Erano scorsi trecento e più mila anni dacchè il mondo non era più. - Nel vortice dei secoli erano state travolte cose ed eventi, e l'uomo e le memorie delle infinite colpe e di qualcuna virtù, che nella tenebra dei tempi splendette come stella in notte procellosa.
Colle tante ceneri sparse sulla terra riposavano le mie, e certo all'alito increscioso della vita non avrei creduto si ridestassero; ma vedi stranezza o potenza dei fati, come ciò più ti piacerà chiamare!... Io mi sentii vivo, quando meno me lo pensavo.... tanto che, trovatomi molto incomodo sotto ad un mondezzajo, dove stavo probabilmente per tramutarmi in chi sa qual sorta d'animale, o forse dato, era concime, a pastura di qualche angolo d'ortaglia, mi agitai da ispiritato cercando modo d'uscirne. Ma facil cosa non era, che sebbene mi sentissi vivo, mi sentiva vivo in modo da non esser come prima composto di stinchi ben architettati così da fare del corpo un discreto arnese. Ben mi sentivo in quella vece come una cosa indefinita.... mi sentivo far parte della materia sotto cui mi giacevo.... mi parea che ad ogni movimento più mi vi addentrassi, nè potessi trarmi a parte, e che a forza di spingere, (come potessi spinger non so che) non avessi nè braccia, nè gambe, nè capo: tanta era la forza della volontà. Mi sentiva intanto vagare dentro a quella materia, e correr lunghi tratti di spazio, come chi nuoti sott'acqua.... ond'io forza aggiungeva a forza, nè mai a capo venèa di nulla, che sempre mi sentiva immedesimato colla materia, come fosservi in me tante molecole smembrate sparse per tutta la vastità del globo.... Mi parea d'aver percorse così centinaja e centinaja di miglia. Mi parea coll'esser mio d'aver abbracciato tutto quel tratto di spazio.... S'io dovessi così errare sotterra o giungere a un punto dove sbucar fuora, era quello che mi chiedevo impensierito da quello strano caso, che mi facea trovare così all'improvviso, vivo, sotterra e con tal smania d'uscirne, da farmi parere ogni attimo di tempo la continuazione d'un'agonia, a cui desse vita non so che stramba fantasticheria di speranza, che io ben non sapeva comprendere.
Amico lettore!... sei tu disposto a tenermi dietro, per quanto ti sembri che la mia matta fantasia abbia voglia d'imbizzarrire?...
La gran bella cosa, dissi un giorno fra un lieto crocchio d'amici, saria quella di morire ultimo e spettatore della distruzione dell'universo scorrerne poi la deserta scena!... interrogando come già Amleto la scienza della vita, la farsi-comico-tragedia mondiale!...
nè ciò ti sorprenda lettor mio, perchè se mai ti capitò per mano qualche mia cianfrusaglia gettata là.... nel turbine dell'oceano letterario a farvi la sua comparsa d'un giorno, vi avrai traveduta questa matta idea, che anzi ti vo' dire aver terminata una mia poesia con questi versi alquanto strambi e non troppo belli da citare ad esempio.... cosa che non avrei fatta se non vi si annodasse il filo di questo mio racconto.
Dice un proverbio tradizionale dei villici - Se le orecchie dei santi rifuggono da certi voti e da certe parole, appunto per questo le raccoglie il Diavolo. - Cosa per cui essi aran dritto, nè si permettono voli di fantasia, che potessero farli inciampare nel temuto messere che fa far tanto d'occhi, quando dal buon lor pievano se lo sentono dipingere colle corna di fuoco, colle lunghe unghie ricurve, col petto irto di pelo, e colla terribil forca che brandisce a guisa di scettro. nè stramberie siffatte io le pensai nemmeno, seppur le dicessi tanto per far scappare qualche vecchia intenta alla sua rocca in casa di mio zio, che si fù più d'una volta, al vedermi, il segno della croce come se davvero io fossi il diavolo. Bisogna però dire che l'accennato messere mi desse retta e che sul suo libro scrivesse questo mio voto.... ed è ciò che vengo a narrarvi.
Al frastuono infernale di questo orribile canto che empieva le vaste latitudini dello spazio, io sentì di rifarmi. Pareami che tutta intorno a me si stringesse la terrea materia dentro cui mi trovavo e che a poco a poco mi venissi ricomponendo.... e fattomi corpo d'incorporea cosa qual m'era, urtai coi piedi contro una specie di coperchio resistente che cedette: Sorgi!... gridò una voce che parevami venisse dalle profonde viscere della terra ed abbracciasse tutta l'immensità di quel caos tenebroso, dentro cui stava ogni cosa.... E fu tal voce onde tutto tremò a me d'intorno.
Io non so come, mi trovai ritto ed immobile sovra una immensa pianura che doveva essere la terra, dacchè sentì che su essa poggiavano i miei piedi; un'aria fredda fredda mi intirizzì le membra, una cupa oscurità mi avvolgeva. Cercai il Cielo, sul mio capo non si stendeva che un nero ammasso di tenebre. Tenebre a me d'intorno, tenebre e silenzio; un orrido silenzio glaciale, più orrido della tomba. Era solo sulla tomba del mondo, dacchè il mondo era tomba e tutto.
Dopo un istante l'armonia disordinata, selvaggia, di quel canto che prima aveva udito, riprese, e la sentiva scendermi al cuore col brivido della paura. Era un urrà satanico di mille voci inneggianti alla distruzione che imponente dominava intorno a me.
Un vivo lampo eruttato come dal cratere di cento vulcani che ne formassero uno solo, mi accerchiò colle mille sue lingue di fuoco, ed in mezzo a questa vampa che tosto disparve, mi si mostrò una figura d'uomo, gigante e fiero; aveva l'occhio fulmineo, la chioma nera e ricciuta, tarchiato e snello, era lui complesso di forme maschie e in un dilicate.... Avea sulla fronte l'impronta dell'arditezza; sulle labbra erravagli un sorriso di beffa.
Che fosse il diavolo in persona il personaggio che mi stava davanti? Fu questo il primo pensiero che mi colpì, appena la mia mente rinvenne da quell'atonia in cui suole cadere lo spirito quando subisce l'impressione d'un avvenimento qualunque che si stacchi dal corso regolare dell'esistenza.
Pensai allora che Milton e Byron, affù!... non ebber torto dipingendolo quale l'hanno evocato dalle sue bolgie, e ben diverso da quello che han per vezzo di dipingere gli associati alla santa congrega, quasi a scenario della ridicola commedia del Cattolicismo!...
Era Satana difatti!... e ti confesso lettore che mi sarei sentito trasportare verso lui da un senso di simpatia, so non m'avesse dato qualche pensiero quel suo sogghignar di sotto a quelle nere e folte palpebre animate da un moto oscillante, tal che il suo sguardo mi parve un lampo che uscisse dagl'imi recessi d'un abisso, onde ne avevo abbaglio e sgomento!...
Ei si trasse dal seno una carta e silenzioso me la porse. Immaginatevi cosa vi lessi, e come strabiliassi in leggere, più che non si sgomentò Machbet, quando sul suo trono vidde assidersi l'ombra di Banco, o come la regina Antonietta d'Austria, quando richiesto un cavaliere mentre attraversava Parigi in poco propizi momenti, cosa intendesse fare il popolo per la guarentigia de' suoi diritti, questi gli mostrò infitta ad un palo la testa di un ministro, talchè dicesi prendesse odio alla parola libertà, che gli fu insegnata in sì strano modo, e non ci volle credere, malafede che trapelata al popolo pare lo persuadesse che non essendo bastato mostrargliene una, fosse bene tagliargliela, onde convincerla pienamente!...
Erano nientemeno che miei versacci scritti in non so qual matto ghiribizzo e dicevano così....
Eccomi!... queste sole parole proferirono le sue labbra, che ripresero quel lor ghigno che tutto mi rimescolava il sangue nelle vene.
Io mi stetti confuso a riguardarlo, ed ei scorta quella mia trepidanza mi disse con far gajo; ti faccio io forse paura messer poeta?... Devo dirti che a quanti mi richieser dell'opera mia risposi sempre da compito gentiluomo, e a molti il puoi chiedere che più d'un discepolo m'ebbi, e a più d'uno dirozzai la cervice da matte fantasie che li facea tornar fanciulli e peggio che rimbambiti da aver paura degli orchi con cui la nutrice li addormentò nella culla!...
"Statemi un po' a sentire, maestro!... ribattei io, datemi un po di coraggio.... ben vedendo come all'incalzar suo dovessi opporre sagacia e fermezza. Dacchè siamo a questo incontro, sta bene quanto voi dite, e vi chiamo uomo d'affare compito, perchè vi munite di buoni materiali!... Ma.... stia pur ch'io abbia ciò scritto!... ed è stampato lo vedo.... ma è poi tutto Vangelo quello che si stampa, maestro mio!...
Io vi so citare di tante fanfaluche che dovreste avere un ben ampio registro da scrivervele, e non le capireste.
E poi!... vi state a credere sul serio che i versi d'un poeta, valgano come una scritta da mercante?... Siete uomo troppo esperto maestro, perchè possiate pensar ciò, e sapete bene che la mente detta come si sente di dettare, in un dato momento, e che un po' di fede l'ebbi anch'io, sebbene matte parole mi sien sfuggite qualche volta!..."
Dià in un riso Lucifero.... che m'arrestò sulle labbra la parola. - E che!... vorresti; mi disse egli, darmi a creder che tu fossi sì fanciullo?... se il facesti non fu certo per convinzione, o ti direi più che stolto!... ma per quel vezzo che avete voi altri poeti di affastellar tutto insieme per formare la tavolozza dei vostri colori, così che dite bianco al nero, e date per buono oggi quello che svillaneggiate domani!... E di che fede vai tu parlando che non sia parola vuota di senso, peggio che cicalar di vecchia scema per gli anni!... Volgiti intorno, interroga il passato.... il mondo in cui vivesti!... le creature che la popolarono, le vicende che lo agitarono!... Guarda scorrere rivi di sangue e da quelle onde vermiglie, gigante elevarsi il fantasima del dolore, dello spavento!... della desolazione!... là il moribondo agonizzante, là il martire spirante sull'aculeo, là la madre priva di pane pei suoi figli, là l'eroe languente sotto il peso della calunnia, e traditori e traditi, e glorie e infamie, alternarsi sulla scena del mondo!... Guarda popoli che passarono come ombre nello spazio abbracciato dai secoli, come il bue trascinato al macello a cui solo basterebbe conoscersi!... turbe di scettrati fantasmi gavazzare nel sangue, e strano impasto di sozzi vizi e sublimi virtù.... tutto questo osserva, e sovra questo oceano di cose, metti un'ombra immota, cupa, impassibile, che tutto vede, tutto ascolta, come nulla vedesse, nulla ascoltasse, che annienta e ricrea e alterna la morte a scherno della vita. Ecco Dio!... ascolta un sommesso piagnolio di gemiti che si perdono per lo spazio, ecco la preghiera!... L'urlo disperato della bestemmia, un po' più lontano oscilla, poi.... Cos'è che domina su tutto ciò?... Il nulla che è il tutto!... che a tutto risponde, perchè non ha risposta!... fantasma dell'infinito, immagine fatua dell'immensità nel cui grembo maturano cose ed eventi!... Giuochi d'ottica nella gran lanterna magica del Creato, sviluppo di forme animate dal tempo, follie e grandezze a seconda del modo con cui si vedono le cose; sinonimi e figure, ombre e luce, finchè cade la tela dell'ultimo atto, finchè il passato si sprofonda nell'avvenire, e l'avvenire si perde, ombra pur esso, nelle tenebre di quel vasto abisso che è il nulla di tutto ciò che fu!...
"Ella è una strana filosofia la vostra, maestro!... replicai io sbalordito da quella foga di dire, e come affascinato da quello slancio, da cui mi sentivo tutto rapire oltre i confini all'umana mente segnati!...
"E quale ne avete voi?... continuò egli con sdegnoso disprezzo, che audacemente il fù ridere a fior di labbro. "Larve bugiarde, bugiarde promesse, risentite sempre e che sempre mentiranno. A che andar in traccia del domani, quando è dell'oggi che si vive?... Delirò matti di cui vi formate una corona di spine!... Egli è allora che vi sognate d'esser grandi, quando siete da meno che fanciulli assisi su piedestalli di neve!... Cos'è il fanatismo che crea gli eroi?... un cieco delirio della mente, un'insana menzogna del pensiero, un barbaro egoismo che si fa un mantello di sangue per ravvolgervisi e dire al mondo sono grande!... è sovra un monte di cadaveri che l'eroe cinge la corona d'alloro ed è salutato dall'applauso delle turbe che saranno domani sgozzate e sul cui scempio altri applaudiranno sollevando lo sgozzatore, che subirà poi l'istessa sorte!... è l'altalena della vita!... togliete il prestigio dell'idea che è la bandiera innalzata grido di guerra tra genti e genti, l'eroe sarò un assassino, perchè avrò assassinato fratelli!... il conquistatore coperto di gloria, sarò un ladro perchè avrò steso l'artiglio rapinante su ciò che era diritto de' suoi fratelli, che chiamò nemici, onde aver titolo a spogliarli!... Metti una mano nelle tombe, risuscita le ceneri di quanti morirono e morirono colla coscienza di compiere dei doveri ed altro non hanno commesso che delitti!...
Il grido di Patria che seminè la terra di cadaveri, e impinguò la borsa dell'agricoltore, che fece buon concime ai suoi solchi colle putrefatte membra, che fu egli mai?... Una pazza fantasia di cervelli malati!... Dio non diede patria all'uomo!... Creò il mondo e l'uomo. L'uno poi l'altro!... Il mondo è dell'uomo!... L'uomo è del mondo!... L'egoismo ne trasse arma a popolare la terra delle sue cento maschere, la forza se ne ammanò per regnare, svellete le maschere, fissate in volto chi vi si asconde ed avrete vinto!... Dio volle esser solo e lo fu, ed è despota!... ma lo è compiendo anch'egli il delitto dell'egoista: Diede e tolse, perchè sentì il bisogno di abbattere per esser solo ed eterno sul suo trono di folgori!... Io sconobbi il potere che gravava sovra di me e volli essere ciò che egli era, e che imponea che io non fossi; lottai e caddi, e dell'eredità della mia maledizione fu fulminata la schiatta dei deboli!... è d'uopo essere tutto o nulla!... Meglio quello che ora sono di quello che ero pria!..."
Lucifero splendeva di tutta l'affascinante bellezza che mortale può ideare a render l'immagine, di quel suo atto di fiera e nobile indipendenza!... di quella sfida, gagliardamente da lui lanciata contro quel potere da cui se si sentiva dominato, non era vinto, se gli restava tanta forza da sconoscerlo!... Per poco io non stetti per cadergli ai piedi.... mi ritenni però e pur piccato a non darmi vinto, dopo aver malignato alquanto sul dir suo.... parvemi aver trovato di che dargli ad uncinare con zigogoli indiavolati e gli buttai là, come una sfida, queste parole....
"Maestro!... vi so dir che mai avria creduto foste sì dotto delle cose umane, e ben m'avveggo che v'hanno grossolanamente fatto l'abito laggiù.... ma se ben parmi v'ha qualche cosa di vago in mezzo a quel vostro matto devastator d'ogni cosa!... qualcosa a cui passaste sopra per tema forse d'inciamparvi..." Io sorrisi.... Ei mi rispose con un sogghigno.
"L'amore!... vorresti tu dire, Poeta mio!..."
Io non seppi come ribatter parola al vedermi così di botto sorpreso nel mio pensiero, a cui ei di rimbocco seguitò "E che avete voi fatto della donna?... Affù io credo che Iddio diseredandovi dell'Eden, a scanso di rimorsi, per aver giocato coll'umanità, come un fanciullo colla pupattola datagli in dono dalla befana, creò sulla terra la donna, che si assise regina tra le genti, quando erano men barbare e meno civili!... e dalle quali s'ebbe almeno il culto dell'adorazione!... e parea stendere sul creato una catena di fiori, di fratello in fratello, prodigando il vergine bacio che dalla culla alla culla doveva stringere il soave nodo della comune fratellanza!... Poi.... che se ne fece?... Il fratello invidiò a quel bacio, guardò a quell'esile fiore col sogghigno della cupidezza, e disse; lo voglio mio!... ed il comando imposto al cuore abbisognevole di libertà, fu il primo scoglio contro cui cadde sanguinante la spennacchiata ala dell'amore!... Di quella creatura che come un mito doveva essere una personificazione del bello, se n' fece una cosa, che si diede, si donè, si vendette, ed ebbe padroni che la possedettero, non cuori che la compresero!... Le braccia che potevano stringerla al serto per darla al confidente abbraccio del fratello, si armarono del ferro omicida per difendere una proprietà; il ferro invido d'uno sguardo amoroso troncò il palpito del cuore attratto dal fascino della bellezza; l'armonia si ruppe!... La donna si sentì amata, ma trovò l'amore un peso che non ora più il libero e vago sogno della sua mente!... strumento di diletto scese di gradino in gradino sino all'abiezione del mercato!... Cercò l'uomo, l'idolo!... e trovò un despota che annodandosi alla sua esistenza le ripetè ancora: sei mia!... Il folle egoismo dell'uomo evocò allora il fantasma della colpa, e dalla sconoscenza della coscienza di sì stessi, nacque il matrimonio, e si chiamò il Cielo a complice delle umane follie!...."
"Affù!... io mormorai, sgomentato da quella sprezzante ironia e da quel cinico celiar su tutto!... mentre in me sentiva il veleno delle sue parole far fosca la luce del mio pensiero; affù!... maestro, ben tristo dono ci fù Dio allora della vita, se a tanto male non seppe o non volle por argine."
"Meglio avesse lasciato dormire il creato nel sonno eterno dei secoli!...
"E qual miglior cosa ne sarìa sorta?...
"Chi lo sa?... forse un diverso soffio, diverse materie avrebbe animate!... Meglio forse, sarebbe stato ciò, al fare della vita un sogno che passa e più non te ne ricordi!...
"E che prometti tu... che a nulla credi?...
"L'oggi prometto!... il godimento!.... A che seguir le larve che si perdono nel bujo!... Vita, suona godere!... Pazzia almanaccar sogni da bimbi!... e brancolar nel vuoto!...
"Ma cesserò dunque l'esistenza colla morte?
"Si commuterà forse!... Ma che importa ch'ella si commuti, quando colla vita ogni ricordanza svanisca di ciò che fu?... Ma molte cose avrei a dirti che a te suonerebbero strane, e ti sarien pur sempre mistero... seguimi, Poeta, ascolta, guarda, e medita; mi dirai dopo se molte cose io t'abbia fatto vedere a cui forse non pensasti, o che confuse ti balenarono alla mente, e ch'io ti farò note perchè tu possa smentire a coloro che disser corna di me e de' fatti miei, e mi faccia fede che non tanto grullo mi sono quale vollero farmi parere laggiù!....
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IO. Abbiamo fatto molta strada, dove mi conducete, maestro?...
LUCIFERO. Seguimi e vedrai.
IO. Che posso io Vedere?... è tutta un'immensità di tenebre che mi circonda, dentro cui parmi che noi nuotiamo, come in uno stagno paludoso. - Maestro; il mondo mi diceste è scomparso, eppure vedo laggiù d'innanzi a noi un fosco ammasso di pietre; mi sembra un palazzo, ma parmi ben tetro per esser tale; un terribil fragore di catene mi percuote l'orecchio: dove siamo?...
LUCIFERO. Dimmi; non vedesti mai da ragazzo dentro a certe lanterne portate intorno da girovaghi incaponiti nel farla da dottori, riprodursi sulle preparate pareti, uomini e cose che ti passavan d'innanzi come per opera d'incanto?... fa conto che io ti rinnovi quello spettacolo; guarda ed osserva.
IO. Veggo volti sparuti e minacciosi, ma noi passiamo inosservati in mezzo ad essi, maestro; chi sono costoro?...
LUCIFERO. Esseri animati, uomini creati perchè avessero la loro parte dei diritti della vita.
IO. è l'ergastolo questo?...
LUCIFERO. Lo è!...
IO. E che altro avvi qui se non gente lorda di colpa?... le loro mani sono tinte di sangue, allontaniamoci tosto.
LUCIFERO. E chi tali li rese?... quale ei nacque, visse l'uomo!... e fu opera che violentò le leggi di natura il voler ch'ei fosse diverso da ciò che in sì sentivasi, per addattarsi alle forme delle sociali costituzioni. Messer poeta, avresti tu mandato al diavolo il sartore che t'avesse mal adattato un abito?... o ti terresti istecchite le membra per capirvi dentro?....
IO. è quesito questo un po' strambo, maestro, e ben non so quanto s'attagli alla bisogna!...
LUCIFERO. Tant'è che ci s'attaglia, che tu non sai trartene fuori che assai impacciato nella risposta!... Hai tu mai interrogato questo tetro edificio che si chiama la Galera?... Ben tristi invero ei ti parlerebbe, e compassionevoli storie, assai più di quelle che sentisti magnificar dalla storia piaggiatrice dei grandi delinquenti, che si chiamarono tanto più grandi in ragione dei maggiori delitti che posero per piedestallo della loro grandezza!... Guarda; vedi tu quella figura altera che squassa quasi con orgoglio la sua catena?... guarda l'occhio intelligente, la fronte aperta, le membra erculee, il petto ampio, che abbondevole di vita la respira colla vigorìa della sua costituzione; che ti sembra egli?...
IO. Nol saprei davvero; quella fisonomia ha una tale espressione di sprezzante fierezza, che mal s'addice parmi alla sua posizione.
LUCIFERO. E ben dicesti; ella è difatti la sprezzante fierezza di chi sia soggetto al peso di una posizione che non dovrebbe essere la sua.
IO. Pure tale è la sua sorte!...
LUCIFERO. Tale ti sembra; ma uno stato parziale è egli mai sicura caparra di ciò che esser dovrebbe?... La tirannide che spense migliaja di uomini ha ella mai spenta l'idea di cui l'uomo si è armato per insorgere contro di essa?...
Il corpo può ben essere inceppato come Prometeo sulla rupe, scoglio fatale su cui l'ardimento del pensiero, Prometeo eterno, è condannato dalla umana perversità, ma l'anima anche coll'ultimo fremito dell'agonia vive la vita potente delle sue convinzioni!...
Quale il vedi, quell'uomo, messer Poeta, sa d'essere superiore al suo stato, e lo disdegna, e guata orgoglioso dietro a lui come il gigante alla pietra nella quale inciampò per via, e per caso lo fù cadere.
Guai a chi si faccia guida sino all'abisso in cui si vuol trascinare una vittima. è là che essa può concepire l'idea della sua forza, dacchè sia la disperazione quella che fa compiere i più alti atti, o colpevoli od eroici a seconda del principio da cui hanno origine. Quando mai i popoli più arditi sollevarono il grido della ribellione e vinsero?... Quando nelle loro carni più s'addentrò il morso del dispotismo, a dirgli: sei mia preda!... Allora s'accorsero che ciò era diffatti!... e guardatisi nella convulsione dell'ira, dissero: non sempre l'agnello resta agnello!...
IO. Scusate maestro, se vi tronco a mezzo questa cicalata, ma non capisco cosa abbia a che far ciò, con quanto stavate per dimostrarmi!... parmi volevate persuadermi esser quell'uomo quasi un grand'uomo e che vestì per ischerzo quella casacca da galeotto!...
LUCIFERO. E non manco certo d'affermarlo; sol mi fa ridere quel tuo poggiar da pretenzioso su quella parola grand'uomo, larga come le maniche d'un frate, da cui passano tanti peccati, quanti ei ne sappia condurre a fine, esperimentando sin dove possa arrivare la debolezza della carne!... Voi volete un gigante che conosciutivi pigmei, vi gridi sghignazzando sotto ai baffi arruffati: adoratemi!... e voi incensandolo, dei vostri corpi gli fate comodo sgabello, ond'egli vi monti sopra, e vi ghigni sul naso dicendovi: sono grande, perchè sono sopra di voi!...
Stupenda cosa davvero!
Anche Cesare seduto sul suo trono lordo del sangue di cittadini sgozzati, abbronzato il volto dal fuoco di arse città, era grande, quanto il più spudorato degli assassini può esserlo!... Anche Scilla era grande, a cui mancò la carta per segnar proscrizioni. Anche Domiziano che stancò il braccio de' suoi carnefici!... Anche Bruto il magnificato!... che dannando i proprj figli altro non dimostrò se non che, muta è ogni voce di natura dove non v'ha che stupida sete d'orgoglio!... e più vile libidine di potere!...
IO.Eh, eh!... voi correte di galoppo, maestro!... e che?... non dovressimo noi forse rispettare le antiche tradizioni dei nostri padri?...
LUCIFERO. E far di cappello!... e frustare il lombo delle vostre schiene innanzi a chi nacque leone o tigre, o lupo!... per svillaneggiare chi nacque coniglio od agnello!... Tant'è!... fu la morale del vostro secolo!... e tu attientivi a tuo bel agio!... Io per me dico che da bandito a guerriero non metto altra differenza, tranne quella che l'uno è pagato lautamente per cacciar l'altro, differenza di mestiere, che ciascuno fa per proprio conto!... al leone la selva, alla pecora l'ovile; l'uomo non pensì a ciò!... Impose a legge il proprio capriccio; ridottosi a stato sociale, disse; qui sta il retto, qui il disonesto, qui l'eroismo, qui la colpa!... qui il delitto, qui la virtù!... ah, ah, ah!... baje!... e chi vi dice quanta virtù abbia chi per adempiere a fatali esigenze della sua posizione, per dar pane ai figli che piangono, per vendicare un torto di ricevuta offesa, pone in non cale ogni dover suo.... ed onorato... o compreso di questo sentimento, si lancia nel delitto, per la strada della virtù?... Cos'è questa società che si è innalzata dettatrice di leggi?... L'unione di una classe che fattasi un diritto della forza, si impose perchè trovò chi ne ha accettata l'ascendenza!... che impose il tributo della devozione, e che impastata come è di pregiudizi ridicoli, stolti o malvagi, volle il sacrificio dei gonzi!... e dei creduli!.... Metti quattro persone legate per la vita e per la morte a massacrare ed a rubare, e costituiranno anch'essi una società, e ve ne sono tante quanti v'hanno bisogni turpi e buoni, che tendano ad unirsi per formare una massa, spiegando la bandiera d'un principio qualunque!... comoda cosa a farsi!...
Gli uomini dicono, costituitisi in famiglia abjurarono alla selvaggia lor ferocia, all'apatia dell'indole loro.... Menzogna!... l'uomo vestì un diverso uniforme, ma rimase sempre qual nacque.... e camminè dove, lo trasse una pulsazione più o meno violenta di sangue!... e agì come lo fece agire lo scatto del suo meccanico organismo durante lo sviluppo della sua vegetazione!... Quando si disse delitto l'assassinio, e l'uomo vidde a sì d'innanzi il patibolo, da tigre si fe' volpe; trovò che la civilizzazione bandiva il pugnale, come troppo rozzo arnese, e si servì dell'ingegno.... ma tra la meta ed il pensiero fissì l'ostacolo che doveva sparire, e se sulla via che doveva percorrere non rimase un cadavere materiale, si compiù in quella vece l'assassinio morale a mille doppi peggiore in viltà ed infamia! L'assassinio che consiglia il tradimento, e permise il bacio di Giuda pagato in moneta! Ma or basta.... che su ciò più a lungo non vorrei tediarti, e vorrei solo toglierti dal capo certo tuo modo di veder le cose, che mio non è certamente, e che appunto per ciò ti tenne, parmi, lontano dall'apprendere... e parmi che ancora ben a genio non ti vada!... Fatti dunque ben a considerare quell'uomo quale il vedi!... Ei vagò bambino nella sua culla, ed ebbe un sorriso tenero per la madre sua, saltellò pei verdi prati e colse fiori per la sua bella.... Egli ha ucciso!... Un uomo solo egli ha ucciso, ed è condannato da una legge che è confermata da un Re, che avrà ucciso migliaia di uomini, e che condanna chi ne ha dato morte ad un solo!... Eppure, vedi, stranezza!... Anche uccidendone uno solo, sarebbe un eroe forse, se avesse ucciso un Re, quel Re istesso a cui i popoli lasciaron uccidere tanta gente, credendo ch'ei ne avesse il diritto, e che lo tengono per giusto, colla stessa facilità colla quale per giusto terrebbero chi l'uccidesse!...
Con qual diritto condanna il giudice?... sa egli se i torti della società non davan diritto al colpevole di fare ciò ch'egli fece?... colla legge alla mano può egli farsi giudice della coscienza di chi abbia commesso un atto che può esser colpa, solo perchè fu stabilito che si dovesse chiamare così?...
Delitto è punire.... o meglio ancora fu stoltezza classificare la colpa.... che può essere una giustizia, ad onta di quanti vi sieno codici che altrimenti la qualifichino!...
Ogni azione ha la sua causa, a cui ascende l'azione istessa da cui parte, mentre l'atto non è qualche volta che una passiva conseguenza!...
I romani veduti i sabini abbondare di donne, mentre essi ne erano privi, le rapirono!... Le avrebbero essi rapite se ne avessero avuta la loro parte, in modo che lor fosse bastata?...
Quella rapina istessa ammetteva un abuso, la cui conseguenza era una mancanza, a cui quel fatto poneva una soluzione. Rapirono perchè non avevano altro mezzo d'avere quello che altri avevan più di essi, e che a loro parea non avesser diritto d'avere!...
Prevenire devonsi i bisogni se non si vuole che generino violenze. Ma siccome questo non si farò mai, così non saravvi mai cosa più ridicola del codice; è il più stupido dei libri, che crede poter ridurre a cifre le umane passioni, e non fa che istupidire quelli che vi metton mano!...
IO. Ma cosa ha a che far tutto questo con ciò che avete a mostrarmi?...
LUCIFERO. Ha che fare come cosa che si collega a cosa, dacchè la vita altro non è che una concatenazione di tanti piccoli fatti che ne formano le anella, e che si rompono poi per riannodarsi altrimenti!... e stringere altre catene, finchè questa macchina animata che è il mondo, non compirà la sua decomposizione, se pure è possibile che si decomponga senza rifarsi!... Io t'ho mostrato un ladro, un galeotto che poteva esser forse uno Spartaco od un Leonida!... che commise cosa che gli uomini chiamarono delitto, perchè i tempi, oppure anche l'occasione, non gli concessero dà far cosa che fosse in quella vece un eroismo!...
Guardane la culla!... lo vedi?... E un vispo fanciullino saltellante pei prati, come la cingallegra saltella di ramo in ramo!... cosa chiedeva egli?... Vivere!... E vivea come glielo consentiva il suo organismo... Chi gli ha misurati i palpiti del cuore?... chi lo animò di sensazioni?... Egli è quale è.... poteva egli esser diverso se tale lo fece la natura nella sua costruzione?...
Sai cosa fece la società?... creò obblighi d'ogni sorta e ogni sorta di pregiudizi, quali non potevano non crearsi dall'unione di tanti disparati elementi che si unirono per mettere il codice al posto del cuore, la legge come surrogato all'istinto, alla coscienza, al movimento umano, come più la voglia chiamare ciò che voi avete vestito di matte foggie!... e si mise fuori della legge come i Re!... si crearono degli obblighi e non se ne volle la responsabilità!... si crearono dei diritti per una casta, e si distrusser quelli dell'umanità!... si disse e si proclamò: si deve fare in tal modo!... e sai tu chi disse così?... coloro cui costava ben poca fatica il farlo?... Io trovo un caso grande che non rubi chi non ha nulla, mentre vede altri aver più del superfluo, mentre egli non ha neppure il bisognevole.... tristo consigliero è il bisogno!... il bisogno è mancanza assoluta di qualche cosa.... mancanza, e desiderio di conseguire, stanno insieme come terra a terra!... Desiderio è dolore, ed è cattivo compagno che s'infiltra nell'animo e lo rode come il tarlo rode i panni!...
Tutto ha una logica conseguenza nella vita!...
I fatti sono la conseguenza di altri fatti. L'azione buona o malvagia, è una susta che scatta dal meccanismo umano!... bisogna perchè scatti che un'altra azione vi abbia dato impulso. Se fosse diversamente si rimarrebbe inerti, ed è all'origine della colpa che è d'uopo sempre di risalire, onde giudicare chi sia il colpevole!...
Io stava tutto intento ad ascoltarlo e non mi peritava dargli risposta, sbalordito com'era da quel suo concitato imbizzarrire di pensieri, a cui dopo tutto nè potea, nè voleva dar di rimando, quando egli mi fù segno di volger la mia attenzione sovra uno strano quadro che mi si presentì d'innanzi, e che mi fece rimaner là tutto ammutolito dalla sorpresa.
In una di quelle larghe cameraccie, chiamate negli ergastoli Corsie, stavano occupati al loro lavoro circa una cinquantina di galeotti. Chi era intento a filar canapo, chi lavorava corpetti e chi se ne stava pensoso, meditabondo in qualche angolo della camera. Molti di questi camminavano nel mezzo della Corsia. Si sentiva con un orribile fragor di catene, rintronare le volte del carcere. I ceppi cigolavano urtandosi. Le anella ne erano lucenti come brunito acciajo.
Tutto ad un tratto fuvvi sotto a quelle tetre volte un tafferuglio indiavolato; non si sentì che un urlare di voci minacciose; un fragore più assordante ancora di catene... i guardiani accorsero spaventati da tutte lo parti; e traevano dalla folla uno dei condannati, pesto, malconcio, pallido di spavento e che la turba invelenita minacciava colle pugna inarcate, scagliandogli contro con tutto il sarcasmo dello sprezzo, una parola che mi parve un ben strano controsenso sulle labbra di quei condannati: Ladro!...
- Morte al ladro!... alle segrete il ladro!...
Tali erano le grida che minacciose prorompevano fra quella turba di ladri!...
Il mal capitato fu ben bene inceppato alle mani, dai pronti carcerieri serrate entro due cerchi di ferro, che gliele congiunsero sul petto con forzata contrizione. Egli fu tratto fuor dalla Corsia, alle segrete di castigo.
Davvero!... che a strane cose mi fece riflettere quella bizzarra scena e non potei che a stento rifarmi della sorpresa.
Lucifero stava intento a guardarmi con quel suo piglio di beffa, e pareva mi dicesse: vedi mo' se non ho ragione?...
Io ancor non voleva darmi per vinto, e a dir vero non lo potea, che se bizzarri pensieri mi frullassero nel cervello, attonito come io m'era per sì strana cosa che sarebbe apparsa impossibile, ove non ne fossi stato testimone, pur di quella non mi persuadeva e sol mi dava la prova d'una di quelle tante bizzarrie che si riscontrano nella vita, ad ogni tratto che vi si cacci dentro il naso a guardarvi un po' da vicino.
"Non v'ha maggior scrupolo di probità che nelle galere!.. ghignè il mio originale di maestro, in tuono stridulo e mordente!... non v'ha maggior fratellanza di quella che regna in una banda!...
"Maestro, maestro!... saltai su io un po' piccato; con che sorta di paragoni mi saltate fuori adesso?... Sta bene che m'abbia tanto sconvolta la fantasia da poter farmi pigliare la cupola di san Pietro, per la Piazza d'armi di Milano!... ma davvero che non avrei mai sognato, che mi voleste mostrar una cameraccia di galeotti per darmi un'idea della probità, nè che mi citaste una banda, per farmi un quadro della fratellanza!...
"Il fatto sta però, mi ribattè egli, che ogni cosa piglia forma e colore dal modo con cui la si voglia vedere, o dal modo con cui la si vesta.
Tanti dotti a cui si fù un giorno di cappello, furono arsi e disprezzati in altri tempi, e tenuti come la peggior feccia!... La cortigiana che siede sui morbidi velluti, più baldracca di quante baldracche abbia il più vil postribolo, è rispettata quanto una onesta donna, sol perchè i suoi titoli di duchessa o di marchesa, od altro le danno licenza di vendersi o darsi come più le piaccia; mentre una sgraziata fanciulla, cui scivoli il piede lungo la via e dia uno scapuccio, si sente gridar la croce adosso e chiamar per tale, da dover soffrirne tutta la vita.
V'han tanti ladri camuffati da galantuomini, Poeta mio!... che si dovrebbero fabbricar più galere che palazzi, se si volesse guardarli a vista!...
Sai perchè coloro che tu vedesti in sì tristo luogo, gridan ladro!... con accento di sprezzo a un lor compagno, che per galantuomo non fu certo condannato, e che com'essi, fece le fiche a monna giustizia, che gli mise sopra le grinfe, aggiustandolo per le feste?...
perchè qua dentro essi si sentono legati da un certo qual vincolo di fratellanza alla lor foggia!... Da questo lor carcere lanciati in mezzo al mondo che li paga di sogghigni, di beffe e d'insulto, essi andran fiutando come bracchi, ove siavi miglior scrigno più mal guardato sul quale metter le mani.
Quello che non si vuol capire è appunto questo, che gettando il disprezzo sulla colpa lasciandola al suo abbandono, la si costringe a dare frutti amari d'odio e di rancore motivo per cui chi ne è fatto scopo, se prima fece il male per errore o per bisogno, vi si dà per rappresaglia, e giustifica in certo qual modo le sue azioni col paragone di altre che arrovellano il suo animo esacerbato.
Da ciò quella lotta eterna degli oppressi e degli oppressori che genera la guerra delle Nazioni, stolta e perversa come quella degli individui!
Tutto è di tutti!... ciò era in natura... Gli uomini non appena si trovarono forti chi più sugli altri, dissero ciò esser assurdo, e si tolsero la briga di dimostrare essere per loro la maggior parte dei comuni diritti.
ciò fu vero!... sai perchè?... perchè trovarono chi se li lasciò prendere!... Ebbe ragione la loro teoria, solo perciò furono più bricconi, e seppero imporla agli altri che furono tanto imbecilli di accettarla.
L'orgoglio umano trasse argomento dall'altrui accondiscendenza o dall'altrui paura, per stabilire la tirannia.
Io.... per me!... dico tanto ladro a chi ruba una moneta d'oro, come a chi se l'appropriò prima togliendola ad altri.
è questa la storia delle prigioni e degli ergastoli, Poeta mio!... storie empie, ma che sono la conseguenza di altre storie più empie ancora, per narrare le quali è d'uopo ascendere ben più in alto, ed interrogare i sogni agitati che s'aggirano intorno a guanciali di porpora, come è d'uopo ascendere negli spazi, per trovare dove si formi il fulmine che compie sulla terra la sua opera di distruzione.
La diversità poi delle posizioni sociali generò la diversità delle colpe; ond'è che l'uomo che t'ho mostrato, armato di coltello pretese sulla via il pane che chiese cinque o sei volte, finchè gli venne meno la pazienza per arrivare fino alla settima!... Altri arrivò forse anche alla decima!... ad altri forse bastò la prima!... e ne ebbe addirittura la persuasione che fosse vana cosa di domandare! - Questioni d'organismo!...
L'altro che vedi in atto pensoso aggomitolato in fondo alla Corsia, trasse frutto dalla mente e fu reo di frode compiuta per la bonomia altrui, onde si dice truffatore.... Quell'altro scassinè una serratura, questi fabbricò monete, quando vidde di non poter avere di quelle che fabbricava il governo, e così a norma dei caratteri, degli istinti, e delle posizioni, mutano di veste le colpe, ma tali rimangono nella loro essenza, e le carceri non mancarono mai di ospiti, sebbene altra peggior feccia vi sta lontana, che però dovrebbe venirvi per comunanza di principi e per diritto di merito!...
E sai tu perchè in maggior numero sianvi bricconi? ed in minore i saggi, e in buona parte i giustiziati, che son sempre i gonzi?...
perchè il male si strinse in una forza compatta per imporsi, ragunando intorno a lui quanto male potè, onde farsi forte.... Si unirono i disonesti, per persuadersi che l'onestà dia buon frutto!... bisognava quindi convincere che l'onestà non dà frutti che di sagrifici!... Si persuase il male, provando essere il bene la più ridicola delle cose?... La virtù si disse goffaggine, e scaltrezza il mal fare!... ed il dizionario guadagnè molti sinonimi.... in ragione che il mondo perdette quel po' di buono che v'era!...
IO. Converrete dunque maestro che in mezzo a tanta corruzione era più che necessario che si stabilissero leggi a tutela dell'ordine, o che tutto sarebbe andata a rovescio.
LUCIFERO. Non ne convengo certamente!... mi ribattè sogghignando Lucifero, e ti dico anzi che prima cagione di colpa, furono le leggi che si tolsero appunto la briga di classificare le umane azioni, togliendole alla loro libertà. Cos'era la colpa prima che tale si chiamasse, come lo vollero le mattezze umane?... nulla!... Un fatto qualunque che era scaturito da una qualunque causa!... Cosa produssero le vostre leggi?... Condannano il fatto!... ma la causa?... l'anima che dà vita a quest'azione, che si chiama poi virtù o delitto?... Parmi che la si lasci nelle nubi e non s'allambicchi tanto il cervello a snidarla fuori!... Stupenda cosa sarìa condannare il sasso che ti rompe la testa, e non cercar la mano che lo ha scagliato!... ed è ciò appunto che succede tra voi!... Vuoi tu darmi ascolto alcun poco?... ti vo' narrar su ciò un ameno racconto che s'attaglia al caso, come abito addossato dal sartore. Non vorrei però che tu mi dassi del pedante, per questo mio filosofare imbizzarrito, ma a modo mio vedrai che ti farà meglio parer chiara la cosa.
IO. Vi sto a sentire tutto orecchi, maestro.
La carcere e tutti i suoi inquilini era sparita a noi d'innanzi; mi sentii tratto per lo spazio, come, a volo. Sul volto sentiva soffiarmi un alito freddo freddo; calammo a poco a poco e ci trovammo sulla vetta d'un alto monte, di cui non vedeva le fondamenta tant'era fitta la nebbia che ci stava d'intorno.
Sediamo qui a bel agio, e stammi attento, mi disse Lucifero lasciandosi cadere sovra un masso come uomo stanco dalla fatica: in mezzo a questa nebbia era dura da fendersi l'aria.
Io volea ribattergli che si potea stare dove eravamo senza torsi la briga di far tanta strada, ma stava formando tal pensiero quando ei lo ruppe a mezzo e cominciò:
"Devi sapere ch'io me ne stava un dì a diporto sulle rive dello Stige!... è la mia passeggiata prediletta.
Figurati quel fiume dalle acque nere, gravi, imponenti, che via corrono senza suono. - Una turba di alati vampiri vi si aggira intorno, ed empie di strida bizzarre le vaste latitudini di uno spazio fitto di tenebre. - Da ogni lato selvaggi dirupi, nelle cui gole l'eco ripete il gemer dei venti che vi irrompono sibilando. Per sette strade si fa capo al mio palazzo, ch'io feci scavare coll'ugne delle mie arpie nella più interna gola della più alta montagna, ed intorno al quale misi al lavoro quanti dannati mi capitarono laggiù, tanto da farne la più splendida reggia che non invidia al cielo altro che la sua luce a far più scintillante la sua dovizia di gemme!... Cerbero latrava innanzi alla gran porta d'acciajo, scuotendo le sue sette teste.... Era quello il segnale d'avviso che mi dava Caronte ogni qualvolta stava traghettando qualche nuovo ospite....
Veniva diffatti la pesante barca verso la destra riva del fiume, ed entro quella eravi un'ombra che a malincuore si lasciava traghettare; mesta e pensosa ella guardava in volto il fatal battelliere e parea gli chiedesse venia, parola stolta a cui egli faceva orecchie da mercante, come buon usurajo che sente strillare lo spennato merlotto colto in pania a buon tiro!...
Se tu lo vedi, è un caro compare Caronte.... e ti sa dire più lepidezze con quel suo labbro raggrinzato, che non dicano corbellerie i vostri deputati, quando voglion far pompa di spirito!...
Egli ha imparato tutti i gerghi, e tutte le lingue, onde intendersi meglio co' suoi avventori, e più d'un'ombra me ne fece le lodi, quando si fu un po' accomodata laggiù....
Hai da vederlo quando noleggia la barca per le corse di piacere, che si danno lo scambio talora sullo Stige, ove si fa gazzarra di risa e di tripudi.
Lo diresti il più matto ed allegro compare che veste panni di battelliere!... e come vi dà dentro!... e come voga!... e come s'ubbriaca!... abbiamo del vino laggiù da far ballar la zucca a più d'un morto, che talora, credo, non rimpiange affatto la vita.... massime s'io il fo per caso guardiano alla mia cantina o lo metto a coltivare ne' miei vigneti!...
Caronte era quel giorno più che mai in vena di far follie e facea girare la barca su pel fiume, ond'io vedutolo a far tal gioco, lo chiamai e fattolo appressare montai seco in barca.
L'ombra ch'ei traghettava era d'uno che era finito in tal posto dove pochi hanno gusto di finire!... Aveva lasciata la testa in mano di poco urbano compare, il quale sebbene dovesse fargli un brutto tiro, lo baciò prima di spiccargliela dal busto!... Egli se la teneva tra le mani.... e quei due occhi che si roteavano nell'orbita, stavano guardando il corpo in modo ancora da trasognato, e parea non sapessero capacitarsi che loro fosse dato guardarsi spiccati così come erano.
Vedutolo in sì mal'agio e sì mal concio, mi prese compassione di quel disgraziato e toltagli la testa di mano gliela accomodai sulle spalle. Egli mi sorrise, ed il suo sorriso aveva un tal che di dolce, che m'invogliò d'una strana idea....
"Vorresti tu dirmi, gli dissi, perchè ti hanno fatto tal servizio da spedirti qui con sì ratta corsa?..."
Egli mi fe' cenno che ben di buon grado assentiva: ordinai a Caronte che ci menasse un po' a diporto e mi feci tutto orecchi.... l'ombra incominciò:
"Io nacqui a Roma... è d'uopo sappiate che io aveva una sorella, un padre ed una madre; mio padre era un buon mercante che se la campava alla meglio col frutto del suo lavoro; mia sorella Adele viveva in famiglia.... si campava discretamente.... Ma siccome non si fa mosto senza tinozza, anche il nostro malanno c'era in casa! e questo malanno era un giovinastro rotto ad ogni buon costume, che bazzicava intorno all'Adele.... e le prodigava cortesie, come una donna di mondo vi prodiga baci per mungervi il taschino!... Scusate messere, mi diss'egli sorridendomi: ma v'è un proverbio lassì ed è che quando in qualche affare ci si caccian le corna del diavolo, quell'affare non c'è verso da raddrizzarlo!...
"Son dunque tenuto in qualche conto! risposi io per nulla affatto piccato della stima che mi era dimostrata."
"Vi s'era proprio cacciata la coda del diavolo, seguitò egli. Io amavo mia sorella come è dovere che s'ami, e s'anco non fosse dovere, chè io non sono già dotto di cose da sapienti!... so che io l'amavo e vedeva di mal occhio che quel suo damerino gli facesse intorno la ronda.
Ma sì! fattevi a sbizzarrire il matto cervello di caparbia fanciulla!... Tanto varrebbe pestar l'acqua nel mortajo.
Lei lo teneva per la perla dei galantuomini; egli voleva venire al suo punto, e ci veniva, sfido io!.... senza tanti rovesci! Non c'era che da illudere una bonacciona! e da giuocar un tiro da galeotto sopra gente che s'intestardiva a crederlo pasta da galantuomo. Non v'era amico più di lui assiduo nella famiglia; mio padre e mia madre lo tenevano come un figlio.
L'Adele però non l'amava e doveva farsi sposa con un banchiere di città.... Paolo lasciò che le cose camminassero pel loro verso; non se ne diede per inteso, e sotto vento macchinava intanto come sventare quelle nozze che gli erano una spina al cuore.
Mio padre che da qualche tempo si lanciava nel campo azzardoso della speculazione, aveva un consigliere... era Paolo. La fortuna gli arrise più volte.... ma a forza di tentar il malanno, una volta o l'altra finisce col capitarci adosso.... e ciò avvenne diffatti. L'ultima impresa in cui aveva giuocato per posta, quasi tutto il fatto suo, gli fallò. Il sinistro aspetto della rovina si cacciò in mezzo alla nostra famiglia. Si dovette sagrificare la dote di Adele per uscirne onorati, ed il matrimonio com'è naturale andò in fumo.
Gli amici tutti della famiglia si allontanarono tosto, come frotta di rondini al sorvenire del verno; non così Paolo, che ci si fe' più attorno, prodigo più che mai di consigli, di conforti, sì che parea che l'animo suo dividesse tutta la sventura che c'era toccata."
Come prostrata sotto l'incubo d'un penoso sogno, l'ombra stette per alcuni istanti assorta in doloroso atteggiamento. La testa gli ricadde sul petto oppresso; nelle pupille immote tremolò una lagrima; trasse un profondo sospiro, come uomo che si svegli a mezzo della strada che fece sonnecchiando, e continuò:
"Di fronte a questo attaccamento che sorviveva alla sventura, e che pareva farsi più forte col crescer dei nostri affanni, io mi pentii d'aver sospettato; cancellai dal mio cuore un tal qual senso di antipatia che senza darmene ragione sentivo in me verso colui, e come succede quando coll'animo retto si vuol rimediare ad un colpa che si crede d'avere commessa, pagai il suo affetto con tutto lo slancio della stima che gli aveva prima ricusata.
Ahimò!... i frutti dell'opera sua non dovevano tardare a maturarsi, e ben tristi, come tristo ne era il germe, non essendo l'ostentato attaccamento del vile, altro che giuoco d'astuzia e di infame scaltrezza che la vinceva a posta sicura sulla buona fede.
Nell'animo della mia povera sorella quelle premure che le erano prova di cuore cortese e gentile, accesero ben presto uno di quegli affetti che vivono dell'abbandono della confidenza. Essa lo amò con tutto quello slancio di cui sentivasi capace nella ingenua credulità del suo pensiero.... L'istante era giunto! egli aveva aspettato pazientemente al varco la vittima, come l'assassino che s'apposta ad un crocivia!... L'amore ha i suoi momenti d'espansione a cui l'anima della donna non sa resistere, ove il libertinaggio se ne faccia strumento!... Saper indovinare quell'ora di prostramento che ha bisogno d'una carezza! quella carezza che provoca il bacio, ecco la scuola di codesti pigmei di carne, che fanno consistere il loro eroismo da gabinetto nel calpestare quanto vittime possono sul loro sentiero parassita!... e che camminano a fronte alta in mezzo al fango con cui insozzano ogni virtù, che non sa leggere la menzogna sotto al cinismo delle loro labbra impure!...
Mia sorella cadde, e dopo il disonore, venne l'abbandono!... invano ella pregò; pianse invano; un giorno coll'angoscia nel cuore mi si gettò ai piedi confessandomi tutto l'orribile tradimento, tutta l'insania di quell'arte scaltrita per cui egli era giunto a compiere l'opera sua.... Io uscii di casa pazzo, furente....
Lo incontrai, trassi il pugnale dalla cintura e lo lasciai morto sulla via!...
Ho pagato col mio capo questo delitto!... le leggi almeno dissero che era un delitto!... mormorò egli, mentre sulle sue labbra correva un disdegnoso sorriso."
L'ombra si tacque; eravamo giunti alla riva, io pensavo tuttora assorto in strambe astrazioni allo strano racconto, quando l'asta della barca che battea contro la sponda mi trasse da quel mio fantasticar bizzarro. Seguii collo sguardo quello spetro di dolore che s'allontanè muto ed assorto per la buja spiaggia, e rifletteva che stupida cosa siano le leggi che colpiscono sempre l'atto che sta loro d'innanzi e quasi mai ascendono a trovarne la causa!...
"Orbene!... dimmi tu adesso.... non fu delitto forse quella giustizia, e non fu invece giustizia quel delitto?...
Cosa rimase dopo quell'atto legale che, punè un atto che era per sì stesso una punizione?
Il dolore d'una donna, l'onta d'una famiglia!... la disperazione d'un vecchio!...
Dolore, dolore e dolore!... solo retaggio che venne all'umanità dalle sue istituzioni sociali, che vincolarono l'uomo agli infiniti pregiudizi, che lo resero un bamboccio incapace d'alcun atto di indipendente volontà."
Io non seppi che rispondere, e chinai la fronte impensierito; egli mi trasse da quel mio smarrimento; ed alzatomi pel bavero del soprabito di sopra alla vetta dove c'eravam posati, sentii che mi trascinava tuttavia per lo spazio dentro cui ci addentravamo, soli in mezzo a quella vasta immensità, che non aveva confine e che si popolava di tutti i fantasmi evocati dall'orgasmo dell'immaginazione.
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"Seguimi che altre cose ti vo' far vedere, mi diss'egli, e statti pur certo che sebbene librati nell'aere, staremo più saldi che nol fossimo sulla più salda rocca di granito!...
- Si può sapere, maestro, dove ci troviamo?...
- E che t'importa il dove?... guarda solamente sotto te; che vedi?...
- Un abisso in cui l'occhio si perde....
- Fu il Caos prima d'essere il mondo.... Or guarda bene e m'ascolta, Poeta, dacchè più nulla avrò dopo questo a dirti. Tutto ora noi dominiamo, dacchè il mondo che fu è sotto noi.... tu non vedi che tenebre, ma da quelle tenebre io non ho che ad evocare delle tradizioni per rivelartele; fissavi dunque lo sguardo e discerni. Eccoti l'Italia, la terra delle melodie. La terra dei fiori brutta di sangue; la Maddalena, come la disse un dotto alemanno, la quale colle chiome sparse sugli eburnei omeri, piange sovra sì stessa, troppo tardi pentita de' suoi errori. La Spagna, la terra delle favolose tradizioni; la Grecia, la terra dei giganteschi sagrifici, delle eroiche abnegazioni. L'Alemagna, il suolo delle fantasmagorie e dei sogni, il paese delle leggende. L'Oriente, la culla delle vergini. L'India, la terra dei miti... Nel turbinoso vortice dei secoli guarda come immani fantasimi passare la storia di tutte le nazioni; cosa che ne raccogli se non un solo gemito, confuso con un grido d'orgoglio?... Popoli ed individui che muojono, memorie e cose che si accavallano, che si succedono, virtù e colpe che si confondono, e dapertutto non v'è che la stessa armonia di disordine.... Il creato sin dal suo nascere col primo palpito dell'esistenza, inneggiù il mesto preludio de' suoi mali, e l'osanna delle sue glorie. Tutto si alterna; la vita ha bisogno di tramonto e d'aurora, il tempo di notti e di giorni; nella variazione è il prolungamento, la vita dei regni come quella degli individui ha i suoi punti estremi di contrasto.
Sulle atterrate città della Grecia, guarda sventolare la mezzaluna del Musulmano; sui vasti campi dell'Oriente, sulle sponde del Gange!... sovra il cadavere dell'Arabo feroce che sollevò ardito l'urrah! delle battaglie vedi battere l'ugna ferrata il cavallo del Crociato, che si disse guerriero di Cristo, inalberando la croce emblema di pace e di perdono a stendardo di scempi e di carneficine... Chi è più colpevole d'un'armata che in nome di una religione di fratellanza apporta la morte su terra non sua, oppure chi a prezzo di sangue difendeva il suo tetto, e la sua religione, quale essa si fosse?... Ogni avventatezza di principi degenera in pazzia. Pazzia dà frutto di colpa; da fanatismo di parte che bandisce un grido di libertà allorchè la tirannide vuol spegnerla nelle sue spire non v'è che un sol sasso e la tirannide briaca di sangue, vuol sangue, come l'ebbro il quale mal reggendosi in piedi stende l'avida mano all'ultimo bicchiere che terminerà il suo abbrutimento. Contempla la terra seminata di fratelli che armò l'uno contro l'altro la erroneità d'un idea, o la sagacia di pochi, che si fecero delle masse strumenti ciechi e formarsi un piedestallo di grandezza, e dimmi se più ti viene da ridere o da fremere sulle umane stranezze!... Dall'una parte astuti che comandano, dall'altra stolti che chinano la fronte ed obbediscono. Del sogno d'una notte l'uomo formò un simulacro, e disse: è d'uopo adorarlo. Vi furono gonzi che credettero, e sorsero le mille religioni che popolarono la terra di riti; altri risero, ma a guisa del mercante che tirato il conto di due somme piglia la migliore, pensarono quale utile ne potrebbe venire, e la menzogna patteggiando colla ipocrisia scrisse le favolose tradizioni che accettò il fanatismo. Il tiranno per conservarsi sul suo seggio ebbe bisogno di servirsene; la religione comprese d'esser forte, e coloro che si fecero suoi ministri armatisi del prestigio della loro posizione, la vestirono a pompa, come la prostituta, per vendersi a maggior prezzo o per sedurre più agevolmente, si adorna di ricchi abiti e sfavilla di diamanti. Sorse allora un potere fuori del potere, un mondo fuori del mondo, che fu gettato fardello pesante sulle spalle dei creduli, perchè si curvassero in modo che sui loro dorsi gli altri salissero a dettare la legge. Il capriccio, statuò le basi di vincoli positivi; la follia vestì il manto della verità, perchè la verità era falsata o perduta nel bujo delle tradizioni; i potenti vi si arrancarono, come il naufrago all'antenna galleggiante dell'infranto naviglio, ed una turba d'uomini si disse rappresentante di un Dio qualunque, alzando la bandiera della propria idea, che ebbero martiri, e vittime ed evocato come l'orco, il Cielo fu chiamato a patteggiare coi delitti e colle matezze umane.
Interroga le stragi di Messene e di Sparta, del Portogallo e dell'Africa; guarda gli altari dell'India su cui la vergine veniva sgozzata dal sacerdote, agli altari della Grecia sui quali la vittima cadeva incoronata di fiori. Guarda alle ecatombe di Roma, ai martiri caduti sotto il dente delle belve affamate e spiranti nelle carceri, e sugli aculei, o sotto la scure dei carnefici. Sotto le mura di Gerusalemme, cerca i mutilati avanzi di due popoli; interroga i gemiti delle orbe madri, delle spose derelitte, dei figli piangenti. Da dove vennero tutti questi mali? Da dove sorse questo grido foriero di tanta strage? di tanto furore, di tanta insania?... Dai misteriosi vaticini dell'antro di Delfo, ai responsi della sibilla romana, tutto è menzogna. Come un branco di augelli che seguono gli eserciti attendendo impazienti la notte che offrirì loro lauto banchetto di cadaveri, si divisero pochi eletti il frutto sanguinolento di tanto esterminio, e sui gemiti dei fratelli, rise il fiero riso della cupidigia chi all'ombra d'una larva si fabbricò un trono a rassodò l'edificio del suo potere. Ingiustizia e ingratitudine, barbarie e colpa dovunque.... Catone si immerse nel petto il ferro che impugnè per la comune libertà, quando sentì il trionfo di Augusto... Gli Ateniesi offrirono veleno al più virtuoso degli uomini.... La virtù è condannata al sagrificio perenne, perchè l'empietà ha troppi proseliti. Tarquinio invece passì col cocchio impudente sul cadavere di suo padre, e regnè, vero è che fu poi assassinato anch'egli.... Poichè fiore dà frutto.... colpa genera colpa.... ed il dispotismo evocato dall'io superbo del suo potere che crede d'andar diritto, è come il cieco che dà di cozzo in una parete e cade al suolo sanguinolento, tanto è vero che Alboino quando credette aver tocco il sommo della dispotica sua potestà, imponendo a Rosmunda di bere nel teschio del padre, segnè con quell'atto la sua rovina, e non si svegliò dal suo sogno di superba grandezza se non che per vedere la mano che gli cacciava un pugnale nel petto, ed Oloferne quando disse: è mia Betulia, e ne vagheggiù feroce l'ultimo scempio, fu allora che ebbe a fare un serio conto colla spada di Giuditta.
- Maestro, io ho sentito sempre dire che al diavolo abbrucia la lingua nominando santi....
- Ed io credo vi siano diavoli che valgano assai meglio di tutti i santi che registrò ne' suoi elenchi la Chiesa... La santificazione è una merce a buon mercato mi pare.... ed affù che se santa fosse invero Giuditta, sarebbe come trovare una perla in mezzo al fango.
- Mi pare paragone troppo sconcio parlando di santi, maestro....
- Ti capisco.... ma fa che torni lo stesso.... Sono fanfalucche come la storia del fico, e del diluvio.... e tante altre storie che si danno a bere a chi le vuole, io le butto di rimando, da cui mi vengono.
- Maestro!... Maestro!...
- Tutto è menzogna!... e che? vorresti tu darmi a credere di prestare fede a queste fiabe?...
- Io non ci credo.... Ma sento che il tuo sarcasmo mi fa rabbrividire.... il mondo che tu mi mostrasti è ben orrendo.... Vi sono ancora sublimi virtù nel mondo... Vi sono i sagrifici del genio.... le nazioni che di volo mi mostrasti nel loro nulla materiale, hanno anche splendide glorie.
- E vuoi tu vedere ove scompajono.... ove tocchi il fine di tutto?
- Maestro, lasciatemi....
- No. Vieni....
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- In quale ameno luogo mi conducete, in verità che mi date allegra compagnia di scheletri d'ossa, e di tombe.... ella è ben poco attraente.
- Luogo più che adatto e comodo al nostro essere, messer Poeta. Interroga le tombe e ti risponderò la vita, il passato, dacchè la morte ne sia l'arcana tradizione.
- Quello scheletro ritto sul terreno m'incute terrore.
- Ah, ah, dimmi un poco; quando ti stringesti sul seno la donna amata pensasti mai che in arido stinco si commuterebbe un giorno, e che i suoi occhi perderebbero la luce? che le sue scarne guancie si infosserebbero; che il suo cuore pasto sarebbe dei vermi.... e che la putredine stenderebbe il suo potere su quel corpo rigoglioso scopo alla concupiscente brama della pupilla?... Dì, a questo non pensasti mai?...
- Maestro mio, in che ben tetro umore v'approfondite!...
- Immutabile io sono, e da tale guardo le cose che mi circondano.... Fatto è che quello scheletro fu donna.
- Ma che è ora?...
- E che eri tu?... Tutto ha fine nella tomba! Ah, ah!... Poeta mio; or eccoti a che si riduce la nobile creazione del tuo pensiero; la passeggiera silfide che ti getta un fiore e sparisce nel nulla di tutte le cose, travolta nell'oceano turbinoso del tempo.... Ti spaventano le tombe? Eppure è qui che cadde ogni frutto terreno. Qui l'oratore accanto all'opulento; il re accanto allo schiavo; è da qui che sorge altiera una voce a segnare il nulla delle umane grandezze, mentre una zolla di terreno affratella tutto ciò che vive il palpito doloroso o felice dell'esistenza!... Cerchi la donna, o Poeta, eccola!... Stringilo al seno quello scheletro biancheggiante, bello un giorno di vita.... Poeta, cerchi la verità? qual miglior verità della morte?... La sua anima ti narrerebbe una lunga storia di patimenti... Essa è qui; qual via percorse?... E su tutti questi varj sentieri, poniti ed interroga chi tragitta; ben molto avresti a scrivere. Fissa il palazzo ove fervettero danze avvolte dal fasto dell'opulenza; ivi s'aggirò la donna mentitrice di giuri, ed ingannata, si fece serpente perchè il serpente non la soffocasse nelle sue spire. Fissa il postribolo; essa vi gemò talvolta santificata col martirio crudele dell'anima che l'oppresse col sagrificio d'ogni giorno.
- Maestro, e non vi par egli un'insulto alla santa reverenza di questo luogo di morte, il sarcasmo che vi corre sul labbro?...
- Ah, ah! messere, affù che io credo che gli uomini, sentita la favola del coccodrillo, ne avessero tanta invidia che si forzarono d'imitarlo. Stupenda cosa infatti aver sacre le tombe, e torturare le esistenze. Guarda il figlio che di dolore in dolore spinge verso la tomba i propri genitori, poi scioglie sulla loro urna la lagrima ipocrita che faccia fede al mondo del suo sviscerato amore per essi; guarda lo sposo che chiude il feretro della donna e sognando le novelle faci d'altro imeneo, mente un affanno che non provò mai ed infiora la tomba ove giace colei, a cui vivente di aspra corona di spine recinse la giovine fronte. Impostura è la vita, e sulle tombe si perpetua; solo nella tomba cessa. Qui una croce nuda, ti segna il luogo ove giace il povero cui più delle pompose pantomime che creò l'uomo con funebri riti, seguì il gemito segreto dell'anima, tributo solo dello affetto. là avvi un superbo monumento!... ma che v'è dentro ognuna di queste tombe?... Un fracido carcame, od un pugno di polvere!... Interroga la vita; ti risponderanno le follie onde l'uomo si intreccia il suo sentiero. La tomba ti rivelerò il nulla di tutto.... Qui d'un sonno uguale, eterno, dormono tutte le cose.... Qui hanno tregua i gemiti e le lagrime.... Qui s'accomunano principj, genti e religioni. Fu grembo che maturò il frutto dell'uomo la terra, e la voce istessa che lo animò ve lo chiama. Dalla culla alla bara non v'è che un passo; si sveglia l'uomo per un giorno, s'addorme per sempre. Guarda quel teschio.... Entro quello s'aggirarono già sogni di conquista, guarda quel piede, egli premette la porpora regale del trono e guarda quella mano che sorge da quella tomba, bandì la spada o suonè l'arpa del poeta.... Ora la più meschina creatura può farsi gioccatolo di tutto ciò....
- Maestro.... il vostro quadro è orribile.... queste tombe mi fanno spavento, le vostre parole mi passano l'animo, fredde come la nebbia della notte in paludosa valle; che volete voi dirmi con ciò?...
- Spiegarti la scienza della vita. Guarda i mille atomi animati che passano compiendo il loro triste pellegrinaggio; raduna tutto l'immenso quadro della vita, poi interroga il cimitero e ti risponderò il nulla di tutto ciò che fu!...
IO. Apostolo delle tenebre, tu mi sgomenti!... se il silenzio è morte, cosa persuade allora la tua dottrina?...
LUCIFERO. Il nulla!...
IO. Ma se tutto è nulla?...
LUCIFERO .Vi è la vita dell'oggi!... Vita suona godere!... tutto ciò che gli è d'ostacolo è male!... è dolore!... è d'uopo dunque camminare sopra tutto, per arrivare al bene!...
IO. Nell'egoismo dunque si trova la felicità?...
LUCIFERO. Nell'egoismo è il diletto!...
IO. Ma l'egoismo è bruttura!...
Lucifero gli sogghignè stranamente. L'egoismo è egoismo!... mi disse egli, col suo accento sarcastico e motteggiatore. Due sono gli elementi che costituiscono la vita. La debolezza e la forza. Il vento schianta la quercia.... la quercia abbatte l'alberello. Il boa uccide il leone.... il leone sbrana il lupo.... è una gradazione delle diverse forze.... Anche l'astuzia è una forza, dacchè s'ingegna a vincere. Sia essa lotta di tigre o di serpente, di leone o di lupo, di volpe o d'aquila, è sempre lotta!... E chi perde ha torto!... perchè se non altro ha il torto d'aver perduto per non aver saputo vincere!... O vittime, o carnefici!... Per la vittima; nulla!... pei carnefici la preda,... poi vittime e carnefici spariscono dalla scena, ed il tetro fantasima del nulla stende il suo manto sugli uni e sugli altri.
Chi ha creato il dolore?...l'uomo; innanzi a lui egli rizzò dei fantasimi, si fù schiavo di ombre, poi si provò a distruggere, ma talentò ad altri tener ritti quei simulacri ed egli si trovò impotente ad atterrare quanto aveva prima edificato.
IO. No, no, meglio la menzogna della fede che il cupo positivismo del nulla.
LUCIFERO. Ed a che prò mentire a te stesso?...
IO. Nell'illusione sta la vita.
LUCIFERO. L'illusione è ignoranza, perchè è inscienza della verità, e l'ignoranza è stupidezza morale che abbassa e deturpa....
IO. Ed è forse bene la scienza, quando la conoscenza della verità sia il disinganno di tutto?... cosa ne avviene dopo ciò?...
LUCIFERO. L'egoismo!... esclamò egli con orgoglio beffardo;... l'egoismo cammina ed arriva alla propria meta.... nulla è per esso fuori di lui. Fissa un punto e di' a te stesso: voglio esser là.... Mettiti in via e ci sarai!... Il fulmine parte e giunge!...
IO. Ma abbatte quanto incontra... Egli distrugge per giungere.
LUCIFERO. Fanciullo!... e cos'è che non sia distruzione nell'elemento vitale dell'esistenza? Distruzione è riedificazione!... Tutto tramuta, nulla scema!... tutto sta nel vincere o nell'esser vinto!... e nell'assumere la propria parte in questa ridicola commedia!... posare da vittima, e far da serpente.
Bello della sua fiera imponenza egli fissava in me quel fulmine a sguardo che mi ricercava le più intime latebre del cuore.
"Io ho tenuto il mio patto, mi disse egli poscia. Vuoi tu la vita che ti offro?...
"Taci Satana, non mi tentare.... mormorai io ancora, perplesso e dominato da uno strano fascino.
"Eccoti la tua scritta, messer Poeta, ti ritrarresti?...
"Ti chieggo un po' di tempo ancora a riflettere. - I suoi sguardi erano fissi in me come due raggi di fuoco; parevami che l'aria si facesse grave intorno a me.... che la terra oscillasse sotto ai miei piedi.
"In che credi tu ancora?... mi sogghignè egli all'orecchio, mentre sentiva l'adunco artiglio serrarmi al braccio intirizzito come da gelo mortale.
"Un pensiero rapido come lampo mi scattò dal cervello... Nell'avvenire!... gridai coll'affannosa ansia del naufrago che veda a lui dinnanzi fuggire la sponda, e si senta smarrire nell'immensità dell'oceano. Non avevano ancora le mie labbra terminato di articolare la magica parola... che un armonioso concento intesi fremermi dolcemente d'intorno, e viddi empirsi di luce le tenebrose latitudini dello spazio.
Cercai il mio maestro, come per richiederlo di quel portento improvviso. Egli era sparito, e sentiva il suono lontano della sua beffa, fatto appena intelliggibile e che si perdeva in un mormorio confuso coperto dall'armonia che inneggiava sul mio capo a quella nuova alba di cui mi trovavo sorpreso spettatore.
(così diceva quel canto di spiriti celesti, - che vidi poi distintamente carolare per lo spazio innondato di luce).
Rapito dalla melodia di quel canto io stavami tutto assorto, e viddi farmisi incontro una splendida figura. Il suo aspetto era d'angelo; bionde ed in copiose anella scendevangli le chiome d'oro sugli omeri d'alabastro!... Un sidereo serto raggiavagli sulla fronte.
"Sono il genio del mondo, mi parlò lo spirito!... Io sono l'avvenire che hai invocato e sorgo dal passato, come la luce che ti circonda successe alle tenebre che prima li avvolgevano.
Io sono l'avvenire e passeggio sulle rovine del mondo che fu, e traggo dai suoi errori la scienza del progresso umano, che cammina gigante coi secoli che a lui d'innanzi gli appianano la via!...
Io ascolto la voce della donna, noto il gemito dei popoli!... guardo la tresca dei re; numero le fatiche dell'operajo, e le orgie dell'egoista; ascolto la preghiera del fanciullo e la bestemmia dell'uomo...
Vivo nelle sudate pagine del filosofo come nelle creazioni del poeta!... Analizzo il male per trarne la fonte del bene; raccolgo memorie e tradizioni e cammino verso la mia meta che non ha confine! Atterro la bandiera d'un mondo che agonizza e su cui sta scritto: arbitrio, ignoranza, menzogna, per innalzarne un'altra su cui scrivo: emancipazione, libertà, amore!... l'emancipazione della persona, la fratellanza delle genti, l'amore anima dell'universo!... La corruzione della famiglia ha prodotto la corruzione dei popoli!... la condanna della donna, la servilità dell'uomo!... Le ire dei popoli mostrarono l'ingiustizia della tirannide. Crollerà questa per la sua impossibilità, si spegneranno i pregiudizj affogati nel male istesso che essi crearono!... La tradizione del passato preparerà l'avvenire!... l'errore distruggerà l'errore, perchè è l'errore che insegna il dogma eterno della verità.... scrivi dunque, Poeta, e porta tu pure la tua pietra alla riedificazione di questo vasto edificio che è la ricostituzione sociale."
La visione scomparve.... Io scrissi, il perchè non lo saprei.... con quale scopo?... non me lo sono chiesto!... In ogni caso l'avrò fatto perchè se a caso fra trecento e tanti mila anni dovessi imbattermi in un mondo che fosse diverso da quello che ora è, non abbia a rendergli conto d'una trasgressione.
Ma davvero che, guardandomi ben attorno ne ho poca fiducia, onde meglio sarebbe forse stato che morto com'era non mi fossi più destato!... Ma tanto fa!... quello che ho detto ho detto, e chi non mi crede lo domandi al diavolo...; è un cortese compare e non gli tarderò la risposta.
Comune storia che finge pur il vero, A voi fanciulle io narro!...
Spuntava il sole d'un bel giorno di giugno. Le tremolanti cime degli alti pioppi che imboscano le valli del mantovano erano avvolte in un'oncia di luce e si disegnavano nello spazio in bizzarri frastagli.
Appoggiato al parapetto del ponte di S. Giorgio, vedeasi un giovane dalle sembianze dilicate, dalla pupilla animata, dai capelli che a lunghe ciocche scendevangli intorno alla fronte alta e serena.
Egli seguiva astrattamente l'incresparsi delle calme acque del lago, sul cui dorso vedeasi guizzare qualche gaio pesciolino che le solcava d'una bella striscia d'argento, mentre il sole che innalzavasi a poco a poco imperlava i verdi ligustri bagnati ancora dalla notturna rugiada.
Fra quella folta selva di giunchi che si estende sulla riva sinistra del lago, l'usignuolo modulava la sua mesta nota; il gardello dalla cima di qualche antico pioppo trillava il suo armonioso gorgheggio; gaie villanelle passavano il ponte adorne del loro più bell'abito festivo; da lungi udivasi lo schioppettòo allegro delle fruste agitate dai merciajoli che spingevano le loro rozze alla piazza, che s'ingrossava di rivenduglioli.
Era insomma una mattina d'un bel giorno di festa, ed il pensiero ti si esilarava nel contemplare quella scena così poetica nella sua amena semplicità.
Il giovane che erasi recato a diporto lasciando errare intanto il volo del suo pensiero intorno a chi sa quante illusioni che leggiadramente andava forse accarezzando, ritornè sopra a' suoi passi, e cacciatosi sotto al portico dei Mercanti, movea difilato verso la chiesa di Sant'Andrea.
Era l'ora della messa; il comico teatro rituale rigurgita di spettatori pel solo scopo che lo spettacolo si dà gratis!
La piccola piazzetta detta del Bocchetto era ingombra d'ogni sorta di gente; l'occhio avido ed impaziente del giovane ben s'internava tra quella folla compatta, ben egli si rizzava sulle punte dei piedi per guardare al disopra delle teste, che rasentava collo sguardo, e bestemmiava contro la devozione cattolica col maggior garbo possibile!...
perchè un fremito l'investe in tutta la persona?... perchè i suoi occhi mandano un così vivo lampo di gioia?...
- è già tardi, mamma, disse una voce dolce e soave a pochi passi da lui, e la leggiadra giovinetta dalla cui bocca erano usciti quegli accenti, trascinava dietro a sì verso il tempio una donna d'aspetto posato, per un lembo della sua veste di seta nera.
Carlo fece un atto di sorpresa e guardò la folla che gli serrava il passo come guerriero che misuri d'un colpo d'occhio la forza del nemico; strinse i gomiti e si dispose a farsi largo. Dal tempio si udì un modulato tintinnir di campanello... a quel suono la folla cadde ginocchioni, ed egli si vide ritto e come piantato in mezzo ad un livello orizzontale di larghi cappelloni di paglia e di cuffie a nastri rossi che gli si incurvarono dinanzi come capi di spiche al soffiare d'improvviso vento.
Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo, disse Archimede... A Carlo mancò invece il punto d'appoggio; egli spinse i suoi due pugni inarcati nel vuoto e brancolò urtando contro qualche cosa che faceva parte del corpo d'una vecchia ottantenne, ed a cui la troppa divozione dava una prominenza troppo indiscreta!...
Egli vide però... la vide salire la larga gradinata, la vide volgergli uno sguardo; arrossire ed entrare, e fu questa credo la prima volta che egli trovò che il sanctus potesse servire a qualche cosa!...
Adelia, che tale era il nome della giovinetta, erasi inginocchiata accanto alla madre, egli era entrato in chiesa e potè a tutto suo agio contemplarla per qualche istante; i loro sguardi s'incontrarono... S'erano detti mille cose!...
Amarsi!... come è bella la vita!... quando la si comprenda in questa soave aspirazione dell'anima!... aspirazione santa!... come tutto ciò che è fede!... perchè fede è amore!... amore è giovinezza!... Vivere l'uno per l'altro!... poter ridirsi questa magica parola di tutti i cuori!... Correre insieme le fiorite alee d'un giardino, ascoltare il canto di un augello, darsi un fiore, scambiare un bacio, mormorarsi strane parole, palpitare di fremiti soavi, guardare il cielo che si adorna di un manto più fulgido di stelle per farsi più bello ai nostri occhi!... Il sole che sfavilla di maggior luce!... far proprio ogni volger d'attimo che concatena il tempo all'eternità, di cui si ama tutto! Le gioie che prodiga, i dolori che prepara... quelle belle giornate di primavera in cui si respira l'olezzo delle viole raccolte sul margine d'un fiumicello; quelle triste giornate di pioggia durante le quali vi raccogliete leggendo un libro, ridicendovi le mille volte quell'eterno ritornello che è il grido eterno della vostra anima, sempre nuovo perchè veste sempre le diverse forme delle impressioni che gli danno la vita!...
Ecco cos'era l'amore per Adelia!... era un fuggevole inseguirsi di giorni sereni e felici!... era un immergersi nella voluttà dell'oggi!... era un sorridere alla speranza del domani!...
Povero fiore avido di luce e di rugiada che appena schiude i suoi petali olezzanti, essa aveva ben ragione di chiedere alla vita il suo caro sogno di fanciulla!...
perchè il dubbio, questo aspide dalla bava velenosa che s'avviticchia al verde tronco e ne sugge il miele, avrebbe dovuto tingerle l'aurora coi foschi colori del tramonto?...
No!... ridi e folleggia, o fanciulla, finchè ha un sorriso il tuo vergine cuore!... Ama e canta come la rondine che ti saluta il mattino dal trave ospitale dove ha fabbricato il diletto suo nido!...
Il capriccio innocente od un desiderio di rapina, un giorno glielo distruggerò, ed ella andrà poi gemendo per gli spazj raccontando all'aria la sua sventura e la triste storia dei diletti che generano le colpe!... Ridi e folleggia prima che il dolore impallidisca il bel vermiglio della tua guancia!... Prima che il pensiero appanni la tua fronte!... Spendi i palpiti del tuo giovane cuore prima che la disillusione te li inaridisca nel petto!...
Godi, fanciulla!... finchè il tuo ciglio ha un lampo sereno; il mondo è tuo!... cogline i diletti, come il fiore che cògli attira un tuo sguardo. Ape leggiadra, aggirati pel giardino della vita ornato d'altari e di croci!... Canta alla vita ed alla morte la tua canzone, poi fenice dalle ali dorate, fatti un rogo di vimini olezzanti e coll'ultimo tuo canto prelòditi la tomba!...
L'argenteo raggio d'una pallida luna baciava le nere chiome d'una pensosa giovinetta seduta sola e raccolta al piccolo tavolino da lavoro della sua stanza, allora che dalla strada s'intese il suono della mesta canzone.
Ne erano le note dolci come un sospiro e parea non domandassero all'eco che un altro sospiro ad intrecciarne l'armonia.
Quella giovinetta era Adelia.... si scosse.... tese l'orecchio con avida ansia.... i suoi begli occhi celesti scintillarono ardenti ed animati.... un incitato anelito le sollevò il petto ansante, colla leggiadra sua mano si compresse la fronte come se volesse frenare l'inquieta danza dei pensieri che dentro vi turbinava, si alzò tacita, accostossi al balcone che stava aperto.... forse per lasciar adito alla fresca aria della sera....
Ristette immota.... Un giovane svoltava l'angolo della vicina via; la giovinetta non potè udir altro che l'allontanarsi de' suoi passi.
Pure aspettò.... quel rumore tornè a farsi più distinto; vide un bel giovane dalla corporatura snella, dal volto pallido, dai capelli neri e lucidi, che ripassì senza levare lo sguardo, poi più nulla!...
Essa era ancor là.... guardava una stella il cui raggio le tremolava sul capo, e parevale che favellasse arcane parole alla sua anima che chiedeva alla vita il suo mistero!...
Come era bella! appoggiata a quel balcone, illuminata da quella mistica luce, che ne inargentava le chiome d'ebano!
Era pur bella!... china la fronte sul suo seno d'alabastro, simile alla Margherita di Ghoète, che sfoglia il fiore della rivelazione, sfogliava essa i fiori del suo pensiero cercandovi il più bello ed il più olezzante!...
Come si disegnava bello il suo corpiccino di gazzella sotto alla sua veste bianca!
Essa non sapea ancora che nome avesse.... chi fosse il pallido giovinetto che aveva cantato sotto al suo balcone la romanza del sospiro!...
Ma che importa al cuore che ama di un nome?... Si sovvenne della prima parola colla quale l'aveva chiamata baciandola sua madre, e la mormorò stemperando la sua anima in un sorriso. Mio Angiolo!...
Povera Adelia!
è mezzanotte!... la luna che ha irraggiata quella scena, ha nascosta la sua faccia luminosa in seno a fosche nubi. Da che ritorse inorridita il suo raggio?... Dalle socchiuse griglie di un'altra casa s'ode un tintinnio di bicchieri... grida.... un nome.... poi uno scoppio di risa... poi una parola mormorata da due labbra nello scambio di un bacio: Povera Adelia!
Insomma!... l'amava o non l'amava?... mi domanderà il lettore.
O che bel vezzo è mè questo di tradurci innanzi il vostro protagonista mentre aspetta il sole che nasce, che poi fa quasi a pugni d'innanzi ad una chiesa per veder in viso la sua bella!... per mandarcelo ad un tratto chi sa dove... a profanare in un'orgia chi sa qual nome... Signor novelliere!... l'è questo un andar a sbalzi che non ci garba gran che!... E poi... chi è questo signor Carlo che sta guardando i pesciolini che guizzano, come uno scolaro del Seminario!... che canta delle romanze che sono andate già di moda, e che dato poi uno scappellotto a tanta ingenuità preadamitica ci fate smarrir d'innanzi, lasciando a noi da lambiccare il dove abbia potuto cacciarsi....
Affù, dico io.... cosa importano mè a voi, belle lettrici, giacchè è per voi che butto già questa novelluccia da strapazzo! cosa importano a voi i connotati più o meno speciali e fotografici dell'eroe di questo racconto?... prima di tutto.... disse, ed a ragione, un nostro chiaro scrittore, che al dà d'oggi quest'ufficio che altra volta era un privilegio dei romanzieri, se l'han preso certe persone che hanno tanto a che fare colla poesia come il Patio nel Corano!... sebbene sia merce dell'istessa stoffa!...
D'altronde, sapete perchè v'ho accennato il suono de' suoi passi, invece di disegnarvelo, spendendovi dietro una dozzina di paginette?... prima di tutto perchè si vuole che io faccia presto!... in secondo luogo ho pochissima voglia di scriver molto!... e poi, perchè credo che l'uno per l'altro il suono dei passi lo rendano tutti con una certa qual prossimitività d'uguaglianza, dalla quale voglio trarre pressochè una norma dell'uguaglianza dei difetti e delle virtù, di bene e di male, onde s'informa questo ammasso d'ossa e di carne, di sangue e di vene, che costituisce il meccanismo di questo logogrifo ambulante che dicesi uomo, mentre agisce su questo vasto teatro che dicesi mondo!... rappresentando questa farsa comico-tragica che dicesi vita!...
Tutt'al più sarò obbligato a dirvi l'espressione esterna dei suoi lineamenti, e se ben non m'inganno sembrami avervi detto che era bello, pallido, così come un ritratto al dagherotipo esposto alla curiosità dello sguardo.
Guardava i canneti indorati dal sole, cantava una romanza sentimentale passando sentimentalmente sotto ad una finestra, poi andava ad orgiare salutando con un brindisi l'idea conquistatrice del bollente suo spirito!...
Lo faceva così.... perchè tutti gli uomini hanno vari momenti nella loro vita che prendono tinte analoghe dalla loro posizione, come le acque riflettono i colori del cielo, e subiscono lo stato degli elementi!... Oggi si piange, domani si ride!... oggi si dorme, domani si muore; differenza di posizione!... Giuoco d'ottica!... Uno dei fili arcani da cui sono mosse le suste delle marionette terrestri subisce una oscillazione, un altro si spezza, ed eccovi perchè chi è sano s'ammala, chi è vivo muore, chi è ricco diventa povero, chi è onesto si fa ladro!...
Cambiamento di luce nella gran lanterna magica del creato!... Sviluppo di forme partorite dallo sconvolgersi degli eventi sul terreno del tempo!...
Bah!... follie o grandezze a seconda del modo con cui si vedono le cose. Sinonimi e figure, ombra e luce, finchè cade la tela dell'ultimo atto, finchè il passato si confonde coll'avvenire, e l'avvenire si sperda ombra fatua nelle tenebre del nulla!...
Ma lasciamo queste oziose digressioni!
Erano scorsi varii giorni dall'incontro dei due giovani tra la folla che li divise.
La giovinetta seguendo la buona madre era uscita dal tempio, e Carlo l'aveva occhieggiata a suo bell'agio; s'eran scambiati un sorriso, poi allegramente s'era recato a stanare un gajo crocchio d'amici, coi quali passì la giornata, impiegando di cuore tutta la sua volontà in un buon achitto al bigliardo del caffè Partenope, quanta ne adoprò per dare ai suoi sguardi un'espressione che rivelasse all'ingenua donzella il ritornello a metro obbligato di tutti gli amanti, più o meno amanti od amati! Circostanze che non si presentano due volte, e che non bisogna mai lasciar sfuggire alla prima!...
Davasi una cena; una gaja brigata d'amici erasi raccolta innanzi ad un buon fuoco, da cui era riscaldata un'allegra sala da pranzo!...
- Ebbene?... cosa c'è di nuovo a questo vecchio mondo? diceva un giovane attillato, arricciandosi sulla fronte una ciocca di capelli che gli davano un'aria più che poetica.
- Bah!... sempre la stessa storia, rispondevagli dalla sua seggiola a bracciuoli un uomo che poteva prendersi a prima vista per quello che voleva mostrar d'essere, mentre vuotava un colmo bicchiere di nebiolo; la storia del lupo e della volpe!... ingannati e ingannatori!...
- E ingannatrici.... soggiungeva un altro.
- Bravo! nessuna eccezione, ribattè Arturo.
- Libertà ed eguaglianza.... confermò l'uomo che poteva parer giovane.
- E tu Carlo?... non fai eco?... cos'hai?... I diavoli neri ti frullano in capo?
- Credo che sia un demonietto roseo, saltò su a dire ridendo Arturo.
- Nulla, rispose Carlo: cosa volete che abbia! sono annojato, ecco tutto.
- Bevi!... inauguro un brindisi col rondò della Traviata!...
- Per carità, Adolfo, esclamò Carlo sbadigliando, non mi parlare di traviate!...
- Hai ragione, sono troppe!... Abbondanza nel numero e nella specie!... questo però non toglie che Verdi abbia scritto della musica sublime.
- Evviva Verdi!
Adolfo si empiù il bicchiere e lo vuotò lasciandosi andare sovra una sedia canticchiando ad onta dei.... sss!... degli amici un brano della sua opera favorita.
- Ma silenzio! che il diavolo ti porti! sento rumore nell'anticamera, disse Arturo alzandosi.
- Sarò l'invitato di questa sera.
- Ah!... l'amico Enrico! grida Arturo; e slanciandosi fuor della sala ricomparisce presentando all'adunanza il fratello di Adelia, che vi fu accolto con tutti quegli onori pieni di confidenza che si prodigano in tali circostanze.
Il fratello di Adelia era un bel giovane dalla fisonomia franca ed aperta; vero tipo di studente
Che studia poco e non impara niente!
come dice Fusinato.
Non è a dirsi che in un momento egli fu l'amico di tutti, tutti furono suoi amici. Non è a dirsi come Carlo gli fosse prodigo di delicatezze e di cortesie.... come gli offerisse tutto sì stesso.
L'indomani per tempo, Carlo batteva alla porta della sua casa, saliva con qualche trepidazione le scale....
- C'è il signor Enrico? domandava ad una fantesca che era venuta ad aprirgli.
- Oh, benvenuto l'amico Carlo!... esclamava una voce allegra a pochi passi da lui.... Enrico gli veniva incontro tutto cuore ed espansione.
- Mio caro Enrico, mantengo la mia promessa, rispondevagli Carlo con aria un po' imbarazzata.
Enrico l'introduce in un elegante salotto, alla stanza da lavoro, dove sua madre stava allestendo quei tanti nonnulla che occupano tutta la vita della donna di famiglia.
- Mia madre.... ti presento il signor Carlo T.... mio amico, ottimo giovine della cui conoscenza mi chiamo fortunatissimo!...
La madre di Enrico si alzò contraccambiando. Carlo vi rispose con una modestia che colmò d'ammirazione la buona signora.
Da una vicina stanzetta, forse dal nido dell'innocente colomba che allegrava col suo sorriso quel soave albergo della pace, s'intese un lieve rumore....
All'orecchio di Carlo non sfuggì un piccol grido soffocato che suonè dietro alle cortine che adornavano la porta.
Un volto pallido ed animato si mostrò nello stesso istante tra la fenditura della tenda.
- Mia sorella.... disse Enrico volgendosi a Carlo.
Carlo fisso in quell'angelica apparizione, appena seppe trovare qualche parola che nascondesse agli occhi che lo guardavano il segreto del suo cuore!...
Carlo diffatti col frequentare la casa durante la dimora che vi fece Enrico, s'era acquistata quella domestica intimità alla quale agognava in pensiero. Andavano le cose per tal modo che se era per lui ardente brama toccare la soglia diletta, era abitudine in quei di casa vederlo, talchè se a caso mancava ad alcuna di quelle riunioni ove solea trovarsi, chiedevasi dalla buona madre di Adelia, dove fosse.... e cosa ne potesse essere avvenuto.... Era insomma come suol dirsi della famiglia!...
Adelia dal canto suo ne era beata; a lei la fronte splendeva animata da una gioja che prometteva di durare eterna!... Ma quante promesse non mentono?... incominciando dai programmi dei giornali, fino ai dispacci dell'Agenzia Stefani?...
Se l'amore che si svolgeva nella sua anima gentile e pura, ne aveva accarezzati gli infantili abbandoni.... le patetiche meditazioni.... le malinconie incomprese.... aveva anche rivelata la donna nella fanciulla: se coltivava con più cura il suo giardino.... prediligeva anche il nastro che dava più eleganza al suo corpiccino; la pettinatura che faceva spiccare di più il suo occhio di gazzella.... la sua fronte d'alabastro.... le sue gote rosee, fresche, come se dormiente il bacio d'un angelo gliele imperlasse coi colori del giglio e del melagrano!...
Sul suo terrazzino cresceva la sua prediletta famiglia di fiori; ella era sollecita d'inaffiarli appena credeva che potessero essere offesi da un raggio troppo ardente di sole!...
Come li amava i suoi fiori!...
Erano ben essi i soli testimoni de' suoi dolci colloqui!... sentivano sol'essi il suono del bacio furtivo che sfiorava le sue labbra di corallo....
Era sopra a quel piccolo e leggiadro terrazzino che soleva recarsi anelante, tremebonda, ad aspettare una parola che alimentasse la vita del suo cuore, come essi aspettavano la rugiada della sera per aprirsi rigogliosi col mattino.
La buona signora Caterina.... la madre della fanciulla, notava quello sviluppo del cuore e dell'intelligenza e ne gioiva, come gioiva Adelia quando vedeva sul suo cespo sbucciar la rosa che aveva fatta germogliare con tanta cura!...
Era il frutto della sua educazione semplice e pura, che aprivale innanzi i suoi tesori.... Povera madre!... Credo che gli angeli, che la sublime poesia del cristianesimo ha simboleggiati con immortali simulacri, sorridessero del suo sorriso ma non sempre sul ramo della rosa canta l'usignuolo!... Anche tra i pruni egli modula la sua canzone d'amore!... Povera Adelia!... In faccia alla buona madre era così modesta la parola dà Carlo!...
Quando si stringeva al petto l'innocente fanciulla, baciandola sulla fronte, era così commossa la sua voce....
La menzogna può ella vestire una forma così turpe?
L'anima può ella insudiciarsi nel lezzo della colpa, quando espande dalle labbra un profumo di cielo?...
Era una sera.... la madre incomodata lievemente, erasi coricata; Adelia che intenta la vegliò sino ad ora piuttosta tarda, dià a lei la felice notte con un bacio, poi si ritrasse nella sua cameretta.
Poco vi stette; tacita tacita s'avviò verso il terrazzo....
perchè trema così la sua mano che si appoggia alla spalliera di marmo dei suoi fiori?... è un fremito dolce che investe le sue fibre.... è l'ansia d'un cuore per cui non è vita che tra le braccia dell'essere a cui ha consacrati tutti i suoi palpiti!... un istante!... un altro ne trascorre accelerando le pulsazioni febbrili.... un supremo!... poi.... il paradiso d'un amplesso!...
Carlo è là.... bello.... sorridente.... La sua voce non ebbe mai così soave accento!... la sua mano non fu mai così ardente!... La sua pupilla non mandò mai lampi di un tanto amore!... Era ben amore quello che dentro vi raggiava!... Era un fuoco sottile, struggitore, che s'infiltrava nell'animo della giovinetta sino a farle smarrir la ragione!...
Essi erano là.... assisi l'uno presso all'altra!... il cielo era gemmato di stelle.... i neri e folti capelli della giovinetta le cadevano in abbandono sugli omeri di neve.... l'aria tiepida della notte scherzava tra essi, e pareva che mormorasse al loro orecchio una parola soave d'amore che essi solo comprendevano.
Carlo intrecciava le sue braccia al collo della fanciulla.... e la guardava con uno di quegli sguardi lunghi.... ansii.... pieni d'inebriante voluttà.... di domande a cui non si risponde, ma che si sentono dominarci... Ammutoliti entrambi tacevano.... eppur tacendo parlavansi strane parole. Il cuore della fanciulla si sentì serrato; il suo pensiero ebbe una vertigine. Il giovine la strinse al seno, non vide più che quel volto raggiante d'amore!... non aspirò che l'alito infuocato che gli usciva dalle labbra curve sovra le sue nell'atto d'un bacio.... Se la terra le si fosse sprofondata sotto ai piedi, ella non avrebbe amato di meglio che disfarsi nel nulla nella foga delirante di quell'ora d'amore!...
Abbandono!... suona ben trista sul labbro questa parola.... Quante memorie di piaceri, di speranze.... di gioje sfumate, di desideri incompiuti.... che passano dinnanzi allo sguardo lasciando nell'animo lo sconforto ed il dolore!...
Se l'autunno è la più mesta stagione dell'anno, se l'Ave Maria è l'ora più mesta della sera.... l'abbandono è la più mesta parola che amareggi anima mortale nell'ora dell'affanno, quando egli batte inesorabile alla nostra porta chiedendo ad ognuno la sua quota di lagrime.
Era sparito il roseo incarnato che faceva così belle le guancie della fanciulla.... i suoi occhi hanno perduta la loro gioviale vivacità, eppure quanto sono ancor belli!...
Invano la buona madre le sta intorno con affannose domande: - inginocchiata innanzi ad un'immagine di Maria che imparò a pregare sin dall'infanzia, essa prega.... e confonde alle parole rotti singulti. Per chi prega essa?...
Carlo non frequenta più così assiduo la famiglia.
- La nostra posizione ha bisogno di riguardi - susurra egli all'orecchio della giovinetta.
Un sinistro presentimento getta la tempesta in quel povero cuore; un terribile pensiero la spaventa; nelle angoscie del dubbio ella si strugge sotto gli occhi di colei che daria la vita per veder rifiorire sul suo volto quel sorriso che la faceva tanto beata!
Passano i mesi, e col rapido fuggire di essi, cresce la cupa melanconia di Adelia. Un non so che di vago, di indefinibile, la agita, la turba.
Quasi con timore ella fissa i suoi occhi in quelli di Carlo.... le dolci parole di sua madre la conturbano.... Ella china il capo quando favellandole amorosa le siede appresso.
- Forse che più non m'ami?... Egli mi deve amare!... mormorò un giorno fra sì, come reagisse disperatamente contro l'immagine d'un pensiero!... Che.... che.... debba avvenire.... è d'uopo che egli sappia.... E non finè; un singhiozzo convulso le soffocò la parola nella strozza, si coperse il volto colle mani e pianse.
E' raccolta la famigliuola nella saletta da lavoro, il fratello di Adelia che era ritornato da qualche giorno, è ripartito per Padova.
Una zia di Adelia, sorella della signora Caterina venne dalla campagna in quella vece a romper la noja per qualche giorno. Le due donne lavorano; Adelia pure trappunta; le sue mani piccole, bianche, agili, scrivono un nome sulla fina tela!... un nome che le suona così dolce sul labbro!... che gli echeggia così caro nel cuore!...
Carlo arriva.... egli è più gajo del solito; il sorriso di Adelia si anima tosto della sua gioja.... egli se ne impronta rapido come il cristallo che riceve la luce e che la spande d'intorno.
Eppure tutto ciò ha una forma vaga.... assomiglia la calma del mare quando vicina freme la tempesta; tutti sono muti e sono tristi pensieri al certo che concentrano intorno a quel crocchio domestico quel silenzio sì cupo.
Adelia ha trascurato i suoi fiori, poi ha pianto per qualche esile pianticella che trovò appassita; le sembrò che fosse una speranza di meno che si sfrondava dall'albero delle sue illusioni!
chè chè avesse però fissato.... venne il giorno che nel suo pensiero Adelia ebbe fisso.
Carlo era secolei sul terrazzino; ve l'aveva tratto con dolce violenza; pareva che la fanciulla sentisse il bisogno d'annodarlo al suo passato, evocandone la dolce memoria.
Egli pareva fuggire con ogni studio quel colloquio....
Cosa si dissero?... che avvenne?... Un grido disperato d'angoscia.... come il singulto di un'anima che franga i suoi vincoli di carne, ha eccheggiato lungo i deserti appartamenti ed arrivò fino all'orecchio delle due donne che lavoravano.
Esse accorsero.... trovarono la fanciulla sola sul terrazzo.... teneva gli occhi fissi sovra la scala dalla quale qualcuno era sceso.... quando si riscosse si gettò singhiozzando nelle braccia della madre.
Povero cuore!... quanto doveva aver sofferto. . . . . . . . . . . .
è una fredda mattina di febbrajo; una fitta nebbia fa argine ai pallidi raggi di un sole senza calore. Il passero se ne sta rattrapito sulle grondaje e par restìo di spiegare il suo volo agile e leggiero. Il funebre rintocco di una squilla vaga mestamente per l'aria pesante, umida, bassa.
Adelia curva la fronte dal dolore, eppure calma e serena nella coscienza di sì stessa attende l'ora funesta che gli aleggia intorno.
Pallida più che le bianche cortine del suo letto, ella giace là.... e nel suo sguardo fisso, quasi immoto, nuotano ancora le memorie dei giorni troppo presto trascorsi!...
Tutto è silenzio.... e soltanto il soffocato singulto della povera madre che veglia al capezzale della giacente, turba quella quiete solenne.
La giovinetta si scosse; il suo occhio incontrù quello della madre umido di lagrime.... colla scarna mano si strinse al seno quella fronte amata!... Le loro labbra si toccarono.... mandarono un sospiro... non dissero una parola!... qual incomparabile poema d'affetti!... quante pagine del cuore umano svoltesi in un attimo!... quante rivelazioni arcane comprese in un fremito!... qual domanda di perdono!... o qual risposta di adorazione!...
- Ancora non venne!... mormorò ella, distogliendo lo sguardo dalla porta che rimanevasi chiusa.... Sempre chiusa!...
La povera madre non le fù risposta: e sì che aveva tante cose a dirle!... La poveretta comprese quel suo pensiero; le sorrise.... le sorrise con quell'abbandono straziante che indovina il riposo della tomba!... e solo gli increbbe di lei.... di quella povera donna che lasciava sola, con un pensiero da accarezzare, con una memoria da amare, con un sepolcro su cui piangere!...
Sorgeva il sole del domani: una donna raccolta in uno di quei profondi dolori per cui la parola non ha conforto, per cui il labbro non ha nome, pregava sovra una fossa appena scavata nel cimitero. Intrecciava pochi fiori ad una croce, li baciava e sembravagli che col loro olezzo le parlassero l'ultimo addio del suo povero angelo.
L'istessa sera i vetri di una casa riflettevano la luce di dorati doppieri. Carlo volteggiava con una vispa donzella tra le melodie d'un valtzer, e mormorava all'orecchio della sua danzatrice la solita menzogna di tutti, e di tutti i giorni: t'amo!...