È l’elemento numero 89 della tavola periodica ed ha dato il nome
alla serie di elementi chimici radioattivi, chiamati attinidi; a parte
i primi quattro, gli attinidi sono tutti elementi artificiali, caratterizzati
da tempi di dimezzamento molto brevi. L'attinio è un metallo di aspetto
argenteo e a causa della sua intensa radioattività emette al buio una
spettrale luce azzurra; il suo nome deriva dal greco aktinos, che significa
appunto fascio o raggio. L’attinio è stato isolato nel 1899 dal chimico
francese André-Louis Debierne, amico e collaboratore dei coniugi Curie,
lavorando sulla pechblenda, un minerale di uranio, da cui i Curie avevano
estratto il polonio e il radio: una tonnellata di questo minerale contiene
mediamente un decimo di grammo di attinio. L'attinio in natura è composto
dall'unico isotopo radioattivo Ac-227, si trova in tracce in minerali da
cui deriva per decadimento dell’uranio-235, e decade a torio-227 con
emissioni beta (ß) con un tempo di emivita di 21.773 anni. In termini
di danni alla salute, è da considerarsi pericoloso quasi quanto il plutonio.
L’Ac-227 viene utilizzato per generatori termoelettrici nei satelliti artificiali
data l’elevata quantità di energia che viene liberata dall’emissione di
particelle alfa (α) dai nuclidi "figli" (fenomeno della radioattività).
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