed un di loro, cioè Caiafa, ch’era sommo sacerdote di quell’anno, disse loro: Voi non avete alcun conoscimento; e non considerate ch’egli ci giova che un uomo muoia per lo popolo, e che tutta la nazione non perisca. Or egli non disse questo da sè stesso; ma, essendo sommo sacerdote di quell’anno, profetizzò che Gesù morrebbe per la nazione; e non solo per quella nazione, ma ancora per raccogliere in uno i figliuoli di Dio dispersi. Da quel giorno adunque presero insieme consiglio d’ucciderlo. Laonde Gesù non andava più apertamente attorno tra i Giudei; ma se ne andò di là nella contrada vicina del deserto, in una città detta Efraim, e quivi se ne stava co’ suoi discepoli. Or la pasqua de’ Giudei era vicina; e molti di quella contrada salirono in Gerusalemme, innanzi la pasqua, per purificarsi. Cercavano adunque Gesù; ed essendo nel tempio, dicevano gli uni agli altri: Che vi par egli? non verrà egli alla festa? Or i principali sacerdoti, e i Farisei avean dato ordine che, se alcuno sapeva ove egli fosse, lo significasse, acciocchè lo pigliassero GESÙ adunque, sei giorni avanti la pasqua, venne in Betania ove era Lazaro, quel ch’era stato morto, il quale egli avea suscitato da’ morti. E quivi gli fecero un convito; e Marta ministrava, e Lazaro era un di coloro ch’eran con lui a tavola. E Maria prese una libbra d’olio odorifero di nardo schietto, di gran prezzo, e ne unse i piedi di Gesù, e li asciugò co’ suoi capelli, e la casa fu ripiena dell’odor dell’olio. Laonde un de’ discepoli d’esso, cioè Giuda Iscariot, figliuol di Simone, il quale era per tradirlo, disse: Perchè non si è venduto quest’olio trecento denari, e non si è il prezzo dato a’ poveri? Or egli diceva questo, non perchè si curasse de’ poveri, ma perciocchè era ladro, ed avea la borsa, e portava ciò che vi si metteva dentro. Gesù adunque disse: Lasciala; ella l’avea guardato per lo giorno della mia imbalsamatura. Perciocchè sempre avete i poveri con voi, ma me non avete sempre. Una gran moltitudine dunque de’ Giudei seppe ch’egli era quivi; e vennero, non sol per Gesù, ma ancora per veder Lazaro, il quale egli avea suscitato dai morti. Or i principali sacerdoti preser consiglio d’uccidere eziandio Lazaro; perciocchè per esso molti de’ Giudei andavano, e credevano in Gesù IL giorno seguente, una gran moltitudine, ch’era venuta alla festa, udito che Gesù veniva in Gerusalemme, prese de’ rami di palme, ed uscì incontro a lui, e gridava: Osanna! benedetto sia il Re d’Israele, che viene nel nome del Signore. E Gesù, trovato un asinello, vi montò su, secondo ch’egli è scritto: Non temere, o figliuola di Sion; ecco, il tuo Re viene, montato sopra un puledro d’asina. Or i suoi discepoli non intesero da prima queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono che queste cose erano scritte di lui, e ch’essi gli avean fatte queste cose. La moltitudine adunque ch’era con lui testimoniava ch’egli avea chiamato Lazaro fuori del monumento, e l’avea suscitato da’ morti. Perciò ancora la moltitudine gli andò incontro, perciocchè avea udito che egli avea fatto questo miracolo. Laonde i Farisei disser tra loro: Vedete che non profittate nulla? ecco, il mondo gli va dietro OR v’erano certi Greci, di quelli che salivano per adorar nella festa. Costoro adunque, accostatisi a Filippo, ch’era di Betsaida, città di Galilea, lo pregarono, dicendo: Signore, noi vorremmo veder Gesù. Filippo venne, e lo disse ad Andrea; e di nuovo Andrea e Filippo lo dissero a Gesù. E Gesù rispose loro, dicendo: L’ora è venuta, che il Figliuol dell’uomo ha da esser glorificato. In verità, in verità, io vi dico che, se il granel del frumento, caduto in terra, non muore, riman solo; ma, se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perderà, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà in vita eterna. Se alcun mi serve, seguitimi; ed ove io sarò, ivi ancora sarà il mio servitore; e se alcuno mi serve, il Padre l’onorerà Ora è turbata l’anima mia; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora; ma, per questo sono io venuto in quest’ora. Padre, glorifica il tuo nome. Allora venne una voce dal cielo, che disse: E l’ho glorificato, e lo glorificherò ancora. Laonde la moltitudine, ch’era quivi presente, ed avea udita la voce, diceva essersi fatto un tuono. Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. E Gesù rispose, e disse: Questa voce non si è fatta per me, ma per voi. Ora è il giudicio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo. Ed io, quando sarò levato in su dalla terra, trarrò tutti a me. Or egli diceva questo, significando di qual morte egli morrebbe. La moltitudine gli rispose: Noi abbiamo inteso dalla legge che il Cristo dimora in eterno; come dunque dici tu che convien che il Figliuol dell’uomo sia elevato ad alto? chi è questo Figliuol dell’uomo? Gesù adunque disse loro: Ancora un poco di tempo la Luce è con voi; camminate, mentre avete la luce, che le tenebre non vi colgano; perciocchè, chi cammina nelle tenebre non sa dove si vada. Mentre avete la Luce, credete nella Luce, acciocchè siate figliuoli di luce. Queste cose ragionò Gesù; e poi se ne andò, e si nascose da loro E, benchè avesse fatti cotanti segni davanti a loro, non però credettero in lui; acciocchè la parola che il profeta Isaia ha detta s’adempiesse: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? ed a cui è stato rivelato il braccio del Signore? Per tanto non potevano credere, perciocchè Isaia ancora ha detto: Egli ha accecati loro gli occhi, ed ha indurato loro il cuore, acciocchè non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, ed io non li sani. Queste cose disse Isaia, quando vide la gloria d’esso, e d’esso parlò Pur nondimeno molti, eziandio dei principali, credettero in lui; ma, per tema de’ Farisei, non lo confessavano, acciocchè non fossero sbanditi dalla sinagoga. Perciocchè amarono più la gloria degli uomini, che la gloria di Dio Or Gesù gridò, e disse: Chi crede in me non crede in me, ma in colui che mi ha mandato. E chi vede me vede colui che mi ha mandato. Io, che son la Luce, son venuto nel mondo, acciocchè chiunque crede in me non dimori nelle tenebre. E se alcuno ode le mie parole, e non crede, io non lo giudico; perciocchè io non son venuto a giudicare il mondo, anzi a salvare il mondo. Chi mi sprezza, e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che io ho ragionata sarà quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno. Perciocchè io non ho parlato da me medesimo; ma il Padre che mi ha mandato è quello che mi ha ordinato ciò ch’io debbo dire e parlare. Ed io so che il suo comandamento è vita eterna; le cose adunque ch’io ragiono, così le ragiono come il Padre mi ha detto OR avanti la festa di Pasqua, Gesù, sapendo che la sua ora era venuta, da passar di questo mondo al Padre; avendo amati i suoi che erano nel mondo, li amò infino alla fine. E finita la cena avendo già il diavolo messo nel cuor di Giuda Iscariot, figliuol di Simone, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli avea dato ogni cosa in mano, e ch’egli era proceduto da Dio, e se ne andava a Dio; si levò dalla cena, e pose giù la sua vesta; e preso uno sciugatoio, se ne cinse. Poi mise dell’acqua in un bacino, e prese a lavare i piedi de’ discepoli, e ad asciugarli con lo sciugatoio, del quale egli era cinto. Venne adunque a Simon Pietro. Ed egli disse: Signore, mi lavi tu i piedi? Gesù rispose, e gli disse: Tu non sai ora quel ch’io fo, ma lo saprai appresso. Pietro gli disse: Tu non mi laverai giammai i piedi. Gesù gli disse: Se io non ti lavo, tu non avrai parte alcuna meco. Simon Pietro gli disse: Signore, non solo i piedi, ma anche le mani, e il capo. Gesù gli disse: Chi è lavato non ha bisogno se non di lavare i piedi, ma è tutto netto; voi ancora siete netti, ma non tutti. Perciocchè egli conosceva colui che lo tradiva; perciò disse: Non tutti siete netti. Dunque, dopo ch’egli ebbe loro lavati i piedi, ed ebbe ripresa la sua vesta, messosi di nuovo a tavola, disse loro: Sapete voi quel ch’io vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro, e Signore, e dite bene, perciocchè io lo sono. Se dunque io, che sono il Signore, e il Maestro, v’ho lavati i piedi, voi ancora dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Perchè io vi ho dato esempio, acciocchè, come ho fatto io, facciate ancor voi. In verità, in verità, io vi dico, che il servitore non è maggior del suo signore, nè il messo maggior di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, voi siete beati se le fate Io non dico di voi tutti; io so quelli che io ho eletti; ma conviene che s’adempia questa scrittura: Colui che mangia il pane meco ha levato contro a me il suo calcagno. Fin da ora io vel dico, avanti che sia avvenuto; acciocchè, quando sarà avvenuto, crediate ch’io son desso. In verità, in verità, io vi dico, che, se io mando alcuno, chi lo riceve riceve me, e chi riceve me riceve colui che mi ha mandato. DOPO che Gesù ebbe dette queste cose, fu turbato nello spirito; e protestò, e disse: In verità, in verità, io vi dico, che l’un di voi mi tradirà. Laonde i discepoli si riguardavano gli uni gli altri, stando in dubbio di chi dicesse. Or uno de’ discepoli, il quale Gesù amava, era coricato in sul seno d’esso. Simon Pietro adunque gli fece cenno, che domandasse chi fosse colui, del quale egli parlava. E quel discepolo, inchinatosi sopra il petto di Gesù, gli disse: Signore, chi è colui? Gesù rispose: Egli è colui, al quale io darò il boccone, dopo averlo intinto. Ed avendo intinto il boccone, lo diede a Giuda Iscariot, figliuol di Simone. Ed allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui. Laonde Gesù gli disse: Fa’ prestamente quel che tu fai. Ma niun di coloro ch’erano a tavola intese perchè gli avea detto quello. Perciocchè alcuni stimavano, perchè Giuda avea la borsa, che Gesù gli avesse detto: Comperaci le cose che ci bisognano per la festa; ovvero, che desse qualche cosa ai poveri. Egli adunque, preso il boccone, subito se ne uscì. Or era notte QUANDO fu uscito, Gesù disse: Ora è glorificato il Figliuol dell’uomo, e Dio è glorificato in lui. E se Dio è glorificato in lui, egli altresì lo glorificherà in sè medesimo, e tosto lo glorificherà. Figliuoletti, io sono ancora un poco di tempo con voi; voi mi cercherete, ma come ho detto a’ Giudei, che là ove io vo essi non posson venire, così altresì dico a voi al presente. Io vi do un nuovo comandamento: che voi vi amiate gli uni gli altri; acciocchè, come io vi ho amati, voi ancora vi amiate gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che voi siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri Simon Pietro gli disse: Signore, dove vai? Gesù gli rispose: Là ove io vo, tu non puoi ora seguitarmi; ma mi seguiterai poi appresso. Pietro gli disse: Signore, perchè non posso io ora seguitarti? io metterò la vita mia per te. Gesù gli rispose: Tu metterai la vita tua per me? in verità, in verità, io ti dico che il gallo non canterà, che tu non mi abbi rinnegato tre volte Il vostro cuore non sia turbato; voi credete in Dio, credete ancora in me. Nella casa del Padre mio vi son molte stanze; se no, io ve l’avrei detto; io vo ad apparecchiarvi il luogo. E quando io sarò andato, e vi avrò apparecchiato il luogo, verrò di nuovo, e vi accoglierò appresso di me, acciocchè dove io sono, siate ancora voi Voi sapete ove io vo, e sapete anche la via. Toma gli disse: Signore, noi non sappiamo ove tu vai; come dunque possiamo saper la via? Gesù gli disse: Io son la via, la verità, e la vita; niuno viene al Padre se non per me. Se voi mi aveste conosciuto, conoscereste anche il Padre; e fin da ora lo conoscete, e l’avete veduto. Filippo gli disse: Signore, mostraci il Padre, e ciò ci basta. Gesù gli disse: Cotanto tempo sono io già con voi, e tu non mi hai conosciuto, Filippo? chi mi ha veduto ha veduto il Padre; come dunque dici tu: Mostraci il Padre? Non credi tu che io son nel Padre, e che il Padre è in me? le parole che io vi ragiono, non le ragiono da me stesso; e il Padre, che dimora in me, è quel che fa le opere. Credetemi ch’io son nel Padre, e che il Padre è in me; se no, credetemi per esse opere In verità, in verità, io vi dico, che chi crede in me farà anch’egli le opere le quali io fo; anzi ne farà delle maggiori di queste, perciocchè io me ne vo al Padre. Ed ogni cosa che voi avrete chiesta nel nome mio, quella farò; acciocchè il Padre sia glorificato nel Figliuolo. Se voi chiedete cosa alcuna nel nome mio, io la farò Se voi mi amate, osservate i miei comandamenti. Ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore, che dimori con voi in perpetuo. Cioè lo Spirito della verità, il quale il mondo non può ricevere; perciocchè non lo vede, e non lo conosce; ma voi lo conoscete; perciocchè dimora appresso di voi, e sarà in voi Io non vi lascerò orfani; io tornerò a voi. Fra qui ed un poco di tempo, il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete; perciocchè io vivo, e voi ancora vivrete. In quel giorno voi conoscerete che io son nel Padre mio, e che voi siete in me, ed io in voi. Chi ha i miei comandamenti, e li osserva, esso è quel che mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio; ed io ancora l’amerò, e me gli manifesterò. Giuda, non l’Iscariot, gli disse: Signore, che vuol dire che tu ti manifesterai a noi, e non al mondo? Gesù rispose, e gli disse: Se alcuno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l’amerà; e noi verremo a lui, e faremo dimora presso lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi udite, non è mia, ma del Padre che mi ha mandato Io vi ho ragionate queste cose, dimorando appresso di voi. Ma il Consolatore, cioè lo Spirito Santo, il quale il Padre manderà nel nome mio, esso v’insegnerà ogni cosa, e vi rammemorerà tutte le cose che io vi ho dette. Io vi lascio pace, io vi do la mia pace: io non ve la do, come il mondo la dà; il vostro cuore non sia turbato, e non si spaventi Voi avete udito che io vi ho detto: Io me ne vo, e tornerò a voi; se voi mi amaste, certo voi vi rallegrereste di ciò che ho detto: Io me ne vo al Padre; poichè il Padre è maggiore di me. Ed ora, io ve l’ho detto, innanzi che sia avvenuto; acciocchè, quando sarà avvenuto, voi crediate. Io non parlerò più molto con voi; perciocchè il principe di questo mondo viene, e non ha nulla in me. Ma quest’è, acciocchè il mondo conosca che io amo il Padre, e che fo come il Padre mi ha ordinato. Levatevi, andiamcene di qui IO son la vera vite, e il Padre mio è il vignaiuolo. Egli toglie via ogni tralcio che in me non porta frutto; ma ogni tralcio che porta frutto egli lo rimonda, acciocchè ne porti vie più. Già siete voi mondi, per la parola che io vi ho detta. Dimorate in me, ed io dimorerò in voi; siccome il tralcio non può portar frutto da sè stesso, se non dimora nella vite, così nè anche voi, se non dimorate in me. Io son la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me, ed io in lui, esso porta molto frutto, poichè fuor di me non potete far nulla. Se alcuno non dimora in me, è gettato fuori, come il sermento, e si secca; poi cotali sermenti son raccolti, e son gettati nel fuoco, e si bruciano. Se voi dimorate in me, e le mie parole dimorano in voi, voi domanderete ciò che vorrete, e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio, che voi portiate molto frutto; e così sarete miei discepoli Come il Padre mi ha amato, io altresì ho amati voi; dimorate nel mio amore. Se voi osservate i miei comandamenti, voi dimorerete nel mio amore; siccome io ho osservati i comandamenti del Padre mio, e dimoro nel suo amore. Queste cose vi ho io ragionate, acciocchè la mia allegrezza dimori in voi, e la vostra allegrezza sia compiuta. Quest’è il mio comandamento: Che voi vi amiate gli uni gli altri, come io ho amati voi. Niuno ha maggiore amor di questo: di metter la vita sua per i suoi amici. Voi sarete miei amici, se fate tutte le cose che io vi comando. Io non vi chiamo più servi, perciocchè il servo non sa ciò che fa il suo signore; ma io vi ho chiamati amici, perciocchè vi ho fatte assaper tutte le cose che ho udite dal Padre mio. Voi non avete eletto me, ma io ho eletti voi; e vi ho costituiti, acciocchè andiate, e portiate frutto, e il vostro frutto sia permanente; acciocchè qualunque cosa chiederete al Padre nel mio nome, egli ve la dia. Io vi comando queste cose, acciocchè vi amiate gli uni gli altri Se il mondo vi odia, sappiate che egli mi ha odiato prima di voi. Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che sarebbe suo; ma, perciocchè voi non siete del mondo, anzi io vi ho eletti dal mondo, perciò vi odia il mondo. Ricordatevi delle parole che io vi ho dette: Che il servitore non è da più del suo signore; se hanno perseguito me, perseguiranno ancora voi; se hanno osservate le mie parole, osserveranno ancora le vostre. Ma vi faranno tutte queste cose per lo mio nome; perciocchè non conoscono colui che mi ha mandato. Se io non fossi venuto, e non avessi lor parlato, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno scusa alcuna del lor peccato. Chi odia me, odia eziandio il Padre mio. Se io non avessi fatte tra loro opere quali niuno altro ha fatte, non avrebbero alcun peccato; ma ora essi le hanno vedute, ed hanno odiato me, ed il Padre mio. Ma questo è acciocchè si adempia la parola scritta nella lor legge: M’hanno odiato senza cagione Ma, quando sarà venuto il Consolatore, il quale io vi manderò dal Padre, che è lo Spirito della verità, il qual procede dal Padre mio, esso testimonierà di me. E voi ancora ne testimonierete, poichè dal principio siete meco IO vi ho dette queste cose, acciocchè non siate scandalezzati. Vi sbandiranno dalle sinagoghe; anzi l’ora viene che chiunque vi ucciderà penserà far servigio a Dio. E vi faranno queste cose, perciocchè non hanno conosciuto il Padre, nè me. Ma io vi ho dette queste cose, acciocchè, quando quell’ora sarà venuta, voi vi ricordiate ch’io ve le ho dette; or da principio non vi dissi queste cose, perciocchè io era con voi. Ma ora io me ne vo a colui che mi ha mandato; e niun di voi mi domanda: Ove vai? Anzi, perciocchè io vi ho dette queste cose, la tristizia vi ha ripieno il cuore Ma pure io vi dico la verità: Egli v’è utile ch’io me ne vada, perciocchè, se io non me ne vo, il Consolatore non verrà a voi; ma se io me ne vo, io ve lo manderò. E quando esso sarà venuto, convincerà il mondo di peccato, di giustizia e di giudicio. Di peccato, perciocchè non credono in me; di giustizia, perciocchè io me ne vo al Padre mio, e voi non mi vedrete più; di giudicio, perciocchè il principe di questo mondo è già giudicato. Io ho ancora cose assai a dirvi, ma voi non le potete ora portare. Ma, quando colui sarà venuto, cioè lo Spirito di verità, egli vi guiderà in ogni verità; perciocchè egli non parlerà da sè stesso, ma dirà tutte le cose che avrà udite, e vi annunzierà le cose a venire. Esso mi glorificherà, perciocchè prenderà del mio, e ve l’annunzierà. Tutte le cose che ha il Padre son mie: perciò ho detto ch’egli prenderà del mio, e ve l’annunzierà Fra poco voi non mi vedrete; e di nuovo, fra poco voi mi vedrete; perciocchè io me ne vo al Padre. Laonde alcuni de’ suoi discepoli dissero gli uni agli altri: Che cosa è questo ch’egli ci dice: Fra poco voi non mi vedrete; e di nuovo: Fra poco mi vedrete? e: Perciocchè io me ne vo al Padre? Dicevano adunque: Che cosa è questo fra poco, ch’egli dice? noi non sappiam ciò ch’egli si dica. Gesù adunque conobbe che lo volevano domandare, e disse loro: Domandate voi gli uni gli altri di ciò ch’io ho detto: Fra poco voi non mi vedrete? e di nuovo: Fra poco voi mi vedrete? In verità, in verità, io vi dico, che voi piangerete, e farete cordoglio; e il mondo si rallegrerà, e voi sarete contristati; ma la vostra tristizia sarà mutata in letizia. La donna, quando partorisce, sente dolori, perciocchè il suo termine è venuto; ma, dopo che ha partorito il fanciullino, ella non si ricorda più dell’angoscia, per l’allegrezza che sia nata una creatura umana al mondo. Voi dunque altresì avete ora tristizia, ma io vi vedrò di nuovo, e il vostro cuore si rallegrerà, e niuno vi torrà la vostra letizia E in quel giorno voi non mi domanderete di nulla. In verità, in verità, io vi dico, che tutte le cose che domanderete al Padre, nel nome mio, egli ve le darà. Fino ad ora voi non avete domandato nulla nel nome mio; domandate e riceverete, acciocchè la vostra letizia sia compiuta. Io vi ho ragionate queste cose in similitudini; ma l’ora viene che io non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi ragionerò del Padre. In quel giorno voi chiederete nel nome mio; ed io non vi dico ch’io pregherò il Padre per voi. Perciocchè il Padre stesso vi ama; perciocchè voi mi avete amato, ed avete creduto ch’io son proceduto da Dio Io son proceduto dal Padre, e son venuto nel mondo; di nuovo io lascio il mondo, e vo al Padre. I suoi discepoli gli dissero: Ecco, tu parli ora apertamente, e non dici alcuna similitudine. Or noi sappiamo che tu sai ogni cosa, e non hai bisogno che alcun ti domandi; perciò crediamo che tu sei proceduto da Dio. Gesù rispose loro: Ora credete voi? Ecco, l’ora viene, e già è venuta, che sarete dispersi, ciascuno in casa sua, e mi lascerete solo; ma io non son solo, perciocchè il Padre è meco. Io vi ho dette queste cose, acciocchè abbiate pace in me; voi avrete tribolazione nel mondo; ma state di buon cuore, io ho vinto il mondo QUESTE cose disse Gesù; poi alzò gli occhi al cielo, e disse: Padre, l’ora è venuta; glorifica il tuo Figliuolo, acciocchè altresì il Figliuolo glorifichi te, secondo che tu gli hai data podestà sopra ogni carne, acciocchè egli dia vita eterna a tutti coloro che tu gli hai dati. Or questa è la vita eterna, che conoscano te, che sei il solo vero Iddio, e Gesù Cristo, che tu hai mandato. Io ti ho glorificato in terra; io ho adempiuta l’opera che tu mi hai data a fare. Ora dunque, tu, Padre, glorificami appo te stesso, della gloria che io ho avuta appo te, avanti che il mondo fosse Io ho manifestato il nome tuo agli uomini, i quali tu mi hai dati del mondo; erano tuoi, e tu me li hai dati, ed essi hanno osservata la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che tu mi hai date son da te. Perciocchè io ho date loro le parole che tu mi hai date, ed essi le hanno ricevute, ed hanno veramente conosciuto che io son proceduto da te, ed hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; io non prego per lo mondo, ma per coloro che tu mi hai dati, perciocchè sono tuoi. E tutte le cose mie sono tue, e le cose tue sono mie; ed io sono in essi glorificato Ed io non sono più nel mondo, ma costoro son nel mondo, ed io vo a te. Padre santo, conservali nel tuo nome, essi che tu mi hai dati, acciocchè sieno una stessa cosa come noi. Quand’io era con loro nel mondo, io li conservava nel nome tuo; io ho guardati coloro che tu mi hai dati, e niun di loro è perito, se non il figliuol della perdizione, acciocchè la scrittura fosse adempiuta. Or al presente io vengo a te, e dico queste cose nel mondo, acciocchè abbiano in loro la mia allegrezza compiuta. Io ho loro data la tua parola, e il mondo li ha odiati, perciocchè non son del mondo, siccome io non son del mondo. Io non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li guardi dal maligno. Essi non son del mondo, siccome io non son del mondo Santificali nella tua verità; la tua parola è verità. Siccome tu mi hai mandato nel mondo, io altresì li ho mandati nel mondo. E per loro santifico me stesso; acciocchè essi ancora sieno santificati in verità Or io non prego sol per costoro, ma ancora per coloro che crederanno in me per la lor parola. Acciocchè tutti sieno una stessa cosa, come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te; acciocchè essi altresì sieno una stessa cosa in noi; affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato. Ed io ho data loro la gloria che tu hai data a me, acciocchè sieno una stessa cosa, siccome noi siamo una stessa cosa. Io sono in loro, e tu sei in me; acciocchè essi sieno compiuti in una stessa cosa, ed acciocchè il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che tu li hai amati, come tu hai amato me Padre, io voglio che dove son io, sieno ancor meco coloro che tu mi hai dati, acciocchè veggano la mia gloria, la quale tu mi hai data; perciocchè tu mi hai amato avanti la fondazion del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto; ma io ti ho conosciuto, e costoro hanno conosciuto che tu mi hai mandato. Ed io ho loro fatto conoscere il tuo nome, e lo farò conoscere ancora, acciocchè l’amore, del quale tu mi hai amato, sia in loro, ed io in loro GESÙ, avendo dette queste cose, uscì co’ suoi discepoli, e andò di là dal torrente di Chedron, ove era un orto, nel quale entrò egli ed i suoi discepoli. Or Giuda, che lo tradiva, sapeva anch’egli il luogo; perciocchè Gesù s’era molte volte accolto là co’ suoi discepoli. Giuda adunque, presa la schiera, e de’ sergenti, da’ principali sacerdoti, e da’ Farisei, venne là con lanterne, e torce, ed armi. Laonde Gesù, sapendo tutte le cose che gli avverrebbero, uscì, e disse loro: Chi cercate? Essi gli risposero: Gesù il Nazareo. Gesù disse loro: Io son desso. Or Giuda che lo tradiva era anch’egli presente con loro. Come adunque egli ebbe detto loro: Io son desso, andarono a ritroso, e caddero in terra. Egli adunque di nuovo domandò loro: Chi cercate? Essi dissero: Gesù il Nazareo. Gesù rispose: Io vi ho detto ch’io son desso; se dunque cercate me, lasciate andar costoro. Acciocchè si adempiesse ciò ch’egli avea detto: Io non ho perduto alcuno di coloro che tu mi hai dati. E Simon Pietro, avendo una spada, la trasse, e percosse il servitore del sommo sacerdote, e gli ricise l’orecchio destro; or quel servitore avea nome Malco. E Gesù disse a Pietro: Riponi la tua spada nella guaina; non berrei io il calice il quale il Padre mi ha dato? LA schiera adunque, e il capitano, e i sergenti de’ Giudei, presero Gesù, e lo legarono E prima lo menarono ad Anna; perciocchè egli era suocero di Caiafa, il quale era sommo sacerdote di quell’anno; ed Anna lo rimandò legato a Caiafa, sommo sacerdote. Or Caiafa era quel che avea consigliato a’ Giudei, ch’egli era utile che un uomo morisse per lo popolo. Or Simon Pietro ed un altro discepolo seguitavano Gesù; e quel discepolo era noto al sommo sacerdote, laonde egli entrò con Gesù nella corte del sommo sacerdote. Ma Pietro stava di fuori alla porta. Quell’altro discepolo adunque, ch’era noto al sommo sacerdote, uscì, e fece motto alla portinaia, e fece entrar Pietro. E la fante portinaia disse a Pietro: Non sei ancor tu de’ discepoli di quest’uomo? Egli disse: Non sono. Ora i servitori, e i sergenti, stavano quivi ritti, avendo accesi de’ carboni, e si scaldavano, perciocchè faceva freddo; e Pietro stava in piè con loro, e si scaldava. Or il sommo sacerdote domandò Gesù intorno a’ suoi discepoli, ed alla sua dottrina. Gesù gli rispose: Io ho apertamente parlato al mondo; io ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, ove i Giudei si raunano d’ogni luogo, e non ho detto niente in occulto. Perchè mi domandi tu? domanda coloro che hanno udito ciò ch’io ho lor detto; ecco, essi sanno le cose ch’io ho dette. Ora quando Gesù ebbe dette queste cose, un de’ sergenti, ch’era quivi presente, gli diede una bacchettata, dicendo: Così rispondi tu al sommo sacerdote? Gesù gli rispose: Se io ho mal parlato, testimonia del male; ma, se ho parlato bene, perchè mi percuoti? Anna adunque l’avea rimandato legato a Caiafa, sommo sacerdote. E Simon Pietro era quivi presente, e si scaldava. Laonde gli dissero: Non sei ancor tu de’ suoi discepoli? Ed egli lo negò, e disse: Non sono. Ed uno dei servitori del sommo sacerdote, parente di colui a cui Pietro avea tagliato l’orecchio, disse: Non ti vidi io nell’orto con lui? E Pietro da capo lo negò, e subito il gallo cantò POI menarono Gesù da Caiafa nel palazzo; or era mattina, ed essi non entrarono nel palazzo, per non contaminarsi, ma per poter mangiar la pasqua. Pilato adunque uscì a loro, e disse: Quale accusa portate voi contro a quest’uomo? Essi risposero, e gli dissero: Se costui non fosse malfattore, noi non te l’avremmo dato nelle mani. Laonde Pilato disse loro: Pigliatelo voi, e giudicatelo secondo la vostra legge. Ma i Giudei gli dissero: A noi non è lecito di far morire alcuno. Acciocchè si adempiesse quello che Gesù avea detto, significando di qual morte morrebbe. Pilato adunque rientrò nel palazzo, e chiamò Gesù, e gli disse: Se’ tu il Re de’ Giudei? Gesù gli rispose: Dici tu questo da te stesso, o pur te l’hanno altri detto di me? Pilato gli rispose: Son io Giudeo? la tua nazione, e i principali sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che hai tu fatto? Gesù rispose: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei ministri contenderebbero, acciocchè io non fossi dato in man de’ Giudei; ma ora il mio regno non è di qui. Laonde Pilato gli disse: Dunque sei tu Re? Gesù rispose: Tu il dici; perciocchè io son Re; per questo sono io nato, e per questo son venuto nel mondo, per testimoniar della verità; chiunque è della verità ascolta la mia voce. Pilato gli disse: Che cosa è verità? E detto questo, di nuovo uscì a’ Giudei, e disse loro: Io non trovo alcun misfatto in lui. Or voi avete una usanza ch’io vi liberi uno nella pasqua; volete voi adunque ch’io vi liberi il Re de’ Giudei? E tutti gridarono di nuovo, dicendo: Non costui, anzi Barabba. Or Barabba era un ladrone Allora adunque Pilato prese Gesù, e lo flagellò. Ed i soldati, contesta una corona di spine, gliela posero in sul capo, e gli misero attorno un ammanto di porpora, e dicevano: Ben ti sia, o Re de’ Giudei; e gli davan delle bacchettate. E Pilato uscì di nuovo, e disse loro: Ecco, io ve lo meno fuori, acciocchè sappiate ch’io non trovo in lui alcun maleficio. Gesù adunque uscì, portando la corona di spine, e l’ammanto di porpora. E Pilato disse loro: Ecco l’uomo. Ed i principali sacerdoti, ed i sergenti, quando lo videro, gridarono, dicendo: Crocifiggilo, crocifiggilo. Pilato disse loro: Prendetelo voi, e crocifiggetelo, perciocchè io non trovo alcun maleficio in lui. I Giudei gli risposero: Noi abbiamo una legge; e secondo la nostra legge, egli deve morire; perciocchè egli si è fatto Figliuol di Dio. Pilato adunque, quando ebbe udite quelle parole, temette maggiormente. E rientrò nel palazzo, e disse a Gesù: Onde sei tu? Ma Gesù non gli diede alcuna risposta. Laonde Pilato gli disse: Non mi parli tu? non sai tu ch’io ho podestà di crocifiggerti, e podestà di liberarti? Gesù rispose: Tu non avresti alcuna podestà contro a me, se ciò non ti fosse dato da alto; perciò, colui che mi t’ha dato nelle mani ha maggior peccato. Da quell’ora Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridavano, dicendo: Se tu liberi costui, tu non sei amico di Cesare: chiunque si fa re si oppone a Cesare. Pilato adunque, avendo udite queste parole, menò fuori Gesù, e si pose a sedere in sul tribunale, nel luogo detto Lastrico, ed in Ebreo Gabbata or era la preparazione della pasqua, ed era intorno all’ora sesta; e disse a’ Giudei: Ecco il vostro Re. Ma essi gridarono: Togli, togli, crocifiggilo. Pilato disse loro: Crocifiggerò io il vostro Re? I principali sacerdoti risposero: Noi non abbiamo altro re che Cesare Allora adunque egli lo diede lor nelle mani, acciocchè fosse crocifisso. Ed essi presero Gesù, e lo menarono via. ED egli, portando la sua croce, uscì al luogo detto del Teschio, il quale in Ebreo si chiama Golgota. E quivi lo crocifissero, e con lui due altri, l’uno di qua, e l’altro di là, e Gesù in mezzo Or Pilato scrisse ancora un titolo, e lo pose sopra la croce; e v’era scritto: GESÙ IL NAZAREO, IL RE DE’ GIUDEI. Molti adunque de’ Giudei lessero questo titolo, perciocchè il luogo ove Gesù fu crocifisso era vicin della città; e quello era scritto in Ebreo, in Greco, e in Latino. Laonde i principali sacerdoti de’ Giudei dissero a Pilato: Non iscrivere: Il Re de’ Giudei; ma che costui ha detto: Io sono il Re de’ Giudei. Pilato rispose: Io ho scritto ciò ch’io ho scritto. Or i soldati, quando ebber crocifisso Gesù, presero i suoi panni, e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato, e la tonica. Or la tonica era senza cucitura, tessuta tutta al di lungo fin da capo; laonde dissero gli uni agli altri: Non la stracciamo, ma tiriamone le sorti, a cui ella ha da essere, acciocchè si adempiesse la scrittura, che dice: Hanno spartiti fra loro i miei panni, ed hanno tratta la sorte sopra la mia vesta. I soldati adunque fecero queste cose. Or presso della croce di Gesù stava sua madre, e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena. Laonde Gesù, veggendo quivi presente sua madre, e il discepolo ch’egli amava, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figliuolo! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell’ora quel discepolo l’accolse in casa sua. Poi appresso, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, acciocchè la scrittura si adempiesse, disse: Io ho sete. Or quivi era posto un vaso pien d’aceto. Coloro adunque, empiuta di quell’aceto una spugna, e postala intorno a dell’isopo, gliela porsero alla bocca. Quando adunque Gesù ebbe preso l’aceto, disse: Ogni cosa è compiuta. E chinato il capo, rendè lo spirito Or i Giudei pregarono Pilato che si fiaccasser loro le gambe, e che si togliesser via; acciocchè i corpi non restassero in su la croce nel sabato, perciocchè era la preparazione; e quel giorno del sabato era un gran giorno. I soldati adunque vennero, e fiaccarono le gambe al primo, e poi anche all’altro, ch’era stato crocifisso con lui. Ma essendo venuti a Gesù, come videro che egli già era morto, non gli fiaccarono le gambe. Ma uno de’ soldati gli forò il costato con una lancia, e subito ne uscì sangue ed acqua. E colui che l’ha veduto ne rendè testimonianza, e la sua testimonianza è verace; ed esso sa che egli dice cose vere, acciocchè voi crediate. Perciocchè queste cose sono avvenute, acciocchè la scrittura fosse adempiuta: Niun osso d’esso sarà fiaccato. Ed ancora un’altra scrittura dice: Essi vedranno colui che han trafitto DOPO queste cose, Giuseppe da Arimatea, il quale era discepolo di Gesù, ma occulto, per tema de’ Giudei, chiese a Pilato di poter togliere il corpo di Gesù, e Pilato gliel permise. Egli adunque venne, e tolse il corpo di Gesù. Or venne anche Nicodemo, che al principio era venuto a Gesù di notte, portando intorno a cento libbre d’una composizione di mirra, e d’aloe. Essi adunque presero il corpo di Gesù, e l’involsero in lenzuoli, con quegli aromati; secondo ch’è l’usanza de’ Giudei d’imbalsamare. Or nel luogo, ove egli fu crocifisso, era un orto, e nell’orto un monumento nuovo, ove niuno era stato ancora posto. Quivi adunque posero Gesù, per cagion della preparazion de’ Giudei, perciocchè il monumento era vicino OR il primo giorno della settimana, la mattina, essendo ancora scuro, Maria Maddalena venne al monumento, e vide che la pietra era stata rimossa dal monumento. Laonde ella se ne corse, e venne a Simon Pietro ed all’altro discepolo, il qual Gesù amava, e disse loro: Hanno tolto dal monumento il Signore, e noi non sappiamo ove l’abbian posto. Pietro adunque, e l’altro discepolo uscirono fuori, e vennero al monumento. Or correvano amendue insieme; ma quell’altro discepolo corse innanzi più prestamente che Pietro, e venne il primo al monumento. E chinatosi vide le lenzuola che giacevano nel monumento; ma non vi entrò. E Simon Pietro, che lo seguitava, venne, ed entrò nel monumento, e vide le lenzuola che giacevano, e lo sciugatoio ch’era sopra il capo di Gesù, il qual non giaceva con le lenzuola, ma era involto da parte in un luogo. Allora adunque l’altro discepolo ch’era venuto il primo al monumento, vi entrò anch’egli, e vide, e credette. Perciocchè essi non aveano ancora conoscenza della scrittura: che conveniva ch’egli risuscitasse da’ morti. I discepoli adunque se ne andarono di nuovo a casa loro MA Maria se ne stava presso al monumento, piangendo di fuori; e mentre piangeva, si chinò dentro al monumento. E vide due angeli, vestiti di bianco, i quali sedevano, l’uno dal capo, l’altro da’ piedi del luogo ove il corpo di Gesù era giaciuto. Ed essi le dissero: Donna, perchè piangi? Ella disse loro: Perciocchè hanno tolto il mio Signore, ed io non so ove l’abbiano posto. E detto questo, ella si rivolse indietro e vide Gesù, che stava quivi in piè; ed ella non sapeva ch’egli fosse Gesù. Gesù le disse: Donna, perchè piangi? chi cerchi? Ella, pensando ch’egli fosse l’ortolano, gli disse: Signore, se tu l’hai portato via, dimmi ove tu l’hai posto, ed io lo torrò. Gesù le disse: Maria! Ed ella, rivoltasi, gli disse: Rabboni! che vuol dire: Maestro. Gesù le disse: Non toccarmi, perciocchè io non sono ancora salito al Padre mio; ma va’ a’ miei fratelli, e di’ loro, ch’io salgo al Padre mio, ed al Padre vostro; ed all’Iddio mio, ed all’Iddio vostro. Maria Maddalena venne, annunziando a’ discepoli ch’ella avea veduto il Signore, e ch’egli aveale dette quelle cose ORA, quando fu sera, in quell’istesso giorno ch’era il primo della settimana; ed essendo le porte del luogo, ove erano raunati i discepoli, serrate per tema de’ Giudei, Gesù venne, e si presentò quivi in mezzo, e disse loro: Pace a voi! E detto questo, mostrò loro le sue mani, ed il costato. I discepoli adunque, veduto il Signore, si rallegrarono. E Gesù di nuovo disse loro: Pace a voi! come il Padre mi ha mandato, così vi mando io. E detto questo, soffiò loro nel viso; e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A cui voi avrete rimessi i peccati saran rimessi, ed a cui li avrete ritenuti saran ritenuti. Or Toma, detto Didimo, l’un de’ dodici, non era con loro, quando Gesù venne. Gli altri discepoli adunque gli dissero: Noi abbiam veduto il Signore. Ma egli disse loro: Se io non veggo nelle sue mani il segnal de’ chiodi, e se non metto il dito nel segnal de’ chiodi, e la mano nel suo costato, io non lo crederò Ed otto giorni appresso, i discepoli eran di nuovo dentro la casa, e Toma era con loro. E Gesù venne, essendo le porte serrate, e si presentò quivi in mezzo, e disse: Pace a voi! Poi disse a Toma: Porgi qua il dito, e vedi le mie mani; porgi anche la mano, e mettila nel mio costato; e non sii incredulo, anzi credente. E Toma rispose, e gli disse: Signor mio, e Iddio mio! Gesù gli disse: Perciocchè tu hai veduto, Toma, tu hai creduto; beati coloro che non hanno veduto, ed hanno creduto. Or Gesù fece ancora, in presenza dei suoi discepoli, molti altri miracoli, i quali non sono scritti in questo libro. Ma queste cose sono scritte, acciocchè voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuol di Dio; ed acciocchè, credendo, abbiate vita nel nome suo DOPO queste cose, Gesù si fece vedere di nuovo a’ discepoli presso al mar di Tiberiade; e si fece vedere in questa maniera. Simon Pietro, e Toma detto Didimo, e Natanaele, ch’era da Cana di Galilea, ed i figliuoli di Zebedeo, e due altri dei discepoli d’esso, erano insieme. Simon Pietro disse loro: Io me ne vo a pescare. Essi gli dissero: Ancor noi veniam teco. Così uscirono, e montarono prestamente nella navicella, e in quella notte non presero nulla. Ma, essendo già mattina, Gesù si presentò in su la riva; tuttavia i discepoli non conobbero ch’egli era Gesù. E Gesù disse loro: Figliuoli, avete voi alcun pesce? Essi gli risposero: No. Ed egli disse loro: Gettate la rete al lato destro della navicella, e ne troverete. Essi adunque la gettarono, e non potevano più trarla, per la moltitudine dei pesci. Laonde quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: Egli è il Signore. E Simon Pietro, udito ch’egli era il Signore, succinse la sua veste perciocchè egli era nudo, e si gettò nel mare. Ma gli altri discepoli vennero in su la navicella perciocchè non erano molto lontan dalla terra, ma solo intorno a dugento cubiti, traendo la rete piena di pesci. Come adunque furono smontati in terra, videro delle brace poste, e del pesce messovi su, e del pane. Gesù disse loro: Portate qua de’ pesci che ora avete presi. Simon Pietro montò nella navicella, e trasse la rete in terra, piena di cencinquantatre grossi pesci; e benchè ve ne fossero tanti, la rete però non si stracciò. Gesù disse loro: Venite, e desinate. Or niuno de’ discepoli ardiva domandarlo: Tu chi sei? sapendo ch’egli era il Signore. Gesù adunque venne, e prese il pane, e ne diede loro; e del pesce simigliantemente. Questa fu già la terza volta che Gesù si fece vedere a’ suoi discepoli, dopo che fu risuscitato da’ morti Ora, dopo ch’ebbero desinato, Gesù disse a Simon Pietro: Simon di Giona, m’ami tu più che costoro? Egli gli disse: Veramente, Signore, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci i miei agnelli. Gli disse ancora la seconda volta: Simon di Giona, m’ami tu? Egli gli disse: Veramente, Signore, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore. Gli disse la terza volta: Simon di Giona, m’ami tu? Pietro s’attristò ch’egli gli avesse detto fino a tre volte: M’ami tu? E gli disse: Signore, tu sai ogni cosa, tu sai ch’io t’amo. Gesù gli disse: Pasci le mie pecore. In verità, in verità, io ti dico, che quando tu eri giovane, tu ti cingevi, e andavi ove volevi; ma, quando sarai vecchio, tu stenderai le tue mani, ed un altro ti cingerà, e ti condurrà là ove tu non vorresti. Or disse ciò, significando di qual morte egli glorificherebbe Iddio. E detto questo, gli disse: Seguitami Or Pietro, rivoltosi, vide venir dietro a sè il discepolo che Gesù amava, il quale eziandio nella cena era coricato in sul petto di Gesù, ed avea detto: Signore, chi è colui che ti tradisce? Pietro, avendolo veduto, disse a Gesù: Signore, e costui, che? Gesù gli disse: Se io voglio ch’egli dimori finch’io venga, che tocca ciò a te? tu seguitami. Laonde questo dire si sparse tra i fratelli, che quel discepolo non morrebbe; ma Gesù non avea detto a Pietro ch’egli non morrebbe; ma: Se io voglio ch’egli dimori finch’io venga, che tocca ciò a te? Quest’è quel discepolo, che testimonia di queste cose, e che ha scritte queste cose; e noi sappiamo che la sua testimonianza è verace. Or vi sono ancora molte altre cose, che Gesù ha fatte, le quali, se fossero scritte ad una ad una, io non penso che nel mondo stesso capissero i libri che se ne scriverebbero. Amen IO ho fatto il primo trattato, o Teofilo, intorno a tutte le cose che Gesù prese a fare, e ad insegnare, infino al giorno ch’egli fu accolto in alto, dopo aver dati mandamenti per lo Spirito Santo agli apostoli, i quali egli avea eletti. A’ quali ancora, dopo aver sofferto, si presentò vivente, con molte certe prove, essendo da loro veduto per quaranta giorni, e ragionando delle cose appartenenti al regno di Dio. E, ritrovandosi con loro, ordinò loro che non si dipartissero di Gerusalemme; ma che aspettassero la promessa del Padre, la quale, diss’egli, voi avete udita da me. Perciocchè Giovanni battezzò con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo, fra qui e non molti giorni Essi adunque, essendo raunati, lo domandarono, dicendo: Signore, sarà egli in questo tempo, che tu restituirai il regno ad Israele? Ma egli disse loro: Egli non istà a voi di sapere i tempi, e le stagioni, le quali il Padre ha messe nella sua propria podestà. Ma voi riceverete la virtù dello Spirito Santo, il qual verrà sopra voi; e mi sarete testimoni, e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea, e in Samaria, infino all’estremità della terra. E, dette queste cose, fu elevato, essi veggendolo; ed una nuvola lo ricevette, e lo tolse d’innanzi agli occhi loro. E come essi aveano gli occhi fissi in cielo, mentre egli se ne andava, ecco, due uomini si presentarono loro in vestimenti bianchi. I quali ancora dissero: Uomini Galilei, perchè vi fermate riguardando verso il cielo? Questo Gesù, il quale è stato accolto in cielo d’appresso voi, verrà nella medesima maniera che voi l’avete veduto andare in cielo Allora essi ritornarono in Gerusalemme, dal monte chiamato dell’Uliveto, il quale è presso di Gerusalemme la lunghezza del cammin del sabato. E come furono entrati nella casa, salirono nell’alto solaio, dove dimoravano Pietro, e Giacomo, e Giovanni, ed Andrea, e Filippo, e Toma, e Bartolomeo, e Matteo, e Giacomo d’Alfeo, e Simone il Zelote, e Giuda di Giacomo. Tutti costoro perseveravano di pari consentimento in orazione, e in preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e co’ fratelli di esso ED in que’ giorni, Pietro, levatosi in mezzo de’ discepoli, disse or la moltitudine delle persone tutte insieme era d’intorno a centoventi persone: Uomini fratelli, ei conveniva che questa scrittura si adempiesse, la qual lo Spirito Santo predisse per la bocca di Davide, intorno a Giuda, che fu la guida di coloro che presero Gesù. Perciocchè egli era stato assunto nel nostro numero, ed avea ottenuta la sorte di questo ministerio. Egli adunque acquistò un campo del premio d’ingiustizia; ed essendosi precipitato, crepò per lo mezzo, e tutte le sue interiora si sparsero. E ciò è venuto a notizia a tutti gli abitanti di Gerusalemme; talchè quel campo, nel lor proprio linguaggio, è stato chiamato Acheldama, che vuol dire: Campo di sangue. Perciocchè egli è scritto nel libro de’ Salmi: Divenga la sua stanza deserta, e non vi sia chi abiti in essa; e: Un altro prenda il suo ufficio. Egli si conviene adunque, che d’infra gli uomini che sono stati nella nostra compagnia, in tutto il tempo che il Signor Gesù è andato e venuto fra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni, fino al giorno ch’egli fu accolto in alto d’appresso noi, un d’essi sia fatto testimonio con noi della risurrezione d’esso. E ne furono presentati due: Giuseppe, detto Barsaba, il quale era soprannominato Giusto, e Mattia. Ed orando, dissero: Tu, Signore, che conosci i cuori di tutti, mostra qual di questi due tu hai eletto, per ricever la sorte di questo ministerio ed apostolato, dal quale Giuda si è sviato, per andare al suo luogo. E trassero le sorti loro, e la sorte cadde sopra Mattia, ed egli fu per comuni voti aggiunto agli undici apostoli E COME il giorno della Pentecosta fu giunto, tutti erano insieme di pari consentimento. E di subito si fece dal cielo un suono, come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempiè tutta la casa, dove essi sedevano. Ed apparvero loro delle lingue spartite, come di fuoco; e ciascuna d’esse si posò sopra ciascun di loro. E tutti furono ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlar lingue straniere, secondo che lo Spirito dava loro a ragionare Or in Gerusalemme dimoravano dei Giudei, uomini religiosi, d’ogni nazione di sotto il cielo. Ora, essendosi fatto quel suono, la moltitudine si radunò, e fu confusa; perciocchè ciascun di loro li udiva parlar nel suo proprio linguaggio. E tutti stupivano, e si maravigliavano, dicendo gli uni agli altri: Ecco, tutti costoro che parlano non son eglino Galilei? Come adunque li udiam noi parlare ciascuno nel nostro proprio natio linguaggio? Noi Parti, e Medi, ed Elamiti, e quelli che abitiamo in Mesopotamia, in Giudea, ed in Cappadocia, in Ponto, e nell’Asia; nella Frigia, e nella Panfilia; nell’Egitto, e nelle parti della Libia ch’è di rincontro a Cirene; e noi avveniticci Romani; e Giudei, e proseliti; Cretesi, ed Arabi; li udiamo ragionar le cose grandi di Dio ne’ nostri linguaggi. E tutti stupivano, e ne stavan sospesi, dicendo l’uno all’altro: Che vuol esser questo? Ma altri, cavillando, dicevano: Son pieni di vin dolce MA Pietro, levatosi in piè, con gli undici, alzò la sua voce, e ragionò loro, dicendo: Uomini Giudei, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, siavi noto questo, e ricevete le mie parole ne’ vostri orecchi. Perciocchè costoro non son ebbri, come voi stimate, poichè non sono più che le tre ore del giorno. Ma quest’è quello che fu detto dal profeta Gioele: Ed avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli, e le vostre figliuole profetizzeranno; e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno de’ sogni. E in quei giorni io spanderò dello Spirito mio sopra i miei servitori, e sopra le mie serventi; e profetizzeranno. E farò prodigi di sopra nel cielo, e segni di sotto in terra, sangue, e fuoco, e vapor di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue; innanzi che quel grande ed illustre giorno del Signore venga. Ed avverrà, che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo. Uomini Israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareo, uomo di cui Iddio vi ha date delle prove certe con potenti operazioni, e prodigi, e segni, i quali Iddio fece per lui fra voi, come ancora voi sapete; esso, dico, per lo determinato consiglio, e la provvidenza di Dio, vi fu dato nelle mani, e voi lo pigliaste, e per mani d’iniqui lo conficcaste in croce, e l’uccideste. Il quale Iddio ha suscitato, avendo sciolte le doglie della morte; poichè non era possibile ch’egli fosse da essa ritenuto. Perciocchè Davide dice di lui: Io ho avuto del continuo il Signore davanti agli occhi; perciocchè egli è alla mia destra, acciocchè io non sia smosso. Perciò si è rallegrato il cuor mio, ed ha giubilato la lingua mia, ed anche la mia carne abiterà in isperanza. Perciocchè tu non lascerai l’anima mia ne’ luoghi sotterra, e non permetterai che il tuo Santo vegga corruzione. Tu mi hai fatte conoscer le vie della vita, tu mi riempirai di letizia colla tua presenza. Uomini fratelli, ben può liberamente dirvisi intorno al patriarca Davide, che egli è morto, ed è stato seppellito; e il suo monumento è presso noi infino a questo giorno. Egli adunque, essendo profeta, e sapendo che Iddio gli avea con giuramento promesso, che del frutto dei suoi lombi, secondo la carne, susciterebbe il Cristo, per farlo seder sopra il suo trono; antivedendo le cose avvenire, parlò della risurrezion di Cristo, dicendo che l’anima sua non è stata lasciata ne’ luoghi sotterra, e che la sua carne non ha veduta corruzione. Esso Gesù ha Iddio suscitato, di che noi tutti siam testimoni. Egli adunque, essendo stato innalzato dalla destra di Dio, ed avendo ricevuta dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha sparso quello che ora voi vedete, ed udite. Poichè Davide non è salito in cielo; anzi egli stesso dice: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de’ tuoi piedi. Sappia adunque sicuramente tutta la casa d’Israele, che quel Gesù, che voi avete crocifisso, Iddio l’ha fatto Signore, e Cristo OR essi, avendo udite queste cose, furon compunti nel cuore, e dissero a Pietro, ed agli altri apostoli: Fratelli, che dobbiam fare? E Pietro disse loro: Ravvedetevi, e ciascun di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, in remission de’ peccati; e voi riceverete il dono dello Spirito Santo. Perciocchè a voi è fatta la promessa, ed a’ vostri figliuoli, ed a coloro che verranno per molto tempo appresso; a quanti il Signore Iddio nostro ne chiamerà. E con molte parole protestava loro, e li confortava, dicendo: Salvatevi da questa perversa generazione. Coloro adunque, i quali volonterosamente ricevettero la sua parola, furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte intorno a tremila persone Or erano perseveranti nella dottrina degli apostoli, e nella comunione, e nel rompere il pane, e nelle orazioni. Ed ogni persona avea timore; e molti segni e miracoli si facevano dagli apostoli. E tutti coloro che credevano erano insieme, ed aveano ogni cosa comune; e vendevano le possessioni, ed i beni; e li distribuivano a tutti, secondo che ciascuno ne avea bisogno. E perseveravano di pari consentimento ad esser tutti i giorni nel tempio; e rompendo il pane di casa in casa, prendevano il cibo insieme, con letizia, e semplicità di cuore, lodando Iddio, ed avendo grazia presso tutto il popolo. E il Signore aggiungeva alla chiesa ogni giorno coloro che erano salvati OR Pietro e Giovanni salivano insieme al tempio, in su l’ora nona, che è l’ora dell’orazione. E si portava un certo uomo, zoppo dal seno di sua madre, il quale ogni giorno era posto alla porta del tempio detta Bella, per chieder limosina a coloro che entravano nel tempio. Costui, avendo veduto Pietro e Giovanni, che erano per entrar nel tempio, domandò loro la limosina. E Pietro, con Giovanni, affissati in lui gli occhi, disse: Riguarda a noi. Ed egli li riguardava intentamente, aspettando di ricever qualche cosa da loro. Ma Pietro disse: Io non ho nè argento, nè oro; ma quel ch’io ho io tel dono: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareo, levati, e cammina. E presolo per la man destra, lo levò; ed in quello stante, le sue piante e caviglie si raffermarono. Ed egli d’un salto si rizzò in piè, e camminava; ed entrò con loro nel tempio, camminando, e saltando, e lodando Iddio. E tutto il popolo lo vide camminare, e lodare Iddio. E lo riconoscevano, che egli era quel che sedeva in su la Bella porta del tempio, per chieder limosina; e furono ripieni di sbigottimento, e di stupore, per ciò che gli era avvenuto. E mentre quello zoppo ch’era stato sanato teneva abbracciato Pietro e Giovanni; tutto il popolo attonito concorse a loro al portico detto di Salomone E Pietro, veduto ciò, parlò al popolo, dicendo: Uomini Israeliti, perchè vi maravigliate di questo? ovvero, che fissate in noi gli occhi, come se per la nostra propria virtù, o santità, avessimo fatto che costui cammini? L’Iddio di Abrahamo, e d’Isacco, e di Giacobbe, l’Iddio dei nostri padri, ha glorificato il suo Figliuol Gesù, il qual voi metteste in man di Pilato, e rinnegaste davanti a lui, benchè egli giudicasse ch’egli dovesse esser liberato. Ma voi rinnegaste il Santo, e il Giusto, e chiedeste che vi fosse donato un micidiale. Ed uccideste il Principe della vita, il quale Iddio ha suscitato da’ morti; di che noi siam testimoni. E per la fede nel nome d’esso, il nome suo ha raffermato costui il qual voi vedete, e conoscete; e la fede ch’è per esso gli ha data questa intiera disposizion di membra, in presenza di tutti voi. Ma ora, fratelli, io so che lo faceste per ignoranza, come anche i vostri rettori. Ma Iddio ha adempiute in questa maniera le cose ch’egli avea innanzi annunziate per la bocca di tutti i suoi profeti, cioè: che il suo Cristo sofferirebbe. Ravvedetevi adunque, e convertitevi; acciocchè i vostri peccati sien cancellati, e tempi di refrigerio vengano dalla presenza del Signore, ed egli vi mandi Gesù Cristo, che vi è stato destinato; il qual conviene che il cielo tenga accolto, fino a’ tempi del ristoramento di tutte le cose; de’ quali Iddio ha parlato per la bocca di tutti i suoi santi profeti, fin dal principio del mondo. Perciocchè Mosè stesso disse a’ padri: Il Signore Iddio vostro vi susciterà un profeta, d’infra i vostri fratelli, come me; ascoltatelo in tutte le cose ch’egli vi dirà. Ed avverrà che ogni anima, che non avrà ascoltato quel profeta, sarà distrutta d’infra il popolo. Ed anche tutti i profeti, fin da Samuele, e ne’ tempi seguenti, quanti hanno parlato hanno eziandio annunziati questi giorni. Voi siete i figliuoli de’ profeti, e del patto che Iddio fece co’ nostri padri, dicendo ad Abrahamo: E nella tua progenie tutte le nazioni della terra saranno benedette. A voi per i primi, Iddio, dopo aver suscitato Gesù suo Servitore, l’ha mandato per benedirvi, convertendo ciascuno di voi dalle sue malvagità ORA, mentre essi parlavano al popolo, i sacerdoti, e il capo del tempio, e i Sadducei, sopraggiunsero loro; essendo molto crucciosi, perchè ammaestravano il popolo, ed annunziavano in Gesù la risurrezione de’ morti. E misero loro le mani addosso, e li posero in prigione, fino al giorno seguente, perciocchè già era sera. Or molti di coloro che aveano udita la parola credettero; e il numero degli uomini divenne intorno a cinquemila E il dì seguente, i rettori, anziani, e Scribi, si raunarono in Gerusalemme; insieme con Anna, sommo sacerdote; e Caiafa, e Giovanni, ed Alessandro, e tutti quelli che erano del legnaggio sacerdotale. E fatti comparir quivi in mezzo Pietro e Giovanni, domandaron loro: Con qual podestà, o in nome di chi avete voi fatto questo? Allora Pietro, ripieno dello Spirito Santo, disse loro: Rettori del popolo, ed anziani d’Israele; poichè oggi noi siamo esaminati intorno ad un beneficio fatto ad un uomo infermo, per saper come egli è stato sanato; sia noto a tutti voi, ed a tutto il popolo d’Israele, che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareo, che voi avete crocifisso, e il quale Iddio ha suscitato da’ morti; in virtù d’esso comparisce quest’uomo in piena sanità in presenza vostra. Esso è quella pietra, che è stata da voi edificatori sprezzata, la quale è divenuta il capo del cantone. E in niun altro è la salute; poichè non vi è alcun altro nome sotto il cielo, che sia dato agli uomini, per lo quale ci convenga esser salvati. Or essi, veduta la franchezza di Pietro e di Giovanni; ed avendo inteso ch’erano uomini senza lettere, e idioti, si maravigliavano, e riconoscevan bene che erano stati con Gesù. E veggendo quell’uomo ch’era stato guarito quivi presente con loro, non potevano dir nulla incontro Ed avendo lor comandato di uscire dal concistoro, conferivan fra loro, dicendo: Che faremo a questi uomini? poichè egli è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che un evidente miracolo è da loro stato fatto; e noi nol possiamo negare. Ma, acciocchè questo non si spanda maggiormente fra il popolo, divietiam loro con severe minacce, che non parlino più ad alcun uomo in questo nome. Ed avendoli chiamati, ingiunser loro che del tutto non parlassero, e non insegnassero nel nome di Gesù. Ma Pietro, e Giovanni, rispondendo, dissero loro: Giudicate voi, s’egli è giusto nel cospetto di Dio, di ubbidire a voi, anzi che a Dio. Poichè, quant’è a noi, non possiam non parlare le cose che abbiam vedute, ed udite. Ed essi, minacciatili di nuovo, li lasciarono andare, non trovando nulla da poterli castigare, per cagion del popolo; poichè tutti glorificavano Iddio di ciò ch’era stato fatto. Perciocchè l’uomo, in cui era stato fatto quel miracolo della guarigione, era d’età di più di quarant’anni Or essi, essendo stati rimandati, vennero a’ loro, e rapportaron loro tutte le cose che i principali sacerdoti, e gli anziani avean lor dette. Ed essi, uditele, alzaron di pari consentimento la voce a Dio, e dissero: Signore, tu sei l’Iddio che hai fatto il cielo, e la terra, e il mare, e tutte le cose che sono in essi; che hai, per lo Spirito Santo, detto per la bocca di Davide, tuo servitore: Perchè hanno fremuto le genti, ed hanno i popoli divisate cose vane? I re della terra son compariti, e i principi si son raunati insieme contro al Signore, e contro al suo Cristo. Poichè veramente, contro al tuo santo Figliuolo, il quale tu hai unto, si sono raunati Erode, e Ponzio Pilato, insiem co’ Gentili, e co’ popoli d’Israele; per far tutte le cose, che la tua mano, e il tuo consiglio aveano innanzi determinato che fosser fatte. Or al presente, Signore, riguarda alle lor minacce, e concedi ai tuoi servitori di parlar la tua parola con ogni franchezza; porgendo la tua mano, acciocchè si faccian guarigioni, e segni, e prodigi, per lo nome del tuo santo Figliuolo Gesù. E dopo ch’ebbero orato, il luogo ove erano raunati tremò; e furon tutti ripieni dello Spirito Santo, e parlavano la parola di Dio con franchezza E LA moltitudine di coloro che aveano creduto avea uno stesso cuore, ed una stessa anima; e niuno diceva alcuna cosa, di ciò ch’egli avea, esser sua; ma tutte le cose erano loro comuni. E gli apostoli con gran forza rendevan testimonianza della risurrezion del Signor Gesù; e gran grazia era sopra tutti loro. Poichè non vi era alcun bisognoso fra loro; perciocchè tutti coloro che possedevan poderi, o case, vendendole, portavano il prezzo delle cose vendute, e lo mettevano a’ piedi degli apostoli; e poi era distribuito a ciascuno, secondo ch’egli avea bisogno. Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba il che, interpretato, vuol dire: Figliuol di consolazione, Levita, Cipriota di nazione, avendo un campo, lo vendè, e portò i danari, e li pose a’ piedi degli apostoli Ma un certo uomo, chiamato per nome Anania, con Saffira, sua moglie, vendè una possessione; e frodò del prezzo, con saputa della sua moglie; e, portatane una parte, la pose a’ piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: Anania, perchè ha Satana riempito il cuor tuo, per mentire allo Spirito Santo, e frodar del prezzo della possessione? S’ella restava, non restava ella a te? ed essendo venduta, non era ella in tuo potere? perchè ti sei messo in cuore questa cosa? tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio. Ed Anania, udendo queste parole, cadde, e spirò. E gran paura venne a tutti coloro che udirono queste cose. E i giovani, levatisi, lo tolsero via; e, portatolo fuori, lo seppellirono. Or avvenne intorno a tre ore appresso, che la moglie d’esso, non sapendo ciò che era avvenuto, entrò. E Pietro le fece motto, dicendo: Dimmi, avete voi cotanto venduta la possessione? Ed ella rispose: Sì, cotanto. E Pietro le disse: Perchè vi siete convenuti insieme di tentar lo Spirito del Signore? ecco, i piedi di coloro che hanno seppellito il tuo marito sono all’uscio, ed essi ti porteranno via. Ed ella in quello stante cadde ai piedi d’esso e spirò. E i giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono presso al suo marito. E gran paura ne venne alla chiesa, e a tutti coloro che udivano queste cose E molti segni e prodigi eran fatti fra il popolo per le mani degli apostoli; ed essi tutti di pari consentimento si ritrovavano nel portico di Salomone. E niuno degli altri ardiva aggiungersi con loro; ma il popolo li magnificava. E di più in più si aggiungevano persone che credevano al Signore, uomini e donne, in gran numero. Talchè portavan gl’infermi per le piazze, e li mettevano sopra letti, e letticelli; acciocchè, quando Pietro venisse, l’ombra sua almeno adombrasse alcun di loro. La moltitudine ancora delle città circonvicine accorreva in Gerusalemme, portando i malati, e coloro ch’erano tormentati dagli spiriti immondi; i quali tutti erano sanati OR il sommo sacerdote si levò, insieme con tutti coloro ch’erano con lui, ch’era la setta de’ Sadducei, essendo ripieni d’invidia; e misero le mani sopra gli apostoli, e li posero nella prigion pubblica. Ma un angelo del Signore di notte aperse le porte della prigione; e, condottili fuori, disse loro: Andate, e presentatevi nel tempio, e ragionate al popolo tutte le parole di questa vita. Ed essi, avendo ciò udito, entrarono in su lo schiarir del dì nel tempio, ed insegnavano. Or il sommo sacerdote, e coloro che erano con lui, vennero e raunarono il concistoro, e tutti gli anziani de’ figliuoli d’Israele, e mandarono nella prigione, per far menar davanti a loro gli apostoli. Ma i sergenti, giunti alla prigione, non ve li trovarono; laonde ritornarono, e fecero il lor rapporto, dicendo: Noi abbiam ben trovata la prigione serrata con ogni diligenza, e le guardie in piè avanti le porte; ma, avendole aperte, non vi abbiamo trovato alcuno dentro. Ora, come il sommo sacerdote, e il capo del tempio, e i principali sacerdoti ebbero udite queste cose, erano in dubbio di loro, che cosa ciò potesse essere. Ma un certo uomo sopraggiunse, il qual rapportò, e disse loro: Ecco, quegli uomini che voi metteste in prigione, son nel tempio, e stanno quivi, ammaestrando il popolo Allora il capo del tempio, co’ sergenti, andò là, e li menò, non però con violenza; perciocchè temevano il popolo, che non fossero lapidati. E, avendoli menati, li presentarono al concistoro; e il sommo sacerdote li domandò, dicendo: Non vi abbiam noi del tutto vietato d’insegnare in cotesto nome? e pure ecco, voi avete ripiena Gerusalemme della vostra dottrina, e volete trarci addosso il sangue di cotesto uomo. Ma Pietro, e gli altri apostoli, rispondendo, dissero: Conviene ubbidire anzi a Dio che agli uomini. L’Iddio de’ padri nostri ha suscitato Gesù, il qual voi uccideste, avendolo appiccato al legno. Ma Iddio l’ha esaltato con la sua destra, e l’ha fatto Principe e Salvatore, per dar ravvedimento ad Israele, e remission de’ peccati. E noi gli siam testimoni di queste cose che diciamo; ed anche lo Spirito Santo, il quale Iddio ha dato a coloro che gli ubbidiscono. Ma essi, avendo udite queste cose, scoppiavano d’ira, e consultavano d’ucciderli. Ma un certo Fariseo, chiamato per nome Gamaliele, dottor della legge, onorato presso tutto il popolo, levatosi in piè nel concistoro, comandò che gli apostoli fosser un poco messi fuori. Poi disse a que’ del concistoro: Uomini Israeliti, prendete guardia intorno a questi uomini, che cosa voi farete. Perciocchè, avanti questo tempo sorse Teuda, dicendosi esser qualche gran cosa, presso al quale si accolsero intorno a quattrocento uomini; ed egli fu ucciso, e tutti coloro che gli aveano prestata fede furon dissipati, e ridotti a nulla. Dopo lui sorse Giuda il Galileo, a’ dì della rassegna, il quale sviò dietro a sè molto popolo; ed egli ancora perì, e tutti coloro che gli aveano prestata fede furon dispersi. Ora dunque, io vi dico, non vi occupate più di questi uomini, e lasciateli; perciocchè, se questo consiglio, o quest’opera è dagli uomini, sarà dissipata; ma, se pure è da Dio, voi non la potete dissipare; e guardatevi che talora non siate ritrovati combattere eziandio con Dio. Ed essi gli acconsentirono. E, chiamati gli apostoli, li batterono, ed ingiunsero loro che non parlassero nel nome di Gesù; poi li lasciarono andare. Ed essi se ne andarono dalla presenza del concistoro, rallegrandosi d’essere stati reputati degni d’esser vituperati per lo nome di Gesù. Ed ogni giorno, nel tempio, e per le case, non restavano d’insegnare, e d’evangelizzar Gesù Cristo OR in que’ giorni, moltiplicando i discepoli, avvenne un mormorio de’ Greci contro agli Ebrei, perciocchè le lor vedove erano sprezzate nel ministerio cotidiano. E i dodici, raunata la moltitudine de’ discepoli, dissero: Egli non è convenevole che noi, lasciata la parola di Dio, ministriamo alle mense. Perciò, fratelli, avvisate di trovar fra voi sette uomini, de’ quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito Santo, e di sapienza, i quali noi costituiamo sopra quest’affare. E quant’è a noi, noi persevereremo nelle orazioni, e nel ministerio della parola. E questo ragionamento piacque a tutta la moltitudine; ed elessero: Stefano, uomo pieno di fede, e di Spirito Santo, e Filippo, e Procoro, e Nicanor, e Timon, e Parmena, e Nicolao, proselito Antiocheno. I quali presentarono davanti agli apostoli; ed essi, dopo avere orato, imposero lor le mani. E la parola di Dio cresceva, e il numero de’ discepoli moltiplicava grandemente in Gerusalemme; gran moltitudine eziandio de’ sacerdoti ubbidiva alla fede OR Stefano, pieno di fede, e di potenza, faceva gran prodigi, e segni, fra il popolo. Ed alcuni di que’ della sinagoga, detta de’ Liberti, e de’ Cirenei, e degli Alessandrini, e di que’ di Cilicia, e d’Asia, si levarono, disputando con Stefano. E non potevano resistere alla sapienza, ed allo Spirito, per lo quale egli parlava. Allora suscitarono degli uomini che dicessero: Noi l’abbiamo udito tener ragionamenti di bestemmia, contro a Mosè, e contro a Dio. E commossero il popolo, e gli anziani, e gli Scribi; e venutigli addosso, lo rapirono, e lo menarono al concistoro. E presentarono de’ falsi testimoni, che dicevano: Quest’uomo non resta di tener ragionamenti di bestemmia contro a questo santo luogo, e la legge. Perciocchè noi abbiamo udito ch’egli diceva, che questo Gesù il Nazareo distruggerà questo luogo, e muterà i riti che Mosè ci ha dati. E tutti coloro che sedevano nel concistoro, avendo affissati in lui gli occhi, videro la sua faccia simile alla faccia di un angelo E il sommo sacerdote gli disse: Stanno queste cose in questa maniera? Ed egli disse: Uomini fratelli, e padri, ascoltate: L’Iddio della gloria apparve ad Abrahamo, nostro padre, mentre egli era in Mesopotamia, innanzi che abitasse in Carran; e gli disse: Esci dal tuo paese, e dal tuo parentado, e vieni in un paese il quale io ti mostrerò. Allora egli uscì dal paese de’ Caldei, ed abitò in Carran; e di là, dopo che suo padre fu morto, Iddio gli fece mutare stanza, e venire in questo paese, nel quale ora voi abitate. E non gli diede alcuna eredità in esso, non pure un piè di terra. Or gli avea promesso di darlo in possessione a lui, ed alla sua progenie dopo lui, allora ch’egli non avea ancora alcun figliuolo. Ma Iddio parlò così, che la sua progenie dimorerebbe come forestiera in paese strano; e che quivi sarebbe tenuta in servitù, e maltrattata quattrocent’anni. Ma, disse Iddio, io farò giudicio della nazione alla quale avranno servito; e poi appresso usciranno, e mi serviranno in questo luogo. E gli diede il patto della circoncisione; e così Abrahamo generò Isacco; e lo circoncise nell’ottavo giorno; ed Isacco generò Giacobbe, e Giacobbe i dodici patriarchi. E i patriarchi, portando invidia a Giuseppe, lo venderono per esser menato in Egitto; e Iddio era con lui. E lo liberò di tutte le sue afflizioni, e gli diede grazia, e sapienza davanti a Faraone, re di Egitto, il qual lo costituì governatore sopra l’Egitto, e sopra tutta la sua casa. Or soppravvenne una fame, e gran distretta a tutto il paese d’Egitto, e di Canaan; e i nostri padri non trovavano vittuaglia. E Giacobbe, avendo udito che in Egitto v’era del grano, vi mandò la prima volta i nostri padri. E nella seconda, Giuseppe fu riconosciuto da’ suoi fratelli, e il legnaggio di Giuseppe fu fatto manifesto a Faraone. E Giuseppe mandò a chiamar Giacobbe, suo padre, e tutto il suo parentado, ch’era di settantacinque anime. E Giacobbe scese in Egitto, e morì egli, e i padri nostri. E furono trasportati in Sichem, e posti nel sepolcro, il quale Abrahamo avea per prezzo di danari comperato da’ figliuoli d’Emmor, padre di Sichem Ora, come si avvicinava il tempo della promessa, la quale Iddio avea giurata ad Abrahamo, il popolo crebbe, e moltiplicò in Egitto. Finchè sorse un altro re in Egitto, il qual non avea conosciuto Giuseppe. Costui, procedendo cautamente contro al nostro legnaggio, trattò male i nostri padri, facendo loro esporre i lor piccoli fanciulli, acciocchè non allignassero. In quel tempo nacque Mosè ed era divinamente bello; e fu nudrito tre mesi in casa di suo padre. Poi appresso, essendo stato esposto, la figliuola di Faraone lo raccolse, e se l’allevò per figliuolo. E Mosè fu ammaestrato in tutta la sapienza degli Egizi; ed era potente ne’ suoi detti e fatti. E, quando egli fu pervenuto all’età di quarant’anni, gli montò nel cuore d’andare a visitare i suoi fratelli, i figliuoli d’Israele. E, vedutone uno a cui era fatto torto, egli lo soccorse; e fece la vendetta dell’oppressato, uccidendo l’Egizio. Or egli stimava che i suoi fratelli intendessero che Iddio era per dar loro salute per man sua; ma essi non l’intesero. E il giorno seguente egli comparve fra loro, mentre contendevano; ed egli li incitò a pace, dicendo: O uomini, voi siete fratelli, perchè fate torto gli uni agli altri? Ma colui che faceva torto al suo prossimo lo ributtò, dicendo: Chi ti ha costituito principe, e giudice sopra noi? Vuoi uccidere me, come ieri uccidesti l’Egizio? E a questa parola Mosè fuggì, e dimorò come forestiere nel paese di Madian, ove generò due figliuoli E in capo a quarant’anni, l’angelo del Signore gli apparve nel deserto del monte Sina in una fiamma di fuoco d’un pruno. E Mosè, avendola veduta, si maravigliò di quella visione; e come egli si accostava per considerar che cosa fosse, la voce del Signore gli fu indirizzata, dicendo: Io son l’Iddio de’ tuoi padri, l’Iddio d’Abrahamo, e l’Iddio d’Isacco, e l’Iddio di Giacobbe. E Mosè, divenuto tutto tremante, non ardiva por mente che cosa fosse. E il Signore gli disse: Sciogli il calzamento de’ tuoi piedi, perciocchè il luogo nel qual tu stai è terra santa. Certo, io ho veduta l’afflizion del mio popolo ch’è in Egitto, ed ho uditi i lor sospiri, e son disceso per liberarli; or dunque, vieni, io ti manderò in Egitto. Quel Mosè, il quale aveano rinnegato, dicendo: Chi ti ha costituito principe, e giudice? esso mandò loro Iddio per rettore, e liberatore, per la man dell’angelo, che gli era apparito nel pruno. Esso li condusse fuori, avendo fatti segni, e prodigi nel paese di Egitto, e nel mar Rosso, e nel deserto, lo spazio di quarant’anni. Quel Mosè, il qual disse a’ figliuoli d’Israele: Il Signore Iddio vostro vi susciterà un Profeta d’infra i vostri fratelli, come me; ascoltatelo; esso è quel che nella raunanza nel deserto, fu con l’angelo che parlava a lui nel monte Sina, e co’ padri nostri; e ricevette le parole viventi, per darcele. Al quale i padri nostri non vollero essere ubbidienti; anzi lo ributtarono, e si rivoltarono co’ lor cuori all’Egitto; dicendo ad Aaronne: Facci degl’iddii, che vadano davanti a noi; perciocchè quant’è a questo Mosè, che ci ha condotti fuor del paese di Egitto, noi non sappiamo quel che gli sia avvenuto. E in que’ giorni fecero un vitello, ed offersero sacrificio all’idolo, e si rallegrarono nelle opere delle lor mani E Iddio si rivoltò indietro, e li diede a servire all’esercito del cielo; come egli è scritto nel libro de’ profeti: Casa d’Israele, mi offeriste voi sacrificii, ed offerte, lo spazio di quarant’anni nel deserto? Anzi, voi portaste il tabernacolo di Moloc, e la stella del vostro dio Refan; le figure, le quali voi avevate fatte per adorarle; perciò, io vi trasporterò di là da Babilonia. Il tabernacolo della testimonianza fu appresso i nostri padri nel deserto, come avea comandato colui che avea detto a Mosè, che lo facesse secondo la forma ch’egli avea veduta. Il quale ancora i padri nostri ricevettero, e lo portarono con Giosuè, nel paese ch’era stato posseduto da’ Gentili, i quali Iddio scacciò d’innanzi a’ padri nostri; e quivi dimorò fino a’ giorni di Davide. Il qual trovò grazia nel cospetto di Dio, e chiese di trovare una stanza all’Iddio di Giacobbe. Ma Salomone fu quello che gli edificò una casa. Ma l’Altissimo non abita in templi fatti per opera di mani; siccome dice il profeta: Il cielo è il mio trono, e la terra lo scannello de’ miei piedi; qual casa mi edifichereste voi? dice il Signore; o qual sarebbe il luogo del mio riposo? Non ha la mia mano fatte tutte queste cose? Uomini di collo duro, ed incirconcisi di cuore e di orecchi, voi contrastate sempre allo Spirito Santo; come fecero i padri vostri, così fate ancora voi. Qual de’ profeti non perseguitarono i padri vostri? Uccisero eziandio coloro che innanzi annunziavano la venuta del Giusto, del qual voi al presente siete stati traditori, ed ucciditori. Voi, che avete ricevuta la legge, facendone gli angeli le pubblicazioni, e non l’avete osservata Or essi, udendo queste cose, scoppiavano ne’ lor cuori, e digrignavano i denti contro a lui. Ma egli, essendo pieno dello Spirito Santo, affissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio, e Gesù che stava alla destra di Dio. E disse: Ecco, io veggo i cieli aperti, ed il Figliuol dell’uomo che sta alla destra di Dio. Ma essi, gettando di gran gridi, si turarono gli orecchi, e tutti insieme di pari consentimento si avventarono sopra lui. E cacciatolo fuor della città, lo lapidavano; ed i testimoni miser giù le lor veste a’ piedi d’un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che invocava Gesù, e diceva: Signore Gesù, ricevi il mio spirito. Poi, postosi in ginocchioni, gridò ad alta voce: Signore, non imputar loro questo peccato. E detto questo, si addormentò OR Saulo era consenziente alla morte d’esso. Ed in quel tempo vi fu gran persecuzione contro alla chiesa ch’era in Gerusalemme; e tutti furono dispersi per le contrade della Giudea, e della Samaria, salvo gli apostoli. Ed alcuni uomini religiosi portarono a seppellire Stefano, e fecero gran cordoglio di lui. Ma Saulo disertava la chiesa, entrando di casa in casa; e trattine uomini e donne, li metteva in prigione Coloro adunque che furono dispersi andavano attorno, evangelizzando la parola. E Filippo discese nella città di Samaria, e predicò loro Cristo. E le turbe di pari consentimento attendevano alle cose dette da Filippo, udendo, e veggendo i miracoli ch’egli faceva. Poichè gli spiriti immondi uscivano di molti che li aveano, gridando con gran voce; molti paralitici ancora, e zoppi, erano sanati. E vi fu grande allegrezza in quella città. Or in quella città era prima stato un uomo, chiamato per nome Simone, che esercitava le arti magiche, e seduceva la gente di Samaria, dicendosi esser qualche grand’uomo. E tutti, dal maggiore al minore, attendevano a lui, dicendo: Costui è la gran potenza di Dio. Ora attendevano a lui, perciocchè già da lungo tempo li avea dimentati con le sue arti magiche. Ma, quando ebbero creduto a Filippo, il quale evangelizzava le cose appartenenti al regno di Dio, ed al nome di Gesù Cristo, furono battezzati tutti, uomini e donne. E Simone credette anch’egli; ed essendo stato battezzato, si riteneva del continuo con Filippo; e, veggendo le potenti operazioni, ed i segni ch’erano fatti, stupiva Ora, gli apostoli ch’erano in Gerusalemme, avendo inteso che Samaria avea ricevuta la parola di Dio, mandarono loro Pietro e Giovanni. I quali, essendo discesi là, orarono per loro, acciocchè ricevessero lo Spirito Santo. Perciocchè esso non era ancor caduto sopra alcun di loro; ma solamente erano stati battezzati nel nome del Signor Gesù. Allora imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo. Or Simone, veggendo che per l’imposizion delle mani degli apostoli, lo Spirito Santo era dato, proferse lor danari, dicendo: Date ancora a me questa podestà, che colui al quale io imporrò le mani riceva lo Spirito Santo. Ma Pietro gli disse: Vadano i tuoi danari teco in perdizione, poichè tu hai stimato che il dono di Dio si acquisti con danari. Tu non hai parte, nè sorte alcuna in questa parola; perciocchè il tuo cuore non è diritto davanti a Dio. Ravvediti adunque di questa tua malvagità; e prega Iddio, se forse ti sarà rimesso il pensier del tuo cuore. Perciocchè io ti veggo essere in fiele d’amaritudine, e in legami d’iniquità. E Simone, rispondendo, disse: Fate voi per me orazione al Signore, che nulla di ciò che avete detto venga sopra me. Essi adunque, dopo aver testificata, ed annunziata la parola del Signore, se ne ritornarono in Gerusalemme; ed evangelizzarono a molte castella de’ Samaritani OR un angelo del Signore parlò a Filippo, dicendo: Levati, e vattene verso il mezzodì, alla via che scende di Gerusalemme in Gaza, la quale è deserta. Ed egli, levatosi, vi andò; ed ecco un uomo Etiopo, eunuco, barone di Candace, regina degli Etiopi, ch’era soprantendente di tutti i tesori d’essa, il quale era venuto in Gerusalemme per adorare. Or egli se ne tornava; e, sedendo sopra il suo carro, leggeva il profeta Isaia. E lo Spirito disse a Filippo: Accostati, e giungi questo carro. E Filippo accorse, ed udì ch’egli leggeva il profeta Isaia, e gli disse: Intendi tu le cose che tu leggi? Ed egli disse: E come potrei io intenderle, se non che alcuno mi guidi? E pregò Filippo che montasse, e sedesse con lui. Or il luogo della scrittura ch’egli leggeva era questo: Egli è stato menato all’uccisione, come una pecora; ed a guisa d’agnello che è mutolo dinanzi a colui che lo tosa, così egli non ha aperta la sua bocca. Per lo suo abbassamento la sua condannazione è stata tolta; ma chi racconterà la sua età? poichè la sua vita è stata tolta dalla terra. E l’eunuco fece motto a Filippo, e disse: Di cui, ti prego, dice questo il profeta? lo dice di sè stesso, o pur d’un altro? E Filippo, avendo aperta la bocca, e cominciando da questa scrittura, gli evangelizzò Gesù. E, mentre andavano al lor cammino, giunsero ad una cert’acqua. E l’eunuco disse: Ecco dell’acqua, che impedisce che io non sia battezzato? E Filippo disse: Se tu credi con tutto il cuore, egli è lecito. Ed egli, rispondendo, disse: Io credo che Gesù Cristo è il Figliuol di Dio. E comandò che il carro si fermasse; ed amendue, Filippo e l’eunuco, disceser nell’acqua; e Filippo lo battezzò. E quando furono saliti fuori dell’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo, e l’eunuco nol vide più; perciocchè egli andò a suo cammino tutto allegro. E Filippo si ritrovò in Azot; e, passando, evangelizzò a tutte le città, finchè venne in Cesarea OR Saulo, sbuffando ancora minacce ed uccisione contro a’ discepoli del Signore, venne al sommo sacerdote; e gli chiese lettere alle sinagoghe in Damasco, acciocchè, se pur ne trovava alcuni di questa setta, uomini, o donne, li menasse legati in Gerusalemme. Ora, mentre era in cammino, avvenne che, avvicinandosi a Damasco, di subito una luce dal cielo gli folgorò d’intorno. Ed essendo caduto in terra, udì una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? Ed egli disse: Chi sei, Signore? E il Signore disse: Io son Gesù, il qual tu perseguiti; egli ti è duro di ricalcitrar contro agli stimoli. Ed egli, tutto tremante, e spaventato, disse: Signore, che vuoi tu ch’io faccia? E il Signore gli disse: Levati, ed entra nella città, e ti sarà detto ciò che ti convien fare. Or gli uomini che facevano il viaggio con lui ristettero attoniti, udendo ben la voce, ma non veggendo alcuno. E Saulo si levò da terra; ed aprendo gli occhi, non vedeva alcuno; e coloro, menandolo per la mano, lo condussero in Damasco. E fu tre giorni senza vedere, ne’ quali non mangiò, e non bevve Or in Damasco v’era un certo discepolo, chiamato per nome Anania, al quale il Signore disse in visione: Anania. Ed egli disse: Eccomi, Signore. E il Signore gli disse: Levati, e vattene nella strada detta Diritta; e cerca, in casa di Giuda, un uomo chiamato per nome Saulo, da Tarso; perciocchè, ecco, egli fa orazione. Or egli avea veduto in visione un uomo, chiamato per nome Anania, entrare, ed imporgli la mano, acciocchè ricoverasse la vista. Ed Anania rispose: Signore, io ho udito da molti di quest’uomo, quanti mali egli ha fatti a’ tuoi santi in Gerusalemme. E qui eziandio ha podestà da’ principali sacerdoti di far prigioni tutti coloro che invocano il tuo nome. Ma il Signore gli disse: Va’, perciocchè costui mi è un vaso eletto, da portare il mio nome davanti alle genti, ed ai re, ed a’ figliuoli d’Israele. Perciocchè io gli mostrerò quante cose gli convien patire per lo mio nome. Anania adunque se ne andò, ed entrò in quella casa; ed avendogli imposte le mani, disse: Fratello Saulo, il Signore Gesù, che ti è apparito per lo cammino, per lo qual tu venivi, mi ha mandato, acciocchè tu ricoveri la vista, e sii ripieno dello Spirito Santo. E in quello stante gli cadder dagli occhi come delle scaglie; e subito ricoverò la vista; poi si levò, e fu battezzato. Ed avendo preso cibo, si riconfortò. E SAULO stette alcuni giorni co’ discepoli ch’erano in Damasco. E subito si mise a predicar Cristo nelle sinagoghe, insegnando ch’egli è il Figliuol di Dio. E tutti coloro che l’udivano, stupivano, e dicevano: Non è costui quel che ha distrutti in Gerusalemme quelli che invocano questo nome? e per questo è egli eziandio venuto qua, per menarli prigioni a’ principali sacerdoti. Ma Saulo vie più si rinforzava, e confondeva i Giudei che abitavano in Damasco, dimostrando che questo Gesù è il Cristo Ora, passati molti giorni, i Giudei presero insieme consiglio di ucciderlo. Ma le loro insidie vennero a notizia a Saulo. Or essi facevan la guardia alle porte, giorno e notte, acciocchè lo potessero uccidere. Ma i discepoli, presolo di notte, lo calarono a basso per il muro in una sporta. E Saulo, quando fu giunto in Gerusalemme, tentava d’aggiungersi co’ discepoli; ma tutti lo temevano, non potendo credere ch’egli fosse discepolo. Ma Barnaba lo prese, e lo menò agli apostoli, e raccontò loro come per cammino egli avea veduto il Signore, e come egli gli avea parlato, e come in Damasco avea francamente parlato nel nome di Gesù. Ed egli fu con loro in Gerusalemme, andando, e venendo, e parlando francamente nel nome del Signor Gesù. Egli parlava eziandio, e disputava coi Greci; ed essi cercavano d’ucciderlo. Ma i fratelli, avendolo saputo, lo condussero in Cesarea, e di là lo mandarono in Tarso. Così la chiesa, per tutta la Giudea, Galilea, e Samaria, avea pace, essendo edificata; e, camminando nel timor del Signore, e nella consolazion dello Spirito Santo, moltiplicava Or avvenne che Pietro, andando attorno da tutti, venne eziandio a’ santi, che abitavano in Lidda. E quivi trovò un uomo, chiamato per nome Enea, il qual già da otto anni giacea in un letticello, essendo paralitico. E Pietro gli disse: Enea, Gesù, che è il Cristo, ti sana; levati, e rifatti il letticello. Ed egli in quello stante si levò. E tutti gli abitanti di Lidda, e di Saron, lo videro, e si convertirono al Signore Or in Ioppe v’era una certa discepola, chiamata Tabita; il qual nome, interpretato, vuol dire Cavriuola; costei era piena di buone opere, e di limosine, le quali ella faceva. Ed in que’ giorni avvenne ch’ella infermò, e morì. E dopo che fu stata lavata, fu posta in una sala. E, perciocchè Lidda era vicin di Ioppe, i discepoli, udito che Pietro vi era, gli mandarono due uomini, per pregarlo che senza indugio venisse fino a loro. Pietro adunque si levò, e se ne venne con loro. E, come egli fu giunto, lo menarono nella sala; e tutte le vedove si presentarono a lui, piangendo, e mostrandogli tutte le robe, e le veste, che la Cavriuola faceva, mentre era con loro. E Pietro, messi tutti fuori, si pose inginocchioni, e fece orazione. Poi, ricoltosi al corpo, disse: Tabita, levati. Ed ella aperse gli occhi; e, veduto Pietro, si levò a sedere. Ed egli le diè la mano, e la sollevò; e, chiamati i santi e le vedove, la presentò loro in vita. E ciò fu saputo per tutta Ioppe, e molti credettero nel Signore. E Pietro dimorò molti giorni in Ioppe, in casa d’un certo Simone coiaio OR v’era in Cesarea un certo uomo chiamato per nome Cornelio, centurione della schiera detta Italica. Esso, essendo uomo pio e temente Iddio, con tutta la sua casa, e facendo molte limosine al popolo, e pregando Iddio del continuo, vide chiaramente in visione, intorno l’ora nona del giorno, un angelo di Dio, che entrò a lui, e gli disse: Cornelio. Ed egli, riguardatolo fiso, e tutto spaventato, disse: Che v’è, Signore? E l’angelo gli disse: Le tue orazioni, e le tue limosine, son salite davanti a Dio per una ricordanza. Or dunque, manda uomini in Ioppe, e fa’ chiamare Simone, il quale è soprannominato Pietro. Egli alberga appo un certo Simone coiaio, che ha la casa presso del mare; esso ti dirà ciò ch’ei ti convien fare. Ora, come l’angelo che parlava a Cornelio se ne fu partito, egli, chiamati due de’ suoi famigli, ed un soldato di que’ che si ritenevano del continuo appresso di lui, uomo pio, e raccontata loro ogni cosa, li mandò in Ioppe E il giorno seguente, procedendo essi al lor cammino, ed avvicinandosi alla città, Pietro salì in sul tetto della casa, intorno l’ora sesta, per fare orazione. Or avvenne ch’egli ebbe gran fame, e desiderava prender cibo; e come que’ di casa gliene apparecchiavano, gli venne un ratto di mente. E vide il cielo aperto, ed una vela simile ad un gran lenzuolo, che scendeva sopra lui, legato per li quattro capi, e calato in terra; nella quale vi erano degli animali terrestri a quattro piedi, e delle fiere, e de’ rettili, e degli uccelli del cielo d’ogni maniera. Ed una voce gli fu indirizzata, dicendo: Levati, Pietro, ammazza, e mangia. Ma Pietro disse: In niun modo, Signore, poichè io non ho giammai mangiato nulla d’immondo, nè di contaminato. E la voce gli disse la seconda volta: Le cose che Iddio ha purificate, non farle tu immonde. Or questo avvenne fino a tre volte; e poi la vela fu ritratta in cielo. E come Pietro era in dubbio in sè stesso che cosa potesse esser quella visione ch’egli avea veduta, ecco, gli uomini mandati da Cornelio, avendo domandato della casa di Simone, furono alla porta. E chiamato alcuno, domandarono se Simone, soprannominato Pietro, albergava ivi entro E come Pietro era pensoso intorno alla visione, lo Spirito gli disse: Ecco, tre uomini ti cercano. Levati adunque, e scendi, e va’ con loro, senza farne difficoltà, perciocchè io li ho mandati. E Pietro, sceso agli uomini che gli erano stati mandati da Cornelio, disse loro: Ecco, io son quello che voi cercate; quale è la cagione per la qual siete qui? Ed essi dissero: Cornelio, centurione, uomo giusto e temente Iddio, e del quale rende buona testimonianza tutta la nazion de’ Giudei, è stato divinamente avvisato da un santo angelo di farti chiamare in casa sua, e d’udir ragionamenti da te. Pietro adunque, avendoli convitati d’entrare in casa, li albergò; poi, il giorno seguente, andò con loro; ed alcuni de’ fratelli di que’ di Ioppe l’accompagnarono. E il giorno appresso entrarono in Cesarea. Or Cornelio li aspettava, avendo chiamati i suoi parenti ed i suoi intimi amici. E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gittò a’ piedi, e l’adorò. Ma Pietro lo sollevò, dicendo: Levati, io ancora sono uomo. E ragionando con lui, entrò, e trovò molti, che si erano quivi raunati. Ed egli disse loro: Voi sapete come non è lecito ad un uomo Giudeo aggiungersi con uno strano, od entrare in casa sua; ma Iddio mi ha mostrato di non chiamare alcun uomo immondo, o contaminato. Perciò ancora, essendo stato mandato a chiamare, io son venuto senza contradire. Io vi domando adunque: Per qual cagione mi avete mandato a chiamare? E Cornelio disse: Quattro giorni sono, che io fino a quest’ora era digiuno, ed alle nove ore io faceva orazione in casa mia; ed ecco, un uomo si presentò davanti a me, in vestimento risplendente, e disse: Cornelio, la tua orazione è stata esaudita, e le tue limosine sono state ricordate nel cospetto di Dio. Manda adunque in Ioppe, e chiama di là Simone, soprannominato Pietro; egli alberga in casa di Simone coiaio, presso del mare; quando egli sarà venuto, egli ti parlerà. Perciò, in quello stante io mandai a te, e tu hai fatto bene di venire; ed ora noi siamo tutti qui presenti davanti a Dio, per udir tutte le cose che ti sono da Dio state ordinate Allora Pietro, aperta la bocca, disse: In verità io comprendo, che Iddio non ha riguardo alla qualità delle persone; anzi che in qualunque nazione, chi lo teme, ed opera giustamente, gli è accettevole; secondo la parola ch’egli ha mandata a’ figliuoli d’Israele, evangelizzando pace per Gesù Cristo, ch’è il Signor di tutti. Voi sapete ciò che è avvenuto per tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo che Giovanni predicò: come Iddio ha unto di Spirito Santo, e di potenza, Gesù di Nazaret, il quale andò attorno facendo beneficii, e sanando tutti coloro che erano posseduti dal diavolo, perciocchè Iddio era con lui. E noi siamo testimoni, di tutte le cose ch’egli ha fatte nel paese de’ Giudei, e in Gerusalemme; il quale ancora essi hanno ucciso, appiccandolo al legno. Esso ha Iddio risuscitato nel terzo giorno, ed ha fatto che egli è stato manifestato. Non già a tutto il popolo, ma a’ testimoni prima da Dio ordinati, cioè a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui, dopo ch’egli fu risuscitato da’ morti. Ed egli ci ha comandato di predicare al popolo, e di testimoniare ch’egli è quello che da Dio è stato costituito Giudice de’ vivi e de’ morti. A lui rendono testimonianza tutti i profeti: che chiunque crede in lui, riceve remission de’ peccati per lo nome suo Mentre Pietro teneva ancora questi ragionamenti, lo Spirito Santo cadde sopra tutti coloro che udivano la parola. E tutti i fedeli della circoncisione, i quali eran venuti con Pietro, stupirono che il dono dello Spirito Santo fosse stato sparso eziandio sopra i Gentili. Poichè li udivano parlar diverse lingue, e magnificare Iddio. Allora Pietro prese a dire: Può alcuno vietar l’acqua, che non sieno battezzati costoro che hanno ricevuto lo Spirito Santo, come ancora noi? Ed egli comandò che fossero battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora essi lo pregarono che dimorasse quivi alquanti giorni OR gli apostoli, ed i fratelli ch’erano per la Giudea, intesero che i Gentili aveano anch’essi ricevuta la parola di Dio. E quando Pietro fu salito in Gerusalemme, que’ della circoncisione quistionavano con lui, dicendo: Tu sei entrato in casa d’uomini incirconcisi, ed hai mangiato con loro. Ma Pietro, cominciato da capo, dichiarò loro per ordine tutto il fatto, dicendo: Io era nella città di Ioppe, orando; ed in ratto di mente vidi una visione, cioè una certa vela, simile ad un gran lenzuolo, il quale scendeva, essendo per li quattro capi calato giù dal cielo; ed esso venne fino a me. Ed io, riguardando fiso in esso, scorsi, e vidi degli animali terrestri a quattro piedi, delle fiere, dei rettili, e degli uccelli del cielo. E udii una voce che mi diceva: Pietro, levati, ammazza e mangia. Ma io dissi: Non già, Signore; poichè nulla d’immondo, o di contaminato, mi è giammai entrato in bocca. E la voce mi rispose la seconda volta dal cielo: Le cose che Iddio ha purificate, tu non farle immonde. E ciò avvenne per tre volte; poi ogni cosa fu di nuovo ritratta in cielo. Ed ecco, in quello stante tre uomini furono alla casa ove io era, mandati a me da Cesarea. E lo Spirito mi disse che io andassi con loro, senza farne alcuna difficoltà. Or vennero ancora meco questi sei fratelli, e noi entrammo nella casa di quell’uomo. Ed egli ci raccontò come egli avea veduto in casa sua un angelo, che si era presentato a lui, e gli avea detto: Manda uomini in Ioppe, e fa’ chiamare Simone, che è soprannominato Pietro; il quale ti ragionerà delle cose, per le quali sarai salvato tu, e tutta la casa tua. Ora, come io avea cominciato a parlare, lo Spirito Santo cadde sopra loro, come era caduto ancora sopra noi dal principio. Ed io mi ricordai della parola del Signore, come egli diceva: Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo. Dunque, poichè Iddio ha loro dato il dono pari come a noi ancora, che abbiam creduto nel Signore Gesù Cristo, chi era io da potere impedire Iddio? Allora essi, udite queste cose, si acquetarono, e glorificarono Iddio, dicendo: Iddio adunque ha dato il ravvedimento eziandio a’ Gentili, per ottener vita? OR coloro ch’erano stati dispersi per la tribolazione avvenuta per Stefano, passarono fino in Fenicia, in Cipri, e in Antiochia, non annunziando ad alcuno la parola, se non a’ Giudei soli. Or di loro ve n’erano alcuni Ciprioti, e Cirenei, i quali, entrati in Antiochia, parlavano a’ Greci, evangelizzando il Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro; e gran numero di gente, avendo creduto, si convertì al Signore. E la fama di loro venne agli orecchi della chiesa ch’era in Gerusalemme; laonde mandarono Barnaba, acciocchè passasse fino in Antiochia. Ed esso, essendovi giunto, e veduta la grazia del Signore, si rallegrò; e confortava tutti di attenersi al Signore, con fermo proponimento di cuore. Perciocchè egli era uomo da bene, e pieno di Spirito Santo, e di fede. E gran moltitudine fu aggiunta al Signore. Poi Barnaba si partì, per andare in Tarso, a ricercar Saulo; ed avendolo trovato, lo menò in Antiochia. Ed avvenne che per lo spazio di un anno intiero, essi si raunarono nella chiesa, ed ammaestrarono un gran popolo; e i discepoli primieramente in Antiochia furono nominati Cristiani Or in que’ giorni certi profeti scesero di Gerusalemme in Antiochia. E un di loro, chiamato per nome Agabo, levatosi, significò per lo Spirito che una gran fame sarebbe in tutto il mondo; la quale ancora avvenne sotto Claudio Cesare. Laonde i discepoli, ciascuno secondo le sue facoltà, determinarono di mandar a fare una sovvenzione a’ fratelli che abitavano nella Giudea; il che ancora fecero, mandando quella agli anziani per le mani di Barnaba e di Saulo OR intorno a quel tempo il re Erode mise le mani a straziare alcuni di que’ della chiesa. E fece morir con la spada Giacomo, fratel di Giovanni. E veggendo che ciò era grato a’ Giudei, aggiunse di pigliare ancora Pietro or erano i giorni degli azzimi. E presolo, lo mise in prigione, dandolo a guardare a quattro mute di soldati di quattro l’una; volendone, dopo la Pasqua, dare uno spettacolo al popolo Pietro adunque era guardato nella prigione; ma continue orazioni erano fatte della chiesa per lui a Dio. Or la notte avanti che Erode ne facesse un pubblico spettacolo, Pietro dormiva in mezzo di due soldati, legato di due catene; e le guardie davanti alla porta guardavano la prigione. Ed ecco, un angelo del Signore sopraggiunse, ed una luce risplendè nella casa; e l’angelo, percosso il fianco a Pietro, lo svegliò, dicendo: Levati prestamente. E le catene gli caddero dalle mani. E l’angelo gli disse: Cingiti, e legati le scarpe. Ed egli fece così. Poi gli disse: Mettiti la tua veste attorno, e seguitami. Pietro adunque, essendo uscito, lo seguitava, e non sapeva che fosse vero quel che si faceva dall’angelo; anzi pensava vedere una visione. Ora, com’ebbero passata la prima e la seconda guardia, vennero alla porta di ferro che conduce alla città, la qual da sè stessa si aperse loro; ed essendo usciti, passarono una strada, e in quello stante l’angelo si dipartì da lui. E Pietro, ritornato in sè, disse: Ora per certo conosco, che il Signore ha mandato il suo angelo, e mi ha liberato di man d’Erode, e di tutta l’aspettazion del popolo de’ Guidei. E considerando la cosa, venne in casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, ove molti fratelli erano raunati, ed oravano. Ed avendo Pietro picchiato all’uscio dell’antiporto, una fanticella, chiamata per nome Rode, si accostò chetamente per sottascoltare. E, riconosciuta la voce di Pietro, per l’allegrezza non aperse la porta; anzi, corse dentro, e rapportò che Pietro stava davanti all’antiporto. Ma essi le dissero: Tu farnetichi. Ed ella pure affermava che così era. Ed essi dicevano: Egli è il suo angelo. Or Pietro continuava a picchiare. Ed essi, avendogli aperto, lo videro, e sbigottirono. Ma egli, fatto lor cenno con la mano che tacessero, raccontò loro come il Signore l’avea tratto fuor di prigione. Poi disse: Rapportate queste cose a Giacomo, ed ai fratelli. Ed essendo uscito, andò in un altro luogo. Ora, fattosi giorno, vi fu non piccol turbamento fra i soldati, che cosa Pietro fosse divenuto. Ed Erode, ricercatolo, e non avendolo trovato, dopo avere esaminate le guardie, comandò che fosser menate al supplicio. Poi discese di Giudea in Cesarea, e quivi dimorò alcun tempo Or Erode era indegnato contro a’ Tirii, e Sidonii, ed avea nell’animo di far lor guerra; ma essi di pari consentimento si presentarono a lui; e, persuaso Blasto, cameriere del re, chiedevano pace; perciocchè il lor paese era nudrito di quel del re. E in un certo giorno assegnato, Erode, vestito d’una vesta reale, e sedendo sopra il tribunale, arringava loro. E il popolo gli fece delle acclamazioni, dicendo: Voce di Dio, e non d’uomo. E in quello stante un angelo del Signore lo percosse, perciocchè non avea data gloria a Dio; e morì, roso da’ vermini. Ora la parola di Dio cresceva, e moltiplicava. E Barnaba, e Saulo, compiuto il servigio, ritornarono di Gerusalemme in Antiochia, avendo preso ancora seco Giovanni soprannominato Marco OR in Antiochia, nella chiesa che vi era, v’eran certi profeti, e dottori, cioè: Barnaba, e Simeone, chiamato Niger, e Lucio Cireneo, e Manaen, figliuol della nutrice di Erode il tetrarca, e Saulo. E mentre facevano il pubblico servigio del Signore, e digiunavano, lo Spirito Santo disse: Appartatemi Barnaba e Saulo, per l’opera, alla quale io li ho chiamati. Allora, dopo aver digiunato, e fatte orazioni, imposer loro le mani, e li accommiatarono Essi adunque, mandati dallo Spirito Santo, scesero in Seleucia, e di là navigarono in Cipri. E giunti in Salamina, annunziarono la parola di Dio nelle sinagoghe de’ Giudei; or aveano ancora Giovanni per ministro. Poi, traversata l’isola fino in Pafo, trovarono quivi un certo mago, falso profeta Giudeo, che avea nome Bar-Gesù. Il quale era col proconsolo Sergio Paolo, uomo prudente. Costui, chiamati a sè Barnaba e Saulo, richiese d’udir la parola di Dio. Ma Elima, il mago perciocchè così s’interpreta il suo nome, resisteva loro, cercando di stornare il proconsolo dalla fede. E Saulo, il quale ancora fu nominato Paolo, essendo ripieno dello Spirito Santo, ed avendo affissati in lui gli occhi, disse: O pieno d’ogni frode, e d’ogni malizia, figliuol del diavolo, nemico di ogni giustizia! non resterai tu mai di pervertir le diritte vie del Signore? Ora dunque, ecco, la mano del Signore sarà sopra te, e sarai cieco, senza vedere il sole, fino ad un certo tempo. E in quello stante caligine e tenebre caddero sopra lui; e andando attorno, cercava chi lo menasse per la mano. Allora il proconsolo, veduto ciò ch’era stato fatto, credette, essendo sbigottito della dottrina del Signore. OR Paolo, e i suoi compagni si partiron di Pafo, ed arrivaron per mare in Perga di Panfilia; e Giovanni, dipartitosi da loro, ritornò in Gerusalemme Ed essi, partitisi da Perga, giunsero in Antiochia di Pisidia; ed entrati nella sinagoga nel giorno del sabato, si posero a sedere. E dopo la lettura della legge e de’ profeti, i capi della sinagoga mandarono loro a dire: Fratelli, se voi avete alcun ragionamento d’esortazione a fare al popolo, ditelo. Allora Paolo, rizzatosi, e fatto cenno con la mano, disse: Uomini Israeliti, e voi che temete Iddio, ascoltate. L’Iddio di questo popolo Israele elesse i nostri padri, ed innalzò il popolo nella sua dimora nel paese di Egitto; e poi con braccio elevato lo trasse fuor di quello. E per lo spazio d’intorno a quarant’anni, comportò i modi loro nel deserto. Poi, avendo distrutte sette nazioni nel paese di Canaan, distribuì loro a sorte il paese di quelle. E poi appresso, per lo spazio d’intorno a quattrocencinquant’anni, diede loro de’ Giudici, fino al profeta Samuele. E da quell’ora domandarono un re; e Iddio diede loro Saulle, figliuol di Chis, uomo della tribù di Beniamino; e così passarono quarant’anni. Poi Iddio, rimossolo, suscitò loro Davide per re; al quale eziandio egli rendette testimonianza, e disse: Io ho trovato Davide, il figliuolo di Iesse, uomo secondo il mio cuore, il qual farà tutte le mie volontà. Della progenie di esso ha Iddio, secondo la sua promessa, suscitato ad Israele il Salvatore Gesù; avendo Giovanni, avanti la venuta di lui, predicato il battesimo del ravvedimento a tutto il popolo d’Israele. E come Giovanni compieva il suo corso disse: Chi pensate voi che io sia? io non son desso; ma ecco, dietro a me viene uno, di cui io non son degno di sciogliere i calzari de’ piedi. Uomini fratelli, figliuoli della progenie d’Abrahamo, e que’ d’infra voi che temete Iddio, a voi è stata mandata la parola di questa salute. Perciocchè gli abitanti di Gerusalemme, e i lor rettori, non avendo riconosciuto questo Gesù, condannandolo, hanno adempiuti i detti de’ profeti, che si leggono ogni sabato. E benchè non trovassero in lui alcuna cagion di morte, richiesero Pilato che fosse fatto morire. E, dopo ch’ebbero compiute tutte le cose che sono scritte di lui, egli fu tratto giù dal legno, e fu posto in un sepolcro. Ma Iddio lo suscitò da’ morti. Ed egli fu veduto per molti giorni da coloro ch’erano con lui saliti di Galilea in Gerusalemme, i quali sono i suoi testimoni presso il popolo. E noi ancora vi evangelizziamo la promessa fatta a’ padri; dicendovi, che Iddio l’ha adempiuta inverso noi, lor figliuoli, avendo risuscitato Gesù, siccome ancora è scritto nel salmo secondo: Tu sei il mio Figliuolo, oggi ti ho generato. E perciocchè egli l’ha suscitato da’ morti, per non tornar più nella corruzione, egli ha detto così: Io vi darò le fedeli benignità promesse a Davide. Perciò ancora egli dice in un altro luogo: Tu non permetterai che il tuo Santo vegga corruzione. Poichè veramente Davide, avendo servito al consiglio di Dio nella sua età, si è addormentato, ed è stato aggiunto a’ suoi padri, ed ha veduta corruzione. Ma colui che Iddio ha risuscitato non ha veduta corruzione. Siavi adunque noto, fratelli, che per costui vi è annunziata remission de’ peccati. E che di tutte le cose, onde per la legge di Mosè non siete potuti esser giustificati, chiunque crede è giustificato per mezzo di lui. Guardatevi adunque, che non venga sopra voi ciò che è detto ne’ profeti: Vedete, o sprezzatori, e maravigliatevi; e riguardate, e siate smarriti; perciocchè io fo un’opera a’ dì vostri, la quale voi non crederete, quando alcuno ve la racconterà Ora, quando furono usciti dalla sinagoga de’ Giudei, i Gentili li pregarono che infra la settimana le medesime cose fosser loro proposte. E dopo che la raunanza si fu dipartita, molti d’infra i Giudei, e i proseliti religiosi, seguitarono Paolo e Barnaba; i quali, ragionando loro, persuasero loro di perseverar nella grazia di Dio. E il sabato seguente, quasi tutta la città si raunò per udir la parola di Dio. Ma i Giudei, veggendo la moltitudine, furono ripieni d’invidia, e contradicevano alle cose dette da Paolo, contradicendo e bestemmiando. E Paolo, e Barnaba, usando franchezza nel lor parlare, dissero: Egli era necessario che a voi prima si annunziasse, la parola di Dio; ma, poichè la ributtate, e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo a’ Gentili. Perciocchè così ci ha il Signore ingiunto, dicendo: Io ti ho posto per esser luce delle Genti, acciocchè tu sii in salute fino all’estremità della terra. E i Gentili, udendo queste cose, si rallegrarono, e glorificavano la parola di Dio; e tutti coloro ch’erano ordinati a vita eterna credettero. E la parola del Signore si spandeva per tutto il paese. Ma i Giudei instigarono le donne religiose ed onorate, e i principali della città, e commossero persecuzione contro a Paolo, e contro a Barnaba, e li scacciarono da’ lor confini. Ed essi, scossa la polvere de’ lor piedi contro a loro, se ne vennero in Iconio. E i discepoli eran ripieni di allegrezza, e di Spirito Santo Or avvenne che in Iconio pure Paolo e Barnaba entrarono nella sinagoga dei Giudei e parlarono in maniera che una gran moltitudine di Giudei e di Greci credette. Ma i Giudei, rimasti disubbidienti, misero su e inasprirono gli animi dei Gentili contro i fratelli. Essi dunque dimoraron quivi molto tempo, predicando con franchezza, fidenti nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che per le lor mani si facessero segni e prodigi. Ma la popolazione della città era divisa; gli uni tenevano per i Giudei, e gli altri per gli apostoli. Ma essendo scoppiato un moto dei Gentili e dei Giudei coi loro capi, per recare ingiuria agli apostoli e lapidarli, questi, conosciuta la cosa, se ne fuggirono nelle città di Licaonia, Listra e Derba e nel paese d’intorno; e quivi si misero ad evangelizzare Or in Listra c’era un certo uomo, impotente nei piedi, che stava sempre a sedere, essendo zoppo dalla nascita, e non aveva mai camminato. Egli udì parlare Paolo, il quale, fissati in lui gli occhi, e vedendo che avea fede da esser sanato, disse ad alta voce: Lèvati ritto in piè. Ed egli saltò su, e si mise a camminare. E le turbe, avendo veduto ciò che Paolo avea fatto, alzarono la voce, dicendo in lingua licaonica: Gli dèi hanno preso forma umana, e sono discesi fino a noi. E chiamavano Barnaba, Giove, e Paolo, Mercurio, perché era il primo a parlare. E il sacerdote di Giove, il cui tempio era all’entrata della città, menò dinanzi alle porte tori e ghirlande, e volea sacrificare con le turbe. Ma gli apostoli Barnaba e Paolo, udito ciò, si stracciarono i vestimenti, e saltarono in mezzo alla moltitudine, esclamando: Uomini, perché fate queste cose? Anche noi siamo uomini della stessa natura che voi; e vi predichiamo che da queste cose vane vi convertiate all’Iddio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; che nelle età passate ha lasciato camminare nelle loro vie tutte le nazioni, benché non si sia lasciato senza testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo piogge e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia ne’ vostri cuori. E dicendo queste cose, a mala pena trattennero le turbe dal sacrificar loro Or sopraggiunsero quivi de’ Giudei da Antiochia e da Iconio; i quali, avendo persuaso le turbe, lapidarono Paolo e lo trascinaron fuori della città, credendolo morto. Ma essendosi i discepoli raunati intorno a lui, egli si rialzò, ed entrò nella città; e il giorno seguente, partì con Barnaba per Derba. E avendo evangelizzata quella città e fatti molti discepoli se ne tornarono a Listra, a Iconio ed Antiochia, confermando gli animi dei discepoli, esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni. E fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani, dopo aver pregato e digiunato, raccomandarono i fratelli al Signore, nel quale aveano creduto. E traversata la Pisidia, vennero in Panfilia. E dopo aver annunziata la Parola in Perga, discesero ad Attalia; e di là navigarono verso Antiochia, di dove erano stati raccomandati alla grazia di Dio, per l’opera che aveano compiuta. Giunti colà e raunata la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio avea fatte per mezzo di loro, e come avea aperta la porta della fede ai Gentili. E stettero non poco tempo coi discepoli OR alcuni, discesi di Giudea, insegnavano i fratelli: Se voi non siete circoncisi, secondo il rito di Mosè, voi non potete esser salvati. Onde essendo nato turbamento e quistione non piccola di Paolo e di Barnaba contro a loro, fu ordinato che Paolo, e Barnaba, ed alcuni altri di loro, salissero in Gerusalemme agli apostoli, ed anziani, per questa quistione. Essi adunque, accompagnati dalla chiesa fuor della città, traversarono la Fenicia, e la Samaria, raccontando la conversion dei Gentili; e portarono grande allegrezza a tutti i fratelli. Ed essendo giunti in Gerusalemme, furono accolti dalla chiesa, e dagli apostoli, e dagli anziani; e rapportarono quanto gran cose Iddio avea fatte con loro. Ma, dicevano, alcuni della setta de’ Farisei, i quali hanno creduto, si son levati, dicendo che convien circoncidere i Gentili, e comandar loro d’osservar la legge di Mosè Allora gli apostoli e gli anziani si raunarono, per provvedere a questo fatto. Ed essendosi mossa una gran disputazione, Pietro si levò in piè, e disse loro: Fratelli, voi sapete che già da’ primi tempi Iddio elesse fra noi me, acciocchè per la mia bocca i Gentili udissero la parola dell’evangelo, e credessero. E Iddio, che conosce i cuori, ha reso loro testimonianza, dando loro lo Spirito Santo, come ancora a noi. E non ha fatta alcuna differenza tra noi e loro; avendo purificati i cuori loro per la fede. Ora dunque, perchè tentate Iddio, mettendo un giogo sopra il collo de’ discepoli, il qual nè i padri nostri, nè noi, non abbiam potuto portare? Ma crediamo di esser salvati per la grazia del Signor Gesù Cristo, come essi ancora. E tutta la moltitudine si tacque, e stavano ad ascoltar Barnaba, e Paolo, che narravano quanti segni e prodigi Iddio avea fatti per loro fra i Gentili. E dopo ch’essi si furon taciuti, Giacomo prese a dire: Fratelli, ascoltatemi. Simeone ha narrato come Iddio ha primieramente visitati i Gentili, per di quelli prendere un popolo nel suo nome. Ed a questo si accordano le parole de’ profeti, siccome egli è scritto: Dopo queste cose, io edificherò di nuovo il tabernacolo di Davide, che è caduto; e ristorerò le sue ruine, e lo ridirizzerò. Acciocchè il rimanente degli uomini, e tutte le genti che si chiamano del mio nome, ricerchino il Signore, dice il Signore, che fa tutte queste cose. A Dio son note ab eterno tutte le opere sue. Per la qual cosa io giudico che non si dia molestia a coloro che d’infra i Gentili si convertono a Dio. Ma, che si mandi loro che si astengano dalle cose contaminate per gl’idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffogate, e dal sangue. Perciocchè, quant’è a Mosè, già dalle età antiche egli ha persone che lo predicano per ogni città, essendo ogni sabato letto nelle sinagoghe Allora parve bene agli apostoli, ed agli anziani, con tutta la chiesa, di mandare in Antiochia, con Paolo e Barnaba, certi uomini eletti d’infra loro, cioè: Giuda, soprannominato Barsaba, e Sila, uomini principali tra i fratelli; scrivendo per lor mani queste cose: Gli apostoli, e gli anziani, e i fratelli, a’ fratelli d’infra i Gentili, che sono in Antiochia, in Siria, ed in Cilicia, salute. Perciocchè abbiamo inteso che alcuni, partiti d’infra noi, vi hanno turbati con parole, sovvertendo le anime vostre, dicendo che conviene che siate circoncisi, ed osserviate la legge; a’ quali però non ne avevamo data alcuna commissione; essendoci raunati, siamo di pari consentimento convenuti in questo parere, di mandarvi certi uomini eletti, insieme co’ cari nostri Barnaba, e Paolo; uomini, che hanno esposte le vite loro per lo nome del Signor nostro Gesù Cristo. Abbiamo adunque mandati Giuda, e Sila, i quali ancora a bocca vi faranno intendere le medesime cose. Perciocchè è parso allo Spirito Santo, ed a noi, di non imporvi alcuno altro peso, se non quel ch’è necessario; che è di queste cose: Che vi asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffogate, e dalla fornicazione; dalle quali cose farete ben di guardarvi. State sani. Essi adunque, essendo stati accommiatati, vennero in Antiochia; e, raunata la moltitudine, renderono la lettera. E quando que’ di Antiochia l’ebber letta, si rallegrarono della consolazione. E Giuda, e Sila, essendo anch’essi profeti, con molte parole confortarono i fratelli, e li confermarono. E dopo che furono dimorati quivi alquanto tempo, furono da’ fratelli rimandati in pace agli apostoli. Ma parve bene a Sila di dimorar quivi. OR Paolo e Barnaba rimasero qualche tempo in Antiochia, insegnando, ed evangelizzando, con molti altri, la parola del Signore Ed alcuni giorni appresso, Paolo disse a Barnaba: Torniamo ora, e visitiamo i nostri fratelli in ogni città, dove abbiamo annunziata la parola del Signore, per veder come stanno. Or Barnaba consigliava di prender con loro Giovanni detto Marco. Ma Paolo giudicava che non dovessero prender con loro colui che si era dipartito da loro da Panfilia e non era andato con loro all’opera. Laonde vi fu dell’acerbità, talchè si dipartirono l’un dall’altro; e Barnaba, preso Marco, navigò in Cipri. MA Paolo, eletto per suo compagno Sila, se ne andò, raccomandato da’ fratelli alla grazia di Dio. E andava attorno per la Siria, e Cilicia, confermando le chiese Or egli giunse in Derba, ed in Listra; ed ecco, quivi era un certo discepolo, chiamato per nome Timoteo, figliuol d’una donna Giudea fedele, ma di padre Greco; del quale i fratelli, ch’erano in Listra, ed in Iconio, rendevan buona testimonianza. Costui volle Paolo che andasse seco; e presolo, lo circoncise, per cagion de’ Giudei ch’erano in quei luoghi; perciocchè tutti sapevano che il padre d’esso era Greco. E passando essi per le città, ordinavano loro d’osservar gli statuti determinati dagli apostoli, e dagli anziani, ch’erano in Gerusalemme. Le chiese adunque erano confermate nella fede, e di giorno in giorno crescevano in numero Poi, avendo traversata la Frigia, e il paese della Galazia, essendo divietati dallo Spirito Santo d’annunziar la parola in Asia, vennero in Misia, e tentavano d’andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù nol permise loro. E passata la Misia, discesero in Troas. ED una visione apparve di notte a Paolo. Un uomo Macedone gli si presentò, pregandolo, e dicendo: Passa in Macedonia, e soccorrici. E quando egli ebbe veduta quella visione, presto noi procacciammo di passare in Macedonia, tenendo per certo che il Signore ci avea chiamati là, per evangelizzare a que’ popoli. E perciò, partendo di Troas, arrivammo per diritto corso in Samotracia, e il giorno seguente a Napoli; e di là a Filippi, ch’è la prima città di quella parte di Macedonia, ed è colonia; e dimorammo in quella città alquanti giorni. E nel giorno del sabato andammo fuor della città, presso del fiume, dove era il luogo ordinario dell’orazione; e postici a sedere, parlavamo alle donne ch’erano quivi raunate. Ed una certa donna, chiamata per nome Lidia, mercatante di porpora, della città di Tiatiri, la qual serviva a Dio, stava ad ascoltare. E il Signore aperse il suo cuore, per attendere alle cose dette da Paolo. E, dopo che fu battezzata ella e la sua famiglia, ci pregò dicendo: Se voi mi avete giudicata esser fedele al Signore, entrate in casa mia, e dimoratevi. E ci fece forza Or avvenne, come noi andavamo all’orazione, che noi incontrammo una fanticella, che avea uno spirito di Pitone, la quale con indovinare facea gran profitto a’ suoi padroni. Costei, messasi a seguitar Paolo e noi, gridava, dicendo: Questi uomini son servitori dell’Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salute. E fece questo per molti giorni; ma, essendone Paolo annoiato, si rivoltò, e disse allo spirito: Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca fuor di lei. Ed egli uscì in quello stante. Or i padroni d’essa, veggendo che la speranza del lor guadagno era svanita, presero Paolo, e Sila, e li trassero alla corte a’ rettori. E presentatili a’ pretori, dissero: Questi uomini turbano la nostra città; perciocchè son Giudei; ed annunziano dei riti, i quali non è lecito a noi, che siam Romani, di ricevere, nè di osservare. La moltitudine ancora si levò tutta insieme contro a loro; e i pretori, stracciate loro le vesti, comandarono che fosser frustati. E dopo aver loro data una gran battitura, li misero in prigione, comandando al carceriere di guardarli sicuramente. Il quale, ricevuto un tal comandamento, li mise nella prigione più addentro, e serrò loro i piedi ne’ ceppi Or in su la mezzanotte, Paolo e Sila, facendo orazione, cantavono inni a Dio; e i prigioni li udivano. E di subito si fece un gran tremoto, talchè i fondamenti della prigione furono scrollati; e in quello stante tutte le porte si apersero, e i legami di tutti si sciolsero. E il carceriere, destatosi, e vedute le porte della prigione aperte, trasse fuori la spada, ed era per uccidersi, pensando che i prigioni se ne fosser fuggiti. Ma Paolo gridò ad alta voce, dicendo: Non farti male alcuno; perciocchè noi siam tutti qui. Ed egli, chiesto un lume, saltò dentro; e tutto tremante, si gettò a’ piedi di Paolo e di Sila. E menatili fuori, disse: Signori, che mi conviene egli fare per esser salvato? Ed essi dissero: Credi nel Signor Gesù Cristo, e sarai salvato tu, e la casa tua. Ed essi annunziarono la parola del Signore a lui, ed a tutti coloro ch’erano in casa sua. Ed egli, presili in quell’istessa ora della notte, lavò loro le piaghe. Poi in quell’istante fu battezzato egli, e tutti i suoi. Poi, menatili in casa sua, mise loro la tavola; e giubilava d’avere, con tutta la sua casa, creduto a Dio Ora, come fu giorno, i pretori mandarono i sergenti a dire al carceriere: Lascia andar quegli uomini. E il carceriere rapportò a Paolo queste parole, dicendo: I pretori hanno mandato a dire che siate liberati; ora dunque uscite, e andatevene in pace. Ma Paolo disse loro: Dopo averci pubblicamente battuti, senza essere stati condannati in giudicio, noi che siam Romani, ci hanno messi in prigione; ed ora celatamente ci mandano fuori! La cosa non andrà così; anzi, vengano eglino stessi, e ci menino fuori. E i sergenti rapportarono queste parole a’ pretori; ed essi temettero, avendo inteso ch’erano Romani. E vennero, e li pregarono di perdonar loro; e menatili fuori, li richiesero d’uscir della città. Ed essi, usciti di prigione, entrarono in casa di Lidia; e, veduti i fratelli, li consolarono, e poi si dipartirono ED essendo passati per Anfipoli, e per Apollonia, vennero in Tessalonica, dove era la sinagoga de’ Giudei; e Paolo, secondo la sua usanza, entrò da loro; e per tre sabati tenne loro ragionamenti tratti dalle scritture, dichiarando, e proponendo loro, ch’era convenuto che il Cristo sofferisse, e risuscitasse da’ morti; e ch’esso il quale, disse egli, io vi annunzio era Gesù il Cristo. Ed alcuni di loro credettero, e si aggiunsero con Paolo e Sila; come anche gran numero di Greci religiosi, e delle donne principali non poche. Ma i Giudei, ch’erano increduli, mossi d’invidia, preser con loro certi uomini malvagi della gente di piazza; e, raccolta una turba, commossero a tumulto la città; ed avendo assalita la casa di Giasone, cercavano di trarli fuori al popolo. Ma, non avendoli trovati, trassero Giasone, ed alcuni de’ fratelli, a’ rettori della città, gridando: Costoro che hanno messo sottosopra il mondo sono eziandio venuti qua. E Giasone li ha raccolti; ed essi tutti fanno contro agli statuti di Cesare, dicendo esservi un altro re, cioè Gesù. E commossero il popolo, e i rettori della città, che udivano queste cose. Ma pure essi, ricevuta cauzione da Giasone e dagli altri, li lasciarono andare E i fratelli subito di notte mandarono via Paolo e Sila, in Berrea; ed essi, essendovi giunti, andarono nella sinagoga de’ Giudei. Or costoro furon più generosi che gli altri ch’erano in Tessalonica; e con ogni prontezza ricevettero la parola, esaminando tuttodì le scritture, per vedere se queste cose stavano così. Molti adunque di loro credettero, e non piccol numero di donne Greche onorate, e d’uomini. Ma, quando i Giudei di Tessalonica ebbero inteso che la parola di Dio era da Paolo stata annunziata eziandio in Berrea, vennero anche là, commovendo le turbe. Ma allora i fratelli mandarono prontamente fuori Paolo, acciocchè se ne andasse, facendo vista di andare al mare; e Sila, e Timoteo rimasero quivi. E COLORO che aveano la cura di por Paolo in salvo, lo condussero sino in Atene; e, ricevuta da lui commission di dire a Sila, ed a Timoteo, che quanto prima venissero a lui, si partirono Ora, mentre Paolo li aspettava in Atene, lo spirito suo s’inacerbiva in lui, veggendo la città piena d’idoli. Egli adunque ragionava nella sinagoga coi Giudei, e con le persone religiose, ed ogni dì in su la piazza con coloro che si scontravano. Ed alcuni de’ filosofi Epicurei, e Stoici, conferivan con lui. Ed alcuni dicevano: Che vuol dire questo cianciatore? E gli altri: Egli pare essere annunziatore di dii stranieri; perciocchè egli evangelizzava loro Gesù, e la risurrezione. E lo presero, e lo menarono nell’Areopago, dicendo: Potrem noi sapere qual sia questa nuova dottrina, la qual tu proponi? Perciocchè tu ci rechi agli orecchi cose strane; noi vogliamo dunque sapere che cosa si vogliano coteste cose. Or tutti gli Ateniesi, e i forestieri che dimoravano in quella città, non passavano il tempo ad altro, che a dire, o ad udire alcuna cosa di nuovo E Paolo, stando in piè in mezzo dell’Areopago, disse: Uomini Ateniesi, io vi veggo quasi troppo religiosi in ogni cosa. Perciocchè, passando, e considerando le vostre deità, ho trovato eziandio un altare, sopra il quale era scritto: ALL’IDDIO SCONOSCIUTO. Quello adunque il qual voi servite, senza conoscerlo, io ve l’annunzio. L’Iddio che ha fatto il mondo, e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in tempii fatti d’opera di mani. E non è servito per mani d’uomini, come avendo bisogno d’alcuna cosa; egli che dà a tutti e la vita, e il fiato, ed ogni cosa. Ed ha fatto d’un medesimo sangue tutta la generazion degli uomini, per abitar sopra tutta la faccia della terra, avendo determinati i tempi prefissi, ed i confini della loro abitazione; acciocchè cerchino il Signore, se pur talora potessero, come a tastone, trovarlo: benchè egli non sia lungi da ciascun di noi. Poichè in lui viviamo, e ci moviamo, e siamo; siccome ancora alcuni de’ vostri poeti hanno detto: Perciocchè noi siamo eziandio sua progenie. Essendo noi adunque progenie di Dio, non dobbiamo stimar che la Deità sia simigliante ad oro, o ad argento, od a pietra; a scoltura d’arte, e d’invenzione umana. Avendo Iddio adunque dissimulati i tempi dell’ignoranza, al presente dinunzia per tutto a tutti gli uomini che si ravveggano. Perciocchè egli ha ordinato un giorno, nel quale egli giudicherà il mondo in giustizia, per quell’uomo, il quale egli ha stabilito; di che ha fatta fede a tutti, avendolo suscitato da’ morti Quando udirono mentovar la risurrezion de’ morti, altri se ne facevano beffe, altri dicevano: Noi ti udiremo un’altra volta intorno a ciò. E così Paolo uscì del mezzo di loro. Ed alcuni si aggiunsero con lui, e credettero; fra i quali fu anche Dionigio l’Areopagita, ed una donna chiamata per nome Damaris, ed altri con loro ORA, dopo queste cose, Paolo si partì d’Atene, e venne in Corinto. E, trovato un certo Giudeo, chiamato per nome Aquila, di nazione Pontico, nuovamente venuto d’Italia, insieme con Priscilla, sua moglie perciocchè Claudio avea comandato che tutti i Giudei si partissero di Roma, si accostò a loro. E perciocchè egli era della medesima arte, dimorava in casa loro, e lavorava; perciocchè l’arte loro era di far padiglioni. Ed ogni sabato faceva un sermone nella sinagoga, e induceva alla fede Giudei e Greci. Ora, quando Sila e Timoteo furon venuti di Macedonia, Paolo era sospinto dallo Spirito, testificando a’ Giudei che Gesù è il Cristo. Ma, contrastando eglino, e bestemmiando, egli scosse i suoi vestimenti, e disse loro: Il sangue vostro sia sopra il vostro capo, io ne son netto; da ora innanzi io andrò a’ Gentili E partitosi di là, entrò in casa d’un certo chiamato per nome Giusto, il qual serviva a Dio; la cui casa era contigua alla sinagoga. Or Crispo, capo della sinagoga, credette al Signore, con tutta la sua famiglia; molti ancora de’ Corinti, udendo Paolo, credevano, ed erano battezzati. E il Signore disse di notte in visione a Paolo: Non temere; ma parla, e non tacere. Perciocchè io son teco, e niuno metterà le mani sopra te, per offenderti; poichè io ho un gran popolo in questa città. Egli adunque dimorò quivi un anno, e sei mesi, insegnando fra loro la parola di Dio Poi, quando Gallione fu proconsolo d’Acaia, i Giudei di pari consentimento si levarono contro a Paolo, e lo menarono al tribunale, dicendo: Costui persuade agli uomini di servire a Dio contro alla legge. E come Paolo era per aprir la bocca, Gallione disse a’ Giudei: Se si trattasse di alcuna ingiustizia o misfatto, o Giudei, io vi udirei pazientemente, secondo la ragione. Ma, se la quistione è intorno a parole, e a nomi, e alla vostra legge, provvedeteci voi; perciocchè io non voglio esser giudice di coteste cose. E li scacciò dal tribunale. E tutti i Greci presero Sostene, capo della sinagoga, e lo battevano davanti al tribunale; e Gallione niente si curava di queste cose Ora, quando Paolo fu dimorato quivi ancora molti giorni, prese commiato dai fratelli, e navigò in Siria, con Priscilla, ed Aquila; essendosi fatto tondere il capo in Cencrea, perciocchè avea voto. Ed essendo giunto in Efeso, li lasciò quivi. Or egli entrò nella sinagoga, e fece un sermone a’ Giudei. Ed essi lo pregavano di dimorare appresso di loro più lungo tempo; ma egli non acconsentì; anzi prese commiato da loro, dicendo: Del tutto mi conviene far la festa prossima in Gerusalemme; ma io ritornerò ancora a voi, se piace a Dio. Così si partì per mare da Efeso. Ed essendo disceso in Cesarea, salì in Gerusalemme; poi, dopo aver salutata la chiesa, scese in Antiochia. Ed essendo quivi dimorato alquanto tempo, si partì, andando attorno di luogo in luogo per lo paese di Galazia, e di Frigia, confermando tutti i discepoli OR un certo Giudeo, il cui nome era Apollo, di nazione Alessandrino, uomo eloquente, e potente nelle scritture, arrivò in Efeso. Costui era ammaestrato ne’ principii della via del Signore; e, fervente di spirito, parlava, ed insegnava diligentemente le cose del Signore, avendo sol conoscenza del battesimo di Giovanni. E prese a parlar francamente nella sinagoga. Ed Aquila, e Priscilla, uditolo, lo presero con loro, e gli esposero più appieno la via di Dio. Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli vel confortarono, e scrissero ai discepoli che l’accogliessero. Ed egli, essendo giunto là, conferì molto a coloro che avean creduto per la grazia. Perciocchè con grande sforzo convinceva pubblicamente i Giudei, dimostrando per le scritture che Gesù è il Cristo OR avvenne, mentre Apollo era in Corinto, che Paolo, avendo traversate le provincie alte, venne in Efeso; e trovati quivi alcuni discepoli, disse loro: Avete voi ricevuto lo Spirito Santo, dopo che avete creduto? Ed essi gli dissero: Anzi non pure abbiamo udito se vi è uno Spirito Santo. E Paolo disse loro: In che dunque siete stati battezzati? Ed essi dissero: Nel battesimo di Giovanni. E Paolo disse: Certo, Giovanni battezzò del battesimo del ravvedimento, dicendo al popolo che credessero in colui che veniva dopo lui, cioè in Cristo Gesù. E, udito questo, furono battezzati nel nome del Signore Gesù. E, dopo che Paolo ebbe loro imposte le mani, lo Spirito Santo venne sopra loro, e parlavano lingue strane, e profetizzavano. Or tutti questi uomini erano intorno di dodici Poi egli entrò nella sinagoga, e parlava francamente, ragionando per lo spazio di tre mesi, e persuadendo le cose appartenenti al regno di Dio. Ma, come alcuni s’induravano, ed erano increduli, dicendo male di quella professione, in presenza della moltitudine, egli, dipartitosi da loro, separò i discepoli, facendo ogni dì sermone nella scuola d’un certo Tiranno. E questo continuò lo spazio di due anni; talchè tutti coloro che abitavano nell’Asia, Giudei e Greci, udirono la parola del Signor Gesù. E Iddio faceva delle non volgari potenti operazioni per le mani di Paolo. Talchè eziandio d’in sul suo corpo si portavano sopra gl’infermi degli sciugatoi, e de’ grembiuli; e le infermità si partivano da loro, e gli spiriti maligni uscivan di loro Or alcuni degli esorcisti Giudei, che andavano attorno, tentarono d’invocare il nome del Signor Gesù sopra coloro che aveano gli spiriti maligni, dicendo: Noi vi scongiuriamo per Gesù, il quale Paolo predica. E coloro che facevano questo eran certi figliuoli di Sceva, Giudeo, principal sacerdote, in numero di sette. Ma lo spirito maligno, rispondendo, disse: Io conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi chi siete? E l’uomo che avea lo spirito maligno si avventò a loro; e sopraffattili, fece loro forza; talchè se ne fuggiron di quella casa, nudi e feriti. E questo venne a notizia a tutti i Giudei e Greci che abitavano in Efeso; e timore cadde sopra tutti loro, e il nome del Signor Gesù era magnificato. E molti di coloro che aveano creduto venivano, confessando e dichiarando le cose che aveano fatte. Molti ancora di coloro che aveano esercitate le arti curiose, portarono insieme i libri, e li arsero in presenza di tutti; e fatta ragion del prezzo di quelli, si trovò che ascendeva a cinquantamila denari d’argento. Così la parola di Dio cresceva potentemente, e si rinforzava Ora, dopo che queste cose furono compiute, Paolo si mise nell’animo di andare in Gerusalemme, passando per la Macedonia, e per l’Acaia, dicendo: Dopo che io sarò stato quivi, mi conviene ancora veder Roma. E mandati in Macedonia due di coloro che gli ministravano, cioè Timoteo ed Erasto, egli dimorò ancora alquanto tempo in Asia. Or in quel tempo nacque non piccol turbamento a proposito della via del Signore. Perciocchè un certo chiamato per nome Demetrio, intagliator d’argento, che faceva de’ piccoli tempii di Diana d’argento, portava gran profitto agli artefici. Costui, raunati quelli, e tutti gli altri che lavoravano di cotali cose, disse: Uomini, voi sapete che dall’esercizio di quest’arte viene il nostro guadagno. Or voi vedete ed udite, che questo Paolo, con le sue persuasioni, ha sviata gran moltitudine, non solo in Efeso, ma quasi in tutta l’Asia, dicendo che quelli non son dii, che son fatti di lavoro di mani. E non vi è solo pericolo per noi, che quest’arte particolare sia discreditata; ma ancora che il tempio della gran dea Diana sia reputato per nulla; e che la maestà d’essa, la qual tutta l’Asia, anzi tutto il mondo adora, non sia abbattuta. Ed essi, udite queste cose, ed essendo ripieni d’ira, gridarono, dicendo: Grande è la Diana degli Efesi. E tutta la città fu ripiena di confusione; e tratti a forza Gaio, ed Aristarco, Macedoni, compagni del viaggio di Paolo, corsero di pari consentimento a furore nel teatro. Or Paolo voleva presentarsi al popolo; ma i discepoli non gliel permisero. Alcuni eziandio degli Asiarchi, che gli erano amici, mandarono a lui, pregandolo che non si presentasse nel teatro. Gli uni adunque gridavano una cosa, gli altri un’altra; perciocchè la raunanza era confusa; ed i più non sapevano per qual cagione fosser raunati. Ora, d’infra la moltitudine fu prodotto Alessandro, spingendolo i Giudei innanzi. Ed Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva arringare al popolo a lor difesa. Ma, quando ebber riconosciuto ch’egli era Giudeo, si fece un grido da tutti, che gridarono lo spazio d’intorno a due ore: Grande è la Diana degli Efesi. Ma il cancelliere, avendo acquetata la turba, disse: Uomini Efesi, chi è pur l’uomo, che non sappia che la città degli Efesi è la sagrestana della gran dea Diana, e dell’immagine caduta da Giove? Essendo adunque queste cose fuor di contradizione, conviene che voi vi acquetiate, e non facciate nulla di precipitato. Poichè avete menati qua questi uomini, i quali non sono nè sacrileghi, nè bestemmiatori della vostra dea. Se dunque Demetrio, e gli artefici che son con lui, hanno alcuna cosa contro ad alcuno, si tengono le corti, e vi sono i proconsoli; facciansi eglino citar gli uni gli altri. E se richiedete alcuna cosa intorno ad altri affari, ciò si risolverà nella raunanza legittima. Perciocchè noi siamo in pericolo d’essere accusati di sedizione per lo giorno d’oggi; non essendovi ragione alcuna, per la quale noi possiamo render conto di questo concorso. E, dette queste cose, licenziò la raunanza ORA, dopo che fu cessato il tumulto, Paolo, chiamati a sè i discepoli, ed abbracciatili, si partì per andare in Macedonia. E, dopo esser passato per quelle parti, ed averli con molte parole confortati, venne in Grecia. Dove quando fu dimorato tre mesi, essendogli poste insidie da’ Giudei, se fosse navigato in Siria, il parer fu che ritornasse per la Macedonia. Or Sopatro Berreese l’accompagnò fino in Asia; e de’ Tessalonicesi, Aristarco, e Secondo, e Gaio Derbese, e Timoteo; e di que’ d’Asia, Tichico, e Trofimo. Costoro, andati innanzi, ci aspettarono in Troas. E noi, dopo i giorni degli azzimi, partimmo da Filippi, e in capo di cinque giorni arrivammo a loro in Troas, dove dimorammo sette giorni E nel primo giorno della settimana, essendo i discepoli raunati per rompere il pane, Paolo, dovendo partire il giorno seguente, fece loro un sermone, e distese il ragionamento sino a mezzanotte. Or nella sala, ove eravamo raunati, vi erano molte lampane. Ed un certo giovanetto, chiamato per nome Eutico, sedendo sopra la finestra, sopraffatto da profondo sonno, mentre Paolo tirava il suo ragionamento in lungo, traboccato dal sonno, cadde giù dal terzo solaio, e fu levato morto. Ma Paolo, sceso a basso, si gettò sopra lui, e l’abbracciò, e disse: Non tumultuate; perciocchè l’anima sua è in lui. Poi, essendo risalito, ed avendo rotto il pane, e preso cibo, dopo avere ancora lungamente ragionato sino all’alba, si dipartì così. Or menarono quivi il fanciullo vivente, onde furono fuor di modo consolati E noi, andati alla nave, navigammo in Asso, con intenzione di levar di là Paolo; perciocchè egli avea così determinato, volendo egli far quel cammino per terra. Ed avendolo scontrato in Asso, lo levammo, e venimmo a Mitilene. E, navigando di là, arrivammo il giorno seguente di rincontro a Chio; e il giorno appresso ammainammo verso Samo; e fermatici in Trogillio, il giorno seguente giungemmo a Mileto. Perciocchè Paolo avea deliberato di navigare oltre ad Efeso, per non avere a consumar tempo in Asia; poichè egli si affrettava per essere, se gli era possibile, al giorno della Pentecosta in Gerusalemme E DA Mileto mandò in Efeso, a far chiamare gli anziani della chiesa. E quando furono venuti a lui, egli disse loro: Voi sapete in qual maniera, dal primo giorno che io entrai nell’Asia, io sono stato con voi in tutto quel tempo; servendo al Signore, con ogni umiltà e con molte lagrime, e prove, le quali mi sono avvenute nelle insidie de’ Giudei. Come io non mi son ritratto d’annunziarvi, ed insegnarvi, in pubblico, e per le case, cosa alcuna di quelle che son giovevoli; testificando a’ Giudei, ed a’ Greci, la conversione a Dio, e la fede nel Signor nostro Gesù Cristo. Ed ora, ecco, io, cattivato dallo Spirito, vo in Gerusalemme, non sapendo le cose che mi avverranno in essa. Se non che lo Spirito Santo mi testifica per ogni città, dicendo che legami e tribolazioni mi aspettano. Ma io non fo conto di nulla; e la mia propria vita non mi è cara, purchè io adempia con allegrezza il mio corso, e il ministerio il quale ho ricevuto dal Signore Gesù, che è di testificar l’evangelo della grazia di Dio. Ed ora, ecco, io so che voi tutti, fra i quali io sono andato e venuto, predicando il regno di Dio, non vedrete più la mia faccia. Perciò ancora, io vi protesto oggi, che io son netto del sangue di tutti. Perciocchè io non mi son tratto indietro da annunziarvi tutto il consiglio di Dio. Attendete dunque a voi stessi, ed a tutta la greggia, nella quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascer la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue. Perciocchè io so questo: che dopo la mia partita, entreranno fra voi de’ lupi rapaci, i quali non risparmieranno la greggia. E che d’infra voi stessi sorgeranno degli uomini che proporrano cose perverse, per trarsi dietro i discepoli. Perciò, vegliate, ricordandovi che per lo spazio di tre anni, giorno e notte, non son restato d’ammonir ciascuno con lagrime. Ed al presente, fratelli, io vi raccomando a Dio, e alla parola della grazia di lui, il quale è potente da continuar d’edificarvi, e da darvi l’eredità con tutti i santificati. Io non ho appetito l’argento, nè l’oro, nè il vestimento di alcuno. E voi stessi sapete che queste mani hanno sovvenuto a’ bisogni miei, e di coloro ch’erano meco. In ogni cosa vi ho mostrato che affaticandosi, si convengono così sopportar gl’infermi; e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il qual disse che più felice cosa è il dare che il ricevere E quando ebbe dette queste cose, si pose in ginocchioni, ed orò con tutti loro. E si fece da tutti un gran pianto; e gettatisi al collo di Paolo, lo baciavano; dolenti principalmente per la parola ch’egli avea detta, che non vedrebbero più la sua faccia. E l’accompagnarono alla nave ORA, dopo che ci fummo con gran pena separati da loro, navigammo, e per diritto corso arrivammo a Coo, e il giorno seguente a Rodi, e di là a Patara. E trovata una nave che passava in Fenicia, vi montammo su, e facemmo vela. E, scoperto Cipri, e lasciatolo a man sinistra, navigammo in Siria, ed arrivammo a Tiro; perciocchè quivi si dovea scaricar la nave. E, trovati i discepoli, dimorammo quivi sette giorni; ed essi, per lo Spirito, dicevano a Paolo, che non salisse in Gerusalemme. Ora, dopo che avemmo passati quivi que’ giorni, partimmo, e ci mettemmo in cammino, accompagnati da tutti loro, con le mogli, e figliuoli, fin fuor della città; e postici in ginocchioni in sul lito, facemmo orazione. Poi, abbracciatici gli uni gli altri, montammo in su la nave; e quelli se ne tornarono alle case loro. E noi, compiendo la navigazione, da Tiro arrivammo a Ptolemaida; e, salutati i fratelli, dimorammo un giorno appresso di loro E il giorno seguente, essendo partiti, arrivammo a Cesarea; ed entrati in casa di Filippo l’evangelista, ch’era l’uno de’ sette, dimorammo appresso di lui. Or egli avea quattro figliuole vergini, le quali profetizzavano. E, dimorando noi quivi molti giorni, un certo profeta, chiamato per nome Agabo, discese di Giudea. Ed egli, essendo venuto a noi, e presa la cintura di Paolo, se ne legò le mani ed i piedi, e disse: Questo dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei in Gerusalemme l’uomo di cui è questa cintura, e lo metteranno nelle mani de’ Gentili. Ora, quando udimmo queste cose, e noi, e que’ del luogo, lo pregavamo che non salisse in Gerusalemme. Ma Paolo rispose: Che fate voi, piangendo, e macerandomi il cuore? poichè io sia tutto pronto, non solo ad esser legato, ma eziandio a morire in Gerusalemme, per lo nome del Signor Gesù. E, non potendo egli esser persuaso, noi ci acquetammo, dicendo: La volontà del Signore sia fatta E, dopo que’ giorni, ci mettemmo in ordine, e salimmo in Gerusalemme. E con noi vennero eziandio alcuni de’ discepoli di Cesarea, menando con loro un certo Mnason Cipriota, antico discepolo, presso il quale dovevamo albergare. Ora, come fummo giunti in Gerusalemme, i fratelli ci accolsero lietamente. E il giorno seguente, Paolo entrò con noi da Giacomo; e tutti gli anziani vi si trovarono. E Paolo, salutatili, raccontò loro ad una ad una le cose che il Signore avea fatte fra i Gentili, per lo suo ministerio. Ed essi, uditele, glorificavano Iddio; poi dissero a Paolo: Fratello, tu vedi quante migliaia vi sono de’ Giudei che hanno creduto; e tutti son zelanti della legge. Or sono stati informati intorno a te, che tu insegni tutti i Giudei, che son fra i Gentili, di rivoltarsi da Mosè, dicendo che non circoncidano i figliuoli, e non camminino secondo i riti. Che devesi adunque fare? del tutto conviene che la moltitudine si raduni, perciocchè udiranno che tu sei venuto. Fa’ dunque questo che ti diciamo. Noi abbiamo quattro uomini, che hanno un voto sopra loro. Prendili teco, e purificati con loro, e fa’ la spesa con loro; acciocchè si tondano il capo, e tutti conoscano che non è nulla di quelle cose delle quali sono stati informati intorno a te; ma che tu ancora procedi osservando la legge. Ma, quant’è a’ Gentili che hanno creduto, noi ne abbiamo scritto, avendo statuito che non osservino alcuna cosa tale; ma solo che si guardino dalle cose sacrificate agl’idoli, e dal sangue, e dalle cose soffocate, e dalla fornicazione. Allora Paolo, presi seco quegli uomini, il giorno seguente, dopo essersi con loro purificato, entrò con loro nel tempio, pubblicando i giorni della purificazione esser compiuti, infino a tanto che l’offerta fu presentata per ciascun di loro Ora, come i sette giorni erano presso che compiuti, i Giudei dell’Asia, vedutolo nel tempio, commossero tutta la moltitudine, e gli misero le mani addosso, gridando: Uomini Israeliti, venite al soccorso; costui è quell’uomo, che insegna per tutto a tutti una dottrina che è contro al popolo, e contro alla legge, e contro a questo luogo; ed oltre a ciò, ha eziandio menati de’ Greci dentro al tempio, ed ha contaminato questo santo luogo. Perciocchè dinanzi avean veduto Trofimo Efesio nella città con Paolo, e pensavano ch’egli l’avesse menato dentro al tempio. E tutta la città fu commossa, e si fece un concorso di popolo; e, preso Paolo, lo trassero fuor del tempio; e subito le porte furon serrate. Ora, com’essi cercavano d’ucciderlo, il grido salì al capitano della schiera, che tutta Gerusalemme era sottosopra. Ed egli in quello stante prese de’ soldati, e de’ centurioni, e corse a’ Giudei. Ed essi, veduto il capitano, e i soldati, restarono di batter Paolo. E il capitano, accostatosi, lo prese, e comandò che fosse legato di due catene; poi domandò chi egli era, e che cosa avea fatto. E gli uni gridavano una cosa, e gli altri un’altra, nella moltitudine; laonde, non potendone egli saper la certezza, per lo tumulto, comandò ch’egli fosse menato nella rocca. Ed avvenne, quando egli fu sopra i gradi, ch’egli fu portato da’ soldati, per lo sforzo della moltitudine. Poichè la moltitudine del popolo lo seguitava, gridando: Toglilo. OR Paolo, come egli era per esser menato dentro alla rocca, disse al capitano: Emmi egli lecito di dirti qualche cosa? Ed egli disse: Sai tu Greco? Non sei tu quell’Egizio, il quale a’ dì passati suscitò, e menò nel deserto que’ quattromila ladroni? E Paolo disse: Quant’è a me, io son uomo Giudeo, da Tarso, cittadino di quella non ignobile città di Cilicia; or io ti prego che tu mi permetta di parlare al popolo. Ed avendoglielo egli permesso, Paolo, stando in piè sopra i gradi, fece cenno con la mano al popolo. E, fattosi gran silenzio, parlò loro in lingua ebrea, dicendo: Uomini fratelli, e padri, ascoltate ciò che ora vi dico a mia difesa. Ora, quando ebbero udito ch’egli parlava loro in lingua ebrea, tanto più fecero silenzio. Poi disse: Io certo son uomo Giudeo, nato in Tarso di Cilicia, ed allevato in questa città a’ piedi di Gamaliele, ammaestrato secondo l’isquisita maniera della legge de’ padri, zelatore di Dio, come voi tutti siete oggi. Ed ho perseguitata questa professione sino alla morte, mettendo ne’ legami, ed in prigione uomini e donne. Come mi son testimoni il sommo sacerdote, e tutto il concistoro degli anziani; da cui eziandio avendo ricevute lettere a’ fratelli, io andava in Damasco, per menar prigioni in Gerusalemme quegli ancora ch’erano quivi, acciocchè fosser puniti. Or avvenne che, mentre io era in cammino, e mi avvicinava a Damasco, in sul mezzodì, di subito una gran luce mi folgorò d’intorno dal cielo. Ed io caddi in terra, ed udii una voce che mi disse: Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? Ed io risposi: Chi sei, Signore? Ed egli mi disse: Io son Gesù il Nazareo, il qual tu perseguiti. Or coloro che eran meco videro ben la luce, e furono spaventati; ma non udiron la voce di colui che parlava meco. Ed io dissi: Signore, che debbo io fare? E il Signor mi disse: Levati, e va’ in Damasco; e quivi ti sarà parlato di tutte le cose che ti sono ordinate di fare. Ora, perciocchè io non vedeva nulla, per la gloria di quella luce, fui menato per la mano da coloro ch’erano meco; e così entrai in Damasco. Or un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano in Damasco rendevano buona testimonianza, venne a me, ed essendo appresso a me, disse: Fratello Saulo, ricovera la vista. E in quello stante io ricoverai la vista, e lo riguardai. Ed egli mi disse: L’Iddio de’ nostri padri ti ha preordinato a conoscer la sua volontà, ed a vedere il Giusto, e ad udire una voce dalla sua bocca. Perciocchè tu gli devi essere presso tutti gli uomini testimonio delle cose che tu hai vedute, ed udite. Ed ora, che indugi? levati, e sii battezzato, e lavato de’ tuoi peccati, invocando il nome del Signore. Or avvenne che, dopo che io fui ritornato in Gerusalemme, orando nel tempio, mi venne un ratto di mente. E vidi esso Signore che mi diceva: Affrettati, ed esci prestamente di Gerusalemme; perciocchè essi non riceveranno la tua testimonianza intorno a me. Ed io dissi: Signore, eglino stessi sanno che io incarcerava, e batteva per le raunanze coloro che credono in te. E quando si spandeva il sangue di Stefano, tuo martire, io ancora era presente, e acconsentiva alla sua morte, e guardava i vestimenti di coloro che l’uccidevano. Ed egli mi disse: Vattene, perciocchè io ti manderò lungi a’ Gentili Or essi l’ascoltarono fino a questa parola; ma poi alzarono la lor voce, dicendo: Togli via di terra un tal uomo; perciocchè ei non conviene ch’egli viva. E, come essi gridavano, e gettavano i lor vestimenti, e mandavano la polvere in aria, il capitano comandò che Paolo fosse menato dentro alla rocca, ordinando che si facesse inquisizion di lui per flagelli, per sapere per qual cagione gridavano così contro a lui. Ma, come l’ebbero disteso con le coregge, Paolo disse al centurione ch’era quivi presente: Evvi egli lecito di flagellare un uomo Romano, e non condannato? E il centurione, udito ciò, venne, e lo rapportò al capitano, dicendo: Guarda ciò che tu farai, perciocchè quest’uomo è Romano. E il capitano venne a Paolo, e gli disse: Dimmi, sei tu Romano? Ed egli disse: Sì, certo. E il capitano rispose: Io ho acquistata questa cittadinanza per gran somma di danari. E Paolo disse: Ma io l’ho anche di nascita. Laonde coloro che doveano far l’inquisizion di lui si ritrassero subito da lui; e il capitano stesso ebbe paura, avendo saputo ch’egli era Romano; perciocchè egli l’avea legato. E IL giorno seguente, volendo saper la certezza di ciò onde egli era accusato da’ Giudei, lo sciolse da’ legami, e comandò a’ principali sacerdoti, ed a tutto il lor concistoro, di venire. E, menato Paolo a basso, lo presentò davanti a loro E Paolo, affissati gli occhi nel concistoro, disse: Fratelli, io, fino a questo giorno, ho conversato presso Iddio con ogni buona coscienza. E il sommo sacerdote Anania comandò a coloro ch’eran presso di lui di percuoterlo in su la bocca. Allora Paolo gli disse: Iddio ti percoterà, parete scialbata; tu siedi per giudicarmi secondo la legge, e trapassando la legge, comandi ch’io sia percosso! E coloro ch’erano quivi presenti dissero: Ingiurii tu il sommo sacerdote di Dio? E Paolo disse: Fratelli, io non sapeva ch’egli fosse sommo sacerdote; perciocchè egli è scritto: Tu non dirai male del principe del tuo popolo Or Paolo, sapendo che l’una parte era di Sadducei, e l’altra di Farisei, sclamò nel concistoro: Uomini fratelli, io son Fariseo, figliuol di Fariseo; io son giudicato per la speranza, e per la risurrezione de’ morti. E, come egli ebbe detto questo, nacque dissensione tra i Farisei, e i Sadducei; e la moltitudine si divise. Perciocchè i Sadducei dicono che non vi è risurrezione, nè angelo, nè spirito; ma i Farisei confessano e l’uno e l’altro. E si fece un gridar grande. E gli Scribi della parte de’ Farisei, levatisi, contendevano, dicendo: Noi non troviamo male alcuno in quest’uomo; che se uno spirito, o un angelo, ha parlato a lui, non combattiamo contro a Dio. Ora, facendosi grande la dissensione, il capitano, temendo che Paolo non fosse da loro messo a pezzi, comandò a’ soldati che scendessero giù, e lo rapissero del mezzo di loro, e lo menassero nella rocca. E la notte seguente, il Signore si presentò a lui, e gli disse: Paolo, sta’ di buon cuore, perciocchè, come tu hai resa testimonianza di me in Gerusalemme, così convienti renderla ancora a Roma E, QUANDO fu giorno, certi Giudei fecero raunata, e sotto esecrazione si votarono, promettendo di non mangiare, nè bere, finchè non avessero ucciso Paolo. E coloro che avean fatta questa congiura erano più di quaranta; i quali vennero a’ principali sacerdoti, ed agli anziani, e dissero: Noi ci siamo sotto esecrazione votati di non assaggiar cosa alcuna, finchè non abbiamo ucciso Paolo. Or dunque, voi comparite davanti al capitano col concistoro, pregandolo che domani vel mani, come per conoscer più appieno del fatto suo; e noi, innanzi ch’egli giunga, siam pronti per ucciderlo. Ma il figliuolo della sorella di Paolo, udite queste insidie, venne; ed entrato nella rocca, rapportò il fatto a Paolo. E Paolo, chiamato a sè uno de’ centurioni, disse: Mena questo giovane al capitano, perciocchè egli ha alcuna cosa da rapportargli. Egli adunque, presolo, lo menò al capitano, e disse: Paolo, quel prigione, mi ha chiamato, e mi ha pregato ch’io ti meni questo giovane, il quale ha alcuna cosa da dirti. E il capitano, presolo per la mano, e ritrattosi in disparte, lo domandò: Che cosa hai da rapportarmi? Ed egli disse: I Giudei si son convenuti insieme di pregarti che domani tu meni giù Paolo nel concistoro, come per informarsi più appieno del fatto suo. Ma tu non prestar loro fede, perciocchè più di quarant’uomini di loro gli hanno poste insidie, essendosi sotto esecrazione votati di non mangiare, nè bere, finchè non l’abbiano ucciso; ed ora son presti, aspettando che tu lo prometta loro. Il capitano adunque licenziò il giovane, ordinandogli di non palesare ad alcuno che gli avesse fatte assaper queste cose. Poi, chiamati due de’ centurioni, disse loro: Tenete presti fin dalle tre ore della notte dugento soldati, e settanta cavalieri, e dugento sergenti, per andar fino in Cesarea. Disse loro ancora che avessero delle cavalcature pronte, per farvi montar su Paolo, e condurlo salvamente al governatore Felice. Al quale egli scrisse una lettera dell’infrascritto tenore: Claudio Lisia, all’eccellente governatore Felice: salute. Quest’uomo, essendo stato preso dai Giudei, ed essendo in sul punto d’esser da loro ucciso io son sopraggiunto coi soldati, e l’ho riscosso, avendo inteso ch’egli era Romano. E, volendo sapere il maleficio del quale l’accusavano, l’ho menato nel lor concistoro. Ed ho trovato ch’egli era accusato intorno alle quistioni della lor legge; e che non vi era in lui maleficio alcuno degno di morte, nè di prigione. Ora, essendomi state significate le insidie, che sarebbero da’ Giudei poste a quest’uomo, in quello stante l’ho mandato a te, ordinando eziandio a’ suoi accusatori di dir davanti a te le cose che hanno contro a lui. Sta’ sano. I soldati adunque, secondo ch’era loro stato ordinato, presero con loro Paolo, e lo condussero di notte in Antipatrida. E il giorno seguente, lasciati i cavalieri per andar con lui, ritornarono alla rocca. E quelli, giunti in Cesarea, e consegnata la lettera al governatore, gli presentarono ancora Paolo. E il governatore, avendo letta la lettera, e domandato a Paolo di qual provincia egli era, e inteso ch’egli era di Cilicia, gli disse: Io ti udirò, quando i tuoi accusatori saranno venuti anch’essi. E comandò che fosse guardato nel palazzo di Erode ORA, cinque giorni appresso, il sommo sacerdote Anania discese, insieme con gli anziani, e con un certo Tertullo, oratore; e comparvero davanti al governatore contro a Paolo. Ed esso essendo stato chiamato, Tertullo cominciò ad accusarlo, dicendo: Godendo per te di molta pace, ed essendo molti buoni ordini stati fatti da te a questa nazione, per lo tuo provvedimento, noi in tutto e per tutto lo riconosciamo con ogni ringraziamento, eccellentissimo Felice. Or acciocchè io non ti dia più lungamente impaccio, io ti prego che secondo la tua equità, tu ascolti quello che abbiamo a dirti in breve. Che è, che noi abbiam trovato quest’uomo essere una peste, e commuover sedizione fra tutti i Giudei che son per lo mondo, ed essere il capo della setta de’ Nazarei. Il quale ha eziandio tentato di profanare il tempio; onde noi, presolo, lo volevam giudicare secondo la nostra legge. Ma il capitano Lisia sopraggiunto, con grande sforzo, ce l’ha tratto delle mani, e l’ha mandato a te; comandando eziandio che gli accusatori d’esso venissero a te; da lui potrai tu stesso, per l’esaminazione che tu ne farai, saper la verità di tutte le cose delle quali non l’accusiamo. E i Giudei acconsentirono anch’essi a queste cose, dicendo che stavan così E Paolo, dopo che il governatore gli ebbe fatto cenno che parlasse, rispose: Sapendo che tu già da molti anni sei stato giudice di questa nazione, più animosamente parlo a mia difesa. Poichè tu puoi venire in notizia che non vi son più di dodici giorni, che io salii in Gerusalemme per adorare. Ed essi non mi hanno trovato nel tempio disputando con alcuno, nè facendo raunata di popolo nelle sinagoghe, nè per la città. Nè anche possono provare le cose, delle quali ora mi accusano. Ora, ben ti confesso io questo, che, secondo la professione, la quale essi chiamano setta, così servo all’Iddio de’ padri, credendo a tutte le cose che sono scritte nella legge, e ne’ profeti; avendo speranza in Dio, che la risurrezione de’ morti, così giusti come ingiusti, la quale essi ancora aspettano, avverrà. E intanto, io esercito me stesso in aver del continuo la coscienza senza offesa inverso Iddio, e inverso gli uomini. Ora, in capo di molti anni, io son venuto per far limosine, ed offerte alla mia nazione. Le quali facendo, alcuni Giudei dell’Asia mi hanno trovato purificato nel tempio, senza turba, e senza tumulto. A loro conveniva di comparire davanti a te, e d’accusarmi, se aveano cosa alcuna contro a me. Ovvero, dicano questi stessi, se hanno trovato alcun misfatto in me, quando io mi son presentato davanti al concistoro. Se non è di questa sola parola, che io gridai, essendo in piè fra loro: Io sono oggi giudicato da voi intorno alla risurrezione de’ morti Or Felice, udite queste cose, li rimise ad un altro tempo, dicendo: Dopo che io sarò più appieno informato di questa professione, quando il capitano Lisia sarà venuto, io prenderò conoscenza dei fatti vostri. E ordinò al centurione che Paolo fosse guardato, ma che fosse largheggiato, e ch’egli non divietasse ad alcun de’ suoi di servirlo, o di venire a lui. Or alcuni giorni appresso, Felice, venuto con Drusilla, sua moglie, la quale era Giudea, mandò a chiamar Paolo, e l’ascoltò intorno alla fede in Cristo Gesù. E, ragionando egli della giustizia, e della temperanza, e del giudizio a venire, Felice, tutto spaventato, rispose: Al presente vattene; ma un’altra volta, quando io avrò opportunità, io ti manderò a chiamare. Sperando insieme ancora che gli sarebber dati danari da Paolo, acciocchè lo liberasse; per la qual cosa ancora, mandandolo spesso a chiamare, ragionava con lui. ORA, in capo di due anni, Felice ebbe per successore Porcio Festo; e Felice volendo far cosa grata ai Giudei, lasciò Paolo prigione Festo adunque, essendo entrato nella provincia, tre giorni appresso salì di Cesarea in Gerusalemme. E il sommo sacerdote, ed i principali de’ Giudei, comparvero dinanzi a lui, contro a Paolo. E lo pregavano, chiedendo una grazia contro a lui, che egli lo facesse venire in Gerusalemme, ponendo insidie, per ucciderlo per lo cammino. Ma Festo rispose, che Paolo era guardato in Cesarea; e che egli tosto vi andrebbe. Quegli adunque di voi, disse egli, che potranno, scendano meco; e se vi è in quest’uomo alcun misfatto, accusinlo. Ed essendo dimorato appresso di loro non più di otto o di dieci giorni discese in Cesarea; e il giorno seguente, postosi a sedere in sul tribunale, comandò che Paolo gli fosse menato davanti. E, quando egli fu giunto, i Giudei che erano discesi di Gerusalemme, gli furono d’intorno, portando contro a Paolo molte e gravi accuse, le quali però essi non potevano provare. Dicendo lui a sua difesa: Io non ho peccato nè contro alla legge de’ Giudei, nè contro al tempio, nè contro a Cesare. Ma Festo, volendo far cosa grata ai Giudei, rispose a Paolo, e disse: Vuoi tu salire in Gerusalemme, ed ivi esser giudicato davanti a me intorno a queste cose? Ma Paolo disse: Io comparisco davanti al tribunal di Cesare, ove mi conviene esser giudicato; io non ho fatto torto alcuno a’ Giudei, come tu stesso lo riconosci molto bene. Perciocchè se pure ho misfatto, o commessa cosa alcuna degna di morte, non ricuso di morire; ma, se non è nulla di quelle cose, delle quali costoro mi accusano, niuno può donarmi loro nelle mani; io mi richiamo a Cesare. Allora Festo, tenuto parlamento col consiglio, rispose: Tu ti sei richiamato a Cesare? a Cesare andrai E DOPO alquanti giorni, il re Agrippa, e Bernice, arrivarono in Cesarea, per salutar Festo. E, facendo quivi dimora per molti giorni, Festo raccontò al re l’affare di Paolo, dicendo: Un certo uomo è stato lasciato prigione da Felice. Per lo quale, quando io fui in Gerusalemme, comparvero davanti a me i principali sacerdoti, e gli anziani de’ Giudei, chiedendo sentenza di condannazione contro a lui. A’ quali risposi che non è l’usanza de’ Romani di donare alcuno, per farlo morire, avanti che l’accusato abbia gli accusatori in faccia e gli sia stato dato luogo di purgarsi dell’accusa. Essendo eglino adunque venuti qua, io, senza indugio, il giorno seguente, sedendo in sul tribunale, comandai che quell’uomo mi fosse menato davanti. Contro al quale gli accusatori, essendo compariti, non proposero alcuna accusa delle cose che io sospettava. Ma aveano contro a lui certe quistioni intorno alla lor superstizione, ed intorno ad un certo Gesù morto, il qual Paolo dicea esser vivente. Ora, stando io in dubbio come io procederei nell’inquisizion di questo fatto, gli dissi se voleva andare in Gerusalemme, e quivi esser giudicato intorno a queste cose. Ma, essendosi Paolo richiamato ad Augusto, per esser riserbato al giudicio d’esso, io comandai ch’egli fosse guardato, finchè io lo mandassi a Cesare. Ed Agrippa disse a Festo: Ben vorrei ancor io udir cotest’uomo. Ed egli disse: Domani l’udirai. Il giorno seguente adunque, essendo venuti Agrippa e Bernice, con molta pompa, ed entrati nella sala dell’udienza, co’ capitani, e co’ principali della città, per comandamento di Festo, Paolo fu menato quivi. E Festo disse: Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete costui, al quale tutta la moltitudine de’ Giudei ha dato querela davanti a me, ed in Gerusalemme, e qui, gridando che non convien che egli viva più. Ma io, avendo trovato ch’egli non ha fatta cosa alcuna degna di morte, ed egli stesso essendosi richiamato ad Augusto, io son deliberato di mandarglielo. E, perciocchè io non ho nulla di certo da scriverne al mio signore, l’ho menato qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, acciocchè, fattane l’inquisizione, io abbia che scrivere. Perciocchè mi par cosa fuor di ragione di mandare un prigione, e non significar le accuse che son contro a lui Ed Agrippa disse a Paolo: Ei ti si permette di parlar per te medesimo. Allora Paolo, distesa la mano, parlò a sua difesa in questa maniera: Re Agrippa, io mi reputo felice di dover oggi purgarmi davanti a te di tutte le cose, delle quali sono accusato da’ Giudei. Principalmente, sapendo che tu hai conoscenza di tutti i riti, e quistioni, che son fra i Giudei; perciò ti prego che mi ascolti pazientemente. Quale adunque sia stata, dalla mia giovanezza, la mia maniera di vivere, fin dal principio, per mezzo la mia nazione in Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno. Poichè mi hanno innanzi conosciuto fin dalla mia prima età, e sanno se voglion renderne testimonianza, che secondo la più squisita setta della nostra religione, son vissuto Fariseo. Ed ora, io sto a giudicio per la speranza della promessa fatta da Dio a’ padri. Alla quale le nostre dodici tribù, servendo del continuo a Dio, giorno e notte, sperano di pervenire; per quella speranza sono io, o re Agrippa, accusato da’ Giudei. Che? è egli da voi giudicato incredibile che Iddio risusciti i morti? Ora dunque, quant’è a me, ben avea pensato che mi conveniva far molte cose contro al nome di Gesù il Nazareo. Il che eziandio feci in Gerusalemme; ed avendone ricevuta la podestà da’ principali sacerdoti, io serrai nelle prigioni molti de’ santi; e, quando erano fatti morire, io vi diedi la mia voce. E spesse volte, per tutte le sinagoghe, con pene li costrinsi a bestemmiare; ed infuriato oltre modo contro a loro, li perseguitai fin nelle città straniere Il che facendo, come io andava eziandio in Damasco, con la podestà, e commissione da parte de’ principali sacerdoti, io vidi, o re, per lo cammino, di mezzo giorno, una luce maggiore dello splendor del sole, la quale dal cielo lampeggiò intorno a me, ed a coloro che facevano il viaggio meco. Ed essendo noi tutti caduti in terra, io udii una voce che mi parlò, e disse in lingua ebrea: Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? ei ti è duro di ricalcitrar contro agli stimoli. Ed io dissi: Chi sei tu, Signore? Ed egli disse: Io son Gesù, il qual tu perseguiti. Ma levati, e sta’ in piedi; perciocchè per questo ti sono apparito, per ordinarti ministro, e testimonio delle cose, le quali tu hai vedute; e di quelle ancora, per le quali io ti apparirò, riscotendoti dal popolo, e dai Gentili, a’ quali ora ti mando; per aprir loro gli occhi, e convertirli dalle tenebre alla luce, e dalla podestà di Satana a Dio; acciocchè ricevano, per la fede in me, remission de’ peccati, e sorte fra i santificati. Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste apparizione. Anzi, prima a que’ di Damasco, e poi in Gerusalemme, e per tutto il paese della Giudea, ed a’ Gentili, ho annunziato che si ravveggano, e si convertano a Dio, facendo opere convenevoli al ravvedimento. Per queste cose i Giudei, avendomi preso nel tempio, tentarono d’uccidermi. Ma, per l’aiuto di Dio, son durato fino a questo giorno, testificando a piccoli ed a grandi; non dicendo nulla, dalle cose infuori che i profeti e Mosè hanno dette dovere avvenire. Cioè: che il Cristo sofferirebbe; e ch’egli, ch’è il primo della risurrezion de’ morti, annunzierebbe luce al popolo, ed a’ Gentili Ora, mentre Paolo diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: Paolo, tu farnetichi; le molte lettere ti mettono fuor del senno. Ma egli disse: Io non farnetico, eccellentissimo Festo; anzi ragiono parole di verità, e di senno ben composto. Perciocchè il re, al quale ancora parlo francamente, sa bene la verità di queste cose; imperocchè io non posso credere che alcuna di queste cose gli sia occulta; poichè questo non è stato fatto in un cantone. O re Agrippa, credi tu a’ profeti? io so che tu ci credi. Ed Agrippa disse a Paolo: Per poco che tu mi persuadi di divenir Cristiano. E Paolo disse: Piacesse a Dio che, e per poco, ed affatto, non solamente tu, ma ancora tutti coloro che oggi mi ascoltano, divenissero tali quali son io, da questi legami infuori. E dopo ch’egli ebbe dette queste cose, il re si levò, e insieme il governatore, e Bernice, e quelli che sedevano con loro. E ritrattisi in disparte, parlavano gli uni agli altri, dicendo: Quest’uomo non ha fatto nulla che meriti morte, o prigione. Ed Agrippa disse a Festo: Quest’uomo poteva esser liberato, se non si fosse richiamato a Cesare ORA, dopo che fu determinato che noi navigheremmo in Italia, Paolo, e certi altri prigioni, furono consegnati ad un centurione, chiamato per nome Giulio, della schiera Augusta. E, montati sopra una nave Adramittina, noi partimmo, con intenzion di costeggiare i luoghi dell’Asia, avendo con noi Aristarco Macedone Tessalonicese. E il giorno seguente arrivammo a Sidon; e Giulio, usando umanità inverso Paolo, gli permise di andare a’ suoi amici, perchè avesser cura di lui. Poi, essendo partiti di là, navigammo sotto Cipri; perciocchè i venti erano contrari. E, passato il mar di Cilicia, e di Panfilia, arrivammo a Mira di Licia. E il centurione, trovata qui una nave Alessandrina che faceva vela in Italia, ci fece montar sopra. E, navigando per molti giorni lentamente, ed appena pervenuti di rincontro a Gnido, per l’impedimento che ci dava il vento, navigammo sotto Creti, di rincontro a Salmona. E, costeggiando quella con gran difficoltà, venimmo in un certo luogo, detto Belli porti, vicin del quale era la città di Lasea. Ora, essendo già passato molto tempo, ed essendo la navigazione omai pericolosa; poichè anche il digiuno era già passato, Paolo ammonì que’ della nave, dicendo loro: Uomini, io veggo che la navigazione sarà con offesa, e grave danno, non solo del carico, e della nave, ma anche delle nostre proprie persone. Ma il centurione prestava più fede al padron della nave, ed al nocchiero, che alle cose dette da Paolo E, perchè il porto non era ben posto da vernare, i più furono di parere di partirsi di là, per vernare in Fenice, porto di Creti, che riguarda verso il vento Libeccio, e Maestro; se pure in alcun modo potevano arrivarvi. Ora, messosi a soffiar l’Austro, pensando esser venuti a capo del lor proponimento, levate le ancore, costeggiavano Creti più da presso. Ma, poco stante, un vento turbinoso, che si domanda Euroclidone percosse l’isola. Ed essendo la nave portata via, e non potendo reggere al vento, noi la lasciammo in abbandono; e così eravamo portati. E scorsi sotto una isoletta, chiamata Clauda, appena potemmo avere in nostro potere lo schifo. Il quale avendo pur tratto sopra la nave, i marinari usavano tutti i ripari, cingendo la nave di sotto; e, temendo di percuoter nella secca, calarono le vele, ed erano così portati. Ed essendo noi fieramente travagliati dalla tempesta, il giorno seguente fecero il getto. E tre giorni appresso, con le nostre proprie mani gettammo in mare gli arredi della nave. E non apparendo nè sole, nè stelle, già per molti giorni, e soprastando non piccola tempesta, omai era tolta ogni speranza di scampare Ora, dopo che furono stati lungamente senza prender pasto, Paolo si levò in mezzo di loro, e disse: Uomini, ben conveniva credermi, e non partir di Creti; e risparmiar quest’offesa, e questa perdita. Ma pure, al presente vi conforto a star di buon cuore, perciocchè non vi sarà perdita della vita d’alcun di voi, ma sol della nave. Perciocchè un angelo dell’Iddio, di cui sono, ed al qual servo, mi è apparito questa notte, dicendo: Paolo, non temere; ei ti conviene comparir davanti a Cesare; ed ecco, Iddio ti ha donati tutti coloro che navigan teco. Perciò, o uomini, state di buon cuore, perciocchè io ho fede in Dio che così avverrà, come mi è stato detto. Or ci bisogna percuotere in un’isola. E la quartadecima notte essendo venuta, mentre eravamo portati qua e là nel mare Adriatico, in su la mezzanotte i marinari ebbero opinione ch’erano vicini di qualche terra. E, calato lo scandaglio, trovarono venti braccia; ed essendo passati un poco più oltre, ed avendo scandagliato di nuovo, trovarono quindici braccia. E temendo di percuotere in luoghi scogliosi, gettarono dalla poppa quattro ancore, aspettando con desiderio che si facesse giorno. Ora, cercando i marinari di fuggir dalla nave, ed avendo calato lo schifo in mare, sotto specie di voler calare le ancore dalla proda. Paolo disse al centurione, ed a’ soldati: Se costoro non restano nella nave, voi non potete scampare. Allora i soldati tagliarono le funi dello schifo, e lo lasciarono cadere. Ed aspettando che si facesse giorno, Paolo confortava tutti a prender cibo, dicendo: Oggi sono quattordici giorni che voi dimorate digiuni, aspettando, senza prender nulla. Perciò, io vi esorto di prender cibo: perciocchè, questo farà la vostra salute; imperocchè non caderà pur un capello dal capo d’alcun di voi. E, dette queste cose, prese del pane, e rendè grazie a Dio, in presenza di tutti; poi rottolo, cominciò a mangiare. E tutti, fatto buon animo, presero anch’essi cibo. Or noi eravamo in su la nave fra tutti dugensettantasei persone. E quando furono saziati di cibo, alleviarono la nave, gittando il frumento in mare. E, quando fu giorno, non riconoscevano il paese; ma scorsero un certo seno che avea lito, nel qual presero consiglio di spinger la nave, se potevano. Ed avendo ritratte le ancore, ed insieme sciolti i legami de’ timoni, si rimisero alla mercè del mare; ed alzata la vela maestra al vento, traevano al lito. Ma, incorsi in una piaggia, che avea il mare da amendue i lati, vi percossero la nave; e la proda, ficcatasi in quella, dimorava immobile; ma la poppa si sdruciva per lo sforzo delle onde. Or il parer de’ soldati era d’uccidere i prigioni, acciocchè niuno se ne fuggisse a nuoto. Ma il centurione, volendo salvar Paolo, li stolse da quel consiglio, e comandò che coloro che potevano nuotare si gettassero i primi, e scampassero in terra. E gli altri, chi sopra tavole, chi sopra alcuni pezzi della nave; e così avvenne che tutti si salvarono in terra E, DOPO che furono scampati, allora conobbero che l’isola si chiamava Malta. E i Barbari usarono inverso noi non volgare umanità; perciocchè, acceso un gran fuoco, ci accolsero tutti, per la pioggia che faceva, e per lo freddo. Or Paolo, avendo adunata una quantità di sermenti, e postala in sul fuoco, una vipera uscì fuori per lo caldo, e gli si avventò alla mano. E, quando i Barbari videro la bestia che gli pendeva dalla mano, dissero gli uni agli altri: Quest’uomo del tutto è micidiale, poichè essendo scampato dal mare, pur la vendetta divina non lo lascia vivere. Ma Paolo, scossa la bestia nel fuoco, non ne sofferse male alcuno. Or essi aspettavano ch’egli enfierebbe, o caderebbe di subito morto; ma, poichè ebbero lungamente aspettato, ed ebber veduto che non gliene avveniva alcuno inconveniente, mutarono parere, e dissero ch’egli era un dio. Or il principale dell’isola, chiamato per nome Publio, avea le sue possessioni in que’ contorni; ed esso ci accolse, e ci albergò tre giorni amichevolmente. E s’imbattè che il padre di Publio giacea in letto, malato di febbre, e di dissenteria; e Paolo andò a trovarlo; ed avendo fatta l’orazione, ed impostegli le mani, lo guarì. Essendo adunque avvenuto questo, ancora gli altri che aveano delle infermità nell’isola venivano, ed eran guariti. I quali ancora ci fecero grandi onori; e, quando ci partimmo, ci fornirono delle cose necessarie E, TRE mesi appresso, noi ci partimmo sopra una nave Alessandrina, che avea per insegna Castore e Polluce, la quale era vernata nell’isola. Ed arrivati a Siracusa, vi dimorammo tre giorni. E di là girammo, ed arrivammo a Reggio. Ed un giorno appresso, levatosi l’Austro, in due giorni arrivammo a Pozzuoli. Ed avendo quivi trovati de’ fratelli, fummo pregati di dimorare presso a loro sette giorni. E così venimmo a Roma. Or i fratelli di là, avendo udite le novelle di noi, ci vennero incontro fino al Foro Appio, ed alle Tre Taverne; e Paolo, quando li ebbe veduti, rendè grazie a Dio, e prese animo. E, quando fummo giunti a Roma, il centurione mise i prigioni in man del capitan maggiore della guardia; ma a Paolo fu conceduto d’abitar da sè, col soldato che lo guardava E, tre giorni appresso, Paolo chiamò i principali de’ Giudei; e, quando furono raunati, disse loro: Uomini fratelli, senza che io abbia fatta cosa alcuna contro al popolo, nè contro a’ riti de’ padri, sono stato da Gerusalemme fatto prigione, e dato in man de’ Romani. I quali avendomi esaminato, volevano liberarmi; perciocchè non vi era in me alcuna colpa degna di morte. Ma, opponendosi i Giudei, io fui costretto di richiamarmi a Cesare; non già come se io avessi da accusar la mia nazione d’alcuna cosa. Per questa cagione adunque vi ho chiamati, per vedervi, e per parlarvi; perciocchè per la speranza d’Israele son circondato di questa catena. Ma essi gli dissero: Noi non abbiam ricevute alcune lettere di Giudea intorno a te; nè pure è venuto alcun de’ fratelli, che abbia rapportato, o detto alcun male di te. Ben chiediamo intender da te ciò che tu senti, perciocchè, quant’è a cotesta setta, ci è noto che per tutto è contradetta Ed avendogli dato un giorno, vennero a lui nell’albergo in gran numero; ed egli esponeva, e testificava loro il regno di Dio; e per la legge di Mosè, e per li profeti, dalla mattina fino alla sera, persuadeva loro le cose di Gesù. Ed alcuni credettero alle cose da lui dette, ma gli altri non credevano. Ed essendo in discordia gli uni con gli altri, si dipartirono, avendo loro Paolo detta questa unica parola: Ben parlò lo Spirito Santo a’ nostri padri per lo profeta Isaia, dicendo: Va’ a questo popolo, e digli: Voi udirete bene, ma non intenderete; voi riguarderete bene, ma non vedrete. Perciocchè il cuor di questo popolo è ingrassato, ed odono gravemente con gli orecchi, e chiudono gli occhi; che talora non veggano con gli occhi, e non odano con gli orecchi, e non intendano col cuore, e non si convertano, ed io li sani. Sappiate adunque che questa salute di Dio è mandata a’ Gentili, i quali ancora l’ascolteranno. E, quando egli ebbe dette queste cose, i Giudei se ne andarono, avendo gran quistione fra loro stessi E Paolo dimorò due anni intieri in una sua casa tolta a fitto, ed accoglieva tutti coloro che venivano a lui; predicando il regno di Dio, ed insegnando le cose di Gesù Cristo, con ogni franchezza, senza divieto PAOLO, servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’Evangelo di Dio, il quale egli avea innanzi promesso, per li suoi profeti, nelle scritture sante, intorno al suo Figliuolo, Gesù Cristo, nostro Signore; fatto del seme di Davide, secondo la carne; dichiarato Figliuol di Dio in potenza, secondo lo Spirito della santità, per la risurrezione da’ morti; per lo quale noi abbiam ricevuta grazia ed apostolato, all’ubbidienza di fede fra tutte le genti, per lo suo nome; fra le quali siete ancora voi, chiamati da Gesù Cristo; a voi tutti che siete in Roma, amati da Dio, santi chiamati: grazia, e pace da Dio, nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo IMPRIMA io rendo grazie all’Iddio mio per Gesù Cristo, per tutti voi, che la vostra fede è pubblicata per tutto il mondo. Perciocchè Iddio, al quale io servo nello spirito mio, nell’evangelo del suo Figliuolo, mi è testimonio, ch’io non resto mai di far menzione di voi; pregando del continuo nelle mie orazioni di poter venire a voi; se pure, per la volontà di Dio, in fine una volta mi sarà porta la comodità di fare il viaggio. Perciocchè io desidero sommamente di vedervi, per comunicarvi alcun dono spirituale, acciocchè siate confermati. E questo è, per esser congiuntamente consolato in voi, per la fede comune fra noi, vostra e mia. Ora, fratelli, io non voglio che ignoriate che molte volte io ho proposto di venire a voi, acciocchè io abbia alcun frutto fra voi, come ancora fra le altre genti; ma sono stato impedito infino ad ora. Io son debitore a’ Greci, ed ai Barbari; a’ savi, ed a’ pazzi. Così, quant’è a me, io son pronto ad evangelizzare eziandio a voi che siete in Roma PERCIOCCHÈ io non mi vergogno dell’evangelo di Cristo; poichè esso è la potenza di Dio in salute ad ogni credente; al Giudeo imprima, poi anche al Greco. Perciocchè la giustizia di Dio è rivelata in esso, di fede in fede; secondo ch’egli è scritto: E il giusto viverà per fede. POICHÈ l’ira di Dio si palesa dal cielo sopra ogni empietà, ed ingiustizia degli uomini, i quali ritengono la verità in ingiustizia Imperocchè, ciò che si può conoscer dì Dio è manifesto in loro, perciocchè Iddio l’ha manifestato loro. Poichè le cose invisibili d’esso, la sua eterna potenza, e deità, essendo fin dalla creazion del mondo intese per le opere sue, si veggono chiaramente, talchè sono inescusabili. Perciocchè, avendo conosciuto Iddio, non però l’hanno glorificato, nè ringraziato, come Dio; anzi sono invaniti nei lor ragionamenti, e l’insensato lor cuore è stato intenebrato. Dicendosi esser savi, son divenuti pazzi. Ed hanno mutata la gloria dell’incorruttibile Iddio nella simiglianza dell’immagine dell’uomo corruttibile, e degli uccelli, e delle bestie a quattro piedi, e de’ rettili. Perciò ancora Iddio li ha abbandonati a bruttura, nelle concupiscenze de’ lor cuori, da vituperare i corpi loro gli uni con gli altri. Essi, che hanno mutata la verità di Dio in menzogna, ed hanno adorata e servita la creatura, lasciato il Creatore, che è benedetto in eterno. Amen. Perciò, Iddio li ha abbandonati ad affetti infami; poichè anche le lor femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro a natura. E simigliantemente i maschi, lasciato l’uso natural della femmina, si sono accesi nella lor libidine gli uni inverso gli altri, commettendo maschi con maschi la disonestà, ricevendo in loro stessi il pagamento del loro errore qual si conveniva. E, siccome non hanno fatta stima di riconoscere Iddio, così li ha Iddio abbandonati ad una mente reproba, da far le cose che non si convengono; essendo ripieni d’ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, d’omicidio, di contesa, di frode, di malignità; cavillatori, maldicenti, nemici di Dio, ingiuriosi, superbi, vanagloriosi, inventori di mali, disubbidienti a padri ed a madri; insensati, senza fede ne’ patti, senza affezion naturale, implacabili, spietati. I quali, avendo riconosciuto il diritto di Dio, che coloro che fanno cotali cose son degni di morte, non solo le fanno, ma ancora acconsentono a coloro che le commettono PERCIÒ, o uomo, chiunque tu sii, che giudichi, tu sei inescusabile; perciocchè, in ciò che giudichi altrui, tu condanni te stesso; poichè tu che giudichi fai le medesime cose. Or noi sappiamo che il giudicio di Dio è, secondo verità, sopra coloro che fanno cotali cose. E stimi tu questo, o uomo, che giudichi coloro che fanno cotali cose, e le fai, che tu scamperai il giudicio di Dio? Ovvero, sprezzi tu le ricchezze della sua benignità, e della sua pazienza, e lentezza ad adirarsi; non conoscendo che la benignità di Dio ti trae a ravvedimento? Là dove tu, per la tua durezza, e cuore che non sa ravvedersi, ti ammassi a guisa di tesoro ira, nel giorno dell’ira, e della manifestazione del giusto giudicio di Dio. Il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere; cioè: la vita eterna a coloro che, con perseveranza in buone opere, procaccian gloria, onore, ed immortalità. Ma a coloro che son contenziosi, e non ubbidiscono alla verità, anzi ubbidiscono all’ingiustizia, soprastà indegnazione ed ira. Tribolazione, ed angoscia soprastà ad ogni anima d’uomo che fa il male; del Giudeo primieramente, e poi anche del Greco. Ma gloria, ed onore, e pace, sarà a chiunque fa il bene; al Giudeo primieramente, poi anche al Greco. Perciocchè presso a Dio non v’è riguardo alla qualità delle persone. Imperocchè tutti coloro che avranno peccato, senza la legge, periranno senza la legge; e tutti coloro che avranno peccato, avendo la legge, saranno giudicati per la legge. Perciocchè, non gli uditori della legge son giusti presso a Dio, ma coloro che mettono ad effetto la legge saranno giustificati. Perciocchè, poichè i Gentili, che non hanno la legge, fanno di natura le cose della legge, essi, non avendo legge, son legge a sè stessi; i quali mostrano, che l’opera della legge è scritta ne’ lor cuori per la testimonianza che rende loro la lor coscienza; e perciocchè i lor pensieri infra sè stessi si scusano, od anche si accusano. Ciò si vedrà nel giorno che Iddio giudicherà i segreti degli uomini, per Gesù Cristo, secondo il mio evangelo ECCO, tu sei nominato Giudeo, e ti riposi in su la legge, e ti glorii in Dio; e conosci la sua volontà, e discerni le cose contrarie, essendo ammaestrato dalla legge; e ti dài a credere d’esser guida de’ ciechi, lume di coloro che son nelle tenebre; educator degli scempi, maestro de’ fanciulli, e d’avere la forma della conoscenza, e della verità nella legge. Tu adunque, che ammaestri gli altri, non ammaestri te stesso? tu, che predichi che non convien rubare, rubi? Tu, che dici che non convien commettere adulterio, commetti adulterio? tu, che abbomini gl’idoli, commetti sacrilegio? Tu, che ti glorii nella legge, disonori Iddio per la trasgression della legge? Poichè il nome di Dio è per voi bestemmiato fra i Gentili, siccome è scritto. Perciocchè ben giova la circoncisione, se tu osservi la legge; ma, se tu sei trasgreditor della legge, la tua circoncisione divien incirconcisione. Se dunque gl’incirconcisi osservano gli statuti della legge, non sarà la loro incirconcisione reputata circoncisione? E se la incirconcisione ch’è di natura, adempie la legge, non giudicherà egli te, che, con la lettera e con la circoncisione, sei trasgreditor della legge? Perciocchè non è Giudeo colui che l’è in palese; e non è circoncisione quella che è in palese nella carne. Ma Giudeo è colui che l’è in occulto; e la circoncisione è quella del cuore in ispirito, non in lettera; e d’un tal Giudeo la lode non è dagli uomini, ma da Dio QUALE è dunque il vantaggio del Giudeo? o quale è l’utilità della circoncisione? Grande per ogni maniera; imprima invero, in ciò che gli oracoli di Dio furon loro fidati. Perciocchè, che è egli, se alcuni sono stati increduli? la loro incredulità annullerà essa la fedeltà di Dio? Così non sia; anzi, sia Iddio verace, ed ogni uomo bugiardo; siccome è scritto: Acciocchè tu sii giustificato nelle tue parole, e vinca quando sei giudicato. Ora, se la nostra ingiustizia commenda la giustizia di Dio, che diremo? Iddio è egli ingiusto, quando egli impone punizione? Io parlo umanamente. Così non sia; altrimenti, come giudicherebbe Iddio il mondo? Imperocchè, se la verità di Dio per la mia menzogna è soprabbondata alla sua gloria, perchè sono io ancor condannato come peccatore? E non dirassi come siamo infamati, e come alcuni dicono che noi diciamo: Facciamo i mali, acciocchè ne avvengano i beni? de’ quali la condannazione è giusta. CHE dunque? abbiamo noi qualche eccellenza? del tutto no; poichè innanzi abbiamo convinti tutti, così Giudei, come Greci, ch’essi sono sotto peccato; siccome è scritto: Non v’è alcun giusto, non pure uno. Non v’è alcuno che abbia intendimento, non v’è alcuno che ricerchi Iddio. Tutti son deviati, tutti quanti son divenuti da nulla; non v’è alcuno che faccia bene, non pure uno. La lor gola è un sepolcro aperto; hanno usata frode con le lor lingue; v’è un veleno d’aspidi sotto alle lor labbra; la lor bocca è piena di maledizione e d’amaritudine; i lor piedi son veloci a spandere il sangue; nelle lor vie v’è ruina e calamità; e non hanno conosciuta la via della pace; il timor di Dio non è davanti agli occhi loro Or noi sappiamo che, qualunque cosa dica la legge, parla a coloro che son nella legge, acciocchè ogni bocca sia turata, e tutto il mondo sia sottoposto al giudicio di Dio. Perciocchè niuna carne sarà giustificata dinanzi a lui per le opere della legge; poichè per la legge è data conoscenza del peccato. MA ora, senza la legge, la giustizia di Dio è manifestata, alla quale rendon testimonianza la legge ed i profeti; la giustizia, dico, di Dio, per la fede in Gesù Cristo, inverso tutti, e sopra tutti i credenti, perciocchè non v’è distinzione. Poichè tutti hanno peccato, e son privi della gloria di Dio. Essendo gratuitamente giustificati per la grazia d’esso, per la redenzione ch’è in Cristo Gesù. Il quale Iddio ha innanzi ordinato, per purgamento col suo sangue, mediante la fede; per mostrar la sua giustizia, per la remission de’ peccati, che sono stati innanzi, nel tempo della pazienza di Dio. Per mostrare, dico, la sua giustizia nel tempo presente, acciocchè egli sia giusto e giustificante colui che è della fede di Gesù. Dov’è adunque il vanto? Egli è escluso. Per qual legge? Delle opere? No; anzi, per la legge della fede. Noi adunque conchiudiamo che l’uomo è giustificato per fede senza le opere della legge. Iddio è egli Dio solo de’ Giudei? non lo è egli eziandio de’ Gentili? certo, egli lo è eziandio de’ Gentili. Poichè v’è un solo Iddio, il quale giustificherà la circoncisione dalla fede, e l’incirconcisione per la fede. Annulliamo noi dunque la legge per la fede? Così non sia; anzi stabiliamo la legge CHE diremo adunque che il padre nostro Abrahamo abbia ottenuto secondo la carne? Perciocchè, se Abrahamo è stato giustificato per le opere, egli ha di che gloriarsi; ma egli non ha nulla di che gloriarsi appo Iddio. Imperocchè, che dice la scrittura? Or Abrahamo credette a Dio, e ciò gli fu imputato a giustizia. Ora, a colui che opera, il premio non è messo in conto per grazia, ma per debito. Ma, a colui che non opera, anzi crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è imputata a giustizia. Come ancora Davide dice la beatitudine esser dell’uomo, a cui Iddio imputa la giustizia, senza opere, dicendo: Beati coloro, le cui iniquità son rimesse, e i cui peccati son coperti. Beato l’uomo, a cui il Signore non avrà imputato peccato Ora dunque, questa beatitudine cade ella sol nella circoncisione, ovvero anche nell’incirconcisine? poichè noi diciamo che la fede fu imputata ad Abrahamo a giustizia. In che modo dunque gli fu ella imputata? mentre egli era nella circoncisione, o mentre era nell’incirconcisione? non mentre era nella circoncisione, anzi nell’incirconcisione. Poi ricevette il segno della circoncisione, suggello della giustizia della fede, la quale egli avea avuta, mentre egli era nell’incirconcisione, affin d’esser padre di tutti coloro che credono, essendo nell’incirconcisione, acciocchè ancora a loro sia imputata la giustizia; e padre della circoncisione, a rispetto di coloro che non solo son della circoncisione, ma eziandio seguono le pedate della fede del padre nostro Abrahamo, la quale egli ebbe mentre era nell’incirconcisione. Perciocchè la promessa d’essere erede del mondo non fu fatta ad Abrahamo, od alla sua progenie per la legge, ma per la giustizia della fede. Poichè, se coloro che son della legge sono eredi, la fede è svanita, e la promessa annullata; perciocchè la legge opera ira; ma dove non è legge, eziandio non vi è trasgressione. Perciò, è per fede affin d’esser per grazia; acciocchè la promessa sia ferma a tutta la progenie; non a quella solamente ch’è della legge, ma eziandio a quella ch’è della fede d’Abrahamo; il quale secondo che è scritto: Io ti ho costituito padre di molte nazioni, è padre di tutti noi davanti a Dio, a cui egli credette, il qual fa vivere i morti, e chiama le cose che non sono, come se fossero. Il quale contro a speranza in isperanza credette; per divenir padre di molte nazioni, secondo che gli era stato detto: Così sarà la tua progenie. E, non essendo punto debole nella fede, non riguardò al suo corpo già ammortito, essendo egli d’età presso di cent’anni; nè all’ammortimento della matrice di Sara. E non istette in dubbio per incredulità intorno alla promessa di Dio; anzi fu fortificato per la fede, dando gloria a Dio. Ed essendo pienamente accertato che ciò ch’egli avea promesso, era anche potente da farlo. Laonde ancora ciò gli fu imputato a giustizia Ora, non per lui solo è scritto che gli fu imputato. Ma ancora per noi, ai quali sarà imputato; i quali crediamo in colui che ha suscitato da’ morti Gesù, nostro Signore. Il quale è stato dato per le nostre offese, ed è risuscitato per la nostra giustificazione GIUSTIFICATI adunque per fede, abbiam pace presso Iddio, per Gesù Cristo, nostro Signore. Per lo quale ancora abbiamo avuta, per la fede, introduzione in questa grazia, nella quale sussistiamo, e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio. E non sol questo, ma ancora ci gloriamo nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione opera pazienza; e la pazienza sperienza, e la sperienza speranza. Or la speranza non confonde, perciocchè l’amor di Dio è sparso ne’ cuori nostri per lo Spirito Santo che ci è stato dato Perchè, mentre eravamo ancor senza forza, Cristo è morto per gli empi, nel suo tempo. Perciocchè, appena muore alcuno per un giusto; ma pur per un uomo da bene forse ardirebbe alcuno morire. Ma Iddio commenda l’amor suo verso noi, in ciò che mentre eravamo ancor peccatori, Cristo è morto per noi. Molto maggiormente adunque, essendo ora giustificati nel suo sangue, saremo per lui salvati dall’ira. Perciocchè se, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per la morte del suo Figliuolo; molto maggiormente, essendo riconciliati, sarem salvati per la vita d’esso. E non sol questo, ma ancora ci gloriamo in Dio, per lo Signor nostro Gesù Cristo, per lo quale ora abbiam ricevuta la riconciliazione. PERCIÒ, siccome per un uomo il peccato è entrato nel mondo, e per il peccato la morte; ed in questo modo la morte è trapassata in tutti gli uomini, perchè tutti hanno peccato; perciocchè fino alla legge il peccato era nel mondo; or il peccato non è imputato, se non vi è legge; nondimeno la morte regnò da Adamo infino a Mosè, eziandio sopra coloro che non aveano peccato alla somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che dovea venire. Ma pure la grazia non è come l’offesa; perciocchè, se per l’offesa dell’uno que’ molti son morti, molto più è abbondata inverso quegli altri molti la grazia di Dio, e il dono, per la grazia dell’un uomo Gesù Cristo. Ed anche non è il dono come ciò ch’è venuto per l’uno che ha peccato; perciocchè il giudicio è di una offesa a condannazione; ma la grazia è di molte offese a giustizia. Perciocchè, se, per l’offesa di quell’uno, la morte ha regnato per esso uno; molto maggiormente coloro che ricevono l’abbondanza della grazia, e del dono della giustizia, regneranno in vita, per l’uno, che è Gesù Cristo. Siccome adunque per una offesa il giudicio è passato a tutti gli uomini, in condannazione, così ancora per un atto di giustizia la grazia è passata a tutti gli uomini, in giustificazione di vita. Perciocchè, siccome per la disubbidienza dell’un uomo que’ molti sono stati costituiti peccatori, così ancora per l’ubbidienza dell’uno quegli altri molti saranno costituiti giusti. Or la legge intervenne, acciocchè l’offesa abbondasse; ma, dove il peccato è abbondato, la grazia è soprabbondata; acciocchè, siccome il peccato ha regnato nella morte, così ancora la grazia regni per la giustizia, a vita eterna, per Gesù Cristo, nostro Signore CHE diremo adunque? rimarremo noi nel peccato, acciocchè la grazia abbondi? Così non sia: noi, che siam morti al peccato, come viveremo ancora in esso? Ignorate voi, che noi tutti, che siamo stati battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte? Noi siamo adunque stati con lui seppelliti per lo battesimo, a morte; acciocchè, siccome Cristo è risuscitato da’ morti per la gloria del Padre, noi ancora simigliantemente camminiamo in novità di vita. Perciocchè, se siamo stati innestati con Cristo alla conformità della sua morte, certo lo saremo ancora a quella della sua risurrezione. Sapendo questo: che il nostro vecchio uomo è stato con lui crocifisso, acciocchè il corpo del peccato sia annullato, affinchè noi non serviamo più al peccato. Poichè colui che è morto è sciolto dal peccato. Ora, se siam morti con Cristo, noi crediamo che altresì viveremo con lui. Sapendo che Cristo, essendo risuscitato da’ morti, non muore più; la morte non signoreggia più sopra lui. Perciocchè, in quanto egli è morto, è morto al peccato una volta; ma in quanto egli vive, vive a Dio. Così ancora voi reputate che ben siete morti al peccato; ma che vivete a Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. Non regni adunque il peccato nel vostro corpo mortale, per ubbidirgli nelle sue concupiscenze. E non prestate le vostre membra ad essere armi d’iniquità al peccato; anzi presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi; e le vostre membra ad essere armi di giustizia a Dio. Perciocchè il peccato non vi signoreggerà; poichè non siete sotto la legge, ma sotto la grazia. Che dunque? peccheremo noi, perciocchè non siamo sotto la legge, ma sotto la grazia? Così non sia. Non sapete voi, che a chiunque vi rendete servi per ubbidirgli, siete servi a colui a cui ubbidite, o di peccato a morte, o d’ubbidienza a giustizia? Ora, ringraziato sia Iddio, ch’eravate servi del peccato; ma avete di cuore ubbidito alla forma della dottrina, nella quale siete stati tramutati. Ora, essendo stati francati dal peccato, voi siete stati fatti servi della giustizia. Io parlo nella maniera degli uomini, per la debolezza della vostra carne. Perciocchè, siccome già prestaste le vostre membra ad esser serve alla bruttura, ed all’iniquità, per commetter l’iniquità; così ora dovete prestare le vostre membra ad esser serve alla giustizia, a santificazione. Perciocchè, allora che voi eravate servi del peccato, voi eravate franchi della giustizia. Qual frutto adunque avevate allora nelle cose, delle quali ora vi vergognate? poichè la fin d’esse è la morte. Ma ora, essendo stati francati dal peccato, e fatti servi a Dio, voi avete il vostro frutto a santificazione, ed alla fine vita eterna. Perciocchè il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna, in Cristo Gesù, nostro Signore IGNORATE voi, fratelli perciocchè io parlo a persone che hanno conoscenza della legge, che la legge signoreggia l’uomo per tutto il tempo ch’egli è in vita? Poichè la donna maritata è, per la legge, obbligata al marito, mentre egli vive; ma, se il marito muore, ella è sciolta dalla legge del marito. Perciò, mentre vive il marito, ella sarà chiamata adultera, se divien moglie di un altro marito; ma, quando il marito è morto, ella è liberata da quella legge; talchè non è adultera, se divien moglie di un altro marito. Così adunque, fratelli miei, ancora voi siete divenuti morti alla legge, per lo corpo di Cristo, per essere ad un altro, che è risuscitato da’ morti, acciocchè noi fruttifichiamo a Dio. Perciocchè, mentre eravam nella carne, le passioni de’ peccati, le quali erano mosse per la legge, operavano nelle nostre membra, per fruttificare alla morte. Ma ora siamo sciolti della legge, essendo morti a quello, nel quale eravam ritenuti; talchè serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera Che diremo adunque? che la legge sia peccato? Così non sia; anzi, io non avrei conosciuto il peccato, se non per la legge; perciocchè io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non dicesse: Non concupire. Ma il peccato, presa occasione per questo comandamento, ha operata in me ogni concupiscenza. Perciocchè, senza la legge, il peccato è morto. E tempo fu, che io, senza la legge, era vivente; ma, essendo venuto il comandamento, il peccato rivisse, ed io morii. Ed io trovai che il comandamento, che è a vita, esso mi tornava a morte. Perciocchè il peccato, presa occasione per lo comandamento, m’ingannò, e per quello mi uccise. Talchè, ben è la legge santa, e il comandamento santo, e giusto, e buono. Mi è dunque ciò che è buono divenuto morte? Così non sia; anzi il peccato mi è divenuto morte, acciocchè apparisse esser peccato, operandomi la morte per quello che è buono; affinchè, per lo comandamento, il peccato sia reso estremamente peccante Perciocchè noi sappiamo che la legge è spirituale; ma io son carnale, venduto ad esser sottoposto al peccato. Poichè io non riconosco ciò che io opero; perciocchè, non ciò che io voglio quello fo, ma, ciò che io odio quello fo. Ora, se ciò che io non voglio, quello pur fo, io acconsento alla legge ch’ella è buona. Ed ora non più io opero quello, anzi l’opera il peccato che abita in me. Perciocchè io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poichè ben è in me il volere, ma di compiere il bene, io non ne trovo il modo. Perciocchè, il bene che io voglio, io nol fo; ma il male che io non voglio, quello fo. Ora, se ciò che io non voglio quello fo, non più io opero quello, anzi l’opera il peccato che abita in me. Io mi trovo adunque sotto questa legge: che volendo fare il bene, il male è presso a me. Perciocchè io mi diletto nella legge di Dio, secondo l’uomo di dentro. Ma io veggo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro alla legge della mia mente, e mi trae in cattività sotto alla legge del peccato, che è nelle mie membra. Misero me uomo! chi mi trarrà di questo corpo di morte? Io rendo grazie a Dio, per Gesù Cristo, nostro Signore. Io stesso adunque, con la mente, servo alla legge di Dio; ma, con la carne, alla legge del peccato ORA dunque non vi è alcuna condannazione per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Perciocchè la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù, mi ha francato dalla legge del peccato, e della morte. Imperocchè ciò che era impossibile alla legge in quanto che per la carne era senza forza, Iddio, avendo mandato il suo proprio Figliuolo, in forma simigliante alla carne del peccato, ed a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne. Acciocchè la giustizia della legge si adempia in noi, i quali non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Perciocchè coloro che son secondo la carne, pensano, ed hanno l’animo alle cose della carne; ma coloro che son secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Imperocchè ciò a che la carne pensa, ed ha l’animo, è morte; ma ciò a che lo Spirito pensa, ed ha l’animo, è vita e pace. Poichè il pensiero, e l’affezion della carne è inimicizia contro a Dio; perciocchè ella non si sottomette alla legge di Dio; imperocchè non pure anche può. E coloro che son nella carne non possono piacere a Dio. Or voi non siete nella carne, anzi nello Spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma, se alcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui E se Cristo è in voi, ben è il corpo morto per lo peccato; ma lo Spirito è vita per la giustizia. E, se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù da’ morti abita in voi, colui che risuscitò Cristo da’ morti vivificherà ancora i vostri corpi mortali, per lo suo Spirito, che abita in voi. Perciò, fratelli, noi siamo debitori, non alla carne, per viver secondo la carne. Perciocchè, se voi vivete secondo la carne, voi morrete; ma, se per lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi viverete. Poichè, tutti coloro che son condotti per lo Spirito di Dio, sono figliuoli di Dio. Perciocchè voi non avete di nuovo ricevuto lo spirito di servitù, a timore; anzi avete ricevuto lo Spirito d’adottazione, per lo quale gridiamo: Abba, Padre. Quel medesimo Spirito rende testimonianza allo spirito nostro, che noi siam figliuoli di Dio E se siam figliuoli, siamo ancora eredi, eredi di Dio, e coeredi di Cristo; se pur sofferiamo con lui, acciocchè ancora con lui siamo glorificati. PERCIOCCHÈ io fo ragione che le sofferenze del tempo presente non son punto da agguagliare alla gloria che sarà manifestata inverso noi. Poichè l’intento, e il desiderio del mondo creato aspetta la manifestazione dei figliuoli di Dio. Perciocchè il mondo creato è stato sottoposto alla vanità non di sua propria inclinazione, ma per colui che l’ha sottoposto ad essa, con la speranza che il mondo creato ancora sarà liberato dalla servitù della corruzione, e messo nella libertà della gloria de’ figliuoli di Dio. Perciocchè noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme, e travaglia. E non solo esso, ma ancora noi stessi, che abbiamo le primizie dello Spirito; noi stessi, dico, gemiamo, in noi medesimi, aspettando l’adottazione, la redenzion del nostro corpo. Perciocchè noi siamo salvati per isperanza; or la speranza la qual si vede non è speranza; perciocchè, perchè spererebbe altri ancora ciò ch’egli vede? E se speriamo quello che non veggiamo, noi l’aspettiamo con pazienza Parimente ancora lo Spirito solleva le nostre debolezze; perciocchè noi non sappiamo ciò che dobbiam pregare, come si conviene; ma lo Spirito interviene egli stesso per noi con sospiri ineffabili. E colui che investiga i cuori conosce qual sia il sentimento, e l’affetto dello Spirito; poichè esso interviene per li santi, secondo Iddio. Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene, a coloro che amano Iddio; i quali son chiamati secondo il suo proponimento Perciocchè coloro che egli ha innanzi conosciuti, li ha eziandio predestinati ad esser conformi all’immagine del suo Figliuolo; acciocchè egli sia il primogenito fra molti fratelli. E coloro ch’egli ha predestinati, essi ha eziandio chiamati; e coloro ch’egli ha chiamati, essi ha eziandio giustificati; e coloro ch’egli ha giustificati, essi ha eziandio glorificati CHE diremo noi adunque a queste cose? Se Iddio è per noi, chi sarà contro a noi? Colui certo, che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo, anzi l’ha dato per tutti noi, come non ci donerebbe egli ancora tutte le cose con lui? Chi farà accusa contro agli eletti di Dio? Iddio è quel che giustifica. Chi sarà quel che li condanni? Cristo è quel che è morto, ed oltre a ciò ancora è risuscitato; il quale eziandio è alla destra di Dio, il quale eziandio intercede per noi. Chi ci separerà dall’amor di Cristo? sarà egli afflizione, o distretta, o persecuzione, o fame, o nudità, o pericolo, o spada? Siccome è scritto: Per amor di te tuttodì siamo fatti morire; noi siamo stati reputati come pecore del macello. Anzi, in tutte queste cose noi siam di gran lunga vincitori per colui che ci ha amati. Perciocchè io son persuaso, che nè morte, nè vita, nè angeli, nè principati, nè podestà, nè cose presenti, nè cose future; nè altezza, nè profondità, nè alcuna altra creatura, non potrà separarci dall’amor di Dio, ch’è in Cristo Gesù, nostro Signore IO dico verità in Cristo, io non mento, rendendomene insieme testimonianza la mia coscienza per lo Spirito Santo: che io ho gran tristezza, e continuo dolore nel cuor mio. Perciocchè desidererei d’essere io stesso anatema, riciso da Cristo, per li miei fratelli, miei parenti secondo la carne; i quali sono Israeliti, de’ quali è l’adottazione, e la gloria, e i patti, e la costituzion della legge, e il servigio divino, e le promesse; de’ quali sono i padri, e de’ quali è uscito, secondo la carne, il Cristo, il quale è sopra tutti Iddio benedetto in eterno. Amen TUTTAVIA non è che la parola di Dio sia caduta a terra; poichè non tutti coloro che son d’Israele, sono Israele. Ed anche, perchè son progenie d’Abrahamo, non sono però tutti figliuoli; anzi: In Isacco ti sarà nominata progenie. Cioè: non quelli che sono i figliuoli della carne, son figliuoli di Dio; ma i figliuoli della promessa son reputati per progenie. Perciocchè questa fu la parola della promessa: In questa medesima stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. E non solo Abrahamo, ma ancora Rebecca, avendo conceputo d’un medesimo, cioè d’Isacco nostro padre, udì questo. Perciocchè, non essendo ancor nati i figliuoli, e non avendo fatto bene o male alcuno acciocchè il proponimento di Dio secondo l’elezione dimorasse fermo, non per le opere, ma per colui che chiama, le fu detto: Il maggiore servirà al minore, secondo ch’egli è scritto: Io ho amato Giacobbe, ed ho odiato Esaù Che diremo adunque? Evvi egli iniquità in Dio? Così non sia. Perciocchè egli dice a Mosè: Io avrò mercè di chi avrò mercè, e farò misericordia a chi farò misericordia. Egli non è adunque di chi vuole, nè di chi corre, ma di Dio che fa misericordia. Poichè la scrittura dice a Faraone: Per questo stesso ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza, ed acciocchè il mio nome sia predicato per tutta la terra. Così, egli fa misericordia a chi egli vuole, e indura chi egli vuole. Tu mi dirai adunque: Perchè si cruccia egli ancora? perciocchè, chi può resistere alla sua volontà? Anzi, o uomo, chi sei tu, che replichi a Dio? la cosa formata dirà ella al formatore: Perchè mi hai fatta così? Non ha il vasellaio la podestà sopra l’argilla, da fare d’una medesima massa un vaso ad onore, ed un altro a disonore? Quanto meno se, volendo Iddio mostrar la sua ira, e far conoscere il suo potere, pure ha comportati con molta pazienza i vasi dell’ira, composti a perdizione? Acciocchè ancora facesse conoscere le ricchezze della sua gloria sopra i vasi della misericordia, i quali egli ha innanzi preparati a gloria? I quali eziandio ha chiamati, cioè noi, non sol d’infra i Giudei, ma anche d’infra i Gentili Siccome ancora egli dice in Osea: Io chiamerò Mio popolo, quel che non è mio popolo; ed Amata, quella che non è amata. Ed avverrà che là dove era loro stato detto: Voi non siete mio popolo, saranno chiamati Figliuoli dell’Iddio vivente. Ma Isaia sclama intorno ad Israele: Avvegnachè il numero de’ figliuoli d’Israele fosse come la rena del mare, il rimanente solo sarà salvato. Perciocchè il Signore definisce e decide il fatto con giustizia; il Signore farà una decisione sopra la terra. E come Isaia avea innanzi detto: Se il Signor degli eserciti non ci avesse lasciato qualche seme, saremmo divenuti come Sodoma, e simili a Gomorra Che diremo adunque? Che i Gentili, che non procacciavano la giustizia, hanno ottenuta la giustizia; anzi la giustizia che è per la fede. Ma che Israele, che procacciava la legge della giustizia non è pervenuto alla legge della giustizia. Perchè? perciocchè egli non l’ha procacciata per la fede, ma come per le opere della legge; perciocchè si sono intoppati nella pietra dell’intoppo. Siccome è scritto: Ecco, io pongo in Sion una pietra d’intoppo, ed un sasso d’incappo; ma chiunque crede in esso non sarà svergognato FRATELLI, l’affezion del mio cuore, e la preghiera che io fo a Dio per Israele, è a sua salute. Perciocchè io rendo loro testimonianza che hanno lo zelo di Dio, ma non secondo conoscenza. Poichè, ignorando la giustizia di Dio, e cercando di stabilir la lor propria giustizia, non si sono sottoposti alla giustizia di Dio. Perciocchè il fin della legge è Cristo, in giustizia ad ogni credente. Poichè Mosè descrive così la giustizia che è per la legge: Che l’uomo, che avrà fatte quelle cose, vivrà per esse. Ma la giustizia, che è per la fede, dice così: Non dir nel cuor tuo: Chi salirà in cielo? Quest’è trarre Cristo a basso. Ovvero: Chi scenderà nell’abisso? Quest’è ritrarre Cristo da’ morti. Ma, che dice ella? La parola è presso di te, nella tua bocca, e nel tuo cuore. Quest’è la parola della fede, la qual noi predichiamo. Che se tu confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Iddio l’ha risuscitato da’ morti, sarai salvato. Poichè col cuore si crede a giustizia, e con la bocca si fa confessione a salute. Perciocchè la scrittura dice: Chiunque crede in lui non sarà svergognato Poichè non vi è distinzione di Giudeo, e di Greco; perciocchè uno stesso è il Signor di tutti, ricco inverso tutti quelli che l’invocano. Imperocchè, chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato. Come adunque invocheranno essi colui, nel quale non hanno creduto? e come crederanno in colui, del quale non hanno udito parlare? e come udiranno, se non v’è chi predichi? E come predicherà altri, se non è mandato? Siccome è scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano la pace, che evangelizzano le cose buone! Ma tutti non hanno ubbidito all’evangelo; perciocchè Isaia dice: Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede adunque è dall’udito, e l’udito è per la parola di Dio. Ma io dico: Non hanno eglino udito? Anzi, il lor suono è uscito per tutta la terra; e le lor parole fino agli estremi termini del mondo. Ma io dico: Israele non ha egli avuto alcun conoscimento? Mosè dice il primo: Io vi moverò a gelosia per una nazione che non è nazione; io vi provocherò a sdegno per una gente stolta. E Isaia arditamente dice: Io sono stato trovato da coloro che non mi cercavano; son chiaramente apparito a coloro che non mi domandavano. Ma, intorno ad Israele, dice: Io ho tutto il dì stese le mani verso un popolo disubbidiente e contradicente IO dico adunque: Ha Iddio rigettato il suo popolo? Così non sia; perciocchè io ancora sono Israelita, della progenie d’Abrahamo, della tribù di Beniamino. Iddio non ha rigettato il suo popolo, il quale egli ha innanzi conosciuto. Non sapete voi ciò che la scrittura dice nella storia di Elia? come egli si richiama a Dio contro ad Israele, dicendo: Signore, hanno uccisi i tuoi profeti, ed hanno distrutti i tuoi altari, ed io son rimasto solo; ed anche cercano l’anima mia? Ma, che gli disse la voce divina? Io mi son riserbato settemila uomini, che non han piegato il ginocchio all’idolo di Baal. Così adunque ancora nel tempo presente è stato lasciato alcun rimanente, secondo l’elezion della grazia. E se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia; ma, se è per opere, non è più grazia; altrimenti, opera non è più opera. Che dunque? Israele non ha ottenuto quel ch’egli cerca; ma l’elezione l’ha ottenuto, e gli altri sono stati indurati, infino a questo giorno. Secondo ch’egli è scritto: Iddio ha loro dato uno spirito di stordimento, occhi da non vedere, ed orecchi da non udire. E Davide dice: Sia la lor mensa loro in laccio, ed in rete, ed in intoppo, ed in retribuzione. Sieno i loro occhi oscurati da non vedere, e piega loro del continuo il dosso. Io dico adunque: Si son eglino intoppati acciocchè cadessero? Così non sia; anzi, per la lor caduta è avvenuta la salute a’ Gentili, per provocarli a gelosia. Ora, se la lor caduta è la ricchezza del mondo, e la lor diminuzione la ricchezza de’ Gentili, quanto più lo sarà la lor pienezza? Perciocchè io parlo a voi Gentili; in quanto certo sono apostolo de’ Gentili, io onoro il mio ministerio; per provare se in alcuna maniera posso provocare a gelosia que’ della mia carne, e salvare alcuni di loro. Perciocchè, se il lor rigettamento è la riconciliazione del mondo, qual sarà la loro ammissione, se non vita da’ morti? Ora, se le primizie son sante, la massa ancora è santa; e se la radice è santa, i rami ancora son santi. E se pure alcuni de’ rami sono stati troncati, e tu, essendo ulivastro, sei stato innestato in luogo loro, e fatto partecipe della radice, e della grassezza dell’ulivo; non gloriarti contro a’ rami; e se pur tu ti glorii contro a loro, tu non porti la radice, ma la radice porta te. Forse adunque dirai: I rami sono stati troncati, acciocchè io fossi innestato. Bene; sono stati troncati per l’incredulità, e tu stai ritto per la fede; non superbir nell’animo tuo, ma temi. Perciocchè, se Iddio non ha risparmiati i rami naturali, guarda che talora te ancora non risparmi. Vedi adunque la benignità, e la severità di Dio: la severità, sopra coloro che son caduti; e la benignità, inverso te, se pur tu perseveri nella benignità; altrimenti, tu ancora sarai reciso. E quelli ancora, se non perseverano nell’incredulità, saranno innestati; perciocchè Iddio è potente da innestarli di nuovo. Imperocchè, se tu sei stato tagliato dall’ulivo che di natura era salvatico, e sei fuor di natura stato innestato nell’ulivo domestico; quanto più costoro, che son rami naturali, saranno innestati nel proprio ulivo? Perciocchè io non voglio, fratelli, che ignoriate questo misterio acciocchè non siate presuntuosi in voi stessi, che induramento è avvenuto in parte ad Israele, finchè la pienezza de’ Gentili sia entrata. E così tutto Israele sarà salvato, secondo ch’egli è scritto: Il Liberatore verrà di Sion, e torrà d’innanzi a sè l’empietà di Giacobbe. E questo sarà il patto che avranno da me, quando io avrò tolti via i lor peccati. Ben son essi nemici, quant’è all’evangelo, per voi; ma quant’è all’elezione, sono amati per i padri. Perciocchè i doni, e la vocazione di Dio son senza pentimento. Imperocchè, siccome ancora voi già eravate disubbidienti a Dio; ma ora avete ottenuta misericordia, per la disubbidienza di costoro; così ancora costoro al presente sono stati disubbidienti; acciocchè, per la misericordia che vi è stata fatta, essi ancora ottengano misericordia. Perciocchè Iddio ha rinchiusi tutti in disubbidienza, acciocchè faccia misericordia a tutti O PROFONDITÀ di ricchezze, e di sapienza, e di conoscimento di Dio! quanto è impossibile di rinvenire i suoi giudicii, e d’investigar le sue vie! Perciocchè chi ha conosciuta la mente del Signore? o chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato il primiero, e gliene sarà fatta retribuzione? Poichè da lui, e per lui, e per amor di lui, sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen IO vi esorto adunque, fratelli, per le compassioni di Dio, che voi presentiate i vostri corpi, il vostro razional servigio, in ostia vivente, santa, accettevole a Dio. E non vi conformiate a questo secolo, anzi siate trasformati per la rinnovazion della vostra mente; acciocchè proviate qual sia la buona, accettevole, e perfetta volontà di Dio. Perciocchè io, per la grazia che mi è stata data, dico a ciascuno che è fra voi: che non abbia alcun sentimento sopra ciò che conviene avere; anzi senta a sobrietà, secondo che Iddio ha distribuita a ciascuno la misura della fede. Perciocchè, siccome in uno stesso corpo abbiam molte membra, e tutte le membra non hanno una medesima operazione, così noi, che siam molti, siamo un medesimo corpo in Cristo; e ciascun di noi è membro l’uno dell’altro. Ora, avendo noi doni differenti, secondo la grazia che ci è stata data, se abbiam profezia, profetizziamo secondo la proporzion della fede; se ministerio, attendiamo al ministerio; parimente il dottore attenda all’insegnare; e colui che esorta, attenda all’esortare; colui che distribuisce, faccialo in semplicità; colui che presiede, con diligenza; colui che fa opere pietose, con allegrezza. LA carità sia senza simulazione; abborrite il male, ed attenetevi fermamente al bene. Siate inclinati ed avervi gli uni agli altri affezione per amor fraterno; prevenite gli uni gli altri nell’onore. Non siate pigri nello zelo; siate ferventi nello Spirito, serventi al Signore; allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nell’orazione; comunicanti a’ bisogni de’ santi, procaccianti l’ospitalità. Benedite quelli che vi perseguitano; benediteli, e non li maledite. Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono. Abbiate fra voi un medesimo sentimento; non abbiate l’animo alle cose alte, ma accomodatevi alle basse; non siate savi secondo voi stessi. Non rendete ad alcuno male per male; procurate cose oneste nel cospetto di tutti gli uomini. S’egli è possibile, e quanto è in voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, cari miei; anzi date luogo all’ira di Dio; perciocchè egli è scritto: A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore. Se dunque il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; perciocchè, facendo questo, tu raunerai de’ carboni accesi sopra il suo capo. Non esser vinto dal male, anzi vinci il male per il bene OGNI persona sia sottoposta alle podestà superiori; perciocchè non vi è podestà se non da Dio; e le podestà che sono, son da Dio ordinate. Talchè chi resiste alla podestà, resiste all’ordine di Dio; e quelli che vi resistono ne riceveranno giudicio sopra loro. Poichè i magistrati non sono di spavento alle buone opere, ma alle malvage; ora, vuoi tu non temer della podestà? fa’ ciò che è bene, e tu avrai lode da essa. Perciocchè il magistrato è ministro di Dio per te, nel bene; ma, se tu fai male, temi, perciocchè egli non porta indarno la spada; poichè egli è ministro di Dio, vendicatore in ira contro a colui che fa ciò che è male. Perciò convien di necessità essergli soggetto, non solo per l’ira, ma ancora per la coscienza. Poichè per questa cagione ancora pagate i tributi; perciocchè essi son ministri di Dio, vacando del continuo a questo stesso Rendete adunque a ciascuno il debito; il tributo, a chi dovete il tributo; la gabella, a chi la gabella; il timore, a chi il timore; l’onore, a chi l’onore. NON dobbiate nulla ad alcuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perciocchè, chi ama altrui ha adempiuta la legge. Poichè questi comandamenti: Non commettere adulterio, Non uccidere, Non rubare, Non dir falsa testimonianza, Non concupire, e se v’è alcun altro comandamento, sono sommariamente compresi in questo detto: Ama il tuo prossimo come te stesso. La carità non opera male alcuno contro al prossimo; l’adempimento adunque della legge è la carità E questo vie più dobbiam fare, veggendo il tempo; perciocchè egli è ora che noi ci risvegliamo omai dal sonno; poichè la salute è ora più presso di noi, che quando credemmo. La notte è avanzata, e il giorno è vicino; gettiamo adunque via le opere delle tenebre, e siam vestiti degli arnesi della luce. Camminiamo onestamente, come di giorno; non in pasti, ed ebbrezze; non in letti, e lascivie; non in contesa, ed invidia. Anzi siate rivestiti del Signor Gesù Cristo, e non abbiate cura della carne a concupiscenze OR accogliete quel che è debole in fede; ma non già a quistioni di dispute. L’uno crede di poter mangiar d’ogni cosa; ma l’altro, che è debole, mangia dell’erbe. Colui che mangia non isprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia; poichè Iddio l’ha preso a sè. Chi sei tu, che giudichi il famiglio altrui? egli sta ritto, o cade, al suo proprio Signore, ma sarà raffermato, perciocchè Iddio è potente da raffermarlo. L’uno stima un giorno più che l’altro; e l’altro stima tutti i giorni pari; ciascuno sia appieno accertato nella sua mente. Chi ha divozione al giorno ve l’ha al Signore; e chi non ha alcuna divozione al giorno non ve l’ha al Signore. E chi mangia, mangia al Signore; perciocchè egli rende grazie a Dio; e chi non mangia non mangia al Signore, e pur rende grazie a Dio. Poichè niun di noi vive a sè stesso, nè muore a sè stesso. Perciocchè, se pur viviamo, viviamo al Signore; e se moriamo, moriamo al Signore; dunque, o che viviamo, o che moriamo, siamo del Signore. Imperocchè a questo fine Cristo è morto, e risuscitato, e tornato a vita, acciocchè egli signoreggi e sopra i morti, e sopra e vivi. Or tu, perchè giudichi il tuo fratello? ovvero tu ancora, perchè sprezzi il tuo fratello? poichè tutti abbiamo a comparire davanti al tribunal di Cristo. Perciocchè egli è scritto: Come io vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, ed ogni lingua darà gloria a Dio. Così adunque ciascun di noi renderà ragion di sè stesso a Dio. PERCIÒ, non giudichiamo più gli uni gli altri; ma più tosto giudicate questo, di non porre intoppo, o scandalo al fratello. Io so, e son persuaso nel Signor Gesù, che niuna cosa per sè stessa è immonda; ma, a chi stima alcuna cosa essere immonda, ad esso è immonda. Ma, se il tuo fratello è contristato per lo cibo, tu non cammini più secondo carità; non far, col tuo cibo, perir colui per cui Cristo è morto. Il vostro bene adunque non sia bestemmiato. Perciocchè il regno di Dio non è vivanda, nè bevanda; ma giustizia, e pace, e letizia nello Spirito Santo. Perciocchè, chi in queste cose serve a Cristo è grato a Dio, ed approvato dagli uomini. Procacciamo adunque le cose che son della pace, e della scambievole edificazione. Non disfar l’opera di Dio per la vivanda; ben sono tutte le cose pure; ma vi è male per l’uomo che mangia con intoppo. Egli è bene non mangiar carne, e non ber vino, e non far cosa alcuna, nella quale il tuo fratello s’intoppa, o è scandalezzato, o è debole. Tu, hai tu fede? abbila in te stesso, davanti a Dio; beato chi non condanna sè stesso in ciò ch’egli discerne. Ma colui che sta in dubbio, se mangia, è condannato; perciocchè non mangia con fede; or tutto ciò che non è di fede è peccato OR noi, che siam forti, dobbiam comportare le debolezze de’ deboli, e non compiacere a noi stessi. Ciascun di noi compiaccia al prossimo, nel bene, ad edificazione. Poichè Cristo ancora non ha compiaciuto a sè stesso, anzi ha fatto come è scritto: Gli oltraggi di coloro che ti oltraggiano son caduti sopra me. Perciocchè tutte le cose, che furono già innanzi scritte, furono scritte per nostro ammaestramento; acciocchè, per la pazienza, e per la consolazione delle scritture, noi riteniamo la speranza Or l’Iddio della pazienza, e della consolazione, vi dia d’avere un medesimo sentimento fra voi, secondo Cristo Gesù. Acciocchè, di pari consentimento, d’una stessa bocca, glorifichiate Iddio, che è Padre del nostro Signor Gesù Cristo Perciò, accoglietevi gli uni gli altri, siccome ancora Cristo ci ha accolti nella gloria di Dio. Or io dico, che Cristo è stato ministro della circoncisione, per dimostrar la verità di Dio, compiendo le promesse fatte a’ padri. E perchè i Gentili glorifichino Iddio per la sua misericordia, siccome è scritto: Per questo io ti celebrerò fra le Genti, e salmeggerò al tuo nome. Ed altrove la scrittura dice: Rallegratevi, o Genti, col suo popolo. Ed altrove: Tutte le Genti, lodate il Signore; e voi, popoli tutti, celebratelo. Ed altrove Isaia dice: Vi sarà la radice di Iesse, e colui che sorgerà per regger le Genti; le nazioni spereranno in lui Or l’Iddio della speranza vi riempia d’ogni allegrezza e pace, credendo; acciocchè abbondiate nella speranza, per la forza dello Spirito Santo ORA, fratelli miei, io stesso son persuaso di voi, che voi ancora siete pieni di bontà, ripieni d’ogni conoscenza, sufficienti eziandio ad ammonirvi gli uni gli altri. Ma, fratelli, io vi ho scritto alquanto più arditamente, come per ricordo, per la grazia che mi è stata data da Dio, per esser ministro di Gesù Cristo presso i Gentili, adoperandomi nel sacro servigio dell’evangelo di Dio, acciocchè l’offerta de’ Gentili sia accettevole, santificata per lo Spirito Santo Io ho adunque di che gloriarmi in Cristo Gesù, nelle cose che appartengono al servigio di Dio. Perciocchè io non saprei dir cosa che Cristo non abbia operata per me, per l’ubbidienza de’ Gentili, per parola e per opera; con potenza di segni e di prodigi; con la virtù dello Spirito di Dio; talchè, da Gerusalemme, e da’ luoghi d’intorno infino all’Illirico, io ho compiuto il servigio dell’evangelo di Cristo. Avendo ancora in certo modo l’ambizione di evangelizzare, non dove fosse già stata fatta menzion di Cristo; per non edificar sopra il fondamento altrui. Ma, come è scritto: Coloro a’ quali non è stato annunziato nulla di lui lo vedranno; e coloro che non ne hanno udito parlare l’intenderanno Per la qual cagione ancora sono spesse volte stato impedito di venire a voi. Ma ora, non avendo più luogo in queste contrade, ed avendo già da molti anni gran desiderio di venire a voi, quando andrò in Ispagna, verrò a voi; perciocchè io spero, passando, di vedervi, e d’esser da voi accompagnato fin là, dopo che prima mi sarò in parte saziato di voi. Ora al presente io vo in Gerusalemme, per sovvenire a’ santi. Perciocchè a que’ di Macedonia, e d’Acaia, è piaciuto di far qualche contribuzione per li poveri d’infra i santi, che sono in Gerusalemme. È, dico, lor piaciuto di farlo; ed anche son loro debitori, perciocchè, se i Gentili hanno partecipato ai lor beni spirituali, debbono altresì sovvenir loro ne’ carnali. Appresso adunque che io avrò compiuto questo, ed avrò lor consegnato questo frutto, io andrò in Ispagna, passando da voi. Or io so che, venendo a voi, verrò con pienezza di benedizione dell’evangelo di Cristo Or io vi prego, fratelli, per lo Signor nostro Gesù Cristo, e per la carità dello Spirito, che combattiate meco presso Iddio per me, nelle vostre orazioni; acciocchè io sia liberato da’ ribelli, che son nella Giudea; e che il mio ministerio, che è per Gerusalemme, sia accettevole a’ santi. Acciocchè se piace a Dio, io venga con allegrezza a voi, e sia ricreato con voi. Or l’Iddio della pace sia con tutti voi. Amen OR io vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa della chiesa che è in Cencrea. Acciocchè voi l’accogliate nel Signore, come si conviene a’ santi, e le sovveniate in qualunque cosa avrà bisogno di voi; perciocchè ella è stata protettrice di molti, e di me stesso ancora. Salutate Priscilla, ed Aquila, miei compagni d’opera in Cristo Gesù. I quali hanno, per la vita mia, esposto il lor proprio collo; a’ quali non io solo, ma ancora tutte le chiese de’ Gentili, rendono grazie. Salutate ancora la chiesa che è nella lor casa, salutate il mio caro Epeneto, il quale è le primizie dell’Acaia in Cristo. Salutate Maria, la quale si è molto affaticata per noi. Salutate Andronico e Giunia, miei parenti, e miei compagni di prigione, i quali son segnalati fra gli apostoli, ed anche sono stati innanzi a me in Cristo. Salutate Amplia, caro mio nel Signore. Salutate Urbano, nostro compagno d’opera in Cristo; e il mio caro Stachi. Salutate Apelle, che è approvato in Cristo. Salutate que’ di casa di Aristobulo. Salutate Erodione, mio parente. Salutate que’ di casa di Narcisso che son nel Signore. Salutate Trifena, e Trifosa, le quali si affaticano nel Signore. Salutate la cara Perside, la quale si è molto affaticata nel Signore. Salutate Rufo, che è eletto nel Signore, e la madre sua, e mia. Salutate Asincrito, Flegonte, Erma, Patroba, Erme, e i fratelli che son con loro. Salutate Filologo, e Giulia, e Nereo, e la sua sorella; ed Olimpa, e tutti i santi che son con loro. Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio; le chiese di Cristo vi salutano Or io vi esorto, fratelli, che prendiate guardia a coloro che commettono le dissensioni, e gli scandali, contro alla dottrina, la quale avete imparata; e che vi ritiriate da essi. Perciocchè tali non servono al nostro Signor Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghevol parlare, seducono i cuori de’ semplici. Poichè la vostra ubbidienza è divolgata fra tutti; laonde io mi rallegro per cagion vostra; or io desidero che siate savi al bene; e semplici al male. Or l’Iddio della pace triterà tosto Satana sotto a’ vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi. Amen Timoteo, mio compagno d’opera, e Lucio, e Giason, e Sosipatro, miei parenti, vi salutano. Io Terzio, che ho scritta questa epistola, vi saluto nel Signore. Gaio, albergator mio, e di tutta la chiesa, vi saluta. Erasto, il camarlingo della città, e il fratello Quarto, vi salutano. La grazia del nostro Signor Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen Or a colui che vi può raffermare, secondo il mio evangelo, e la predicazione di Gesù Cristo, secondo la rivelazion del misterio, celato per molti secoli addietro, ed ora manifestato, e dato a conoscere fra tutte le Genti, per le scritture profetiche, secondo il comandamento dell’eterno Dio, all’ubbidienza della fede; a Dio, sol savio, sia la gloria in eterno, per Gesù Cristo. Amen PAOLO, chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo, per la volontà di Dio, e il fratello Sostene; alla chiesa di Dio, la quale è in Corinto, a’ santificati in Gesù Cristo, chiamati santi; insieme con tutti coloro, i quali in qualunque luogo invocano il nome di Gesù Cristo, Signor di loro, e di noi; grazia, e pace a voi, da Dio, nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo. Io del continuo rendo grazie di voi all’Iddio mio, per la grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù. Perciocchè in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola, e in ogni conoscenza; secondo che la testimonianza di Cristo è stata confermata fra voi. Talchè non vi manca dono alcuno, aspettando la manifestazione del Signor nostro Gesù Cristo; il quale eziandio vi confermerà infino al fine, acciocchè siate senza colpa nel giorno del nostro Signor Gesù Cristo. Fedele è Iddio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del suo Figliuolo Gesù Cristo, nostro Signore ORA, fratelli, io vi esorto, per lo nome del nostro Signor Gesù Cristo, che abbiate tutti un medesimo parlare, e che non vi sieno fra voi scismi; anzi che siate uniti insieme in una medesima mente, e in un medesimo sentire. Perciocchè, fratelli miei, mi è stato di voi significato da que’ di casa Cloe, che vi son fra voi delle contenzioni. Or questo voglio dire, che ciascun di voi dice: Io son di Paolo, ed io di Apollo, ed io di Cefa ed io di Cristo. Cristo è egli diviso? Paolo è egli stato crocifisso per voi? ovvero siete voi stati battezzati nel nome di Paolo? Io ringrazio Iddio, che io non ho battezzato alcun di voi, fuori che Crispo e Gaio; acciocchè alcuno non dica ch’io abbia battezzato nel mio nome. Ho battezzata ancora la famiglia di Stefana; nel rimanente, non so se ho battezzato alcun altro PERCIOCCHÈ Cristo non mi ha mandato per battezzare, ma per evangelizzare; non in sapienza di parlare, acciocchè la croce di Cristo non sia resa vana. Perciocchè la parola della croce è ben pazzia a coloro che periscono; ma a noi, che siam salvati, è la potenza di Dio. Poichè egli è scritto: Io farò perir la sapienza dei savi, ed annullerò l’intendimento degl’intendenti. Dov’è alcun savio? dov’è alcuno scriba? dov’è alcun ricercatore di questo secolo? non ha Iddio resa pazza la sapienza di questo mondo? Perciocchè, poichè nella sapienza di Dio, il mondo non ha conosciuto Iddio per la sapienza, è piaciuto a Dio di salvare i credenti per la pazzia della predicazione. Poichè e i Giudei chieggono segno, e i Greci cercano sapienza. Ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo a’ Giudei, e pazzia a’ Greci. Ma a coloro che son chiamati, Giudei e Greci, noi predichiam Cristo, potenza di Dio, e sapienza di Dio. Poichè la pazzia di Dio è più savia che gli uomini, e la debolezza di Dio più forte che gli uomini. Perciocchè, fratelli, vedete la vostra vocazione; che non siete molti savi secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Anzi Iddio ha scelte le cose pazze del mondo, per isvergognare le savie. E Iddio ha scelte le cose deboli del mondo, per isvergognare le forti. E Iddio ha scelte le cose ignobili del mondo, e le cose spregevoli, e le cose che non sono, per ridurre al niente quelle che sono. Acciocchè niuna carne si glorii nel cospetto di Dio. Or da lui voi siete in Cristo Gesù, il quale ci è stato fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione; acciocchè, siccome è scritto: Chi si gloria, si glorii nel Signore ED io, fratelli, quando venni a voi, venni, non con eccellenza di parlare, o di sapienza, annunziandovi la testimonianza di Dio. Perciocchè io non mi era proposto di sapere altro fra voi, se non Gesù Cristo, ed esso crocifisso. Ed io sono stato presso di voi con debolezza, e con timore, e gran tremore. E la mia parola, e la mia predicazione non è stata con parole persuasive dell’umana sapienza; ma con dimostrazione di Spirito e di potenza. Acciocchè la vostra fede non sia in sapienza d’uomini, ma in potenza di Dio Or noi ragioniamo sapienza fra gli uomini compiuti; ed una sapienza, che non è di questo secolo, nè de’ principi di questo secolo, i quali son ridotti al niente. Ma ragioniamo in misterio la sapienza di Dio occulta, la quale Iddio ha innanzi i secoli determinata a nostra gloria. La quale niuno de’ principi di questo secolo ha conosciuta; perciocchè, se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signor della gloria. Ma egli è come è scritto: Le cose che occhio non ha vedute, ed orecchio non ha udite, e non son salite in cuor d’uomo, son quelle che Iddio ha preparate a quelli che l’amano. Ma Iddio le ha rivelate a noi per lo suo Spirito; perciocchè lo Spirito investiga ogni cosa, eziandio le cose profonde di Dio. Perciocchè, fra gli uomini, chi conosce le cose dell’uomo, se non lo spirito dell’uomo, che’ è in lui? così ancora, niuno conosce le cose di Dio, se non lo Spirito di Dio. Or noi abbiam ricevuto, non lo spirito del mondo, ma lo Spirito, il quale è da Dio; acciocchè conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio. Le quali ancora ragioniamo, non con parole insegnate della sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito Santo; adattando cose spirituali a cose spirituali. Or l’uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio, perciocchè gli sono pazzia, e non le può conoscere; perchè si giudicano spiritualmente. Ma lo spirituale giudica d’ogni cosa, ed egli non è giudicato da alcuno. Perciocchè, chi ha conosciuto la mente del Signore, per poterlo ammaestrare? or noi abbiamo la mente di Cristo OR io, fratelli, non ho potuto parlare a voi, come a spirituali, anzi vi ho parlato come a carnali, come a fanciulli in Cristo. Io vi ho dato a bere del latte, e non vi ho dato del cibo, perciocchè voi non potevate ancora portarlo; anzi neppure ora potete, perchè siete carnali. Imperocchè, poichè fra voi vi è invidia, e contenzione, e divisioni, non siete voi carnali, e non camminate voi secondo l’uomo? Perciocchè, quando l’uno dice: Quant’è a me, io son di Paolo; e l’altro: Ed io d’Apollo; non siete voi carnali? Chi è adunque Paolo? e chi è Apollo? se non ministri, per i quali voi avete creduto, e ciò secondo che il Signore ha dato a ciascuno? Io ho piantato, Apollo ha adacquato, ma Iddio ha fatto crescere. Talchè, nè colui che pianta, nè colui che adacqua, non è nulla; ma non vi è altri che Iddio, il quale fa crescere. Ora, e colui che pianta, e colui che adacqua, sono una medesima cosa; e ciascuno riceverà il suo proprio premio, secondo la sua fatica. POICHÈ noi siamo operai nell’opera di Dio; voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio. Io, secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto, ho posto il fondamento, ed altri edifica sopra; ora ciascun riguardi come egli edifica sopra Perciocchè niuno può porre altro fondamento che quello ch’è stato posto, il quale è Gesù Cristo. Ora, se alcuno edifica sopra questo fondamento oro, argento, pietre preziose, ovvero legno, fieno, stoppia, l’opera di ciascuno sarà manifestata; perciocchè il giorno la paleserà; poichè ha da esser manifestata per fuoco; e il fuoco farà la prova qual sia l’opera di ciascuno. Se l’opera d’alcuno, la quale egli abbia edificata sopra il fondamento, dimora, egli ne riceverà premio. Se l’opera d’alcuno è arsa, egli farà perdita; ma egli sarà salvato, per modo però, che sarà come per fuoco Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se alcuno guasta il tempio di Dio, Iddio guasterà lui; perciocchè il tempio del Signore è santo, il quale siete voi Niuno inganni sè stesso; se alcuno fra voi si pensa esser savio in questo secolo, divenga pazzo, acciocchè diventi savio. Perciocchè la sapienza di questo mondo è pazzia presso Iddio; poichè è scritto: Egli è quel che prende i savi nella loro astuzia. Ed altrove: Il Signore conosce i pensieri de’ savi, e sa che son vani Perciò, niuno si glorii negli uomini, perciocchè ogni cosa è vostra. E Paolo, ed Apollo, e Cefa, e il mondo, e la vita, e la morte, e le cose presenti, e le cose future; ogni cosa è vostra. E voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio COSÌ faccia l’uomo stima di noi, come di ministri di Cristo, e di dispensatori de’ misteri di Dio. Ma nel resto ei si richiede ne’ dispensatori, che ciascuno sia trovato fedele. Ora, quant’è a me, io tengo per cosa minima d’esser giudicato da voi, o da alcun giudicio umano; anzi, non pur mi giudico me stesso. Perciocchè non mi sento nella coscienza colpevole di cosa alcuna; tuttavolta, non per questo sono giustificato; ma il Signore è quel che mi giudica. Perciò, non giudicate di nulla innanzi al tempo, finchè sia venuto il Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli de’ cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio. ORA, fratelli, io ho rivolte queste cose, per una cotal maniera di parlare, in me, e in Apollo, per amor vostro, acciocchè impariate in noi a non esser savi sopra ciò ch’è scritto; affin di non gonfiarvi l’un per l’altro contro ad altrui Perciocchè, chi ti discerne? e che hai tu che tu non lo abbi ricevuto? e se pur tu l’hai ricevuto, perchè ti glorii, come non avendolo ricevuto? Già siete saziati, già siete arricchiti, già siete divenuti re senza noi; e fosse pur così, che voi foste divenuti re, acciocchè noi ancora regnassimo con voi. Perciocchè io stimo che Iddio ci ha menati in mostra, noi gli ultimi apostoli, come uomini dannati a morte; poichè noi siamo stati fatti un pubblico spettacolo al mondo, agli angeli, ed agli uomini. Noi siam pazzi per Cristo, e voi siete savi in Cristo; noi siam deboli, e voi forti; voi siete gloriosi, e noi disonorati. Infino ad ora sofferiamo fame, e sete, e nudità; e siam battuti di guanciate, e non abbiamo alcuna stanza ferma. E ci affatichiamo, lavorando con le proprie mani; ingiuriati, benediciamo, perseguitati, comportiamo; biasimati, supplichiamo; noi siamo divenuti come le spazzature del mondo, e come la lordura di tutti infino ad ora Io non scrivo queste cose per farvi vergogna, ma vi ammonisco come miei cari figli. Perciocchè, avvegnachè voi aveste diecimila pedagoghi in Cristo, non però avreste molti padri; poichè io vi ho generati in Cristo Gesù, per l’evangelo. Io vi esorto adunque che siate miei imitatori Per questo vi ho mandato Timoteo, che è mio figliuol diletto, e fedele nel Signore, il qual vi rammemorerà quali son le mie vie in Cristo, come io insegno per tutto in ogni chiesa. Or alcuni si son gonfiati, come se io non dovessi venire a voi. Ma tosto verrò a voi, se piace al Signore; e conoscerò, non il parlar di coloro che si son gonfiati, ma la potenza. Perciocchè il regno di Dio non consiste in parlare, ma in potenza. Che volete? verrò io a voi con la verga? ovvero con amore, e con ispirito di mansuetudine? DEL tutto si ode che vi è fra voi fornicazione; e tal fornicazione, che non pur fra i Gentili è nominata, cioè, che alcuno si tien la moglie del padre. E pure ancora voi siete gonfi, e più tosto non avete fatto cordoglio, acciocchè colui che ha commesso questo fatto fosse tolto del mezzo di voi. Poichè io, come assente del corpo, ma presente dello spirito, ho già giudicato, come presente, che colui che ha commesso ciò in questa maniera voi, e lo spirito mio essendo raunati nel nome del nostro Signor Gesù Cristo, con la podestà del Signor nostro Gesù Cristo; che il tale, dico, sia dato in mano di Satana, alla perdizion della carne, acciocchè lo spirito sia salvato nel giorno del Signor Gesù. Il vostro vanto non è buono; non sapete voi che un poco di lievito levita tutta la pasta? Purgate adunque il vecchio lievito, acciocchè siate nuova pasta, secondo che siete senza lievito; poichè la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata per noi. Perciò facciam la festa, non con vecchio lievito, nè con lievito di malvagità, e di nequizia, ma con azzimi di sincerità, e di verità Io vi ho scritto in quell’epistola che voi non vi mescoliate co’ fornicatori; non però del tutto co’ fornicatori di questo secolo, o con gli avari, o co’ rapaci, o con gl’idolatri; perciocchè altrimenti vi converrebbe uscire del mondo. Ma ora, ecco coloro co’ quali vi ho scritto che non vi mescoliate, cioè, che se alcuno, che si nomina fratello, è o fornicatore, o avaro, o idolatra, o ubbriaco, o maldicente, o rapace, non pur mangiate con un tale. Perciocchè che ho io da far di giudicar que’ di fuori? non giudicate voi que’ di dentro? Or Iddio giudica que’ di fuori; ma togliete il malvagio d’infra voi stessi ARDISCE alcun di voi, avendo qualche affare con un altro, chiamarlo in giudizio davanti agl’iniqui, e non davanti a’ santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? e se il mondo è giudicato per voi, siete voi indegni de’ minimi giudicii? Non sapete voi che noi giudicheremo gli angeli? quanto più possiamo giudicar delle cose di questa vita? Dunque, se avete delle liti per cose di questa vita, fate seder per giudici quelli che nella chiesa sono i più dispregevoli. Io lo dico per farvi vergogna. Così non vi è egli pur un savio fra voi, il qual possa dar giudicio fra l’uno de’ suoi fratelli e l’altro? Ma fratello con fratello litiga, e ciò davanti agl’infedeli. Certo adunque già vi è del tutto del difetto in voi, in ciò che voi avete delle liti gli uni con gli altri; perchè non sofferite voi più tosto che torto vi sia fatto? perchè non vi lasciate più tosto far qualche danno? Ma voi fate torto, e danno; e ciò a’ fratelli Non sapete voi che gl’ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’ingannate; nè i fornicatori, nè gl’idolatri, nè gli adulteri, nè i molli, nè quelli che usano co’ maschi; nè i ladri, nè gli avari, nè gli ubbriachi, nè gli oltraggiosi, nè i rapaci, non erederanno il regno di Dio. Or tali eravate già alcuni; ma siete stati lavati, ma siete stati santificati, ma siete stati giustificati, nel nome del Signore Gesù, e per lo Spirito dell’Iddio nostro OGNI cosa mi è lecita, ma ogni cosa non è utile; ogni cosa mi è lecita, ma non però sarò per cosa alcuna reso soggetto. Le vivande son per il ventre, ed il ventre per le vivande; e Iddio distruggerà e quello, e queste; ma il corpo non è per la fornicazione, anzi per lo Signore, e il Signore per lo corpo. Or Iddio, come egli ha risuscitato il Signore, così ancora risusciterà noi, per la sua potenza. Non sapete voi che i vostri corpi son membra di Cristo? torrò io adunque le membra di Cristo, e faronne membra d’una meretrice? Così non sia. Non sapete voi che chi si congiunge con una meretrice è uno stesso corpo con essa? perciocchè i due, dice il Signore, diverranno una stessa carne. Ma chi è congiunto col Signore è uno stesso spirito con lui. Fuggite la fornicazione; ogni altro peccato che l’uomo commette è fuor del corpo; ma chi fornica, pecca contro al suo proprio corpo. Non sapete voi che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo ch’è in voi, il quale avete da Dio? e che non siete a voi stessi? Poichè siete stati comperati con prezzo; glorificate adunque Iddio col vostro corpo, e col vostro spirito, i quali sono di Dio ORA, quant’è alle cose delle quali mi avete scritto, egli sarebbe bene per l’uomo di non toccar donna. Ma, per le fornicazioni, ogni uomo abbia la sua moglie, ed ogni donna il suo proprio marito. Il marito renda alla moglie la dovuta benivoglienza; e parimente la moglie al marito. La moglie non ha podestà sopra il suo proprio corpo, ma il marito; parimente ancora il marito non ha podestà sopra il suo proprio corpo, ma la moglie. Non frodate l’un l’altro, se pur non è di consentimento, per un tempo, per vacare a digiuno, e ad orazione; poi di nuovo tornate a stare insieme, acciocchè Satana non vi tenti per la vostra incontinenza. Or io dico questo per concessione, non per comandamento. Perciocchè io vorrei che tutti gli uomini fossero come son io; ma ciascuno ha il suo proprio dono da Dio: l’uno in una maniera, l’altro in un’altra. Or io dico a quelli che non son maritati, ed alle vedove, ch’egli è bene per loro che se ne stieno come me ne sto io ancora. Ma, se non si contengono, maritinsi, perciocchè meglio è maritarsi, che ardere Ma a’ maritati ordino, non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito. E se pure ella si separa, rimanga senza maritarsi, o si riconcilii col marito. Il marito altresì non lasci la moglie. Ma agli altri dico io, non il Signore: Se alcun fratello ha moglie infedele, ed ella consente d’abitar con lui, non la lasci. Parimente ancora la donna che ha un marito infedele, se egli consente d’abitar con lei, non lo lasci. Perciocchè il marito infedele è santificato nella moglie, e la moglie infedele è santificata nel marito; altrimenti, i vostri figliuoli sarebbero immondi; ma ora son santi. Che se l’infedele si separa, separisi; in tal caso il fratello, o la sorella, non son sottoposti a servitù; ma Iddio ci ha chiamati a pace. Perciocchè, che sai tu, moglie, se tu salverai il marito? ovvero tu, marito, che sai se tu salverai la moglie? Ad ogni modo, secondo che Iddio ha distribuito a ciascuno, secondo che il Signore ha chiamato ciascuno, così cammini; e così ordino in tutte le chiese. Alcuno è egli stato chiamato, essendo circonciso? non voglia sembrare incirconciso; alcuno è egli stato chiamato, essendo incirconciso? non circoncidasi. La circoncisione è nulla, e l’incirconcisione è nulla; ma il tutto è l’osservanza dei comandamenti a Dio. Ciascuno rimanga nella vocazione, nella quale è stato chiamato. Sei tu stato chiamato, essendo servo? non curartene; ma se pur puoi divenir libero, usa più tosto quella comodità. Perciocchè colui che è chiamato nel Signore, essendo servo, è servo francato del Signore; parimente ancora colui ch’è chiamato, essendo libero, è servo di Cristo. Voi siete stati comperati con prezzo, non divenite servi degli uomini. Fratelli, ognun rimanga dinnanzi a Dio nella condizione, nella quale egli è stato chiamato Or intorno alle vergini, io non ne ho comandamento dal Signore; ma ne do avviso, come avendo ottenuta misericordia dal Signore d’esser fedele. Io stimo adunque ciò esser bene per la soprastante necessità; perciocchè egli è bene per l’uomo di starsene così. Sei tu legato a moglie? non cercar d’essere sciolto; sei tu sciolto da moglie? non cercar moglie. Che se pure ancora prendi moglie, tu non pecchi; e se la vergine si marita, non pecca; ma tali persone avranno tribolazione nella carne; or io vi risparmio. Ma questo dico, fratelli, che il tempo è omai abbreviato; acciocchè, e coloro che hanno mogli sieno come se non l’avessero; e coloro che piangono, come se non piangessero; e coloro che si rallegrano, come se non si rallegrassero; e coloro che comperano, come se non dovessero possedere; e coloro che usano questo mondo, come non abusandolo; perciocchè la figura di questo mondo passa. Or io desidero che voi siate senza sollecitudine. Chi non è maritato, ha cura delle cose del Signore, come egli sia per piacere al Signore; ma colui che è maritato ha cura delle cose del mondo, come egli sia per piacere alla sua moglie. Vi è differenza tra la donna e la vergine; quella che non è maritata ha cura delle cose del Signore, acciocchè sia santa di corpo e di spirito; ma la maritata ha cura delle cose del mondo, come ella sia per piacere al marito. Ora, questo dico io per la vostra propria comodità; non per mettervi addosso un laccio, ma per ciò che è decente, e convenevole da attenervi costantemente al Signore, senza esser distratti Ma, se alcuno stima far cosa disonorevole inverso la sua vergine, se ella trapassa il fior dell’età, e che così pur si debba fare, faccia ciò ch’egli vuole, egli non pecca; sieno maritate. Ma chi sta fermo nel suo cuore, e non ha necessità, ed è padrone della sua volontà, ed ha determinato questo nel cuor suo, di guardar la sua vergine, fa bene. Perciò, chi marita la sua vergine fa bene, e chi non la marita, fa meglio La moglie è legata per la legge, tutto il tempo che il suo marito vive; ma, se il marito muore, ella è libera di maritarsi a cui vuole, purchè nel Signore. Nondimeno, ella è più felice, secondo il mio avviso, se rimane così; or penso d’avere anch’io lo Spirito di Dio ORA, quant’è alle cose sacrificate agl’idoli, noi sappiamo che tutti abbiam conoscenza; la conoscenza gonfia, ma la carità edifica. Ora, se alcuno si pensa saper qualche cosa, non sa ancora nulla, come si convien sapere. Ma, se alcuno ama Iddio, esso è da lui conosciuto Perciò, quant’è al mangiar delle cose sacrificate agl’idoli, noi sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non vi è alcun altro Dio, se non uno. Perciocchè, benchè ve ne sieno, ed in cielo, ed in terra, di quelli che son nominati dii secondo che vi son molti dii, e molti signori, nondimeno, quant’è a noi, abbiamo un solo Iddio, il Padre; dal quale son tutte le cose, e noi in lui; ed un sol Signor Gesù Cristo, per lo quale son tutte le cose, e noi per lui Ma la conoscenza non è in tutti; anzi alcuni mangiano quelle cose infino ad ora, con coscienza dell’idolo, come cosa sacrificata all’idolo; e la lor coscienza, essendo debole, è contaminata. Ora il mangiare non ci commenda a Dio; perciocchè, avvegnachè noi mangiamo, non abbiamo però nulla di più; e avvegnachè non mangiamo, non abbiamo però nulla di meno. Ma, guardate che talora questa vostra podestà non divenga intoppo a’ deboli. Perciocchè, se alcuno vede te, che hai conoscenza, essere a tavola nel tempio degl’idoli, non sarà la coscienza d’esso, che è debole, edificata a mangiar delle cose sacrificate agl’idoli? E così, per la tua conoscenza, perirà il fratello debole, per cui Cristo è morto? Ora, peccando così contro a’ fratelli, e ferendo la lor coscienza debole, voi peccate contro a Cristo. Per la qual cosa, se il mangiare dà intoppo al mio fratello, giammai in perpetuo non mangerò carne, acciocchè io non dia intoppo al mio fratello NON sono io apostolo? non sono io libero? non ho io veduto il nostro Signor Gesù Cristo? non siete voi l’opera mia nel Signore? Se io non sono apostolo agli altri, pur lo sono a voi; poichè voi siete il suggello del mio apostolato nel Signore Quest’è quel ch’io dico a mia difesa a coloro che mi accusano. Non abbiamo noi podestà di mangiare e di bere? Non abbiamo noi podestà di menare attorno una donna sorella, come ancora gli altri apostoli, e i fratelli del Signore, e Cefa? Ovvero, io solo, e Barnaba, non abbiam noi podestà di non lavorare? Chi guerreggia mai al suo proprio soldo? chi pianta una vigna, e non ne mangia del frutto? o chi pastura una greggia, e non mangia del latte della greggia? Dico io queste cose secondo l’uomo? la legge non dice ella eziandio queste cose? Poichè nella legge di Mosè è scritto: Non metter la museruola in bocca al bue che trebbia. Ha Iddio cura dei buoi? Ovvero, dice egli del tutto ciò per noi? certo, queste cose sono scritte per noi, perciocchè, chi ara deve arare con isperanza, e chi trebbia deve trebbiare con isperanza d’esser fatto partecipe di ciò ch’egli spera. Se noi vi abbiam seminate le cose spirituali, è egli gran cosa se mietiamo le vostre carnali? Se gli altri hanno parte a questa podestà sopra voi, non l’avremmo noi molto più? ma noi non abbiamo usata questa podestà; anzi sofferiamo ogni cosa, per non dare alcuno sturbo all’evangelo di Cristo. Non sapete voi che coloro che fanno il servigio sacro mangiano delle cose del tempio? e che coloro che vacano all’altare partecipano con l’altare? Così ancora il Signore ha ordinato a coloro che annunziano l’evangelo, che vivano dell’evangelo MA pure io non ho usata alcuna di queste cose; ed anche non ho scritto questo, acciocchè così sia fatto inverso me; perciocchè, meglio è per me morire, che non che alcuno renda vano il mio vanto. Perciocchè, avvegnachè io evangelizzi, non ho però da gloriarmi; poichè necessità me ne è imposta; e guai a me, se io non evangelizzo! Perciocchè, se io lo facessi volontariamente, meriterei un premio; ma, se lo fo non di mia volontà, è un ministerio che m’è stato confidato. Qual premio ne ho io adunque? questo, che, predicando l’evangelo, io faccia che l’evangelo di Cristo non costi nulla; e non usi della podestà che ho dall’evangelo Perciocchè, benchè io sia libero da tutti, pur mi son fatto servo a tutti, per guadagnarne il maggior numero. E sono stato a’ Giudei come Giudeo, per guadagnare i Giudei; a coloro che son sotto la legge, come se io fossi sotto la legge, per guadagnare quei che son sotto la legge; a quanti son senza la legge, come se io fossi senza la legge benchè io non sia a Dio senza la legge, ma a Cristo sotto la legge, per guadagnar quanti sono senza la legge. Io sono stato come debole a’ deboli, per guadagnare i deboli; a tutti sono stato ogni cosa, per salvarne del tutto alcuni. Or io fo questo per l’evangelo, acciocchè ne sia partecipe io ancora Non sapete voi che coloro che corrono nell’arringo, corrono ben tutti, ma un solo ne porta il palio? correte per modo, che ne portiate il palio. Ora, chiunque si esercita ne’ combattimenti è temperato in ogni cosa; e que’ tali fanno ciò, per ricevere una corona corruttibile; ma noi dobbiam farlo per riceverne una incorruttibile. Io dunque corro per modo, che non corra all’incerto; così schermisco, come non battendo l’aria; anzi, macero il mio corpo, e lo riduco in servitù; acciocchè talora, avendo predicato agli altri, io stesso non sia riprovato ORA, fratelli, io non voglio che ignoriate che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e che tutti passarono per lo mare; e che tutti furono battezzati in Mosè, nella nuvola, e nel mare; e che tutti mangiarono il medesimo cibo spirituale; e che tutti bevvero la medesima bevanda spirituale; perciocchè bevevano della pietra spirituale, che li seguitava; or quella pietra era Cristo. Ma Iddio non gradì la maggior parte di loro; perciocchè furono abbattuti nel deserto Or queste cose furon figure a noi; acciocchè noi non appetiamo cose malvage, siccome anch’essi le appetirono. E che non diveniate idolatri, come alcuni di loro; secondo ch’egli è scritto: Il popolo si assettò per mangiare, e per bere, poi si levò per sollazzare. E non fornichiamo, come alcuni di loro fornicarono, onde ne caddero in un giorno ventitremila. E non tentiamo Cristo, come ancora alcuni di loro lo tentarono, onde perirono per li serpenti. E non mormoriate, come ancora alcuni di loro mormorarono, onde perirono per lo distruttore. Or tutte queste cose avvennero loro per servir di figure; e sono scritte per ammonizion di noi, ne’ quali si sono scontrati gli ultimi termini de’ secoli. Perciò, chi si pensa star ritto, riguardi che non cada. Tentazione non vi ha ancora colti, se non umana; or Iddio è fedele, il qual non lascerà che siate tentati sopra le vostre forze; ma con la tentazione darà l’uscita, acciocchè la possiate sostenere. PERCIÒ, cari miei, fuggite dall’idolatria Io parlo come ad intendenti; giudicate voi ciò che io dico. Il calice della benedizione, il qual noi benediciamo, non è egli la comunione del sangue di Cristo? il pane, che noi rompiamo, non è egli la comunione del corpo di Cristo? Perciocchè vi è un medesimo pane, noi, benchè molti, siamo un medesimo corpo; poichè partecipiamo tutti un medesimo pane. Vedete l’Israele secondo la carne; non hanno coloro che mangiano i sacrificii comunione con l’altare? Che dico io adunque? che l’idolo sia qualche cosa? o che ciò che è sacrificato agl’idoli sia qualche cosa? Anzi dico, che le cose che i Gentili sacrificano, le sacrificano a’ demoni, e non a Dio; or io non voglio che voi abbiate comunione co’ demoni. Voi non potete bere il calice del Signore, e il calice de’ demoni; voi non potete partecipar la mensa del Signore, e la mensa de’ demoni. Vogliamo noi provocare il Signore a gelosia? siamo noi più forti di lui? OGNI cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa edifica. Niuno cerchi il suo proprio, ma ciascuno cerchi ciò che è per altrui. Mangiate di tutto ciò che si vende nel macello, senza farne scrupolo alcuno per la coscienza; perciocchè del Signore è la terra, e tutto ciò che ella contiene. E se alcuno degl’infedeli vi chiama, e volete andarvi, mangiate di tutto ciò che vi è posto davanti, senza farne scrupolo alcuno per la coscienza. Ma, se alcuno vi dice: Questo è delle cose sacrificate agl’idoli, non ne mangiate, per cagion di colui che ve l’ha significato, e per la coscienza. Or io dico coscienza, non la tua propria, ma quella d’altrui; perciocchè, perchè sarebbe la mia libertà giudicata dalla coscienza altrui? Che se per grazia io posso usar le vivande, perchè sarei biasimato per ciò di che io rendo grazie? Così adunque, o che mangiate, o che beviate, o che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio. Siate senza dare intoppo nè a’ Giudei, nè a’ Greci, nè alla chiesa di Dio. Siccome io ancora compiaccio a tutti in ogni cosa, non cercando la mia propria utilità, ma quella di molti, acciocchè sieno salvati Siate miei imitatori, siccome io ancora lo son di Cristo. OR io vi lodo, fratelli, di ciò che vi ricordate di me in ogni cosa; e che ritenete gli ordinamenti, secondo che io ve li ho dati. Ma io voglio che sappiate, che il capo d’ogni uomo è Cristo, e che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Iddio. Ogni uomo, orando, o profetizzando, col capo coperto, fa vergogna al suo capo. Ma ogni donna, orando, o profetizzando, col capo scoperto, fa vergogna al suo capo; perciocchè egli è una medesima cosa che se fosse rasa. Imperocchè, se la donna non si vela, si tagli anche i capelli! Ora se è cosa disonesta per la donna il tagliarsi i capelli, o il radersi il capo, si veli. Poichè, quant’è all’uomo, egli non deve velarsi il capo, essendo l’immagine, e la gloria di Dio; ma la donna è la gloria dell’uomo. Perciocchè l’uomo non è dalla donna, ma la donna dall’uomo. Imperocchè ancora l’uomo non fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo. Perciò, la donna deve, per cagion degli angeli, aver sul capo un segno della podestà da cui dipende. Nondimeno, nè l’uomo è senza la donna, nè la donna senza l’uomo, nel Signore. Perciocchè, siccome la donna è dall’uomo, così ancora l’uomo è per la donna; ed ogni cosa è da Dio. Giudicate fra voi stessi: è egli convenevole che la donna faccia orazione a Dio, senza esser velata? La natura stessa non v’insegna ella ch’egli è disonore all’uomo se egli porta chioma? Ma, se la donna porta chioma, che ciò le è onore? poichè la chioma le è data per velo. Ora, se alcuno vuol parer contenzioso, noi, nè le chiese di Dio, non abbiamo una tale usanza OR io non vi lodo in questo, ch’io vi dichiaro, cioè, che voi vi raunate non in meglio, ma in peggio. Perciocchè prima, intendo che quando vi raunate nella chiesa, vi son fra voi delle divisioni; e ne credo qualche parte. Poichè bisogna che vi sieno eziandio delle sette fra voi, acciocchè coloro che sono accettevoli, sien manifestati fra voi. Quando adunque voi vi raunate insieme, ciò che fate non è mangiar la Cena del Signore. Perciocchè, nel mangiare, ciascuno prende innanzi la sua propria cena; e l’uno ha fame, e l’altro è ebbro. Perciocchè, non avete voi delle case per mangiare, e per bere? ovvero, sprezzate voi la chiesa di Dio, e fate vergogna a quelli che non hanno? che dirovvi? loderovvi in ciò? io non vi lodo Poichè io ho dal Signore ricevuto ciò che ancora ho dato a voi, cioè: che il Signore Gesù, nella notte ch’egli fu tradito, prese del pane; e dopo aver rese grazie, lo ruppe, e disse: Pigliate, mangiate; quest’è il mio corpo, il qual per voi è rotto; fate questo in rammemorazione di me. Parimente ancora prese il calice, dopo aver cenato, dicendo: Questo calice è il nuovo patto nel sangue mio; fate questo, ogni volta che voi ne berrete, in rammemorazione di me. Perciocchè, ogni volta che voi avrete mangiato di questo pane, o bevuto di questo calice, voi annunzierete la morte del Signore, finchè egli venga. Perciò, chiunque avrà mangiato questo pane, o bevuto il calice del Signore, indegnamente, sarà colpevole del corpo, e del sangue del Signore. Or provi l’uomo sè stesso, e così mangi di questo pane, e beva di questo calice. Poichè chi ne mangia, e beve indegnamente, mangia e beve giudicio a sè stesso, non discernendo il corpo del Signore. Perciò fra voi vi son molti infermi, e malati; e molti dormono. Perciocchè, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati. Ora, essendo giudicati, siamo dal Signore corretti, acciocchè non siamo condannati col mondo. Per tanto, fratelli miei, raunandovi per mangiare, aspettatevi gli uni gli altri. E se alcuno ha fame, mangi in casa; acciocchè non vi rauniate in giudicio. Or quant’è alle altre cose, io ne disporrò, quando sarà venuto ORA, intorno a’ doni spirituali, fratelli, io non voglio che siate in ignoranza. Voi sapete che eravate Gentili, trasportati dietro agl’idoli mutoli, secondo che eravate menati. Perciò, io vi fo assapere che niuno, parlando per lo Spirito di Dio, dice Gesù essere anatema; e che altresì niuno può dire Gesù esser il Signore, se non per lo Spirito Santo. Or vi sono diversità di doni; ma non vi è se non un medesimo Spirito. Vi sono ancora diversità di ministeri; ma non vi è se non un medesimo Signore. Vi son parimente diversità d’operazioni; ma non vi è se non un medesimo Iddio, il quale opera tutte le cose in tutti. Ora a ciascuno è data la manifestazion dello Spirito per ciò che è utile e spediente. Poichè ad uno è data, per lo Spirito, parola di Sapienza; e ad un altro, secondo il medesimo Spirito, parola di scienza; e ad un altro fede, nel medesimo Spirito; e ad un altro doni delle guarigioni, per lo medesimo Spirito; e ad un altro l’operar potenti operazioni; e ad un altro profezia; e ad un altro discernere gli spiriti; e ad un altro diversità di lingue; e ad un altro l’interpretazion delle lingue. Or tutte queste cose opera quell’uno e medesimo Spirito, distribuendo particolarmente i suoi doni a ciascuno, come egli vuole PERCIOCCHÈ, siccome il corpo è un solo corpo, ed ha molte membra, e tutte le membra di quel corpo, che è un solo, benchè sieno molte, sono uno stesso corpo, così ancora è Cristo. Poichè in uno stesso Spirito noi tutti siamo stati battezzati, per essere un medesimo corpo; e Giudei, e Greci; e servi, e franchi; e tutti siamo stati abbeverati in un medesimo Spirito. Perciocchè ancora il corpo non è un sol membro, ma molti. Se il piè dice: Perciocchè io non son mano, io non son del corpo, non è egli però del corpo? E se l’orecchio dice: Perciocchè io non son occhio, io non son del corpo; non è egli però del corpo? Se tutto il corpo fosse occhio, ove sarebbe l’udito? se tutto fosse udito, ove sarebbe l’odorato? Ma ora Iddio ha posto ciascun de’ membri nel corpo, siccome egli ha voluto. Che se tutte le membra fossero un sol membro, dove sarebbe il corpo? Ma ora, ben vi son molte membra, ma vi è un sol corpo. E l’occhio non può dire alla mano: Io non ho bisogno di te; nè parimente il capo dire a’ piedi: Io non ho bisogno di voi. Anzi, molto più necessarie che le altre son le membra del corpo, che paiono essere le più deboli. Ed a quelle, che noi stimiamo esser le mano onorevoli del corpo, mettiamo attorno più onore, e le parti nostre meno oneste son più onestamente adorne. Ma le parti nostre oneste non ne hanno bisogno; anzi Iddio ha temperato il corpo, dando maggiore onore alla parte che ne avea mancamento; acciocchè non vi sia dissensione nel corpo, anzi le membra abbiano tutte una medesima cura le une per le altre. E se pure un membro patisce, tutte le membra patiscono con lui; e se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme Or voi siete il corpo di Cristo, e membra di esso, ciascuno per parte sua. E Iddio ne ha costituiti nella chiesa alcuni, prima apostoli, secondamente profeti, terzamente dottori; poi ha ordinate le potenti operazioni; poi i doni delle guarigioni, i sussidii, i governi, le diversità delle lingue. Tutti sono eglino apostoli? tutti sono eglino profeti? tutti sono eglino dottori? Tutti hanno eglino il dono delle potenti operazioni? tutti hanno eglino i doni delle guarigioni? parlano tutti diverse lingue? tutti sono eglino interpreti? Or appetite, come a gara, i doni migliori; e ancora io ve ne mostrerò una via eccellentissima QUAND’anche io parlassi tutti i linguaggi degli uomini e degli angeli se non ho carità, divengo un rame risonante, ed un tintinnante cembalo. E quantunque io avessi profezia, e intendessi tutti i misteri, e tutta la scienza; e benchè io avessi tutta la fede, talchè io trasportassi i monti, se non ho carità, non son nulla. E quand’anche io spendessi in nudrire i poveri tutte le mie facoltà, e dessi il mio corpo ad essere arso; se non ho carità, quello niente mi giova La carità è lenta all’ira, è benigna; la carità non invidia, non procede perversamente, non si gonfia. Non opera disonestamente, non cerca le cose sue proprie, non s’inasprisce, non divisa il male. Non si rallegra dell’ingiustizia, ma congioisce della verità. Scusa ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa La carità non iscade giammai; ma le profezie saranno annullate, e le lingue cesseranno, e la scienza sarà annullata. Poichè noi conosciamo in parte, ed in parte profetizziamo. Ma, quando la perfezione sarà venuta, allora quello che è solo in parte sarà annullato. Quando io era fanciullo, io parlava come fanciullo, io avea senno da fanciullo, io ragionava come fanciullo; ma, quando son divenuto uomo, io ho dismesse le cose da fanciullo, come non essendo più d’alcuno uso. Perciocchè noi veggiamo ora per ispecchio, in enimma; ma allora vedremo a faccia a faccia; ora conosco in parte, ma allora conoscerò come ancora sono stato conosciuto. Or queste tre cose durano al presente; fede, speranza, e carità; ma la maggiore di esse è la carità PROCACCIATE la carità, ed appetite, come a gara, i doni spirituali; ma principalmente che voi profetizziate. Perciocchè, chi parla in linguaggio strano non parla agli uomini, ma a Dio; poichè niuno l’intende, ma egli ragiona misteri in ispirito. Ma chi profetizza ragiona agli uomini, in edificazione, ed esortazione, e consolazione. Chi parla in linguaggio strano edifica sè stesso; ma chi profetizza edifica la chiesa. Or io voglio bene che voi tutti parliate linguaggi; ma molto più che profetizziate; perciocchè maggiore è chi profetizza che chi parla linguaggi, se non ch’egli interpreti, acciocchè la chiesa ne riceva edificazione Ed ora, fratelli, se io venissi a voi parlando in linguaggi strani, che vi gioverei, se non che io vi parlassi o in rivelazione, o in scienza, o in profezia, o in dottrina? Le cose inanimate stesse che rendono suono, o flauto, o cetera, se non dànno distinzione a’ suoni, come si riconoscerà ciò che è sonato in sul flauto, o in su la cetera? Perciocchè, se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si apparecchierà alla battaglia? Così ancor voi, se per lo linguaggio non proferite un parlare intelligibile, come s’intenderà ciò che sarà detto? perciocchè voi sarete come se parlaste in aria. Vi sono, per esempio, cotante maniere di favelle nel mondo, e niuna nazione fra gli uomini è mutola. Se dunque io non intendo ciò che vuol dir la favella, io sarò barbaro a chi parla, e chi parla sarà barbaro a me. Così ancor voi, poichè siete desiderosi de’ doni spirituali, cercate d’abbondarne, per l’edificazion della chiesa. Perciò, chi parla linguaggio strano, preghi di potere interpretare. Perciocchè, se io fo orazione in linguaggio strano, ben fa lo spirito mio orazione, ma la mia mente è infruttuosa Che si deve adunque fare? io farò orazione con lo spirito, ma la farò ancora con la mente; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò ancora con la mente. Poichè, se tu benedici con lo spirito, come dirà colui che occupa il luogo dell’idiota Amen al tuo ringraziamento, poichè egli non intende ciò che tu dici? Perciocchè tu rendi ben grazie, ma altri non è edificato. Io ringrazio l’Iddio mio, che io ho più di questo dono di parlar diverse lingue che tutti voi. Ma nella chiesa io amo meglio dir cinque parole per la mia mente, acciocchè io ammaestri ancora gli altri, che diecimila in lingua strana. Fratelli, non siate fanciulli di senno; ma siate bambini in malizia, e uomini compiuti in senno Egli è scritto nella legge: Io parlerò a questo popolo per genti di lingua strana, e per labbra straniere; e non pur così mi ascolteranno, dice il Signore. Per tanto, i linguaggi son per segno, non a’ credenti, anzi agli infedeli; ma la profezia non è per gl’infedeli, anzi per li credenti. Se dunque, quando tutta la chiesa è raunata insieme, tutti parlano linguaggi strani, ed entrano degl’idioti, o degl’infedeli, non diranno essi che voi siete fuori del senno? Ma, se tutti profetizzano, ed entra alcun infedele, o idiota, egli è convinto da tutti, è giudicato da tutti. E così i segreti del suo cuore son palesati; e così, gettandosi in terra sopra la sua faccia, egli adorerà Iddio, pubblicando che veramente Iddio è fra voi CHE convien dunque fare, fratelli? Quando voi vi raunate, avendo ciascun di voi, chi salmo, chi dottrina, chi linguaggio, chi rivelazione, chi interpretazione, facciasi ogni cosa ad edificazione. Se alcuno parla linguaggio strano, facciasi questo da due, o da tre al più; e l’un dopo l’altro; ed uno interpreti. Ma, se non vi è alcuno che interpreti, tacciasi nella chiesa colui che parla linguaggi strani; e parli a sè stesso, e a Dio. Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino. E se ad un altro che siede è rivelata alcuna cosa, tacciasi il precedente. Poichè tutti ad uno ad uno potete profetizzare; acciocchè tutti imparino, e tutti sieno consolati. E gli spiriti de’ profeti son sottoposti a’ profeti. Perciocchè Iddio non è Dio di confusione, ma di pace; e così si fa in tutte le chiese de’ santi Tacciansi le vostre donne nelle raunanze della chiesa, perciocchè non è loro permesso di parlare, ma debbono esser soggette, come ancora la legge dice. E se pur vogliono imparar qualche cosa, domandino i lor propri mariti in casa; perciocchè è cosa disonesta alle donne di parlare in chiesa La parola di Dio è ella proceduta da voi? ovvero è ella pervenuta a voi soli? Se alcuno si stima esser profeta, o spirituale, riconosca che le cose che io vi scrivo son comandamenti del Signore. E se alcuno è ignorante, sialo. Così dunque, fratelli miei, appetite, come a gara, il profetizzare, e non divietate il parlar linguaggi. Facciasi ogni cosa onestamente, e per ordine ORA, fratelli, io vi dichiaro l’evangelo, il quale io vi ho evangelizzato, il quale ancora avete ricevuto, e nel quale state ritti. Per lo quale ancora siete salvati, se lo ritenete nella maniera, che io ve l’ho evangelizzato; se non che abbiate creduto in vano. Poichè imprima io vi ho dato ciò che ancora ho ricevuto: che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le scritture. E ch’egli fu seppellito, e che risuscitò al terzo giorno, secondo le scritture. E ch’egli apparve a Cefa, e dipoi a’ dodici. Appresso apparve ad una volta a più di cinquecento fratelli, dei quali la maggior parte resta infino ad ora; ed alcuni ancora dormono. Poi apparve a Giacomo, e poi a tutti gli apostoli insieme. E dopo tutti, è apparito ancora a me, come all’abortivo. Perciocchè io sono il minimo degli apostoli, e non son pur degno d’esser chiamato apostolo, perciocchè io ho perseguitata la chiesa di Dio. Ma, per la grazia di Dio, io son quel che sono; e la grazia sua, ch’è stata verso me, non è stata vana; anzi ho vie più faticato che essi tutti; or non già io, ma la grazia di Dio, la quale è meco. Ed io adunque, ed essi, così predichiamo, e così avete creduto Ora, se si predica che Cristo è risuscitato da’ morti, come dicono alcuni fra voi che non vi è risurrezione de’ morti? Ora, se non vi è risurrezione de’ morti, Cristo ancora non è risuscitato. E se Cristo non è risuscitato, vana è adunque la nostra predicazione, vana è ancora la vostra fede. E noi ancora siamo trovati falsi testimoni di Dio; poichè abbiamo testimoniato di Dio, ch’egli ha risuscitato Cristo; il quale egli non ha risuscitato, se pure i morti non risuscitano. Perciocchè, se i morti non risuscitano, Cristo ancora non è risuscitato. E se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra fede, voi siete ancora ne’ vostri peccati. Quelli adunque ancora che dormono in Cristo son periti. Se noi speriamo in Cristo solo in questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini Ma ora Cristo è risuscitato da’ morti; egli è stato fatto le primizie di coloro che dormono. Perciocchè, poichè per un uomo è la morte, per un uomo altresì è la risurrezione de’ morti. Imperocchè, siccome in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti saranno vivificati. Ma ciascuno nel suo proprio ordine: Cristo è le primizie; poi, nel suo avvenimento, saranno vivificati coloro che son di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli avrà rimesso il regno in man di Dio Padre; dopo ch’egli avrà ridotta al niente ogni signoria, ed ogni podestà, e potenza. Poichè conviene ch’egli regni, finchè egli abbia messi tutti i nemici sotto i suoi piedi. Il nemico, che sarà distrutto l’ultimo, è la morte. Perciocchè Iddio ha posta ogni cosa sotto i piedi di esso; ora, quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è cosa chiara che ciò è detto da colui infuori, che gli ha sottoposta ogni cosa. Ora, dopo che ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora il Figliuolo sarà anch’egli sottoposto a colui che gli ha sottoposta ogni cosa, acciocchè Iddio sia ogni cosa in tutti. Altrimenti, che faranno coloro che son battezzati per li morti? se del tutto i morti non risuscitano, perchè son eglino ancora battezzati per li morti? Perchè siamo noi ancora ad ogni ora in pericolo? Io muoio tuttodì; sì, per la gloria di voi, ch’io ho in Cristo Gesù, nostro Signore. Se, secondo l’uomo, io ho combattuto con le fiere in Efeso, che utile ne ho io? se i morti non risuscitano, mangiamo e beviamo, perciocchè domani morremo. Non errate: cattive compagnie corrompono i buoni costumi. Svegliatevi giustamente, e non peccate; perciocchè alcuni sono ignoranti di Dio; io lo dico per farvi vergogna Ma dirà alcuno: Come risuscitano i morti, e con qual corpo verranno? Pazzo! quel che tu semini non è vivificato, se prima non muore. E quant’è a quel che tu semini, tu non semini il corpo che ha da nascere; ma un granello ignudo, secondo che accade, o di frumento, o d’alcun altro seme. E Iddio, secondo che ha voluto, gli dà il corpo; a ciascuno de’ semi il suo proprio corpo. Non ogni carne è la stessa carne; anzi, altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra la carne de’ pesci, altra la carne degli uccelli. Vi sono ancora de’ corpi celesti, e de’ corpi terrestri; ma altra è la gloria de’ celesti, altra quella de’ terrestri. Altro è lo splendore del sole, ed altro lo splendor della luna, ed altro lo splendor delle stelle; perciocchè un astro è differente dall’altro astro in isplendore. Così ancora sarà la risurrezione dei morti; il corpo è seminato in corruzione, e risusciterà in incorruttibilità. Egli è seminato in disonore, e risusciterà in gloria; egli è seminato in debolezza, e risusciterà in forza; egli è seminato corpo animale, e risusciterà corpo spirituale. Vi è corpo animale, e vi è corpo spirituale. Così ancora è scritto: Il primo uomo Adamo fu fatto in anima vivente; ma l’ultimo Adamo in ispirito vivificante. Ma lo spirituale non è prima; ma prima è l’animale, poi lo spirituale. Il primiero uomo, essendo di terra, fu terreno; il secondo uomo, che è il Signore, è dal cielo. Qual fu il terreno, tali sono ancora i terreni; e quale è il celeste, tali ancora saranno i celesti. E come noi abbiam portata l’immagine del terreno, porteremo ancora l’immagine del celeste. Or questo dico, fratelli, che la carne e il sangue, non possono eredare il regno di Dio; parimente, la corruzione non ereda l’incorruttibilità Ecco, io vi dico un misterio: non già tutti morremo, ma ben tutti saremo mutati; in un momento, in un batter d’occhio, al sonar dell’ultima tromba. Perciocchè la tromba sonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poichè conviene che questo corruttibile rivesta incorruttibilità, e che questo mortale rivesta immortalità. E quando questo corruttibile avrà rivestita incorruttibilità, e che questo mortale avrà rivestita immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata abissata in vittoria. O morte, ov’è il tuo dardo? o inferno, ov’è la tua vittoria? Or il dardo della morte è il peccato, e la forza del peccato è la legge. Ma ringraziato sia Iddio, il qual ci dà la vittoria per lo Signor nostro Gesù Cristo Perciò, fratelli miei diletti, state saldi, immobili, abbondanti del continuo nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore ORA, quant’è alla colletta che si fa per i santi, come ne ho ordinato alle chiese della Galazia, così ancor fate voi. Ogni primo giorno della settimana ciascun di voi riponga appresso di sè ciò che gli sarà comodo; acciocchè, quando io sarò venuto, le collette non si abbiano più a fare. E quando io sarò giunto, io manderò coloro che voi avrete approvati per lettere a portar la vostra liberalità in Gerusalemme. E se converrà ch’io stesso ci vada, essi verranno meco OR io verrò a voi, dopo che sarò passato per la Macedonia, perciocchè io passerò per la Macedonia. E forse farò qualche dimora appresso di voi, ovvero ancora ci vernerò; acciocchè voi mi accompagniate dovunque io andrò. Perciocchè io non voglio questa volta vedervi di passaggio; ma spero dimorar qualche tempo appresso di voi, se il Signore lo permette. Or io resterò in Efeso fino alla Pentecosta. Perciocchè una grande ed efficace porta mi è aperta; e vi son molti avversari Ora, se Timoteo viene, vedete ch’egli stia sicuramente appresso di voi; perciocchè egli si adopera nell’opera del Signore, come io stesso. Niuno adunque lo sprezzi, anzi accompagnatelo in pace, acciocchè egli venga a me; perciocchè io l’aspetto co’ fratelli. Ora, quant’è al fratello Apollo, io l’ho molto confortato di andare a voi co’ fratelli; ma egli del tutto non ha avuta volontà di andarvi ora; ma pur vi andrà, quando avrà l’opportunità Vegliate, state fermi nella fede, portatevi virilmente, fortificatevi. Tutte le cose vostre facciansi con carità. Ora, fratelli, io vi esorto che voi conoscete la famiglia di Stefana, e sapete che è le primizie dell’Acaia e che si son dedicati al servigio de’ santi voi ancora vi sottomettiate a tali, ed a chiunque si adopera, e s’affatica nell’opera comune. Or io mi rallegro della venuta di Stefana, e di Fortunato, e d’Acaico; poichè hanno supplito alla vostra assenza. Perciocchè hanno ricreato lo spirito mio, ed il vostro; riconoscete adunque coloro che son tali Le chiese dell’Asia vi salutano; Aquila, e Priscilla, insieme con la chiesa che è nella lor casa, vi salutano molto nel Signore. Tutti i fratelli vi salutano; salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Il saluto di man propria di me Paolo. Se alcuno non ama il Signor Gesù Cristo, sia anatema! Maranata. La grazia del Signor Gesù Cristo sia con voi. La mia carità sia con tutti voi, in Cristo Gesù. Amen PAOLO, apostolo di Gesù Cristo, per la volontà di Dio; e il fratello Timoteo; alla chiesa di Dio, ch’è in Corinto, con tutti i santi, che sono in tutta l’Acaia; grazia, e pace a voi, da Dio nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo BENEDETTO sia Iddio, e Padre del nostro Signor Gesù Cristo, il Padre delle misericordie, e l’Iddio d’ogni consolazione, il qual ci consola in ogni nostra afflizione; acciocchè, per la consolazione, con la quale noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolar coloro che sono in qualunque afflizione. Perciocchè, come le sofferenze di Cristo abbondano in noi, così ancora per Cristo abbonda la nostra consolazione. Ora, sia che siamo afflitti, ciò è per la vostra consolazione e salute; sia che altresì siamo consolati, ciò è per la vostra consolazione, la quale opera efficiacemente nel vostro sostenere le medesime sofferenze, le quali ancora noi patiamo E la nostra speranza di voi è ferma, sapendo che come siete partecipi delle sofferenze, così ancora sarete partecipi della consolazione. Perciocchè, fratelli, non vogliamo che ignoriate la nostra afflizione, che ci è avvenuta in Asia: come siamo stati sommamente gravati sopra le nostre forze; talchè siamo stati in gran dubbio, eziandio della vita. Anzi avevamo già in noi stessi la sentenza della morte; acciocchè noi non ci confidiamo in noi stessi, ma in Dio, il qual risuscita i morti; il qual ci ha liberati, e libera da un sì gran pericolo di morte; nel quale speriamo che ancora per l’avvenire ce ne libererà; sovvenendoci ancora voi congiuntamente con l’orazione; acciocchè del beneficio che ci sarà avvenuto per l’orazione di molte persone, grazie sieno rese da molti per noi PERCIOCCHÈ questo è il nostro vanto, cioè la testimonianza della nostra coscienza, che in semplicità, e sincerità di Dio, non in sapienza carnale, ma nella grazia di Dio, siam conversati nel mondo, e vie più ancora fra voi. Perciocchè noi non vi scriviamo altre cose, se non quelle che discernete, ovvero ancora riconoscete; ed io spero che le riconscerete eziandio infino al fine. Siccome ancora ci avete in parte riconosciuti, che noi siamo il vostro vanto, come altresì voi siete il nostro, il quale avremo nel giorno del Signor nostro Gesù Cristo Ed in questa confidanza io voleva innanzi venire a voi, acciocchè aveste una seconda grazia. E passando da voi, venire in Macedonia; e poi di nuovo di Macedonia venire a voi, e da voi essere accompagnato in Giudea. Facendo adunque questa deliberazione, ho io usata leggerezza? ovvero, le cose che io delibero, le delibero io secondo la carne, talchè vi sia in me sì, sì; e no, no? Ora, come Iddio è fedele, la nostra parola inverso voi non è stata sì, e no. Perciocchè il Figliuol di Dio, Gesù Cristo, che è stato fra voi predicato da noi, cioè da me, da Silvano, e da Timoteo, non è stato sì, e no; ma è stato sì in lui. Poichè tutte le promesse di Dio sono in lui sì ed Amen; alla gloria di Dio, per noi. Or colui, che ci conferma con voi in Cristo, e il quale ci ha unti, è Iddio; il quale ancora ci ha suggellati, e ci ha data l’arra dello Spirito nei cuori nostri. Or io chiamo Iddio per testimonio sopra l’anima mia, che per risparmiarvi, non sono ancora venuto a Corinto. Non già che noi signoreggiamo la vostra fede, ma siamo aiutatori della vostra allegrezza: perchè voi state ritti per la fede Or io avea determinato in me stesso di non venir di nuovo a voi con tristizia. Perciocchè, se io vi contristo, chi sarà dunque colui che mi rallegrerà, se non colui stesso che sarà stato da me contristato? E quello stesso vi ho io scritto, acciocchè quando verrò, io non abbia tristezza sopra tristezza da coloro, dai quali io dovea avere allegrezza; confidandomi di tutti voi, che la mia allegrezza è quella di tutti voi. Perciocchè di grande afflizione, e distretta di cuore, io vi scrissi con molte lagrime; non acciocchè foste contristati, ma acciocchè conosceste la carità, che io ho abbondantissima inverso voi E se alcuno ha contristato, non ha contristato me, anzi in parte, per non aggravarlo, voi tutti. Al tale basta quella riprensione, che gli è stata fatta dalla raunanza. Talchè, in contrario, più tosto vi convien perdonargli, e consolarlo; che talora quell’uomo non sia assorto dalla troppa tristezza. Perciò, io vi prego di ratificare inverso lui la carità. Perciocchè a questo fine ancora vi ho scritto, acciocchè io conosca la prova di voi, se siete ubbidienti ad ogni cosa. Or a chi voi perdonate alcuna cosa, perdono io ancora; perciocchè io altresì, se ho perdonata cosa alcuna, a chi l’ho perdonata, l’ho fatto per amor vostro, nel cospetto di Cristo, acciocchè noi non siamo soverchiati da Satana. Perciocchè noi non ignoriamo le sue macchinazioni Ora, essendo venuto in Troas per l’Evangelo di Cristo, ed essendomi aperta una porta nel Signore, non ho avuta alcuna requie nello spirito mio, per non avervi trovato Tito, mio fratello. Anzi, essendomi da loro accommiatato, me ne sono andato in Macedonia. OR ringraziato sia Iddio, il qual fa che sempre trionfiamo in Cristo, e manifesta per noi in ogni luogo l’odor della sua conoscenza. Perciocchè noi siamo il buono odore di Cristo a Dio, fra coloro che son salvati, e fra coloro che periscono; a questi veramente, odor di morte a morte; ma a quelli, odor di vita a vita. E chi è sufficiente a queste cose? Poichè noi non falsifichiamo la parola di Dio, come molti altri; ma come di sincerità, ma come da parte di Dio, parliamo in Cristo, nel cospetto di Dio Cominciamo noi di nuovo a raccomandar noi stessi? ovvero, abbiam noi bisogno, come alcuni, di lettere raccomandatorie a voi, o di raccomandatorie da voi? Voi siete la nostra lettera, scritta ne’ cuori nostri, intesa e letta da tutti gli uomini; essendo manifesto che voi siete la lettera di Cristo, amministrata da noi; scritta, non con inchiostro, ma con lo Spirito dell’Iddio vivente; non in tavole di pietra, ma nelle tavole di carne del cuore. Or una tal confidanza abbiamo noi per Cristo presso Iddio. Non già che siamo da noi stessi sufficienti pure a pensar cosa alcuna, come da noi stessi; ma la nostra sufficienza è da Dio; il quale ancora ci ha resi sufficienti ad esser ministri del nuovo patto, non di lettera, ma di spirito; poichè la lettera uccide, ma lo spirito vivifica. Ora, se il ministerio della morte, che non era se non in lettere, scolpito in pietre, fu glorioso, talchè i figliuoli d’Israele non potevano riguardar fiso nel volto di Mosè, per la gloria del suo volto la qual però dovea essere annullata, come non sarà più tosto con gloria il ministerio dello Spirito? Perciocchè, se il ministerio della condannazione fu con gloria, molto più abbonderà in gloria il ministerio della giustizia. Per questo rispetto, ciò che fu glorificato non fu reso glorioso a cagione di questa che è gloria più eccellente. Perciocchè, se quel che ha da essere annullato fu per gloria; molto maggiormente ha da essere in gloria ciò che ha da durare Avendo adunque questa speranza, usiamo gran libertà di parlare. E non facciamo come Mosè, il quale si metteva un velo su la faccia; acciocchè i figliuoli d’Israele non riguardassero fiso nella fine di quello che avea ad essere annullato. Ma le lor menti son divenute stupide; poichè sino ad oggi, nella lettura del vecchio testamento, lo stesso velo dimora senza esser rimosso; il quale è annullato in Cristo. Anzi, infino al dì d’oggi, quando si legge Mosè, il velo è posto sopra il cuor loro. Ma, quando Israele si sarà convertito al Signore; il velo sarà rimosso. Or il Signore è quello Spirito; e dove è lo Spirito del Signore, ivi è libertà. E noi tutti, contemplando a faccia scoperta, come in uno specchio, la gloria del Signore, siam trasformati nella stessa immagine, di gloria, come per lo Spirito del Signore PERCIÒ, avendo questo ministerio, secondo che ci è stata fatta misericordia, noi non veniam meno dell’animo. Anzi abbiam rinunziato a’ nascondimenti della vergogna, non camminando con astuzia, e non falsando la parola di Dio; anzi rendendoci approvati noi stessi da ogni coscienza degli uomini, davanti a Dio, per la manifestazion della verità. Che se il nostro evangelo ancora è coperto, egli è coperto fra coloro che periscono; fra i quali l’Iddio di questo secolo ha accecate le menti degl’increduli, acciocchè la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, il quale è l’immagine dell’invisibile Iddio, non risplenda loro. Poichè non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù, il Signore; e noi siamo vostri servitori, per Gesù. Perciocchè Iddio, che disse che la luce risplendesse dalle tenebre, è quel che ha fatto schiarire il suo splendore ne’ cuori nostri, per illuminarci nella conoscenza della gloria di Dio, che splende sul volto di Gesù Cristo. Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, acciocchè l’eccellenza di questa potenza sia di Dio, e non da noi Essendo per ogni maniera afflitti, ma non però ridotti ad estreme distrette; perplessi, ma non però disperati; perseguiti, ma non però abbandonati; abbattuti, ma non però perduti. Portando del continuo nel nostro corpo la mortificazione del Signor Gesù; acciocchè ancora si manifesti la vita di Gesù nel nostro corpo. Poichè noi che viviamo siamo del continuo esposti alla morte per Gesù; acciocchè ancora la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Talchè la morte opera in noi, ma la vita in voi. Ma pure, avendo noi lo stesso spirito della fede, secondo che è scritto: Io ho creduto, perciò ho parlato; noi ancora crediamo, perciò eziandio parliamo. Sapendo che colui che ha risuscitato il Signor Gesù, risusciterà ancora noi per Gesù, e ci farà comparire con voi. Perciocchè tutte queste cose son per voi; acciocchè la grazia, essendo abbondata, soprabbondi, per lo ringraziamento di molti, alla gloria di Dio. PERCIÒ noi non veniam meno dell’animo; ma, benchè il nostro uomo esterno si disfaccia, pur si rinnova l’interno di giorno in giorno. Perciocchè la leggiera nostra afflizione, che è sol per un momento, ci produce un sopra modo eccellente peso eterno di gloria; mentre non abbiamo il riguardo fisso alle cose che si veggono, ma a quelle che non si veggono; poichè le cose che si veggono sono sol per un tempo; ma quelle che non si veggono sono eterne Perciocchè noi sappiamo che, se il nostro terrestre albergo di questa tenda è disfatto, noi abbiamo da Dio un edificio, che è una casa fatta senza opera di mano, eterna ne’ cieli. Poichè in questa tenda ancora sospiriamo, desiderando d’esser sopravvestiti della nostra abitazione, che è celeste. Se pur saremo trovati vestiti, e non ignudi. Perciocchè noi, che siamo in questa tenda, sospiriamo, essendo aggravati; e perciò non desideriamo già d’essere spogliati, ma sopravvestiti; acciocchè ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. Or colui che ci ha formati a questo stesso, è Iddio, il quale ancora ci ha data l’arra dello Spirito. Noi adunque abbiamo sempre confidanza; e sappiamo che, mentre dimoriamo come forestieri nel corpo, siamo in pellegrinaggio, assenti dal Signore. Poichè camminiamo per fede, e non per aspetto. Ma noi abbiamo confidanza, ed abbiamo molto più caro di partire dal corpo, e di andare ad abitar col Signore. Perciò ancora ci studiamo, e dimorando come forestieri nel corpo, e partendone, d’essergli grati. Poichè bisogna che noi tutti compariamo davanti al tribunal di Cristo, acciocchè ciascuno riceva la propria retribuzione delle cose ch’egli avrà fatte quand’era nel corpo; secondo ch’egli avrà operato, o bene, o male. SAPENDO adunque lo spavento del Signore, noi persuadiamo gli uomini, e siamo manifesti a Dio; or io spero che siamo manifesti eziandio alle vostre coscienze Perciocchè noi non ci raccomandiamo di nuovo a voi, ma vi diamo cagione di gloriarvi di noi; acciocchè abbiate di che gloriarvi inverso coloro che si gloriano di faccia, e non di cuore. Imperocchè, se noi siam fuori del senno, lo siamo a Dio; se altresì siamo in buon senno, lo siamo a voi. Poichè l’amor di Cristo ci possiede. Avendo fatta questa determinazione: che, se uno è morto per tutti, tutti adunque erano morti; e ch’egli è morto per tutti, acciocchè coloro che vivono non vivano più per l’innanzi a sè stessi, ma a colui che è morto, e risuscitato per loro Talchè noi da quest’ora non conosciamo alcuno secondo la carne; e se abbiam conosciuto Cristo secondo la carne, pur ora non lo conosciamo più. Se adunque alcuno è in Cristo, egli è nuova creatura; le cose vecchie son passate; ecco, tutte le cose son fatte nuove. Or il tutto è da Dio, che ci ha riconciliati a sè, per Gesù Cristo; e ha dato a noi il ministerio della riconciliazione. Poichè Iddio ha riconciliato il mondo a sè in Cristo, non imputando agli uomini i lor falli; ed ha posta in noi la parola della riconciliazione. Noi adunque facciam l’ambasciata per Cristo, come se Iddio esortasse per noi; e vi esortiamo per Cristo: Siate riconciliati a Dio. Perciocchè egli ha fatto esser peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato; acciocchè noi fossimo fatti giustizia di Dio in lui OR essendo operai nell’opera sua, vi esortiamo ancora che non abbiate ricevuta la grazia di Dio in vano perciocchè egli dice: Io ti ho esaudito nel tempo accettevole, e ti ho aiutato nel giorno della salute. Ecco ora il tempo accettevole, ecco ora il giorno della salute; non dando intoppo alcuno in cosa veruna, acciocchè il ministerio non sia vituperato. Anzi, rendendoci noi stessi approvati in ogni cosa, come ministri di Dio, in molta sofferenza, in afflizioni, in necessità, in distrette, in battiture, in prigioni, in turbamenti, in travagli, in vigilie, in digiuni; in purità, in conoscenza, in pazienza, in benignità, in Ispirito Santo, in carità non finta; in parola di verità, in virtù di Dio, con le armi di giustizia a destra ed a sinistra; per gloria, e per ignominia; per buona fama, e per infamia; come seduttori, e pur veraci; come sconosciuti, e pur riconosciuti; come morenti, e pure ecco viviamo; come castigati, ma pure non messi a morte; come contristati, e pur sempre allegri; come poveri, e pure arricchendo molti; come non avendo nulla, e pur possedendo ogni cosa LA nostra bocca è aperta inverso voi, o Corinti; il cuor nostro è allargato. Voi non siete allo stretto in noi, ma ben siete stretti nelle vostre viscere. Ora, per far par pari, io parlo come a figliuoli, allargatevi ancora voi. Non vi accoppiate con gl’infedeli; perciocchè, che partecipazione vi è egli tra la giustizia e l’iniquità? e che comunione vi è egli della luce con le tenebre? E che armonia vi è egli di Cristo con Belial? o che parte ha il fedele con l’infedele? E che accordo vi è egli del tempio di Dio con gl’idoli? poichè voi siete il tempio dell’Iddio vivente; siccome Iddio disse: Io abiterò nel mezzo di loro, e camminerò fra loro; e sarò lor Dio, ed essi mi saranno popolo. Perciò, dipartitevi del mezzo di loro, e separatevene, dice il Signore; e non toccate nulla d’immondo, ed io vi accoglierò; e vi sarò per padre, e voi mi sarete per figliuoli e per figliuole, dice il Signore Onnipotente Avendo adunque queste promesse, cari miei, purghiamoci d’ogni contaminazione di carne, e di spirito, compiendo la nostra santificazione nel timor di Dio. DATECI luogo in voi; noi non abbiam fatto torto ad alcuno, non abbiamo corrotto alcuno, non abbiamo frodato alcuno. Io non lo dico a vostra condannazione; perciocchè già innanzi ho detto che voi siete ne’ cuori nostri, da morire insieme, e da vivere insieme. Io ho gran libertà di parlare inverso voi, io ho molto di che gloriarmi di voi; io son ripieno di consolazione, io soprabbondo di letizia in tutta la nostra afflizione Perciocchè, essendo noi venuti in Macedonia, la nostra carne non ha avuta requie alcuna; ma siamo stati afflitti in ogni maniera: combattimenti di fuori, spaventi di dentro. Ma Iddio, che consola gli umiliati, ci ha consolati per la venuta di Tito. E non sol per la venuta d’esso, ma ancora per la consolazione della quale è stato consolato appresso di voi; rapportandoci la vostra grande affezione, il vostro pianto, il vostro zelo per me; talchè io me ne son molto maggiormente rallegrato. Perciocchè, benchè io vi abbia contristati per quell’epistola, ora non me ne pento, benchè io me ne fossi pentito; poichè io vedo che quell’epistola, quantunque per un breve tempo, vi ha contristati. Or mi rallegro, non perchè siate stati contristati, ma perchè siete stati contristati a ravvedimento; perciocchè voi siete stati contristati secondo Iddio, acciocchè in cosa alcuna voi non riceveste alcun danno da noi. Poichè la tristizia secondo Iddio produce ravvedimento a salute, del quale l’uomo non si pente mai; ma la tristizia del mondo produce la morte. Perciocchè, ecco, questo stesso fatto che voi siete stati contristati secondo Iddio, quanta premura ha prodotta in voi, qual giustificazione, quale indegnazione, qual timore, qual grande affezione, quale zelo, qual punizione! per ogni maniera voi avete dimostrato che siete puri in quest’affare Benchè adunque io vi abbia scritto, io non l’ho fatto, nè per colui che ha fatta l’ingiuria, nè per colui a cui è stata fatta; ma, acciocchè fosse manifestato fra voi, davanti a Dio, lo studio nostro, che noi abbiamo per voi. Perciò, noi siamo stati consolati; ed oltre alla consolazione che noi abbiamo avuta di voi, vie più ci siam rallegrati per l’allegrezza di Tito, perciocchè il suo spirito è stato ricreato da voi tutti. Perciocchè, se mi sono presso lui gloriato di voi in cosa alcuna, non sono stato confuso; ma, come vi abbiam parlato in tutte le cose in verità, così ancora ciò di che ci eravamo gloriati a Tito si è trovato verità. Laonde ancora egli è vie più sviscerato inverso voi, quando si ricorda dell’ubbidienza di voi tutti, come l’avete ricevuto con timore, e tremore. Io mi rallegro adunque che in ogni cosa io mi posso confidar di voi ORA, fratelli, noi vi facciamo assapere la grazia di Dio, ch’è stata data nelle chiese della Macedonia; cioè: che in molta prova d’afflizione, l’abbondanza della loro allegrezza, e la lor profonda povertà è abbondata nelle ricchezze della loro liberalità. Poichè, secondo il poter loro, io ne rendo testimonianza, anzi, sopra il poter loro, sono stati volonterosi. Pregandoci, con molti conforti, d’accettar la grazia, e la comunione di questa sovvenzione che è per li santi. Ed hanno fatto, non solo come speravamo; ma imprima si son donati loro stessi al Signore; ed a noi, per la volontà di Dio. Talchè noi abbiamo esortato Tito che, come innanzi ha cominciato, così ancora compia eziandio presso voi questa grazia Ma, come voi abbondate in ogni cosa, in fede, e in parola, ed in conoscenza, e in ogni studio, e nella carità vostra inverso noi; fate che abbondiate ancora in questa grazia. Io non lo dico per comandamento; ma per lo studio degli altri, facendo prova ancora della schiettezza della vostra carità. Perciocchè voi sapete la grazia del Signor nostro Gesù Cristo, come, essendo ricco, si è fatto povero per voi; acciocchè voi arricchiste per la sua povertà. E do consiglio in questo; perciocchè questo è utile a voi, i quali non soltanto avete cominciato a fare, ma già ne avevate l’intenzione, fin dall’anno passato. Ora, compiete dunque eziandio il fare; acciocchè, come vi è stata la prontezza del volere, così ancora vi sia il compiere secondo il vostro avere. Perciocchè, se vi è la prontezza dell’animo, uno è accettevole secondo ciò ch’egli ha, e non secondo ciò ch’egli non ha. Poichè questo non si fa acciocchè vi sia alleggiamento per altri, ed aggravio per voi; ma, per far par pari, al tempo presente le vostra abbondanza sarà impiegata a sovvenire alla loro inopia. Acciocchè altresì la loro abbondanza sia impiegata a sovvenire alla vostra inopia; affinchè vi sia ugualità; secondo che è scritto: Chi ne avea raccolto assai, non n’ebbe di soverchio; e chi poco, non n’ebbe mancamento Ora, ringraziato sia Iddio, che ha messo nel cuor di Tito lo stesso studio per voi. Poichè egli ha accettata l’esortazione; e in gran diligenza si è volonterosamente messo in cammino, per andare a voi. Or noi abbiam mandato con lui questo fratello, la cui lode nell’evangelo è per tutte le chiese. E non sol questo; ma ancora è stato dalle chiese eletto, per esser nostro compagno di viaggio con questa sovvenzione, ch’è da noi amministrata alla gloria del Signore stesso, ed al servigio della prontezza dell’animo vostro; schivando noi questo: che niuno ci biasimi in quest’abbondanza, che è da noi amministrata; procurando cose oneste, non solo nel cospetto del Signore, ma ancora nel cospetto degli uomini. Or noi abbiam mandato con loro questo nostro fratello, il quale abbiamo spesse volte, in molte cose, sperimentato esser diligente, ed ora lo è molto più, per la molta confidanza che si ha di voi. Quant’è a Tito, egli è mio consorte, e compagno d’opera inverso voi; quant’è a’ fratelli, sono apostoli delle chiese, gloria di Cristo. Dimostrate adunque inverso loro, nel cospetto delle chiese, la prova della vostra carità, e di ciò che ci gloriamo di voi Perciocchè della sovvenzione, che è per i santi, mi è soverchio scrivervene. Poichè io conosco la prontezza dell’animo vostro, per la quale io mi glorio di voi presso i Macedoni, dicendo che l’Acaia è pronta fin dall’anno passato; e lo zelo da parte vostra ne ha provocati molti. Or io ho mandati questi fratelli, acciocchè il nostro vanto di voi non riesca vano in questa parte; affinchè, come io dissi, siate presti. Che talora, se, quando i Macedoni saranno venuti meco, non vi trovano presti, non siamo svergognati noi per non dir voi, in questa ferma confidanza del nostro vanto. Perciò ho reputato necessario d’esortare i fratelli, che vadano innanzi a voi, e prima dieno compimento alla già significata vostra benedizione; acciocchè sia presta, pur come benedizione, e non avarizia Or questo è ciò che è detto: Chi semina scarsamente, mieterà altresì scarsamente; e chi semina liberalmente, mieterà altresì in benedizione. Ciascuno faccia come è deliberato nel cuor suo, non di mala voglia, nè per necessità; perciocchè Iddio ama un donatore allegro. Or Iddio è potente, da fare abbondare in voi ogni grazia; acciocchè, avendo sempre ogni sufficienza in ogni cosa, voi abbondiate in ogni buona opera; siccome è scritto: Egli ha sparso, egli ha donato a’ poveri; la sua giustizia dimora in eterno. Or colui che fornisce di semenza il seminatore, e di pane da mangiare, ve ne fornisca altresì, e moltiplichi la vostra semenza, ed accresca i frutti della vostra giustizia; in maniera che del tutto siate arricchiti ad ogni liberalità, la quale per noi produce rendimento di grazie a Dio. Poichè l’amministrazione di questo servigio sacro non solo supplisce le necessità de’ santi, ma ancora ridonda inverso Iddio per molti ringraziamenti. In quanto che, per la prova di questa somministrazione, glorificano Iddio, di ciò che vi sottoponete alla confessione dell’evangelo di Cristo, e comunicate liberalmente con loro, e con tutti. E con le loro orazioni per voi vi dimostrano singolare affezione per l’eccellente grazia di Dio sopra voi. Or ringraziato sia Iddio del suo ineffabile dono OR io Paolo vi esorto per la benignità, e mansuetudine di Cristo; io dico, che fra voi presente in persona ben sono umile; ma, assente, sono ardito inverso voi. E vi prego che, essendo presente, non mi convenga procedere animosamente con quella confidanza, per la quale son reputato audace, contro ad alcuni che fanno stima di noi, come se camminassimo secondo la carne. Poichè, camminando nella carne, non guerreggiamo secondo la carne perciocchè le armi della nostra guerra non son carnali, ma potenti a Dio alla distruzione delle fortezze, sovvertendo i discorsi, ed ogni altezza che si eleva contro alla conoscenza di Dio; e cattivando ogni mente all’ubbidienza di Cristo. Ed avendo presta in mano la punizione d’ogni disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà compiuta Riguardate voi alle cose che sono in apparenza? se alcuno si confida in sè stesso d’esser di Cristo, reputi altresì da sè medesimo questo: che, siccome egli è di Cristo, così ancora noi siam di Cristo. Perciocchè, benchè io mi gloriassi ancora alquanto più della nostra podestà, che il Signore ci ha data, ed edificazione, e non a distruzion vostra, io non ne sarei svergognato. Ora, non facciasi stima di me, come se vi spaventassi per lettere. Perciocchè, ben sono, dice alcuno, le lettere gravi e forti; ma la presenza del corpo è debole, e la parola dispregevole. Il tale reputi questo: che, quali siamo assenti, in parola, per lettere; tali saremo ancora presenti, in fatti Perciocchè noi non osiamo aggiungerci, nè paragonarci con alcuni di coloro che si raccomandano loro stessi; ma essi, misurandosi per sè stessi, e paragonandosi con sè stessi, non hanno alcuno intendimento. Ma, quant’è a noi, non ci glorieremo all’infinito; anzi, secondo la misura del limite che Iddio ci ha spartito come misura del nostro lavoro, ci glorieremo d’esser pervenuti infino a voi. Perciocchè noi non ci distendiamo oltre il convenevole, come se non fossimo pervenuti infino a voi; poichè siam pervenuti eziandio fino a voi nella predicazione dell’evangelo di Cristo; non gloriandoci all’infinito delle fatiche altrui; ma avendo speranza, che crescendo la fede vostra, saremo in voi abbondantemente magnificati, secondo i limiti assegnatici. Ed anche che noi evangelizzeremo ne’ luoghi, che son di là da voi; e non ci glorieremo nei limiti assegnati ad altrui, di cose preparate per altri. Ora, chi si gloria, gloriisi nel Signore. Poichè, non colui che raccomanda sè stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda OH quanto desidererei che voi comportaste un poco la mia follia! ma sì, comportatemi. Poichè io son geloso di voi d’una gelosia di Dio; perciocchè io vi ho sposati ad un marito, per presentare una casta vergine a Cristo. Ma io temo che come il serpente sedusse Eva, con la sua astuzia; così talora le vostre menti non sieno corrotte, e sviate dalla semplicità che deve essere inverso Cristo. Perciocchè se uno viene a voi a predicarvi un altro Gesù che noi non abbiam predicato, o se voi da esso ricevete un altro Spirito che non avete ricevuto, o un vangelo diverso da quello che avete accettato; voi lo tollerate Or io stimo di non essere stato da niente meno di cotesti apostoli sommi. Che se pur sono idiota nel parlare, non lo son già nella conoscenza; anzi, del tutto siamo stati manifestati presso voi in ogni cosa. Ho io commesso peccato, in ciò che mi sono abbassato me stesso, acciocchè voi foste innalzati? inquanto che gratuitamente vi ho evangelizzato l’evangelo di Dio? Io ho predate le altre chiese, prendendo salario per servire a voi. Ed anche, essendo appresso di voi, ed avendo bisogno, non sono stato grave ad alcuno; perciocchè i fratelli, venuti di Macedonia, hanno supplito al mio bisogno; ed in ogni cosa mi son conservato senza esservi grave, ed anche per l’avvenire mi conserverò. La verità di Cristo è in me, che questo vanto non sarà turato in me nelle contrade dell’Acaia. Perchè? forse perciocchè io non v’amo? Iddio lo sa. Anzi ciò che io fo, lo farò ancora, per toglier l’occasione a coloro che desiderano occasione; acciocchè in ciò che si gloriano sieno trovati quali noi ancora. Perciocchè tali falsi apostoli sono operai frodolenti, trasformandosi in apostoli di Cristo. E non è maraviglia; perciocchè Satana stesso si trasforma in angelo di luce. Ei non è dunque gran cosa, se i suoi ministri ancora si trasformano in ministri di giustizia; de’ quali la fine sarà secondo le loro opere IO lo dico di nuovo: Niuno mi stimi esser pazzo; se no, ricevetemi eziandio come pazzo; acciocchè io ancora mi glorii un poco. Ciò ch’io ragiono in questa ferma confidanza di vanto, non lo ragiono secondo il Signore, ma come in pazzia. Poichè molti si gloriano secondo la carne, io ancora mi glorierò. Poichè voi, così savi, volentieri comportate i pazzi. Perciocchè, se alcuno vi riduce in servitù, se alcuno vi divora, se alcuno prende, se alcuno s’innalza, se alcuno vi percuote in sul volto, voi lo tollerate. Io lo dico a nostro vituperio, noi siamo stati deboli; e pure, in qualunque cosa alcuno si vanta, io lo dico in pazzia, mi vanto io ancora Sono eglino Ebrei? io ancora; sono eglino Israeliti? io ancora; sono eglino progenie di Abrahamo? io ancora. Sono eglino ministri di Cristo? io parlo da pazzo, io lo son più di loro; in travagli molto più; in battiture senza comparazione più; in prigioni molto più; in morti molte volte più. Da’ Giudei ho ricevute cinque volte quaranta battiture meno una. Io sono stato battuto di verghe tre volte, sono stato lapidato una volta, tre volte ho rotto in mare, ho passato un giorno ed una notte nell’abisso. Spesse volte sono stato in viaggi, in pericoli di fiumi, in pericoli di ladroni, in pericoli della mia nazione, in pericoli da’ Gentili, in pericoli in città, in pericoli in solitudine, in pericoli in mare, in pericoli fra falsi fratelli; in fatica, e travaglio; sovente in veglie, in fame, ed in sete; in digiuni spesse volte; in freddo, e nudità. Oltre alle cose che son di fuori, ciò che si solleva tuttodì contro a me, è la sollecitudine per tutte le chiese. Chi è debole, ch’io ancora non sia debole? chi è scandalezzato, ch’io non arda? Se convien gloriarsi, io mi glorierò delle cose della mia debolezza. Iddio e Padre del nostro Signor Gesù Cristo, il quale è benedetto in eterno, sa ch’io non mento. In Damasco, il governatore del re Areta avea poste guardie nella città de’ Damasceni, volendomi pigliare; ma io fui calato dal muro per una finestra, in una sporta; e così scampai dalle sue mani CERTO, il gloriarmi non mi è spediente; nondimeno io verrò alle visioni e rivelazioni del Signore. Io conosco un uomo in Cristo, il quale, son già passati quattordici anni, fu rapito se fu col corpo, o senza il corpo, io nol so, Iddio il sa fino al terzo cielo. E so che quel tal uomo se fu col corpo, o senza il corpo, io nol so, Iddio il sa fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili, le quali non è lecito ad uomo alcuno di proferire. Io mi glorierò di quel tale; ma non mi glorierò di me stesso, se non nelle mie debolezze. Perciocchè, benchè io volessi gloriarmi, non però sarei pazzo; poichè direi verità; ma io me ne rimango, acciocchè niuno stimi di me sopra ciò ch’egli mi vede essere, ovvero ode da me. Ed anche, acciocchè io non m’innalzi sopra modo per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stato dato uno stecco nella carne, un angelo di Satana, per darmi delle guanciate; acciocchè io non m’innalzi sopra modo. Per la qual cosa ho pregato tre volte il Signore, che quello si dipartisse da me. Ma egli mi ha detto: La mia grazia ti basta; perciocchè la mia virtù si adempie in debolezza. Perciò molto volentieri mi glorierò più tosto nelle mie debolezze, acciocchè la virtù di Cristo mi ripari. Perciò, io mi diletto in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in distrette per Cristo; perciocchè, quando io sono debole, allora son forte IO son divenuto pazzo, gloriandomi; voi mi ci avete costretto; poichè da voi doveva io essere commendato; perciocchè io non sono stato da nulla meno di cotesti apostoli sommi, benchè io non sia niente. Certo i segni dell’apostolo sono stati messi in opera fra voi, in ogni sofferenza; in segni, e prodigi, e potenti operazioni. Perciocchè, in che siete voi stati da meno delle altre chiese, se non ch’io non vi sono stato grave? perdonatemi questo torto. Ecco, questa è la terza volta ch’io son pronto a venire a voi, e non vi sarò grave; perchè io non cerco i vostri beni, ma voi; perciocchè i figliuoli non debbono far tesoro a’ padri ed alle madri, ma i padri e le madri ai figliuoli. E quant’è a me, molto volentieri spenderò, anzi sarò speso per le anime vostre; quantunque, amandovi io sommamente, sia meno amato. Ora, sia pur così ch’io non vi abbia gravati; ma forse, essendo astuto, vi ho presi per frode. Ho io, per alcun di coloro che ho mandati a voi, fatto profitto di voi? Io ho pregato Tito, ed ho con lui mandato questo fratello. Tito ha egli fatto profitto di voi? non siamo noi camminati d’un medesimo spirito, per medesime pedate? PENSATE voi di nuovo, che noi ci giustifichiamo presso a voi? noi parliamo davanti a Dio, in Cristo; e tutto ciò, diletti, per la vostra edificazione. Perciocchè io temo che talora, quando io verrò, io non vi trovi quali io vorrei; e ch’io altresì sia da voi ritrovato quale voi non vorreste; che talora, non vi sieno contese, gelosie, ire, risse, detrazioni, bisbigli, gonfiamenti, tumulti. E che, essendo di nuovo venuto, l’Iddio mio non m’umilii presso voi; e ch’io non pianga molti di coloro che innanzi hanno peccato, e non si son ravveduti dell’immondizia, e della fornicazione, e della dissoluzione che hanno commessa Ecco, questa è la terza volta ch’io vengo a voi; ogni parola è confermata per la bocca di due, o di tre testimoni. Già l’ho detto innanzi tratto, e lo dico ancora, come presente; anzi, essendo assente, ora scrivo a coloro che hanno innanzi peccato, e tutti gli altri: che se io vengo di nuovo, non risparmierò alcuno. Poichè voi cercate la prova di Cristo che parla in me, il quale inverso voi non è debole, ma è potente in voi. Perciocchè, se egli è stato crocifisso per debolezza, pur vive egli per la potenza di Dio; perciocchè ancora noi siam deboli in lui, ma viveremo con lui, per la potenza di Dio, inverso voi. Provate voi stessi, se siete nella fede; fate sperienza di voi stessi; non vi riconoscete voi stessi, che Gesù Cristo è in voi? se già non siete riprovati. Ed io spero che voi riconoscerete che noi non siam riprovati Or io prego Iddio che voi non facciate alcun male; non acciocchè noi appaiamo approvati, ma acciocchè voi facciate quel che è bene, e noi siamo come riprovati. Perciocchè noi non possiam nulla contro alla verità, ma tutto ciò che possiamo è per la verità. Poichè ci rallegriamo quando siam deboli, e voi siete forti; ma ben desideriamo ancora questo, cioè il vostro intiero ristoramento. Perciò, io scrivo queste cose, essendo assente; acciocchè, essendo presente, io non proceda rigidamente, secondo la podestà, la quale il Signore mi ha data, a edificazione, e non a distruzione Nel rimanente, fratelli, rallegratevi, siate ristorati, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, e state in pace; e l’Iddio della carità, e della pace sarà con voi. Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio; tutti i santi vi salutano. La grazia del Signor Gesù Cristo, e la carità di Dio, e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi. Amen PAOLO apostolo non dagli uomini, nè per alcun uomo, ma per Gesù Cristo, e Iddio Padre, che l’ha suscitato da’ morti, e tutti i fratelli, che sono meco, alle chiese della Galazia. Grazia a voi, e pace, da Dio Padre, e dal Signor nostro Gesù Cristo. Il quale ha dato sè stesso per i nostri peccati, per ritrarci dal presente malvagio secolo, secondo la volontà di Dio, nostro Padre. Al quale sia la gloria ne’ secoli de’ secoli. Amen IO mi maraviglio che, sì tosto, da Cristo che vi ha chiamati in grazia, voi siate trasportati ad un altro evangelo. Non che ce ne sia un altro; ma vi sono alcuni che vi turbano, e vogliono pervertir l’evangelo di Cristo. Ma, quand’anche noi, od un angelo del cielo, vi evangelizzassimo oltre a ciò che vi abbiamo evangelizzato, sia anatema. Come già abbiam detto, da capo ancora dico al presente: Se alcuno vi evangelizza oltre a ciò che avete ricevuto, sia anatema Perciocchè, induco io ora a credere agli uomini, ovvero a Dio? o cerco io di compiacere agli uomini? poichè, se compiacessi ancora agli uomini, io non sarei servitor di Cristo. Ora, fratelli, io vi fo assapere, che l’evangelo, che è stato da me evangelizzato, non è secondo l’uomo. Perciocchè ancora io non l’ho ricevuto, nè imparato da alcun uomo; ma per la rivelazione di Gesù Cristo. Imperocchè voi avete udita qual fu già la mia condotta nel Giudaesimo: come io perseguiva a tutto potere la chiesa di Dio, e la disertava. Ed avanzava nel Giudaesimo, sopra molti di pari età nella mia nazione, essendo stremamente zelante delle tradizioni dei miei padri. Ma, quando piacque a Dio il qual mi ha appartato fin dal seno di mia madre, e mi ha chiamato per la sua grazia, di rivelare in me il suo Figliuolo, acciocchè io l’evangelizzassi fra i Gentili; subito, senza conferir più innanzi con carne, e sangue; anzi, senza salire in Gerusalemme a quelli ch’erano stati apostoli davanti a me, me ne andai in Arabia, e di nuovo ritornai in Damasco. Poi, in capo a tre anni, salii in Gerusalemme, per visitar Pietro; e dimorai appresso di lui quindici giorni. E non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, fratello del Signore. Ora, quant’è alle cose che io vi scrivo, ecco, nel cospetto di Dio, io non mento. Poi venni nelle contrade della Siria, e della Cilicia. Or io era sconosciuto di faccia alle chiese della Giudea, che sono in Cristo; ma solo aveano udito: Colui, che già ci perseguiva, ora evangelizza la fede, la quale egli già disertava. E glorificavano Iddio in me Poi, in capo a quattordici anni, io salii di nuovo in Gerusalemme, con Barnaba, avendo preso meco ancora Tito. Or vi salii per rivelazione; e narrai a que’ di Gerusalemme l’evangelo che io predico fra i Gentili; e in particolare, a coloro che sono in maggiore stima; acciocchè in alcuna maniera io non corressi, o non fossi corso in vano. Ma, non pur Tito, ch’era meco, essendo Greco, fu costretto d’essere circonciso. E ciò, per i falsi fratelli, intromessi sotto mano, i quali erano sottentrati per ispiar la nostra libertà, che noi abbiamo in Cristo Gesù, affin di metterci in servitù. A’ quali non cedemmo per soggezione pur un momento; acciocchè la verità dell’evangelo dimorasse ferma fra voi. Ma non ricevei nulla da coloro che son reputati essere qualche cosa; quali già sieno stati niente m’importa; Iddio non ha riguardo alla qualità d’alcun uomo; perciocchè quelli che sono in maggiore stima non mi sopraggiunsero nulla. Anzi, in contrario, avendo veduto che m’era stato commesso l’evangelo dell’incirconcisione, come a Pietro quel della circoncisione perciocchè colui che avea potentemente operato in Pietro per l’apostolato della circoncisione, avea eziandio potentemente operato in me inverso i Gentili, e Giacomo, e Cefa, e Giovanni, che son reputati esser colonne, avendo conosciuta la grazia che m’era stata data, diedero a me, ed a Barnaba, la mano di società; acciocchè noi andassimo a’ Gentili, ed essi alla circoncisione. Sol ci raccomandarono che ci ricordassimo de’ poveri; e ciò eziandio mi sono studiato di fare Ora, quando Pietro fu venuto in Antiochia, io gli resistei in faccia; poichè egli era da riprendere. Perciocchè, avanti che certi fosser venuti d’appresso a Giacomo, egli mangiava co’ Gentili; ma, quando coloro furon venuti, si sottrasse, e si separò, temendo quei della circoncisione. E gli altri Giudei s’infingevano anch’essi con lui; talchè eziandio Barnaba era insieme trasportato per la loro simulazione. Ma, quando io vidi che non camminavano di piè diritto, secondo la verità dell’evangelo, io dissi a Pietro, in presenza di tutti: Se tu, essendo Giudeo, vivi alla gentile, e non alla giudaica, perchè costringi i Gentili a giudaizzare? Noi, di nascita Giudei, e non peccatori d’infra i Gentili, sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge, ma per la fede di Gesù Cristo, abbiamo ancora noi creduto in Cristo Gesù, acciocchè fossimo giustificati per la fede di Cristo, e non per le opere della legge; perciocchè niuna carne sarà giustificata per le opere della legge. Or se, cercando d’esser giustificati in Cristo, siam trovati ancor noi peccatori, è pur Cristo ministro del peccato? Così non sia. Perciocchè, se io edifico di nuovo le cose che ho distrutte, io costituisco me stesso trasgressore. Poichè per una legge io son morto ad un’altra legge, acciocchè io viva a Dio. Io son crocifisso con Cristo; e vivo, non più io, ma Cristo vive in me; e ciò che ora vivo nella carne, vivo nella fede del Figliuol di Dio, che mi ha amato, e ha dato sè stesso per me. Io non annullo la grazia di Dio; perciocchè, se la giustizia è per la legge, Cristo dunque è morto in vano O GALATI insensati! chi vi ha ammaliati per non ubbidire alla verità, voi, a’ quali Gesù Cristo è stato prima ritratto davanti agli occhi come se fosse stato crocifisso fra voi? Questo solo desidero saper da voi: avete voi ricevuto lo Spirito per le opere della legge, o per la predicazion della fede? Siete voi così insensati, che, avendo cominciato per lo Spirito, vogliate finire ora per la carne? Avete voi sofferte cotante cose in vano? se pure ancora in vano. Colui adunque che vi dispensa lo Spirito, ed opera fra voi potenti operazioni, lo fa egli per le opere della legge, o per la predicazion della fede? Siccome Abrahamo credette a Dio, e ciò gli fu imputato a giustizia; voi sapete pure, che coloro che son della fede son figliuoli di Abrahamo. E la scrittura, antivedendo che Iddio giustifica le nazioni per la fede, evangelizzò innanzi ad Abrahamo: Tutte le nazioni saranno benedette in te. Talchè coloro che son della fede son benedetti col fedele Abrahamo. Poichè tutti coloro che son delle opere della legge, sono sotto maledizione; perciocchè egli è scritto: Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge, per farle. Ora, che per la legge niuno sia giustificato presso Iddio, è manifesto, perciocchè: Il giusto viverà di fede. Ma la legge non è di fede; anzi: L’uomo che avrà fatte queste cose viverà per esse. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo per noi fatto maledizione perciocchè egli è scritto: Maledetto è chiunque è appiccato al legno; acciocchè la benedizione di Abrahamo avvenga alle nazioni in Cristo Gesù; affinchè per la fede riceviamo la promessa dello Spirito. Fratelli, io parlo nella maniera degli nomini: se un patto è fermato, benchè sia un patto d’uomo, niuno l’annulla, o vi sopraggiunge cosa alcuna. Or le promesse furono fatte ad Abrahamo, ed alla sua progenie; non dice: Ed alle progenie, come parlando di molte; ma come d’una: Ed alla tua progenie, che è Cristo. Or questo dico io: La legge, venuta quattrocentrent’anni appresso, non annulla il patto fermato prima da Dio in Cristo, per ridurre al niente la promessa. Perciocchè, se l’eredità è per la legge, non è più per la promessa. Or Iddio donò quella ad Abrahamo per la promessa Perchè dunque fu data la legge? fu aggiunta per le trasgressioni, finchè fosse venuta la progenie, alla quale era stata fatta la promessa; essendo pubblicata dagli angeli, per mano d’un mediatore. Or il mediatore non è d’uno; ma Iddio è uno. La legge è ella dunque stata data contro alle promesse di Dio? Così non sia; perciocchè, se fosse stata data la legge, che potesse vivificare, veramente la giustizia sarebbe per la legge. Ma la scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, acciocchè la promessa fosse data a’ credenti per la fede di Gesù Cristo. Ora, avanti che fosse venuta la fede, noi eravamo guardati sotto la legge, essendo rinchiusi, aspettando la fede che dovea essere rivelata. Talchè la legge è stata nostro pedagogo, aspettando Cristo, acciocchè fossimo giustificati per fede. Ma, la fede essendo venuta, noi non siam più sotto pedagogo. Perciocchè tutti siete figliuoli di Dio per la fede in Cristo Gesù. Poichè voi tutti, che siete stati battezzati in Cristo, avete vestito Cristo. Non vi è nè Giudeo, nè Greco; non vi è nè servo, nè libero; non vi è nè maschio, nè femmina. Ora, se siete di Cristo, siete adunque progenie d’Abrahamo, ed eredi secondo la promessa ORA, io dico che in tutto il tempo che l’erede è fanciullo, non è punto differente dal servo, benchè egli sia signore di tutto. Anzi egli è sotto tutori e curatori, fino al tempo ordinato innanzi dal padre. Così ancora noi, mentre eravamo fanciulli, eravamo tenuti in servitù sotto gli elementi del mondo. Ma, quando è venuto il compimento del tempo, Iddio ha mandato il suo Figliuolo, fatto di donna, sottoposto alla legge; affinchè riscattasse coloro ch’eran sotto la legge, acciocchè noi ricevessimo l’adottazione. Ora, perciocchè voi siete figliuoli, Iddio ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo ne’ cuori vostri, che grida: Abba, Padre. Talchè tu non sei più servo, ma figliuolo; e se tu sei figliuolo, sei ancora erede di Dio, per Cristo Ma allora voi, non conoscendo Iddio, servivate a coloro che di natura non sono dii. Ed ora, avendo conosciuto Iddio; anzi più tosto essendo stati conosciuti da Dio, come vi rivolgete di nuovo a’ deboli e poveri elementi, a’ quali, tornando addietro, volete di nuovo servire? Voi osservate giorni, e mesi, e stagioni, ed anni. Io temo di voi, ch’io non abbia faticato invano inverso voi Siate come sono io, perciocchè io ancora son come voi; fratelli, io ve ne prego, voi non mi avete fatto alcun torto. Ora, voi sapete come per l’addietro io vi evangelizzai con infermità della carne. E voi non isprezzaste, nè schifaste la mia prova, che era nella mia carne; anzi mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesù stesso. Che cosa adunque vi faceva così predicar beati? poichè io vi rendo testimonianza che se fosse stato possibile, voi vi sareste cavati gli occhi, e me li avreste dati. Son io dunque divenuto vostro nemico, proponendovi la verità? Coloro sono zelanti per voi, non onestamente; anzi vi vogliono distaccare da noi, acciocchè siate zelanti per loro. Or egli è bene d’esser sempre zelanti in bene, e non solo quando io son presente fra voi Deh! figlioletti miei, i quali io partorisco di nuovo, finchè Cristo sia formato in voi! Or io desidererei ora esser presente fra voi, e mutar la mia voce, perciocchè io son perplesso di voi DITEMI, voi che volete essere sotto la legge, non udite voi la legge? Poichè egli è scritto, che Abrahamo ebbe due figliuoli: uno della serva, e uno della franca. Or quel che era della serva fu generato secondo la carne; ma quel che era della franca fu generato per la promessa. Le quali cose hanno un senso allegorico; poichè quelle due donne sono i due patti: l’uno dal monte Sina, che genera a servitù, il quale è Agar. Perciocchè Agar è Sina, monte in Arabia; e corrisponde alla Gerusalemme del tempo presente; ed è serva, co’ suoi figliuoli. Ma la Gerusalemme di sopra è franca; la quale è madre di tutti noi. Poichè egli è scritto: Rallegrati, o sterile che non partorivi; prorompi, e grida, tu che non sentivi doglie di parto; perciocchè più saranno i figliuoli della lasciata, che di colei che avea il marito. Or noi, fratelli, nella maniera d’Isacco, siamo figliuoli della promessa. Ma come allora quel che era generato secondo la carne, perseguiva quel che era generato secondo lo spirito, così ancora avviene al presente. Ma, che dice la scrittura? Caccia fuori la serva, e il suo figliuolo; perciocchè il figliuol della serva non sarà erede col figliuol della franca. Così adunque, fratelli, noi non siamo figliuoli della serva, ma della franca STATE adunque fermi nella libertà, della quale Cristo ci ha francati, e non siate di nuovo ristretti sotto il giogo della servitù. Ecco, io Paolo vi dico che se siete circoncisi, Cristo non vi gioverà nulla. E da capo testifico ad ogni uomo che si circoncide, ch’egli è obbligato ad osservar tutta la legge. O voi, che siete giustificati per la legge, Cristo non ha più alcuna virtù in voi; voi siete scaduti dalla grazia. Perciocchè noi, in Ispirito, per fede, aspettiamo la speranza della giustizia. Poichè in Cristo Gesù nè la circoncisione, nè l’incirconcisione non è d’alcun valore; ma la fede operante per carità. Voi correvate bene; chi vi ha dato sturbo per non prestar fede alla verità? Questa persuasione non è da colui che vi chiama. Un poco di lievito lievita tutta la pasta. Io mi confido di voi nel Signore, che non avrete altro sentimento; ma colui che vi turba ne porterà la pena, chiunque egli si sia. Ora, quant’è a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perchè sono ancora perseguito? lo scandalo della croce è pur tolto via. Oh! fosser pur eziandio ricisi coloro che vi turbano! Poichè voi siete stati chiamati a libertà, fratelli; sol non prendete questa libertà per un’occasione alla carne; ma servite gli uni agli altri per la carità. Perciocchè tutta la legge si adempie in questa unica parola: Ama il tuo prossimo, come te stesso. Che se voi vi mordete, e divorate gli uni gli altri, guardate che non siate consumati gli uni dagli altri. OR io dico: Camminate secondo lo Spirito, e non adempiete la concupiscenza della carne. Poichè la carne appetisce contro allo Spirito, e lo Spirito contro alla carne; e queste cose son ripugnanti l’una all’altra; acciocchè non facciate qualunque cosa volete. Che se siete condotti per lo Spirito, voi non siete sotto la legge. Ora, manifeste son le opere della carne, che sono: adulterio, fornicazione, immondizia, dissoluzione, idolatria, avvelenamento, inimicizie, contese, gelosie, ire, risse, dissensioni, sette, invidie, omicidii, ebbrezze, ghiottonerie, e cose a queste simiglianti; delle quali cose vi predico, come ancora già ho predetto, che coloro che fanno cotali cose non erederanno il regno di Dio. Ma il frutto dello Spirito è: carità, allegrezza, pace, lentezza all’ira, benignità, bontà, fedeltà, mansuetudine, continenza. Contro a cotali cose non vi è legge. Or coloro che son di Cristo hanno crocifissa la carne con gli affetti, e con le concupiscenze. Se noi viviamo per lo Spirito, camminiamo altresì per lo Spirito. Non siamo vanagloriosi, provocandoci gli uni gli altri, invidiandoci gli uni gli altri FRATELLI, benchè alcuno sia soprappreso in alcun fallo, voi, gli spirituali, ristorate un tale con ispirito di mansuetudine; prendendo guardia a te stesso, che ancora tu non sii tentato. Portate i carichi gli uni degli altri, e così adempiete la legge di Cristo. Perciocchè, se alcuno si stima esser qualche cosa, non essendo nulla, inganna sè stesso nell’animo suo. Ora provi ciascuno l’opera sua, ed allora avrà il vanto per riguardo di sè stesso solo, e non per riguardo d’altri. Perciocchè ciascuno porterà il suo proprio peso. Or colui che è ammaestrato nella parola, faccia parte d’ogni suo bene a colui che lo ammaestra. Non v’ingannate: Iddio non si può beffare; perciocchè ciò che l’uomo avrà seminato, quello ancora mieterà. Imperocchè colui che semina alla sua carne, mieterà della carne corruzione; ma, chi semina allo Spirito, mieterà dello Spirito vita eterna. Or non veniam meno dell’animo facendo bene; perciocchè, se non ci stanchiamo, noi mieteremo nella sua propria stagione. Mentre adunque abbiam tempo, facciam bene a tutti; ma principalmente a’ domestici della fede Voi vedete quanto gran lettere vi ho scritte di mia propria mano. Tutti coloro che voglion piacere nella carne, per bel sembiante, vi costringono d’essere circoncisi; solo acciocchè non sieno perseguiti per la croce di Cristo. Poichè eglino stessi, che son circoncisi, non osservano la legge; ma vogliono che siate circoncisi, acciocchè si gloriino della vostra carne. Ma, quant’è a me, tolga Iddio ch’io mi glorii in altro che nella croce del Signor nostro Gesù Cristo, per la quale il mondo è crocifisso a me, ed io al mondo. Perciocchè in Cristo Gesù nè la circoncisione, nè l’incirconcisione non è di alcun valore; ma la nuova creatura. E sopra tutti coloro che cammineranno secondo questa regola sia pace, e misericordia; e sopra l’Israele di Dio. Nel rimanente, niuno mi dia molestia, perciocchè io porto nel mio corpo le stimmate del Signor Gesù. Fratelli, sia la grazia del Signor nostro Gesù Cristo con lo spirito vostro. Amen PAOLO, apostolo di Gesù Cristo, per la volontà di Dio, a’ santi che sono in Efeso, e fedeli in Cristo Gesù. Grazia a voi, e pace, da Dio, Padre nostro, e dal Signor Gesù Cristo BENEDETTO sia Iddio, Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il qual ci ha benedetti d’ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo. In lui ci ha Dio eletti avanti la fondazione del mondo, acciocchè siamo santi, ed irreprensibili nel suo cospetto, in carità; avendoci predestinati ad adottarci per Gesù Cristo, a sè stesso, secondo il beneplacito della sua volontà, alla lode della gloria della sua grazia, per la quale egli ci ha resi graditi a sè, in colui che è l’amato. In cui noi abbiamo la redenzione per lo suo sangue, la remission de’ peccati, secondo le ricchezze della sua grazia. Della quale egli è stato abbondante inverso noi in ogni sapienza, ed intelligenza; avendoci dato a conoscere il misterio della sua volontà secondo il suo beneplacito, il quale egli avea determinato in sè stesso. Che è di raccogliere, nella dispensazione del compimento de’ tempi, sotto un capo, in Cristo, tutte le cose, così quelle che son nei cieli, come quelle che son sopra la terra. In lui siamo stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proponimento di colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà; acciocchè siamo alla lode della sua gloria, noi che prima abbiamo sperato in Cristo. In lui anche voi, avendo udita la parola della verità, l’evangelo della vostra salute; in lui dico anche voi, avendo creduto, siete stati suggellati con lo Spirito Santo della promessa. Il quale è l’arra della nostra eredità, mentre aspettiamo la redenzione di quelli che Dio si è acquistati, alla lode della gloria d’esso Perciò, io ancora, udita la fede vostra nel Signor Gesù, e la carità vostra inverso tutti i santi, non resto mai di render grazie per voi, facendo di voi memoria nelle mie orazioni. Acciocchè l’Iddio del Signor nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia lo Spirito di sapienza, e di rivelazione, per la conoscenza d’esso. Ed illumini gli occhi della mente vostra, acciocchè sappiate quale è la speranza della sua vocazione, e quali son le ricchezze della gloria della sua eredità, nè luoghi santi. E quale è, inverso noi che crediamo, l’eccellente grandezza della sua potenza; secondo la virtù della forza della sua possanza. La quale egli ha adoperata in Cristo, avendolo suscitato da’ morti, e fattolo sedere alla sua destra ne’ luoghi celesti; di sopra ad ogni principato, e podestà, e potenza, e signoria, ed ogni nome che si nomina non solo in questo secolo, ma ancora nel secolo avvenire; avendogli posta ogni cosa sotto a’ piedi, ed avendolo dato per capo sopra ogni cosa, alla Chiesa; la quale è il corpo d’esso, il compimento di colui che compie tutte le cose in tutti E V’HA risuscitati ancor voi, che eravate morti ne’ falli, e ne’ peccati. Ne’ quali già camminaste, seguendo il secolo di questo mondo, secondo il principe della podestà dell’aria, dello spirito che opera al presente ne’ figliuoli della disubbidienza. Fra i quali ancora noi tutti vivemmo già nelle concupiscenze della nostra carne, adempiendo le voglie della carne, e de’ pensieri; ed eravam di natura figliuoli d’ira, come ancora gli altri Ma Iddio, che è ricco in misericordia, per la sua molta carità, della quale ci ha amati; eziandio mentre eravamo morti ne’ falli, ci ha vivificati in Cristo voi siete salvati per grazia; e ci ha risuscitati con lui, e con lui ci ha fatti sedere ne’ luoghi celesti, in Cristo Gesù. Acciocchè mostrasse ne’ secoli avvenire l’eccellenti ricchezze della sua grazia, in benignità inverso noi, in Cristo Gesù. Perciocchè voi siete salvati per la grazia, mediante la fede, e ciò non è da voi, è il dono di Dio. Non per opere, acciocchè niuno si glorii. Poichè noi siamo la fattura d’esso, essendo creati in Cristo Gesù a buone opere, le quali Iddio ha preparate, acciocchè camminiamo in esse PERCIÒ, ricordatevi che già voi Gentili nella carne, che siete chiamati Incirconcisione da quella che è chiamata Circoncisione nella carne, fatta con la mano; in quel tempo eravate senza Cristo, alieni dalla repubblica d’Israele, e stranieri de’ patti della promessa, non avendo speranza, ed essendo senza Dio nel mondo. Ma ora, in Cristo Gesù, voi, che già eravate lontani, siete stati approssimati per il sangue di Cristo Perciocchè egli è la nostra pace, il quale ha fatto de’ due popoli uno; e avendo disfatta la parete di mezzo che facea la separazione, ha nella sua carne annullata l’inimicizia, la legge de’ comandamenti, posta in ordinamenti; acciocchè creasse in sè stesso i due in un uomo nuovo, facendo la pace; e li riconciliasse amendue in un corpo a Dio, per la croce, avendo uccisa l’inimicizia in sè stesso. Ed essendo venuto, ha evangelizzato pace a voi che eravate lontani, e a quelli che eran vicini. Perciocchè per esso abbiamo gli uni e gli altri introduzione al Padre, in uno Spirito. Voi dunque non siete più forestieri, nè avveniticci; ma concittadini de’ santi, e membri della famiglia di Dio. Essendo edificati sopra il fondamento degli apostoli e de’ profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra del capo del cantone; in cui tutto l’edificio ben composto cresce in tempio santo nel Signore. Nel quale ancor voi siete insieme edificati, per essere un abitacolo di Dio, in Ispirito PER questa cagione io Paolo, il prigione di Cristo Gesù per voi Gentili; Se pure avete udita la dispensazion della grazia di Dio, che mi è stata data inverso voi. Come per rivelazione egli mi ha fatto conoscere il misterio; siccome avanti in breve scrissi. A che potete, leggendo, conoscere qual sia la mia intelligenza nel misterio di Cristo. Il quale non fu dato a conoscere nell’altre età a’ figliuoli degli uomini, come ora è stato rivelato a’ santi apostoli, e profeti d’esso, in Ispirito; acciocchè i Gentili sieno coeredi, e d’un medesimo corpo, e partecipi della promessa d’esso in Cristo, per l’evangelo. Del quale io sono stato fatto ministro, secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata data, secondo la virtù della sua potenza. A me, dico, il minimo di tutti i santi, è stata data questa grazia d’evangelizzar fra i Gentili le non investigabili ricchezze di Cristo; e di manifestare a tutti, quale è la dispensazion del misterio, il quale da’ secoli è stato occulto in Dio, che ha create tutte le cose per Gesù Cristo; acciocchè nel tempo presente sia data a conoscere ai principati, e alle podestà, ne’ luoghi celesti, per la chiesa, la molto varia sapienza di Dio, secondo il proponimento eterno, il quale egli ha fatto in Cristo Gesù, nostro Signore. In cui noi abbiamo la libertà, e l’introduzione in confidanza, per la fede d’esso. Per la qual cosa io richieggo che non veniate meno dell’animo per le mie tribolazioni, che soffro per voi; il che è la vostra gloria Per questa cagione, dico, io piego le mie ginocchia al Padre del Signor nostro Gesù Cristo; dal quale è nominata tutta la famiglia, ne’ cieli, e sopra la terra; ch’egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, d’esser fortificati in virtù, per lo suo Spirito, nell’uomo interno; e che Cristo abiti ne’ vostri cuori per la fede. Acciocchè, essendo radicati, e fondati in carità, possiate comprendere, con tutti i santi, qual sia la larghezza, e la lunghezza, e la profondità, e l’altezza, e conoscer la carità di Cristo, che sopravanza ogni conoscenza; acciocchè siate ripieni fino a tutta la pienezza di Dio. Or a colui che può, secondo la potenza che opera in noi, fare infinitamente sopra ciò che noi chieggiamo, o pensiamo; a lui sia la gloria nella Chiesa, in Cristo Gesù, per tutte le generazioni del secolo de’ secoli. Amen IO adunque, il prigione, vi esorto nel Signore, che camminiate condegnamente alla vocazione, della quale siete stati chiamati; con ogni umiltà, e mansuetudine; con pazienza, comportandovi gli uni gli altri in carità; studiandovi di serbar l’unità dello Spirito per il legame della pace. V’è un corpo unico, e un unico Spirito; come ancora voi siete stati chiamati in un’unica speranza della vostra vocazione. V’è un unico Signore, una fede, un battesimo; un Dio unico, e Padre di tutti, il quale è sopra tutte le cose, e fra tutte le cose, e in tutti voi. Ma a ciascun di noi è stata data la grazia, secondo la misura del dono di Cristo. Per la qual cosa dice: Essendo salito in alto, egli ha menata in cattività moltitudine di prigioni, e ha dati de’ doni agli uomini. Or quello: È salito, che cosa è altro, se non che prima ancora era disceso nelle parti più basse della terra? Colui che è disceso è quello stesso, il quale ancora è salito di sopra a tutti i cieli, acciocchè empia tutte le cose. Ed egli stesso ha dati gli uni apostoli, e gli altri profeti, e gli altri evangelisti, e gli altri pastori, e dottori; per lo perfetto adunamento de’ santi, per l’opera del ministerio, per l’edificazione del corpo di Cristo; finchè ci scontriamo tutti nell’unità della fede, e della conoscenza del Figliuol di Dio, in uomo compiuto, alla misura della statura perfetta del corpo di Cristo. Acciocchè non siam più bambini, fiottando e trasportati da ogni vento di dottrina, per la baratteria degli uomini, per la loro astuzia all’artificio, ed insidie dell’inganno. Ma che, seguitando verità in carità, cresciamo in ogni cosa in colui che è il capo, cioè in Cristo. Dal quale tutto il corpo ben composto, e commesso insieme per tutte le giunture di cui è fornito, secondo la virtù che è nella misura di ciascun membro, prende il suo accrescimento alla propria edificazione in carità QUESTO dico adunque, e protesto nel Signore, che voi non camminiate più come camminano ancora gli altri Gentili, nella vanità della lor mente; intenebrati nell’intelletto, alieni dalla vita di Dio, per l’ignoranza che è in loro, per l’induramento del cuor loro. I quali, essendo divenuti insensibili ad ogni dolore, si sono abbandonati alla dissoluzione, da operare ogni immondizia, con insaziabile cupidità. Ma voi non avete così imparato Cristo; se pur l’avete udito, e siete stati in lui ammaestrati, secondo che la verità è in Gesù: di spogliare, quant’è alla primiera condotta, l’uomo vecchio, il qual si corrompe nelle concupiscenze della seduzione; e d’essere rinnovati per lo Spirito della vostra mente; e d’esser vestiti dell’uomo nuovo, creato, secondo Iddio, in giustizia, e santità di verità. Perciò, deposta la menzogna, parlate in verità ciascuno col suo prossimo; poichè noi siam membra gli uni degli altri. Adiratevi, e non peccate; il sole non tramonti sopra il vostro cruccio. E non date luogo al diavolo. Chi rubava non rubi più; anzi più tosto fatichi, facendo qualche buona opera con le proprie mani, acciocchè abbia di che far parte a colui che ha bisogno. Niuna parola malvagia esca dalla vostra bocca; ma, se ve n’è alcuna buona ad edificazione, secondo il bisogno; acciocchè conferisca grazia agli ascoltanti. E non contristate lo Spirito Santo di Dio, col quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione. Sia tolta via da voi ogni amaritudine, ed ira, e cruccio, e grido, e maldicenza, con ogni malizia. Ma siate gli uni inverso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi gli uni gli altri, siccome ancora Iddio vi ha perdonati in Cristo Siate adunque imitatori di Dio, come figliuoli diletti. E camminate in carità, siccome ancora Cristo ci ha amati, e ha dato sè stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio, in odor soave E come si conviene a santi, fornicazione, e niuna immondizia, ed avarizia, non sia pur nominata fra voi; nè disonestà, nè stolto parlare, o buffoneria, le quali cose non si convengono; ma più tosto, ringraziamento. Poichè voi sapete questo: che niun fornicatore, nè immondo, nè avaro, il quale è idolatra, ha eredità nel regno di Cristo, e di Dio. Niuno vi seduca con vani ragionamenti; perciocchè per queste cose vien l’ira di Dio, sopra i figliuoli della disubbidienza. Non siate adunque loro compagni. Perciocchè già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate come figliuoli di luce poichè il frutto dello Spirito è in ogni bontà, e giustizia, e verità, provando ciò che è accettevole al Signore. E non partecipate le opere infruttuose delle tenebre, anzi più tosto ancora riprendetele. Perciocchè egli è disonesto pur di dire le cose che si fanno da coloro in occulto. Ma tutte le cose, che sono condannate sono manifestate dalla luce; perciocchè tutto ciò che è manifestato è luce. Perciò dice: Risvegliati, tu che dormi, e risorgi da’ morti, e Cristo ti risplenderà. Riguardate adunque come voi camminate con diligente circospezione; non come stolti, ma come savi; ricomperando il tempo, perciocchè i giorni sono malvagi. Perciocchè, non siate disavveduti, ma intendenti qual sia la volontà del Signore. E non v’inebbriate di vino, nel quale vi è dissoluzione; ma siate ripieni dello Spirito; parlando a voi stessi con salmi, ed inni, e canzoni spirituali, cantando, e salmeggiando col cuor vostro al Signore. Rendendo del continuo grazie d’ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo Sottoponendovi gli uni agli altri nel timor di Cristo. MOGLI, siate soggette a’ vostri mariti, come al Signore. Poichè il marito è capo della donna, siccome ancora Cristo è capo della Chiesa, ed egli stesso è Salvatore del corpo. Ma altresì, come la Chiesa è soggetta a Cristo, così le mogli debbono esser soggette a’ lor mariti in ogni cosa. Mariti, amate le vostre mogli, siccome ancora Cristo ha amata la Chiesa, e ha dato sè stesso per lei; acciocchè, avendola purgata col lavacro dell’acqua, la santificasse per la parola; per farla comparire davanti a sè, gloriosa, non avendo macchia, nè crespa, nè cosa alcuna tale; ma santa ed irreprensibile. Così debbono i mariti amare le loro mogli, come i lor propri corpi: chi ama la sua moglie ama sè stesso. Perciocchè niuno giammai ebbe in odio la sua carne, anzi la nudrisce, e la cura teneramente, siccome ancora il Signore la Chiesa. Poichè noi siamo membra del suo corpo, della sua carne, e delle sue ossa. Perciò, l’uomo lascerà suo padre, e sua madre, e si congiungerà con la sua moglie, e i due diverranno una stessa carne. Questo mistero è grande; or io dico, a riguardo di Cristo, e della Chiesa. Ma ciascun di voi così ami la sua moglie, come sè stesso; ed altresì la moglie riverisca il marito Figliuoli, ubbidite nel Signore a’ vostri padri e madri, perciocchè ciò è giusto. Onora tuo padre, e tua madre che è il primo comandamento con promessa, acciocchè ti sia bene, e tu sii di lunga vita sopra la terra. E voi, padri, non provocate ad ira i vostri figliuoli; ma allevateli in disciplina, ed ammonizion del Signore. Servi, ubbidite a’ vostri signori secondo la carne, con timore, e tremore, nella semplicità del cuor vostro, come a Cristo. Non servendo all’occhio, come per piacere agli uomini; ma, come servi di Cristo, facendo il voler di Dio d’animo; servendo con benivoglienza, come a Cristo, e non come agli uomini; sapendo che del bene che ciascuno, o servo o franco ch’egli sia, avrà fatto, egli ne riceverà la retribuzion dal Signore. E voi, signori, fate par pari inverso loro, rallentando le minacce; sapendo che il Signore, e vostro, e loro, è ne’ cieli; e che dinanzi a lui non v’è riguardo alla qualità delle persone NEL rimanente, fratelli miei, fortificatevi nel Signore, e nella forza della sua possanza. Vestite tutta l’armatura di Dio, per poter dimorar ritti, e fermi contro alle insidie del diavolo. Poichè noi non abbiamo il combattimento contro a sangue e carne; ma contro a’ principati, contro alle podestà, contro a’ rettori del mondo, e delle tenebre di questo secolo, contro agli spiriti maligni, ne’ luoghi celesti. Perciò, prendete tutta l’armatura di Dio, acciocchè possiate contrastare nel giorno malvagio; e dopo aver compiuta ogni cosa, restar ritti in piè. Presentatevi adunque al combattimento, cinti di verità intorno a’ lombi, e vestiti dell’usbergo della giustizia; ed avendo i piedi calzati della preparazione dell’evangelo della pace. Sopra tutto, prendendo lo scudo della fede, col quale possiate spegnere tutti i dardi infocati del maligno. Pigliate ancora l’elmo della salute; e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio. Orando in ogni tempo, con ogni maniera di preghiera, e supplicazione, in Ispirito; ed a questo stesso vegliando, con ogni perseveranza, ed orazione per tutti i santi E per me ancora, acciocchè mi sia data parola con apertura di bocca, per far conoscere con libertà il misterio dell’evangelo. Per lo quale io sono ambasciatore in catena; acciocchè io l’annunzii francamente, come mi convien parlare. OR acciocchè ancora voi sappiate lo stato mio, e ciò che io fo, Tichico, il caro fratello, e fedel ministro nel Signore, vi farà assapere il tutto. Il quale io ho mandato a voi a questo stesso fine, acciocchè voi sappiate lo stato nostro, e ch’egli consoli i cuori vostri. Pace a’ fratelli, e carità con fede, da Dio Padre, e dal Signor Gesù Cristo. La grazia sia con tutti quelli che amano il Signor nostro Gesù Cristo, in purità incorruttibile. Amen PAOLO, e Timoteo, servitori di Gesù Cristo, a tutti i santi in Cristo Gesù, che sono in Filippi, co’ vescovi e diaconi. Grazia a voi e pace, da Dio nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo IO rendo grazie all’Iddio mio, di tutta la memoria che io ho di voi facendo sempre, con allegrezza, preghiera per tutti voi, in ogni mia orazione; per la vostra comunione nell’evangelo, dal primo dì infino ad ora. Avendo di questo stesso fidanza: che colui che ha cominciata in voi l’opera buona, la compierà fino al giorno di Cristo Gesù Siccome è ragionevole che io senta questo di tutti voi; perciocchè io vi ho nel cuore, voi tutti che siete miei consorti nella grazia, così ne’ miei legami, come nella difesa, e confermazione dell’evangelo. Perciocchè Iddio m’è testimonio, come io vi amo tutti affettuosamente con la tenerezza di Gesù Cristo E di questo prego che la vostra carità abbondi sempre di più in più in conoscenza, ed in ogni intendimento. Affinchè discerniate le cose migliori; acciocchè siate sinceri, e senza intoppo, per lo giorno di Cristo; ripieni di frutti di giustizia, che son per Gesù Cristo; alla gloria, e lode di Dio ORA, fratelli, io voglio che sappiate che i fatti miei son riusciti a maggiore avanzamento dell’evangelo; talchè i miei legami son divenuti palesi in Cristo, in tutto il pretorio, e a tutti gli altri. E molti de’ fratelli nel Signore, rassicurati per i miei legami, hanno preso vie maggiore ardire di proporre la parola di Dio senza paura. Vero è, che ve ne sono alcuni che predicano anche Cristo per invidia e per contenzione, ma pure ancora altri che lo predicano per buona affezione. Quelli certo annunziano Cristo per contenzione, non puramente; pensando aggiungere afflizione a’ miei legami. Ma questi lo fanno per carità, sapendo che io son posto per la difesa dell’evangelo. Ma che? pure è ad ogni modo, o per pretesto o in verità, Cristo annunziato; e di questo mi rallegro, anzi ancora me ne rallegrerò per l’avvenire. Poichè io so che ciò mi riuscirà a salute, per la vostra orazione, e per la somministrazione dello Spirito di Gesù Cristo; secondo l’intento e la speranza mia, che io non sarò svergognato in cosa alcuna; ma che, con ogni franchezza, come sempre, così ancora al presente, Cristo sarà magnificato nel mio corpo, o per vita, o per morte Perciocchè a me il vivere è Cristo, e il morire guadagno. Or io non so se il vivere in carne mi è vantaggio, nè ciò che io debbo eleggere. Perciocchè io son distretto da’ due lati; avendo il desiderio di partire di quest’albergo, e di esser con Cristo, il che mi sarebbe di gran lunga migliore; ma il rimanere nella carne è più necessario per voi. E questo so io sicuramente: che io rimarrò, e dimorerò appresso di voi tutti, all’avanzamento vostro, e all’allegrezza della vostra fede. Acciocchè il vostro vanto abbondi in Cristo Gesù, per me, per la mia presenza di nuovo fra voi SOL conversate condegnamente all’evangelo di Cristo; acciocchè, o ch’io venga, e vi vegga, o ch’io sia assente, io oda de’ fatti vostri, che voi state fermi in uno Spirito, combattendo insieme d’un medesimo animo per la fede dell’evangelo; e non essendo in cosa alcuna spaventati dagli avversari; il che a loro è una dimostrazione di perdizione, ma a voi di salute; e ciò da Dio. Poichè a voi è stato di grazia dato per Cristo, non sol di credere in lui, ma ancora di patir per lui; avendo lo stesso combattimento, il quale avete veduto in me, ed ora udite essere in me Se dunque vi è alcuna consolazione in Cristo, se alcun conforto di carità, se alcuna comunione di Spirito, se alcune viscere e misericordie, rendete compiuta la mia allegrezza, avendo un medesimo sentimento, ed una medesima carità; essendo d’un animo, sentendo una stessa cosa; non facendo nulla per contenzione, o vanagloria; ma per umiltà, ciascun di voi pregiando altrui più che sè stesso. Non riguardate ciascuno al suo proprio, ma ciascuno riguardi eziandio all’altrui. Perciocchè conviene che in voi sia il medesimo sentimento, il quale ancora è stato in Cristo Gesù. Il quale, essendo in forma di Dio, non reputò rapina l’essere uguale a Dio. E pure annichilò sè stesso, presa forma di servo, fatto alla somiglianza degli uomini; e trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò sè stesso, essendosi fatto ubbidiente infino alla morte, e la morte della croce. Per la qual cosa ancora Iddio lo ha sovranamente innalzato, e gli ha donato un nome, che è sopra ogni nome; acciocchè nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, e terrestri, e sotterranee; e che ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre Perciò, cari miei, come sempre mi avete ubbidito, non sol come nella mia presenza, ma ancora molto più al presente nella mia assenza, compiete la vostra salute con timore, e tremore. Poichè Iddio è quel che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito Fate ogni cosa senza mormorii, e quistioni; acciocchè siate irreprensibili, e sinceri, figliuoli di Dio senza biasimo, in mezzo della perversa e storta generazione, fra la quale risplendete come luminari nel mondo, portando innanzi a quella la parola della vita; acciocchè io abbia di che gloriarmi nel giorno di Cristo, ch’io non son corso in vano, nè in vano ho faticato. E se pure anche sono, a guisa d’offerta da spandere, sparso sopra l’ostia e il sacrificio della fede vostra, io ne gioisco, e ne congioisco con tutti voi. Gioitene parimente voi, e congioitene meco. OR io spero nel Signore Gesù di mandarvi tosto Timoteo, acciocchè io ancora, avendo saputo lo stato vostro, sia inanimato. Perciocchè io non ho alcuno d’animo pari a lui, il quale sinceramente abbia cura de’ fatti vostri. Poichè tutti cercano il lor proprio, non ciò che è di Cristo Gesù. Ma voi conoscete la prova d’esso; come egli ha servito meco nell’evangelo, nella maniera che un figliuolo serve al padre. Io spero adunque mandarlo, subito che avrò veduto come andranno i fatti miei. Or io ho fidanza nel Signore ch’io ancora tosto verrò. Ma ho stimato necessario di mandarvi Epafrodito, mio fratello, e compagno d’opera, e di milizia, e vostro apostolo, e ministro de’ miei bisogni. Perciocchè egli desiderava molto vedervi tutti; ed era angosciato per ciò che avevate udito ch’egli era stato infermo. Perciocchè certo egli è stato infermo, ben vicin della morte; ma Iddio ha avuta pietà di lui; e non solo di lui, ma di me ancora, acciocchè io non avessi tristizia sopra tristizia. Perciò vie più diligentemente l’ho mandato, acciocchè, veggendolo, voi vi rallegriate di nuovo, e ch’io stesso sia men contristato. Accoglietelo adunque nel Signore con ogni allegrezza, ed abbiate tali in istima. Perciocchè egli è stato ben presso della morte per l’opera di Cristo, avendo esposta a rischio la propria vita, per supplire alla mancanza del vostro servigio inverso me QUANT’è al rimanente, fratelli miei, rallegratevi nel Signore. A me certo non è grave scrivervi le medesime cose, e per voi è sicuro. Guardatevi da’ cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi dal ricidimento. Poichè la circoncisione siam noi, noi che serviamo in Ispirito a Dio, e ci gloriamo in Cristo Gesù, e non ci confidiamo nella carne Benchè eziandio nella carne io avrei di che confidarmi; se alcun altro si pensa aver di che confidarsi nella carne, io l’ho molto più. Io, che sono stato circonciso l’ottavo giorno, che sono della nazione d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo di Ebrei; quant’è alla legge, Fariseo; quant’è alla zelo, essendo stato persecutor della chiesa; quant’è alla giustizia, che è nella legge, essendo stato irreprensibile. Ma le cose che mi eran guadagni, quelle ho reputate danno, per Cristo. Anzi pure ancora reputo tutte queste cose esser danno, per l’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale io ho fatta perdita di tutte queste cose, e le reputo tanti sterchi, acciocchè io guadagni Cristo E sia trovato in lui, non già avendo la mia giustizia, che è dalla legge; ma quella che è per la fede di Cristo: la giustizia che è da Dio, mediante la fede; per conoscere esso Cristo, e la virtù della sua risurrezione, e la comunione delle sue sofferenze, essendo reso conforme alla sua morte; per provare se una volta perverrò alla risurrezione de’ morti. Non già ch’io abbia ottenuto il premio, o che già sia pervenuto alla perfezione; anzi proseguo, per procacciar di ottenere il premio; per la qual cagione ancora sono stato preso da Gesù Cristo. Fratelli, io non reputo d’avere ancora ottenuto il premio; ma una cosa fo: dimenticando le cose che sono dietro, e distendendomi alle cose che son davanti, proseguo il corso verso il segno, al palio della superna vocazione di Dio, in Cristo Gesù Perciò, quanti siamo compiuti, abbiam questo sentimento; e se voi sentite altrimenti in alcuna cosa, Iddio vi rivelerà quello ancora. Ma pur camminiamo d’una stessa regola, e sentiamo una stessa cosa, in ciò a che siam pervenuti Siate miei imitatori, fratelli; e considerate coloro che camminano così, come avete noi per esempio. Percioccchè molti camminano, de’ quali molte volte vi ho detto, ed ancora al presente lo dico piangendo, che sono i nemici della croce di Cristo, il cui fine è perdizione, il cui Dio è il ventre, e la cui gloria è in ciò che torna alla confusione loro; i quali hanno il pensiero, e l’affetto alle cose terrestri. Poichè noi viviamo ne’ cieli, come nella nostra città: onde ancora aspettiamo il Salvatore, il Signor Gesù Cristo. Il quale trasformerà il nostro corpo vile, acciocchè sia reso conforme al suo corpo glorioso, secondo la virtù per la quale può eziandio sottoporsi ogni cosa Perciò fratelli miei cari e desideratissimi, allegrezza e corona mia, state in questa maniera fermi nel Signore, diletti. Io esorto Evodia, esorto parimente Sintiche, d’avere un medesimo sentimento nel Signore. Io prego te ancora, leal consorte, sovvieni a queste donne, le quali hanno combattuto meco nell’evangelo, insieme con Clemente, e gli altri miei compagni d’opera, i cui nomi sono nel libro della vita. Rallegratevi del continuo nel Signore; da capo dico, rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini, il Signore è vicino. Non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna; ma sieno in ogni cosa le vostre richieste notificate a Dio, per l’orazione e per la preghiera, con ringraziamento. E la pace di Dio, la qual sopravanza ogni intelletto, guarderà i vostri cuori, e le vostre menti, in Cristo Gesù. Quant’è al rimanente, fratelli, tutte le cose che son veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che son giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che son di buona fama, se vi è alcuna virtù, e se vi è alcuna lode, a queste cose pensate. Le quali ancora avete imparate, e ricevute, e udite da me, e vedute in me; fate queste cose, e l’Iddio della pace sarà con voi OR io mi son grandemente rallegrato nel Signore, che omai voi siete rinverditi ad aver cura di me; di cui ancora avevate cura, ma vi mancava l’opportunità. Io nol dico, perchè io abbia mancamento; perciocchè io ho imparato ad esser contento nello stato nel qual mi trovo. Io so essere abbassato, so altresì abbondare; in tutto, e per tutto sono ammaestrato ad esser saziato, e ad aver fame; ad abbondare, ed a sofferir mancamento. Io posso ogni cosa in Cristo, che mi fortifica. Tuttavolta, voi avete fatto bene d’aver dal canto vostro preso parte alla mia afflizione. Or voi ancora, o Filippesi, sapete che nel principio dell’evangelo, quando io partii di Macedonia, niuna chiesa mi comunicò nulla, per conto del dare e dell’avere, se non voi soli. Poichè ancora in Tessalonica mi avete mandato, una e due volte, quel che mi era bisogno. Non già ch’io ricerchi i doni, anzi ricerco il frutto che abbondi a vostra ragione. Or io ho ricevuto il tutto, ed abbondo; io son ripieno, avendo ricevuto da Epafrodito ciò che mi è stato mandato da voi, che è un odor soave, un sacrificio accettevole, piacevole a Dio. Or l’Iddio mio supplirà ogni vostro bisogno, secondo le ricchezze sue in gloria, in Cristo Gesù Or all’Iddio, e Padre nostro, sia la gloria ne’ secoli de’ secoli. Amen. Salutate tutti i santi in Cristo Gesù. I fratelli che son meco vi salutano; tutti i santi vi salutano, e massimamente quei della casa di Cesare. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen PAOLO, apostolo di Gesù Cristo, per la volontà di Dio, e il fratello Timoteo; a’ santi, e fedeli fratelli in Cristo, che sono in Colosse. Grazia a voi, e pace, da Dio nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo NOI rendiam grazie a Dio, e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, facendo del continuo orazione per voi; avendo udita la fede vostra in Cristo Gesù, e la vostra carità inverso tutti i santi; per la speranza che vi è riposta ne’ cieli, la quale innanzi avete udita nella parola della verità dell’evangelo. Il quale è pervenuto a voi, come ancora per tutto il mondo; e fruttifica, e cresce, siccome ancora fra voi, dal dì che voi udiste, e conosceste la grazia di Dio in verità. Come ancora avete imparato da Epafra, nostro caro conservo, il quale è fedel ministro di Cristo per voi. Il quale ancora ci ha dichiarata la vostra carità in Ispirito Perciò ancora noi, dal dì che abbiamo ciò udito, non restiamo di fare orazione per voi e di richiedere che siate ripieni della conoscenza della volontà d’esso in ogni sapienza, ed intelligenza spirituale. Acciocchè camminiate condegnamente al Signore, per compiacergli in ogni cosa, fruttificando in ogni opera buona, e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza, secondo la possanza della sua gloria, ad ogni sofferenza e pazienza, con allegrezza; rendendo grazie a Dio, e Padre, che ci ha fatti degni di partecipar la sorte de’ santi nella luce. Il quale ci ha riscossi dalla podestà delle tenebre, e ci ha trasportati nel regno del Figliuolo dell’amor suo. In cui abbiamo la redenzione per lo suo sangue, la remission de’ peccati. EGLI è l’immagine dell’Iddio invisibile, il primogenito d’ogni creatura. Poichè in lui sono state create tutte le cose, quelle che son ne’ cieli, e quelle che son sopra la terra; le cose visibili e le invisibili; e troni, e signorie, e principati, e podestà; tutte le cose sono state create per lui, e per cagione di lui. Ed egli è avanti ogni cosa, e tutte le cose consistono in lui. Ed egli stesso è il capo del corpo della chiesa; egli, dico, che è il principio, il primogenito da’ morti; acciocchè in ogni cosa tenga il primo grado. Perciocchè è piaciuto al Padre che tutta la pienezza abiti in lui; ed avendo fatta la pace per il sangue della croce d’esso, riconciliarsi per lui tutte le cose; così quelle che sono sopra la terra, come quelle che sono ne’ cieli. E voi stessi, che già eravate alieni, e nemici con la mente, nelle opere malvage; pure ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, per la morte, per farvi comparire davanti a sè santi, ed irreprensibili, e senza colpa. Se pure perseverate nella fede, essendo fondati e fermi; e non essendo smossi dalla speranza dell’evangelo che voi avete udito, il quale è stato predicato fra ogni creatura che è sotto il cielo; del quale io Paolo sono stato fatto ministro. ORA mi rallegro nelle mie sofferenza per voi, e per mia vicenda compio nella mia carne ciò che resta ancora a compiere delle afflizioni di Cristo, per lo corpo d’esso, che è la chiesa. Della quale io sono stato fatto ministro, secondo la dispensazione di Dio, che mi è stata data inverso voi, per compiere il servigio della parola di Dio. Il misterio, che è stato occulto da secoli ed età; ed ora è stato manifestato a’ santi d’esso. A’ quali Iddio ha voluto far conoscere quali sieno le ricchezze della gloria di questo misterio inverso i Gentili, che è Cristo in voi, speranza di gloria. Il quale noi annunziamo, ammondendo, ed ammaestrando ogni uomo in ogni sapienza; acciocchè presentiamo ogni uomo compiuto in Cristo Gesù. A che ancora io fatico, combattendo secondo la virtù d’esso, la quale opera in me con potenza PERCIOCCHÈ io voglio che sappiate quanto gran combattimento io ho per voi, e per quelli che sono in Laodicea, e per tutti quelli che non hanno veduta la mia faccia in carne. Acciocchè i lor cuori sieno consolati, essendo eglino congiunti in carità, ed in tutte le ricchezze del pieno accertamento dell’intelligenza, alla conoscenza del misterio di Dio e Padre, e di Cristo. In cui son nascosti tutti i tesori della sapienza, e della conoscenza Or questo dico, acciocchè niuno v’inganni per parlare acconcio a persuadere. Perciocchè, benchè di carne io sia assente, pur son con voi di spirito, rallegrandomi, e veggendo il vostro ordine, e la fermezza della vostra fede in Cristo. Come dunque voi avete ricevuto il Signor Cristo Gesù, così camminate in esso, essendo radicati, ed edificati in lui, e confermati nella fede; siccome siete stati insegnati, abbondando in essa con ringraziamento. Guardate che non vi sia alcuno che vi tragga in preda per la filosofia, e vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo, e non secondo Cristo. Poichè in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità. E voi siete ripieni in lui, che è il capo d’ogni principato, e podestà. Nel quale ancora siete stati circoncisi d’una circoncisione fatta senza mano, nello spogliamento del corpo de’ peccati della carne, nella circoncisione di Cristo. Essendo stati con lui seppelliti nel battesimo; in cui ancora siete insieme risuscitati, per la fede della virtù di Dio, che ha risuscitato lui da’ morti Ed ha con lui vivificati voi, che eravate morti ne’ peccati, e nell’incirconcisione della vostra carne; avendovi perdonati tutti i peccati; avendo cancellata l’obbligazione che era contro a noi negli ordinamenti, la quale ci era contraria; e quella ha tolta via, avendola confitta nella croce. Ed avendo spogliate le podestà, e i principati, li ha pubblicamente menati in ispettacolo, trionfando d’essi in esso Niuno adunque vi giudichi in mangiare, od in bere, o per rispetto di festa, o di calendi, o di sabati. Le quali cose son ombra di quelle che dovevano avvenire; ma il corpo è di Cristo. Niuno vi condanni a suo arbitrio, in umiltà, e servigio degli angeli, ponendo il piè nelle cose che non ha vedute, essendo temerariamente gonfio dalla mente della sua carne. E non attenendosi al Capo, dal quale tutto il corpo, fornito, e ben commesso insieme per le giunture, ed i legami, prende l’accrescimento di Dio. Se dunque, essendo morti con Cristo, siete sciolti dagli elementi del mondo, perchè, come se viveste nel mondo, vi s’impongono ordinamenti? Non toccare, non assaggiare, non maneggiare le quali cose tutte periscono per l’uso, secondo i comandamenti, e le dottrine degli uomini? Le quali cose hanno bene alcuna apparenza di sapienza, in religion volontaria, ed in umiltà, e in non risparmiare il corpo in ciò che è per satollar la carne; non in onore alcuno SE dunque voi siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di sopra, dove Cristo è a sedere alla destra di Dio. Pensate alle cose di sopra, non a quelle che son sopra la terra. Perciocchè voi siete morti, e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo, che è la vita vostra, apparirà, allora ancor voi apparirete con lui in gloria Mortificate adunque le vostre membra che son sopra la terra; fornicazione, immondizia, lussuria nefanda, mala concupiscenza, ed avarizia, che è idolatria. Per le quali cose viene l’ira di Dio sopra i figliuoli della disubbidienza. Nelle quali già camminaste ancor voi, quando vivevate in esse Ma ora deponete ancora voi tutte queste cose: ira, cruccio, malizia, e fuor della vostra bocca maldicenza, e parlar disonesto. Non mentite gli uni agli altri, avendo spogliato l’uomo vecchio co’ suoi atti; e vestito il nuovo, che si rinnova a conoscenza, secondo l’immagine di colui che l’ha creato. Dove non vi è Greco e Giudeo, circoncisione e incirconcisione, Barbaro e Scita, servo e franco; ma Cristo è ogni cosa, ed in tutti Vestitevi adunque, come eletti di Dio, santi, e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, d’umiltà, di mansuetudine, di pazienza; comportandovi gli uni gli altri, e perdonandovi, se alcuno ha qualche querela contro ad un altro; come Cristo ancora vi ha perdonati, fate voi altresì il simigliante. E per tutte queste cose, vestitevi di carità, che è il legame della perfezione. Ed abbia la presidenza ne’ cuori vostri la pace di Dio, alla quale ancora siete stati chiamati in un corpo; e siate riconoscenti. La parola di Cristo abiti in voi doviziosamente, in ogni sapienza; ammaestrandovi, ed ammonendovi gli uni gli altri, con salmi, ed inni, e canzoni spirituali; cantando con grazia del cuor vostro al Signore. E qualunque cosa facciate, in parola, o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio, e Padre, per lui MOGLI, siate soggette a’ mariti, come si conviene nel Signore. Mariti, amate le mogli, e non v’inasprite contro a loro. Figliuoli, ubbidite a’ padri e madri, in ogni cosa; poichè questo è accettevole al Signore. Padri, non provocate ad ira i vostri figliuoli, acciocchè non vengan meno dell’animo. Servi, ubbidite in ogni cosa a quelli che son vostri signori secondo la carne; non servendo all’occhio, come per piacere agli uomini; ma in semplicità di cuore, temendo Iddio. E qualunque cosa facciate, operate d’animo, facendolo come al Signore, e non agli uomini; sapendo che dal Signore riceverete la retribuzione dell’eredità; poichè voi servite a Cristo, il Signore. Ma chi fa torto riceverà la retribuzione del torto ch’egli avrà fatto, e non vi è riguardo a qualità di persona Signori, fate ciò che è giusto, e ragionevole inverso i servi, sapendo che ancora voi avete un Signore ne’ cieli PERSEVERATE nell’orazione, vegliando in essa con ringraziamento. Pregando insieme ancora per noi, acciocchè Iddio apra eziandio a noi la porta della parola, per annunziare il misterio di Cristo, per lo quale anche sono prigione; acciocchè io lo manifesti, come mi convien parlare Procedete con sapienza inverso quei di fuori; ricomperando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale; per sapere come vi si convien rispondere a ciascuno TICHICO, il caro fratello, e fedel ministro, e mio conservo nel Signore, vi farà assapere tutto lo stato mio. Il quale io ho mandato a voi a questo stesso fine, acciocchè sappia lo stato vostro, e consoli i cuori vostri, insieme col fedele, e caro fratello Onesimo, il quale è de’ vostri; essi vi faranno assaper tutte le cose di qua. Aristarco, prigione meco, vi saluta; così ancora Marco, il cugino di Barnaba; intorno al quale avete ricevuto ordine; se viene a voi, accoglietelo. E Gesù, detto Giusto, i quali son della circoncisione; questi soli son gli operai nell’opera del regno di Dio, i quali mi sono stati di conforto. Epafra, che è de’ vostri, servo di Cristo, vi saluta; combattendo sempre per voi nelle orazioni, acciocchè stiate fermi, perfetti, e compiuti in tutta la volontà di Dio. Perciocchè io gli rendo testimonianza, ch’egli ha un gran zelo per voi, e per quelli che sono in Laodicea, e per quelli che sono in Ierapoli. Il diletto Luca, il medico, e Dema, vi salutano. Salutate i fratelli che sono in Laodicea, e Ninfa, e la chiesa che è in casa sua. E quando quest’epistola sarà stata letta fra voi, fate che sia ancor letta nella chiesa de’ Laodicesi; e che ancora voi leggiate quella che vi sarà mandata da Laodicea. E dite ad Archippo: Guarda al ministerio che tu hai ricevuto nel Signore, acciocchè tu l’adempia. Il saluto, scritto di mano propria di me Paolo. Ricordatevi de’ miei legami. La grazia sia con voi. Amen PAOLO, e Silvano, e Timoteo, alla chiesa de’ Tessalonicesi, che è in Dio Padre, e nel Signor Gesù Cristo. Grazia a voi e pace, da Dio nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo NOI rendiamo del continuo grazie a Dio per tutti voi, facendo di voi menzione nelle nostre orazioni; rammemorandoci continuamente l’opera della vostra fede, e la fatica della vostra carità, e la sofferenza della speranza che voi avete nel Signor nostro Gesù Cristo; nel cospetto di Dio, nostro Padre; sapendo, fratelli amati di Dio, la vostra elezione. Poichè il nostro evangelo non è stato inverso voi in parola solamente, ma ancora in virtù, e in Ispirito Santo, e in molto accertamento; siccome voi sapete quali siamo stati fra voi per amor vostro E voi siete stati imitatori nostri, e del Signore, avendo ricevuta la parola in molta afflizione, con allegrezza dello Spirito Santo. Talchè siete stati esempi a tutti i credenti in Macedonia, ed in Acaia. Perciocchè non sol da voi è risonata la parola del Signore nella Macedonia, e nell’Acaia; ma ancora la fede vostra, la quale avete inverso Iddio, è stata divolgata in ogni luogo; talchè non abbiam bisogno di dirne cosa alcuna. Poichè eglino stessi raccontano di noi, quale entrata noi abbiamo avuta tra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio, per servire all’Iddio vivente, e vero; e per aspettar da’ cieli il suo Figliuolo, il quale egli ha risuscitato da’ morti, cioè Gesù, che ci libera dall’ira a venire PERCIOCCHÈ voi stessi sapete, fratelli, che la nostra entrata fra voi non è stata vana. Anzi, benchè prima avessimo, come sapete, patito, e fossimo stati ingiuriati in Filippi, pur ci siamo francamente inanimati nell’Iddio nostro, da annunziarvi l’evangelo di Dio, con molto combattimento. Poichè la nostra esortazione non procede da inganno, nè da impurità; e non è con frode. Anzi, come siamo stati approvati da Dio, per fidarci l’Evangelo; così parliamo, non come per piacere agli uomini, ma a Dio che prova i nostri cuori. Perciocchè ancora noi non abbiamo giammai usato parlar lusinghevole, come voi sapete, nè occasione d’avarizia; Iddio ne è testimonio. Nè abbiamo cercato gloria dagli uomini, nè da voi, nè da altri, benchè potessimo usar gravità, come apostoli di Cristo Ma siamo stati mansueti fra voi, come una balia, che alleva teneramente i suoi propri figliuoli. In questa maniera, avendovi sommamente cari, eravamo mossi di buona volontà a comunicarvi, non sol l’evangelo di Dio, ma ancora le nostre proprie anime; perchè ci eravate diletti. Perciocchè, fratelli, voi vi ricordate della nostra fatica, e travaglio; poichè, lavorando giorno e notte, per non gravare alcun di voi, abbiam predicato in mezzo a voi l’Evangelo di Dio. Voi siete testimoni, e Dio ancora, come ci siam portati santamente, e giustamente, e senza biasimo, inverso voi che credete. Siccome voi sapete che, come un padre i suoi figliuoli, noi abbiamo esortato, e consolato ciascun di voi; e protestato che camminiate condegnamente a Dio, che vi chiama al suo regno e gloria Perciò ancora, noi non restiamo di render grazie a Dio, di ciò che, avendo ricevuta da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’avete raccolta, non come parola d’uomini; ma, siccome è veramente, come parola di Dio, la quale ancora opera efficacemente in voi che credete. Poichè voi, fratelli, siete divenuti imitatori delle chiese di Dio, che son nella Giudea, in Cristo Gesù; perciocchè ancora voi avete sofferte da quei della vostra nazione le medesime cose ch’essi da’ Giudei. I quali ed hanno ucciso il Signor Gesù, e i lor propri profeti; e ci hanno scacciati, e non piacciono a Dio, e son contrari a tutti gli uomini; divietandoci di parlare a’ Gentili, acciocchè sieno salvati; affin di colmar sempre la misura de ‘lor peccati; or l’ira è venuta sopra loro fino all’estremo OR noi, fratelli, orbati di voi per un momento di tempo, di faccia, e non di cuore, ci siam vie più studiati di veder la vostra faccia, con molto desiderio. Perciò, siam voluti, io Paolo almeno, una e due volte, venire a voi; ma Satana ci ha impediti. Perciocchè, quale è la nostra speranza, o allegrezza, o corona di gloria? non siete dessa ancora voi, nel cospetto del Signor nostro Gesù Cristo, nel suo avvenimento? Poichè voi siete la nostra gloria ed allegrezza Perciò, non potendo più sofferire, avemmo a grado d’esser lasciati soli in Atene; E mandammo Timoteo, nostro fratello, e ministro di Dio, e nostro compagno d’opera nell’evangelo di Cristo, per confermarvi, e confortarvi intorno alla vostra fede. Acciocchè niuno fosse commosso in queste afflizioni; poichè voi stessi sapete che noi siam posti a questo. Perciocchè, eziandio quando eravamo fra voi, vi predicevamo, che saremmo afflitti; siccome ancora è avvenuto, e voi il sapete. Perciò ancora, non potendo più sofferire, io lo mandai, per conoscer la fede vostra; che talora il tentatore non vi avesse tentati, e la nostra fatica non fosse riuscita vana Or al presente, essendo Timoteo venuto da voi a noi, ed avendoci rapportate liete novelle della vostra fede, e carità; e che voi avete del continuo buona ricordanza di noi, desiderando grandemente di vederci, siccome ancora noi voi; perciò, fratelli, noi siamo stati consolati di voi, in tutta la nostra afflizione, e necessità, per la vostra fede. Poichè ora viviamo, se voi state fermi nel Signore. Perciocchè, quali grazie possiam noi render di voi a Dio, per tutta l’allegrezza, della quale ci rallegriamo per voi, nel cospetto dell’Iddio nostro? Pregando intentissimamente, notte e giorno, di poter vedere la vostra faccia, e compier le cose che mancano ancora alla fede vostra Or Iddio stesso, Padre nostro, e il Signor nostro Gesù Cristo, addirizzi il nostro cammino a voi. E il Signore vi accresca, e faccia abbondare in carità gli uni inverso gli altri, e inverso tutti; come noi ancora abbondiamo inverso voi; per raffermare i vostri cuori, acciocchè sieno irreprensibili in santità, nel cospetto di Dio, Padre nostro, all’avvenimento del Signor nostro Gesù Cristo, con tutti i suoi santi. Amen NEL rimanente adunque, fratelli, noi vi preghiamo, ed esortiamo nel Signore Gesù, che, come avete da noi ricevuto come vi convien camminare, e piacere a Dio, in ciò vie più abbondiate. Perciocchè voi sapete quali comandamenti vi abbiamo dati per lo Signore Gesù. Poichè questa è la volontà di Dio, cioè: la vostra santificazione; acciocchè vi asteniate dalla fornicazione; e che ciascun di voi sappia possedere il suo vaso in santificazione, ed onore; non in passione di concupiscenza, come i Gentili, i quali non conoscono Iddio. E che niuno oppressi il suo prossimo, nè gli faccia frode negli affari di questa vita; perciocchè il Signore è il vendicator di tutte queste cose; siccome ancora vi abbiamo innanzi detto, e protestato. Poichè Iddio non ci ha chiamati ad immondizia, ma a santificazione. Perciò chi sprezza queste cose non isprezza un uomo, ma Iddio, il quale ancora ha messo il suo Spirito Santo in noi Ora, quant’è all’amor fraterno, voi non avete bisogno ch’io ve ne scriva; perciocchè voi stessi siete insegnati da Dio ad amarvi gli uni gli altri. Perciocchè lo stesso fate voi ancora inverso tutti i fratelli, che sono in tutta la Macedonia; or vi esortiamo, fratelli, che in ciò vie più abbondiate. E procacciate studiosamente di vivere in quiete, e di fare i fatti vostri, e di lavorar colle proprie mani, siccome vi abbiamo ordinato. Acciocchè camminiate onestamente inverso que’ di fuori, e non abbiate bisogno di cosa alcuna ORA, fratelli, noi non vogliamo che siate in ignoranza intorno a quelli che dormono; acciocchè non siate contristati, come gli altri che non hanno speranza. Poichè, se crediamo che Gesù è morto, ed è risuscitato, Iddio ancora addurrà con lui quelli che dormono in Gesù. Perciocchè noi vi diciamo questo per parola del Signore: che noi viventi, che sarem rimasti fino alla venuta del Signore, non andremo innanzi a coloro che dormono. Perciocchè il Signore stesso, con acclamazion di conforto, con voce di arcangelo, e con tromba di Dio, discenderà dal cielo; e quelli che son morti in Cristo risusciteranno primieramente. Poi noi viventi, che saremo rimasti, saremo insieme con loro rapiti nelle nuvole, a scontrare il Signore nell’aria; e così saremo sempre col Signore. Consolatevi adunque gli uni gli altri con queste parole Ora, quant’è a’ tempi, ed alle stagioni, fratelli, voi non avete bisogno che ve ne sia scritto. Poichè voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. Perciocchè, quando diranno: Pace e sicurtà, allora di subito sopraggiungerà loro perdizione, come i dolori del parto alla donna gravida; e non iscamperanno punto. Ma voi, fratelli, non siete in tenebre, sì che quel giorno vi colga, a guisa di ladro. Voi tutti siete figliuoli di luce, e figliuoli di giorno; noi non siam della notte, nè delle tenebre Perciò, non dormiamo, come gli altri; ma vegliamo, e siamo sobri. Perciocchè coloro che dormono, dormono di notte, e coloro che s’inebbriano, s’inebbriano di notte. Ma noi, essendo figliuoli del giorno, siamo sobri, vestiti dell’usbergo della fede, e della carità; e per elmo, della speranza della salute. Poichè Iddio non ci ha posti ad ira, ma ad acquisto di salute, per lo Signor nostro Gesù Cristo; il quale è morto per noi, acciocchè, o che vegliamo, o che dormiamo, viviamo insieme con lui Perciò, consolatevi gli uni gli altri, ed edificate l’un l’altro, come ancora fate. ORA, fratelli, non vi preghiamo di riconoscer coloro che fra voi faticano, e che vi son preposti nel Signore, e che vi ammoniscono; e d’averli in somma stima in carità, per l’opera loro. Vivete in pace fra voi. Ora, fratelli, noi vi esortiamo che ammoniate i disordinati, confortiate i pusillanimi, sostentiate i deboli, siate pazienti inverso tutti. Guardate che niuno renda male per male ad alcuno; anzi procacciate sempre il bene, così gli uni inverso gli altri, come inverso tutti Siate sempre allegri. Non restate mai d’orare. In ogni cosa rendete grazie, perciocchè tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù inverso voi. Non ispegnete lo Spirito. Non isprezzate le profezie. Provate ogni cosa, ritenete il bene. Astenetevi da ogni apparenza di male Or l’Iddio della pace vi santifichi egli stesso tutti intieri; e sia conservato intiero il vostro spirito, e l’anima, e il corpo, senza biasimo, all’avvenimento del Signor nostro Gesù Cristo. Fedele è colui che vi chiama, il quale ancora lo farà. Fratelli, pregate per noi. Salutate tutti i fratelli con un santo bacio. Io vi scongiuro per lo Signore, che questa epistola sia letta a tutti i santi fratelli. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con voi. Amen PAOLO, e Silvano, e Timoteo, alla chiesa de’ Tessalonicesi, che è in Dio, nostro Padre; e nel Signor Gesù Cristo. Grazia a voi, e pace, da Dio nostro Padre, e dal Signor Gesù Cristo. NOI siamo obbligati di render sempre grazie di voi a Dio, fratelli, come egli è ben convenevole; perciocchè la vostra fede cresce sommamente, e la carità di ciascun di tutti voi abbonda fra voi scambievolmente. Talchè noi stessi ci gloriamo di voi, nelle chiese di Dio, per la vostra sofferenza, e fede, in tutte le vostre persecuzioni, ed afflizioni, che voi sostenete Il che è una dimostrazione del giusto giudizio di Dio, acciocchè siate reputati degni del regno di Dio, per lo quale ancora patite. Poichè è cosa giusta dinnanzi a Dio, di rendere afflizione a coloro che vi affliggono; ed a voi, che siete afflitti, requie con noi, quando il Signor Gesù Cristo apparirà dal cielo, con gli angeli della sua potenza; con fuoco fiammeggiante, prendendo vendetta di coloro che non conoscono Iddio, e di coloro che non ubbidiscono all’evangelo del Signor nostro Gesù Cristo. I quali porteranno la pena, la perdizione eterna, dalla faccia del Signore, e dalla gloria della sua possanza; quando egli sarà venuto per esser glorificato ne’ suoi santi, e reso maraviglioso in tutti i credenti poichè alla nostra testimonianza presso voi è stata prestata fede, in quel giorno Per la qual cosa ancora noi preghiamo del continuo per voi, che l’Iddio nostro vi faccia degni di questa vocazione, e compia tutto il beneplacito della sua bontà, e l’opera della fede, con potenza. Acciocchè sia glorificato il nome del Signor nostro Gesù Cristo in voi, e voi in lui; secondo la grazia dell’Iddio nostro e del Signor Gesù Cristo OR noi vi preghiamo, fratelli, riguardo all’avvenimento del Signor nostro Gesù Cristo, ed al nostro adunamento in lui, che non siate tosto smossi della mente, nè turbati, per ispirito, nè per parola, nè per epistola, come da parte nostra, quasi che il giorno di Cristo soprastia vicino Niuno v’inganni per alcuna maniera; perciocchè quel giorno non verrà, che prima non sia venuta l’apostasia, e non sia manifestato l’uomo del peccato, il figliuol della perdizione. L’avversario, che s’innalza sopra chiunque è chiamato dio, o divinità; talchè siede nel tempio di Dio, come Dio; mostrando sè stesso, e dicendo, ch’egli è Dio. Non vi ricordate voi che, essendo ancora fra voi, io vi diceva queste cose? Ed ora voi sapete ciò che lo ritiene, acciocchè egli sia manifestato al suo tempo. Perciocchè già fin da ora opera il misterio dell’iniquità; soltanto colui che lo ritiene al presente dev’esser tolto di mezzo. Ed allora sarà manifestato quell’empio, il quale il Signore distruggerà per lo spirito della sua bocca, e ridurrà al niente per l’apparizion del suo avvenimento. Del quale empio l’avvenimento sarà, secondo l’operazione di Satana, con ogni potenza, e prodigi, e miracoli di menzogna; e con ogni inganno d’iniquità, in coloro che periscono, perciocchè non hanno dato luogo all’amor della verità, per esser salvati. E però Iddio manderà loro efficacia d’errore, affin che credano alla menzogna; acciocchè sieno giudicati tutti coloro che non hanno creduto alla verità, ma si non compiaciuti nell’iniquità Ma noi siamo obbligati di render del continuo grazie di voi a Dio, fratelli amati dal Signore, di ciò che Iddio vi ha eletti dal principio a salute, in santificazion di Spirito, e fede alla verità. A che egli vi ha chiamati per il nostro evangelo, all’acquisto della gloria del Signor nostro Gesù Cristo. Perciò, fratelli, state saldi, e ritenete gl’insegnamenti che avete imparati per parola, o per epistola nostra Ora, il Signor nostro Gesù Cristo stesso, e l’Iddio e Padre nostro, il qual ci ha amati, e ci ha data eterna consolazione, e buona speranza in grazia, consoli i cuori vostri, e vi confermi in ogni buona parola, ed opera NEL rimanente, fratelli, pregate per noi, acciocchè la parola del Signore corra, e sia glorificata, come fra voi. Ed acciocchè noi siam liberati dagli uomini insolenti, e malvagi; perchè la fede non è di tutti. Or il Signore è fedele, il quale vi raffermerà, e vi guarderà dal maligno. E noi ci confidiam di voi, nel Signore, che voi fate, e farete le cose che vi ordiniamo. Or il Signore addirizzi i vostri cuori all’amor di Dio, e alla paziente aspettazione di Cristo Ora, fratelli, noi vi ordiniamo, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, che vi ritiriate da ogni fratello che cammina disordinatamente, e non secondo l’insegnamento che ha ricevuto da noi. Perciocchè voi stessi sapete come ci conviene imitare; poichè non ci siam portati disordinatamente fra voi. E non abbiam mangiato il pane, ricevutolo da alcuno in dono; ma con fatica, e travaglio, lavorando notte e giorno, per non gravare alcun di voi. Non già che non ne abbiamo la podestà; ma per darvi noi stessi per esempi, acciocchè c’imitiate. Perciocchè ancora, quando eravamo fra voi, vi dinunziavamo questo: che chi non vuol lavorare non mangi. Imperocchè intendiamo che fra voi ve ne sono alcuni che camminano disordinatamente, non facendo opera alcuna, ma occupandosi in cose vane. Or a tali dinunziamo, e li esortiamo per lo Signor nostro Gesù Cristo che lavorando quietamente, mangino il pane loro. Ma, quant’è a voi, fratelli, non vi stancate facendo bene. E se alcuno non ubbidisce alla nostra parola, significata per questa epistola, notate un tale, e non vi mescolate con lui, acciocchè si vergogni. Ma pur nol tenete per nemico, anzi ammonitelo come fratello Or il Signore stesso della pace vi dia del continuo la pace in ogni maniera. Il Signore sia con tutti voi. Il saluto di man propria di me Paolo, che è un segnale in ogni epistola: così scrivo. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen PAOLO, apostolo di Gesù Cristo, per comandamento di Dio, nostro Salvatore; e del Signor Gesù Cristo, nostra speranza; a Timoteo, mio vero figliuolo in fede; grazia, misericordia, e pace, da Dio nostro padre, e da Cristo Gesù, nostro Signore. SICCOME io ti esortai di rimanere in Efeso, quando io andava in Macedonia, fa’ che tu dinunzi ad alcuni che non insegnino dottrina diversa. E che non attendano a favole, ed a genealogie senza fine; le quali producono piuttosto quistioni, che edificazion di Dio, che è in fede Or il fine del comandamento è carità, di cuor puro, e di buona coscienza, e di fede non finta. Dalle quali cose alcuni essendosi sviati, si son rivolti ad un vano parlare; volendo esser dottori della legge, non intendendo nè le cose che dicono, nè quelle delle quali affermano. Or noi sappiamo che la legge è buona, se alcuno l’usa legittimamente. Sapendo questo: che la legge non è posta al giusto, ma agl’iniqui, e ribelli, agli empi, e peccatori, agli scellerati, e profani, agli uccisori di padri e madri, a’ micidiali, a’ fornicatori, a quelli che usano co’ maschi, a’ rubatori d’uomini, a’ falsari, agli spergiuratori; e se vi è alcun’altra cosa contraria alla sana dottrina; secondo l’evangelo della gloria del beato Iddio, il qual m’è stato fidato E rendo grazie a Cristo nostro Signore, il qual mi fortifica, ch’egli mi ha reputato fedele, ponendo al ministerio me, il quale innanzi era bestemmiatore, e persecutore, ed ingiurioso; ma misericordia mi è stata fatta, perciocchè io lo feci ignorantemente, non avendo la fede. Ma la grazia del Signor nostro è soprabbondata, con fede e carità, che è in Cristo Gesù. Certa è questa parola, e degna d’essere accettata per ogni maniera: che Cristo Gesù è venuto nel mondo, per salvare i peccatori, de’ quali io sono il primo. Ma, per questo mi è stata fatta misericordia, acciocchè Gesù Cristo mostrasse in me primieramente tutta la sua clemenza, per essere esempio a coloro che per l’avvenire crederebbero in lui a vita eterna. Or al Re de’ secoli, immortale, invisibile, a Dio solo savio, sia onore, e gloria ne’ secoli de’ secoli. Amen Io ti raccomando questo comandamento, o figliuol Timoteo: che secondo le profezie che innanzi sono state di te, tu guerreggi, in virtù d’esse, la buona guerra. Avendo fede, e buona coscienza; la quale avendo alcuni gettata via, hanno fatto naufragio intorno alla fede. De’ quali è Imeneo, ed Alessandro, i quali io ho dati in man di Satana, acciocchè sieno castigati, ed ammaestrati a non bestemmiare IO esorto adunque, innanzi ad ogni cosa, che si facciano preghiere, orazioni, richieste, e ringraziamenti per tutti gli uomini. Pei re, e per tutti quelli che sono in dignità; acciocchè possiam menare una tranquilla e quieta vita, in ogni pietà ed onestà. Perciocchè quest’è buono ed accettevole nel cospetto di Dio, nostro Salvatore. Il quale vuole che tutti gli uomini sieno salvati, e che vengano alla conoscenza della verità. Perciocchè v’è un sol Dio, ed anche un sol Mediatore di Dio, e degli uomini: Cristo Gesù uomo. Il quale ha dato sè stesso per prezzo di riscatto per tutti; secondo la testimonianza riserbata a’ propri tempi. A che io sono stato costituito banditore, ed apostolo io dico verità in Cristo, non mento, dottor de’ Gentili in fede, e verità. Io voglio adunque che gli uomini facciano orazione in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira e disputazione SIMIGLIANTEMENTE ancora che le donne si adornino d’abito onesto, con verecondia e modestia; non di trecce, o d’oro, o di perle, o di vestimenti preziosi; ma come si conviene a donne che fanno professione di servire a Dio per opere buone. La donna impari con silenzio, in ogni soggezione. Ma io non permetto alla donna d’insegnare, nè d’usare autorità sopra il marito; ma ordino che stia in silenzio. Perciocchè Adamo fu creato il primo, e poi Eva. E Adamo non fu sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, fu in cagion di trasgressione. Ma pure sarà salvata, partorendo figliuoli, se saranno perseverate in fede, e carità, e santificazione, con onestà CERTA è questa parola: Se alcuno desidera l’ufficio di vescovo, desidera una buona opera. Bisogna adunque che il vescovo sia irreprensibile, marito d’una sola moglie, sobrio, vigilante, temperato, onesto, volonteroso albergator de’ forestieri, atto ad insegnare; non dato al vino, non percotitore, non disonestamente cupido del guadagno; ma benigno, non contenzioso, non avaro. Che governi bene la sua propria famiglia, che tenga i figliuoli in soggezione, con ogni gravità. Ma, se alcuno non sa governar la sua propria famiglia, come avrà egli cura della chiesa di Dio? Che non sia novizio; acciocchè divenendo gonfio, non cada nel giudicio del diavolo. Or conviene che egli abbia ancora buona testimonianza da que’ di fuori, acciocchè non cada in vituperio, e nel laccio del diavolo Parimente bisogna che i diaconi sieno gravi, non doppi in parole, non dati a molto vino, non disonestamente cupidi del guadagno. Che ritengano il misterio della fede in pura coscienza. Or questi ancora sieno prima provati, poi servano, se sono irreprensibili. Simigliantemente sieno le lor mogli gravi, non calunniatrici, sobrie, fedeli in ogni cosa. I diaconi sien mariti d’una sola moglie, governando bene i figliuoli, e le proprie famiglie. Perciocchè coloro che avranno ben servito si acquistano un buon grado, e gran libertà nella fede, ch’è in Cristo Gesù Io ti scrivo queste cose, sperando di venir tosto a te. E se pur tardo, acciocchè tu sappi come si convien conversar nella casa di Dio, che è la chiesa dell’Iddio vivente, colonna e sostegno della verità. E senza veruna contradizione, grande è il misterio della pietà: Iddio è stato manifestato in carne, è stato giustificato in Ispirito, è apparito agli angeli, è stato predicato a’ Gentili, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria OR lo Spirito dice espressamente, che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede, attendendo a spiriti seduttori, e a dottrine diaboliche; d’uomini che proporranno cose false per ipocrisia, cauterizzati nella propria coscienza. Che vieteranno il maritarsi, e comanderanno d’astenersi da’ cibi, che Iddio ha creati, acciocchè i fedeli, e quelli che hanno conosciuta la verità, li usino con rendimento di grazie. Poichè ogni cosa creata da Dio è buona, e niuna è da riprovare, essendo usata con rendimento di grazie; perciocchè ella è santificata per la parola di Dio, e per l’orazione RAPPRESENTANDO queste cose a’ fratelli, tu sarai buon ministro di Gesù Cristo, nudrito nelle parole della fede, e della buona dottrina, la qual tu hai ben compresa. Ma schiva le favole profane, e da vecchie; ed esercitati alla pietà. Perciocchè l’esercizio corporale è utile a poca cosa; ma la pietà è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della vita presente, e della futura. Certa è questa parola, a degna d’essere accettata per ogni maniera. Poichè per questo travagliamo, e siamo vituperati; perciocchè abbiamo sperato nell’Iddio vivente, il quale è Salvator di tutti gli uomini, principalmente de’ fedeli. Annunzia queste cose, ed insegnale. Niuno sprezzi la tua giovanezza; ma sii esempio de’ fedeli, in parola, in conversazione, in carità, in ispirito, in fede, in castità. Attendi alla lettura, all’esortazione, alla dottrina, finchè io venga. Non trascurare il dono che è in te, il quale ti è stato dato per profezia, con l’imposizion delle mani del collegio degli anziani. Medita queste cose, e datti interamente ad esse; acciocchè il tuo avanzamento sia manifesto fra tutti. Attendi a te stesso, e alla dottrina; persevera in queste cose; perciocchè, facendo questo, salverai te stesso, e coloro che ti ascoltano NON isgridar l’uomo attempato, ma esortalo come padre, i giovani come fratelli, le donne attempate come madri, le giovani come sorelle, in ogni castità Onora le vedove, che son veramente vedove. Ma, se alcuna vedova ha dei figliuoli, o de’ nipoti, imparino essi imprima d’usar pietà inverso que’ di casa loro, e rendere il cambio a’ loro antenati; perciocchè quest’è buono ed accettevole nel cospetto di Dio. Or quella che è veramente vedova, e lasciata sola, spera in Dio, e persevera in preghiere ed orazioni, notte e giorno. Ma la voluttuosa, vivendo, è morta. Anche queste cose annunzia, acciocchè sieno irreprensibili. Che se alcuno non provvede ai suoi, e principalmente a que’ di casa sua, egli ha rinnegata la fede, ed è peggiore che un infedele. Sia la vedova assunta nel numero delle vedove, non di minore età che di sessant’anni, la qual sia stata moglie d’un sol marito. Che abbia testimonianza d’opere buone: se ha nudriti i suoi figliuoli, se ha albergati i forestieri, se ha lavati i piedi dei santi, se ha sovvenuti gli afflitti, se del continuo è ita dietro ad ogni buona opera. Ma rifiuta le vedove più giovani, perciocchè, dopo che hanno lussuriato contro a Cristo, vogliono maritarsi, avendo condannazione, perciocchè hanno rotta la prima fede. Ed anche, essendo, oltre a ciò, oziose, imparano ad andare attorno per le case; e non sol sono oziose, ma anche cianciatrici e curiose, parlando di cose che non si convengono. Io voglio adunque che le giovani vedove si maritino, faccian figliuoli, sieno madri di famiglia, non dieno all’avversario alcuna occasione di maldicenza. Poichè già alcune si sono sviate dietro a Satana. Se alcun uomo, o donna fedele, ha delle vedove, sovvenga loro, e non sia la chiesa gravata, acciocchè possa bastare a sovvenir quelle che son veramente vedove GLI anziani, che fanno bene l’ufficio della presidenza, sien reputati degni di doppio onore; principalmente quelli che faticano nella parola e nella dottrina. Perciocchè la scrittura dice: Non metter la museruola in bocca al bue che trebbia; e: L’operaio è degno del suo premio. Non ricevere accusa contro all’anziano, se non in su due o tre testimoni. Riprendi, nel cospetto di tutti, quelli che peccano; acciocchè gli altri ancora abbian timore. Io ti scongiuro davanti a Dio, e il Signor Gesù Cristo, e gli angeli eletti, che tu osservi queste cose senza pregiudicio, non facendo nulla per parzialità. Non imporre tosto le mani ad alcuno, e non partecipare i peccati altrui; conserva te stesso puro. Non usar più per l’innanzi acqua sola nel tuo bere, ma usa un poco di vino, per lo tuo stomaco, e per le frequenti tue infermità. D’alcuni uomini i peccati son manifesti, prima che sian giudicati; ma ve ne sono altri che si vedono solo dopo. Le buone opere d’alcuni altresì son manifeste; e quelle che sono altrimenti non possono essere occultate TUTTI i servi che son sotto il giogo reputino i lor signori degni d’ogni onore, acciocchè non sia bestemmiato il nome di Dio, e la dottrina. E quelli che hanno signori fedeli non li sprezzino, perchè son fratelli; anzi molto più li servano, perciocchè son fedeli e diletti, i quali hanno ricevuto il beneficio. Insegna queste cose, ed esorta ad esse. SE alcuno insegna diversa dottrina, e non si attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo, ed alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio, non sapendo nulla, ma languendo intorno a quistioni, e risse di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenze, mali sospetti; vane disputazioni d’uomini corrotti della mente e privi della verità, che stimano la pietà esser guadagno; ritratti da tali Or veramente la pietà, con contentamento d’animo, è gran guadagno. Poichè non abbiam portato nulla nel mondo, e chiaro è che altresì non ne possiamo portar nulla fuori; ma, avendo da nudrirci e da coprirci, saremo di ciò contenti. Ma coloro che vogliono arricchire cadono in tentazione, ed in laccio, ed in molte concupiscenze insensate e nocive, le quali affondano gli uomini in distruzione e perdizione. Perciocchè la radice di tutti i mali è l’avarizia; alla quale alcuni datisi, si sono smarriti dalla fede, e si son fitti in molte doglie. Ma tu, o uomo di Dio, fuggi queste cose; e procaccia giustizia, pietà, fede, carità, sofferenza, mansuetudine. Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna, alla quale sei stato chiamato e ne hai fatta la buona confessione davanti a molti testimoni Io t’ingiungo nel cospetto di Dio, il qual vivifica tutte le cose, e di Cristo Gesù, che testimoniò davanti a Ponzio Pilato la buona confessione, che tu osservi questo comandamento, essendo immacolato ed irreprensibile, fino all’apparizione del Signor nostro Gesù Cristo. La quale a’ suoi tempi mostrerà il beato e solo Principe, il Re dei re, e il Signor de’ signori. Il qual solo ha immortalità ed abita una luce inaccessibile; il quale niun uomo ha veduto, nè può vedere; al quale sia onore ed imperio eterno. Amen. Dinunzia a’ ricchi nel presente secolo, che non sieno d’animo altiero, che non pongano la loro speranza nell’incertitudine delle ricchezze; ma nell’Iddio vivente, il qual ci porge doviziosamente ogni cosa, per goderne. Che faccian del bene, che sien ricchi in buone opere, pronti a distribuire, comunichevoli; facendosi un tesoro d’un buon fondamento per l’avvenire, acciocchè conseguano la vita eterna. O Timoteo, guarda il deposito, schivando le profane vanità di parole, e le contradizioni della falsamente nominata scienza; della quale alcuni facendo professione, si sono sviati dalla fede. La grazia sia teco. Amen PAOLO, apostolo di Gesù Cristo, per la volontà di Dio, secondo la promessa della vita, che è in Cristo Gesù, a Timoteo, figliuol diletto, grazia, misericordia, e pace, da Dio Padre, e dal Signor nostro Cristo Gesù. IO rendo grazie a Dio, al qual servo fin da’ miei antenati, in pura coscienza; che non resto mai di ritener la memoria di te nelle mie orazioni, notte e giorno; desideroso di vederti, ricordandomi delle tue lagrime, acciocchè io sia ripieno d’allegrezza; riducendomi a memoria la fede non finta che è in te, la qual prima abitò in Loide tua avola, ed in Eunice tua madre; or son persuaso che abita in te ancora Per la qual cagione io ti rammemoro che tu ravvivi il dono il Dio, il quale è in te per l’imposizione delle mie mani. Poichè Iddio non ci ha dato spirito di timore; ma di forza, e d’amore, e di correzione. Non recarti adunque a vergogna la testimonianza del Signor nostro, nè me suo prigione; anzi partecipa le afflizioni dell’evangelo, secondo la virtù di Dio. Il qual ci ha salvati, e ci ha chiamati per santa vocazione; non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento, e grazia, la quale ci è stata data in Cristo Gesù avanti i tempi de’ secoli. Ed ora è stata manifestata per l’apparizione del Salvator nostro Gesù Cristo, che ha distrutta la morte, ed ha prodotta in luce la vita, e l’immortalità, per l’evangelo. A che io sono stato posto banditore, ed apostolo, e dottor de’ Gentili. Per la qual cagione ancora io soffro queste cose; ma non me ne vergogno; perciocchè io so a cui ho creduto, e son persuaso ch’egli è potente da guardare il mio deposito per quel giorno. Ritieni la forma delle sane parole, che tu hai udite da me, in fede, e carità, che è in Cristo Gesù. Guarda il buon deposito, per lo Spirito Santo, che abita in noi Tu sai questo: che tutti quelli che son nell’Asia si son ritratti da me; de’ quali è Figello, ed Ermogene. Conceda il Signore misericordia alla famiglia di Onesiforo; perciocchè spesse volte egli mi ha ricreato, e non si è vergognato della mia catena. Anzi, essendo a Roma, studiosissimamente mi ha cercato, e mi ha trovato. Concedagli il Signore di trovar misericordia presso il Signore in quel giorno. Quanti servigi ancora egli ha fatti in Efeso, tu il sai molto bene Tu adunque, figliuol mio, fortificati nella grazia che è in Cristo Gesù. E le cose che tu hai udite da me, in presenza di molti testimoni, commettile ad uomini fedeli, i quali sieno sufficienti ad ammaestrare ancora gli altri. Tu adunque soffri afflizioni, come buon guerriero di Gesù Cristo. Niuno che va alla guerra s’impaccia nelle faccende della vita, acciocchè piaccia a colui che l’ha soldato. Ed anche, se alcuno combatte, non è coronato, se non ha legittimamente combattuto. Egli è convenevole che il lavoratore che fatica goda il primo i frutti. Considera le cose che io dico; perciocchè io prego il Signore che ti dia intendimento in ogni cosa Ricordati che Gesù Cristo è risuscitato da’ morti, il quale è della progenie di Davide, secondo il mio evangelo. Nel quale io soffro afflizione fino ad esser prigione ne’ legami, a guisa di malfattore; ma la parola di Dio non è prigione. Perciò io soffro ogni cosa per gli eletti, acciocchè essi ancora ottengano la salute, che è in Cristo Gesù, con gloria eterna. Certa è questa parola; che se moriamo con lui, con lui altresì viveremo. Se perseveriamo, con lui altresì regneremo; se lo rinneghiamo, egli altresì ci rinnegherà. Se siamo infedeli, egli pur rimane fedele; egli non può rinnegar sè stesso RAMMEMORA queste cose, protestando, nel cospetto di Dio, che non si contenda di parole, il che a nulla è utile, anzi è per sovvertir gli uditori. Studiati di presentar te stesso approvato a Dio, operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli dirittamente la parola della verità. Ma schiva le profane vanità di voci; perciocchè procederanno innanzi a maggiore empietà. E la parola di tali andrà rodendo, a guisa di gangrena; dei quali è Imeneo, e Fileto; i quali si sono sviati dalla verità; dicendo che la risurrezione è già avvenuta; e sovvertono la fede d’alcuni Ma pure il fondamento di Dio sta fermo, avendo questo suggello: Il Signore conosce que’ che son suoi, e: Ritraggasi dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo. Or in una gran casa non vi sono sol vasi d’oro e d’argento, ma ancora di legno, e di terra; e gli uni sono ad onore, gli altri a disonore. Se dunque alcuno si purifica da queste cose, sarà un vaso ad onore, santificato ed acconcio al servigio del Signore, preparato ad ogni buona opera Or fuggi gli appetiti giovanili, e procaccia giustizia, fede, carità, pace con quelli che di cuor puro invocano il Signore. E schiva le quistioni stolte e scempie, sapendo che generano contese. Or non bisogna che il servitor del Signore contenda; ma che sia benigno inverso tutti, atto e pronto ad insegnare, che comporti i mali; che ammaestri con mansuetudine quelli che son disposti in contrario, per provar se talora Iddio desse loro di ravvedersi, per conoscer la verità; in maniera che, tornati a sana mente, uscissero dal laccio del diavolo, dal quale erano stati presi, per far la sua volontà OR sappi questo, che negli ultimi giorni sopraggiungeranno tempi difficili. Perciocchè gli uomini saranno amatori di loro stessi, avari, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti a padri e madri, ingrati, scellerati; senza affezion naturale, mancatori di fede, calunniatori, incontinenti, spietati, senza amore inverso i buoni; traditori, temerari, gonfi, amatori della voluttà anzi che di Dio; avendo apparenza di pietà, ma avendo rinnegata la forza d’essa; anche tali schiva. Perciocchè del numero di costoro son quelli che sottentrano nelle case, e cattivano donnicciuole cariche di peccati, agitate da varie cupidità; le quali sempre imparano, giammai non possono pervenire alla conoscenza della verità. Ora, come Ianne e Iambre contrastarono a Mosè, così ancora costoro contrastano alla verità; uomini corrotti della mente, riprovati intorno alla fede. Ma non procederanno più oltre; perciocchè la loro stoltizia sarà manifesta a tutti, siccome ancora fu quella di coloro ORA, quant’è a te, tu hai ben compresa la mia dottrina, il mio procedere, le mie intenzioni, la mia fede, la mia pazienza, la mia carità, la mia sofferenza; le mie persecuzioni, le mie afflizioni, quali mi sono avvenute in Antiochia, in Iconio, in Listri; tu sai quali persecuzioni io ho sostenute; e pure il Signore mi ha liberato, da tutte. Ora, tutti quelli ancora, che voglion vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati. Ma gli uomini malvagi ed ingannatori, procederanno in peggio, seducendo, ed essendo sedotti. Ma tu, persevera nelle cose che hai imparate, e delle quali sei stato accertato, sapendo da chi tu le hai imparate; e che da fanciullo tu hai conoscenza delle sacre lettere, le quali ti possono render savio a salute, per la fede che è in Cristo Gesù. Tutta la scrittura è divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia; acciocchè l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni buona opera Io adunque ti protesto, nel cospetto di Dio, e del Signor Gesù Cristo, il quale ha da giudicare i vivi ed i morti, nella sua apparizione, e nel suo regno, che tu predichi la parola, che tu faccia instanza a tempo, e fuor di tempo; riprendi, sgrida, esorta, con ogni pazienza, e dottrina. Perciocchè verrà il tempo, che non comporteranno la sana dottrina; ma, pizzicando loro gli orecchi, si accumuleranno dottori, secondo i lor propri appetiti: e rivolteranno le orecchie dalla verità, e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa’ l’opera d’evangelista, fa’ appieno fede del tuo ministerio. PERCIOCCHÈ, quant’è a me, ad ora son per essere offerto a guisa d’offerta da spandere, e soprastà il tempo della mia tornata a casa. Io ho combattuto il buon combattimento, io ho finito il corso, io ho serbata la fede. Nel rimanente, mi è riposta la corona della giustizia, della quale mi farà in quel giorno retribuzione il Signore, il giusto Giudice; e non solo a me, ma a tutti coloro ancora che avranno amata la sua apparizione Studiati di venir tosto a me. Perciocchè Dema mi ha lasciato, avendo amato il presente secolo, e se n’è andato in Tessalonica; Crescente in Galazia, Tito in Dalmazia. Luca è solo meco; prendi Marco, e menalo teco; perciocchè egli mi è molto utile al ministerio. Or io ho mandato Tichico in Efeso. Quando tu verrai, porta la cappa che io ho lasciata in Troade, appresso di Carpo; ed i libri, principalmente le pergamene. Alessandro, il fabbro di rame, mi ha fatto del male assai; gli renderà il Signore secondo le sue opere. Da esso ancora tu guardati; perciocchè egli ha grandemente contrastato alle nostre parole Niuno si è trovato meco nella mia prima difesa; ma tutti mi hanno abbandonato; non sia loro imputato. Ma il Signore è stato meco, e mi ha fortificato; acciocchè la predicazione fosse per me appieno accertata, e che tutti i Gentili l’udissero; ed io sono stato liberato dalla gola del leone. E il Signore mi libererà ancora da ogni mala opera e mi salverà, e raccorrà nel suo regno celeste. A lui sia la gloria ne’ secoli de’ secoli. Amen. Saluta Priscilla ed Aquila, e la famiglia d’Onesiforo. Erasto è rimasto in Corinto, ed io ho lasciato Trofimo infermo in Mileto. Studiati di venire avanti il verno. Eubulo, e Pudente, e Lino, e Claudia, e tutti i fratelli ti salutano. Sia il Signor Gesù Cristo con lo spirito tuo. La grazia sia con voi. Amen PAOLO, servitor di Dio, e apostolo di Gesù Cristo, secondo la fede degli eletti di Dio, e la conoscenza della verità, che è secondo pietà; in isperanza della vita eterna la quale Iddio, che non può mentire, ha promessa avanti i tempi de’ secoli; ed ha manifestata ai suoi propri tempi la sua parola, per la predicazione che mi è stata fidata, per mandato di Dio, nostro Salvatore; a Tito, mio vero figliuolo, secondo la fede comune; grazia, misericordia, e pace, da Dio Padre, e dal Signor Gesù Cristo, nostro Salvatore PER questo ti ho lasciato in Creta, acciocchè tu dia ordine alle cose che restano, e costituisca degli anziani per ogni città, siccome ti ho ordinato; se alcuno è irreprensibile, marito d’una sola moglie, che abbia figliuoli fedeli, che non sieno accusati di dissoluzione, nè ribelli. Perciocchè conviene che il vescovo sia irreprensibile, come dispensatore della casa di Dio; non di suo senno, non iracondo, non dato al vino, non percotitore, non disonestamente cupido del guadagno; anzi volonteroso albergatore de’ forestieri, amator de’ buoni, temperato, giusto, santo, continente. Che ritenga fermamente la fedel parola, che è secondo ammaestramento; acciocchè sia sufficiente ad esortar nella sana dottrina, ed a convincere i contradicenti. Perciocchè vi son molti ribelli cianciatori, e seduttori di menti; principalmente quei della circoncisione, a cui convien turare la bocca. I quali sovverton le case intiere, insegnando le cose che non si convengono, per disonesto guadagno. Uno di loro, lor proprio profeta, ha detto: I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri. Questa testimonianza è verace; per questa cagione riprendili severamente, acciocchè sieno sani nella fede; non attendendo a favole giudaiche, nè a comandamenti d’uomini che hanno a schifo la verità. Ben è ogni cosa pura a’ puri; ma a’ contaminati ed infedeli, niente è puro; anzi e la mente e la coscienza loro è contaminata. Fanno professione di conoscere Iddio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abbominevoli e ribelli, e riprovati ad ogni buona opera MA tu, proponi le cose convenienti alla sana dottrina. Che i vecchi sieno sobri, gravi, temperati, sani nella fede, nella carità, nella sofferenza. Parimente, che le donne attempate abbiano un portamento convenevole a santità; non sieno calunniatrici, non serve di molto vino, ma maestre d’onestà. Acciocchè ammaestrino le giovani ad esser modeste, ad amare i lor mariti, ed i loro figliuoli; ad esser temperate, caste, a guardar la casa, ad esser buone, soggette a’ propri mariti; acciocchè la parola di Dio non sia bestemmiata. Esorta simigliantemente i giovani che sieno temperati, recando te stesso in ogni cosa per esempio di buone opere; mostrando nella dottrina integrità incorrotta, gravità, parlar sano, irreprensibile: acciocchè l’avversario sia confuso, non avendo nulla di male da dir di voi. Che i servi sieno soggetti a’ propri signori, compiacevoli in ogni cosa, non contradicenti; che non usino frode, ma mostrino ogni buona lealtà; acciocchè in ogni cosa onorino la dottrina di Dio, Salvator nostro PERCIOCCHÈ la grazia salutare di Dio è apparita a tutti gli uomini; ammaestrandoci che, rinunziando all’empietà, e alla mondane concupiscenze, viviamo nel presente secolo temperatamente, e giustamente, e piamente; aspettando la beata speranza, e l’apparizione della gloria del grande Iddio, e Salvator nostro, Gesù Cristo. Il quale ha dato sè stesso per noi, acciocchè ci riscattasse d’ogni iniquità, e ci purificasse per essergli un popolo acquistato in proprio, zelante di buone opere Proponi queste cose, ed esorta, e riprendi con ogni autorità di comandare. Niuno ti sprezzi Ricorda loro che sieno soggetti a’ principati, ed alle podestà; che sieno ubbidienti, preparati ad ogni buona opera. Che non dican male di alcuno; che non sien contenziosi, ma benigni, mostrando ogni mansuetudine inverso tutti gli uomini. Perciocchè ancora noi eravamo già insensati, ribelli, erranti, servendo a varie concupiscenze, e voluttà; menando la vita in malizia, ed invidia; odiosi, e odiando gli uni gli altri. Ma, quando la benignità di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore inverso gli uomini è apparito, egli ci ha salvati; non per opere giuste, che noi abbiam fatte; ma, secondo la sua misericordia, per lo lavacro della rigenerazione, e per lo rinnovamento dello Spirito Santo; il quale egli ha copiosamente sparso sopra noi, per Gesù Cristo, nostro Salvatore. Acciocchè, giustificati per la grazia d’esso, siam fatti eredi della vita eterna, secondo la nostra speranza. Certa è questa parola, e queste cose voglio che tu affermi; acciocchè coloro che hanno creduto a Dio abbiano cura d’attendere a buone opere. Queste sono le cose buone ed utili agli uomini Ma fuggi le stolte quistioni, e le genealogie, e le contese e risse intorno alla legge; poichè sono inutili e vane. Schiva l’uomo eretico, dopo la prima e la seconda ammonizione; sapendo che il tale è sovvertito e pecca, essendo condannato da sè stesso. QUANDO io avrò mandato a te Artema, o Tichico, studiati di venire a me in Nicopoli; perciocchè io son deliberato di passar quivi il verno. Accommiata studiosamente Zena, il dottor della legge, ed Apollo; acciocchè nulla manchi loro. Or imparino ancora i nostri d’attendere a buone opere per gli usi necessari, acciocchè non sieno senza frutto. Tutti quelli che sono meco ti salutano. Saluta quelli che ci amano in fede. La grazia sia con tutti voi. Amen PAOLO, prigione di Gesù Cristo, e il fratello Timoteo, a Filemone, nostro diletto, e compagno d’opera; ed alla diletta Appia, e ad Archippo, nostro compagno di milizia, ed alla chiesa che è in casa tua; grazia a voi e pace, da Dio Padre nostro, e dal Signor Gesù Cristo. Io rendo grazie all’Iddio mio, facendo sempre di te memoria nelle mie orazioni; udendo la tua carità, e la fede che tu hai inverso il Signore Gesù, e inverso tutti i santi; acciocchè la comunione della tua fede sia efficace, col far riconoscere tutto il bene che è in voi, inverso Cristo Gesù. Perciocchè noi abbiamo grande allegrezza e consolazione della tua carità; poichè le viscere dei santi siano state per te ricreate, fratello PERCIÒ, benchè io abbia molta libertà in Cristo, di comandarti ciò che è del dovere; pur nondimeno, più tosto ti prego per carità così come sono, Paolo, vecchio, ed al presente ancora prigione di Gesù Cristo; ti prego, dico, per lo mio figliuolo Onesimo, il quale io ho generato ne’ miei legami. Il quale già ti fu disutile, ma ora è utile a te ed a me. Il quale io ho rimandato; or tu accoglilo, cioè, le mie viscere. Io lo voleva ritenere appresso di me, acciocchè in vece tua mi ministrasse nei legami dell’evangelo; ma non ho voluto far nulla senza il tuo parere; acciocchè il tuo beneficio non fosse come per necessità, ma di spontanea volontà. Perciocchè, forse per questa cagione egli si è dipartito da te per un breve tempo, acciocchè tu lo ricoveri in perpetuo; non più come servo, ma da più di servo, come caro fratello, a me sommamente; ora, quanto più a te, ed in carne, e nel Signore? Se dunque tu mi tieni per consorte, accoglilo come me stesso. Che se ti ha fatto alcun torto, o ti deve cosa alcuna, scrivilo a mia ragione. Io Paolo ho scritto questo di man propria, io lo pagherò, per non dirti che tu mi devi più di ciò, cioè te stesso. Deh! fratello, fammi pro in ciò nel Signore; ricrea le mie viscere nel Signore. Io ti ho scritto, confidandomi della tua ubbidienza, sapendo che tu farai eziandio sopra ciò che io dico. OR apparecchiami insieme ancora albergo; perciocchè io spero che per le vostre orazioni vi sarò donato. Epafra, prigione meco in Cristo Gesù, e Marco, ed Aristarco, e Dema, e Luca, miei compagni d’opera, ti salutano. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo sia con lo spirito vostro. Amen AVENDO Iddio variamente, ed in molte maniere, parlato già anticamente a’ padri, ne’ profeti, in questi ultimi giorni, ha parlato a noi nel suo Figliuolo, il quale egli ha costituito erede d’ogni cosa; per lo quale ancora ha fatti i secoli. Il quale, essendo lo splendor della gloria, e l’impronta della sussistenza d’esso; e portando tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto per sè stesso il purgamento de’ nostri peccati, si è posto a sedere alla destra della Maestà, ne’ luoghi altissimi; essendo fatto di tanto superiore agli angeli, quanto egli ha eredato un nome più eccellente ch’essi. Perciocchè, a qual degli angeli disse egli mai: Tu sei il mio Figliuolo, oggi io ti ho generato? E di nuovo: Io gli sarò Padre, ed egli mi sarà Figliuolo? Ed ancora, quando egli introduce il Primogenito nel mondo, dice: E adorinlo tutti gli angeli di Dio. Inoltre, mentre degli angeli egli dice: Il qual fa dei venti suoi angeli, ed una fiamma di fuoco i suoi ministri, del Figliuolo dice: O Dio, il tuo trono è ne’ secoli de’ secoli; lo scettro del tuo regno è uno scettro di dirittura. Tu hai amata giustizia, ed hai odiata iniquità; perciò, Iddio, l’Iddio tuo, ti ha unto d’olio di letizia più che i tuoi pari. E tu, Signore, nel principio fondasti la terra, ed i cieli son opere delle tue mani. Essi periranno, ma tu dimori; ed invecchieranno tutti, a guisa di vestimento. E tu li piegherai come una vesta, e saranno mutati; ma tu sei sempre lo stesso, e i tuoi anni non verranno giammai meno. Ed a qual degli angeli disse egli mai: Siedi alla mia destra, finchè io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de’ tuoi piedi? Non son eglino tutti spiriti ministratori, mandati a servire, per amor di coloro che hanno ad eredar la salute? PERCIÒ, conviene che vie maggiormente ci atteniamo alle cose udite, che talora non ce ne allontaniamo. Perciocchè, se la parola pronunziata per gli angeli fu ferma; ed ogni trasgressione e disubbidienza ricevette giusta retribuzione; come scamperemo noi, se trascuriamo una cotanta salute, la quale, essendo cominciata ad essere annunziata dal Signore, è stata confermata presso noi da coloro che lo aveano udito? Rendendo Iddio a ciò testimonianza, con segni, e prodigi, e diverse potenti operazioni, e distribuzioni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà? Infatti non è agli angeli che egli ha sottoposto il mondo a venire, del quale parliamo. Ma alcuno ha testimoniato in alcun luogo, dicendo: Che cosa è l’uomo, che tu ti ricordi di lui? o il figliuol dell’uomo, che tu ne abbia cura? Tu l’hai fatto per un poco di tempo minor degli angeli; tu l’hai coronato di gloria e d’onore, e l’hai costituito sopra le opere delle tue mani; tu gli hai sottoposto ogni cosa sotto i piedi. Perciocchè, in ciò ch’egli gli ha sottoposte tutte le cose, non ha lasciato nulla che non gli sia sottoposto. Ma pure ora non vediamo ancora che tutte le cose gli sieno sottoposte. Ben vediamo però coronato di gloria e d’onore, per la passione della morte, Gesù, che è stato fatto per un poco di tempo minor degli angeli, acciocchè, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti Perciocchè, egli era convenevole a colui, per cagion di cui, e per cui son tutte le cose, di consacrare per sofferenze il principe della salute di molti figliuoli, i quali egli avea da addurre a gloria. Perciocchè, e colui che santifica, e coloro che son santificati son tutti d’uno; per la qual cagione egli non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Io predicherò il tuo nome a’ miei fratelli, io ti salmeggerò in mezzo della raunanza. E di nuovo: Io mi confiderò in lui. E ancora: Ecco me, ed i fanciulli che Iddio mi ha donati Poi dunque che que’ fanciulli parteciparono la carne ed il sangue, egli simigliantemente ha partecipate le medesime cose; acciocchè per la morte distruggesse colui che ha l’imperio della morte, cioè il diavolo; e liberasse tutti quelli che, per il timor della morte, eran per tutta la loro vita soggetti a servitù. Poichè certo egli non viene in aiuto agli angeli, ma alla progenie d’Abrahamo. Laonde è convenuto ch’egli fosse in ogni cosa simile a’ fratelli; acciocchè fosse misericordioso, e fedel sommo sacerdote, nelle cose appartenenti a Dio, per fare il purgamento de’ peccati del popolo. Perciocchè in quanto ch’egli stesso, essendo tentato, ha sofferto, può sovvenire a coloro che son tentati LAONDE, fratelli santi, che siete partecipi della celeste vocazione, considerate l’apostolo, e il sommo sacerdote della nostra professione, Gesù Cristo; che è fedele a colui che lo ha costituito, siccome ancora fu Mosè in tutta la casa d’esso. Perciocchè, di tanto maggior gloria che Mosè è costui stato reputato degno, quanto maggior gloria ha colui che ha fabbricata la casa, che la casa stessa. Poichè ogni casa è fabbricata da alcuno; or colui che ha fabbricate tutte le cose è Dio. E ben fu Mosè fedele in tutta la casa d’esso, come servitore, per testimoniar delle cose che si dovevano dire. Ma Cristo è sopra la casa sua, come Figliuolo; e la sua casa siamo noi, se pur riteniamo ferma infino al fine la libertà, e il vanto della speranza Perciò, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la sua voce, non indurate i cuori vostri, come nella ribellione, nel giorno della tentazione, nel deserto; dove i vostri padri mi tentarono, fecer prova di me, e videro le mie opere, lo spazio di quarant’anni. Perciò, io mi recai a noia quella generazione, e dissi: Sempre errano del cuore; ed anche non hanno conosciute le mie vie; talchè giurai nell’ira mia: Se giammai entrano nel mio riposo. Guardate, fratelli, che talora non vi sia in alcun di voi un cuor malvagio d’incredulità, per ritrarvi dall’Iddio vivente. Anzi esortatevi gli uni gli altri tuttodì, mentre è nominato quest’oggi, acciocchè niun di voi sia indurato per inganno del peccato. Poichè noi siamo stati fatti partecipi di Cristo, se pur riteniamo fermo infino al fine il principio della nostra sussistenza. Mentre ci è detto: Oggi, se udite la sua voce, non indurate i cuori vostri, come nel dì della ribellione. Perciocchè chi, avendola udita, si ribellò? Non furono eglino già tutti quelli ch’erano usciti d’Egitto per opera di Mosè? Ora, chi furon coloro ch’egli si recò a noia lo spazio di quarant’anni? non furono eglino coloro che peccarono, i cui corpi caddero nel deserto? Ed a’ quali giurò egli che non entrerebbero nel suo riposo, se non a quelli che furono increduli? E noi vediamo che per l’incredulità non vi poterono entrare Temiamo adunque che talora, poichè vi resta una promessa d’entrar nel riposo d’esso, alcun di voi non paia essere stato lasciato addietro. Poichè è stato evangelizzato a noi ancora, come a coloro; ma la parola della predicazione non giovò loro nulla, non essendo incorporata per la fede in coloro che l’aveano udita. Perciocchè noi, che abbiam creduto, entriamo nel riposo siccome egli disse: Talchè io giurai nell’ira mia: Se giammai entrano nel mio riposo; e questo disse benchè le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Poichè egli ha in un certo luogo detto del settimo giorno: E Iddio si riposò al settimo giorno da tutte le opere sue. E in questo luogo egli dice ancora: Se giammai entrano nel mio riposo. Poichè dunque resta che alcuni entrino in esso, e quelli a cui fu prima evangelizzato per incredulità non vi entrarono, egli determina di nuovo un giorno: Oggi, in Davide, dicendo, dopo cotanto tempo, come s’è già detto: Oggi, se udite la sua voce, non indurate i cuori vostri. Perciocchè, se Giosuè li avesse messi nel riposo, Iddio non avrebbe dipoi parlato d’altro giorno. Egli resta adunque un riposo di sabato al popolo di Dio. Perciocchè colui che entra nel riposo d’esso si riposa anch’egli dalle sue opere, come Iddio dalle sue Studiamoci adunque d’entrare in quel riposo, acciocchè niuno cada per un medesimo esempio d’incredulità. Perciocchè la parola di Dio è viva, ed efficace, e vie più acuta che qualunque spada a due tagli; e giunge fino alla divisione dell’anima e dello spirito, e delle giunture e delle midolle; ed è giudice de’ pensieri e delle intenzioni del cuore. E non vi è creatura alcuna occulta davanti a colui al quale abbiamo da render ragione; anzi tutte le cose son nude e scoperte agli occhi suoi. AVENDO adunque un gran sommo sacerdote, ch’è entrato ne’ cieli, Gesù, il Figliuol di Dio, riteniamo fermamente la professione della nostra fede. Perciocchè noi non abbiamo un sommo sacerdote, che non possa compatire alle nostre infermità; anzi, che è stato tentato in ogni cosa simigliantemente, senza peccato. Accostiamoci adunque con confidanza al trono della grazia, acciocchè otteniamo misericordia, e troviamo grazia, per soccorso opportuno Perciocchè ogni sommo sacerdote, assunto d’infra gli uomini, è costituito per gli uomini, nelle cose appartenenti a Dio, acciocchè offerisca offerte e sacrificii per li peccati; potendo aver convenevol compassione degli ignoranti, ed erranti; poichè egli stesso ancora è circondato d’infermità. E per esse infermità è obbligato d’offerir sacrificii per li peccati, così per sè stesso, come per lo popolo. E niuno si prende da sè stesso quell’onore; ma colui l’ha, ch’è chiamato da Dio, come Aaronne. Così ancora Cristo non si è glorificato sè stesso, per esser fatto sommo sacerdote; ma colui l’ha glorificato, che gli ha detto: Tu sei il mio Figliuolo, oggi io ti ho generato. Siccome ancora altrove dice: Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec. Il quale a’ giorni della sua carne, avendo, con gran grido, e lagrime, offerte orazioni e supplicazioni, a colui che lo poteva salvar da morte; ed essendo stato esaudito per la sua pietà; benchè fosse Figliuolo, pur dalle cose che sofferse imparò l’ubbidienza. Ed essendo stato appieno consacrato, è stato fatto cagione di salute eterna a tutti coloro che gli ubbidiscono; essendo nominato da Dio sommo sacerdote, secondo l’ordine di Melchisedec. Del quale abbiamo a dir cose assai, e malagevoli a dichiarar con parole; perciocchè voi siete divenuti tardi d’orecchi. Poichè, là dove voi dovreste esser maestri, rispetto al tempo, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino quali sieno gli elementi del principio degli oracoli di Dio; e siete venuti a tale, che avete bisogno di latte, e non di cibo sodo. Perciocchè, chiunque usa il latte non ha ancora l’uso della parola della giustizia; poichè egli è un piccolo fanciullo. Ma il cibo sodo è per i compiuti, i quali, per l’abitudine, hanno i sensi esercitati a discernere il bene ed il male Perciò, lasciata la parola del principio di Cristo, tendiamo alla perfezione, non ponendo di nuovo il fondamento del rinunziamento alla opere morte, e della fede in Dio; e della dottrina de’ battesimi, e dell’imposizione delle mani, e della risurrezion de’ morti, e del giudicio eterno. E ciò faremo, se Iddio lo permette. Perciocchè egli è impossibile, che coloro che sono stati una volta illuminati, e che hanno gustato il dono celeste, e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo; ed hanno gustata la buona parola di Dio, e le potenze del secolo a venire; se cadono, sieno da capo rinnovati a ravvedimento; poichè di nuovo crocifiggono a sè stessi il Figliuol di Dio, e lo espongono ad infamia. Perciocchè la terra, che beve la pioggia che viene spesse volte sopra essa, e produce erba comoda a coloro da’ quali altresì è coltivata, riceve benedizione da Dio. Ma quella che porta spine e triboli, è riprovata, e vicina a maledizione; la cui fine è d’essere arsa Ora, diletti, noi ci persuadiamo di voi cose migliori, e che attengono alla salute; benchè parliamo in questa maniera. Perciocchè Iddio non è ingiusto, per dimenticar l’opera vostra, e la fatica della carità che avete mostrata inverso il suo nome, avendo ministrato, e ministrando ancora a’ santi. Ma desideriamo che ciascun di voi mostri infino al fine il medesimo zelo, alla piena certezza della speranza; acciocchè non diveniate lenti; anzi siate imitatori di coloro che per fede e pazienza, eredano le promesse. Perciocchè, facendo Iddio le promesse ad Abrahamo, perchè non potea giurare per alcun maggiore, giurò per sè stesso; dicendo: Certo, io ti benedirò, e ti moltiplicherò grandemente. E così egli, avendo aspettato con pazienza, ottenne la promessa. Perciocchè gli uomini giurano bene per un maggiore, e pure il giuramento è per loro suprema conferma in ogni contesa. Secondo ciò, volendo Iddio vie maggiormente dimostrare agli eredi della promessa come il suo consiglio è immutabile, intervenne con giuramento. Acciocchè, per due cose immutabili, nelle quali egli è impossibile che Iddio abbia mentito, abbiamo ferma consolazione, noi, che ci siamo rifugiati in lui, per ottener la speranza propostaci. La quale noi abbiamo, a guisa d’ancora sicura e ferma dell’anima, e che entra fino al didentro della cortina; dov’è entrato per noi, come precursore, Gesù, fatto in eterno sommo sacerdote, secondo l’ordine di Melchisedec PERCIOCCHÈ, questo Melchisedec era re di Salem, sacerdote dell’Iddio Altissimo; il quale venne incontro ad Abrahamo, che ritornava dalla sconfitta dei re, e lo benedisse; al quale ancora Abrahamo diede per parte sua la decima d’ogni cosa. E prima è interpretato: Re di giustizia; e poi ancora egli è nominato: Re di Salem, cioè: Re di pace; senza padre, senza madre, senza genealogia; non avendo nè principio di giorni, nè fin di vita; anzi, rappresentato simile al Figliuol di Dio, dimora sacerdote in perpetuo. Ora, considerate quanto grande fu costui, al quale Abrahamo il patriarca diede la decima delle spoglie. Or quelli, d’infra i figliuoli di Levi, i quali ottengono il sacerdozio, hanno bene il comandamento, secondo la legge, di prender le decime dal popolo, cioè dai lor fratelli, benchè sieno usciti de’ lombi di Abrahamo. Ma quel che non trae il suo legnaggio da loro decimò Abrahamo, e benedisse colui che avea le promesse. Ora, fuor d’ogni contradizione, ciò che è minore è benedetto da ciò che è più eccellente. Oltre a ciò, qui son gli uomini mortali che prendono le decime; ma là le prende colui di cui è testimoniato che egli vive. E per dir così, in Abrahamo fu decimato Levi stesso, che prende le decime. Perchè egli era ancora ne’ lombi del padre, quando Melchisedec l’incontrò Se adunque la perfezione era per il sacerdozio levitico poichè in su quello fu data la legge al popolo, che era egli più bisogno che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedec, e che non fosse nominato secondo l’ordine d’Aaronne? Perciocchè, mutato il sacerdozio, di necessità si fa ancor mutazione di legge. Imperocchè colui, al cui riguardo queste cose son dette, è stato d’un’altra tribù, della quale niuno vacò mai all’altare. Poichè egli è notorio che il Signor nostro è uscito di Giuda, per la qual tribù Mosè non disse nulla del sacerdozio. E ciò è ancora vie più manifesto, poichè sorge un altro sacerdote alla somiglianza di Melchisedec. Il quale, non secondo una legge di comandamento carnale, è stato fatto sacerdote; ma secondo una virtù di vita indissolubile. Perciocchè egli testifica: Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec. Certo v’ha annullamento del comandamento precedente, per la sua debolezza, ed inutilità. Poichè la legge non ha compiuto nulla; e v’ha d’altra parte introduzione d’una migliore speranza, per la quale ci accostiamo a Dio. Ed anche, in quanto che ciò non si è fatto senza giuramento; perciocchè quelli sono stati fatti sacerdoti senza giuramento. Ma questo con giuramento; per colui che gli dice: Il Signore ha giurato, e non se ne pentirà: Tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchisedec. D’un patto cotanto più eccellente è stato fatto Gesù mallevadore. Oltre a ciò, coloro sono stati fatti sacerdoti più in numero; perciocchè per la morte erano impediti di durare. Ma costui, perciocchè dimora in eterno, ha un sacerdozio che non trapassa ad un altro. Laonde ancora può salvare appieno coloro, i quali per lui si accostano a Dio, vivendo sempre, per interceder per loro. Perciocchè a noi conveniva un tal sommo sacerdote, che fosse santo, innocente, immacolato, separato da’ peccatori, e innalzato di sopra a’ cieli. Il qual non abbia ogni dì bisogno, come que’ sommi sacerdoti, d’offerir sacrificii, prima per i suoi propri peccati, poi per quelli del popolo; poichè egli ha fatto questo una volta, avendo offerto sè stesso. Perciocchè la legge costituisce sommi sacerdoti uomini, che hanno infermità; ma la parola del giuramento fatto dopo la legge costituisce il Figliuolo, che è stato appieno consacrato in eterno ORA, fra le cose suddette, il principal capo è: che noi abbiamo un sommo sacerdote, il qual si è posto a sedere alla destra del trono della Maestà, ne’ cieli; ministro del santuario, e del vero tabernacolo, il quale il Signore ha piantato, e non un uomo. Perciocchè ogni sommo sacerdote è costituito per offerir doni, e sacrificii; laonde è necessario che costui ancora abbia qualche cosa da offerire. Ora, se egli fosse sopra la terra, non sarebbe neppure sacerdote, essendovi ancora i sacerdoti che offeriscon le offerte secondo la legge; i quali servono alla rappresentazione ed all’ombra delle cose celesti; siccome fu da Dio detto a Mosè, che dovea compiutamente fabbricare il tabernacolo: Ora, guarda, diss’egli, che tu faccia ogni cosa secondo la forma, che ti è stata mostrata sul monte Ma ora Cristo ha ottenuto un tanto più eccellente ministerio, quanto egli è mediatore d’un patto migliore, fermato in su migliori promesse. Poichè, se quel primo fosse stato senza difetto, non si sarebbe cercato luogo ad un secondo. Perciocchè Iddio, querelandosi di loro, dice: Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, ch’io fermerò con la casa d’Israele, e con la casa di Giuda, un patto nuovo. Non secondo il patto ch’io feci co’ padri loro, nel giorno ch’io li presi per la mano, per trarli fuor del paese di Egitto; poichè essi non hanno perseverato nel mio patto; onde io li ho rigettati, dice il Signore. Perciocchè questo sarà il patto ch’io farò con la casa d’Israele, dopo que’ giorni, dice il Signore: Io porrò le mie leggi nella mente loro, e le scriverò sopra i lor cuori; e sarò loro Dio, ed essi mi saranno popolo. E non insegneranno ciascuno il suo prossimo, e ciascuno il suo fratello, dicendo: Conosci il Signore; perciocchè tutti mi conosceranno, dal minore al maggior di loro. Perciocchè io perdonerò loro le loro iniquità, e non mi ricorderò più de’ lor peccati, e de’ lor misfatti. Dicendo un nuovo patto, egli ha anticato il primiero; or quello ch’è anticato, ed invecchia, è vicino ad essere annullato IL primo patto adunque ebbe anche esso degli ordinamenti del servigio divino, e il santuario terreno. Perciocchè il primo tabernacolo fu fabbricato, nel quale era il candelliere, e la tavola, e la presentazione de’ pani; il quale è detto: Il Luogo santo. E dopo la seconda cortina, v’era il tabernacolo, detto: Il Luogo santissimo; dov’era un turibolo d’oro, e l’arca del patto, coperta d’oro d’ogn’intorno; nel quale era ancora il vaso d’oro dove era la manna, e la verga d’Aaronne, ch’era germogliata, e le tavole del patto. E di sopra ad essa arca, i cherubini della gloria, che adombravano il propiziatorio; delle quali cose non è da parlare ora a parte a parte. Or essendo queste cose composte in questa maniera, i sacerdoti entrano bene in ogni tempo nel primo tabernacolo, facendo tutte le parti del servigio divino. Ma il solo sommo sacerdote entra nel secondo una volta l’anno, non senza sangue, il quale egli offerisce per sè stesso, e per gli errori del popolo Lo Spirito Santo dichiarava con questo: che la via del santuario non era ancora manifestata, mentre il primo tabernacolo ancora sussisteva. Il quale è una figura corrispondente al tempo presente, durante il quale si offeriscono doni e sacrificii, che non possono appieno purificare, quanto è alla coscienza, colui che fa il servigio divino; essendo cose, che consistono solo in cibi, e bevande, e in varii lavamenti, ed ordinamenti per la carne; imposte fino al tempo della riforma. Ma Cristo, sommo sacerdote de’ futuri beni, essendo venuto, per mezzo del tabernacolo che è maggiore e più perfetto, non fatto con mano, cioè non di questa creazione; e non per sangue di becchi e di vitelli; ma per lo suo proprio sangue, è entrato una volta nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna. Perciocchè, se il sangue de’ tori e de’ becchi, e la cenere della giovenca, sparsa sopra i contaminati, santifica alla purità della carne; quanto più il sangue di Cristo, il quale per lo Spirito eterno ha offerto sè stesso puro d’ogni colpa a Dio, purificherà egli la vostra coscienza dalle opere morte, per servire all’Iddio vivente? E perciò egli è mediatore del nuovo testamento; acciocchè, essendo intervenuta la morte per lo pagamento delle trasgressioni state sotto il primo testamento, i chiamati ricevano la promessa della eterna eredità. Poichè, dov’è testamento, è necessario che intervenga la morte del testatore. Perciocchè il testamento è fermo dopo la morte; poichè non vale ancora mentre vive il testatore. Laonde la dedicazione del primo non fu fatta senza sangue. Perciocchè, dopo che tutti i comandamenti, secondo la legge, furono da Mosè stati pronunziati a tutto il popolo; egli, preso il sangue de’ vitelli e de’ becchi, con acqua, e lana tinta in iscarlatto, ed isopo, ne spruzzò il libro stesso, e tutto il popolo; dicendo: Questo è il sangue del patto, che Iddio ha ordinato esservi presentato. Parimente ancora con quel sangue spruzzò il tabernacolo, e tutti gli arredi del servigio divino. E presso che ogni cosa si purifica con sangue, secondo la legge; e senza spargimento di sangue non si fa remissione Egli era adunque necessario, poichè le cose rappresentanti quelle che son ne’ cieli sono purificate con queste cose; che anche le celesti stesse lo fossero con sacrificii più eccellenti di quelli. Poichè Cristo non è entrato in un santuario fatto con mano, figura del vero; ma nel cielo stesso, per comparire ora davanti alla faccia di Dio per noi. E non acciocchè offerisca più volte sè stesso, siccome il sommo sacerdote entra ogni anno una volta nel santuario con sangue che non è il suo. Altrimenti gli sarebbe convenuto soffrir più volte dalla fondazione del mondo; ma ora, una volta, nel compimento de’ secoli, è apparito per annullare il peccato, per lo sacrificio di sè stesso. E come agli uomini è imposto di morire una volta, e dopo ciò è il giudicio; così ancora Cristo, essendo stato offerto una volta, per levare i peccati di molti, la seconda volta apparirà non più per espiare il peccato, ma a salute a coloro che l’aspettano Perciocchè la legge, avendo l’ombra de’ futuri beni, non l’immagine viva stessa delle cose, non può giammai, per que’ sacrificii che sono gli stessi ogni anno, i quali son del continuo offerti, santificar quelli che si accostano all’altare. Altrimenti, sarebber restati d’essere offerti; perciocchè coloro che fanno il servigio divino, essendo una volta purificati, non avrebbero più avuta alcuna coscienza di peccati. Ma per essi si fa ogni anno rammemorazion dei peccati. Perciocchè egli è impossibile che il sangue di tori e di becchi, tolga i peccati. Perciò, entrando egli nel mondo, dice: Tu non hai voluto sacrificio, nè offerta; ma tu mi hai apparecchiato un corpo. Tu non hai gradito olocausti, nè sacrificii per lo peccato Allora io ho detto: Ecco, io vengo; egli è scritto di me nel rotolo del libro; io vengo per fare, o Dio, la tua volontà. Avendo detto innanzi: Tu non hai voluto, nè gradito sacrificio, nè offerta, nè olocausti, nè sacrificio per lo peccato i quali si offeriscono secondo la legge, egli aggiunge: Ecco, io vengo, per fare, o Dio, la tua volontà. Egli toglie il primo, per istabilire il secondo. E per questa volontà siamo santificati, noi che lo siamo per l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta. E oltre a ciò, ogni sacerdote è in piè ogni giorno ministrando, ed offerendo spesse volte i medesimi sacrificii, i quali giammai non possono togliere i peccati. Ma esso, avendo offerto un unico sacrificio per li peccati, si è posto a sedere in perpetuo alla destra di Dio; nel rimanente, aspettando finchè i suoi nemici sieno posti per iscannello de’ suoi piedi. Poichè per un’unica offerta, egli ha in perpetuo appieno purificati coloro che sono santificati. Or lo Spirito Santo ancora ce lo testifica; perciocchè, dopo avere innanzi detto: Quest’è il patto, che io farò con loro dopo que’ giorni; il Signore dice: Io metterò le mie leggi ne’ loro cuori, e le scriverò nelle lor menti. E non mi ricorderò più de’ lor peccati, nè delle loro iniquità. Ora, dov’è remissione di queste cose, non vi è più offerta per lo peccato AVENDO adunque, fratelli, libertà d’entrare nel santuario, in virtù del sangue di Gesù, che è la via recente, e vivente, la quale egli ci ha dedicata, per la cortina, cioè per la sua carne, ed un sommo sacerdote sopra la casa di Dio, accostiamoci con un vero cuore, in piena certezza di fede, avendo i cuori cospersi e netti di mala coscienza, e il corpo lavato d’acqua pura. Riteniamo ferma la confessione della nostra speranza; perciocchè fedele è colui che ha fatte le promesse. E prendiam guardia gli uni agli altri, per incitarci a carità, ed a buone opere; non abbandonando la comune nostra raunanza, come alcuni son usi di fare; ma esortandoci gli uni gli altri; e tanto più, che voi vedete approssimarsi il giorno. Perciocchè, se noi pecchiamo volontariamente, dopo aver ricevuta la conoscenza della verità, ei non vi resta più sacrificio per i peccati; ma una spaventevole aspettazione di giudizio, ed una infocata gelosia, che divorerà gli avversari. Se alcuno ha rotta la legge di Mosè, muore senza misericordia, in sul dire di due o tre testimoni. Di quanto peggior supplicio stimate voi che sarà reputato degno colui che avrà calpestato il Figliuol di Dio, ed avrà tenuto per profano il sangue del patto, col quale è stato santificato; ed avrà oltraggiato lo Spirito della grazia? Poichè noi sappiamo chi è colui che ha detto: A me appartiene la vendetta, io farò la retribuzione, dice il Signore. E altrove: Il Signore giudicherà il suo popolo. Egli è cosa spaventevole di cader nelle mani dell’Iddio vivente. Ora, ricordatevi de’ giorni di prima, ne’ quali, dopo essere stati illuminati, voi avete sostenuto un gran combattimento di sofferenze; parte, messi in ispettacolo per vituperii e tribolazioni; parte ancora, essendo fatti compagni di coloro che erano in tale stato. Poichè avete ancora patito meco ne’ miei legami, ed avete ricevuta con allegrezza la ruberia de’ vostri beni, sapendo che avete una sostanza ne’ cieli, che è migliore e permanente. Non gettate adunque via la vostra franchezza, la quale ha gran retribuzione. Perciocchè voi avete bisogno di pazienza; acciocchè, avendo fatta la volontà di Dio, otteniate la promessa. Imperocchè, fra qui e ben poco tempo, colui che deve venire verrà, e non tarderà. E il giusto viverà per fede; ma se egli si sottrae, l’anima mia non lo gradisce. Ora, quant’è a noi, non siamo da sottrarci, a perdizione; ma da credere, per far guadagno dell’anima OR la fede è una sussistenza delle cose che si sperano, ed una dimostrazione delle cose che non si veggono. Perciocchè per essa fu resa testimonianza agli antichi. Per fede intendiamo che i secoli sono stati composti per la parola di Dio; sì che le cose che si vedono non sono state fatte di cose apparenti Per fede Abele offerse a Dio sacrificio più eccellente che Caino; per la quale fu testimoniato ch’egli era giusto, rendendo Iddio testimonianza delle sue offerte; e per essa, dopo esser morto, parla ancora. Per fede Enoc fu trasportato, per non veder la morte, e non fu trovato; perciocchè Iddio l’avea trasportato; poichè, avanti ch’egli fosse trasportato, fu di lui testimoniato ch’egli era piaciuto a Dio. Ora, senza fede, è impossibile di piacergli; perciocchè colui che si accosta a Dio deve credere ch’egli è, e che egli è premiatore di coloro che lo ricercano. Per fede Noè, ammonito per oracolo delle cose che non si vedevano ancora, avendo temuto, fabbricò, per la salvazione della sua famiglia, l’arca, per la quale egli condannò il mondo, e fu fatto erede della giustizia ch’è secondo la fede. Per fede Abrahamo, essendo chiamato, ubbidì, per andarsene al luogo che egli avea da ricevere in eredità; e partì, non sapendo dove si andasse. Per fede Abrahamo dimorò nel paese della promessa, come in paese strano, abitando in tende, con Isacco, e Giacobbe, coeredi della stessa promessa. Perciocchè egli aspettava la città che ha i fondamenti, e il cui architetto e fabbricatore è Iddio. Per fede ancora Sara stessa, essendo sterile, ricevette forza da concepir seme, e partorì fuor d’età; perciocchè reputò fedele colui che avea fatta la promessa. Perciò ancora da uno, e quello già ammortato, son nati discendenti, in moltitudine come le stelle del cielo, e come le rena innumerabile che è lungo il lito del mare. In fede son morti tutti costoro, non avendo ricevute le cose promesse; ma, avendole vedute di lontano, e credutele, e salutatele; ed avendo confessato ch’erano forestieri, e pellegrini sopra la terra. Poichè coloro che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria. Che se pur si ricordavano di quella onde erano usciti, certo avean tempo da ritornarvi. Ma ora ne desiderano una migliore, cioè, la celeste; perciò, Iddio non si vergogna di loro, d’esser chiamato lor Dio; poichè egli ha loro preparata una città. Per fede Abrahamo, essendo provato, offerse Isacco; e colui che avea ricevute le promesse offerse il suo unigenito. Egli, dico, a cui era stato detto: In Isacco ti sarà nominata progenie. Avendo fatta ragione che Iddio era potente eziandio da suscitarlo da’ morti; onde ancora per similitudine lo ricoverò. Per fede Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù, intorno a cose future. Per fede Giacobbe, morendo, benedisse ciascuno de’ figliuoli di Giuseppe; e adorò, appoggiato sopra la sommità del suo bastone. Per fede Giuseppe, trapassando, fece menzione dell’uscita de’ figliuoli d’Israele, e diede ordine intorno alle sue ossa. Per fede Mosè, essendo nato, fu nascosto da suo padre e da sua madre, lo spazio di tre mesi; perciocchè vedevano il fanciullo bello; e non temettero il comandamento del re. Per fede Mosè, essendo divenuto grande, rifiutò d’esser chiamato figliuolo della figliuola di Faraone; eleggendo innanzi d’essere afflitto col popol di Dio, che d’aver per un breve tempo godimento di peccato; avendo reputato il vituperio di Cristo ricchezza maggiore de’ tesori di Egitto; perciocchè egli riguardava alla rimunerazione. Per fede lasciò l’Egitto, non avendo temuta l’ira del re; perciocchè egli stette costante, come veggendo l’invisibile. Per fede fece la pasqua, e lo spruzzamento del sangue; acciocchè colui che distruggeva i primogeniti non toccasse gli Ebrei. Per fede passarono il Mar rosso, come per l’asciutto; il che tentando fare gli Egizi, furono abissati. Per fede caddero le mura di Gerico, essendo state circuite per sette giorni. Per fede Raab, la meretrice, avendo accolte le spie in pace, non perì con gli increduli E che dirò io di più? poichè il tempo mi verrebbe meno, se imprendessi a raccontar di Gedeone, e di Barac, e di Sansone, e di Iefte, e di Davide, e di Samuele, e de’ profeti. I quali per fede vinsero regni, operarono giustizia, ottennero promesse, turarono le gole de’ leoni, spensero la forza del fuoco, scamparono i tagli delle spade, guarirono d’infermità, divennero forti in guerra, misero in fuga i campi degli stranieri. Le donne ricuperarono per risurrezione i lor morti; ed altri furon fatti morire di battiture, non avendo accettata la liberazione, per ottenere una migliore risurrezione. Altri ancora provarono scherni e flagelli; ed anche legami e prigione. Furon lapidati, furon segati, furon tentati; morirono uccisi con la spada, andarono attorno in pelli di pecore e di capre; bisognosi, afflitti, maltrattati de’ quali non era degno il mondo, erranti in deserti, e monti, e spelonche, e nelle grotte della terra. E pur tutti costoro, alla cui fede la scrittura rende testimonianza, non ottennero la promessa. Avendo Iddio provveduto qualche cosa di meglio per noi, acciocchè non pervenissero al compimento senza noi PERCIÒ, ancor noi, avendo intorno a noi un cotanto nuvolo di testimoni, deposto ogni fascio, e il peccato che è atto a darci impaccio, corriamo con perseveranza il palio propostoci, riguardando a Gesù, capo, e compitor della fede; il quale, per la letizia che gli era posta innanzi, sofferse la croce, avendo sprezzato il vituperio; e si è posto a sedere alla destra del trono di Dio. Perciocchè, considerate attentamente chi è colui che sostenne una tal contradizione de’ peccatori contro a sè; acciocchè, venendo meno nell’animo, non siate sopraffatti Voi non avete ancora contrastato fino al sangue, combattendo contro al peccato. Ed avete dimenticata l’esortazione, che vi parla come a figliuoli: Figliuol mio, non far poca stima del castigamento del Signore, e non perdere animo, quando tu sei da lui ripreso. Perciocchè il Signore castiga chi egli ama, e flagella ogni figliuolo ch’egli gradisce. Se voi sostenete il castigamento, Iddio si presenta a voi come a figliuoli; perciocchè, quale è il figliuolo, che il padre non castighi? Che se siete senza castigamento, del qual tutti hanno avuta la parte loro, voi siete dunque bastardi, e non figliuoli. Oltre a ciò, ben abbiamo avuti per castigatori i padri della nostra carne, e pur li abbiam riveriti; non ci sottoporremo noi molto più al Padre degli spiriti, e viveremo? Poichè quelli, per pochi giorni, come parea loro, ci castigavano; ma questo ci castiga per util nostro, acciocchè siamo partecipi della sua santità. Or ogni castigamento par bene per l’ora presente non esser d’allegrezza anzi di tristizia; ma poi rende un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per esso esercitati. PERCIÒ, ridirizzate le mani rimesse, e le ginocchia vacillanti. E fate diritti sentieri a’ piedi vostri; acciocchè ciò che è zoppo non si smarrisca dalla via, anzi più tosto sia risanato. Procacciate pace con tutti, e la santificazione, senza la quale niuno vedrà il Signore. Prendendo guardia che niuno scada dalla grazia di Dio; che radice alcuna d’amaritudine, germogliando in su, non vi turbi; e che per essa molti non sieno infetti. Che niuno sia fornicatore, o profano, come Esaù, il quale, per una vivanda, vendette la sua ragione di primogenitura. Poichè voi sapete che anche poi appresso, volendo eredar la benedizione, fu riprovato; perciocchè non trovò luogo a pentimento, benchè richiedesse quella con lagrime Imperocchè voi non siete venuti al monte che si toccava con la mano, ed al fuoco acceso, ed al turbo, ed alla caligine, ed alla tempesta; ed al suon della tromba, ed alla voce delle parole, la quale coloro che l’udirono richiesero che non fosse loro più parlato. Perciocchè non potevano portare ciò che era ordinato: che se pure una bestia toccasse il monte, fosse lapidata o saettata. E tanto era spaventevole ciò che appariva Mosè disse: Io son tutto spaventato e tremante. Anzi voi siete venuti al monte di Sion, ed alla Gerusalemme celeste, che è la città dell’Iddio vivente; ed alle migliaia degli angeli; all’universal raunanza, ed alla chiesa de’ primogeniti scritti ne’ cieli; e a Dio, giudice di tutti; ed agli spiriti de’ giusti compiuti. Ed a Gesù mediatore del nuovo patto; ed al sangue dello spargimento, che pronunzia cose migliori che quello di Abele. Guardate che non rifiutiate colui che parla; perciocchè, se quelli non iscamparono, avendo rifiutato colui che rendeva gli oracoli sopra la terra; quanto meno scamperemo noi, se rifiutiamo colui che parla dal cielo? La cui voce allora commosse la terra; ma ora egli ha dinunziato, dicendo: Ancora una volta io commoverò, non sol la terra, ma ancora il cielo. Or quello: Ancora una volta, significa il sovvertimento delle cose commosse, come essendo state fatte; acciocchè quelle che non si commovono dimorino ferme. Perciocchè, ricevendo il regno che non può esser commosso riteniamo la grazia, per la quale serviamo gratamente a Dio, con riverenza, e timore. Perciocchè anche l’Iddio nostro è un fuoco consumante L’amor fraterno dimori fra voi. Non dimenticate l’ospitalità; perciocchè per essa alcuni albergarono già degli angeli, senza saperlo. Ricordatevi de’ prigioni, come essendo lor compagni di prigione; di quelli che sono afflitti, come essendo ancora voi nel corpo. Il matrimonio e il letto immacolato sia onorevole fra tutti; ma Iddio giudicherà i fornicatori e gli adulteri. Sieno i costumi vostri senza avarizia, essendo contenti delle cose presenti; perciocchè egli stesso ha detto: Io non ti lascerò, e non ti abbandonerò. Talchè possiam dire in confidanza: Il Signore è il mio aiuto; ed io non temerò ciò che mi può far l’uomo. Ricordatevi de’ vostri conduttori, i quali vi hanno annunziata la parola di Dio; la cui fede imitate, considerando la fine della loro condotta. Gesù Cristo è lo stesso ieri, ed oggi, e in eterno. Non siate trasportati qua e là per varie e strane dottrine; perciocchè egli è bene che il cuor sia stabilito per grazia, non per vivande; dalle quali non han ricevuto alcun giovamento coloro che sono andati dietro ad esse. Noi abbiamo un altare, del qual non hanno podestà di mangiar coloro che servono al tabernacolo. Perciocchè i corpi degli animali, il cui sangue è portato dal sommo sacerdote dentro al santuario per lo peccato, son arsi fuori del campo. Perciò ancora Gesù, acciocchè santificasse il popolo per lo suo proprio sangue, ha sofferto fuor della porta. Usciamo adunque a lui fuor del campo, portando il suo vituperio. Perciocchè noi non abbiam qui una città stabile, anzi ricerchiamo la futura. Per lui adunque offeriamo del continuo a Dio sacrificii di lode, cioè: il frutto delle labbra confessanti il suo nome. E non dimenticate la beneficenza, e di far parte agli altri dei vostri beni; poichè per tali sacrificii si rende servigio grato a Dio. Ubbidite a’ vostri conduttori, e sottomettetevi loro; perchè essi vegliano per le anime vostre, come avendone a render ragione; acciocchè facciano questo con allegrezza, e non sospirando; perciocchè quello non vi sarebbe d’alcun utile Pregate per noi; perciocchè noi ci confidiamo d’aver buona coscienza, desiderando di condurci onestamente in ogni cosa. E vie più vi prego di far questo, acciocchè più presto io vi sia restituito. OR l’Iddio della pace, che ha tratto da’ morti il Signor nostro Gesù Cristo, il gran Pastor delle pecore, per il sangue del patto eterno, vi renda compiuti in ogni buona opera, per far la sua volontà, operando in voi ciò ch’è grato nel suo cospetto, per Gesù Cristo; al qual sia la gloria ne’ secoli de’ secoli. Amen. Ora, fratelli, comportate, vi prego, il ragionamento dell’esortazione; poichè io vi ho scritto brevemente. Sappiate che il fratel Timoteo è liberato; col quale, se viene tosto, vi vedrò. Salutate tutti i vostri conduttori, e tutti i santi. Quei d’Italia vi salutano. La grazia sia con tutti voi. Amen GIACOMO, servitor di Dio, e del Signor Gesù Cristo, alle dodici tribù, che son nella dispersione; salute REPUTATE compiuta allegrezza, fratelli miei, quando sarete caduti in diverse tentazioni; sapendo che la prova della vostra fede produce pazienza. Or abbia la pazienza un’opera compiuta; acciocchè voi siate compiuti ed intieri, non mancando di nulla. Che se alcun di voi manca di sapienza, chieggala a Dio, che dona a tutti liberalmente, e non fa onta, e gli sarà donata. Ma chieggala in fede, senza star punto in dubbio; perciocchè chi sta in dubbio è simile al fiotto del mare, agitato dal vento e dimenato. Imperocchè, non pensi già quel tal uomo di ricever nulla dal Signore; essendo uomo doppio di cuore, instabile in tutte le sue vie. Or il fratello che è in basso stato si glorii della sua altezza. E il ricco, della sua bassezza; perciocchè egli trapasserà come fior d’erba. Imperocchè, come quando è levato il sole con l’arsura, egli ha tosto seccata l’erba, e il suo fiore è caduto, e la bellezza della sua apparenza è perita, così ancora si appasserà il ricco nelle sue vie. Beato l’uomo che sopporta la tentazione; perciocchè, essendosi reso approvato, egli riceverà la corona della vita, la quale il Signore ha promessa a coloro che l’amano Niuno, essendo tentato, dica: Io son tentato da Dio; poichè Iddio non può esser tentato di mali, e altresì non tenta alcuno. Ma ciascuno è tentato, essendo attratto e adescato dalla propria concupiscenza. Poi appresso, la concupiscenza, avendo conceputo, partorisce il peccato; e il peccato, essendo compiuto, genera la morte. Non errate, fratelli miei diletti: ogni buona donazione, ed ogni dono perfetto, è da alto, discendendo dal padre dei lumi, nel quale non vi è mutamento, nè ombra di cambiamento. Egli ci ha di sua volontà generati per la parola della verità, acciocchè siamo in certo modo le primizie delle sue creature PERCIÒ, fratelli miei diletti, sia ogni uomo pronto all’udire, tardo al parlare, lento all’ira. Perciocchè l’ira dell’uomo non mette in opera la giustizia di Dio. Perciò, deposta ogni lordura, e feccia di malizia, ricevete con mansuetudine la parola innestata in voi, la quale può salvar le anime vostre. E siate facitori della parola, e non solo uditori; ingannando voi stessi. Perciocchè, se alcuno è uditor della parola, e non facitore, egli è simile ad un uomo che considera la sua natia faccia in uno specchio. Imperocchè, dopo ch’egli si è mirato, egli se ne va, e subito ha dimenticato quale egli fosse. Ma chi avrà riguardato bene addentro nella legge perfetta, che è la legge della libertà, e sarà perseverato; esso, non essendo uditore dimentichevole, ma facitor dell’opera, sarà beato nel suo operare. Se alcuno pare esser religioso fra voi, e non tiene a freno la sua lingua, ma seduce il cuor suo, la religion di quel tale è vana. La religione pura ed immacolata, dinanzi a Dio e Padre, è questa; visitar gli orfani, e le vedove, nelle loro afflizioni; e conservarsi puro dal mondo FRATELLI miei, non abbiate la fede della gloria di Gesù Cristo, Signor nostro, con riguardi alle qualità delle persone. Perciocchè, se nella vostra raunanza entra un uomo con l’anel d’oro, in vestimento splendido; e v’entra parimente un povero, in vestimento sozzo; e voi riguardate a colui che porta il vestimento splendido, e gli dite: Tu, siedi qui onorevolmente; e al povero dite: Tu, stattene quivi in piè, o siedi qui sotto allo scannello de’ miei piedi; non avete voi fatta differenza in voi stessi? e non siete voi divenuti de’ giudici con malvagi pensieri? Ascoltate, fratelli miei diletti: non ha Iddio eletti i poveri del mondo, per esser ricchi in fede, ed eredi dell’eredità ch’egli ha promessa a coloro che l’amano? Ma voi avete disonorato il povero. I ricchi non son eglino quelli che vi tiranneggiano? non son eglino quelli che vi traggono alle corti? Non son eglino quelli che bestemmiano il buon nome, del quale voi siete nominati? Se invero voi adempiete la legge reale, secondo la scrittura: Ama il tuo prossimo, come te stesso, fate bene. Ma, se avete riguardo alla qualità delle persone, voi commettete peccato, essendo dalla legge convinti, come trasgressori. Perciocchè, chiunque avrà osservata tutta la legge, ed avrà fallito in un sol capo, è colpevole di tutti. Poichè colui che ha detto: Non commettere adulterio; ha ancor detto: Non uccidere; che se tu non commetti adulterio, ma uccidi, tu sei divenuto trasgressor della legge. Così parlate, e così operate, come avendo da esser giudicati per la legge della libertà. Perciocchè il giudicio senza misericordia sarà contro a colui che non avrà usata misericordia; e misericordia si gloria contro a giudicio CHE utilità vi è, fratelli miei, se alcuno dice d’aver fede, e non ha opere? può la fede salvarlo? Che se un fratello, o sorella, son nudi, e bisognosi del nudrimento cotidiano; ed alcun di voi dice loro: Andatevene in pace, scaldatevi, e satollatevi; e voi non date loro i bisogni del corpo; qual pro fate loro? Così ancora la fede a parte, se non ha le opere, è per sè stessa morta. Anzi alcuno dirà; Tu hai la fede, ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, ed io ti mostrerò la fede mia per le mie opere. Tu credi che Iddio è un solo; ben fai; i demoni lo credono anch’essi, e tremano. Ora, o uomo vano, vuoi tu conoscere che la fede senza le opere è morta? Non fu Abrahamo, nostro padre, giustificato per le opere, avendo offerto il suo figliuolo Isacco sopra l’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere d’esso, e che per le opere la fede fu compiuta. E fu adempiuta la scrittura, che dice: Ed Abrahamo credette a Dio, e ciò gli fu imputato a giustizia; ed egli fu chiamato: Amico di Dio. Voi vedete adunque che l’uomo è giustificato per le opere, e non per la fede solamente. Simigliantemente ancora non fu Raab, la meretrice, giustificata per le opere, avendo accolti i messi, e mandatili via per un altro cammino? Poichè, siccome il corpo senza spirito è morto, così ancora la fede senza le opere è morta FRATELLI miei, non siate molti maestri; sapendo che noi ne riceveremo maggior condannazione. Poichè tutti falliamo in molte cose; se alcuno non fallisce nel parlare, esso è uomo compiuto, e può tenere a freno eziandio tutto il corpo. Ecco, noi mettiamo i freni nelle bocche de’ cavalli, acciocchè ci ubbidiscano, e facciamo volgere tutto il corpo loro. Ecco ancora le navi, benchè sieno cotanto grandi, e che sieno sospinte da fieri venti, son volte con un piccolissimo timone, dovunque il movimento di colui che le governa vuole. Così ancora la lingua è un piccol membro, e si vanta di gran cose. Ecco, un piccol fuoco quante legne incende! La lingua altresì è un fuoco, è il mondo dell’iniquità; così dentro alle nostre membra è posta la lingua, la qual contamina tutto il corpo, e infiamma la ruota della vita, ed è infiammata dalla geenna. Poichè ogni generazione di fiere, e d’uccelli, e di rettili, e d’animali marini, si doma ed è stata domata dalla natura umana; ma niun uomo può domar la lingua; ella è un male che non si può rattenere; è piena di mortifero veleno. Per essa benediciamo Iddio e Padre; e per essa malediciamo gli uomini, che son fatti alla simiglianza di Dio. D’una medesima bocca procede benedizione e maledizione. Non bisogna, fratelli miei, che queste cose si facciano in questa maniera. La fonte sgorga ella da una medesima buca il dolce e l’amaro? Può, fratelli miei, un fico fare ulive, o una vite fichi? così niuna fonte può gettare acqua salsa, e dolce CHI è savio e saputo, fra voi? mostri, per la buona condotta, le sue opere, con mansuetudine di sapienza. Ma, se voi avete nel cuor vostro invidia amara e contenzione, non vi gloriate contro alla verità, e non mentite contro ad essa. Questa non è la sapienza che discende da alto; anzi è terrena, animale, diabolica. Perciocchè, dov’è invidia e contenzione, ivi è turbamento ed opera malvagia. Ma la sapienza che è da alto prima è pura, poi pacifica, moderata, arrendevole, piena di misericordia e di frutti buoni, senza parzialità, e senza ipocrisia. Or il frutto della giustizia si semina in pace da coloro che si adoperano alla pace ONDE vengon le guerre, e le contese fra voi? non è egli da questo, cioè dalle vostre voluttà, che guerreggiano nelle vostre membra? Voi bramate, e non avete; voi uccidete, e procacciate a gara, e non potete ottenere; voi combattete e guerreggiate, e non avete; perciocchè non domandate. Voi domandate, e non ricevete; perciocchè domandate male, per ispender ne’ vostri piaceri. Adulteri ed adultere, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro a Dio? colui adunque che vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. Pensate voi che la scrittura dica in vano: Lo spirito che abita in voi appetisce ad invidia? Ma egli dà vie maggior grazia; perciò dice: Iddio resiste a’ superbi, e dà grazia agli umili. Sottomettetevi adunque a Dio, contrastate al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Appressatevi a Dio, ed egli si appresserà a voi: nettate le vostre mani o peccatori; e purificate i cuori vostri, o doppi d’animo. Siate afflitti, e fate cordoglio, e piangete; sia il vostro riso convertito in duolo, e l’allegrezza in tristizia. Umiliatevi nel cospetto del Signore, ed egli v’innalzerà Non parlate gli uni contro agli altri, fratelli; chi parla contro al fratello, e giudica il suo fratello, parla contro alla legge, e giudica la legge; ora, se tu condanni la legge, tu non sei facitor della legge, ma giudice. V’è un solo Legislatore, il qual può salvare, e perdere; ma tu, chi sei, che tu condanni altrui? OR su, voi che dite: Oggi, o domani, andremo in tal città, ed ivi dimoreremo un anno, e mercateremo, e guadagneremo. Che non sapete ciò che sarà domani; perciocchè, qual’è la vita vostra? poich’ella è un vapore, che apparisce per un poco di tempo, e poi svanisce. Invece di dire: Se piace al Signore, e se siamo in vita, noi farem questo o quello. E pure ora voi vi vantate nelle vostre vane glorie; ogni tal vanto è cattivo. Vi è adunque peccato a colui che sa fare il bene, e non lo fa OR su al presente, ricchi, piangete, urlando per le miserie vostre, che sopraggiungono. Le vostre ricchezze son marcite, e i vostri vestimenti sono stati rosi dalle tignuole. L’oro e l’argento vostro è arrugginito e la lor ruggine sarà in testimonianza contro a voi, e divorerà le vostre carni, a guisa di fuoco; voi avete fatto un tesoro per gli ultimi giorni. Ecco, il premio degli operai che hanno mietuti i vostri campi, del quale sono stati frodati da voi, grida; e le grida di coloro che hanno mietuto sono entrate nelle orecchie del Signor degli eserciti. Voi siete vissuti sopra la terra in delizie e morbidezze; voi avete pasciuti i cuori vostri, come in giorno di solenne convito. Voi avete condannato, voi avete ucciso il giusto; egli non vi resiste. ORA dunque, fratelli, siete pazienti fino alla venuta del Signore; ecco, il lavoratore aspetta il prezioso frutto della terra con pazienza, finchè quello abbia ricevuta la pioggia della prima e dell’ultima stagione. Siate ancor voi pazienti; raffermate i cuori vostri; perciocchè l’avvenimento del Signore è vicino. Non sospirate gli uni contro agli altri, fratelli; acciocchè non siate giudicati; ecco il giudice è alla porta. Fratelli miei, prendete per esempio d’afflizione e di pazienza, i profeti, i quali hanno parlato nel Nome del Signore. Ecco, noi predichiamo beati coloro che hanno sofferto; voi avete udita la pazienza di Giobbe, ed avete veduto il fine del Signore; poichè il Signore è grandemente pietoso e misericordioso Ora, innanzi ad ogni cosa, fratelli miei, non giurate nè per lo cielo, nè per la terra; nè fate alcun altro giuramento; anzi sia il vostro sì, sì, il no, no; acciocchè non cadiate in giudicio. Evvi alcun di voi afflitto? ori; evvi alcuno d’animo lieto? salmeggi. È alcuno di voi infermo? chiami gli anziani della chiesa, ed orino essi sopra lui, ungendolo d’olio, nel nome del Signore. E l’orazione della fede salverà il malato, e il Signore lo rileverà; e s’egli ha commessi de’ peccati, gli saranno rimessi. Confessate i falli gli uni agli altri, ed orate gli uni per gli altri, acciocchè siate sanati; molto può l’orazione del giusto, fatta con efficacia. Elia era uomo sottoposto a medesime passioni come noi, e pur per orazione richiese che non piovesse, e non piovve sopra la terra lo spazio di tre anni e sei mesi. E di nuovo egli pregò, e il cielo diè della pioggia, e la terra produsse il suo frutto. Fratelli, se alcun di voi si svia dalla verità, ed alcuno lo converte; sappia colui, che chi avrà convertito un peccatore dall’error della sua via, salverà un’anima da morte, e coprirà moltitudine di peccati PIETRO, apostolo di Gesù Cristo, a quelli della dispersione di Ponto, di Galazia, di Cappadocia, d’Asia, e di Bitinia; che abitano in que’ luoghi come forestieri; eletti, secondo la preordinazion di Dio Padre, in santificazione di Spirito, ad ubbidienza, e ad esser cospersi col sangue di Gesù Cristo; grazia e pace vi sia moltiplicata BENEDETTO sia Iddio, e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale, secondo la sua gran misericordia, ci ha rigenerati in isperanza viva, per la risurrezione di Gesù Cristo da’ morti; all’eredità incorruttibile, ed immacolata, e che non può scadere, conservata ne’ cieli per noi. I quali siamo, nella virtù di Dio, per la fede, guardati per la salute presta ad essere rivelata nell’ultimo tempo Nel che voi gioite, essendo al presente un poco, se così bisogna, contristati in varie tentazioni. Acciocchè la prova della fede vostra, molto più preziosa dell’oro che perisce, e pure è provato per lo fuoco, sia trovata a lode, ed onore, e gloria, nell’apparizione di Gesù Cristo. Il quale, benchè non l’abbiate veduto, voi amate; nel quale credendo, benchè ora nol veggiate, voi gioite d’un’allegrezza ineffabile e gloriosa; ottenendo il fine della fede vostra: la salute delle anime Della qual salute cercarono, e investigarono i profeti, che profetizzarono della grazia riserbata per voi; investigando qual tempo e quali circostanze volesse significare lo Spirito di Cristo ch’era in loro, e che già testimoniava innanzi le sofferenze che avverrebbero a Cristo, e le glorie che poi appresso seguirebbero. Ai quali fu rivelato, che non a sè stessi, ma a noi, ministravano quelle cose, le quali ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno evangelizzato per lo Spirito Santo, mandato dal cielo; nelle quali gli angeli desiderano riguardare addentro PERCIÒ, avendo i lombi della vostra mente cinti, stando sobri, sperate perfettamente nella grazia che vi sarà conferita nell’apparizione di Gesù Cristo; come figliuoli di ubbidienza, non conformandovi alle concupiscenze del tempo passato, mentre eravate in ignoranza. Anzi, siccome colui che vi ha chiamati è santo, voi altresì siate santi in tutta la vostra condotta. Poichè egli è scritto: Siate santi, perciocchè io sono santo. E, se chiamate Padre colui il quale, senza aver riguardo alla qualità delle persone, giudica secondo l’opera di ciascuno: conducetevi in timore, tutto il tempo della vostra peregrinazione; sapendo che, non con cose corruttibili, argento od oro, siete stati riscattati dalla vana condotta vostra, insegnata di mano in mano da’ padri; ma col prezioso sangue di Cristo, come dell’agnello senza difetto, nè macchia; ben preordinato avanti la fondazione del mondo, ma manifestato negli ultimi tempi per voi; i quali per lui credete in Dio, che l’ha suscitato da’ morti, e gli ha data gloria; acciocchè la vostra fede e speranza fosse in Dio. Avendo voi purificate le anime vostre ubbidendo alla verità, per mezzo dello Spirito, per avere fraterna carità non finta, portate amore intenso gli uni agli altri di puro cuore. Essendo rigenerati, non di seme corruttibile, ma incorruttibile, per la parola di Dio viva e permanente in eterno Perciocchè ogni carne è come erba, ed ogni gloria d’uomo come fior d’erba; l’erba è tosto seccata, ed il suo fiore è tosto caduto. Ma la parola del Signore dimora in eterno; e questa è la parola che vi è stata evangelizzata Deposta adunque ogni malizia, ed ogni frode, e le ipocrisie, ed invidie, ed ogni maldicenza; come fanciulli pur ora nati, appetite il latte puro della parola, acciocchè per esso cresciate. Se pure avete gustato che il Signore è buono; al quale accostandovi, come alla pietra viva, riprovata dagli uomini, ma dinanzi a Dio eletta, preziosa; ancora voi, come pietre vive, siete edificati, per essere una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offerire sacrificii spirituali, accettevoli a Dio per Gesù Cristo. Per la qual cosa ancora è contenuto nella scrittura: Ecco, io pongo in Sion la pietra del capo del cantone, eletta, preziosa; e chi crederà in essa non sarà punto svergognato. A voi adunque, che credete, ella è quella cosa preziosa; ma a’ disubbidienti è, come è detto: La pietra, che gli edificatori hanno riprovata, è divenuta il capo del cantone, e pietra d’incappo, e sasso d’intoppo. I quali s’intoppano nella parola, essendo disubbidienti; a che ancora sono stati posti. Ma voi siete la generazione eletta; il real sacerdozio, la gente santa, il popolo d’acquisto; acciocchè predichiate le virtù di colui che vi ha dalle tenebre chiamati alla sua maravigliosa luce. I quali già non eravate popolo, ma ora siete popolo di Dio; a’ quali già non era stata fatta misericordia, ma ora vi è stata fatta misericordia. DILETTI, io vi esorto che, come avveniticci e forestieri, vi asteniate dalle carnali concupiscenze, le quali guerreggiano contro all’anima; avendo una condotta onesta fra i Gentili; acciocchè, là dove sparlano di voi come di malfattori, glorifichino Iddio, nel giorno della visitazione, per le vostre buone opere, che avranno vedute Siate adunque soggetti ad ogni podestà creata dagli uomini, per l’amor del Signore: al re, come al sovrano; ed ai governatori, come a persone mandate da lui, in vendetta de’ malfattori, e in lode di quelli che fanno bene. Perciocchè tale è la volontà di Dio: che facendo bene, turiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti; come liberi, ma non avendo la libertà per coverta di malizia; anzi, come servi di Dio. Onorate tutti, amate la fratellanza, temete Iddio, rendete onore al re. SERVI, siate con ogni timore, soggetti a’ vostri signori; non solo a’ buoni, e moderati; ma a’ ritrosi ancora. Perciocchè questo è cosa grata, se alcuno, per la coscienza di Dio, sofferisce molestie, patendo ingiustamente. Imperocchè, qual gloria è egli, se, peccando ed essendo puniti, voi il sofferite? ma, se facendo bene, e pur patendo, voi il sofferite, ciò è cosa grata dinnanzi a Iddio. Poichè a questo siete stati chiamati; perciocchè Cristo ha patito anch’egli per noi, lasciandoci un esempio, acciocchè voi seguitiate le sue pedate. Il qual non fece alcun peccato, nè fu trovata frode alcuna nella sua bocca. Il quale, oltraggiato, non oltraggiava all’incontro; patendo, non minacciava; ma si rimetteva in man di colui che giudica giustamente. Il quale ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, in sul legno; acciocchè, morti al peccato, viviamo a giustizia; per lo cui lividore voi siete stati sanati. Perciocchè voi eravate come pecore erranti; ma ora siete stati convertiti al Pastore, e al Vescovo delle anime vostre PARIMENTE sieno le mogli soggette a’ lor mariti; acciocchè, se pur ve ne sono alcuni che non ubbidiscono alla parola, sieno, per la condotta delle mogli, guadagnati senza parola; avendo considerata la vostra condotta casta unita a timore. Delle quali l’ornamento sia, non l’esteriore dell’intrecciatura de’ capelli, o di fregi d’oro, o sfoggio di vestiti; ma l’uomo occulto del cuore, nell’incorrotta purità dello spirito benigno e pacifico; il quale è di gran prezzo nel cospetto di Dio. Perciocchè in questa maniera ancora già si adornavano le sante donne, che speravano in Dio, essendo soggette a’ lor mariti. Siccome Sara ubbidì ad Abrahamo, chiamandolo signore; della quale voi siete figliuole, se fate ciò che è bene, non temendo alcuno spavento. Voi mariti, fate il simigliante, abitando con loro discretamente; portando onore al vaso femminile, come al più debole; come essendo voi ancora coeredi della grazia della vita; acciocchè le vostre orazioni non sieno interrotte E IN somma, siate tutti concordi, compassionevoli, fratellevoli, pietosi, benevoglienti; non rendendo mal per male, od oltraggio per oltraggio; anzi, al contrario, benedicendo; sapendo che a questo siete stati chiamati, acciocchè erediate la benedizione. Perciocchè, chi vuole amar la vita, e veder buoni giorni, rattenga la sua bocca dal male; e le sue labbra, che non proferiscano frode; ritraggasi dal male, e faccia il bene; cerchi la pace, e la procacci. Perciocchè gli occhi del Signore son sopra i giusti, e le sue orecchie sono intente alla loro orazione; ma il volto del Signore è contro a quelli che fanno male. E chi sarà colui che vi faccia male, se voi seguite il bene? Ma, se pure ancora patite per giustizia, beati voi; or non temiate del timor loro, e non vi conturbate. Anzi santificate il Signore Iddio ne’ cuori vostri; e siate sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza ch’è in voi, con mansuetudine, e timore. Avendo buona coscienza; acciocchè, là dove sparlano di voi come di malfattori, sieno svergognati coloro che calunniano la vostra buona condotta in Cristo. Perciocchè, meglio è che, se pur tale è la volontà di Dio, patiate facendo bene, anzi che facendo male Poichè Cristo ancora ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gl’ingiusti, acciocchè ci adducesse a Dio; essendo mortificato in carne, ma vivificato per lo Spirito. Nel quale ancora andò già, e predicò agli spiriti che sono in carcere. I quali già furon ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè, mentre si apparecchiava l’arca; nella quale poche anime, cioè otto, furon salvate per mezzo l’acqua Alla qual figura corrisponde il battesimo, il quale non il nettamento delle brutture della carne, ma la domanda di buona coscienza verso Iddio ora salva ancora noi, per la risurrezione di Gesù Cristo. Il quale, essendo andato in cielo, è alla destra di Dio, essendogli sottoposti angeli, e podestà, e potenze POI dunque che Cristo ha sofferto per noi in carne, ancor voi armatevi del medesimo pensiero, che chi ha sofferto in carne, ha cessato dal peccato; per vivere il tempo che resta in carne, non più alle concupiscenze degli uomini, ma alla volontà di Dio. Perciocchè il tempo passato della vita ci dev’esser bastato per avere operata la volontà de’ Gentili, essendo camminati in lascivie, cupidità, ebbrezze, conviti, bevimenti, e nefande idolatrie Laonde ora essi stupiscono, come di cosa strana, che voi non concorrete ad una medesima strabocchevol dissoluzione; e ne bestemmiano. I quali renderanno ragione a colui che è presto a giudicare i vivi ed i morti. Poichè per questo è stato predicato l’evangelo ancora a’ morti, acciocchè fossero giudicati in carne, secondo gli uomini; ma vivessero in ispirito, secondo Iddio Or la fine d’ogni cosa è vicina; siate adunque temperati, e vigilanti alle orazioni. Avendo, innanzi ad ogni cosa, la carità intensa gli uni inverso gli altri; perciocchè la carità coprirà moltitudine di peccati. Siate volonterosi albergatori gli uni degli altri, senza mormorii. Secondo che ciascuno ha ricevuto alcun dono, amministratelo gli uni agli altri, come buoni dispensatori della svariata grazia di Dio. Se alcuno parla, parli come gli oracoli di Dio; se alcuno ministra, faccialo come per lo potere che Iddio fornisce; acciocchè in ogni cosa sia glorificato Iddio per Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e l’imperio, ne’ secoli de’ secoli. Amen Diletti, non vi smarrite, come se vi avvenisse cosa strana, d’esser messi al cimento; il che si fa per provarvi. Anzi, in quanto partecipate le sofferenze di Cristo, rallegratevi; acciocchè ancora nell’apparizione della sua gloria voi vi rallegriate giubilando. Se siete vituperati per lo nome di Cristo, beati voi; poichè lo Spirito di gloria e di Dio, riposa sopra voi; ben è egli, quant’è a loro, bestemmiato; ma, quant’è a voi, è glorificato. Perciocchè, niun di voi patisca come micidiale, o ladro, o malfattore, o curante le cose che non gli appartengono. Ma, se patisce come Cristiano, non si vergogni; anzi glorifichi Iddio in questa parte. Perciocchè, egli è il tempo che il giudicio cominci dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, qual sarà la fine di coloro che non ubbidiscono all’evangelo di Dio? E se il giusto è appena salvato, dove comparirà l’empio e il peccatore? Perciò quelli ancora, che patiscono secondo la volontà di Dio, raccomandingli le anime loro, come al fedele Creatore, con far bene IO esorto gli anziani d’infra voi, io che sono anziano con loro, e testimonio delle sofferenze di Cristo, ed insieme ancora partecipe della gloria che dev’esser manifestata, che voi pasciate la greggia di Dio che è fra voi, avendone la cura, non isforzatamente, ma volontariamente; non per disonesta cupidità del guadagno, ma di animo franco. E non come signoreggiando le eredità, ma essendo gli esempi della greggia. E, quando sarà apparito il sommo Pastore, voi otterrete la corona della gloria che non si appassa Parimente voi giovani, siate soggetti a’ più vecchi; e sottomettetevi tutti gli uni agli altri; siate adorni d’umiltà; perciocchè Iddio resiste a’ superbi, e dà grazia agli umili. Umiliatevi adunque sotto alla potente mano di Dio, acciocchè egli v’innalzi, quando sarà il tempo; gettando sopra lui tutta la vostra sollecitudine; perciocchè egli ha cura di voi Siate sobri; vegliate; perciocchè il vostro avversario, il diavolo, a guisa di leon ruggente, va attorno, cercando chi egli possa divorare. Al quale resistete, essendo fermi nella fede; sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza, che è per lo mondo OR l’Iddio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua eterna gloria in Cristo Gesù, dopo che avrete sofferto per poco tempo; esso vi renda compiuti, vi raffermi, vi fortifichi, vi fondi. A lui sia la gloria, e l’imperio, ne’ secoli de’ secoli. Amen. Per Silvano, che vi è fedel fratello, come io lo giudico, io vi ho scritto brevemente; esortandovi, e protestandovi che la vera grazia di Dio è questa nella quale voi siete. La chiesa che è in Babilonia, eletta come voi, e Marco, mio figliuolo, vi salutano. Salutatevi gli uni gli altri col bacio della carità, Pace sia a voi tutti, che siete in Cristo Gesù. Amen SIMON PIETRO, servitore ed apostolo di Gesù Cristo, a coloro che hanno ottenuta fede di pari prezzo che noi, nella giustizia dell’Iddio e Salvator nostro, Gesù Cristo; grazia e pace vi sia moltiplicata nella conoscenza di Dio, e di Gesù, nostro Signore. SICCOME la sua potenza divina ci ha donate tutte le cose, che appartengono alla vita ed alla pietà, per la conoscenza di colui che ci ha chiamati per la sua gloria e virtù; per le quali ci son donate le preziose e grandissime promesse; acciocchè per esse voi siate fatti partecipi della natura divina, essendo fuggiti dalla corruzione in concupiscenza, che è nel mondo; voi ancora simigliantemente, recando a questo stesso ogni studio, sopraggiungete alla fede vostra la virtù, e alla virtù la conoscenza; e alla conoscenza la continenza, e alla continenza la sofferenza, e alla sofferenza la pietà; e alla pietà l’amor fraterno, e all’amor fraterno la carità. Perciocchè, se queste cose sono ed abbondano in voi, non vi renderanno oziosi, nè sterili nella conoscenza del Signor nostro Gesù Cristo. Poichè colui nel quale queste cose non sono, è cieco, di corta vista, avendo dimenticato il purgamento de’ suoi vecchi peccati. Perciò, fratelli, vie più studiatevi di render ferma la vostra vocazione ed elezione; perciocchè, facendo queste cose, non v’intopperete giammai. Imperocchè così vi sarà copiosamente porta l’entrata all’eterno regno del Signor nostro Gesù Cristo Perciò io non trascurerò di rammemorarvi del continuo queste cose; benchè siate già intendenti, e confermati nella presente verità. Or io stimo esser cosa ragionevole, che, mentre io sono in questa tenda, io vi risvegli per ricordo; sapendo che fra poco la mia tenda ha da essere posta giù; siccome ancora il Signor nostro Gesù Cristo me l’ha dichiarato. Ma io mi studierò che ancora, dopo la mia partenza, abbiate il modo di rammemorarvi frequentemente queste cose Poichè non vi abbiamo data a conoscer la potenza e l’avvenimento del Signor nostro Gesù Cristo, andando dietro a favole artificiosamente composte; ma essendo stati spettatori della maestà di esso. Perciocchè egli ricevette da Dio Padre onore e gloria, essendogli recata una cotal voce dalla magnifica gloria: Questi è il mio diletto Figliuolo, nel quale io ho preso il mio compiacimento. E noi udimmo questa voce recata dal cielo, essendo con lui sul monte santo Noi abbiamo ancora la parola profetica più ferma, alla quale fate bene di attendere, come ad una lampana rilucente in un luogo scuro, finchè schiarisca il giorno, e che la stella mattutina sorga ne’ cuori vostri; sapendo questo imprima, che alcuna profezia della scrittura non è di particolare interpretazione. Perciocchè la profezia non fu già recata per volontà umana; ma i santi uomini di Dio hanno parlato, essendo sospinti dallo Spirito Santo OR vi furono ancora de’ falsi profeti fra il popolo, come altresì vi saranno fra voi de’ falsi dottori, i quali sottintrodurranno eresie di perdizione, e rinnegheranno il Signore che li ha comperati, traendosi addosso subita perdizione. E molti seguiteranno le lor lascivie; per i quali la via della verità sarà bestemmiata E per avarizia faranno mercatanzia di voi con parole finte; sopra i quali già da lungo tempo il giudicio non tarda, e la perdizione loro non dorme. Perciocchè, se Iddio non ha risparmiati gli angeli che hanno peccato; anzi, avendoli abissati, li ha messi in catene di caligine, per esser guardati al giudicio; e non risparmiò il mondo antico; ma salvò Noè, predicator di giustizia, sol con otto persone, avendo addotto il diluvio sopra il mondo degli empi; e condannò a sovversione le città di Sodoma, e di Gomorra, avendole ridotte in cenere, e poste per esempio a coloro che per l’avvenire viverebbero empiamente; e scampò il giusto Lot, travagliato per la lussuriosa condotta degli scellerati poichè quel giusto, abitando fra loro, per ciò ch’egli vedeva, ed udiva, tormentava ogni dì l’anima sua giusta per le scellerate loro opere; il Signore sa trarre di tentazione i pii, e riserbar gli empi ad esser puniti nel giorno del giudicio; massimamente coloro che vanno dietro alla carne, in concupiscenza d’immondizia; e che sprezzano le signorie: che sono audaci, di lor senno, e non hanno orrore di dir male delle dignità. Mentre gli angeli, benchè sieno maggiori di forza e di potenza, non dànno contro ad esse dinanzi al Signore giudicio di maldicenza. Ma costoro, come animali senza ragione, andando dietro all’impeto della natura, nati ad esser presi, ed a perire bestemmiando nelle cose che ignorano, periranno del tutto nella lor corruzione, ricevendo il pagamento dell’iniquità. Essi, che reputano tutto il lor piacere consistere nelle delizie della giornata; che son macchie, e vituperii, godendo de’ loro inganni, mentre mangiano con voi ne’ vostri conviti. Avendo gli occhi pieni d’adulterio, e che non restano giammai di peccare; adescando le anime instabili; avendo il cuore esercitato ad avarizia, figliuoli di maledizione. I quali, lasciata la diritta strada, si sono sviati, seguitando la via di Balaam, figliuolo di Bosor, il quale amò il salario d’iniquità. Ma egli ebbe la riprensione della sua prevaricazione; un’asina mutola, avendo parlato in voce umana, represse la follia del profeta. Questi son fonti senz’acqua, nuvole sospinte dal turbo, a’ quali è riserbata la caligine delle tenebre. Perciocchè, parlando cose vane sopra modo gonfie, adescano per concupiscenze della carne, e per lascivie, coloro che erano un poco fuggiti da quelli che conversano in errore. Promettendo loro libertà, là dove eglino stessi son servi della corruzione; poichè ancora, se altri è vinto da alcuno, diviene suo servo. Perciocchè, quelli che son fuggiti dalle contaminazioni del mondo, per la conoscenza del Signore e Salvator Gesù Cristo, se di nuovo essendo in quelle avviluppati, sono vinti, l’ultima condizione è loro peggiore della primiera. Imperocchè meglio era per loro non aver conosciuta la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, rivolgersi indietro dal santo comandamento che era loro stato dato. Ma egli è avvenuto loro ciò che si dice per vero proverbio: Il cane è tornato al suo vomito, e la porca lavata è tornata a voltolarsi nel fango DILETTI, questa è già la seconda epistola che io vi scrivo; nell’una e nell’altra delle quali io desto con ricordo la vostra sincera mente. Acciocchè vi ricordiate delle parole dette innanzi da’ santi profeti, e del comandamento di noi apostoli, che è del Signore e Salvatore stesso Sapendo questo imprima, che negli ultimi giorni verranno degli schernitori, che cammineranno secondo le lor proprie concupiscenze; e diranno: Dov’è la promessa del suo avvenimento? poichè, da che i padri si sono addormentati, tutte le cose perseverano in un medesimo stato, fin dal principio della creazione. Perciocchè essi ignorano questo volontariamente, che per la parola di Dio, ab antico, i cieli furono fatti; e la terra ancora, consistente fuor dell’acqua, e per mezzo l’acqua. Per le quali cose il mondo di allora, diluviato per l’acqua, perì. Ma i cieli e la terra del tempo presente, per la medesima parola, son riposti; essendo riserbati al fuoco, per il giorno del giudicio, e della perdizione degli uomini empi Or quest’unica cosa non vi sia celata, diletti, che per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni reputano tardanza; anzi è paziente inverso noi, non volendo che alcuni periscano, ma che tutti vengano a ravvedimento. Ora il giorno del Signore verrà come un ladro di notte; e in quello i cieli passeranno rapidamente, e gli elementi divampati si dissolveranno; e la terra, e le opere che sono in essa, saranno arse Poi dunque che tutte queste cose hanno da dissolversi, quali convienvi essere in santa condotta, ed opere di pietà? Aspettando, e affrettandovi all’avvenimento del giorno di Dio, per il quale i cieli infocati si dissolveranno, e gli elementi infiammati si struggeranno. Ora, secondo la promessa d’esso, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, ne’ quali giustizia abita. Perciò, diletti, aspettando queste cose, studiatevi che da lui siate trovati immacolati e irreprensibili, in pace. E reputate per salute la pazienza del Signor nostro; siccome ancora il nostro caro fratello Paolo, secondo la sapienza che gli è stata data, vi ha scritto. Come ancora egli fa in tutte le sue epistole, parlando in esse di questi punti, nei quali vi sono alcune cose malagevoli ad intendere, le quali gli uomini male ammaestrati ed instabili torcono, come ancora le altre scritture, alla lor propria perdizione. Voi adunque, diletti, sapendo queste cose innanzi, guardatevi che, trasportati insieme per l’errore degli scellerati, non iscadiate dalla propria fermezza. Anzi crescete nella grazia, e conoscenza del Signore e Salvator nostro Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ed ora, ed in sempiterno. Amen QUELLO che era dal principio, quello che abbiamo udito, quello che abbiam veduto con gli occhi nostri, quello che abbiam contemplato, e che le nostre mani hanno toccato della Parola della vita e la vita è stata manifestata, e noi l’abbiam veduta, e ne rendiam testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna, la quale era presso il Padre, e ci è stata manifestata; quello, dico, che abbiam veduto ed udito, noi ve l’annunziamo; acciocchè ancora voi abbiate comunione con noi, e che la nostra comunione sia col Padre, e col suo Figliuol Gesù Cristo. E vi scriviamo queste cose, acciocchè la vostra allegrezza sia compiuta OR questo è l’annunzio che abbiamo udito da lui, e il qual vi annunziamo: che Iddio è luce, e che non vi sono in lui tenebre alcune. Se noi diciamo che abbiamo comunione con lui, e camminiamo nelle tenebre, noi mentiamo, e non procediamo in verità. Ma, se camminiamo nella luce, siccome egli è nella luce, abbiamo comunione egli e noi insieme; e il sangue di Gesù Cristo, suo Figliuolo, ci purga di ogni peccato SE noi diciamo che non v’è peccato in noi, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, per rimetterci i peccati, e purgarci di ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi Figliuoletti miei, io vi scrivo queste cose, acciocchè non pecchiate; e se pure alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre, cioè Gesù Cristo giusto; ed esso è il purgamento dei peccati nostri; e non solo de’ nostri, ma ancora di quelli di tutto il mondo E PER questo conosciamo che noi l’abbiamo conosciuto, se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: Io l’ho conosciuto, e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo, e la verità non è nel tale. Ma chi osserva la sua parola, l’amor di Dio è veramente compiuto nel tale; per questo conosciamo che noi siamo in lui. Chi dice di dimorare in lui, deve, come egli camminò, camminare egli ancora simigliantemente Fratelli, io non vi scrivo un nuovo comandamento; anzi il comandamento vecchio, il quale aveste dal principio; il comandamento vecchio è la parola che voi udiste dal principio. Ma pure ancora, io vi scrivo un comandamento nuovo; il che è vero in lui, ed in voi; perciocchè le tenebre passano, e già risplende la vera luce. Chi dice d’esser nella luce, e odia il suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama il suo fratello dimora nella luce, e non vi è intoppo in lui. Ma chi odia il suo fratello è nelle tenebre, e cammina nelle tenebre, e non sa ove egli si vada; perciocchè le tenebre gli hanno accecati gli occhi Figlioletti, io vi scrivo, perciocchè vi son rimessi i peccati per lo nome d’esso. Padri, io vi scrivo, perciocchè avete conosciuto quello che è dal principio. Giovani, io vi scrivo, perciocchè avete vinto il maligno. Fanciulli, io vi scrivo, perciocchè avete conosciuto il Padre. Padri, io vi ho scritto, perciocchè avete conosciuto quello che è dal principio. Giovani, io vi ho scritto, perciocchè siete forti, e la parola di Dio dimora in voi, ed avete vinto il maligno. Non amate il mondo, nè le cose che son nel mondo; se alcuno ama il mondo, l’amor del Padre non è in lui. Perciocchè tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, e la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita, non è dal Padre, ma è dal mondo. E il mondo, e la sua concupiscenza, passa via; ma chi fa la volontà di Dio dimora in eterno FANCIULLI, egli è l’ultimo tempo; e come avete inteso che l’anticristo verrà, fin da ora vi son molti anticristi; onde noi conosciamo ch’egli è l’ultimo tempo. Sono usciti d’infra noi, ma non eran de’ nostri; perciocchè, se fossero stati de’ nostri, sarebber rimasti con noi; ma conveniva che fosser manifestati; perciocchè non tutti sono de’ nostri Ma, quant’è a voi, voi avete l’unzione dal Santo, e conoscete ogni cosa. Ciò ch’io vi ho scritto, non è perchè non sappiate la verità; anzi, perciocchè la sapete, e perciocchè niuna menzogna è dalla verità. Chi è il mendace, se non colui che nega che Gesù è il Cristo? esso è l’anticristo, il qual nega il Padre, e il Figliuolo. Chiunque nega il Figliuolo, nè anche ha il Padre; chi confessa il Figliuolo, ha ancora il Padre. Quant’è a voi dunque, dimori in voi ciò che avete udito dal principio; se ciò che avete udito dal principio dimora in voi, ancora voi dimorerete nel Figliuolo, e nel Padre. E questa è la promessa, ch’egli ci ha fatta, cioè: la vita eterna. Io vi ho scritte queste cose intorno a coloro che vi seducono. Ma, quant’è a voi, l’unzione che avete ricevuta da lui dimora in voi, e non avete bisogno che alcuno v’insegni; ma, come la stessa unzione v’insegna ogni cosa, ed essa è verace, e non è menzogna; dimorate in esso, come quella vi ha insegnato Ora dunque, figlioletti, dimorate in lui, acciocchè, quando egli sarà apparito, abbiam confidanza, e non siamo confusi per la sua presenza, nel suo avvenimento. Se voi sapete ch’egli è giusto, sappiate che chiunque opera la giustizia è nato da lui VEDETE qual carità ci ha data il Padre, che noi siam chiamati figliuoli di Dio; perciò non ci conosce il mondo, perciocchè non ha conosciuto lui. Diletti, ora siamo figliuoli di Dio, ma non è ancora apparito ciò che saremo; ma sappiamo che quando sarà apparito, saremo simili a lui; perciocchè noi lo vedremo come egli è. E chiunque ha questa speranza in lui si purifica, com’esso è puro Chiunque fa il peccato fa ancora la trasgressione della legge; e il peccato è la trasgressione della legge. E voi sapete ch’egli è apparito, acciocchè togliesse via i nostri peccati; e peccato alcuno non è in lui. Chiunque dimora in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha veduto, e non l’ha conosciuto. Figlioletti, niuno vi seduca: chi opera la giustizia è giusto, siccome esso è giusto. Chiunque fa il peccato, è dal Diavolo; poichè il Diavolo pecca dal principio; per questo è apparito il Figliuol di Dio, acciocchè disfaccia le opere del Diavolo. Chiunque è nato da Dio, non fa peccato; perciocchè il seme d’esso dimora in lui; e non può peccare, perciocchè è nato da Dio. Per questo son manifesti i figliuoli di Dio, e i figliuoli del Diavolo; chiunque non opera la giustizia, e chi non ama il suo fratello, non è da Dio Perciocchè questo è l’annunzio, che voi avete udito dal principio: che noi amiamo gli uni gli altri. E non facciamo come Caino, il quale era dal maligno; ed uccise il suo fratello; e per qual cagione l’uccise egli? perciocchè le opere sue erano malvage, e quelle del suo fratello giuste. Non vi maravigliate, fratelli miei, se il mondo vi odia Noi, perciocchè amiamo i fratelli, sappiamo che siamo stati trasportati dalla morte alla vita; chi non ama il fratello dimora nella morte. Chiunque odia il suo fratello, è micidiale; e voi sapete che alcun micidiale non ha la vita eterna dimorante in sè. In questo noi abbiam conosciuto l’amor di Dio; ch’esso ha posta l’anima sua per noi; ancora noi dobbiam porre le anime per i fratelli. Ora, se alcuno ha de’ beni del mondo, e vede il suo fratello aver bisogno, e gli chiude le sue viscere, come dimora l’amor di Dio in lui? Figlioletti miei, non amiamo di parola, nè della lingua; ma d’opera, e in verità. E in questo conosciamo che noi siam della verità, ed accerteremo i cuori nostri nel suo cospetto Perciocchè, se il cuor nostro ci condanna, Iddio è pur maggiore del cuor nostro, e conosce ogni cosa. Diletti, se il cuor nostro non ci condanna, noi abbiam confidanza dinanzi a Iddio. E qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui; perciocchè osserviamo i suoi comandamenti, e facciamo le cose che gli son grate E questo è il suo comandamento: che crediamo al nome del suo Figliuol Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri, siccome egli ne ha dato il comandamento. E chi osserva i suoi comandamenti dimora in lui, ed egli in esso; e per questo conosciamo ch’egli dimora in noi, cioè: dallo Spirito che egli ci ha donato DILETTI, non crediate ad ogni spirito, ma provate gli spiriti, se son da Dio; poichè molti falsi profeti sono usciti fuori nel mondo. Per questo si conosce lo Spirito di Dio: ogni spirito, che confessa Gesù Cristo venuto in carne, è da Dio. Ed ogni spirito, che non confessa Gesù Cristo venuto in carne, non è da Dio; e quello è lo spirito d’anticristo, il quale voi avete udito dover venire; ed ora egli è già nel mondo Voi siete da Dio, figlioletti, e li avete vinti; perciocchè maggiore è colui ch’è in voi, che quello che è nel mondo. Essi sono dal mondo; e per ciò, quello che parlano è del mondo; e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio; chi conosce Iddio ci ascolta; chi non è da Dio non ci ascolta; da questo conosciamo lo spirito della verità, e lo spirito dell’errore DILETTI, amiamoci gli uni gli altri; perciocchè la carità è da Dio; e chiunque ama è nato da dio, e conosce Iddio. Chi non ama non ha conosciuto Iddio; poichè Iddio è carità. In questo si è manifestata la carità di Dio inverso noi: che Iddio ha mandato il suo Unigenito nel mondo, acciocchè per lui viviamo. In questo è la carità: non che noi abbiamo amato Iddio, ma ch’egli ha amati noi, ed ha mandato il suo Figliuolo, per esser purgamento de’ nostri peccati. Diletti, se Iddio ci ha così amati, ancor noi ci dobbiamo amar gli uni gli altri. Niuno vide giammai Iddio; se noi ci amiamo gli uni gli altri, Iddio dimora in noi, e la sua carità è compiuta in noi. Per questo conosciamo che dimoriamo in lui, ed egli in noi: perciocchè egli ci ha donato del suo Spirito E noi siamo stati spettatori, e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figliuolo, per essere Salvatore del mondo. Chi avrà confessato che Gesù è il Figliuol di Dio, Iddio dimora in lui, ed egli in Dio. E noi abbiam conosciuta, e creduta la carità che Iddio ha inverso noi. Iddio è carità; e chi dimora nella carità, dimora in Dio, e Iddio dimora in lui In questo è compiuta la carità inverso noi acciocchè abbiamo confidanza nel giorno del giudicio: che quale egli è, tali siamo ancor noi in questo mondo. Paura non è nella carità; anzi la compiuta carità caccia fuori la paura; poichè la paura ha pena; e chi teme non è compiuto nella carità. Noi l’amiamo, perciocchè egli ci ha amati il primo. Se alcuno dice: Io amo Iddio, ed odia il suo fratello, è bugiardo; perciocchè, chi non ama il suo fratello ch’egli ha veduto, come può amare Iddio ch’egli non ha veduto? E questo comandamento abbiam da lui: che chi ama Iddio, ami ancora il suo fratello OGNUNO che crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chiunque ama colui che l’ha generato, ama ancora colui che è stato generato da esso. Per questo conosciamo che amiamo i figliuoli di Dio, quando amiamo Iddio, ed osserviamo i suoi comandamenti. Perciocchè questo è l’amore di Dio, che noi osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravi. Poichè tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo, cioè, la fede nostra. Chi è colui che vince il mondo, se non colui che crede che Gesù è il Figliuolo di Dio? Questi è quel che è venuto con acqua, e sangue, cioè Gesù Cristo; non con acqua solamente, ma con sangue, e con acqua; e lo Spirito è quel che ne rende testimonianza; poichè lo Spirito è la verità. Perciocchè tre son quelli che testimoniano nel cielo: il Padre, e la Parola, e lo Spirito Santo; e questi tre sono una stessa cosa. Tre ancora son quelli che testimoniano sopra la terra: lo Spirito, e l’acqua, e il sangue; e questi tre si riferiscono a quell’una cosa. Se noi riceviamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è pur maggiore; poichè questa è la testimonianza di Dio, la quale egli ha testimoniata del suo Figliuolo Chi crede nel Figliuol di Dio, ha quella testimonianza in sè stesso; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo; poichè non ha creduto alla testimonianza, che Iddio ha testimoniata intorno al suo Figliuolo. E la testimonianza è questa: che Iddio ci ha data la vita eterna, e che questa vita è nel suo Figliuolo. Chi ha il Figliuolo ha la vita; chi non ha il Figliuol di Dio non ha la vita. Io ho scritte queste cose a voi che credete nel nome del Figliuol di Dio acciocchè sappiate che avete la vita eterna, ed acciocchè crediate nel nome del Figliuol di Dio E QUESTA è la confidanza che abbiamo in lui: che se domandiamo alcuna cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. E, se sappiamo che qualunque cosa chieggiamo, egli ci esaudisce, noi sappiamo che abbiamo le cose che abbiam richieste da lui. Se alcuno vede il suo fratello commetter peccato che non sia a morte, preghi Iddio, ed egli gli donerà la vita, cioè, a quelli che peccano, ma non a morte. Vi è un peccato a morte; per quello io non dico che egli preghi. Ogni iniquità è peccato; ma v’è alcun peccato che non è a morte Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; ma chi è nato da Dio conserva sè stesso, e il maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siam da Dio e che tutto il mondo giace nel maligno. Ma noi sappiamo che il Figliuol di Dio è venuto, e ci ha dato intendimento, acciocchè conosciamo colui che è il vero; e noi siamo nel vero, nel suo Figliuol Gesù Cristo; questo è il vero Dio, e la vita eterna. Figlioletti, guardatevi dagl’idoli. Amen L’ANZIANO alla signora eletta, ed ai suoi figliuoli, i quali io amo in verità e non io solo, ma ancora tutti quelli che hanno conosciuta la verità; per la verità che dimora in noi, e sarà con noi in eterno. Grazia, misericordia, e pace, da Dio Padre, e dal Signor Gesù Cristo, Figliuol del Padre, sia con voi, in verità, e carità. IO mi son grandemente rallegrato che ho trovato de’ tuoi figliuoli che camminano in verità, secondo che ne abbiam ricevuto il comandamento dal Padre Ed ora io ti prego, signora, non come scrivendoti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto dal principio, che amiamo gli uni gli altri. E questa è la carità, che camminiamo secondo i comandamenti d’esso. Quest’è il comandamento, siccome avete udito dal principio, che camminiate in quella Poichè sono entrati nel mondo molti seduttori, i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne; un tale è il seduttore e l’anticristo. Prendetevi guardia, acciocchè non perdiamo le buone opere, che abbiamo operate; anzi riceviamo pieno premio. Chiunque si rivolta, e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Iddio; chi dimora nella dottrina di Cristo ha e il Padre, e il Figliuolo Se alcuno viene a voi, e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non salutatelo. Perciocchè, chi lo saluta partecipa le malvage opere d’esso Benchè io avessi molte cose da scrivervi, pur non ho voluto farlo per carta, e per inchiostro; ma spero di venire a voi, e parlarvi a bocca; acciocchè la vostra allegrezza sia compiuta. I figliuoli della tua sorella eletta ti salutano. Amen L’ANZIANO al diletto Gaio, il quale io amo in verità. Diletto, io desidero che tu prosperi in ogni cosa e stii sano, siccome l’anima tua prospera Perciocchè io mi son grandemente rallegrato, quando son venuti i fratelli, ed hanno reso testimonianza della tua verità, secondo che tu cammini in verità. Io non ho maggiore allegrezza di questa, d’intendere che i miei figliuoli camminano in verità. Diletto, tu fai da vero fedele, in ciò che tu operi inverso i fratelli, e inverso i forestieri. I quali hanno reso testimonianza della tua carità nel cospetto della chiesa; i quali farai bene d’accomiatar degnamente, secondo Iddio. Poichè si sono dipartiti da’ Gentili per lo suo nome, senza prender nulla; noi adunque dobbiamo accoglier que’ tali, acciocchè siamo aiutatori alla verità IO ho scritto alla chiesa; ma Diotrefe, il qual procaccia il primato fra loro, non ci riceve. Perciò, se io vengo, ricorderò le opere ch’egli fa, cianciando di noi con malvage parole; e, non contento di questo, non solo egli non riceve i fratelli, ma ancora impedisce coloro che li vogliono ricevere, e li caccia fuor della chiesa. Diletto, non imitare il male, ma il bene; chi fa bene è da Dio; ma chi fa male non ha veduto Iddio A Demetrio è resa testimonianza da tutti, e dalla verità stessa; ed ancora noi ne testimoniamo, e voi sapete che la nostra testimonianza è vera. Io avea molte cose da scrivere, ma non voglio scrivertele con inchiostro, e con penna. Pace sia teco. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici ad uno ad uno GIUDA, servitore di Gesù Cristo, e fratello di Giacomo, a’ chiamati, santificati in Dio Padre, e conservati in Cristo Gesù; misericordia, pace, e carità, vi sia moltiplicata DILETTI, poichè io pongo ogni studio in iscrivervi della comune salute, mi è stato necessario scrivervi, per esortarvi di proseguire a combattere per la fede che è stata una volta insegnata a’ santi. Perciocchè son sottentrati certi uomini, i quali già innanzi ab antico sono stati scritti a questa condannazione; empi, i quali rivolgono la grazia dell’Iddio nostro a lascivia, e negano il solo Dio e Padrone, il Signor nostro Gesù Cristo. Or io voglio ricordar questo a voi, che avete saputo una volta questo: che il Signore, avendo salvato il suo popolo dal paese di Egitto, poi appresso distrusse quelli che non credettero. Ed ha messi in guardia sotto caligine, con legami eterni, per il giudicio del gran giorno, gli angeli che non hanno guardata la loro origine, ma hanno lasciata la lor propria stanza. Come Sodoma e Gomorra, e le città d’intorno, avendo fornicato nelle medesima maniera che costoro, ed essendo andate dietro ad altra carne, sono state proposte per esempio, portando la pena dell’eterno fuoco E pur simigliantemente ancora costoro, trasognati, contaminano la carne, e sprezzano le signorie, e dicon male delle dignità. Là dove l’arcangelo Michele, quando, contendendo col diavolo, disputava intorno al corpo di Mosè, non ardì lanciar contro a lui sentenza di maldicenza; anzi disse: Sgriditi il Signore. Ma costoro dicon male di tutte le cose che ignorano; e si corrompono in tutte quelle, le quali, come gli animali senza ragione, naturalmente sanno. Guai a loro! perciocchè son camminati per la via di Caino, e si son lasciati trasportare per l’inganno del premio di Balaam, e son periti per la ribellione di Core. Costoro son macchie ne’ vostri pasti di carità, mentre sono a tavola con voi, pascendo loro stessi senza riverenza; nuvole senz’acqua, sospinte qua e là da’ venti; alberi appassati, sterili, due volte morti, diradicati; fiere onde del mare, schiumanti le lor brutture; stelle erranti, a cui è riserbata la caligine delle tenebre in eterno. Or a tali ancora profetizzò Enoc, settimo da Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante migliaia; per far giudicio contro a tutti, ed arguire tutti gli empi d’infra loro, di tutte le opere d’empietà, che hanno commesse; e di tutte le cose felle, che hanno proferite contro a lui gli empi peccatori. Costoro son mormoratori, querimoniosi, camminando secondo le loro concupiscenze; e la lor bocca proferisce cose sopra modo gonfie, ammirando le persone per l’utilità. Ma voi, diletti, ricordatevi delle parole predette dagli apostoli del Signor nostro Gesù Cristo; come vi dicevano, che nell’ultimo tempo vi sarebbero degli schernitori; i quali camminerebbero secondo le concupiscenze delle loro empietà. Costoro son quelli che separano sè stessi, essendo sensuali, non avendo lo Spirito. Ma voi, diletti, edificando voi stessi sopra la vostra santissima fede, orando per lo Spirito Santo, conservatevi nell’amor di Dio, aspettando la misericordia del Signor nostro Gesù Cristo, a vita eterna. Ed abbiate compassione degli uni, usando discrezione; ma salvate gli altri per ispavento, rapendoli dal fuoco; odiando eziandio la vesta macchiata dalla carne. Or a colui che è potente da conservarvi senza intoppo, e farvi comparir davanti alla gloria sua irreprensibili, con giubilo; a Dio sol savio, Salvator nostro, sia gloria e magnificenza; imperio, e podestà; ed ora e per tutti i secoli. Amen LA Rivelazione di Gesù Cristo, la quale Iddio gli ha data, per far sapere a’ suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve tempo; ed egli l’ha dichiarata, avendola mandata per il suo angelo, a Giovanni, suo servitore. Il quale ha testimoniato della parola di Dio, e della testimonianza di Gesù Cristo, e di tutte le cose che egli ha vedute Beato chi legge, e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia, e serbano le cose che in essa sono scritte; perciocchè il tempo è vicino. GIOVANNI, alle sette chiese, che son nell’Asia: Grazia a voi, e pace, da colui che è, e che era, e che ha da venire; e da’ sette spiriti, che son davanti al suo trono; e da Gesù Cristo, il fedel testimonio, il primogenito dai morti, e il principe dei re della terra. Ad esso, che ci ha amati, e ci ha lavati de’ nostri peccati col suo sangue; e ci ha fatti re, e sacerdoti, a Dio suo Padre; sia la gloria e l’imperio, ne’ secoli de’ secoli. Amen. Ecco, egli viene con le nuvole, ed ogni occhio lo vedrà, eziandio quelli che l’hanno trafitto: e tutte le nazioni della terra faran cordoglio per lui. Sì, Amen. Io son l’Alfa, e l’Omega; il principio, e la fine, dice il Signore Iddio, che è, e che era, e che ha da venire, l’Onnipotente IO Giovanni, che son vostro fratello, ed insieme compagno nell’afflizione, e nel regno, e nella sofferenza di Cristo Gesù, era nell’isola chiamata Patmo, per la parola di Dio, e per la testimonianza di Gesù Cristo. Io era in ispirito nel giorno della Domenica; e udii dietro a me una gran voce, come d’una tromba, che diceva: Io son l’Alfa, e l’Omega; il primo, e l’ultimo; e: Ciò che tu vedi scrivilo in un libro, e mandalo alle sette chiese, che sono in Asia: ad Efeso, ed a Smirna, ed a Pergamo, ed a Tiatiri, ed a Sardi, ed a Filadelfia, ed a Laodicea. Ed io in quello mi rivoltai, per veder la voce che avea parlato meco; e rivoltomi, vidi sette candellieri d’oro. E in mezzo di que’ sette candellieri, uno, simigliante ad un figliuol d’uomo, vestito d’una vesta lunga fino a’ piedi, e cinto d’una cintura d’oro all’altezza del seno. E il suo capo, e i suoi capelli eran candidi come lana bianca, a guisa di neve; e i suoi occhi somigliavano una fiamma di fuoco. E i suoi piedi eran simili a del calcolibano, a guisa che fossero stati infocati in una fornace; e la sua voce era come il suono di molte acque. Ed egli avea nella sua man destra sette stelle; e della sua bocca usciva una spada a due tagli, acuta; e il suo sguardo era come il sole, quando egli risplende nella sua forza. E quando io l’ebbi veduto, caddi ai suoi piedi come morto. Ed egli mise la sua man destra sopra me, dicendomi: Non temere; io sono il primo, e l’ultimo; e quel che vive; e sono stato morto, ma ecco, son vivente ne’ secoli de’ secoli, Amen; ed ho le chiavi della morte, e dell’inferno. Scrivi adunque le cose che tu hai vedute, e quelle che sono, e quelle che saranno da ora innanzi; il misterio delle sette stelle, che tu hai vedute sopra la mia destra, e quello de’ sette candellieri d’oro. Le sette stelle son gli angeli delle sette chiese; e i sette candellieri, che tu hai veduti, sono le sette chiese ALL’ANGELO della chiesa d’Efeso scrivi: Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra, il qual cammina in mezzo de’ sette candellieri d’oro: Io conosco le opere tue, e la tua fatica, e la tua sofferenza, e che tu non puoi sopportare i malvagi; ed hai provati coloro che si dicono essere apostoli, e nol sono; e li hai trovati mendaci; ed hai portato il carico, ed hai sofferenza, ed hai faticato per il mio nome, e non ti sei stancato. Ma io ho contro a te questo: che tu hai lasciata la tua primiera carità. Ricordati adunque onde tu sei scaduto, e ravvediti, e fa’ le primiere opere; se no, tosto verrò a te, e rimoverò il tuo candelliere dal suo luogo, se tu non ti ravvedi. Ma tu hai questo: che tu odii le opere dei Nicolaiti, le quali odio io ancora. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: A chi vince io darò a mangiare dell’albero della vita, che è in mezzo del paradiso dell’Iddio mio E ALL’ANGELO della chiesa di Smirna scrivi: Queste cose dice il primo, e l’ultimo; il quale è stato morto, ed è tornato in vita: Io conosco le tue opere, e la tua afflizione, e la tua povertà ma pur tu sei ricco; e la bestemmia di coloro che si dicono esser Giudei, e nol sono; anzi sono una sinagoga di Satana. Non temer nulla delle cose che tu soffrirai; ecco, egli avverrà che il Diavolo caccerà alcuni di voi in prigione, acciocchè siate provati; e voi avrete tribolazione di dieci giorni; sii fedele infino alla morte, ed io ti darò la corona della vita. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: Chi vince non sarà punto offeso dalla morte seconda E ALL’ANGELO della chiesa di Pergamo scrivi: Queste cose dice colui che ha la spada a due tagli, acuta: Io conosco le tue opere, e dove tu abiti, cioè là dove è il seggio di Satana; e pur tu ritieni il mio nome, e non hai rinnegata la mia fede, a’ dì che fu ucciso il mio fedel testimonio Antipa fra voi, là dove abita Satana. Ma io ho alcune poche cose contro a te, cioè: che tu hai quivi di quelli che tengono la dottrina di Balaam, il quale insegnò a Balac di porre intoppo davanti a’ figliuoli d’Israele, acciocchè mangiassero delle cose sacrificate agl’idoli, e fornicassero. Così hai ancora tu di quelli che tengono la dottrina de’ Nicolaiti; il che io odio. Ravvediti; se no, tosto verrò a te, e combatterò con loro con la spada della mia bocca. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese: A chi vince io darò a mangiar della manna nascosta, e gli darò un calcolo bianco, e in su quel calcolo un nuovo nome scritto, il qual niuno conosce, se non colui che lo riceve E ALL’ANGELO della chiesa di Tiatiri scrivi: Queste cose dice il Figliuol di Dio, il quale ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i cui piedi sono simili a calcolibano: Io conosco le tue opere, e la tua carità, e la tua fede, e il tuo ministerio, e la tua sofferenza; e che le tue opere ultime sopravanzano le primiere. Ma ho contro a te alcune poche cose, cioè: che tu lasci che la donna Iezabel, la quale si dice esser profetessa, insegni, e seduca i miei servitori, per fornicare, e mangiar de’ sacrificii degl’idoli. Ed io le ho dato tempo da ravvedersi della sua fornicazione; ma ella non si è ravveduta. Ecco, io la fo cadere in letto; e quelli che adulterano con lei, in gran tribolazione, se non si ravveggono delle opere loro. E farò morir di morte i figliuoli di essa; e tutte le chiese conosceranno che io son quello che investigo le reni, ed i cuori, e renderò a ciascun di voi secondo le vostre opere. Ma a voi altri che siete in Tiatiri, che non avete questa dottrina, e non avete conosciute le profondità di Satana, come coloro parlano, io dico: Io non metterò sopra voi altro carico. Tuttavolta, ciò che voi avete, ritenetelo finchè io venga. Ed a chi vince, e guarda fino al fine le opere mie, io darò podestà sopra le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro, e saranno tritate come i vasi di terra; siccome io ancora ho ricevuto dal Padre mio. E gli darò la stella mattutina. Chi ha orecchio, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese E ALL’ANGELO della chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio, e le sette stelle: Io conosco le tue opere; che tu hai nome di vivere, e pur sei morto. Sii vigilante, e rafferma il rimanente che sta per morire; poichè io non ho trovate le opere tue compiute nel cospetto dell’Iddio mio. Ricordati adunque quanto hai ricevuto ed udito; e serbalo, e ravvediti. Che se tu non vegli, io verrò sopra te, a guisa di ladro, e tu non saprai a qual’ora io verrò sopra te. Ma pur hai alcune poche persone in Sardi, che non hanno contaminate le lor vesti; e quelli cammineranno meco in vesti bianche, perciocchè ne son degni. Chi vince sarà vestito di veste bianca, ed io non cancellerò il suo nome dal libro della vita; anzi confesserò il suo nome nel cospetto del Padre mio, e nel cospetto de’ suoi angeli. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese E ALL’ANGELO della chiesa di Filadelfia scrivi: Queste cose dice il santo, il verace, colui che ha la chiave di Davide; il quale apre, e niuno chiude; il qual chiude, e niuno apre: Io conosco le tue opere; ecco, io ti ho posto la porta aperta davanti, la qual niuno può chiudere; perciocchè tu hai un poco di forza, ed hai guardata la mia parola, e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, io riduco quei della sinagoga di Satana, che si dicono esser Giudei, e nol sono, anzi mentono, in tale stato, che farò che verranno, e s’inchineranno davanti a’ tuoi piedi, e conosceranno che io t’ho amato. Perciocchè tu hai guardata la parola della mia pazienza, io altresì ti guarderò dall’ora della tentazione che verrà sopra tutto il mondo, per far prova di coloro che abitano sopra la terra. Ecco, io vengo in breve; ritieni ciò che tu hai, acciocchè niuno ti tolga la tua corona. Chi vince io lo farò una colonna nel tempio dell’Iddio mio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò sopra lui il nome dell’Iddio mio, e il nome della città dell’Iddio mio, della nuova Gerusalemme, la quale scende dal cielo, d’appresso all’Iddio mio, e il mio nuovo nome. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese E ALL’ANGELO della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l’Amen, il fedel testimonio, e verace; il principio della creazione di Dio: Io conosco le tue opere; che tu non sei nè freddo, nè fervente; oh fossi tu pur freddo, o fervente! Così, perciocchè tu sei tiepido, e non sei nè freddo, nè fervente, io ti vomiterò fuor della mia bocca. Perciocchè tu dici: Io son ricco, e sono arricchito, e non ho bisogno di nulla; e non sai che tu sei quel calamitoso, e miserabile, e povero, e cieco, e nudo. Io ti consiglio di comperar da me dell’oro affinato col fuoco, acciocchè tu arricchisca; e de’ vestimenti bianchi, acciocchè tu sii vestito, e non apparisca la vergogna della tua nudità; e d’ungere con un collirio gli occhi tuoi, acciocchè tu vegga. Io riprendo, e castigo tutti quelli che io amo; abbi adunque zelo, e ravvediti. Ecco, io sto alla porta, e picchio; se alcuno ode la mia voce, ed apre la porta, io entrerò a lui, e cenerò con lui, ed egli meco. A chi vince io donerò di seder meco nel trono mio; siccome io ancora ho vinto, e mi son posto a sedere col Padre mio nel suo trono. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese DOPO queste cose io vidi, ed ecco una porta aperta nel cielo; ecco ancora quella prima voce, a guisa di tromba, che io avea udita parlante meco, dicendo: Sali qua, ed io ti mostrerò le cose che debbono avvenire da ora innanzi. E subito io fui rapito in ispirito; ed ecco, un trono era posto nel cielo, e in sul trono v’era uno a sedere. E colui che sedea era nell’aspetto simigliante ad una pietra di diaspro, e sardia; e intorno al trono v’era l’arco celeste, simigliante in vista ad uno smeraldo. E intorno al trono v’erano ventiquattro troni, e in su i ventiquattro troni vidi sedere i ventiquattro vecchi, vestiti di vestimenti bianchi; ed aveano in su le lor teste delle corone d’oro. E dal trono procedevano folgori, e suoni, e tuoni; e v’erano sette lampane ardenti davanti al trono, le quali sono i sette spiriti di Dio. E davanti al trono v’era come un mare di vetro, simile a cristallo. E quivi in mezzo, ove era il trono, e d’intorno ad esso, v’erano quattro animali, pieni d’occhi, davanti e dietro. E il primo animale era simile ad un leone, e il secondo animale simile ad un vitello, e il terzo animale avea la faccia come un uomo, e il quarto animale era simile ad un’aquila volante E i quattro animali aveano per uno sei ale d’intorno, e dentro erano pieni d’occhi; e non restano mai, nè giorno, nè notte, di dire: Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio, l’Onnipotente che era, che è, che ha da venire! E quando gli animali rendevano gloria, ed onore, e grazie, a colui che sedeva in sul trono, a colui che vive nei secoli de’ secoli; i ventiquattro vecchi si gettavano giù davanti a colui che sedeva in sul trono, e adoravan colui che vive ne’ secoli de’ secoli; e gettavano le lor corone davanti al trono, dicendo: Degno sei, o Signore e Iddio nostro, o Santo, di ricever la gloria, l’onore, e la potenza; perciocchè tu hai create tutte le cose, e per la tua volontà sono, e sono state create POI io vidi nella man destra di colui che sedeva in sul trono un libro scritto dentro e di fuori, suggellato con sette suggelli. E vidi un possente angelo, che bandiva con gran voce: Chi è degno di aprire il libro, e di sciorre i suoi suggelli? E niuno, nè in cielo, nè sopra la terra, nè di sotto alla terra, poteva aprire il libro, nè riguardarlo. Ed io piangeva forte, perciocchè niuno era stato trovato degno di aprire, e di leggere il libro; e non pur di riguardarlo. E uno de’ vecchi mi disse: Non piangere; ecco il Leone, che è della tribù di Giuda, la Radice di Davide, ha vinto, per aprire il libro, e sciorre i suoi sette suggelli Poi io vidi, ed ecco, in mezzo del trono, e de’ quattro animali, e in mezzo dei vecchi, un Agnello che stava in piè, che pareva essere stato ucciso, il quale avea sette corna, e sette occhi, che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra. Ed esso venne, e prese il libro dalla man destra di colui che sedeva in sul trono. E quando egli ebbe preso il libro, i quattro animali, e i ventiquattro vecchi, si gettarono giù davanti all’Agnello, avendo ciascuno delle cetere, e delle coppe piene di profumi, che sono le orazioni de’ santi. E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di ricevere il libro, e d’aprire i suoi suggelli perciocchè tu sei stato ucciso, e col tuo sangue ci hai comperati a Dio, d’ogni tribù, e lingua, e popolo, e nazione; e ci hai fatti re, e sacerdoti all’Iddio nostro; e noi regneremo sopra la terra. Ed io riguardai, e udii la voce di molti angeli intorno al trono, ed agli animali, ed ai vecchi; e il numero loro era di migliaia di migliaia, e di decine di migliaia di decine di migliaia; che dicevano con gran voce: Degno è l’Agnello, che è stato ucciso, di ricever la potenza, e le ricchezze, e la sapienza, e la forza, e l’onore, e la gloria, e la benedizione. Io udii ancora ogni creatura che è nel cielo, e sopra la terra, e di sotto alla terra; e quelle che son nel mare, e tutte le cose che sono in essi, che dicevano: A colui che siede in sul trono, ed all’Agnello, sia la benedizione, e l’onore, e la gloria, e la forza, ne’ secoli de’ secoli. E i quattro animali dicevano: Amen! e i ventiquattro vecchi si gettarono giù, e adorarono colui che vive ne’ secoli dei secoli POI vidi, quando l’Agnello ebbe aperto l’uno de’ sette suggelli; ed io udii uno de’ quattro animali, che diceva, a guisa che fosse stata la voce d’un tuono: Vieni, e vedi. Ed io vidi, ed ecco un caval bianco; e colui che lo cavalcava avea un arco; e gli fu data una corona, ed egli uscì fuori vincitore, ed acciocchè vincesse E quando egli ebbe aperto il secondo suggello, io udii il secondo animale, che diceva: Vieni, e vedi. E uscì fuori un altro cavallo sauro; ed a colui che lo cavalcava fu dato di toglier la pace dalla terra, acciocchè gli uomini si uccidessero gli uni gli altri; e gli fu data una grande spada. E quando egli ebbe aperto il terzo suggello, io udii il terzo animale, che diceva: Vieni, e vedi. Ed io vidi, ed ecco un caval morello; e colui che lo cavalcava avea una bilancia in mano. Ed io udii una voce, in mezzo de’ quattro animali, che diceva; La chenice del frumento per un danaro, e le tre chenici d’orzo per un danaro; e non danneggiare il vino, nè l’olio. E quando egli ebbe aperto il quarto suggello, io udii la voce del quarto animale che diceva: Vieni, e vedi. Ed io vidi, ed ecco un caval fulvo; e colui che lo cavalcava avea nome la Morte; e dietro ad essa seguitava l’Inferno; e fu loro data podestà sopra la quarta parte della terra, da uccider con ispada, con fame, e con mortalità, e per le fiere della terra E quando egli ebbe aperto il quinto suggello, io vidi disotto all’altare le anime degli uomini uccisi per la parola di Dio, e per la testimonianza dell’Agnello, che avevano resa. E gridarono con gran voce, dicendo: Infino a quando, o Signore, che sei il santo, e il verace, non fai tu giudicio, e non vendichi tu il nostro sangue sopra coloro che abitano sopra la terra? E furono date a ciascuna d’esse delle stole bianche, e fu loro detto che si riposassero ancora un poco di tempo, infino a tanto che fosse ancora compiuto il numero de’ lor conservi, e de’ lor fratelli, che hanno da essere uccisi, com’essi. Poi vidi quando egli ebbe aperto il sesto suggello; ed ecco, si fece un gran tremoto, e il sole divenne nero, come un sacco di crine; e la luna divenne tutta come sangue; e le stelle del cielo caddero in terra, come quando il fico, scosso da un gran vento, lascia cadere i suoi ficucci. E il cielo si ritirò, come una pergamena che si rotola; e ogni montagna ed isola fu mossa dal suo luogo. E i re della terra, e i grandi, e i capitani, e i ricchi, e i possenti, ed ogni servo, ed ogni libero, si nascosero nelle spelonche, e nelle rocce de’ monti. E dicevano a’ monti, ed alle rocce: Cadeteci addosso, e nascondeteci dal cospetto di colui che siede sopra il trono, e dall’ira dell’Agnello; perciocchè è venuto il gran giorno della sua ira; e chi potrà durare? E DOPO queste cose, io vidi quattro angeli, che stavano in piè sopra i quattro canti della terra, ritenendo i quattro venti della terra, acciocchè non soffiasse vento alcuno sopra la terra, nè sopra il mare, nè sopra alcun albero. Poi vidi un altro angelo, che saliva dal sol levante, il quale avea il suggello dell’Iddio vivente; ed egli gridò con gran voce a’ quattro angeli, a’ quali era dato di danneggiar la terra, ed il mare, dicendo: Non danneggiate la terra, nè il mare, nè gli alberi, finchè noi abbiam segnati i servitori dell’Iddio nostro in su le fronti loro. Ed io udii il numero de’ segnati, che era di cenquarantaquattromila segnati di tutte le tribù de’ figliuoli d’Israele. Della tribù di Giuda, dodicimila segnati; della tribù di Ruben, dodicimila segnati; della tribù di Gad, dodicimila segnati; della tribù di Aser, dodicimila segnati; della tribù di Neftali, dodicimila segnati; della tribù di Manasse, dodicimila segnati; della tribù di Simeon, dodicimila segnati; della tribù di Levi, dodicimila segnati; della tribù d’Issacar, dodicimila segnati; della tribù di Zabulon, dodicimila segnati; della tribù di Giuseppe, dodicimila segnati; della tribù di Beniamino, dodicimila segnati. DOPO queste cose, io vidi, ed ecco una turba grande, la qual niuno poteva annoverare, di tutte le nazioni, e tribù, e popoli, e lingue, i quali stavano in piè davanti al trono, e davanti all’Agnello, vestiti di stole bianche, ed aveano delle palme nelle mani. E gridavano con gran voce, dicendo: La salute appartiene all’Iddio nostro, il quale siede sopra il trono, ed all’Agnello. E tutti gli angeli stavano in piè intorno al trono, ed a’ vecchi, ed a’ quattro animali; e si gettarono giù in su le lor facce, davanti al trono; e adorarono Iddio, dicendo: Amen! la benedizione, e la gloria, e la sapienza, e le grazie e l’onore, e la potenza, e la forza, appartengono all’Iddio nostro ne’ secoli de’ secoli. Amen! Ed uno de’ vecchi mi fece motto, e mi disse: Chi son costoro, che son vestiti di stole bianche? ed onde son venuti? Ed io gli dissi: Signor mio, tu il sai. Ed egli mi disse: Costoro son quelli che son venuti dalla gran tribolazione, ed hanno lavate le loro stole, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio, e gli servono giorno e notte, nel suo tempio; e colui che siede sopra il trono tenderà sopra loro il suo padiglione. Non avranno più fame, nè sete; e non caderà più sopra loro nè sole, nè arsura alcuna; perciocchè l’Agnello che è in mezzo del trono li pasturerà, e li guiderà alle vive fonti delle acque; e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro E QUANDO l’Agnello ebbe aperto il settimo suggello, si fece silenzio nel cielo lo spazio d’intorno ad una mezz’ora. Ed io vidi i sette angeli, i quali stavano in piè davanti a Dio, e furono loro date sette trombe. Ed un altro angelo venne, e si fermò appresso l’altare, avendo un turibolo d’oro; e gli furono dati molti profumi, acciocchè ne desse alle orazioni di tutti i santi, sopra l’altar d’oro, che era davanti al trono. E il fumo de’ profumi, dati alle orazioni de’ santi, salì, dalla mano dell’angelo, nel cospetto di Dio. Poi l’angelo prese il turibolo, e l’empiè del fuoco dell’altare, e lo gettò nella terra; e si fecero suoni, e tuoni, e folgori, e tremoto. E i sette angeli che avean le sette trombe si apparecchiarono per sonare E il primo angelo sonò; e venne una gragnuola, e del fuoco, mescolati con sangue; e furon gettati nella terra; e la terza parte della terra fu arsa; la terza parte degli alberi altresì, ed ogni erba verde fu bruciata. Poi sonò il secondo angelo; e fu gettato nel mare come un gran monte ardente; e la terza parte del mare divenne sangue; e la terza parte delle creature che son nel mare, le quali hanno vita, morì; e la terza parte delle navi perì. Poi sonò il terzo angelo; e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia; e cadde sopra la terza parte de’ fiumi, e sopra le fonti delle acque. E il nome della stella si chiama Assenzio; e la terza parte delle acque divenne assenzio; e molti degli uomini morirono di quelle acque; perciocchè eran divenute amare. Poi sonò il quarto angelo; e la terza parte del sole fu percossa, e la terza parte della luna, e la terza parte delle stelle, sì che la terza parte loro scurò; e la terza parte del giorno non luceva, nè la notte simigliantemente. Ed io riguardai, e udii un angelo volante in mezzo del cielo, che disse con gran voce tre volte: Guai, guai, guai a coloro che abitano sopra la terra, per gli altri suoni della tromba de’ tre angeli che hanno da sonare! POI sonò il quinto angelo, ed io vidi una stella caduta dal cielo in terra; e ad esso fu data la chiave del pozzo dell’abisso. Ed egli aperse il pozzo dell’abisso, e di quel pozzo salì un fumo, simigliante al fumo d’una gran fornace ardente; e il sole e l’aria scurò, per il fumo del pozzo. E di quel fumo uscirono in terra locuste; e fu loro dato potere, simile a quello degli scorpioni della terra. E fu lor detto, che non danneggiassero l’erba della terra, nè verdura alcuna, nè albero alcuno; ma solo gli uomini che non hanno il segnale di Dio in su le lor fronti. E fu loro dato, non di ucciderli, ma di tormentarli lo spazio di cinque mesi; e il lor tormento era come quello dello scorpione, quando ha ferito l’uomo. E in que’ giorni gli uomini cercheranno la morte, e non la troveranno; e desidereranno di morire, e la morte fuggirà da loro. Or i sembianti delle locuste erano simili a cavalli apparecchiati alla battaglia; ed aveano in su le lor teste come delle corone d’oro, e le lor facce erano come facce d’uomini. Ed avean capelli, come capelli di donne: e i lor denti erano come denti di leoni. Ed aveano degli usberghi, come usberghi di ferro; e il suon delle loro ale era come il suono de’ carri, o di molti cavalli correnti alla battaglia. Ed aveano delle code simili a quelle degli scorpioni, e v’erano delle punte nelle lor code; e il poter loro era di danneggiar gli uomini lo spazio di cinque mesi. Ed aveano per re sopra loro l’angelo dell’abisso, il cui nome in Ebreo è Abaddon, ed in Greco Appollion. Il primo Guaio è passato; ecco, vengono ancora due Guai dopo queste cose POI il sesto angelo sonò; ed io udii una voce dalle quattro corna dell’altar d’oro, ch’era davanti a Dio; la quale disse al sesto angelo che avea la tromba: Sciogli i quattro angeli, che son legati in sul gran fiume Eufrate. E furono sciolti que’ quattro angeli, che erano apparecchiati per quell’ora, e giorno, e mese, ed anno; per uccider la terza parte degli uomini. E il numero degli eserciti della cavalleria era di venti migliaia di decine di migliaia; ed io udii il numero loro. Simigliantemente ancora vidi nella visione i cavalli, e quelli che li cavalcavano, i quali aveano degli usberghi di fuoco, di giacinto, e di zolfo; e le teste de’ cavalli erano come teste di leoni; e dalle bocche loro usciva fuoco, e fumo, e zolfo. Da queste tre piaghe: dal fuoco, dal fumo, e dallo zolfo, che usciva delle bocche loro, fu uccisa la terza parte degli uomini. Perciocchè il poter de’ cavalli era nella lor bocca, e nelle lor code; poichè le lor code erano simili a serpenti, avendo delle teste, e con esse danneggiavano. E il rimanente degli uomini, che non furono uccisi di queste piaghe, non si ravvide ancora delle opere delle lor mani, per non adorare i demoni, e gl’idoli d’oro, e d’argento, e di rame, e di pietra, e di legno, i quali non possono nè vedere, nè udire, nè camminare. Parimente non si ravvidero de’ lor omicidii, nè delle lor malie, nè della loro fornicazione, nè de’ lor furti POI vidi un altro possente angelo, che scendeva dal cielo, intorniato d’una nuvola, sopra il capo del quale era l’arco celeste; e la sua faccia era come il sole, e i suoi piedi come colonne di fuoco; ed avea in mano un libretto aperto; ed egli posò il suo piè destro in sul mare, e il sinistro in su la terra; e gridò con gran voce, nella maniera che rugge il leone; e quando ebbe gridato, i sette tuoni proferirono le lor voci. E quando i sette tuoni ebbero proferite le lor voci, io era pronto per iscriverle, ma io udii una voce dal cielo, che mi disse: Suggella le cose che i sette tuoni hanno proferite, e non iscriverle. E l’angelo, il quale io avea veduto stare in piè in sul mare, e in su la terra, levò la man destra al cielo; e giurò per colui che vive ne’ secoli de’ secoli, il quale ha creato il cielo, e le cose che sono in esso; e la terra, e le cose che sono in essa; e il mare, e le cose che sono in esso, che non vi sarebbe più tempo. Ma, che al tempo del suono del settimo angelo, quando egli sonerebbe, si compierebbe il segreto di Dio, il quale egli ha annunziato a’ suoi servitori profeti E la voce che io avea udita dal cielo parlò di nuovo meco, e disse: Va’, prendi il libretto aperto, che è in mano dell’angelo, che sta in sul mare, e in su la terra. Ed io andai a quell’angelo, dicendogli: Dammi il libretto. Ed egli mi disse: Prendilo, e divoralo; ed esso ti recherà amaritudine al ventre; ma nella tua bocca sarà dolce come miele. Ed io presi il libretto di mano dell’angelo, e lo divorai; e mi fu dolce in bocca, come miele; ma, quando l’ebbi divorato, il mio ventre sentì amaritudine. Ed egli mi disse: Ei ti bisogna di nuovo profetizzare contro a molti popoli, e nazioni, e lingue, e re POI mi fu data una canna, simile ad una verga. E l’angelo si presentò a me, dicendo: Levati, e misura il tempio di Dio, e l’altare, e quelli che adorano in quello; ma tralascia il cortile di fuori del tempio, e non misurarlo; perciocchè egli è stato dato a’ Gentili, ed essi calcheranno la santa città lo spazio di quarantadue mesi Ed io darò a’ miei due testimoni di profetizzare; e profetizzeranno milledugensessanta giorni, vestiti di sacchi. Questi sono i due ulivi, e i due candellieri, che stanno nel cospetto del Signor della terra. E se alcuno li vuole offendere, fuoco esce dalla bocca loro, e divora i lor nemici; e se alcuno li vuole offendere, convien ch’egli sia ucciso in questa maniera. Costoro hanno podestà di chiudere il cielo, che non cada alcuna pioggia a’ dì della lor profezia; hanno parimente podestà sopra le acque, per convertirle in sangue; e di percuoter la terra di qualunque piaga, ogni volta che vorranno. E quando avranno finita la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra con loro, e li vincerà, e li ucciderà. E i lor corpi morti giaceranno in su la piazza della gran città, la quale spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto; dove ancora è stato crocifisso il Signor loro. E gli uomini d’infra i popoli, e tribù, e lingue, e nazioni, vedranno i lor corpi morti lo spazio di tre giorni e mezzo; e non lasceranno che i lor corpi morti sieno posti in monumenti. E gli abitanti della terra si rallegreranno di loro, e ne faranno festa, e si manderanno presenti gli uni agli altri; perciocchè questi due profeti avranno tormentati gli abitanti della terra. E in capo di tre giorni e mezzo, lo Spirito della vita, procedente da Dio, entrò in loro, e si rizzarono in piè, e grande spavento cadde sopra quelli che li videro. Ed essi udirono una gran voce dal cielo, che disse loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola; e i lor nemici li videro. E in quell’ora si fece un gran tremoto, e la decima parte della città cadde, e settemila persone furono uccise in quel tremoto, e il rimanente fu spaventato, e diede gloria all’Iddio del cielo Il secondo Guaio è passato; ed ecco, tosto verrà il terzo Guaio. POI il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad esser del Signore nostro, e del suo Cristo; ed egli regnerà ne’ secoli de’ secoli. E i ventiquattro vecchi, che sedevano nel cospetto di Dio in sui lor troni, si gettarono già sopra le lor facce, e adorarono Iddio, dicendo: Noi ti ringraziamo, o Signore Iddio onnipotente, che sei, che eri, e che hai da venire; che tu hai presa in mano la tua gran potenza, e ti sei messo a regnare. E le nazioni si sono adirate; ma l’ira tua è venuta, e il tempo de’ morti, nel quale conviene ch’essi sieno giudicati, e che tu dii il premio a’ tuoi servitori profeti, ed a’ santi, ed a coloro che temono il tuo nome, piccoli e grandi; e che tu distrugga coloro che distruggon la terra. E il tempio di Dio fu aperto nel cielo, e apparve l’arca del patto d’esso nel suo tempio; e si fecero folgori, e suoni, e tuoni, e tremoto, e gragnuola grande POI apparve un gran segno nel cielo: una donna intorniata del sole, di sotto a’ cui piedi era la luna, e sopra la cui testa era una corona di dodici stelle. Ed essendo incinta, gridava, sentendo i dolori del parto, e travagliava da partorire. Apparve ancora un altro segno nel cielo. Ed ecco un gran dragone rosso, che avea sette teste, e dieci corna; e in su le sue teste v’erano sette diademi. E la sua coda strascinava dietro a sè la terza parte delle stelle del cielo, ed egli le gettò in terra. E il dragone si fermò davanti alla donna che avea da partorire, acciocchè, quando avesse partorito, egli divorasse il suo figliuolo. Ed ella partorì un figliuol maschio, il quale ha da reggere tutte le nazioni con verga di ferro; e il figliuol d’essa fu rapito, e portato appresso a Dio, ed appresso al suo trono. E la donna fuggì nel deserto, dove ha un luogo apparecchiato da Dio, acciocchè sia quivi nudrita milledugensessanta giorni. E si fece battaglia nel cielo; Michele, e i suoi angeli, combatterono col dragone; il dragone parimente, e i suoi angeli, combatterono. Ma non vinsero, e il luogo loro non fu più trovato nel cielo. E il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il qual seduce tutto il mondo, fu gettato in terra; e furono con lui gettati ancora i suoi angeli. Ed io udii una gran voce nel cielo, che diceva: Ora è venuta ad esser dell’Iddio nostro la salute, e la potenza, e il regno; e la podestà del suo Cristo; perciocchè è stato gettato a basso l’accusatore de’ nostri fratelli, il quale li accusava davanti all’Iddio nostro, giorno e notte. Ma essi l’hanno vinto per il sangue dell’Agnello, e per la parola della loro testimonianza; e non hanno amata la vita loro; fin là, che l’hanno esposta alla morte Perciò, rallegratevi, o cieli, e voi che abitate in essi. Guai a voi, terra, e mare! perciocchè il Diavolo è disceso a voi, avendo grande ira, sapendo che egli ha poco tempo. E quando il dragone vide ch’egli era stato gettato in terra, perseguitò la donna, che avea partorito il figliuol maschio. Ma furono date alla donna due ale della grande aquila, acciocchè se ne volasse d’innanzi al serpente nel deserto, nel suo luogo, per esser quivi nudrita un tempo, de’ tempi, e la metà d’un tempo. E il serpente gettò dalla sua bocca, dietro alla donna, dell’acqua, a guisa di fiume; per far che il fiume la portasse via. Ma la terra soccorse la donna; e la terra aperse la sua bocca, ed assorbì il fiume, che il dragone avea gettato della sua bocca. E il dragone si adirò contro alla donna, e se ne andò a far guerra col rimanente della progenie d’essa, che serba i comandamenti di Dio, ed ha la testimonianza di Gesù Cristo POI vidi salir dal mare una bestia, che aveva dieci corna e sette teste; e in su le sue corna dieci diademi, e in su le sue teste un nome di bestemmia. E la bestia ch’io vidi era simigliante ad un pardo, e i suoi piedi erano come piedi d’orso, e la sua bocca come una bocca di leone; e il dragone le diede la sua potenza, e il suo trono, e podestà grande. Ed io vidi una delle sue teste come ferita a morte; ma la sua piaga mortale fu sanata; e tutta la terra si maravigliò dietro alla bestia. E adorarono il dragone, che avea data la podestà alla bestia; adorarono ancora la bestia, dicendo: Chi è simile alla bestia, e chi può guerreggiare con lei? E le fu data bocca parlante cose grandi, e bestemmie, e le fu data podestà di durar quarantadue mesi. Ed ella aperse la sua bocca in bestemmia contro a Dio, da bestemmiare il suo nome, e il suo tabernacolo, e quelli che abitano nel cielo. E le fu dato, di far guerra a’ santi, e di vincerli; le fu parimente data podestà sopra ogni tribù, e lingua, e nazione. E tutti gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti, fin dalla fondazione del mondo, nel libro della vita dell’Agnello, che è stato ucciso, l’adorarono. Se alcuno ha orecchio, ascolti. Se alcuno mena in cattività, andrà in cattività; se alcuno uccide con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada. Qui è la sofferenza, e la fede dei santi POI vidi un’altra bestia, che saliva dalla terra, ed avea due corna simili a quelle dell’Agnello, ma parlava come il dragone. Ed esercitava tutta la podestà della prima bestia, nel suo cospetto; e facea che la terra, e gli abitanti d’essa adorassero la prima bestia, la cui piaga mortale era stata sanata. E faceva gran segni; sì che ancora faceva scender fuoco dal cielo in su la terra, in presenza degli uomini. E seduceva gli abitanti della terra, per i segni che le erano dati di fare nel cospetto della bestia, dicendo agli abitanti della terra, che facessero una immagine alla bestia, che avea ricevuta la piaga della spada, ed era tornata in vita. E le fu dato di dare spirito all’immagine della bestia, sì che ancora l’immagine della bestia parlasse; e di far che tutti coloro che non adorassero l’immagine della bestia fossero uccisi. Faceva ancora che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio in su la lor mano destra, o in su le lor fronti; e che niuno potesse comperare, o vendere, se non chi avesse il marchio, o il nome della bestia, o il numero del suo nome. Qui è la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia; poichè è numero d’uomo; e il suo numero è seicentosessantasei POI vidi, ed ecco l’Agnello, che stava in piè in sul monte di Sion; e con lui erano cenquarantaquattromila persone, che aveano il suo nome, e il nome di suo Padre, scritto in su le lor fronti. Ed io udii una voce dal cielo, a guisa d’un suono di molte acque, ed a guisa d’un rumore di gran tuono; e la voce che io udii era come di ceteratori, che sonavano in su le lor cetere. E cantavano un cantico nuovo, davanti al trono, e davanti a’ quattro animali, e davanti a’ vecchi; e niuno poteva imparare il cantico, se non quei cenquarantaquattromila, i quali sono stati comperati dalla terra. Costoro son quelli che non si sono contaminati con donne; perciocchè son vergini; costoro son quelli che seguono l’Agnello, dovunque egli va; costoro sono stati da Gesù comperati d’infra gli uomini, per esser primizie a Dio, ed all’Agnello. E nella bocca loro non è stata trovata menzogna; poichè sono irreprensibili davanti al trono di Dio POI vidi un altro angelo volante per lo mezzo del cielo, avendo l’evangelo eterno, per evangelizzare agli abitanti della terra, e ad ogni nazione, e tribù, e lingua, e popolo, dicendo con gran voce: Temete Iddio, e dategli gloria; perciocchè l’ora del suo giudicio è venuta; e adorate colui che ha fatto il cielo, e la terra, e il mare, e le fonti delle acque. Poi seguì un altro angelo, dicendo: Caduta, caduta, è Babilonia, la gran città; perciocchè ella ha dato a bere a tutte le nazioni del vino dell’ira della sua fornicazione. E dopo quelli, seguitò un terzo angelo, dicendo con gran voce: Se alcuno adora la bestia, e la sua immagine, e prende il suo carattere in su la sua fronte, o in su la sua mano; anch’egli berrà del vino dell’ira di Dio, mesciuto tutto puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato con fuoco, e zolfo, nel cospetto de’ santi angeli, e dell’Agnello. E il fumo del tormento loro salirà ne’ secoli de’ secoli; e non avranno requie, nè giorno, nè notte, coloro che adoran la bestia, e la sua immagine, e chiunque prende il marchio del suo nome. Qui è la pazienza de’ santi; qui son coloro che osservano i comandamenti di Dio, e la fede di Gesù Poi io udii dal cielo una voce che mi diceva: Scrivi: Beati i morti, che per l’innanzi muoiono nel Signore; sì certo, dice lo Spirito; acciocchè si riposino delle lor fatiche; e le loro opere li seguitano. ED io vidi, ed ecco una nuvola bianca, e in su la nuvola era a sedere uno, simile a un figliuol d’uomo, il quale avea in sul capo una corona d’oro, e nella mano una falce tagliente. Ed un altro angelo uscì fuor del tempio, gridando con gran voce a colui che sedeva in su la nuvola: Metti dentro la tua falce, e mieti; perciocchè l’ora del mietere è venuta; poichè la ricolta della terra è secca. E colui che sedeva in su la nuvola mise la sua falce nella terra, e la terra fu mietuta. Ed un altro angelo uscì del tempio, che è nel cielo, avendo anch’egli un pennato tagliente. Ed un altro angelo uscì fuor dell’altare, il quale avea podestà sopra il fuoco; e gridò con gran grido a quello che avea il pennato tagliente, dicendo: Metti dentro il tuo pennato tagliente, e vendemmia i grappoli della vigna della terra; poichè le sue uve sono mature. E l’angelo mise il suo pennato nella terra, e vendemmiò la vigna della terra, e gettò le uve nel gran tino dell’ira di Dio. E il tino fu calcato fuori della città; e del tino uscì sangue, che giungeva sino a’ freni de’ cavalli, per mille seicento stadi POI io vidi nel cielo un altro segno grande, e maraviglioso: sette angeli, che aveano le sette ultime piaghe; perciocchè in esse è compiuta l’ira di Dio. Io vidi adunque come un mare di vetro, mescolato di fuoco; e quelli che aveano ottenuta vittoria della bestia, e della sua immagine, e del suo marchio, e dal numero del suo nome; i quali stavano in piè in sul mare di vetro, avendo delle cetere di Dio. E cantavano il cantico di Mosè, servitor di Dio, e il cantico dell’Agnello, dicendo: Grandi e maravigliose son le opere tue, o Signore Iddio onnipotente; giuste e veraci son le tue vie, o Re delle nazioni. O Signore, chi non ti temerà, e non glorificherà il tuo nome? poichè tu solo sei santo; certo tutte le nazioni verranno, e adoreranno nel tuo cospetto; perciocchè i tuoi giudicii sono stati manifestati E dopo queste cose, io vidi, e fu aperto il tempio del tabernacolo della testimonianza nel cielo. E i sette angeli, che aveano le sette piaghe, usciron del tempio, vestiti di lino puro e risplendente; e cinti intorno al petto di cinture d’oro. E l’uno de’ quattro animali diede a’ sette angeli sette coppe d’oro, piene dell’ira dell’Iddio vivente ne’ secoli dei secoli. E il tempio fu ripieno di fumo, procedente dalla gloria di Dio, e dalla sua potenza; e niuno poteva entrare nel tempio, finchè non fossero compiute le sette piaghe degli angeli Ed io udii una gran voce dal tempio, che diceva a’ sette angeli; Andate, versate nella terra le coppe dell’ira di Dio. E il primo andò, e versò la sua coppa in su la terra; e venne un’ulcera maligna, e dolorosa, agli uomini che aveano il marchio della bestia, ed a quelli che adoravano la sua immagine. Poi, il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; ed esso divenne sangue, come di corpo morto; ed ogni anima vivente morì nel mare. Poi, il terzo angelo versò la sua coppa ne’ fiumi, e nelle fonti dell’acque; e divennero sangue. Ed io udii l’angelo delle acque, che diceva: Tu sei giusto, o Signore, che sei, e che eri, che sei il Santo, d’aver fatti questi giudicii. Poichè essi hanno sparso il sangue de’ santi, e de’ profeti, tu hai loro altresì dato a bere del sangue; perciocchè ben ne son degni. Ed io ne udii un altro, dal lato dell’altare, che diceva: Sì certo, Signore Iddio onnipotente, i tuoi giudicii son veraci, e giusti Poi, il quarto angelo versò la sua coppa sopra il sole; e gli fu dato d’ardere gli uomini con fuoco. E gli uomini furono arsi di grande arsura; e bestemmiarono il nome di Dio, che ha la podestà sopra queste piaghe; e non si ravvidero, per dargli gloria. Poi, il quinto angelo versò la sua coppa in sul trono della bestia; e il suo regno divenne tenebroso, e gli uomini si mordevano le lingue per l’affanno; e bestemmiarono l’Iddio del cielo, per i lor travagli, e per le loro ulcere; e non si ravvidero delle loro opere Poi, il sesto angelo versò la sua coppa in sul gran fiume Eufrate, e l’acqua di esso fu asciutta; acciocchè fosse apparecchiata la via dei re, che vengono dal sol levante. Ed io vidi uscir della bocca del dragone, e della bocca della bestia, e della bocca del falso profeta, tre spiriti immondi, a guisa di rane; perciocchè sono spiriti di demoni, i quali fan segni, ed escon fuori ai re di tutto il mondo, per raunarli alla battaglia di quel gran giorno dell’Iddio onnipotente. Ecco, io vengo come un ladrone; beato chi veglia, e guarda i suoi vestimenti, acciocchè non cammini nudo, e non si veggano le sue vergogne. Ed essi li raunarono in un luogo, detto in Ebreo Armagheddon Poi, il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; e una gran voce uscì dal tempio del cielo, dal trono, dicendo: È fatto. E si fecero folgori, e tuoni, e suoni, e gran tremoto; tale che non ne fu giammai un simile, nè un così grande, da che gli uomini sono stati sopra la terra. E la gran città fu divisa in tre parti, e le città delle genti caddero; Dio si ricordò della gran Babilonia, per darle il calice dell’indegnazione della sua ira. Ed ogni isola fuggì, e i monti non furon trovati. E cadde dal cielo, in su gli uomini, una gragnuola grossa come del peso d’un talento; e gli uomini bestemmiarono Iddio per la piaga della gragnuola; perciocchè la piaga d’essa era grandissima ED uno de’ sette angeli, che aveano le sette coppe, venne, e parlò meco, dicendo: Vieni, io ti mostrerò la condannazione della gran meretrice, che siede sopra molte acque; con la quale hanno fornicato i re della terra; e del vino della cui fornicazione sono stati inebbriati gli abitanti della terra. Ed egli mi trasportò in ispirito in un deserto; ed io vidi una donna, che sedeva sopra una bestia di color di scarlatto, piena di nomi di bestemmia, ed avea sette teste, e dieci corna. E quella donna, ch’era vestita di porpora, e di scarlatto, adorna d’oro, e di pietre preziose, e di perle, avea una coppa d’oro in mano, piena d’abbominazioni, e delle immondizie della sua fornicazione. E in su la sua fronte era scritto un nome: Mistero, Babilonia la grande, la madre delle fornicazioni, e delle abbominazioni della terra. Ed io vidi quella donna ebbra del sangue dei santi, e del sangue de’ martiri di Gesù; ed avendola veduta, mi maravigliai di gran maraviglia E l’angelo mi disse: Perchè ti maravigli? Io ti dirò il mistero della donna, e della bestia che la porta, la quale ha le sette teste, e le dieci corna. La bestia che tu hai veduta, era, e non è più; e salirà dell’abisso, e poi andrà in perdizione; e gli abitanti della terra, i cui nomi non sono scritti nel libro della vita, fin dalla fondazione del mondo, si maraviglieranno, veggendo la bestia che era, e non è, e pure è. Qui è la mente, che ha sapienza: le sette teste son sette monti, sopra i quali la donna siede. Sono ancora sette re; i cinque son caduti, l’uno è, e l’altro non è ancora venuto; e quando sarà venuto, ha da durar poco. E la bestia che era, e non è più, è anch’essa un ottavo re, ed è de’ sette, e se ne va in perdizione. E le dieci corna, che tu hai vedute, son dieci re, i quali non hanno ancora preso il regno; ma prenderanno podestà, come re, in uno stesso tempo con la bestia. Costoro hanno un medesimo consiglio: e daranno la lor potenza, e podestà alla bestia Costoro guerreggeranno con l’Agnello, e l’Agnello li vincerà; perciocchè egli è il Signor de’ signori, e il Re dei re; e coloro che con lui son chiamati, ed eletti, e fedeli. Poi mi disse: Le acque che tu hai vedute, dove siede la meretrice, son popoli, e moltitudini, e nazioni, e lingue. E le dieci corna, che tu hai vedute nella bestia, son quelli che odieranno la meretrice, e la renderanno deserta, e nuda; e mangeranno le sue carni, e bruceranno lei col fuoco. Perciocchè Iddio ha messo nel cuor loro di eseguire la sua sentenza, e di prendere un medesimo consiglio, e di dare il lor regno alla bestia; finchè sieno adempiute le parole di Dio. E la donna, che tu hai veduta, è la gran città, che ha il regno sopra i re della terra E DOPO queste cose, vidi un altro angelo, che scendeva dal cielo, il quale avea gran podestà; e la terra fu illuminata dalla gloria d’esso. Ed egli gridò di forza, con gran voce, dicendo: Caduta, caduta è Babilonia, la grande; ed è divenuta albergo di demoni, e prigione d’ogni spirito immondo, e prigione d’ogni uccello immondo ed abbominevole. Perciocchè tutte le nazioni hanno bevuto del vino dell’ira della sua fornicazione, e i re della terra hanno fornicato con lei, e i mercatanti della terra sono arricchiti della dovizia delle sue delizie. Poi udii un’altra voce dal cielo, che diceva: Uscite d’essa, o popol mio; acciocchè non siate partecipi de’ suoi peccati, e non riceviate delle sue piaghe. Perciocchè i suoi peccati son giunti l’un dietro all’altro infino al cielo, e Iddio si è ricordato delle sue iniquità. Rendetele il cambio, al pari di ciò che ella vi ha fatto; anzi rendetele secondo le sue opere al doppio; nella coppa, nella quale ella ha mesciuto a voi, mescetele il doppio. Quanto ella si è glorificata, ed ha lussuriato, tanto datele tormento e cordoglio; perciocchè ella dice nel cuor suo: Io seggo regina, e non son vedova, e non vedrò giammai duolo. Perciò, in uno stesso giorno verranno le sue piaghe: morte, e cordoglio, e fame; e sarà arsa col fuoco; perciocchè possente è il Signore Iddio, il quale la giudicherà E i re della terra, i quali fornicavano, e lussuriavano con lei, la piangeranno, e faranno cordoglio di lei, quando vedranno il fumo del suo incendio; standosene da lungi, per tema del suo tormento, dicendo: Ahi! ahi! Babilonia la gran città, la possente città; la tua condannazione è pur venuta in un momento! I mercatanti della terra ancora piangeranno, e faranno cordoglio di lei; perciocchè niuno comprerà più delle lor merci; merci d’oro e d’argento, e di pietre preziose, e di perle, e di bisso, e di porpora, e di seta, e di scarlatto, e d’ogni sorte di cedro; e d’ogni sorte di vasellamenti d’avorio, e d’ogni sorte di vasellamenti di legno preziosissimo, e di rame, e di ferro, e di marmo; di cinnamomo, e di odori, e di olii odoriferi, e d’incenso, e di vino, e d’olio, e di fior di farina, e di frumento, e di giumenti, e di pecore, e di cavalli, e di carri, e di schiavi, e d’anime umane. E i frutti dell’appetito dell’anima tua si son partiti da te; e tutte le cose grasse e splendide ti sono perite, e tu non le troverai giammai più. I mercatanti di queste cose, i quali erano arricchiti di lei, se ne staranno da lungi, per tema del suo tormento, piangendo, e facendo cordoglio, e dicendo: Ahi! ahi! la gran città, ch’era vestita di bisso, e di porpora, e di scarlatto, e adorna d’oro, e di pietre preziose, e di perle; una cotanta ricchezza è stata pur distrutta in un momento! Ogni padrone di nave ancora, ed ogni ciurma di navi, e i marinai, e tutti coloro che fanno arte marinaresca, se ne staranno da lungi; e sclameranno, veggendo il fumo dell’incendio d’essa, dicendo: Qual città era simile a questa gran città? E si getteranno della polvere in su le teste, e grideranno, piangendo, e facendo cordoglio, e dicendo: Ahi! Ahi! la gran città, nella quale tutti coloro che aveano navi nel mare erano arricchiti della sua magnificenza; ella è pure stata deserta in un momento! Rallegrati d’essa, o cielo; e voi santi apostoli e profeti; poichè Iddio ha giudicata la causa vostra, facendo la vendetta sopra lei. Poi un possente angelo levò una pietra grande, come una macina; e la gettò nel mare, dicendo: Così sarà con impeto gettata Babilonia, la gran città, e non sarà più ritrovata. E suon di ceteratori, nè di musici, nè di sonatori di flauti, e di tromba, non sarà più udito in te: parimente non sarà più trovato in te artefice alcuno, e non si udirà più in te suono di macina. E non lucerà più in te lume di lampana; e non si udirà più in te voce di sposo, nè di sposa; perciocchè i tuoi mercatanti erano i principi della terra; perciocchè tutte le genti sono state sedotte per le tue malie. E in essa è stato trovato il sangue de’ profeti, e de’ santi, e di tutti coloro che sono stati uccisi sopra la terra E DOPO queste cose, io udii nel cielo come una gran voce d’una grossa moltitudine, che diceva: Alleluia! la salute, e la potenza, e la gloria, e l’onore, appartengono al Signore Iddio nostro. Percioccchè veraci e giusti sono i suoi giudicii; poichè egli ha fatto giudicio della gran meretrice, che ha corrotta la terra con la sua fornicazione, ed ha vendicato il sangue de’ suoi servitori, ridomandandolo dalla mano di essa. E disse la seconda volta: Alleluia! e il fumo d’essa sale ne’ secoli de’ secoli. E i ventiquattro vecchi e i quattro animali, si gettarono giù, e adorarono Iddio, sedente in sul trono, dicendo: Amen, Alleluia! Ed una voce procedette dal trono, dicendo: Lodate l’Iddio nostro, voi tutti i suoi servitori, e voi che lo temete, piccoli e grandi. Poi io udii come la voce d’una gran moltitudine, e come il suono di molte acque, e come il romore di forti tuoni, che dicevano: Alleluia! perciocchè il Signore Iddio nostro, l’Onnipotente, ha preso a regnare. Rallegriamoci, e giubiliamo, e diamo a lui la gloria; perciocchè son giunte le nozze dell’Agnello, e la sua moglie s’è apparecchiata. E le è stato dato d’esser vestita di bisso risplendente e puro; perciocchè il bisso son le opere giuste de’ santi. E quella voce mi disse: Scrivi: Beati coloro che son chiamati alla cena delle nozze dell’Agnello. Mi disse ancora: Queste sono le veraci parole di Dio. Ed io mi gettai davanti a lui a’ suoi piedi, per adorarlo. Ma egli mi disse: Guardati che tu nol faccia; io son conservo tuo, e de’ tuoi fratelli, che hanno la testimonianza di Gesù; adora Iddio; perciocchè la testimonianza di Gesù è lo spirito della profezia POI vidi il cielo aperto; ed ecco un caval bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele, e il Verace; ed egli giudica, e guerreggia in giustizia. E i suoi occhi erano come fiamma di fuoco, e in su la sua testa v’eran molti diademi; ed egli avea un nome scritto, il qual niuno conosce, se non egli; ed era vestito d’una vesta tinta in sangue; e il suo nome si chiama: La Parola di Dio. E gli eserciti che son nel cielo lo seguitavano in su cavalli bianchi, vestiti di bisso bianco e puro. E dalla bocca d’esso usciva una spada a due tagli, acuta, da percuoter con essa le genti; ed egli le reggerà con una verga di ferro, ed egli stesso calcherà il tino del vino dell’indegnazione, e dell’ira dell’Iddio onnipotente. Ed egli avea in su la sua vesta, e sopra la coscia, questo nome scritto: IL RE DEI RE, E IL SIGNOR DE’ SIGNORI. Poi vidi un angelo in piè nel sole, il qual gridò con gran voce, dicendo a tutti gli uccelli che volano in mezzo del cielo: Venite, raunatevi al gran convito di Dio; per mangiar carni di re, e carni di capitani, e carni d’uomini prodi, e carni di cavalli, e di coloro che li cavalcano; e carni d’ogni sorte di genti, franchi e servi, piccoli e grandi. Ed io vidi la bestia, e i re della terra, e i loro eserciti, raunati per far guerra con colui che cavalcava quel cavallo, e col suo esercito. Ma la bestia fu presa, e con lei il falso profeta, che avea fatti i segni davanti ad essa, co’ quali egli avea sedotti quelli che aveano preso il marchio della bestia, e quelli che aveano adorata la sua immagine; questi due furon gettati vivi nello stagno del fuoco ardente di zolfo. E il rimanente fu ucciso con la spada di colui che cavalcava il cavallo, la quale usciva dalla sua bocca; e tutti gli uccelli furono satollati delle lor carni POI vidi un angelo, che scendeva dal cielo, ed avea la chiave dell’abisso, ed una grande catena in mano. Ed egli prese il dragone, il serpente antico, che è il Diavolo e Satana, il qual seduce tutto il mondo, e lo legò per mille anni. E lo gettò nell’abisso, il quale egli serrò e suggellò sopra esso; acciocchè non seducesse più le genti, finchè fossero compiuti i mille anni; e poi appresso ha da essere sciolto per un poco di tempo. Poi vidi de’ troni, e sopra quelli si misero a sedere de’ personaggi, a’ quali fu dato il giudicio; vidi ancora le anime di coloro che erano stati decollati per la testimonianza di Gesù, e per la parola di Dio; e che non aveano adorata la bestia, nè la sua immagine; e non aveano preso il suo marchio in su le lor fronti, e in su la lor mano; e costoro tornarono in vita, e regnarono con Cristo que’ mille anni. E il rimanente dei morti non tornò in vita, finchè fossero compiuti i mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beato e santo è colui che ha parte nella prima risurrezione; sopra costoro non ha podestà la morte seconda; ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo; e regneranno con lui mille anni. E QUANDO que’ mille anni saranno compiuti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione, ed uscirà per sedurre le genti, che sono a’ quattro canti della terra, Gog e Magog, per radunarle in battaglia; il numero delle quali è come la rena del mare. E saliranno in su la distesa della terra, e intornieranno il campo de’ santi, e la diletta città. Ma dal cielo scenderà del fuoco, mandato da Dio, e le divorerà. E il Diavolo, che le ha sedotte, sarà gettato nello stagno del fuoco, e dello zolfo, dove è la bestia, e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, ne’ secoli de’ secoli POI vidi un gran trono bianco, e quel che sedeva sopra esso, d’innanzi a cui fuggì il cielo e la terra; e non fu trovato luogo per loro. Ed io vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti al trono; e i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte ne’ libri, secondo le opere loro. E il mare rendè i morti che erano in esso; parimente la morte e l’inferno renderono i lor morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. E la morte e l’inferno furon gettati nello stagno del fuoco. Questa è la morte seconda. E se alcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno del fuoco POI vidi nuovo cielo, e nuova terra; perciocchè il primo cielo, e la prima terra erano passati, e il mare non era più. Ed io Giovanni vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, che scendeva dal cielo, d’appresso a Dio, acconcia come una sposa, adorna per il suo sposo. Ed io udii una gran voce dal cielo, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini, ed egli abiterà con loro; ed essi saranno suo popolo, e Iddio stesso sarà con essi Iddio loro; ed asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro, e la morte non sarà più; parimente non vi sarà più cordoglio nè grido, nè travaglio; perciocchè le cose di prima sono passate. E colui che sedeva in sul trono disse: Ecco, io fo ogni cosa nuova. Poi mi disse: Scrivi; perciocchè queste parole son veraci e fedeli. Poi mi disse: È fatto. Io son l’Alfa e l’Omega; il principio e la fine; a chi ha sete io darò in dono della fonte dell’acqua della vita. Chi vince, erederà queste cose; ed io gli sarò Dio, ed egli mi sarà figliuolo. Ma, quant’è a’ codardi, ed agl’increduli, ed a’ peccatori, ed agli abbominevoli, ed a’ micidiali, ed a’ fornicatori, ed a’ maliosi, ed agli idolatri, ed a tutti i mendaci, la parte loro sarà nello stagno ardente di fuoco, e di zolfo, che è la morte seconda ALLORA venne uno de’ sette angeli, che aveano le sette coppe piene delle sette ultime piaghe; e parlò meco, dicendo: Vieni, io ti mostrerò la sposa, la moglie dell’Agnello. Ed egli mi trasportò in ispirito sopra un grande ed alto monte; e mi mostrò la gran città, la santa Gerusalemme, che scendeva dal cielo, d’appresso a Dio; che avea la gloria di Dio; e il suo luminare era simile ad una pietra preziosissima, a guisa d’una pietra di diaspro trasparente come cristallo. Ed avea un grande ed alto muro; ed avea dodici porte, e in su le porte dodici angeli, e de’ nomi scritti di sopra, che sono i nomi delle dodici tribù dei figliuoli d’Israele. Dall’Oriente v’erano tre porte, dal Settentrione tre porte, dal Mezzodì tre porte, e dall’Occidente tre porte. E il muro della città avea dodici fondamenti, e sopra quelli erano i dodici nomi de’ dodici apostoli dell’Agnello. E colui che parlava meco avea una canna d’oro, da misurar la città, e le sue porte, e il suo muro. E la città era di figura quadrangolare, e la sua lunghezza era uguale alla larghezza; ed egli misurò la città con quella canna, ed era di dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza, e l’altezza sua erano uguali. Misurò ancora il muro d’essa; ed era di cenquarantaquattro cubiti, a misura di uomo, che era quella dell’angelo. E la fabbrica del suo muro era di diaspro; e la città era d’oro puro, simile a vetro puro. E i fondamenti del muro della città erano adorni d’ogni pietra preziosa; il primo fondamento era di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardonico, il sesto di sardio, il settimo di grisolito, l’ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopraso, l’undecimo di giacinto, il duodecimo di ametisto. E le dodici porte erano di dodici perle; ciascuna delle porte era d’una perla; e la piazza della città era d’oro puro, a guisa di vetro trasparente. Ed io non vidi in essa alcun tempio; poichè il Signore Iddio onnipotente, e l’Agnello, è il tempio di essa. E la città non ha bisogno del sole, nè della luna, acciocchè risplendano in lei; perciocchè la gloria di Dio l’illumina e l’Agnello è il suo luminare. E le genti cammineranno al lume di essa; e i re della terra porteranno la gloria, e l’onor loro in lei. E le porte d’essa non saranno giammai serrate di giorno, perciocchè ivi non sarà notte alcuna. E in lei si porterà la gloria, e l’onor delle genti. E niente d’immondo, o che commetta abbominazione, o falsità, entrerà in lei; ma sol quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello Poi egli mi mostrò un fiume puro d’acqua di vita, chiaro come cristallo, il qual procedeva dal trono di Dio, e dell’Agnello. In mezzo della piazza della città, e del fiume, corrente di qua e di là, v’era l’albero della vita, che fa dodici frutti, rendendo il suo frutto per ciascun mese; e le frondi dell’albero sono per la guarigione delle genti. E quivi non sarà alcuna esecrazione; e in essa sarà il trono di Dio e dell’Agnello; e i suoi servitori gli serviranno; e vedranno la sua faccia, e il suo nome sarà sopra le lor fronti. E quivi non sarà notte alcuna; e non avranno bisogno di lampana, nè di luce di sole; perciocchè il Signore Iddio li illuminerà, ed essi regneranno ne’ secoli de’ secoli POI mi disse: Queste parole son fedeli e veraci; e il Signore Iddio degli spiriti de’ profeti ha mandato il suo angelo, per mostrare a’ suoi servitori le cose che hanno da avvenire in breve. Ecco, io vengo tosto; beato chi serba le parole della profezia di questo libro. Ed io Giovanni son quel che ho udite, e vedute queste cose. E quando le ebbi udite, e vedute, io mi gettai giù, per adorar davanti a’ piedi dell’angelo che mi avea mostrate queste cose. Ed egli mi disse: Guardati che tu nol faccia: io son conservo tuo, e de’ tuoi fratelli profeti, e di coloro che serbano le parole di questo libro; adora Iddio. Poi mi disse: Non suggellar le parole della profezia di questo libro; perciocchè il tempo è vicino. Chi è ingiusto sialo ancora vie più; e chi è contaminato si contamini vie più; e chi è giusto operi la giustizia ancora vie più; e chi è santo sia santificato vie più. Ecco, io vengo tosto, e il mio premio è meco, per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua. Io son l’Alfa e l’Omega; il principio e la fine; il primo e l’ultimo. Beati coloro che mettono in opera i comandamenti d’esso, acciocchè abbiano diritto all’albero della vita, ed entrino per le porte nella città. Fuori i cani, e i maliosi, e i fornicatori, e i micidiali, e gl’idolatri, e chiunque ama, e commette falsità. Io Gesù ho mandato il mio angelo, per testimoniarvi queste cose nelle chiese. Io son la radice e la progenie di Davide; la stella lucente e mattutina E lo Spirito, e la sposa dicono: Vieni. Chi ode dica parimente: Vieni. E chi ha sete, venga; e chi vuole, prenda in dono dell’acqua della vita. Io protesto ad ognuno che ode le parole della profezia di questo libro, che, se alcuno aggiunge a queste cose, Iddio manderà sopra lui le piaghe scritte in questo libro. E se alcuno toglie delle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell’albero della vita, e della santa città, e delle cose scritte in questo libro Colui che testimonia queste cose, dice: Certo, io vengo tosto. Amen. Sì, vieni, Signor Gesù. La grazia del Signor Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen.